l’editoriale del direttore
La Rivoluzione d’ottobre ALDO AVALLONE
I
in queste elezioni amministrative. E l’analisi del voto fa pensare che proprio gli ex elettori di M5S e Lega siano quelli che maggiormente abbiamo fatto crescere la percentuale di astensione. Il campo progressista, inteso in senso largo, ha ottenuto un lusinghiero successo, sia dove si è presentato in alleanza con i 5 Stelle sia altrove. Si tratta certamente di un risultato che fa ben sperare per il futuro, dimostra che la destra è battibile ma che occorre rimboccarsi le maniche e lavorare duro in vista delle politiche del 2023. Serve uno sforzo unitario, un campo largo che abbia nel Partito democratico il punto di coagulo con Leu e il rinnovato Movimento di Conte.
l “fil rouge” di questo numero è il rapporto tra pubblico e privato. Crediamo che mai come in questo momento occorra ridefinire l’intervento pubblico in tanti settori della vita sociale. Ne analizzeremo gli aspetti in alcuni degli articoli della testata. Ma molti altri temi hanno caratterizzato questo mese di ottobre che sta per concludersi. In primis, naturalmente, la tornata elettorale per le amministrative. Si è votato in molti comuni importanti e il campo progressista ha ottenuto un confortante successo. Merito certamente di una scelta migliore dei candidati sindaco e di una larga convergenza politica su di loro che fa ben sperare per il futuro. Se ne occupano, in particolare, una nostra storica collaboratrice, Antonella Golinelli, e una new entry nella squadra de L’Unità laburista, Vincenzo Crolla, al quale diamo un caloroso benvenuto.
È
evidente che proprio i 5 Stelle sono i perdenti di questa tornata elettorale; bisogna chiedersi se sia l’inizio di una crisi irreversibile o piuttosto un fisiologico rallentamento dopo le note vicende interne che ne hanno agitato le acque. Noi ci auguriamo che il neo Movimento possa lasciarsi definitivamente alle spalle il populismo degli esordi e, operando una scelta precisa di campo, possa rappresentare un affidabile alleato in vista delle future elezioni. Pd, Leu e Neomovimento possono sconfiggere le destre e non si pensi assolutamente a coinvolgere un centro che, di fatto, nel paese non esiste da decenni. Mai più dialogo con chi ha scientificamente assassinato il governo Conte bis. La Sinistra, intesa in senso ampio, è chiamata a una sfida decisiva: riportare al centro della propria azione politica i temi storici che ne hanno da sempre costituito l’essenza, quali la lotta alle diseguaglianze, il lavoro, i diritti, la valorizzazione dei servizi pubblici. Serve, una buona volta, chiarire bene da che
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ui mi preme sottolineare ancora una volta il dato più rilevante emerso in questa ultime elezioni: più di un elettore su due ha scelto di non esercitare il proprio diritto di voto. Esiste oggettivamente una crisi di rappresentanza e non da pochi anni. I partiti politici tradizionali non sono più capaci di intercettare le istanze di larga parte della popolazione che vede la politica e le istituzioni altro da sé: la famigerata “casta”, sulla cui critica il Movimento 5 Stelle alle origini ha fondato molto del suo successo. Anche la Lega Nord ha cavalcato l’antipolitica facendone un proprio cavallo di battaglia ma quando entrambe le forze politiche sono entrate a pieno titolo nel campo istituzionale hanno fatalmente perso attrattività presso quella parte di elettori. Non a caso sono proprio il Movimento 5 Stelle e, sia pure in misura minore, la Lega che perdono consensi
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