Musicalmente di Gabriele Biancardi
Vasco SI? Vasco NO? Il Vasco nazionale non si discute. Quando qualcuno si permette di dire che in fondo “Non è sto gran artista”, viene guardato con sospetto, lesa maestà si potrebbe dire. Ora, un concerto a Trento del Blasco, o meglio, l'idea di poter fare un evento di così grande portata, ha diviso in curva sud e curva nord i trentini. Da una parte coloro che sono già con i soldi in mano per il biglietto e dall'altra quelli che hanno già i polpastrelli infiammati a forza di scrivere sui social tutti contro di questa operazione.
Proviamo allora a fare una disamina distaccata. Pro: risonanza nazionale, migliaia di persone che arriverebbero in provincia. Alberghi pieni, ristoranti occupati all'inverosimile. Indotto per negozi e varie attività. Prestigio nel proporre “Il concerto”, quello che potrai raccontare a figli e nipoti. Poi, ovviamente, la gioia di poter esserci, poter ascoltare colui che negli ultimi quarant'anni, tiene per mano classifiche e fedeltà. Fin qui tutto bene, la provincia forte di un portafoglio che non trema è disposta a fare la parte del leone. Due milioni e mezzo per approntare l'area, che nei piani dovrebbe essere un polo per futuri eventi. 60.000 biglietti “comprati” a priori dalla Pat per un totale di 3.225.000 euro. Una mostra su Vasco per un ammontare di 100.000 euro. 300.000 euro per ospitalità per tutto il carrozzone che lavora per il concerto. Una curiosa postilla appare ad un certo punto: “le Parti si obbligano a non rivelare il contenuto della Convenzione “. Questo non dovrebbe essere permesso, la trasparenza è importante. Ci sono altre voci di spese naturalmente, 26
sono visibili dopo veloce ricerca in internet. I soldi impiegati quindi sono la prima voce per chi storce il naso. Vero che il richiamo di gente sarebbe enorme, vero anche che il pubblico da concerto, non prenota due giorni prima alberghi e ristoranti, ma preferisce il “mordi e fuggi” che di solito non lascia tanti soldi sul territorio. Lavoro nell'ambito della musica, per cui ogni evento lo vedo come una bella opportunità. Sono però abituato
ad eventi organizzati da privati, società del settore, che lo fanno di mestiere. Organizzano un concerto, rischiano del proprio e se va bene, tutti contenti. La vera domanda che mi gira in testa è per quale motivo, la provincia autonoma di Trento, si sia lanciata in un rischio così importante. Siamo davvero sicuri che per il prossimo maggio la pandemia sarà un lontano ricordo? Siamo certi che saranno 120.000 le persone che compreranno il biglietto? Anzi no, 60.000 perché la metà è stata già prenotata dalla Pat. La priorità è proprio questa? Gli antichi romani su questo erano piuttosto avanti, “panem et circenses” è una frase che viene spesso usata per questo concerto. Sarebbe bellissimo se le risorse finanziarie del nostro territorio, fossero in grado di provvedere ai tanti problemi che sono sotto gli occhi di tutti, sanità, viabilità... e anche in grado di regalare, perché di questo si tratta, una serata così memorabile. Il fatto è che nessuno di noi decide. La firma è stata fatta, gli accordi presi e possiamo solo sperare che vada tutto per il meglio. Che il Covid sia un brutto