IL e LA U.A. LIFE SKILLS TIPOLOGIE TESTUALI EDUCAZIONE CIVICA
e Emo zioni e Saper
METACOGNIZIONE PEER TEACHING LOGICA MAPPE
LIBRO DIGITALE
Il piacere di apprendere
LETTURE Gruppo Editoriale ELi
PERCHÉ L E GG ER E? CHE COSA L E GG ER E ?
• Comprendere • Riassumere • Imparare a imparare • Life skills
ARGOMENTO Ogni testo ti insegna qualcosa. Ogni testo ti aiuta a riflettere.
per crescere
TIPO DI TESTO Ogni racconto soddisfa un desiderio o una necessità.
per scegliere
Per diventare SUPERLETTORE e SUPERLETTRICE!
• Tipologie
testuali • Imparare a imparare
INDICE 6
8
LEGGERE per...... per
ACCOGLIENZA
24 U.A. 1
Il TEST O NAR RATI VO e la DE SC RI ZI ON E
Testi realistici, testi fantastici, descrizioni per immergersi nel mondo dei racconti.
il testo narrativo
Per ricominciare un nuovo anno e riflettere sull’importanza dell’istruzione e della gioia di stare bene insieme.
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere 10 … e tutto cambiò 11 Il primo giorno di scuola 12 La scuola-frittella 13 La scuola con i brillantini
26 27 28 30 31
La gallinella rossa Nasreddin si salva la vita Perché ogni tanto Sole e Luna spariscono L’o mino che aggiustava le lampadine La storia del cammello intelligente
la descrizione
32 33 34 35 36 37 38
La tana delle delizie Il libro dei labirinti Speculotto e Rosamunda La casa delle streghe Io e l’uovo di Pasqua Il professor Rossi e il ladro Le mie vacanze dai nonni
il testo narrativo fantastico
40 41 42 43 44
14 U.A. 1
Le PAR OLE per DI RL O
il testo narrativo realistico Letture per imparare a comunicare.
LIFE SKILLS La comunicazione efficace 16 17 18 19 20 21
Chi ha inventato le “parole-per-dirlo”? L’alfabeto Quando l’e sempio dei piccoli comunica Magica, questa mister! Cara Marie… Basta un #tweet! competenze
22 Senza parole
Tuoni e fulmini La bambina e la strega I televisorini L’e xtraterrestre solitario Il facconto rantastico!!!
46 47 48 49
Voglio un cane Una scatola arrugginita Come evitare la zia Eunice Un tarlo
50
Imparare CON LE
MAPPE
51 GRILLI • Sole e Luna IN LETTURA! 52
LOGICA
mente!!!
54 U.A. 2
POSSO FARE!
Ce la
Letture per imparare ad affrontare le difficoltà.
LIFE SKILLS Risolvere problemi 56 58 59 60 61
Rondinino! Ce l’hai fatta! Vorrei una torta Uno scarafaggio andrà bene! Risolvere un problema: 1 a puntata Risolvere un problema: 2 a puntata competenze
62 Sono un eroe
74 U.A. 3
Andiamo
D’ACCORDO oppure NO ?
LIFE SKILLS Relazioni efficaci 76 77 78 79 80
Le parole per tornare amici Basilio e il falchetto Andare d’accordo con la matematica Andare d’accordo con l’o rtografia Che fatica dire “Ciao”! EDUCAZIONE CIVICA
81 64 U.A. 2
Letture per capire l’importanza dell’incontro con gli altri.
La FIAB A
Una stella e la mano competenze
82 Nerina e Bianchina Il racconto che ci insegna che le difficoltà si possono superare con la fiducia in se stessi e con “un pizzico” di aiuto.
66 67 68 70 72
La corona della serpe Il dono dei mesi I bottoni del principe La mucca e la bambina Imparare CON LE
MAPPE
73 GRILLI • Un po’ di comodità IN LETTURA!
84 U.A. 3
La FAVO LA
Il racconto che ci insegna a riflettere sui rapporti con le altre persone.
86 87 88 89 90
Il leone e il cinghiale La volpe e il caprone Il leone e il baobab Il lupo e l’asino Imparare CON LE
MAPPE
91 GRILLI • La scimmia e la giraffa IN LETTURA!
92 U.A. 4
VORREI SAPERE
Letture per sviluppare il desiderio della scoperta.
LIFE SKILLS Imparare a imparare 94 96 97 98
Le figurine insegnano www.apipigrone.org Le parole crociate per imparare L’alfabeto muto competenze
100 Vi insegno a imparare
102 U.A. 4
Il
122 U.A. 5
La
LEGGENDA
Racconti in cui le modificazioni della natura sono spiegate con fantasia.
124 125 126 127 128
Il topo che voleva volare Una fettina di sole Perché i serpenti non hanno le zampe Come nacque il vento Imparare CON LE
MAPPE
129 GRILLI • La cascata IN LETTURA! El Sanlo Àngel
MITO
Racconti in cui il desiderio di sapere è stato aiutato dalla fantasia
104 105 106 107 108 110
Rangi e Papa Come nacquero l’uomo e la donna Viracocha Caos Come è stato creato il mondo Imparare CON LE
MAPPE
111 GRILLI • Stella Bianca e IN LETTURA! Grande Stella
130 U.A. 6
112 U.A. 5
COME mi SENTO oggi?
È NOSTRO
LIFE SKILLS Gestione delle emozioni
L’ AMB IENT E Racconti per capire l’importanza del rispetto dell’ambiente e della natura.
LIFE SKILLS Educazione ambientale 114 Girotondo •
Arte
Smetti di comprare bottigliette di acqua 116 Gli alberi parlano? 117 Aggiustiamo la Terra! 118 L’ambiente è mio 115
EDUCAZIONE CIVICA
competenze
120 Babbo Natale potrà salvare il bosco?
132 134 135 136 137
Letture per riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Fifa in piscina Ho una rabbia, una super-rabbia! Qua la mano, sono la tua super-rabbia! La felicità è... cioccolato? La felicità è una bicicletta! competenze
138 Che paura! Lo spettacolo! 140
LOGICA
mente!!!
164 U.A. 7
TESTO REGOLATIVO Il
Racconti per scoprire che le regole non sono solo “sì o no”, ma anche aiuti “per fare”.
142 U.A.6
166 Il filo dei ricordi
La POES IA
EDUCAZIONE CIVICA
167 Poesie per capire come possono essere espressi i sentimenti o descritta la realtà.
144 Ti voglio bene • Amicizia 145 La cicala e la formica • Toro Torello • Un incontro 146 Filastrocca della rima 147 Parole a matita 148 Come un temporale Arte 149 Il calligramma • 150 Mi lavo le mani 151 Leme-leme, humi-humi… Imparare 152 CON LE
MAPPE
MAPPE
171 GRILLI • Regole per il primo IN LETTURA! giorno di scuola 172
LOGICA
mente!!!
Le STA GIO NI
AUTUNNO
INVERNO Racconti per capire come le regole siano importanti per star bene con sé e con gli altri.
LIFE SKILLS Convivenza civile 156 157 158 160 161
CON LE
Arte 176 Ricreazione • 177 L’autunno del folletto M u S i C a 178 HALLOWEEN • Dolcetto-scherzetto 179 Arte
154 U.A. 7
DIAMOCI una REGOLA
168 Dolci vulcani preistorici 169 Quando qualcosa ti sembra difficile… Imparare 170
174
153 GRILLI • favole a rovescio IN LETTURA!
Lo mangio o non lo mangio?
Io faccio quello che voglio... ... o quasi! Fiabe, cartelli, divieti Un gatto allergico alle regole Una regola che fa discutere competenze
162 L’autobus della frutta
180 181 182 184 185
Neve • Arte L’inverno del folletto M u S i C a NATALE • Una strana lettera a Babbo Natale
Arte
EPIFANIA • Le due Befane PRIMAVERA 186 187 188 189
Gara di stagioni • Arte La primavera del folletto M u S i C a PASQUA • Pronti? Caccia alle uova!
Arte
ESTATE 190 Sole e sale • 191 L’e state del folletto 192 Arte
Arte M uSiCa
LEGGERE per... Hai appena aperto il tuo nuovo Libro di Lettura. Noi (Alba, Elena, Lilli), le autrici di questo libro, vogliamo conoscere la tua opinione sulla lettura. Lo sai che quando si deve “lanciare sul mercato” un nuovo prodotto si fanno indagini per capire che cosa pensa la gente di quel prodotto?
*
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“Lanciare sul mercato” non vuol dire andare in quel luogo dove ci sono tante bancarelle e buttare qualcosa “a destra e a manca”... “Lanciare sul mercato” vuol dire mettere qualcosa a disposizione delle persone perché lo possano acquistare o utilizzare. Sei pronto/a per la nostra indagine?
Secondo te, a che cosa serve leggere? A prendere un bel voto a scuola. A imparare la lezione. A entrare nel mondo delle storie. A imparare vocaboli nuovi. A passare il tempo. A nutrire la fantasia. Ad annoiarsi. ..................................................................................................................................
6
Ecco il pensiero di due bambini: Indica con una X quello con cui sei d’accordo.
Soltanto questo: non date ascolto a chi vi dice che leggere ser ve a diventare più bravi a scuola. Leggere è come giocare: non ser ve a niente, ma ti fa stare meglio. Provare per credere! A. Lavatelli - A. Vivarelli, I ragazzi sono dei carciofi , Piemme
– Ma io m’annoio a leggere, preferisco giocare con il tablet – protesto. – Ci hai già giocato abbastanza per oggi – mi ripetono ogni volta. – Senti, facciamo così: tu leggi l’inizio della storia e noi ti leggiamo la fine. – Non potete leggermi direttamente la fine? – propongo. – Ascolta, Niccolò – concludono ogni volta, – è solo una paginetta! M. Dubini, C’è un lupo nel tablet! , Mondadori
Possiamo aggiungere qualcosa noi? Certo, un libro è utile per imparare, ma soprattutto un libro ti fa pensare, ridere, sorridere, ti crea curiosità, ti fa compagnia.
UN LIBRO TI APRE LA MENTE… E APRE LA TUA FINESTRA SUL MONDO!
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ACCOGLIENZA Eccoti di nuovo qui, davanti al portone della tua scuola! Se lo guardi bene, ti sta sorridendo e ti sta dicendo: – Bentornato! Bentornata! Siete fortunati ad avere la possibilità di un`istruzione: la scuola è amicizia, crescita e anche divertimento!
Ogni mattina mi gonfio di emozione. Mentre arrivate, rapiti al vostro sonno: siete l’allegro popolo di scuola ed io il portone, vecchio più di un nonno. Ricordo anche una scuola un po’ distratta, troppi bambini ne restano fuori, e specialmente troppe le bambine impegnate in casa o altri lavori. Finché è arrivata la Costituzione “La scuola gratuita è obbligatoria, è aperta a tutti” recita il diritto. Da quel giorno comincia un’altra storia. Siete “obbligati” a combatter l’ignoranza che fugge spaventata da chi sa mentre voi armati di alfabeto, danzate allegri con la libertà. Ma quanti siete! E tutti differenti! Dai, presentatevi che vi ascoltiamo attenti! A. Sar fatti, Tutti a scuola , Giunti Junior
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Che cosa vogliono dire le seguenti parole? ISTRUZIONE
Ricevere un insegnamento. Studiare. DOVERE
Norma che si deve rispettare. Norma che si rispetta solo se si ha voglia. DIRITTO
Ciò che possiamo pretendere. Ciò che chiediamo solo se abbiamo necessità.
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere Sei sicuramente d’accordo sul fatto che l’istruzione e dunque la scuola siano un dovere. Quante volte ti dicono: DEVI fare i compiti, DEVI studiare, DEVI stare attento/a. Più difficile è capire che l’istruzione è un diritto. Un bambino o una bambina non crescono solo in altezza: devono poter crescere anche in conoscenza. Questo è un diritto dei bambini e delle bambine, e i grandi hanno il dovere di dare tutti gli strumenti per far crescere le menti dei piccoli.
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ACCOGLIENZA
… E TUTTO CAMBIÒ Erano le 7.30 di un giorno come tanti a Picco Pernacchia, ma quella mattina sembrava che persino il sole facesse fatica a svegliarsi. Alla scuola Rodari, tra uno sbadiglio e l’altro, gli studenti della Seconda B prendevano posto. Vera Voglio fissava la lavagna e ripeteva: – Non ho voglia, non ho voglia, non ho voglia! – e sperava con tutta se stessa di poter tornare nel suo lettino a contare, al posto delle pecore, le sue voglie (la notte precedente ne aveva contate ben duecentocinquanta!). Ronnie Rondella premette sul suo camiciotto a righe orizzontali il pulsante re-start. E aprì la bocca in uno sbadiglio così potente da far vibrare le sue tonsille… Nell’ultima fila Patty Padella estrasse dalla sacca della merenda la sua ultima, segretissima ricetta: tortini di panna-fragola. E cominciò a smangiucchiarli uno dopo l’altro per ritrovare il buonumore. In tutta quella confusione (e in tutto quel sonno), l’unico che era già vispo e attento era Mino Minimo . Non sbadigliava, non si stropicciava gli occhi e non si nascondeva dietro il compagno davanti per fare un pisolino. In quel momento arrivò la maestra Torchio . Si sedette alla cattedra, inforcò i suoi occhialoni da sommozzatore subacqueo e aprì il registro… e tutto cambiò… G. Danili, Tamara Tombè e la stella del teatro , Lapis edizioni
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere I bambini della scuola di Picchio Pernacchia non sembrano molto contenti di essere a scuola. Ma poi arriva la maestra e... tutto cambia. Perché cambia? Perché la maestra …………...........................................................................……..
10
L’ISTRUZIONE È UN DIRITTO E UN DOVERE
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA Sono già tre mattine di seguito che ci presentiamo a scuola. Io ho provato ogni volta a dire che forse era ancora presto, ma papà ci trascinava di corsa fino all’e ntrata e i bidelli ci dicevano no, non c’è nessuno, tornate a casa. Papà fa così tutti gli anni, non vede l’o ra che io e Leo torniamo a scuola. Perché non ci va lui, dico io, se gli piace tanto. Comunque oggi è iniziata davvero, si capiva perché all’e ntrata c’e rano anche tutti gli altri compagni, abbronzati, cresciuti, con capelli più lunghi o più corti. C’e rano anche dei nani con delle borse enormi, certe facce spaurite e capivi subito che erano quelli della prima. Poi è arrivato… nessuno di speciale, che comunque aveva i ricci sulla fronte un po’ schiariti, sembrava più grande, mi ha detto “Ciao!”. Io ho risposto “Grazie!” e sono corsa in classe. Nora come sempre si è presentata per ultima, con il fiatone, i capelli a nuvoletta e il cuscino stampato sulla faccia. Io le ho tenuto il posto accanto al mio perché so che alla fine arriva sempre. La maestra Amanita sembrava riposata e di buon umore: ci ha salutato, abbiamo parlato delle vacanze, dello sport, cose così. Poi tutto a un tratto, con aria solenne, ha cominciato a dire che quest’anno sarà diverso. Allora io ho pensato: “Evviva, un anno diverso!” S. Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB , Il castoro
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere Hai iniziato la classe terza. Sarà un anno diverso? Che cosa ti aspetti da questo nuovo anno scolastico?
11
ACCOGLIENZA
LA SCUOLA-FRITTELLA Domani per me sarà il primo giorno di scuola. Non riesco proprio a dormire, sono contenta? No, agitata… un po’ contenta e un po’ agitata! Quindi chiamo la mia fata madrina. Sapete come si chiama la mia fata madrina? Signor Bocconcino. È una fata-maschio! – Sono agitata, domani comincia la scuola – gli dico. – Non voglio andarci. Aiutami. Ti prego. Che cosa puoi fare? Puoi usare la tua bacchetta magica per farla scomparire? – Non preoccuparti – dice lui. – Ho un piano: faccio qualche magia e trasformo la scuola in una frittella, così non ci dovrai andare mai più. – Una frittella? – chiedo. – Sì, ma è una ricetta parecchio complicata, e mi ser viranno alcuni polli, poi… Fammi pensare… Potrebbe volerci qualche giorno. – Ok, va bene. Una frittella mi sembra un’o ttima idea, rifletto. Una grande, immensa, morbida frittella invece della scuola sarà davvero perfetta. È l’ultimo pensiero che faccio prima di chiudere gli occhi e dormire, finalmente. A. Hanlon, Dor y fantasmagorica trova un’amica (per davvero) , Terre di Mezzo Edizioni
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere Questa bambina ha un po’ paura di ricominciare la scuola. È normale! E allora che cosa fa? Chiede aiuto! E tu, se hai “un po’ paura della scuola”, a chi chiedi aiuto? Secondo te, la scuola può diventare una “morbida frittella”, cioè qualcosa di piacevole?
12
L’ISTRUZIONE È UN DIRITTO E UN DOVERE
LA SCUOLA CON I BRILLANTINI Quell’e state, mattone su mattone, costruirono una nuova scuola. Gli insegnanti arrivarono, così come i bambini. Ed erano tanti, più di quanti la scuola avesse potuto immaginare. Una bambina con le lentiggini non voleva proprio saperne di entrare. Sua madre la dovette portare di peso. “Devo essere proprio orribile” pensò la scuola, e sospirò. La scuola osser vò alcuni bambini seduti in cerchio. – Quando è il vostro turno, direte il vostro nome – li invitò la maestra. Era il turno della bambina con le lentiggini, ma non disse nulla. Più tardi i bambini disegnarono usando pastelli e glitter. La bambina con le lentiggini disegnò la scuola. “È proprio uguale a me” pensò la scuola. “ Tranne che per i brillantini. È come se mi conoscesse da sempre…” – Mi dai il tuo disegno? – chiese la maestra alla bambina. – Non dirlo agli altri, ma secondo me è il più bello! La scuola pensò che probabilmente la maestra aveva ragione. La bambina con le lentiggini sorrise quando la maestra appese il suo disegno sulla bacheca con una puntina. – Ahi! – disse la scuola, ma non le fece male sul serio. Alle tre in punto, i genitori riabbracciarono i bambini. – È stato un grande giorno per te – disse Custode. – Potresti… – iniziò a dire la scuola. – Potresti farli ritornare anche domani? Soprattutto quella bambina con le lentiggini. Custode annuì: – Vedrò che cosa posso fare. A. Rex, Un grande giorno per la scuola , Giunti
LIFE SKILLS L’istruzione è un diritto e un dovere In questo racconto è la scuola che ha paura di non piacere ai bambini. Disegna la tua scuola per dirle quali sono i tuoi sentimenti verso di lei.
13
la comunicazione efficace
Le PA RO LE per DIRLO
Se incontri un amico o un'amica, una persona che conosci, ma anche una che non conosci, qual è la prima “parola magica” che usi per comunicare”? “comunicare Il saluto! Magari accompagnato da un sorriso! Così voce e corpo fanno capire che sei ben disposto/a.
CIAO !
14
La parola più semplice per comunicare!
U.A. 1 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “La comunicazione efficace” con l’aspetto disciplinare relativo alle tipologie testuali “il testo narrativo” e “la descrizione”.
v
U.A. 1
ciao!
HALLO! HELLO!
OLA! HI!
ALOHA!
METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Stai giocando con qualcuno, spieghi le regole del gioco, ma… chi gioca con te sembra non aver capito proprio nulla. Completa indicando con una X.
La tua reazione è: “Hai capito? Te l’ho detto tante volte!” “Uffa, Non capisci nulla!” Prova a cambiare la tua reazione e a dire: “Forse non mi sono spiegato/a bene. Ora ripeto e, se ci sono difficoltà, riproviamo di nuovo!” È andata meglio?
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS La comunicazione efficace Quando tu e un amico o un’amica non vi capite, la “colpa” è divisa a metà. C’è chi non si spiega bene e c’è chi fatica a capire il messaggio. Può sembrare un problema! Ma in realtà basta trovare le parole e il modo adatto per comunicare… e soprattutto ascoltare chi hai di fronte per capire come superare l’o stacolo di “non capirsi”: a volte basta anche solo una parolina detta bene! Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “La comunicazione efficace”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell'insegnante in Guida e sul CD-Audio.
v
15
Le PARO LE per DI RL O
CHI HA INVENTATO LE “PAROLE – PER – DIRLO”? Tanto, ma tanto tempo fa, all’e poca degli uomini della preistoria, nella savana della Rift Valley c’e ra una bambina. Questa bambina (si dice sia stata la prima bambina della storia!) si chiamava Ramuttina. Era una bambina geniale che ha inventato di tutto. Ma aveva un problema: voleva spiegare a tutti le sue scoperte. Così Ramuttina ha “inventato” la comunicazione. Sì, perché comunicare vuol dire “mettere in comune” e Ramuttina ha messo in comune il suo sapere, le sue emozioni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri attraverso le prime parole della Storia! Poi Ramuttina ha deciso che voleva raccontare una sua grande avventura a Rimottino. La famiglia del suo amico si era trasferita oltre la collina… Ramuttina ha cominciato a comunicare con i segnali di fumo. Rimottino rispondeva, e comunicava anche con gli amici oltre la collina più a nord! Una mattina Ramuttina si è svegliata con un’idea che le frullava nella testa. “Io devo comunicare anche con chi passerà di qui tra trecento anni, tremila anni, sai che c’è? Invento la scrittura… le parole-per-dirlo rimarranno scritte su queste rocce!” Ecco che cos’è una comunicazione efficace… Le parole giuste per comunicare bene il nostro pensiero! un
Salto in
ALTO
Ramuttina comunica con Rimottino. Ramuttina è: l’e mittente. il ricevente. Rimottino è: l’e mittente.
il ricevente.
Il messaggio è: l’avventura di Rimottino. l’avventura di Ramuttina.
16
U.A. 1
v
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
L’ALFABETO Se stai leggendo questo libro e, soprattutto, capisci quello che c’è scritto, è perché conosci l’alfabeto e sai che ogni lettera ha un suo suono distintivo. Ecco, assegnare un simbolo a un suono e un significato ai simboli messi insieme è stata un’idea che ha davvero cambiato il mondo. Tanto che di alfabeti e di stili di scrittura ce ne sono davvero tanti. Prova a leggere un libro in cinese o in giapponese… o in arabo! Oltre al nostro ci sono, per esempio, l’alfabeto cirillico, quello ebraico e quello greco, da cui deriva la parola stessa, che unisce la lettera alfa e la lettera beta. Ma c’è anche l’alfabeto armeno, quello tibetano, quello tuareg e quello thai, ma non sono ancora tutti… E vogliamo parlare dell’alfabeto morse, con i suoi punti e le sue linee? O l’alfabeto muto, o il braille, la scrittura per i non vedenti! Il primo alfabeto di cui si ha notizia risale a tre o quattromila anni fa: è quello fenicio. I suoi simboli erano ben diversi da quelli che usiamo oggi e c’e rano solo le consonanti, senza vocali, né puntini sulle i. A. Valente, Un’idea tira l’altra , Lapis Edizioni
COMPRENDERE “Capisci quello che c’è scritto perché conosci l’alfabeto e sai che ogni lettera ha un suo suono distintivo”. Ma comprendere un testo è solo questo? Ricordi? Comprendere significa anche individuare: • l’argomento; • i personaggi, il luogo e il tempo; • lo scopo dell’autore; • la trama, cioè le informazioni principali; • le inferenze, cioè le informazioni implicite.
v
U.A. 1
17
Le PARO LE per DI RL O
QUANDO L’ESEMPIO DEI PICCOLI COMUNICA I Pulcini della Xenia e dell’Olginatese, squadre di Mariano Comense e di Olginate, sono stati protagonisti lo scorso 18 settembre di un episodio molto particolare. A Dubino, in Valtellina, Xenia e Olginatese si incontrano per un torneo locale. Partita tranquillissima, fino a quando scoppia una rissa. Ma non in campo: sugli spalti. Una ventina di genitori inizia ad azzuffarsi senza un motivo preciso, solo tifo esagerato per il proprio figlio. Una situazione di inciviltà e antisportività. Ammirevole invece la risposta dei figli in campo. Hanno fermato la partita. Si sono messi a piangere guardando i propri genitori comportarsi così, poi si sono abbracciati senza distinzione di maglia e sono andati a salutare il pubblico, dando una lezione a tutti e calmando gli animi all’istante. La Federcalcio ha deciso non di punire i genitori ma di premiare i bambini di Xenia e Olginatese. Ha donato loro una maglietta con la scritta "Fair Play" da indossare prima di ogni match per tutta la stagione in corso, e ha aggiunto l’invito ad assistere a Italia - Germania. Si spera in compagnia degli allenatori e non dei genitori. Da La Repubblica
COMPRENDERE Qual è l’argomento di questo articolo di giornale?
Un premio dato dalla Federcalcio. Il bel comportamento di bambini-calciatori. Una rissa allo stadio. Qual è lo scopo dell’autore?
Informare. Raccontare una storia. Descrivere una situazione.
18
U.A. 1
v
LIFE Comunicazione SKILLS efficace Perché il giornalista ha voluto riportare questo episodio? Solo per fare i complimenti ai ragazzi. Perché è convinto che un esempio comunichi più delle parole.
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
MAGICA , QUESTA MISTER! Quando la vidi arrivare, per poco non me la detti a gambe . Non immaginavo una cosa del genere, sebbene mia cugina Marie mi avesse messo in guardia: – Vedrai, Jeremy, la signorina Charlotte è molto… diversa. Il suo compito era semplice e chiaro: allenare i giocatori del Torrente dell’A natra Football Club. La mia squadra. Quella stramba signora si presentò davanti a noi. Lei si limitò a guardarci sorridendo. – Sono la signorina Charlotte, la vostra nuova allenatrice! Oggi impareremo come si perde. – Quando si gioca a calcio – ci spiegò, – c’è sempre una squadra che vince e un’altra che perde. Di conseguenza è molto importante imparare a perdere. Di solito gli allenatori osser vano, criticano, sbraitano ordini, elargiscono consigli… La signorina Charlotte era diversa. Tanto per cominciare, quando formammo le squadre, insistette per giocare anche lei. L’e ntusiasmo della signorina Charlotte ebbe su di noi l’e ffetto di una pozione magica. Tutti si impegnarono per migliorare le proprie prestazioni. Alla fine della seduta di allenamento, la signorina Charlotte disse: – Adesso decidiamo chi è stato il migliore giocatore o la migliore giocatrice delle due partite. Io desidero sapere chi ha perso nel modo migliore. D. Demer s, Magica, questa mister! , Einaudi Ragazzi
COMPRENDERE Come si chiama e chi è il narratore? ............................................................ Chi è il personaggio principale? ......................................................................... Che cosa vuole comunicare la signorina Charlotte ai ragazzi? Necessità di un allenamento. Entusiasmo. Per comunicare in modo efficace con i suoi ragazzi la signorina Charlotte usa: l’e sempio. le critiche. i consigli.
LIFE Comunicazione SKILLS efficace La signorina Charlotte vuole comunicare ai ragazzi che “è importante saper perdere”. Sei d’accordo?
v
U.A. 1
19
Le PARO LE per DI RL O
CARA MARIE… Cara Marie, hai ricevuto le mie lettere? Sei malata? All'ospedale? In viaggio? Vorrei tanto che tu fossi qui. La nostra nuova bibliotecaria è veramente straordinaria. Prima non mi piaceva tanto leggere. Adesso è tutto diverso. La signorina Charlotte dice che aprire un libro è come accendere una televisione dentro la propria testa. E che con un libro non si è mai soli. Lei ne ha sempre uno in tasca. Qu ando è triste, qu ando si annoia, se ha voglia di cambiare vita, città, pianeta, amici, paese, lo apre. Se vedessi la nostra biblioteca! È colma di bei libri. Non ci sono mobili, perché la signorina Charlotte non aveva più soldi per comprarli, ma possiamo portare delle tende. Ho proprio pensato alla nostra vecchia tenda bucata. Mi piace molto leggere in campeggio con una lampada tascabile. Se la montassi in biblioteca, mi sentirei come al campeggio l'estate scorsa. A parte il fatto che non ci saresti tu. Scrivimi appena puoi. Ti penso spesso.
Léo
LEGGERE BENE
D. Demer s, Una bibliotecaria tutta matta , Einaudi Ragazzi
Immagina che Léo non scriva, ma dica a Marie il testo che hai letto. Leggi tu dando la giusta espressione.
COMPRENDERE Che tipo di testo è questo? .. ............................................................................ Chi scrive, cioè chi è l’emittente? . . .......................................................... A chi sono indirizzate queste parole, cioè chi è il ricevente? ............................................................................................ Qual è il messaggio chiaro che viene comunicato? L’arrivo di una nuova bibliotecaria. La salute di Marie.
20
U.A. 1
v
LIFE Comunicazione SKILLS efficace Il messaggio “vero” che Léo vuole comunicare a Marie è il suo nuovo amore per la lettura. Qual è il tuo livello di “amore per la lettura”?
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
BASTA UN #TWEET! LITIGIO TRA RE
VACANZE DI UNA RONDINE
L’aquila derise il leone: – Se avessi le ali, saresti più nobile. – E tu meno paurosa, se scendessi a dirmelo qua, a portata di zampa.
Una rondine in vacanza postava ogni ora foto su Facebook per i suoi mille “amici”, tra cui una gazza ladra. Tornata, trovò il nido svuotato.
VITA DA PIPISTRELLI – Mamma, siamo uccelli imperfetti con un corpo da topi – gemeva il pipistrello. – No, figliolo, siamo topi in grado di abbracciare il cielo.
PARENTI SERPENTI, ANZI TORI Il topo: – Ehi, cugino toro… – Siamo parenti? – sbottò l’altro. – Ah! È vero: siamo uguali, a parte una lettera. Come le stelle e le stalle! C. Stocchi, Favole in wi-fi–Esopo, oggi , Edizioni EL
COMPRENDERE
LESSICO
Chi sono i personaggi di questi racconti?
Un tweet è:
La ….................................……………… e la …...............................................……………… L’ ….................................……………… e il ….................................…................…………… Il ….................................……………… e la sua ….................................……………… Il ….................................……………… e il ….................................…...............…….……… Sono tutti ….........................................................…………......................................…… Sono personaggi realistici che hanno un comportamento che non ci si aspetta da un animale. Quale? …….............……………….
u n racconto. u n messaggio breve. u na fotografia. Il simbolo del tweet è perché “to tweet” in inglese significa:
s crivere. c inguettare.
v
U.A. 1
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e rc o rs o .
competenze Senza parole Mi chiamo Arianna. Da piccola parlavo solo il necessario, ma la sera chiacchieravo con nonno Giulio. – Non c’è niente che tu non possa dire con gli occhi – mi ricordava sempre, ma poi mi ascoltava senza stancarsi. Io dicevo al nonno le parole che non avevo detto alla bidella o ai clienti di papà nel negozio. Anche tutto quello che dicevano i miei compagni della Scuola dell’Infanzia per me era inutile. Mi piaceva guardarli giocare, ma come se stessi guardando un film. Mi nascondevo sotto la cattedra e da lì controllavo tutto. Spesso si dimenticavano di me e io ne ero contenta. Poi un giorno, avevo cinque anni, tutto cambiò. Alice ed Emma giocavano con le bambole e avevano apparecchiato il tavolo con piattini e pentoline. Da sotto la cattedra decisi di ritrarle. Le bambine si erano accorte di quello che stavo facendo e mi sorridevano da lontano. Sì, sorridevano proprio a me. Incredibile! Tra me e le bambine quel giorno si era creato un filo. Ivan se ne accorse, lasciò i robot con cui stava giocando. Mi sfilò dalle mani il disegno e lo mostrò a tutta la classe. – Brutte, brutte, guarda che brutte! Sono bruttissime! – gridò. Quarantotto occhi mi fissarono e io non dimenticherò mai come mi sentii in quel momento, al centro dell’attenzione di un’intera classe e delle maestre. Mi avventai su Ivan come una furia sorprendendo anche me stessa, lo afferrai per i capelli e gli strappai di mano il disegno, che intanto era diventato una palla di carta. Ricevetti un pugno e fui messa in punizione, insieme a Ivan, che mi guardava male e mi prometteva botte. S. Mengoni, Non parlo più , La Spiga Edizioni
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. o s r o cr e
La protagonista di questo racconto è ….............................................................................………………
I fatti raccontati: A. potrebbero accadere nella realtà. B. n on potrebbero accadere nella realtà. Qual è la trama di questo racconto? A. A rianna riesce a comunicare bene solo con il nonno. A scuola Arianna è una bambina solitaria. Ivan le fa un dispetto. Ivan e Arianna litigano. B. A rianna sta facendo un disegno di Emma e Alice. Le due compagne le sorridono. Arianna sorride alle compagne. Ivan distrugge il disegno. Arianna con il nonno: A. r iesce a comunicare bene. B. s ta sempre in silenzio. C. p arla in continuazione senza fermarsi mai. D. p arla solo “con gli occhi”.
Perché Arianna dice: “Tra me e le bambine quel giorno si era creato un filo”?
A. L e bambine usavano i fili per cucire le tovagliette. B. L e bambine comunicavano con Arianna con il sorriso. C. L e bambine avevano prestato i pentolini ad Arianna. D. L e bambine avevano invitato Arianna a giocare con loro. Ivan si comporta così perché:
A. n on gli piacciono i robot. B. è geloso. C. v oleva fare lui un disegno. D. v oleva andare sotto la cattedra al posto di Arianna. uale potrebbe essere il pensiero Q di Arianna quando si nasconde sotto la cattedra?
A. Voglio fare uno scher zo alle maestre. B. Posso guardare i compagni, ma loro non mi vedono. C. M i piace giocare a nascondino. D. N on voglio giocare con i pentolini.
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le parole per dirlo
Il TE ST O NA RR AT IV O e la DESCRIZIONE
Quanto ti è piaciuto ascoltare storie quando eri piccolo/a? Storie di tutti i tipi: lunghe, lunghissime, corte, cortissime; storie buffe, storie un po’ tristi, storie strane e stravaganti. Quelle storie erano testi narrativi, cioè ti raccontavano fatti. Ma ti facevano anche immaginare i personaggi, i luoghi, gli oggetti attraverso la loro descrizione: ecco la forza e la magia delle parole!
LA STORIA PIÙ CORTA DELLA STORIA Vorrei raccontarti la storia più corta della storia della storia. È così corta, ma così corta, che finisce ancora prima di cominciare e per questo forse nessuno è mai riuscito a raccontarla e nessuno ha mai potuto ascoltarla. Quindi anch’io non la posso scrivere. Peccato, perché credo che sia una storia divertente, e senz’altro sarebbe piaciuta anche a te. A. Valente, Chissà perché , Gallucci
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U.A. 1 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alle tipologie testuali “il testo narrativo” e “la descrizione” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “La comunicazione efficace”.
v
U.A. 1
METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Pensa alle storie che ti hanno raccontato quando eri piccola o piccolo. Scegline una e scrivi il titolo: ………..........................................................................................………….....
Chi era il protagonista o la protagonista? ………...........................................................................…………..
S apresti disegnare il personaggio e il luogo dove viveva? Ricordi, cioè, la loro descrizione? Che cosa succedeva nella storia? Scrivi tre fatti principali.
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……….........................................................................................................................................………….. ……….........................................................................................................................................………….. ……….........................................................................................................................................…………..
