GIORNALE MEDICO DEL REGIO ESERCITO 1891 VOL I

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GIORNALE MEDICO DEL

R: ESERCITO E DELl1A B; AIARINA 1891 Vol I Anno XXXIX.

VOGHERA El\"RICO TIPO(HlAl'O D>l!.L!!: LL. lfM. IL ne E LA REG!j\"A

Rum.i, 189l.



UEMOR..IE

ORIGINALI

SULLA

CURA DI KOOH CO~TRO LA TCBERCOLOSI Ria,sunto delle eonrereuze tenute all'ospedale militare di Roma nei giorni 5 e 8 gennaio t69t dal dolt. tJi audio sroro:a, maggiore meclico.

1\lsteur, Lister e Koch sono i tre grandi fari della medicina moder~ a. i I{Uali hanno potentemente contribuito alla sua completa emancipazioue dall'empirismo. Fondatore della scien~a nuova è il sommo Pasteur, questo gigante, che non solo abbatte vittoriosamente l'ipotesi della generazione spontanea, ma contribuisce alla scoperta dei germi del carbonchio e ne prepara un vaccino col quale rende immuni !{li an imali. Lister, che ha beneficalo l'umanità sofferente con la sua medicatura antisettica , confessa candidamente di dover molto al Pasteur. Koch, già sommo batteriologo, si palesa ora grande uenefattore per la guerra mosga ai germi della tubercolosi da lui scoperti. Oa Jppocrate a ~Jorgagni, da questo grande a Yirchow ed a noi, molte strane vicende ha sul•ito la etiologia della tubercolosi. Talora l'infermo fu sfuggito come appestalo, tat'altra curato in mezzo ni suoi senza cautele di sorta.


SUJJ,A. CUHA Ol KOCR

Basle, Laenoec> Virchow, Friedliinder, Buhl, V111emin, Cohnheim, avevano descritto ogni particolarità anatomica del tuhercolo e ne avevano dimostrata sperimentalmente la sua contagiosità, ma 1\och r.on la .}coperta !lei bacilli la rese evidente e tolse così tlualuntjUe dubbio di ritorno alle antiche incertezze. Se la nuoYa scoperta del .-imedio non sorti:;5~ l'effetto desideralo, il nome di Koch r·imarrebbe sempre gr·ande nella scienza, percbè, in grazia de'suoi lavori, la etiologia della tubercolosi delle glandole, delle arlicolnioni e è elle ossa, quella del lupus e della lebbra sono diYenute chi3rissime .

*•• Il 4- agosto 1 8~0. nella seduta generale del X Congrei:so medico internazionale di Berlino, il prof. Koch dichiarò di avere scoper·to sostanze~ le quali erano in gr·ado non solo di impedire lo sviluppo dei bacilli tubercolari nelle colture, ma eziandio nel corpo dogli animali. Dalle sue esperienze egli potelle affermare che le cavie. le quali, come ognun ia, :;ono straordinariamente sensibili alla tubercolosi, se si pongono sotlo l'azione di talj sostanze non reagiscono più ad una. iniezione di virus tubercolare e che nelle cavie, le quali già sieno in alto grado malate di tubercolosi generale il processo morboso può esset·e completamente arrestato senza che il mezzo curatifo inllui:;ca sinistramente sul corpo di detti animali. Cento ~iorni dopo, cioè il 13 novembre 1890 il prof. Koch pubblicò i risultati ottenuti nell'uomo e come già negli animali anche in questo riconobbe l'a::ione specifica del rimedio 1Wi proussi tnbercolosi di qnaltmqlle specie c.ssi siena e ritenne che il detto medicamento sarebbe per formare un


CO'HKO 1,<\ TUBERCOWSI

mezzo diagnostico ind:,pensabile nei casi dubbi di lisi incipiente, anche quando non si riesca di ottenere una prova certa sulla natura della malattia con I'eperto dei bacilli o delle lihre elastiche dello :-:puro. oppure con l'esame fisico. Le affezioni delle gian IClle, le tubercolosi subdole delle o~sa. te tuberrolosi duhhie della 1}elle e simili si potranno, secondo lui. riconoscere con tal mezzo facilmente e sicuramente. ~ei ca~i di loherco lo~i dei polmoni e delle artirolazioni apparentemente guarite potrà con lo stesso mezzo ••ccertarsi se il proce;;;so mor·hoso sia veramente finito, o se inYecH non esistano ancor·a singoli focolai dai quali la malallia potrebbe di nuovo dilrondP.rsi ~.:ome da una scintilla nasco~ta sotto la cenere. Relativamente (llla cura egli osservò che con do"i iniziali di 0,01 eme. delr'imetlio, ripetute dopo una o più $eUim<lne fino a clte la ,·enione niveoi,·a sempre più leggiera è finalmente cessa va, i malnti di lupus, di tubercolosi deiJe glandole. delle ossa e delle articolazioni gnari vano rapidamente nei casi recenti e leggie1·i, miglioravano lentamente e progressivamente nei easi gravi. Per i malati di tub e rcolo~i pollllOoar·e osservò c·he le dosi iniziali non devono es ere superiori a 0,0(1 l di eme. e di mano in mano che l'ammalato non reagisce piitad esse è necesi'ario di aumentare sempre la do:-e di 0,00 1 di eme. lino a rt~ggiun­ gere quella di 0,0 1 e più. Con tal metodo gli ammalnti curaLi dal professor Koch nello stato iniziale della Lisi furono tutti liberati da ogni sintomo della malattia nel corso di 4. a 6 settimane, cosicchè si potevano ritener e come guariti. Anche ammalati con caverne non tr·oppo grandi furono notevolmente migliorati e quasi guariti. Solo in que~li ammalati nei r[uali i polmoni contenevano caverne molte e granùi non si potette verificare alcun miglioramento ohhiettivo, qunntunf(ue anche in quest,i l'espettorazione


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SULLA CURA fll KOCH

abbia diminuito e lo ~Lato subhiettivo sia migliorato. Dopo quel'te espe1ienze (l'autore conchiude) io dovrei ammettere che la lisi incipiente si guarisca con certezza con questo medicamento. Ciò può valere onche per· i casi di ti,-i non molto avanzata. Questo giudizio è temperato in una nota dell'autore in cui eòli dichiara di non potere ammettere se la ::u·•r·igione sara definitiva, perchè non si possono eSéludere le recidive, però dichiara che queste si possano vincere tanto facilmente e rapidamente, quanto il primo caso. I tisici con grandi caverne, nella maggior parte dei casi, furono temporaneamente migliorati col rimedio. Tolta l'eflìcacia del nuovo metodo di cura sta (dtce e)!li) nP.IIa sua applicazione possibilmente sollecita, e per·ciò nei cusi di tisi incipiente ed in casi dubbi. secondo l'autore, il medico dovrebbe procu rat·si certezza delre5istenzn della tubercolosi o della mancanza di essa con un'iniezione di prova .

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Questa relazione del prof. Koch, dilfusa con rapiditit fulminea in tutto il mondo, attra~se in Rerlino un'innumereYole schiera di medici e di ammalati, cosicchè color·o che vi si sono trovati in mezzo credevano di assistere ad un giubileo medioevale. l meàici, quasi non credendo a se stessi, erano ansiosi di convincersi coi propri occhi della immensità della scoperta e dei grandi risultati ottenuti, i malati imploravano la salute e la vita da quella prodigiosa linfa che aveva riacce<>o tuue le loro $peranze.


COXTR.O 1.,\ TUBERCOLOSI

* ** Soln,;ioni della linfa (l). -A tal uopo si sterilizzano nella stufa di Koch i tubi graduati sino a 1O_eme., gl'imbuti e le boccette di vetro chiuse con tappo a smeriglio ìn cni si c•mservano le soluzioni e sepamtamente si prepara l'acqr1a dì~til­ lata. sterilizzata e fenicata al ' • per 'l 00 ponendo in un litr·o U9i> eme. dì acqua distillata e 5 eme. di a.cido fenico. Ciò r,.uo si versano 9 eme. dì ncctua fenicata nel cilindro graduato e vi si aggiunge :1 eme. di liufa e cosi si ottiene la prima soluzione elle in un eme. contiene un decigrammo di linfa. Si riempie di nuovo il cilindro graduato con !) cm,:. di ac(jua fenicata ed ·1 eme. dì soluzione di linfa al 10" e così si ottiene la seconda soluzione, la quale contiene in ogni cmc.·l centigrammo di linfa. Con questa seconda :::oluz1one si riempie la siringagmduata di Koch, la quale contiene in tUl eme. e quindi ogni divisione di qut>sta con terrà naturalmente un millesimo di centimetro cubo .del rimedio. Invece della soluzione fenicala si può adQperare l'acqua djstillala :;L~rilizzata. Le soluzioni mollo deboli, conservate a lungo, per·dono la loro attività e perciò è necessario di preparar·le di fre.sco il più sovente possibHe. Quando per fare le soluzioni si adopera acqua distillata, esse devono essere messe in provette munite di turaccil.lli di ovatta, poichè dentro que:->ti'J possono coJUodamente riscaldarsi sopra una lampada a 1tas od a spirito. Sterilizzazione deUa si1-inga di Koch. ~- Tanto il ciJindro di vetro graduato, quanto l'ago, pl'ima di essere adoperati 80no {i) Io una recente pubbli-cazione (Deutsth.e m~dicir!ls{;Jte Woahtnschri(t, N. 3, !891) il professore Koch ha svelato la !lrovenit>nza della sQa linfa. Come molti avevano già supposto, sl tratta di colture pure di L;lcillì tubercoLari morti da cui é estratto il rimedio con proce$sO particolare e non 3ncora descritto in tutti i suoi più minuti regguaglì.


