Dono&Vita - Marzo 2021

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Pubblicazione Trimestrale - Registrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 XLIV - n.1 - marzo 2021 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 NE/PD - Iscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97 - Tiratura e diffusione: 96.000 copie

UNITI, SI VINCE

Numero 1

Marzo 2021

Periodico trimestrale

di Informazione e Promozione

di Avis - Associazione Volontari

Italiani Sangue del Veneto e Abvs

- Associazione Bellunese Volontari

Sangue. Visita il nostro sito:

www.donoevita.it

Foto: Maria Longhin

e la nostra pagina facebook


Per informazioni sulla donazione di sangue e plasma e/o prenotare, pubblichiamo i recapiti delle Avis provinciali del Veneto e di Abvs. A disposizione per informazioni anche la segreteria di Avis regionale Veneto.

Avis regionale Veneto

avis.veneto@avis.it 0422 405088 www.avisveneto.it

Avis provinciale Padova

padova.provinciale@avis.it 049 7800858 www.avisprovincialepadova.it

Avis provinciale Rovigo

sede@avisprovincialerovigo.it 0425 35860 www.avisprovincialerovigo.it

Avis provinciale Treviso

avis@avisprovincialetreviso.it 0422 405077 www.avisprovincialetreviso.it

Avis provinciale Venezia

venezia.provinciale@avis.it 041 950892 www.avisprovincialevenezia.it

Avis provinciale Verona

verona.provinciale@avis.it www.avisverona.it 045 8203938

Avis provinciale Vicenza

vicenza.provinciale@avis.it www.avisvicenza.it 351 1116275

Abvs provinciale Belluno

info@abvs.it 0437 27700

Cari lettori, se avete necessità di comunicare una variazione di indirizzo per ricevere il giornale, mandate un’e-mail all’indirizzo avis.veneto@ avis.it indicando nominativo e indirizzo completo e la variazione da apportare. Le variazioni di indirizzo non vanno inviate alla redazione che per motivi di privacy non ha accesso ai dati sensibili dei lettori/donatori.

Vanno inviate alle rispettive Avis Comunali 02

DONO&VITA


SOMMARIO EDITORIALE

/ Giorgio Brunello /

04 Fare, farlo bene, farlo sapere

PAGINA DEL DIRETTORE

/ Beppe Castellano /

05 C’era una volta il... Giornalista

ATTUALITÀ TRASFUSIONALE Dono&Vita Anno XLIV- n° 1 - Marzo 2021 Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue TIRATURA E DIFFUSIONE: 96.000 copie Distribuzione gratuita ai soci Avis-Abvs del Veneto e alle 3.400 sedi Avis comunali, provinciali, regionali in Italia. Editore - Segreteria - Amministrazione AVIS Regionale via Ospedale, 1 - 31100 Treviso tel. 0422 405088 - avis.veneto@avis.it REDAZIONE Via Ospedale, 1 - 31100 TREVISO - tel. 0422 252892 Cell. 335 6804120 e-mail: redazione.dono-vita@avis.it Presidente Avis Regionale Veneto e Direttore Editoriale: Giorgio Brunello Direttore Responsabile: Beppe Castellano - b.castellano@avis.it Vice Direttore Esecutivo/Segreteria Redazione: Michela Rossato - m.rossato@avis.it Responsabile stampa associativa: Luigi Piva Redattori responsabili per le provinciali AVIS-ABVS BELLUNO: Barbara Iannotta, Giulia Frigimelica; PADOVA: Roberto Sartori; ROVIGO: Gianluca Munegato, Giovanni Chioldin; TREVISO: Paolo Dussin, Paolo Zanatta; VENEZIA: Giorgia Chiaro, Dario Piccolo, Manuela Fossa, Silvano Vello; VERONA: Mario Lappa, Nereo Marchi. VICENZA: Enrico Iseppi. Hanno collaborato a questo numero: Pier Paolo Civelli, Roberto Paladini, Francesco Pira, Andrea Volterrani, Paola Dalli Cani, Umberto Panarotto, Emiliano Magistri, Francesco Fiorin, Corrado Sardella, Laura Elia, Elena Galbiati, Raffaele Avanzi, Alvise Sperandio, Gianni Mamprin, Manuel Gambetta, Valentina Calzavara, Giuseppe Sciessere, Luigi Piva, Davide Del Negro, Gino Foffano, Laura Zanardo, Bruno Cogo, Giulia Pellizzari, Giorgia Stocco. Contributi fotografici: Archivio Beppe Castellano, Giulia Pellizzari, Michela Rossato, Leonardo Castellano,

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Pur con la pandemia le donazioni nei primi due mesi... Storie di tre avisini e del plasma iperimmune CRAT: 2020 donazioni e uso sangue in calo e iperimmune Un veneto presidente Simti, le tre sfide del futuro

INCHIESTA 12 17 18 20

Come si comunica oggi? app, Giovani, parole, messaggi Disinformazione e manipolazione della realtà facendo leva... In molti ancora indifesi se manca “l’educazione digitale” In-formazione e comunicazione contatti e divergenze parallele

CRONACA ASSOCIATIVA 23 Italia quasi tutta rossa, posticipate ancora le assemblee

WWW - IO VALGO 2.0 24 Prassi di sicurezza sul lavoro, ma anche sorridere per donare 25 Intervista alla “mamma” di Charlot avisino 26 Festival web di quattro giorni per benessere sul lavoro 27 La Solidarietà su un “Cavallo bianco” - I Vidal 28 Il rispetto in 56 “scatti” giovani 29 Riso Fa Buon Sangue sulla “piazza” virtuale e si Radio Web

GIOVANI, SCUOLA 30 32 33 34 35

Avis rientra a scuola sul web con tre video che raccontano “Estote parati”: siate pronti. Avis e il dono assieme agli scout I “buni frutti” di un progetto Admo-Avis Best Choice: Il futuro dei giovani riparte da qui Giovani Treviso: distanziati sì, ma...

CRONACHE ASSOCIATIVE

Lettere e interventi vanno inviati, firmati, a: REDAZIONE DONO&VITA, Via Ospedale, 1 31100 TREVISO - mail: redazione.dono-vita@avis.it

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Gli articoli delle AVIS Comunali DEVONO passare attraverso i redattori di ogni PROVINCIALE.

47 Tempio del Donatore “luogo del cuore” più votato in Veneto

Idea Grafica: Elena Fattorelli, Luca Mirandola - Verona Impaginazione, ottimizzazione immagini: Art&Media-Castelfranco Veneto (TV) Stampa: Elcograf - Verona Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR) Chiuso in redazione il 15 marzo 2021. Il prossimo numero uscirà a giugno 2021. IL MATERIALE VA INVIATO IN OGNI CASO ENTRO IL 30 aprile 2021.

Quando i giovani, insieme, inventano Padova Amarcord: Là dove c’era l’Avis ora cè... Bassano: Giovani avisini ci mettono il cuore Mirano: Medicina di genere e miranese Mestre: La Protezione civile stende il braccio Schio: Due defibrillatori in dono e un video Altovicentino: Il grazie dell’Avis al dottor Sardella Da “Genitori tosti” una donazione per l’Adoces Il virus non ferma l’energia di Oderzo Zevio: Un ecografo per le visite domiciliari Treviso: Un giovane pilota testimonial Avis

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EDITORIALE

Fare, farlo bene, farlo sapere... di / Giorgio Brunello / presidente Avis Veneto

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ema di questo numero è la comunicazione. Ci riguarda tutti e deve essere al centro delle nostre attenzioni, l’agire solidale non si sviluppa se non comunica, il bene va comunicato bene. Dobbiamo avere a tutti i livelli una funzione dedicata se vogliamo che la comunicazione sia incisiva in ogni direzione: radio, tv, social, stampa... Un orizzonte vasto per mezzi d’informazione, per tipologia di utente, per modi di accesso alle informazioni. Apprezzabile è la scelta del Comitato di Redazione. Un approfondimento ci obbliga a pensare come progettare e lavorare partendo dalla comunicazione. È anche un antidoto alle fake news: dimostriamo che Avis sa comunicare bene, non solo i temi associativi, ma anche medico-scientifici. Diffondiamo le Buone prassi, smentiamo che la Buona notizia non fa Notizia, diamo notizie positive, di speranza. Mai come oggi ce n’è bisogno. Ma come si comunica? Un esempio: nella ricerca di volontari per il Servizio Civile abbiamo notato che i giovani che facevano domanda arrivavano ad Avis con il passa parola. Tramite un familiare avisino, un socio, raramente dai social o da altri mezzi. Ciò vale anche per i nuovi donatori. Abbiamo investito su una comunicazione diversa, vedremo se è stata efficace, misurare sempre serve a migliorare. La pandemia ci ha insegnato quanto sia importante comunicare bene. Non riguarda solo gli altri, anche noi siamo coinvolti nel convincere che mascherine, distanziamenti, no-assembramenti, aumentare ogni precauzione ben oltre i Dpcm, sono responsabilità del singolo, ma dobbiamo comunicarlo bene, con efficacia. Se la situazione è grave, forse chi ci governa ma anche tutti, non solo Avis, non ha saputo comunicare e convincere. Questa mancanza causa morti, crisi di attività economiche perdita di salari, studenti in Didattica a Distanza, oltre ai tanti danni sociali che la pandemia provoca, la comunicazione può incidere molto. Negli ultimi anni le Avis del Veneto e Abvs hanno investito molto nella comunicazione, tradizionale e social, ma lontanissimi rispetto al po-

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tenziale di questi mezzi, che dovremmo saper utilizzare molto meglio. Nel momento in cui progettiamo e creiamo l’azione associativa, dobbiamo pensare già a come comunicare: Pensare/ Comunicando, Progettare/Comunicando, Governance associativa/comunicando, sono rapporti inscindibili se non si vuole limitare l’impatto dei contenuti e delle azioni che si mettono in campo, non se ne può fare a meno. La vaccinazione dei donatori è un tema caldo, la regione Veneto ha dato una priorità ai donatori di sangue. Non vogliamo essere privilegiati, ma se tanti donatori si ammalano, manca il sangue per gli ammalati. Prima di noi vengono però ii sanitari e le persone a rischio. Abbiamo chiesto che abbiano la stessa priorità del personale sanitario anche tutti i volontari che operano nella raccolta associativa e quelli che fanno accoglienza ai donatori. Una notizia che fa ben sperare è l’aumento delle donazioni di febbraio, nonostante la pandemia. Speriamo sia una inversione di tendenza, ma che va consolidata. Lo vedremo nei prossimi mesi, non abbassiamo la guardia. Lo svolgimento delle Assemblee. Siamo preoccupati per le condizioni in cui, da oltre un anno stiamo vivendo la difficoltà a incontrarci. La vita associativa non è fatta di incontri a distanza, anche se vi siamo costretti. La vita associativa è partecipazione, confronto, dibattito, dialogo, ascolto, a distanza è molto difficile farlo. Speriamo almeno che ci sia data la possibilità, da Avis nazionale, come richiesto con forza da tutti noi, di realizzarle più in là possibile. Sperando che il caldo e i vaccini ci consentano di svolgere le assemblee in presenza, pur con tutte le precauzioni necessarie. Oggi purtroppo si possono fare solo a distanza. La cosa ancora più grave è che dovremo rinnovare tutte le cariche associative, reperire nuovi dirigenti e confrontarci in assemblea, si fa tanta fatica a distanza. In tutti i casi, qualunque possa essere la modalità, un appello ai dirigenti Avis: impegniamoci a trovare persone competenti e disponibili. E uno ai cari soci: mettetevi a disposizione, donare il sangue è già un grande dono, ma impegnarsi per trovare altri che lo fanno, completa la nostra partecipazione attiva. Buone assemblee e buona donazione a tutti.


PAGINA DEL DIRETTORE

C’era una volta il Giornalista Comunicare è pure informare? di / Beppe Castellano / direttore Dono&Vita

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ite che non esista più? Facciamo un giochino tutti insieme? Pronti, via! “Molti di voi sono interessati al giornalismo e ai mezzi di comunicazione. Io, già dal ginnasio, non ho mai voluto far altro che il giornalista.. Il giornalismo è stato la grande vocazione della mia vita. Sebbene abbia amato e continui ad amare questo mestiere, non posso consigliare a nessun giovane di intraprenderlo oggi, perché credo che il giornalismo sia ormai al capolinea. Dovrebbe trasformarsi completamente, in un senso che non so prevedere. Spero per voi che abbia luogo una trasformazione completa, che tenga conto dei fatti gravi accaduti nel tempo - tra cui molte colpe e deviazioni dei giornalisti - dell’ingresso di tecnologie nuove, di tutto un ribaltamento del costume”... E ancora (vi invito a riempire i puntini)... “Noi giornalisti dobbiamo fare i conti con un nemico mortale. Anziché combatterlo, ci siamo messi al suo servizio: è la........ Ho le stesse idee di Popper, la........ è la più grossa iattura che potesse capitarci, perché è stata utilizzata in modo tale da esserlo. I giornali sono diventati i megafoni della......., per questo troviamo titoli a otto o nove colonne su Pippo Baudo o la Parietti. La ........ potrebbe essere un grande strumento di cultura, ma non lo è. Questi però sono affari suoi. Ciò che è affar nostro è di esserci messi a fare i megafoni, copiandone anche i costumi e riconoscendone la supremazia”. Sì, basta riempire i puntini con “RETE”. È una lectio magistralis che il più grande giornalista italiano del secolo scorso, Indro Montanelli (1909 - 2001), tenne nel 1997 all’Università di Torino. A vent’anni dalla morte, il bistrattato (prima dalla sinistra, poi dalla destra, poi - da morto - pure da femministe che imbrattano puntualmente il bruttissimo monumento a lui dedicato a Milano), ha ancora parole profetiche che sembrano scritte oggi. Basta cambiare due paroline e lui, che usava ancora la Lettera 22 Olivetti quando noi avevamo già i primi computer per scrivere, sembra ancora attuale. Perché può pure stare antipatico, ancor oggi, a molti. Può pure essere stato accusato di pe-

dofilia e razzismo per quando partecipò, giovane illuso dal fascismo e dal Duce, alla “guerra d’Etiopia” del 1936, ma ciò non toglie che non fosse onesto nel suo lavoro. Di sicuro non le mandava a dire a nessuno. E non aveva timore di cambiare idea e di ammettere di aver sbagliato. Condannato a morte dai fascisti durante la guerra e rinchiuso a San Vittore, nel 1977 fu gambizzato dalle Brigate Rosse. Oggi si metterebbe le mani nei capelli, che peraltro non aveva più, nel vedere come è stata “inquinata” l’in-formazione, bistrattata dalla sempre più aggressiva dis-informazione che dilaga senza più confini. E di come la comunicazione, fra individui anche, sia diventata sempre più veloce, isterica, faziosa, astiosa e anche diffusamente pericolosa. Siamo partiti anche da alcuni brani di quella lontana “lectio” sul “mestiere” che sconsigliava ai giovani di intraprendere. Siamo partiti da qui, con il collega giornalista Pier Paolo Civelli (incidentalmente anche “collega” del nostro presidente regionale Avis Brunello, come vedrete) per iniziare ad esplorare il mare magnum della comunicazione-informazione. Dai tempi dei primi graffiti nelle caverne, poi via via con le innuerevoli “rivoluzioni” in quest’ambito dell’umanità, comunicazione e informazione sono andate a braccetto. Fondendosi quasi sempre. Oggi sembra non essere più così, sono “divergenze parallele”. Abbiamo interpellato per la nostra inchiesta, limitata dallo spazio-carta, tre ricercatori dalle Università di Venezia, Roma, Messina: Roberto Paladini, Andra Volterrani, Francesco Pira. E non finisce qui. Approfondiremo prossimamente gli argomenti, allargando la platea degli interventi, con un webinar sul Web. Parola di Pier Paolo e Beppe.

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ATTUALITÀ TRASFUSIONALE

Pur con la pandemia le donazioni nei primi due mesi... aumentano A cura di / Beppe Castellano /

Tabella in basso: il confronto dei globuli rossi raccolti e usati in tutta Italia nell’anno del Covid, rispetto al 2019. Nella pagina accanto la raccolta nazionale plasma, sempre dell’intero anno 2020, espressa in chilogrammi. (Fonte: Centro nazionale sangue - SISTRA)

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‘annuncio è stato dato dal direttore sanitario dell’Avis regionale Veneto, dottor Giovanni Lenzo, durante l’ultimo consiglio direttivo, svoltosi online il 26 febbraio. “Per quanto riguarda le donazioni Avis del mese di gennaio 2021, rispetto allo stesso mese del 2020, i dati mi hanno positivamente sorpreso - ha affermato Lenzo - Il raffronto gennaio 2020/gennaio 2021 fa segnare 105 donazioni complessive in più. Dobbiamo ricordare che nel mese di gennaio dell’anno scorso si parlava di patologia Covid-19 nel mondo, ma in Italia non era ancora scattato nessun allarme, né ancora registrati casi, né tantomeno bloccate le donazioni”. Il blocco avvenne, infatti, fra fine febbraio e inizio marzo 2020 con il primo Dpcm del Governo Conte che bloccò il Paese intero dal 9 marzo. Ma a che cosa è dovuto questo incremento che, pur piccolo, conferma che il sistema trasfusionale - anche da parte dell’Avis - ha retto e sta reggendo bene, nonostante i problemi “storici” (scarso personale) e contingenti (la pandemia)? “Un mese forse fa poco testo, ma se i segnali sono questi fanno ben sperare. Le donazioni di plasma Avis hanno fatto segnare un incremento

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in termini assoluti di +171, l’8,63% in più rispetto a gennaio 2020. - ha affermato Lenzo ponendo l’accento sul plasma - e ci sono incrementi a due cifre su Padova 29,89% in più e Vicenza con un +36%. In lieve flessione le piastrinoaferesi e multicomponenti, ma si parla di piccoli numeri”. Può essere dovuto forse all’azione dei Centri trasfusionali che “switchano” i donatori di sangue intero sull’altrettanto preziosa donazione di plasma? Forse, anche se... “Anche la raccolta di sangue intero - ha detto ancora Lenzo - ha fatto registrare un aumento, per quanto riguarda Avis: +214 unità complessive, pari a un incremento dell’1,55%. Avere un dato positivo nel primo mese dell’anno, nonostante le difficoltà crescenti della pandemia, rispetto al mese dell’anno prima in cui tutto era “tranquillo”, non può che farci ben sperare”. Di sicuro una buona notizia sul fronte dell’impegno degli avisini. Anche perché gennaio 2021 è quasi allo stesso livello del medesimo mese del 2020. Dai dati di tutto il Veneto (quindi Avis con tutte le altre associazioni), pur non ancora validati e definitivi, a gennaio ci sarebbe stata una lievissima flessione, mentre febbraio sale. Ce lo ha riferito, fra l’altro, il direttore del Crat


RACCOLTA 2019

(Coordinamento regionale attività trasfusionali) dottor Corrado Sardella con l’intervista realizzata nella prima decade di marzo (vedi pag. 10). “Il mese di gennaio, pur con i dati ancora in corso di validazione assieme a quelli di febbraio, ha fatto registrare una leggera flessione (-210 donazioni) di sangue intero, mentre sono aumentate di 69 unità le donazioni di plasma”, ci conferma il dottor Sardella. Circa l’1% di calo di emazie, quindi, compensato però da un +2% del plasma. Se poi esaminiamo i dati di febbraio (anche questi ancora non definitivi e validati) il panorama sembra ancora più roseo. Per i donatori tutti, per i dirigenti che si impegnano ogni giorno, per chi lavora a tutti i livelli nel Centri trasfusionali e di raccolta associativa e nell’accoglienza dei donatori. “Febbraio ha visto una netta ripresa - continua Sardella - facendo registrare un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso che, ricordiamolo, ha visto un’ultima settimana - dal 22 febbraio al 29 - di caos e incertezza dovuto al Covid-19, anche se il blocco è partito a marzo”.

PLASMA ITALIA

I donatori, insomma, stanno rispondendo bene nonostante la pandemia, gli accessi contingentati, le più lunghe procedure di sicurezza e igiene, la donazione su prenotazione, la chiamata (ormai abitudine quasi ovunque). O forse è proprio grazie a tutto questo?

