HISTORICAL ATLAS OF CHARITY

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LA GENEROSITÀ CONDIVISA

Appendice

LA GENEROSITÀ CONDIVISA

Se Dio è amore, allora ogni essere umano reca nel proprio DNA l’impronta dell’amore del suo creatore; ma è Cristo che ci rivela l’amore incommensurabile di Dio Padre, ed è Cristo che ci ricorda che i suoi discepoli devono rimanere segnati da questo immenso amore, culminato nell’Incarnazione. Sappiamo dunque che tutti i cristiani, per il solo fatto di essere tali, sono chiamati a mostrare il loro affetto e la loro generosità a tutti gli uomini, cioè a tutti i loro fratelli. Ciascuno di essi individualmente, ma anche le comunità locali, le parrocchie, le diocesi, la Chiesa universale. Questo impegno alla generosità richiede un’organizzazione laboriosa capace di mettere in moto i vari servizi comunitari e l’insieme delle organizzazioni, tutti diretti a questo stesso e unico scopo. Come abbiamo visto nel corso delle pagine precedenti, le innumerevoli realizzazioni concrete dei cristiani risultano insufficienti se in esse non si percepisce l’amore per l’uomo, un amore e una generosità nutriti dall’incontro con Cristo. Per questo motivo, in ciascuna delle attività caritative che abbiamo presentato in questa storia si trovano un’attenzione e una preoccupazione speciali per la persona umana, per i suoi bisogni spirituali, per le sue inquietudini più profonde. Allo stesso modo troviamo in tutti i grandi episodi della storia della carità, assieme alla competenza professionale, anche esempi sorprendenti di vita cristiana e testimonianze splendide di generosità, sempre orientate dalla persona di Cristo. Dall’altro lato, nel nostro mondo complesso e contraddittorio si sono verificati nel corso dell’ultimo secolo grandi cambiamenti nella concezione della responsabilità sociale dello Stato, in modo particolare a causa dello sviluppo straordinario delle politiche sanitarie, a tal punto che molte manifestazioni della carità tradizionale hanno finito per secolarizzarsi drasticamente sotto vari aspetti. Sono sorte in 232

tutti gli Stati numerose associazioni e organizzazioni con scopi benefici, sia nazionali sia internazionali, che spesso si contrappongono e sembrano entrare in competizione l’una con l’altra, e soprattutto con le organizzazioni più tradizionali, generalmente di origine confessionale. Ai nostri giorni, chi desidera fare un’offerta per aiutare i bambini del Terzo Mondo non deve rivolgersi necessariamente a un missionario o a un’organizzazione della Chiesa. Le organizzazioni cattoliche sono state affiancate da molte altre organizzazioni che offrono servizi assistenziali all’interno e all’esterno della nazione cui appartengono. La carità è divenuta, in un certo senso, un’istituzione e un progetto fra i tanti. Inoltre, i vari governi partecipano a un’importante cooperazione internazionale per l’aiuto ai popoli più poveri, collaborando, nei suoi diversi aspetti, con organismi sia cattolici sia di altra origine per raggiungere i propri obiettivi. Di fatto, molte delle attività delle organizzazioni cattoliche, sia nei paesi di origine sia altrove, possono raggiungere i propri obiettivi solo grazie a questi ingenti finanziamenti pubblici. Questa situazione è la causa di tre fenomeni che conviene considerare nella nostra riflessione: la professionalizzazione, la burocratizzazione e l’identificazione a volte più forte con lo Stato, fonte dei finanziamenti, che con l’ispirazione e il fondamento, tanto che la carità corre talvolta il pericolo di smarrire parte della sua ispirazione cattolica originaria. Si tratta di una realtà che bisogna avere ben presente e che i credenti devono affrontare in modo razionale e coerente, per riuscire ad aiutare il maggior numero possibile di bisognosi, senza però perdere allo stesso tempo la propria originaria ragion d’essere. La carità cristiana conserva una sua profonda specificità, come appare nelle pagine precedenti. Essa non si ri-

1. Educare per un mondo possibile foto di Paolo Cardone (Shoot4Change) per VIS

duce mai a un interesse sociale, ma nasce dalla figura di Gesù e dalla sua rivelazione della paternità divina. Benedetto XVI ha enunciato nell’enciclica Deus caritas est alcuni principi che caratterizzano il nucleo fondamentale del problema che abbiamo indicato: 1) la carità è un’esperienza cristiana originale, nel senso che le sue origini derivano direttamente dalla rivelazione cristiana; 2) per la Chiesa l’esercizio della carità costituisce una dimensione essenziale e irrinunciabile della sua identità; 3) la Chiesa è il soggetto della carità e le organizzazioni caritative costituiscono l’opera che le è propria; 4) l’attività caritativa, in quanto propria della Chiesa, è costituzionalmente legata alla liturgia e all’evangelizzazione e dipende in ciascuna diocesi dal vescovo; 5) nell’attività caritativa della Chiesa si manifesta la sua capacità di testimoniare fedeltà a Cristo, per mezzo del quale Dio si manifesta al mondo. Non ci è possibile menzionare tutte le organizzazioni cattoliche create dalla Santa Sede, dalle diocesi, dalle congregazioni religiose e da gruppi di cattolici di tutto il mondo per favorire la generosità, l’amore e la carità, ma non c’è dubbio che siamo di fronte a un’esplosione straordinaria della carità, dell’ingegno e della creatività cristiani. Ne menziono solo alcuni esempi: Caritas Internationalis, federazione delle Ca-

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ritas diocesane; gli innumerevoli organismi nati dagli istituti religiosi, come VIS dei Salesiani, VIDES delle Figlie di Maria Ausiliatrice o Entreculturas dei Gesuiti; istituzioni create dagli episcopati nazionali, come Misereor e Adveniat in Germania, Migrantes in Italia o Manos Unidas in Spagna; i tanti organismi nati per volontà dei fedeli, come le Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, le Confraternite di Misericordia, l’AVSI di Comunione e Liberazione, Fidesco di Emmanuel o Giovani per un Mondo Unito dei Focolarini. L’amore e la carità fraterna costituiscono l’aurora boreale di tanto amore e unione che esistono nella creazione, nella quale Dio abbraccia gli uomini nel suo amore per Cristo, per ricevere a sua volta il loro abbraccio colmo di tenerezza.

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