Zeta Numero 1 |Febbraio 2021

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Lavoro

I giovani «Non è colpa nostra» Le storie di Giacomo, Giorgia e Luca sono comuni a quelle di tanti giovani che si stanno affacciando al mondo del lavoro oggi, tra le tante difficoltà causate dalla pandemia di Natasha Caragnano

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L’ufficio stile di una nota azienda di moda, diventare cooperante internazionale, aprire un ristorante. Giacomo, Giorgia e Luca hanno messo da parte tutto questo, almeno per il momento, perché qualcosa d’incontrollabile come la pandemia glielo ha imposto. «Può sembrare una frase fatta, ma ci hanno davvero tappato le ali». La voce di Luca è rassegnata, come quella di tanti altri ragazzi che come lui cercano di costruirsi un futuro e di entrare nel mondo del lavoro oggi, tra le tante difficoltà causate dalla pandemia. Sono 656mila i posti di lavoro persi durante la prima ondata dei contagi, ma questa crisi non ha avuto un impatto omogeneo sulla popolazione. La classe dei lavoratori tra i 25 e i 35 anni è stata quella più colpita, Giacomo rientra tra i più piccoli della fascia. Raccoglie i capelli e li lega in una coda sulla nuca mentre con un marcato accento pugliese, che Milano non è ancora riuscito a cancellare, mi racconta del suo amore per la città dove si è trasferito cinque anni fa per studiare Fashion design. «Durante gli anni universitari ho sempre lavorato per ammortizzare le spese. Anche se dopo la laurea, nel 2018, ho iniziato subito uno stage in un’azienda di moda ho continuato il mio secondo lavoro in una discoteca. La retribuzione dello stage non era abbastanza per vivere tranquillo». Secondo il rapporto Censis, l’istituto di ricerca socioeconomica, il 60% degli individui nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni ha visto le proprie condizio18 — Zeta

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ni economiche peggiorare improvvisamente durante il lockdown: Giacomo, come tanti altri suoi coetanei, ha perso il lavoro in discoteca in questo periodo. «Il problema però è sorto quando ho terminato il mio stage. Mi avevano promesso un contratto, ma poi l’azienda è entrata in cassa integrazione e ho perso questa opportunità. Sono tornato in Puglia perché non trovavo lavoro e non riuscivo a mantenermi da solo a Milano». Sembra contento di poter passare un po’ di tempo a casa, vicino al mare, ma pronuncia sempre con nostalgia la parola «Milano». I settori dell’intrattenimento e della ristorazione sono quelli in cui sono impiegati il maggior numero di giovani, e anche quelli più colpiti dalla crisi economia causata dal Covid-19. Il Dpcm firmato il 24 ottobre 2020 ha bloccato nuovamente l’attività di una fetta di lavoratori giovani e a basso a reddito, Il 27,4% dei dipendenti nei servizi della ristorazione appartengono alla fascia 25-34 anni. Tra questi c’è Luca che lavora come sommelier in un ristorante nella provincia di Taranto. «È dal 26 marzo che sono in cassa integrazione, ma ancora non sono arrivati i sussidi dallo Stato. Adesso vivo dei risparmi che avevo messo da parte per realizzare i miei progetti». Luca ha 25 anni e lavora nel mondo della ristorazione da quando ne ha 17, sogna di aprire un locale tutto suo un giorno. «Ma adesso il futuro che ho sempre sognato mi sembra più lontano». Non investire sulle nuove generazioni vuol dire ridurre le prospettive di questi ragazzi nel territorio in cui vivono e un blocco nella crescita economica del nostro Paese.Il mancato investimento pubblico sulla formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso stage e tirocini è il principale nodo da sciogliere. «Io sono una tirocinante, ma a causa della pandemia il mio percorso formativo si è fermato. Questi mesi di formazione non li potrò più recuperare». Giorgia ha 27 anni e dopo la laurea in Giurisprudenza ha conseguito un Master in diritti umani e gestione dei conflitti. «Nella posizione in cui sono ora non riesco a trovare lavoro perché non ho abbastanza esperienza, ma allo stesso tempo non ci sono tirocini perché hanno tagliato tutti i fondi per noi». Nei periodi di difficoltà economica le aziende preferiscono investire in professionisti già performanti e non attendere la formazione degli stagisti. Ma questo impedisce a Giorgia di acquisire l’esperienza richiesta a tutti i colloqui: «Negli ultimi mesi ho ricevuto tanti di quei no che posso allestire un museo con le email che ho ricevuto». Quando l’emergenza sanitaria sarà finita ci troveremo con una bassa presenza degli under 35 nel sistema produttivo italiano, è questo l’allarme lanciato dal Censis. Ma devono essere i giovani la risposta alla crisi economica che stiamo vivendo. ■

1. Giorgia a Lima, a lavoro su un progetto per il riciclaggio dei risidui solidi condotto dalla Ong per cui ha svolto un tirocinio di sei mesi 2. Luca a lavoro come sommelier di un ristorante, poco prima che scoppiasse la pandemia 3. La scrivania di Giacomo nell'ufficio stile di un'azienda di moda durante il suo anno di stage


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