A sinistra le performance del Sistema trasfusionale Veneto nei primi due mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno 2020. (fonte Crat* dati non ancora validati)

Vaccini Covid-19, operatori e donatori

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fine gennaio, il Ministero della Salute, a firma del Direttore generale della prevenzione sanitaria Giovanni Rezza, inseriva i donatori periodici di sangue, ma ancor più i volontari che nelle Unità di raccolta associative partecipavano concretamente alla gestione dei donatori, fra le categorie che avrebbero dovuto avere una corsia preferenziale per le vaccinazioni anti-Covid. Personale sanitario e non sanitario delle UdR, erano assimilati al personale dei Servizi trasfusionali pubblici. Ma la cosa, in base alla “evoluzione della campagna e alla disponibilità dei vaccini” era demandata ai servizi sanitari regionali. Alcune regioni si sono mosse subito, anche il Veneto ha dato indicazioni in tal senso ai

Direttori generali. Ma, come sempre, tutto si sta muovendo in Italia e anche il Veneto a “macchia di leopardo”. Se qualche Ulss è già più avanti, per i soci volontari nelle Udr, altre segnano il passo. I donatori in ogni caso dovranno aspettare il proprio turno, spostato più avanti nel tempo per la penuria di vaccini. Per quanto riguarda invece la sospensione dalla donazione post vaccino è stata fatta chiarezza dal Centro nazionale sangue, i donatori sono sospesi per 48-72 ore dopo la vaccinazione, in assenza di sintomi di qualsiasi genere. Per la eventuale vaccinazione, volontaria, seguite le notizie sui social Avis e delle Ulss.

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ATTUALITÀ: PLASMA IPERIMMUNE

Neo avisino di 19 anni: una prima donazione veramente “speciale”

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Da Treviso a Verona, vi raccontiamo tre belle storie. Protagonisti i donatori Avis e il plasma iperimmune.

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a mia prima donazione? Di plasma iperimmune. A 19 anni, Matteo Panighel è tra i più giovani donatori di iperimmune in Veneto, se non in Italia. Studente in ingegneria meccanica all’Università di Padova, è venuto a raccontarcelo in redazione un pomeriggio di febbraio, subito dopo aver dato un esame di algebra lineare e geometria. La vita, la scuola e lo sport (nuota con la squadra master al Centro nuoto Le Bandie a Lovadina di Spresiano) hanno ripreso il loro corso, ma con un sapore diverso. Perché Matteo ha “conosciuto il Covid ad ottobre del 2020” ed ha voluto trasformare quella parentesi di vita in qualcosa di speciale per gli altri. “Ho cominciato con qualche leggero sintomo, poi un po’ di febbre e tosse, raffreddore - ci racconta - e così ho fatto il tampone che è risultato positivo. Sono stato in quarantena e una volta diventato negativo, mi sono informato per donare il plasma iperimmune. Ne avevo sentito parlare, letto su Dono&Vita, e volevo assolutamente dare il mio contributo”. Una donazione che per Matteo, che vive a Villorba nel trevigiano, è stata anche la prima in assoluto. Al momento aveva solo ricevuto l’idoneità. “Avendo due fratelli donatori Avis, Gloria di 24 anni e Luca di 25, avevo già fatto l’iter per diventare avisino pure io, ma non avevo ancora fatto in tempo a fare la prima donazione”. Ha quindi preso il telefono e contattato il Centro trasfusionale dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Seguendo le indicazioni ricevute per il territorio dell’Ulss 2, ha inviato un’email con tutti i suoi dati e la sua storia Covid.

DONO&VITA

“Ai primi di dicembre sono partiti i primi accertamenti in vari step: test anticorpi, prelievi, visite… E finalmente, il 30 dicembre 2020, ho donato il plasma iperimmune. La donazione è durata una quarantina di minuti, e non ho avuto alcun problema. È così che ho donato per la prima volta”. Sensazioni? “Ho provato qualcosa di incredibile: ero felice dentro, sentivo di aver fatto qualcosa di bello e di buono in un periodo in cui la società, purtroppo, non sta regalando e mostrando il meglio di sé. Ho voluto trasformare la mia sfortuna dei giorni di quarantena in una fortuna per gli altri, per chi stava male. Mi hanno detto che avevo anticorpi molto alti e che da una sacca donata ne sono state ricavate tre di più piccole”. Una gioia che Matteo non nasconde anche a distanza di qualche settimana e che anzi tramuta in un vero invito: “per gli amici, ma anche per tutte le persone che hanno avuto il Covid, perché ciò che è successo a loro possa diventare vita per altri”. Michela Rossato

“Quel plasma salva la vita!”

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ino all’incontro col Covid-19 Angelo Salgarolo aveva sempre e solo pensato a donare sangue e a darsi da fare per promuovere la cultura della donazione: c’è voluto poco a ritrovarsi dall’altra parte, cioè quella di chi riceve. Anche nel suo caso a far la differenza, accanto alle “maniere forti” della terapia intensiva, sono state tre sacche di plasma iperimmune. “Il plasma iperimmune salva la vita, io ne sono la prova: se avete avuto il Covid con sintomi correte subito a donarlo anche se non siete donatori di sangue” - dice il sessantatreenne di Locara, nel veronese - “ne ho ricevuto tre sacche finchè ero intubato e oggi ho un solo cruccio, cioè non averlo potuto donare a mia volta perché sono oltre i limiti di età”. Si è trasformato allora in un vero e proprio “reclutatore”: “fornisco informazioni e indicazioni a tanti ex pazienti che non sanno se possono donare, quando e come devono farlo. A tutte le persone che hanno affrontato il Covid-19 con


La 96ª donazione fu anti Covid-19

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in da marzo 2020 il Veneto ha istituito la “Banca del plasma iperimmune” e come scritto nel precedente numero di “Dono &Vita”, a fine anno erano già state trasfuse oltre 2.000 unità terapeutiche. Tra i donatori di plasma iperimmune c’è Valeria Biondaro di San Bonifacio (Vr), donatrice di sangue da quando ha 18 anni e socia dell’Avis Costalunga Brognoligo OdV, ma residente a Monteforte d’Alpone. Valeria, quando hai avuto i primi sintomi da Covid-19? I primi sintomi li ho avuti ai primi di novembre, con febbre alta che si è protratta per dieci giorni. Solo dopo aver seguito la terapia cortisonica e antibiotica prescritta dal medico, mi sono negativizzata, dopo più di 30 giorni. Perché hai deciso di donare il plasma iperimmune? Durante la malattia ho saputo di persone in terapia intensiva che, grazie alla trasfusione di plasma iperimmune, hanno cominciato a migliorare. Anche il fratello di una mia amica è tornato a casa grazie a questa donazione e quindi ho deciso che avrei fatto il possibile per poter do-

nare a chi ha bisogno. È stata dolorosa la donazione? No, assolutamente no! È una normale donazione di plasma, come quelle che faccio normalmente da molti anni. Ho all’attivo ben 95 donazioni, per cui conosco tutte le procedure. Stavolta, però, è stato molto più emozionante perché sapevo che il mio plasma ricco di anticorpi sarebbe stato usato subito per un malato in terapia intensiva. Vogliamo ricordare chi può donare il plasma iperimmune? Possono donare solo coloro che abbiano manifestato sintomi importanti correlati alla malattia, come febbre e polmonite e che abbiamo un’età compresa tra i 18 e i 60 anni. Sono escluse le donne che hanno avuto gravidanze e aborti e chi ha ricevuto già delle trasfusioni. Invito chi può, ad andare a donare, di contattare i Centri trasfusionali perché: chi salva una vita, salva il mondo. Umberto Panarotto

Parla un avisino, uscito dall’intensiva grazie al dono ricevuto sintomi raccomando solo di non perdere tempo perché il tempo si mangia gli anticorpi!”. Di donazioni di sangue Salgarolo, che ha 63 anni, ne sa parecchio perché oltre ad essere un donatore è il coordinatore del gruppo Donare Est veronese che riunisce 14 Avis comunali. La sua storia è sintetizzabile in un orologio che gira a velocità vorticosa: l’arrivo, con la saturazione a 60, al pronto soccorso dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio a due passi da casa, la diagnosi di polmonite bilaterale, il casco Cpap e tre ore dopo la richiesta di firmare il consenso informato per essere intubato. Dodici ore in tutto. “Mi sono reso conto di cosa avevo rischiato solo quando, dopo 5 giorni di coma farmacologico, medici e infermieri mi hanno svegliato: il primo pensiero - racconta - è stato per mia moglie e le mie figlie, a cosa avevano passato. Non potevo parlare, ma in videochiamata mi sono accontentato di scrivere su un biglietto un come stai. Sono stato due giorni, da sveglio, in terapia

intensiva poi una settimana in Covid week: ho trovato angeli veri e propri, dal più giovane al veterano, persone chiuse per un turno intero in tute di plastica che non si sono risparmiate nemmeno un minuto”. Ne sappiamo ancora troppo poco di questo virus, non possiamo permetterci di sottovalutarlo. “Proprio quando ti senti libero - è il richiamo e appello di Angelo Salgarolo - serve essere consapevoli che invece quello è il momento più delicato. Non è una predica, ma il consiglio di uno che se l’è vista davvero brutta. Col Covid non si può pensare di scherzare, sottovalutarlo e essere disinvolti nei comportamenti”. Paola Dalli Cani

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CENTRO REGIONALE ATTIVITÀ TRASUSIONALI

Nel 2020 donazioni e uso sangue in calo, il punto sull’iperimmune Intervista di / Beppe Castellano /

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bbiamo fatto il punto della situazione trasfusionale con il dottor Corrado Sardella, responsabile del CRAT Veneto (Coordinamento regionale attività trasfusionali). Di questo inizio 2021 i dati a pag. 6/7. Ma com’è andata in Veneto nell’anno “terribilis” 2020? Dottor Sardella, nel 2020 abbiamo retto? I dati 2020 sono già stati inseriti nel Sistra del Centro nazionale sangue, anche se abbiamo tempo fino al 30 marzo per validarli e renderli definitivi. Ci sono aspetti tecnici sempre da verificare, nel passaggio fra sistemi informatici diversi. In ogni caso, per il 2020, è palese che in termini sia di sangue, sia di plasma abbiamo raccolto meno dell’anno precedente. Questo ovviamente per i mesi critici dovuti all’emergenza Covid-19. Anche i consumi però calavano... Esatto. Il Sistema trasfusionale è riuscito ad adeguarsi all’emergenza Covid e al minor bisogno. Nessuno, in ogni caso, in Veneto e in Italia è rimasto senza sangue. Dove serviva è arrivato. Il calo non è dovuto ai donatori che non venivano, anzi... Sono stati i due mesi di confinamento totale, le necessarie misure di sicurezza e distanziamento, i Centri chiusi perché in ospedali Covid-19, la necessità di prenotare la donazione quando serviva, per non rischiare di buttar via sacche. Con le attività chirurgiche ridotte, meno incidenti nelle unità di emergenza, si sono dovuti “calmierare” gli accessi dei donatori. Ai quali va davvero un plauso perché sempre disponibili con entusiasmo. E il plasma? Leggero calo anche qui... Come plasma abbiamo raccolto anche qui meno, anche se sempre meglio rispetto alla media nazionale. Il Sistema trasfusionale del Veneto è stato messo a dura prova anche con la raccolta del plasma iperimmune. Oltre l’attività

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“normale (sempre con gli ormai noti problemi generalizzati di organico, ndr) c’è stata una fase iniziale, che continua, in cui abbiamo dedicato risorse umane alla “Banca del plasma iperimmune” anche per la notevole quantità di potenziali donatori che si proponevano. Tutti gli idonei sono stati comunque prelevati. E a quanto ci risulta, tutti ad alto titolo anticorpale. Ma quanti ammalati sono stati trasfusi e guariti? Dati clinici certi sull’efficacia? Dobbiamo sempre essere chiari. Il plasma iperimmune non è ancora una terapia consolidata, classificata clinicamente come “certa” nel trattamento del Covid-19. È una terapia che stiamo valutando, anche in Veneto, all’interno di studi protocollati. È l’unico modo per avere una risposta scientificamente seria. Studi finora pubblicati a livello mondiale giungono a conclusioni in parte favorevoli, in parte no. In tutti gli studi, però, il momento più critico è capire “quando” farlo. Precocemente ha più possibilità di funzionare. Di fatto, su tanti cui è stato trasfuso, non si sono registrati eventi avversi. Chi lo ha ricevuto è guarito. Quel che non possiamo stabilire con certezza scientifica è se sono guariti per il plasma o per l’insieme delle terapie adottate. Sono stati autorizzati in Italia gli anticorpi “monoclonali”. Se il dottor Sardella fosse ricoverato in ospedale con Covid-19 e gli proponessero “plasma o monoclonale”? Bella domanda. Io sceglierei il plasma. Il tipo di anticorpi nel plasma riconoscono la complessità del virus, il monoclonale viene “costruito” per aggredire una singola parte del virus. L’immunoglobulina del guarito ha più vantaggi del monoclonale che, però, può essere prodotto in laboratorio in quantità illimitate. Il personale? Novità in questo senso? Sempre scarso, non sono stati fatti altri concorsi. Oppure andati deserti. Ma è un problema generale in Sanità, oggi più che mai. Dovremmo cominciare a pensare a soluzioni alternative. Tipo affidare alcune prerogative mediche nella raccolta a infermieri laureati e formati? Per i donatori periodici già conosciuti può essere benissimo una nuova strada.


SIMTI - LA SOCIETÀ SCIENTIFICA

Un veneto presidente della Simti, le tre sfide del prossimo futuro di / Beppe Castellano /

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stato il primo presidente Simti (Società italiana di Medicina trasfusionale e Immunoematolgia) nominato online. A presiedere la Società scientifica è stato eletto, l’11 gennaio scorso, per la seconda volta un veneto. È il dottor Francesco Fiorin, già primario del Servizio di Immunoematologia trasfusionale dell’Ulss4 Veneto orientale, da circa un anno e mezzo a capo del Dipartimento trasfusionale di Vicenza. Succede al dottor Pierluigi Berti, Past president. L’abbiamo raggiunto, prima della zona arancio-rossa, proprio a Vicenza. Dottor Fiorin, è il secondo veneto presidente nella storia Simti, una bella eredità. Decisamente sì. Giuseppe Aprili (presidente per due volte nel decennio 2000-2010, ndr) è stato “maestro” di un’intera generazione di Immunoematologi trasfusionisti, non solo veneti. Nomina che arriva in un momento difficile per tutto il Sistema sangue in Italia, messo sotto pressione dall’emergenza Covid, oltre che dai noti problemi pregressi. La situazione attuale con la pandemia in atto, non è certo delle più semplici, per tutti i settori della Medicina, quindi anche per i Servizi trasfusionali. Siamo stati messi a dura prova, nell’ultimo anno, quando già scarseggiavano figure professionali nei Centri trasfusionali. Ci siamo riorganizzati, adeguati all’emergenza e siamo riusciti a garantire a tutti i colleghi in prima linea il supporto in emocomponenti ed emoderivati. Se a ciò aggiungiamo le procedure per il plasma iperimmune, per tentare di combattere il Covid-19, direi che tutto il sistema ha retto. E bene. Il mandato di presidente Simti dura 2+2 anni. Quali saranno gli obiettivi Simti? Premesso che sono 12 anni che faccio parte del Consiglio direttivo Simti, mi piacerebbe lasciar avanzare nuove forze. Nei prossimi due anni potrei riassumere in tre parole gli obiettivi per il Sistema trasfusionale: consolidamento, rafforzamento, innovazione. Specifichiamo meglio, consolidare cosa? Proseguendo l’opera del miei predecessori, consolidare ancor più i rapporti con tutti gli attori del sistema sangue: le Società scientifiche che

ruotano, anche come utilizzatori, attorno al sangue e ai plasmaderivati, il Centro nazionale sangue, il Ministero e, non certo ultime, le associazioni dei donatori nostra linfa vitale. Passiamo a rafforzamento e innovazione? Rafforzamento: mi riferisco a quello, sotto il profilo professionale, della figura del Medico immunoematologo-trasfusionista. Da troppo tempo “orfano” di una Scuola di specializzazione universitaria. La Simti ha fatto sforzi notevoli, prendendosi carico in questi anni della formazione dei medici che vogliono intraprendere la nostra professione. Vanno quindi strutturati - in accordo con le università - nuovi percorsi di specializzazione. Ciò riguarda anche le altre figure professionali che operano nei Centri trasfusionali, tutti ormai laureati, come infermieri, tecnici, biologi. Questo nell’ottica di ripensare un nuovo modello organizzativo dell’intero sistema. Ed eccoci all’innovazione, in che senso? Oggi, per quanto riguarda la raccolta, il medico trasfusionista è l’unico che si occupa della selezione del donatore. L’idea è quella di trovare nuove strade per valorizzare e specializzare in tal senso anche le altre figure professionali, penso agli infermieri, ormai tutti laureati. Potrebbero “gestire” il donatore già periodico, conosciuto, quindi informato, anche nella pre-donazione. Il tutto, come previsto anche dal decreto 2 Novembre 2015, sempre sotto la responsabilità del medico. Il quale potrebbe dedicarsi, in particolare, alle nuove idoneità dove bisogna andare più a fondo e anche dedicarsi a tempo più “pieno” alla Medicina trasfusionale. I medici, infatti, scarseggeranno ancora per molto, quindi è vitale ripensare a nuovi modelli di organizzazione. Funzionano nel resto d’Europa dove, così, i Centri di raccolta funzionano anche di pomeriggio. Perché non cercare insieme nuove strade?

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INCHIESTA: COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE

Come si comunica oggi? Le app, i giovani, le parole, i messaggi... di / Roberto Paladini /

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egli ultimi anni si sono notevolmente amplificate le modalità con cui i giovani comunicano tra loro. Il cellulare e la comunicazione mediata al computer (CMC) - dall’email, all’instant messaging, ai blog, ai social network - sono ormai pratiche ben integrate nella vita quotidiana, nelle relazioni interpersonali e la costruzione della propria identità (Livingstone, 2008: 394). Se fino a qualche anno fa la comunicazione si svolgeva con le parole, il proliferare dei social network determina da un lato la centralità di immagini e video, in grado di suscitare il massimo interesse tra i nativi digitali, dall’altro poter scegliere dove e come comunicare, al pubblico di ciascun network. Ciò ha prodotto un progressivo, costante mutamento dei canali social, creando veri e propri target di utenti in funzione della presenza su una piattaforma. Parlare quindi delle modalità più efficaci per comunicare con i giovani risulta complesso. Il presente approfondimento intende evidenziare - con una ricerca svolta su alcune delle principali pubblicazioni e ricerche sul tema - le principali tendenze, i canali più usati, le differenze tra fasce d’età, etc., al fine di poter conoscere e capire con maggiore chiarezza come poter intercettare e coinvolgere i giovani nelle attività di comunicazione di Avis.

Italia: 50 milioni di internauti In Italia sono più di 50 milioni le persone che accedono a Internet ogni giorno. Per quanto riguarda le presenze attive sui social media il 2020 ha registrato oltre 2 milioni di nuovi

utenti, con un incremento quasi del 6%, portando a 41 milioni il totale complessivo. L’analisi condotta dalla piattaforma web “We are Social” nel 2021 rileva che sono oltre 1 milione le persone che si sono connesse ad internet per la prima volta nel 2020, un incremento del 2,2% che ci fa superare la soglia dei 50 milioni. Nel nostro paese si registra ancora un trend in crescita per l’adozione di Internet e delle piattaforme social. Online consumano contenuti, soprattutto video (93%), ma sempre di più anche audio con il 61% che ascolta musica in streaming e il 25% che fruisce di podcast. E giocano, come dichiara l’81% degli Italiani.

Il 97% ha uno smartphone Gli smartphone sono presenti fra le mani del 97% di noi e 3 persone su 4 utilizzano computer desktop o laptop. Siamo connessi per oltre 6 ore al giorno ad internet, passiamo quasi due ore sui social (il 98% di noi lo fa da dispositivi mobili). Continuano a essere rilevanti i periodi che passiamo a fruire di contenuti audio (una persona su 4 ascolta regolarmente i podcast) e gaming (oltre 4 su 5 giocano). Questo grazie alle nuove tecnologie che hanno incrementato la velocità di connessione dell‘11% per il mobile e 29% per il fisso. I comportamenti social registrano un interessante dato sul coinvolgimento. Aumentano del 4% coloro che dichiarano di aver partecipato attivamente al dialogo online: dall’81% del 2020, all’85% quest’anno. Tra le piattaforme più utilizzate rimane forte la leadership degli ecosistemi Facebook e Google:

Roberto Paladini, veneziano, Laurea magistrale a Ca’ Foscari in Economia Aziendale con indirizzo Amministrazione e Controllo. Ph.D. - Dottorando di ricerca in Pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio presso l’Univeristà Iuav di Venezia. Fondatore di Like Agency, ha svolto numerose consulenze e docenze in tema di marketing, comunicazione e organizzazione di eventi per l’università e la Fondazione Ca’ Foscari Venezia, l’Università Iuav di Venezia, Sive Formazione – Confindustria Venezia, ANCI S.A, Formaset Scarl, Cooperativa sociale Sumo, Avis Provinciale di Venezia. Per Avis regionale è responsabile dell’Osservatorio: una piattaforma a servizio del mondo Avis, integrata con il mondo universitario e della ricerca applicata, per raccogliere in modo organico dati, istanze, informazioni, domande e problematiche inerenti il dono del sangue, restituendo elaborazioni, proposte e risposte per contribuire a determinare azioni efficaci sul territorio.

