DIPINGERSI CON LE PAROLE: UNA “GARA DI MORTE” DI J. ILMARI AUERBACH di Sara Di Alessandro Una sorprendente scoperta: Johannes Ilmari Auerbach Durante la fase di stesura del mio Progetto di Ricerca, decisi di partire dalla Rote Kapelle, cerchia di protagonisti della Resistenza tedesca in opposizione alla dittatura nazionalsocialista, attorno a cui orbitava Dietrich Bonhoeffer, autore al centro del lavoro di Tesi Magistrale. Questa primissima pista risultò da subito un terreno d’indagine assai fecondo: al movimento afferirono scrittori e drammaturghi come Adam Kuckhoff e Günter Weisenborn, il regista e drammaturgo Falk Harnack – cugino di Bonhoeffer – e, infine, il pittore e scultore Joannes Ilmari Auerbach. A catturare ulteriormente la mia attenzione nei confronti dell’autore fu, però, la sua unica novella, pubblicata nel 1921, una Novella che attraversa dunque i vissuti più irrappresentabili che la Grande Guerra abbia portato in Europa e nel mondo. In realtà, fu proprio il titolo squisitamente originale di quest’opera a spingermi a soffermarmi sul lavoro per farne il punto di partenza di una ricerca sul trans-generazionale e sulla trasmissione nella letteratura e nella cultura dei paesi di lingua tedesca. Del resto, una novella di ardua reperibilità, inedita in Italia e con un titolo come Der Selbstmörderwettbewerb, difficile non solo da pronunciare, ma anche da rendere con efficacia in italiano (una possibile resa è “Il Concorso dei Suicidi”), scritta da un personaggio che nella vita si era apparentemente occupato di tutt’altro, rappresenta una sfida genuina, accompagnata dalla sensazione che in tale opera davvero possa celarsi un “novum” letterario, una possibile risposta a quella promessa che sottende la definizione di “novella” e, con ciò stesso, la chiave di lettura di un’epoca segnata, senza precedenti, dalla barbarie e dalla tecnica. La vita dell’autore è oggi accessibile grazie alla pubblicazione delle lettere, raccolte nel volume Johannes Ilmari Auerbach 1899-1950. Eine Autobiographie in Briefen, edito nel 1989.370 Desidero anzi sin da ora ringraziare i due curatori di questa preziosa raccolta, unica fonte biografica disponibile e, quindi, a mio parere imprescindibile per conoscere a fondo l’autore e saper leggere una novella che, non solo per lo stile innovativo e i contenuti a dir poco geniali, si qualifica come vera e propria cartina al tornasole di una società a tal punto alienata e alienante da cannibalizzare i deboli e gli infelici. Johannes Ilmari Auerbach nasce il 24 maggio 1899 a Breslau, primo dei quattro figli dal matrimonio tra il celebre pianista Max Auerbach (1872-1965)371 e l’insegnante Käthe Reisner (1871-1940). Entrambi di origine ebrea, dopo il matrimonio decidono di conversi al cristianesimo, soprattutto per poter svolgere la propria professione in relativa tranquillità, tenuto conto dell’antisemitismo sempre più dilagante nella città di Breslau.372 Johannes cresce in un ambiente familiare affatto caratterizzato dalla devozione religiosa, bensì denso di stimoli artistici e assimilato alla cultura tedesca. Vivrà assieme alla sorella Cornelia e ai fratelli Klaus e Günter fino al 1906, anno della separazione dei genitori. La madre si trasferisce con i due fratelli a Jena, mentre Johannes e Cornelia – detta Cora – rimangono a Breslau. Le prime lettere di Johannes Auerbach pubblicate nel volume sopracitato risalgono proprio a questo evento forte e traumatico, che si riverbera anche nei disegni che il piccolo Johannes Ilmari indirizza alla madre, sempre ed esclusivamente a lei, Käthe Reisner. Il giovane Auerbach manifesta 370
R. HEUER, F. KIND, Johannes Ilmari Auerbach 1899-1950. Eine Autobiographie in Briefen, Bad Soden, A & V Woywood, 1989. 371 Il fisico e matematico tedesco Max Born (1882-1970), vincitore del premio Nobel per la Fisica nel 1954, fu alunno di Max Auerbach, come racconta nella propria autobiografia My Life. Recollections of a Nobel Laureate, New York, Schribner 1978. 372 R. HEUER, F. KIND, op. cit., p. 14.
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