HISTORICAL ATLAS OF CHARITY

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CATHOLIC WORKER

8-9. In Mott Street a New York, oltre alla sede centrale del giornale, c’era la casa di ospitalità per i diseredati e i lavoratori stagionali. I poveri facevano la fila per usufruire di una mensa gratuita (Archivi della Marquette University).

e indirizzo, senza tenere conto del suo spirito comunitario e delle sue caratteristiche di movimento sociale, religioso, culturale e politico, movimento che per decenni attrasse tante persone inquiete e generose, e aiutò in mille modi generazioni di bisognosi43. Gesù è il fondatore di un movimento comunitario e questa caratteristica costituisce la pietra angolare della sua storia. Nel corso di duemila anni, gruppi di cristiani si sono uniti per essere presenti nel mondo, per camminare insieme, per sviluppare progetti che migliorassero la vita umana, per fare compagnia ai più deboli, per affrontare il male in tutte le sue sfaccettature. È emozionante verificare come in ogni momento, in ogni luogo, si siano radunati uomini e donne, con una disponibilità e immaginazione sorprendenti, allo scopo di far sorgere un’umanità più felice, più solidale, più vicina a Dio e alle sue creature, in progetti che abbracciavano tutte le manifestazioni della vita umana, dalla più tenera infanzia alla cura dei defunti, in una disponibilità che riguardava

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A fronte: 1. Fotogramma dal film Il diario di un curato di campagna di Robert Bresson, tratto dall’omonimo romanzo di Georges Bernanos. La scena rappresenta il dialogo tra il curato e il diacono.

Capitolo 31

IL DIALOGO CON IL DIVERSO. I CRISTIANI SCOMODI

tutti gli emisferi, tutti i continenti. Dorothy Day si rivela una figura affascinante di donna, ma ciascuno di noi potrebbe mostrare esempi analoghi nei nostri rispettivi paesi o città. L’amore per Dio e per i fratelli costituisce uno stimolante costante nella società, sprona, suggerisce, anima. A volte, sconvolti dalla violenza e dall’egoismo presenti nel nostro mondo, dimentichiamo le grandi utopie che mobilitano di continuo gli esseri umani: l’utopia di essere figli di Dio, di essere tutti fratelli, di realizzare un mondo in comunione, di superare le calamità, l’odio, la miseria, gli ostacoli, le paure e i sospetti. Sono questi esseri fuori dal comune, illuminati da un’idea o da un amore, capaci di dare la propria vita per seguire una chiamata, generosi all’estremo, che illuminano, animano, entusiasmano noi che camminiamo spesso senza progetti, senza speranze, senza aiuti, senza consolazione. Non è facile immaginare la vita senza santi, persone innamorate di Dio e che si preoccupano per gli esseri umani.

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La storia della Chiesa è una storia di progresso, di cambiamenti, di adattamenti continui alle diverse mentalità e culture, di creatività, ma anche di conflitti personali e istituzionali. Nello svolgimento, nelle motivazioni e nelle peculiarità di questi conflitti scopriamo il modo di concepire l’unità ecclesiale e di praticare l’amore fra i suoi membri, ma anche i fermenti dominanti di intolleranza e le paure esistenti là dove dovrebbe dominare la libertà di spirito e la fraternità. In questo contesto, vogliamo riflettere sui cattolici scomodi, cioè i non conformisti, i riformatori, quelli in anticipo sui tempi, ma anche i santi, che agirono all’interno dell’ortodossia e della comunità ecclesiale. Il decano di Blangermont dice al curato di campagna del romanzo di Bernanos44: «Dio ci liberi dai riformatori!». Il dialogo continua: «Signor decano, molti santi sono stati riformatori». «Dio ci liberi anche dai santi!». In effetti, non pochi santi furono scomodi per i loro superiori, per la gerarchia e persino per gli ordini religiosi che essi stessi avevano fondato. Sono impressionanti le storie di chi ha sofferto o è stato emarginato per difendere idee che più tardi sarebbero state accettate e avrebbero influito positivamente sulla vita della Chiesa. Pensiamo ai problemi di coscienza che poté avere un Savonarola nel denunciare Alessandro VI, papa spesso indegno. Poteva tacere nella sua intransigente ricerca di una Chiesa più pura ed evangelica sull’esempio offerto da Alessandro, dalla sua famiglia e dalla curia? La lotta di questo domenicano costituisce un esempio incisivo di un problema centrale del cattolicesimo moderno, la definizione del giusto rapporto fra ufficio, gerarchia e individuo, fra Chiesa e coscienza individuale. Gregorio VII, che nessuno potrebbe sospettare di

aver coltivato novità temerarie, affermava: «Cristo non disse: Io sono la tradizione, ma: Io sono la verità. Una tradizione, per quanto antica e diffusa che sia, deve sempre ritrarsi di fronte alla verità». In una Chiesa continuamente incarnata nella storia, risulta urgente purificare e distinguere ciò che è concrezione e aggiunta posteriore al nucleo essenziale della fede. Nel corso dei secoli, la maggioranza dei conflitti e delle scomuniche ecclesiali è stata originata da aspetti marginali, di routine, formalistici e tradizionalistici, cioè dalla parte radicalmente umana della Chiesa, che spesso è stata messa in questione per amore, per compassione di chi soffriva immeritatamente o si era allontanato dalla comunità ecclesiale per essere stato trattato ingiustamente. La storia della Chiesa ci presenta una galleria di personaggi per mille motivi notevoli. Alcuni furono in anticipo sui tempi, propugnando princìpi o teorie che più tardi divennero dominanti, ma che all’inizio

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