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YouTube, WhatsApp e Facebook superano tutti l’80% di adozione, seguiti da Instagram e Messenger. Interessanti però le crescite di TikTok (che raddoppia) e l’ingresso in “classifica” di Telegram, piattaforma di messaggistica che fa della privacy uno dei suoi USP principali.

Comunicazione - giovani - scenari Ci sono social che ci accompagnano ogni giorno, di cui non potremmo fare a meno e che definiscono noi stessi. Altri che utilizziamo al bisogno, per poi dimenticarcene fino alla successiva urgenza. La distinzione tra i primi, social di cittadinanza e i secondi, social funzionali, è netta. È questa la prima conclusione a cui giunge la ricerca “Italiani e Social Media”. La prima ricerca è condotta da BlogMeter, società italiana leader nella social media intelligence. Ha come campione 1500 residenti in Italia, distinti per sesso, età (da 15 a 64 anni), area geografica e iscritti ad almeno un canale social. Obiettivo: scoprire come e perché gli italiani usano i social media nella quotidianità. I dati dicono come Facebook sia il social network più usato da ogni categoria: l’84% delle persone coinvolte dichiara di utilizzarlo più volte al giorno. Seguono YouTube, Instagram e WhatsApp. Molto più saltuario è l’utilizzo di Google Plus, Twitter e Linkedin (rispettivamente il 40%, il 35% e il 31% degli intervistati). La ricerca evidenzia una marcata cesura tra le funzioni di social come Facebook e quelle di Linkedin oppure Tripadvisor. Per quanto riguarda le pagine di organizzazioni, associazioni e aziende, risulta molto faticoso fare promozione con i social di cittadinanza. Richiedono una presenza e attività continua, con produzione costante di contenuti, come farebbe un familiare o amico della persona a cui ci si rivolge. Questi social hanno tutti i difetti e i pregi delle relazioni umane: sono costanti, continuativi, stimolanti, ma a volte asfissianti. La presenza sui social e il rapporto con essi dipende anzitutto da questioni anagrafiche. Tra i 18 e i 34 anni molti italiani sono “addicted” e hanno 7 o più canali social (il 28% degli intervistati). Il 45% ne gestisce dai 4 ai 6, mentre il 27% ha tra uno e tre social network. L’ultimo gruppo è composto in maggioranza da uomini e donne tra i 45 e i 64 anni. Gli utenti tra i 15 e i 17 anni sono già oltre Facebook e dichiarano di dedicare più tempo a Instagram e YouTube, mentre dalla maggiore età la creatura primigenia di Mark Zuckerberg inizia a spopola-

re. Dalla ricerca emerge che gli italiani non hanno remore a disiscriversi dai social. Quello più abbandonato è Tinder: l’11% degli italiani ha dichiarato di averlo installato, ma il 35% di loro dice di essersi in seguito cancellato. Seguono nella classifica degli abbandoni Snapchat, con il 25%, Pinterest e Twitter, con il 10%. La ricerca di BlogMeter indaga perché gli italiani utilizzano i social network. Le prime motivazioni sono la curiosità e l’interesse (il 21% degli utenti ha dato questa risposta), il 17% punta alla creazione di relazioni nuove e personali, mentre il 14% afferma di utilizzarli per svago o piacere e il 13% per condivisione e per leggere e ottenere recensioni. Le altre possibili cause, dal lavoro alla ricerca di informazioni, non superano il 6%. Il 4% degli intervistati pensa che sia inevitabile iscriversi ai social. Se si analizza quale è il social migliore per ciascuno scopo, si vede tutto lo strapotere di Facebook: per ogni esigenza è considerato

lo strumento più utile. Lo affiancano YouTube (divertimento), TripAdvisor (recensioni) e Instagram (seguire brand o vip, condividere momenti), che si conferma in forte crescita. “Questa onnipresenza può anche essere il punto di de-

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bolezza di Facebook: ci sono dentro tutti, è la replica della nostra società e potrebbe non essere interessante per chi intende mirare a una certa fascia e non rivolgersi al mucchio”, commenta Alberto Stracuzzi sulla ricerca condotta. L’analisi inoltre evidenzia come solo dai 35 anni in su la televisione diventa rilevante nella quotidianità delle persone. Sempre assieme a Facebook, a cui complessivamente la gente dedica la maggior parte del tempo. I media tradizionali mantengono una forte credibilità anche tra gli utenti del web. Gli intervistati ritengono che stampa e tv siano il miglior mezzo per informarsi, mentre considerano poco affidabili Facebook, YouTube e i Blog. “Questo smonta almeno in parte la retorica sulle fake news: gli utenti della rete sono meno creduloni di quanto si sostenga. Il problema vero è quando i media tradizionali riprendono le falsità che circolano in rete”, dice il ricercatore. Interessante anche l’ultima parte della ricerca, in cui Blogmeter esplora il mondo delle celebrità e degli influencer. Cantanti, giornalisti e scrittori sono i personaggi di cui gli intervistati dichiarano di fidarsi di più, politici e modelle i più bistrattati. Ma l’attendibilità è una cosa e la popolarità un’altra. Musicisti e personalità della tv risultano i più seguiti (il 33% del campione), giornalisti e politici scendono all’11%. La classifica dei personaggi con più seguito è questa: Belen, Vasco Rossi, Gianni Morandi, Valentino Rossi e Eros Ramazzotti. Il primo politico, sui generis, è Beppe Grillo all’ottavo posto.

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Anche in questo caso si diventa più selettivi con il passare degli anni: i giovani seguono un numero maggiore di personaggi di categorie diverse. “Le organizzazioni devono quindi comprendere bene a quali target ci si rivolge nella scelta di un determinato influencer. Per concludere, direi che il segreto per il successo è la capacità di intercettare e farsi portavoce delle passioni e degli interessi del pubblico. Bisogna fare sì che chi ascolta si ritrovi nel racconto, entrare in relazione diretta, diventare un vero compagno di viaggio”, conclude Stracuzzi.

Piattaforme “giovani” più usate Da Snow a Musical.ly, da ThisCruch al classico Instagram, ecco su quali social media e app si stanno spostando gli under 25 per “sfuggire ai vecchi”. Facebook ha un problema: in quello che è tutt’ora il suo mercato più importante, il Nord America. Gli utenti attivi quotidianamente sono calati per la prima volta nella storia del social network. L’ultimo report trimestrale della società indica che il numero è sceso da 185 a 184 milioni. Un calo contenuto, ma che è comunque un segnale preoccupante per l’azienda di Menlo Park. L’aspetto più importante, però, è la fascia demografica in cui è avvenuto il declino: nel 2017, l’utenza tra i 12 e i 17 anni è infatti scesa del 9,9%. Il social network fondato da Mark Zuckerberg sembra perdere terreno tra i giovani sotto i 25 anni: fa segnare un saldo negativo di 2,8 milioni. La tendenza, secondo alcune ricerche (es: BlogMeter), è confermata anche in Italia. L’aspetto più significativo di questa diminuzione dell’utilizzo di Facebook si può ricondurre al cosiddetto context collapse. Un fenomeno segnalato per la prima volta nell’aprile 2016 dagli analisti che notarono come la condivisione di


informazione personali (merce fondamentale per Facebook, le utilizza per targettizzare la pubblicità) fosse calata del 21%. Quale ragazzo condividerebbe i propri segreti in un luogo dove c’è anche la madre? La ragione di questo declino era, appunto, il “collasso del contesto”. Tutto ciò che postiamo su Facebook - a meno che non siano divisi i contatti in gruppi separati, cosa che quasi nessuno fa - appare a persone con le quali siamo collegati per ragioni molto diverse: compagni di scuola, amici intimi, vecchie conoscenze che non vediamo da una vita, colleghi, parenti, etc. Ciò crea una sorta di blocco negli utenti: sarà il caso di postare la foto dell’ultima festa cui ho partecipato, se la vedono anche i miei genitori? Non sarà meglio evitare uno sfogo personale, visto che lo leggono i miei colleghi? Non è difficile immaginare che questo problema colpisca principalmente i più giovani, che su Facebook sono spesso in contatto con genitori, parenti e anche insegnanti. Ecco che i minorenni scappano da un social network dove forse si sentono sotto osservazione, non liberi di agire spontaneamente e che comunque non percepiscono più come nuovo, per rifugiarsi altrove. In luoghi dove il contesto è più omogeneo perché rappresentato principalmente da loro coetanei.

La “fuga” da Facebook Il primo approdo è Instagram, che in Italia ha raggiunto 14 milioni di iscritti (contro i 30 di Facebook) e nel mondo può contare su 800 milioni di utenti attivi, il 59% dei quali di età compresa fra i 18 e i 29 anni. Il social network dei giovanissimi per definizione, Snapchat, ha recentemente dato qualche segnale di vita - il numero di utenti attivi quotidianamente, nel 2017, è salito del 18% rispetto all’anno precedente ma nel complesso sembra avere subito pesantemente il colpo infertogli proprio da Instagram, che ha copiato le Storie e le ha introdotte con enorme successo nella sua piattaforma. Ad aver davvero cambiato il panorama dei giovanissimi è un social network che chi ha più di 25 anni potrebbe anche non aver mai sentito nominare: Musical.ly. È un’app recentemente acquistata dalla cinese Bytedance, consente di produrre video in playback, durata massima 15 secondi, durante i quali gli utenti ballano o cantano le hit del momento, sfruttando anche vari filtri ed effetti. I dati di Musical.ly sono impressionanti: 200 milioni di utenti nel mondo, con un’età media attorno ai 15 anni e un 70% di utenza femminile. L’Italia è uno dei paesi in cui la comunità è cresciuta più rapidamente,

arrivando a contare 4 milioni di iscritti che trascorrono oltre 30 minuti al giorno sull’applicazione, creando alcuni dei 12 milioni di video prodotti ogni giorno (a livello globale), soprattutto guardando quelli dei muser più famosi, celebrità da 20 milioni di followers come le gemelle Lisa & Lena (viste dal vivo anche in Italia) o Baby Ariel. Gente che, secondo Forbes, incassa fino a 300mila dollari per un post sponsorizzato. Ma il mondo dei social network è in costante fermento, per cui all’orizzonte sta già arrivando la nuova app fenomeno: Snow, piattaforma creata dalla società sudcoreana Naver - la stessa del servizio di messaggistica Line - che può contare su 200 milioni di utenti, concentrati principalmente nel mercato asiatico. Nato come clone di Snapchat, Snow ha recentemente aggiornato il suo prodotto per concentrarsi sui selfie, arricchiti con realtà aumentata, sticker, filtri e quant’altro; dando anche la possibilità di girare brevi video in playback (facendo quindi concorrenza a Musical.ly) e poi condividere il tutto sugli altri social. Per il momento non sono noti i numeri nei mercati occidentali - ancora periferici - ma è molto probabile che, volendo cercare il nuovo fenomeno di internet, dovremo a breve fare i conti con Snow. Non tutti i social network che stanno prendendo piede sono però così innocui. In verità, anche Musical.ly ha sollevato non pochi timori a causa delle attenzioni indesiderate che i video di ragazzine potrebbero attirare. ThisCrush è un’app che consente di inviare a tutti gli iscritti dei messaggi pubblici - che quindi compariranno in bacheca - privati o anche in forma anonima. A giudicare dal nome (crush in inglese significa cotta), l’applicazione nasce per esprimere apprezzamenti o innamoramenti adolescenziali senza doversi fare avanti, alme-

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no inizialmente. In breve si è però trasformata in un covo di insulti e cyberbullismo, attirando anche l’attenzione dell’Osservatorio Nazionale sul Cybercrime guidato da Luca Pisano, che ha denunciato quanto avviene su questa applicazione su Facebook. Come già visto prima con Ask.fm poi con Sarahah - che, come prevedibile, aveva lo scopo di fare incetta di dati personali - la possibilità di agire nascosti dall’anonimato apre le porte a comportamenti pericolosi che non vanno esagerati, né sottovalutati. D’altra parte, l’epoca dei social è iniziata per davvero da meno di dieci anni: una rivoluzione che anche gli adulti, da quanto si vede quotidianamente anche su piattaforme popolate da “vecchi” come Facebook o Twitter, devono ancora imparare a governare.

Conclusioni Questo approfondimento, in cui si è inquadrato l’utilizzo dei social network da parte dei giovani, fa riferimento al concetto di nativo digitale (Prensky, 2001a; 2001b; Tapscott, 1998), utilizzato per descrivere i giovani della nuova generazione, che avrebbero mutato i propri comportamenti e processi di apprendimento in funzione della disponibilità di internet e del web. La metafora è linguistica: un parlante nativo non presenta alcun accento o inflessione, e usa la lingua con assoluta fluidità e naturalezza. Così avverrebbe per chi è «nato con i media digitali» ed è quindi un nativo digitale. Al contrario, un immigrato, anche se ben inserito e con buone competenze linguistiche, manterrà nella maggior parte dei casi alcuni tratti linguistici non standard che lo identificheranno subito come tale. Analogamente, così avverrebbe per chi appartiene a generazioni precedenti: i cosiddetti «immigrati digitali». Un interessante articolo pubblicato da State of Mind il 25

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febbraio 2020, rivolto proprio ai “nativi digitali” ha evidenziato che il 96% degli intervistati ha dichiarato di connettersi almeno una volta al giorno. Un dato ben superiore al 72% della ricerca condotta nel 2018 dalla SIP (SIP – Società Italiana di Pediatria, 2019). Non emergono differenze significative tra maschi e femmine nel tempo trascorso online e il 42% dichiara di aver iniziato ad utilizzare internet prima degli 11 anni. La maggior parte dei ragazzi (63.3%) trascorre almeno 3-4 ore al giorno in attività online e tra questi il 14.1% dichiara di essere sempre connesso. Il momento della giornata in cui i partecipanti sono maggiormente connessi è il pomeriggio (73.1%), seguito dalla sera (61%); un quarto dei ragazzi riferisce di essere online al mattino, mentre il 15.1% rimane connesso anche durante le ore notturne. Il 19% dei ragazzi va spesso a dormire tardi la notte per giocare a un videogioco, controllare messaggi o stare sui social network e, per le stesse ragioni, un ragazzo su cinque circa (19.8%) riferisce di essersi svegliato durante la notte. Il 30.9% afferma di essere abbastanza o molto distratto da altre attività, quali fare i compiti o uscire con gli amici, perché impegnato nell’utilizzo delle applicazioni e dei social. Tre ragazzi su quattro (74.3%) interrompono una conversazione per rispondere al telefono. Il 59.6% ammette di non ascoltare qualcuno che sta parlando perché sta chattando, navigando o giocando online. E ancora l’essere impegnato in queste attività induce il 71% delle persone ad andare a dormire più tardi rispetto a quanto ci si era prefissati. Alla maggior parte (69.7%) degli intervistati è capitato di avere discussioni in famiglia per il tempo trascorso online. Tali discussioni sono significativamente superiori tra i ragazzi che si connettono di più. Soltanto in un terzo (33.9%) delle famiglie dei ragazzi sono state stabilite delle regole per l’uso delle nuove tecnologie; quando presenti le regole sono rispettate dalla maggior parte dei soggetti (69.2%). Questi dati evidenziano la duplice e crescente complessità cui deve far fronte un’organizzazione come Avis per comunicare in modo efficace con i giovani. Innanzitutto è necessario riuscire a intercettare i ragazzi nell’ambiente web in cui sono maggiormente recettivi; in secondo luogo occorrerà parlare il loro linguaggio, fatto più di immagini e video che di parole, facendosi accettare come interlocutori e riuscendo a suscitare il loro interesse.


L’INTERVISTA: FRANCESCO PIRA

Dis-informazione e manipolazione della realtà facendo leva sulla paura di / Michela Rossato /

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alla ricerca accanto si evince come i “pericoli” della rete - se non opportunamente “educati” ad usarla - riguardano non solo in modo preoccupante i giovanissimi, ma anche le generazioni “non native”. Con il Prof. Francesco Pira, già noto in Avis, abbiamo affrontato il grosso problema della “disinformazione in rete”. Prof. Pira, la pandemia ha invaso le nostre vite portando con sé anche tanta disinformazione. Che sta accadendo? Accade che la pandemia e, aggiungo, il distanziamento sociale ci hanno catapultati, volenti o nolenti, in un quotidiano che vive e si alimenta di tecnologia. Il Covid 19 ha mostrato, in tutta la sua gravità, non solo gli enormi danni alla salute e all’economia, ma anche il fenomeno della disinformazione e delle fake news in particolare. L’altalenante ciclo di informazioni, spesso contradditorie, che ci ha bombardato e continua a bombardarci, ha pesato enormemente nell’opinione pubblica, generando una pericolosa situazione di infodemia. La quantità eccessiva di informazioni circolanti ha reso difficile alle persone comprendere ciò che stava accadendo e, soprattutto, individuare le fonti attendibili. Tutto ciò ha causato una psicodemia, un senso di paura e incertezza che perdura. E di paura “campano” le false notizie. La paura dei vaccini ne è un esempio. Che cos’è esattamente la disinformazione? Che cosa c’è dietro le fake news? È l’uso strumentale e manipolatorio (e non) delle informazioni per definire una specifica nar-

razione e visione del mondo. È l’informazione senza alcuna attinenza al reale, che sfrutta le dinamiche di circolazione dei flussi informativi sulla rete per penetrare nei diversi nodi e sfruttare l’effetto a cascata che le piattaforme social favoriscono. La velocità e la capacità di passare da un media all’altro (crossmedialità) fanno sì che le false notizie o fake news che dir si voglia, immesse nel vortice della nuova comunicazione, abbiano un peso, una capacità enorme di produrre danni perché sembrano credibili. Distorcono in modo profondo i meccanismi di costruzione dell’opinione pubblica e della conoscenza. Anche perché dietro l’industria delle fake news si muovono grandi interessi e di fatto sono un’arma di disinformazione di massa. Sono ad oggi il grande nemico della credibilità dei media. La disinformazione, oltre ad alimentare atteggiamenti pericolosi ed errati durante la pandemia, può alimentare anche l’odio? Certamente. La disinformazione e la sua capacità di penetrare nei social, a cui tutti hanno facilmente accesso, sta portando ad una deriva. La disinformazione è ormai una vera e propria industria, con un ruolo costruito sulla base di una strategia ben precisa, volta a generare flussi crescenti che a loro volta producono enormi quantità di denaro. Messaggi costruiti per sfruttare il potere dell’algoritmo per modificare la percezione del reale, alterare i bias (giudizi) cognitivi in base ai quali gli individui attribuiscono veridicità ai contenuti a cui vengono esposti. Se la rappresentazione prevale sulla real-

Francesco Pira è professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi e insegna comunicazione e giornalismo presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina, dove è coordinatore didattico del Master in “Social Media Manager”. Svolge ricerche e tiene conferenze in Italia e all’estero su bullismo, cyberbullismo, sexting, fake news e violenza sulle donne, con destinatari studenti, genitori e docenti. Sul proliferare delle fake news ha promosso un gruppo di ricerca a livello europeo e dal 2020 è presidente dell’Osservatorio nazionale sulle fake news di Confassociazioni. Giornalista, ha all’attivo numerose pubblicazioni. Insegna Teorie e tecniche del Linguaggio giornalistico e Comunicazione istituzionale anche allo Iusve di Mestre (Ve). È di marzo l’uscita del suo ultimo, interessantissimo, libro “Figli delle App” per la Franco Angeli Editore.

