HANDMADE - THE MAGAZINE OF WATCHMAKING EXCELLENCE - VOL.10

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HANDMADE EDITORE IT € 15,00 TRIMESTRALE NR. 10 30 GIUGNO 2022
«Tutto quello che ci accade potremmo disegnarlo. Tutto. Possiamo disegnare tutto. Quello che non possiamo disegnare è il tempo. E tutti gli attimi che mette in fila» Rolex Daytona Ref. 6269
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«Tutto quello che ci accade potremmo disegnarlo.

Tutto. Possiamo disegnare tutto.

Quello che non possiamo disegnare è il tempo.

E tutti gli attimi che mette in fila»

Paolo Genovese

Onda su Onda

HANDMADE 10

PER IL

COSA STA SUCCEDENDO nel mondo dell’orologeria?

Sono in molti a chiederselo. Basta fare un giro per le vie del centro ed affacciarsi nelle boutique più blasonate, per accorgersi immediatamente che i pezzi più amati e quindi richiesti, sono divenuti praticamente introvabili, mentre le quotazioni del secondo polso salgono quasi sempre a dismisura. La parola “sconto”, un tempo imperante nel mondo delle lancette, è scomparsa, sostituita dall’odiata “lista d’attesa”, o per usare il termine oggi politicamente corretto: “manifestazione d’interesse”.

Tutto questo ha scatenato dei fenomeni nuovi per il mondo delle lancette: «Sì, abbiamo osservato che una parte della domanda non proviene da appassionati di orologi - a parlare è Francesco Hausmann, co-amministratore dell’omonima ditta - quanto da appassionati di investimenti. Purtroppo oggi l’orologio è diventato come un titolo in borsa, con quotazioni in continuo cambiamento, non è più solamente il segnatempo da indossare». Attenzione però, cercare l’investimento non implica automaticamente che poi l’orologio verrà immediatamente rivenduto. Al contrario, ci sono alcune persone che lo considerano un investimento alternativo da conservare con cura. Quindi, se le lancette vengono considerate moneta contante, non ci dobbiamo certo meravigliare che, come ci ricorda il titolo stesso di questo inserto, vadano “a gonfie vele”. Certo, qualcuno parla anche di una presunta “bolla”: «Ancora? Quello della “bolla destinata a scoppiare” è un mantra che dura da anni e che non ha nessuna rilevanza reale – a parlare è Giulia Mauro, co-amministratrice Hausmann & Co. – al contrario le reputazioni dei brand si vanno consolidando sempre di più. Quando è il mercato, in maniera autonoma, a riconoscere il valore degli oggetti e quindi dei marchi, in quel momento si capisce che dietro non c’è nulla di artefatto: la domanda dei soli clienti appassionati e non speculatori supera da sé l’offerta, vincolata ad una produzione di qualità e in gran parte ancora legata al lavoro fisico degli orologiai».

Non resta che seguire il momento positivo, scegliere con cura il proprio segnatempo e goderselo il più possibile indossandolo al polso. Dal canto suo HANDMADE, che raggiunge oggi il traguardo del decimo numero, continuerà a raccontare con legittimità e curiosità il mondo delle lancette, offrendo uno spazio di qualità per tutti coloro i quali vogliono scoprire quanto sia fantastico realizzare o indossare quella piccola macchina del tempo chiamata orologio.

Senti che bel vento, non basta mai il tempo domani è un altro giorno, arriverà (Vasco Rossi)

13 INCIPIT PREFAZIONE: NOTA
LETTORE
Paolo Gobbi
14 CONTENTS 20 INTRODUZIONE HANDMADE selection 30 RAFFAELE TOVAZZI Arriva l’estate - Il tempo lento 32 CAPITOLO 1 Idee 34 HUBLOT Andare oltre il limite 40 BARTORELLI Passione e competenza 46 IWC The colors of top gun 54 HAUSMANN & CO. Una relazione fatta di fiducia 58 CHANEL Un diamante che racconta il tempo 66 PATEK PHILIPPE / ROCCA 1794 La forza della famiglia 68 PATEK PHILIPPE / ROCCA 1794 Conquistare la leadership
IWC TOP GUN. Pilot’s Watch Chronograph TOP GUN Edition «Lake Tahoe». Ref. 3891: Essenziale e ricco di contrasti, il design di questo cronografo TOP GUN in ceramica bianca si ispira alle vette innevate e alle formazioni rocciose intorno al Lake Tahoe, la suggestiva area montana dove vengono addestrati i piloti «Top Gun». Ma l’elegante segnatempo mosso dal calibro di manifattura IWC 69380 catalizzerà l’attenzione anche al di fuori del cockpit. IWC. ENGINEERING DREAMS. SINCE 1868. SCARICHI LA APP IWC PER IL TRY-ON VIRTUALE Calibro di manifattura 69380 · Riserva di carica di 46 ore · Indicazione di giorno e data · Funzione cronometro con ore, minuti e secondi · Impermeabile fino a 6 bar · Diametro 44.5 mm IWC BOUTIQUE · VIA MONTENAPOLEONE 1 · 20121 MILANO
16 72 BONANNO I migliori e i più rari 78 MOONWATCH Dallo Speedy alla Madeleine 84 HAMILTON Al polso tra design e tecnologia 88 MONTBLANC L’innovazione si fa bella 92 ZANNETTI I mestieri d’arte con le lancette CONTENTS EVERYTIME, EVERYWHERE www.handmade-mag.com 98 PAOLO CATTIN Il signore delle lancette 104 A. LANGE & SÖHNE L’eleganza della meccanica 110 TONINO LAMBORGHINI Fedeli al DNA 114 CAPITOLO 2 Commodoro 116 PANERAI Per l’amore del mare

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POESIA

DISTRIBUZIONE

18 CONTENTS 122 ITALIA YACHTS SAILING WEEK Buona la prima 128 OMEGA Emozionare con stile 134 FOTOGRAFIA 1 / IL MARE Sail time 142 FOTOGRAFIA 2 / SEGNATEMPO MARINI Scuba time 150 M2 ATELIER The design direction DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Gobbi ppgobbi@handmade-editore.com HANNO
Lara Mazza, Naomi Ornstein Massimiliano Cox, Giovanni Titti Bartoli Carlo Borlenghi, Luca Garbati Mauro Girasole, Claudia Gobbi Nilushana Wijegunaratne Emanuela Di Mundo, Andrea Foffi Manlio Giustiniani, Marco Valerio Del Grosso, Manuel Maggioli, Roberto Randazzo Alessandro Fanciulli, Giulia Nekorkina Matteo Zaccagnino, Bibiana La Rovere PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Gianpiero Bertea MANAGING DIRECTOR Mauro Girasole mauro.girasole@handmade-editore.com Tel. + 39 333 8681656 SERVIZIO MODA Gaia Giovetti Lucio Convertini, Costanza Maglio SEGRETERIA Abigail Canta info@handmade-editore.com ARRETRATI E ABBONAMENTI: tel. +39 06 8777 3314 info@handmade-editore.com
Galli Thierry Stampa Srl Via Enrico Caviglia, 3 20139 - Milano
Press-di S.r.l. - Via Mondadori, 1 Segrate (Milano) 20090 HANDMADE® è un marchio registrato Registrazione del Tribunale di Roma n. 146/2019 del 07.11.2019 HANDMADE EDITORE srl ad Ferdinando Zannetti Largo Fontanella Borghese 23 00186 ROMA - Nr. REA: RM - 1590900 info@handmade-editore.com www.handmade-mag.com ® La carta utilizzata da Handmade: copertina: Sappi Magno Satin interno: Sappi Magno Volume 152
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IL PROSPEX RITORNA NELL’ANTARTICO

La nascita della moderna orologeria subacquea, quella per intenderci caratterizzata dalla lunetta girevole, dall’impermeabilità importante e dal quadrante ben leggibile, viene datata in Svizzera nella prima metà degli anni ’50. Bisognerà aspettare invece un decennio perché anche in Giappone arrivino i primi modelli con questa tipologia. L’anno chiave è il 1965, quando la Seiko mette in produzione il suo primo subacqueo, ma anche il primo dell’intero Sol Levante: con un’impermeabilità di 150 m e un movimento automatico, il capostipite dimostrò immediatamente la sua alta qualità e affidabilità. Non a caso venne indossato dai membri dell’ottava spedizione di ricerca in Antartide nel 1966. Risultati

estremamente funzionali, furono confermati anche per le spedizioni del 1966 e 1969. In quel periodo, esattamente nel 1968, nasce poi il primo subacqueo professionale Seiko, che aveva un’impermeabilità di 300 m e un movimento automatico.

Oggi Seiko, sempre più attiva nel valorizzare la propria storia, introduce nella collezione Prospex una nuova interpretazione dell’orologio subacqueo del 1968, le cui prestazioni sono naturalmente ancora più all’avanguardia e in grado di affrontare le condizioni climatiche più estreme. Questo modello, dotato di specifiche avanzate, verrà indossato dai membri della sessantatreesima missione della spedizione di ricerca giapponese in Antartide.

Seiko Prospex,

4.600

20 INTRODUZIONE
Reinterpretazione moderna del diver del 1968, edizione limitata Save The Ocean. La sua cassa è in “Ever-Brilliant Steel” per la massima resistenza alla corrosione. 1.300 esemplari, costa
euro.
SEIKO

VISIONI DEL FUTURO CON BRILLANTINE PICTURES

Nel 2022, HYT ha avviato una collaborazione originale e insolita con l’agenzia svizzera Brillantine Pictures per sviluppare progetti rivoluzionari per la presentazione e la visualizzazione dei suoi segnatempo. Il modulo di visualizzazione progettato da Brillantine Picture, con il suo esclusivo dispositivo di proiezione 3D, è stato utilizzato a Ginevra durante la presentazione del nuovo orologio HYT Moon Runner. Questa capsula simile a un’astronave, con il suo sistema di video mapping può essere utilizzata per animare l’orologio, in particolare per mostrarne le caratteristiche tecniche come una visualizzazione senza precedenti della Luna. Ma si può andare oltre, presentando l’universo creativo e le ispirazioni legate a un segnatempo contemporaneo.

«Ovviamente è molto più di una semplice vetrina - ha affermato Davide Cerrato, CEO e direttore creativo di HYT - grazie a questo dispositivo, possiamo portare gli spettatori con noi nel viaggio senza precedenti che stiamo offrendo verso l’Alta Orologeria 4.0: ovvero la nostra ricerca di una mutazione che consenta all’Alta Orologeria di sintonizzarsi con i tempi La nostra tecnologia meca-fluidica, che è un connubio unico di scienza e know-how orologiero, e il modo in cui intendiamo trasformare le complicazioni classiche attraverso la nostra visione di una nuova forma di espressione del design futuristico, sono perfettamente messe in scena e diventano comprensibile non solo per intenditori o collezionisti esigenti, ma anche per un pubblico molto vasto».

22 INTRODUZIONE HYT Rue Prébarreau 17 - 2000 Neuchâtel - Tel +41 32 552 55 58 - www.hytwatches.com In Italia da PISA Orologeria in Via Verri a Milano
HYT

POST VENDITA PER LA CORONATRA ETICA E SOSTENIBILITÀ

Lo scorso giugno ha aperto a Firenze il nuovo Centro Assistenza Rolex di Cassetti, posizionato a circa 50 metri dalla Boutique Rolex Firenze, in Piazza del Pesce in un locale di grande prestigio di fronte al Corridoio Vasariano.

Il centro di assistenza oltre ad avere le competenze, la preparazione tecnica e le attrezzature necessarie per effettuare le revisioni secondo gli alti standard qualitativi delle più prestigiose manifatture di alta orologeria Svizzera (in primis Rolex), è dotato di una grande innovazione che lo rende un unicum: i tecnici operano in un ambiente particolare e cioè in condizioni ambientali di aria pura, al riparo da polveri, come se si trovassero in mezzo alla una foresta amazzonica: tutto questo pensando che siamo di fronte al Ponte Vecchio, visitato ogni ora da migliaia di persone. È il primo laboratorio di orologeria al mondo con questa soluzione tecnica;

dopo anni di studi, il progetto è diventato realtà in una collaborazione fra Cassetti, sempre impegnata sul tema innovazione e sostenibilità e Pnaf, start up nata presso l’Università degli Studi di Firenze sotto la direzione del Prof. Stefano Mancuso, che vede come protagonista il sistema di filtrazione botanica che utilizza le piante per la depurazione dell’aria dagli inquinanti. Non solo sostenibilità ma anche eticità! La qualità dell’aria nei luoghi di lavoro influisce sulla salute della persona. Cassetti Firenze sposa il progetto della “Fabbrica dell’aria” (brevettato appunto da Pnat) per dare importanza ai propri collaboratori. Sicuramente anche per la situazione attuale dovuta alla pandemia, garantire il benessere fisico, oltre alla sicurezza e protezione dei collaboratori, è diventata una priorità per l’azienda. Cassetti Firenze ritiene etico pertanto migliorare le caratteristiche dell’aria nel proprio ambiente di lavoro.

24 INTRODUZIONE
CASSETTI FIRENZE
Cassetti Boutique Rolex Ponte Vecchio 29r Firenze www.cassetti.it tel 055 2714044ponte29@cassetti.it

ANIMA E CORPO LA POSTURA

Il movimento comporta sempre benefici allo stato di salute. L’esercizio fisico regolare rallenta l’invecchiamento regolando l’orologio biologico le informazioni contenute nel materiale genetico.

In milioni di anni l’uomo è passato dalla posizione di quadrupede a quella di homo erectus. Durante la fase di ominazione, la transizione tra la scimmia e l’uomo, ha potuto afferrare il mondo intorno a sé, costruire oggetti e impadronirsi dello spazio. La stazione eretta gli ha permesso di entrare in relazione con gli altri in modo amichevole o in maniera aggressiva. Il passaggio da homo erectus a homo sapiens ha poi consentito all’ominide di muoversi liberamente e di proteggersi dall’ambiente quando ostile. L’homo sapiens ha poi imparato a dominare se stesso e gli altri, a misurare i passi e le distanze, ha sperimentato la solitudine e ha partecipato alla vita comune. Lo stato di benessere dell’organismo è da sempre correlato a un adeguato controllo della stazione eretta. Con il termine postura si intende il modo di stare in equilibrio del corpo umano, la sua capacità di acquisire e mantenere senza sforzo le diverse posizioni. La postura è corretta quando esiste un giusto rapporto tra le forze esterne, come la

forza di gravità, e le forze interne intese come carichi e tensioni muscolari.

Il sistema di controllo posturale è regolato da un continuo scambio di informazioni tra cervello e muscoli attraverso una complessa rete di interconnessioni che può essere rieducato attraverso una attività fisica idonea e particolare. La rieducazione posturale consiste in una sequenza di esercizi utili per sciogliere le contratture muscolari e per migliorare elasticità, tonicità, forza e resistenza, riguadagnando uno schema corporeo corretto.

Dopo aver individuato le tensioni che alterano la corretta simmetria corporea, gli esercizi di allungamento e di rinforzo dei muscoli rimasti troppo a lungo inattivi restituiscono elasticità e definitivo benessere.

Un fisico attivo è inoltre in grado di rimodellare i circuiti cerebrali cambiando in positivo il modo in cui ogni individuo elabora informazioni e reagisce allo stress, pensa e prova sensazioni, migliorando anche attenzione, memoria e capacità deduttive. Anche emozioni e pensieri alterano la postura, e già Michelangelo sosteneva che: «i misteri dell’anima sono sempre rivelati dai movimenti del corpo». Perché, senza parole, il linguaggio del corpo racconta inevitabilmente ogni cosa.

26 INTRODUZIONE PAOLO MARICONTI
Paolo Mariconti, anestesista e farmacologo - esperto in medicina del dolore e dell’aging.

ARRIVA IL SUB JUMBOSTAR

Nell’ormai lontano 1968, la Wyler Vetta presenta una collezione professionale decisamente controcorrente per l’epoca: la Jumbostar. Sua caratteristica era quella di unire a delle specifiche tecniche di tutto rispetto, un’estetica non convenzionale, dove il colore (allora non particolarmente amato dai creativi svizzeri) iniziava a fare capolino sul quadrante. Non stupisce che lo scorso anno, la Casa svizzera dalle solide radici italiane (a guidarla è Marcello Binda, milanese divenuto romano per amore, ma anche uomo chiave in tanti progetti orologieri importanti dell’ultimo ventennio) lo scorso anno abbia deciso di rimettere in produzione il Jumbostar, partendo dal modello più tecnico: il cronografo. Oggi, visto il successo di pubblico e le vendite andate ben oltre i più rosei propositi, Wyler Vetta ha deciso di ampliare la gamma proponendo un altro pezzo storico della collezione: il subacqueo professionale. Il risultato prende il nume di

Jumbostar 660 e ha nel proprio nome un inequivocabile rimando al dato dell’impermeabilità che caratterizza l’orologio stesso espressa in “piedi” (660 piedi corrispondono a 200 m). Questa è rappresentata metaforicamente anche attraverso l’iconico simbolo impresso sul fondello che riproduce due pesci (ad indicare i 200 metri) oltre ai contorni del celebre bilanciere Incaflex. Il design degli orologi è ispirato alla tradizione della collezione, e riprende le linee del modello storico degli anni ‘60 reinterpretandole in chiave contemporanea grazie alla creatività e all’esperienza del designer Fulvio Locci. La cassa del diametro di 43 mm con lunetta di ceramica nera unidirezionale è sovrastata da un vetro zaffiro, mentre la funzione data è posta sulla sinistra del quadrante. Il movimento è un meccanico a carica automatica Landeron calibro 24, mentre il cinturino in gomma naturale può essere sostituito dal bracciale in acciaio con maglie a “grana di riso”.

Wyler

28 INTRODUZIONE
WYLER VETTA
Vetta Jumbostar 660, cassa 43 mm acciaio anchen pdv canna di fucile oppure nero. Movimento automatico. + Costa 1.400 euro cassa in acciaio, 1.500 euro cassa PVD gun o nero

ARRIVA L’ESTATE IL TEMPO LENTO

È l’ora del tempo lento. Finalmente. I nostri passi decelerano naturalmente, il respiro si fa lungo e profondo, attorno a noi c’è un’insperata quiete.

Non c’è fretta, almeno in questo tempo caldo, in cui persino il sole rallenta la sua corsa per tramontare e tirare tardi più che può. Arriva l’estate. La stagione in cui, finalmente, è consentito fermarsi. Alle nostre spalle abbiamo la prima metà dell’anno, l’altra la scorgiamo all’orizzonte, ma ci sembra ancora abbastanza lontana: è il momento giusto per fare ciò che non abbiamo mai tempo di fare.

Oziare, per esempio, per ricaricarsi. Stare in famiglia, tornare a viaggiare, allontanarsi dalla routine. E tornare padroni del proprio tempo.

Ma l’estate è anche un momento perfetto per fare bilanci. Possiamo aprire la dispensa delle nostre abitudini e guardare cosa contiene, i risultati che ci hanno reso felici, sereni o quelli che non ci hanno procurato benessere fisico e mentale. Ora possiamo decidere cosa occorra mettere da parte e di cosa fare tesoro per affrontare il tempo che verrà.

Usiamo l’occasione di questo tempo rallentato per scartare le abitudini che, anche solo per inerzia, abbiamo accumulato dall’inizio dell’anno e iniziare il cammino verso nuove azioni virtuose. “Piccole abitudini per grandi cambiamenti”, come recita il titolo italiano del best seller di James Clear.

Lenti ma costanti, in armonia con la stagione, potremo creare dei germogli che – chissà –magari fioriranno in autunno, proprio mentre la natura sfiorisce e ci lascia in attesa di una nuova primavera.

Non avremo benefici immediati - ma come diceva il filosofo Aristotele - “Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine”.

Una figura che può rivelarsi strategica in un mondo sempre più tecnologizzato, dove le imprese innovative tornano a riscoprire il loro lato più “umano”.

Quando non è impegnato a salvare il mondo facendo finta di essere una persona seria, sta tramando all’oscuro per realizzare il suo sogno più grande: fondare una radio pirata.

30 INTRODUZIONE RAFFAELE TOVAZZI
Foto Giulia Adami Raffaele Tovazzi (per gli amici TOVA) Direttore Creativo di Dr. Podcast è il primo Filosofo Esecutivo in Italia, l’equivalente dell’americano Chief Philosophy Officer.

idee

CAPITOLO 1

ANDARE OLTRE IL LIMITE

«LA MANIFATTURA HUBLOT POSSIEDE TUTTO IL KNOW-HOW E L’INFRASTRUTTURA NECESSARIA PER TRASFORMARE OGGI IN REALTÀ IL FUTURO DELL’OROLOGERIA» A COLLOQUIO CON RICARDO GUADALUPE CEO HUBLOT DELLA CASA DI NYON

HUBLOT HA SCELTO una maniera del tutto originale di interpretare l’alta orologeria. Ce la racconta Ricardo Guadalupe, storico CEO della casa svizzera.

Con il Big Bang Tourbillon Samuel Ross avete rivoluzionato il design della collezione Big Bang. Perché questa scelta?

«Durante lo sviluppo del prodotto lavoriamo su tre pilastri fondamentali: il materiale, come il caucciù, la ceramica e lo zaffiro, il movimento come nei Masterpieces e nel Tourbillon Automatic, e infine, il design attraverso le nostre partnership con il mondo dell’arte: Sang Bleu, Orlinski e Murakami. Troviamo innovativo il design industriale di Samuel Ross e unirlo al nostro DNA Hublot, mantenendo le viti sulla lunetta e l’attacco del bracciale, ha generato un risultato molto interessante e dimostra ciò che sappiamo fare.»

Come è stato accolto dal mercato e dai vostri appassionati?

«L’orologio è stato venduto in edizione limitata in soli 50 pezzi: è dotato di una complicazione

tourbillon automatico, con una cassa con struttura a nido d’ape. L’accoglienza è stata molto positiva: ho ricevuto molte richieste e abbiamo venduti tutti i pezzi in un paio di giorni. È stato il primo orologio fatto con Samuel Ross e ne faremo altre versioni in futuro.»

Vedremo questo disegno su modelli di normale produzione?

«Sì, l’idea è di farne uno all’anno ma vogliamo che rimanga un pezzo raro affinché diventi un’icona. Non saranno disegni integrati all’interno di una collezione di grande volume, lo scopo è che si parli del marchio e vogliamo utilizzare questi talking pieces per far sognare le persone.»

Alcuni vostri competitor stanno raddoppiando, se non triplicando, i prezzi di listino per gli orologi più importanti. Anche voi seguirete una politica di questo genere?

«Non siamo ancora ai livelli di marchi come Patek Philippe. Tuttavia, abbiamo prodotti che possono arrivare ad un livello molto alto, ma, almeno per il momento, la nostra intenzione non è raddoppiare

CAPITOLO 1 HUBLOT
35 IDEE
Ricardo Guadalupe, CEO Hublot
36 CAPITOLO 1

i prezzi ma adeguarli secondo la tipologia di orologio.»

La vostra è una produzione in gran parte dedicata ad un pubblico maschile. Quanto conta per voi la clientela femminile?

«Siamo passati da un 22% nel 2018 al 28% del 2022: la crescita è stata importante, soprattutto grazie al modello Big Bang One Click, disponibile in diverse colorazioni a seconda della stagione e con la possibilità di cambiare bracciale. Inoltre, abbiamo puntato su campagne pubblicitarie più al femminile grazie anche alla presenza di Chiara Ferragni, la nostra Brand Ambassador. L’obiettivo per il futuro è arrivare al 40% del pubblico femminile.»

Alcuni vostri modelli, come ad esempio quelli dedicati a Richard Orlinski sono spesso introvabili. Come riuscite a gestire gli ordini? Chi decide a chi vendere o meno l’orologio?

«Il nostro marchio ha una fan-base molto solida, gli hublotisti, che sono registrati nel sito per comprare i nostri orologi. Nelle 125 boutique Hublot nel mondo sono registrati i clienti più fedeli e, sulla base di queste, compiamo delle scelte.

Le persone che non possono essere accontentate subito le inseriamo in delle liste di riserva e creiamo edizioni successive per soddisfarle.

Allo stesso tempo non c’è bisogno di aspettare sei anni per acquistare un orologio: troviamo un equilibrio tra domanda e offerta che sia accettabile per il cliente. Alla fine, una volta ricevuta la lista

dei clienti dalle boutique, la decisione finale spetta a me.»

Rimaniamo con Richard Orlinski. Perché Hublot sceglie degli artisti per personalizzare i suoi orologi?

«Siamo un marchio giovane e non possiamo competere con molti marchi tradizionali: per questo dobbiamo reinventare quello che succede nell’orologeria. Per Hublot dobbiamo andare oltre il mondo orologiero e trovare nuove ispirazioni collaborando anche con artisti che apportano sempre nuove idee e proposte innovative di alto livello.»

