ASPETTI DEL GOVERNO SABAUDO IN SICILIA (1713-1718)

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state quelle del tabacco,ed altre di Messina, e che dal precedente governo sono state esatte quantunque il frutto di esse maturasse che in tempo, che Sua Maestà era di già entrata nel possesso del Regno.

Dulcis infundo: Lo zelante amministratore ritiene di non dover concorre al donativo deliberato dal parlamento del 1714 a motivo dell'aggravio loro fatto in detto riparto. Questo pare davvero assurdo ai piemontesi. Non si voleva pagare, solo perché per ragioni contingenti questo era di una misura superiore a quello degli anni antecedenti: cos'era questo se non un mero pretesto per cercare un (ulteriore!) litigio? In effetti la tassazione piemontese risulta più gravosa rispetto a quella precedente, ma ciò di per se non rendeva in alcun modo legittima tal pretesa. 53 In tal modo si è fatta una veloce panoramica delle pretensioni Spagnole, che il buon senso di chiunque porta a capire che altro non sono se non meri pretesti di liti e conflitti della Corte di Madrid, mai rassegnata alla perdita del più bel gioiello della Corona Spagnola. 2.1.4 Un conflitto irrimediabile Per quanto ragionevoli fossero le argomentazioni dei funzionari sabaudi, questi si muovono su un binario ben diverso da quello Spagnolo. Nelle loro argomentazioni si cerca di riportare Filippo V alla dimensione di vassallo del nuovo Re di Sicilia; e per quanto il diritto e la logica astratta avrebbero dovuto confermarlo, questo andava contro non solo le pretese dello stesso Re Cattolico ma contro una realtà di fatto. Infatti i territori ritenuti, ed in specie il contado di Modica, erano de facto amministrati in tutta indipendenza e senza tener conto delle regalie che su di esse Vittorio Amedeo avrebbe potuto esercitarvi. Filippo V, come dicevano i funzionari sabaudi54, voleva fare (e faceva) il sovrano in altrui Regno. Ciò viene a creare una sitauzione di stallo in cui ogni parte dava una propria interpretazione alle clausole del trattato di cessione della Sicilia, sordo delle altrui pretese. Stanco di sconti diplomatici, Sua Maestà Cattolica, per mezzo dei suoi rappresentanti, compie una serie di colpi di mano: il 29 marzo del 1716 ordina ai suoi amministratori in Sicilia di non avvalersi, per le cause riguardanti i beni 53Per un'analisi approfondita del punto Cfr. S.CANDELA, Op. Cit. pp 226-230. 54ASTo, Sezioni Riunite, Paesi, Sicilia, Cat. I, Copia del parere dato dal Presidente avvocato fiscale D. Nicolò Pensabene lì 23 maggio 1715.

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fiscali Perlongo e Virgilio divisi in sette articoli

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pages 128-171

Documento II - Relazione fatta dal Conte di Robilant Consultore al Viceré

29min
pages 111-127

Cattolica in Sicilia

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pages 97-110

Documento I - Articolo V del trattato di Utrecht

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pages 85-86

3.3 Una valutazione in conclusione

4min
pages 81-83

3.2.7 Il Re è il solo legislatore

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pages 77-80

3.2.6 Il Re solo può delegare la giustizia

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della dilazione quinquennale

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3.2.5. Un Conte non può aggraziare i delinquenti

5min
pages 72-74

3.2.2 Il Re tutela i miserabili

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3.2.3 Solo il Re può concedere dilazioni e moratorie

7min
pages 62-65

3.2 A difesa delle giurisdizione sabauda

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3.2.1 Un Re deve tutelare i suoi sudditi

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pages 52-57

2.3 Epilogo: L'invasione della Sicilia ed i nuovi negoziati

8min
pages 39-43

1.2.1 I Chiaramonte (1296 – 1392

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pages 8-12

1.2.2 I Caprera (1392 – 1480

9min
pages 13-17

2.2 La perdita del Regno

4min
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1.2 La Contea di Modica (1296 – 1812

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2.1.1 Vittorio Amedeo, Re di Sicilia (1713 – 1718

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pages 26-29

1.2.3. Henriquez de Caprera (1481 – 1703

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pages 18-21

2.1.4 Un conflitto irrimediabile

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Introduzione

2min
pages 4-5
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