Lavoro
Tavoli vuoti città deserte e niente vacanze Tempi duri per ristorazione, alberghi, piste da sci e viaggi. Tra chiusure e restrizioni le storie di Nicolò, Giorgio, Stefano, Alessandro e Luisa TURISMO
Cosa hanno in comune una guida turistica, un maestro di sci tuttofare, un maggiordomo dell’hotel St. Regis di Toronto e una coppia romana di ristoratori? Sono professionisti del turismo nell’anno 2020: il lavoro giusto, al momento sbagliato. L’avvento di Covid-19 ha stravolto la loro esistenza. Alcuni hanno dovuto abbandonare - chissà per quanto tempo - il mestiere di una vita, altri si sono visti stroncare una carriera appena avviata, piena di speranze e progetti. «L’indipendenza economica, un mestiere stimolante, una casa propria. Ce la stavo facendo, poi ho perso tutto. Come una mano che ti afferra e trascina giù. Per fortuna sono giovane, ho la possibilità di studiare e rilanciarmi». Nicolò ha lasciato il Canada lo scorso marzo. Assunto a ventisette anni in una prestigiosa catena alberghiera come addetto alle relazioni con i clienti, è tornato a Roma, dai suoi genitori, per rimettersi sui libri. di Jacopo Vergari e Fadi Musa
14 — Zeta
Studio che è stato fondamentale anche per Giorgio, trentatreenne guida turistica della Capitale. Ha reagito, con un guizzo di originalità: «Ne ho approfittato per ripassare, approfondire. Poi ho avuto un’idea. La mia ragazza è un’educatrice cinofila, perché non sfruttare la cosa? Ho quindi organizzato un diverso tipo di passeggiate didattiche, chiamate “Dogs in Tour”. Incontri dedicati a cani e padroni, che si svolgevano sull’Appia Antica. Un posto meraviglioso, all’aperto, dove si poteva parlare di storia e arte. Ma distanziati e in sicurezza. Peccato che abbia funzionato per un tempo limitato». E cosa è successo alla ristorazione? Ce lo raccontano i proprietari de “Il Gatto e la volpe al 151”, locale del quartiere Talenti, periferia Nord di Roma. Le misure restrittive legate alla pandemia hanno costretto Alessandro e Luisa a tagliare le spese, rinunciando al servizio pizzeria. Poi la situazione li ha messi in condizione di non poter pagare l’affitto del locale al prezzo pi-