Hublot e Takashi Murakami hanno realizzato due NFT ispirati all’omonimo Classic Fusion. Ci racconta come è nata questa idea?

«Abbiamo regalato gli NFT (Non-fungible token) a tutti i proprietari degli orologi Murakami e alcuni li abbiamo venduti e il ricavato è stato devoluto in beneficienza. L’idea è venuta a Murakami stesso: un artista moderno e allineato alle nuove tecnologie. Siamo ancora all’inizio con gli NFT ma vogliamo vedere cosa può nascere dal contatto con un universo ancora inesplorato e nuovi potenziali clienti.»

Gli NFT sono il futuro del collezionismo o una mania del momento?

«Ancora non lo possiamo sapere. Dal canto nostro abbiamo fatto una prima esperienza, adesso vediamo cosa succederà: che valore avranno gli NFT e se ne faremo altri in futuro.»

Dall’alto Hublot Integral Ceramic Green, Sky Blue, Beige. Cassa 42 mm e bracciale in ceramica, movimento automatico Unico 2, serie limitata a 250 esemplari per colore, 23.800 euro.

In basso a destra, Hublot Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire, cassa 44 mm in zaffiro, edizione limitata a 50 esemplari, 198.00 euro.

37 IDEE

A proposito di nuove tecnologie, è vero che Hublot accetta i pagamenti anche in bitcoin?

«Sì, abbiamo già venduto ad un signore australiano che ha acquistato un orologio in bitcoin. Una delle precauzioni da prendere riguarda l’origine dei soldi, per questo c’è stato bisogno di un po’ di tempo per verificare la fattibilità dell’operazione.»

Introduciamo ancora un’altra tecnologia. Oggi si parla tanto di Blockchain legandolo al controllo della “storia” di ogni singolo orologio importante realizzato. Pensa che sia uno strumento importante per collezionisti ed appassionati?

«Hublot è già all’interno della Blockchain.

Ad oggi non utilizziamo più una garanzia fisica ma una non cartacea, la e-warranty. Attraverso la Blockchain ogni orologio che esce dalla produzione viene fotografato in alta definizione e identificato con un numero individuale.

Una volta venduto, viene attivata la e-warranty e tutte le informazioni dell’orologio vengono aggiornate all’interno della Blockchain che contiene lo storico di ogni prodotto: da quando esce dalla fabbrica, a quando viene venduto la prima volta, la seconda e via dicendo: ogni passaggio è garantito e certificato. Inoltre, grazie alla Blockchain, possiamo autentificare il prodotto; quindi, affermare se è un pezzo originale o meno.»

Non facciamoci mancare nulla: il Big Bang E ha riscosso, sin dalla sua presentazione, un grande

successo. Oggi è regolarmente presente sul vostro catalogo. Amplierete l’offerta di questi smartwatch?

«Al momento vogliamo mantenere un’unica collezione che sarà però rinnovata a settembre con la versione per la coppa del mondo Qatar, sarà la terza variante del Connected. Questo orologio rappresenta la nostra voglia di esplorare tutte le tecnologie a disposizione, avendo contatti con aziende elettroniche che ci aiutano ad avere una visione più ampia del mondo. L’orologio “connesso” è una prova interessante a livello di sviluppo del prodotto, ma è una piccola porzione di Hublot in quanto il nostro business primario rimane l’orologio meccanico.»

Cosa ne pensano i collezionisti di questa vostra deriva tecnologica?

«È chiaro che le reazioni sono diverse: un collezionista di orologi meccanici non comprerà mai un Connected oppure c’è chi si interessa anche a diverse tipologie. Infine, esistono persone che ancora non conoscono il marchio ma che, grazie ad un orologio come questo, avranno modo di entrare in contatto con Hublot.»

L’apertura della vostra boutique a Roma, molti hanno pensato che fosse solo una vetrina; in realtà sta vendendo. Come sta andando?

«Grazie al ritorno del turismo a Roma, nel mese di maggio la nostra boutique ha raggiunto il record storico di vendite. Sono stato sorpreso dal numero di orologi acquistati e siamo sicuri che faremo un eccellente anno.»

39 IDEE
Hublot
Square Bang Unico Titanium Ceramic cassa 42 mm movimento automatico Unico 2 23.800 euro

PASSIONE E COMPETENZA

UNA VISIONE DEL MONDO DELL’ALTA OROLOGIERIA VISTA CON GLI OCCHI DI CHI LA RAPPRESENTA DA ANNI. CARLO BARTORELLI SI RACCONTA IN OCCASIONE DELL’APERTURA DELLA BOUTIQUE HUBLOT A FORTE DEI MARMI

PUNTO DI RIFERIMENTO per chi cerca l’eccellenza della professionalità sostenuta da una creatività esclusiva e da una continua assistenza nella scelta di gioielli e orologi di alta gamma. Marchi iconici, oggetti unici, pietre purissime, particolari esclusivi e di valore, uniti alla passione e al servizio: è questo oggi il lusso assoluto di Bartorelli, garantito da un nome da oltre 130 anni sul mercato.

La storia di Bartorelli ha inizio nel 1882, e racconta una realtà in continua evoluzione ed espansione. Ha ancora senso una storia così lunga e importante, rispetto ad un mercato che trasformandosi è diventato fin troppo veloce e spesso distaccato?

«La storia non si può cancellare e ha senso più per noi piuttosto che per quello che vogliamo comunicare: ci racconta una tradizione e una grande esperienza. Quest’ultima ci porta, in questo mercato di grandi cambiamenti, a fare delle scelte oggettivamente migliori.»

Questa vostra lunga esperienza viene riconosciuta e capita dagli acquirenti?

«Se parliamo dell’Alta Gioielleria la nostra expertise è sicuramente riconosciuta: la nostra competenza, la fiducia, la sicurezza del prodotto che viene acquistato. Grazie a noi il cliente si approccia con fiducia ad un mercato dove è difficile fare un prezzo, creare un valore, specie se confrontato con l’Alta Orologeria e i suoi prezzi di listino ben certi e stabiliti. Nelle pietre preziose, ad esempio, sono tantissime le variabili che vengono messe in discussione. È quindi necessaria la nostra competenza supportata dall’esperienza e quindi dalla tradizione di quattro generazioni di gioiellieri.»

Le case orologiere riconoscono questa vostra competenza?

«Il mercato è totalmente rispetto al passato e sono poche quelle che ci riconosco storia e competenze.»

La boutique Hublot a Forte dei Marmi, in Via Giovanni Montauti 1 Tel. 0584 1532783

Nella foto a sinistra l’Hublot Classic Fusion personalizzato sul fondello e realizzato in serie limitata per l’apertura della boutique di Forte dei Marmi.

CAPITOLO 1 BARTORELLI 40
Carlo Bartorelli

Voi avete boutique monomarca con Hublot e Bulgari: questa scelta vi toglie legittimità?

«Necessariamente il mercato non tiene conto della storia ma semplicemente di quello che succede in tempo reale. Di conseguenza non possiamo andare contro agli orientamenti attuali, perché ne verremmo schiacciati. Cerchiamo in tutte le nostre boutique, anche monomarca, di non spersonalizzare del tutto il punto vendita. Ci mettiamo comunque del nostro e di comunicare il nostro stile e la nostra maniera di lavorare.»

Com’è nata la vostra partnership con Hublot?

«Hublot è stato l’esempio del primo prodotto di marketing nel campo dell’Alta Orologeria. Bartorelli è stato concessionari della marca sin dai suoi primi anni di vita. Lo abbiamo scelto da subito per la sua carica innovativa, per quel bracciale in caucciù straordinariamente comodo e imitato mille volte. Abbiamo sempre venduto la marca, seguendone il suo percorso e rimanendo fedeli al suo concetto di Alta orologeria.»

Una scelta importante e consapevole.

«Abbiamo capito la filosofia di Hublot e deciso di seguirne il cammino. Proprio per questo abbiamo aperto una boutique Hublot a Forte dei Marmi, scegliendo un mercato molto qualitativo e curando con cura anche che fosse posizionata nel posto giusto che le corrette dimensioni.»

Quale clientela incontrate?

«Naturalmente molti stranieri, anche provenienti dall’est europeo, a dispetto di una situazione geopolitica non certo semplice. Poi arabi, americani, tanti asiatici.»

Gli italiani?

«Hublot è un orologio diverso dalla massa, originale, con un tocco di sportività che non gusta. Noi lo spingiamo molto e i nostri clienti ci seguono. Anche nel momento del grande boom degli stranieri non abbiamo mai, e ribadisco “mai” trascurata. C sacrifichiamo, andiamo a casa loro, ci mettiamo tutto il nostro tempo e la nostra testa.»

Per l’apertura Hublot a Forte dei Marmi presenterete anche un orologio?

«Presenteremo una serie limitata di 20 pezzi, personalizzati appositamente per noi. Lo scorso anno ne facemmo una serie di 35, andati tutti venduti e già oggi quotati sul mercato del collezionismo. Quest’anno potrebbe accadere qualcosa di simile.»

Qual è il ruolo di un Bartorelli oggi?

«Trasmettere passione competenza. Siamo un dealer, necessario anche alle grandi aziende, che sa dare consigli corretti al cliente e vende il prodotto migliore per ognuno di loro. Il nostro mercato è fatto dalla clientela nazionale più importante, e noi per lo siamo convinti di essere un valore aggiunto. Poi non posso sapere quale sarà il mercato del futuro. Non possiamo sapere la sua evoluzione. Ma in qualsiasi lavoro è difficile che venga meno la figura dell’uomo.»

Cosa ne pensa delle vendite online?

«Siamo molto attenti ad essere presenti in rete e da circa quattro anni abbiamo un nostro e-commerce.

Ritengo però, che per la fascia alta del mercato il rapporto diretto con il cliente è ancora indispensabile. Quello che potrà succedere tra 10, 15 o 20 anni è difficile da prevedere. Attualmente l’online funziona fino ad un certo prezzo, oltre serve semplicemente ad informare il cliente, crea relazione.»

Questi ultimi due anni con tutte le loro problematiche, non vi hanno spinto proprio verso le vendite in rete?

«Richemont ha spinto molto per la vendita online. Più in generale siamo attenti a questo mercato, non lo subiamo ma al contrario attacchiamo. Ma il negozio fisico, nel posto giusto, con il personale preparato, è ancora la scelta vincente.»

L’orologio non è un elemento indispensabile nella nostra vita. Possiamo leggere l’ora ovunque, dallo smartphone al cruscotto dell’auto finanche sul frigorifero. Però è sempre stato considerato qualcosa in più che uno strumento. La domanda è: riesce ancora oggi ad avere una marcia in più, ad essere divertente?

L’appassionato che lo acquista, lo mostra con orgoglio, oppure lo chiude in cassetta di sicurezza sperando di farci due lire tra qualche anno?

«Sempre di più il mercato speculativo ha appannato il discorso della passione. Ci sono ancora i grandi collezionisti, gli appassionati più convinti, però ultimamente questa crescita dei prezzi esagerata ha portato a ragionare prima alla speculazione e solamente dopo alla bellezza del prodotto. Questo ha annebbiato la richiesta del consumatore. Sta a noi agire per non far perdere questa passione.»

Tanto più che questa spinta “speculativa” prima o poi si ridimensionerà per tornare ad un mercato non drogato.

«Sicuramente questo succederà e rimarrà solamente chi ha una clientela di appassionati e non di speculatori.»

Però, al momento, gli speculatori ci sono.

«Lo so. Quando un cliente affidabile, un imprenditore affermato, un collezionista, che ha già comprato tanto da me, mi chiede di vendergli un orologio… io che cosa devo fare?.»

Che cosa fa?

«Glielo vendo. Mica posso sapere se nella sua testa c’è anche un motivo speculativo. Però anche noi “star dealer” dobbiamo diversificare, non vendere sempre e solamente agli stessi soggetti.»

Per una vita il mantra all’acquisto di un segnatempo importante, è stato “sono soldi spesi bene”, però è innegabile che da un acquisto di altissimo livello, sostanzialmente da cinque zeri in su, il cliente esige che ci sia anche una giustificazione di investimento.

«In questi casi per forza si guarda all’impatto economico. Nessuno è così “leggero” da disinteressarsene.»

Il mondo della distribuzione vede una pesante riduzione delle concessioni e di conseguenza un assottigliarsi della rete distributiva.

«È un fenomeno che ha coinvolto anche noi. La nostra forza rimane anche il gioiello, sia realizzato da noi che di marca. Nei prossimi dieci anni vivremo una sorta di globalizzazione al contrario. La prima è stata sbagliata, la seconda vedrà sempre

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LA BOUTIQUE HUBLOT A FORTE DEI MARMI NEL CUORE DELL’ESCLUSIVA LOCALITÀ TURISTICA TOSCANA, È IL NUOVO PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI APPASSIONATI DELLA MARCA SIMBOLO DI ECCELLENZA OROLOGIERA.

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meno prodotto e concessioni. Sopravviverà chi mantiene la sua personalità ed ha la clientela giusta.»

Un tempo l’orologio era considerato un oggetto piacevole, poi un investimento oggi si parla di speculazione. Per voi è un problema oppure un’opportunità?

«La lettura dell’opportunità a breve c’è: in un momento in cui in banca si arrivano a pagare degli interessi passivi, l’immobiliare è molto tassato, è normale che la gente si orienta verso i beni mobili e l’orologio è uno di questi.»

Ma oggi è ancora solamente un “bene rifugio”?

«No, è anche un ben speculativo. Per questo motivo dobbiamo essere i primi poliziotti della nostra azienda. Non è sempre facile, anche se oggi, in buona sostanza, ci troviamo a navigare in un mare protetto e non aperto come un tempo: nessuno sconto, nessun magazzino… Però questa opportunità speculativa fa anche molta paura, perché nel momento stesso nel quale dovesse finire questo momento bisogna capire che cosa succede e cosa penseranno le persone a cui abbiamo venduto gli orologi.»

Però nel vostro ruolo di concessionari non avete speculato. Se un orologio costa 20, voi a quella cifra lo vendete. Se poi una volta fuori vale 100 a voi non dovrebbe portare nulla.

«Noi siamo correttimi su questo e crediamo che nel medio e lungo termine la serietà paghi. Non abbiamo mai creduto alla speculazione su quello che vendiamo. Scegliamo di selezionare bene a

chi vendere questi prodotti, in quanto di fatto oggi “regaliamo” tanti soldi e se poi l’orologio viene immediatamente rivenduto rischiamo anche che la Casa madre ci faccia un problema di professionalità.»

Alcune marche, si stanno adeguando al mercato, mettendo in vendita dei pezzi ad un prezzo decisamente maggiorato rispetto al normale, andando così ad uniformarsi più alla richiesta che al valore reale: ad esempio, vendendo un solotempo in oro a 80.000 euro piuttosto che a 40.000. Può essere una politica corretta?

«Il mercato valuta sempre il rapporto qualitàcontenuto-prezzo. Nel breve termine una soluzione del genere, può attenuare la pressione sulla vendita. Ma la politica del prezzo non può essere assolutamente utilizzata per combattere quella speculativa: se c’è un prezzo ci deve essere un contenuto. Anche perché corre il rischio di divenire a sua volta speculazione.»

Cambiamo argomento. Carlo Bartorelli, la mattina quando si alza, è contento di fare questo lavoro? Si diverte ancora?

«Devo essere sincero: mi diverto ancora. Quello che mi preoccupa che non ci sono visioni a lungo termine da parte delle aziende con cui lavoriamo, di conseguenza la lettura della situazione non è facile.»

Tanta preoccupazione in un momento nel quale l’orologeria va a gonfie vele?

«Mi preoccupo molto di più quando le cose vanno bene, rispetto a quando vanno male e in questo

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LA GESTIONE DELLA BOUTIQUE HUBLOT, CURATA NEI MINIMI DETTAGLI PER INCARNARE I VALORI DEL BRAND, È AFFIDATA AL KNOW-HOW BARTORELLI E VIENE SEGUITA DIRETTAMENTE DALLA FAMIGLIA E DELLO STAFF DEL GRUPPO PER GARANTIRE PROFESSIONALITÀ ED ECCELLENZA NEL SERVIZIO AL CLIENTE.

momento sono molto preoccupato perché vanno troppo bene.»

Perché?

«È tutto troppo facile, artefatto, non ci sono solide basi. Dalle aziende vorrei una prospettiva, vorrei che ci parlassero in maniera molto franca. Noi facciamo investimenti, comunicazione, ma non sappiamo mai cosa accadrà da un anno all’altro. Navighiamo a vista in un mare aperto.»

Oggi, tra sociale e chat, queste tensioni iniziano anche ad essere percepite dal cliente. Prima l’orologeria era un piccolo mondo blindato, oggi centinaia se non migliaia di persone si scambiano informazioni in tempo reale.

«I clienti appassionati, avvezzi alla tecnologia, sono quelli che avvertono di più le incertezze distributive. Si tratta dell’ennesimo danno portato dalla speculazione.»

Come decidete a chi vendere o meno un orologio?

«Questo è un altro grande problema. Cerchiamo, come è naturale, di avere un occhio di riguardo per i nostri clienti: il collezionista che ha speso tanto, non può non essere premiato. Dall’altro canto, il ragazzo che neanche pensa alla speculazione, ma che vuole indossare un modello importante, come fai a farlo “entrare” nel giro? Certo, ogni tanto cerchiamo di accontentare questa clientela giovane, però sono delle pillole.»

C’è una clientela giovanissima che si sta avvicinando all’Alta Orologeria.

«Sì, ci sono dei ragazzi asiatici con enormi disponibilità economiche. Ma anche europei e persino italiani. Spesso le loro scelte sono indirizzate più verso uno specifico modello piuttosto, del quale non conoscono neanche il produttore. In questo caso è importante riuscire a fare della cultura dell’orologio, trasmettere i valori che esso contiene.»

Quante lavorano per Bartorelli? «Sono quarantacinque persone.»

Questo è un altro dato sottovalutato: alcune orologerie sono delle piccole o medie imprese. Generano lavoro e benessere sia direttamente ai loro dipendenti, che indirettamente con tutti i servizi di cui usufruiscono. Nella mia esperienza, ho capito che realtà come la vostra sono molto attente all’etica del lavoro, capisaldi all’interno della loro realtà territoriale. Tutto questo andrebbe salvaguardato anche a livello pubblico?

«Sì. Abbiamo delle competenze, anche per quanto riguarda la gioielleria, uniche. Però tutto quello che facciamo, a ogni livello, per salvaguardare e migliorare il nostro lavoro e quello di chi lavora con noi, viene esclusivamente dai nostri sforzi. Non ci sono associazioni. Non c’è uno Stato.

Per la formazione come fate?

«Trovare del personale specializzato è veramente difficile, tanto più che io sono un pignolo esagerato. Quando però incontriamo qualcuno di valido, sono il primo a dare il giusto riconoscimento, anche economico: il personale qualificato e propositivo per l’azienda non è un costo, ma un’opportunità.»

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Hublot Classic Fusion personalizzato sul fondello e realizzato in serie limitata per l’apertura della boutique di Forte dei Marmi.

THE COLORS OF TOP GUN

CAPITOLO 1 46 IWC «IL SUONO È UNO DEGLI STRUMENTI PIÙ POTENTI PER ESPRIMERE EMOZIONI E CREARE UN’ATMOSFERA. COME DESIGNER, HO IMPARATO A ESPRIMERE LE MIE IDEE VISIVAMENTE. LE POTENTI COLONNE SONORE DI HANS ZIMMER SONO STATE UNA CONTINUA FONTE DI ISPIRAZIONE E MI HANNO TRASMESSO ENERGIA DURANTE LE INNUMEREVOLI ORE AL TAVOLO DA DISEGNO, DI CUI MOLTE A NOTTE FONDA. AVERE L’OPPORTUNITÀ DI LAVORARE CON HANS PER TRADURRE IN MUSICA “THE COLORS OF TOP GUN” È STATO AVVERARE UN SOGNO» Christoph Grainger-Herr, CEO of IWC Schaffhausen Di Paolo Gobbi
47 IDEE Tina Guo all’Electric Cello

HANS ZIMMER TOP GUN

IWC Schaffhausen svela una raccolta di brani musicali unici firmati da Hans Zimmer, il compositore premiato con l’Oscar. L’acclamato talento della musica cinematografica si è ispirato ai cinque nuovi colori di ceramica introdotti dalla manifattura orologiera di lusso svizzera nell’ambito della sua nuova collezione di Pilot’s Watches Top Gun. Zimmer in persona ha diretto il concerto di debutto della suite di brani in occasione di un evento esclusivo tenutosi presso il Théâtre du Léman di Ginevra, durante Watches and Wonders 2022

PER LA PRIMA COLLABORAZIONE tra una manifattura orologiera svizzera di lusso e un compositore cinematografico, IWC Schaffhausen e Hans Zimmer hanno dato vita a un progetto esclusivo: “The Sound of Color”. In occasione del lancio della nuova collezione di Pilot’s Watches Top Gun, gli esperti creativi della Casa svizzera hanno sviluppato cinque nuovi colori di ceramica per altrettanti orologi monocromatici. Zimmer ha usato poi questi colori come punto di partenza per la sua composizione in musica, creando cinque brani, uno per ogni colore: Ceratanium, Mojave Desert, Woodland, Lake Tahoe, Jet Black. La musica conferisce una dimensione originale e sorprendentemente nuova a ciascuno di essi, per esprimere tramite le note un’emozione distintiva. Di questo e dei nuovi modelli di IWC ne parliiamo con il ceo, Christoph Grainger-Herr.

L’evento serale IWC è stato fantastico! Vorrei iniziare infatti a parlare della serata e del concerto di Hans Zimmer. Perché avete scelto proprio lui?

«Con il mio background di designer, la sua musica ha un grande significato per me. Ad oggi, nel mondo, credo siano davvero pochi gli uomini in grado di creare una tale atmosfera con la musica come Hans Zimmer. Mi ha sempre molto affascinato il fatto che la sua musica si possa definire “fatta dal uomo” come un orologio meccanico: la sua musica viene eseguita da una orchestra completa, senza effetti speciali aggiunti. È vera musica! Che peraltro mi ha accompagnato nei miei tanti lavori durante gli anni, ne ho ascoltata davvero tanta della sua musica. Ma non lo avevo mai conosciuto

prima e nel 2019 ho avuto finalmente l’opportunità di incontrarlo a Singapore. Ci siamo conosciuti e abbiamo sviluppato e costruito un rapporto. Ci siamo detti che un giorno avremmo dovuto fare una cosa insieme e questa opportunità si è rivelata con la presentazione della collezione IWC “Top Gun” in ceramica. Abbiamo creato una collezione di orologi in ceramica monocromatica, ispirati dalle ambientazioni in California e Nevada dove operano gli USA Navy. Quando abbiamo iniziato le prime fasi embrionali del concept, ho pensato che il design aveva un suo linguaggio estetico fatto di colori e di mondi, ma mancava la musica. Così abbiamo ripreso i contatti con Hans e la sua squadra, siamo andati a Los Angeles un paio di volte e poi abbiamo deciso di provare a creare i paesaggi sonori per questi colori. Per me è stato un progetto completamente nuovo, non avevo mai avuto esperienza nel comporre musica prima, è stato un diverso modo di lavorare, un’esperienza incredibile. Fortunatamente, nonostante tutte le restrizioni dovute al Covid, siamo riusciti a coinvolgere Hans Zimmer e il suo team nel progettare un concerto privato nell’Arena di Ginevra.»

Pensa che la musica di Hans Zimmer fluisca nel Suo DNA e in quello di IWC?

«L’idea di creare un qualcosa che racconti una storia e che riesca a creare un’atmosfera, ci porta tutti insieme su unico terreno. Il suo modo di esprimersi è musicale mentre il nostro è visivo, in termini di orologeria, di materia e dettagli estetici.

Ma dopotutto si tratta della stessa cosa: è la capacità di catturare le emozioni e l’atmosfera, e tradurla in

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PILOT’S WATCH TOP GUN «LAKE TAHOE»

Cassa Ceramica Carica automatica Diametro 44.5 mm Quadrante nero con elementi luminescenti Cinturino in caucciù bianco Larghezza del cinturino 21.0 mm 11.500 euro

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Lebohang “Lebo M” Morake Andy Pask - Hans Zimmer - Juan Garcia-Herreros ‘Snow Owl’
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Rusanda Panfili Hans Zimmer - Christoph Grainger-Herr, ceo IWC - Rusanda Panfili

un qualcosa con cui la gente si può relazionare; che sia musicalmente o visivamente, perché alla fine il tutto si congiunge e le persone sentono un qualcosa che va oltre il semplice “è un orologio con le sue funzioni, è un cronografo Pilot”. È di più.»

Il tempo per la musica è tutto. Pensa che anche il tempo abbia bisogno di musica?

