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Landung in Cape Cod
I piani tedeschi di invasione degli Stati Uniti (1897-1906) di Raffaele Moncada
I
Il pericolo americano
n una conversazione del novembre 1899 con Arthur James Balfour, Guglielmo II gli avrebbe detto: «Ogni volta che scoppia una guerra in qualche parte del mondo, noi tedeschi ci mettiamo seduti e prepariamo un piano»1. L’attivismo tedesco non riguardava infatti solo i conflitti balcanici, asiatici e africani di fine Ottocento, ma anche quello ispanoamericano, in cui Berlino aveva invano cercato di creare una coalizione europea contro il «pericolo americano». Proprio la guerra di Cuba dette lo spunto all’ammiraglio von Tirpitz per rilanciare il potenziamento dela flotta d’alto mare, considerata strumento indispensabile della Weltpolitik. La Germania, ammonivano i navalisti, era a un bivio. Si trattava di scegliere se far parte del direttorio mondiale disponendo di una reale capacità di imporsi, oppure di accontentarsi di un misero ruolo di spettatori della grande politica. Abile propagandista, Tirpitz presentava il potenziamento della flotta come una questione di vita o di morte. L’entusiasmo per la marina dilagò. Erano gli anni in cui in Occidente e in Giappone i ragazzini delle famiglie borghesi vestivano alla marinara e le storie di mare dominavano nella letteratura per adolescenti. Lo stesso Guglielmo II «divorava»2 The influence of Sea Power upon History del comandante Mahan. Ma erano anche gli anni in cui il tenente Eberhard von Mantey (18691940) – un giovane e ambizioso ufficiale dell’Oberkommando der Marine (OKM), futuro storico semi-ufficiale della Kaiserliche Marine durante la
1 Holger H. Herwig, D. F. Trask, «Naval Operations Plans between Germany and the USA, 1898-1913. A Study of Strategic Planning in the Age of Imperialism», in P. Kennedy (Ed.), The War Plans of the Great Powers, 1880-1914, Guildford, Surrey 1979, p.42. 2 John C. G. Röhl, Wilhelm II. The Kaiser Personal Monarchy, 1888-1900, Cambridge 2004, p.1003.