Hai scritto la trama della storia! MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando i testi narrativi e la descrizione.
CHE COSA TROVERAI? PERSONAGGI REALISTICI O FANTASTICI
IO
LUOGHI REALISTICI O FANTASTICI
SCOPRO il testo narrativo
Il testo narrativo racconta una storia vissuta da uno o più personaggi realistici o immaginari. Questa storia accade in un certo tempo e in un certo luogo. Nei testi narrativi c’è sempre la descrizione delle persone, delle loro abitudini, dei loro sentimenti e dei luoghi in cui è ambientata la vicenda. I testi realistici raccontano fatti che possono realmente accadere; i testi fantastici hanno sempre almeno un elemento frutto solo della fantasia.
v
Aspetto disciplinare Analisi delle tipologie testuali “il testo narrativo” e “la descrizione”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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IL TESTO NARRATIVO
LA GALLINELLA ROSSA Una gallinella rossa viveva in una fattoria con i suoi pulcini e un cane e un gatto fannulloni. Un giorno la gallinella entrò nel granaio per prendere un sacchetto di grano. – Chi mi aiuta a portare questo grano al mulino? – chiese. – Non io – dissero il gatto e il cane. – Va bene – disse la gallinella. – Lo farò io con i miei pulcini. E così la gallinella e i pulcini portarono il grano al mulino. Quando tornò con la farina chiese: – Chi mi aiuta a preparare una focaccia? – Non io – dissero il gatto e il cane. – La preparerò io con i miei pulcini. Ben presto si sentì un buon odorino di pane. Sniff, sniff,… aarh! – Chi mi aiuta a mangiare questa buona focaccia? – chiese la gallinella. – Io! – disse il gatto. – Anch’io! – disse il cane. – Oh no, voi due no! – disse la gallinella rossa. – Io ho portato il grano al mulino e ho preparato la focaccia. Io ho fatto tutto il lavoro e i miei pulcini mi hanno aiutata. Perciò ce la mangeremo noi. E così il gatto fannullone e il cane fannullone non ne ebbero nemmeno una briciola. G. Adams – S. Young, Un anno pieno di storie , Mondadori
IO
SCOPRO il testo narrativo
Il contenuto di questo racconto (cioè i fatti narrati) è la storia:
di una gallinella e dei suoi pulcini. di una gallinella operosa e di un cane e un gatto fannulloni. Il protagonista (cioè il personaggio principale) è ............................................................................. I personaggi secondari (cioè i personaggi che compaiono oltre al protagonista) sono ...................................................................................................................................................................................................................... Il luogo in cui si svolge la vicenda è ............................................................................. Lo scopo dell’autore è:
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U.A. 1
v
raccontare una storia.
dare informazioni.
LE PAROLE PER DIRLO
NASREDDIN SI SALVA LA VITA Una volta la moglie di Nasreddin, quel gran burlone, lavò il vestito del marito e lo mise ad asciugare su un albero del giardino. Nasreddin non ne sapeva nulla. Egli tornò a casa verso mezzanotte ed entrando in cortile vide, al chiaro di luna, che c’e ra qualcuno in giardino, sull’albero. – Moglie, ci sono i ladri – gridò. – Dammi in fretta l’arco e le frecce. La donna, mezzo addormentata, gli diede l’arco e le frecce senza dire una parola. Nasreddin piantò una buona dozzina di frecce nel suo vestito, poi gridò: – Adesso ti sarà passata la voglia di rubare in casa mia! E se ne andò a letto tutto contento. La mattina dopo si alzò di buon’o ra e corse in giardino a osser vare il ladro. Ma sull’albero non c‘e ra che il suo stesso vestito, pieno di buchi. Nasreddin si spaventò a morte e disse: – Dunque, era il mio vestito. Che fortuna! Che fortuna! – Come che fortuna? – gli gridò la moglie, arrabbiatissima. – Che fortuna che io non ci stessi dentro: mi sarei riempito di buchi la pancia. Così, quella volta, Nasreddin si salvò la vita. G. Rodari, Favole per bambini a testa in giù , Editori Internazionali Riuniti
IO
SCOPRO il testo narrativo
Chi sono i personaggi? ................................................................................................................................................................................... Chi è il protagonista? .. ..................................................................................................................................................................................... Qual è il tempo in cui si svolge la vicenda?
giorno • notte • giorno notte • giorno • notte I fatti sono narrati in ordine di tempo, cioè rispettando prima, dopo, infine? ...................
v
U.A. 1
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IL TESTO NARRATIVO
PERCHÉ OGNI TANTO SOLE E LUNA SPARISCONO Tra i tanti paesi del Cielo ce n’è uno dove regna una oscurità profondissima, e non brillano mai né Sole né Luna. Un giorno il Re di questo paese, stanco di vivere al buio, ordinò al più grosso e veloce dei suoi cani di rubare il Sole e di portarglielo, così i suoi sudditi avrebbero finalmente avuto un po’ di luce. Il Cane, obbediente, corse dietro al Sole, riuscì ad afferrarlo con la sua enorme bocca e se lo trascinò dietro. Ma dopo un po’ fu costretto a lasciarlo. Il calore dei raggi gli bruciava la lingua proprio come se avesse addentato fuoco puro: e infatti il Sole è una palla di fuoco, lo sanno tutti. Il suo padrone, allora, lo mandò a rubare la Luna, e il Cane non ci mise molto ad acchiapparla. Stava già correndo dal Re, tenendola stretta in bocca, ma a un certo punto non ce la fece più e dovette lasciarla andare, perché la Luna, gelida come ghiaccio, gli aveva fatto venire un tremendo mal di denti. Il Re si disperò: possibile che il suo popolo dovesse vivere al buio per l‘e ternità? Proprio non riusciva a rassegnarsi, e decise di provarci ancora. È per questo che ogni tanto Sole e Luna spariscono e il buio inghiotte il mondo: la colpa è del Cane del Re, che cerca di portarli via ma non ci riesce mai. Però gli uomini non lo sanno, e dicono che in quei momenti c’è un’e clissi: come se per spiegare quello che succede in Cielo bastasse una parola difficile! F. Lazzarato, Al buio - Fiabe notturne da tutto il mondo , Mondadori
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U.A. 1
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LE PAROLE PER DIRLO
IO
SCOPRO il testo narrativo
Questo brano racconta fatti:
realmente accaduti.
frutto della fantasia dell’autore.
I fatti sono narrati in ordine cronologico? Sì Lo scopo dell’autore è:
No
raccontare una storia. dare informazioni scientifiche. Questo racconto spiega in modo fantastico l’eclissi. Sai che cos’è? È l’o scuramento par ziale o totale del Sole o della Luna. È la distruzione par ziale o totale del Sole o della Luna.
IO
LAVORO sulla struttura
testo narrativo
Metti in ordine, numerando, le frasi chiave delle sequenze per ricostruire la trama, cioè l’ordine cronologico dei fatti.
Il Cane cattura il Sole, ma poi è costretto a lasciarlo. Ogni tanto il Sole e la Luna scompaiono dal cielo. Il Cane cattura la Luna, ma poi è costretto a lasciarla. In un paese non vi era né Sole né Luna. Il Re ordina al suo Cane di por targli il Sole. Il Re ordina al suo Cane di por targli la Luna. Il Re vuole provare ancora a catturare il Sole e la Luna. Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione, cioè la parte in cui si presenta la situazione iniziale; lo sviluppo, cioè la parte in cui si presentano i fatti; la conclusione, cioè la parte in cui si dice come la vicenda si conclude.
v
U.A. 1
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IL TESTO NARRATIVO
L’OMINO CHE AGGIUSTAVA LE LAMPADINE L’o mino delle lampadine non sostituiva quelle rotte, aggiustava proprio quelle fulminate. Come facesse nessuno lo sapeva. L’o mino delle lampadine girava per le strade gridando: – Gente, aggiusto lampadine! Di porta in porta ritirava quelle fulminate e se le portava a casa. Là, dicono, osser vandole controluce, con un colpettino dell’unghia riusciva a farle risplendere nuovamente. Altri dicono che addirittura le aprisse e le richiudesse. Certo è che il giorno dopo le riconsegnava perfettamente funzionanti. Siccome per ripararle chiedeva solo pochi centesimi, per la gente era un bel risparmio. Nuove, infatti, in quel paese non se ne compravano più, tanto che la locale fabbrica di lampadine rischiava di fallire. Ma un giorno non si udì più l’o mino gridare per le strade. M. Argilli, Una storia al giorno , De Agostini
IO
LAVORO sulla struttura
testo narrativo
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione; lo sviluppo. I testi narrativi hanno una conclusione. L’autore può concludere un testo in modi differenti. Scegli tra queste conclusioni quella che ti piace di più. 1. Conclusione normale Si scoprì in seguito che era stato rapito dal padrone della fabbrica di lampadine, che da quel giorno si arricchì sfruttandolo. 2. Conclusione con domanda Si dice che il padrone della fabbrica di lampadine, uomo molto potente, lo fece arrestare. Voi che ne pensate? 3. Conclusione aperta Scompar ve misteriosamente con il suo segreto. Nessuno si aspettava che un giorno sarebbe stato ritrovato in tutt’altra veste… 4. Conclusione con commento Diventato ricco, infatti, si era trasferito all’e stero per godersi i frutti del suo lavoro. Del resto se l’e ra meritato, dopo tanta fatica!
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U.A. 1
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LE PAROLE PER DIRLO
LA STORIA DEL CAMMELLO INTELLIGENTE C’e ra una volta un uomo che rubò un cammello. Semplicemente, salì in groppa e se andò. La gente non se ne accorse subito perché stava ancora dormendo. L’uomo attraversò il deserto cavalcando il cammello. Nel deserto faceva un caldo tremendo e l’uomo era molto stanco; montò la sua tenda e si sdraiò all’o mbra. Il cammello ebbe allora un’idea e strisciando s’infilò nella tenda anche lui. L’uomo urlò per la paura. Il cammello occupava tutta la tenda! L’uomo non poteva più uscire da lì, perché il gigantesco animale bloccava l’ingresso. L’uomo, prigioniero nella propria tenda, cominciò ad agitarsi e a piangere. Ma il cammello non se ne curò affatto. Rimase dov’e ra, immobile come una montagna, in attesa che arrivasse qualcuno. La gente si era già messa alla ricerca del cammello e poté udire da lontano le urla. L’uomo venne preso a bastonate e cacciato via. Al cammello venne offerto dello zucchero e tutti lo lodarono perché era un cammello tanto intelligente. U. Wölfel, 28 storie per ridere , Kalandraka
IO
CONOSCO il testo narrativo
Indica con una X la giusta trama di questo racconto.
Un uomo ruba un cammello. L’uomo si sdraia in una tenda. Il cammello entra nella tenda. L’uomo si spaventa e urla. Gli abitanti del villaggio sentono le urla dell’uomo. Gli abitanti del villaggio puniscono l’uomo e premiano il cammello. Un uomo ruba un cammello. Il cammello si addormenta davanti alla tenda. Il cammello si spaventa e urla. Gli abitanti del villaggio accorrono. Gli abitanti del villaggio puniscono l’uomo e premiano il cammello.
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LA DESCRIZIONE
LA TANA DELLE DELIZIE Iunia guardò in su e disse: – Dai, vieni, dentro! Clelia infilò le gambe nella finestrella e si lasciò scivolare fino al pavimento. Il seminterrato nel quale si erano intrufolate non era bello: aveva il pavimento di cemento e le pareti erano un po’ scrostate. Ma quello che ci stava dentro… era una meraviglia! Le pareti erano tappezzate di scaffali che traboccavano di barattoli, lattine, scatole e scatolette. Tutta roba da mangiare, gustosa e sopraffina. Lo scantinato era di Ernesta e Lidio. Ernesta e Lidio erano molto anziani. Lui era alto e magro, lei era bassa e tonda. Lui camminava barcollando e lei si appoggiava a un bastone. Lui era antipatico come una puntura di zanzara sotto l’e lastico delle mutande e lei era insopportabile come una piuma sotto il naso se hai le mani legate. Lui era sordo come una campana e lei parlava troppo e troppo ad alta voce. Ernesta e Lidio avevano due grandi passioni: mangiare e viaggiare. Quando viaggiavano prendevano cibo, tanto cibo: se non riuscivano a mangiarlo tutto lo portavano a casa e lo conser vavano. Finiva tutto giù nello scantinato, che era il luogo del grande segreto di Iunia e Clelia. Ogni tanto si infilavano lì sotto e assaggiavano qualcosa. A. Strada, La scorpacciata , DeA Planeta Libri
IO
SCOPRO la descrizione
Questo è un testo narrativo. L’argomento del racconto è: l’avventura di due bambine in uno scantinato. la storia di Ernesta e Lidio. Le parti del testo scritte in azzurro sono: descrizioni. fatti che accadono. Nei testi narrativi la descrizione serve per: far immaginare l’ambiente, i personaggi e le situazioni. raccontare fatti importanti nello sviluppo della vicenda.
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Nei testi narrativi spesso sono inserite descrizioni.
LE PAROLE PER DIRLO
IL LIBRO DEI LABIRINTI Andrea era nello studio del nonno con Boris, un gatto scuro e misterioso come quelli delle streghe. Fuori pioveva molto forte e il vento strapazzava gli alberi; il cielo era quasi nero, percorso da lampi. Nell’aria risuonavano paurosi e assordanti rimbombi. La stanza era una stanza grande. Si sentiva il profumo dei libri polverosi, sistemati su alti scaffali. Quello che incuriosiva di più Andrea era il grande libro sotto il gufo impagliato. Appoggiò la scala di bambù contro la libreria, salì, afferrò il libro e cominciò a tirare, ma a un tratto perse l’e quilibrio e cadde a terra. Andrea prese il libro, lì vicino ai suoi piedi, e iniziò a sfogliarlo; ogni pagina raffigurava un diverso disegno di labirinto e anche la scrittura cambiava. Lo sfiorava con le mani, sentiva la carta, spessa, sottile, pergamena, papiro, corteccia d’albero, vecchio tessuto. IO SCOPRO la descrizione Un foglio luccicava. Era d’argento scuro e inciso con sinistre figure di mostri che si Che cosa ti permette di “vedere” inseguivano per un sentiero intricato. Era una lo studio del nonno di Andrea? meraviglia. La descrizione. Gli occhi dei draghi parevano muoversi rossi I fatti che accadono nel racconto. e verdastri alla luce dei lampi. Andrea seguì L’autore per descrivere utilizza i sensi. con l’indice il cammino percorso da Osserva le parti scritte in colore un serpente piumato. nel testo e indica a quale senso si Fu allora che sentì come una scossa leggera. riferiscono, colorando i cerchietti. Cercò di staccare la mano dalla pagina… la vista l’udito M.R. Vismara, Mi piace leggere , Nicola Editore
il tatto
l’o lfatto
Per descrivere si utilizzano i dati sensoriali.
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LA DESCRIZIONE
SPECULOTTO E ROSAMUNDA Speculotto è uno specchio magico. Magico nel senso che fa magie? No, magico nel senso che riflette la gente come gli pare. Vi spiego meglio: se chi si guarda gli sta antipatico, lo riflette con la faccia storta o con i denti da coniglio o con un corno in fronte. Se chi si guarda gli è simpatico, lo riflette più bello di quello che è. Speculotto è innamorato della principessa Rosamunda, che è buona e dolce, ma non tanto bella. Ha i capelli stopposi come la paglia, ma Speculotto glieli riflette lucenti come la seta. Ha gli occhi gialli come quelli della civetta, ma lui glieli riflette neri e dolci come quelli del cerbiatto. Ha la pelle ruvida e piena di brufoli, ma lui gliela riflette liscia come il velluto. È proprio innamorato. Tanto innamorato che chiede alla fata Maurizia di trasformarlo in un principe. – Va bene – dice la fata. Schiocca le dita e… zac! Eccolo trasformato. Non è proprio un bel principe, ma quando Rosamunda lo vede se ne innamora lo stesso. E così Speculottto e Rosamunda si sposano e vivono felici e contenti. G. Campello, È autunno - Una storia al giorno , Edizioni EL
IO
SCOPRO la descrizione
Quali sono i tre aggettivi che descrivono Rosamunda? ...................................................................................................................................................................
Completa i paragoni utilizzati nelle descrizioni.
Capelli stopposi come Lucenti come
....................................................
Occhi gialli come
................................................
Neri e dolci come
..............................................
Pelle liscia come
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....................................................
..................................................
Per spiegare le caratteristiche di una persona, un animale, un ambiente... si usano gli aggettivi o i paragoni.
LE PAROLE PER DIRLO
LA CASA DELLE STREGHE Ecco com’e ra la casa delle streghe. Aveva il tetto aguzzo e appuntito come una matita appena temperata. Le finestre erano tutte sbilenche. Era circondata da un giardino pieno di erbacce e piante carnivore. Se tocchi o sfiori con le mani le ortiche urticanti ti gratti per mezz’o ra. Naturalmente sto parlando di piante stregate, di quelle che, se passi di lì, ti dicono come se niente fosse: – Ciao, come va la vita? E, se ti azzardi a non rispondere in maniera educata, ti mangiano in un boccone. Dal camino, giorno e notte, uscivano fumi colorati, odori nauseabondi, note stonate, risate, urla, gorgheggi, sibili e miagolii. Vi dico la verità. Pochi, e certamente solo i più coraggiosi, si erano arrischiati a passare di lì. G. Campello, Tre streghe in città , Edizione EL
IO
LAVORO sulla descrizione
Qual è la casa delle streghe?
Per descrivere, l’autore usa un paragone. Sottolinealo in rosso nel testo. Sottolinea nel testo i differenti dati sensoriali usando i colori indicati. il tatto l’o lfatto l’udito
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LA DESCRIZIONE
IO E L’UOVO DI PASQUA Tanto per cominciare mi presento. Ho otto anni e mi chiamo Mario. Non sono né alto né basso, più magro che grasso. Ho l’e rre moscia, ho qualche peletto sulle gambe. Non ho fratelli: ho sempre desiderato un fratello. Mi piacciono le parole e non mi piacciono i numeri. Mi piace la pasta bianca e non mi piace il pomodoro. Mi piace accompagnare la mamma dalla parrucchiera e non mi piacciono i miei piedi, perché c’è un dito in mezzo che è più lungo degli altri e non è per niente bello da vedere. Per questo non mi piace andare in piscina. E neanche al mare. E odio tutte le scarpe con le dita fuori. Non ho mai desiderato un peletto. Bene, ora che ci conosciamo posso passare alla storia. Tutto è cominciato con quell’uovo di Pasqua. Già appena scartato, ho capito che non eravamo esattamente fatti l’uno per l’altro. Invece di essere del normale colore del cioccolato, era un uovo tutto bianco, come papà quando si mette a torso nudo per andare a tagliare la siepe: per niente bello da vedere. La sorpresa, poi, sembrava pensata apposta per farmi venire il ner voso: una calcolatrice, grande più o meno come una bustina di figurine. Ve l’ho detto, i numeri non mi piacciono. Peggio di così potevo trovare solo un paio di sandali. M. Sala Gallini, Il segreto delle tabelline , Mondadori Junior
IO
LAVORO sulla descrizione
Per descrivere una persona o un animale si può descrivere l’aspetto fisico, ma anche il carattere e le abitudini.
Mario inizia a raccontare la sua storia presentandosi. Sottolinea nel testo: in la descrizione del fisico; quella del carattere, delle abitudini e delle preferenze. in
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U.A. 1
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LE PAROLE PER DIRLO
IL PROFESSOR ROSSI E IL LADRO Il professor Rossi aveva una bella casetta in campagna: era una villetta a un solo piano, con tende colorate alle finestre e un bel tetto rosso. Attorno alla casa c’e ra un piccolo giardino pieno di fiori, chiuso da un recinto non troppo alto. Il professor Rossi amava coltivare le aiuole e per questo trascorreva molti pomeriggi nel suo giardino. Gli faceva compagnia Drago, il suo cane, un mastino napoletano di settanta chili. In uno di quei pomeriggi, mentre il professore piantava petunie, Drago cominciò ad abbaiare furiosamente. – Bel cane – disse una voce che il professor Rossi non conosceva, – è sempre così feroce? Il professore notò vicino al recinto una persona che non aveva mai visto prima. Era un piccolo ometto con gli occhi piccoli e furbi, e un sorrisetto falso sulla faccia. Se l’avesse guardato bene, il professore forse si sarebbe accorto che di quegli occhi furbi e di quel sorrisetto falso non ci si poteva fidare. Infatti l’o metto era un ladro. S. Bordiglioni, Can che abbaia non morde , Edizioni EL
IO
LAVORO sulla descrizione
Sottolinea nel testo: in le parti che descrivono l’ambiente; le parti che descrivono le abitudini del protagonista; in le parti che descrivono il ladro. in In questo racconto: ci sono solo descrizioni. ci sono descrizioni e un racconto di fatti. Il disegnatore non ha letto bene il testo e ha compiuto tre errori. Trovali e indicali con una X.
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U.A. 1
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LA DESCRIZIONE
LE MIE VACANZE DAI NONNI Eccomi qui in auto con mamma e papà. Ci inerpichiamo per le cur ve strette di queste strade deserte e assolate, tra colline verdissime e campi di girasole in basso. Poi finalmente vediamo l’indicazione Agriturismo Le Rose e ci immergiamo nella stretta galleria verde che è il sentiero dei nonni. All’ultima cur va papà suona il clacson per avvertire del nostro arrivo. Ed ecco la casa, i nonni che si affrettano al cancello e Nerone che scodinzola. Di questa casa mi piace tutto: i muri spessi che mantengono fresche le stanze, il pergolato di rose che fa da tetto profumato al grande tavolo dove si mangia quando ci sono gli ospiti, la mia camera affacciata sulla valle. La cucina che sa di buono, di frutta e delle torte che la nonna prepara ogni giorno. E infine mi piace il silenzio, che è un silenzio speciale, rumoroso: il vento che muove le foglie, le api che ronzano, gli uccelli chiacchieroni, le cicale che si corteggiano, le rane che gracidano. E Nerone, un cagnone simile a un terranova. Quando lo accarezzo sento tra le dita il suo pelo liscio, morbido e caldo. Invece di abbaiare, borbotta come una caffettiera sul fuoco. Il cane, alla prospettiva di una passeggiata nei boschi, ha cominciato a girarmi intorno scodinzolando forsennatamente. È sempre stato un vero amico, ma da quando sono finalmente diventato più alto di lui gli voglio ancora più bene. – Forza, Nerone, andiamo – e abbiamo preso la strada per le cascatelle. Un’annusata ai fiori, uno scatto alla rincorsa di chissà chi, un ritorno ciondolando e, dopo varie ripetizioni di questa sequenza, siamo arrivati alla polla d’acqua creata dalle piccole cascate. Le vacanze dai nonni iniziano davvero solo quando mi levo le scarpe da ginnastica e immergo i piedi nell’acqua freddissima. Per Nerone è un segnale: si butta in acqua anche lui, salta, nuota, poi torna e, prima che riesca ad allontanarlo, si scuote spruzzandomi completamente. G. Alvisi, Piccolissimo me , Piemme
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LE PAROLE PER DIRLO
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CONOSCO la descrizione
Colora le parentesi di fianco al testo: in per la descrizione dell’ambiente; per i dati sensoriali. in Leggi questa descrizione.
Finalmente stiamo arrivando. Quando finisce il sentiero iniziano le mie vacanze dai nonni. I miei nonni sono giovani-vecchi perché hanno l’allegria dei bambini e la calma degli adulti. Sono sempre in movimento, adorano la natura. Ogni giorno hanno l’abitudine di fare una passeggiatina nei boschi e quando mi portano con loro mi sembra di vivere avventure fantastiche. Vestiti con camicia a quadretti, pantaloni di velluto e cappellacci di paglia, sembrano due esploratori della giungla. Che cosa descrive? Indica con più X. Il carattere. Le abitudini. L’abbigliamento. L’aspetto fisico. Segna con * in quale punto del racconto inseriresti la descrizione che hai letto. Modifica questa descrizione dell’ambiente, cambiando le caratteristiche delle strade, delle colline e dei campi. Strade deserte e assolate Strade ............................................................................... Colline verdissime ............................................................................................................................ Campi di girasole in basso ....................................................................................................
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NARRATIVO FANTASTICO
TUONI E FULMINI Il tuono e il fulmine litigavano tutte le volte che c’e rano nuvoloni nel cielo. Un giorno il lampo si rivolse con lo sguardo infuocato al tuono ed esclamò: – La vuoi smettere di seguirmi sempre, ovunque io vada? Non faccio in tempo ad accendermi che in pochi secondi arrivi tu e rovini ogni cosa con il tuo vocione. Seguì un silenzio imbarazzato, ma, proprio come diceva il lampo, il tuono tuonò presto la propria risposta. – Sei tu che non mi aspetti mai! Sei una saetta e non riesco a tenere il tuo passo, quindi mi tocca strillare per dire la mia. – Bada che ti fulmino! – continuò a lamentarsi il lampo. D’improvviso, tra borbottii e lamentele, il cielo si aprì e dalle nuvole grigie sgusciò un bellissimo arcobaleno variopinto. Il lampo e il suono smisero di battibeccare e guardarono ammirati quello splendido spettacolo. – Però alla fine – concordarono soddisfatti – facciamo sempre un ottimo lavoro! E anche la pioggia cessò. A. Valente, Favole dell’ultimo minuto , Gallucci
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SCOPRO il racconto fantastico
Chi sono i personaggi di questo racconto? …....................................................................................................................………………
Sono elementi reali o fantastici? ...................................................................... Che cos’è fantastico nel racconto?
Il tuono e il lampo appaiono insieme durante il temporale. Il tuono e il lampo si comportano come esseri umani.
IO
LAVORO sulla struttura
Il racconto fantastico è un testo narrativo che ha uno o più elementi non reali: un personaggio, l’ambiente, il tempo.
racconto fantastico
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione
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LE PAROLE PER DIRLO
LA BAMBINA E LA STREGA Era arrivato il tempo di raccogliere le noci e il vecchio Toni entrò nel bosco. Si sedette un attimo a riposare su un muretto. All’o recchio gli giunse il suono di un pianto leggero. Scoprì, dietro a un albero, una bambina in lacrime che indossava una curiosa mantellina e un cappuccio rossi. La bambina si asciugò gli occhi: – Mi ero fermata a raccogliere un mazzolino di primule, quando è arrivato il lupo. Mi ha chiesto per chi erano i fiori... Io mi sono spaventata, sono scappata e ho perso la torta. – Un lupo che parla: è una storia incredibile. Sembra la favola di Cappuccetto Rosso... – commentò il vecchio Toni. – Ma è naturale, perché io sono Cappuccetto Rosso! – strillò la piccola. – E ora che cosa porto alla nonna? Quella bambina che dichiarava di essere il personaggio di una fiaba lo confondeva un po’. Però siccome non poteva sentire piangere un bambino, si offrì di riempirle il cesto con le sue noci, se l’avesse aiutato nella raccolta. Cappuccetto Rosso smise di piangere. Accompagnò il vecchio fino ai suoi alberi di noce e con lui raccolse i frutti caduti a terra. Quando la sua cesta fu piena ringraziò il vecchio, imboccò il sentiero e disse: – Signore, se incontra una vecchietta che vuole farle assaggiare del marzapane, stia attento perché è una strega. L’ho incontrata io! S. Bordiglioni, Sentieri da favola , Car thusia
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SCOPRO il racconto fantastico
Quali sono i personaggi di questa storia? .............................................. .........................................................................................................................................................................
Quale personaggio è fantastico? ...................................................................... Quale è realistico? ...................................................................... Il contenuto, cioè i fatti raccontati, è:
realistico.
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fantastico.
LAVORO sulla struttura
racconto fantastico
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione
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NARRATIVO FANTASTICO
I TELEVISORINI Nelle case della CITTÀ AL CONTRARIO, i televisorini guardavano tanto i bambini. Li guardavano ore e ore e ore. Le loro mamme li sgridavano sempre. Sentite mamma T: – Quante volte devo dirti che non ti fa bene guardare così tante ore i bambini? – Va bene, va bene, prometto che non lo farò più – rispondeva il figlio Tu. Ma era un televisorino disubbidiente, e appena la mamma usciva ricominciava a guardarli. Li guardava giocare, saltare, litigare. – Almeno guardali quando studiano! – gridava la mamma. – Ma non studiano quasi mai – rispondeva il televisorino. – Comunque, se capiterà li guarderò studiare, te lo prometto. Durante le vacanze di Natale, la situazione nel paese di Oirartnoc peggiorava. Le scuole erano chiuse, fuori faceva freddo: i bambini stavano tutto il giorno in casa a guardare i televisori e i televisorini stavano tutto il giorno lì a guardare i bambini. – Guardate cose educative! – si sgolavano le mamme dei televisorini. – Per esempio i bambini che leggono. Ma loro preferivano guardare i bambini scatenati, quelli che saltavano come cavallette sui divani e sulle poltrone urlando a più non posso. Quelli che ne combinavano di tutti i colori. V. Lamarque, Mettete subito in disordine! , Einaudi Ragazzi
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LAVORO sul racconto fantastico
I n quale luogo si svolge la vicenda? .................................................................................................. È un luogo fantastico o reale? .................................................................................................................. Qual è l’oggetto reale che diventa personaggio fantastico? .............................................................................. Qual è il contenuto di questo racconto? Completa. A Oirartnoc le mamme dei televisorini non vogliono che i loro figli passino troppo tempo guardando ..................................................................................................... I televisorini sono:
simili ai bambini nel comportamento.
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completamente diversi dai bambini.
LE PAROLE PER DIRLO
L’EXTRATERRESTRE SOLITARIO Si chiamava Plink 48 , l’ultimo abitante del pianeta Plonk , intorno alla stella Plenk , nella galassia Plunk . Un bel giorno se ne andò pure lui, lasciando il suo povero Plonk disabitato. Fece rotta verso la Terra, di cui aveva sempre sentito parlare. Arrivato in meno di un millennio di viaggio, parcheggiò l’astronave sotto un pino, ma il colore verde smeraldo della sua pelle, le sue sette braccia, i tredici occhi e le orecchie sotto le ascelle attirarono inesorabilmente gli abitanti del luogo, che subito accorsero per non perdere la novità. L’indomani i giornali titolarono: C’È VITA SUL PIANETA PLONK? Non ti dico la sorpresa di Plink 48 che dopo aver fatto colazione con otto cornetti, un cappuccino e una fetta di salame con la marmellata si mise tranquillo a sfogliare i giornali. Tanto fu sorpreso che rilesse i titoli due o tre volte! – Davvero c’è vita su Plonk? – borbottò. – E io che me ne sono andato. Sciocco che sono! Io sono qui e la vita è lassù! Gli bastò mezzo secondo per prendere la decisione: sarebbe tornato al suo paese. Saltò sull’astronave e arrivederci ai terrestri. Di lui e di Plonk non si seppe più nulla. A. Valente, Favole dell’ultimo minuto , Gallucci
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LAVORO sulla struttura
racconto fantastico
Segna con una parentesi di fianco al testo:
l’introduzione lo sviluppo la conclusione Metti in ordine le frasi chiave delle sequenze per ricostruire la trama, cioè l’ordine cronologico dei fatti. Plink 48 arriva sulla Terra. Plink 48 riparte per il suo pianeta. I giornali della Terra informano che su Plonk c’è vita. Plink 48 abbandona il suo pianeta Plonk perché non c’è più nessuno.
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NARRATIVO FANTASTICO
IL FACCONTO RANTASTICO!!! Eravamo in casa, tranquilli, a guardare la televisione, quando la porta dello sgabuzzino si è aperta con violenza: la scopa, lo spazzolone, l’aspirapolvere e la paletta sono entrati in salotto e ci hanno legato con gli strofinacci. – Adesso basta! – hanno detto. – Dopo secoli di sfruttamento, abbiamo deciso che è tempo di conquistare il potere. Da questo momento siamo liberi! Così hanno preso il comando: hanno cominciato a dormire nei nostri letti e a sedersi sul divano. Noi vivevamo rinchiusi nello sgabuzzino e ogni giorno, a turno, venivamo usati a testa in giù per pulire i pavimenti o adoperati per spolverare. Ci intingevano nel detersivo e ci strofinavano energicamente a terra. Un giorno la scopa ha detto con arroganza: – Quando uno di voi si consumerà, gli metteremo un calzino in testa e lo trasformeremo in un cavallino! Mentre rideva beffarda, mio fratello si è messo a singhiozzare: – Non voglio fare il cavallino a una scopa… Era troppo. Così ho raccolto un po’ di sporcizia e ho attirato l’aspirapolvere piccolo, che non ha resistito. Mentre mangiava goloso, l’ho afferrato per il tubo e ho urlato: – Nessuno si muova! Tornate nello sgabuzzino o sarò costretta a far male a qualcuno! Scopa e spazzolone si avvicinarono ringhiando, ma io continuavo a stringere il collo del piccolo aspirapolvere. Lo so, è stato brutto, ma non c’e ra altro da fare. A quel punto, mamma e Leo li hanno afferrati da dietro e con un gesto rapido li abbiamo immobilizzati.
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LE PAROLE PER DIRLO Dopo qualche minuto una decina di scope volanti è atterrata in giardino. – Ottimo lavoro! – mi fa la più grande di loro. – Ogni volta che si avvicina Halloween succedono cose come queste: sapete, le scope di casa ci vedono svolazzare e si fanno delle idee strane. Li hanno presi tutti, scope, spazzoloni e anche l’aspirapolvere, e li hanno portati a fare un giretto tra le nuvole del quartiere. L’aria fresca fa miracoli: al ritorno erano quelli di sempre. – Non vi dovete preoccupare – hanno detto le scope volanti salutandoci. – Hanno dimenticato tutto! Ma da quella volta chiudiamo sempre lo sgabuzzino a chiave. S. Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB , Il castoro
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CONOSCO il racconto fantastico
Lo scopo di questo racconto è:
raccontare ciò che potrebbe accadere in uno sgabuzzino. raccontare una storia fantastica per divertire. I personaggi sono persone ed elementi reali che ....................................................................................................... Scrivi R se l’elemento è reale, F se è fantastico. • Lo sgabuzzino. • La bambina che racconta, la sua mamma e Leo. • I fatti che accadono. Il luogo e il tempo del racconto sono: realistici. fantastici. Il tempo in cui avviene la vicenda è ..................................................... Il luogo è in cui si svolge la vicenda è ................................................
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CONOSCO la struttura
racconto fantastico
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione Il titolo, prima ancora di leggere il racconto, ti fa capire che ..................................................................................................................................................................................
