Fine vita
RITROVARE IL SENSO. PER VIVERE FINO ALLA MORTE Uno sguardo accompagnante dovrebbe essere proprio dei familiari, degli amici e anche dei medici. Non è la classica com-passione. È il con-lottare. Eppure, troppo poco stiamo investendo – come sistema sociale e politico – sull’accompagnamento che precede il fine-vita. Perché ‘quello che viene prima della fine’ è il tempo decisivo: per le scelte, per il senso, per l’educazione allo sguardo.
di Annalisa Caputo Docente di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
78 | Notiziario | Aprile 2020
N
on sono né un’esperta di medicina
il suicidio; giudicare se la vita vale o non vale
né di bioetica. Ho la fortuna di inse-
la pena di essere vissuta significa rispondere
gnare filosofia, materia che per sua
alla questione fondamentale della filosofia»,
natura tende a porre in questione tutto ciò
Il mito di Sisifo) e ho ricordato la risposta
che ci circonda. Anche per questo mi capi-
classica della filosofia: tutto nasce dalla me-
ta alle volte di essere interrogata su temi di
raviglia. Quando non sappiamo più stupirci di
confine. Mi sono ritrovata così a parlare di
noi stessi, di ciò che abbiamo attorno, allora
fine vita durante la Scuola di etica pubblica,
lentamente l’esistenza perde il suo gusto. E
organizzata a Bari dall’Ordine dei medici e
quasi inevitabilmente – come sapevano già
dall’Associazione Cercasi un fine. Mi era stato
Antichi, dai tragici greci a Quoelet – scivolia-
chiesto di parlare del ‘senso’ della vita. Impe-
mo nel non-senso. E la risposta a Camus di-
gnativo. Ho provato, allora, a ‘glissare’ sulle
venta facilmente: no, la vita non vale la pena
questioni bioetiche e ho lavorato di sugge-
di essere vissuta. Soprattutto quando è solo
stioni, con immagini, musica, film. Sono parti-
sofferente. Moribonda.
ta da una provocazione di Albert Camus («c’è
È possibile vedere le cose diversamente?
un solo problema filosofico veramente serio:
Forse. Ma questa visione non può essere in-