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SULLA t:URA Dl 1\0CH

immersi per l;) o 20 minuti nell'alcool a:;"oluto, il •tnale è poi sc.1cciato dal cilindro e dall'a~o mediante l'aria che vi è spinta con la palla di gomma. Sede di eleziont• 11er li' inocul(tzioni.- Per le inoculazioni "da prima furono consigliale le regioni laterali della colonna \ertel>r<~le . in appre::so si scelse la pelle delle regioni laterali del dor"o. percllè mt'no sensi h ile di quella delle altre parti del corpo e pel't~hè. se in essa avviene una n•azlone lo1~ale. (juesla nor1 reca grave molestia all'ammalato. Le inocnlazioni in generale si devono fa re nelle prime ore del mallino, e riò allo scopo di potere osservare le reazioni dn · ra11te il ~iorno e lasciar libero l'ammalalo nelle ore della notte. La pelle è disinfeuata con una soluzione di acido fenico al 3 p. 100, nettata con ovatta salicilica e quindi lantLa con alcool a:-;soluto. Ciò fatto, con la mano sinistra si solleva una grossa piega della pelle e con la destra si conficca entro di essa l'ago della siringa carica linchè si raggiungano i tessuti sottocutanei. Quindi si apre il rubinetto che mette in comunìcazion·e il cilindro di vetro con la palla di gomma elastica e ~i comprime delicatamente questa finchl' penetri souo la pelle l<t quantità di linr:t determinata: da ultimo ;;i chiude di nuovo ilrohinello e si estrae l'<tgo. Dosi iniziali del1·imedio.- Per i malati di tubercolosi del polmone e dello. laringe le do:;i iniziai\ del rimedio non de\·ono essere superiori ad 1 o 2 mgr., mentl'e nelle tu ltercolosi chirurgiche, come nel lupos, nelle tubercolosi delle ossa e delle articolazioni., le dosi iniziali adoperate io Bel'li no. quando si può e5cludere la contemporanea esistenza. di tisi polmonare, sono di l O m;:: r. È importante però prima di amministrare queste dosi di e,;;tminar bene il malato, per evitare spiaceyoli inconvenienti, come intervenne ad nn hamhino di un anno e


CONTRO L\ TUBERCOLOSI

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mezzo, ricoverato nell'ospedale Moabit di Berlino, al quale sehbene rosse stato amministralo mezz-o milligrammo di linfa pet· tubercolosi della mano destra, pure si svìloppò tale viQIenta reazione cbe lo mise, per due giorni , in grave pericolo di vita, perchè con la tubercolosi articolare era unila una tu~ ercnlosi latente degli apici polmonari. Nei giot·ni successivi si deve procedere con circospezione nell'uso del rimedjo; qualora la febbre oltrepassi 38°,5 si repii c<! la dose od eventualmente si sospende, oppure, se la reazione febbrile è nulla o ben piccola, si aumenta la dose di f millesimo fino a 2 millesimi di eme. Quandò si è raggiunta la dose di 0,01 eme. ·si può, tenendo preciso conto della temperatura, elevare la dose di 0,01 o 0 ,02 eme. Quando po11a nose giornaliera raggiunge 0,'1 eme., di regol<,l non ha più lJiso~no di essere aumentata. Solo eccezionalmente occorre di salire a 0,9 o più decimi di cmc.Jn tali casi si dovranno proseguire le iniezioni con intervalli di uno o più giorni sjno a tanto cb e i sintomi. morbosi sieno scomparsi. Allorcltè si tratti di lupus non molto esteso. negli adulti, si può parimenti adoperare 0,01 eme. e' secondo il bisogno si potrà replica~·e la dose. Lo stesso vale per la tubercolosi d('Jie ossa, dellè articolazioni e delle glandole. Molti sperimentatori hanno apportato alla tecnica indi('ata dal h.och qualche l1eve modificazione. Co~i!'Ewald si k servito, lino dal principio della siringa di Overlach ed ha disinfettato l'ago con soluzione di acido fenico al 3 p. 100. La dose iniziale e l-(li aumenti successivi del rimedio, oltre le norme generali, sono affidate al senno pratico del medico, il quale s'ispirerà non solo alle lesioni che si riscontrano nel malato, ma pure al modo di reagire della linfa. In tesi ~ene­ rale si può ammettere che fra una dose e l'altra, con reazione. convenga lasciare al malato uno a due giorni di riposo.


ifo•lu di rarcoylù·ri' i daci prima ti' inrt~minri(ll'P yli ··~p~'· ri1111 n.ti •• durantt· t l fleriodo di qur.vti. - Olire l'esame eli· nico degli organi e aei tessuti TMiati è nece~s:\l'io. due giorni prima d'incominciare la cura. di e~aminare di 3 in 3 ore la temper"atora. il pol~o e la re-.pirazione dell'ammalato. È necessnri<l pure di eseguire l'esame baller·iologi•·o degli escreuti o delle secrezioni ed e-erezioni com~ pure l\1nalisi chimica delle orine. ùi pesare, prima d'incommciare la cnra e di R in 8 giorni, tluranle •tnesta. il corpo dell'ammalato. E.w~~n•• d•·gli rscreatì. - l•er t'esame batteriologico de;.rli e·creati, cioè per la ricerca dei bacilli toLerrolari ~i osa generalmente in Berlino il metodo di n abùet, perchè semplit-e. racile e spicciativo. Se mai con •1uesto proce:~~o non si tro"a"sero i bacilli tuLercolari, pe•·chè in iscarso numero, si ricorre allora a.l processo di Biedert, e di nuovo si colorano i har illi .:ol metodo di Gal1het. llt•dtsi df'i[,. 111'111•' . - \ on i• oece::.-~aria un'annli,;i completa delle orine, ma se111plicemente importa di osservar·ne la reazione. determinarne la quantità totale. quella dell' urea e ricercare la presenza di albumina. Per In determinntione della tJuantità totale dell'urea serve molto bene l'ipobromito di ~odio .;erondo il p!'ocesso del Th ien~ e per ricercare la presenza di albumina corrisponde heoi!l ~imo una soluzione satut·a di soll'o to di sodio. Per la registrazione di lulli 1 dati clinici potreùue1·o servire bene le ta1ole ·chernatiche del CorneL


CO"\'TRO 1.A TUBtRCOLOS[

Il

. .. Tisi p(Jlmonare l' lru·ingea. - Gli ammalati di tisi polmonnre si possono, secondo Gullman o, di\•idere in tre ciMSi: a) tober·colosi incipiente afebbrile, b) tubercolosi confermata afebbrile. c) luùercolosi avanzata febbri le. Bli ammalnti della terza classe dovrebbero essere esclusj dagli esperimenti. Tulwrrulusi laringea. - Tulle le forme ò i tubercolosi laringea, dai semplici noduli ai manifesti tumori lullercolari possono essere "ot topo~li ad esperimento. ma in questi casi conviene esaminAre replicalamente ht laringe ed essere pronti ad e.;egu ire. in cnsi straordinari di violente reazioni locali. In tracheotomia. Xeii!L clinica del pror. Gerhardt di\"enne neces,aria questa operazione in un individuo sottoposto ad esperimento per piccolo tumot·e làringeo, la cui naLurn non 61'8. bt>no determinabile prima d'incominciare la cura. Tahr'I'Colosi della pleura con rrtsammto. - Negli essudati pleuritici molto abLondanti la cura è controindicata, mentt·e negli e,:;udati pleuritici leggieri la cura può contr·ilmire al nnssorhimenlo di essi. Tz~lwrc.olosi della linytut, del palato moll,. l! tfcll(~ (artn!f" - La Lubel'colosi di <toèste parti. moltu me~lio se sola, ma anche accompagnata da L11 bt>rcolosi di altri organi è a;;sai bene modificata dalla cura. Tttlif•rcfJlosi d(!llr1 pellr. - Lupìu>. - I lupus tanto della raèCÌa. tJllanlo lJUe)Jj deJle altre pat·ti del COrpo. hanno datO finora i migliori 1isultali con la cura di 1\.och. TubF·rNJloRi delle glandolt·. di'ile arliC()/a:;ioni e ddlr O!l!ia. - Jn 'lueste malallie sc.opo della r,mn è di facilitnre e render·e


SULU CURA DI KOCB

pil1 emcace l'iotet-vento chirurgico. A tal uopo la cura s'incomincia prima dell'operazione e si continua aoche dopo di essa. Qunndo gli ammalati non reagiscono più a dosi forti di uno o due decimi di centimetro cnho 1l eltimedio allora si procede al · l'operazione. Ubbrn.- ~elht lebbra~ pu rel'>p~ri memata la cura eh 1\och ed io ebbi occasione di osser-rarne un easo in Uerlino nella clinica del pro r. Bardeleben , in cui la malallia. conu·atta nel1'.\mericadel Sud e più muoifesta specialmente alla faccia ed alle mani . era nn poco modificnta d:tl rimedio. f(ea.:icnu gent··ralt• -Secondo Guttmnu la rear.ione è pronta nei tubercolosi che n Ot• hnnno fehhre . nlcnni reagiscono dopn do~i di un milligrammo. altri dopo do~i maggiori. L'aumento di temperatcra comincia, il piu delle volte dopo 6 ore. raggiun~e il pilt spesso in i., più r~ramenle in 6-~ ore, il suo massimo, decresce lenli\rnente in modo rontinuo linch~ in 12- ?4 ore ritorna di nuovo al livello not·male. Talor:l la parabola dell'ascesa e del ritorno della temperatura al ~rado n(lrmale si compie in tempo minol'e anch e in metà di quello sopraindicalo. la durata relativamente lunga del periodo febbrile reauivo. che talora J,:iung~ a ·16-~0 Ol'e. non si osse1-va che nelle reazioni con fehhre altissima: nelle re 1zioni deboli il tempo di esse è molto pii1 cor·to. Tn alcuni ca.;i la reazione incomincia il secondo giorno e dura piu di ~i- ore, 4uesti casi sono per lo più ass·ri complit:tlli. La forza dell,t reazione fel>hrile i• variatissima nei dl\• er~1 ammalaLi ed os1·illa. misurata nel r·ello, fra circn 38° o meno sino a circa .i-0" C. per· piccole dosi di l milligrnmmo. nell e dosi iniziali piit ~randi di :3 o 5 milligrammi la temperatura puù salire anche a 41 °. l C. La differenza nella forza della reozione febbrile nei diversi ammalati. con le stesse dosi. non pare che dipenda dal grado