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NARRATIVO REALISTICO
VOGLIO UN CANE Oggi è il mio compleanno e io avevo chiesto ai miei genitori un unico regalo, cioè quello che desidero di più al mondo: un cane. E per una settimana loro mi hanno spiegato che non abbiamo spazio (non è vero, intorno alla nostra villetta c’è un giardino dove mamma coltiva le dalie e papà i pomodori), che sono allergico al pelo degli animali (abbraccio e accarezzo tutti i cani che incontro e non mi è mai scappato uno starnuto), che non sapremmo dove lasciarlo (Alice, una mia compagna, conosce una signora che fa la dog-sitter, cioè la bambinaia per cani), ecc. ecc. Ho messo su il peggior muso della mia vita. Non mi interessano tute, pastelli, puzzle e altre cose del genere. VOGLIO UN CANE! Oggi è il gran giorno e io torno da scuola più immusonito che mai, deciso a non spegnere nemmeno le candeline della torta, in segno di protesta. – Alt! Non entrare. C’è una sorpresa! – dice papà. Paoletta spalanca la porta e… non succede nulla. Nessuna creatura pelosa a quattro zampe mi corre incontro uggiolante e festante. E che cosa vedo al centro della stanza? Una gabbia con due minuscoli uccelli saltellanti. Nonostante tutto sorrido. Mi piacciono. Non sono un cane, certo, ma si possono toccare e magari accarezzare. I. Benini, Ma un cane è un’altra cosa! , Mondadori
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SCOPRO il racconto realistico
Il personaggio principale di questo racconto è ................................................................................................ Il tempo in cui avviene la vicenda è ................................................................................................................................. Il luogo in cui si svolge la vicenda è .................................................................................................................................. Personaggi, tempo e luogo sono reali o fantastici? ......................................................................................
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LAVORO sulla struttura
Racconto realistico
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione
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LE PAROLE PER DIRLO
UNA SCATOLA ARRUGGINITA In questa vacanza i miei compiti sono i seguenti: fare la spesa e i letti e aiutare mia mamma nel suo lavoro di ricerca, tirando fuori le cartelle e mettendole in ordine secondo la data. Oggi piove a dirotto. Io sono stata un bel po’ a cincischiare, poi mi sono decisa a cominciare la mia solita fatica quotidiana. Sono salita su un panchetto per arrivare agli scaffali più alti e ho scoperto che, dietro una fila di cartelle polverose, c’e ra una piccola scatola di latta, mezza arrugginita. L’ho posata sulla tavola. Cosa ci poteva essere dentro? Ahi, ahi, la scatola era chiusa da una piccola serratura. Non mi sono certo fatta fermare da questo; non per nulla mi chiamano Curiosik! La scatola, dopo un po’ di resistenza, si è aperta. Proprio in quel momento ho sentito rientrare la mamma, e non mi piaceva che mi vedesse frugare tra i documenti. Così ho nascosto precipitosamente il tutto sotto un pacco di scartoffie. Non c’è stato verso, in tutto il giorno, di tirar fuori la mia scatola in santa pace. Perciò la mattina dopo ho messo la sveglia alle sei sul cellulare infilato sotto il cuscino, e quando l’ho sentito vibrare mi sono alzata. Non potevo più resistere. DOVEVO guardare cosa c’e ra nella scatola. E se ci fosse stato un tesoro? Avremmo potuto tenercelo io e la mamma? V. Cercenà, Diario allo specchio , Edizioni EL
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LAVORO sulla struttura
Racconto realistico
Vai a pagina 30 per ricordare i possibili modi di concludere un testo narrativo. Questo racconto termina con una conclusione ...................................................................................... Scrivi tu, sul quaderno, un’altra possibile conclusione.
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NARRATIVO REALISTICO
COME EVITARE LA ZIA EUNICE Arthur non voleva vestirsi elegante. Non voleva andare a trovare zia Eunice. – Voglio rimanere qui coi miei vestiti vecchi a guardare il mio programma preferito – disse Arthur. – Be’, invece tu vieni con me a trovare zia Eunice, e questo è quanto. E ti vesti elegante, e questo è quanto. – Va bene – disse Arthur. La mamma di Arthur era sorpresa. Arthur si mise la camicia bianca e il suo bel completo nuovo e la cravatta che zia Eunice gli aveva regalato per il suo ultimo compleanno. Si mise le scarpe nuove lucide. Non appena si fu vestito, Arthur andò in cucina. Aprì il frigorifero. Si versò un bel bicchierone di succo d’uva. Quasi tutto il succo d’uva finì sulla camicia bianca e sul bell’abito nuovo e sulla cravatta. Poi uscì in cortile. In pochi minuti le sue belle scarpe nuove lucide erano tutte infangate. La mamma era triste. – Santo cielo – disse. – Hai rovinato tutti i tuoi bei vestiti. Non puoi venire da zia Eunice ridotto così. Dovrai rimanere a casa. Così Arthur si cambiò e tornò a mettersi i suoi blue jeans e il suo maglione e le sue comode scarpe vecchie. La mamma andò a trovare zia Eunice e Arthur dovette rimanere a casa a guardare il suo programma preferito alla TV. F.P. Heide, Storie per bambini per fetti , Bompiani
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LAVORO sul racconto realistico
I personaggi, i fatti, il luogo e il tempo di questo racconto sono:
realistici. fantastici. Arthur è un bambino che: esiste veramente. è stato inventato dall’autrice.
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Nel racconto realistico i personaggi possono essere inventati dall’autore o autrice per raccontare fatti realistici, cioè che possono realmente accadere.
LE PAROLE PER DIRLO
UN TARLO Una sera di maggio, nel buio della stanza mi par ve di sentire un rumore che mi tenne sveglio. Subito pensai: “C’è qualcuno nella stanza”. Accesi la luce: mio fratello dormiva tranquillo, la porta era chiusa, tutto era a posto. “Si vede che me lo sono sognato” e spensi la luce. II rumore ricominciò: un rumore strano, come di qualcuno nascosto nell’armadio che mi spia dalla fessura. Forse un ladro. O un fantasma. Riaccesi la luce: aprii tutti i cassetti, guardai sopra e sotto. In quel momento si aprì la porta ed entrò la mamma. – Perché non dormi? – mi chiese. Allora le dissi di quel rumore che sentivo nella stanza. – Sarà un tarlo – disse. E cominciò a esplorare il vecchio cassettone, mentre io cercavo di immaginare l’animale sconosciuto che aveva quel nome. A un tratto la mamma mi indicò con il dito un mucchietto di polverina gialla vicino a un piccolo foro nel legno. – Vedi? È lui! Lui lavora di notte mentre noi dormiamo. È un bruchino che scava nel legno la sua galleria. – E il mattino esce? – No, il suo riposo è più lungo. E mentre dorme si trasforma. – Si trasforma? E che cosa diventa? – Se tieni d’o cchio questo forellino, un giorno lo vedrai, quando uscirà! E un mattino dal buchino della galleria uscì una piccola farfalla che volò sulla trave del soffitto. M. Lodi, Il cielo che si muove , Editoriale Scienza
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CONOSCO il racconto realistico
Il luogo in cui si svolge la vicenda è un ambiente:
reale. fantastico. Il tempo è: definito. indefinito. I fatti narrati potrebbero accadere nella realtà? Sì I fatti sono narrati in ordine cronologico? Sì No
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Imparare CON LE
MAPPE
IL TESTO NARRATIVO
SCOPERTA
Hai scoperto che i testi narrativi raccontano storie vissute da uno o più personaggi. I testi narrativi, a seconda del loro contenuto, possono essere realistici o fantastici. I personaggi dei testi narrativi possono essere realistici o immaginari. a storia si svolge sempre in un certo tempo e in un certo luogo L che possono essere reali o fantastici. a struttura del testo narrativo ha un’introduzione, uno sviluppo L e una conclusione. ei testi narrativi sono spesso presenti le descrizioni dei luoghi, N dei personaggi e delle loro abitudini. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci il testo narrativo. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
TESTO NARRATIVO Scopo ................................................
storie.
Struttura Introduzione ............................................................... ...............................................................
Racconto fantastico Personaggi, tempo, luogo: reali o fantastici. Almeno un elemento è fantastico. Sono spesso inserite ................................................ di luoghi, personaggi...
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Racconto realistico Personaggi, tempo, luogo: reali o ................................................ .
SOLE e Luna B. Masini, Bambine , Edizioni EL
Sole era nata prima, Luna due anni dopo. Una era bionda con gli occhi chiari, l’altra aveva occhi e capelli scurissimi, e non si somigliavano nemmeno un po’. Le sorelle non litigavano mai, non si contendevano i giocattoli, non facevano i capricci perché una aveva fatto un dispetto all’altra, non erano gelose delle attenzioni di genitori e nonni. Erano adorabili. “E allora, che storia stai raccontando?” penserà qualcuno, sapendo che nelle storie ci dev’e ssere sempre qualcosa che non va perché siano interessanti. Be’, questo è vero, però a volte abbiamo bisogno anche di storie tranquille, normali, che ci mettano serenità e non ci facciano arrabbiare o soffrire per il triste destino di uno dei personaggi. Mettiamo che Sole fosse bella e Luna brutta: saremmo tutti dispiaciuti per Luna e terremmo per lei. Ma qui abbiamo due sorelle che vanno d’accordo, che si vestono in modo diverso, che hanno gusti diversi: a Sole piacciono le cose salate, il rosso e i rettili, mentre Luna ama gli animali con il pelo, le cose dolci e il colore viola. Sono comunque due personaggi interessantissimi: perché è straordinario che due sorelle vadano sempre d’accordo. E un‘altra cosa tipica delle storie è che ci raccontano sempre qualcosa di strano o di particolare, non le cose normali. È per questo fatto che Sole e Luna, bizzarre come sono per il fatto di andare così d’accordo, si meritano una storia tutta per loro. Anche se, dopo un po’, proprio perché sono così adorabili e garbate, non c’è più niente da raccontare e quindi la storia dev’e ssere cortissima e finire molto presto.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
Ti è piaciuta questa storia? Ti piacciono le storie “tranquille” o preferisci quelle piene di colpi di scena e di avventure stravaganti? Hai mai letto una storia che ti abbia fatto “soffrire per il triste destino di uno dei personaggi”? Racconta.
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A C I LOG
! ! ! e t n me
Le trame delle storie rispettano logica. Ma in questa storia… la logica dov’è finita la logica logica?
Un’avventura di Ranocchia... La rana Ranocchia a volte si mette nei guai perché, secondo lei, il pericolo non esiste. Non sa che è sempre in agguato. Anche questa volta ha vissuto una disavventura, ma, per fortuna, è finita bene! Ranocchia è arrivata dalle Rane Giganti che l’hanno accolta come una cucciola da coccolare e anche da viziare! Osserva le immagini che raccontano l’avventura di Ranocchia. È tutto a posto? La logica dice no! Il disegnatore si è proprio distratto! C’è una sequenza completamente sbagliata.
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La sequenza sbagliata è la numero ...............
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Il disegnatore si è accorto della sua distrazione. Però ora ti mette alla prova. Ha scambiato l’ordine logico di due sequenze del racconto. Riuscirai a trovarle?
… finita molto bene Guardate! Oggi Ranocchia viene incoronata regina delle Rane Giganti. Perché? Ranocchia ormai da tempo viveva nello stagno delle Rane Giganti, ma si sa, lei è curiosa! Una mattina decise di fare una passeggiata. Nei pressi dello stagno però vide un uomo che stava abbandonando un grosso bidone. Ranocchia in questo caso capì il pericolo: inquinamento!! E allora si mise a urlare: – La maledizione dello stagno scenderà su di te! L’uomo, terrorizzato, si caricò il bidone sulle spalle e se la diede a gambe. Le Rane Giganti, che erano accorse, festeggiarono Ranocchia e le riser varono una grande sorpresa.
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Le due sequenze scambiate sono la numero ............... e la numero ...............
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risolvere problemi
POSSO FARE!
Ce la
Quante volte hai detto o pensato: Non sono capace!”, capace! “Non Non ce la farò mai!”, mai! “Non Sono una schiappa!”. schiappa! “Sono Avresti voluto che un anello fatato… ZAC… ti tirasse fuori dai guai; ZAC avresti voluto essere un mago o una fata con una bacchetta magica…
PER TUTTE LE FATE DEL MONDO Ciò che sappiamo delle fate viene dalle fiabe. Poi ci sono le fate che ci circondano, non meno sorprendenti… Ma tu, che fata che sei? Sì, proprio tu, bambina dall’apparecchio che sorridi al mondo. Tu, quella con le orecchie a sventola che cerchi sempre di nascondere sotto i capelli. Sì, tu che ti senti troppo piccola. Sei una fata. Siete tutte fate. Perché le fate trasformano il mondo. Sono magiche. Anche voi. Basta vedere come ve la cavate ogni giorno: la fatica di andare a scuola, le materie odiose. E come sapete goder vi le meraviglie: le materie belle, gli amici speciali. Essere fate è così. Essere capaci di cogliere i prodigi nascosti nelle cose più piccole, quelli che le sanno trasformare in cose grandi e importanti. Che riescono con fatica “a farcela”. B. Masini, Che fata che sei , Einaudi Ragazzi
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U.A. 2 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “Risolvere problemi” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la fiaba”.
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA C hi non ha mai detto almeno una volta ”Non ce la farò mai!” alzi la mano. C hi non ha mai detto almeno una volta “Evviva, ce l’ho fatta!” alzi la mano. Tutti avete alzato la mano? In una breve frase, scrivi un problema che hai risolto e per questo ti sei sentito mago o ti sei sentita fata. … …………………………………………………………….........................................................................…………………………………………. ……………………………………………………………….........................................................................………………………………………….
i fronte alle difficoltà a volte ce l’hai fatta da solo/a, altre volte D hai avuto bisogno di un “piccolo aiuto”. Quindi… CE LA PUOI FARE !
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Risolvere problemi Quante volte in un momento di difficoltà o di fronte a un problema (non solo di matematica) hai pensato di non sapere come fare a trovare la soluzione? I problemi (lo hai imparato in matematica) hanno tutti una soluzione… quindi coraggio, non occorre avere la bacchetta magica! Occorre cercare la forza dentro di sé, occorre chiedere aiuto agli adulti, occorre fidarsi degli amici veri… Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “Risolvere problemi”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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Ce la POSS O FA RE !
RONDININO! CE L’HAI FATTA! C’e ra una mamma rondine, con quattro rondinini che stavano imparando a volare. Tre di loro, seguendo l’e sempio della mamma, si lanciavano dal bordo del nido, che stava sotto il tetto di una chiesa. Sbattevano le ali, svolazzavano un po’ e poi tornavano nel nido, contenti di avercela fatta. Il quarto rondinino, che era il più piccolo, ancora non volava. Si sporgeva dal nido, guardava i fratellini svolazzare, batteva le ali, ma non aveva il coraggio di lanciarsi nel vuoto. – Forza, piccolo, vola! Buttati e muovi le ali – diceva la mamma. – Buttati, vedrai che volerai! Ma lui vedeva il vuoto, aveva paura e non si lanciava. Un giorno la mamma pensò a un trucco. Bisbigliò qualcosa agli altri rondinini e poi disse: – Vado a caccia di insetti. Voi restate qui ad aspettarmi. I rondinini, quando lei volò via, rimasero quieti, ma all’improvviso i tre più grandi cominciarono a strillare: – Guardate, il gatto! Sta arrivando lungo la grondaia. Scappiamo! Tutti e tre si lanciarono in volo, strillando e sbattendo le ali alla disperata. Il piccolo, spaventato, stava sul bordo del nido e guardava lungo il bordo della grondaia. – Non c’è nessun gatto – disse. – Tornate indietro! – Sì che ci sono, bel rondinino – disse una voce miagolante dalla grondaia a qualche metro di distanza. – Ci sono e cammino, cammino. Mi avvicino e sono molto affamato! Il rondinino guardava lungo la grondaia, ma non lo vedeva.
COMPRENDERE Personaggi e tempo Chi è il personaggio principale? ............................................................................................... Quali sono i personaggi secondari? ...................................................................................... Dove si svolge la vicenda? ................................................................................................................
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RISOLVERE PROBLEMI – Mmm, come mi piacciono i rondinini! – disse la voce miagolante. – Sono il boccone più tenero e saporito del mondo! Ora vengo lì, mi riempirò la pancia! Il piccolo tremava. Guardò in cielo per vedere se la mamma tornava ad aiutarlo, ma c’e rano solo nuvole. “Io mi butto” pensò, “forse se batto forte le ali cadrò piano e quando sarò laggiù mi rifugerò sotto un sasso”. Prese un gran respiro, spalancò le ali e si buttò giù dal nido. Per un attimo si sentì cadere. Sbatté le ali più in fretta e all’improvviso sentì che l’aria lo teneva sollevato. Lo portava in qua, lo portava in là, non lo lasciava cader giù. Il rondinino scivolò strillando di gioia, virò e tornò indietro per fare le smorfie al gatto. Ma il gatto non c’e ra: sul bordo del nido c’e ra la mamma, che rise e disse: – Quando una rondine sa miagolare, il rondinino impara a volare! Anche gli altri rondinini svolazzavano lì intorno molto divertiti! Allora l’uccellino capì che il gatto non c’e ra mai stato e che la mamma e i fratelli avevano fatto un trucco. Ma era così contento di saper volare che non si arrabbiò. R. Piumini, Poco prima della notte , Einaudi Ragazzi
LESSICO Bordo è una parola polisemica, cioè ha più significati. Collega la frase al disegno giusto colorando il . I marinai sono a bordo della nave. Un marinaio è sul bordo della passerella.
LIFE SKILLS Risolvere problemi L’uccellino “ce l’ha fatta”. Quale stratagemma hanno utilizzato la mamma e i fratellini per aiutarlo? L’hanno incoraggiato. Hanno finto una situazione di pericolo. L’hanno sgridato.
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Ce la POSS O FA RE !
VORREI UNA TORTA Tutti conoscono Braccio di Ferro. Per che cosa è famoso? Risolve i problemi con la forza dei suoi muscoli, a cui dà energia mangiando tanti spinaci. Ma Braccio di Ferro usa anche l’astuzia quando vuole trovare una soluzione per raggiungere il suo scopo. Braccio di Ferro era stanco dei soliti spinaci, per una volta voleva mangiare qualcosa di dolce… appunto un dolce… una torta. Chi meglio di Olivia, la sua fidanzata, poteva accontentarlo? – Olivia, mi fai una torta? – No! Ti ho già detto che la faccio domenica! – Ma io ho voglia di mangiarla oggi! – Sei il solito goloso! Intanto dalla televisione arriva un annuncio: – Inviateci la ricetta della vostra torta: la migliore verrà premiata con la “Ciambella d’o ro”. – Olivia, perché non partecipi al concorso della televisione? – Che roba è? – Una trasmissione che premia con una “Ciambella d’o ro” la migliore ricetta per una torta! – Davvero? – Se mi accetti come consulente, il premio è già tuo! – Che cosa vuoi dire? – Tu farai tre nuove torte e io ti dirò qual è la migliore! – Va bene, partecipo! Perciò preparerò tre nuove torte e tu mi dirai qual è la migliore. – Volentieri! Ecco fatto, Braccio di Ferro ha risolto il suo problema! Da Braccio di Ferro , Metro
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COMPRENDERE Personaggi Chi sono i due personaggi? ........................................ .............................................................................
Informazioni esplicite Quale stratagemma usa Braccio di Ferro per convincere Olivia? La iscrive al concorso “Ciambella d’o ro”. Le chiede di preparare tre torte. La convince a prenderlo come consulente per il concorso.
RISOLVERE PROBLEMI
UNO SCARAFAGGIO ANDRÀ BENE! – Sono sicura che ce la farai, Piero – disse la maestra. – La ricerca che vi ho dato, “Il mio animaletto domestico”, ser virà per far vi conoscere meglio i vostri cuccioli. E comunque avete tempo sino alla fine del quadrimestre. Quando arrivò a casa, Piero trovò sua madre in cucina: – Mamma – disse, – lo sai, vero, che ho sempre desiderato un cane? La mamma annuì. – Ecco, pensi che potremmo comprarne uno prima della fine del quadrimestre? Devo fare una ricerca, intitolata “Il mio animaletto domestico”, e sarebbe fantastico se prendessimo un cane. Potrei chiamarlo Giorgio. – Papà e io non siamo d’accordo – precisò sua madre. – Non sei ancora grande abbastanza per badare a un cane. – Che ne diresti di un serpente? Sua madre fece una smorfia di disgusto. – I serpenti sono viscidi. – Allora potremmo prendere un topolino – suggerì speranzoso Piero. – Assolutamente no! – Oh… – fece Piero, sconsolato. “Forse uno scarafaggio andrà bene lo stesso” si disse. “Andrò a vedere in giardino. Magari ne trovo uno grosso e nero, con le antenne appuntite e le zampette pelose. Lo chiamerò Giorgio”. F. Hughes, Un amico in affitto , Mondadori
COMPRENDERE Informazioni esplicite Quale problema ha Piero? .............................................................................................................................................................
Perché pensa di “non farcela” a risolverlo? .............................................................................................................................................................
INSIEME PEER teaching è più facile Leggi con un compagno o con una compagna. Uno/a legge le parole che pronuncia Piero, l’altro/a le parole che pronuncia la mamma.
LIFE SKILLS Risolvere problemi Braccio di Ferro e Piero “ce l’hanno fatta”. Chi ha risolto il suo problema usando l’astuzia? ..................................................................................
Chi l’ha risolto utilizzando ciò che aveva a disposizione? ..................................................................................
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Ce la POSS O FA RE !
RISOLVERE UN PROBLEMA: 1a PUNTATA La maestra Flora ci ha accolto con un annuncio: – Buongiorno bambini! Oggi vi darò un problema che vi farà venire l’acquolina in bocca! Rudi ha alzato preoccupato la mano: – A me l’idea di avere una collina in bocca non mi piace. La maestra Flora si è messa a ridere. – Rudi! Ho detto acquolina, non collina! – ha precisato. – Vi darò un problema che vi farà venire appetito.
Problema Il nonno Fedele ha un sacchetto di caramelle. Ne tira fuori una e la mette sopra il tavolo, poi ne tira fuori un’altra e la mette sopra il tavolo, un po’ distante dalla prima. Poi ne tira fuori 2 e le mette sopra il tavolo, vicine tra loro, ma un po’ lontane dalle altre, poi ne tira fuori 3 e le mette di nuovo sopra il tavolo, vicine tra loro, ma sempre un po’ lontane da tutte le altre. A questo punto il nonno dice: se indovinerai quante caramelle tirerò fuori adesso, ti regalo tutte le caramelle che ci sono sul tavolo. Sei in grado di capire quante caramelle ha tirato fuori dal sacchetto il nonno Fedele?
Soluzione Caro nonno Fedele, tu non m’imbrogli. Tu non puoi mangiare le caramelle perché ti si appiccicano alla dentiera. Te ne vuoi liberare e così le metti sul tavolo, una alla volta. Bene: sappi che io le tue caramelle non le voglio. Tanto meno se per ciucciarne una devo fare qualche stupido calcolo senza calcolatrice. Per questo motivo, ti ringrazio per la gentile offerta ma sono costretto a rifiutarla. Con affetto, Leonardo. E. Da Ros, Odio la matematica , Nuove Edizioni Romane
COMPRENDERE Lessico Rudi pronuncia una frase scorretta. Sottolineala. Poi cancella una parola per renderla corretta.
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Espressioni figurate Che cosa vuol dire avere l’acquolina in bocca? Desiderare molto un cibo. Avere tanta sete.
RISOLVERE PROBLEMI
RISOLVERE UN PROBLEMA: 2a PUNTATA La signora Peppina ha comperato 500 grammi di caffè spendendo 10 euro. Quanto è costato il caffè della Peppina all’e tto? Il problema che la maestra ci ha dato per casa era troppo facile. Io ho detto a Rudi che per trovare la soluzione bastava sottrarre il numero dieci da cinquecento. Rudi ha detto che invece bisognava fare un’addizione perché se la Peppina comperava del caffè aveva con sé qualcosa di più. Siamo entrati in una discussione molto spinosa. A un certo punto, Rudi ha detto che forse avremmo dovuto moltiplicare cinquecento per dieci, perché il caffè rende ner vosi. A pensare queste cose ci è venuta una gran fame. Dalla cucina arrivava un delizioso profumo di panna cotta al cioccolato. Rudi è andato a chiedere a nonna Carlotta se ci fosse qualcosa di pronto. Nonna gli ha risposto che la panna cotta richiede per il raffreddamento due terzi del tempo di preparazione. Rudi è tornato da me tutto mogio. – Pensavo che tua nonna stesse cucinando – ha detto Rudi, – e invece sta risolvendo anche lei un problema di matematica. Si è messa a frequentare l’università della terza età? E. Da Ros, Odio la matematica , Nuove Edizioni Romane
COMPRENDERE Inferenze Che cosa significa “terza età”? L’e tà da 0 a 18 anni. L’e tà da 18 a 60 anni. L’e tà da 60 anni in poi. Che cos’è l’“università della terza età”? Un insieme di attività rivolte alle persone anziane. Un’università molto antica. Una scuola in cui si impara a cucinare i dolci.
LIFE SKILLS Risolvere problemi Rudi e il suo amico “non ce la fanno” a risolvere i problemi di matematica. Ma trovano soluzioni divertenti! Questo ti insegna che non ti devi mai scoraggiare! Se “non ce la fai” oggi, “ce la farai” domani!
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e rc o rs o .
competenze Sono un eroe Stamattina Nico, mentre fa colazione come al solito con la mamma e la sorellina, viene colpito all’improvviso da un terribile pensiero: “Oggi è giovedì, e di giovedì in mensa ci sono gli spinaci e le polpettine di pesce… Orrore!”. Nico è disperato e, per un attimo, pensa di far finta di avere il mal di pancia per restare a casa. Per fortuna la brutta idea lo lascia subito. L’importante comunque è mantenere la calma. Infine, Nico decide che la cosa migliore sarà cercare di sedersi vicino ad Alessio che ha sempre molto appetito… Purtroppo in mensa Nico non riesce a sedersi vicino ad Alessio. Nico è a tavola con Samuele, Valentina e Lisa, che è una bambina molto carina, ma di certo non mangerà gli spinaci di Nico. Neanche Samuele e Valentina ne vanno matti. Che disastro! Nico è molto preoccupato. Tutti i bambini in qualche modo hanno vuotato il proprio piatto. Tutti tranne Nico, che se ne sta immobile, piangendo in silenzio, davanti agli odiati spinaci. Lisa lo guarda perplessa, poi con calma gli dice che lei proprio non sopporta i bambini troppo schizzinosi. Questo è troppo! Nico deve affrontare gli spinaci immediatamente, mandarli giù a tutti i costi… Essere considerati schizzinosi da Lisa è una vergogna insopportabile. Bisogna farsi forza, aprire la bocca, chiudere gli occhi e mandare giù questi benedetti spinaci. Dai, Nico, ce la puoi fare! Dopo il pranzo si torna in classe. Nico è in fila dietro a Lisa, che gli sorride. Nico pensa che gli spinaci non erano poi così male… Nico si sente un eroe. Ora Lisa giocherà con lui a ricreazione, e d’o ra in poi gli spinaci e le polpettine di pesce non saranno più un problema. Nessuno dei suoi compagni potrà dire che Nico è un bambino schizzinoso. N. Costa, Tutti a scuola!, Aiuto la mensa! , Emme Edizioni
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. o s r o cr e
Nelle righe iniziali si dice che Nico ha “un terribile pensiero” e, in seguito a questo, gli viene una “brutta idea”. Qual è il terribile pensiero?
Pensa a come è Nico. Per ciascuna frase, scrivi V (vero) o F (falso). a) N ico ha sempre molto appetito.
..............................................................................................................................
Qual è la brutta idea? ............................................................ ..............................................................................................................................
ico vuole sedersi vicino ad Alessio. N Perché?
A. Perché pensa che Alessio lo convincerà a mangiare gli spinaci. B. Perché spera che Alessio mangi anche i suoi spinaci. C. Perché Alessio, come lui, non mangia gli spinaci. D. Perché Alessio è il suo migliore amico.
b) N ico è preoccupato del giudizio di Lisa. c) N ico non sopporta i bambini schizzinosi. d) Nico spera nell’a iuto di Alessio. he cosa pensa Nico dopo aver mangiato C gli spinaci?
Perché Nico alla fine mangia gli spinaci?
A. Perché a scuola bisogna mangiare tutto. B. Perché non vuole fare brutta figura con Lisa. C. Perché non vuole che Alessio lo consideri uno schizzinoso. D. Perché pensa di farcela. P erché Nico, seduto al tavolo, è molto preoccupato?
A. Perché a Samuele e Valentina piacciono gli spinaci. B. Perché nessuno mangerà i suoi spinaci. C. Perché tutti i compagni amano gli spinaci. D. Perché è quasi ora di tornare in classe.
A. Pensa che gli spinaci e le polpettine di pesce rimarranno un problema per lui. B. Pensa che gli spinaci non sono poi così disgustosi. C. Pensa che finalmente farà ricreazione. D. Pensa che Alessio gli sorriderà.
N ico si sente un eroe perché:
A. L isa sta vicino a lui in fila. B. è riuscito a superare un suo problema. C. è andato a scuola. D. nessuno dei suoi compagni lo considera schizzinoso.
N ico dice: “Questo è troppo!”. Che cos’è troppo?
A. Il fatto che Lisa lo guardi perplessa. B. Il fatto che Lisa non sopporti i bambini schizzinosi. C. Il fatto che non possa sedersi vicino ad Alessio. D. Gli spinaci.
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ce la posso fare!
La FI AB A Tutte le fiabe finiscono bene... con un lieto fine. fine difficoltà, quanti pericoli devono superare Ma quante difficoltà cattivi” incontrano! i protagonisti! Quanti “cattivi magia. Per fortuna spesso c’è qualcuno che fa per loro una magia Sai che cosa è quella magia? È la volontà del protagonista di riuscire, di non demoralizzarsi!
C’ERA UNA VOLTA... Il re si accarezza la barba e giocherella con la corona. La principessa, sua figlia, si dà l’ultimo tocco al trucco, senza immaginare minimamente che un quarto d’o ra dopo verrà rapita dal drago. Il drago regola il suo lanciafiamme elettronico. A qualche passo di distanza, c’è un ragazzetto: è il cavaliere senza macchia e senza paura che salverà la principessa. Per cominciare deve aiutare un’anziana signora, che in realtà è una fata, a raccogliere legna. In mezzo alla fascina, la vecchia ha nascosto la spada magica che deve dare al cavaliere perché possa uccidere il drago. Insomma, tutto è pronto, si può cominciare: “C’e ra una volta…”. B. Friot, Altre storie a testa in giù , Il castoro
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U.A. 2 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la fiaba” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “Risolvere problemi”.
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U.A. 2 METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Quante fiabe ti hanno raccontato quando eri piccolo/a? Quante volte hai giocato con i tuoi amici a maghi, streghe, draghi, principesse? In questo modo avete scritto le vostre fiabe. Come si incomincia? Ovvio: “C’e ra una volta…”. Nelle fiabe tutto avviene come per incanto… le regine cattive odiano le brave principesse, ma poi la pagano cara. I principi affrontano pericoli e combattono contro maghi e draghi. C’è sempre un personaggio straordinario o un oggetto magico che portano il lieto fine. Nelle fiabe i protagonisti riescono a superare le difficoltà.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “la fiaba”.
CHE COSA TROVERAI?
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OGGETTI MAGICI
BUONI E CATTIVI
IL LIETO FINE
Oggetti magici
Buoni e cattivi
Il lieto fine
SCOPRO la fiaba
La fiaba è un racconto fantastico che narra le avventure di personaggi che devono superare difficoltà. La fiaba ha sempre un lieto fine.
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Aspetto disciplinare Analisi della tipologia testuale “la fiaba”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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LA FIABA
LA CORONA DELLA SERPE In una casetta vivevano una contadina molto povera, il suo bambino in culla e la capra che con il suo latte li faceva campare tutti e due. Un giorno la donna mise sul fuoco la pentola con il latte. Quando ci guardò dentro, la trovò vuota. Ma chi poteva averlo preso? Guardò dappertutto, ma in casa c’e rano solo lei e il bambino, che dormiva tranquillo. Alla fine decise di non pensarci più. Riempì di nuovo la pentola e tornò alle sue faccende. Dopo qualche minuto andò a controllare se il latte bolliva e vide che non ce n’e ra neppure una goccia. – Questa poi! – disse. – Voglio proprio scoprire cosa succede al mio latte! Riempì di nuovo la pentola e si nascose dietro la porta, guardando dal buco della serratura. E dopo qualche minuto vide una grossa serpe con una corona in testa, che scivolava fuori dalla cappa del camino e si beveva il latte. – Ah, ti insegno io a rubare quel poco che abbiamo! – gridò la donna, prendendo la scopa. La serpe si ritirò così in fretta che lei non riuscì a colpirla. Ma la corona le cadde dalla testa e la donna, quando la raccolse, vide che era d’o ro e di gemme. La vendette, e da allora lei e il bambino ebbero da mangiare tutti i giorni. F. Lazzarato, Mille anni di fiabe italiane , Edizioni EL
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SCOPRO la fiaba
Il protagonista (cioè il personaggio buono) è ............................................................................. L’antagonista (cioè il personaggio che mette in difficoltà il protagonista) è ............................................................................. L’oggetto magico (cioè l’oggetto che risolve le difficoltà del protagonista) è ............................................................................. Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
definito.
indefinito.
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
realistico.
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U.A. 2
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fantastico.
CE LA POSSO FARE!
IL DONO DEI MESI C’e ra una volta una vecchia che andava nel suo campo. Passò davanti a una caverna e vide in essa dodici uomini. Erano i dodici mesi dell’anno. Essi le domandarono: – Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno? – Tutti sono belli, – fece la vecchia. – In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia… Allora i mesi le dissero: – Nonna, dal momento che ci hai lodati tutti, vogliamo ricompensarti. Dacci il tuo fazzoletto. A casa la donna disse ai suoi figli: – Guardate un po’ che cosa vi ho portato! – così dicendo aprì il fazzoletto e uscirono un mucchio di ducati. Un giorno una vicina le domandò dove mai avesse trovato tanto denaro. – Me l’hanno regalato i dodici mesi dell’anno. – Voglio andare a trovarli anch’io – disse la vicina. E così fece. – Buongiorno a tutti voi – fece la donna quando li vide. – Nonna, dicci un po’ qual è il mese più bello dell’anno? – Qual è il più bello? – rifletté la donna. – Nessuno è un granché. In gennaio c’è la neve, in febbraio la pioggia… – Bene – fecero i mesi. – Dacci il tuo fazzoletto e noi ti ricompenseremo per quel che ci hai detto. A casa la donna slegò il fazzoletto e da esso non uscì fuori che immondizia. G. Rodari, Enciclopedia della fiaba - Primavera , Editori Riuniti
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SCOPRO la fiaba
Chi sono i personaggi magici? . . ......................................................................................................... Qual è il personaggio buono? ........................................................................................................... Qual è il personaggio cattivo? .. ........................................................................................................ Perché il fazzoletto è l’oggetto magico?
Perché con una magia ricompensa il personaggio buono. Perché con una magia trasforma oggetti e persone.
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LA FIABA
I BOTTONI DEL PRINCIPE ............................................................................. .............................................................................
