«EXALTER LA VIE SOUS QUELQUE FORME QU’ELLE SE PRESENTE»: GUILLAUME APOLLINAIRE POETA DI GUERRA di Damiano De Pieri Prima di parlare di Apollinaire poeta di guerra vorremmo fare una breve premessa su Guillaume Apollinaire poeta perché è arbitrario se non del tutto sbagliato scindere la sua attività poetica dalle poesie legate all’esperienza di soldato al fronte della Grande Guerra. Al contrario, infatti, questo fatto storico vissuto lo porta a confrontarsi in maniera drammatica e ineluttabile con la sua aspirazione ad essere Poeta che caratterizza tutta la sua attività letteraria.303 Guillaume Apollinaire si trova in una congiuntura storica fatta di grandi cambiamenti che lo portano a mettere in discussione radicalmente le certezze acquisite soprattutto per quanto riguarda i concetti di bellezza e di gusto.304 La realtà del presente è invasa da macchine e congegni dove il solo fine è la funzionalità e il progresso scientifico-tecnologico, a scapito della perfezione estetica. Oltre a Dio, anche la bellezza come la si era conosciuta «è morta», irrimediabilmente.305 Determinato a confrontarsi con la tradizione e a non negarla completamente come fanno i futuristi (e come faranno successivamente i dadaisti), Apollinaire è fermamente consapevole e convinto della necessità di conciliare questi valori con la condizione dettata dalla realtà presente poiché poeti e artisti per essere tali devono determinare «de concert la figure de leur époque»306 e 303
La bibliografia su Guillaume Apollinaire è ormai considerevole, si veda il recente volume di L. CAMPA, Guillaume Apollinaire, Paris, Gallimard, 2013, e l'importante bibliografia annessa. Per quanto riguarda la nostra “lettura” di Apollinaire, soprattutto in relazione all'approccio “totalizzante” nei confronti dell'opera e dell'autore, essa risente dei corsi tenuti all'Università di Padova dal professor Mario Richter e dei suoi numerosi studi dedicati al poeta i quali trovano un'ampia sintesi in Apollinaire. Le renouvellement de l’écriture poétique du XXe , Paris, Classique Garnier, 2014. 304 In una lettera inviata alla sua amante Madeleine Pagès il 5 ottobre 1915, Apollinaire, chiamando in causa Tolstoj, afferma: «Tolstoï avait bien vu que le goût n'a aucun sens et ne peut que gâter l'art. L'art doit être hors du goût et les trois quarts de ceux qui aiment l'art ne se préoccupent que du goût, qu'il est difficile d'en sortir», Lettres à Madeleine, Paris, Gallimard, 2005, p. 248. Interessante è rilevare come una posizione simile sia condivisa anche dall'amico-nemico Blaise Cendrars come risulta da una lettera, datata 23 dicembre 1913, che quest'ultimo invia al professor Victor Smirnoff dell'Università di San Pietroburgo e amico di Sonia Delaunay, i cui rapporti con il poeta svizzero sono noti: «Je suis trop sensible pour avoir du “goût”. J’ai tous les goûts. Je prends un mot et je le brutalise. Il y'a des moments où il est plus fort que moi et il m’assomme. Chaque mot est variable, multiple, coloré. Et suivant l’inspiration, il obtient une profondeur sensuelle qui le rend inédit, qui l’enrichit. Il faut être riche. Il ne s’agit pas de compter la menue monnaie des syllabes sur ses doigts. Il ne s’agit pas d’acrobatie, ni de mots en liberté», (in Inédits secrets, Paris, Le Club français du livre, 1969, p. 370). 305 Mutuiamo ovviamente il celebre aforisma «Gott ist tot» di Nietzsche, filosofo che esercitò un’importante influenza su Apollinaire e che presagì la possibilità di una nuova arte incarnata, secondo il poeta, dai pittori cubisti (cfr. Méditations esthétiques [1913] in Œuvres en prose complètes, tome II, textes établis, présentés et annotés par P. CAIZERGUES et M. DÉCAUDIN, Paris, Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, 1991, p. 13). La strada per un radicale rinnovamento della poesia nella consapevolezza di un impossibile recupero della bellezza, sia essa ideale che formale, era presente già in Rimbaud che affermava appunto: «Les premiers romantiques ont été voyants sans trop bien s'en rendre compte ; […] Les seconds romantiques sont très voyants: Th. Gautier. Lec. de Lisle, Th. De Banville. Mais inspecter l'invisible et entendre l’inouï étant autre chose que reprendre l'esprit des choses mortes, Baudelaire est le premier voyant, roi des poètes, un vrai Dieu. Encore a-t-il vécu dans un milieu trop artiste; et la forme si vantée en lui est mesquine: les inventions d'inconnu réclament des formes nouvelles» (Lettre de Rimbaud à Paul Demeny, Charleville, 15 mai 1871, in Œuvres complètes, édition établie par A. GUYAUX avec la collaboration d’A. CERVONI, Paris, Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, 2009, pp. 347-348). E basti vedere anche come in totale rottura con l’ideale di bellezza parnassiano il giovane poeta scriva la sarcastica e parodica «Vénus anadyomène» dove la dea è rappresentata da una vecchia laida che esibisce un «ulcère à l'anus» (ivi, pp. 65-66). A questo riguardo è interessante notare che in una variante manoscritta dell’Esprit nouveau et les poètes Apollinaire indichi proprio Rimbaud come precursore dell’esprit nouveau: «Arthur Rimbaud (qui n’appartient ni au Parnasse ni au Symbolisme) est peut-être le premier dont on puisse se réclamer en réalité l’esprit nouveau» (in Œuvres en prose complètes, cit., tome II, p. 16861687). 306 Méditations esthétiques, cit., p. 13.
172