C0\11t() L~ TUllhiH Ol.OSI

della malauia. pt>idu'. la reaz10ne fu fortts:-ima in alcuni l'a"i di ti'i che presentanno sintomi le,.t:.:ieri. in altri ca.,.i debole nt>l processo Hlorùo}O a'"anzato. F111ora oun 1 .:ono,.cono lt! cause di t1li differenze. \tolto diverstl sono le reazioni uelle inoculazwni t:unsecuil\e di lmfa. La seconda r(';lzione in generale per la .:te,~a do,..e è minore della prima, se ttue,.,tn fu assai fone, se invece l ' prima fu debole, con la "econda 1niezione della stes~a dose o la reazione l• nulla o iosignilicante. e la prima reaz10ne rn debole e le do,• socct:,,ive ::.i aumentano di millhrrammo in milligrammo si p\lÒ ~iungerealladosedi 10-115 m~r. senz<tche ne "egu:~ una forte l't'<lzione febbrile. La reazione 1•he talora non avviene ali,• prime inoculuziont con un milligtlmmo. "i manifesta in quelle più forti di 3 a \. mtlligrammi. \oche i maiali della seconda classe indicati dnl l~utlmann reagiscono in generale assai prontamente. \leno forli sono le reazioni nella terza cla.;~e di lisi con rehltri e :-ipecialmente con febhri alte. Ciò si spiej,(a onche tartlmente. Se la temperatura cagionala clal proces ·o mort.o...o supera i :)!}o C. le successh e elevazioni prodol!e d.1lle ini~­ z,oni (·e ·ondo Guttm:mn non pos,ono essere molto ~ran•li pe1·chl: ancùe In leUiperaLUl'<l del corpo umano hn i suoi limill, 1111 anclte m que::.ti tehhricitanli le reaztoni alle prime •nìez\ont sono dlinramente riconos ~i l11li. Pert:iò se le dosi ~ucce5 iYe delle inoculazioni non si aumentano grndtHamente, ma tutte in non volla, allora si può ollener~ anche in e,-se una reazione. La •·eazione generale è ordinariamente preceduta da forti hri,·id•, dolor1 nelle memhrn. tnale,,ere..tbhaunneoto. na~t:e. vomiti. aumento del polso e del numero delle respirazioni. in· somma "i hanno tolti i sintomi d1 un 'acuta fehbre mfettiHt, rtuali furono de!:crilli dal 1\och.


tìULL .\ CUltA 01 K;}t:H

Secondo il Senator tanto la forza della reazione quanto la sua durala e la rapidità del !'UO sv:Juppo non si trovano in rapporto dir·etto con la forza o con l'esten~ione del processo tubercolare. Sulla superficie del corpo si osservano spesso eruzioni somiglianti al root·billo, alla scarlattil)a, della quale ultima osservai un caso caraueristico in un bambino dell'Augusta Hospital. Il rimedio in principio disturba considerevolmente lo stato generale, e, secondo leyden, particolare impoitanza meritano i fenomeni dell'apparecchio circolatorio, ove l'azione è molto forte, poichè la frequenza del polso può giungere sino a l i$0 e piìt bauiti al minuto. Con la freguénza del polso va unita debolezza di cuore, oppressione e t11lvolta grave collasso. La frequenza d~l polso non è sempre in relazione con l'altezza della temperatura. Talora si osser·va grande frequenza di polso senza fe~bre o con poca febbr·e. La respirazione è pure notevolmente accelerata e talora accompagnata cla dispnea. Da parte dell'apparecchio digerente $Ì osserva mao.canza di appetito, ml\lessere, vomiti e dolor·i ehe forse in parte sono da attribuirsi a zone tubercolose dello stomaco. Da parte del sistema nervoso si osservano spesso acuti dolori di testa, stordimento, raramen1e sopore, deliri, dolori agli <u·ti e senso di spossatezza geoer·ale. Da parte dell'appar·ecchio urinario dscontrasi aumento di urea. Pure là bilancia dimostr:.t in principio una diminuzione del peso del corpo, la quale io un malato del Ley<ìen giunse sino a 2 libbre in 48 ore. Perciò il Leyden conchiud·e che il metodo è molto violento e che richiede grande circospez.ione: il p1·incipio stbpre.mo del 11wdico di non nuocere corre in qnN1ta cum r;ran pericolo di e-sseri' riolato. Il Leyden spera cl1e


CO~Tl\0 1.A TUJJSI\COLOSl

c.on la ~coperta di 1\.och si s-ia trovato tmo spec1iico, il quale aumenti ron;.iderevolmente il numero delle guarigioni delle tuhercolosi iniziali .\la egli i> di avviso che i buoni r isultati non si possano ottenere unicamente con le iniezioni, ma che sia necessaria tutta l'esperienza del medico pratico e la conoscenza e;atta e l'applicaz:onc di lulli gli altri mezzi curativi finora usati. JlNt:ùmi locnli. Lupu.~. - Secondo Bergmann già un poco prima dell'elevarsi della temperatura era vi~ibile un arrossamento delle parti malate. L"arrossameuto era visibili:;simo in quei luo)!hi in cui si ~corgevano nodnli molto recenti. perciò nella periferia dei tessuti malati. All'anossamento seguiva una tumcfarione, la quale io un paziente era sviluppatissima alle orecchie. Arroasamonto e tumefazione si estesero dalla periferia aH' interno dei tessuti malati. In un pazi~nte si o~ser'vù c·.he la periferia della superficie malata della pelle, grande circa qunnt(• la palma <h una mano, da. primn si vide circondata da una zona dì fortissimo arrossamento largo quanto un dito e che in appresso si e:>tese verso l'interno 31 centro del!" affezione ove si feèe visibile una z.ona hianca e larga. Questa si manife$tÒ quasi egualmente alla periferia dei nodi vicini ~li uni agli altri e fra loro confluenti. Egualmente parti bianche circondate da alone rosso si scor·gevano alla periferia òi altri luo~hi della pelle colpita da lupus. :\ questo forte arrossamento ed a questa tumefaz.ione di tutti i tessuti malati che ca:;:ionavano nel Yiso e specialmente nel naso considerevoli deformità ed un aspetto simile a quello dì risipoln sucrede,-a un'essudazione sierosa e la formazione di croste gialle e hruno giallastre che nei giorni successi\·i aumentavano in ispessezza e larghezza. Ad ogni nuova iniezione seguivano di nuovo ar·rossamento e tumefazione delle superficie malate, ma con intensiti) al-


Il)

t[Uanto minore fìncbè coll'replicate inocnlazioni. tanto la rea:done generale, quanto la locale ,j "peosero. ~e si Lolguno le cro"te e le squnmme si vede disotto ad E's'e una pelle del tutto liscia, lucente e colorata m rosso. Xon si vedono più tmcce ùi nodnli che tanto frequeoteruente si os~ervano ali n peliferia dei tessuti mnlalt. mn pelle del lutto lìscra e piana. l.rtrmyt. - Le lesioni tubercolari della lurin):e suno raramente lesioni pr:marie e molte Yolte da latenti di vengono manifeste cou la l'ora dì Koch. Di fallo c:r<H\ iLz su.?~ l autopsie di tul•ercolo:oi non poteue dimostrare clw la mai:Htin avesse a' uto mai on~ine dalla laringe. La reazione specifica si manifel\la con dilrn ..o arro~,.amento P ri~-tooliamf'oto della mucosa laringeu e con aumento della secrèzione. l n appresso possono manifc'tarsi emorragie puotifornri o dìiTuse con supel"fìciali o profonde esfo~lhlzio11r e necrosi e con mutamenti favore't'oli tlel fondo delle ulceri. La rea1.ione della lariof!e pnò assumere tali minaccwse proportiunt da ricltiederela Lracheotomia. l.ìn.r,uu, llfJOla, tonsillr, [arin!l"· - C,luesLe parti duraole la cura dt b. och st coprono spesso di essud•lti ltianco-~iallo­ ~oolr ciii! talora simulano 'fuelli di una difterite. G/tmt/o[;. fi11{at,rb•·. - .\ no.:he le glandole linfaliche reagis~ono facilmente nIla cura di Koch, ~pecialmente quelll' delle reszioni a~celluri. sottomascellari e del collo. H Guttmnnn os•enù in una ruguzza tubercoiCJsn dopo la pt·ima inocnlazione di un milligt·ammo di linfil, una dolentia ed un anoss:Jmento ciro.:oscriuo io Yicinaoza di due glandule clelia rcgi11ne masrell!u e inl"friore destra, le ttnali erano state prima incise e present:rvano ant•ora piccole aperture. O:.;ni sureec:siva iniPzione di uno u due rnilligrarnmi prollur.eva ancom dolore e rossore delle dettt> glandole e delle parli 'rei ne. fenomeni eire si manifesla\"ano 8 ore circa dopo l'iniezione e duravano alcune ort>.


CO'\IRO U. llJBl:RCOLO'I

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lo un uomo tisico. dopo l' miezione d1 nn milligrammo di linfa ~i manifestò dolore alle glandole P particolarmente ad non !XIanùoln all 'angolo della ma.~cella iofer·iore de.-tra, ed nn'ahra lo(landola nella parte sinistra 'Iella n•wa, r,ome pure rispelliva· mente in una glandola delle cavitil ascellari dP.stra e :<tnistrtl. Queste r·eazioni delle glandole d1e ebhi campo di osser\'are -pesso nelle cliniche dè!la Cltarité e nel primo ospedale mthtart! di Berlln•l, specialmente alle regioni ascellari. sono mollo 1mportaoti per il derorso della tul1ercolo ·r. fuluwolt1 \i del~ a nicola.: iom r del~ u$.~a. -Anche le artkolaziont tu bercolose reagi,.<"oou bene alla cura di Koch, r.ioè aumentano di volume e divPngono dolorosE'. Xi'll'ospedale ~J oaliil cbù1occasione di vtsil:lre molli ha mbi n i che erano colp1u ùa tuhercolosi, specialmente delle articolazioni del gi· northio e del gomito.· U medico assistente mi assicurò che dopo la cura le articolazioni malate ernno diminuite di volume e i mo' imenti erano divenuti più f,,cili e meno dolorosi . •\aturalmente però non isperava di guar·it·e •1uei m:tlati ~e uou ùupo l'operazione. \el riparto del prof. Bardelehen alla Charitè osser\'ai un ragazzo a cu i era sLaLa risecata la testa del femore ~ioistro per Lnllercolosi ar'licolare. Dopo la cura di Koch alcuni seui Ji<;to· ln~i re~idui all'operazione si avvin.vnno alla guarigione. l n malato alc1uale. per tuber.-olosi. erano :-late risecate tre .·o,tolea destra e che dopo J'()pemzitme era molesL:tlo da non piaJ(a tubercolare enorme, in ~eguito alla c·ura lli Koch la viaga er11 in via di guarigione. \n.·lte in un malato di tuLercolo')i delle glandole del collo. al quale ne erano state asportate alcune e le cu1 cicatrici erano cii::~em in ate di tu bercoli. dopo la cura pre~eutava considereYole miglioramento. l n ragazzo che aveva sofferto da vario tempo tubercolosi in


SCLI.A CUR.\ Dl KOCU 18 molle articolazioni non reagì alle prime inoculazioni del rimedio, ma dopo la terza avvertì doiC?ri acuti a tutte le arlicvlazioni malate. come pure dolore e tumefazione alle j!lando!e

ascellari e in~uinali.