«Notoriamente, il brano più emblematico che Zimmer suona al pianoforte è “Time” tratto dal film “Inception”. Dopo essere stato su quel palcoscenico con la sua orchestra, sono rimasto davvero impressionato dalla sincronia dei musicisti. Se dovessi stare lì con loro e suonare… non so se sarei in grado. L’esperienza sonora di avere tutti quegli strumenti intorno a te che suonano, di avere in cuffia le istruzioni, il direttore che dirige, il ritmo cadenzato nel tuo orecchio. Come il tutto sia così sincronizzato per me rappresenta un miracolo. Non mi capacito come possa accadere! Quando sono sul palcoscenico sono disorientato, ho tutti quegli input che mi arrivano insieme e quindi provo una profonda ammirazione per la loro precisione.»

Prima parlava di colori. È una mia impressione oppure quest’anno i colori sono i veri protagonisti di questa collezione IWC?

«Assolutamente sì! Infatti la campagna pubblicitaria si basa proprio sui colori della linea Top Gun. Tutto nasce dalla nostra esperienza nello sviluppare un qualcosa che originariamente era stata concepita e costruita per una squadra di piloti professionisti d’élite, ma che con il trascorrere del tempo si è evoluta, avvicinandosi al mondo dello sport e dello stile, spingendosi ben oltre il concetto iniziale. Abbiamo iniziato con il Pilot in ceramica nera; lavorando poi con la Marina americana abbiamo scoperto che in realtà i loro gusti così come le loro esigenze erano molto più ampi. Si tratta di un ‘mondo’ davvero fiero e pieno di energia e si andava bene oltre al “basico nero militare” che avevo inizialmente previsto quando avevamo appena iniziato. Vedere con i miei occhi, mentre viaggiavo attraverso gli stati dell’Arizona e del Nevada, e “sentire” gli ambienti dove operavano ti lascia qualcosa dentro. Le ampie distese di foreste, i deserti del Mojave, ti mostrano la grandezza della Natura e ne rimani inevitabilmente ispirato. Così è nato il “Mojave Desert” in ceramica color sabbia nel 2019, che nacque letteralmente da una serie di idee scambiate insieme alla squadra operativa nel Nevada che avevano in dotazione una divisa color sabbia. Viaggiando attraverso il deserto del Mojave ho pensato che dovevamo “catturare” l’essenza cromatica di quella sabbia. Oggi, guardando i vari trend di colore, per esempio negli sneakers o nello streetwear, si vedono questi colori come il verde oliva, il sabbia, i neutri. Tutti ovviamente ispirati dai colori militari, ma ad oggi il concetto è andato oltre ed è un qualcosa che le persone percepiscono.»

Come ha interpretato questi colori?

«Era per me importante che gli orologi fossero riconoscibili anche osservandoli da una certa distanza, grazie ai loro colori forti e monocromatici. Quando ti avvicini, ti rendi conto delle loro infinite texture diverse, dei materiali impiegati. C’è una forte connotazione stilistica, ovviamente militare, ma c’è anche una forte presenza tecnico-funzionale.

E

questo le persone l’hanno capito pienamente. Non soltanto coloro con un background tecnico, ma anche in termini di design, con il look monocromatico che rappresenta anch’esso un fattore che confluisce fortemente nel design d’interni.»

Gli orologi in ceramica fanno parte della vostra storia, come. Ad esempio il Da Vinci alla fine degli anni ‘80. Il nuovo modello in ceramica si rivolge sia ad un pubblico maschile che femminile?

«Assolutamente sì. Questo modello, cosa per me del tutto inaspettata, piace alle signore! Ci siamo ispirati agli ambienti dove operano i piloti militari professionisti, abbiamo pensato ai paesaggi invernali e alla loro bellezza aspra e tagliente. Volevamo catturare il bianco assoluto! E devo dire che il suo appeal è a tutto tondo.»

Il verde è dedicato alla natura o alla sostenibilità ambientale?

«Direi che il nostro intento è un po’ meno didattico. Il messaggio che vorremmo trasmettere, attraverso tutte le nostre collezioni orologi, è che tutti i nostri prodotti sono creati in modo responsabile, da 154 anni nel cuore dell’Europa, con i migliori materiali e i migliori artigiani. Quello che i nostri clienti acquistano, sono prodotti di lusso emozionali con cui potersi sentire felici. E questo è davvero importante per me. Oggi acquistiamo tanti oggetti che poi buttiamo via, acquistiamo oggetti che poi verranno rimpiazzati molto velocemente; oggi, si concepisce e si costruisce oggetti che hanno un ciclo di vita di 4 o 5 anni. Noi invece proponiamo una prospettiva diversa, ossia proporre un prodotto di design e di un brand ad un prezzo premium, garantendo un ciclo di vita eterno. Alla fine, il nostro messaggio è che se offriamo un prodotto fatto in maniera del tutto responsabile, costruito nel cuore dell’Europa e che durerà per sempre, direi che si tratta di un modo di produrre molto sostenibile. Ed è un modo molto più forte rispetto al messaggio “verde perché rappresenta un orologio ambientalmente sostenibile.»

Edizione Ceratanium, nero e tecnologico. È il più IWC di tutti i moderni?

«Assolutamente sì. Quando si considera il nostro retaggio, il nostro DNA, abbiamo una storia che ci riporta sempre a degli strumenti funzionali. Se partiamo da questa prospettiva, quando si vuole costruire un qualcosa che offra una performance di alto livello subito arriviamo a parlare di quest’area di competenza, che sono i materiali. Tutto è iniziato con il titanio del 1980, per arrivare poi al 2000, quando siamo riusciti a sviluppare appieno la tecnologia e creare un orologio completamente in titanio, seguito poi dal Da Vinci, con la comparsa dell’orologio con cassa in ceramica proposto in più colori. Nei successivi 14 anni, IWC ha ulteriormente ampliato le sue abilità in questo campo, giungendo ad un livello altissimo nello studio di ricerca e sviluppo di questi materiali quali il titanio e la ceramica. L’ultimo tassello che mancava era individuare le migliori proprietà di questi due materiali, ossia la leggerezza del titanio e le caratteristiche strutturali di resistenza ai graffi della ceramica, ed unirle insieme in un’unica realtà: il ceratanium, un materiale senza precedenti nell’industria orologiera.»

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PILOT’S WATCH TOP GUN «WOODLAND»

Cassa Ceramica Carica automatica Diametro 44.5 mm Quadrante verde con elementi luminescenti Cinturino in caucciù verde con inserto in tessuto Larghezza del cinturino 21.0 mm 11.500 euro

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UNA RELAZIONE FATTA DI FIDUCIA

OGGI PIÙ CHE MAI l’orologio viene considerato un complemento indispensabile nella vita di tutti i giorni, una maniera per raccontare la propria personalità, ma anche la possibilità di spendere al meglio i propri soldi. A Roma è Hausmann & Co. a raccontare da quasi 230 anni la storia della misurazione del tempo.

Le strade del centro di Roma, come quelle di Milano, Firenze, sembrano essere tornate piene di turisti. Stiamo ritornando verso la tanta agognata normalità?

«Francesco Hausmann. Siamo molto contenti di come stiano andando le cose. Se la guardiamo da un punto di vista strettamente commerciale, siamo sempre meno dipendenti dai flussi turistici e questo per la quasi totalità dei Brand che rappresentiamo, grazie a un processo di trasformazione in atto da qualche anno.»

Questo cambio di prospettiva a chi deve il merito?

«F.H. Dove i Brand lavorano bene, la domanda locale diviene esaustiva e non lascia ampi spazi al turismo.»

Un esempio?

«Giulia Mauro. Gestiamo direttamente tre Boutique monomarca e tutte hanno sempre meno orologi disponibili in pronta consegna per l’acquisto per i passanti. Ormai, non vendiamo prodotti ma servizi. Non è un caso se per la selezione del nostro staff non ricerchiamo profili commerciali puri, ma sempre più persone con esperienze nel mondo dell’hotellerie, delle pubbliche relazioni, per assurdo avremmo bisogno di psicologi! Ci servono infatti persone in grado di saper gestire l’attuale situazione di scarsità di prodotto.»

Come fate a dare soddisfazione al futuro cliente?

«G.M. Di comune accordo con le Case, abbiamo adottato una strategia particolare: anche se il prodotto non può essere acquistato, quando possibile mostriamo dei modelli già venduti, magari in consegna. Vogliamo stabilire un contatto “vero” con l’orologio, che ricordiamo essere un oggetto fisico, che va provato in prima persona, anche se

CAPITOLO 1 HAUSMANN & CO. 54
«OGGI L’OROLOGIO È DIVENTATO COME UN TITOLO IN BORSA, CON QUOTAZIONI IN CONTINUO CAMBIAMENTO» A COLLOQUIO CON GIULIA MAURO E FRANCESCO HAUSMANN
Francesco Hausmann e Giulia Mauro, co-amministratori di Hausmann & Co.

il modello che andiamo a far provare non verrà direttamente acquistato perché il cliente, magari, dovrà attendere molto tempo per averlo a sua volta.»

Reagiscono tutti positivamente a questa metodologia comunicativa?

«F.H. Non proprio. Alcuni hanno uno choc positivo, altri meno. Di fronte all’oggetto del desiderio, ci si può emozionare positivamente, oppure cercare un confronto non sempre amichevole. Per mitigare tutto questo è necessario riuscire a stabilire un contatto con il cliente e trovare una maniera per instaurare un contatto fisico con l’oggetto stesso, anche se il prodotto che sta provando non sarà quello che riuscirà immediatamente ad acquistare.»

Cosa è cambiato, se è cambiato, il rapporto con il cliente?

«G.M. Abbiamo necessità di lavorare con psicologia, diplomazia e parole. La scarsità di prodotto è già insufficiente per soddisfare la domanda locale. Per quanto riguarda la clientela turistica il discorso è ancora più complicato, perché diventa veramente difficile se non impossibile soddisfare le richieste di clienti che a Roma sono solo di passaggio.»

Voi date per scontato che adesso gli orologi debbano

essere venduti solamente alla clientela locale e non ai turisti. La domanda sorge spontanea: perché prima non era così? Perché ancora cinque o sei anni fa le vendite ai “turisti” rappresentavano più del 50% del vostro fatturato?

«F.H. Il merito è delle Case Madri che ci hanno chiesto di privilegiare ancor di più i clienti locali, da noi conosciuti. Il percorso di moralizzazione del mercato è stato serio, inesorabile, determinato, creando Boutique monomarca che sono diventate “ripetitori” della moralità e dell’etica delle Case stesse.

Questo ha scatenato dei fenomeni nuovi per il mondo delle lancette.

«F.H. Sì. Una parte della domanda non proviene da appassionati di orologi, quanto da appassionati di investimenti. Purtroppo oggi l’orologio è diventato come un titolo in borsa, con quotazioni in continuo cambiamento, non è più solamente il segnatempo da indossare. Attenzione, cercare l’investimento non implica automaticamente che poi l’orologio verrà immediatamente rivenduto. Al contrario, ci sono alcune persone che lo considerano un investimento alternativo da conservare con cura.»

Alcuni modelli oggi monopolizzano il mercato. Come fate a gestire le consegne?

«G.M. Noi diciamo sempre la verità con i nostri

IDEE 55

clienti, ma quando c’è una grande sproporzione tra domanda e offerta è naturale che il nostro ruolo finisca nell’occhio del ciclone. Le consegne sono così limitate che le persone che vengono soddisfatte non riescono ad essere in numero sufficiente a raccontare agli altri che gli orologi vengono effettivamente consegnati. Più di una volta, quando abbiamo chiamato il cliente per avvisare che l’orologio era arrivato e potevano venire in Boutique a ritiralo, ci siamo senti rispondere “Ma davvero? Pensavo fosse uno scherzo. Pensavo che voi prendeste i nominativi per poi buttarli”. La realtà è che il nostro obiettivo è accontentare gli appassionati, che lo indossano al polso con soddisfazione. C’è poi un aspetto temporale: una domanda così importante, a dispetto di una produzione così limitata, fa sì che la disponibilità del prodotto non potrà essere istantanea.»

Vale per tutti?

«F.H. La nostra equità è totale. Non esistono parenti, amici, conoscenti, raccomandati. La nostra priorità è vendere a chi desidera un orologio e non a chi ne vuole fare qualcos’altro. Laddove questo succeda, saremo inclementi e ne terremo ovviamente conto per ogni futura attività inerente agli orologi. Una cosa vorrei che fosse chiara: in questi casi i primi ad essere danneggiati siamo noi, in quanto ci sentiamo traditi nella fiducia.

Il cliente è quindi al centro?

«G.M. Per noi, come per tutti i concessionari anche in altre nazioni e continenti, è importante creare una relazione di fiducia con il cliente. Sarà questa relazione a permettere al cliente stesso di costruire la propria collezione. Non sarà più quindi necessario, se non addirittura deleterio, andare alla ricerca in ogni dove del pezzo che si vuole acquisire, magari solamente per beneficiare dello sconto offerto dal tax free.»

Il mondo dell’orologeria sta andando sempre più verso la specializzazione. Si riducono il numero dei concessionari e al contempo si alza la qualità di quelli rimasti. Per voi è un problema oppure un’opportunità?

«F.H. Sicuramente un’opportunità: un’onda gigantesca può essere distruttiva se si trasforma in uno tsunami, oppure può essere usata per divertirsi surfando. L’importante è prepararsi per tempo. La capacità dell’imprenditore, in questo caso di noi retailer, è quella di prevedere quello che succederà nel futuro, di capire l’onda e sfruttarla sempre al meglio. Questo può trasformare un problema in un divertimento. Per tornare al problema, la diminuzione dei punti vendita è una diretta conseguenza della scarsità di prodotto messo in vendita, o meglio del reindirizzo dello stesso all’interno dei canali ufficiali.

Sono certo che la produzione stia aumentando, ma anche la domanda sta crescendo, sia per l’effetto investimento, sia per l’apertura di mercati che un tempo non erano attivi. In ogni caso è difficile se non impossibile tornare indietro: una volta che la distribuzione si incanalerà totalmente in punti

56 CAPITOLO 1

VII Premio Hausmann & Co. - IWC «DEDICATO A CHI HA TALENTO»

Il Premio nasce nel 2012 dalla volontà del Gruppo Hausmann & Co. di sostenere le eccellenze che si sono distinte nell’ambito delle proprie discipline. L’iniziativa della Casa romana - guidata da oltre 225 anni dalle famiglie Hausmann e Frielingsdorf - si inserisce nel solco di una lunga tradizione nel mecenatismo dell’azienda, che per la prima volta ha accanto a sé come partner IWC Schaffhausen. Il Premio quest’anno è stato consegnato ai partecipanti alla terza edizione di “Fabbrica” –The Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma.

La serata di assegnazione del VII Premio Hausmann & Co., rivolto alla valorizzazione di giovani talenti, si è tenuta nella splendida cornice delle Terme di Caracalla, o antoniniane, che costituiscono un grandioso esempio di terme imperiali a Roma e uno dei complessi archeologici più importanti, meglio conservati al mondo.

vendita più simbiotici con le Case Madri, è difficile pensare che si possa trattare di una bolla destinata prima o poi a scoppiare.»

Parliamone di questa famigerata “bolla”, che i soliti sapienti tirano in ballo in continuazione.

«G.M. Quello della “bolla destinata a scoppiare” è un mantra che dura da anni e che non ha nessuna rilevanza reale. Di fatto le reputazioni dei Brand si vanno consolidando sempre di più. Quando è il mercato, in maniera autonoma, a riconoscere il valore degli oggetti e quindi dei marchi che ci sono dietro, in quel momento si capisce che dietro non c’è nulla di artefatto: la domanda dei soli clienti appassionati e non speculatori supera da sé l’offerta, vincolata ad una produzione di qualità e in gran parte ancora legata al lavoro fisico degli orologiai.

Di conseguenza la bolla non esiste.»

In un mondo che corre veloce, l’importante è non fermarsi mai, un po’ come fanno gli orologi. Dopo le aperture delle tre boutique monomarca, Patek Phlippe, Rolex e Tudor, adesso è vicina al traguardo una nuova realtà in via San Giacomo, ancora una volta nel centro di Roma.

«F.H. San Giacomo è un ritrovare una casa storica, quella di via del Corso, che abbiamo dovuto abbandonare per motivi commerciali.

È un’evoluzione di una storia iniziata ben oltre due secoli addietro, uno spazio che viene dall’antico ma è proiettato nel futuro. In questo caso, in fondo seguiamo più una strada romantica piuttosto che commerciale.»

Una scelta quasi filosofica?

«F.H. Sì, vogliamo creare un luogo dove si faccia cultura orologiera più che semplice business. Parleremo di orologi d’epoca, di maestri indipendenti contemporanei. Racconteremo le invenzioni più antiche e quelle contemporanee più sorprendenti. L’orologeria è oggi un mondo affascinante, che noi racconteremo e mostreremo in un luogo mai visto prima a Roma.

Chiameremo dei Maestri che realizzano poche centinaia di pezzi all’anno e chiederemo loro di raccontarci il loro concetto di misurazione del tempo. Non ci interessa soltanto vendere, ma vogliamo riportare a Roma la più importante cultura orologiera.»

Con San Giacomo è partita la campagna “The Rise”. Cos’è?

«G.M. È una rappresentazione del moto perpetuo, di un’evoluzione che continuiamo ad avere: degli ingranaggi in movimento, che cambiano e si trasformano in continuazione. La nostra azienda è in continua evoluzione. Si parte dalla H molto classica, il DNA della nostra azienda, che in una sorta di trascendenza punta all’infinito, un altro simbolo legato alla misurazione del tempo e che è entrato anche nel disegno dei nostri gioielli. Una metafora per raccontare che stiamo continuando ad avere idee e progetti, che si manifesteranno in tante attività.»

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Da sinistra, il Sovrintendente al Teatro dell’Opera di Roma Francesco Giambrone, Francesco Hausmann e Giulia Mauro (amministratori Hausmann & Co.), Thomas Perini, Regional Director IWC Schffhausen

UN DIAMANTE CHE RACCONTA LO SCORRERE

CAPITOLO 1 58 CHANEL CHANEL SCEGLIE IL J12 IN VERSIONE COMPLETAMENTE NERA PER ESALTARE IL SUO QUINTO MOVIMENTO DI MANIFATTURA, IL CALIBRO 5 CON DISPOSITIVO TOURBILLON VOLANTE. Di Claudia Gobbi
DEL TEMPO
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QUATTRO SONO I MOVIMENTI totalmente di manifattura, ovvero progettati e costruiti all’interno del suo atelier, che Chanel ha realizzato negli ultimi anni. Un chiaro esempio di una maison che non si dedica solamente alla raffinatissima estetica delle sue casse e dei quadranti, ma scegli di mettersi in gioco anche con il cuore stesso dell’orologio: il suo movimento meccanico.

Non stupisce che proprio in questo 2022 sia arrivato un quinto prestigioso meccanismo, il calibro 5, un movimento tourbillon volante caratterizzato da un diamante solitario rotante incastonato sulla gabbia del tourbillon che crea un effetto ipnotico: questo diamante ha un taglio specifico con 65 sfaccettature per massimizzare la sua brillantezza.

Ad ospitare questo vero e proprio capolavoro della tecnologia, è il il nuovo J12 Diamond Tourbillon Calibro 5. Progettato a Parigi da Arnaud

Chastaingt, Direttore dello Studio di creazione orologiera CHANEL, è sviluppato e assemblato dalla Manifattura a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera. Ugualmente bello sia sul davanti che sul retro, il meccanismo a vista con la sua sofisticata finitura, è ornato da una testa di leone, la firma dei movimenti di Alta Orologeria Chanel. Un vero tour de force tecnico, un diamante solitario è posizionato al centro della gabbia del tourbillon volante. Tagliato con precisione per massimizzare la sua brillantezza, il diamante ruota al ritmo dei secondi creando un effetto ipnotico. Come se tutto questo non bastasse, la lunetta, le lancette e la corona sono tempestate di diamanti.

«Il Calibro 5 è il quinto movimento di Manifattura – ha detto Arnaud Chastaingt, direttore del Watchmaking Creation Studio di Chanelprogettato e sviluppato dalla nostra manifattura, Naturalmente lo abbiamo “vestito” di nero, un

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Il J12 Tourbillon Diamond è disponibile in ceramica nera opaca e acciaio o in ceramica nera lucida e oro bianco 18 carati, ciascuno limitato a 55 pezzi.

Costa 100.000 euro la versione con lunetta in ceramica, 180.000 euro la versione con lunetta diamanti.

Il movimento è un Calibro 5 con dispositivo tourbillon volante. Da notare il diamante applicato sulla gabbia del tourbillon.

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“ FISSARE UN DIAMANTE AL CENTRO DI UN TOURBILLON È STATA UNA DECISIONE CREATIVA E LA SUA REALIZZAZIONE È STATA UN TOUR DE FORCE TECNICO. ”

colore per noi iconico assieme al bianco. Anche il diamante ha un suo preciso significato: era la pietra preferita di Gabrielle Chanel. Ho preso quindi il J12, che posso definire senz’altro la mia musa ispiratrice, ed ho deciso di regalargli un bellissimo diamante: un magnifico solitario. Fate attenzione, non è statico come chiunque si sarebbe aspettato. Invece, ruota in un movimento perpetuo, creando un effetto contemplativo, quasi ipnotico. Inoltre è ambientato nel cuore di un nuovo movimento: riuscire a posizionare un diamante di queste dimensioni su un tourbillon è stato sin dall’inizio una vera propria ossessione. Il team di progettazione ha dovuto disegnare uno speciale taglio per il diamante, in maniera tale da poterlo ospitare ma anche da poter regalare il massimo della luminosità grazie alle sue 65 sfaccettature».

Due le versioni del J12 pensate per ospitare il

nuovo calibro, ambedue con cassa da 38 mm, impermeabile fino a 50 metri in immersione.

La prima è in ceramica nera lucida e oro bianco con la lunetta impreziosita da ben 34 diamanti taglio baguette per 3,5 carati, 49 diamanti a taglio brillante e un solitario. La seconda è interamente in ceramica nera opaca, con solamente un solitario sulla corona e acciaio. Due look simili ma completamente diversi, ambedue rari ed esclusivi. Naturalmente la produzione sarà limita, vista anche la straordinaria difficoltà nel realizzare il movimento e il dispositivo tourbillon: 55 pezzi per ogni versione, tutti con la menzione “Limited to 55” incisa sul fondello. Il quadrante è realizzato in maniera tale da proporre la visione completa del movimento e della gabbia del tourbillon che fa un giro su se stessa ogni sessanta secondi., un colore per noi iconico assieme al bianco.

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LA BOUTIQUE ROCCA 1794

Tra le gioiellerie a Cagliari più rinomate, la boutique offre alla propria clientela orologi da polso e i gioielli di alta qualità, pronti a conquistare il cuore di uomini e donne che fanno dello stile un punto di forza. La Boutique, situata nell’incantevole centro città, offre un’ampia selezione dei più prestigiosi brand internazionali. All’interno della boutique sarà possibile trovare un corner Patek Philippe pronto a fornire il massimo supporto professionale.

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67 IDEE PATEK PHILIPPE / ROCCA 1794 CONTINUA IL PROCESSO DI RAFFORZAMENTO DI ROCCA 1794 NELLA DISTRIBUZIONE DEI PREZIOSI DI ALTA GAMMA IL GRUPPO ITALIANO CON LA FORZA DELLA FAMIGLIA Di Paolo Gobbi

CONQUISTARE LA LEADERSHIP

DOPO L’ACQUISIZIONE alla fine dello scorso anno delle storiche gioiellerie Zimmitti di Siracusa e di una quota di minoranza di LuisaViaRoma, il Gruppo Damiani ho portato a segno un altro importante colpo, acquisendo le gioiellerie Floris Coroneo: top retailer italiano, fondato nel 1954, che all’interno dei propri punti vendita di Cagliari e di Porto Cervo distribuisce i marchi più prestigiosi di Alta Orologeria, tra i quali Rolex, Patek Philippe, Cartier, Breguet, Bulgari, IWC, JaegerLeCoultre, Panerai, Tudor, Piaget.

LA BOUTIQUE ROCCA 1794

Tra le gioiellerie a Porto Cervo più rinomate, la Boutique Rocca 1794 offre alla propria clientela orologi da polso selezionati e gioielli di alta qualità, pronti a conquistare il cuore di uomini e donne che fanno dello stile un punto di forza. La Boutique, situata nell’incantevole centro città, offre un’ampia selezione dei più prestigiosi brand internazionali. È presente inoltre un corner dedicato Patek Philippe Porto Cervo.

