Le prospettive del settore nel mondo e nella UE27 Secondo l’analisi di Stefano Boccaletti dell’Università Cattolica di Piacenza, che all’evento di presentazione del Rapporto Agroalimentare dell’Emilia-Romagna 2020 ha tenuto una relazione sull’economia mondiale in tempo di Covid con un focus particolare sull’agroalimentare, la ripresa del commercio mondiale nel 2021 dovrebbe segnare un +8% e un +4% nel 2022, dopo il drammatico –5,3% dello scorso anno. «Il settore agroalimentare internazionale ha risentito in misura minore degli effetti della pandemia — ha illustrato il docente — seppur in calo del 5% nel secondo trimestre del 2020, a cui è seguita una ripresa che ha anticipato quella di altri comparti, al punto da recuperare il 6% nel solo ultimo trimestre del 2020. Un risultato che va attribuito al positivo impatto degli interventi immediati decisi dai governi rivolti a progettare i mercati e a mitigare i rischi per la sicurezza alimentare: restrizioni all’export e riduzione delle barriere all’import pur adottati per brevi periodi. Va ricordato poi che il commercio globale dei cosiddetti staple food, come i cereali e i semi oleosi, ha registrato nel primo semestre del 2020 addirittura un aumento sia in volume che in valore rispetto al medesimo periodo del 2019, mentre gli effetti della pandemia si sono manifestati maggiormente sui prodotti con una domanda più elastica al reddito come il vino. Restringendo l’analisi alla UE27, il volume complessivo dell’agroalimentare ha toccato i 306,5 miliardi di euro nonostante il netto calo registrato a novembre e a dicembre 2020: in crescita sia l’import, con un +0,5% (per un totale di 122,2 miliardi di euro), sia l’export, con un +1,4% per un valore totale di 184,3 miliardi di euro. Le carni suine hanno guidato l’incremento della quota europea esportata, mentre meno marcata è stata la crescita dei cereali. Forte purtroppo il calo dell’export dei vini. Tutto questo — ha continuato Boccaletti — ha portato la bilancia agroalimentare dell’UE27 a 62 miliardi di euro, con un +3% rispetto al 2019. In una prospettiva decennale si prevede che la disponibilità media pro capite di cibo raggiungerà circa 3.000 kcal/giorno entro il 2029, con un aumento del consumo di prodotti animali, grassi e altri alimenti cosiddetti nobili. Rispetto ai Paesi a medio reddito, lo spostamento della dieta andrà verso prodotti a valore più elevato, mentre per quelli ad alto reddito le scelte di consumo saranno influenzate dalle preoccupazioni legate all’ambiente e più in generale alla sostenibilità. Verrà avanti la ricerca di fonti proteiche alternative e la sostituzione di carni rosse con pollame e pesce. Questo per quanto riguarda la domanda. Rispetto all’offerta la crescita della produzione sarà tale per effetto dei miglioramenti delle rese dovute al progresso tecnologico e all’espansione della superficie coltivata. La produzione zootecnica aumenterà del 14% su scala globale e circa la metà dell’incremento arriverà dalle carni avicole, trainate dalla continua crescita dei consumi. Il commercio internazionale registrerà un aumento marginale mentre i prezzi reali dei prodotti agricoli sono visti in diminuzione. La riduzione dei costi e l’aumento della produttività — ha concluso Boccaletti — dovrebbe annullare l’effetto della crescente domanda alimentare dovuta all’aumento dei redditi e della popolazione» (photo © dusanpetkovic1 – stock.adobe.com). A. Mo.
Diversamente dal comparto agrozootecnico, l’emergenza sanitaria ha inferto all’industria alimentare e delle bevande emilianoromagnole un duro colpo, con una flessione del 3,9%, soprattutto a causa della chiusura del canale HO.RE.CA. Da rilevare comunque che il dato negativo non ha raggiunto quello relativo all’insieme dell’e-
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conomia regionale, che ha chiuso il 2020 con un ben più drammatico –12,2%. Infine, uno sguardo al credito agrario, che lo scorso anno ha toccato i 5,4 miliardi di euro e rispetto al 2019 ha segnato un –0,8%, confermando in buona sostanza l’importanza del suo ruolo a sostegno degli investimenti delle aziende agrozootecniche regionali.
Il credito agrario ha mantenuto la tendenza degli ultimi anni con una ulteriore contrazione della componente a breve termine (–7%) compensata dalla crescita del credito a lunga scadenza, vale a dire oltre i 5 anni, la cui consistenza ha raggiunto quasi i 3,4 miliardi di euro, con un incremento sul 2019 dell’1,6%. Anna Mossini
Eurocarni, 9/21