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T11 bercul11~i pol1111l/lari. - .li iyliorammli nor~rol~.nmi.­ Secondo GuttJilann due ragazze chiaramente tuhercolose miglioruronv assai con la cura di 1\och . Eccone in riassunto le relative storie cliniche. T. ragawt di 1i anni, ebbe nel dicembre t 889 i sintomi iniziali della tubercolosi. emottisi 8 volte. Nel gennaio 1~\)() ritornò l'emottisi. Sintomi fisici. - lnfìltramento degli apici di ambedue i polmoni. pi1'L ,·olte rnrono osservati i bacllli negli sputi . •'JO sl'l/eml/t·l·. - iniezioni con la linfa di Koch. Dopo ln c11ra. - ' linima tosse. scarso escreato mucoso, ne~sun bacillo. "uono di percussione normale, qualche ronco sparso. Completamente afehbrile. Aspetto vegeto. L. di :?:>n noi; soltt·e da z anni al petto: ha infiltramento all'apice del polmone ,-ini!>tro sino alla terza co;tola: bacilli

tubercolari ne~li ,puli. lJol l" Mtu6n· cura di Koch. f't11ttli::iou i oli 111lli. -Esame fisico normale, del tullo afebhri\e, :;carso sec1e1o hronchiale e senza bacilli tubercolari. Anche nella clì ni ca del prof. Fraentzel ebbi opportunità d1 osl'enare due casi di Lisi polmonare considerevolmente migliorati.


CONmO I,A TUDEilCOLOSf

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** Es/ll'!'immlo d' lsra,•l sulla rirtdm::a dei germi wb,•tcolnri.- .'iella clinica. del prof. Bardelebeo: il ma~giore medico Kohler che ne dir·ige un riparto. il ?l novembre 1890 aprL alla malata S .• l' articolaziont' del piede destro che pre~en­ tara nn :l'~e~so a,·uto -;imi le ai tlemmonosi.•·agionato da parti dt'i tessuti colpiti da processo tubercolare. h:och nella sna pubblicazione ba dichiar·ato che muoiono i tessuti tubercolosi e non i bacilli ed appunto il do tl. lsrael, assistente del prof. \"irchow, si propose di sperimentr~re in qt1e-to t•aso l'esattezza di tale all'ermvzione. La malata era :-lula $Otloposta da i) settimane alla cura col rimedio d i Koch e non reagiva più alle inoculaziooi della linfa. Sei pus l'hrael ri~contr·ò bacilli tubercolari nor mali che sj coloravano a:>::ai bene, nH\ in mezzo ad essi ne vide put·e alcuni granulosi o ,;pezzzet lati. Della loro virulenza .non poteva dun1rue deddere che l'e~perimento. A tal uopo egli ricorse al proces~o imlicnto dal prof. Cohnheim ed eseguito quasi contemporaneamente dal nostro .\rmanni di :Xapoli. Perciò il giorno ti n1wemhre alle 8 del mattino, inoculò, in un coni~lio. mediante ta!!lio lineare della cornea dell'occhio destro~ una piccolis,ima ~arte delte:esuto asportato. ~el giorno dopo nei•Juatlrante ~uperiore dell'occh:o si vedeva quella particella del tessuto e si scorgeva il taglio lineare della cornea chiuso. Per 9 giorni non aYVeonero ~in tomi di reazione, ma da tJU€'1 tempo cominciò ad os5errarsi una leggerissima iperemia dell'iride in' ic\nanza del pezzelto di tessuto inoculato e nei seguenti giorni si os;enarono piccoli vasellini che dalla congiuntiva del hulbo si estendevano al margine corneale, cor1 ispondente alla !'ede tl'inoculazione e dettero indizio cbe l'in oeu fazione avera attecchito.


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SOLL~ CUR;\ DI K,OCH

ton la lente., al19° e 20° giorno, si scorgevano piccolissimi tubercoli, due dei quali sporgevano dal margine inlemo delriride nella pupilla. La ser•a del 18 dicembl'e ebbi occasione di oss.ervare nella seduta dei medici dèlla Charité di Berlino questj Luberco11, i quali avevano appena raggiunta la grandezza di grani di sabbia. Dunque il delicatissimo esperimento deli'I srael ha confermato esattamente ciò che sull'azione del.rimedio nei tessuti il prof. Koch aveva detto cioè cbe la Yimlenza dei germi non è dalla linfa modificata. Per cui in tnt te queUe tubercolosi in cui o le forze déll' organismo o l'intervento chirurgico non potranno eliminare completamente i tessuti necrotizzati, contenenti g-ermi tubercolari, è opera vana sperare la guarigione. In questo principio riposa la base di LuUe le indicazioni e controjndicazioni della cura.

Diagnosi anatomii;hedi 12 mdopsie eseguite nelNstitttto·Anatomo-Patologico di Berlino in malati che erano stati sottoposti alla eu-m di Koch. De~bo alla gentilezza del dott. Tedeschi di LìvOJ'no i rela-

ti'vi app11oti anatomo-patologici, di cui non riferisco qui cbe le diagnosi anatomiche.

N. L F. T. di anni 49. Clinica del prof. Leyden. Morto il 4 ·dicembre ,1890,. sezionato il 5. Ricevette 3 iniezioni di linfa di Koch rispettivamente di 0,00 l , O,OOi e 0,002. ' Bia~si anatomica. - 'fi'si ulcerosa e caseosa dei polmoni; iperplasia e tubercolosi delle glandole hroncbia1i, del media-


CONTRO I,A TUDEIICOLOSI

stino posteriore ed anter·iore~ laringite e traoheile, bronchite . tubercolosa ulcer·o~n. fari ngite. gastrite, enterite tubercolo~ ulcerosa. Bronco· polmonite ncente del lobo inferiore di ambedne i polmoni, iperplasia della polpa e tuber1:oli della milza, nefrite parenchimnto. a leggera. ~. 2.

E. F. di anni 25, clinica.del prof. Gerhardl. (:Uorto il5, sezionato il 6:dicem bre IM>o).

Aveva ricevuto una prima iniezione di 0,002·di linfa ed nna seconda di 0,003. La febris ethìra intr~rm ittens si converti dopo la seconda inoculazione in febbre continoa fino alla mot·te dell'infermo che avvenne pochi giorni dopo. {)ùzgnosi anatomica - 'tisi ulcerosa e caseosa dei polmoni, iperplasia e Lubercoli delle glandole bronchiali e del mediastino posteriore ed anteriore; infiltrazione adiposa e indura mento rosso del fegato, polmonite del lobo inferiore di ambedue i polmoni; laringite, tracheite e bronchite catarrale. Tumore 1'ect'lllr e tubercoli della milza, nefrite paremlhimatosa Jeg~era e tuhercoli dei reni.

E. F. di 37 anni, clinica del pror. Gerhardt. Ricevette due iniezioni a scopo diagnostico l'una di 2 l'altra di 5 milligrammi. Reagì fortemente ed ebbe qualche lieve cenno di reazione pleuro-polmonare sotto forma di eccitamento alla tosse e dolore al torace. ~forra il 9 dicembre, sezionata il 1O dicembre 1890. Diagnosi anatomica. - Degenerazione amiloide delL'inteslino ileo e ct·asso, pleutite tubercolare cronica adesiva dop-


!'t:LI.A < I,;RA DI KOCR

pia. Edema polmonare. Pachidermia della laringe. Iodura. mento della milza. ~eft•ite cronica in.terstiziale. Cicatrici nel vestibolo della vagina. Ipertrofia e dilatazione del cuore. ~Ie­ tamorfosi adiposa gral"e del miocardio. Hestringimenlo dell'aorta. Anemia generale.

P. R. di anni .i-9. Clinica medica del prof. Senator . Enn·ata nell'o~pedale della Charité il 20 novembre I H!lO. È sottoposta il 21 dello stes~o mese alla cura di Koch iniziando iD quel giorno le iniezioni con la dose di 2milligrammi; il ~3 rice,·ette un'iniezione di .} milligrammi: il 'to una di 6 milligt·ammi; il 30 una di 8 milligrammi_: il 2 ùicemhre una di un centig1·ammo ed il 4.- dello stesso mese un'altra di un cenlil{l'amrno. Ebbe reazioni assai forti e morì il 13 dicemltre 1890. La sezione fu eseguita il 15 dirembre 1890. Diagno8i anatomica. - Tisi polmonare uicerosa parziale purulenta. Epatizzazione del lobo inferiore sinistro. Broncopolmonite paniale. ca:<eosa, molteplice del polmone destro. Cicatrice del rene destro e del fegato. Endometrìte catarrale CJ'onica. Ascite leggera. Atrofia hruna del miocurdio. ldropericardio leggero. Anemia generale. ~- 5.

W. G. t'ti ;)f anno. Clinica medica del pro!'. Senator. Ricevetteil giorno 9 dicembre un'iniezione di 0.001 g•·· e reagì con fehbre e dolori addominali. )!orta il 13 dicembre. Sezionata il l:.> dicemhre 1890. Diarrnosi anatomica. - Tisj ulcero:m tubercolosa dei polmoni. Pleurite cronica adesiva doppia. Tubercoli del fegato. Ctu·dnoma del pan1·reas, metastatico delle gl1ndole del mesenterio, del fegato, dei reni. dell'intestino, del pel'itoneo.


CO~TRO

!.A l'(;.BERCOLOSI

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Peritonite r.nrcinomatosa. lscite, infiltra~ione leucemica parziale e infarti calcarei dei reni. Ci~ti dell'orario sinistro. J Lrufla hrnna del cuore. Dima~ramento generale. ~. G.

G. S. lavnrante di i·7 an ni. Clinica del prof. Senalor. Enu·ato nella clinica il giorno~ settembre 1890 fu sottopo~to alla cn,·a di 1\.och nella seco nda melit di nol"embre e cominciando da 2 milligrammi arrivò dopo li ioiezjoni ad averne una di 0.0 l il l o dicembre. Le rcaz1oni ehbe1'0 per caratteri'ilira una durata relativamente lunga (due giorni) la temperatura si elevò :~olo lino a 38, ~[1 l 5 di1:emhre mori c la sez.ione fu eseguita il l i dicembre ~1890. Viaynovi anatomica. - Tisi polmonare cronica. ulcerosa, tubercolosa. Pleurite adesiva doppia; peripleurile sinistra. J>iccola caverna :.inistl'a. B1·onchite cronica catarrale e fHtrosa. Perihronchite cronica fibrosa. Polmonite cronica inter·stiziale ca..:eosa ffi(llteplice c parziale 1'l'cent~>. (lcer·a lenticolare dell'epiglottide. Iperpla.;ia, antraro~i e tul>ercoli delle glandole bronchiali. Tubercoli dei rPnì, del fe_gato e del peritoneo. Clcera tuLercolosa del digiuno. lperplasia e tuhercoli delle glandole del me:)enterio. Atro fia della milza. ~efrite cronica ioterstiziale ci~tica. Atrofia bruna del fegato. Ipertrofra del coor·e Trichi ne incapsulate. DimaJ4ramenlo generale.