Sotto, anelli Damiani della collezione Belle Epoquecin oro bianco con diamanti e pietre preziose

Piazza degli Archi 6 - PORTO CERVO

Gli azionisti venditori, che da anni conoscono la famiglia Damiani, continueranno a collaborare con il Gruppo: «Sono orgoglioso di quest’operazione – ha affermato Ernesto Coroneo - a seguito dei complessi mutamenti in atto, per le piccole-medie realtà locali, sarà sempre più complicato affrontare il nuovo panorama economico, finanziario e sociale. Abbiamo scelto la famiglia Damiani che conosciamo e stimiamo da decenni per dare continuità alla nostra realtà fondata nel 1954 dai nostri genitori. Essere supportati da un grande Gruppo indipendente e guidato da una famiglia con un importante expertise e finanziariamente stabile renderà la nostra realtà molto più forte e competitiva con vantaggi per tutti gli stakeholder».

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PATEK PHILIPPE / ROCCA 1794
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Merita di essere ricordato che Rocca è l’unica catena italiana di gioielli e orologi di Lusso presente nelle vie più esclusive dello shopping delle principali città d’Italia e negli scali internazionali degli aeroporti e ha obiettivi di forte crescita, sia organica che di perimetro, proponendosi come consolidatore nel settore: «Siamo estremamente lieti di aver finalizzato quest’operazione strategica – ha detto Giorgio Grassi Damiani vicepresidente del Gruppo Damiani - che da un lato garantirà lo sviluppo ad un’azienda così importante nel nostro settore e dall’altro contribuirà a rafforzare ed espandere la leadership di Rocca e dei nostri Brand a livello nazionale ed internazionale».

Il Gruppo, infatti, ha la possibilità di esser di supporto ai partner mettendo la propria esperienza ed organizzazione al servizio di retailer, brand o produttori d’eccellenza, con l’ambizione di crescere insieme. In Italia, infatti, il tessuto industriale è ricco di aziende di piccole-medie dimensioni che sono ancora di proprietà delle famiglie fondatrici ma che, a seguito dei mutamenti economici e culturali già in atto da anni, ed ora accelerati dalla pandemia, devono scegliere la strada migliore per continuare ad essere competitive sul mercato: «Il nostro obiettivo è quello di rafforzarci e consolidarci come un Gruppo indipendente nel settore – ha detto il presidente Guido Grassi Damiani- per questo motivo siamo interessati a realizzare operazioni strategiche con altri player di settore siano essi Brand, Retailer o Produttori d’eccellenza. Siamo certi che queste partnership daranno la possibilità a piccole-medie aziende di affrontare i nuovi mutamenti del settore grazie al supporto di una realtà solida come il Gruppo DAMIANI: fortemente internazionale e managerializzata, ma che resta umana grazie al diretto coinvolgimento personale della nostra Famiglia».

Elemento chiave del successo e punto di forza per lo sviluppo del Business è la gestione “familiare” perché rende empatico il rapporto con le numerose piccole-medie imprese famigliari del settore e più comprensibili ma anche condivisibili le sfide che queste realtà devono affrontare per essere competitive nel mercato. Lo conferma anche il fatto che Damiani è uno dei pochissimi brand internazionali di gioielleria che distribuisce le proprie collezioni non solo attraverso la propria rete di prestigiose boutique monomarca ma anche attraverso selezionati e prestigiosi retailer.

Nonostante le numerose difficoltà che lo scorso anno hanno colpito molte aziende il Gruppo non ha fermato i propri piani di espansione. Da un lato, Damiani e Salvini hanno rafforzato la propria presenza, in particolare in Asia, attraverso l’apertura di nuovi punti vendita e implementando nuove ed innovative strategie di comunicazione volte ad accrescere la propria brand awareness. Dall’altro, nello stesso periodo, Rocca è diventata Category Partner di Rinascente Milano per la distribuzione di gioielli e orologi di Alta Gamma, ha inaugurato una prestigiosa boutique nella centralissima Via Nassa a Lugano e ha riaperto, dopo una ristrutturazione, la boutique di Bologna e quella presso l’aeroporto di Milano Linate.

LA BOUTIQUE ROCCA 1794

Nel centro storico, a pochi passi dal Bo, dal Caffè Pedrocchi e dalla Cappella degli Scrovegni, si trova la Boutique Rocca 1794. Tra le più rinomate gioiellerie a Padova, grazie all’elegante sobrietà con la quale riesce ad accogliere clienti nuovi ed affezionati. Qui, personale altamente qualificato, esperto e preparato, è pronto a mostrarvi orologi dei migliori brand internazionali, come Patek Philippe.

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Via Cavour 3 - PADOVA

I MIGLIORI E I PIÙ RARI

LA GIOIELLERIA BONANNO, fondata dall’omonima famiglia, nasce negli anni 70 nel cuore della città eterna come gioielleria, laboratorio orafo e di riparazione orologi.

Negli anni, con l’avvicendarsi delle nuove generazioni diviene sempre di più il punto di riferimento per tutti gli amanti degli orologi, con particolare attenzione al mondo del vintage e del collezionismo.

Oggi alla guida della famosa Gioielleria c’è Giovanni Bonanno, ex corridore e campione di f3000, amante delle sfide e delle emozioni, che ha coniugato la passione per i motori con quella dell’alta orologeria di lusso. A lui ci siamo rivolti per capire meglio il mercato odierno del vintage di altissimo livello.

Cosa c’è alla base del lavoro di Giovanni Bonanno? «Sicuramente le passioni e le emozioni. Sono queste le cose ti spingono a dare sempre il massimo in ogni cosa che fai. L’ho fatto da giovane nelle competizioni automobilistiche, dove mi sono cimentato a dei livelli altissimi. Lo sto continuando a fare ora con gli orologi. Ho sempre cercato di ottenere di dare il massimo e con i segnatempo vivo la stessa adrenalina che provavo in pista. Questo spiega anche il range altissimo dei pezzi che mettiamo in vendita.»

La passione di Giovanni lo spinge a ricercare gli orologi più esclusivi anche nelle piazze estere; la sua competenza lo ha reso, negli anni, un importante punto di riferimento del collezionismo internazionale. Basti consultare il suo catalogo online (www. gioielleriabonanno.it) per rendersi conto di quanto possa essere fruttifera questa tipologia di investimento.

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BONANNO GIOVANNI BONANNO CI RACCONTA UNA DELLE REALTÀ PIÙ IMPORTANTI IN ITALIA E IN EUROPA PER L’OROLOGERIA VINTAGE E CONTEMPORANEA
Di Paolo Gobbi
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Si emoziona ancora?

«Sempre. Se non mi emozionassi non riuscirei a trasmettere nulla ai miei clienti, che invece vivono proprio assieme a me tutta la passione di scoprire e indossare un pezzo importante.»

Siamo sempre stati abituati ad investire in mattoni o in titoli azionari perché più familiari alle nostre orecchie e più sponsorizzati sul mercato. Oggi ci sono delle maniere alternative ai beni “immobili”?

«Nel corso degli anni ho capito, e ne sono sempre più convinto, che un’altra fonte d’investimento poco conosciuta ed in continua espansione è il mercato degli orologi di lusso e dei diamanti. Questo fenomeno è cresciuto di anno in anno superando come rendita il mattone e gli investimenti bancari per svariati motivi, tra i quali, ne spicca uno in particolare: i costi di gestione di un investimento in orologi preziosi, rispetto ad esempio all’acquisto di una casa, sono praticamente nulli.»

Su quali orologi puntare?

«Tra i beni rifugio per eccellenza spiccano alcuni modelli di brand più blasonati, tipo Patek Philippe, Rolex, Audemars Piguet, Richard Mille, Breguet e Vacheron Constantin la cui vendita, negli ultimi anni, è cresciuta in maniera esponenziale.»

Essere amanti degli orologi è una passione, ma essere appassionati di orologi di lusso o di orologi vintage è una passione anche fruttuosa. Perché?

«Oggi possedere un orologio di valore è un desiderio comune, non solo perché rappresenta uno status symbol, ma perché l’orologeria è in grado di offrire materiali di primissima qualità, accuratezza dei dettagli coniugati ad ottime prestazioni tecniche, creazioni particolari e di lusso, che esprimono un’eleganza esclusiva ed indimenticabile. Proprio per queste ragioni, gli orologi di lusso sono un investimento preferito da chi è solito distinguersi, farsi notare ed ammirare.»

L’acquisto di un top brand rappresenta teoricamente un doppio vantaggio: l’acquirente avrà la sicurezza di indossare un accessorio affidabile e di qualità e nello stesso tempo un oggetto che si rivaluta continuamente?

«Solo per fare un esempio, anno dopo anno alcuni modelli Rolex degli anni ‘70 hanno ottenuto una rivalutazione superiore al 1000%. Di regola,

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La Gioielleria Bonanno ha acquisito un’esperienza decennale nella compravendita di orologi nuovi ed usati con una rete che copre tutta Italia e si estende anche a livello internazionale.

infatti, mentre gli orologi che non hanno marche particolari vengono valutati poco, magari solo per il peso dell’oro della cassa, quelli di marche prestigiose vengono stimati nella loro interezza; valutazione questa che solitamente è molto più elevata rispetto al solo valore del metallo prezioso con cui sono stati realizzati.»

Secondo la sua esperienza, cosa è preferibile acquistare, orologi vintage o moderni?

«Si tratta di due tipologie di investimento del tutto diverse, entrambe eccezionali. Scegliere un orologio vintage significa ovviamente indossare un pezzo che ha una storia, che ha qualcosa da raccontare e forti emozioni da trasmettere. Scegliere un orologio moderno significa mostrare la propria passione per le mode e le tendenze del momento. Ad ogni modo entrambi oggi sono degli investimenti sicuri, con ancora un interessante margine di crescita.»

Qual è l’aspetto del suo lavoro che più l’appassiona?

«Oggi il mio lavoro è paragonabile a quello di un advisor. Mi piace consigliare al cliente l’investimento ideale e orientarlo verso la scelta migliore, verso quella scelta che gli consenta non solo di sfoggiare l’oggetto desiderato, ma di fare anche un buon investimento. Ricordo con piacere un aneddoto di qualche anno fa. Consigliai ad un illustre uomo di affari l’acquisto di un orologio unico e davvero molto importante. Detto orologio alla fine degli anni ‘60 costava circa 800 milioni lire; oggi quello stesso orologio ha persino raggiunto quotazioni superiori al milione e mezzo di euro. Mica male come affare, no?»

Gli orologi tradiscono?

«No, per nostra esperienza di decenni in questo settore, l’investimento iniziale se fatto su pezzi importanti e su marche ben conosciute, porta sempre nel lungo termine ad una remunerazione. Alcuni Patek Philippe, Rolex, Audemars Piguet, hanno visto a dismisura aumentare il loro valore.»

Sembra tutto semplice, basta acquistare l’orologio giusto.

«A parole è così. Trovare un acquirente non è assolutamente difficoltoso, anzi abbiamo tantissime richieste d’acquisto. Nella realtà il vero problema, anzi il nostro vero problema, è riuscire a trovare i

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Via della Croce 13, 00187 Roma Tel.+39 06 69380564 www.gioielleriabonanno.it facebook: bonannowatches Instagram: bonannowatches

pezzi giusti da mettere in vendita. Devono essere integri, di grande qualità, perché il mercato cerca solamente oggetti perfetti.»

Negli anni avete venduto tanti orologi. Vi capita mai di esservi pentiti di una vendita, perché magari l’avreste potuta fare successivamente ad un prezzo più alto?

«No. Ogni vendita è una storia a sé e se il cliente in breve tempo si trova in mano un orologio che vale molto di più di quanto lo ha pagato, non possiamo che esserne contenti: abbiamo assolto al meglio il nostro ruolo. Piuttosto, se abbiamo delle richieste per un pezzo venduto, non è infrequente chiedere al proprietario se vuole rivenderlo, naturalmente alla cifra di mercato e quindi sempre ad un valore maggiore rispetto a quando lo aveva acquistato. In pratica il nostro serbatoio di orologi straordinario viene proprio dai nostri clienti, che hanno così occasione di guadagnare oppure di acquistare un nuovo pezzo più importante del primo.»

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DALLO SPEEDY ALLA MADELEINE

«NON CAPIRE L’OPERAZIONE FATTA DA OMEGA E SWATCH, SIGNIFICA NON CAPIRE LA STORIA DELL’OROLOGERIA MODERNA» ROBERTO RANDAZZO SI INTERROGA SUL FENOMENO MOONSWATCH TRA MARILYN E ANDY WARHOL

VENTISEI MARZO DEL 2022. Una data destinata ad entrare nella storia dell’orologeria moderna. La mattina di quel sabato, in un numero ridottissimo di Swatch Store sparsi per il mondo, viene messo in vendita l’indiscusso fenomeno orologiero del 2022: il Moon Swatch.

Il progetto in partnership, il primo realizzato tra Omega e Swatch, prende ispirazione dalla moda popolare che punta alle collaborazioni tra marchi di lusso e pop, al fine di creare nuovi prodotti innovativi che uniscano il meglio di entrambi i mondi. Per Omega la missione congiunta è un’attività divertente, ma anche un tributo alla coraggiosa azienda che ha rischiato tutto per spronare il settore dell’orologeria svizzera in crisi durante la rivoluzione del quarzo, salvando alcune aziende che forse sarebbero scomparse.

I due brands hanno tratto ispirazione dallo spazio, dando vita a una collezione composta da undici modelli Swatch che portano il nome di corpi celesti, dalla stella gigante al centro del sistema solare al pianeta nano alla sua periferia. Tutti gli Swatch sono realizzati in Bioceramic, un

mix unico composto da due terzi di ceramica e da un terzo di materiale derivante dall’olio di ricino. Nonostante colori quali il rosa e il celeste indichino abbastanza chiaramente di non trovarsi davanti a degli Speedmaster standard, i fan affezionati al Moonwatch dovranno impegnarsi per trovare le differenze nell’aspetto generale. Le caratteristiche chiave di questa icona ci sono proprio tutte: la cassa asimmetrica, le twisted lugs, la famosa scala tachimetrica con l’iconico Dot Over 90 (DON), i caratteristici sotto contatori dello Speedmaster e finanche lo scalino nella lavorazione del quadrante, il tutto riunito in un connubio perfetto.

Fin qui la narrazione ufficiale, quella che anche la stessa Omega ha condiviso con la stampa.

Ma tutto questo non ci può bastare. Abbiamo scelto quindi di fare un’operazione inconsueta quando si argomenta in merito ad un orologio appena messo in vendita: per prima cosa abbiamo destrutturato alcuni MoonSwatch, sostituendo il loro cinturino di serie con dei cinturini Nato di normale vendita. In pratica li abbiamo resi più indipendenti, togliendo loro la patina originale e

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Shot Sage Blue Marilyn, la serigrafia di Andy Warhol
del 1964
venduta
per 170 milioni di dollari da
Christie’s a
New York
nella vendita
The Collection of
Thomas
e
Doris Ammann.
79 IDEE LA SERIALIZZAZIONE DELL’IMMAGINE di Marilyn Monroe realizzata da Warhol diventa per sempre non solo l’immagine della celebre star, ma la suaconsacrazione ad icona. Non solo. È l’icona stessa che diventa icona nella ripetizione all’infinito di sé stessa: questo il segreto dell’operazione MoonSwatch

sentendoli come dei semplici pezzi da collezione.

Poi ci siamo confrontati con Roberto Randazzo, un vero e proprio filosofo del mondo Omega e più in generale del vintage.

Come nasce il fenomeno legato a questo Swatch?

«A mio avviso, l’idea che sta alla base del MoonSwatch è quella della moltiplicazione seriale dell’oggetto: dare la possibilità a tutti di possedere un oggetto iconico. Se guardiamo agli ultimi cinquant’anni, l’unico oggetto veramente nuovo nel mondo dell’orologeria è stato lo Swatch.»

Ma lo Speedmaster non corre il rischio di essere svilito dall’operazione MoonSwatch?

«Secondo me no, tutto il contrario. Il concetto di moltiplicazione lo ha reso iconico per sempre. L’accessibilità, la diffusione, la gamma di colori, chiunque vedrà quell’orologio lo riconoscerà per prima cosa come lo Swatch per il quale la gente ha fatto venti ore di fila pur di averlo. E poi perché è lo Speedmaster, l’orologio degli astronauti, che probabilmente molti non potranno mai comprare.»

Con il MoonSwatch quindi si può comprare l’icona?

«Spesso guardiamo le cose attraversi i nostri occhiali di appassionati di orologeria, diamo tutto per scontato, per noto, ma nel modo reale non è così. Questa operazione fa scoprire il Moonwatch anche al non appassionato, che magari andrà a leggere le notizie, la storia, chi l’ha usato, quando

l’ha usato. Ma soprattutto lo spingerà a chiedersi perché è diventato così famoso, e nel catalogo Omega così consolidato, da decidere farlo di plastica, rendendolo iconico e fruibile a tutti. Una complessità che si scopre un poco alla volta.»

Se volessimo pensarne un’immagine figurata?

«La migliore sarebbe quella della torta Sette Veli: se non prendi tutti gli strati nel loro insieme non puoi assolutamente capire, quando l’assaggi, perché è così buona. Devi capire che cosa c’è, devi usare i giusti ingredienti. Lo stesso hanno fatto Omega e Swatch, unendo idee e competenze su tanti strati diversi.»

Una sorta di opera d’arte?

«Qui arriviamo al punto nevralgico. L’immagine dei MoonSwatch è la stessa della lattina di zuppa Campbell’s fotografata da Andy Warhol.»

Ma è la foto di una lattina di zuppa!

«Giusto, ma tu l’avevi mai fotografata prima? La serializzazione dell’immagine di Marilyn Monroe, ripetendola quattro volte, otto volte, dodici volte… qualcuno ci aveva mai pensato prima? No. È stato Andy Warhol, ed ha cambiato tutto..»

Quindi la serializzazione dell’immagine di Marilyn Monroe è l’equivalente degli undici MoonSwatch?

«Esatto. Nel caso di Warhol diventa non solo l’immagine eterna di Marilyn Monroe, ma è

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ABBIAMO DESTRUTTURATO DEI MOONSWATCH sostituendo il loro cinturino di serie con dei cinturini Nato in normale vendita. In pratica li abbiamo resi “indipendenti” togliendo loro la patina originale e sentendoli come dei “normali” segnatempo, dei puri pezzi da collezione

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la sua consacrazione ad icona. C’è di più. È l’icona stessa che diventa icona nella ripetizione all’infinito di sé stessa. Questo il segreto dell’operazione MoonSwatch: ripetere all’infinito l’icona dell’icona. Anche per questo, secondo le dichiarazioni dei produttori, non si tratta di una serie limitata. Come tutti i modelli Swatch saranno prodotti per un periodo di tempo limitato, ma non si tratta di una serie limitata. È un passaggio comunicativo importante.»

Sottile come ragionamento ma non facile da comprendere.

«Non c’è bisogno di comprenderlo, perché banalmente lo si capisce a livello subliminale: pur non facendo nessun ragionamento, in ogni caso fai la fila per comprarlo, per entrarne in possesso. Inoltre, se c’è gente come me che inizialmente è stata disposta a pagare due o tre volte il prezzo di listino per averlo… beh, allora vuol dire che ha davvero funzionato.»

È questo il discrimine vero di questa operazione? «Certo. Se non ci fosse stato un valore percepito come superiore, nessuno avrebbe fatto ore e ore di fila. Nessuno avrebbe mai pensato di comprarlo sul mercato ad un prezzo maggiorato. Avrebbero semplicemente detto Bene, hanno fatto una copia. Quindi? Per me Swatch è e rimane l’unico segnatempo in grado di rinnovarsi veramente ad ogni collezione: disponibile per tutti, mille colori, mille cinturini, se si rompe lo butti e ne compri un altro, anche se poi in realtà per romperlo devi proprio metterci del tuo; io ho Swatch con trent’anni di vita che funzionano alla perfezione.»

Lo Swatch quindi come un segno di distinzione? «Sì, la massificazione di un oggetto che diventa iconico. Io mi chiedo: perché di orologi di massa da pochi euro si riesce a farne delle collezioni così belle da renderle iconiche? Oggi tutti da novelli parvenu riscoprono gli Swatch, ed anche quelli che lo indossavano trent’anni fa pensano quanto mi piacerebbe riavere quello che avevo da ragazzino, regalo per la prima comunione… Perché oggi torna il desiderio? Perché se oggi sei un appassionato che compra solo orologi di prestigio ridesideri quello che avevi a quindici anni? Semplice, perché è rimasto nel tuo cervello. Se a livello subliminale vado a sollecitare quel tuo ricordo, tu immediatamente lo rivuoi: quindi quell’orologio ti è rimasto nel cervello. Se fosse un altro oggetto, ad esempio una bottiglia, pur ricordandola non te ne tornerebbe il desiderio. Se vogliamo estremizzare, arriviamo al concetto della madeleine.»

Cosa c’entra la madeleine?

«La Madeleine de Proust che può contraddistinguere una parte della vita quotidiana, un oggetto, un gesto, un colore, un particolare sapore o un profumo, sensazioni che evocano in noi ricordi del passato, come una madeleine al narratore di Alla ricerca del tempo perduto: Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andava a darle il buongiorno in camera, zia Leonia gli offriva dopo averla inzuppata nel suo infuso di tè o di tiglio….»

Cosa succederà allora?

«Intanto già c’è stato l’effetto di tutti quelli che sono andati a recuperare il loro vecchio Swatch e ne hanno pubblicato una foto su Instagram. Poi, da storico collezionista dei pezzi vintage, ho visto che le quotazioni sono aumentate di circa il 20/30%. Per alcuni rari Swatch da parete si arriva finanche a 1.000 euro. Cosa che può non farmi piacere, ma che ha un significato. Lo Swatch è rimasto nella mente di tutte quelle persone che pensavano di riuscire a dimenticarlo collezionando altro, ma una volta sollecitato il ricordo è impossibile non andare alla ricerca del pezzo che si indossava qualche decennio addietro. Anche se non lo ammetti..»

Una grande invenzione comunicativa?

«Ma certo. Altro esempio: i cinturini. Oggi noi vediamo dei cinturini Nato declinati in centinaia, migliaia di colori, stampe e finanche materiali diversi. Con questi cinturini possiamo rendere il nostro orologio unico nel suo genere, eppure, se mi guardo indietro, i cinturini Nato storicamente erano in un solo materiale ed in soli due colori: nero o verde. Chi ha inventato una così vasta gamma di colori nei cinturini: sempre Swatch.»

È cambiato il concetto dell’orologio?

«Sì, e secondo me è cambiato per sempre. Case importantissime –con prodotti costosissimi- hanno adottato proprio da Swatch l’idea della declinazione di modelli di punta in tanti colori. Poi ovvio, lo capisco anch’io che in generale si tratta di un orologio da 80 euro, però sfido chiunque a trovare un collezionista che non abbia a casa almeno uno Swatch, o che in un momento della sua vita non ne abbia comprato uno. L’appassionato di orologi di lusso pensa che prima del MoonSwatch Swatch fosse in difficoltà, niente di più sbagliato; nella realtà vendono ogni anno milioni di pezzi in tutto il mondo. Tutti ne hanno almeno uno. E sono certo che questa estate ne vedremo in giro ancora di più. Quindi non comprendere l’operazione fatta da Omega significa non comprendere la storia dell’orologeria moderna.»

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AL POLSO TRA DESIGN E TECNOLOGIA

CENTOVENTI ANNI DI STORIA, eppure Hamilton

è ancora oggi uno dei marchi più giovani e dinamici dell’odierno mercato orologiero. Lo evidenzia anche l’ultimo nato, il Khaki Navy Frogman Automatic, tecnicamente la migliore scelta all’interno della produzione della casa per le avventure in mare. Per raccontarcelo, o meglio per raccontarci Hamilton, siamo andati a trovare a Milano il ceo Vivian Stauffer.

Ci racconti l’orologio che indossa ora al polso!

«Si tratta di una delle novità del 2022, sebbene ci siamo ispirati ad un modello storico degli anni 70 che all’epoca fu creato per la Royal Air Force. Abbiamo lavorato sulla cassa asimmetrica, sul calibro a carica manuale che avevamo già utilizzato l’anno scorso per un’altra collezione, la Intra-matic. Quest’anno abbiamo deciso di introdurlo nella cassa della collezione Aviation. Mentre, l’orologio che regolarmente indosso è il modello X Wind con cassa sabbiata.»

Da quando è il CEO di Hamilton, cosa si aspetta da questo brand?

«Sono diventato il ceo, ma lavoro in Hamilton dal 2007. Nel 2020, il Gruppo ha deciso di fare qualche cambiamento nei vari brand del gruppo e così mi è stata affidata la direzione di Hamilton.»

Un momento storico particolare… «Direi un momento un po’ rivoluzionario, o meglio interessante. Cosa mi aspetto da Hamilton? Che prosegua il lavoro portato avanti in questi ultimi 15 anni. Ho avuto il privilegio di sostituire di Sylvain Dolla, il quale è passato a Tissot. Sylvain era uno che coinvolgeva le persone nella strategia e nello sviluppo del marchio e dato che facevo parte del management di Hamilton avevo già “il diritto alla parola” e abbiamo deciso insieme di proseguire con la stessa filosofia, perseguita negli ultimi 10 anni. Aggiungerei, con successo.»

