a er v a m ri �p ²la E… ER IV V DA PO C’è UN TEM SEMI Il sole tiepido mi accarezzava le braccia mentre ero distesa nell’erba alta. Il branco dei mammut si era messo in marcia per cercare nuovi pascoli di erba fresca. Mi ero appena svegliata al canto degli uccelli. Erano giganteschi, con zampe piumate, creste colorate e becchi impressionanti. Non conoscevo i loro nomi e avevo dato loro dei soprannomi. Piumesgargianti si era posato a cantare il buongiorno vicino a me. Beccogiallo zampettava qua e là alla ricerca di lombrichi. Occhiolungo era invece appollaiato sul ramo più alto e scrutava l’orizzonte. Codabrillante non si vedeva ancora. Era arrivata la primavera. Tempo di semina, avrebbe detto nonno Arturo. Il nonno aveva un piccolo orto fra i cortili della città. Seminava di tutto e pensava anche alla cicoria per gli uccelli. Ogni anno appariva con un piccolo tesoro di semi e a me affidava quelli dei legumi. Insieme, poi, andavamo nel bosco a raccogliere i rami per sostenere le giovani piante di fagioli, di lenticchie e di pomodori. Il mio compito era quello di cercare le lumache e le chiocciole che si nutrono di teneri germogli. Ero la guardiana dell’orto. I semi! Il mio guscio-cestino. Dov’è? Eccolo, ma i semi sono quasi tutti spariti. – Codabrillante dove sei? Sicuramente il mio amico pennuto era stato attratto dal luccichio e dai colori dei semi. Era rimasto solo qualche piccolo ricordo dei semi sgargianti.
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