tutte le dignità, le rendite, signorie e sostanze di ogni genere che si trovassero confiscate in Sicilia all'Almirante di Castiglia, al Duca di Monteleone, al Contestabile Colonna, al Principe di Bisignano ed altri personaggi incorsi nel delitto di fellonia, avendo seguito la causa dell'Arciduca Carlo, dovessero rimanere a libito di Sua Maestà Cattolica, in mano agli stessi ufficiali che l'amministravano attualmente e per farsene l'uso che più alla Sua Maestà Cattolica sembrasse opportuno.
Filippo V mantiene così il controllo di un ingente quantitativo di feudi siciliani per un estensione pari ad 1/10 dell'intero territorio dell'Isola. Tra questi, appunto, la Contea di Modica: Feudo controverso 37, privilegiato e che da sempre aveva contribuito a determinare le sorti del piccolo Regno, ora in mano ad uno dei sovrani più influenti d'Europa. Per il Duca di Savoia non si prospettava una un facile futuro. Questo colpo di mano avrebbe potuto far ricominciare da capo le trattative ma Vittorio Amedeo per la fretta di terminare la negoziazione, accetta il trattato mosso dall'esigenza di entrare subito nella disponibilità del Regno e dalla speranza di potersi impossessare successivamente dei territori e diritti che Filippo V si era ritenuto. Chiaramente, una clausola così vaga da adito ad una controversia interpretativa su quale fosse la consistenza dei diritti e privilegi in Sicilia di Filippo V; nondimeno si cerca anche di sviare l'ipotesi di una nuova concessione di questi territori al Marchese d'Alcagnizes, nipote dell'ultimo Conte di Modica e suddito spagnolo (ed in quanto tale potenzialmente legittimato a pretendere la contea nella misura in cui era stata concessa al suo avo Bernardo Caprera con privilegio del 1392, e successive conferme). Nell'archivio di stato di Torino si trovano notevoli documenti a sostegno delle tesi contrapposte (e relative confutazioni) e che ci illustrano la storia di tali vicende, molte delle quali sono ancora oggi in buona parte oscure. 2.1.1 Vittorio Amedeo, Re di Sicilia (1713 – 1718) Il 10 ottobre del 1713 Vittorio Amedeo giunge a Palermo insieme alla moglie; i vascelli che lo trasportano si fermano a poche miglia dalla costa, dove sono salutati da 5 colpi a salve sparati da Castellammare. Il sovrano fa dunque 37 Vedi Supra, Cap. I.
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