C. C. lavorante di 18 anni. Clinica medica del prof. Le)den. Fu curala per ci rca due ~ellimane col metodo Koch. Morta il l l, sezionata il 18 dicembre 1890. /Jiognosi analom it<t. - Ti si polmonare cronica ulc~rosa


SULI..._ CURA lll 1\.0CH

tubercolosa. Caverne del lobo superiore sinistro. Carema grandissima del lobo superiore de$tro. Bronchite catarrale e fìht·osa. Peribroochite fibrosa e (;aseosa cronica. Polmonite caseosa multipla e parziale rrcente del lobo inferiore di amhedue i polmoni. Pleuriteadesivacronica, purulenta recente. Tracheite catarrale. Ulcera tubercolare della trachea. lperplasia e Lubercoli delle glandole bronchiali Iperplasia e Lubercoli della milza. Atrofia semplice del fegato. Gastrite cronica catarrale. Ulcera Lubercolosa dell'intestino t.enue. fperplasia delle glandole mesentericlle. ResLringimenLo dell'n ortA. Anemia e dimagramento generale.

x. 8. A. ~1. di anni 35. Ospedale della Charité. Ripartodel dottore Kohler. L'infermo era in cura da due mesi col metodo Koch. RiceYelte H giomi fal'ullimainiezioneioseguito alla quale ebbe un'emottisi che in 8 giorni lo uccise. ~lorto il Hl dicembre e sezionato il ~O dicembre 1890. Diagnosi anatomica. - Tisi cronica tubercolusa dei polmoni. Bronchite e perihronchite li hrosa e caseoJ:a. Polmonite caseosa multipla. Caverna dell'apice destro . Emonngia del polmone destro. Pleurite .cronica adesiva doppia . Tperemia ed edem<t polmooare. lperplasia e tubercoli delle glandole bronchiali. Ipertrolia del cuore. l perplasia della · milza. Ulcera dell'intestino crasso, ulcera !enticolare del reuo. Cica· trice dell'ano.

N. O. F. B. <li anni 2!>. Riparto del proL 1\ohler; entrò nel riparto il1 O novembre 1890 e fa sottoposlo alla cura di Koch il18 dello stesso mese con un'iniezione di due milligrammi. Ebbe l Oiniezioni di d9se progressivamente crescente fino al-


CONTRO LA TUBERCOLOSI

J'nltima di 3 t'enti grammi ebe fu eseguita il18 dicembre 1890. Reagi con febbre asgai alla, dolori intestinali e in ultimo con una enterorragia . .\! orto il 20 dicembre; sezionato il 21 dicembre 1890. Din!JUOsi anatomica. - Tisi cronica, ulcerosa, lubercolosa dei polmoni. Bronchite e peri bronchite cronica. Polmonite cronica. ('aseosa e recente. molteplice. Jperemia ed edema polmonare. Iperplasia e tubercoli delle glandole bronchiali. Tracheile calarrnle. Laringite tubercolosa. Ulcera dell'epiglouide e delle amigdali. Ulcera 1ubercolosa dell'intestino te· nne e del crasso. Grave enterorragia. ~ecrosi parziale del peritoneo. Peritonite tubercolosa circoscritta. lperplasia caseosa tuhercolare delle glandole del mesenterio. Iperplasia della polpa della milza. Nerri te cronica interstiziale cistica. Miorardite parenchimatosa. Dimagramento generale.

N. IO. C. M. lavorante di 37 anni. Clinica medica del prof. Senator. 'torto il :t2 dicembre sezionato il .23 dicembre 1890. Ebbe selle iniezioni detta linfa 1\och con reazioni ordinarie. Diagnosi anraomic(t. - Tisi cronica. ulcerosa, tubercolosa dei polmQni. Bronchi te catarrale e fibrosa. Perihronchite cronica, fibrosa e caseosa. Polmonite cronica ~aseosa e ,.,_ mtle molteplire. lperemia ed edema polmonare. Tracfleite e laringite tubercolosa nlcerosa. Edema della glottide. Ferita ùa trecheotomia. Pleurite cronica adesiva. Iperplasia e tuber· coli delle glandole bronchiali. Enterite tubercolosa ulcerosa. lperplasia e luhercoli delle S{landole del mesenlerio.


SlJII..\ CUR\. DI KOt:ll

~-

·Il.

P. B. di anni ..24.. Clinica medica del prof. Gerhat·dt. Rntl'alo nella clinica il 35 novembre ·18\lO fu ~olloposto alla ~ura di 1\.ocb. Ricevette G iniezioni l'ultima delle IJUali il 17 tliremhre 18HO di grammi 0,0 15. )!od il 2 1 dicembre e fu :;ezionato il 23 dicembre i ~90. Diagnm1i nnato m i ca. -Ti si cronica, ulcerosa, tubercolosa dei polmoni. Bronchite, peribronchite cronica fiL! rosa e caseo=-a. Polmonile catarrale mullipla doppia. Pleurite cronica fibro"a adesiva doppia 1'rcmlt~, tohercolosa, caseosn. Faringite, Jaringil e. tracheite tuhercolosa l.tlcerosa.. lperplnsia e tulJercoli delle glandole bronchiali. Enterite tubercolosa ulcerosa. Clcera follicolare del colon. lperplasia e tnbercoli delle gran dole del rne~enterio e della milza. Degenerazione amiloitiea dell'intestino} dei reni. del fegato e della milza. N. 12. G. l\. di anni 4. Clinica chirurgica del prof. 13ardelehen . Heslò 18 giorni nelln cliuica chiru•·gica e fu sottoposto alla cura di Koch. )forto il 2? dicembre 18HO sezionato il 23 dicembr~ l XHO.

Diagno.~i anatomica. - Tubercoli del cervello e del cervelletto. Edema del cervello. Edema e tnhercoli dell'aracnoide e della pi'l madre. Idrocefalo interno leggiero. Tube•·coli dei polmoni e delle pleure. Bronco-polmonite catarrale. lperpla~ia l' tuhercoli delle glandole bronchiali. Jperemia ed edema polmonure. Enterite ulcero;;a tuben~olare. Peritonite tuhercolm>-acircoseritla. Tuhereoli della mil"Za, dei reni e del fegato. Spondilite loml•are, tuhercolare ed ascesso della re~ione lomhare destra. Osteom\elite tubercolare della testa e d~l collo anatomico del femore sinistro. Oimagramento generale.


CONTRO M. TUBERCOl-OSI

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.. . Recentemente l'immortale Vircho'', in una serie di ricerche anatomo-patologiche eseguite sui cadaveri di cui si sono riferite :.opra le diagnosi anatomiche e in molte allre di indiYidui pure tubercolo~i che erano :-:tali souoposti alla cura oi ~och, ha dimostrato che l'azione del rimedio si manifesta in primo luogo nelle parti alTelte come una gravissima irritazione con forte arrossamento e fortis:.i.ma tumefazione. 1n un fanciullo di anni 2 e tre quarti morto nella clinica del prof. Henoch per aracnite tubercolare e curato con 4 iniezioni di linfa, in totale 3 milligrammi, l'ultima delle quali era >lata eseguila l() ore prima della morte, si riscontrò all'autopsia un' epi remi a cosi straordinaria mente grande tanto della pia madre, quanto della sostanza Mrehrale che il prof. Yirchow in 1u1ta la sua lunga vi1a di patoiogo non aveva visto mai nulla di sim ile. l tubercoli non mostravano alcun processo regressivo, anzi erano benissimo formaLi e presentavano l'aspello caralleristico dei 1u uercoli delle membrane del cervello. \ nrhe la superficie di antiche c:lYerne polrilonari presentava fo1'Lissimo arrossamento degli st1·ati granulanti, non di rado si ri$contrarono infiltrazioni emorragiche delle pareti delle caverne ed anche emorragie recenti nelle caverne. Riscontrò inoltre il \'irchow Yeri processi infiammatori con auive e grandi distruzioni dei tessuti ai margini di ulcerazioni esistenti e nelle glandole linfaliche vicine, .specialmente nelle bronchiali e nelle me!'enteriche. ~ella laringe avvengono pure enormi tumefazioni e ristrin • gimenti pericoJQsissi mi con forme infiammatorie llemrnonose simili alle cresi pelatose dell'adema della glottide e del flemmone retro-faringeo. È impossil,ile, secondo il Yirc.how, di poter separare l'in-


SUI.U. CCR.\ Dt KOL.U

fìammazione prodotta dalla linfa dalle altre che si riscontrano nel decorso della tisi. Spesso l'azione del rimedio cagionò epatizzazione caseosa rec(\nte in piccola o grande estensione. ed in un caso raggiunse proporzioni straordin:~rie. le iniezioni inoltre cagionarono spesso una polmonite molto simile alla catarrale, Oemmonosa e 7aogrenosa. Dimostrò inoltre il rircho" che itnhercoli submiliari, tanto nella laringe, quanto nelle sier(lse. non sono svelati dalla linfa, ma pr·odotti dopo le iniezioni di es$a e ~oppone che sor~ano per processo metasl.atico dei bacilli. Ritiene inoltre che le polmoniti caseose siano prodotte dal materiale divenuto libero pel' processo di distmzione e che fu aspirato invece di essere e>peuorato. Il prof. Vircho" ammelle l'azione di:>truttiva della linfa di Koch, però non sa spiegarsi r,•me mai la de!ta nzione non si manifesti da per tuuo. adesempio, io tubercoli sohmiliari ed anch~ in tubercoli un poco più grandi delle pleure, ed in CJUelli grandi dél cervello. li processo necrolico che si manifesta nelle ulceraziooi tu · bercolose dell'intestino e dei polmoni per azione della linfa può inoltre accelerare la morte. lo somma allo stato auuale della. questione non si può emettere un definitivo giudizio sull'azione del rimedio. Spella all'opera saggia delle cliniche ed al tempo di decidere quale valore curalivo abl>ia la linfa di J\och. Oggi è nec~ssario usare con gli infermi la massima prudenza e circospezione. Un illustre medìco inglese, dopo che ebbe visitato la maggior parte dei malati che erano io cura nelle cliniche e negli ospedali di Berlino, dichiarò che i risultati ottenuti non gli sem.bravano superiori a quellì della comune cum 1'<\rmacologica anzi inferiori a quelli che si ottengono con la cura climatica.