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tà dei fatti, si può manipolare, alimentare paure, l’odio per il diverso, annullare il senso delle regole della convivenza civile, stimolare l’idea distorta secondo cui ciascuno può - in virtù di false certezze e dell’idea del tutto parziale della realtà asservita ai propri bisogni - scatenare la propria violenza contro chiunque nella propria visione si frapponga tra noi e l’immaginario autocostruito. Di fatto crea persone incapaci di leggere la realtà. Credere che il Covid 19 non esiste presuppone un’incapacità di leggere la realtà, alimentata da una forte paura. Si nega per paura, e su questo marcia il flusso delle false notizie. Come si combatte la disinformazione? Con il buon senso, con uno sforzo di verifica delle fonti e usando il cervello. Ma anche con l’educazione all’uso corretto delle tecnologie e dei social, sin da bambini. Per noi professionisti della comunicazione, in particolare, con una battaglia quotidiana contro le bufale, per proteggere coloro che sono più vulnerabili. Nella comunicazione sanitaria, ancor di più. Nell’emergenza Covid 19, ci siamo trovati di fronte a una pandemia che ci ha messo di fronte

a qualcosa che non era minimamente paragonabile alla crisi della Sars piuttosto che all’epidemia di Ebola, solo per citare le ultime in ordine di tempo. In questo anno è in parte stato messo in crisi il concetto stesso di salute, a cui i cittadini erano abituati. Il significativo miglioramento della qualità della vita, l’aumento dell’aspettativa di vita e di salute facevano ritenere che essa dipenda dall’accesso ai servizi sanitari e alle prestazioni medico-sanitarie, che la scienza medica sia una scienza esatta e che attraverso la diagnosi sia in grado di garantire sempre salute e longevità. Questo paradigma ha ceduto il campo all’incertezza che deriva dal dover affrontare un virus sconosciuto, in evoluzione, con ancora tante incertezze. Ed è proprio questo che apre le porte alla paura. Se poi medici e scienziati si contrappongono con le proprie tesi scientifiche nell’arena mediatica, rischiano di rendere ancora più fragile la relazione con il paziente-cittadino. Alimentando così le fake news che da sempre hanno tra i loro bersagli prediletti, (insieme a politica ed economia), proprio la scienza.

In molti ancora indifesi se manca una vera “educazione digitale” Intervista di / Beppe Castellano /

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ln Italia, come accade in altri Paesi anche europei, servirebbe una vera e propria “Educazione digitale”, non solo per i cosiddetti “nativi digitali” dell’ultima generazione, ma anche

Andrea Volterrani, fiorentino, è ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi, direttore del Master in Comunicazione Sociale e direttore del Master in Social Farming dell’Università Tor Vergata di Roma. Ha al suo attivo numerose ricerche e pubblicazioni in particolare riguardanti il volontariato e il Terzo settore. È da sempre vicino all’Avis per le quali ha tenuto diversi corsi di formazione e aggiornamento sulla comunicazione. È animatore del Gruppo Buone Prassi Comunicazione di Avis nazionale. Ha appena pubblicato il suo ultimo libro: “Sviluppo sociale. Come il terzo settore può rendere protagoniste, partecipative e coese le comunità territoriali”.

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per le altre categorie di utenti del web. Vediamo di capire meglio, assieme al professor Andrea Volterrani, dell’Università Tor Vergata di Roma. Professor Volterrani, ci spiega fra nativi digitali o meno le differenze sostanziali? Il punto è trasversale, bisogna partire da due questioni: la prima è quella che molti chiamano “repertori mediali”. Un insieme di possibilità fra cui è possibile scegliere. In pratica il repertorio di ciascuno di noi è differente. È legato sì alle generazioni, ma anche al cosiddetto “capitale digitale” collegato ai “capitali” precedenti: capitale sociale, culturale... anche economico. Ma soprattutto ai capitali culturale e sociale. È distinto dalla possibilità di accesso al digitale. È capire quanto puoi trasformare in opportunità ciò che riesci a recuperare dal digitale. Questo aspetto vale anche per i giovani. Vero che hanno un repertorio mediale differente dal mio, ma... Intende naturalmente come strumenti tecnici...


L’INTERVISTA: ANDREA VOLTERRANI

Sì, ma strumenti “tecnici” fra virgolette. Ambedue noi non saremmo un corretto campione generazionale, io ci studio, tu ci lavori, sul campo della comunicazione... Quindi non facciamo testo: il nostro repertorio mediale è già vasto, rispetto alla nostra generazione. Ma se guardiamo in generale fra persone della nostra età e persone più giovani c’è una grande differenza di canali che vengono usati. Quindi il punto focale è nell’uso che se ne fa, di questi canali di accesso alla comunicazione digitale? Esatto. Come li usano? Perché in fin dei conti, molti fra i giovani ne fanno usi che sono più stupidi di quelli che facevamo noi con la televisione. Insomma servirebbe una vera e propria educazione digitale. Su come si usano... Proprio così. In Italia non lo abbiamo questo tipo di approccio. La “media education” è una disciplina che, per esempio in Germania, è perlomeno da metà degli anni ‘90 che è materia di studio nelle scuole. Nel 1996/97 (ero anch’io ben più giovane di adesso) frequentai un seminario con un docente tedesco. Ci mise in evidenza partendo da “il Grande Fratello” olandese - il primo format poi arrivato da noi nel 2000 - che quelle cose proposte dalla Tv olandese erano del tutto senza senso. Spiegandoci bene che, soprattutto, in una prospettiva di “media education” era opportuno far capire i meccanismi perversi che stavano dietro a quel tipo di intrattenimento. Come già nel ‘97, insomma, qualche collega giornalista illuminato metteva in guardia gli studenti dal pericolo di “rincorrere” la TV. C’è da dire, a questo proposito, che non è cambiato granché. Tutti i media sono alla ricerca della “attenzione superficiale”. Una volta era per avere più audience, oggi su internet per avere più clic o condivisioni. Della serie: “l’importante è che tu ci sia, che mi clicchi. Se poi non approfondisci, non me ne può fregar di meno”... Anche una volta, io ho iniziato come cronista di nera, c’era la gara a tirare il cosidetto “buco” alla testata concorrente. Ma dovevamo sempre fare molta attenzione, altrimenti se sbagliavi qualcosa la mattina dopo uscivano loro approfondendo e... scardinandoti. Cosa che oggi non è più così, perché c’è una tal rincorsa velocissima a voler cogliere subito l’attenzione per poi passare subito ad altro. Ma torniamo alle “generazioni mediatiche” Ci sono tre categorie: la mass media generation, cioé che ha fatto l’esperienza della radio, del cinema, della stampa. Sono cresciuti con la

TV e solo da più anzani hanno fatto l’esperienza del digitale. Poi c’è un’altra generazione, quella dei “digital media”, per i quali la digitalizzazione è un ambiente naturale. In mezzo, però, c’è la generazione digitale “secondaria”. Quella cioé cresciuta come la prima, ma che ha conosciuto il digitale grazie alla vita professionale. Ma anche in questi casi i “repertori mediali”, sono intrecciabili fra le categorie. Se non “educhi” il pubblico, tutto, se lo formi solo a essere veloce, a fermarsi solo alla superficialità delle cose e non c’è una vera educazione all’uso critico dei media, non se ne esce. E ciò non è nato dal digitale, c’era anche prima. Non dirmi che “Striscia la notizia” o la Barbara D’Urso sono esempio di giornalismo. Di giornalistico non c’è un bel nulla. Ma non è il mezzo digitale, il colpevole, è solo uno strumento con cui si amplifica la cattiva informazione o le chiacchiere a vuoto. Ora è una ricerca continua, sul web, di visibilità anche solo cazzeggiando. Ora è più facile fare gli influencer, anche se non hai il minimo di talento che ti serviva una volta

per arrivare in TV. E tutto gira attorno ai soldi, più clic, più soldi. Quindi, per esempio, quando qualcuno nelle associazioni parla di promuovere la propria attività tramite gli influencer... È un pericolo serio. L’influencer ti fagocita lui. Non è questo andare sul digitale a promuoversi. Come promuoversi, nella giungla digitale, quindi? Come fornire informazioni corrette? Andare sul digitale, per una associazione di volontariato, è innanzitutto imparare a lavorare con i dati. A saperli cercare e utilizzare. È fondamentale essere “data journalist” per chi fa comunicazione e informazione come voi. E serve un minimo di strategia, altrimenti si va allo sbaraglio e si ottiene l’effetto opposto. Anche per le associazioni serve una “educazione digitale”. Non basta saper usare un computer o saper usare internet, la vera forza e riempire di contenuti, affidabili.

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INCHIESTA: COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE

In-formazione e comunicazione contatti e “divergenze parallele” colloquio a quattro mani di / Pier Paolo Civelli e Beppe Castellano /

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on Pier Paolo Civelli, giornalista e presidente di Avis regionale, ci siamo confrontati sul mondo dell’In-formazione oggi. Alla luce del giornalismo “classico” e di come si sta evolvendo e come si stanno trasformando le fonti di informazione. B - Pier Paolo, partiamo da quello che disse Montanelli nel 1997 all’Università di Torino? “Non posso consigliare a nessun giovane di intraprendere il giornalismo oggi, credo che sia ormai al capolinea. Il giornalismo classico, dal quale non mi saprei mai distaccare, è impossibile che si possa adeguare. Nemico mortale per i giornali è la TV e i giornali son diventati il loro megafono.... Giornalismo peggiore se va solo in cerca dell’audience. Non so se il giornalismo è capace di compiere un’evoluzione in questo senso, ma io non ne vedo i segni”. Allora il vecchio Indro parlava della TV, ma potrebbe ancor più essere “profetico” per i tempi di oggi. Dove stiamo andando? P - L’Informazione giornalistica è sempre più come un fiume in piena. Mentre in-formare va inteso come “dare forma, modellare”. È in questo senso che l’informazione porta con sé una forte carica etica imponendo al giornalista una coscienza in più. Con il suo lavoro deve offrire ai suoi lettori-ascoltatori strumenti di interpretazione della realtà. Egli in-forma, nel senso che la sua azione cambia la realtà: non mani-

Pier Paolo Civelli, giornalista, è stato presidente dell’Ordine Giornalisti Valle d’Aosta ed è l’attuale segretario dello stesso Ordine. È anche presidente dell’Autorità per le Comunicazioni della Valle d’Aosta e consigliere d’amministrazione del C.D. Centro Servizi Volontariato Valle d’Aosta. È il presidente dell’Avis regionale Valle D’Aosta.

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polandola o mistificandola, bensì nell’ottica del miglioramento. (Ordine dei giornalisti. 5. La deontologia professionale) B - Ma, appunto, se una volta comunicazione e informazione erano sovrapponibili, sempre più le loro strade si sono divise. Quando addirittura questa - la comunicazione anche ai fini politici e/o di marketing - si spaccia per quell’altra, l’in-formazione, appunto. P - Più che alla distinzione classica e un po’ accademica tra informazione/comunicazione focalizzerei i diversi mezzi dell’informazione, il loro utilizzo e la loro evoluzione. Un tempo il mezzo classico era quello del giornale, poi della radio e della TV con un uso più passivo e unidirezionale. Diverso è il caso dell’informazione interattiva oggi veicolata dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Internet su tutti, ma anche Tv satellitare, banche dati, centri informatici di comunicazione. Con questi mezzi, il destinatario della i.g. agisce direttamente, chiede ciò che vuole, impone approfondimenti, impagina il proprio giornale personalizzato. Nel grande fiume della i.g. il fruitore è chiamato a una azione di scelta, se vogliamo di autoinformazione. B - Questo in teoria, visto che si è portati a cercare e approfondire in base alle proprie idee, tesi e teorie di partenza, escludendo quasi automaticamente ciò che non corrisponde. Cosa che i “maestri” del giornalismo “classico” ci invitavano a evitare come la peste, ma che molti nella categoria sembrano aver dimenticato. P - Si tratta, in realtà, di un fiume che diventa sempre più imponente, che si alimenta di sempre più variegati affluenti, al punto di configurare una specie di mare che scorre. Diventa così sempre più difficile distinguere e riconoscere le singole gocce. È un fenomeno definito come il paradosso della quantità. B - È la stessa cosa che vale per le notizie. Più si moltiplicano, si rincorrono in cerca di “far prima”, dello scoop e del “buco” dato alla concorrenza e meno si distinguono. P - Già, e così l’informazione giornalistica viene meno al suo dovere primario: quello di in-formare. Le notizie stordiscono invece di risvegliare le coscienze. E mentre in-formarsi diventa sem-


pre più indispensabile (e apparentemente più facile), il grande affollamento di notizie finisce per rendere il compito sempre più complicato. Per non parlare del fenomeno ben peggiore della cattiva/falsa informazione o delle fakenews. B - Che però fanno sempre più presa, addirittura più delle notizie vere e verificate alla fonte, su gran parte del “popolo di internet”. Con buona pace di chi cerca - pur tra mille difficoltà - di fare bene il proprio mestiere al servizio del lettore che, sempre per citare Indro Montanelli dovrebbe sempre essere “l’unico padrone” del giornalista. P - Infatti, l’unica garanzia e appiglio di credibilità ed autorevolezza per il lettore, rispetto al prodotto informativo, sta in tutte quelle qualità sintetizzabili nella “capacità di informare”. B - Che non si inventa da un giorno all’altro, anche essendoci portati. Ricordiamo tutti le palle di carta accartocciata, contenenti i nostri “sudati” articoli, con cui i redattori “anziani” si divertivano a centrare il cestino della carta straccia... P - Una capacità che si apprende con lo studio, con l’esercizio, l’aggiornamento e la pratica costante. B - Infatti forse non tutti sanno che, come ogni professionista (Medici, Avvocati, ecc.) iscritti ad un Ordine professionale, per legge anche i giornalisti ogni triennio devono avere un certo numero di “crediti formativi”. E seguire corsi di ag-

giornamento con particolare attenzione a quelli obbligatori riguardanti la deontologia... P - La “capacità di informare” si riassume nello svolgere due passaggi fondamentali: 1) la raccolta di dati e di informazioni finalizzati alla individuazione delle notizie, la loro adeguata selezione secondo un criterio di utilità, stabilendo così una gerarchia d’importanza; 2) la traduzione dei dati in notizie vere e proprie attraverso un linguaggio adatto al mezzo per il quale si opera e al target a cui si fa riferimento. Oggi invece chiunque può accedere ai siti di quotidiani e agenzie attraverso la Rete. Per questo l’i.g. individua un nuovo target: quello dei navigatori. Servono un linguaggio ancora più chiaro, siti facilmente individuabili, facili da ‘cliccare’ e anche la sostanza dell’i.g. diviene quella dell’estrema sintesi, dell’immediatezza, della riconoscibilità. Internet consente a chiunque di sviluppare veri e propri ‘giornali elettronici’ che oggi pongono problemi di diversa natura: la deontologia, la verifica delle fonti, la violazione della riservatezza, l’intrusione, ecc. Questo tipo di informazione giornalistica è caratterizzato dall’interattività. È come se il singolo fruitore realizzasse un suo giornale personale, una sua impaginazione, un suo ordine di priorità. Questa nuova “capacità” di essere informati (che non è sinonimo di libertà o maggiore qualità dell’informazione) è tipica di tutti i nuovi media.

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B - Dalla ricerca che pubblichiamo nelle pagine precedenti scaturisce un fatto, però, forse inaspettato: “Cantanti, giornalisti e scrittori sono i personaggi di cui gli intervistati dichiarano di fidarsi di più, politici e modelle i più bistrattati. Che ne pensi? P - Ci considerano “attendibili” da una parte, ma in quanto a popolarità sono i musicisti personaggi della TV ad essere i più seguiti (33% degli intervistati), giornalisti e politici, accomunati, scendono invece all’11%.

Web volant, carta manent? B - La carta stampata sembra perdere sempre più terreno, anche se già anni fa era data per moribonda. Come i libri con l’avvento degli e-book. Eppure resistono ancora. Riflettendoci tutti, sul web, sono a caccia della “velocità”, ma se devi scrivere su carta, una volta stampata, non puoi più... tornare indietro. Serve riflettere prima, dopo la frittata è fatta e puoi solo “chie-

dere scusa” al lettore. Non puoi più cancellare un “pezzo” o cambiarlo da lì a un’ora. Certo, le notizie sul web dopo un giorno sono già obsolete e... dimenticate. Secondo te, vale il detto “carta manent, web volant”? P - Web Volant... carta manent? Bella domanda. Fa eco a quella che si era posto Victor Hugo a suo tempo col famoso interrogativo: “Questa ucciderà quella?”. Si riferiva al duello tra l’allora emergente e innovativa stampa rispetto all’Arte. Si vide poi che la stampa non uccise l’Arte, così come altre evoluzioni non hanno ucciso la carta. Semmai obbliga quest’ultima a ripensare al proprio ruolo, adeguando gli strumenti dell’informazione così come li conosciamo da sempre. E a fornire servizi diversi, un esempio l’approfondimento, ma anche una maggiore

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qualità, un adattamento in avanti nei modi e nella pratica e nel prodotto offerto, differenziato da quello digitale. La carta stampata ha subito una battuta d’arresto con l’avvento del digitale che ha una produzione e fruizione più snella. In realtà i segnali non sono unilateriali: se da un lato è indiscutibile il successo della comunicazione online è altrettanto vero che la carta sta resistendo meglio del previsto. In che modo? Trasformandosi. Chi sceglie il web cerca velocità di esecuzione, rapidità d’accesso, gratuità, ma anche possibilità di condividere con altri e divenire parte di quel messaggio. L’immediato contro il tradizionalista. I lettori però continuano a voler leggere con la richiesta di ricevere informazioni garantite, contenuti affidabili forniti da soggetti credibili contro il rischio di cattiva e superficiale informazione quando non addirittura di fakenews che sono il prezzo ahimè da pagare nell’intricata foresta del web. Ecco il valore aggiunto da cui può ripartire l’editore di carta... Garantire affidabilità di contenuti mettendo a servizio la professionalità dei giornalisti. Per alcuni la via sarà ripensare e reinventare, per esempio, il modo di scrivere articoli, oppure creare giornali più compatti per garantire un equilibrio tra il giornale stampato e la sua versione digitale. Altra ipotesi quella che i giornali, in particolare i quotidiani, avranno un’altra forma, con più rilievo durante i weekend. Il contesto attuale dovuto ai lockdown ha introdotto ulteriori elementi e condizionamenti. La riduzione di uso dei giornali subisce una decisa accelerazione a causa dell’epidemia di Covid-19 con i lettori costretti in casa per settimane e l’aumento dell’utilizzo di smartphone e altri device. Per concludere: una società democratica non può fare a meno dell’informazione professionale. L’illusione di una totale disintermediazione, in politica come nel campo dell’informazione, mostra forti limiti: la sparizione dei vecchi mediatori crea lo spazio per nuovi ri-mediatori che sfuggono però alla verifica collettiva e un rimedio è da trovare al più presto. B - Concludiamo questa lunga inchiesta per la “carta” (ma troppo breve per essere esaustiva) rilanciando al... Contrario? Approfondiamo prossimamente sul web, con un webinar-dibattito, invitando non solo gli ospiti qui presenti, ma spaziando anche in altri ambiti? Per riflettere. P - Assolutamente sì. Non solo Avis ha bisogno di riflettere su questi argomenti, ma tutta la società civile in generale. Comunicare e in-formare correttamente è... Democrazia.


CRONACA ASSOCIATIVA

Italia quasi tutta in zona rossa, posticipate ancora le assemblee

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’andamento della pandemia, l’aumento dei contagi e l’inasprirsi delle regole di distanziamento per contenere il Coronavirus, stanno mettendo a dura prova le Avis, di ogni livello, anche in merito alla convocazione delle proprie assemblee. Saranno assemblee particolarmente importanti, quest’anno, dato che saranno tutte elettive e perciò di rinnovo dei quadri associativi/ dirigenziali. Essere iscritti ad Avis, infatti, oltre a donare sangue e/o plasma, offre ad ogni donatore la possibilità di partecipare attivamente alla vita associativa, sia nelle tante attività di sensibilizzazione messe in campo, sia con una carica dirigenziale. Ogni Avis ha un suo Consiglio Direttivo e chi ha voglia di dare una mano e farvi parte, può candidarsi. Il voto spetta poi all’assemblea che quest’anno, non si riesce a convocare. La pandemia, infatti, ha stravolto l’intero calendario 2021 che prevedeva il rinnovo delle Avis comunali a febbraio, delle Provinciali a marzo, delle Regionali ad aprile e di Avis nazionale a maggio. Le date via via ipotizzate, slittate di un paio di mesi, sono ancora incerte. Un’assemblea elettiva in presenza, in zona arancione o rossa,

risulta impossibile. E a distanza, pur con l’ausilio di piattaforme, molto complessa per Avis. Al momento di andare in stampa, con tre quarti d’Italia in zona rossa, l’Esecutivo di Avis nazionale ha accolto la richiesta di Avis regionale Veneto di considerare un ulteriore rinvio dei termini di svolgimento delle assemblee, vista l’aumento in tutta Italia dei contagi e la necessità di tutelare la salute dei propri soci. Ecco la comunicazione del nostro presidente nazionale Giorgio Brunello, datata 13 marzo: “L’esecutivo nazionale ha accolto le nostre richieste di rinvio dei termini di effettuazione delle assemblee. Attendiamo la decisione del Consiglio nazionale che sarà convocato a breve. Abbiamo avvisato i presidenti provinciali invitandoli a comunicare alle Avis comunali di attendere queste decisioni prima di convocare le proprie assemblee che si dovrebbero quindi poter fare a maggio. Speriamo tutti, vista la recrudescenza del virus, in una ulteriore proroga per tutti, oltre giugno, contando di poterle fare in presenza pur con tutte le massime precauzioni”. Sarà cura delle Avis informare i propri iscritti sulle nuove date di svolgimento, non appena calendarizzate. M.R.

