si realizza non solo spostando la merce dalla strada alla ferrovia e al mare, ma anche attraverso il bilanciamento delle attività di trasporto tra “viaggi a carico e a vuoto”, specie nelle tratte nord-sud del Paese. Avvertiamo la carenza di una piattaforma informatica che, sotto l’egida pubblica, potrebbe essere realizzata a tale scopo. Modalità di consumo Il sistema “just in time” a cui si è aggiunto quello introdotto da “Amazon” (tutto a casa tua senza spese) produce, a parità di volume di merce trasportata, un incremento considerevole del movimento di veicoli per numero e chilometri. Se a ciò si aggiunge l’apporto delle merci trasportate in contro proprio, oltre due milioni di veicoli commerciali, caratterizzato da un costante eccesso di veicoli rispetto alla merce trasportata, si vede – in una logica di sistema - quanto sia grande il dispendio di energia, oltre all’inquinamento connesso a queste modalità organizzative. Si tratta di aspetti che, apparentemente laterali rispetto alle tematiche sull’impatto ambientale, in realtà, ne costituiscono i nodi cruciali. Innovazione e nuove diseguaglianze In questo passaggio epocale c’è il rischio di nuove contraddizioni connesse all’innovazione. Non solo come momento di nuovo conflitto tra chi sta dentro il processo e chi ne resta escluso, ma anche e, soprattutto, come momento in cui l’innovazione si somma a nuove forme di sfruttamento. Esempi già evidenti sono nella distribuzione urbana ma anche in molte filiere del trasporto, in cui si pretende dai vettori il massimo dell’innovazione quanto ai veicoli, e allo stesso tempo si impongono tariffe al massimo ribasso. C’è rischio che si affermi il corollario per cui, a un maggior tasso di innovazione si accompagni un minor tasso di imprenditorialità. Anche da questo punto di vista, il processo di transizione ecologica deve essere accompagnato da regole e controlli che garantiscano un perimetro di legalità, al cui interno, e non oltre, deve svolgersi la concorrenza tra le imprese di autotrasporto.
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