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Quando il principe Carlo compì vent’anni, migliaia di persone vennero da ogni angolo del regno a portargli un regalo. Solo un dono non piacque tanto al principe: il regalo del mago della montagna. Era una scatolina con sei bottoni di ferro, vecchi e arrugginiti. – Sono bottoni magici? – gli chiese deluso Carlo. – Certo mio principe! – gli rispose il mago. – E che cosa sanno fare? – Se tu li saprai ascoltare, i miei bottoni ti parleranno – disse il mago. Il principe provò a parlare con i bottoni, ma quelli se ne stavano zitti come un qualsiasi pezzo di ferro. Così si stancò e mise da parte la scatolina. La ritrovò una domestica. La aprì e vide i bottoni: ora non erano più di ferro, ora erano d’argento. La domestica li portò svelta svelta nella sartoria reale. Qui la sartina più giovane cercava proprio sei bottoni d’argento per la giacca da caccia del principe, e così li cucì ben bene al loro posto. Il giorno dopo, quando Carlo indossò la giacca, i sei bottoni non erano più d’argento, ma di nuovo pezzi di ferro vecchi e arrugginiti. “Al mio ritorno punirò la sarta!” pensò il principe montando in sella. Poi prese arco e frecce, spronò il suo cavallo ed entrò nel bosco. Carlo galoppava sul sentiero, quando si accorse che ai bottoni della sua giacca era successo qualcosa.
CE LA POSSO FARE!
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Sui dischi di metallo erano apparsi dei piccoli serpenti verdi, che soffiavano minacciosamente. Il principe si spaventò, ma poi si accorse che i serpentelli non ce l’avevano con lui e si calmò. Ricordò le parole del mago e cominciò a pensare che quei bottoni fossero davvero magici e che davvero volessero dirgli qualcosa. “Forse mi vogliono avvertire di un pericolo” pensò il principe. Fermò il cavallo, prese arco e frecce e si mise in guardia. Proprio in quel momento tre banditi lo assalirono. Carlo però era pronto: una pioggia di frecce cadde sugli assalitori, che fuggirono via. – Ecco che cosa voleva dire il mago! – esclamò il principe. Poi lustrò con una mano i bottoni della sua giacca, che ora erano di nuovo vecchi e arrugginiti. Al ritorno, la sartina vide i bottoni di ferro e temette una punizione. Il principe invece la nominò sua sarta personale e la premiò con un paio di forbici d’argento. Mentre riponeva la giacca nel suo armadio, i bottoni del mago brillavano e sembravano stelle. S. Bordiglioni, Storie per giocare , Einaudi Ragazzi
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LAVORO sulla fiaba
Chi è il protagonista? .. ............................................................ Chi è l’aiutante magico del protagonista? ...............................................................................................................................
Qual è l’oggetto magico? ...............................................................................................................................
Che cosa sa fare l’oggetto magico? ...............................................................................................................................
Sottolinea in rosso le parole del principe quando comprende la funzione dell’oggetto magico.
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fiaba
LAVORO sulla struttura
Scrivi nei riquadri di fianco al testo, al posto giusto, le seguenti frasi per comprendere la struttura della fiaba. L’o ggetto magico aiuta il protagonista. Inter vento del personaggio magico. Lieto fine. Presentazione del protagonista. Compare l’o ggetto magico.
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LA FIABA
LA MUCCA E LA BAMBINA Una bambina viveva con una matrigna che la faceva lavorare e la maltrattava. Le più cattive erano le tre sorellastre, Unocchio, Dueocchi e Treocchi, che non facevano niente. Vroska, così si chiamava la bambina, doveva occuparsi di tutto. C’e ra una mucca nella stalla, che era magica, parlava con la bambina, e quando la matrigna e le sorellastre non c’e rano, l’aiutava nei lavori della campagna. Un giorno, la matrigna disse a Unocchio: – Va’ a spiare Vroska nel campo, e dimmi quello che vedi. Ma la mucca, sentendo che arrivava, la fece addormentare, così la ragazza non vide che la mucca aiutava Vroska. Il giorno dopo la matrigna mandò Dueocchi a spiare. La mucca se ne accorse e la fece addormentare. Il terzo giorno la matrigna mandò Treocchi, e questa volta la mucca non riuscì a farla addormentare, così la ragazza tornò e disse: – Madre, la mucca ara il campo e Vroska sta seduta! La matrigna, furiosa, chiamò il macellaio, e gli disse di portare via la mucca e ucciderla. Vroska era disperata, ma la mucca le disse: – Quando sarò morta, prendi le mie ossa e seppelliscile nel prato, verso il fiume. Vroska fece così, e dove aveva seppellito le ossa spuntò un alberello di mele che crebbe a velocità tripla rispetto agli altri alberi, e diede delle mele dolcissime. Un giorno passò un principe e allungò il braccio per prendere una mela. Ma il ramo si allontanò. “Ci deve essere una magia” pensò, e bussò alla casa vicina. Gli aprì la matrigna, e quando vide il principe cominciò a fargli i complimenti. – Che cosa posso offrirti, bel signore? – Vorrei una mela di quell’albero – rispose lui.
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CE LA POSSO FARE! Lei chiamò Unocchio, e disse: – Figlia, prendi la mela in alto, la più grossa! Unocchio provò, ma la pianta si scrollò e lei cadde sul prato. – Dueocchi, sali tu a prendere la mela! Dueocchi provò, ma l’albero si scrollò, e lei cadde con un tonfo. – Treocchi, prendi quella mela! Treocchi provò, ma anche lei cadde. In quel momento Vroska usciva dal pollaio. – Prova tu, ragazza – disse il principe, mentre la matrigna si mordeva le labbra per la rabbia. Vroska salì sull’albero, che restò immobile. Prese la mela, scese e la diede al principe. Appena l’e bbe addentata, il principe si innamorò della ragazza. Così Vroska andò a fare la principessa, e le quattro cattive rimasero con la rabbia, e nemmeno una mela, perché appena Vroska partì, il melo si seccò completamente. R. Piumini, Poco prima della notte , Einaudi Ragazzi
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CONOSCO la fiaba
Lo scopo della fiaba è narrare una storia in cui la protagonista:
si trova in difficoltà e la supera con l’aiuto di qualcuno. si trova in difficoltà e non accetta alcun aiuto. La protagonista è . . ............................................................................................................................................................ Le antagoniste sono .................................................................................................................................................... Il personaggio magico è .. ...................................................................................................................................... Gli oggetti magici sono le . . ............................................................................................................................... Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
determinato.
indeterminato.
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
immaginario.
reale.
Qual è il lieto fine? Sottolinealo nel testo.
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Imparare CON LE
MAPPE
LA FIABA
SCOPERTA
Hai scoperto che la fiaba è un racconto fantastico. Lo scopo della fiaba è insegnare che si deve avere fiducia in se stessi. Ciascuno troverà dentro di sé la bacchetta magica. I l protagonista deve superare prove difficili, ma poi c’è sempre un lieto fine. I l nemico del protagonista è l’antagonista, un personaggio spesso cattivo. I n molte fiabe compare l’aiutante, un personaggio che usa l’astuzia o la magia per aiutare il protagonista. elle fiabe spesso il protagonista riceve o trova un oggetto magico N che gli dà poteri straordinari. I l tempo e il luogo delle fiabe non sono definiti. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci la fiaba. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
LA FIABA Scopo: insegnare che . . ................................................................................................................................................................................. Personaggi: , deve superare .......................................................................................................... L’antagonista, crea le difficoltà al ............................................................................................................... L’aiutante, . . .......................................................................................................................................................................................... Oggetto magico: un oggetto che ha ................................................................................................................................................................... Tempo: Luogo: ..................................................................
.............................................................................................
.............................................................................................
Struttura : si presenta il protagonista e la sua difficoltà. .................................................................. : intervengono l’antagonista, l’aiutante e l’oggetto magico. Conclusione: termina con il ................................................................................................................................... ..................................................................
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Un po’ di Comodità M. Argilli, Fiabe dei nostri giorni , De Agostini
– Anche i nostri personaggi hanno diritto a un minimo di comodità! – dissero le fiabe. Torto non lo avevano: basti pensare alla fiaba in cui un ragazzo orfano va in cerca di fortuna e per giorni e giorni “cammina cammina cammina”, o a quella dei fratellini che si perdono in una foresta e rischiano di morire di fame. Le fiabe cominciarono a fare petizioni, arrivarono addirittura a minacciare uno sciopero. A furia di protestare la vita nelle fiabe cambiò, e cambiarono anche le storie raccontate fino ad allora. I bambini che si erano perduti nella foresta ormai non rischiavano più di morire di fame, perché ovunque c’e rano chioschi con ottimi tramezzini, e per giunta avevano i cellulari per arrivare a casa e tranquillizzare i genitori. Cenerentola, che ora aveva gli elettrodomestici, in dieci minuti sbrigava tutte le faccende di casa e, con il permesso della matrigna, ogni sera andava con il motorino a ballare. La matrigna, infatti, non era più gelosa di lei, perché le figlie, grazie ai cosmetici e agli istituti di bellezza, erano diventate bellissime. Anche la storia di Cappuccetto Rosso cambiò. Da quando le avevano installato il telefono in casa, formava il numero, e: – Pronto, nonna? – diceva. – Non sei ancora guarita? Allora, oltre alla torta, ti porto una medicina miracolosa… No, non ti preoccupare per il lupo, non attraverso il bosco a piedi, prendo il pullman. Cambiarono anche le storie di Biancaneve, di Pollicino, di Hänsel e Gretel, tutte, insomma. A giudizio di molti divennero assai più belle. Provate a immaginarle: la fantasia può andare benissimo d’accordo con le comodità.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
Quali fiabe conosci? Ne hai viste anche in televisione o al cinema? Ti piacerebbe cambiare il finale o alcuni episodi di queste fiabe?
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relazioni efficaci
Andiamo
D’ACCORDO oppure NO ? Io amico suo? Io amica sua? Mai! Come tu non sopporti un compagno o una compagna, ci sarà qualcuno che non sopporta te! Andare d’accordo non è semplice. A volte però basta poco, basta un gesto, un po’ di pazienza e… tutto cambia. altri Se cerchiamo di stare bene con gli altri, staremo meglio anche con noi stessi… e quanti giochi divertenti si possono fare insieme, quanti problemi si risolvono…
I COLORI DELLA COCCINELLA In quella scatola di colori tutto sarebbe andato bene, se non ci fossero state le continue liti di quei due: il rosso e il nero non riuscivano proprio ad andare d’accordo. Gli altri colori non sapevano più cosa fare per aiutare i due compagni. La pace arrivò da una finestra aperta. Entrò volando, fece due giravolte sulla scatola dei colori e vi si posò. Era una coccinella, una piccola coccinella, rossa e nera come sono le coccinelle. Il rosso e il nero da quel momento non ebbero più tempo né voglia di litigare: il nero saltava nel rosso e vi lasciava un puntino. Lo faceva per sette volte. Il gioco era così divertente che i salti divennero quattordici… poi ventuno… poi ventotto… fino a formare un grande girotondo di coccinelle. A. Robba, Sette sogni sul cuscino , La Mongolfiera
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U.A. 3 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “Relazioni efficaci” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la favola”.
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U.A. 3
METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Chi non ha mai detto almeno una volta “Quello non lo sopporto!” oppure “Quella non la sopporto”. Poi, un giorno, è bastato poco per farci cambiare idea, e scoprire che “quello” o “ quella” non erano poi così male! Nello stesso modo, qualcuno avrà cambiato idea su di noi. Pensa a qualcuno che non sopporti (non scriverlo: è un tuo segreto!). Sei proprio sicuro/a che non puoi trovare nulla, ma proprio nulla, per poter andare d’accordo?
Dai, se ci pensi bene... qualcosa lo trovi! MA SARÀ VERO?
Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Relazioni efficaci Qualcosa è efficace se permette di ottenere un risultato che ci dà soddisfazione. Che cosa c’è allora di più efficace di un buon rapporto con chi ci sta vicino? Con gli amici e le amiche, i compagni e le compagne ci possiamo aiutare, possiamo imparare insieme, ci divertiamo. Quello che facciamo, anche se difficile, ci sembrerà più “leggero”. Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “Relazioni efficaci”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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Andiamo D’ACC ORDO oppure NO ?
LE PAROLE PER TORNARE AMICI I coniglietti Martino e Dino sono amici inseparabili. A scuola stanno sempre insieme e ogni mercoledì l’uno è ospite a casa dell’altro. A Martino piace molto parlare con Dino, anche perché conosce tante parole e non si fa problemi a dire quello che pensa. Quando giocano nella loro tana, se Dino vuole distruggere i suoi castelli di noci, Martino gli dice le parole-per-non-farsi-pestare-i-piedi: – Se tu demolisci il mio castello, io rado al suolo la tua galleria. A scuola, quando Dino è tutto orgoglioso della volpe che ha disegnato, anche se non ha neppure il musetto a punta, Martino, senza esitare, gli dice le parole-dellaverità: – Il tuo disegno è proprio brutto. Le volpi non sono fatte così! Qualche volta i due amici litigano, e Martino rivolge a Dino le parole-della-collera, le parolacce, quelle che sfuggono di bocca veloci. Gli dà della vecchia donnola, del fungo ammuffito, della civetta pelosa! Un giorno Martino e Dino si sono tirati i baffi e quasi si strappavano la coda! Erano davvero infuriati. Allora Martino ha saputo trovare le parole-che-fannodimenticare-tutto, quelle che aggiustano ogni cosa. Ha detto all’amico: – Ti chiedo scusa, Dino! – e i due hanno fatto la pace. A. Ber tron, Una mamma come il vento , Motta Junior
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U.A. 3
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COMPRENDERE Analisi del testo Questo racconto è:
fantastico.
realistico.
Da che cosa lo capisci? .................................................................................... ....................................................................................
I personaggi sono: due animali. d ue animali che si comportano come bambini.
LIFE Relazioni efficaci SKILLS A volte gli amici litigano e si dicono “parolacce”: qualcuno si può sentire offeso. Come si può rimediare? Sottolinea nel testo.
RELAZIONI EFFICACI
BASILIO E IL FALCHETTO Basilio volle andare a trovare sua nonna. – Segui il sentiero che passa in mezzo al prato – gli disse il papà. – Va bene, papà – disse Basilio. – Eccoti una focaccia da mangiare per la strada – disse la mamma. – Grazie, mamma – disse Basilio. E s’incamminò. Lungo il sentiero incontrò… un lupo, direte voi. E invece no. Incontrò un falchetto affamato. Allora Basilio, che era un tipo generoso, gli diede un pezzetto della sua focaccia. Il falchetto se la pappò di gusto e volò via. Cammina cammina, Basilio arrivò dalla nonna. Si abbracciarono, fecero merenda e giocarono, finché per Basilio venne l’o ra di tornare a casa. S’incamminò, ma dopo un po’ cominciò a nevicare. E la neve, fiocco a fiocco, coprì di bianco tutto il prato. Il guaio fu che così il sentiero non si vedeva più. E Basilio si perse nella larga distesa di neve. Stava per mettersi a piangere quando compar ve un falchetto. Anzi, il falchetto. – Seguimi – gracchiò. Basilio lo seguì e arrivò diretto a casa. E, sapete? Da quel giorno il falchetto e Basilio sono amici per la pelle e per le piume. G. Campello, È inverno – Una storia al giorno , Edizioni EL
COMPRENDERE Il luogo e il tempo In quale luogo si svolge la vicenda?
In quale tempo si svolge la vicenda?
Informazioni esplicite Q uale aiuto offre Basilio al falchetto? .. .........................................................................................................
Q uale aiuto offre il falchetto a Basilio? .. .........................................................................................................
LIFE SKILLS Relazioni efficaci Che cosa vuol dire essere amici?
Aiutarsi reciprocamente. Giocare insieme.
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Andiamo D’ACC ORDO oppure NO ?
ANDARE D’ACCORDO CON LA MATEMATICA Adesso basta con le chiacchiere, la lezione di matematica inizia! La maestra Gabriella spiega le sottrazioni. Per capire come funzionano bisogna stare molto attenti! All’improvviso Lisa si sente male: i numeri le ronzano per la testa come piccole api fastidiose. Povera Lisa, forse ha la febbre… La maestra Gabriella le tocca la fronte con le sue dita fresche, leggermente impolverate di gesso. È meglio che Lisa vada con la signora Eleonora, la bidella, a misurare la temperatura. I bambini la guardano con una leggera invidia: niente numeri per lei, almeno per un po’. Con fare dolce ed esperto, la signora Eleonora misura la temperatura a Lisa. Dopo qualche minuto ecco il responso: 36,5… Tutto bene, Lisa non ha la febbre! Che il malessere sia dovuto alle sottrazioni? Eleonora propone a Lisa di restare un po’ nella sua stanzetta a farle compagnia. La signora bidella non fa mai le sottrazioni e vorrebbe fare un veloce ripasso con Lisa. Dopo aver mangiato una delle caramelle speciali che Eleonora tiene nel cassetto, le sottrazioni di Lisa funzionano meravigliosamente bene! Ora il malessere è solo un ricordo! N. Costa, Tutti a scuola! Maestra, mi aiuti? , Emme Edizioni
COMPRENDERE Informazioni esplicite Lisa si sente male perché ha paura: della maestra. della matematica. Lisa supera la difficoltà delle sottrazioni perché: Eleonora le dà le caramelle. da sola con Eleonora si sente tranquilla.
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LIFE SKILLS Relazioni efficaci Anche le materie scolastiche diventano amiche se si riesce a non averne paura e a stare tranquilli. A te è mai successo di avere un malessere dovuto a una difficoltà a imparare qualcosa? L’hai superata? Se sì, ti ha aiutato qualcuno? Racconta.
RELAZIONI EFFICACI
ANDARE D’ACCORDO CON L’ORTOGRAFIA Il giorno prima della nostra recita scolastica abbiamo provato a ritmi molto intensi. La cosa migliore di tutto questo è stata che abbiamo saltato matematica e grammatica. Siccome non avevo battute scritte, il tempo delle mie prove è stato più breve di quello di chiunque altro. Allora la mia maestra mi ha messo a lavorare sul mio costume da segnalibro. Ho pinzato insieme tra di loro un sacco di fogli di cartoncino colorato e poi ho tagliato un po’ di frange in alto e in basso. Per renderlo veramente bello ho preso un pennarello nero e ho scritto la parola SEGALIBRO proprio nel mezzo. – Ehi, Zip – mi ha sussurrato Frankie. – Dammi quel pennarello nero. – Perché? – Hai dimenticato la N in “segna” – ha detto. – È necessaria, altrimenti dovresti segare i libri e non mi sembra nello spirito dello spettacolo. Gli ho dato il pennarello e lui ha aggiunto una smilza N fra la G e la A, così sembrava che fosse sempre stata lì. Sono molto fortunato ad avere un amico come Frankie. Mi salva sempre da situazioni molto imbarazzanti. Il giorno dopo era quello del grande spettacolo. – Non c’è motivo di essere ner vosi. Se vi concentrate e collaborate fra di voi, niente può andare male – ha detto la maestra. H. Winkler – L. Oliver, Vi presento Hank. Un segnalibro in cerca di autore , Uovonero
COMPRENDERE Inferenze Perché i bambini hanno “saltato” matematica e grammatica? .. .......................................................................................................................................................................................................................
LEGGERE BENE Leggi il testo dando la giusta intonazione alle parti in colore.
Perché Zip si dedica alla preparazione del suo costume?
Perché non deve studiare una parte. Perché occorre tanto tempo per preparare il suo costume.
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Andiamo D’ACC ORDO oppure NO ?
CHE FATICA DIRE “CIAO”! La scuola era finita da pochi giorni e l’e state si apriva davanti a me come un pacco regalo. Mamma si rivolse a me sorridendo: – Milla, zia Lu chiede se ti va di passare qualche settimana da lei; ha detto che puoi portare qualcuno con te per stare in compagnia. Che ne dici di invitare Teo? – Sì! Sarà fantastico stare da zia Lu con Teo! Non riuscivo a pensare a una vacanza più perfetta. La vecchia villa sul lago della zia sembra un set televisivo. Giocare nel parco pieno di angoli nascosti è sempre stato un gran divertimento per me, e questa volta ci sarebbe stato anche Teo! Teo è il mio migliore amico. Io ho un piccolo problema a parlare, soprattutto con le persone che non conosco. Ma Teo non mi ha mai fatto sentire strana per questo. Così, con il tempo, con lui sono riuscita a parlare, cosa che non mi riesce facilmente, in particolare a scuola, dove le parole mi si incastrano tra i denti e non riesco a fare uscire neppure una sillaba. Quando ero piccola tutti pensavano fossi timidissima. E quando non salutavo, mi dicevano sempre: “Milla, saluta! Milla, saluta!”. Io raccoglievo le mie forze e cercavo di formulare un “ciao” che non usciva mai. È così che mi sono guadagnata il soprannome di Milla-saluta da quel simpaticone di mio fratello. E. Laffranchini, Caccia al ladro , Biancoenero Edizioni
COMPRENDERE Informazioni esplicite Qual è il problema di Milla? .. ......................................................................................................................... .. .........................................................................................................................
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LIFE SKILLS Relazioni efficaci Per Milla l’aiuto di Teo è fondamentale. Qual è l’aiuto di Teo? Teo si preoccupa molto per Milla. Teo non fa pesare a Milla le sue difficoltà.
EDUCAZIONE CIVICA
UNA STELLA E LA MANO Io e Betta abitiamo sullo stesso pianerottolo, proprio di fronte. Vado a trovarla tutti i pomeriggi perché Betta non esce mai e rimarrebbe sola, se io non andassi da lei. All’inizio non mi piaceva. Non sapevo cosa dirle né cosa fare, così mi portavo un foglio e la scatola dei colori. Betta non riesce a muoversi. Ha i muscoli congelati. A parlare fa fatica, tanta fatica. Un pomeriggio ho disegnato una stella. Gialla, grande come tutto il foglio. Ho mostrato a Betta il foglio e lei… lei ha detto: “Stella”. – Sì, è una stella – ho confermato io. Intanto la guardavo con la bocca spalancata, perché “stella” era la prima parola che le sentivo dire. – Mano – ha detto lei, dopo un po’. – Che cosa? – Mano. Qui. Con una fatica pazzesca, ho allungato la mano e l’ho appoggiata sulla sua. L’ho lasciata lì con il cuore che faceva rumore, tanto batteva forte. Intanto la mano di Betta era diventata calda, così io non avevo più paura. Io e Betta siamo rimaste ferme a guardarci, abbracciandoci con gli occhi. F. Alber tazzi, Stelle di nebbia , Città Aper ta Junior
Perché la protagonista va a trovare Betta?
Perché Betta non esce ed è spesso sola. Perché Betta abita sul suo stesso pianerottolo. Per la protagonista, all’inizio, stare con Betta:
è facile.
è difficile.
LIFE SKILLS Relazioni efficaci La protagonista, con il suo comportamento, fa stare meglio Betta. Secondo te, l’amicizia con Betta “è efficace” anche per la protagonista, cioè le insegna qualcosa che le dà soddisfazione?
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e rc o rs o .
competenze Nerina e Bianchina Era una bella pecorella nera, l’unica nera del gregge, che il pastore, chissà perché, aveva chiamato “Bianchina”. – Tu non sei come noi, stai lontana, per favore! – le dicevano le compagne con tono brusco di chi non ammette repliche. E Bianchina che era nera, ma che si sentiva bianca come tutte le altre, soffriva molto. Così un pomeriggio, senza dire nulla a nessuno, imboccò un sentiero che portava al bosco e se ne andò. “Se le mie compagne bianche non mi vogliono, allora vado a cercare delle altre pecore nere come me per giocare”, pensava camminando. Una mattina, al risveglio, si accorse che lì vicino c’e rano prati, erba e fiori e tante pecorelle nere che giocavano felici. Si avvicinò al gregge un po’ timorosa e chiese se poteva giocare anche lei. Le altre pecore nere la accolsero con gioia e lei si buttò a ruzzolare per il prato, felice come non era mai stata. Verso sera però si accorse che in un angolo del prato c’e ra una pecora sempre sola, con l’a ria triste. Era una bella pecorella bianca. – Perché lei non gioca con noi? – chiese alle sue nuove compagne. – Lei non è come noi! Non la vogliamo! – risposero queste. Subito Bianchina si sentì meno felice. Si avvicinò alla pecora bianca e le chiese come si chiamava. – Mi chiamo Nerina – rispose questa, meravigliata che qualcuno la cercasse. – Vieni con me, Nerina – disse Bianchina con decisione. – Andiamo a cercare un gregge dove tutte le pecore siano amiche e possano giocare insieme. Nerina pensò che era una buona idea e così Bianchina, la pecora nera, e Nerina, la pecora bianca, partirono insieme alla ricerca di un gregge più simpatico. S. Bordiglioni, Bianchina e Nerina , Emme Edizioni
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. o s r o cr e
Scrivi il nome delle due protagoniste della storia.
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……………...........................................
Perché Bianchina con le altre pecore nere “si sente meno felice”? A. Perché la pecora bianca non gioca con lei. B. Perché pensa che la pecora bianca sia più bella di lei. C. Perché non vuole giocare con la pecora bianca. D. Perché le pecore nere allontanano la pecora bianca.
Che cosa vuol dire il “tono brusco di chi non ammette repliche”? Il tono brusco di chi: A. n on lascia il tempo per pensare. B. non sa rispondere alle domande. C. n on vuole sentire domande. D. è convinto di avere ragione.
Perché Nerina è sorpresa? A. Perché qualcuno la cerca. B. Perché vede una pecora nera. C. Perché la pecora nera si chiama Bianchina. D. Perché non aveva mai visto pecore nere.
Bianchina si sentiva bianca come le altre perché: A. n on vedeva il suo colore. B. non si sentiva diversa dalle altre. C. a pparteneva allo stesso gregge delle altre. D. s i sentiva bella.
Che cosa vuole insegnare questo racconto? A. N on allontanare chi è diverso. B. S tare solo con chi è simile a noi. C. A llontanare chi è diverso. D. C ercare sempre le persone più simpatiche.
Che cosa può aver pensato Bianchina quando sente le parole delle altre pecore nere? La trattano come sono stata trattata io! Anche lei è scappata da un gregge! Quella pecora vuole stare da sola.
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andiamo d’accordo oppure no?
La FA VO LA Furbo come una volpe, volpe ladra come una gazza… gazza favola E poi… morale della favola… Ecco gli elementi principali di una favola: animali con pregi e difetti e consigli di comportamento! Come dire: ”Chi ha orecchie per intendere, intenda! Hai visto che cosa è successo al leone e alla volpe?”.
LA FAVOLA PIÙ CORTA Una volta tre novellatori fecero una gara, avrebbe vinto quello che sapeva la favola più corta. Il primo novellatore raccontò una favola di cento parole. Il secondo raccontò una favola di cinquanta parole. Il terzo stette zitto e nulla raccontò. – Be’, allora? – dissero gli altri due. – Non dici niente, tu? Ho già finito. La mia favola s’intitola: Il silenzio è d’o ro. I suoi compagni riconobbero che la sua era stata la favola più corta e gli dettero il premio. Ma io non so che premio sia stato. G. Rodari, Fiabe lunghe un sorriso , Einaudi Ragazzi
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U.A. 3 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la favola” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “relazioni efficaci”.
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U.A. 3 METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE A quale animale paragoneresti una tua compagna o un tuo compagno agile e veloce? .. ..............................................................................................................................................................................................................
E un compagno o una compagna che ti fa sempre i dispetti? .......................................................................................................................................................................... Una persona anziana, saggia, paziente potrebbe essere come .. ................................................................................................................................................................ Perché non provi a inventare una brevissima storia in cui “l’animaletto dispettoso” riceve una lezione?
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “la favola”.
CHE COSA TROVERAI? ANIMALI CHE SI COMPORTANO COME UMANI.
LA MORALE, CIOÈ L’INSEGNAMENTO.
IO
SCOPRO la favola
La favola è un testo narrativo fantastico scritto per dare un insegnamento. I personaggi sono quasi sempre animali che si comportano come gli uomini, e dei quali hanno le stesse qualità o difetti.
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Aspetto disciplinare Analisi della tipologia testuale “la favola”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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LA FAVOLA
IL LEONE E IL CINGHIALE In un caldo giorno d’e state, un leone e un cinghiale andarono a bere allo stesso stagno. Subito presero a litigare su chi dovesse bere per primo e finirono con lo sfidarsi a duello. La lotta divenne feroce e ciascuno dei due riceveva morsi e zampate dall’altro. Esausti per la fatica, decisero infine di prendere fiato. Mentre si riposavano, il leone e il cinghiale videro degli avvoltoi che li osser vavano con attenzione. Avevano già l’acquolina in bocca e si domandavano quale dei due sarebbe rimasto a terra senza vita. A questo punto i duellanti si scambiarono uno sguardo e decisero di porre fine alla sanguinosa battaglia. – È meglio restare amici, – si dissero – piuttosto che diventare un delizioso spuntino per avvoltoi. Favole di Esopo , Einaudi Ragazzi
IO
SCOPRO la favola
I personaggi (cioè animali che parlano e si comportano come uomini) sono: ............................................ .......................................................................................................................... I fatti di questo racconto (cioè il contenuto) sono:
realistici.
fantastici.
Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
definito.
indefinito.
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
realistico.
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fantastico.
ANDIAMO D’ACCORDO OPPURE NO?
LA VOLPE E IL CAPRONE Una volpe cascò giù in un pozzo e non riusciva a risalire. Più tardi, spinto dalla sete, giunse a quello stesso pozzo un caprone con lunghe e forti corna, che le chiese se l’acqua era buona. La volpe, si sbracciava a lodare l’acqua, assicurava che era eccellente, e lo invitava a venir giù. Il caprone, assetato, non ci pensò due volte e discese. Mentre saziava la sete, cercava con la volpe il modo per uscir di là. Ma la volpe lo interruppe: – Il modo lo so io, se davvero tu vuoi che ci salviamo tutti e due. Appoggiati alla parete con i piedi anteriori e drizza le corna: io salterò fuori e poi ti tirerò su. Il caprone, pronto, diede retta al suo consiglio. La volpe salì su per le gambe, le spalle e le corna del compagno e si trovò sulla bocca del pozzo. La volpe uscì dal pozzo e se ne andò. E poiché il caprone le rinfacciava di aver violato il patto, volgendosi indietro, gli disse: – Caro mio, se tu avessi tanto sale in zucca quanti peli hai nella barba, non saresti disceso senza pensare prima al modo per tornar su. Così anche gli uomini, prima di iniziare un’impresa, dovrebbero prudentemente meditare sul suo futuro esito. Favole di Esopo , Fabbri Editori
IO
SCOPRO la struttura
favola
La favola segue generalmente questo tipo di struttura: Introduzione Si presenta il protagonista, l’ambiente in cui vive e la situazione iniziale. Sviluppo Inter vengono altri personaggi, uno dei quali si contrappone al protagonista. Si sviluppa la vicenda, caratterizzata da episodi molto brevi. Conclusione Uno dei personaggi ha la meglio. La favola si conclude con una morale, cioè con un insegnamento. Individua nel testo le tre parti e segna le parentesi nei colori corrispondenti.
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LA FAVOLA
IL LEONE E IL BAOBAB Il leone se ne stava appisolato all’o mbra del baobab. – Sono il leone – ruggiva ogni tanto per sgranchire le tonsille intorpidite, – il re della foresta. – Sono il leone – ruggiva ancora, per arieggiare l’ugola, – il re degli animali. – E tu chi sei? – disse, d’un tratto, alzando lo sguardo verso l’e norme pianta. – Dici a me? – disse il baobab. – Sì, dico a te. Tu chi sei? Ci fu un attimo di comprensibile imbarazzo. Le piante, si sa, non sono solite mettersi a chiacchierare, tanto meno con il leone in persona. – Sono il baobab – rispose timidamente. – Il re degli alberi! Il leone rizzò l’o recchio destro. – Il cosa?! – ruggì. – Il baobab – ripeté l’albero, scandendo meglio le parole. – Il re di tutte le piante, ancor più di quelle della savana! Non lo vedi quanto sono grande? Il leone si alzò in piedi, stiracchiò i muscoli, fissò il tronco con lo sguardo severo, quindi ruggì più forte che poteva: – Tu, un re?! – esclamò. – Impossibile, di re qui ce n’è solamente uno. E senza dubbio alcuno quel re sono io, il leone, re della foresta! Detto questo chiamò le guardie e fece tagliare l’albero all’istante per farne legna per l’inverno. Soddisfatto, se ne tornò a pisolare all’o mbra… anzi no! L’o mbra se ne era andata con il baobab e il re dovette rassegnarsi a trascorrere tutto il giorno sotto il sole cocente. A. Valente, Favole dell’ultimo minuto , Gallucci
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LAVORO sulla favola
Questo racconto è una favola perché ha lo scopo di:
raccontare storie di animali. dare un insegnamento. La morale, cioè l’insegnamento di questo racconto, è:
è meglio non darsi troppe arie. bisogna agire pensando alle conseguenze.
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ANDIAMO D’ACCORDO OPPURE NO?
IL LUPO E L’ASINO Un lupo fu eletto Re di tutto il branco. Subito emanò un’ordinanza generale che tutti dovevano rispettare. Ogni preda, che ciascuno avesse catturato a caccia, doveva essere messa a disposizione della comunità e distribuita in parti uguali fra tutti. Così nessuno si sarebbe trovato affamato e senza cibo e i lupi non si sarebbero sbranati a vicenda. Era una legge giusta, per di più utile a mantenere la pace nel branco. Ma un asino si accostò al Re e, scuotendo la criniera, disse: – Magnifica idea, lupo! Ma come mai tieni nascosta nella tua tana la preda che hai catturato ieri? Portala alla comunità. Facciamo le parti. Il lupo, a questa osser vazione, confuso, revocò l’o rdinanza. Non sempre imbrogliare porta vantaggi.
LESSICO Un’ordinanza generale è:
u na legge che vale per tutti. u n ordine dato da un soldato.
Le più belle favole di Esopo e Fedro , Giunti Junior
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CONOSCO la favola
Il protagonista è ........................................................................................................................... Com’è il protagonista?
Imbroglione e prepotente. Giusto e generoso. Il secondo personaggio è . . ........................................................................................... Com’è il secondo personaggio?
Sciocco e sfacciato.
Furbo e giusto.
Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
determinato.
indeterminato.
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
realistico.
fantastico.
Sottolinea la morale.
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SCOPRO la struttura
favola
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione
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Imparare CON LE
MAPPE SCOPERTA
LA FAVOLA
Hai scoperto che la favola è un racconto fantastico che ha lo scopo di dare consigli su come ci si deve comportare. I l contenuto è una storia fantastica i cui personaggi sono animali che hanno pregi e difetti degli uomini, atteggiamenti negativi o positivi. I luoghi sono realistici, ma il tempo è indeterminato. a struttura della favola ha un’introduzione, uno sviluppo L e una conclusione. a favola ha sempre una morale, ma a volte capita che non sia espressa L in modo chiaro. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci la favola. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
LA FAVOLA Scopo: dare .................................................................. per comportarsi bene. Contenuto: storie di animali che si comportano come gli .................................................................. e hanno atteggiamenti negativi o positivi. Personaggi: hanno i difetti e le qualità degli .. ................................................................................................................. Tempo: è indeterminato. Luogo: ...................................................................................................................................................................................................... Struttura Introduzione: si presentano i ........................................................................................................................... Sviluppo Conclusione: il racconto termina con la . . .......................................................................................
