ATTENZIONE Quante volte diciamo: «Sii attento; non essere superficiale o immediato nelle tue reazioni, ecc.». In concreto vogliamo dire: «Sii calmo e paziente, rifletti prima di agire». Quando poi si tratta di un discorso, chiedere attenzione richiede calma, non istintività; vuol dire anche: non dare giudizi affrettati, non pensati su persone o su fatti. L’attenzione richiede innanzi tutto “ascoltare”, quindi analizzare una situazione per essere in grado di dare un giudizio o un parere motivato. Ciascuno rifletta sull’uso che fa della parola “attenzione”. Penso che si possa dire che è l’inizio della profondità personale. Già queste osservazioni hanno un “peso” notevole nella vita di ogni giorno. Se non altro perché il porgere normalmente attenzione a quello che facciamo e a ciò che ci sta attorno è senz’altro segno di maturità. Se poi esamino la parola attenzione, scopro qualcosa di più importante. Vedo che è composta dalla preposizione “ad”, che significa movimento verso un punto fermo e che mi interessa. Non necessariamente esprime un movimento fisico; può esprimere solo un movimento interiore, un atto dello spirito. “Tenzione”, o “tensione” deriva dal latino “tendere”. È un verbo che ha un valore specifico. Nell’antichità esprimeva la situazione umana dell’arciere, colto nell’istante in cui ha già incurvato l’arco, e la freccia è lì, pronta per essere scoccata, però è ancora tutto fermo: la persona dell’arciere, la freccia, l’arco già incurvato. Tutto questo è fisicamente vero. Però il cuore dell’arciere e la sua mente sono già “umanamente” là nel centro, in cui l’arciere spera di far giungere la sua freccia. È un’immagine che a mio parere ha un valore morale molto significativo. Leggendo una sera, nella tranquillità e nel silenzio, una pagina di un vero maestro spirituale, mi ha fatto riflettere una sua affermazione. Diceva che, per incamminarsi seriamente sulla via della orazione – come la intendeva S. Teresa d’Avila – è opportuno vivere l’“attenzione a Dio”. È una affermazione superlativa, se 18