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Prassi di sicurezza sul lavoro, ma anche far sorridere per donare di / Michela Rossato /

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orretti stili di vita e cultura del dono in video e sul web. Entra nella seconda fase il progetto di promozione delle misure anti contagio WWW, Wellness Workers Web - La rete del benessere dei lavoratori di Avis regionale Veneto. Il progetto di Avis regionale, finanziato dalla Regione Veneto e che aveva esordito durante l’estate con la campagna MoVita e i video realizzati da Riso fa Buon Sangue, è proseguito con la realizzazione di alcuni video destinati agli ambienti di lavoro e con un altro filmato per il web. I primi si intitolano “Contagiamoci di sicurezza”. Sono quattro “corti” che suggeriscono atteggiamenti corretti come postura, alimentazione, prevenzione Covid-19... Altro filmato è “Sì, si può” dal quale sono state ricavate tre clip brevi lanciate sui social di Avis regionale e provinciali il 27, 28 e 29 gennaio. Intitolate “La borsa”, “Il parco” e “Il Clown”, hanno come protagonista Charlot e si concludono con un invito alla donazione come gesto di solidarietà fondamentale per la comunità. “Più li facciamo circolare, più “contagiamo” i lavoratori nell’osservare semplici regole che hanno un importante impatto sulla salute - spiega Raffaele Avanzi, responsabile del progetto nel secondo caso la scelta è stata di realizzare un film corto, da cui sono stati tratti tre spot da 2 minuti ciascuno, ispirato al cinema muto e al celebre personaggio di Charlie Chaplin “Char-

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lot”, declinato in chiave moderna, con l’obiettivo di comunicare un messaggio di speranza e vicinanza, ma anche un appello alla responsabilità”. Avendo la pandemia cambiato il modo di relazionarsi e di comunicare “abbiamo intrapreso la strada dei video per i lavoratori che non possiamo più incontrare direttamente in azienda - sottolinea il presidente di Avis Veneto Giorgio Brunello - e il video “Si, si può” per promuovere la solidarietà e il dono in forma capillare su tutto il territorio regionale, attraverso il web, nonostante le restrizioni. Uno strumento in più per poter diffondere il nostro invito a responsabilità, generosità e solidarietà in maniera nuova ed efficace, tanto più in questo momento storico così delicato per tutti noi”.


Intervista alla “mamma” di Charlot avisino

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nima e ideatrice di “Sì, si può” è Laura Elia, formatrice in teatro sociale, da tempo collaboratrice di Avis per l’ideazione di offerte formative scuola. Non tutti lo

sanno, ma iniziò la sua attività in Avis come giovane redattrice volontaria per Dono&Vita, circa 20 anni fa. Intervistata dalla nostra vicedirettrice. Come nasce il filmato? L’idea di partenza era il teatro di strada, adattato a mano a mano che si facevano avanti restrizioni e divieti fino al punto che è stato chiaro che in piazza e tra la gente non si sarebbe potuto far nulla. Con l’ok della Regionale abbiamo, quindi, cambiato strada e una notte mi è venuto in mente il personaggio di Charlot e del suo alter ego, il bambino, nel film “Il monello”. Questi due personaggi, calati negli anni Venti, in un periodo di forte crisi all’indomani della guerra, avrebbero forse potuto interpretare il disagio del momento che anche noi stavamo vivendo? Secondo il gruppo di lavoro sì. Poco alla volta abbiamo perciò definito le scene, i personaggi, pensato agli attori e ai colori. I colori. Il film originale è in bianco e nero, ma nelle tre clip compare sempre un particolare rosso. Volevamo far risaltare il rosso quale simbolo di solidarietà, in un campo solo bianco e nero. E il risultato è stato incredibile! Sono diventati rossi la borsa della spesa solidale nella clip “La borsa”, la rosa donata all’amata nella clip “Il parco” e il palloncino dell’Avis ne “Il clown”. Chi sono gli attori del filmato? Gli attori li abbiamo cercati tra gli operatori del gruppo scuola e tra le amicizie, per non pesare

sui costi. Gianni D’Ianni ha interpretato Charlot, il piccolo Zeno di 6 anni il monello, Sara Buccheri l’amata e Sandra Fasolo la signora della spesa. Regia e montaggio sono di Solenn Le Marchand, le riprese di Furio Ganz e il trucco di Gianluca De Lio. Tutti i personaggi indossano la mascherina, anche per dare un esempio immagino. Esatto, la mascherina ci doveva essere, perché il filmato è calato nell’attualità. Inoltre, morbida sul viso, aiuta a raccontare l’emozione del momento attraverso gli occhi e lo sguardo, che da oltre un anno ormai sono l’unico modo che abbiamo di esprimerci con il viso. Il filmato sta girando in rete con successo. Quali sono le finalità ultime di questa originale iniziativa ? Con questo filmato speriamo di riuscire a parlare alla gente in un momento in cui tra la gente non ci possiamo stare fisicamente. È un modo per continuare ad essere presenti come associazione. Charlot, interpretato dal grande Charlie Chaplin, ha parlato durante la guerra, ha fatto sorridere la gente, trasmettendo valori e significati. Nel nostro piccolo, speriamo di aver fatto qualcosa di simile, di aver mandato un messaggio di speranza e di inno alla vita, di aver strappato qualche sorriso. Progetti per il futuro? Poter far girare il filmato in sale d’attesa, ambulatori, cinema, scuole e poterlo, un giorno, proiettare sulle facciate dei palazzi delle nostre città.

A sinistra: L’ideatrice delle clip su Charlot, Laura Elia, in una foto d’archivio con Michela Rossato. Qua sotto: Foto di backstage con Sara Buccheri, “innamorata” di Charlot, al trucco.

Dove trovare e guardare i video Sia i video “Contagiamoci di sicurezza”, sia il filmato “Sì, si può”, intero e/o diviso nelle tre clip, si possono guardare sul canale Youtube di Avis regionale Veneto.

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Festival web di quattro giorni per il benessere sul lavoro di / Alvise Sperandio /

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e sul posto di lavoro si sta meglio, si produce di più. “La felicità paga. Come il benessere genera sviluppo”, è stato il tema della quattro giorni di Festival on line, dal 17 al 20 febbraio scorsi, promosso da Avis Regionale Veneto nell’ambito del progetto “Wellness Workers Web: la rete del benessere dei lavoratori” (Io Valgo 2.0) realizzato con il contributo della Regione Veneto e in collaborazione con Confservizi Veneto, Cisl Veneto e AltraImpresa Venezia. Un’occasione per ragionare su come il legame tra volontariato e impresa, gratuità e profitto, può generare un valore aggiunto per la crescita dell’individuo e della comunità. Sullo sfondo, naturalmente, la promozione della cultura del dono, e del dono di sangue in particolare, che significa aiuto al prossimo, ma anche opportunità per il donatore di tenere controllata la salute. Durante la tre giorni, preceduta dall’anteprima delle pièce teatrale sulla figura di Adriano Olivetti, imprenditore antesignano su queste temi, si sono succeduti interventi di esperti e

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testimonianze dirette dal mondo del lavoro che hanno permesso di fare il punto della situazione del welfare in Italia e nel Veneto, delle sue ricadute a livello industriale, individuale e sociale. “Ragionare di responsabilità sociale d’impresa, benessere dei lavoratori, con l’intervento di personalità di primo piano in ambito regionale, ci ha permesso di accendere un faro sulle buone pratiche che sostengono la salute nel senso pieno del termine, facendo stare meglio e generando sviluppo per la persona e la comunità - spiega Giorgio Brunello, presidente di Avis regionale Veneto - Come associazione siamo impegnati nella promozione della donazione di sangue di cui tutti, potenzialmente, potremmo avere bisogno. Una cultura che rende il contesto sociale in cui viviamo migliore, attento al prossimo e solidale: la pandemia ci sta dimostrando che nessuno si salva da solo”. I PROTAGONISTI Protagonisti della quattro giorni di confronto su http://lafelicitapaga.iovalgoveneto.it sono stati: Lorenzo Liguoro (di Sherpa srl - Spinoff dell’Università degli Studi di Padova), Roberto Crosta (direttore Unioncamere Veneto e presidente della Fondazione Marcianum), Sergio Maset (direttore di Confartigianato Veneto), Federico Camporese (responsabile nazionale “I Bambini delle Fate”), Mariluce Geremia (direttore Risorse umane di Colorificio San Marco Group), Marco Vidal (direttore generale di Mavive e amministratore delegato di Merchant of Venice), Giorgio Santini (presidente dell’Associazione Veneta per lo Sviluppo Sostenibile), Luigi Lazzaro (presidente di Legambiente Veneto), Davide Scroccaro (responsabile Impatto sociale e ambientale di Perlage Vinbery) e Gabriella Chiellino (presidente di Eambiente Group), Giuseppe Goisis (già professore di Filosofia Politica dell’Università degli Studi Cà Foscari di Venezia), Antonia Ballottin (psicologa del lavoro dello Spisal dell’Ulss Scaligera), Gianfranco Refosco (segretario generale Cisl Veneto), Luigi Rampino (direttore Risorse umane di Unifarco) e Marco Brazzalotto (direttore Marketing di Gasparini spa).


La Solidarietà su un “Cavallo bianco” di / Beppe Castellano /

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no dei protagonisti del Festival web è stato Marco Vidal, direttore generale della Mavive Spa e Amministratore delegato di “Merchant of Venice”. Mavive, forse, al grande pubblico dice ben poco. Ma non pochi (di quelli che son cresciuti con Carosello) al nome “Vidal” vedono con gli occhi della mente un cavallo bianco che corre libero e... un indimenticabile ritornello: “bagnoschiuma Vidal” Un’azienda “familiare”, da sempre tenacemente veneziana, giunta alla quarta generazione... profumando mezzo mondo. Un’azienda che dal capostipite Angelo, che la fondò nel 1900 in una “botegheta” sotto Palazzo Mocenigo a Venezia, ha sempre “osato” nella comunicazione e anche nella solidarietà. Dalla primissima “reclame” del 1908 sull’Annuario del Veneto e poi sul “Gazzettino” nel 1913, all’appena nato Carosello nel 1957. Prima con divi affermati come Ilaria Occhini e Amedeo Nazzari, poi nel 1968 con quel “Cavallo Bianco” entrato nel mito della pubblicità televisiva. Per ben dieci anni, fino alla chiusura di “Carosello” nel 1977 quel cavallo “scosso” (per dirla alla senese), cavalcò per le più belle città d’arte e i luoghi più suggestivi d’Italia, perfino nella “sacra” Piazza San Marco. Nel 2020 l’azienda, ora Mavive Spa, ha tagliato il traguardo dei 120 anni. L’ha fatto in modo semplice, con un libro che racconta una storia che attraversa tre secoli. “Il bisnonno Angelo - ci ha raccontato Marco Vidal - iniziò come rappresentante di “coloniali” ben prima di aprire la sua attività in proprio”. Ma tale traguardo storico è stato festeggiato dalla famiglia Vidal con un gesto di solidarietà verso chi, quotidianamente, si impegna per aiutare le persone più in difficoltà. Anche qui in modo semplice: regalando mille litri di gel igienizzante all’Avis Comunale di Venezia e 10mila ad Avis Nazionale. Altrettanto ad altre organizzazioni di volontariato come Caritas, Cuamm, Medici senza frontiere, Ail, varie diocesi. L’omaggio per Avis, in flaconi da un litro, è stato stoccato proprio prima di Natale nei magazzini di Emo-Servizi, grazie al presidente Maurizio Borsetto, poi destinato a tutte le sedi associative. In un anno, anzi due ormai, in cui con l’emergenza sanitaria c’è sempre più bi-

sogno di dispositivi di questo tipo. Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti anche il presidente nazionale Giampietro Briola, la presidente dell’Avis comunale Patricia Springolo e il consigliere Davide Del Negro, trait d’union con Mavive Spa. Nell’occasione Marco Vidal: ha spiegato come: “abbiamo deciso di compiere un gesto concreto a favore di realtà come Avis che sono ogni giorno impegnate a favore di migliaia di pazienti. Per festeggiare i nostri 120 anni, abbiamo pensato fosse il modo migliore, di questi tempi, piuttosto di investirli in celebrazioni o eventi per i clienti”. “La pandemia ha rivoluzionato - ci ha raccontato poi Marco - anche il nostro modo di lavorare, da subito abbiamo riconvertito parte dei nostri impianti per produrre gel igienizzante mettendolo a disposizione del Paese, proprio quando tali prodotti mancavano sul mercato”.

Sotto: Marco Vidal nel Museo del Profumo di Venezia.

Forse non tutti sanno che... Il sapone fu “inventato” dagli Arabi e portato in Occidente dalla Serenissima, dai tempi delle Crociate, grazie ai suoi commerci con l’Oriente. Il famoso Sapone di Aleppo (Siria) poi di Venezia era prodotto con olio di oliva e alloro. Fu una delle “ricchezze” di Venezia, protetto come “segreto di Stato” (passibile di morte) come la lavorazione del vetro di Murano. E non tutti sanno che Venezia fu anche “capitale dei profumi” in Europa dei profumi. E proprio nel Palazzo Mocenigo esiste - con i Musei civici di Venezia - un Museo “olfattivo” unico al mondo: il Museo del Profumo, che ne ripercorre la storia millenaria in particolare in chiave “veneziana”. Ma questa è materia di un prossimo “Il Bello del Veneto”, appena potremo visitarlo.

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Il rispetto in 56 “scatti” giovani

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ue giovani bellunesi e una vicentina sono i vincitori del primo contest fotografico sul valore del rispetto delle regole e rispetto del prossimo, promosso dall’Avis regionale Veneto e dal Gruppo Giovani Avis regionale all’interno del progetto “WWW-Wellness Workers Web: la rete del benessere dei lavoratori”, finanziato dalla Regione Veneto. Dedicato ai giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con scadenza il 31 gennaio 2021, il contest ha visto la partecipazione di 56 foto. A giudicare le più attinenti al tema una doppia giuria: una formata da esperti di fotografia,

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collaboratori del progetto e dirigenti Avis per il primo e secondo premio, una giuria del pubblico per il terzo. “Puntavamo a promuovere una cultura del rispetto verso la propria salute e quella della comunità a cui si appartiene - spiega Raffaele Avanzi, coordinatore del progetto - in un momento di particolare emergenza, nel quale tutti siamo chiamati al rispetto di norme precauzionali. Volevamo coinvolgere i giovani e la risposta è arrivata, prima timida, poi via via sempre più entusiasta”. Alle foto più votate premi in materiale fotografico. Ogni partecipante poteva inviare una sola foto, scattata con lo smartphone o la macchina fotografica, a colori o in bianco e nero, con inquadrature sia verticali sia orizzontali. Ogni immagine doveva essere titolata e accompagnata da una descrizione del messaggio che voleva trasmettere. La foto più votata dalla giuria è quella di Simone Cruzzolla, 25 anni, di Castellavazzo di Longarone (Bl). Rappresenta nonno e nipote e si intitola “Un gesto condiviso”. Scrive Simone: “Il rispetto è molto più di una parola. Esso non si pronuncia, si dimostra. Il rispetto è il saper guardare gli altri come guarderesti te stesso, allo stesso identico modo. L’esempio deve essere dato dai più grandi, i quali trasmettendolo ai giovani, proteggono a loro volta gli anziani, come una catena”. Secondo premio della giuria alla foto di Maria Longhin, 22 anni, di Vicenza. Si intitola “Giochi con me”. “Nel sorriso di un bambino troverai la forma più pura di rispetto - scrive Maria - sulla schiena il n. 10, negli occhi la squadra, perché solo uniti si vince. Percepire io e te come noi, prendersi cura l’uno dell’altro. La fiducia nella vita che va avanti, nonostante tutto”. “Uniti si vince”, tra l’altro, è stata scelta dalla nostra Redazione come foto di copertina. Terzo premio per la foto più votata sulla pagina Facebook #Movita è quella di Katia Palla, 26 anni, di Vallada Agordina (Bl). La foto si intitola “L’arcobaleno della vita” e ha come sottotitolo “Con il desiderio di tornare presto liberi, lasciandoci alle spalle quanto prima questo maledetto virus, nel frattempo culliamo la speranza che tutto vada bene, cercando di essere consapevoli e grati della più grande ricchezza che possediamo, la vita!”.


RISO FA BUON SANGUE

Ora siamo sulla piazza virtuale

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l 2020 era iniziato programmando una serie di appuntamenti: Riso fa Buon Sangue sarebbe stato portato in varie regioni italiane (dal Trentino alla Sardegna). La pandemia ha spostato tutto alla prossima estate 2021. Il virus, oltre ad aver rivoluzionato la vita di ognuno, ha bloccato ogni forma di spettacolo. Le piazze sono rimaste deserte e le manifestazioni cancellate. Per lo spettacolo dal vivo, un colpo di grazia: il comparto è precipitato in una crisi per ora senza soluzione. A pagare il prezzo più alto i soggetti più deboli: le piccole compagnie, gli artisti, le maestranze. Con Riso Fa Buon Sangue non s’è fermata solo la comicità itinerante, ma anche la promozione della donazione di sangue e plasma e il lavoro di un centinaio di persone tra artisti, staff, tecnici. Secondo un’ottica propositiva, è utile ricordare quanto abbiamo costruito e fatto insieme alle Avis dal 2010 fino al 2019. 5mila nominativi di potenziali donatori testimoniano che l’empatia tra il pubblico e i nostri artisti, da tutti apprezzati per verve comica e professionalità attoriale, ha dato i suoi frutti. Abbiamo dato una mano alle Avis promuovendo l’importantissimo messaggio della donazione. Nei primi mesi di questo 2021 abbiamo dato spazio nelle interviste radio al Servizio civile in Avis, al progetto Io Valgo e al filmato “Sì, si può” di Avis regionale Veneto, dopo le video interviste estive per Io Valgo-MoVita. In questo difficile momento siamo noi, ora, a coinvolgere le Avis venete: abbiamo bisogno del loro sostegno, affinché supportino anche solo piccoli progetti. Per continuare a rimanere tra la gente, abbiamo puntato su una delle nostre forme di comunicazione: la nostra Radio Fa Buon Sangue! Cavalcando il prolungato distanziamento la radio ha incontrato l’interesse di un pubblico affezionato, riscuotendo ottimi ascolti anche a livello nazionale. Ogni venerdì alle 18 va in onda il programma condotto dal sottoscritto e da Filippo Cagalli, con ospiti artisti e avisini. L’alto indice di gradimento ci ha fatto raggiungere anche altri territori: Radio Avis Casoria (Campania), centri di raccolta dell’Emilia Romagna e tutti i sabato alle ore 21 Radio Adige TV sul canale 640. Durante il 2020, oltre all’utilizzo della Radio, abbiamo messo in cantiere una novità: Web Fa Buon sangue. Lo Show Web Series, lanciato per sorridere

e far sorridere, è un messaggio ispirato a semplicità, facilità e velocità nel diventare donatori. Uno spazio importante è riservato alla comunicazione, attraverso le Avis locali e provinciali, regionali e nazionale. Il target del format web è un pubblico prima di tutto giovanile in un contesto giocoso, allegro e funzionale alla gratificante motivazione di “fare una bella figura se si diventa donatori”. Pur titubanti, stiamo scaldando i microfoni per la ri-partenza del tour estivo (Dpcm permettendo). La disponibilità degli amici e la vicinanza di Avis lasciano presagire il loro fondamentale supporto! In alternativa è pronta Radio Fa Buon Sangue Tour; un vero road tour che raggiungerà tante Avis, tutti insieme con musica, ospiti, intrattenimento, divertimento. Prenotare una tappa significa aiutarci ad aiutare e credere con noi all’utilità di questa iniziativa. Per contatti e scoprire come avere una diretta radio in sede Avis manda una mail a info@risofabuonsangue. it e per seguire Riso fa Buon sangue consulta il sito www.risofabuonsangue.it e i social. Enrico Cibotto

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Sotto: un “divertissement” in photoshop dei mattacchioni di Riso Fa Buon Sangue. con Laura Cendron, Olp per il servizio civile della segreteria Avis regionale. Sono stati ospiti (online, si capisce) di Radio Fa Buon Sangue anche Giorgio Brunello (presidente regionale), Laura Elia e Raffaele Avanzi per il Progetto WWW - Io Valgo 2.0.