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CONrtlO LA TUBEI\COLOSl

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•• Sul potere diagnostico della linfa sono tutti d'accordo che sia in generale da ammeuersi. ma, secondo Leyden, non in modo as5oluto. perchè, sebbene eccezionalmente, pure esi'tono tubet·colo::i che non reagiscono ed individui tubercolosi che t·eagiscono. Il Leyden è di avviso che le iniezioni a scopo diagnostico non si debbono senza necessita assoluta intraprendere, a meno che non si tratti dell' intet·esse del malato, poichè un risultato positivo non può sempre riuscit· favorevole ad esso e talora può esercitare su lui sfavorevole influenza psicbica. fn Berlino ascolt11i spesso da illustri professori che se molti malati erano migliorati col nu•>vo metodo di cura, nessuno di essi potevo. dichiararsi guarì to, perché per la .guarigione della tuhercolosi non bastano settimane e mesi, ma anni ed anni di osservazioni e di cure. I malati di lupus da me osservati in Berlino, presentavano i più manifesti miglioramenti. ma nessuno di essi poteva dirsi ancora compktamentl' guarì to.

•• luwumità negli uomini ,, nrgli animali. - )la un campo non ancora e~plorato ed a cui già si rivolgono fe speranze e i Yoti di molti è quello delle immunità negli uomini e negli animali. Come .Tenner pel vaiuolo, Pasteur per il carbonchio, ci auguriamo che Koch col suo rimedio possa raggiungere gli stessi risultati. Affermano i più illustri cUnici che genitori lisici non pro-


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SULLA CUIU IH KOCn CO.HRO 1.:\ lUBERf.OI.O:;I

creano generalmente figli tisici, ma bambini as~ai disposti per la loro poca resistenza organica a contrarre la tuhercolosi. Se questa prole potesse con dosi minime ·del rimedio acquistare tale resistenza ai ~erm i tubercola.-i da rimanerne immune, risultato sarebbe d'immenso valore. Già ce ne affida in gran parte il pro f. Koch con le sue e~perienze sulle cavie. Per gli animali, se non potremo ottenere di domare la lisi perlacea già sviluppata, ci baster~1 di poter rendere immuni i sani a questa malattia. Cosi. minore propagazione della malattia per le grandi cautele igieniche r.he si usano nella cura dei malati, e nelle famiglie, e negli ospedali, po:-;sibile aumento di guarigioni delle tisi incipienti, immunitit degli uomini e degli animali~ potrar;no. in grazia dell<t scoperta di Koch ed in tempo non lontano, restringere in pitt angusti confini la tnhercolosi che minaccia di decimare la razza llmana. E qui tet·minerù con una frase di un illustre :;ceoziato tedesco: « Tl prof. K.och ci ha affilato nna formidabile spada, spetta ora al senno pratico dei medici di adoperarla in modo da recidere il capo al mostro tremendo. »


il i

SOPRA Ut\ CASO DI MORTE NEL

pRl~l O PER lODO DELLA CLOR OFOR MlZLA l lO~ E Lettuo. fatta n~lln fOnferenza scientifica del me.•e di setten1bre 1890 pre>>O l'ospedale militare prinri[lale 1li Bologna dal ma;giore medico lmhriae o · ca\. a•ietro.

l.

Sebbene sia a noi lutli nolo il caso di morte durante la cloroformizzazione, occorso in qllest'ospedale il 10 u. s. giugno, serobraroi non inopportuno riferirne la storia clinica e necroscopica. Imperciocchè, oltre l'interesse che hanno in sè e per sè tutti ctuesti casi, per fortuna oggi rari in confronto del lar ghissimo uso della nat·co:;i cloroformica in chirurgia. il caso nostro pre:;cntò diverse particolarità degne di nota e che a me pare meritino uno studio ed una interpretazione calma e ~passionata. Oel rimanente poi, quando si è sotto l'usbergo dellil'nlini puri, il rendere di pubblica ragiQne si!Talti casi disgraziati , giova ad eliminare commenti e giudizi, i I}U:tli forse perché non fondali sulla piena conoscenza dei fatli, spesso riescono ine:-altì e taholta anche addirittura non ronformi al vero. Ecco, senz'altro, la storia clinìca.


SOPRA UN CAl->0 DI }!ORTE

lJ.

Costa Roberto, carabiniere della legione di Bologna, di anni 25 di elit e 7 di sel'vizio, entrò nell'ospedale militar~: di Bologna il 7 aprile •t 890 per linfoaùenite inguinale ~ioistra. Era un giovane di robusta costituzione lisica, con muscoli sodi e hene sviluppati e colla pelle rosea, ben provvisto di peli. e con abbondante pannicolo adiposo souocutaneo. Durante il suo servizio tenne huona. condotta, e non r·isulta. sia stato men che temperante e regolato nelle sue abitudini. Fu ricoverato dal 22 al 27 settembre 1885 nell'infermeri:1 della legione allievi per una leggera affezione catarrale: e nel giugno 1889 entrò nell'ospedalemilitare di Bologna. rimancndovi fino all'8 dello stesso mese, per ulceri molli nel solco balaoo-prepuziale, dPlle quali ulceri guarì compiutamente. Alla line dimarzc) 1890 gli comparve, senza causa nota. nella piega dell'inguine sinistro un'enliagione circoscritta, che. essendo gradatamente aumentata. di volume e divenuta dolente, rese necessario l'im'io di lui all'ospedale. Quivi, nei primi giorni, ebbe J'eùbre ctm esacerbazioni vesper·tine, e nella localitit affetta si manifestarono i segni della suppu•·nione. Perciò il giorno •11 aprile venne praticata nna prima incisione, colla quale si diede uscita ad una di~creta quantità di pus. A quesLo primo focolaio purulenlo tennero dietro diversi altri~ che vennero anch'essi volta per vùlta incisi. :.\la il processo morboso era prevalentemente ìperplastieo; quindi giovandosi poco o punto della cu1·a locale, non che dell'ioduro potassico amministrato internamente, si diffuse man mauo ad un gruppo di gangh linfatici, che ai primi di giugno, allorchè io 1


:SEL l'fUliO PERIODO DELLA. CLOIIOFOlllfiZZAZIO~B

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assunsi la direzione del riparto chirurgico, avevano ràggiuoto nel loro insieme il volume di un grosso uovo di pollo. In tali condizioni il Costa, che proprio io quei giorni avrebhe t10\'UtO essere sottoposto a vistla medico-legale per conseguire la rafferma, domandava con insistenza di essere liberato al più presto della sua malattia. ~la, impressionabile molto ed in· to:leranle del dolore, com'arasi addimostrato già nei tagli fatLigli precedentemente, desiderò di essere cloroformizzato. E veramente per un atto operativo lungo e delicato, in una località anatomicamente così importante come la regione ingninale, l'opportunità dell'anestesia non potrebbe essere posta in contestazione. Intanto, prima di procedere all'operazione e precisamente il giorno •t 8 giugno, venne fatto un accurato esame generale dell'infermo, fermando in particolar modo l'attenzione sugli apparecchi circolatorio e respiratorio. Da questo esame nulla emerse di anormale: la punta del 1'oore batteva nel quinto spazio intercostale sinistro, un po' all'interno della linea mnmmillare; nessuna pulsazione visibile :d giu~ulo. al collo, all'epigastrio; l'area cardiaca nei limiti fisiologici, il ritmo regolare ed i toni netti ed abbastanza forti; il polso regolare anch'esso, ampio, non frequente: 74 battiti al minuto. In quanto all'apparecchio respiratorio, il tipo della respirazione era misto con 20 atti respiratorii al minuto; le escursioni costali ampie da per tutto; nessuna alterazione o diversità nel suono di percussione nelle omologhe regioni dei due lati del torace: il mormorio vescicolare, per forza, per timbro, per carattere, perfettamente fisiologico. Infme circa gli organi addominali, solo l'area splenica si riscontrò alquanto ingrandita. L'analisi uroscopica risultò completamente negativa. Eppereiò il giorno seguente alle ore ~O antimeridiane, pre·


3i-

SOI'RA UN CASO DI MOtrfR

sentì tutti gli ullìcialì medici dell'ospedale, meno il maggiore medico cav. ~Io sci, occupaLo per il momento ad altro servizio, si procedette dal capitano medico sig. Bernardo alla cloroforroinazione dell'infermo; il tenente medico sig. Leurini tene'V'a il polso e sorvegliava la respirazione. li Co~ta era venuto coi suoi piedi nella :-:ala d'operazione ed era, od almeno appariva, calmo e tranquillo. Fu adoperala come di consueto la mnschera deii'Esmarch, ed i l cloroformio el'a stato la mattina stessa somministrato dalla rarmacia dell'ospedale. Si era alle prime inalazioni dell'agente anestetico, ed io insieme eol mio assistente. sottotenente medico dott. Paolucci , attendevo ancora ad ultimare la pulizia e disinfezione della parte malata, quando il paziente venne bruscamente collo da violentissime contrazioni tetaniche, principalmente sotto forma di opistotono, e sì sollevò ad arco sul tavolo d'operazione. Nello stesso tempo le giugulari si gonfiarono enormemente, le labbra e la faccia divennero cianotiche. Dopo pochi istanti ricadde sulla' olo stesso colle pupllle midriatiche, il polso arr·estato ed il pallore cadaverico sul volto. Il ritmo respiratorio continuò regolare per alcuni secondi, poi cessò an eh 'esso. Si posero prontamente in opera e si continuarono per quasi due ore tutti i più energici mezzi di soccorso: respirazione-artificiale. corrente elettrica faradica sul cuore e lungo il corso dei nervi frenici, massaggio, ecc., ma lutto fu vano: il Costa era rimasto fulmrnato.