Qual è stata la sfida più ardua di quest’anno?

«Non essere in grado di viaggiare liberamente. Soprattutto quando si vive un cambiamento di ruoli. Ora siamo finalmente pronti a condividere di nuovo le emozioni del Brand. Le faccio un esempio: in Korea, dove abbiamo un team che non ho mai incontrato di persona e con cui è stato difficile condividere le emozioni e interagire davvero.»

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Hamilton Khaki Pilot Pioneer Mechanical Chrono riporta in vita la forma e la funzionalità dei crono della British Royal Air Force anni ’70. Cassa in acciaio 40 mm, movimento carica manuale H-51-Si. Costa 1.995 euro. Nella pagina accanto, Vivian Stauffer, ceo Hamilton. Al suo polso il Khaki Pilot Pioneer Mechanical Chrono.
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Dopo la pandemia il mercato è cambiato. Si parla ora di marketing globale. Per Lei è una realtà o un’utopia?

«Sì, le cose sono cambiate. Non tanto in termini di marketing, quanto di distribuzione. Quando sei un marchio come Hamilton e hai tutti i negozi chiusi, devi essere pronto a presentare i prodotti in modo diverso. Per me “marketing globale” oggi significa avere un contatto diretto con l’utente finale attraverso le piattaforme social, internet. Questo ci consente di continuare a presentare i prodotti che sviluppiamo. Avevamo impostato questa forma di comunicazione già prima della pandemia. Siamo un marchio che aveva introdotto l’e-commerce già nel 2014, quindi di certo non era una novità. Tuttavia, ha di certo accelerato lo sviluppo di questa modalità di “comunicazione” e la nostra presenza nel mondo virtuale. Noi produciamo orologi, ma siamo diventati anche produttori cinematografici. Ogni anno presentiamo un cortometraggio per introdurre i nostri orologi.»

Questi video rappresentano un modo per vendere gli orologi o per raccontare?

«Presentare i nostri modelli e mostrare i dettagli dei nostri prodotti. La vendita si svolge sulle piattaforme e-commerce. Quindi direi che questi video vendono i nostri orologi in modo indiretto, ma non rappresentano lo scopo primario. Ossia, quello di raccontare e presentare.»

In un mondo che viaggia alla velocità della luce, gli orologi con una storia importanti come quelli di Hamilton hanno ancora un senso? In questo mondo in continuo cambiamento, la storia conserva ancora la sua importanza?

«Per me è importante. Certo, non è un “dovere” creare la storia di un prodotto. Ma noi abbiamo la fortuna di avere dei prodotti con una loro storia, e questo è fonte di costante ispirazione per i nostri designer. Tuttavia dobbiamo sfidare noi stessi. Non dobbiamo guardare indietro, osservare quello che già è stato fatto e replicare ciò che è stato creato 20 o 60 anni fa. Dobbiamo invece introdurre e presentare qualcosa di nuovo nel mercato e creare la storia di domani. L’obiettivo è che tra 30 anni si guarderanno indietro e diranno: “Wow! Guarda cos’hanno fatto 30 anni fa!”. Per raggiungere quest’obiettivo lavoriamo sui materiali, sui quadranti, sviluppiamo movimenti nuovi, design nuovi come il Frogman di quest’anno. Non si ispira a nessun modello del passato. Ha una sua storia, ma oggi è un qualcosa di completamente nuovo: ha una nuova cassa, è una collezione nuova, un nuovo volto.»

Le persone lo hanno capito?

«Vedremo! Lo dobbiamo ancora presentare. Lo faremo a giugno e vedremo quale sarà la reazione. Si tratta di un modello con una forte personalità e con una storia più ridimensionata, quindi non si può capitalizzare su qualcosa non è stato prodotto

Sopra e a destra, Hamilton Khaki Navy Frogman Automatic, cassa 46 mm in acciaio, movimento automatico, dotato di una protezione della corona dalla forma unica, e di un cinturino in caucciù ondulato. Costa. 1.175 euro. Disponibile tutto nero, 1.275 euro.

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Hamilton American Classic PSR Digital Quartz, con un display digitale ibrido LCD e OLED, i numeri in stile “digit dot” rossi possono essere letti con un solo sguardo durante il giorno e premendo un pulsante di notte.

Cassa 40,8mm x 34,7mm. Costa 975 euro.

prima. Quindi vedremo! Il modello X Wind ha una storia più recente, circa 10 anni, ma è ormai parte della nostra famiglia.»

Il collezionista italiano ama Hamilton. Si tratta di un amore corrisposto?

«Assolutamente sì! Ed è per questo che stiamo qui! Il mercato italiano è speciale, per il modo in cui percepisce il trend. Quello che sviluppiamo per il mercato italiano, funziona bene ne resto del mondo. Dal mio punto di vista, ci sono solo due mercati che funzionano in questo modo: l’Italia e il Giappone. Condividono lo stesso modo di “sentire” il mercato!»

Abbiamo riscontrato un cambiamento nell’orologeria in questo periodo. Per voi è cambiata la distribuzione o la produzione?

«Nella distribuzione, il cambiamento è stato sancito dal mercato. Quindi è cambiata anche la produzione. Per Hamilton la sfida sta nel continuare ad introdurre sul mercato la qualità, il design e le emozioni. Il tutto ad un giusto prezzo. Per Hamilton l’obiettivo è di rimanere in questo segmento di prezzo offrendo questi elementi.»

Le boutique online rappresentano un valore aggiunto o un problema per la normale distribuzione?

«Oggi abbiamo 9 piattaforme online. Si possono acquistare gli orologi negli USA, in Canada, in Italia, Svizzera, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Giappone. Inizialmente, il retail tradizionale non era molto contento perché la vedeva come una competizione. Ma alla fine, non lo è. Infatti, ora sono ben felici perché rappresenta uno strumento che offre informazioni. Rappresenta una finestra sul mercato. Ora i nostri clienti navigano sul sito per raccogliere informazioni sul prodotto che poi andranno ad acquistare in negozio. Quindi, ora è diventato un mezzo di supporto.»

Le boutique Hamilton sono presenti in Giappone e in Cina, ma non in Europa.

«Non è nella strategia del Brand di sviluppare una rete di boutiques Hamilton. Personalmente, credo che si potrebbe pensare ad un punto negli USA.

Potenzialmente si potrebbe pensare di aprire un punto in Italia per via di una forte consapevolezza del marchio.»

Hamilton è un orologio molto maschile, molto militare. Tuttavia, offre una collezione per le signore molto interessante.

«Oggi Hamilton ha un pubblico sia maschile che femminile. Consideriamo l’orologio Hamilton come un prodotto maschile, ma viene acquistato anche dalle donne. Abbiamo infatti una linea dedicata a loro, che peraltro riscuote successo.

La collezione femminile rappresenta per noi un’opportunità e ci stiamo lavorando.»

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L’INNOVAZIONE SI FA BELLA

LAURENT LECAMP RACCONTA COME È NATO IL QUADRANTE GHIACCIATO DELL’ICED SEA, UNO DEI MODELLI PIÙ ORIGINALI PRESENTATI A WATCHES & WONDERS GINEVRA

COME SI FA A METTERE un ghiacciaio sul quadrante di un’orologio? Come montare un movimento in un ambiente senza ossigeno? Ma sopratutto si è riusciti a creare degli orologi la cui qualità percepita è straordinariamente maggiore di quanto possa mostrare il cartellino del prezzo. Di questo e di una Montblanc orologiera che ci piace sempre di più e che si sta affermando su tutti i mercati, ne abbiamo parlato a Ginevra con Laurent Lecamp, General Manager della divisione orologeria della Casa.

Per voi del Dipartimento Orologi, la penna Montblanc è un ostacolo o un’opportunità?

«Credo che la vita sia fatta solo di opportunità. Quando mi sveglio tutte le mattine penso a mio nonno, che purtroppo non c’è più, e alle sue parole: “Laurent, la fortuna esiste, ma allo stesso tempo non esiste”. Quindi, tornando alla penna, io credo che ci aiutato molto. Ci ha aiutato tutti, perché lavoriamo insieme, scambiamo idee tutti insieme. E mi sento più forte nel sapere che noi “siamo” anche queste diverse categorie. Infondo, condividiamo gli stessi clienti. Pelletteria, strumenti di scrittura e ovviamente… orologi.»

I clienti lo capiscono?

«Alcuni affermano che Montblanc è famoso per i suoi strumenti di scrittura. Nessuno lo nega. Ma il mio obiettivo è quello di espanderci. Stiamo lavorando a dei movimenti che nessuno può sviluppare. Completamente artigianali. Nessuno lo sa, ma noi assembliamo e montiamo i nostri

movimenti. Il mio intento è di espanderci su tutti i mercati a livello mondiale.»

A Ginevra avete presentato la collezione Iced Sea: un orologio da immersione che viene dalle montagne?

«Nel 1913 la Maison crea e sviluppa la sua connessione con i ghiacciai: nasce il rinomato logo, la stella arrotondata che rappresenta la cima del Monte Bianco. Decisi che quella doveva essere la mia ispirazione e per questo partiui pern trascorre alcuni giorni da solo su quella montagna: avevo bisogno di osservare e basta. Una volta lì, pensai quanto fosse bello e mi venne in mente di creare un quadrante ispirato dal ghiacciaio. Andai in Svizzera, parlai con gli artigiani, mi dissero che ero folle e che era impossibile da realizzare. Come riprodurre l’effetto sulle superfici, gli spessori, la profondità, le ruvidità, la luce? Gli risposi che

Il Montblanc 1858 Iced Sea Automatic Date è disponibile in tre diversi colori del quadrante, ovvero blu, verde e nero, che rispecchiano le diverse colorazioni dei ghiacciai. Il ghiaccio blu si trova nella Mer de Glace del Monte Bianco ed è creato dalle bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio, mentre il ghiaccio verde si trova in Antartide ed è il risultato della presenza di microscopiche colonie di alghe della neve. Il ghiaccio si presenta invece nero quando è privo di inclusioni o bolle d’aria e assorbe quindi abbastanza luce da apparire nero.

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Laurent Lecamp - General Manager della divisione orologeria in Montblanc

GEOSPHERE ZERO OXYGEN

Il Montblanc 1858 Geosphere Chronograph 0 Oxygen LE290 verrà indossato dal nuovo mark maker della maison Nimsdai Purja durante la sua prossima spedizione sulla vetta dell’Everest. Da sempre dedita alla realizzazione di segnatempo professionali per gli esploratori contemporanei, Montblanc introduce nell’ultimo modello un movimento cronografico totalmente privo di ossigeno. “Zero Oxygen”, disponibile in edizione limitata a 290 pezzi, offre numerosi vantaggi agli esploratori che hanno bisogno di strumenti affidabili anche nelle condizioni più estreme. La totale mancanza di ossigeno all’interno del movimento non solo evita l’appannamento, possibile a causa dei drastici sbalzi di temperatura in quota, ma previene anche l’ossidazione.

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intercambiabile ed è regolabile fino a 7 posizioni.

Il fondello inciso mostra un iceberg e un subacqueo che nuota nelle acque glaciali. Nessun competitor mostra un fondello così. Infine, l’orologio è declinato in tre colori: blu, nero e verde. Sono un tributo ed un rimando ai colori di Madre Natura.»

Non è la vostra unica novità

«No, e ne approfitto per raccontarle un’altra storia interessante. Nel 1978 Reinhold Messner arrivò alla vetta dell’Everest senza ossigeno, per la prima volta nella storia. 44 anni dopo, a Maggio del 2022, Nimsdai Purja intraprenderà una nuova spedizione per raggiungere il Monte Everest senza ossigeno supplementare. Quindi, mi è venuta l’idea di creare un orologio che fosse connesso a lui. Indosserà Zero Oxygen al polso, il nuovo Montblanc 1858 Geosphere Chronograph 0 Oxygen. Ha lo stesso quadrante con motivo “ghiacciato”, ma per la prima volta, un Geosphere si presenta con cassa in titanio e funzioni cronografiche. Inoltre, sarà disponibile in edizione limitata a 290 pezzi come tributo all’altezza (in piedi) del Monte Everest. Una celebrazione doppia: un tributo a Messner per le sue imprese ed un tributo a Purja per quelle sue future.»

Quali sono le differenze tra Zero Oxygen e le altre creazioni orologiere?

«Innanzitutto, quando ci si trova in condizioni estremi, all’interno dell’orologio o sul quadrante si potrebbero creare delle goccioline d’acqua. In assenza di ossigeno l’orologio è privo di umidità. Seconda cosa, il processo di ossidazione.

In assenza di ossigeno, questo processo non avviene. Quindi in termini di qualità, si ha una salvaguardia del movimento. Terzo motivo, Messner e Nimsdai hanno affrontato la loro sfida senza ossigeno. Quindi ho voluto ricreare la stessa esperienza anche con l’orologio, rimuovendo l’ossigeno e sostituendolo con il nitrogeno.»

Come farete per l’assistenza post-vendita?

«Avviene solo a Le Locle. Abbiamo gli orologiai specializzati. Viene chiaramente rilasciato un certificato ufficiale che attesta che l’orologio ha zero ossigeno.»

Qual è stata la prima reazione da parte degli acquirenti?

«Il feedback è stato eccellente.»

Questo orologio ha sancito l’inizio della collaborazione con Nimsdai Purja? Com’è iniziato tutto?

«Ho incontrato Messner l’anno scorso e gli chiesi se poteva ripetere la spedizione sull’Everest. Mi ha detto di no. Però mi ha anche detto che Nimsdai era la persona giusta. Insieme al Marketing Team siamo riusciti ad instaurare una collaborazione che continuerà per un po’, non solo per un solo orologio. Abbiamo tante sfide da affrontare insieme! Per ora ci concentriamo su questa prima avventura sull’Everest.»

La complicazione meccanica di questo orologio non è delle più semplici.

«È un cronografo costruito interamente inhouse, un movimento cronografico totalmente di manifattura. L’idea ha preso forma nel febbraio dell’anno scorso. Un anno dopo abbiamo presentato l’orologio.»

Ci dobbiamo aspettare anche un GMT Iced Sea?

«Abbiamo lanciato un GMT quest’anno ed è fuori dagli schemi. È il primo al mondo ad indicare un secondo fuso orario sull’estremità del quadrante. Quindi si avrà un disco periferico che colora di un rosso acceso una delle 24 finestrelle che circondano il quadrante. Il tutto in assenza della lancetta aggiuntiva delle 24 ore. Sul fondello in titanio è inciso al laser l’emisfero settentrionale, dove Parigi è stata sostituita da Villeret, dove Montblanc è nata!»

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I MESTIERI D’ARTE CON LE LANCETTE

UNO DEGLI ERRORI PIÙ COMUNI che si possano fare parlando di Alta Orologeria, è il ricondurla esclusivamente alla svizzera ed a un pugno di marche dall’indubbia notorietà. In realtà la storia e l’esperienza ci ricordano che produttori di alto livello, alle volte anche con numeri piccoli ma altissima qualità, posso essere trovati anche al di furi del suolo elvetico: Zannetti è uno di questi.

Il produttore orologiero, ancora oggi guidato dal fondatore Riccardo Zannetti, è storicamente basato nel centro di Ramo, in Via di Monte d’Oro, ma per la sua produzione si avvale di maestri d’arte che operano in tutta Italia. Tanti i “mestieri” che rendono ogni singolo orologio un pezzo unico, dagli orologiai agli incastonatori, poi incisori, smaltatori, orafi, mosaicisti, micro-pittori.

Il 2022 è un anno importante per la marca, che ha iniziato la sua attività nel 1982 e festeggia quindi i quarant’anni di vita. La sua è una storia fatta di tanti modelli, alcuni in produzione da decenni, che rappresenta bene una visione della misurazione del tempo al di fuori degli stereotipi classici: «Il nostro primo modello ad essere entrato in produzione, ma anche ad averci regalato notorietà, è stato l’Impero negli anni ’80. Sempre in quel periodo alcune nostre clienti ricordano il Rana scrigno, un orologio gioiello esclusivamente femminile, come pure il Dafne. In tempi recenti la collezione Regent è senza dubbio quella più gettonata, specie nella variante Full-Sky, con il cielo dipinto: non a caso è uno dei nostri orologi più copiati. Iconici sono anche il Gladiatore, che utilizziamo per tanti

Riccardo Zannetti con i figli Ferdiando ed Edoardo, che stanno continuando la tradizione familiare. Nella pagina accanto, una versione squelette “full black” del Regent.

CAPITOLO 1 ZANNETTI 92
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In queste due pagine il Regent in vesione celebrativa dei 40 della Zannetti, con quadrante madreperla incisa e smaltata.

modelli personalizzati, e il Discobolo, che si presta perfettamente al pavé di pietre preziose. Un vero concentrato di tecnologia e arte è il Piranha, il nostro iper-sportivo, impossibile resistergli: al polso fa una figura pazzesca.»

Proprio in occasione dei suoi quarant’anni la Casa romana ha presentato una serie di orologi speciali celebrativi. Il primo ad arrivare è stato il Regent 40esimo, con quadranti in madreperla chaplevé e smalti policromi applicati a freddo. A questa collezione è poi seguito uno scheletrato total black su di un’idea Regent, ma soprattutto lo Zacharius 1982, un subacqueo interamente in bronzo, con quadrante in bronzo e smalto nero.

Riccardo Zannetti, quali sono state le tappe fondamentali nella storia del marchio?

«Abbiamo iniziato a produrre i primissimi pezzi, praticamente tutti fatti a mani, a partire dal 1982. Parallelamente realizzavo dei disegni per alcue importanti marche di orologeria. Alla fine degli anni ’80, con la partecipazione per la prima volta al Salone di Basilea, abbiamo fatto il santo e iniziato a lavorare solamente per noi.»

Quali i modelli più significativi-iconici?

«Il nostro primo modello ad essere entrato nella storia è stato, negli anni ’80 l’Impero. Sicuramente la linea Impero, negli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 è stata quella che ci ha regalato la prima notorietà. Sempre in quel periodo alcune nostre

clienti ricordano il Rana scrigno, un orologio gioiello esclusivamente femminile, come pure il Dafne. In tempi recenti la collezione Regent è senza dubbio quella più gettonata, specie nella variante Full-Sky, con il cielo dipinto: non a caso è uno dei nostri orologi più copiati, anche da qualche big… Iconici sono anche il Gladiatore, che utilizziamo per tanti modelli personalizzati, e il Discobolo, che si presta perfettamente al pavé di pietre preziose. Rimane solamente il Piranha, il nostro iper-sportivo, impossibile resistergli: al polso fa una figura pazzesca.»

Quali sono le ultime novità?

«Quest’anno facciamo quarant’anni e le collezioni vertono tutte a celebrare questa ricorrenza. Abbiamo creato dei Regent 40esimo, con quadranti in smalti policromi. Poi uno scheletrato total black su di un’idea Regent. Ma la grande novità è lo Zacharius 1982, un subacqueo interamente in bronzo, con quadrante in bronzo e smalto nero.»

Come descriverebbe la cifra distintiva del marchio?

«Un vero orologio artistico, unico al mondo, realizzato rispettando i mestieri d’arte.»

Qual è l’identikit di chi indossa uno dei vostri segnatempo?

«Persone sensibili alla bella orologeria, che si vogliono distinguere dalla massa e non fare parte del gregge.»

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Quanto puntate sull’ideazione di nuovi prodotti?

«Siamo continuamente alla ricerca di nuove idee: casse innovative, quadranti originali….»

Quanto contano, sull’ideazione di nuovi modelliprodotti, i desideri dei vostri clienti?

«Abbiamo un rapporto strettissimo con i nostri clienti e i loro desideri sono fondamentali per noi. Non a caso realizziamo tanti modelli “sartoriali”, dove parti dell’orologio, spesso il quadrante, vengono disegnate seguendo delle precisie indicazioni del cliente stesso.»

Come un brand italiano regge il confronto con i competitor svizzeri o internazionali?

«Siamo troppo piccoli per confrontarci con le realtà d’oltralpe. Ci piace stare nella nostra piccola nicchia, dove cresciamo di giorno in giorno, di anno in anno.»

Quanto pesa l’italianità nell’orologeria?

«Moltissimo. Dietro ogni marchio importante c’è sempre tanta Italianità: maestri orologiai, disegnatori, imprenditori, creatori, innovatori…

Noi siamo tra questi.»

In che modo il marchio intercetta il pubblico più giovane?

«Usiamo i social, ma siamo comunque una marca di nicchia. Riusciamo però ad intercettare nuovi appassionati, spesso giovani, durante le manifestazioni fieristiche e gli eventi. Ci è capitato più volte di incontrare ragazzi, molto giovani e molto preparati, che ci chiedevano mille dettagli sui nostri prodotti. È una bella maniera per fare nuove conoscenze.»

L’Italia è per voi un mercato importante?

«Siamo italiani, amiamo l’Italia e gli Italiani.

Ci capita però più spesso di essere capiti e apprezzati lontano da nostro paese, nel Far East, negli Stati Uniti, nei Paesi Arabi.»

I vostri orologi sono un buon investimento nel tempo?

«Tutti gli oggetti di valore sono un buon investimento, perché mantengono la loro bellezza e il loro interesse per sempre. I nostri orologi sono oggetti di valore.»

Come ha affrontato il marchio la crisi?

«Per molti versi abbiamo sofferto, come tutti. Difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, difficolta nel contatto con i nostri maestri artigiani. Ma abbiamo mantenuto il contatto con i nostri clienti usando la tecnologia, quindi telefono, messaggi, videochiamate. I risultati sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative.»

Quali sono le vostre sfide per il futuro?

«Ritornare ad essere presenti nel Far East, in Cina soprattutto. Avevamo iniziato un bel percorso, è ora di riprenderlo.»

Quali sono i prossimi importanti appuntamenti?

«Siamo appena stati a Dubai ad una bellissima manifestazione tra auto e orologi. Poi sarà la volta a metà luglio del Sije, il Singapore International Jewelry Expo 2022 che finalmente torneremo a fare dopo due anni di fermo, poi gli Stati Uniti. Appena dopo l’estate seguiremo alcuni eventi legati al mondo degli yacht, a partire dal salone di Cannes.»

Quanto punta il marchio su testimonial e pubblicità?

«I nostri testimonial migliori sono i clienti stessi, che indossando sempre con grande orgoglio una Zannetti al polso: sanno che si tratta di orologi unici nel loro genere.»

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Il subacqueo Zacharius con cassa in bronzo, si tratta di un modello celebrativo dei 40 della Zannetti.

IL SIGNORE DELLE LANCETTE

Nato a Vercelli, dopo il diploma di Maestro d’Arte, Paolo Cattin conseguito all’Istituto Benvenuto Cellini di Valenza, ha lavorato come orefice e incassatore presso alcune ditte, tra le quali “Gioielli di Mario Fontana”. Dopo sette anni di laboratorio orafo si è trasferito nel negozio di Vercelli al fianco di suo padre Mario Cattin, esperto orologiaio, dove si è specializzato nel commercio di orologi d’epoca e da collezione, così da completare la propria formazione in campo orafo-orologiero.

Ha lavorato inoltre per alcune case d’asta, tra le quali la “Meeting Art” di Vercelli e “Antiquorum”, e collaborato alla realizzazione del libro “Collezionare Orologi da Polso” edito dalla Mondani editore. Dal 2001 al 2012 si è occupato del negozio di Milano, portando l’azienda ad essere la prima realtà in Italia nell’acquisto di preziosi a livello professionale, per poi replicare la stessa attività in Svizzera a partire dal 2014 con Day Trading. Ora Paolo Cattin è un collezionista di orologi di lusso di fama internazionale ed è proprietario della più grande collezione al mondo di Rolex Daytona nati con il cinturino in pelle.

Questa posizione di prestigio gli permette di essere sempre in contatto con i più importanti player a livello internazionale, e lo rende in grado di fare delle offerte di acquisto molto professionali.

“Ambrosiano” per Paolo Cattin è un nuovo progetto dedicato ad un pubblico esigente, che crede nella professionalità e nella qualità del servizio dedicato a chi desidera vendere i propri oggetti preziosi. Infine, per i pochi che ancora non lo sapessero, Paolo Cattin è autore di Investire in orologi di lusso, un vero e proprio best-seller per il mondo dei segnatempo, primo di una seire vi volumi dedicata a chi vive le lancette con passione.

Cosa sta succedendo oggi nel mondo dell’orologeria?

