L’UNITA’ LABURISTA - 44
OIKOS E POLIS DI CHIARA TORTORELLI
C
’è una reale differenza tra dimensione pubblica e dimensione privata?
Nel mondo greco della democrazia ateniese si dibatteva molto sul rapporto tra oikos cioè nucleo familiare e polis, cioè città e quindi collettività; l’oikos inserito nella polis definiva la natura stessa della polis. Trovo molto efficace la traduzione più fedele possibile del termine oikos, che è appunto “organismo” che comprende cose, persone e riti. L’organismo dà bene l’idea di “movimento”, e fa intendere che oikos non è una matrice fissa; quindi sottrae l’oikos alla schematicità e al dogma e fa intendere la natura del movimento evolutivo intrinseco della sfera privata che è retta dal meccanismo evolutivo tipico della coscienza umana.
N
el mondo romano il privato era definito dall’otium e il pubblico dal negotium, e nella coscienza e nella vita di ogni singolo individuo si alternavano le dimensioni del negotium cioè del “fare nella società e per la società” e dell’otium cioè del dedicarsi a se stessi e alle proprie passioni. Solo una completa armonia tra le due sfere a livello individuale permetteva l’armonia sociale e civile, un po’ come quell’armonia sempre sottolineata dal mondo latino, “mens sana in corpore sano”.
L
e civiltà antiche sembrano suggerire la dimensione di interdipendenza tra pubblico e privato e la dinamica evolutiva legata all’impossibilità di tradurre in uno schema fisso ciò che è privato e quindi ciò che è pubblico.
N
elle filosofie orientali che richiamano molto le scoperte fatte nell’ultimo secolo dalla fisica quantistica, l’io e il mondo non sono disgiunti, ciò che vediamo all’esterno è il perfetto riflesso del nostro stato di coscienza, quindi il pubblico e il privato sono interconnessi, ciò che vediamo pubblico non è esistente di per sé ma è influenzato dalla natura del privato. Nel buddismo si parla della natura specchio, che si basa sulla comprensione profonda che tutto ciò che vediamo all’esterno di noi ci specchia, ci permette di vedere la nostra essenza e di conoscerci. Non esiste quindi separazione, la frattura della separazione è un fattore esclusivamente mentale e razionale. Noi separiamo per discernere ma la coscienza dovrebbe poi operare il processo della riunificazione, che si basa sul “riconoscere” se stessi negli altri, e gli altri in se stessi. Un po’ come diceva Terenzio: “Homo sum, humani nihil a me alenum puto”, sono un uomo, niente che sia umano mi è estraneo, riportando così in vita il valore dell’humanitas.
P
otremmo dire che non esiste collettivo a sé stante dall’individuale e che ciò che vediamo collettivo non è oggettivo ma dipende dallo sguardo di chi osserva, non può essere separato dal soggetto che guarda. Quindi non esiste un solo collettivo, una sola dimensione pubblica, ma tante dimensioni pubbliche quanti sono i soggetti coinvolti. Ritorna quindi con la sua forza il concetto di “evoluzione”.
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