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La SCIMMIA e la giraffa AA.VV., Filidifiaba , Comune di Milano
Ai limiti di una grande foresta viveva, insieme agli altri animali, una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne, ma da tutti gli animali, era diventata superba, non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro tutto il giorno a mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri, dicendo: – Guardatemi, io sono la più bella! Gli altri animali, stufi di sentire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dare loro retta. Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise ad adularla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa: – Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessun altro animale può giungere! E così dicendo, la condusse verso la palma più alta della foresta. Quando arrivarono ai piedi della palma, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci e maturi. Il collo della giraffa era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a raggiungere i frutti. Allora la scimmia, con un balzo, saltò sulla schiena della giraffa, poi sul suo collo e da qui si issò fin sulla testa e così riuscì ad afferrare i frutti desiderati. Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa: – Vedi, mia cara, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali. La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri e a rispettarli.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
In questa favola quale personaggio ti è risultato più simpatico? Perché? Racconta.
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imparare a imparare
VORREI SAPERE Un bambino o una bambina, quando sono piccoli, Perché? Perché?”… Perché? chiedono sempre “Perché? Perché lo chiedono? Perché vogliono imparare! Ecco, lo stesso deve accadere nella tua mente… Chiedersi perché vuol dire aver voglia di sapere, di conoscere!
IMPARARE = PUNTI INTERROGATIVI NELLA TESTA Ottavia era una bambina con la mano alzata. A scuola, quando la maestra faceva una domanda, la sua mano scattava in su come se fosse uno di quei pupazzi chiusi in una scatola che schizzano fuori se uno alza il coperchio. Ma succedeva anche quando non c’e rano domande della maestra. Allora Ottavia alzava la mano perché la domanda da fare ce l’aveva lei: le era venuto un dubbio, c’e ra una cosa che la confondeva e aveva bisogno di saperne di più. A casa non alzava la mano, parlava e basta, e parlava moltissimo, sia per dire quello che pensava sia per chiedere quello che non sapeva. Ottavia era una bambina che leggeva moltissimo, e quando uno legge di solito gli si formano nella testa un sacco di interrogativi. B. Masini, Bambine , Edizioni EL
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U.A. 4 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “imparare a imparare” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “il mito”.
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Q uante cose hai imparato anche fuori dalla scuola! Hai imparato guardando gli altri “fare qualcosa”. Scrivi una “cosa” che hai imparato in questo modo. .. ...................................................................................................................................................................................................................
Hai imparato ascoltando gli altri. Scrivi una “cosa” che hai imparato in questo modo. .. ...................................................................................................................................................................................................................
Hai imparato osser vando la realtà intorno a te. Scrivi una “cosa” che hai imparato in questo modo. .. ...................................................................................................................................................................................................................
Gli amici, le amiche, le persone adulte, tutto ciò che è intorno a te ti insegnano e tu impari.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Imparare a imparare Imparare a imparare vuol dire imparare a riempire il proprio baule delle conoscenze utilizzando tutto ciò che hai vicino a te. Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “imparare a imparare”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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VORREI SAPERE
LE FIGURINE INSEGNANO Ieri, dopo i compiti, la mamma mi ha raccontato una storia che non conoscevo. ROBA DA MATTI . Lei da bambina GIOCAVA IN PORTA , cioè, veramente, era un portiere, o una portiera? Ha detto che non è stato facile per lei diventarlo. Sua mamma (che è mia nonna) non voleva nemmeno che andasse al campetto. Secondo lei non era una cosa da femmine. Le cuciva sempre dei vestiti belli e chiari, spesso rosa, e lei non si doveva sporcare. E non si doveva rovinare le scarpe. Inoltre aveva una maestra molto severa e sempre tantissimi compiti da fare. Mi ha raccontato anche che faceva la collezione delle figurine del calcio di nascosto. Era il suo segreto. E a forza di incollare le figurine con i numeri alti e di cercare avanti e indietro tra l’1 e il 600 e qualcosa, i numeri le sono diventati familiari, quasi amici. Ha imparato benissimo anche la geografia dell’Italia con i nomi delle regioni, e i capoluoghi, per via di tutte le squadre, anche quelle della serie C. Quando leggeva il luogo di nascita di un calciatore, andava a vedere sull’atlante dove si trovava e così imparava un sacco di città e paesini nuovi.
COMPRENDERE Inferenze
Informazioni esplicite
Che cosa significa “600 e qualcosa”?
P iù di 600.
M eno di 600.
P erché per la mamma non era stato facile giocare a calcio? Perché quando la mamma era bambina:
e ra strano che una bambina giocasse a calcio. n on esistevano “vestiti da calcio” per le bambine. le bambine dovevano solo fare i compiti.
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U.A. 4
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I ndica con una X se ciascuna affermazione è vera (V) o falsa (F). La nonna non voleva che: l a figlia andasse al campetto a giocare a calcio. V F
f acesse la raccolta di figurine di calcio.
V
u scisse con le amiche.
V
i ndossasse bei vestiti.
V
F F F
IMPARARE A IMPARARE Mi ha raccontato anche che studiava tanto perché altrimenti sua madre non l’avrebbe fatta uscire nemmeno con le amiche il pomeriggio. Poi però andava al campetto per allenarsi senza dirlo ai suoi genitori. Ma spesso era arrabbiata perché doveva fare tante cose di nascosto anche se non erano cose brutte. Poi, quando è passata alle superiori, ha potuto decidere da sola e ha giocato in una squadra femminile. A quei tempi tifava per la Nazionale femminile nor vegese che allora era molto forte. Mi ha raccontato che nel 1995 questa squadra vinse addirittura la Coppa del Mondo femminile battendo le giocatrici statunitensi, che erano fortissime allora. B. Pumhösel – A. Sar fatti, Palloni e pianeti, appunti di calcio geometria elementare , EDT Edizioni
LIFE SKILLS Imparare a imparare La raccolta di figurine è stato un modo per imparare geografia e matematica. Tra questi altri modi possibili per imparare, oltre ad andare a scuola, indica con una X quello che preferisci. G uardare documentari. G uardare con attenzione la realtà attorno a te. L eggere libri. Fare domande agli adulti.
INSIEME PEER teaching è più facile Organizzatevi in piccoli gruppi. In ciascun gruppo deve essere presente almeno un bambino o una bambina che fa la raccolta di figurine. Se possibile, ciascun gruppo deve fare riferimento a una raccolta diversa. Sul quaderno scrivete il nome della raccolta che avete scelto, a quale materia scolastica può fare riferimento e che cosa si può imparare da quella raccolta.
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VORREI SAPERE
WWW.APIPIGRONE.ORG Un’ape era convinta di sapere ormai tutto, poiché era abile a navigare su Internet. – Qui si trova la sapienza del mondo! – spiegò entusiasta alle sue amiche. Così, un giorno, passando davanti alla casa di una scimmietta, volle provocarla. – Voi scimmie siete stupide: l’ho appena letto su Internet – affermò con l’aria da saputella. Quella scimmietta, però, non era stupida. Così pensò di impartirle una lezione. – Voi api, invece, siete pigre – replicò. – Impossibile – sbottò l’ape. – Da sempre tutti sanno che siamo operose: un modello per tutti gli animali, insieme a quelle ottime lavoratrici che sono le formichine, naturalmente. – No, credimi: anche questo è scritto su Internet, vai subito a controllare… Giusto il tempo di tornare a casa e accendere il computer, che la scimmietta aveva intanto creato il sito www.apipigrone.org! Allora l’ape capì la lezione e si scusò: – Su Internet c’è scritto tutto e il suo contrario. Ciò che è importante è verificare di persona e capire per bene quanto si legge! Proprio da quel giorno l’ape e la scimmia divennero amiche per la pelle, stimandosi e andando persino al ristorante insieme. C. Stocchi, Favole in wi-fi – Esopo, oggi , Edizioni EL
COMPRENDERE Analisi del testo Questo è un testo fantastico ma ha alcuni elementi realistici. Scrivi il più evidente. .. ...............................................................................................................................................................
Inferenze L’ape sostiene che su Internet si trova “la sapienza del mondo”. Secondo te, che cosa vuol dire? .. ............................................... ..........................................................................................................................................
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LIFE SKILLS Imparare a imparare Che cosa ha imparato l’ape dalla scimmia? Indica con più X. Ha imparato che: le scimmie sono sciocche. le notizie vanno sempre verificate. è importante capire bene ciò che si legge.
IMPARARE A IMPARARE
LE PAROLE CROCIATE PER IMPARARE Senza alfabeto non si potrebbero fare tante cose, ma soprattutto non esisterebbero le parole crociate, che sono uno dei giochi più popolari della storia. È un po’ come se i calciatori non avessero il pallone… L’invenzione del cruciverba, con le parole che si incrociano tra orizzontali e verticali, il numerino nel quadrato e le definizioni in bell’o rdine, si deve a un violinista inglese, mister Arthur Wynne, che da violinista era piuttosto scarso, ma con le parole ci giocava volentieri. Nel 1913 era impiegato al giornale New York World e, in vista delle vacanze di Natale, propose di aggiungere una pagina con dei giochi e delle trovate divertenti. Il direttore trovò l’idea intrigante e il 21 dicembre di quell’anno diede alle stampe il primo quadrato a quadretti, che si chiamò word-cross puzzle , che altro non vuol dire se non “parole crociate”. A. Valente, Un’idea tira l’altra , Lapis Edizioni
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ALTO
Le parole crociate ser vono per imparare? Prova! S ai da chi prende il nome l’America? Sforzati di rispondere alle definizioni. Poi leggi il nome nelle caselle colorate di giallo e il cognome in quelle colorate di azzurro. 1. In quelli archeologici si trovano le fonti dell’antichità. 2. Il luogo in cui sono conser vati i reperti. 3. La stagione delle vacanze. 4. Le pitture disegnate anticamente sulle rupi. 5. Scorre nel suo letto, ma non dorme. 6. Gli abitanti della Grecia. 7. Con esso gli uomini primitivi tenevano lontane le belve. 8. Sono grandi bacini di acqua dolce.
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VORREI SAPERE
L’ALFABETO MUTO La maestra della terza si chiamava Clara, ed era una brava maestra. I bambini le volevano bene, anche se a volte facevano parecchio baccano e Clara diceva: – Abbassate la voce, bambini, per favore! Mano a mano che passavano i giorni, e le settimane, ci fu in terza C una strana novità. – Avete notato? – disse ai compagni Valentina, una bambina molto sveglia. – La maestra non dice più di abbassare la voce, come prima, anche se facciamo lo stesso baccano... Qualche giorno dopo, con una voce calma e fioca, Clara disse alla classe: – Cari bambini, devo dir vi una cosa un po’ triste. Forse ve ne siete accorti anche voi: io non ci sento più bene. Anzi, ci sento proprio poco, e la cosa peggiora di giorno in giorno. Insomma, sto diventando sorda. È una cosa triste, certo, ma la cosa più triste è che non posso continuare a fare la maestra. – Perché? – chiese Valentina. – Come? – disse Clara. – Perché? – chiese in coro la terza C. – Perché se non vi sento più, come faccio a insegnare, e a parlare con voi? – disse lei. I bambini, nell’inter vallo, tennero consiglio. Poi andarono tutti dal dirigente, che li ricevette sorpreso: non capitava spesso che un’intera classe venisse a parlare con lui. – È vero che la maestra Clara andrà via? – chiese Valentina a nome di tutti. – Purtroppo sì – disse il dirigente. – Voi sapete che ha un problema con l’udito, e...
LESSICO Che cosa significa “i bambini tennero consiglio”? I bambini:
diedero buoni consigli alla maestra. chiesero un parere al dirigente. fecero una riunione tra di loro.
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IMPARARE A IMPARARE – Noi non vogliamo un’altra maestra – dichiarò Valentina. – Se non c’è lei, nessuno di noi verrà più a scuola. – Ma, bambini, voi sapete che la vostra maestra, purtroppo, è diventata sorda, e... – Non ha mai sentito parlare dell’alfabeto muto? – chiese Valentina. Il dirigente restò di stucco, come tutti gli altri (la maestra, gli altri insegnanti, i genitori, i bambini) quando seppero che tutti quelli della terza C avevano deciso di imparare a parlare con l‘alfabeto muto, in modo da potersi intendere con la maestra. Così fecero: in due settimane, con grandissimo impegno e serietà, i bambini impararono quel nuovo linguaggio, insieme a Clara, e da subito cominciarono a comunicare con lei. Tre settimane dopo nella terza C ricominciarono le lezioni. Clara, sorridente, parlava con i gesti, spiegava, faceva domande. I bambini l’ascoltavano con gli occhi, e con i gesti rispondevano, chiedevano. Era la classe più silenziosa del mondo, anche una delle più felici. R. Piumini, Belle da raccontare , Einaudi Ragazzi
RIASSUMERE Metti in ordine in modo logico e cronologico le frasi chiave, numerando da 1 a 5.
Gli alunni e la maestra riescono a comunicare tra di loro. La maestra avverte i bambini che lascerà la scuola. Gli alunni della terza C vanno dal dirigente. La maestra della terza C sta perdendo l’udito. Gli alunni della terza C si impegnano a imparare l’alfabeto muto.
LIFE SKILLS Imparare a imparare Che cosa hanno imparato i bambini della terza C? .. ...............................................................................................................................................................
A che cosa è servito questo apprendimento? .. ...............................................................................................................................................................
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e rc o rs o .
competenze Vi insegno a imparare Il mio amico Elvis cominciò la lezione di scienze al suo solito modo… cadendo dalla seggiola. È il suo pezzo forte, fa questo numero con tutti i nuovi insegnanti, è una specie di benvenuto. Ma il professor Travoni, professore di fisica e scienze, gli concesse solo un sorrisetto e disse: – Adesso chiudete gli occhi. Abbiamo chiuso gli occhi. – Mi sentite bene? – abbiamo fatto sì con la testa. – Mi vedete? – abbiamo fatto no con la testa. – Sono ancora qua? – abbiamo fatto sì con la testa. – E invece potrebbe non esserci più! La voce di Elvis ruppe il silenzio. – Potrebbe essere uscito dall’aula e aver installato un microfono e ora ci sta parlando da un’altra stanza. Forse è stato rapito, e forse è il rapitore che sta parlando con noi. E adesso il rapitore sta forse progettando di rapire anche noi. – E forse il rapitore è dietro il ragazzo che sta parlando in questo momento! – disse il professore, che era ricomparso all’improvviso. – Aaaaaaaaiiiiiiiuuuuutoooooooooooooo! – gridò Elvis, terrorizzato. – Ora credo di aver vi detto abbastanza. Imparerete a conoscere la scienza ponendo domande, facendo tantissimi esprimenti e rimanendo sorpresi. – Riuscite a vedere dietro gli angoli? – No – abbiamo risposto in coro. – Allora dovete inventare o trovare un esperimento che dimostri perché non si può vedere dietro gli angoli. – Ma come facciamo? – domandò Elvis. – Fate quello che fanno gli scienziati, fate delle ricerche. Potete usare le cose più diverse per trovare risposte alle vostre domande. Usare sempre tutto ciò che potrebbe essere utile, usare la ricerca per risolvere problemi: questo vuol dire essere scienziati. T. Dear y - B. Allen, Luci e ombre , Editoriale Scienza
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. o s r o cr e
Elvis frequenta:
A. la scuola Primaria. B. la scuola Secondaria. Da che cosa lo capisci? .. .............................................................................................. ome Elvis dà il benvenuto ai nuovi C insegnanti? . . .................................................................................................... Dove si svolge la scena? . . .................................................................................................... Chi sono i protagonisti della storia?
A. Elvis e il narratore. B. Tutti i ragazzi della classe e il professore. C. Il professore ed Elvis. D. Il professore e il narratore.
Il professore sostiene che le ricerche devono essere fatte: A. solo sui libri. B. solo facendo domande. C. utilizzando differenti modi. Che cosa insegna il professor Travoni? . . ....................................................................................................
Installare significa:
A. mettere B. usare
C. aggiustare D. togliere
Il professor Travoni dice: “Imparerete a conoscere la scienza ponendo domande, facendo tantissimi esperimenti e rimanendo sorpresi”. Perché dice “rimanendo sorpresi”? A. Perché i ragazzi si divertiranno con gli esperimenti. B. Perché i ragazzi non studieranno sui libri. C. Perché i ragazzi si spaventeranno. D. Perché i ragazzi scopriranno cose che non conoscevano. Metti in ordine in modo logico e cronologico, numerando. I l professore propone un esperimento a occhi chiusi. Il professore spiega come fare la ricerca. Il professor Travoni entra in classe. Elvis cade dalla sedia. Il professore assegna un compito.
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VORREI SAPERE
Il
MITO
Intorno a me vedo il cielo, la Terra, uomini, donne, animali, piante... Sono sempre stati così? A me piace avere risposte alle mie curiosità: curiosità questo significa imparare, sapere. La stessa curiosità l’avevano anche coloro che cominciarono a raccontare i miti.
QUANDO IL CIELO E LA TERRA ERANO UN’UNICA COSA Una mattina, alzandovi presto, appena passata la notte, uscite di casa e andate a incontrare il mondo, solo per guardarlo, accontentatevi di osser varlo. Vedrete, alzando gli occhi, Rangi, che è il Cielo e, abbassandoli, Papa, che è la Terra. Il Cielo e la Terra non sono stati sempre separati come oggi. Prima di quel mattino in cui voi vi siete alzati presto, molto prima, niente separava il Cielo dalla Terra. Papa, dea della Terra, e Rangi, dio del Cielo, si tenevano stretti in un abbraccio ininterrotto. Perché avrebbero dovuto separarsi se la loro felicità era restare così, uniti l’uno all’altra? B. Reiss – A. Tjoyas, Il mondo prima del mondo , Edizioni EL
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U.A. 4 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “il mito” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “imparare a imparare”.
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U.A. 4 METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Hai mai cercato di trovare una spiegazione a ciò che vedi accadere? Il sole che tramonta, la luna che a volte è piena e a volte no, la pioggia che cade... Ti è mai capitato di pensare che il sole andasse a dormire o che la luna ingrassasse perché mangiava troppo? Se hai risposto sì, hai fatto come i primi uomini: hai dato spiegazioni fantastiche all’o rigine del mondo, dell’uomo e di tutto ciò che si trova sulla Terra.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “il mito”.
CHE COSA TROVERAI? EROI E DIVINITÀ
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ORIGINE DELLA TERRA
ORIGINE DELLA VITA
SCOPRO il mito
I miti sono racconti creati dagli uomini nell’antichità. Con questi racconti si cercava di spiegare l’o rigine del mondo, dell’uomo, dei fenomeni naturali. Ogni popolo ha i suoi miti. Sono tutti diversi, ma hanno tutti qualcosa in comune: la Terra, gli umani e tutta la realtà sono nati “dal nulla”.
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Aspetto disciplinare Analisi della tipologia testuale “il mito”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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IL MITO
RANGI E PAPA All’inizio c’e rano solo Rangi e Papa, il Cielo e la Terra uniti. Papa e Rangi misero al mondo tre figli: Tangaroa, dio del mare, Tane, dio delle foreste, e Tawhiri, dio dei venti. Tutti, Rangi, Papa e i figli, erano uniti in un grande abbraccio. Un giorno i giovani decisero di prendere ciascuno la propria strada. A Tane, dio delle foreste, che era il più forte, venne l’idea: puntò i piedi contro Papa, la Terra, e la testa contro Rangi, il Cielo, e si mise a spingere. Spinse e spinse per anni e anni; spinse a tal punto che riuscì a staccare Papa e Rangi. Fu così che divennero il Cielo che noi conosciamo, sopra le nostre teste, e la Terra sotto i nostri piedi. La luce filtrava tra i due sposi separati e la Terra si coprì di piante e di alberi. I tre figli, liberati, iniziarono la creazione del mondo. Tane creò la Luna e il Sole, decorò il cielo, diede vita alla prima donna, Hine, e la sposò. I loro figli furono i primi uomini. Benché tutto ciò fosse bello, Papa e Rangi soffrivano per la loro separazione e la separazione dai figli. Rangi pianse a lungo e le sue lacrime formarono fiumi e oceani. La rugiada e la nebbia erano invece le lacrime versate da Papa. L’e rba e le piante crescevano fitte, strette l’una accanto all’altra. B. Reiss - A. Tjoyas, Il mondo prima del mondo , Edizioni EL
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SCOPRO il mito
I personaggi (cioè divinità o eroi che hanno poteri straordinari) del racconto sono: ............................................................................................................................................................... I fatti (cioè il contenuto) sono:
realistici. fantastici. Il tempo in cui si svolge la vicenda è: definito. indefinito. Il luogo in cui si svolge la vicenda è: realistico ma non definito (la Terra, l’Universo).
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fantastico.
VORREI SAPERE
COME NACQUERO L’UOMO E LA DONNA All’inizio dei tempi, il Cielo e la Terra si stendevano sempre uguali da orizzonte a orizzonte, e nessuno li abitava. Nessuno, tranne il gigante Ang-ngalo, i cui capelli sfioravano le nuvole. Ang-ngalo non aveva niente da fare e nessun posto dove andare, così si sedette e cominciò a fare dei mucchietti di terra, uno qui e uno là, uno più alto e uno più basso. Quando ebbe finito, il mondo era pieno di montagne. A un certo punto cominciò a far pipì, un po’ da una parte e un po’ dall’altra. E quando smise si erano formati mari e oceani. Quindi Ang-ngalo ebbe voglia di passeggiare avanti e indietro, e camminò e camminò, lasciando impronte profonde dove la terra era più morbida. Quando si fermò, dappertutto c’e rano crepacci e profonde buche, che ben presto furono riempite dall’acqua e divennero laghi. Infine Ang-ngalo si guardò intorno e vide che il mondo era cambiato: c’e rano monti e oceani, mari e laghi, valli e pianure. – Che bello! – disse. – Ora ci manca solo qualcuno che mi faccia compagnia. Così il gigante spezzò una canna di bambù, ci mise dentro dell’acqua, la richiuse e la gettò in mare. Da quella canna piena d’acqua nacquero il primo uomo e la prima donna, e tutti noi siamo loro figli. F. Lazzarato, La fata della luna , Mondadori
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LAVORO sulla struttura
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione lo sviluppo la conclusione
mito
Il mito segue generalmente questo tipo di struttura: Introduzione: si presenta l’Universo come era alle origini, prima che comparissero tutte le specie viventi. Sviluppo: un essere o una for za creatrice dà origine a elementi dell’Universo o della Terra. Conclusione: l’Universo è popolato.
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IL MITO
VIRACOCHA In questo brano trovi alcune righe di puntini. Leggi come se non ci fossero. Ti serviranno poi per eseguire l’esercizio. .........................................................................................................................................................................................................................................................
Prima ancora che il mondo fosse creato, non esisteva nulla. .........................................................................................................................................................................................................................................................
L’unica creatura presente era un uomo chiamato Viracocha. .........................................................................................................................................................................................................................................................
Questi creò prima il mondo tenebroso, cioè senza sole, senza luna, senza stelle. Per la sua opera di creazione lo si chiamò Viracocha Pachayachachic, che significa “creatore di tutte le cose”. Dopo aver creato il mondo, abbozzò e plasmò una stirpe di giganti dalle enormi proporzioni corporee, per vedere se era bene creare esseri umani di tale grandezza. Ma poiché le loro stature gli apparivano eccessive rispetto alla propria, disse: – Non è bene che gli uomini siano tanto grandi; è meglio che abbiano la mia statura. .........................................................................................................................................................................................................................................................
Per questo fece gli uomini a sua immagine e somiglianza, e così sono ancora oggi. W. Pedrotti - M. Fischer, Miti della creazione , Demetra
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LAVORO sulla struttura
mito
Scrivi sui puntini al posto giusto.
Da quel giorno la Terra si è popolata L’e ssere creatore dà forma agli uomini Presentazione dell’e ssere creatore Situazione iniziale
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VORREI SAPERE
CAOS All’inizio c’è un dio soltanto senza forma né colore e si chiama Caos. Per molto tempo non accade proprio nulla finché, proprio da Caos, incomincia a nascere qualcosa. Da Caos nasce l’o mbra della sera e subito va a cercare un posto tranquillo in cui abitare. Poi il buio si fa più fitto perché è nata la grande Notte nera. Da Notte nasce un figlio proprio strano, che non le somiglia: è Giorno, è luminoso, e tutto diventa chiaro. Intanto Caos sta creando ancora qualcosa, perché la storia ormai è iniziata e nessuno la può fermare. Caos ha creato Gaia che è una dea grande come tutta la Terra. Finalmente una dea che si può vedere e toccare. E Gaia si accorge di essere troppo sola. Ma lei è una dea e gli dèi quando sono infelici sanno fare cose straordinarie per potersi consolare. Gaia ha una bella idea: si prepara un bel marito alto come il cielo e gli regala bianchi cuscini di nuvole. E Gaia, innamorata, si adorna di gioielli. Le sue collane sono montagne che la rendono sempre più elegante. Poi, per potersi rinfrescare, si circonda di un dio tutto fatto di acqua, un profondo mare. L. Fischetto, La mitologia. Le avventure degli dèi , Lapis Edizioni
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LAVORO con il mito
Il protagonista di questo racconto è:
un eroe. un dio. un uomo. Il contenuto è: l’o rigine del tempo e della Terra. le avventure di Caos. Il tempo in cui si svolge la vicenda è: determinato. indeterminato. Il luogo in cui si svolge la vicenda è: immaginario. reale.
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COME È STATO CREATO IL MONDO Inizialmente non esisteva niente. Non vi erano la notte, il giorno, la terra, il cielo, gli dèi o gli uomini; non vi era il mondo, l’Universo. Vi era solo l’o scurità e un caos enorme, turbinante, ribollente, acquoso, chiamato Nun o Nu. Ma da questo caos emerse un dio creatore. Era Atum, il dio del sole e creatore di tutte le cose. Atum fu il primo e unico dio. Dagli abissi del caos acquatico un giorno emerse, splendente come il sole, e si guardò intorno. – Non ho nessun posto dove stare – disse. Così nel luogo in cui era apparso creò una collinetta, che emerse dal caos come le isole che appaiono nel fiume quando le acque si ritirano. La collinetta fu la prima Terra. Il dio si guardò di nuovo intorno. C’e ra molto da fare e lui era solo. – Il cielo e la terra non esistono – disse, – e le cose della terra non esistono ancora. Devo tirarle fuori da Nun. Decise di creare altri dèi per avere compagnia e per farsi aiutare a creare l’Universo. Soffiò. Dal suo soffio nacquero due bellissimi bambini, un figlio e una figlia. Atum chiamò suo figlio Shu. Era il dio dell’aria. Poi chiamò sua figlia Tefnut. Era la dea della nebbia e dell’umidità.
IO CONOSCO
il mito
Questo testo è un ................................................ È un testo:
realistico.
fantastico.
Lo scopo del racconto è:
dare spiegazioni storiche sulla Terra. L’elemento creatore è ...................................................... ,
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cercare di spiegare l’o rigine del mondo. del sole.
VORREI SAPERE Ora Atum non era più solo. Lui e i suoi figli vivevano insieme sulla collinetta al centro di un mare d’acqua. Atum guardava continuamente i suoi figli nel timore che potesse accadere loro qualcosa di terribile. Una volta volse per un attimo lo sguardo da un’altra parte e, quando si voltò di nuovo, Shu e Tefnut erano spariti. Si erano allontanati ed erano caduti nell’immenso mare d’acqua. Atum era distrutto. Pianse finché non gli si offuscò la vista, cercando ovunque i suoi figli scomparsi. Alla fine, guardando nell’o scurità, il suo occhio avvistò i bambini. Atum fu così felice di rivederli che pianse enormi lacrime di gioia. Le sue lacrime caddero sulla collinetta e, nel punto in cui toccarono il suolo, spuntarono gli esseri umani. A. Kramer, Miti egizi , Il Castello
Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
un preciso momento storico. quello delle origini del mondo. Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
immaginario. reale. All’inizio di questa storia c’era solamente Nun, che era
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Alla fine di questa storia sulla Terra compaiono ....................................................................................................
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Imparare CON LE
MAPPE
IL MITO
SCOPERTA
Hai scoperto che il mito è un racconto fantastico che ha lo scopo di spiegare l’origine del mondo e dell’uomo. I l suo contenuto è una spiegazione fantastica che gli uomini antichi davano sull’origine della vita. I personaggi sono divinità o esseri umani con poteri divini. e vicende si svolgono in un luogo immaginario, in un tempo L che è quello delle origini del mondo. a struttura del mito ha un’’introduzione, uno sviluppo L e una conclusione. Nell’introduzione l’Universo si presenta com’era prima che comparissero le specie viventi. Nello sviluppo un essere o una forza creatrice dà origine agli elementi dell’Universo e della Terra. Nella conclusione l’Universo appare popolato. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci il mito. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
IL MITO Scopo: spiegare l’origine del ........................................................... e dell’............................................................. Contenuto: spiegazioni fantastiche dell’origine ........................................................... Personaggi: ................................................................................................................................................................................... Tempo: quello delle ......................................................................................................................................................... Luogo: ..................................................................................................................................................................................................... Struttura: Introduzione
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Stella Bianca e Grande Stella M. Hoffman – J. Ray, Sole luna stelle , Mondadori
Tirawa, il Supremo, creò le stelle. E le due più importanti erano Stella Bianca, femmina, che era la stella della sera, e Grande Stella, maschio, che era la stella del mattino. Prima di ogni altra cosa Grande Stella dovette conquistare Stella Bianca per farne sua moglie. Così partì per andarla a cercare nella sua casa nell’o vest. Arrivò vicino alla casa di Stella Bianca. Facevano la guardia un orso bruno, un puma, una lince e un lupo. Non erano bestie comuni, perché anch’e sse erano stelle. Stella Bianca le mise ognuna al suo posto, facendone i quattro spicchi del mondo e assegnando a ciascuna di loro una delle quattro stagioni. Stella Bianca acconsentì a diventare la moglie di Grande Stella e si scambiarono l’uno con l‘altra tutti i poteri che possedevano. Stella Bianca lasciò cadere dal cielo un sasso, che divenne la Terra, e Grande Stella lanciò la sua palla di fuoco in cielo ed essa divenne il Sole. La loro figlia fu collocata su una nuvola e delicatamente fatta scendere sulla Terra, portando il grano come dono del cielo. Si lasciò cadere dalla nuvola come pioggia e incontrò un giovane che era il figlio del Sole e della Luna. Da loro discesero tutti i popoli che vivono sulla Terra. E Tirawa, l’Immutabile, diede alle stelle il compito di sor vegliare tutti gli uomini. Quando muoiono, i loro spiriti si arrampicano sulla Via Lattea e vanno a vivere per sempre sulle stelle.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
Nella sezione che hai terminato hai conosciuto i miti; invece, nelle discipline hai studiato la nascita dell’Universo, della Terra, della vita sulla Terra, dell’uomo... Da dove hai tratto le tue conoscenze? Ti hanno affascinato maggiormente i miti o le conoscenze scientifiche? Racconta.
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Educazione ambientale
L’ AM BI EN TE
È NOSTRO
Quante sorprese ci riserva natura! Come si trasforma la natura da una stagione all’altra! Per milioni di anni ha continuato a trasformarsi per adattarsi ai cambiamenti e per conservarsi nel suo splendore. Ma se ci mette lo zampino l’uomo... non sempre ha idee brillanti!
IL COLORE DEL CIELO All’inizio del tempo, quando la natura creò le cose, venne il momento di scegliere il colore del cielo. Decise di chiedere consiglio alle fate. – Fallo grigio – disse la fata della pioggia. – Fallo arancione – disse la fata del tramonto. – Azzurro è più bello – disse la fata dell’e state. – Nero lo è ancora di più – disse la fata del temporale. Che fare? La natura ebbe un’idea davvero brillante (come del resto lo sono tutte le idee che ha la natura). Il cielo sarebbe stato azzurro d’e state, grigio con la pioggia, arancione al tramonto, nero tra i tuoni del temporale e così via. E accontentò tutte le fate. E infatti il cielo non è mai dello stesso colore. G. Campello, È estate! - Una storia al giorno , Edizioni EL
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U.A. 5 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “educazione ambientale” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la leggenda”.
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Prova a chiedere alle persone che incontri: “Scusi, lei ama la natura?”. Nessuno risponderà: “No!” Prova a chiedere: “Che cosa dobbiamo fare per proteggerla?” La maggior parte dirà: “Dovrebbero, bisognerebbe…”. Pochi risponderanno: “Mi devo impegnare…, devo fare...”. Scrivi tre piccole cose che ti impegni a fare per rispettare la natura. ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………………. ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………………. ……………………………………………………………….........................................................................………………………………………….
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Educazione ambientale Il rispetto per l’ambiente, per la natura, non è un problema degli altri. Anche tu puoi e devi contribuire alla “salute” del pianeta per stare bene non solo in salute, ma anche in qualità di vita. Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “educazione ambientale”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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L’ AMBI ENTE È
NOSTRO!
GIROTONDO Per la mancanza d’affetto e d’amore un giorno il mondo ebbe un malore e poiché si sentiva cadere un bimbo piccino lo volle tenere. Aprì le braccia più che poté, però non riusciva a tenere un gran che, a lui si unì un altro bambino ma non ne tennero che un pezzettino. Poi vennero altri, a dieci e a venti e unirono mani e continenti, bambini pallidi, giallini, mori in un girotondo di tanti colori. E quell’abbraccio grande e rotondo teneva in piedi l’intero mondo. M.L. Giraldo, Rime per tutto l’anno , Giunti Junior
A rte IL MONDO COME VUOI TU! Divertiti con la pixel art! Crea un disegno simile a quello che vedi qui a fianco e coloralo nel modo che preferisci.
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COMPRENDERE Analisi del testo Questo testo è una poesia. È divisa in quattro strofe: segnale con parentesi colorate. Le strofe hanno tutte lo stesso numero di versi? Sì No Ci sono parole che terminano con le stesse lettere, cioè sono in ..........................................
Il contenuto Qual è lo scopo della poetessa? Invitare i bambini a giocare. Invitare tutti a prendersi cura della Terra. Far capire che la cura della Terra è un dovere solo dei bambini.
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EDUCAZIONE CIVICA
SMETTI DI COMPRARE BOTTIGLIETTE DI ACQUA L’acqua è importantissima per la salute, a patto di berne abbastanza. Ma quando è davvero “abbastanza”? Un ragazzo dovrebbe berne circa un litro. Noi siamo fortunati, non è difficile trovare l’acqua. C’è dovunque e di ogni tipo: naturale, gasata, leggermente effer vescente, addirittura aromatizzata… e tutta in comode bottigliette! Ma tutte queste bottigliette inquinano tantissimo! In media ogni italiano consuma quasi 200 bottiglie all’anno! Troppissime! Pensa che il 100% delle tartarughe marine mangia plastica almeno una volta nella vita. Quindi basta, ok? Procurati, invece, un tuo contenitore dell’acqua. Tu puoi scegliere la borraccia personale che più ti piace. Controlla bene la capienza e nel giro di qualche giorno saprai quante volte devi riempirla per bere il giusto. A proposito: per riempirla, di solito, l’acqua del rubinetto va BENISSIMO, anzi, spesso è migliore di quella che compri. Informati, ma il più delle volte anche le fontane in giro per la tua città sono ok. Un buon modo per portare a termine questa rivoluzione è sfidarsi e controllare i progressi insieme agli altri amici. P. Baccalario – F. Taddia, Il manuale delle 50 (piccole) rivoluzioni per cambiare il mondo , Il castoro
EDUCAZIONE AMBIENTALE Nella poesia a pagina 114 si parla della necessità di prendersi cura della Terra. Questo testo invece ti dà suggerimenti pratici per rispettare sia l‘ambiente sia la tua salute. Sottolinea: le parole che spiegano che l’acqua è indispensabile per stare bene in salute; in le parole che mettono in evidenza i danni dell’uso di bottigliette di plastica; in le parole che danno consigli per evitare l’inquinamento da plastica. in
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L’ AMBI ENTE È
NOSTRO!