«Tecnicamente la tecnologia a supporto del mondo delle lancette ha raggiunto dei livelli stratosferici. Di conseguenza non è così raro prendere in mano un orologio che costa 10.000 oppure 15.000 euro ed avere la sensazione che valga tre o quattro volte tanto. Questo perché la tecnologia ha fatto dei passi in avanti enormi.»

In Alto, Paolo Cattin, figlio d’arte e commerciante da oltre quarant’anni, autore del libro Investire in orologi di lusso. Oggi è uno dei maggiori esperti nel settore orafo orologiero oltre ad essere collezionista di fama internazionale.

A sinistra, Rolex Daytona ref. 16519 Sodalite otto brillanti 1997. A destra, ref. 16519 grossulaaria 8 brillanti, 1997. Sono gli unici Daytona che montano quadranti in pietra.

Nella pagina accanto, un quadrante prototipo in lapislazzuli, mai commercializzato, montato su Rolex Daytona ref. 16518 del valore di oltre cinque milioni di euro.

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In questa pagina quattro Rolex Daytona ref. 16519. Da sinistra, un prototipo quadrante color mela mai commercializzato; un rarissimo, probabilmente unico, quadrante bianco virato panna; un quadrante salmone prototipo realizzato in otto esemplari; un quadrante bianco numeri arabi. Quattro pezzi assolutamente straordinari.

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IN QUESTA PAGINA

Due Rolex Daytona ref. 16518, in alto per Beyer (comprato direttamente da Beyer, completo di scatola e garanzia, verificato) e in basso per Tiffany (venduto in asta da Phillips, completo di scatola e garanzia, verificato).

NELLA PAGINA ACCANTO

Da sinistra, uno dei Daytona oro/pelle più rari del mondo, fino ad oggi inedito: ref. 16559, successivamente prodotto come Leopard con l’arrivo nuova meccanica; ref. 16589 Ruby con quadrante grossularia, l’unico al mondo conosciuto con anche la specifica del quadrante scritta sulla garanzia; ref. 16599, full set, quadrantw pavé, incici e lunetta in zaffiri blu.

Un esempio?

«Basta osservare attentamente un Daytona in Oystersteel da 12.800 euro: studiandolo nei minimi particolari si ha un valore percepito di 25.000 euro, non di meno. Dai materiali alla loro lavorazione, la qualità del quadrante, delle lancette, le finiture maniacali. Tutto questo, ritornando ad un discorso generale, non è assolutamente da sottovalutare, perché è uno degli elementi che ha fatto sì che questo mercato avesse lo spazio di crescere com’è cresciuto. Nella sopravalutazione odierna, lo ripeto, c’è anche un motivo che riguarda la tecnologia.»

Ma allora è solo una motivazione tecnologica?

«No. In una società dove grazie all’online si muove tutto ad una velocità incredibile, entra in gioco anche il fattore emotivo. Un esempio, se devi andare ad una cena con un personaggio di un certo tipo, oppure in un ambiente dove devi fare una figura importante, cerchi di adeguarti nel più breve tempo possibile e l’orologio per l’uomo è sempre il massimo segno di distinzione.»

La soluzione?

«La mia è futuristica: togliere i prezzi di listino e lasciare che i commercianti vendano al prezzo che desiderano, anzi al prezzo di mercato. Certo, tutto questo con il consenso della Casa madre.»

Quindi alzare comunque i listini?

«Se lo facessero, prima di tutto ci sarebbe un’immediata selezione naturale. Dopo di che la visuale diventerebbe di nuovo nitida.»

Torniamo a Paolo Cattin. Pur vivendo nel mondo dell’orologeria ti consideri un collezionista?

«Assolutamente sì. Lo dimostra il fatto che ho acquisito tanti pezzi senza badare al loro prezzo, ma inseguendone soltanto la qualità o la rarità.»

Consiglieresti di fare lo stesso anche agli appassionati?

«In questo momento nell’orologeria c’è veramente troppa gente che specula. Al vero appassionato consiglio di acquistare seguendo l’istinto, la libidine di possedere uno specifico modello, non l’investimento. Altrimenti

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sembra che stiamo acquistando qualcosa dal ferramenta. Il segnatempo occupa una sfera anche culturalmente rilevante, non può essere banalizzato.»

Abbiamo fino ad adesso parlato di modelli contemporanei: cosa pensi del mercato del vintage?

«Qui la situazione è ben diversa, in quanto il mercato del vintage è ben consolidato e in crescita: se l’orologio è di qualità e abbastanza raro, si trova con sostanziale facilità il cliente disposto a pagarlo al suo corretto valore. Inoltre nel caso dei modelli d’epoca, le flessioni che abbiamo osservato sin dagli anni ’90, sono sempre state riprese e il mercato si è sempre risvegliato, naturalmente mettendo al primo posto la qualità.»

Quindi la qualità nel vintage è vincente?

«Sì. Nelle aste internazionali i pezzi più importanti raggiungono aggiudicazioni stratosferiche.»

Mettiamoci dalla parte di chi compra: quale consiglio daresti a chi si approccia al collezionismo delle lancette?

«Consiglio di prendere un orologio di qualità, guardando al prezzo ma neanche troppo e scegliendo qualcosa di insolito, di non visto.»

Non sono cambiati anche i clienti? Ad esempio, oggi sembra che tanti giovani o giovanissimi, spesso asiatici ma non solo, si stiano appassionando all’orologeria.

«Il mercato altissimo oggi viene movimentato proprio da chi, spesso giovane o giovanissimo ma con delle disponibilità economiche importanti, vuole un determinato modello “subito”. In quel momento esatto le quotazioni raggiungono il massimo, ma a quel tipo di cliente interessa poco o nulla quanto spende, vuole solamente indossare immediatamente l’oggetto del desiderio.

C’è però un modello che è al centro dei tuoi interessi.

«Il Daytona con il cinturino in pelle. È diventato l’oggetto dei miei desideri ma anche la mia principale collezione.»

AMBROSIANO

Ambrosiano ha l’obiettivo di essere un punto di riferimento per la clientela di fascia media e alta che sa premiare la qualità del servizio, dell’ambiente e dell’esperienza nel suo complesso.

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L’ELEGANZA DELLA MECCANICA

LO SCORSO MAGGIO, nello splendido scenario di Villa d’Este sul Lago di Como, si è svolto l’omonimo Concorso d’Eleganza, una delle manifestazioni automobilistiche più belle e importanti al mondo. Dal 2012, A. Lange & Söhne è partner di questo evento e anche quest’anno, come d’abitudine, la manifattura sassone ha premiato il vincitore della categoria “Best of Show” con un modello unico, realizzato appositamente per l’occasione. Per la cronaca quest’anno il riconoscimento è andato a Andrew Pisker, che con la sua Bugatti 57 S del 1937 è stato il favorito dalla giuria e dal pubblico. Il vincitore è apparso visibilmente entusiasta nel ricevere l’orologio, un 1815 Chronograph realizzato in oro bianco con il quadrante in oro rosa massiccio e il coperchio del fondello inciso a mano.

A Villa d’Este abbiamo incontrato Anthony de Haas, direttore del reparto Sviluppo Prodotto in A. Lange & Söhne, conosciuto e apprezzato dai tanti estimatori della marca per le sue doti tecniche e di comunicazione.

Villa d’Este: perché questa scelta? «Siamo in questo evento straordinario dal 2012. Il mondo dell’orologeria e quello dell’automobilismo sono collegati, c’è una certa sinergia. Le emozioni sono uguali. Rubando le parole al mio ceo Wilhelm Schimd: il Concorso è la celebrazione della bellezza, che non si rispecchia solamente nella splendente carrozzeria delle auto, ma anche sbirciando nel cofano motore. Questa bellezza è paragonabile a quella che caratterizza i nostri segnatempo.»

L’orologio per il vincitore della categoria “Best of Show” del Concorso d’Eleganza Villa d’Este è un esemplare unico, con coperchio fondello inciso e personalizzato. Il modello di serie, il 1815 Chronograph (senza coperchio del fondello) è realizzato in oro bianco o oro rosa e il quadrante nero o argenté ed è disponibile in argento massiccio. Il movimento è un calibro di manifattura Lange L951.5, Carica manuale, 60 ore di riserva di marcia.

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IL CONCORSO D’ELEGANZA DI VILLA D’ESTE È UNO DEI PIÙ IMPORTANTI APPUNTAMENTI MONDIALI PER QUANTO RI<GUARDA IL MONDO DELLE AUTO D’EPOCA. IN MEZZO A SPETTACOLRI FUORISERIE, ABBIAMO INCONTRATO ANTHONY DE HAAS, DIRETTORE DEL REPARTO SVILUPPO PRODOTTO DELLA CASA TEDESCA
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Sotto, Anthony de Haas (55 anni), direttore del reparto Sviluppo Prodotto in A. Lange & Söhne.

A destra, Andrew Pisker accanto alla sua Bugatti 57 S del 1937 con cui ha vinto il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este.

Se qualcuno le chiedesse un Lange pezzo unico, magari con raffigurata una delle auto che vediamo qui a Villa d’Este?

«No, non realizziamo orologi personalizzati. La nostra produzione è già contenuta, tanto da considerare ogni orologio speciale. Può capitare un cliente che ci chiede un’edizione speciale con qualche diamante. Ma sono veramente pochissimi e poi abbiamo già i nostri problemi con i modelli della produzione normale. Dopo il primo giorno di Watches and Wonders a marzo, il rappresentante mi disse: “Ma perché soltanto 250 esemplari dell’Odysseus? Ne avrei potuti vendere 500!” ed io: certo… ma siamo noi che non saremmo stati in grado di produrne 500!»

Sono ormai 18 anni in Lange & Sohne. Come fa a “rimanere sul pezzo”?

«Credo sia importante mantenere la propria mente “viva”, aperta e vigile, stando attenti a ciò che avviene intorno, sia nella propria industria ma anche al di fuori. Non pensare solamente agli orologi. Come nella vita, ci sono gli alti e i bassi. Ci sono momenti in cui siamo un po’ scarichi, ma poi arrivano quei momenti di adrenalina. Tra i vari ruoli che ho, c’è anche quello di motivatore, stimolare il team. Non sono solo, non è un “One Man Show”, è un lavoro di squadra. Soprattutto con i tedeschi, che sono molto ‘seri’. Lo humour è terapeutico!

Poi ci sono le reazioni dei collezionisti e dei giornalisti, altro forte motore d’ispirazione. Credo che

il modo migliore sia di lasciare che tutto fluisca, far sì che ti arrivi l’energia.

Inizialmente, sentivo il peso della pressione. Le idee non sempre mi venivano. Ma è normale! Non si possono avere idee nuove tutti i giorni!

Per esempio, il Richard Lange e il Terra Luna sono nati in giorno. Abbiamo iniziato ad avere idee, a discutere, a far fluire le nostre energie creative.

Poi abbiamo trasferito il tutto su delle bozze, dei disegni. Ed infine, su questi abbiamo iniziato a lavorarci sul serio. Abbiamo una serie di progetti su disegno che ci terranno impegnati per i prossimi 6/7 anni! Ovviamente non stiamo parlando di variazioni cromatiche oppure metalli diversi. Questo è lo standard. Si chiama gestione del ciclo di vita. Parlo di idee nuove, idee folli.»

Quanto tempo impiegate per arrivare dall’idea all’inizio della produzione in un orologio complicato?

«Per un grande complicato ci sono voluti otto anni. Per una ripetizione minuti cinque anni. Tra i miei compiti non c’è solo quello di creare orologi nuovi, ma se possibile, di creare un ampio know-how in maniera tale da lasciare un patrimonio reale di cultura ed esperienza.»

Facciamo cadere un mito: un orologio tedesco può essere divertente?

«Ma certo! Io sono olandese. I tedeschi hanno la reputazione di essere sempre seri e di base è vero. Ma sanno essere anche divertenti. Io li stimolo, li provoco. A volte sono serissimi, ambiziosi, esigenti. Ed è un bene, perché io stesso voglio arrivare

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1815 CHRONOGRAPH che A. Lange & Söhne assegna tradizionalmente al proprietario dell’auto vincitrice della categoria “Best of Show”.

alla perfezione. Ma è bene allentare, lasciarsi andare e guardare altre prospettive da angolazioni diverse. Perché questo vuol dire evolversi. A volte il problema di questa nostra società, è che ci si prende troppo sul serio. Non bisogna cadere nella trappola di sentirsi troppo importanti.

Non lo siamo. Io stesso, sono uno degli ingranaggi di Lange. È una questione di squadra. Dipendiamo gli uni dagli altri. Gli altri ci vedono come seri, in realtà noi ci divertiamo a lavoro!.»

Odysseus ha inaugurato un nuovo capitolo per Lange & Sohne. Ora che sono passati tre anni dalla presentazione è possibile tracciare un primo feedback?

«Il feedback è pazzesco! Abbiamo una lista di attesa lunga tre anni! Ad essere sincero, non mi aspettavo un tale successo. Quando inizia a lavorare in Lange nel 2004, mi ritrovai i progetti lasciati dal fondatore e primo CEO di Lange, Günter Blümlein, il quale aveva già pensato di produrre un modello sportivo in acciaio.

Ad un certo punto, abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di lavorarci. Il mondo dell’orologeria aveva già i suoi modelli iconici, come il Nautilus e il Royal Oak.

Noi dovevamo pensare a qualcosa di diverso, un nuovo volto. Quindi il team ricerca e sviluppo ci ha lavorato e il risultato è stato l’Odysseus. Indossare un orologio è un’esperienza emotiva. Non è un qualcosa di necessario, quindi si tratta di emozione. Abbiamo creato prototipi di diverse misure, diversi design. Ma alla fine, siamo riusciti a creare qualcosa di identificativo. Il feedback è stato eccezionale.»

Molti lettori si chiedono: visto che la richiesta è tanta, perché semplicemente non si aumenta la produzione?

«Credo che dobbiamo ancora recuperare l’effetto del lockdown. Per aumentare la produzione dobbiamo parimenti aumentare il numero degli orologiai e ci vuole tempo per questo.

Inoltre l’orologiaio che lavora sulla produzione dell’Odysseus è lo stesso che lavora sul Lange 1, con la stessa specializzazione.

Certo, al nostro interno abbiamo una scuola di orologiai e il corso dura circa tre anni, ma si tratta di un corso di orologeria generale e in Lange,

lavorano gli orologiai, non gli studenti.»

Il Lange 1 Tourbillon costa oltre duecentomila euro, circa lo stesso prezzo all’incirca di una Ferrari Portofino.

Ci spiega com’è possibile?

«Il Lange 1 Tourbillon è un orologio complesso. Ci vuole tempo per svilupparlo e realizzarlo. Per un Lange 1 con fasi luna ci vogliono circa 2 anni. Per un tourbillon, ci vuole di più. Inoltre, questo orologio richiede il lavoro manuale di un uomo. Ovviamente, è un macchinario a realizzare i componenti. Ma poi ci vuole un uomo per eseguire tutti i procedimenti artigianali. Per realizzare la gabbia di un tourbillon abbiamo 3 o 4 signore che ci lavorano e si tratta di un centinaio di pezzi piccolissimi. Ci vogliono circa 5 giorni solo per la gabbia. Poi, il movimento richiede 12 giorni. Per non parlare poi dei controlli e delle verifiche a cui sono sottoposti questi movimenti. Tutto questo ha un costo altissimo, che si riflette sul ridottissimo numero di esemplari che riusciamo a realizzare ogni anno: questo spiega il prezzo così alto, basato semplicemente su migliaia di ore di studio, sperimentazione e costruzione.»

Auto e orologi, lo stesso pubblico di appassionati e di compratori?

«Questi due mondi hanno molte similitudini. Molti orologiai hanno la passione delle automobili. A volte capita che un collezionista debba revisionare un orologio. Noi consigliamo una revisione ogni 8 anni. La spesa sostenuta per la revisione spesso sorprende il cliente. Ma noi lo spieghiamo con l’esempio della revisione di una macchina. Ogni anno necessita di una revisione. Per quanto la revisione di una macchina richiede la mano dell’uomo, a differenza di quello che accade con un orologio, non richiede uno smontaggio totale dei componenti eseguito a mano. Basti pensare alla complessità dei rubini, del bilanciere.»

Un Lange è un’investimento?

«Certo! Prendiamo come esempio l’Odysseus. Ci sono persone che speculano. Quindi curiamo con attenzione la destinazione di ogni modello. Noi vogliamo sapere dove va e soprattutto a chi va.»

Il Concorso d’Eleganza Villa d’Este, che come da ricorrenza anche quest’anno si è tenuto a maggio, ha ospitato sulle rive del Lago di Como le più affascinanti auto d’epoca provenienti da tutto il mondo e si è celebrato all’insegna della bellezza, dell’eleganza e della più alta raffinatezza meccanica.

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FEDELI AL DNA

TIME TO WATCHES, il nuovo evento orologiero di Ginevra dedicato ai marchi creativi e innovativi, che si è svolto in contemporanea a Watches & Wonders, ha ottenuto il successo sperato. In un mercato privo di incontri faccia a faccia da molto tempo, anche la Maison Tonino Lamborghini ha optato per presentare la sua nuova collezione di orologi automatici e al quarzo durante questa prima edizione ginevrina. Dopo aver lanciato nel 2019 una prima linea interamente prodotta in-house, Ferruccio Lamborghini, Ceo e Vicepresidente del brand italiano di accessori e progetti per il settore Real Estate, ci racconta le novità di una collezione tutta da scoprire che comprende l’automatico NOVEMILLIMETRI, che deve il suo nome proprio allo spessore della sua cassa ultrasottile in titanio; il cronografo New Spyder che si contraddistingue per le linee moderne, nette e spigolose, con una cassa dal diametro più piccolo rispetto alle sue versioni precedenti per assicurare maggiore ergonomia e comfort al polso; e, infine, il primo modello femminile, il Cuscinetto Lady, che si rifà a uno dei grandi classici del marchio nato nei primi anni ’80.

Grandi aspettative da questa prima edizione di Time to Watches: come è stata accolta questa nuova collezione?

«In maniera entusiasmante, in particolar modo il NOVEMILLIMETRI che è il prodotto su cui abbiamo deciso di puntare di più. Ciò rappresenta una grande soddisfazione sia per me che per l’intero staff che ha lavorato sui nuovi

modelli. È stato davvero un momento importante per la nostra realtà, di grande riconoscimento. Finalmente abbiamo percepito un vero ritorno alla normalità dopo le problematiche legate alla pandemia e ciò ci ha aiutato a porre le basi per un bellissimo lavoro futuro».

Cosa è piaciuto di più del NOVEMILLIMETRI?

«È stato capito lo spirito con cui abbiamo sviluppato il prodotto e qual fosse l’obiettivo della nostra nuova proposta, ovvero un segnatempo caratterizzato da un design che strizza l’occhio al classico, ma è tutt’altro che classico; aggressivo ma allo stesso tempo pulito; con linee forti ma allo stesso tempo molto slim. Un orologio dall’appeal che potremmo definire molto “tagliente”. Abbiamo cercato di dare una direzione leggermente diversa rispetto a quanto fatto nel passato e a quanto normalmente evochi il nostro DNA. “Less is more” è stato il motto che ci ha accompagnato durante l’intera produzione dei nuovi segnatempo ed è stato un approccio che è piaciuto molto, in questo caso infatti il “less” è da considerare un plus della collezione. Non una vera e propria inversione di rotta, ma un diverso approccio stilistico studiato in collaborazione con il designer Fulvio Locci».

Come avete coniugato il vostro DNA automobilistico con l’ingegneria orologiera?

«L’approccio dal punto di vista tecnico è rimasto il medesimo con il quale abbiamo sviluppato la collezione a partire dal 2019. Abbiamo cercato di

CAPITOLO 1 TONINO LAMBORGHINI 110
IL SEGNATEMPO AUTOMATICO NOVEMILLIMETRI, IL CRONOGRAFO NEW SPYDER E IL PRIMO MODELLO DA DONNA SONO LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA COLLEZIONE DI OROLOGI 2022 CHE IL BRAND DEL TORO HA PRESENTATO A “TIME TO WATCHES”.
IDEE 111

enfatizzare il design attraverso soluzioni con un grado di complicazione diverso rispetto al passato e adattate alla nostra natura, perché, anche guardando in generale alla storia del marchio, non siamo mai stati riconosciuti per orologi dalla cassa rotonda o dalle linee morbide. La clientela moderna è diversa rispetto al passato, è più attenta e più esperta».

Come fate a conciliare la storicità e l’iconicità di un marchio storico come il vostro con un prodotto che invece sul mercato deve essere assolutamente innovativo?

«Credo sia una dote innata del brand: cercare di essere sempre innovativi, abbinando l’approccio al business attraverso l’identità del brand.

Ritengo che al nostro interno ci sia, da sempre, una mentalità molto elastica proprio perché lavoriamo su progetti e categorie merceologiche differenti. Per noi è abbastanza naturale cercare di proporci sul mercato con qualche cosa che risulta leggermente fuori dagli schemi».

E in questo caso le tradizioni quanto pesano? Sono un plus oppure no?

«Il processo è sempre una questione di equilibrio tra opportunità e limiti».

Perché avete deciso di creare un orologio femminile?

Le donne hanno gusti ed esigenze stilistiche diverse.

È stato complicato realizzare questo primo modello?

«Assolutamente no. La volontà di presentarsi

sul mercato con un prodotto femminile è nata da mio padre, io ho sposato il progetto e l’ho seguito cercando di indirizzarlo passo passo su sviluppo tecnico e produzione. Mio padre ama sempre ricordare che l’azienda agli albori del suo percorso, parliamo degli anni ’80, primi anni ’90, aveva un fatturato che era suddiviso più o meno equivalentemente tra donna e uomo. Poi, con il passare del tempo, per differenti motivi, ci siamo spostati di più verso il target maschile. Per quanto riguarda il modello, non potevamo che ripartire dal Cuscinetto, perché il cuscinetto a sfere, oggi come allora, simboleggia il DNA del brand: un’azienda in continuo movimento, un marchio italiano che si è ispirato al suo patrimonio meccanico per innovare con un design sempre audace».

Una curiosità: quando vedi un Tonino Lamborghini al polso di un estraneo che emozioni ti suscita?

«Sono sempre molto felice. Trascorso l’entusiasmo del primo momento però divento subito critico. Quello a cui presto maggiormente attenzione è come sta indosso perché ognuno di noi ha un polso diverso. Osservo, per esempio, se è estremamente graffiato o se invece è in ottime condizioni, cercando di capire se posso interpretare gli alert per sviluppi futuri.»

E ora su cosa state lavorando?

«Non voglio anticipare troppo ma svilupperemo sicuramente il Novemillimetri, diversificando l’offerta e proponendolo in nuove varianti».

113 IDEE

Commodoro

CAPITOLO 2
PHOTO CARLO BORLENGHI

LA CASA OROLOGIERA FIORENTINA OGGI SI CONFERMA TRA LE PIÙ

SUI TEMI LEGATI ALLA SOSTENIBILITÀ AI QUALI

AGGIUNGONO

L’AMORE PER IL MARE

IL FATTORE TEMPO è diventato un elemento cruciale. Anche perché di alternative non ce ne sono. Lo abbiamo toccato con mano in questi ultimi mesi. La questione ambientale tocca tutti noi davicino, in un modo o nell’altro. È arrivato il momento di agire. Non più a parola ma con azioni concrete. Come quelle messe in campo da Panerai. La casa orologiera fiorentina oggi si conferma tra le più attive sui temi legati alla sostenibilità ai quali si aggiungono i tanti progetti avviati a sostegno della salvaguardia dell’ambiente. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto lo scorso anno con il lancio del Submersible eLAB-IDTM. Non un segnatempo qualsiasi. Piuttosto è la prova concreta che anche l’industria delle lancette può fare la sua parte. Si tratta di un progetto visionario fortemente voluto dal Ceo della Maison, Jean-Marc Pontroué, che con questo segnatempo ha aperto un nuovo importante capitolo nella storia di Panerai. «Abbiamo voluto portare un nuovo messaggio al mondo dell’orologeria - ha commentato Pontroué - La nostra ambizione è cambiare il modello di business e guardare con occhi diversi questo settore. Un marchio come Panerai èlegittimato a farlo. È la sua storia a dircelo. Siamo un laboratorio d’idee e in virtù di questo abbiamo avuto sempre un approccio pioneristico. Non vogliamo però essere da soli. L’idea alla base di questo progetto è creare una piattaforma condivisa nella quale mettere a disposizione e condividere il know-how e le conoscenze fin qui raggiunte anche con altre case orologiere». Detto, fatto. Il Submersible eLAB-ID va oltre la logica di un concept watch, rappresenta il paradigma del cambiamento. Cambiamento che passa necessariamente dalla volontà di acquisire nuove conoscenze. In che modo? Allargando gli orizzonti. «Ci siamo rivolti ad aziende dei settori automotive e aerospaziale, solo per citarne alcuni. In molti casi non avevano esperienza nel campo del riciclo e lo sforzo che abbiamo richiesto è stato esplorare con noi nuove soluzioni in tal senso. Questo orologio segna l’inizio di una nuova epoca per l’industria orologiera», prosegue Pontroué.