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COMUNICARE A SCUOLA

Avis rientra a scuola sul web con tre video che “raccontano” di / *Elena Galbiati, Laura Elia, Gianni Mamprin /

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’anno scolastico 2019-2020 non è stato facile, per nessuno. Per Avis Veneto, impegnata ogni giorno tra i banchi di scuola, ha voluto dire interrompersi e sperare fosse solo un momento e che ci volesse solo la pazienza di attendere per poter tornare a parlare di solidarietà e dono con i ragazzi. Poi l’amara presa di coscienza che burattini, immagini, pennarelli dovessero tornare nelle scatole, senza che i bambini potessero ancora goderne. Per un po’ di tempo non avremmo potuto immaginare, insieme ai ragazzi, un mondo migliore. Nel corso dei mesi estivi del 2020, ci siamo allora interrogati su come poter stare con i ragazzi e riuscire a continuare a trasmettere i valori del dono, della solidarietà e della cittadinanza attiva. L’unico modo era utilizzare la comunicazione a distanza che, nel corso di questa pandemia, tutti abbiamo in qualche modo accettato e imparato ad utilizzare.

convinzione che in questo particolare anno scolastico avremmo incontrato poche classi e che le nuove attività le avremmo poi utilizzate in classe, quando saremmo riusciti a rientrarvi. È stata quindi una meravigliosa sorpresa vedere che anche con le attività a distanza (e con la professionalità dei nostri operatori scuola che hanno mostrato di saper gestire in maniera egregia anche nuove attività come queste) siamo riusciti a parlare con i bambini e con i ragazzi e, attraverso questa nuova forma di comunicazione, a stimolare riflessioni profonde e fortemente sentite, vista anche la particolarità del periodo che stiamo passando. A marzo 2021 avremo incontrato 245 classi, per un totale di più di 5.300 giovani. Di queste 245, la maggior parte (118) sono classi degli Istituti superiori che hanno partecipato nella quasi totalità dei casi in didattica a distanza, quindi con ogni studente collegato singolarmente dal proprio computer. 89 classi, invece, sono delle scuole secondarie di I° grado e 38 della primaria e con queste scuole l’attività si è svolta con la classe intera collegata, a distanza, con l’operatore del Progetto Scuola Avis Veneto e il volontario dell’Avis locale. A lato un grafico che mostra la distribuzione degli incontri nelle varie province. Tutte le attività hanno la durata di un’ora e la scuola deve essere dotata di una Lim o un Pc con videoproiettore, oltre che di un impianto audio per poter parlare con l’operatore a distanza. A conclusione delle attività, all’insegnante della classe incontrata viene inviato del materiale integrativo che offre l’opportunità di continuare ad approfondire le tematiche trattate. Una breve descrizione delle tre attività proposte:

Non è stato semplice passare da attività finalizzate a coinvolgere in maniera fortemente attiva i ragazzi e, in alcuni casi, che facevano leva soprattutto sulla comunicazione non verbale e il contatto fisico, ad un’attività dove il conduttore è dietro ad uno schermo. A volte senza nemmeno riuscire a vedere bene in viso i bambini e i ragazzi. Siamo, perciò, partiti a ottobre 2020 con la

“Clara e il Drago” per la Scuola Primaria Un video con un’appassionante narrazione, con maestria illustrata e recitata, accompagna i bambini tra draghi, maghi e sfide dove, tra le righe del tutto, prende sapore diverso anche il dover convivere con un nemico misterioso, facilmente identificabile con il Corona Virus. Un modo, quindi, per inserire nella fiaba la difficoltà di vivere nelle trame ristrettive di questo partico-

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lare momento, ma insieme, con forza, e mettendo a frutto i talenti e le possibilità di ciascuno. Come ogni fiaba che si rispetti, il lieto fine è alle porte: attraverso il processo di identificazione con l’eroe, il bambino verrà accompagnato alla conquista della vittoria finale, attraverso la scoperta di ciò che possiede e che può condividere. “In viaggio coi sensi” per la Scuola secondaria di I° grado. Un video con narrazione accompagna i ragazzi, grazie alla visione di alcune tra le più belle immagini di albi illustrati, in un cammino alla riscoperta di un nuovo modo, più profondo, di sentire. Fare silenzio, chiudere gli occhi per sentire davvero, in un viaggio che potenzia i sensi e quindi il sentire. E, grazie a questa profonda e totalizzante esperienza, la meta arriverà e sarà la percezione, anche sensoriale, della bellezza del mondo in cui viviamo e il sentirsi legati uno all’altro e quindi, dell’altro, responsabili. Pensata proprio per rafforzare i ragazzi in questo particolare e specifico momento di difficoltà, l’attività vuole offrire una pausa di riflessione e di respiro tra le mille normative di sicurezza, di distanziamento fisico, affinché questo non diventi anche un distanziamento sociale.

“In un battito d’ali” per gli Istituti superiori L’appassionante filmato, che stimola la discussione con i ragazzi, è stato realizzato con la tecnica dello “stop motion”, nata assieme al cinema già nei primi anni del secolo scorso: essa usa, in alternativa al disegno eseguito a mano, degli oggetti inanimati mossi progressivamente, spostati e fotografati a ogni cambio di posizione. La proiezione, in sequenza, delle immagini, dà l’illusione di movimento. Un lavoro, quindi, certosino per colpire lo spettatore, per lanciare un messaggio profondo: vivere vuol dire partecipare, esserci, non accontentarsi di assistere agli eventi, ma prenderne parte attiva per trasformare i contesti in cui, ogni giorno, abitiamo, studiamo, ci divertiamo… viviamo. “L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”, diceva Giorgio Gaber, e su questo profondo valore di cittadinanza attiva, e di dono, s’imposta il filmato e verrà impostata la discussione a seguire. Mentre scriviamo stanno ancora arrivando richieste e abbiamo la speranza di poter fare alcune attività in presenza (nel rispetto delle norme anti Covid) con l’avvicinarsi dell’estate. In ogni caso siamo molto soddisfatti delle attività svolte e siamo onorati di aver potuto sostenere gli insegnanti e i ragazzi in un momento così difficile, dove parlare di solidarietà, di speranza, partecipazione e cittadinanza attiva risulta più importante che mai, convinti come sempre che questi messaggi saranno custoditi dai bambini/ragazzi e quando sarà il momento li accompagneranno nella scelta di diventare donatori di sangue. *Elena Galbiati (coordinatrice Progetto) *Laura Elia (responsabile scientifica Progetto) *Gianni Mamprin (referente Scuola Avis Veneto)

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GIOVANI, SCUOLA, FORMAZIONE

“Estote parati”: siate pronti Avis e il dono assieme agli scout di / Laura Elia /

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i sono collaborazioni che nascono così, perché molte sono le cose in comune e, pian piano, le strade per forza si incrociano e generano bellezza. Per anni il Teatro Sociale è entrato a fra parte delle metodologie educative del progetto scuola, prima di Avis provinciale Venezia e poi di tutta Avis Veneto. E tra le metodologie presenti nel variegato mondo del Teatro sociale, il Teatro degli oppressi è risultato lo strumento migliore: tra sculture, esercizi di burattini, ipnosi, camminate, offre tutta una serie di occasioni per far parlare i ragazzi che incontriamo nelle scuole, permettendo loro un ruolo da liberi protagonisti di parole e azioni. Il fondatore di questa meravigliosa arte era Augusto Boal. Tra le sue parole si ricorda in particolare una frase: “Per essere cittadini del mondo, non basta abitarlo, ma occorre trasformarlo”. E per me, che sono stata capo scout, sono da subito risuonate le parole del fondatore del metodo scout, Baden Powell, “cercate di lasciare il mondo migliore di come l’avete trovato”. Negli anni molte sono state le occasioni di condividere, con il mondo scout, dei pezzi di sentiero assieme, grazie alla metodologia del Teatro degli oppressi. E quando ad Avis

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provinciale Venezia è arrivata l’occasione di cogliere il bando del Comune di Venezia destinato, nel 2019, all’associazionismo, si è concretizzata la possibilità dell’intreccio. Sono nate così due ore di Teatro degli oppressi, destinate ai ragazzi più grandi dei vari gruppi, i cosiddetti clan, e la possibilità di proseguire in giornate di formazione per far sì che questi giovani educatori possano avvicinarsi, da un lato, alla possibilità di fare servizio donando sangue e, al contempo, far propri strumenti educativi importanti. Le iscrizioni al percorso sono arrivate fin da subito e il progetto è in corso. Alcuni ragazzi si sono avvicinati alla donazione; altri stanno ideando un video breve per promuovere la donazione di sangue nel mondo dello scoutismo. Insomma: la canoa che Baden Powell invitava a guidare da sé, con coraggio, guardando innanzi per migliorare il mondo, è partita e a bordo, questa volta, c’è anche Avis. Da questo progetto pilota speriamo si consolidino progettualità sempre più vaste, che coinvolgano un numero crescente di Avis comunali in Veneto. “Estote parati”: siate pronti. Questa è la proposta del metodo scout. E Avis ha dimostrato di esserlo e di voler crescere accanto anche a questi ragazzi e ragazze. Insieme, sicuramente renderemo il mondo migliore.


I “buoni frutti” di un Progetto Admo-Avis

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ENEZIANO. La progettazione e la rete sono il futuro del sostentamento economico e dello sviluppo di nuove o rinnovate attività per tante piccole e grandi associazioni. È in quest’ottica che Admo Venezia ha presentato e poi portato avanti nel 2020 un progetto finanziato dalla Regione Veneto che ha visto l’associazione lavorare fianco a fianco con Avis SRC provinciale Venezia e molte Avis comunali del territorio. Le condizioni sanitarie ben note hanno portato ad una rimodulazione del progetto, che è stato adattato per non perdere una grossa opportunità di promuovere la donazione di sangue e di midollo, proprio in un anno difficile anche nell’ambito delle donazioni, a causa della pandemia. È così che è stato possibile effettuare più di 200 visite di idoneità a nuovi aspiranti donatori di sangue, in mattinate e pomeriggi dedicati, al Centro raccolta dell’ospedale dell’Angelo e presso le sedi di raccolta di Marcon, Maerne Olmo, San Stino di Livenza e San Michele al Tagliamento. Grande è stata la collaborazione tra le varie Comunali che gravitano attorno a queste articolazioni organizzative, con l’attività di numerosi volontari avisini e di Admo. Molti dei nuovi

aspiranti donatori si sono iscritti anche al registro dei donatori di midollo, dando una speranza in più ai tanti malati che attendono il trapianto di cellule staminali per tornare a riprendere in mano la propria vita. Nel 2020 è stata Admo a fare da capofila e a mettere a disposizione di Avis le competenze nella progettazione e lo sviluppo del progetto; mentre sarà Avis SRC a portare avanti, nel 2021, un nuovo progetto con numerose Avis comunali, Avis provinciale e Admo Venezia. Un modo nuovo e proficuo per trovare risorse e lavorare insieme! Manuela Fossa

In Alto Polesine l’unione d’Avis fa la forza

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LTO POLESINE (RO). Sin dal 2013 le Avis dell’alto Polesine: Canda, Castelguglielmo e San Bellino collaborano, rafforzando il legame d’amicizia, la condivisione del percorso associativo e la promozione dei valori avisini nelle scuole. Tutti e tre i paesi hanno una scuola dell’infanzia (Canda con annesso il nido integrato), due hanno la scuola primaria e uno la scuola media, nella quale convergono i ragazzi dei tre comuni. Da qui, è nata la volontà dei tre presidenti Avis Simone (Canda), Michela (Castelguglielmo) e Irene (San Bellino) di fare squadra per portare nelle scuole l’associazione che rappresentano, attraverso una serie di incontri sulla gratuità del dono e la solidarietà. Valori applicabili al comune stile di vita delle persone nella quotidianità, facendo leva sull’importanza della collaborazione per raggiungere

obiettivi più grandi che vanno oltre al singolo e mirano alla comunità. A Natale inoltre, le tre Avis fanno avere un piccolo dono ai bambini della scuola dell’infanzia e della primaria. Una tradizione che non si è smentita nemmeno nel 2020. Nel rispetto delle normative vigenti, e con la collaborazione delle maestre, è stata possibile la visita del Babbo Avisino. Ora Simone, Michela ed Irene sono giunti alla fine della loro esperienza da presidenti e si augurano, felici del percorso fatto, che le loro attività proseguano ricordando che davvero l’unione fa la forza.

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BEST CHOICE

Il futuro dei giovani riparte da qui di / Emiliano Magistri /

Grande successo per il webinar che ha posto l’accento sulle soluzioni digitali di questo progetto che vede coinvolti circa 10.000 studenti

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ivere in comunità. Cittadinanza attiva. Didattica a distanza. Sono alcuni dei temi posti al centro di “Generazioni solidali – L’impegno di Avis nelle scuole attraverso le soluzioni digitali del progetto B.E.S.T. Choice”, il webinar organizzato lo scorso 26 febbraio dalla nostra associazione. Un’occasione di confronto su come le nuove generazioni possano agire nella promozione di valori e stili di vita sani, e sull’impatto che il Covid sta generando nella loro formazione scolastica e sociale. Con il sostegno economico del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, B.E.S.T. Choice è un progetto che coinvolge 12 Avis regionali (Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Trentino, Umbria, Valle d’Aosta, con Avis regionale Veneto capofila del progetto). Un percorso iniziato nel 2019 e che, per le conseguenze della pandemia, è stato rimodulato per favorire gli incontri in totale sicurezza per tutti.

Moderato dalla giornalista e conduttrice di RAI Scuola, Chiara Buratti, l’incontro si è aperto con i saluti istituzionali dei presidenti di Avis nazionale, Gianpietro Briola, e Avis regionale Veneto, Giorgio Brunello, che hanno ribadito l’importanza di come “vivere in comunità significhi preoccuparsi di tutti”. Benessere, educazione e salute nel territorio sono le quattro voci che formano la parola B.E.S.T., un progetto che coinvolge circa 10mila studenti che avranno il compito di indicare i comportamenti rischiosi per la salute più diffusi tra i loro coetanei e le tematiche su cui lavorare per promuovere stili di

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vita sani e corretti. Come ha spiegato Tiziano Fazzi, esperto di didattica a distanza e formatore di CivicaMente, la società che ha collaborato con Avis a questo progetto: “La tecnica di insegnamento Open Mind nasce per creare una speciale interazione con la classe in un’età delicata come quella adolescenziale. Così facendo avremo modo di alternare formazione e pratica”. Sull’efficacia del “nuovo” metodo di insegnamento si dibatte da mesi. La pandemia ha generato molti disagi e forse sono proprio i giovani a pagare quelli più grandi: “Socializzare e imparare insieme agli altri è un aspetto del vivere la scuola che sta mancando - spiega Maria Costanza Cipullo, referente per la prevenzione e l’educazione alla Salute del Ministero dell’Istruzione - ma resistiamo. Il B.E.S.T. Choice è un progetto in linea con le attività ministeriali, per questo non possiamo che ringraziare Avis: fare rete è fondamentale”. Ma la didattica a distanza può essere di affiancamento a quella tradizionale? A rispondere è stato Enrico Galiano, professore nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it, nonché scrittore e creatore della webserie “Cose da prof”: “La prima potenzialità di questo metodo è l’abbattimento dell’ansia che caratterizza i nostri studenti, una svolta che ha permesso anche ai più timidi di potersi mettere in gioco». Parole a cui hanno fatto seguito quelle di Valentina Petri, professoressa, blogger e autrice del libro “Portami il diario”. Nel suo intervento, la docente ha sottolineato come la didattica digitale integrata sia “un metodo di insegnamento molto più faticoso, ma da poter adottare in futuro per gli studenti atleti o per coloro che devono affrontare lunghe ospedalizzazioni”. Lotta all’abuso di alcol e promozione della salute corporea sono gli obiettivi su cui stanno lavorando i gruppi di Gaia Rizzuto e Matteo Grandis Cacciapaglia, due dei tanti studenti che stanno prendendo parte al progetto e che sono intervenuti al webinar. Gaia studia all’istituto tecnico “Enriques” di Castiglion Fiorentino (Fi), Matteo al liceo scientifico “Galileo” di Trieste. La sfida iniziale era quella di proporre soluzioni utili ai giovani: questa sfida proprio i giovani l’hanno raccolta e vogliono essere i primi a vincerla.


GIOVANI - SERVIZIO CIVILE

Giovani Treviso: distanziati sì, ma...

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’Avis è accoglienza, sinergia, condivisione, serenità, amore, solidarietà, famiglia, è “fare la differenza” ma è anche la forza di essere coinvolgenti. L’Avis è tutto questo per i ragazzi e le ragazze della provincia di Treviso che hanno scelto di fare del dono l’occasione per crescere nell’associazionismo, maturare consapevolezza e coltivare esperienze utili per la vita. Protagonisti attivi della solidarietà: Alessio Pontello, Irene Boschiero, Laura Marini, Luca Berti, Michele Marconato, Gloria Toffoli, Daniele Guadagnini, Anna Vacilotto una sera di fine febbraio mi hanno raccontato la loro esperienza in Avis con lo sguardo attento al presente e il cuore proteso verso il futuro. Hanno dai 27 ai 39 anni e sono la nuova linfa del gruppo. La pandemia ha congelato le attività associative in presenza, ma l’impegno continua con ancora più determinazione. “Non è venuto meno l’entusiasmo - conferma Alessio - ma la sfida più grande è quella di coordinare a distanza le attività tenendo sempre acceso l’interesse della squadra”. Per Irene, l’emergenza sanitaria, dopo i timori iniziali, ha spinto tutti a unire le forze per organizzare in sicurezza le unità di raccolta sangue. Sono mancati molto gli abbracci, le pacche sulla spalla, i momenti di aggregazione in presenza, ma la rete ha permesso di preservare i rapporti umani. “Certo - dice Laura - i donatori erano già abituati a usare la tecnologia, ma si sono dovuti imbattere nel distanziamento fisico e in una nuova modalità di interazione in sicurezza per la donazione: il metro di distanza, la misurazione della febbre, la merenda confezionata…”. “Quanta nostalgia per feste e gite che sono venute meno nell’ultimo anno - sottolinea Michele - Ma prontamente il gruppo giovani ha in serbo nuovi progetti”. Gloria - che dopo l’esperienza di Servizio civile non ha più lasciato l’Avis - suggerisce di implementare ancora di più le tecnologie e i social, da Facebook a Instagram, garantendo la formazione dei volontari per usarli al meglio e nel modo più efficace. Anche Daniele plaude alle piattaforme digitali che stanno permettendo di accorciare le distanze, “ma quando la pandemia sarà passata - dice - bisognerà ripristinare qualche buona vecchia abitudine”. Ritiene sia necessario sfruttare la praticità del web, senza venire meno alle occasioni in presenza che servono ad af-

fiatare la squadra e generare il passaparola su cui si fondano conoscenza, fiducia e senso d’appartenenza Avis. A questo proposito Anna vedrebbe di buon occhio un’attività di sensibilizzazione dei giovani: “Non solo nell’età della scuola dell’obbligo, ma anche all’Università, per coinvolgere un ampio bacino di studenti e studentesse che stanno affrontando il percorso accademico e potrebbero regalare un po’ di energie alla donazione”. L’Avis di domani non sarà quindi tanto diversa da quella di oggi: il banchetto alla sagra paesana non verrà mai sostituito da un meeting virtuale, perché l’associazionismo è fatto di persone, sottolineano in coro, ma la tecnologia potrà essere un valido implemento, dopo un’adeguata formazione, per amplificare e promuovere l’impegno virtuoso dell’Avis. Laura pensa in grande: “Un evento che unisca le forze avisine, comunali, provinciali, regionale e nazionale, per realizzare un concerto con una star capace di lanciare un messaggio solidale dal palco. Quando ciò sarà possibile, per segnare una nuova rinascita”. Valentina Calzavara

Servizio civile in Avis: record assoluto di candidati Stanno per arrivare nelle nostre Avis i ragazzi del Servizio civile del nuovo bando nazionale 2020/2021. Davvero in tanti, quest’anno, si sono candidati per poter vivere una nuova esperienza in una delle 13 sedi Avis (tra regionale, provinciali e comunali) accreditate in Veneto. Sono stati infatti ben 58 i ragazzi che hanno deciso di tentare il Servizio civile in Avis nel Veneto. Mai così tanti. Purtroppo erano soltanto 21 i posti disponibili. Al momento di andare in stampa sono in corso le selezioni (tutte online) dei candidati, che daranno il cambio a chi ha terminato da poco il servizio. Ringraziamo i giovani che terminano la loro avventura in Avis, in un anno difficile e complicato che li ha visti spesso lavorare a distanza, ma sempre entusiasti e propositivi. Un grazie a tutti e un benvenuto a chi sta arrivando fra noi.

