Valsugana News n. 5/2021 Giugno

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Le leggende della Valsugana di Andrea Casna

CALDONAZZO le due città scomparse

Un tempo lontano e remoto, nella parte della Valsugana oggi bagnata dalle acque del lago di Caldonazzo, si trovava una bella e verde vallata con due ricche città: Susa e Caldón. Gli abitanti di Susa e Caldón erano ricchi e benestanti. Tutti vivevano in belle a grandi case di pietra e marmo. I più ricchi in sontuosi palazzi. La gente passava gran parte del tempo a crogiolarsi nell’ozio, fra feste e banchetti che duravano tutta la notte, a bere vino e mangiare del buon cibo. Gli abitanti erano famosi per essere avidi e per nulla caritatevoli. Persino i sacerdoti erano avidi e guai al poveraccio che avesse solo pensato di bussare alla porta della sacrestia per chiedere un solo pezzo di pane. Susa era protetta da un’alta e possente cinta muraria. Gli abitanti non volevano, infatti, vedere circolare per le vie e nelle piazze poveri e vagabondi. Ai quattro ingressi guardie armate, ben pagate, presidiavano giorno e notte il perimetro affinché nessun mendicante potesse entrare a disturbare la ricca gente di Susa. Un giorno si avvicinò, ad uno degli ingressi, un povero mendicante in cerca di un tetto e di una zuppa calda. Non fece in tempo ad avvicinarsi alle mura. Due guardie armate, con spade e lance scintillanti, giunte dinanzi a lui lo fermarono bruscamente facendolo cadere a terra. «Vattene vecchio -urlò uno di loro- qui non c’è posto per te». «Tornatene da dove sei venuto -disse l’altro- e non farti più vedere». «Ma io non sto facendo nulla di male -disse il povero mendicante in ginocchio. Cerco solo un tetto sopra la testa per la notte e una zuppa calda». «Ti

abbiamo detto che qui non ti vogliamo. Prova ad andare a Caldón...forse lì saranno più misericordiosi di noi». Il vecchio mendicante si alzò in piedi e si diresse, a malincuore, verso la vicina città di Caldón. A differenza di Susa, Caldón non era protetta da mura e quindi poté arrivare fino alla piazza della chiesa. Lì chiese ad una giovane donna un tozzo di pane ma fu subito fermato da due guardie armate e ben protette da armature scintillanti. «Vattene poveraccio -dissero in coro di due gendarmi. Qui non sei il benvenuto». Lo presero di forza e lo trascinarono fuori dalla città. A quel punto, triste affamato e infreddolito, il povero mendicante si diresse verso la Marzola. Appena imboccata l’antica strada, che oggi conduce al passo, notò una piccola e umile casetta appena fuori dal bosco. Era in pietra e in legno, con annessa una piccola stalla con pollaio. E poco distante un orticello. Dal camino fuoriusciva un esile fumo. Il nostro povero mendicante tentò la sorte. Giunto sull’uscio busso alla porta. Ad aprire fu una donna. «Buongiorno -disse la donna con voce gentile. Avete bisogno?». «Sì – disse il mendicante. È tutto il giorno che cerco un piatto caldo e un luogo dove passare la notte. Sono stato cacciato da Susa e Caldón. Sono stanco e affamato». «Mi spiace tanto -disse la donna. Non dovrebbe essere stato facile per voi, signore, affrontare gli abitanti di Susa e Caldón. Su venite dentro. Non ho moto da offrire. Sono vedova e vivo con il mio piccolo figlio. Ho soltanto un mucca per il latte, un piccolo orto e due galline per le uova. Ma in

qualche modo facciamo». I quattro divisero una tazza di latte caldo, un paio di uova e un tozzo di pane. Giunta l’ora di andare a dormire, la donna accompagnò il mendicate alla stalla: «vi posso mettere qui per la notte perché in casa non ho posto. Però la paglia è comoda e la stalla è calda». «Vi ringrazio per l’ospitalità -disse il mendicante. Siete una persona buona. Questa notte succederà qualcosa di tremendo e spaventoso. Qualunque cosa accada, però, non aprite per nessun motivo la finestra». Arrivò la mezzanotte e il cielo diventò nero. Un forte vento invase la valle e un forte temporale iniziò ad abbattersi su Susa e Caldón. I tuoni scuotevano le foreste e i fulmini illuminavano la notte nera. I fiumi in piena travolsero le mura, le case e le chiese delle due città. La vedova e i figli erano tentati di aprire la finestra per vedere la distruzione delle due città. Ma non lo fecero. Al mattino un grande lago copriva l’intera vallata. Gli abitanti di Susa e Caldón furono spazzati via per la loro avarizia. Quel lago prese il nome di Caldonazzo.

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