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Alici di menaica Un Presidio Slow Food tutela la tradizionale pesca con le menaiche, piccole imbarcazioni e relative reti artigianali a maglie larghe per la cattura delle alici a Marina di Pisciotta, in provincia di Salerno di Chiara Papotti
Tra le memorie archeologiche della civiltà greca, arrivata fi no in quest’angolo nascosto del territorio campano, il Cilento regala scorci di incontaminata bellezza, suggestioni uniche di sapori e profumi. La costa è selvaggia, in buona parte inaccessibile e preservata. La rete delle vie di comunicazione non è di facile percorribilità: strade aggrovigliate in curve, svolte brusche, tornanti. Più che l’uomo, nel Cilento domina la natura. Più che l’architettura colpiscono i porticcioli nascosti tra i promontori rocciosi, le solitarie torri di avvistamento che vigilano il mare, la quiete dei piccoli paesi collinari. Un’atmosfera tipicamente mediterranea, che troviamo anche nei sapori e nei profumi della tradizione cilentana: dal delicato
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olio extravergine d’oliva pisciottano al robusto vino d’Aglianico, dalle mozzarelle rivestite nel mirto alle alici di menaica. Ed è alle alici di Pisciotta, in particolare, che è stato conferito il meritato riconoscimento di Presidio Slow Food nel 2001. Le vere alici
di menaica non hanno niente a che vedere, per delicatezza e sapore, con quelle di cianciola (la grande rete d’altura). La differenza non sta nella varietà ittica, ma nel periodo e nel sistema di pesca. A Marina di Pisciotta, un piccolo borgo sulla costa, a metà strada tra
Il rito della pesca con le menaiche, praticato oggi solo da una piccola flotta di gozzi di Marina di Pisciotta, risale all’epoca classica e si è mantenuto inalterato nei secoli. La particolare foggia delle reti fa sì che siano catturate solo le alici più grandi. Sistemate in cassette di legno, senza alcun refrigerante, sono lavorate di primo mattino
IL PESCE, 2/21