IIL L'autopsia. eseguita 4-2 ore dopo la morte, ed alla quale assistettero, oltre a quasi tutti gli ufficiali medici del presidio, il colonnello medico direttore di sanità cav. Saggini e, per in-


~EL PRIMO PERIODO llEI.LA CLOROfOit:IIIZZAZIO~E

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vilo di lui anche il chiarissimo prof. Tiz~oni, diede il seguente reperto . .lspetto eM1 1·no.- Cadavere di statura superiore alla media, di regolare conformazione scheletrica, con masse muscolari e pannicolo adiposo soltocutaneo bene sviluppati. Rigidità i;adaverica quasi scomparsa negli arti superiori, persistente negli inferiori: macchie ipostaLiche nelle parti decliYi del tronco e macctlie verdastre nei due quadranti inferiori della parete addominale. ~ell ' inguinedestro si scorge un piccolo tumoreche alla sezione risulta formato da un ganglio liofatico ipertrofico e scierosato. Sulla pelle dell'i n~uine sinistro notasi l'apertura d'un seno fistoloso e tre piccole cicatrici aderenti ai tessuti sottostanti. Dissecati i comuni integumenti, si mette allo scoperto un tumore bernoccoluto. n nn dipresso del volume di una mela, costituito da un groppo di gangli linfatici ingrossati ed induriti: alr,uni di e~si presentano al taglio piceoli focolai di suppurazione circondati da tessuto ghiandolare sclerosato. Capo.- Apertala cavilit cranica. si vedesulladuramadre una fitLa rete di vasi venosi ripieni di sangue. Sollevando qnesta membrana, s'incontrano lungo la gran falce del cervello forti aderenze colle sottoposte meningi per granulazioni di Pacchioni molto sviluppate. Sull'aracnoide corrispondente al lobo parielale ed a parte dei lobi occipitale e frontale dei doe emisferi, lrovasi un sottile strato di sangue, libero, di colore rosso-scuro. Il seno longiLudioale è turgido di sa n~ue fluido e nerastro, così pure gli altri seni. L'aracnoide e la pia meni nge sono, al pat·i della dura madre, vivamente iniettate e legget·mente upacate lungo i vasi. Gna ce1'la quantità di siero sanguinolento si troya ne)!li spazi sotto-aracnoidei ed al disotto della tenda del cervelletto; una copia anche maggiore ne sgorga dal canalevertebrale, ap-


SOP.l\A tN CASO 1>1 MORTE

pena asportaLO il cervello. Gli emi ·feri cerebrali alla sezione non presentano che una fitta punteggiatura sanguigna. I venlriroJi contengono del siero sanguinolento. e tanto nell'ependima che nella tela coroidea l'iperemia passiva è molto pronunziata. Tale è pure nei eorpi striati e nei talami ottici. Xella o;osranza nenosa del cervelleuo. del ponte di Yarolio e del bulbo vi ha stasi allo stesso grado che negli emisferi. Notasi una punteggiatura sanguigna maggiore nella sostanza grigia del quarto ventrieolo ed in corrispondenza dei nuclei dei ner\'i pneumogastrici. Collo. - Dis,ecati i comuni intetJomenti, si trova qualche ganglio linfatico superficiale ingrossato; nella regione sottomascellare sioisU'8 ve ne ha uno del volume di una noeciuola, e che alla sezione mostra un aumento di cellule linfoidi ed un maggiore ispe ~imento della trama connettivale. La glandola tiroidea è molto sviluppata, specie nel suo lobo destr'(), il cui estremo superiore arriva sino a livello della meta dello scudo della cartilagine tiroide, quello inferiore sino al 0 () anello della trachea; l'i.~tmo eop•·e i primi quattro anelli deU a trachea medesima. 1a sezione mosu·a uno sviluppo mag· giore del tessuto ghiandolare con qualche piccolissima cisti c:olloidea ~ollanto uel lobo destro. Le ~o gol ari appariscono lur).!ide di sangue. ma non contengono grumi. te grandi arterie ~ono vuote; nella carotide primith·a sinistra si notanll dei pllOti biancastri disseminati sulla ~operficie dell'intima. Un' iperemia passiva a chiazze notasi nel perinervio del vag{); però la sezione del nervo fatta in diversi punti, nulla riYela d'anormale. La mucosa della laringe e della trachea è fortemente arrost:.ita e spalmata di un liquido spumeggiante. Cavità orale, raringe ed esofago normali.


:\KL PII l'lO PERIODO DF.I.L& CLOBOfORMIZZAZIO~.E

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Tnract.- \perta la cavità toracica, si presenWto forti e tenaliÌ briglie connettivali fra la lamina viscerale e quella po.rietaledi ambedue le pleure. TaJi briglie sono soltaotoantero-laterali. ed a sinistra corrispondono al lobo superiore del polmone, n destt·a invadono anche In plenra che riveste parte del lobo medio. Nella cavili• pleurica destra è raccolto un po' di liquido (r.irca l 00 grammi) di colore giallo-citrino limpido. La pleura viscerale. la dove esistono le aderenz.e, si stacca ccn dillicoltà ed è inspessita ed opacata; quella parietale è ne~li stessi punti parimenle inspessita.. villosa ed Ancbe vascolarizzata piti del normale. J polmoni sono dappertutto di colore rosso-bruno tranne nei lembi anteriori che sono paJiidi e molto crepitanti. Al taglio, il tessuto polmooare mostra i caratteri della congestione passi\·a, meno nei margini anteriori, enlìtematosi. I bronchi contengono un liquido sieroso misto a bolle d'aria. La loro mucosa, al pari di quella laringo-tracheale, è di colore rosso-Yi noso. ~el sacco del pericardio è contenuta la quantità ordinaria di si~ro giallo-citri no, limpido: nessun'aderenza fra la lamina pnrietale e 'iscerole di questa membrana. Però l'epicardio è inspessito in vicinnnza dei ~rossi Tasi e mo·tra deiJe cbiaue tendinee luogo il decorso dei vasi coronari: la più apporiscente, nastriforme, segue l'arteria corooal'ia posteriot·e llul ventricolo destro. Il ruore pare un po' aumentato di volume. la punta corrisponde al 5° spazio intercostale sini tro, il margine sina:-.tro alla linea emiclaveare di qaellato. ed il de tro nlla para~ler· naie de::.tra. Il mioeardio r flaccido ed alla sezione opparisce pallido e giallognolo: ciò specie nel veotricolo de;tro, le cui pareti sono as'ottigliate e la cavità é un po' dilatata.


SOPRA UX CASO tH MORTE

In nessuna cavità esistono coaguli. Gli orifizi e gli apparati val volar i appariscono allo stato sano. Le arterie coronarie sono vuote: le loro pareti sono elastiche e la superficie. interna uniformemente liscia e lucente. ~ella faccia interna dell'aorta ascendente si vede qualche punto biancastro, come nella carotide sinistra . .Xulla di notevole nell'arco aortico e nell'aorta discendente. Anche la porzione toraci ca dei nervi pneumogastrici è normale. Le ghiandole linfatiche pet·ibronchiali sono piccole e fortemente pigmentate. ~ella parte più alta del mediastino anteriore al da\·anti della tracbea e dell'arco aortico si trova ìl timo non per anco atrofìzzato e che lascia vedere ancora ben distinti e sviluppati i suoi due lobi ed, al taglio, la forma acinosa, come nell'età infantile. Addome.- Aperta la cavità andominale, nulla di notevole riscontrasi nel peritoneo. Le anse intestinali :;ono di colorito roseo e ripiene di gas. La mu.;osa è vivamente inieltata. Lo stomaco contiene poca quantità di una poltiglia bruno-giailastra senza alcun odore speciale. La sua mucosa p1·esenta qualche macchia ecchimotica in corrispondenza della piccola curvatura. La cistifellea contiene poca bile~ i condotti biliari sono vuoti e pervii. La capsula del Glisso n nella faccia concava del fegato pre- • senta un lieve inspessimento. Del resto il volume del fegato ed il parenchima al taglio, non fanno rilevare alcun fatto patologico. La capsula della milza è uniformemente inspessita. L'organo stesso è ingro~sato in tutti i suoi diametri. presentando un volume pressocM doppio del normale. La polpa l'ammol-


~EL I'RIJlO PERIODO DELLA. CLOROFORlllZZAZIO'F.

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lita non lascia ben distinguerei corpuscoli del :\'Talpighi: molto appariscenti invece sono le traiJecole fibrose. Le capsule surrenali sono di aspeuo normale. I reni non presentano altro che una notevole stasi venosa. La capsula distMcasi con facili là e lascia la superficie liscia e lucente . .Alla ,sezione pr·csentansi in giusta misura sv ilnppale le sostanze cor· ticale e midollare. Calici e pelvi renali, ureteri e vescica nulla pre:'entano di apprezzabile. La vena cava e la porta sono piene di sangue fluido, di colorito scuro; vuole lo grandi arterie addominali: Lungo il decorso dei vasi iliaci di sinistra si vede una catena di glandole linfatiche ingrossate, di cui le pitÌ voiuminose sono ad on dipresso quanto una noce avellana. Al raglio presentano nn aumento della sostanza midollare e qualche piccolo focolaio di suppur·nione. :\ ulla alla s~zione degli or~ani geni tali estero i. Diagno.\'i anatomica. -Congestione venosa dell'encefalo e delle sue meningl. Vei·samento di sangue fra la dnra rnaù1·e e l'm·acnoide della volla cerebrale. lpertrofia della ~landola tiroide. Per:'i ~ten7.a del timo. Pleurite adesiva bilaterale di -racchia dala. Jperemia passiva del polmone e della mucosa delle vie aeree. Pericardite fibrosa antica. Incipiente degenera1.ione adiposa del miocardio. Stasi venosa intestinale e dei reni. Tumore recente di milza. Linfoadenite inguinale sinistra prevalentemente iperplastica; diffusa anche alle glandole iliache deJio stesso lato ( l ).

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(t) Devo qui aggiungere che ru eseguita un'accnmta a.nalisi chimka del clo-

roformio. tuttochè questa sostanza, prov<'niente dali~ r:mnact~ centrale militare, fosse stata gi:1 piu volte provataanehe in atti operativi molto lunghi. serua il minimo inconveniente. l i risultato dell'analisi ru a..solutamente negativo. Non potrei poi dire con precisioJle la qnantita di cloroformio adoperata, giacché parte di quello ebo ru trovato ma,ncante dalla boccetta (circa 25 grammi) Si evaporo dalla boccetta s tessa rimasta inavvedutamente aperta per tutto il tempo elle durò l'u~o dei mezzi di soccor~o.