GLI ALBERI PARLANO? Mirka si arrampicava sempre sugli alberi; diceva anche che riusciva a parlare con loro. Al grande albero sulla strada che porta a scuola aveva dato il nome di Asdrubale.
L’idea che Asdrubale parlasse con i bambini era bella. A Marco piaceva. Però perché dopo tutti questi mesi, pensava seduto sul ramo, lui non era ancora riuscito a capire per davvero la sua lingua? Forse era solo una bella favola, forse neppure Mirka lo capiva per davvero. Ora però Mirka, poverina, era ammalata. Marco si disse che dopo le lezioni sarebbe andato a trovarla. – Che dici, Asdrubale, le porto anche i tuoi saluti? – disse all’albero. L’albero – proprio come Marco si aspettava – non rispose. Mentre stava iniziando a scendere lungo il tronco, Marco si accorse che sulla punta di un ramo era spuntato un germoglio profumato. L’istinto del bambino fu quello di staccarlo, per portarlo all’amica. Ma non lo fece: se vuoi bene a un amico, mica gli strappi le unghie, giusto? “Oggi vado da Mirka e le racconto del fiore profumato”, pensò. E proprio mentre lo pensava, il germoglio si distaccò da solo dal ramo e piovve ai piedi del bambino. Portami con te, sembrava dicesse, portami da Mirka. Così può annusarmi anche lei. Asdrubale aveva parlato. A modo suo. E Marco l’aveva capito, per davvero. G. Biondillo, Il mio amico Asdrubale , Ugo Guanda Editore
COMPRENDERE Personaggi Chi sono i personaggi di questo racconto? ……………………………………..........................................................……………......................... Chi è convinto che gli alberi parlino? ……………………………………..........................................................…………….......................................... Inferenze Perché Marco non stacca il fiore dall’albero? Perché ha paura di un albero che parla. Perché sull’albero c’e ra solo un fiore. Perché lo considera un amico.
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EDUCAZIONE AMBIENTALE
AGGIUSTIAMO LA TERRA! È un bel pomeriggio di marzo. Il vento soffia forte e i bambini hanno paura di volare via. Liù, Marianna, Mido e Gianni stanno tornando a casa. Si danno la mano. A ogni raffica di vento barcollano a destra e a sinistra. Allora si chinano, camminano a zig-zag, affrontano il vento di traverso con piglio da marinai. È un bel gioco ondeggiare come vele al vento. La mamma di Gianni ha già aperto la porta di casa. – Benvenuti! – esclama. A casa di Gianni, nel cesto dei giochi, c’è una palla, un po’ sgonfia. È una palla mappamondo. I bambini fanno a gara a chi soffia più forte e quando il mappamondo è gonfio lo lanciano in alto, lo fanno ruotare. – Su, su, rotola nel cielo, Terra, non ti fermare! – esclamano insieme. Ma all’improvviso il mappamondo comincia a sgonfiarsi. Qualcosa deve averlo forato. – Povera palla mappamondo! – sospira Marianna. – Ora dovrai buttarla! – dice Mido. I bambini non vogliono buttare la palla mappamondo. – È la palla di Gianni, ma anche la Terra di tutti! – esclama Liù. Poi aggiunge: – Dobbiamo aggiustarla: è una palla, ma per noi è il nostro pianeta. – Sì, prendiamoci cura di lei! – dice Gianni. E. Nava – P. La Por ta, Il cielo non va mai a dormire , Car thusia
RIASSUMERE Leggi le frasi chiave. Ne mancano due. Scrivile e poi segna con le parentesi i punti del testo a cui si riferiscono.
Gianni e i suoi amici tornano a casa. …...................................................................................................................................................................................…………….........
I bambini gonfiano il mappamondo. …...................................................................................................................................................................................…………….........
EDUCAZIONE AMBIENTALE Sia questi bambini sia Marco (nel racconto a pagina 116) mostrano rispetto per il nostro pianeta e per l’ambiente. Sottolinea nei due testi le parti che te lo fanno capire.
I bambini vogliono aggiustare il mappamondo.
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L’ AMBI ENTE È
NOSTRO!
L’AMBIENTE È MIO C’e ra in un bosco un boscaiolo che si chiamava Pietrone: tagliava un albero al giorno, e lo portava al paese per venderlo. In un bosco vicino, c’e ra il boscaiolo Francone, che ogni giorno tagliava un albero e ne piantava uno piccolo. Spesso, tornando dal paese, Francone e Pietrone si incontravano, legavano uno dietro l’altro i carretti, e facevano un po’ di strada insieme, chiacchierando. – Perché non pianti anche tu un albero, quando ne abbatti uno? – diceva Francone. – Così il bosco non si svuoterà in fretta, e avrai sempre legna nuova. – Il bosco è grande! – rispondeva Pietrone. – Non si accorge nemmeno degli alberi che taglio io! – Pensa agli animali: se tu tagli un albero e non ne fai crescere un altro, resteranno senza casa. – Gli animali scappano: andranno a trovarsi la casa da un’altra parte! – Pensa al terreno: se tu non ripianti gli alberi, prima o poi franerà. – Oh, il terreno è solido: non si metterà certo a ballare per le piante che taglio io! Così Pietrone continuava a tagliare, senza rimboschire. Poco a poco, attorno alla sua casa, gli alberi si fecero rari, e gli animali scappavano. Nessun uccello faceva il nido in quel terreno scoperto, e persino le volpi abbandonavano le tane. Un giorno venne una gran tempesta: acqua e tuoni, vento e grandine, pioggia che sembrava la furia del cielo. I pochi alberi che stavano attorno alla casa di Pietrone non trattennero il vento, la tempesta ne abbatté altri, l’acqua, non frenata dalle radici dei tronchi, si mise a scorrere furibonda, il terreno franò, la casa crollò.
LESSICO “Rimboschire” significa: nascondersi nel bosco. piantare nuovi alberi al posto di quelli tagliati. fare legna nel bosco.
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Pietrone riuscì a scappare: tutto bagnato e stracciato andò nel bosco fitto di Francone, e bussò alla sua porta. – Puoi stare con me, se vuoi – disse Francone. – Lavoreremo insieme: ma a ogni albero che taglieremo ne pianteremo due nuovi: perché si fa presto a tagliare, ma meno presto a crescere. Così fecero, e il bosco rimase grande, folto, forte, pieno di animali, nidi, tane, bacche e ombra profumata. R. Piumini, C’era una volta, ascolta , Einaudi Ragazzi
RIASSUMERE Completa le frasi chiave e colora le parentesi delle sequenze a cui si riferiscono con i colori indicati. Il boscaiolo Pietrone tagliava un albero al giorno. Il boscaiolo Francone tagliava un albero al giorno e ne ripiantava ............................................... ......................................................................................... spiega a ............................................... che gli alberi sono importanti. Pietrone continua a ....................................................................................................... . Una tempesta abbatte ............................................... nel bosco di ............................................... . Pietrone va ........................................................................................................ . Francone gli propone ................................................................................................................................................................................................. .
COMPRENDERE Personaggi e luoghi Dove si svolge la vicenda? ……………………………………..........................................................……………........................................................
Chi sono i personaggi? ……………………………………..........................................................……………........................................................
Chi è il personaggio attento all’ambiente? ……………………………………..........................................................……………........................................................
EDUCAZIONE AMBIENTALE Perché bisogna salvaguardare i boschi? Francone lo spiega! Sottolinea nel testo le parti che spiegano perché non bisogna tagliare gli alberi.
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e rc o rs o .
competenze Babbo Natale potrà salvare il bosco? Davanti alla casa di Gelso c’è un piccolo bosco che dovrà essere abbattuto per costruire nuove case. Per salvarlo, Gelso avrebbe scritto perfino a Babbo Natale che sarebbe stato disposto a rinunciare a qualunque altro regalo. Il bosco era la felicità per lui e per un paio di suoi amici che si chiamavano Pietro e Paolo, ma erano stati sopranominati Melo e Pero. Nel sottobosco crescevano delle buonissime fragoline. Ma il bosco adesso era in pericolo. Gelso l’aveva capito dai discorsi dei suoi genitori, che erano dispiaciuti come lui, ma purtroppo non potevano farci niente: quel boschetto era destinato a sparire. Per salvarlo avrebbero dovuto acquistarlo, ma dove potevano andare a prendere i soldi? Al posto del bosco dovevano nascere delle case. Gelso aveva sentito parlare di monolocali, garage, villette a schiera… casette attaccate l’una all’altra, con minuscole feritoie al posto delle finestre. Cemento e mattoni al posto di betulla, larice, ligustro, ciliegio, melo, pero, quercia e robinia. Quando in classe la maestra aveva assegnato un tema invitandoli a parlare del Natale e di quello che desideravano, Gelso aveva raccontato del bosco. Gli era venuto così bene che la maestra l’aveva invitato a leggerlo davanti a tutti i suoi compagni. Ma la maggior parte di loro s’e ra messa a ridere quando aveva detto che forse l’unico in grado di salvarlo era Babbo Natale. Quello era il suo desiderio, quello il regalo che desiderava. Alle risate della classe, Gelso c’e ra rimasto male. Poi però Pero, che era più serio, aveva analizzato la faccenda. Aveva fatto presente a Gelso che non poteva sperare che Babbo Natale gli leggesse nei pensieri: bisognava scrivergli. E doveva essere lui a farlo, visto che il bosco in fondo era davanti a casa sua. A. Vitali, Di impossibile non c’è niente , Salani Editore
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. o s r o cr e
I l sottobosco è:
A. un bosco formato da piante basse. B. l’insieme degli arbusti che vivono nel bosco riparati dalla chioma degli alberi. C. il bosco che cresce nella par te bassa della montagna. D. un bosco di fragole.
Quale di queste è una feritoia?
Perché Pero dice a Gelso che bisogna scrivere a Babbo Natale? A. Perché solo Babbo Natale poteva accontentarli. B. Perché Babbo Natale non legge nei pensieri. C. Perché Babbo Natale vive vicino a un bosco. D. Perché a Natale si scrive sempre la lettera a Babbo Natale.
Gelso per salvare il bosco è disposto a: …………..................................................................................................................……………. …………..................................................................................................................…………….
I tre bambini si erano dati come soprannomi i nomi di tre alberi. Perché? A. Per prendersi in giro. B. Perché amavano la natura. C. Perché conoscevano solo questi tre alberi. D. Perché nei loro giardini crescevano solo questi tre alberi.
Perché la maestra invita Gelso a leggere il tema a tutta la classe? A. Perché anche lei vuole salvare il bosco. B. Perché il tema è scritto bene. C. Perché a Natale si leggono i temi di tutti i bambini. D. Perché nella classe è tradizione leggere le lettere a Babbo Natale.
ai discorsi sentiti in casa, Gelso capisce D che i suoi genitori: A. erano contenti se il bosco veniva abbattuto. B. volevano comperare una casa nuova. C. avrebbero sicuramente comperato il bosco per salvarlo. D. erano dispiaciuti all’idea che il bosco fosse abbattuto.
Che cosa significa la frase “Pero aveva analizzato la faccenda”? A. Pero aveva corretto gli errori di or tografia del tema. B. Pero aveva procurato l’o ccorrente per scrivere a Babbo Natale. C. Pero aveva pensato a lungo al problema del bosco. D. Pero si era arrabbiato con i compagni che ridevano.
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l’ambiente è NOSTRO!
La LE GG EN DA Perché dobbiamo conservare l’ambiente? Le leggende ci raccontano proprio che da quando è nata la vita sulla Terra, alberi, animali, monti e laghi sono cambiati. I cambiamenti che troviamo nelle leggende servono a spiegare le meravigliose caratteristiche che la natura ci fa ammirare... Se non salviamo queste meraviglie, l’ambiente si trasformerà, ma in peggio!
LA CODA DELLA LEPRE Un tempo gli animali non avevano la coda, neppure il leone che era il loro re. Ma un giorno, dato che le mosche lo infastidivano posandosi continuamente sulla sua schiena, il leone pensò che sarebbe stato utile avere qualcosa per scacciarle. Così decise di fabbricarsi una coda e pensò anche di regalarne una a ogni animale del suo regno. Chiamò la scimmia, lo scoiattolo e l’o rso, e chiese loro di aiutarlo a fabbricare le code per tutti gli animali. AA.VV, Filidifiaba , Comune di Milano
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U.A. 5 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “la leggenda” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “educazione ambientale”.
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U.A. 5 METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Rispondi con pochissime parole a queste domande. Devi usare la fantasia. Perché gli elefanti hanno le zanne? …………..................................................................................................................……...............................……….
Perché il Monte Bianco è così alto? …………..................................................................................................................……...............................……….
Oggi sappiamo che ci sono precise spiegazioni scientifiche; ma nel passato, quando la scienza non era ancora arrivata a spiegare questi fenomeni, gli uomini hanno immaginato storie fantastiche per rispondere a queste e ad altre domande.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “la leggenda”.
CHE COSA TROVERAI?
TRASFORMAZIONI
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ORIGINE DI ELEMENTI E FENOMENI NATURALI
SCOPRO la leggenda
La leggenda è un racconto fantastico in cui elementi della natura agiscono come persone e affrontano situazioni o avventure. A causa di ciò, si trasformano o prendono specifiche caratteristiche.
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Aspetto disciplinare Analisi della tipologia testuale “la leggenda”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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LA LEGGENDA
IL TOPO CHE VOLEVA VOLARE C’e ra un topo che era diverso dagli altri topi. Era forse verde? No, era grigio come gli altri. Aveva forse due code? No, ne aveva una come gli altri. Aveva forse il naso sul sedere? No, ce l’aveva sul muso come tutti gli altri topi. E dunque? E dunque era diverso perché di giorno aveva sempre sonno e di notte era sveglio e arzillo come un grillo. E poi era diverso perché dormiva a testa in giù. E, ancora, era diverso perché, quando andava in giro, invece di guardare per terra come fanno tutti i topi, guardava per aria. E sospirava: – Come vorrei avere le ali per svolazzare qua e là alla luce del lampione. La Natura lo sentì. – Vorresti essere un uccello? – gli chiese. – No, mi piace essere un topo, mi piace la pelliccia e mi piace il naso color liquirizia – disse il topo. – E allora, che cos’altro vorresti? – Vorrei avere le ali. Detto fatto, la Natura fece spuntare sulla schiena del topo due belle ali nere che si aprivano a ventaglio. E il topo da quel giorno diventò un pipistrello. G. Campello, È estate! Una storia al giorno , Edizioni EL
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SCOPRO la leggenda
Il personaggio realistico che cambia aspetto è il .................................................................................................. Il personaggio fantastico che trasforma il protagonista è la .................................................................. Il contenuto del racconto è la spiegazione dell’origine di un animale: cioè la nascita del ............................................................................................................................................. Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
definito. indefinito. Il luogo in cui si svolge la vicenda è: realistico. fantastico.
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L’AMBIENTE È NOSTRO!
UNA FETTINA DI SOLE Una volta non c’e ra la Luna. Di giorno c’e ra il Sole, più luminoso che mai. E di notte non c’e ra niente al di fuori del buio. Di giorno la gente doveva mettersi gli occhiali con le lenti scure per non restare accecata dalla luce abbagliante. Se uno si dimenticava a casa gli occhiali scuri non riusciva neanche ad aprire gli occhi. Di notte non si vedeva niente. Ma niente di niente. Si vedeva solo il nero della notte. Nient’altro. E la gente che era ancora in giro, dopo il tramonto, doveva tornare a casa a tentoni. E per ritrovare la strada di casa ci voleva un sacco di tempo. Non si poteva andare avanti così! – Aiutaci, Sole – disse la gente. Il Sole ascoltò, cercò un’idea e la trovò. Tagliò dalla sua pancia luminosa una fettina sottile sottile, luminosa anche lei, ma meno di lui. Quando venne l’o ra del tramonto, prima di andar via, il Sole appese la fettina nel cielo della notte. Quella fettina c’è ancora oggi, ser ve a guidare chi va in giro di notte e si chiama Luna. G. Campello, È autunno-Una storia al giorno , Edizioni EL
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LAVORO sulla struttura
leggenda
Segna con una parentesi di fianco al testo: l’introduzione La leggenda segue generalmente questo tipo di struttura: lo sviluppo Introduzione: la conclusione all’inizio del racconto il fenomeno di cui si vuole spiegare l’o rigine non esiste o ha un aspetto diverso. Sviluppo: accadono fatti straordinari che spiegano i cambiamenti. Conclusione: al termine della storia il fenomeno si presenta come ai giorni nostri.
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LA LEGGENDA
PERCHÉ I SERPENTI NON HANNO ZAMPE In questo brano trovi alcune righe di puntini. Leggi come se non ci fossero. Ti serviranno poi per eseguire l’esercizio. .......................................................................................................................................................................................................................................
C’e ra una volta una serpentessa che aveva le zampe come le lucertole. .......................................................................................................................................................................................................................................
Poteva camminare, correre e saltare. E quando si ammalava, poteva anche provarsi la febbre. Era molto felice. .......................................................................................................................................................................................................................................
Ma un brutto giorno una grossa aquila la vide e scese in picchiata dal cielo per mangiarsela. Lei non sapeva dove fuggire, perché viveva in mezzo al deserto, dove non c’e rano né alberi né cespugli sotto cui rifugiarsi. .......................................................................................................................................................................................................................................
Povera serpentessa, stava proprio facendo una brutta fine! E stava per coprirsi gli occhi con le zampe per non guardare, quando all’improvviso si accorse che accanto a un sasso c’e ra un piccolissimo buco. – Non c’è tempo da perdere – disse. Si tolse le zampe come se fossero state scarpe vecchie, si infilò nella tana, e si salvò. .......................................................................................................................................................................................................................................
Da quel giorno la serpentessa e tutti i serpenti che sono nati dopo di lei non hanno più le zampe e, quando sono in pericolo, si rifugiano dentro i buchi della terra. E. Nava, Ciliegie e bombe , Giunti
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LAVORO sulla struttura
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Scrivi sui puntini al posto giusto.
Inter vento di un personaggio che causerà il cambiamento. Avviene la trasformazione. Situazione iniziale diversa dall’attuale. Descrizione della vita dell’animale quando era diverso da ora. La protagonista cerca di rimediare al pericolo.
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L’AMBIENTE È NOSTRO!
COME NACQUE IL VENTO Un giorno un Centauro assetato si avvicinò alla riva di un fiume per bere. Vide avvicinarsi una creatura misteriosa che lo guardava. Era una Sirena di Fiume. I due fecero amicizia. Ma il Centauro non sapeva che di quella Sirena di Fiume era innamorato anche un Grifone. Un pomeriggio, durante il volo, il Grifone vide dall’alto il Centauro e la Sirena di Fiume che stavano chiacchierando. Si ingelosì. Per dimostrare alla sua amata Sirena di Fiume l’amore che provava per lei, il Grifone decise di regalarle una nuvola. Il Grifone salì in cielo e quando si avvicinò alla nuvola che aveva scelto, la nuvola si spostò. Provò ad avvicinarsi a un’altra nuvola, e anche quella nuvola si spostò. E così tutte le altre nuvole. Più il Grifone si avvicinava, più loro si allontanavano da lui. Il Grifone non riusciva a capire. Il Grifone guardò giù e vide il Centauro: soffiava con tutto il fiato che aveva in corpo, in modo che il Grifone non potesse prendere le nuvole. Ecco, ogni volta che c’è il vento è perché il Centauro è ancora arrabbiato con il Grifone e gli soffia via le nuvole. G. Caliceti, Miti bambini , Bompiani
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CONOSCO la leggenda
I protagonisti di questo racconto sono ...................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................................................
Contenuto: il fenomeno di cui si vuole spiegare l’origine è .............................................................................. Il tempo in cui si svolge la vicenda è:
indeterminato. determinato. Il luogo in cui si svolge la vicenda è: realistico. immaginario.
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Imparare CON LE
MAPPE
LA LEGGENDA
SCOPERTA
Hai scoperto che la leggenda è un racconto fantastico che ha lo scopo di spiegare l’origine, le caratteristiche o il cambiamento di elementi naturali, piante, animali. I l suo contenuto è il racconto di come e perché sono avvenuti questi cambiamenti. e vicende si svolgono in un luogo realistico, ma in un tempo L indeterminato. a struttura della leggenda ha un’introduzione, uno sviluppo L e una conclusione. Nell’introduzione si presenta il fenomeno di cui si parla com’era nel passato. Nello sviluppo si raccontano i fatti straordinari che hanno causato il cambiamento o l’origine del fenomeno. Nella conclusione si spiega il fenomeno come è ora. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci la leggenda. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
LA LEGGENDA Scopo: spiegare le caratteristiche o l’origine di ........................................................... .......................................................................................... , ........................................................................... Contenuto: come sono avvenuti i .................................................................. di ambienti, .......................................................................................... , ........................................................................... Personaggi: realistici o fantastici. Tempo:
Luogo:
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Struttura: Introduzione
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La cascata El Salto Àngel R. Piumini, Poco prima della notte , Einaudi Ragazzi
In una terra di grandi foreste vivevano, moltissimo tempo fa, due bambini, Anatu e Ipaqui. Anatu era figlio di due dèi, mentre Ipaqui era figlio di un uomo e una donna, ma questo non impediva che fossero buoni amici. Un giorno Anatu disse: – Ipaqui, ti sfido a una gara. – Che gara? – A chi schizza più lontano la pipì. Ipaqui accettò, e per primo schizzò la pipì a un paio di metri di distanza. Anatu la schizzò a cinque passi. – Hai vinto – disse Ipaqui, – ma fra un mese rifaremo la gara. Ipaqui si allenò a schizzare la pipì il più lontano possibile. Quando rifecero la gara, riuscì a mandarla a cinque passi: ma Anatu la schizzò a dieci passi. – Voglio sfidarti una terza volta, però in un posto nuovo – disse Ipaqui. Anatu accettò, e seguì l’amico. Uscendo dalla foresta, arrivarono sul ciglio di uno strapiombo altissimo. Ipaqui, stando sul ciglio, schizzò nel vuoto, e la sua pipì cadde per almeno novecento passi, verso la foresta. – Ho vinto – disse Ipaqui. Anatu pensò di protestare per il trucco, ma poi scoppiò in una risata. – Hai vinto tu, Ipaqui – disse. – E voglio che questa tua vittoria sia ricordata per sempre. Fece un gesto verso la foresta. Poco dopo si sentì un rumore d’acqua, e lungo un piccolo avvallamento del terreno appar ve un piccolo fiume, che arrivato allo strapiombo si gettò nel vuoto, creando una cascata altissima. Quella cascata c’è ancora, fra i monti Roraima, in Venezuela; si chiama El Salto Àngel, ed è la più alta cascata del mondo.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
Le leggende assomigliano ai miti e anche per esse, come per i miti, al fascino del racconto si può affiancare una spiegazione scientifica. Tu sei un bambino o una bambina che ama immaginare o ama conoscere la realtà?
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Gestione delle emozioni
COME mi SENTO oggi? “Sono arrabbiato arrabbiato!” arrabbiatissima!” “Io arrabbiatissima felice!” “Sono felice preoccupata.” “Io no! Sono preoccupata emozioni, quanti sentimenti! Quante emozioni Disegnarli, dirli a qualcuno è già un modo utile per guardarli, conoscerli…
ZITTO Un sentimento zitto sta lì. Certo che esiste. Puoi essere contento oppure molto triste, ma se non lo sai dire a chi ti vive accanto quel sentimento vive per te. Per te soltanto. Perciò, non fare il duro, racconta ciò che senti. Ci sono le parole per tutti i sentimenti. J. Carioli, L’alfabeto dei sentimenti , Fatatrac
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U.A. 6 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “gestione delle emozioni” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “Il testo poetico”.
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA Questa è una piccola indagine per aiutarti a conoscerti. Ti capita spesso di arrabbiarti? Che cosa ti fa proprio arrabbiare? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Che cosa fai per farti passare la rabbia? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Che cosa ti rende particolarmente felice? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Tutti abbiamo emozioni e sentimenti. Imparare a riconoscerli è già un modo per “esserne padroni”.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando la poesia letta dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Gestione delle emozioni Tutti, ma proprio tutti, proviamo sentimenti ed emozioni. Dobbiamo, però, imparare a gestirli. Che cosa vuol dire? Vuol dire non fare sfuriate quando si è arrabbiati, ma cercare di trovare una soluzione; non abbattersi se si è timidi, ma cercare aiuto dagli altri e sapere che ciascuno di noi ha qualcosa di “grande e importante dentro di sé”. Insomma essere positivi! Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “gestione delle emozioni”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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COME MI SENTO OGGI?
FIFA IN PISCINA Messaggio speciale per tutti i cuccioli che hanno paura dell’acqua: correte subito all’A cquapalestra di foca Pinnablù, e alla paura non penserete più. Per prima cosa, appena arrivati, Pinnablù distribuisce a tutti palloni e salvagenti colorati. Poi, tra mille bolle arcobaleno, tutti a fare la doccia calda, perché nella sua Acquapalestra, la foca Pinnablù vuole solo cuccioli puliti e profumati. Persino Coniglietto Nasofino, che da una settimana si rifiuta di fare il bagno, di fronte al bagnoschiuma di foca Pinnablù prende una storica decisione: si mette gli occhialini e corre tutto contento sotto la doccia! Dopo la doccia, Pinnablù chiama a raccolta la sua “classetta paurosetta” e la riunisce intorno al bordo della piscina. Quando è il momento di tuffarsi dal trampolino, chissà perché, a Mino Procione e Volpino Trifoletto viene d’un tratto una grossa nostalgia della doccia. I due paurosetti corrono entrambi sotto la stessa doccia circondati da bolle più grandi di loro. Foca Pinnablù lascia fare, perché sa che un paurosetto ha bisogno di un po’ di tempo per far scappare di paura la paura. Intanto il resto della classetta ha raggiunto il trampolino. – Guarda Fochetto Fiocchetto com’è coraggioso! – dice Pinnablù a Riccio Spingipungi. Coniglietto Nasofino risale per la scaletta tutto gocciolante: lui è stato il primo a buttarsi, niente male per un coniglietto paurosetto. Finalmente i cuccioli sono entrati in acqua. Mino Procione è quello che frigna più di tutti; e dire che lui dovrebbe essere abituato all’acqua: non lo chiamano anche Orsetto Lavatore? Volpino Trifoletto non è da meno: si agita e lancia spruzzi dappertutto. Riccio Spingipungi è quello più coscienzioso: sta attentissimo a non bucare il salvagente con i suoi aculei!
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GESTIONE DELLE EMOZIONI Foca Pinnablù tiene d’o cchio tutti e ride affettuosa: le piacciono le classette paurosette! C’è voluto un bel po’ di tempo per convincere i cuccioli a entrare in acqua, adesso ce ne vuole altrettanto per farli uscire dalla piscina. I cuccioli torneranno presto, perché non hanno più paura dell’acqua. Nell’A cquapalestra della foca Pinnablù, la paura non abita più! G. Caviezel, Storie piccine… aspettando la nanna , Mondolibri
COMPRENDERE
LIFE SKILLS Gestione delle emozioni I cuccioli del racconto hanno superato la loro paura dell’acqua grazie all’aiuto di Pinnablù. Che cosa ha fatto Pinnablù? Ha dato molta impor tanza alla paura dei cuccioli. Ha avuto molta pazienza e ha rispettato il tempo di ciascun cucciolo. Scrivi un brevissimo testo dal titolo: “Quella volta che ho superato una paura”.
Informazioni esplicite e inferenze Perché Mino Procione e Volpino Trifoletto vanno a fare la doccia? Perché vogliono essere puliti e profumati. Perché si sono dimenticati di fare la doccia. Perché hanno paura di tuffarsi. Perché per Coniglietto decidere di fare la doccia è “una storica decisione”? Perché non ama lavarsi. Perché vuole mettersi gli occhialini. Perché glielo dice Pinnablù. Che cosa significa “per far scappare di paura la paura”? Avere tantissima paura. Sconfiggere la paura con il coraggio. Quale tra questi è un orsetto lavatore? Cerchialo.
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COME MI SENTO OGGI?
HO UNA RABBIA , UNA SUPER -RABBIA! Mattia è molto arrabbiato perché il nonno lo ha sgridato. Vorrebbe dire qualcosa, ma è troppo arrabbiato. Nel tentativo di calmarlo il nonno si avvicina per abbracciarlo, ma Mattia lo respinge. – Vai via, ti odio! – urla Mattia. – Sei proprio arrabbiato – gli dice il nonno. – Per favore, vai nella tua cameretta e siediti con la tua RABBIA. Tornerò da te quando ti sarai calmato. Mattia corre nella sua stanza e si butta sul letto. I suoi singhiozzi sono così forti che li può sentire giù fino alla pancia. “Come posso sedermi con la mia rabbia. Sono ARRABBIATO, ARRABBIATO, ARRABBIATO!” – Finalmente – dice una voce – speravo proprio che prima o poi mi avresti notata. Mattia alza la testa e si trova faccia a faccia con una creatura rossa e pelosa. – Chi sei? E come sei entrata nella mia stanza? – Sono la tua rabbia, sei tu che mi hai portato qui. – La mia rabbia? La rabbia annuisce. – Il nonno ti ha visto entrare? Non posso parlare con gli sconosciuti... G. Silver, Sono arrabbiato , Terra Nuova Edizioni
COMPRENDERE I personaggi e il luogo Chi è il protagonista? ...............................................................................
Chi sono gli altri due personaggi che compaiono nella vicenda? ........................................................................................... ...........................................................................................
Dove si svolge la vicenda? ...........................................................................................
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RIASSUMERE Completa le frasi chiave e segna di fianco al testo le parentesi delle sequenze a cui si riferiscono.
Mattia è molto ........................................................................................................................... Mattia .......................................................................................................................................................... Nella stanza ....................................................................................................................................
GESTIONE DELLE EMOZIONI
QUA LA MANO, SONO LA TUA SUPER -RABBIA! – Non preoccuparti, non sono uno sconosciuto. Sono una parte di te che viene fuori quando le cose non vanno come vorresti. Sono qui ogni volta che ti arrabbi. Lo so che hai paura di me, perché io posso farti piangere e desiderare di rompere tutto. Posso addirittura farti dire cose cattive alle persone che ami. – Non mi piace dire cose cattive – dice Mattia, – ma alcune volte non riesco a trattenermi. – Se vuoi, posso aiutarti – risponde la sua rabbia. – E come? Non sei proprio tu a farmi comportare così? – È vero, ma io sono anche tua amica. Ogni volta che sei arrabbiato, dovresti venire e sederti con me, vedrai che dopo ti sentirai meglio. Ora Mattia è stanco. Inspira profondamente ed espira lentamente. Via via che respira e si calma, la sua rabbia diventa sempre più piccola. Qualcuno bussa con delicatezza alla porta della cameretta. È il nonno. – Mi dispiace non averti ascoltato – dice Mattia. – Ero veramente arrabbiato. Vuoi conoscere la mia rabbia? Mattia alza lo sguardo per cercarla, ma la rabbia è andata via. – Nonno, – chiede Mattia – mi sai dire che cos’è successo? – Credo di sì – risponde il nonno. – Ti sei preso cura della tua rabbia e lei è andata via. G. Silver, Sono arrabbiato , Terra nuova Edizioni
COMPRENDERE Inferenze Perché la rabbia dice: “Sono una parte di te”? Perché tutti abbiamo dentro di noi un po’ di rabbia. Perché i bambini come Mattia sono cattivi. Perché la rabbia dice: “Lo so che hai paura di me”? Perché quando siamo arrabbiati stiamo male. Perché chi è arrabbiato ci può picchiare.
LIFE SKILLS Gestione delle emozioni Scegli tra queste emoji quella che rappresenta la tua rabbia.
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COME MI SENTO OGGI
LA FELICITÀ È... CIOCCOLATO? Elli salta in braccio alla nonna e le chiede: – Che cos’è la felicità? – La felicità è un uccello che passa veloce – risponde la nonna. – E per te, Fido, che cos’è la felicità? – chiede Elli. – È un bosco pieno di alberi. È quando faccio scappare in cima agli alberi tutti i gatti mentre me la filo a rosicchiare un bell’o sso, e come dessert mi mangio una salsiccia. Vado a trovare la vicina. Sta decorando una torta: – Ma è ovvio: la felicità è fatta di cioccolato! Di cioccolato fondente, al gianduia… ma anche la cioccolata calda e il budino contengono tracce di felicità. – La felicità te la puoi fare da solo! – sostiene Lollo, il fratello di Elli. – È semplicissimo. Basta prendere una pentola e mescolare caffè, tempera verde, schiuma da barba e terra. Poi aggiungi un uovo... Nascondi questo miscuglio per due settimane sotto il letto e… tadam ! La zuppa della felicità è fatta! – Mmm … la felicità sarebbe un uccello, il cioccolato o addirittura una salsiccia… troppe cose… Mamma! Che cos’è veramente la felicità? La mamma ride e conclude: – La felicità più grande è quando due bambini dormono sereni. E ora, Elli, vai a letto anche tu. Buonanotte, tesoro! L. Leitl, La felicità ha le ali , Gribaudo
COMPRENDERE Informazioni esplicite e inferenze Perché la nonna dice che “la felicità è un uccello che passa veloce”? Perché quando sei felice ti senti leggero/a. Perché i momenti di felicità sembrano volare via. Per chi la felicità è rosicchiare un osso e mangiare una salsiccia? .................................................................................................. Per chi è possibile procurarsi da solo la felicità? ............................................................................................................................................................
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GESTIONE DELLE EMOZIONI
LA FELICITÀ È UNA BICICLETTA! – Sì che ci so andare, in bicicletta! – strillò Lotta. Lotta era seduta davanti alla sua casa gialla in via dei Combinaguai. Se ne stava lì a guardare Jonas e Mia-Maria sfrecciare a razzo giù per la discesa sulle loro bici. Per forza era arrabbiata! Ma non aveva ancora cinque anni, Lotta, e in effetti in bici non ci sapeva andare. – No, sei troppo piccola per andare in bici – disse Jonas. – E poi tu non ce l’hai una bici – disse Mia-Maria, – solo un vecchio triciclo. Lotta si arrabbiò ancora di più. – Per forza non so andare in bicicletta, se non ce l’ho! – disse Lotta quella sera dopo essere andata a letto. Era a Orso che lo diceva. Non era un orsacchiotto, come si potrebbe credere, ma un maialino di pezza. Lotta però lo chiamava lo stesso Orso. – Sei l’unico che mi ascolta per davvero. Jonas e Mia-Maria non ascoltano mai! – disse. Di sicuro Orso era molto meglio, e infatti eccolo lì che ascoltava buono buono mentre Lotta gli raccontava la cosa terribile che aveva in mente di fare. – Se al mio compleanno non mi regalano una vera bicicletta, vado a sgraffignarne una – disse. – Di nascosto! A. Lindgren, Lotta Combinaguai sa fare tutto , Mondadori
COMPRENDERE Informazioni esplicite e inferenze Che cos’è Orso? ……………………………..........................................……………............. Perché Lotta parla con Orso? …………………......………………............. Perché Lotta non sa andare in bicicletta? …………………......…….........................................................................................................………….............