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COMUNICARE & RICERCA

Quando i giovani, insieme, inventano

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a copertina dell’ultimo numero di Dono&Vita di dicembre 2020 è stata d’ispirazione per creare una serie di materiali (locandine e grafiche per i social). Promuovono i comportamenti responsabili tra i giovani, soprattutto tra i donatori che in un certo senso rappresentano l’associazione, anche oltre il momento del dono. Le immagini fanno leva sul senso di responsabilità, sul rispetto del distanziamento, sulla sani-

ficazione delle mani e sull’uso della mascherina. Sono state realizzate dalle due studentesse universitarie dello Iusve (Istituto Universitario Salesiano di Venezia) che hanno svolto il tirocinio in Avis regionale Veneto: Giulia Pellizzari (che ha curato il servizio fotografico con il nostro direttore) e Giorgia Stocco (per la parte grafica). Le locandine invitano alla massima prudenza, specie nel momento di ripartenza delle scuole. Testimonial sono giovani donatori dell’Avis comunale di Maserada sul Piave (TV) che si sono messi a disposizione come modelli. Le grafiche possono essere affisse nei Centri trasfusionali e di raccolta, pubblicate, e/o utilizzate sui social. Le grafiche sono a disposizione di chiunque volesse utilizzarle, contattando la segreteria di Avis regionale all’email avis.veneto@avis.it

Nuova newsletter di Tes, come riceverla

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es (Tissue Engineering and Signaling), Fondazione per la Biologia e la Medicina della rigenerazione promuove la ricerca nel campo della biologia, della medicina rigenerativa e cellule staminali. Tes si è ora dotata di un

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nuovo strumento di comunicazione: la newsletter. Nella prima uscita, ripresa anche dalla newsletter di Avis regionale Veneto, Tes racconta se stessa, il rapporto con le Avis (che sono partner della Fondazione), i traguardi raggiunti e i progetti in corso. Tes, che basa le sue ricerche anche sulle cellule staminali cordonali e adulte tratte dal sangue di donatori volontari, adotta percorsi e metodologie compatibili con una visione etica della scienza, puntata sulla centralità e l’unicità della persona. Per ricevere la newsletter direttamente nella propria casella di posta elettronica basta compilare il modulo di contatto che si trova in fondo ad ogni pagina del sito di Tes www.fondazionetes.it.


CRONACHE ASSOCIATIVE: AMARCORD

Là dove c’era l’Avis ora c’è... una piazza De Gasperi colorata di / Beppe Castellano e Manuel Gambetta /

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elentano cantava con nostalgia di quand’era ragazzo in via Gluck a Milano. Là dove c’era l’erba, ora c’è... Altrettanto potrebbero cantare i tantissimi “ragazzi” (di allora) su via Trieste a Padova. Là dove c’era l’Avis, ora c’è... una bellissima piazza multicolore. Con tanto di campo da basket per i giovani e una targa, cementata sul selciato, che ricorda almeno tre generazioni di donatori. Un po’ di nostalgia, fra i dirigenti e donatori presenti alla cerimonia di “posa dell’ultima pietra”, c’era, ma: “Abbiamo voluto riportare il ricordo di quella che era la vecchia sede dell’Avis. Questa piazza, ora rinnovata, in precedenza ospitava l’edificio abbandonato da anni, poi demolito. Per molti padovani questa era la piazza “dell’Avis”. Per questo abbiamo voluto tenere per sempre questo segno, scolpendo nella pavimentazione l’insegna che campeggiava nell’edificio. In una città che è capitale del volontariato, nella quale sono molti i donatori volontari che hanno donato e che continuano a donare.”, ha dichiarato il vice sindaco Andrea Micalizzi nel corso della cerimonia (foto a lato). Piazza De Gasperi, quindi, è tornata in sostanza essere la piazza dell’Avis. “Qui era presente anche il centro di raccolta”- ricorda il Presidente dell’Avis comunale Enrico Van de Castel - che a differenza della sede, non è stato chiuso, ma si è spostato in via Trasea. Dove si continua a donare...”. Ma ripercorriamo un po’ di storia della scomparsa sede. Come scriveva lo stesso Van de Castel sul periodico di Avis Padova nel 2012 - anno in cui vi fu il trasferimento in Via Marzolo - dovendo abbandonare i locali ormai fatiscenti e non più idonei alla raccolta: “Era il 1971 quando Avis Padova ebbe una propria sede, grazie ad una persona molto vicina all’associazione, che donò al Comune i locali di via Trieste”. Unica clausola legata alla donazione era l’usufrutto gratuito da parte dell’Avis. Da allora, via Trieste, diventò la “casa” di tutti i volontari - non solo padovani - legati al dono. Dapprima vennero ospitati la sede Provinciale e il Centro di raccolta sangue. Meno di tre anni prima era nata Avis regionale

A sinistra: La vecchia sede di Avis comunale, provinciale, regionale, dove nacque anche questo periodico, in una foto d’epoca. Sotto: L’inaugurazione della “mattonella” commemorativa.

Veneto (gennaio 1968) e proprio qui si tenne la prima assemblea regionale (aprile 1972). Il palazzetto in via Trieste divenne anche la sede della Regionale e poi anche di Aido ed Admo. Il primo presidente regionale Avis fu il prof. Dino Fabris, padovano di Cittadella che restò in carica dal 1968 al 1981. Essendo anche pubblicista, nel 1979 fondò “AVIS Veneto ABVS”, il periodico “papà” di Dono&Vita di cui fu direttore responsabile fino al 1992. Possiamo quindi dire che anche il nostro periodico nacque qui. Pian piano negli anni, prima Avis regionale, la cui sede fu trasferita a Treviso, poi la Provinciale, lasciarono la casa natale e infine la comunale nel 2012. Dopo 50 anni esatti la targa “Avis” è tornata alle sue origini.

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CRONACHE ASSOCIATIVE

Giovani avisini ci mettono il cuore

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ASSANO DEL GRAPPA (VI). Assistenza notturna ai pazienti dimessi, ma impossibilitati a rientrare a casa. Se il Covid 19 ha fatto emergere il grande cuore dei volontari, “va a mille” quello di tre donatori dell’Avis di Bassano. Hanno scelto di assistere di notte, a turno, una decina di pazienti dimessi dopo il ricovero dall’ospedale, trasferiti in strutture intermedie prima del rientro in sicurezza e in forze a casa. “Essendo scarso il personale per seguire pazienti alloggiati in ambienti convenzionati con l’Ulss - spiega il presidente della Comunale Giuseppe Sciessere - è arrivato un invito alle associazioni di volontariato, raccolto anche da Avis e in particolare dai tre nostri soci”. Dalle 21 alle 7, per diverse notti, Matteo Bortolotto, Alessandra Lazzaro e Giacomo Marcon hanno seguito i pazienti rispondendo alle loro chiamate (per dell’acqua, un aiuto, una parola di conforto), pronti ad allertare il 118 in caso di necessità. “Devo dire che questi giovani si sono distinti per serietà e impegno - continua Sciessere - tanto da ricevere gli elogi della dirigenza

dell’Ulss 7 e della dott.ssa Busa, responsabile dei distretti”. “Ho detto di sì e lo rifarei. Passata la prima titubanza, ho capito che era cosa semplice e fattibile. Potevo dare una mano anch’io - dice Matteo, 34 anni, donatore tipizzato anche per il sangue midollare - sono state notti tranquille, salvo un’emergenza al 118 una sera. Non eravamo a contatto diretto con i pazienti, ma via cellulare e tablet, ma eravamo lì per loro”. “Ho dato la mia disponibilità subito e ne sono contenta. Quando si può ci si deve aiutare l’un l’altro. Dato il periodo difficile, ancora di più dice Alessandra e confessa - è stata un’esperienza stranissima, straniante. L’edificio era diviso in settori, e questo mi ha molto colpito”. “L’esperienza di assistenza è stata bella perché è stato un modo per dare un aiuto in un momento particolare, è stato un di più, oltre alla pura donazione”. È il commento di Giacomo, che segue anche i social per Avis Bassano: a gennaio sono infatti partiti sito e pagina Facebook. Avis ha poi ripreso a marzo le attività nelle scuole superiori, una classe in presenza e cinque in videoconferenza. “È diverso avere i ragazzi presenti, ma è importante che Avis sia tornata a parlare agli studenti - continua Sciessere - c’è attenzione per donazione e solidarietà, gli incontri vanno bene e da qui ripartiamo”. E i giovani sempre più numerosi diventano donatori in città. Un centinaio (sui 200 totali) neo iscritti del 2020 ha tra i 18 e i 30 anni. “Nonostante il Covid, Bassano ha avuto lo scorso anno un aumento del 15% delle donazioni, arrivate a 900”. Risultati straordinari per un’Avis nata dieci anni fa! M.R.

Quando un donatore dona anche andando “oltre”

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ILLORBA (TV). Ci sono donatori che riescono a trasmettere l’entusiasmo per il dono alla famiglia e agli amici. Angelo Tomietto, ex donatore dell’Avis comunale di Villorba residente nel comune di Spresiano (Tv), all’attivo aveva 86 donazioni tra plasma e sangue interno. Alla sua morte, il suo messaggio di altruismo è stato raccolto dai molti amici e soprattutto dalla famiglia che al funerale ha voluto l’Avis con il labaro associativo e che le offerte fossero destinate all’associazione. Una parte consistente delle offerte è arrivata dal Vespa club Montebelluna, altra grande passione di Angelo. Il Consiglio direttivo dell’Avis di Villorba ha deciso di investire questo lascito nell’acquisto di un lettino per la sede (foto a lato), destinato esclusivamente ai prelievi per le persone che fanno l’idoneità.

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Medicina di genere e miranese

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IRANO (VE). La medicina di genere studia l’influenza del sesso (inteso anche negli aspetti socioculturali e psicologici) sulla fisiologia e sulle malattie che colpiscono sia gli uomini, sia le donne. È chiaro, ormai, che ci sono differenze tra i sessi nella frequenza, nei sintomi e nella gravità di numerose malattie, così come nella risposta alle terapie e nelle reazioni avverse ai farmaci. Determinanti di salute molto rilevanti sono anche le differenze negli stili di vita, spesso diversi tra uomini e donne, e nella risposta a nutrienti e contaminanti ambientali. Nasce da questo presupposto, nel miranese, un progetto di Avis per sensibilizzare su tali differenze e spingere sulla prevenzione e diagnosi precoce. Finanziato dalla Regione Veneto con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il progetto arriva grazie ad un bando regionale vinto dall’Avis comunale di Mirano che da alcuni anni punta molto sulla promozione della salute tra la popolazione.

“Il progetto è dedicato alle donne e si chiama “Un dono a te stessa: regalati la prevenzione” - spiega Laura Zanardo, vicepresidente dell’Avis di Mirano - si articola in diverse azioni: dai webinar informativi alle visite di screening, ad una campagna di promozione sul territorio”. Collaborano al progetto Avis provinciale Venezia, Aido Mirano e S. Maria di Sala, e Avis regionale con il sostegno della Scuola di Formazione Interregionale del Triveneto, con cui Avis Mirano ha già collaborato nell’organizzazione di eventi formativi. Il progetto è stato presentato alla stampa giovedì 11 marzo. Coinvolta anche la Casa di cura “Giovanni XXIII” di Monastier (Tv) per l’esame clinico strumentale alla mammella gratuito per un centinaio di donatrici dell’Avis Mirano tra i 40 e i 49 anni. Il progetto è possibile grazie al finanziamento ottenuto con il bando DGR 910/2020-DDR 154/2020.

In alto: La copertina di Dono&Vita di dicembre 2019, per puro caso vagamente “profetica” su che cosa ci aspettava un paio di mesi dopo. Ma conteneva un’ampia inchiesta proprio sulla Medicina di genere. Per chi l’avesse perso è scaricabile in PDF qui: https://issuu. com/donoevita/docs/ donodicembre2019pdf

Malo-Monte di Malo rientra a scuola con Dad

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ALO (VI). Nonostante il periodo molto incerto, Avis Malo ha aderito con entusiasmo ai progetti di Avis scuola, che quest’anno sono in modalità nuova, la Dad - Didattica a distanza. Gli operatori scuola, molto preparati come sempre, si sono collegati online con i ragazzi di terza media di Malo e Monte di Malo. L’invito è stato rivolto anche ai bambini delle elementari e hanno aderito alcune clas-

si di San Tomio, Malo con la scuola Rigotti e Monte di Malo. Attraverso alcuni video (diversificati in base all’età) e all’intervento dell’operatore Avis, i ragazzi sono stati accompagnati verso la comprensione e valorizzazione di alcuni valori fondamentali come la solidarietà e l’empatia. Nelle foto Fabio De Vicari e Gonzato Bruna (presidente e vicepresidente di Avis Malo e Monte di Malo) con alcuni gadget inviati ai ragazzi.

Il servizio di accoglienza nell’Altovicentino

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CHIO (VI). Partito a febbraio il servizio di accoglienza dei donatori nel punto prelievo di Schio, grazie al corso di formazione per volontari organizzato dalla scuola di formazione dell’Avis del Triveneto. Le volontarie dell’Avis Schio-Altovicentino sono state formate a livello tecnico e associativo da relatori come dott. Alberto Argentoni, in sinergia con il Dimt di Vicenza.

Il nuovo servizio va ad aggiungersi ai già ormai consolidati servizi svolti quotidianamente a Schio come: accoglienza utenti in portineria della “Casa della Salute”, trasporto sangue a Santorso nei sabati di apertura del Centro trasfusionale di Schio e la gestione della sala ristoro dove ormai da diversi anni le volontarie offrono la colazione post-donazione ai donatori.

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La Protezione civile stende il braccio

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ESTRE. Al Centro raccolta dell’ospedale dell’Angelo a Mestre, il 20 febbraio è stata organizzata una giornata di idoneità per i volontari della Protezione Civile di Venezia terraferma. Capitanati da Nicola Ligi, che ha fatto la sua cinquantesima donazione e dal veterano Roberto Vaini che ha effettuato la sua numero 100, altri dieci volontari hanno avviato il percorso per diventare donatori periodici. In questo momento di difficoltà, in cui la pandemia ha stravolto le vite di noi tutti, non è facile accorgersi che oltre al Covid c’è di più. Ci sono le nuove fragilità economiche e relazionali che la

pandemia ha generato, ma c’è anche il fabbisogno di trasfusioni e di farmaci emoderivati che, anche se non è al centro della cronaca quotidiana, rimane immutato per molti ammalati. Ecco, dunque, che il gesto dei volontari della Protezione Civile vale doppio: loro non hanno mai fatto mancare il supporto alla popolazione anche nei momenti più bui e oggi hanno voluto testimoniare che donare sangue non solo è sicuro, ma è anche necessario per assicurare a tutti gli ammalati una speranza di guarigione o condizioni di vita dignitose. Linda Damiano, presidente del Consiglio comunale di Venezia, con la sua presenza ha voluto testimoniare il riconoscimento del Comune per la grande generosità dei volontari della Protezione Civile che sono un punto di riferimento costante. Lucia Delsole, presidente dell’Avis Mestre Marghera, ha auspicato che da questo gesto possa partire un “contagio”, questa volta positivo, verso altri gruppi organizzati di volontariato perché solo col contributo di tutti si può invertire il trend che vede la provincia di Venezia deficitaria rispetto al fabbisogno di sangue. Un ringraziamento particolare va a tutti gli operatori del Centro raccolta di Mestre e a tutti i donatori della giornata che hanno dimostrato un grande spirito di adattamento per rendere speciale la mattinata, colorata dalle divise scintillanti della Protezione Civile. Dario Piccolo

Tre televisori per la didattica a distanza

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ESANA (TV). Avis Resana ha deciso di donare ben tre televisori da 55 pollici all’istituto scolastico comprensivo, un dono davvero utile per i ragazzi impegnati ad apprendere anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. Quest’anno, purtroppo, molti appuntamenti sono stati annullati, ma per la presidente Fernanda Corredato e per tutto il Direttivo non poteva mancare l’appuntamento con i ragazzi delle scuole medie, che per tanti anni sono stati protagonisti del concorso “Il sangue e la donazione” che li vedeva im-

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pegnati nel rappresentare il dono attraverso un tema o un disegno. “In sostituzione della diciannovesima edizione del concorso Avis, abbiamo pensato di incontrare i ragazzi delle scuole medie attraverso questa donazione - ha detto la presidente Fernanda Corredato - abbiamo regalato questi tre grandi televisori e realizzato un video che invita i ragazzi a ricordarsi sempre dell’Avis e ad essere quindi i futuri donatori di sangue. Il messaggio di Avis nelle scuole è tra le nostre priorità, così cerchiamo di preparare una cultura della donazione di sangue anche per le generazioni future”.


Schio: Avis dona due defibrillatori e Sammy Basso gira un video

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CHIO (VI). La città di Schio è la location di un video che vede protagonista Sammy Basso e che punta a sensibilizzare su un tema importante come il primo soccorso. Obiettivo della campagna, portata avanti dal giovane di Tezze sul Brenta (Vi) affetto da progeria, è quello di rendere effettiva la legge, non ancora in vigore, che prevede l’installazione obbligatoria di defibrillatori nella pubblica amministrazione e in tutti i luoghi pubblici come scuole, asili, università, parchi, uffici pubblici, mezzi di trasporto, stazioni ferroviarie, aeree e marittime. Sammy è arrivato con una troupe a Schio a metà febbraio. Ad accoglierlo il sindaco Valter Orsi, con l’assessore Barbara Corzato e Alessandro Maculan: “Siamo molto onorati che Sammy abbia scelto la nostra città come location per una campagna di sensibilizzazione che porta con sé un messaggio che tutti noi dovremmo condividere - ha detto Orsi - ci auguriamo che anche attraverso azioni come questa l’iter di calendarizzazione del disegno di legge proceda velocemente. La presenza diffusa dei defibrillatori è fondamentale perché permette di poter intervenire tempestivamente in caso di necessità. Sono un vero e proprio strumento salvavita”. A Schio attualmente sono presenti una quindicina di defibrillatori pubblici (ma ce ne sono molti altri di privati installati all’interno di aziende e attività sportive). Gli ultimi due sono arrivati proprio in questi giorni, donati da Avis Schio-Al-

to Vicentino, posizionati in piazza Almerico da Schio e in piazza Falcone e Borsellino. Anche il Comando di Polizia Locale ha a disposizione defibrillatori mobili. “Il defibrillatore è ritenuto uno strumento di primo soccorso necessario; tra l’altro questi modelli di nuova generazione sono molto semplici da usare. Basta seguire attentamente le istruzioni che vengono trasmesse vocalmente dallo stesso apparecchio - ha detto il presidente dell’Avis Schio-Altovicentino, Giulio Fabbri questi apparecchi sono molto utili in circostanze estreme, possono aumentare di molto la possibilità di salvare una persona colpita da problemi cardiaci. Possiamo benissimo dire che sia il sangue, sia il defibrillatore sono strettamente legati ad un unico filo conduttore, ovvero quello di salvare vite umane”. Il Sindaco ha ringraziato Avis per i due nuovi defibrillatori, che verranno controllati, assieme agli altri esistenti, dai volontari della sezione scledense della Croce Rossa, rappresentata alla consegna dal suo presidente Marco Malfatti.

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Il grazie dell’Avis al dott. Sardella

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CHIO/ALTOVICENTINO (VI). Una targa per esprimere stima e riconoscenza al dott. Corrado Sardella, per vent’anni di proficua collaborazione, impegno e professionalità, sempre cercando di andare incontro alle esigenze di tutti e operando per il bene del servizio.