PANERAI COMMODORO 116
ATTIVE
SI
I TANTI PROGETTI AVVIATI A SOSTEGNO DELLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE Di Matteo Zaccagnino
PANERAI

Per la 36a America’s Cup 2020, Panerai è partner del Team Luna Rossa Prada Pirelli.

Con la collezione Luna Rossa, Panerai presenta quattro orologi iconici disegnati per il Team, il Challenger of Record della 36a America’s Cup 2020. È con grande orgoglio che Panerai ha creato questi segnatempo che rappresentano una nuova storia italiana associata al mare, all’eccellenza e innovazione.

PANERAI COMMODORO 117

Nel 2009 per celebrare la passione per il mare, Officine Panerai acquista e ristruttura Eilean, un ketch bermudiano del 1936, realizzato nel leggendario cantiere navale di Fife. Ci vogliono ben tre anni per riportare Eilean in mare e ripristinare la sua bellezza originale, grazie alla restaurazione portata a termine dal cantiere navale Francesco Del Carlo di Viareggio. Dopo 40.000 ore di lavoro, la cerimonia di inaugurazione di Eilean si tiene il 22 ottobre presso la sede della Marina Italiana a La Spezia.

Attraverso questo sforzo congiunto è stato possibile portare a termine il progetto ambizioso di concepire il primo orologio composto per il 98,6 per cento da elementi riciclati o rigenerati. Da quel momento nulla è stato più come prima. Almeno per Panerai che ha fissato come obiettivo da raggiungere nel 2025 quello di avere il 30 per cento delle collezioni realizzate con materiali riciclati.

Un primo passo in questa direzione lo si è visto a Watches & Wonders 2022. Il salone dell’alta orologeria svoltosi in primavera a Ginevra, è stata l’occasione per svelare al mercato la collezione Panerai Submersible QuarantaQuattro eSteel. Su 137 grammi di peso totale del segnatempo il 52 per cento, ovvero 72 grammi, è costituito da materiali riciclati. Il ragionamento non si limita solo alla cassa

ma si estende anche ai cinturini. Le due soluzioni proposte sono concepite in un caso con PET riciclato e la seconda in caucciù rigenerato. Il tutto senza minimante intaccare lo stile, il design e le performance tecniche che contraddistinguono da sempre i segnatempo della Maison fiorentina. Il Panerai Submsersible QuarantaQuattri eSteel porta in dote una cassa di 44mm la cui resistenza all’acqua è garantita fino a una profondità di 300 metri diventando così all’occorrenza il compagno ideale per vivere il mare nella sua dimensione ideale. Già, il mare. Quest’ultimo da sempre considerato soprattutto per Panerai un importante laboratorio di ricerca per mettere a punto nuove soluzioni tecniche è diventato oggi un patrimonio da salvaguardare. In tutti i modi. Sono questi i presupposti che, per

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esempio, hanno dato vita attraverso il progetto Ocean Literacy alla partnership con IOC-UNESCO - la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO - l’agenzia responsabile del Decennio delle Nazioni Unite per la Scienza degli Oceani per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030). La collaborazione iniziata lo scorso anno e che proseguirà per tutto il 2022 avrà come focus l’educazione, e il coinvolgimento dell’industria. In quest’ottica la Maison ha lanciato una campagna mondiale in 100 università del mondo per far capire agli studenti come l’impegno assunto da un marchio del lusso come appunto Panerai possa rappresentare una risorsa importante per la salute del pianeta. A questa iniziativa se n’è aggiunta un’altra che ha visto la Maison scendere al fianco di Razer, azienda

specializzata nella produzione di accessori destinati agli appassionati di videogiochi, per sostenere il progetto per la salvaguardia delle mante portato avanti dall’organizzazione no-profit Conservation International. «La nostra collaborazione con Razer e Conservation International dimostra il nostro approccio a 360 gradi che si prefigge come obiettivo il miglioramento dell’ambiente marino. Il progetto dimostra in modo convincente che la salvaguardia della fauna oceanica non è un gioco a somma zero. Al contrario, anche dalla protezione della manta si arriva a ottenere un ecosistema sano, comprese le persone che ne fanno parte», afferma Jean Marc Pontroué, CEO di Panerai. Ma il legame tra la maison e il mare si rinsalda attraverso Eilean, il ketch bermudiano del 1936 progettato da

Movimento meccanico a carica automatica, calibro P.9100, interamente realizzato da Panerai, 13¾ linee, spessore 8,15 mm, 37 rubini, bilanciere in Glucydur, 28.800 alternanze/ora. Dispositivo antiurto Incabloc. Riserva di carica di 3 giorni, due bariletti. 302 componenti. Costa 19.900 euro

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Panerai Submersible Chrono Mike Horn Edition - 47mm PAM01291

Nello scorso marzo Panerai ha annunciato il suo ingresso nel Web3 in collaborazione con Arianee. Panerai realizzerà un’esclusiva serie di NFT in edizione limitata, con il lancio del Radiomir Eilean Experience Edition, un orologio in edizione limitata disponibile in soli 50 esemplari. Ogni NFT sarà associato a una marca temporale per riflettere l’unicità e le specificità dell’esperienza di ogni compratore, che diventerà così possessore di un’eccezionale fusione tra un’opera d’arte e un’esperienza. A partire dall’Eilean Experience, il viaggio per il Mediterraneo a bordo dello yacht Eilean che salperà dalla Costiera Amalfitana, gli esclusivi NFT apriranno una nuova frontiera delle possibilità offerte da questa tecnologia. Ai possessori dei NFT Genesis sarà garantito l’accesso prioritario a tutte le future iniziative di Web3 lanciate da Panerai, nonché l’invito ad esclusivi servizi, eventi e offerte del brand.

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William Fife III tornato oggi a navigare in qualità di ambassador con i colori di Panerai.

Senza contare il supporto a Luna Rossa Prada Pirelli Challenge la sfida tutta italiana alla Coppa America rinnovato anche per la prossima edizione. Non è un caso. Oltre ai valori legati all’innovazione e alle performance l’America’s Cup è una manifestazione che guarda sempre con maggiore attenzione alle questioni ambientali. Tra le tante iniziative che caratterizzeranno nel 2024 l’evento in programma nelle acque di Barcellona attraverso tutta una serie di iniziative, l’obbligo da parte di tutti i team di utilizzare barche appoggio, chase-boat, alimentate a idrogeno. Ecco, dunque, ancora una volta il tema della sostenibilità tornare alla ribalta. Un fronte che per Panerai rappresentare una fonte d’ispirazione sempre più centrale nelle strategie del marchio. Al punto da aver dato vita al Panerai Ecologico.Non è un nuovo modello di segnatempo. È qualcosa di più. Rappresenta l’approccio che la maison avrà

in tutti suoi ambiti operativi: produzione, processi, consumi, partnership e personale. «Ogni parte della nostra organizzazione, dai nostri ambassadors del marchio al personale, sarà impegnata in questo movimento. Panerai è sempre stata conosciuta per il suo ruolo pionieristico e, in questo caso, vogliamo stabilire nuovi confini in termini di responsabilità ambientale e superarli, diventando uno dei primi player nell’industria orologiera a sensibilizzare un tema così importante e a cambiare le regole. Il nostro obiettivo è diventare un riferimento, non solo un esempio per i nostri colleghi, ma anche per i nostri fornitori, i nostri clienti e tutte le persone che sono coinvolte in Panerai a livello mondiale. Come azienda, abbiamo la responsabilità di essere attivi, di sostenere l’urgente necessità di cambiamento e di contribuire a proteggere il nostro pianeta, dando a tutti la possibilità di agire direttamente per prendersene cura. Più possiamo lavorare insieme, meglio è» conclude Pontroué.

Panerai Submersible

QuarantaQuattro Carbotech

Blu Abisso PAM01232

Cassa e lunetta in Carbotech Movimento meccanico a carica automatica, calibro P.900, 12 ½ linee, 4,2mm di spessore, 23 rubini, 28.800 alternanze/ora. Dispositivo antiurto Incabloc. Riserva di carica di 3 giorni, un bariletto. 171 componenti. Costa 17.400 euro.

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ITALIA YACHTS

BUONA LA PRIMA

Di Emanuela Di Mundo foto di Antonella Panella

POCHE COSE AL MONDO riescono a portare l’uomo fuori dalla routine quotidiana come trascorrere il tempo sull’acqua. Navigare Cambia la prospettiva, il punto di vista delle cose. La mente è impegnata a seguire una rotta, a percepire i mutamenti del vento, imparare dalle situazioni mai uguali che il mare ci propone, a godere di paesaggi e colori che riempiono l’anima.

SPLENDIDA

SETTIMANA, PER LE IMBARCAZIONI A VELA IMPEGNATE

NELLA ITALIA YACHTS SAILING WEEK: LA PRIMA SERIE DI REGATE DEDICATE AGLI ARMATORI E AGLI EQUIPAGGI DI QUESTO CANTIERE. LO SCENARIO È DEI MIGLIORI, LA COSTA SMERALDA E COMPLICE

L’ORGANIZZAZIONE DELLO YACHT CLUB COSTA SMERALDA, LE ACQUE CRISTALLINE E LE GIORNATE LUNGHISSIME, IL SUCCESSO E L’APPREZZAMENTO

DEI PARTECIPANTI ERA QUASI SCONTATO

E la vita cambia improvvisamente riportando la persona al centro della propria esistenza, insieme agli affetti più cari. Ed è anche con questo spirito che Italia Yachts ha voluto regalare ai propri armatori la prima Italia Yachts Sailing Week, flagship regata: come momento di evasione, in una location iconica, Porto Cervo per l’organizzazione dello Yacht Club Costa Smeralda. Un momento di evasione per tutti i team, per quelli già avvezzi ai campi di regata plurititolati a livello internazionale e quelli a livello famigliare che per la prima volta hanno tagliato una linea di partenza.

Una settimana velica interamente dedicata ai partecipanti, fatta di regate si, ma anche di molti piacevoli momenti conviviali fatti apposta per commentare la giornata in mare, i passaggi, i sorpassi, gli imprevisti, davanti ad un buon calice e alle immagini girate in mare. Ospite d’eccezione è stata la Marina Militare con la presenza sul campo di regata della nave scuola Orsa Maggiore, la terza per grandezza dopo l’Amerigo Vespucci e la nave Palinuro, che ha onorato la sailing week con la sua maestosità, per tutta la durata dell’evento, ma non si può negare l’emozione nel vedere proprio l’Amerigo Vespucci fare capolino sul campo di regata regalando la gioia di riuscire ad immortalare qualche barca mentre sfila sotto le sue alte murate.

Per un cantiere come Italia Yachts, giovane nella produzione quanto nel management, vedere i propri armatori che solitamente fanno della barca il luogo deputato alla crociera con amici, impegnati in una competizione, è stata la conferma della voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo, di vivere la barca in modo diverso e soprattutto di avere l’occasione di fare tutto questo con la propria famiglia.

ITALIA YACHTS SAILING WEEK COMMODORO 122

Il 18 giugno scorso si è conclusa la prima edizione della Italia Yachts Sailing Week organizzata dallo Yacht Club Costa Smeralda e dal cantiere Italia Yachts sotto l’egida della Federazione Italiana Vela (FIV).Vince la prima edizione dell’evento Scugnizza (in foto a sinistra, mentre passa accanto alla Nave Scuola Amerigo Vespucci) di Enzo de Blasio, primo classificato nella categoria Racer con lo spagnolo Luis Doreste, due volte Oro olimpico, alla tattica. Conquista il Trofeo Italia Yachts Challenge Michele Centemero con Sofima.

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Le prime due giornate hanno visto la flotta navigare attraverso alcuni passaggi più famosi dei percorsi costieri dell’Arcipelago di La Maddalena quali il Passo delle Bisce, le isole dei Monaci e Mortoriotto. Nella giornata odierna dopo aver pazientemente atteso in mare per circa due ore che entrasse la brezza, il Comitato di Regata ha fatto issare il segnale AP sopra la bandiera della lettera A, che indica ai concorrenti la decisione di non svolgere più regate per la giornata.

Essì perché non è necessario essere dei campioni per sfidare un campo di regata, con quanto che proprio questa prima edizione della Italia Yachts Sailing Week ha visto stelle della vela come Louis Doreste Blanco, due medaglie d’Oro olimpiche nella vela, a bordo della plurititolata Scugnizza, IY 11.98 di Enzo De Blasio che ha dominato la classifica generale di questa serie di regate, in attesa di affrontare il mondiale. La doppia anima di Italia Yachts, che costruisce barche dagli scafi elegantemente filanti, con linee classiche senza tempo, adatte a restare attuali e riconoscibili anche a distanza, solitamente divide la flotta tra gli armatori delle versioni Bellissima, che tradizionalmente vanno in crociera e passano anche lungo tempo in mare, e gli armatori delle versioni Fuoriserie che spesso lasciano il segno sui

campi di regata internazionali più importanti. Ecco, questa settimana è stata capace di riunire queste due anime e di far vivere a tutti un evento fatto non solo di sfide in mare, ma di tanti momenti social dove commentare le immagini della giornata davanti ad un buon calice. I più entusiasti sono stati proprio i team che hanno avuto in questa settimana il battesimo della regata “Ieri è stata la mia prima regata della mia vita, sono arrivato titubante pensando che non avrei fatto la seconda. Da quando sono sceso a terra sto pensando quali vele dovrei avere a bordo per dare dei punti agli avversari “commenta Mirko Arbore da bordo del suo IY 14.98 MéGvé. Arbore è anche il designer di interni della flotta Italia Yachts e proprio per la sua ha scelto di creare la versione Sartoriale, ricca di dettagli griffati e non a sottolineare

ITALIA YACHTS SAILING WEEK COMMODORO 124

un carattere elegantemente inusuale agli interni di bordo. Italia Yachts è un cantiere italiano di nome e di fatto, perché la produzione e i materiali sono tutti rigorosamente made in Italy ed è in questo che si identifica ed è per questo che è riconosciuto ed apprezzato nel mondo. “In Giappone la gente vuole la barca italiana così come compra le scarpe italiane e le borse italiane. Tutti cercano l’eleganza, lo stile, il gusto e la tecnologia tipici dei brand italiani” dice Koichi Matsuzaki che, arrivando direttamente dal Giappone, è certamente la persona che ha fatto più strada per arrivare su questo campo di regata. Giuseppe Gubbini e Piergiorgio Saviani si sono presentati sul campo di regata in due per regatare con il loro Joshua 3 per partecipare alla regata con equipaggio in doppio “in realtà l’organizzazione ci ha chiesto di

avere almeno un ospite a bordo per esigenze tecniche e noi abbiamo accettato nel pieno spirito sportivo. La cosa bella del nostro equipaggio ridotto è che lo spirito con il quale partecipiamo alle regate è quello di divertirci sempre e poi, arrivano anche i risultati” spiega Gubbini ritirando il premio come terzo classificato nella classe Racer. Sul nuovo IY 11.98 Reginella l’equipaggio è assolutamente famigliare e all’esordio sul campo di regata con Massimo, Clara e Bruno Arcidiacono arrivati a Porto Cervo per partecipare alla regata con un paio di amici, per trascorrere qualche giorno in mare conoscendo nuovi amici “questa è la nostra prima barca armata e in questo evento abbiamo trovato lo spirito giusto. E’ proprio l’evento adatto per chi come noi si cimenta per la prima volta nella competizione”è il commento

ITALIA YACHTS SAILING WEEK COMMODORO 125 ROLEX
Il Trofeo Italia Yachts Challenge è andato a Michele Centemero con Sofima, primo nella categoria Cruiser, la più numerosa. Secondo e terzo classificato in questa divisione sono rispettivamente Furia e Mezzaluna II.

del team.  “Sono state giornate fantastiche, abbiamo avuto due belle regate costiere e l’atmosfera sia a bordo che a terra è stata eccezionale. Essere su questa barca è come stare con gli amici di sempre”. Questa è la seconda volta che regato alla tattica di Scugnizza e sono veramente contento di aver partecipato a questa prima edizione della Italia Yachts Sailing Week” nota un campione spagnolo Doreste . Scugnizza “è una famiglia” dice l’armatore Enzo De Blasio ed è questo il valore di questo team che con i suoi innumerevoli titoli è quasi imbattibile . “ Siamo qui per questa sailing week ma anche per allenarci in vista del mondiale della prossima settimana” chiosa De Biase che, non senza difficoltà è riuscito a salire sul gradino più alto del podio nella classe Racer e Overall, perché incalzato da Sofima. Proprio Sofima, l’IY 15.98 di Michele Centemero in diverse

occasioni è riuscita a dominare la flotta riuscendo a mettere acqua tra lei e Scugnizza “ Sofima viene dal nome delle mie figlie Sofia e Margherita e la barca è bellissima. Quando vai di bolina non c’è altra barca che ti possa stare dietro ed è veramente emozionante. Abbiamo costruito il progetto insieme al Cantiere per far si che questa fosse realmente la barca realizzata per me e qui è veramente un sogno dove stiamo vivendo giornate splendide” sottolinea Michele Centemero “Non è la mia prima barca ma sono l’armatore del primo Italia Yachts 14.98 e ho vinto una scommessa, facile per la verità, comunque l’ho vinta scegliendo una barca veramente veloce e molto bella” commenta Marco Franco armatore di My Father V. Regatare in queste isole è complesso ma spettacolare e se Scugnizza, IY 11.98 di Enzo De Blasio non ha sbagliato un colpo dominando

ITALIA YACHTS SAILING WEEK COMMODORO 126

la serie di regate in classe Racer e Overall, molto bene hanno fatto Giulia IY 9.98 di Rudolf Vrestal e Sofima, IY 15.98 di Michele Centemero che hanno dominato l’intera serie incalzati da Joshua 3 , IY 10.98 di Giuseppe Gubbini che in doppio con Giorgio Saviani, con un terzo ospite a bordo, hanno tenuto ben salda la loro quarta posizione nella classifica overall. Classifica corta nelle posizioni centrali dove Sakura, IY 13.98 di Andrea G. Busso, Furia IY 14.98 di Michele Vitulano e Mezzaluna, IY 13.98 di Gino Rigotti che hanno chiuso con massimo 2 punti di distacco. Il Trofeo Italia Yachts challenge è andato a Michele Centemero con Sofima, primo nella classe Crociera, la più numerosa. Per Daniele De Tullio, CEO di Italia Yachts «Abbiamo perfettamente centrato l’obiettivo di far trascorrere qualche giornata piacevole e divertente in mare, anche ai

nostri armatori non avvezzi ai campi di regata. Siamo certi di aver trasmesso a loro, e anche a quelli che si uniranno a noi nei prossimi anni, quello che è il vero spirito del cantiere: ovvero navigare con barche che possono regalare grandi emozioni in mare sia che si partecipi ad un mondiale, sia che si navighi in crociera e occasionalmente in regata con la famiglia. La prima Italia Yachts Sailing Week in questa splendida cornice ci ha supportato nella trasmissione di questo bel messaggio». «Già da domani inizieremo a pensare alla prossima edizione conferma Susanna Vitulano, perché abbiamo sognato questo evento e ora che si è concluso con tanti apprezzamenti da parte dei nostri armatori, siamo convinti che dobbiamo organizzare il prossimo ancora più bello e interessante» chiude con un messaggio più che positivo chi rappresenta la proprietà del Cantiere.

è stato il Barbecue party sulla terrazza dello YCCS dove gli armatori hanno cenato ammirando la baia di Porto Cervo al tramonto.

Il Segretario Generale dello YCCS, Edoardo Recchi, insieme a Daniele De Tullio, Ceo di Italia Yachts, hanno ringraziato tutti gli armatori e i team presenti a questo primo appuntamento sportivo di Italia Yachts.

In alto a sinistra, Susanna Vitulano armatrice di Italia Yachts.

ITALIA YACHTS SAILING WEEK COMMODORO 127
Uno dei momenti speciali dell’Italia Yachts Sailing Week

OMEGA

EMOZIONARE CON STILE

SEAMASTER

OCEAN ULTRA DEEP

NUOVO

NEL 2019, i primissimi orologi Omega Ultra Deep hanno scritto un nuovo record nella storia, avventurandosi nel punto profondo del pianeta Terra. Nel 2022, la tecnologia che ha reso possibile quell’immersione è stata trasformata in una collezione rivoluzionaria impermeabile fino a 6000 m disponibile al pubblico. Con modelli da 45,5 mm declinati in materiali dalle performance elevate e dai design con brevetto attualmente in corso di registrazione, rappresenta l’apice della tradizione orologiera subacquea di Omega.

90 ANNI SOTT’ACQUA Autentico pioniere del settore marittimo, la storia che lega Omega all’oceano inizia nel 1932 con il Marine, il primo segnatempo subacqueo al mondo per uso civile. Caratterizzato da un ingegnoso design con doppia cassa, la straordinaria impermeabilità dell’orologio fa gola a esploratori ambiziosi e spiana la strada per il futuro della Casa di Bienne nell’universo delle immersioni.

Il lancio del Seamaster nel 1948 dà nuovo slancio alla passione di Omega per il mare, portando al

lancio nel 1957 del Seamaster 300, il suo primo orologio subacqueo professionale. Da allora, si sono susseguiti numerosi modelli iconici, tra cui il Seamaster 600M “Ploprof” e il Seamaster 1000 per le grandi esplorazioni, nonché il Seamaster Diver 300M, dal 1995 al polso del Comandante James Bond.

L’ULTRA DEEP ORIGINALE Per ribadire la notevole esperienza oceanica, nel 2019 arriva l’Ultra Deep: modello avanguardista si distingue per la sua robustezza, con la cassa interamente realizzata in titanio grado 5 forgiato, le anse Manta e un quadrante in vetro zaffiro dal design a cono ispirato al viewport di un sommergibile.

Ad aprile dello stesso anno, tre orologi Ultra Deep sono stati usati dal team dell’esploratore Victor Vescovo nella missione nel fondale della Fossa delle Marianne nell’Oceano Pacifico. Inizialmente registrata a 10.925 m, la profondità è stata successivamente aggiornata a 10.935 m, ossia il punto più profondo mai raggiunto da un essere umano o un orologio. Due degli orologi Ultra Deep

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PLANET
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ANTAGONISTA PROFESSIONALE Di Patrizio Poggiarelli
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erano fissati al braccio robotico del sommergibile, mentre il terzo a un’unità di raccolta dati chiamata Lander. Grazie alla struttura e al design ingegnosi, tutti e tre gli esemplari hanno portato a termine l’immersione durata 12 ore senza problemi e sono riemersi completamente intonsi.

IN TITANIO Compiendo il passo successivo per il design subacqueo all’avanguardia, il 2022 è l’anno del lancio di sette nuovi modelli della collezione Ultra Deep. Impermeabili fino a 6000 m, nella gamma da 45,5 mm spicca una versione realizzata in titanio grado 5 sabbiato.

Il carattere unico che lo contraddistingue è frutto del dialogo tra la lunetta in ceramica spazzolata con scala graduata in Liquidmetal, le anse Manta e la cassa asimmetrica dalle linee aerodinamiche,

da passante e fibbia in titanio grado 5. Sotto al vetro zaffiro bombato sporgente, il quadrante è realizzato in titanio ceramizzato nero con numero ciano e lancetta centrale dei secondi sfumata blu. Girando il segnatempo si scopre un fondello in titanio grado 5 con l’emblema Sonar inciso al laser e l’iconico ippocampo Omega al centro. Include l’iscrizione “Diver’s watch 6000 m for saturation diving”, che ribadisce le credenziali avventurose dell’orologio.

O-MEGASTEEL Sei modelli della collezione Ultra Deep sono stati realizzati nel nuovissimo O-Megasteel. Questa lega di acciaio inossidabile ad elevate performance dà un’ulteriore dimostrazione della leadership di Omega nella produzione di materiali avanzati, le cui qualità vanno al di

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per un aspetto inalterato più a lungo. Sulle casse asimmetriche sono montati la lunetta in ceramica con scala graduata e il vetro zaffiro bombato sporgente, accuratamente smussato e disegnato per offrire la massima resistenza sotto pressione.

Sulla cassa dell’orologio è integrato inoltre un nuovo dispositivo di protezione della corona, che garantisce la massima sicurezza in profondità.

È inoltre possibile scegliere tra un quadrante bianco o con effetto sfumato che va dal grigio al nero o dal blu al nero, con finitura lucida e lancette e indici in oro bianco. Ogni esemplare è dotato di un fondello in titanio grado 5 che reca lo stesso emblema Sonar inciso al laser e l’iconico e la stessa iscrizione del modello interamente in titanio.