Perché Lotta è arrabbiata?
LIFE SKILLS Gestione delle emozioni Lotta è molto arrabbiata perché vuole una bicicletta. Vuole procurarsela a tutti i costi, anche con un’azione che lei stessa giudica terribile. Pensi che se Lotta facesse questa cosa terribile, poi starebbe bene?
…………………......…….........................................................................................................………….............
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e rc o rs o .
competenze Che paura! Lo spettacolo! Un giorno la maestra ci disse: – Lunedì voglio che ognuno di voi faccia un piccolo spettacolo di fronte a tutta la classe. – Tutti? Uno spettacolo? Ma di che tipo? – Qualsiasi cosa – rispose la maestra. – Sono sicura che tutti voi sapete fare qualcosa: cantare, ballare o esibir vi in qualche acrobazia, oppure raccontare qualcosa di simpatico sul vostro animaletto domestico. E, spiegando, prese in mano il gessetto. – Adesso scriverò i vostri nomi sulla lavagna – disse. – E lì ci resteranno finché, uno a uno, non verranno cancellati alla fine di ogni esibizione. Eccolo lì. Bianco su nero. Nessuna possibilità di sfuggire allo spettacolo. Ma quanti erano?! E che cosa avrebbero fatto? Insomma, erano solo una classe normalissima, fatta di normalissimi bambini. Che tipo di spettacolo avrebbero improvvisato? Aiuto, che fare? Anna seguì i suoi compagni che uscivano dalla classe chiacchierando, pieni di entusiasmo e soprattutto di idee. E la povera piccola Anna, lì in silenzio ad ascoltare i compagni. Ecco come si sentiva la povera piccola Anna, e non solo in quel momento. Non era alta e sicura di sé come Talita, né intelligente e spiritosa come Suzie. Non aveva vestiti all’ultima moda come Moira, né sapeva fare la ruota o il ponte come Laura. Diciamo che se la cavava. Non aveva un’amica del cuore, ma del resto nemmeno dei nemici. Insomma, Anna non aveva assolutamente niente di speciale e di conseguenza, niente di speciale da mostrare alla classe. Che genere di esibizione avrebbe potuto escogitare? Niente. Assolutamente niente. Sconsolata, Anna si incamminò verso casa. Soltanto un fine settimana, due miseri giorni, per pensare al suo spettacolo. A. Fine, Odio il teatro , Feltrinelli Kids
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. o s r o cr e
L a maestra dà alcuni suggerimenti per lo spettacolo. Quale tra questi non è nominato?
A
B
C
D
L a maestra scrive i nomi dei bambini alla lavagna per : A. segnare i buoni e i cattivi. B. ricordare i nomi di tutti gli alunni. C. ricordare chi deve ancora esibirsi in uno spettacolo. D. segnare chi non può esibirsi in uno spettacolo. Sottolinea nel testo le par ti che fanno capire perché Anna si sente diversa dagli altri.
Che cosa rappresenta l’e spressione “bianco su nero”? A. Il segno del gesso bianco sulla lavagna nera. B. I colori scelti per lo spettacolo. C. I nomi dei maschi e delle femmine. D. I colori dell’umore di Anna. Quali sono i due “miseri giorni” di cui parla Anna? …………..................................................................................................................…………….
Che cosa significa “escogitare”? A. Inventare B. Imitare C. Copiare D. Dimenticare Come finirà la storia? Quale conclusione ti auguri per la storia? A. Anna non va a scuola il giorno dello spettacolo. B. Anna trova il coraggio di raccontare un momento bello della sua vita. C. La maestra cambia idea e annulla lo spettacolo. D. U na compagna aiuta Anna e le insegna qualcosa da mostrare.
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A C I LOG
! ! ! e t n me
Se leggi i suggerimenti e ti fai guidare dalla logica arriverai alla soluzione!
Lupus in fabula Se usi la logica, riuscirai a tradurre dal latino il titolo! Uno scrittore di favole ha saputo che c’è un grande raduno di animali. Va a osser varli per scegliere i protagonisti delle sue nuove favole. Guardando gli animali ha questi pensieri.
A. È inutile che cerca di mimetizzarsi. Anche così gli agnellini che lo vedranno tremeranno di paura.
B. È sempre di corsa e si è infortunata. Dovrò aspettare che guarisca. C. O h, no! Mi dispiace per lei, ma un rapace che soffre di vertigini non mi ser ve proprio!
D. N on ci posso credere: ha messo il turbo. Non ho mai visto una sua simile andare così veloce!
A chi si riferisce lo scrittore? Cerca gli animali nel disegno. Attenzione! Ne devi cercare solo quattro! Indica con una X.
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Alcuni animali sono stati convocati da un famoso regista. Ciascuno girerà un film tratto dalla favola che l’ha reso famoso. Ma il regista prevede un finale diverso.
Animali sul set
Gli animali sono nel magazzino degli attrezzi e ciascuno sceglierà l’attrezzo che gli occorre. Tu sai trovare gli attrezzi giusti?
Volevo l’uva, ma era troppo in alto. Ora sicuramente ci arriverò.
Ho imparato la lezione: per non incontrare il lupo non andrò più al ruscello. Porterò sempre l’acqua con me.
Prima di far sentire la mia voce alla volpe, metterò al sicuro il mio formaggio.
Stavolta la cicogna non mi imbroglierà. Riuscirò a bere dalla bottiglia.
A
C
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come mi sento Oggi?
La PO ES IA Molto spesso gli adulti dicono: “Ci vuole un po’ di poesia!”. Che cosa intendono? Che quando si dice o si fa qualcosa occorre farlo in modo gentile. La poesia è la gentilezza delle parole che esprimono sentimenti o emozioni.
È UNA P? È una p? Un po’. È una po? In parte. È una poe? Non solo. È una poes? Dai, forza! È una poesi? Ci siamo! È una poesia? Speriamo. R. Piumini, Che poesia mi racconti? , Einaudi Ragazzi
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U.A. 6 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “il testo poetico” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “gestione delle emozioni”.
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U.A. 6 METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Tu fin da piccolo/a recitavi le poesie. Erano in rima? Sembravano canzoni? Scrivi l’inizio: di una ninna nanna che conosci. …………..................................................................................................................……...........................................………. …………..................................................................................................................……...........................................………. di una conta. …………..................................................................................................................……...........................................………. …………..................................................................................................................……...........................................……….
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “il testo poetico”.
CHE COSA TROVERAI?
RIME
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SENTIMENTI
SCOPRO il testo poetico
La poesia è un testo in cui le parole, con ritmo e musicalità, comunicano emozioni, sensazioni o divertimento.
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Aspetto disciplinare Analisi delle tipologie testuali “il testo poetico”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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IL TESTO POETICO
TI VOGLIO BENE Le puoi contare le stelle di notte? Le puoi contare le gocce del mare? Tutte le cose che si sono rotte, tutta la gente che posso incontrare? Li puoi contare i respiri, gli uccelli? O quanti sono nel mondo i capelli? La tua risposta non entra in un foglio… Perché non sai quanto bene ti voglio. M. Cecchi – B. Tognolini, Filastrocche e canzoni della Melevisione , RAI ERI
AMICIZIA Con i miei migliori amici mi posso anche arrabbiare, tenergli a lungo il muso, farmi desiderare. Sul filo dell’amicizia si formano dei nodi: ma noi sappiamo scioglierli, troviamo sempre i modi.
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SCOPRO il testo poetico
Il contenuto di ciascuna di queste poesie è:
un sentimento. una descrizione. Lo scopo delle due poesie è:
parlare di emozioni. far immaginare. raccontare storie.
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A. Sar fatti, Se vuoi la pace , Giunti Junior
COME MI SENTO OGGI?
LA CICALA E LA FORMICA Ho visto la cara cicala cantare felice alla Scala e la sua nemica formica mangiarsi di rabbia le dita. F. Roncoroni, Filastrocche ocche ocche , Einaudi Scuola
TORO TORELLO Questa è la storia di Toro Torello Che non aveva per niente cer vello Però in compenso era pieno di muscoli E aveva bicipiti proprio maiuscoli E se per caso un libro sfogliava Invece di leggere lo squinternava. G. Quar zo, Piccole catastrofi , Città Nuova Edizioni
UN INCONTRO Un melone andava a Frosinone. Incontrò una pera che andava a Voghera. Si dissero buongiorno? No, perché era sera. G. Rodari, Filastrocche in cielo e in terra , Einaudi Ragazzi
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SCOPRO il testo poetico
Questi testi poetici sono filastrocche. Lo scopo della filastrocca è: diver tire. dare un insegnamento.
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IL TESTO POETICO
FILASTROCCA DELLA RIMA Prendo la penna e faccio una rima A niente è più uguale a come era prima: A ora amore diventa colore B e lo scrittore fa l’aviatore, la melanzana fila la lana C mentre la rana sta sulla banana. Con le mie rime posso giocare D dare calore, farle suonare, posso parlare di tutto e di niente E o divertirmi solamente. C. Ansuini, Il treno della frutta , Edizioni Anicia
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LAVORO sulla struttura
testo poetico
Le lettere colorate indicano la ................................................................................. La rima serve per:
diver tire. dare ritmo e musicalità. Completa lo schema della rima.
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Quello che hai completato è lo schema della rima baciata. Si chiama rima baciata perché i versi che terminano con la stessa rima sono vicini.
COME MI SENTO OGGI?
PAROLE A MATITA Ci sono parole scritte a matita verso strofa profumate di margherita. verso Ci sono parole colorate cupe, vivaci o un po’ sfumate. Ci sono parole misteriose magiche oscure fascinose. Ci sono parole che ti fan volare altre che giù ti fan sprofondare. Ma le parole che amo di più parlan di fate e folletti blu, mi fan sognare posti incantati, che nel cuore sono restati. Posti che sanno di talco e di latte, di miele di casa di biciclette, di boschi di funghi di more nascoste di muschio di pane di caldarroste. C. Ansuini, Il treno della frutta , Edizioni Anicia
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LAVORO sulla struttura
testo poetico
Rispondi e completa.
Da quanti versi è composta questa poesia? Da quante strofe? .............................. Le strofe hanno lo stesso numero di versi? Le strofe più cor te hanno .............................. versi. La strofa più lunga ha .............................. versi. Sottolinea le rime nel testo. Usa colori diversi.
..............................
..............................
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IL TESTO POETICO
COME UN TEMPORALE La rabbia assomiglia a un temporale: che viene improvviso e poi cresce e sale. Si scuotono gli alberi, ulula il vento, il cielo è nero in un momento: tutto coperto di nuvoloni, pieno di lampi, pieno di tuoni. Ma per fortuna poi viene fuori l’arcobaleno dai sette colori. Così, improvvisa torna la pace, torna il sorriso. La rabbia tace. M. L. Giraldo, Filastrocche della rabbia , Giunti
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LAVORO sul testo poetico
Questa poesia:
descrive un temporale. descrive un temporale per parlare di un sentimento. La poetessa paragona la rabbia al temporale, cioè usa una similitudine. Sottolinea la similitudine.
COME MI SENTO OGGI?
A rte
IL CALLIGRAMMA
lo infuocato ch l cie mar e e z n l i i a n o o ill e son l d i so a; o co c h e f a i c on sco u i z al el g sono l a r uota le b a; c i Vo l a , g i r a , r o t d e . , d i q u e st ol o h e lu o c n a o. nd
della luna piena , cia c a he fac lla che l suolo la pa a n t a n t e ; s o n ri mba ri c o la o o oso arancia e l’a il b l ng o l’ m fa ela , s t r a c h e g i r a ur , o gi e sulla sup se qu i l g i r o fa a z t o i sp o
Io, il T ON t t u o t i a l crea DO ld a c s e s e q u e l l o i n c i s o to; s on a te in o l a t o r t a dal on m olan ; son , v lie a b i c i c l etta la m , ig a tu o n d o ovu la ll , il t a ondo che n m el i, n l o
notte seren a ella ; so e che ne en nd pallon e p a s l ciel no le u o t t l i g l si il ie sp e i e, le a s h a la e il za tt on h e r o s p b iù p c i n e f ret an ia p r t m ie d el mon a fic er do tondo d n prof o
E. For tis de Hieronymis, I viaggi di Giac , Einaudi
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LAVORO sul testo poetico
Questa poesia è un calligramma. Il calligramma è un testo poetico in cui il poeta dispone le parole in modo da formare: un disegno che illustra il contenuto della poesia. un disegno qualsiasi. In questo quadro il pittore Vasilij Kandinskji utilizza forme geometriche simili al cerchio. Prova a fare un quadro simile utilizzando il quadrato o il triangolo, poi inventa un calligramma.
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IL TESTO POETICO
MI LAVO LE MANI Tu – tuff con le mani nell’acqua cascata cia – ciac fa la panna della saponata scia – sciacquo per bene anche l’ultimo dito… Pli – pliccan le gocce e il gioco è finito! J. Carioli, Un nido di filastrocche , Sinnos
Tic , tic , tic , cade una goccia d’acqua e bagna il pavimento, bll, bll, bll: questo invece è il cielo che bolle da far spavento.
Frr , frr , frr : il vento sbatte un ramo contro la mia finestra, uhh , uhh : ulula come un lupo questa notte di tempesta.
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LAVORO
sul testo poetico
S. Bordiglioni, Quante zampe ha il coccofante , Emme Edizioni
In queste poesie ci sono delle parole un po’ strane. Sono le onomatopee. Le onomatopee sono parole che: ser vono per fare la rima. riproducono suoni e rumori. Le onomatopee si usano spesso anche nei fumetti. Scrivi sotto ciascuna onomatopea a che cosa puoi associarla. Scegli tra: l’o rologio • un fruscio • la rabbia • la meraviglia Grr, grr! ...................................................
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Wow! ...................................................
Tic, tac! ...................................................
Schh, schh! ...................................................
COME MI SENTO OGGI
LEME-LEME, HUMI-HUMI… Se anche dopo la lettura il terrore vi tormenta, se tremante di paura c’è ancora chi non si addormenta, una certa formuletta vi dirò con un bisbiglio e ogni strega, in gran fretta, se ne andrà lontana un miglio.
A B A B C D
“Leme-leme, humi-humi nella notte senza lumi, giri-ghiri, gomi-ghere scaccia via le fattucchiere. Giri-ghiri, gomi-ghere dove andranno non si sa, humi-humi, leme-leme mai nessuna tornerà”. M.L. Giraldo, Filastrocche scaccia paura , Giunti
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C0NOSCO il testo poetico
Rispondi. Da quanti versi è composta questa poesia? .............................. Da quante strofe? .............................. Le strofe hanno lo stesso numero di versi? .............................. Nella prima strofa, sottolinea con colori diversi le rime. Poi completa lo schema. Completa. Questo schema si chiama rima alternata perché il primo verso fa rima con il ter zo, il secondo con il ………………., e così via.
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Imparare CON LE
MAPPE
IL TESTO POETICO
SCOPERTA
Hai scoperto che la poesia è un testo in cui l’autore usa le parole per comunicare e suscitare emozioni, per far riflettere. Con le filastrocche i poeti vogliono far divertire, giocare… I l contenuto del testo poetico è molto vario, ma sempre mostra la realtà attraverso la sensibilità del poeta. a poesia è caratterizzata dal ritmo e dalla musicalità. L I l testo poetico ha una particolare struttura. È scritto in versi che a volte sono raggruppati in strofe. e strofe possono avere la rima. L a rima baciata ha lo schema AABB. L La rima alternata ha lo schema ABAB. Nelle poesie possono essere presenti le similitudini e le onomatopee. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci il testo poetico. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
IL TESTO POETICO Scopo poesia: esprimere e suscitare .................................................................. filastrocca: .................................................................. Elementi: • la similitudine è un paragone. • le onomatopee sono parole che riproducono .................................................................. Struttura: • il testo poetico è composto da .................................................................. , che possono essere raggruppati in ....................................................... ; • i versi possono essere in ....................................................................... ; • AABB è lo schema della rima ....................................................... ; • ABAB è lo schema della rima .......................................................... .
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Le favole a rovescio G. Rodari, Filastrocche in cielo e in terra , Einaudi Ragazzi
C’e ra una volta un povero lupacchiotto, che portava alla nonna la cena in un fagotto. E in mezzo al bosco dov’è più fosco incappò nel terribile Cappuccetto Rosso, armato di trombone come il brigante Gasparone… quel che successe poi, indovinatelo voi. Qualche volta le favole succedono all’incontrario e allora è un disastro: Biancaneve bastona sulla testa i nani della foresta. La Bella Addormentata non si addormenta, il Principe sposa una brutta sorellastra, la matrigna tutta contenta, e la povera Cenerentola resta zitella e fa la guardia alla pentola.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
!
In questo caso la filastrocca è servita a raccontare “fiabe un po’ strane”. Ti sono piaciute? Prova a trasformare questa filastrocca in una canzone. Sei riuscito/a a dare musicalità?
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convivenza civile
DIAMOCI una REGOL A Questo lo puoi fare, questo assolutamente no! Devi... non devi.... La regola per questo, la regola per quello....
DA CHI HO IMPARATO LE REGOLE Mio padre mi ha insegnato la regola di avere pazienza. Mia madre mi ha spiegato che non sempre è bene aspettare. Con la signora Rosa, la mia vicina, ho imparato la regola di ascoltare. Lo zio Rodrigo mi ha insegnato che se esistono le regole… c’è un motivo. E da lui ho imparato anche a saper perdere. Con i miei amici ho imparato a far parte di una squadra. I. Minhós Mar tins, Grazie! , Kalandraka
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U.A. 7 C oniuga l’aspetto emozionale della life skill “gestione delle emozioni” con l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “il testo regolativo”.
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METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/A C’è una regola che ti costa tanta fatica rispettare? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Quale regola rispetti senza fare nessuna fatica? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Quale regola pensi serva per stare bene tutti insieme? ……………………………………………………………….........................................................................…………………………………
Senza le regole non puoi giocare, non puoi “costruire un gioco”...
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando il brano letto dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Convivenza civile Le regole sono regole, vanno rispettate… ma a volte costa fatica. Rispettare le regole ci permette di vivere bene tutti insieme. Seguire le regole vuol dire rispettare tutto ciò che è intorno a noi: persone, ambiente e animali. Vuol dire essere “persone civili”. Aspetto emozionale e cognitivo Presentazione di letture centrate sulla life skill “gestione delle emozioni”. Competenza: comprensione del testo. Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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DIAMOCI una REGOLA
IO FACCIO QUELLO CHE VOGLIO... Questa mattina mamma Linda è entrata in camera mia. – Alzati Ciotolino. È ora di andare a scuola. Ho aperto un occhio, l’o cchio destro. Poi ho aperto l’altro: l’o cchio sinistro. Ho guardato l’o rologio sulla pancia dei Teletubbies e ho visto che erano le sette. “Quando mai uno è andato a scuola alle sette?” ho pensato. Ho richiuso in fretta tutti e due gli occhi e mi sono riaddormentato. Perché io faccio quello che voglio: se voglio andare a scuola, mi alzo, mi vesto, faccio colazione, prendo lo zaino e quelle robe lì. Se no dormo. Dopo un po’ mamma Linda è tornata. – Ciotolino, ma stai ancora dormendo? Alzati è tardissimo! Ho aperto un occhio: l’o cchio destro. Poi ho aperto l’altro: l’o cchio sinistro. Ho guardato l’o rologio sulla pancia dei Teletubbies: le sette e un quarto. “È tardissimo!” ho pensato. Così mi sono alzato, ho fatto la pipì (una goccia per terra), mi sono vestito, ho fatto colazione con latte e biscotti (una goccina sulla maglietta rossa), ho preso lo zaino e sono andato a scuola. Perché io faccio quello che voglio: se voglio dormire, dormo. Ma se è tardissimo e devo andare a scuola, vado a scuola! E. Da Ros, Io faccio quello che voglio! , Gribaudo
un
Salto in
ALTO
C iotolino si sveglia alle 7 del mattino. Se fossero le 7 di sera sarebbero le ....................... .
RIASSUMERE Completa le frasi chiave, poi segna con parentesi colorate di fianco al testo le sequenze a cui si riferiscono. La mamma sveglia ....................................................................................... Ciotolino ........................................................................................................................ La mamma ................................................................................................................. Ciotolino si accorge che è ............................................................ Ciotolino ........................................................................................................................
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CONVIVENZA CIVILE
... O QUASI! Oggi dovrei andare dal dentista, ma penso che passerò il pomeriggio a incollare sull’album le figurine dei Cuccioli spennacchiati. – Ciotolino, lavati i denti che dobbiamo andare dal dentista! Mamma Linda è appena venuta in camera mia a darmi ordini. Non so proprio perché insista nel darmi ordini: lo sa che faccio quello che voglio. Ho continuato a incollare figurine sull’album. A dire il vero ne ho incollate solo due perché le altre che ho trovato nelle bustine erano doppie. Ho provato a chiamare Giorgio la Mosca (non si chiama la Mosca, è un nomignolo che gli abbiamo dato noi) per sapere che figurine aveva trovato lui. – Pronto, sono Ciotolino, ehm, volevo dire Rocco. C’è Mosca, ehm, volevo dire Giorgio? È andato dal dentista? No, io dal dentista vado solo quando ho voglia di andarci. – Rocco, smettila di stare al telefono e lavati i denti, che il dentista ci aspetta: abbiamo appuntamento alle quattro e un quarto. Ho guardato l’o rologio sulla pancia dei Teletubbies: faceva le quattro e cinque. “È tardissimo”, ho pensato. Così mi sono lavato i denti. Dal dentista ho trovato Giorgio la Mosca. E. Da Ros, Io faccio quello che voglio , Gribau do
COMPRENDERE Informazioni esplicite Perché Rocco ha incollato solo due figurine? .........................................................................................................................................................
Chi incontra Rocco dal dentista? .........................................................................................................................................................
Inferenze Perché la mamma di Ciotolino non si arrabbia? Perché Permette a Ciotolino di fare quello che vuole. Perché sa che poi Ciotolino ubbidirà.
LIFE Convivenza SKILLS civile Rocco (Ciotolino) dice sempre “Io faccio quello che voglio”, ma poi alla fine rispetta le regole. Secondo te, perché dice “Io faccio quello che voglio”? Perché vuole convincersi di essere lui a decidere. Perché è un bambino molto disubbidiente.
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DIAMOCI una REGOLA
FIABE, CARTELLI, DIVIETI Ovunque c’e rano cartelli che intimavano: “Vietato sporcare”, “Vietato parlare al conducente”, “Vietato far baccano”, “Vietato calpestare le aiuole”… Ma il Presidente non era ancora soddisfatto. Così fece mettere degli altri cartelli: “Vietato dire bugie”, “Vietato essere scortesi”. Naturalmente furono tutti rispettati e al Presidente il paese sembrò perfetto. Ma una notte si svegliò di soprassalto. – Le fiabe! – gridò. – Le loro storie sono piene di crudeltà e cattive azioni: possono dare il cattivo esempio ai bambini! Subito ordinò di mettere dei cartelli anche nelle fiabe: “Vietato agli orchi di mangiare i bambini”, “Vietato sbudellare i nemici”, “Vietato tagliare le teste”, “Vietato rapire fanciulle”, “Vietata qualsiasi scena violenta e sanguinaria”. Le fiabe dovettero quindi eliminare proprio gli episodi più appassionanti. Raccontate così divennero noiosissime e non interessarono più i bambini. Senonché si notò che verso sera i bambini sparivano stranamente per un’o retta e poi ricomparivano allegri e divertiti. Il Presidente scoprì che i bambini si riunivano segretamente ad ascoltare un’anziana maestra che raccontava fiabe integralmente, con tutti gli episodi proibiti. Il Presidente la riconobbe subito: era stata la sua maestra alle elementari.
LIFE Convivenza SKILLS civile
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Il Presidente del paese ha esposto tanti cartelli con scritto è: “È VIETATO…”. Tu quale cartello esporresti per invitare a stare bene insieme? Scrivi qualche cartello che cominci con “È PERMESSO…”
CONVIVENZA CIVILE La maestra disse: – Ascolta me, ora, Giorgetto – così chiamava a scuola il futuro Presidente. – Le fiabe che ho raccontato sono le stesse che raccontavo in classe. Non ricordi più quanto ti piacevano? – Ora sono cresciuto, e la legge è legge! Maresciallo, la porti in prigione. Quella sera bussarono alla porta. Era il maresciallo: – Signor Presidente, questi bambini stavano facendo un foro nel muro per far scappare la maestra. Devo arrestarli? Il Presidente li guardò: stavano davanti a lui senza timore e nessuno sembrava pentito. – Mi ha sentito signor Presidente? Che cosa devo fare? – Libera la prigioniera – disse il Presidente, ed era come se parlasse il Giorgetto che era rimasto in lui, – e pregala di venire a raccontarci una fiaba… Che cosa aspetti? Va’. Poi togli tutti i cartelli e mettine uno in ogni piazza con scritto: “Vietato non ribellarsi alle cose ingiuste”. Da allora quel paese divenne veramente perfetto. M. Argilli, Fiabe dei nostri giorni , De Agostini
COMPRENDERE Informazioni esplicite e inferenze Perché il Presidente fa mettere tanti cartelli? Perché vuole un paese per fetto. Perché gli abitanti di quel paese sono maleducati. Perché il Presidente fa modificare le fiabe? ………………………………………………............................ ………………………………………………............................……………………………...................…………………....................................…………...................
Da chi vanno i bambini a farsi raccontare le fiabe? ……………………………………………….... ………………………………………………............................……………………………...................…………………....................................…………...................
Che cosa fa il Presidente alla sua maestra?
Prima ………………………………………………..................................................................................... Poi ……………………………………………….............................................................................................. Scrivi almeno due degli episodi delle fiabe proibiti dal Presidente. ………………………………………………................................................................................................................................................................................. ……………………………………………….................................................................................................................................................................................
Nella frase “Il Presidente la riconobbe”, a chi o a che cosa si riferisce “la”?
A una fiaba. Alla maestra.
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DIAMOCI una REGOLA
UN GATTO ALLERGICO ALLE REGOLE Okay, okay! Ho fatto un guaio. Grosso, stavolta! E okay! La situazione mi è un po’ sfuggita di zampa. Allora, che cosa avete intenzione di fare? Confiscarmi la ciotola della pappa e dirmi che sono un micio molto, molto cattivo? Ma noi gatti siamo padroni della nostra vita. – Oh, Tuffy, staremo via una settimana! – mi ha detto Ellie preoccupata, dandomi l’abbraccio stritolante del grande addio. Un’intera settimana! Parole magiche! Per un’intera settimana mi farò un bagno di sole a pancia all’aria sul prato, senza la madre di Ellie che strilla: – Tuffy! Togliti di lì! Stai schiacciando tutti i fiori! Per un’intera settimana mi allungherò vicino al televisore, senza il padre di Ellie che mi tormenta all’infinito: – Tuffy! Sposta quella coda! Non riesco a vedere la partita! Invece no! Sono andato da Virginia, la libraia. – Tuffy! Non farti le unghie sulle copertine dei libri! – Che cosa avrei dovuto fare? Passare lo straccio sui pavimenti? Porgere lo scontrino ai clienti? Spolverare gli scaffali? Se voglio farmi le unghie sulle copertine, me le faccio! Mi sono stancato delle regole. E me ne sono andato. A. Fine, Molla quel libro, gatto killer! , Edizioni Sonda
COMPRENDERE Informazioni esplicite e inferenze Quali erano le cose proibite a Tuffy? Scrivi V (Vero) o F (Falso). Stare vicino al televisore. Spolverare gli scaffali. Stendersi nel prato. Farsi abbracciare da Ellie. Farsi le unghie sui libri. Perché Tuffy va da Virginia? …………………….....................………................………
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CONVIVENZA CIVILE
UNA REGOLA CHE FA DISCUTERE Erano due fratellini. Cioè due maschi? No, erano un maschio e una femmina. – Allora perché si dice fratellini? Non è giusto – protestava la bambina. – Io non sono un maschio, allora diciamo “Erano due sorelline”! – Non è giusto – protestava il bambino. – Io non sono una femmina, va bene dire fratellini! – Va bene per te, ma non per me – protestava la bambina. – E non va bene nemmeno per chi non ci conosce e dalla parola fratellini non può capire cosa siamo. Un bel problema davvero. E non solo per loro. Una volta c’e ra una classe con diciannove femmine e un maschio. Dicevano che era una classe di venti bambini. – Non siamo bambini, siamo bambine – gridavano in coro quelle diciannove. – Ma io no – gridava il bambino. – Diciannove è molto più di uno, quindi siamo noi la stramaggioranza! – CHISSENEIMPORTA – diceva quell’uno, – vinco io lo stesso. Un bel problema, vi pare? Forse ci vorrebbe una sesta vocale per questi casi. Una I con un trattino della E? O una E con il puntino della I? Ma come fare con la pronuncia? Pensateci un po’, cari bambini, interrogate i vostri compagni stranieri e chiedete come fanno loro nella loro lingua. V. Lamarque, La bambina bella e il bambino bullo , Einaudi Ragazzi
LESSICO Nella lingua italiana ci sono nomi che non cambiano al maschile o al femminile. Scrivine tre. ……………………………………………........................................ ……………………………………………........................................ ……………………………………………........................................
INSIEME PEER teaching è più facile Dividetevi in gruppi di tre e assegnatevi le parti del racconto: narratore o narratrice, bambina, bambino. Leggete dando espressione.
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e rc o rs o .
competenze L’autobus della frutta I bambini della città di Ciricicci erano particolarmente birichini. Se i genitori dicevano loro di non fare una certa cosa, potete stare sicuri che quelli la facevano subito subito. Non erano cattivi, erano solo birichini e dispettosi. E non mangiavano la frutta, mai. Avevano una bella voglia i genitori di dire: “Prova! Assaggia!” I bambini ridevano e lasciavano tutto nel piatto. Allora mamme e papà andarono dal sindaco e gli chiesero di risolvere la situazione. Il sindaco di Ciricicci riunì tutti i suoi collaboratori attorno a un tavolo e ordinò loro di farsi venire un’idea. S’accese la lampadina nella testa di Alessandro, l’autista dello scuolabus: – Mettiamo cassette di frutta sul mio autobus: i bambini faranno tutto il viaggio fino a scuola in mezzo a pere, mele, arance e ciliegie! – Che razza d’idea! – sbottò il sindaco scuro in volto. – E perché mai i bambini sull’autobus la dovrebbero mangiare? Alessandro sorrise: – Perché voi, signor sindaco, proibirete loro di farlo… Il sindaco e i suoi collaboratori spalancarono gli occhi meravigliati. Alessandro aveva avuto davvero una buona idea. Il giorno dopo, sullo scuolabus di Alessandro c’e rano dappertutto casse di pere, mele, ciliegie, banane, uva... C’e ra anche un grande cartello che diceva: “VIETATO MANGIARE FRUTTA SULL’AUTOBUS”. Naturalmente i dispettosissimi bambini di Ciricicci non se lo fecero dire due volte. Quando scesero alla fermata davanti a scuola, sullo scuolabus restavano solo casse vuote. Un giorno, Alessandro tolse il cartello e i bambini mangiarono ugualmente la frutta. Il trucco aveva funzionato. S. Bordiglioni, Storie col motore , Einaudi Ragazzi
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. o s r o cr e
C hi è Alessandro?
………………………………………..............................
Lo scuolabus è: A. un pullman per le gite scolastiche. B. un pulmino riser vato ai bambini che vanno a scuola. C. un pullman a due piani. D. un pullman in cui si insegna. Perché i bambini mangiano la frutta anche dopo che viene tolto il car tello? A. Per fare un dispetto al sindaco. B. Per fare piacere ad Alessandro. C. Perché si erano abituati. D. Per ubbidire ai genitori. Quale situazione deve risolvere il sindaco? A. Fare smettere i bambini di ridere. B. Fare mangiare la frutta ai bambini. C. Fare smettere i bambini di essere birichini e dispettosi. D. Trovare uno scuolabus che traspor ti frutta.
Che cosa significa la frase “S’accese la lampadina nella testa di Alessandro”? A. Alessandro accese la luce nell’autobus per vedere meglio. B. Alessandro si svegliò. C. Alessandro pensava ad altro durante la riunione. D. Alessandro ebbe un’idea geniale. Perché Alessandro fa mettere il car tello di divieto nell’autobus? A. Perché sa che i bambini trasgredirebbero la regola. B. Perché glielo ha chiesto il sindaco. C. Perché vuole proibire ai bambini di mangiare la frutta. D. Perché sugli autobus è vietato mangiare. Come potresti sostituire le parole del sindaco: “Che razza d’idea”? A. Che bella idea! B. Che strana idea! Completa. Il trucco di mettere la frutta sull’autobus per farla mangiare ai bambini funzionerà se ci sarà un car tello di ………………………………………….......... I bambini mangiano la frutta sull’autobus perché sono: A. curiosi. C. affamati. B. dispettosi. D. maleducati.
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diamoci una regola
TESTO REGOLATIVO Il
Avrai sicuramente sentito parlare di “regola del gioco”. In classe l’insegnante dice: “Alzate la mano prima di parlare”. Chi guida un’automobile si ferma se il semaforo è rosso. La carta, la plastica, il vetro si buttano negli appositi contenitori. Un testo che contiene regole, cioè un testo regolativo, rende più facile la vita!
LO SHANGAI Questo gioco di pazienza è l’ideale quando si è in casa per una giornata piovosa… Il nome più noto è Mikado, termine che indicava il palazzo imperiale e l’imperatore del Giappone. • Stringi fra le mani il tuo mazzo di bacchette, poi lasciale cadere sul tavolo. • A turno, ogni giocatore deve riuscire a estrarle dal mucchio disordinato una alla volta, senza che nessuna delle altre si muova. Scopo del gioco è raccogliere più bacchette degli avversari. F. Guccini, Il piccolo manuale dei giochi di una volta , Mondadori
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U.A. 7 C oniuga l’aspetto disciplinare relativo alla tipologia testuale “il testo regolativo” con l’aspetto emozionale relativo alla life skill “convivenza civile”.
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METACOGNIZIONE IMPARO A IMPARARE Indica con una X i giochi che hanno regole.
Battaglia navale Nascondino Basket Strega comanda colori Palla prigioniera Un videogame Hai segnato tutti i giochi? Certo che sì! Tutti i giochi hanno una regola… se no non sarebbero giochi.
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai in questo capitolo leggendo e analizzando la tipologia testuale “il testo regolativo”.
CHE COSA TROVERAI?
REGOLE DI GIOCO O DI COMPORTAMENTO
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RICETTE
ISTRUZIONI PER COSTRUIRE QUALCOSA
SCOPRO il testo regolativo
Il testo regolativo dà regole o istruzioni per “fare” qualcosa o per tenere un comportamento corretto e rispettoso di se stessi e degli altri.
