Zeta Numero 1 |Febbraio 2021

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Cultura

Le Canaglie che hanno vissuto il calcio Angelo Carotenuto nel suo ultimo romanzo racconta “le Canaglie”. Dalla ricerca delle fonti ai protagonisti che lo hanno ispirato, la storia della Lazio dei primi anni 70, metafora di Roma e della società del tempo LIBRI

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«Scrivere e prepararsi a scrivere questo romanzo è stata anche la maniera di rileggere cose e rivivere episodi che erano in memoria da qualche parte, un modo di reinterpretare, di dare un bordo a certe cose sfumate che da bambino e da ragazzo avvertivi in sottofondo e non sempre capivi bene». A parlare è Angelo Carotenuto, giornalista e scrittore, autore del libro Le canaglie, edito da Sellerio e uscito nel 2020. Il protagonista è Marcello Traseticcio, personaggio immaginario che fa il fotografo in un quotidiano romano, costretto dal suo direttore a occuparsi della Lazio. Dalla dolce vita di Via Veneto - lui che vanta l’amicizia del regista Federico Fellini - al periferico campo di allenamento di Tor di Quinto. Di calcio sa poco, quasi nulla. Ma si immerge in quel mondo, esplora i confini, ne comprende la dimensione trasversale. Nella stagione 1971-72 i biancocelesti sono in Serie B, divisi tra nuovi acquisti e una gestione tecnica che sa di scommessa. È l’inizio di una parabola fatta di risse, conflitti insanabili tra clan, trionfi, momenti di crescita e condivisione. Marcello regala scatti della promozione in A, dello scudetto buttato via a Napoli l’anno successivo, delle bravate dei giocatori nei locali notturni, del tricolore conquistato il 12 maggio 1974, giorno del referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio. La sua esistenza si intreccia con quella di Tommaso Maestrelli, allenatore saggio e profondo, del rissoso e fiero Giorgio Chinaglia, del biondo e talentuoso Luciano Re Cecconi, morto in circostanze assurde. Fino all’acculturato capitano Pino Wilson, detto “Milord”. Sono solo alcuni dei protagonisti che popolano lo spogliatoio, dove pistole e asciugamani vengono tirati fuori dai borsoni con la stessa leggerezza. Il libro è una fitta rete di passaggi tra sport, storia, costume e cultura. Sullo sfondo delle giornate di campionato ci sono gli omicidi di politici e magistrati, il caso Pasolini, la morte dello scrittore Gadda, la nascita delle Brigate Rosse. E così quella squadra divisa tra destra e sinistra, ma unita su un campo di calcio, diventa la metafora di Roma, della società italiana dell’epoca. In un’intervista a Zeta, l’autore descrive il suo romanzo, dalla ricerca delle fonti fino ai protagonisti che lo hanno ispirato. Come è nata l’esigenza di scrivere questo libro? «Come sempre. Per la voglia di raccontare una storia e amoreggiare con delle parole. Le storie delle persone dentro quella Lazio mi parevano gigantesche, di Jacopo Vergari

“Il fotografo è un mestiere che fa i conti con la testimonianza e con la responsabilità della memoria. Mi pareva un buon espediente per avere un narratore non onnisciente ma partecipe, consapevole”


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