Società e figli bisognosi di Paolo Cavagnoli *
MINORI SFORTUNATI TROVANO FAMIGLIA Siamo ormai troppo grandi per credere alla leggenda della lupa che fa da balia a Romolo e Remo abbandonati nella cesta dalla vestale Rea Silvia, ma abbiamo la certezza che ogni essere umano possa trovare affetto e cibo grazie alla generosità di altre persone. La prova per il Trentino è l’APPM (Associazione Provinciale Per i Minori), come scrive Paolo Cavagnoli, cofondatore e giornalista, da nove lustri trova famiglia a bimbi sfortunati.
L’
associazione opera in Valsugana da molti anni nei vari centri della vallata. L’iniziativa ha preso il via quarantacinque anni fa, quando assieme agli amici fra cui il geometra Umberto Fumai, decidemmo di creare delle alternative agli istituti educativi assistenziali che stavano chiudendo per carenza di vocazioni. Abbiamo a Pergine, ad esempio, un centro diurno che per i non addetti ai lavori può sembrare un oratorio, e un centro residenziale ove sono ospitati i minori, oggi molti stranieri, che non hanno la possibilità di rimanere in famiglia. Siamo inoltre presenti come centro diurno a Levico in via del Crocifisso e a Borgo, ove la struttura è gestita in collaborazione con la comunità di valle. L’ APPM coordina inoltre in tutta la provincia oltre una quarantina di centri residenziali specialistici e diurni che coinvolgono nel giro di un anno oltre 1000 minori. I vari centri sono gestiti in collaborazione con le comunità di valle e sono dislocati ad esempio da Malè a Canal San Bovo, per circa una quarantina di strutture. Il personale, di circa 180 dipendenti, è composto prevalentemente da educatori qualificati. L’associazione, che è una Onlus, è diretta da un presidente e da un consiglio d’amministrazione eletti dai soci. Il responsabile generale della struttura
è il dottor Paolo Romito, che opera con una serie di collaboratori esperti dei vari settori, da quello amministrativo a quello pedagogico e lavorativo. In questi lunghi anni l’ evoluzione della tipologia degli ospiti è mutata, essendo i primi tempi l’accoglienza motivata da cause economiche, mentre oggi il disagio giovanile è più complesso. La quasi totalità dei minori sono rientrati in comunità, sistemandosi sia dal punto di vista professionale che di famiglia. Per rimanere nella zona dell’alta Valsugana recentemente l’associazione ha preso in carico anche il centro di Vigolo Vattaro sito in via Filzi che aveva qualche difficoltà organizzativa. Quanto prima la Provincia dovrebbe
assegnare all’associazione la nuova sede costruita ad hoc in via Manzoni e quindi servire anche come punto di riferimento per le attività giovanili del quartiere di San Martino e della città. Tutto questo lavoro è sempre stato fatto, salvo il personale dipendente, in forma di volontariato dai molti soci che da anni seguono l’attività dell’associazione. Il punto di forza della stessa è sempre stato e dovrà essere quello della qualificazione del personale, perché lavorare oggi con gli adolescenti e i giovani è sempre più complesso. I risultati tuttavia sono buoni e il lavoro è riconosciuto anche a livello istituzionale con le richieste di collaborazione da parte di enti locali e provinciali.
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