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Aspetto disciplinare Analisi della tipologia testuale “il testo regolativo”. Competenza: conoscere le tipologie testuali in funzione comunicativa.
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IL TESTO REGOLATIVO
IL FILO DEI RICORDI Il ricordo dei tuoi amici, delle tue avventure, dei momenti belli o dei momenti brutti sicuramente sono impressi nella tua memoria. Ma perché non mostrarli a tutti? Costruisci il tuo filo dei ricordi. Occorrente • Mollette per il bucato • Pasta da modellare auto indurente • Tempera colorata • Colla forte • Uno spago colorato • Uno stuzzicadenti
1 Lavora la pasta con le mani per ammorbidirla. 2 Stendila con un mattarello. 3 Con il coltello taglia forme diverse: • • • • •
stelle marine, pesci e conchiglie per i ricordi del mare; fiori, funghi per i ricordi della montagna; case per i ricordi delle città; emoticon per gli amici; pollice in su o pollice in giù per i ricordi belli o brutti. 3 cm
3 cm
3 cm
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SCOPRO il testo regolativo
Questo testo regolativo è:
4 Con lo stuzzicadenti decora queste formine e lasciale asciugare. 5 Dipingi le formine come preferisci. 6 Quando le formine sono asciutte incolla sotto ciascuna formina una molletta. 7 Stendi lo spago e poi “appendi” le foto o i disegni con le mollette.
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un regolamento. un elenco di istruzioni. una ricetta. Lo scopo di questo testo è: dare consigli per sviluppare la memoria. dare istruzioni ordinate per realizzare un oggetto.
EDUCAZIONE CIVICA
LO MANGIO O NON LO MANGIO? Che ti piaccia tutto o non ti piaccia niente, ecco qualche consiglio per una dieta sana, appetitosa ed equilibrata. 1. Se non ti piacciono alcuni cibi, segui una piccola regola che, alla fine, non è così terribile: assaggia tutto ciò che ti viene proposto nel piatto. Anche gli alimenti che non ti piacciono non sono sempre uguali: cucinati in modo diverso non hanno sempre lo stesso aspetto o sapore. Ti stupirai: prima o poi i gusti cambiano. È un’e sperienza sorprendente. 2. Cerca di mangiare in un ambiente calmo, senza urla o rumori, e fai con comodo. La digestione sarà migliore. 3. Evita di sgranocchiare cose dolci e salate fuori dai pasti. Non apportano alcun elemento nutritivo e rovinano l’appetito. 4. Forse hai qualche problema con il cibo: mangi troppo o non riesci a controllarti. Parlane ai tuoi genitori o proponi di portarti a fare una visita da un medico nutrizionista. 5. Varia l’alimentazione nel rispetto dei tuoi gusti: mangiare di tutto è un segreto per stare bene. 6. Mangia in quantità ragionevoli e a seconda dell’attività fisica che pratichi: dopo tre ore di sci puoi mangiare più di quando passi la giornata davanti al televisore. M. Mira Pons – M. Puech, L’alimentazione a piccoli passi , Motta Junior
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LAVORO
sul testo regolativo
In questo testo regolativo trovi:
regole e consigli. solo regole. Scrivi V (Vero) o F (Falso). I testi regolativi: spesso si presentano come un elenco numerato. usano parole semplici e chiare. raccontano una storia. presentano in modo ordinato le regole o i consigli.
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IL TESTO REGOLATIVO
DOLCI VULCANI PREISTORICI Gli sconvolgimenti della crosta terrestre avvenuti nella preistoria erano terribili e sconvolgenti... Ma, visti a grande distanza di tempo e con un po’ di abilità in cucina, possono diventare dolci e gustosi. I vulcani eruttavano lava. I “ dolci vulcani ” eruttano marmellata. Prova a simulare un’e ruzione vulcanica, preparando dei buoni dolcetti!
Procurati pasta frolla e marmellata di ciliegie o fragola.
1 Stendi la pasta con il mattarello e con la formina ritaglia dei cerchi. 2 Posa i cerchi di pasta su una teglia da forno, metti un cucchiaino 3
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di marmellata sopra ogni cerchio. Metti il secondo disco di pasta sopra il primo e premi tutto attorno per unirli. Ripeti questa operazione per ogni “vulcano”. Fai un forellino al centro di ciascuno dei dischetti superiori e metti la teglia nel forno caldo. Quando il “vulcano” sarà cotto, il “magma” di marmellata sarà eruttato.
Il pianeta Terra , De Agostini Junior
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sul testo regolativo
Colora:
il riquadro che indica gli ingredienti; il riquadro che indica il procedimento, cioè come si fa; il riquadro che illustra il risultato della ricetta.
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DIAMOCI UNA REGOLA
QUANDO QUALCOSA TI SEMBRA DIFFICILE... Ci sono regole per tutto, ma c’è una regola per aiutarmi a superare le difficoltà? Ricorda che TUTTI sono preoccupati per qualcosa... anche gli adulti! Si può dire che le preoccupazioni siano pensieri poco utili che ti fanno provare emozioni negative, come la tristezza, la rabbia, la gelosia, l’imbarazzo! Certe volte queste emozioni ci fanno sentire confusi e non sappiamo come reagire. Ci sono molti modi per smettere di preoccuparsi e tante cose che puoi fare per sentirti meglio! a non inner vosirti quando le cose • Prova non ti riescono la prima volta. Spesso
Ho imparato dopo aver provato 102 volte!
bisogna solo provare ancora e per farlo è necessario mantenere la calma.
dimenticare che ognuno di noi è bravo • Non in alcune cose e meno in altre. È importante pensare a ciò che sai fare bene ed essere felice di ogni tua conquista. pratica aiuta sempre a migliorare, • Lae alcune volte è necessaria molta pratica. Mi aiuti, per favore?
Io fui stato, tu fosti stato...
aiuto: trovi sempre qualcuno pronto ad aiutarti • Chiedi a migliorare. M. Potter, Cosa ti preoccupa? Giunti
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sul testo regolativo
Segna con una parentesi la parte che non è un testo regolativo.
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Imparare CON LE
MAPPE
IL TESTO REGOLATIVO
SCOPERTA
Hai scoperto che il testo regolativo è un testo non narrativo che fornisce regole di comportamento, istruzioni per realizzare qualcosa, indicazioni per l’uso di strumenti. a struttura del testo regolativo presenta le istruzioni nell’ordine L esatto in cui si devono eseguire le azioni. i è la presentazione del materiale necessario per realizzare V qualcosa, la sequenza numerata o la lista delle azioni necessarie, un elenco di regole. S pesso il testo regolativo è un testo misto, perché arricchisce le istruzioni con foto e disegni. S ono testi regolativi anche le consegne degli esercizi sui tuoi libri di testo. C ompletando la mappa potrai verificare se conosci il testo regolativo. La mappa ti servirà anche per ricordare quanto hai imparato.
IL TESTO REGOLATIVO
Scopo: fornire regole di .................................................................. o dare istruzioni e indicazioni.
Struttura: • elenco ................................................................................................................... .......................................................................................................... necessari. • lista delle ............................................................................................... .......................................................................................................... necessarie nell’............................................................................................... in cui si devono eseguire.
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Regole per il primo giorno di scuola A. Hanlon, Dor y fantasmagorica trova un’amica (per davvero) , Terre di Mezzo Editore
Oggi è il primo giorno di scuola. Quando scendo per colazione, mia sorella Viola scoppia a ridere. – Mamma, Dor y si è messa gli stessi vestiti che aveva l’anno scorso! E ora sono davvero troppo piccoli! La mamma risponde: – Può mettersi quello che vuole, non fa niente. – Il cappello da Babbo Natale non è troppo piccolo – dico. – Ma è un cappello da Babbo Natale! – strilla Viola. Mentre mangio, si siede anche la mamma e mi ricorda alcune regole importanti della scuola.
GRILLI IN LETTURA! Preg o, no n
di st ur ba re
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1) – Non trascinare le sedie e i banchi per l’aula. – LO SO GIÀ, QUESTO – urlo. – Ok, va bene, calmati! 2) – Non toglierti le scarpe. – E perché dovrei togliermi le scarpe? – Non lo so Dor y, non ho ancora capito come hai fatto a perdere tutte quelle scarpe lo scorso anno. 3) – Non si parla delle cose che si fanno in bagno! Hai capito Dory? Dico sul serio. Risparmiatele per quando sarai a casa, in bagno, tutta sola, e con la porta chiusa. – CHE NOIA! – Vedrai che sarà una giornata fantastica – dice la mamma. – Mi mancherai. Quando usciamo per andare a scuola, mio fratello Luca dice: – Non camminiamo vicino a te se non ti togli quel cappello. – Oh, va bene – brontolo. Arrivati a scuola, Viola mi accompagna fino alla porta dell’aula. Io mi aggrappo forte a lei. Vorrei essere a casa con la mia camicia da notte. – Non lasciarmi qui – dico, ma se ne sta già andando.
Regole, regole, regole! Ti sei sentito/a “vicino/a” a Dory? Assomiglia un po’ a te oppure no?
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A C I LOG
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Invito con enigma Martedì prossimo alle ore 16.30 siete invitati a partecipare a “La scuola in festa”! Per accedere al banco del rinfresco dovrete però risolvere questo enigma: “Di quale dei due racconti è protagonista il personaggio il cui nome è celato nel gioco che vi proponiamo?” Per trovare il nome del protagonista occorre seguire queste regole: collegate “con logica” ogni figura del primo gruppo a una del secondo gruppo; prendete la terza lettera di ciascuna figura (nell’ordine dato dalle figure del primo gruppo) e… … ecco il nome del protagonista!
1. 2. 3. 4. 5.
1. 2. 3.
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E ora? Occorre trovare in quale finale del racconto può “logicamente” essere protagonista il personaggio di cui avete trovato il nome. L eggete con attenzione.
Una grassa strega, un piccolo gnomo e un vecchissimo mago erano ai piedi della grande quercia. Da tempo si parlava di un favoloso tesoro nascosto nel bosco. I tre amici sapevano che con quel tesoro avrebbero potuto aiutare tutti gli abitanti del villaggio. Era una magnifica notte di luna piena. A un tratto un raggio illuminò una stretta buca tra le radici dell’albero. La strega capì subito che la Luna, sua amica, voleva indicare qualcosa. Questa è proprio una fortuna! Io conosco il linguaggio della Luna. Il tesoro è lì nascosto sotto terra ben riposto.
FINALE 2
FINALE 1
“Nessun problema. Sono vecchio, ma riesco ancora a fare magie. Vedrete che riuscirò a entrare e a tornare con il tesoro!”
…………………………………………….................
“Nessun problema, vado io!” disse uno dei tre. Con grande agilità si intrufolò nella fessura e dopo pochi minuti uscì con un grosso diamante.
è il protagonista del
racconto con il finale …………………………………………….................. Se il racconto ha l’altra conclusione invece il protagonista è ……………………………………………..................
Io ci sono riuscito. Sicuramente ci siete riusciti anche voi! E ora… CORRETE ALLA FESTA!
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Le STAG IO NI
LE STAGIONI Rosso è l’autunno che avanza piano piano, cadono le foglie e il sole è più lontano. Poi viene l’inverno, la neve e l’allegria, bello è camminare su e giù per la via. Con la primavera spuntano i fiori, tutto si riempie di mille colori. In estate il caldo ci accompagnerà. Come una ruota che gira, oilé oilì le stagioni si rincorrono così. I . Binet – S. Cotronei – A. Oggioni, Gli alberi , canzoni tradizionali europee cantate dai bambini , Nuove Edizioni Romane
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Ogni stagione un colore, uno strumento musicale, un sentimento. Foglie, neve, fiori: basta un po' di fantasia e quante meraviglie possiamo immaginare... possiamo persino ritrovarci artisti!
METACOGNIZIONE IMPARO DA SOLO/SOLA AUTUNNO: quali colori ti frullano nella mente? INVERNO: pensa ai colori e ai disegni di Natale. PRIMAVERA: disegna fiori, farfalle e arcobaleni. ESTATE: i suoni del mare, la musica dei grilli, le canzoni dell’allegria. Basta poco per dare spazio all’artista che c’è in te!
MA SARÀ VERO? Lo scoprirai ascoltando la poesia letta dall’insegnante o sul CD-Audio e leggendo i racconti che troverai in questo capitolo.
LIFE SKILLS Pensiero creativo Sai che cosa diceva il grande scienziato Albert Einstein? “La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”. Tutti abbiamo pensieri creativi già da piccolissimi. Quanti giochi, storie, ambienti hai creato con la fantasia? E allora guardiamoci attorno con occhio creativo, diamo spazio alla fantasia, sorprenditi delle tue capacità… ti sentirai più leggero e capace di grandi cose, come un vero artista. E ricorda: un pensiero creativo aiuta anche nelle difficoltà! emozionale e cognitivo v Presentazione di letture e attività perAspetto sviluppare il “pensiero creativo” Lettura dell’insegnante in Guida e sul CD-Audio.
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RICREAZIONE Dicono che l’autunno faccia venire sonno, ma è tutta una finzione. Gli alberi, sì, sbadigliano, le foglie, è vero, cadono, ma cadendo bisbigliano e parlano con il vento: si danno appuntamento per la ricreazione.
– Aspettate, ragazze, vi farò divertire! Se vi lasciate andare vi insegnerò a volare! Così le foglie volteggiano nell’aria poi ricadono giù… Ma questa è un’altra storia. AA.VV., Storie per tutte le stagioni , Einaudi Ragazzi
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LIFE Pensiero SKILLS creativo
Questo è il quadro del pittore Paul Klee • Messaggero d’autunno •
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Osser va il quadro. Riproducilo due volte: prima come l’o riginale, poi modificando i colori, dando spazio al tuo pensiero creativo.
L’autunno L’ autunno del FOLLETTO
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Io sono il folletto che si prende cura di questo territorio. – Ma che cos’ha questo sole, che non scalda? – mi ha chiesto una farfalla infreddolita. – È l’autunno! – le ho risposto io, infilandomi un golfino. Nel territorio stanno cambiando i colori. Le foglie stanno ingiallendo, molte diventano di un rosso cupo e questa è la tonalità . dell’autunno: il Qual è il simbolo dell’autunno? L’uva . Chiara o scura i suoi acini sono una delizia. Il ragno adora l’uva. Con il suo sapore zuccherino, attira molti insetti e lui, furbissimo, sa anche che molti di questi golosetti finiranno nella sua rete. L’autunno è la stagione delle migrazioni grandi e piccole. Non tutti gli animali partono verso lontani paesi. Alcuni animali fanno delle migrazioni piccolissime. I topolini di campagna, ad esempio, in autunno lasciano i campi e migrano… nelle case dei contadini: mica stupidi loro! Fra granai, dispense e stalle, troveranno sempre qualcosa da mangiare, anche se fuori c’è la bufera. S. Pisu, Il libro delle stagioni , Editrice Piccoli
M uSiCa
Ascolta il brano di Tchaikovsky Ottobre canzone d’a utunno , op. 37A n° 10.
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D olcetto olcetto--scherzetto L’altra sera, era Halloween, ci hanno portato una zucca intagliata: aveva il sorriso tutto storto, eppure era una vera zucca di Halloween. Sotto il portico, dove era il suo posto, mandava la sua luce arancione. Alma era vestita da zucchina, con una gran pancia di stoffa tesa e un ciuffo di foglie sulla testa. Tim era un cavaliere, o un guerriero, con la spada, l’e lmo, lo scudo, il mantello rosso e una calzamaglia azzurra. Alma e Tim erano già andati a fare il giro di “dolcetto o scherzetto”, perché ciascuno di loro all’arrivo teneva ben stretto un sacchetto di carta marrone che aveva l’aria di essere parecchio pesante. – Io ho cinque vermi e dieci stringhe – ha detto Tim dopo un po’. – Un sacchetto di marshmallow, gli orsetti di gomma, e qui ci sono anche le mou. A me non piacciono le mou. Facciamo cambio? – Ti posso dare le sigarette di cioccolato – ha detto Alma. – Così fai uno scherzo al papà. Fai finta di fumarla, io strillo “ Tim sta fumando”, e quando lui ti guarda tu la mastichi. – Bella idea! – ha detto Tim, ridendo. – Senti, facciamo gli spiedini di marshmallow? B. Masini, Diario di una casa vuota , Edizioni EL
COMPRENDERE Quali sono i marshmallow?
Con “dolcetto o scherzetto” i bambini: chiedono dolci ai vicini. comprano i dolci in pasticceria.
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Tim dice: – Bella idea! Qual è la “bella idea”? Fare gli spiedini di marshmallow. Fare uno scherzo al papà.
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P i-pi-pi i-pi-pi...... strelli Qual è uno dei personaggi simbolo di Halloween? Il pipistrello! Perciò falli svolazzare nella tua casa, grandi e piccoli!
Pipistrelli grandi 1 Prendi il rotolo di cartone: piegalo come vedi nell’immagine
e incolla le due parti.
2 Colora il rotolo
con la tempera nera e lascia asciugare.
3 Ritaglia dal cartoncino nero
le ali del pipistrello: ti consigliamo di piegare in due il cartoncino e disegnare solo metà ali. Così le ali saranno perfettamente simmetriche.
4 Disegna gli occhi e i denti con la tempera
bianca o realizzali con pezzetti di carta e incollali. Fai le zampette con due strisce di cartone nero. Incolla le zampe e le ali.
Pipistrelli piccoli 5 Ora appendi in casa
o in classe i pipistrelli. Sono pronti per volare la notte di Halloween!
Con mollette da bucato e il cartoncino nero avanzato puoi fare altri pipistrelli più piccoli. È facilissimo: Ritaglia le ali e incollale sulla molletta.
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NEVE Ciao, neve, così bianca che si dice: qualcosa “bianco come la neve”. Io credo che nessuno potrebbe inventare qualcosa di più bello di quando vieni giù.
Ciao, neve, così bianca e così silenziosa, meravigliosa e lieve. Io credo che nessuno potrebbe mai sognare qualcosa di più bello di quello che sei tu. R. Piumini, Cento ciao , Einaudi Ragazzi
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LIFE Pensiero SKILLS creativo
Questo è il quadro del pittore Paul Klee • Paesaggio invernale •
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Osser va il quadro. Riproduci solo il fondo grigio e bianco utilizzando le tempere. Poi completa il tuo paesaggio invernale con la tecnica del collage.
L’inverno L’ inverno del FOLLETTO
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Brr! Anche io ho un gran freddo. Copritevi bene, perché ora inizia la nostra passeggiata d’inverno! Vedete tutto quel bianco? La coltre bianca che ricopre ogni cosa è neve. Il mio territorio è diventato candido. Sono spariti i forti colori dell’autunno e non ci sono ancora quelli teneri della primavera. Ma lo spettacolo è ugualmente fantastico. La neve attutisce ogni rumore e ser ve a tener calda la terra, e i semi depositati o caduti su di lei. Sembra strano, vero? Eppure questa è la verità. Durante l’inverno, il freddo può diventare davvero freddissimo, e se c’è la neve, quello che resta sotto viene preser vato dal gelo. La neve è una coperta per la terra… Vedete il ghiaccio che ricama collane su alberi e cespugli? È la brina: minuscole goccioline di ghiaccio che ci dicono che la temperatura oggi è al di sotto dello zero. Brrrr! Troviamo un riparo e aspettiamo le feste dell’inverno: Natale, Capodanno, la Befana. S. Pisu, Il libro delle stagioni , Editrice Piccoli
M uSiCa
Ascolta il brano di Tchaikovsky Sogni d’inverno , sinfonia n° 1, op. 13.
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Una strana lettera a Babbo Natale Se ne stava, Babbo Natale, assorto nella lettura delle cartoline postali e dei messaggi spediti da bambine e bambini di ogni angolo del mondo. Quando ecco che una, dall’aspetto più ufficiale del solito, attirò la sua attenzione. Era una lunga busta bianca, con l’indirizzo scritto a macchina e senza il minimo errore di ortografia: Egregio Natale signor Babbo Polo Nord Hmmm. Babbo Natale infilò gli occhiali per leggere il nome del mittente. In alto a sinistra c’e ra scritto, a caratteri piuttosto grandicelli:
C.I.S.S.R.E.B.N. Che senso poteva avere una sigla di cui nessuno conosceva il significato? Tanto valeva scrivere qualche lettera a caso, tipo XTRLPP o GUGULUR . Non pensi? Babbo Natale, però, si assestò meglio gli occhiali sul naso per mettere ancora più a fuoco il tutto. Sotto la sigla incomprensibile c’e ra infatti una scritta più piccina e più lunga: Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale. Babbo Natale estrasse il foglio, lo distese stiracchiandolo per bene e si apprestò a leggere. “Dopo studi approfonditi – diceva – lo scrivente Comitato è giunto alla conclusione – continuava – che la persona di Natale Babbo nella reale realtà non esiste affatto . Prova ne sia – terminava – che nessuno al mondo a oggi sa quale sia il di lui nome e quale il cognome. Cordiali saluti”. Babbo Natale, non sapendo che cosa dire, non disse nulla. Poi però sbottò, urlacchiando anche un poco, che da Babbo Natale non me lo sarei mai aspettato. Ma quando ci vuole – siamo tutti d’accordo – ci vuole.
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“Come sarebbe a dire, non esisto? E tutte queste lettere, i bambini a chi le scrivono? E sul campanello là fuori non c’è forse scritto Babbo Natale? Che non so nemmeno io quale sia il nome e quale il cognome, ma non mi sono mai posto il problema. E il mio vestito rosso con il pon pon sul cappello? Vogliamo parlarne?” Non c’è che dire, Babbo Natale aveva davvero un diavolo per capello, e fortuna che di capelli ne aveva giusto un paio, qua e là sulla zucca. Ma poi concluse: “Il mio tempo preferisco dedicarlo ai bambini, che con la loro fantasia non hanno necessità di prove ed evidenze. Se questi scienziati non vogliono credere che io esista, affari loro!” Soddisfatto e rasserenato, Babbo Natale si rimise a spulciare tra le tantissime lettere dei bambini, non prima di aver spedito una cartolina postale alla sua amica Befana con una precisa richiesta: due chiletti di carbone ai membri del C.I.S.S.R.E.B.N.
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A. Valente, Quando Babbo diventò Natale , Gallucci
COMPRENDERE Lessico Che cos’è un “comitato”? È un gruppo ristretto di persone che si impegna a lavorare per uno scopo comune. È un gruppo molto numeroso di persone che abitano nello stesso luogo. Che cosa significa “razionale”? Che è diviso in par ti, in razioni. Che si basa sulla ragione. Con quale espressione potresti sostituire “il di lui nome”? Il suo nome. Il proprio nome. Inferenze Perché l’autore dice: “da Babbo Natale non me lo sarei mai aspettato”? Per spiegare che lui non conosce bene Babbo Natale. Per sottolineare che Babbo Natale è una persona pacifica. Questo è un testo fantastico. Oltre che fantastico, come potresti definirlo? Fantascientifico. Umoristico. Informativo.
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L a "pasta pasta"" di Natale
Per realizzare ghirlande o oggetti decorativi per Natale basta proprio poco! Procurati della pasta con forme particolari e componi una ghirlanda o un alberello. Usa una colla tipo vinavil o la colla a caldo. Sarà più semplice se userai un cartoncino come base. Puoi anche ritagliare sagome a forma di stella o di cerchio e ricoprirle con pasta di piccolo formato. Usa tutta la tua fantasia e non dimenticare i colori! Rendono tutto più bello e allegro!
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Le due Befane
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La Befana volava a cavallo della scopa. Vola e vola, a un certo punto vide una vecchina proprio uguale a lei, a cavallo di una scopa. – Chi sei? – chiese la Befana. E quella rispose: – Sono la Befana. – Eh, no! La Befana sono io! – disse la Befana. La Befana era confusa, perché era sicura di essere lei la Befana: ma anche l’altra sembrava che lo fosse. – Senti, – disse allora – facciamo una gara: chi vince sarà la Befana. – D’accordo! – rispose quella. – Che gara facciamo? – Un volo da qui alla Luna, e ritorno. Pronta? Vai. Le due vecchine partirono, attaccate alle loro scope, con i bianchi capelli agitati dal vento: vola e vola, erano velocissime. A un certo punto la Befana, guardando la rivale, vide una cosa strana: sotto i capelli aveva dei bulloni, delle giunture, delle cerniere di metallo. Allora capì: quella era una Befana-robot, inventata da qualche malandrino per qualche scopo dannoso. Allora gridò: – Il traguardo è laggiù: la punta di quella montagna rossastra, la vedi? E puntò verso il Monte Calamita, tutto magnetico. L’altra Befana strillava: – Arrivo prima! Arrivo prima! E infatti arrivò prima: prima ancora di quando pensava, perché il Monte Calamita la tirò verso di sé a una tale velocità che quando ci cadde sopra si sparpagliò in mille pezzi di metallo. E la Befana se ne tornò a volare per il mondo con il suo sacco di doni. R. Piumini, C’era una volta, ascolta , Einaudi Ragazzi
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Salto in ALTO S ai qual è la proprietà delle calamite?
LESSICO
“Magnetico” significa: che incanta. che ha le proprietà della calamita.
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MAVE
GARA DI STAGIONI Inverno freddo e grigio e Primavera chiara a Marzo s’incontrarono e fecero una gara. Inverno andò veloce, coprì di neve i rami, filò la bianca brina in splendidi ricami. Ma, allegra, Primavera portò raggi di sole,
la nebbia e il ghiaccio sciolse e sparse gemme e viole. Ridiede il verde ai prati e liberò i ruscelli, fece suonar nell’aria il canto degli uccelli. Si arrese il vecchio Inverno sbuffando, un po’ scontento. Giovane, Primavera correva con il vento. M.L. Giraldo, Rime per tutto l’anno , Giunti Junior
A rte
LIFE Pensiero SKILLS creativo
Questo è il quadro del pittore Paul Klee • Cespuglio in primavera •
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Osser va il quadro. Utilizzando spugnette intinte nella tempera diluita, prima prepara il fondo e poi dai spazio alla tua creatività per riprodurre i cespugli fioriti.
La primavera del FOLLETTO
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MAVE
Eccomi di nuovo qua. Pronti per una nuova passeggiata? Il cielo si fa più azzurro per salutare la primavera. Alberi e prati si riempiono di gemme, getti e delicate foglioline. Le spine della rosa canina sembrano meno minacciose, così coperte di fiori. Facciamo un giro per il mio regno, a salutare tante cose nuove che la primavera porta con sé. Ecco i fiori gialli. Sono i primi a sbocciare, talvolta a fianco dell’ultima neve che si scioglie al sole. Si chiamano primule! Un ramarro si scalda al sole. Ne ha proprio bisogno, dopo aver passato l’inverno in letargo sotto un sasso. “Chi si è permesso di rovinare in questo modo il prato? Cosa sono quei monticelli di terra smossa in mezzo al mio prato?” Sono le talpe che, con la primavera, tornano in attività. Ed ecco qui anche le farfalle! Aquiloni colorati che ci accompagneranno per tutta la stagione calda. S. Pisu, Il libro delle stagioni , Editrice Piccoli
M uSiCa
Ascolta il brano di Tchaikovsky Primavera , op. 54 n° 3.
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Pronti? Caccia alle uova uova!! Lotta fece un giretto in cucina per vedere cosa combinava la mamma. La trovò su una scala che appendeva le tende pulite. – Che cosa fai, mamma? – disse Lotta. – Appendo le tende pulite per Pasqua, non vedi? – È obbligatorio? – domandò Lotta. – Insomma, obbligatorio, no – rispose la mamma, – ma secondo me è una bella cosa. Farà piacere anche al coniglietto pasquale, quando arriverà con le uova. Al pensiero del coniglietto pasquale Lotta si sentì tutta contenta. Veniva a nascondere le uova sotto i cespugli del giardino. Erano piene di cioccolatini e caramelle, e il papà diceva sempre: – E va bene, per questa volta potete strafogar vi di dolciumi, ma non date la colpa a me se poi vi viene il mal di pancia. No, Lotta non dava la colpa al papà. In fondo era il coniglietto pasquale a portare i dolciumi: arrivava di nascosto la mattina mentre dormivano tutti. Nessuno poteva vederlo, mai e poi mai. Si vedevano solo le belle uova che lasciava sotto i cespugli. Il giorno prima di Pasqua, Lotta uscì in giardino in cerca di qualche bel nascondiglio dove magari il coniglietto pasquale avrebbe messo le uova. Voleva arrivarci prima dei fratelli quando il papà dava il segnale: – Pronti, attenti, via! – e si cominciava a cercare. A. Lindgren, Lotta combinaguai sa fare tutto , Mondadori
LESSICO “Strafogarsi“ è un’e spressione utilizzata nel linguaggio colloquiale. Che cosa significa? Nascondersi dietro un cespuglio. Mangiare tantissimo.
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COMPRENDERE Informazioni esplicite Perché Lotta esce in giardino? Per trovare le uova. Per cercare i nascondigli possibili.
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A rte
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Uova non solo di cioccolato Ser vi in tavola uova rosa o verdi! Come fare?
1 Metti in un pentolino 2 tazze di barbabietola
grattugiata (per il rosa) o di spinaci (per il verde).
2 Versa mezzo litro di acqua
e fai mettere da un adulto a bollire le uova. Fai cuocere a fuoco lento per 10-15 minuti. Fai raffreddare.
3 Più lascerai le uova
nell’acqua, più il colore risulterà intenso. Una volta ammirato il risultato, si possono mangiare le uova senza alcun pericolo.
4 Se vuoi, puoi anche
rotolare le uova nei brillantini.
5 Oppure puoi incollare sulle uova fiori
di carta o lettere colorate ritagliate da una rivista. Manuale delle ragazze , Fabbri Editori
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SOLE E SALE Sole e sale, cielo e mare. Sola sola va la vela. Va la vela sotto il cielo. Cala il vento, il vento sale.
Va la vela sopra il mare. Cielo e mare, sole e sale. R. Piumini, Tutta una scivolanda , Einaudi Ragazzi
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LIFE Pensiero SKILLS creativo
Questo è il quadro del pittore Paul Klee • Fiori sulla sabbia •
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Osser va il quadro. Riproducilo due volte: prima come l’o riginale, poi modificando i colori, dando spazio al tuo pensiero creativo. Usa la tecnica dell’acquerello.
L’estate del FOLLETTO
ES
TATE
Sono sempre io, il folletto Estate! Che bella stagione! Che vacanze! Che voglia di fare niente! Passerei le mie giornate a prendere il sole , fare un bagno nello stagno e il pisolino pomeridiano all’o mbra di un papavero . Invece, in questo mio territorio assolato, sembrano tutti pieni di vita. Insetti che ronzano, lepri che saltano, uomini che mietono, scoiattoli che si ingozzano, ma dove la troveranno tutta questa energia con il caldo che fa? In questa stagione il sole balza su presto la mattina. Nel silenzio della campagna tutti gli animali si svegliano e si mettono in attività. Tutti voi bambini ve ne andate in vacanza. E allora BUONE VACANZE !! S. Pisu, Il libro delle stagioni , Editrice Piccoli
M uSiCa
Ascolta il brano di Tchaikovsky Giugno: la barcarola , op. 37 n° 6.
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C A N ZE
A rte
L ’ estate è servita su un piatto Estate: tempo di giochi, di picnic e... di piatti di carta. Se hai qualche piatto di carta, pulito, ma che si è un po’ rovinato, non gettarlo via! Trasformalo! Prendi spunto da queste immagini e... aggiungi tutta la tua fantasia!
Luna Blu e Cri Crì
vi sono stati vicini per tre anni! Vi hanno fatto compagnia. Hanno visto quanto siete cresciuti! Ora vi augurano...
BUONE VACANZE! VACANZE !
Luna Blu vi dicono:
e
Cri Crì ,
insieme a
Alba e Lilli ,
SUPERARCIMEGAULTRASTRABRAVISSIME! SUPERARCIMEGAULTRASTRABRAVISSIMI! 192
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LETTURE 3
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Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio Coordinamento redazionale: Nicoletta Baldini Redazione: Nicoletta Baldini, Camilla Di Majo, Nadia Negri Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico e impaginazione: I Nani Grafici Illustrazioni: Gabriel Cortina, Erika De Pieri, Madeleine Frochaux, Tommaso Gianno, Manuela Leporesi, Sara Torretta Copertina: Elisabetta Giovannini Ricerca iconografica: Nicoletta Baldini Referenze iconografiche: Shutterstock Stampa: T ecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 22.83.078.0 Per esigenze didattiche i testi sono stati quasi tutti ridotti e/o adattati. L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla legge per eventuali e non volute omissioni o errori di attribuzione. È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della Casa Editrice. Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti. Ciononostante, a pubblicazione avvenuta, è possibile che errori, refusi, imprecisioni permangano. Ce ne scusiamo fin da ora e vi saremo grati se vorrete segnalarceli al seguente indirizzo: redazione@elionline.com
Tutti i diritti riservati © 2022 La Spiga, Gruppo Editoriale ELi info@gruppoeli.it EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.
IL
CODING DELLA DIDATTICA
METODO TESSITORE
e LA
CLASSE ISBN per l’adozione: 978-88-468-4257-2
/ / / / / /
L etture 2: 192 pagine R iflessione linguistica con Quaderno dei Miei Testi 2: 120 pagine M atematica con Quaderno operativo 2: 168 pagine S toria, Geografia, Scienze 2: 72 pagine Educazione Civica 2-3: 72 pagine Steam 2-3: 48 pagine
CLASSE
#altuofianco
ISBN per l’adozione: 978-88-468-4258-9
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L etture 3: 192 pagine T ipologie testuali e Mappe Mentali 3: 48 pagine R iflessione linguistica 3: 120 pagine Q uaderno dei Riassunti e dei Testi 3: 80 pagine M atematica 3: 192 pagine Storia, Geografia, S cienze 3: 240 pagine Quaderno delle Verifiche 3: 72 pagine
K IT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione, / KIT facilitati per alunni/e con BES e DSA e tutto il necessario per il corso.
L IBRO DIGITALE (scaricalo LIBRO scaricalo subito con il codice che trovi / all’interno della coper tina): tina volumi sfogliabili, esercizi interattivi, audiolibri, tracce audio, libro liquido, percorsi facilitati stampabili.
Benvenute e benvenuti al
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un allegro ambiente di apprendimento interattivo, che offre tanti oggetti digitali didattici sotto forma di gioco o attività. Bambine e Bambini si diver tiranno ad aiutare chef Alfredo: prepareranno insieme a lui tante “ricette” diver tenti, organizzeranno feste a tema, allestiranno grandi eventi per tante discipline scolastiche, nelle sale o all’aper to! Potranno così rinfor zare le abilità e verificare le competenze in tutte le materie attraverso le tante prove proposte in cucina, facendo ogni volta attenzione al guastafeste Splat , sempre in agguato!
o in nc TO lo I al TU R ) l t RA DP 78 de G .d, 19 to NE , I / is O . 3 27 vv PI c 6 ro M . 2, PR sp A rt D e si C (A .6, r A n
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PREZZO MINISTERIALE
ISBN 978-88-468-4258-9