Ciascun orologio è corredato da un cinturino in caucciù o da un bracciale. I cinturini in caucciù presentano una struttura tecnica a muta sul lato superiore e una fibbia in O-Megasteel. I bracciali in

metallo sono dotati di fibbia déployante allungabile brevettata Omega con regolazione complementare ed estensione subacquea, ideale per l’utilizzo su una muta spessa.

A PROVA DI PROFONDITÀ Animati dal calibro Co-Axial Master Chronometer 8912, tutti gli orologi della collezione sono certificati Master Chronometer, garantendo i più elevati standard svizzeri di precisione, prestazioni e resistenza magnetica. Inoltre, l’Omega Ultra Deep è stato testato per l’oceano a una profondità di 6269 metri nella Fossa delle Marianne nel 2021.

La dicitura For Saturation Diving (Per le immersioni in saturazione) indica che il segnatempo soddisfa lo standard ISO 6425 per orologi subacquei da immersioni in saturazione, come è certificato dall’ente indipendente svizzero METAS: una prima assoluta in orologeria.

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CLASSE 1956, CARLO BORLENGHI

RAPPRESENTA IL PIU’ ECCELSO RIFERIMENTO DELLA FOTOGRAFIA DI VELA AL MONDO NONCHE’ IL FOTOGRAFO UFFICIALE DELL’AMERICA’S CUP

SAIL TIME

LA FOTOGRAFIA è pura emozione, nonostante l’uomo non sia un osservatore oggettivo e neutrale.

La vita che ci portiamo dentro diventa un filtro che usiamo per decifrare quello che avviene fuori ma nulla cattura le emozioni legate ai singoli momenti dello sport come la fotografia stessa. I fotografi sono veri e propri maestri di questi momenti che catturano gioia, dolore, dinamismo, performance, abilità, gioco di squadra, cercando di spiegare attraverso una immagine perché le persone amano così tanto lo sport. Carlo Borlenghi ci racconta i suoi esordi e ci spiega quanto sia affascinante immortalare uomini e donne che possono portare il loro corpo e la mente al loro massimo esponenziale.

Come è nata la sua passione per la fotografia?

«Per me è stato casuale. Ho sempre vissuto sul lago e tutti i miei amici andavano in barca. La fotografia è sempre stata il mio hobby perciò mi invitavano a fare qualche foto mentre navigavano. Ho iniziato così. Avevo la camera oscura, sviluppavo a casa e questo era tutto.»

Qual è stato il punto di svolta?

«Tutto è nato da un incarico ufficiale, nel 1979-80. Capitò a un certo punto di avere l’occasione di vendere delle foto a un caporedattore dell’Uomo Vogue il quale, dopo un mese, mi chiamò avvisandomi che la sua casa editrice, la Conde’ Nast, avrebbe lanciato un nuovo mensile dedicato al mare che si chiamava Uomo Mare Vogue, perciò mi chiese se volevo lavorare per loro. Io accettai. L’Uomo Vogue aveva già un inserto dedicato alla moda sportiva ma decisero di trasformarlo in un magazine a sé. E’ stata una vera fortuna.»

Anche il mare e lo sport sono stati casuali? Fra tutti i tipi di fotografia sono stati poi quelli che le hanno dato la possibilità di esprimersi nel modo migliore?

«Inizialmente non volevo fare quel tipo di fotografia, il mio riferimento era Gianni Berengo Gardin, un fotoreporter di strada. Mi piaceva il reportage e all’epoca la scusa della vela era la possibilità di girare il mondo, mantenendo però la volontà di dedicare

del tempo ad altro. All’inizio è stato così: andavo in Inghilterra per esempio e mi fermavo per fare un servizio di mia creazione. A quell’epoca era ancora facile vendere ai settimanali i reportage.

Successivamente, con l’aumento del lavoro, non avevo più spazio e tempo per dedicarmi ad altro se non alla fotografia sportiva.»

E così il mare è diventato il suo focus... «Esatto, poi è diventato veramente il focus.»

Oltre alla volontà di scattare una bella foto che immortala un momento unico, irripetibile, cosa vorrebbe far percepire e far vedere alle persone quando guardano le sue fotografie?

«Quando ho iniziato non sapevo cosa volesse dire la fotografia nautica. Allora non esisteva internet, non potevi documentarti in alcun modo se non vedere di persona. Fu grazie ai miei amici navigatori che scoprii che in Inghilterra esisteva una famiglia di fotografi di barche molto nota che si chiamavano Beken. Avevano un negozietto sull’Isola di Wight e facevano tutte le foto di queste barche magnifiche che passavano di lì. Ma non potevo consultare internet e informarmi. Così chiesi ai miei amici alla prima occasione di portarmi un libro, un calendario, qualche cosa che mi facesse capire cosa facevano esattamente. E così è stato. Mi portarono un libro dal quale cercai di evincere come scattassero. Se lo facevano loro che erano tutti bravi pensavo che avrei potuto farlo anche io. Così copia tutte le foto ma non ha funzionato perché guardando le mie foto e le loro, era indubbio che le mie erano brutte e le loro bellissime.»

Perché?

«Erano trascorse due generazioni per cui le barche non erano più in legno ma erano estremamente moderne e meno attraenti di quelle d’epoca. Così capii che dovevo cambiare qualcosa per rendere bella anche una barca moderna. Ho iniziato a tagliare, a entrare nella fotografia, cercando di rappresentare la barca con una vela che sfuggiva via,

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un’ombra o comunque un dettaglio rilevante. Non dovevo realizzare il ritratto della barca stessa ma era necessario entrare nell’azione della barca. E ho seguito sempre questa idea che poi ha funzionato e che da allora ho sempre sviluppato. Il mio obbiettivo è “portare a casa” un angolo nuovo. Presentare una barca senza farla vedere.»

Dopo tanti anni di attività, per lei la fotografia è ancora solo passione?

«Lo è sempre stata e continua ad esserlo. Quando ho tempo libero, per esempio, torno nella mia casa sul lago e vado in giro a fotografare in assoluta libertà. Tutte queste fotografie per esempio sono già diventate un libro e due film per il Lago di Como. Lo faccio per passione anche se il tempo è poco.» Oggi come vede il mondo? E quanto è cambiata secondo lei la fotografia in questi anni?

«La fotografia è in evoluzione continua, non finisce

mai di stupirci vedere cosa la gente riesce a fare con la fotografia e delle idee che possono nascere. Che poi è il lato più umano che la fotografia ha. Grazie alla tecnologia moderna, che sta avanzando in maniera esplosiva, ci si può permettere di fare cose che quarant’anni fa erano quasi impossibili. Li si poteva considerare dei colpi di fortuna. Oggi abbiamo la possibilità di sviluppare molto di più la nostra fantasia e usare al meglio questa tecnologia per fare delle grandi cose.»

E se non fosse diventato un fotografo cosa avrebbe fatto? Ci ha mai pensato?

«La mia fine probabilmente sarebbe stata quella di diventare un mediocre ingegnere triste, esattamente l’opposto.»

Per fortuna così non è stato… «Esatto… (ride)»

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SCUBA TIME

foto di Luca Garbati

LUCA GARBATI

“IL FOTOGRAFO DEGLI OROLOGI” RACCONTA LA PASSIONE PER IL MARE E PER LA SUA LIGURIA

Panerai Luminor Comsubin edizione limitata 330 pezzi Ref. PAM 01059 cassa 44MM impermeabilità 100 metri collezione PYCCY.COM

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Rolex Sea-Dweller Ref. 1665 grafica bianca MK I anno 1978 cassa 40mm gentilmente fornito da Roberto “Jatucka” Randazzo
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Rolex

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Submariner Re. 16800 quadrante Comex cassa 40 mm impermeabile 300 metri Collezion Garbati FOTOGRAFIA 2 / I SEGNATEMPO MARINI
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Seiko King Turtle Manta Ray Ref. SRPF77 cassa 45mm. impermeabile 200 Metri Collezione Garbati

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Bulova Mil Ships Edizione limitata Ref. 98A266 cassa 41mm impermeabile 200 Metri Si tratta di uno dei 12 prototipi originali per Roberto Randazzo. Collezione Garbati
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M2ATELIER

THE DESIGN DIRECTION

UNO YACHT È LUSSO, CHE VIAGGIA A BRACCETTO CON IL COMFORT

Se pensiamo a uno yacht, la nostra mente corre subito a concetti quali lusso, velocità, completa libertà e assoluta privacy. Ma una imbarcazione di questo tipo è molto di più: oltre agli aspetti più romantici, concretamente è alta tecnologia e motorizzazioni innovative e al contempo dinamiche. E lusso, che viaggia a braccetto con il comfort. Da anni ormai l’interior design non più prerogativa esclusiva della terraferma. M2atelier si inserisce proprio in questo contesto: uno studio di architetti di fama internazionale che propone una vasta gamma di progetti architettonici e di interior design in ambito residenziale, fashion retail e yacht design che si occupa anche di product design per importanti clienti nel settore del furniture design. Gli architetti Marco Bonelli e Marijana Radovic, fondatori dello studio m2atelier con sede a Milano, con il loro meraviglioso team, progettano progetti unici e raffinati per clienti in tutto il mondo. Il loro approccio multidisciplinare, alimentato da una continua ricerca nei materiali, nello spazio e nelle proporzioni, e da una costante attenzione al dettaglio e all’innovazione, è il loro stile nonché tratto distintivo. Noti per aver sviluppato l’interior design per i rivoluzionari BlackCat Superyachts (30m, 35m e 50m), l’ultimo progetto lanciato nel mondo dello yachting è il Codecasa 65m, imbarcazione che si inserirà a pieno titolo tra gli Yacht più veloci della sua categoria raggiungendo la velocità massima di circa 21 nodi. Per gli interni, gli architetti hanno lavorato alla realizzazione di spazi piacevoli, godibili e in grado di garantire il massimo comfort a bordo, combinando funzionalità ed estetica senza mai perdere di vista l’intima connessione con il mare. L’intervento dello studio di architettura milanese si è concentrato in particolare sull’apertura di molti spazi alla luce naturale, orientando i diversi ambienti verso viste sconfinate per entrare sempre più in relazione con l’esterno e il contesto marino. Sono state modificate le finestrature

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Di Lara Mazza

per renderle più ampie, lineari e continue, così che il design, attraverso la luce, potesse conferire sinuosità alle linee degli ambienti. Stesso principio anche per le aree esterne dove questo gioco di continuità e legame profondo con il mare ha preso forma grazie all’inserimento di una piscina nonché un generoso affaccio verso poppa. Gli architetti hanno selezionato una palette cromatica di colori morbidi, toni caldi e sofisticati per restituire un’atmosfera in grado di enfatizzare l’armonia e l’equilibrio dei volumi. Risultato: uno spazio fluido ed elegante, combinato sì da un approccio minimalista ma con un mix di arredi accuratamente selezionati che consentono alla barca di adattarsi alle esigenze dei suoi utenti.

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UN MODERNO GIOIELLO INCASTONATO AL CENTRO DEL GOLFO DEL MAR LIGURE

UN’ESPERIENZA DI VACANZA E NAVIGAZIONEDI ALTISSIMA QUALITÀ

Con la sua posizione altamente strategica rispetto alle grandi città del Nord Italia e del Centro Europa, il porto turistico Marina di Varazze è una struttura moderna che offre sia a diportisti che armatori disponibilità, accoglienza di primissimo livello e una serie di servizi che lo rendono un piccolo gioiello portuale, facile e veloce da raggiungere. Ubicato a soli 25 km da Genova, a centocinquanta di autostrada da Milano e Torino e a poco più di due ore d’auto dal confine con la Svizzera, rappresenta il punto di partenza ideale per raggiungere la Costa Azzurra e la Riviera dei Fiori, il Golfo del Tigullio e le Cinque Terre, la Corsica e le coste toscane. Aperto tutto l’anno, questo attracco è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per chi vuole trascorrere il proprio tempo libero in un ambiente piacevole e raffinato, servito da negozi, ristoranti, e situato a pochi passi da Varazze, altra piccola meraviglia della Riviera ligure di Ponente. Con i suoi 800 posti barca, consente l’ormeggio a yacht a motore e barche a vela fino ai 45 metri, garantendo a tutti gli armatori il massimo supporto e una serie di servizi custom made. Progettato dal prestigioso studio Roberto Gabetti e Aimaro Isola di Torino, e dall’architetto Pietro Venezia di Varazze, con una superficie di circa 232.000 metri quadrati, di cui 144.000 di specchio acqueo, Marina di Varazze mette a disposizione della sua clientela otto edifici ispirati agli stabilimenti balneari liguri dei primi del ‘900, costruiti in legno iroko e pietre a vista con tetti in rame antichizzato, che si fondono perfettamente con il panorama che li circonda. Il complesso dispone anche di prestigiosi appartamenti, tutti fronte mare e con climatizzazione autonoma, 900 posti auto tra coperti e scoperti, con 8 stazioni Supercharger Tesla, e una ricca Food & Shopping Gallery. Grazie all’indiscussa esperienza del Gruppo Azimut-Benetti e del suo Presidente Paolo Vitelli, chiunque sceglierà questo porto avrà la possibilità di godere di una esperienza di vacanza e navigazione di altissima qualità, a partire dai comodi collegamenti fino all’accoglienza riservata ai bambini, passando per un ricco calendario di eventi sportivi, culturali e di puro intrattenimento, il tutto abbinato alla garanzia di un servizio di sicurezza tra i più avanzati 24 ore su 24, con videosorveglianza notturna basata su telecamere a circuito chiuso e la presenza di professionisti della sicurezza. Nel caso in cui l’armatore volesse occuparsi in toto o in parte della propria imbarcazione potrà farlo, sicuro, qualora fosse necessario, di potersi affidare a un eccellente servizio di assistenza.

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Di Lara Mazza MARINA DI VARAZZE
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IN MARE CON PUNTO COSPICUO EXCESS

VACANZE IN BARCA A VELA: UN’ EMOZIONE TUTTA DA VIVERE

Un mondo in cui i catamarani sono anche divertenti da vivere e da manovrare, un look elegante, colori straordinari e linee sofisticate per un catamarano che offre il massimo piacere al timone. È la richiesta formulata dai nuovi navigatori. È a loro che si rivolge Excess, una creazione del gruppo Beneteau che viene costruita negli stessi stabilimenti dove si producono i Lagoon in Francia. La superficie velica maggiorata dei catamarani Excess, l’albero a prua della tuga o ancora le due ruote del timone a poppa, permettono di governare connesso alle pale, mentre sono stati mantenuti i volumi per uno stile di vita ispirato all’oceano. Scelte progettuali firmate VPLP Design, specialisti nella regata d’altura. Una combinazione perfetta per vivere il mare e viverlo in tutta semplicità. Tutto è stato studiato per soddisfare le attese di queste generazioni che desiderano una barca moderna, viva, esteticamente bella, adatta ai nuovi modi di affrontare la vita sull’acqua, una barca a vela in linea con il loro stile di vita. Per provare l’emozione di Excess la soluzione perfetta è Punto Cospicuo, una società di charter che opera nel settore del turismo nautico e si occupa di noleggio di catamarani e imbarcazioni a vela.

Le sue mete sono principalmente le isole Pontine (Palmarola, Ponza, Zannone e Ventotene) considerate da molti le isole più belle del mediterraneo. Grazie all’esperienza acquisita negli anni Punto Cospicuo riesce a garantire un elevato standard di qualità con assistenza e supporto h24, anche in loco, così da rendere la vacanza in barca a vela un ricordo indimenticabile. La base è nella Marina di Nettuno.

Punto Cospicuo fornisce un’assistenza completa per l’organizzazione della vacanza: dalla pianificazione dell’itinerario, alla prenotazione di posti barca, al trasferimento per aeroporti e stazioni, al parcheggio auto e hotel. Inoltre aiuta a risolvere qualsiasi necessità per rendere più piacevole la vacanza. La nostra filosofia alla base del suo lavoro è quella di fornire un elevato standard di servizio con una flotta variegata e moderna sempre al massimo livello di efficienza.

Puntocospicuo Sales & Charter

Marina di Nettuno Box Jeanneau/Prestige Via Amerigo Vespucci, Nettuno RM tel. +39 06 80079982 - info@puntocospicuo.it www.puntocospicuo.it

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“LA DOLCE VITA” DA SPIAGGIA PIER SICILIA

È L’ETICHETTA IDEALE DA INDOSSARE QUEST’ESTATE. CIÒ CHE AMIAMO DI PIÙ?

TAGLI IMPECCABILI E MAESTRIA ARTIGIANALE

CHE OFFRONO UNA VESTIBILITÀ PERFETTA E ASSOLUTA LIBERTÀ DI MOVIMENTO

L’estate è alle porte e con essa la voglia di prepararsi al meglio per la prova costume. Tanti i rituali di benessere a cui ci si sottopone prima di esporre il nostro corpo al sole, ma non meno importante è la scelta del costume giusto da indossare. “Fatti in Sicilia, con amore” è il claim di questo nuovo brand di costumi nato dalla creatività di Pierfrancesco Virlinzi. Unendo le suggestioni paesaggistiche offerte dalla Natura e dall’opera architettonica dell’Uomo, la tradizione, il mood e i piccoli rituali tipici dell’Isola, il marchio materializza scene e icone immortali del passato - come il costume indossato da Sean Connery in Licenza di Uccidere, passando per i pantaloncini da Tennis tanto in voga negli anni ‘70 e ’80 – per rileggerle con gusto contemporaneo e up-to-date. La tradizione dell’artigianato siciliano è il trampolino di lancio della nuova collezione estate 2022 realizzata da piccoli laboratori sartoriali dell’isola, e somma pregiata di fantasie colorate e materiali tecnici. Attingendo ad allure tipicamente retrò, lo stilista è stato in grado di unire la mestria artigianale dell’uomo a prospettive stilistiche più contemporanee.

Ciò che rende diversa questa linea è la perfezione di una pinces, la preziosità di un dettaglio come il bottone oro logato, l’elaborazione delle cuciture, il gusto del colore, la fascinazione di un pattern, l’ossessiva sintonia fra praticità e bellezza. Sia che si voglia mantenere uno stile classico con pattern più sobri o fare di tutto osando con stampe più colorate e briose, Pier Sicilia ha il modello perfetto per ogni esigenza e stile. Uno stile che parte proprio dal rispetto della propria cultura, anche attraverso il sostegno degli artigiani locali, e che scardina i luoghi comuni, sconfinando nell’avanguardia per poi riconnettersi con le proprie radici. Costumi pensati e disegnati per esaltare e rendere sexy e attraente la figura maschile dove ogni particolare è selezionato con cura. Un’idea precisa di stile: raffinata, solare, ironica, firmata.

Cosa c’è alla base di Pier Sicilia? Da dove trai ispirazione? «Dalla mia terra, la Sicilia, dalla sua cultura, dai suoi rituali e dalla sua capacità di godere, dai suoi colori, le sue luci e dai suoi contrasti vigorosi e senza sfumature. Dai miei viaggi in giro per il mondo dominati da incontri, conoscenze, arte, design, architettura e dal mio quotidiano, che è mosso dalla memoria di mio nonno, una figura importante e imponente, radicato nella sua isola con l’occhio rivolto al mondo. Poliglotta, esteta, viaggiatore infaticabile e sportivo di talento, fu lui a inaugurare sull’Etna i primi impianti sciistici, amava curare il proprio stile. Per lui, ad esempio, il costume da bagno era una ‘tenuta’ da bagno, creata da artigiani locali. Tutto questo si

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Di Lara Mazza

materializza in Pier Sicilia, tradotto in una visione contemporanea. Mi piace pensare di reinventare il concetto di costume da bagno maschile, per fondare i canoni di un nuovo lifestyle siciliano».

Cosa significa per te contemporaneità?

«Contemporaneità come stile attraverso proporzioni inedite e dettagli sartoriali che esaltano il corpo con eleganza.

Contemporaneo anche come approccio e come filosofia. Oggi l’aspetto virtuoso ed etico è fondamentale. Promuovere il saper fare siciliano, valorizzare l’artigianato, sostenere i laboratori locali è la nostra filosofia. L’idea di base è abbracciare la nostra unicità in tutte le sue sfaccettature, procedendo con meno, nel rispetto di un Creato in Italia autentico, raffinato, solare, seducente».

Qual è la sfida più grande che stanno affrontando o per il futuro?

«La più grande sfida è continuare a essere sé stessi e percorrere la strada intrapresa fatta di prodotti di qualità, che durano nel tempo, realizzati attraverso una filiera cortissima. La grande sfida è continuare a produrre in Italia con costi maggiori, ma forti della consapevolezza che questi costi siano espressione del valore anche etico e sociale e che questo sia recepito e premiato dal nostro cliente. Armonia e coerenza, maggiore coscienza dell’ambiente e delle persone, con l’impegno di promuovere ostinatamente il savoir faire siciliano e la sua evoluzione. Questo il nostro presente e il nostro domani».

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ROSE & Co. MANCHESTER

«NON CONOSCO NULLA AL MONDO CHE ABBIA TANTO POTERE QUANTO LA PAROLA. A VOLTE NE SCRIVO UNA, E LA GUARDO, FINO A QUANDO NON COMINCIA A SPLENDERE» (Emily Dickinson)

UNA STORIA D’ETERNO AMORE

Continuare a creare e realizzare sogni è un’arte. Ci sono storie che, grazie alla loro simbologia e potenza, lasciano un segno e, perché no, a volte anche una fragranza. Vi siete mai chiesti se l’eterno amore può avere un suo profumo? La risposta è sì. Rose & Co. Manchester, con Gentleman, la sua nuova e raffinata fragranza, inaugura un nuovo capitolo della sua bellissima storia. Ma facciamo un passo indietro. Nel panorama artistico e culturale del novecento ci sono stati uomini importanti che, grazie al loro genio, il loro impegno e le loro scoperte hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo del vecchio continente. Ci sono poi altre storie di uomini meno noti al grande pubblico, che magari non troveremo scritte nei libri, ma non per questo meno significative, che sono diventate icone senza tempo. La storia di uno di questi uomini arriva oggi fino a noi grazie proprio a Rose & Co. Manchester. Terminata la Seconda Guerra Mondiale, tra gli uomini sopravvissuti c’è un aviatore inglese che, desideroso di lasciarsi alle spalle il dolore e gli orrori a cui aveva assistito, con il suo aereo decide di partire da Manchester con l’amatissima figlia Rose, il cui amore gli diede la forza di combattere eroicamente per i nobili ideali in cui aveva sempre creduto. Quello stesso potente e sconfinato sentimento lo guiderà come un faro in un lungo viaggio verso l’Italia, la romantica e “profumata” terra dove aveva sempre sognato di vivere e di far crescere la piccola Rose, un sogno che finalmente poteva realizzarsi. Giunto finalmente nel nostro bel paese nel lontano 1948, decide di dedicare una fragranza proprio a lei: nasce così Rose & Co Manchester, sigillo di un amore profondo che rappresenta un omaggio alla vivacità e alla gioia di vivere della piccola bambina. Un profumo che racchiude in sé i valori più alti dell’uomo, come libertà e coraggio, e che rappresenta uno stile elegante e sempre attuale. Gentleman è un’eau de parfum moderna e riconoscibile, ricca di intense sfumature, che lascia una scia vigorosa e sensuale. Una firma piena, energica e sofisticata caratterizzata da un accordo aromatico fatto di essenza di elemi, patchouli, legno di cedro, e un accordo speziato di Oud, essenza di vetiver, legno di sandalo e muschio bianco. Un profumo riconoscibile, vibrante e carismatico che rispecchia lo stile di vita italiano e il gusto di ogni Gentleman moderno.

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Di Lara Mazza
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Ricordo

di Bibiana La Rovere

L’acqua nel deserto La rivoluzione dell’amore Sei felice? Stupiscimi Arrangiati Semifreddo Cercasi Chiedi Dopotutto Abracadabra Centellinare Rabarbaro Lucente Come l’Araba Fenice Palmira Come può uno scoglio Spettinarsi

In fondo in fondo Ribellioni Fare finta che Fatti più in là Fuori

In ogni volto antico Dimenticare Così inconfondibile Sfiorare

La Magia

In punta di piedi. Le mani fanno amore e nulla chiedono fare memoria è preghiera solenne. Chissà cos’è cambiato dal 1982… Ricordo il colore lo stesso tremore al petto e il cielo innevato sotto un sole ardente.

Gli attimi

Bibiana La Rovere Artista Poeta Performer

Si occupa di scrittura e cultura della comunicazione. Con il Concept Design unisce comunicazione, scrittura e arte per realizzare progetti innovativi di brand identity per l’impresa, con eventi editoriali e allestimenti interdisciplinari, in un processo di narrazione multisensoriale, che va dall’arte al design, dalla fotografia alla scrittura, al sound design, comunicando, attraverso il marchio, la brand identity, l’identità imprenditoriale. www.bibianalarovere.it

160 CAPITOLO 5 POESIA

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