L’ha consegnata il presidente dell’Avis Schio-Altovicentino, Giulio Fabbri, al direttore facente funzioni del Centro trasfusionale dell’Ulss 7 Pedemontana in comando all’Azienda Zero di Padova dove ha assunto l’incarico di responsabile del Crat, struttura individuata dalla program-

mazione regionale a garantire il coordinamento delle attività trasfusionali del Veneto. Durante la semplice cerimonia, e dopo aver accennato alla situazione trasfusionale regionale, il dott. Sardella ha sottolineato che i Centri trasfusionali del Veneto sono sotto organico, mentre con il Covid-19 è aumentata la mole di lavoro. Per Sardella servirebbero maggiori spazi e più personale, ma soprattutto il potenziamento del sistema informatico regionale per governare la situazione e risolvere in tempo reale i problemi locali, prevedendo anche lo spostamento dei donatori da un centro di raccolta ad un altro che si venisse a trovare in difficoltà. Per quanto riguarda l’Ulss 7 servirebbero minimo quattro letti in più, con conseguente aumento di personale, per arrivare almeno a 42/43 donazioni al giorno. Nell’occasione, il presidente di Schio-Altovicentino, ha tracciato a sua volta un bilancio del 2020: “Nonostante tutti i problemi organizzativi e umani ed il blocco delle prenotazioni per tre mesi, lo scorso anno ci sono state solo 203 donazioni di sangue in meno rispetto al 2019 - conclude Giulio Fabbri - ora le agende sono state riaperte regolarmente e sono riempite fino a tutto febbraio. A differenza di quanto sta accadendo in altre realtà del Veneto, il flusso dei donatori è costante. La nostra segreteria convoca ogni giorno 35 persone che donano 27 unità di sangue intero e 8 di plasma”. Bruno Cogo

San Valentino alternativo con mascherine

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USSOLENGO (VR). Il patrono di Bussolengo e degli innamorati, San Valentino, è stato festeggiato quest’anno in modo alternativo: con un’iniziativa di promozione-volantinaggio Avis nei negozi, negli esercizi pubblici e sul quotidiano “L’Arena”. Per il 2021 l’Avis di Bussolengo ha in serbo anche un progetto dedicato alle scuole che prevede degli incontri via web. “La scuola è uno dei nostri principali target per la promozione al dono e il principale bacino al quale poter attingere nuovi volontari - sottolinea la presidente Fernanda Dalla Chiusa - la dura realtà che stiamo vivendo ci ha spronati a puntare su nuovi canali comunicativi come social

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network e webinar mirati. Proseguiamo il nostro cammino associativo iniziato 58 anni fa e che ha al suo attivo anche il marchio etico, Merita Fiducia, di cui siamo fieri”. Come si è fieri delle 953 sacche di sangue e 246 di plasma raccolte nel 2020 nonostante la pandemia, con un incremento di ben 73 rispetto al 2019. “Questo straordinario risultato - conclude la presidente - è stato ottenuto grazie alla costante e capillare presenza sul territorio incrementando l’attività della promozione del dono. A tutti i nostri 700 soci abbiamo recapitato un biglietto di ringraziamento accompagnato da una mascherina con il nostro logo e il calendario del 2021”.


Dai “Genitori tosti” una donazione per l’Adoces

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OAVE (VR). Da alcuni anni è nata una forte amicizia tra l’Avis di Soave e l’associazione “Genitori tosti in tutti i posti Onlus” e “Con grande sorpresa, ma anche con un po’ di orgoglio - conferma Regina Minchio, presidente di Avis Soave - la responsabile e cofondatrice dell’associazione, Alessandra Corradi, ci ha comunicato che ci avrebbe elargito un contributo allo scopo di finanziare la ricerca”. Il Consiglio direttivo dell’Avis ha poi provveduto ad incrementare la somma, che è stata devoluta all’Adoces (Associazione donatori cellule staminali emopoetiche OdV) di Verona, che collabora dal 2007 con il Policlinico di Borgo Roma a Verona e che ogni anno bandisce borse di studio per giovani medici e ricercatori, allo scopo di trovare sempre nuove cure dallo studio delle cellule

staminali, prelevate proprio dal sangue dei donatori. “Collaborazione con tutti e voglia di continuare a donare speranza sono i nostri obiettivi principali, anche in questo periodo particolare - continua la presidente Minchio - non dobbiamo mai dimenticarci di chi soffre”. Come i bambini delle famiglie soavesi in difficoltà: per la festa di Santa Lucia e grazie alla generosità della ditta Globo, l’Avis ha regalato a loro dei giochi, distribuiti dalla Caritas parrocchiale, che segue le famiglie in situazioni sfavorevoli. Z.M.

“Volontari non si nasce... si diventa” (a scuola)

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AN DONÁ DI PIAVE (VE). Partito il progetto “Volontari non si nasce… si diventa!”, assegnatario di un contributo all’interno del concorso di idee lanciato dal Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Venezia e che vede Aido provinciale Venezia capofila, in rete con Admo, Anteas e Avis provinciali. La forza della rete associativa permette di unire le forze e le competenze e di dare più forza al messaggio trasmesso, al valore del dono, che sia di una parte di sé o del proprio tempo. Questo si tenterà di trasmettere agli studenti di due istituti superiori del sandonatese, che

hanno aderito al progetto e lavoreranno nei prossimi mesi, mettendo a frutto le professionalità che la scuola vuole loro insegnare, con l’obbiettivo di produrre un video promozionale e un video game che permetteranno alle associazioni di raggiungere i giovani in maniera accattivante e innovativa. Gli sviluppi nel prossimo numero! Manuela Fossa

La Dav avvicina il dono ai bambini e alle loro famiglie

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ONTECCHIO POLESINE (RO). La Comunale di Pontecchio Polesine, coordinata dal presidente Ivano Contato, è stata presente nel percorso formativo dei bambini della locale scuola dell’infanzia paritaria, con nido integrato, “S. Giuseppe”, in particolar modo del gruppo degli orsetti. Assieme alle educatrici e alle maestre, è stata organizzata “La settimana della donazione del sangue” con la realizzazione di video contenenti informazioni, tutorial, giochi ed attività per far cono-

scere il sangue e sensibilizzare le famiglie al grande gesto del dono. Le attività proposte ed inviate alle famiglie attraverso la Dav, Didattica della vicinanza, hanno impegnato i bambini e i loro genitori in attività ludiche-manuali, partendo dalla storia “Una mattina a casa della signora Pallidonia” che riesce a trovare salute ed energia grazie all’aiuto della folletta avisina. Un’idea originale che potrebbe essere utile anche in altre realtà scolastiche.

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Il virus non ferma l’energia di Oderzo

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DERZO (TV). Il 2020 non passerà alla storia per la sua prosperità. Noi, però, vogliamo guardare al 2021 carichi di speranza, considerando l’anno che è passato come un “bicchiere mezzo pieno”. Nonostante il Covid, infatti, la nostra Comunale ha registrato un trend di crescita: i donatori sono arrivati a 631, 23 in più rispetto al 2019 e le donazioni sono state 887, cioè 8 in più. Un incremento, seppur lieve, è sempre positivo. Questo lo è ancor di più, perché è il frutto di una nuova consapevolezza civica che in un periodo durissimo ci ha fatto riscoprire come parte di una comunità. Nei giorni di difficoltà del primo lockdown, la costante fila al Centro trasfusionale ha dimostrato la volontà di aiutare e di donare una speranza a chi ne aveva bisogno. “Bicchiere mezzo pieno” perché, pur tra forti limitazioni e la cancella-

zione di quasi tutte le nostre attività nelle scuole, in piazza o in altri luoghi di ritrovo, siamo riusciti a rinnovare durante l’estate almeno il nostro ormai consueto appuntamento (in collaborazioni con altre Avis comunali della zona) con “Riso fa Buon Sangue”. Lo spettacolo all’aperto, nel rispetto di tutte le direttive di sicurezza, è stato un momento davvero divertente. A novembre abbiamo raccolto l’invito di Forò, associazione dei commercianti opitergini, di allestire qualcosa di natalizio per animare la nostra città, realizzando l’Albero del Dono in piazza Giosuè Carducci, di fianco al Duomo. Noi ce l’abbiamo messa tutta per far crescere la squadra degli Avisini, con piccoli gesti, ma con grande entusiasmo. A prescindere dalle emergenze, speriamo che sempre più cittadini condividano con noi la bellezza del donare. Direttivo Avis Oderzo

Avis e Aido giocano a carte e vincono

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ARDA (VR). Giocare fa bene. Anche a tavolino. Specie se andando fuori a spasso si rischia di beccarsi il Covid19. Così Aido Garda e Costermano per festeggiare i 40 anni e Avis Garda per i 50 anni appena superati, hanno pensato ad un gadget che duri nel tempo. Un mazzo di carte da Burraco con i due simboli sul dorso: Aido in rosso e Avis in blu. Dopo alcuni preventivi, per il costo contenuto e l’alta qualità di carta è stata scelta una della più note ditte del settore: la Dal Negro di Treviso. Con l’acquisto a prezzo di costo, i mazzi si sono diffusi tra varie Avis e Aido comunali del Veronese, durante la “Giornata del si” di Aido nazionale a fine settembre

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e nel periodo natalizio con la proposta “Fammi giocare” a Garda, Costermano sul Garda e a Torri del Benàco. Hanno aderito anche le Avis di Bardolino, Piovezzano-Pastrengo e S. Gregorio-Veronella e vari mazzi sono stati ceduti all’Aido provinciale e ad altre comunali. “A fine anno abbiamo quasi recuperato le 24 donazioni in meno che avevamo fino a settembre - spiega Davide Viviani del direttivo di Avis Garda - poi con questa promozione e con l’affissione di decine di manifesti abbiamo recuperato ben 20 donazioni”. Graziano Lorenzini, presidente Aido Garda aggiunge: “Si è visto un aumento delle registrazioni tramite le dichiarazioni fatte al rinnovo della carta d’identità: a Garda di 60 e a Costermano di 96, per un totale di 400 a Garda e 394 Costermano”. La scelta è stata vincente! Le carte da gioco si possono trovare in alcuni negozi di Garda o prenotandole telefonando al numero 347.6807881 (Azienda Agricola Garda Natura).


Un ecografo per le visite domiciliari

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EVIO (VR). A prima vista sembra uno dei tanti giocattolini elettronici entrati nella nostra quotidianità, essendo grande poco più di uno smartphone. Ma a dispetto delle dimensioni, è capace di scandagliare il corpo umano fino a trenta centimetri di profondità. Stiamo parlando dell’ecografo portatile del costo di 4mila euro, acquistato anche grazie a un sostanzioso contributo di 2mila euro offerto dai volontari dell’Avis Zeviana, usato dai medici della cooperativa “Jebetum salus” per affinare le diagnosi su pazienti Covid o sospetti tali, seguiti a domicilio. Il servizio, varato da poco, ha subito riscosso grandi apprezzamenti, perché punta a evitare il ricovero ospedaliero dei colpiti dal virus in forme non acute. Come spiegano i medici Eros Mischi e Giuseppe Romano, motore degli undici sanitari che fanno capo alla “Jebetum salus” operante negli spazi dell’ex ospedale Chiarenzi, una fotografia alla funzionalità polmonare in pochi minuti può rivelare, prima che sia troppo tardi, i danni che il Covid sta procurando ai polmoni. “L’Avis locale - spiega il presidente Avis Co-

stantino Gugliuzza - oltre all’ecografo a beneficio della comunità, ha donato un defibrillatore alla casa albergo per anziani; un secondo strumento del genere, ma di tipo pediatrico, alla scuola materna Meneghini e un elettrocardiografo a servizio del Centro trasfusionale del Chiarenzi, ma anche dei medici di medicina generale, qualora vi fosse la necessità”. Il Comune ha appoggiato il servizio di visite domiciliari antiCovid mettendo a disposizione un Fiat Doblò e ringrazia ciò che fanno medici e volontari Avis in questo difficile momento. “Gli avisini, in particolare, donano due volte commenta il consigliere comunale Alberto Todeschini - offrendo il proprio sangue e contribuendo all’acquisto di dispositivi medici essenziali”.

Crescono i donatori e si continua a “camminare”

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LBAREDO D’ADIGE (VR). La pandemia non ferma la nostra Avis. Se da un lato nel 2020 le donazioni sono calate di 40 unità (bloccandosi a 370), dall’altro è invece aumentato il numero dei donatori, arrivato a 218, con 20 nuovi. Pur sospese le attività di promozione nelle scuole e gli eventi sportivi, non sono mancate alcune iniziative. In collaborazione con le Avis di Donare Est Veronese, è stato consegnato del materiale per la protezione individuale agli infermieri del Pronto soccorso di San Bonifacio ed è stata acquistata una stampante per il Centro trasfusionale. Poi, abbiamo costantemente sensibilizzato i donatori sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale gratuita, sulla donazione di plasma iperimmune per i guariti dal Covid e sulla possibilità per tutti i donatori di aderire alla campagna di screening Sars-CoV-2, della Ulss 9 scaligera, sottoponendosi al test del tampone rapido. Anche il Gruppo Podistico non si è fermato: a

piccoli gruppi hanno camminato e corso, quando era possibile, sulla nuova ciclabile che costeggia l’Adige e con l’istruttrice nazionale Sara Valdo ci si è avvicinati alla disciplina del nordic walking lungo il percorso naturalistico “Alba” della Verbena.

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Un giovane pilota testimonial Avis

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REVISO. Taglia il traguardo la collaborazione tra l’Avis provinciale di Treviso e il mondo del rally. Un’abbinata inedita che vede protagonista un nuovo testimonial della donazione: Filippo Lorenzon. 26 anni, pilota di Falzè di Piave cresciuto a pane e rally nell’officina di famiglia, ha portato alto il nome dell’Avis partecipando all’Aci Rally Monza, l’ultima gara del campionato mondiale, una prima assoluta disputata su circuito e su strada con un centinaio di team internazionali. Una quattro giorni davvero speciale, che ha visto Filippo impegnato a sponsorizzare la bellezza del dono con il nome dell’Avis provinciale impresso sulla carrozzeria della sua auto, una Skoda Fabia Evo, numero 86 in gara. Ottimo il piazzamento: 31esimo assoluto. Ma il giovane rallista non si è limitato solo a questo, la competizione è stata una prova generale del suo prossimo impegno all’interno dell’associazione avisina: la prima donazione di sangue il prossimo 28 marzo. Sarà la consacrazione del suo ingaggio solidale. “Corro da cinque anni a livello amatoriale e la competizione di Monza è stata un’esperienza unica - racconta Filippo - resa ancor più indimenticabile dall’orgoglio di portare con me il nome dell’Avis, alla quale mi sono avvicinato attraverso gli amici del

mio paese, Falzé di Piave, che sono già parte attiva di questa realtà e mi hanno coinvolto”. In pista, come nella vita, le grandi imprese si realizzano insieme agli altri. “Durante la gara siamo sempre in due a bordo, io al volante e il navigatore al mio fianco, intento a darmi le indicazioni necessarie per affrontare il percorso dice Filippo - anche la donazione del sangue, in fondo, si basa su collaborazione e fiducia reciproche. Ho detto sì all’Avis pensando al bene che posso fare al prossimo”. Mai come in questo difficile momento storico, segnato dal Covid, è necessario investire nei giovani, credere nella loro generosità e creare le condizioni affinché possano entrare a far parte di Avis per essere vicini alle nostre comunità. “Ringrazio di cuore il nostro giovane pilota, per aver reso possibile questa insolita accoppiata che vede il mondo dei motori al fianco di Avis. Uniti per far vincere il dono del sangue - sottolinea Vanda Pradal, presidente dell’Avis provinciale - mi auguro che questa nuova esperienza avisina che Filippo si appresta a fare sia l’inizio di un bel percorso che lo porterà tante volte a tagliare il traguardo della solidarietà. Lo ringrazio per l’esempio che sta dando a tutti i suoi coetanei. Correndo insieme serve una fiducia senza limiti per non andare alla cieca. Ecco, anche per la nostra associazione, la fiducia è un ingrediente irrinunciabile, che l’Avis infonde a tutti gli ammalati con cui si instaura un legame di solidarietà assoluta”.

Vicini alla popolazione con igienizzanti e mascherine

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OLESINE (RO).Nell’anno della pandemia, le Avis comunali polesane hanno cercato, ognuna nel miglior modo possibile, di essere vicine alla popolazione. Fra le varie iniziative messe in campo, c’è stata la distribuzione delle mascherine, che hanno permesso di poter vivere nel rispetto reciproco alcuni momenti di socialità, sempre seguendo le indicazioni dei responsabili di pubblica sanità.

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Durante il lockdown totale, molte Comunali hanno distribuito mascherine in stoffa agli adulti e via via, con l’aiuto delle sovraordinate, anche ai bambini che frequentavano i centri estivi, mentre altre si sono impegnate per la consegna di questo ausilio di protezione all’avvio dell’anno scolastico. Sempre a favore delle comunità, sono stati distribuiti flaconi di igienizzante per le mani, soprattutto nei punti di passaggio e ritrovo. Nella foto le mascherine di comunità consegnate ai ragazzi in età scolare da Avis e Aido di Villanova Marchesana e mascherine alle famiglie di Concadirame.


TEMPIO DEL DONATORE

È il “luogo del cuore” più votato del Veneto nel censimento FAI di / Michela Rossato /

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l Tempio internazionale del donatore di Pianezze di Valdobbiadene (Tv) è il luogo del cuore più votato del Veneto. Lo ha annunciato il Fai (Fondo Ambiente Italiano) nella conferenza stampa di presentazione dei vincitori della decima edizione nazionale del censimento “I luoghi del cuore”, il 25 febbraio 2021. Con 7.419 voti (tra online e cartacei) il simbolo per eccellenza del dono è risultato 42° nella classifica nazionale, 9° in quella dei luoghi sopra i 600 metri e 1° in quella regionale del Veneto. Una soddisfazione per un luogo unico al mondo che da più di 50 anni incarna l’amore per il prossimo e la pace, l’abbraccio tra natura e solidarietà, in un paesaggio incantevole e suggestivo, patrimonio dell’Unesco. “Una grande gioia - sottolinea il presidente dell’Odv Tempio, Gino Foffano che ha seguito in diretta la proclamazione dei vincitori - non solo per noi dell’Odv, ma per tutti i donatori d’Italia. Grazie al Fai e a questo censimento siamo riusciti a dare visibilità e a far conoscere in tutto il Paese questo straordinario simbolo del dono, come dimostrano i voti arrivati numerosi anche da altre regioni. Anche se concretamente non ha vinto niente (perché non è sul podio nazionale), questo riconoscimento da parte del Fai è e sarà un bel biglietto da visita per il Tempio e per ciò che rappresenta”. Intanto, grazie alla raccolta fondi avviata dall’Odv nel 2019 dopo la chiusura del Tempio per inagibilità, prosegue il restauro. “È iniziato a luglio del 2020 e ormai siamo ai lavori di rifinitura. Contiamo di riaprirlo nei prossimi mesi, con la speranza di inaugurarlo ufficialmente in estate, all’aperto - conclude Foffano - e di inserirlo in un percorso artistico-storico-turistico”. Una prospettiva che piace anche al sindaco di Valdobbiadene, Luciano Fregonese, che ha accolto con entusia-

smo la notizia del Fai. “Primi in Veneto è un grande risultato, meritato, per l’Odv che negli ultimi due anni si è molto spesa per il Tempio tra progettazione, lavori, recupero e valorizzazione dell’edificio. Questo censimento ha dato al Tempio la possibilità di farsi conoscere in tutta Italia come eccellenza della regione e del Valdobbiadenese, oltre che come luogo unico per tutti i donatori - commenta Fregonese - Sarà mia premura promuovere il Tempio anche nell’ambito dell’Associazione di tutela per il patrimonio delle colline Unesco del prosecco di Valdobbiadene e di Conegliano perché possa essere inserito in un percorso di valorizzazione del territorio anche per la sua storia e il suo significato”. Il Tempio, lo ricordiamo, è sorto nel 1962 su un luogo martoriato dalla Grande guerra, laddove prima c’era una postazione di cannoni, a 1.070 metri, ai piedi del Monte Cesen, per ricordare alle generazioni future che “il sangue si dona e non si versa”. Chiuso per inagibilità nel 2017, grazie all’Odv Tempio che riunisce Avis, Fidas, Fratres e Aido è stata avviata una raccolta fondi per il suo restauro. Su www.tempiodonatore.it trovate tutte le informazioni, aggiornate sulla pagina Facebook e il canale Youtube.

1/2021

In alto: Il presidente di Odv Tempio Gino Foffano e il sindaco di Valdobbiadene Luciano Fregonese.

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Regionale Veneto

ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI SANGUE ODV

I NOSTRI DONATORI, I MIGLIORI TESTIMONIAL. DATE IL BUON ESEMPIO, RISPETTATE LE REGOLE.

Foto: Giulia Pellizzari - Grafica: Giorgia Stocco


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