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SOPRA UN CASO DI MORTI

IV. Ed ora conviene in primo luogo e!'aminare se le alterazioni rivelate dalla necro~copia erano diagoosticahiti in vita. ed in ogoi modo se erano tali da controindicare la clor-o-narcosi. Anzitutto, un uruppo di queste alterazioni è fuori di questione; per·ciocchò esse erano senza alcun dubbio in rapporto diretto od iodireuo coll'azione del cloroformio. Tali sono: la congestione pa. si va del centro encefalico e degli orgam splanenici in genere; la suifusione sanguigna in~rameningea, le alterazioni del sangu~. per cui nes,uo coagulo si è tronto nell'albero veooso del cuore destro. In qunnto alle altre, merita di essere noLata la persisLenza del timo: ma almeno nello stato attuale delle nostre cognizioni intorno a questa glandola, non si saprebbe ved~re alcuna relazione rra l'anomalia suaccenn.1ta e l'azione del cloroformio sull'organismo. L'iperlrofìa delln glandola tiroidra allora so1t.anto potrebbe avere va:ore, quando fos e tale dn esercitare una rilevante compressione sul canale laringo-tracheale ovvero sui ~ro~;~i va!'i e nervi del rollo; e cosi non era nel nostro caso. ~on parlo del tumore di milza. a mio avvisn rifenbile alla febbre suppurativa sofferta dal Costa nei primordi della sua malauia ghiandolare, e che certamente non costituiva un impedimento per l'effelluazione della cloro-narcosi. rengo invece alle lesioni d~li apparecchi respiratorio e circolatorio, le quali. non occorre dirlo, richiedono una più minuta disamina. Eraovi le conseguenze di una doppia pleurite adesiva, rappresentate da briglie connettivali interpol'te fra le lamine pa-


NEL I'RIHO PERIODO DEI.I.A CLOROFORMIZZAZIONE

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rietale e \'1scerale della pleurn cou mediocre in~pe~ ·imento a chiazze di tfucsla membrana. Ma le aderenze risiedevano solo nella parte superiore del cono pleurico. là dove le escursioni co..tali sono na:uralmenle meno estese; erano bilaterali, e perciò mancava la po~sibi lità del confronto fra l'un lato e l'altro: e non si riscontrava ,·erun apprezzabile segno di lesione or~anica o funzionale del polmone. Infine l'anamnesi, affatto muta intorno a pr·egresse malaUie degli organi respiratorii. non designava io modo speciale al medico J'esamfl di tali organi. Per silfattP condizioni le aderenze pleurali antiche. sempl'e difficili a riconoscersi , erano evidentemente rese poco meno cbe iodiagoosticabili nel nostro infermo. E se pur si Yoglia ammettere che ad UDtt rigorosa e minuta indagine clinica avrebbe•·o for;;e potuto svelarsi, mi sia lecito domandare: erano desse ltastevoli a controi11dicare l'anestesia cloroformica t Se cosi fosse, quante migliaia di cloroformizzazioni già falle con pieno successo, si sarebbero dovute non praticare ! E d'altra parte, non si adopera sovente il cloro(ormio in malati con polmoni IUhercololici, e nell'operazione òi Rstlander, quando la funzione di tutto o quasi tolto un polmone è soppressa,la plenra profondamente alterala ed il suo ca,·o rirolmll di es!ludato purulento f 1 mio anio,;o, la pleurite. anche parziale. potrellbe co.;utuire un ostacolo grave al buon esito della cloronarcosi. allorché per eiTeuo di essa fo:ise leao in quabiasi modo il pnE-umogastrico; ciò che per verità avviene ac;sai di rado, e ne". un fatto nè rlinico , nè anatomico-patolo~iro autorizza ad ammettere nel presente ra'>o. In quanto all'apparecchio circolatorio, innanzi tutto furono trovati inspess1menti dell'epicardio sotto forma di bandellette bianche, che seguivano il cor;;11 dei va i coronari: da ciò si concluse per una pregressa epicardite fihrosa.


SOI'IlA UN CASO l)J JIOIHR

È d'uopo Ticordare per altro come non tutti i presenti all'autopsia siano stati concordi intorno a questo reperto. essendo sembrato a. taluno che quelle stri~cie bianche, cosi regolari e limital~ al rorso dei vasi coronari, potessero rappresentare non già uno stato patologico vero e proprio, ma. il tessuto connetlivo perivasale che in modo più o meno appari:Scente nei diversi soggetti Circonda normalmente ed in volge i detti tronchi vnseolari . Per mio conto non intendo farmi sostenitore di tale opinione; ho voluto solo acceunarla, perchè essa dinota per lo meno rome le lesioni pericnrdicl1e DOJ? fossero mollo palesi nel nostro caso. Comunque. è cer•to cbe una perica•·dite parziale. anLicn. forse della prima etit. non associata a sensibili modificazioni nE~IIa nutrizione del miocardio, nè nella capacità dei ventritoli non poteva essere un fatto morbo:;o riconoscibile in vita. ne C()sLituire una controindicazione per l'uso del cloroformio. Re:ita la degenerazione adiposa del cuore. È nolo come essa sia generalmente ritenuta per la più peri~olosa complicazioni' della cloro-narcosi; e nei casi di morte per doroformio. se la necroscopia rivelò una tale alterazione del muscolo cardiaco, non S! cercò altra ragione del decesso: tanto quella pa1•ve basleYole e soddisfacente l l'erò, siccome osserva il Kappeler; nella suo monografb ugli anestetici (1), mentre è assai probabile che un cuore co ·i malato soggiaccia più presto e pjù facilmente di un cuore sano all'azione del cloroformio, non è ancora lecito di ritenere fondaLa su basi inconcus:;e questa supposizione teorka. Et:co all'uopo alcuni dali statistici. Sopra 137 casi di morte Il) ~PBLU. - fiiC antfleUti. - Trad. ital, ~ilfiOII, 1883. pag. ISi. - \'P•It Chirurgia te(lesca, di BILLilOTU e Lt•!cu:.


~IL PRIMO PRRIODO DELLA CLOROf'OR)IlZZAtlO~a

;\.:J

per gli efl'elli del clorofol'mio raccolti da G. .Koch; la degenerazione grassa del cuore fu trovata H \'Oite( l). Inoltre da una statistica del anso m ri,ulta che su :16 morti furoovene 18 con l'anzidetta. alterazione. Ed in 60 necro~c:-npie riportate da Kappeler essa ru riscontrata in 16 casi. ma in 0 soltanto fu confermala dall'esame microscopico. D'altronde 26 amputati per cancrena senile tollerarono ~enza il minimo inconveniE'nl~ la cloroformizzazione ~ehbene coe!'istessero colla cancrena affezioni gravi dei va~i arteriosi e del cuor& ed in quattro casi un'avanzata degenetnzione gras::;a del miocardio accertata dipoi dalla nec1·oscopin. Pertanto 1\appeler conclude che troppo facilmente in simili 1:..lsi la rnusa della m01·te viene addebitata alla degeneraziOne adiposa delJ'organo centrale della circolazione: ed anche alle minime alterazioni di ess() si allrihuisce un 'importanza che effeuivamenle non banno e che alla critica perde ogni nlore. :\la esisteva la malattia in disamina nel nostro caso~ \'era mente i carallt>ri mneroseopir.i non erano mollo cbiari e dimosu·aLivi. L'o~~ervazione microscopica falla dal prof. Tizzoni rivelò tm' inci11intlP tleyf'1ll'rrt: ioni' IJI'ass.<m rielle {tb1·e m IISCUlflri del t iiOI'f. Ciò mi comunicò gentilmente lo ste.~so profe,.:-ore, ed io l>ono a~sn i lontano dal pot·re in dubhio il risultato delle sue .;apienti indagini. Dn·llm~ "Oilanto di non potere addurre all'uopo akuna ossen·azione personale, poichè il pezzo destinalo a late scopo. di,-IH'3Ziatameote andò per~uto per ne}!ligenza di chi era stato incaricato di conservarlo; nè 1 per ragioni da me indipendenti. mi fu dato di Yedere i preparati del Tizzoni. TnLanlo la •rualilicazione tl'mcipiente data alla degenera111 G. 1\0CH . - Sul eloro(orm io td a 1110 uso ill clli1'11.rgta. - Trad. i tal. 1\aJ)oli, f8i8, pag. 37. - llaccolla dl COil(trtll:t ehn~tlle, di R. VOLK»ANN.


SOPRA UN CASO UI :\fORTE

zi.one adiposa del miorardio, spiega e wnferma il risultato negativo dell'osserva~ione clinica e giustifica pienamente l'opera no~tra. Ciò a me hasta. rn ogni mojo, non è improbabile che tutte queste altera1:Ìoni, se non isolalamente, abbiano nel loro insieme potuto C(lncorrere nel nostro caso come tausa predisponente o come causa. coadiuvante dell'azione funesta del cloroformio.

Y. l'n problema non meno importante è quello di indagare in qual modo il cloroformio ahhia agito per prod1.1rre l'esito letale. Sédillot nel 1851 pronunciò una fra~e che fece impressione: il cl01·o(ormin pu1·o c btme atlopn<~to non w;cide. mai. Ma tale ::entenza fu smentita da un cumulo di fatl.i. poiehè il cloroformio anche purissimo e nelle mani di chii'Orgi assai esperti e sa pianti, t'• stato non di rado causa di morte: e lo sleS!'O Simpson, l'introduttor·e del cloroformio in chirurgia, ebbe il dispiacere, dopo 30 anni di prntica, di perdere un malato durant.e la cloroformizzazione. Per tt·adnrre in cifre i pericoli della narcosi cloroformica occorrerebbe un rapporto e~atto fra i casi di morte ed il numero delle clot·oformizzazioni. e questo rapporto, che io sappia, non ancora è stato bene stabilito. Secondo A.ndt•ews si avreòhe un caso di morte su 2723 cloroformizzati. ~la la proporzione varia di mollo s-econdo gli aulori ed anche secondo le diversere~io ni. In Inghilterra ed in America, forse per maggiore esattezza di registrazione dei casi lelali , il rapporto è maggiore: il dottor Coles, coacervando le statistiche dei d ne paesi, avrebbe trovato una proporzione di l : ~873, mentr~ il miscuglio d i etere e di cloroformio avrebbe dato 1 : 5588, e l'etere soltanto l : 2320-i-.


NEL PRIMO PERIODO DEU.A CLQROFORMIZZA.ZIONE

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Le statistiche tedesche sono state finora più favorevoli: Billroth ha avuto un morto sopra 42500 clorofor·miztatr; Nussbaum non ne conta alcuno sopra ·15000, e Koenig assevera che se la clorof-ormizzaiwne è ben.diretta avviene un caso di morte sopra WOOO narcosr(4 ). Peraltro in questi uiÙmi tempi un chirurgo inglese, il La-vvrie, dic-e di non avere avuto detessi sopra 45006 eloroformizzaziaei. Secondo Kappeler la cifra dei decessi per effetto del cloroformio pubbticati sino at f '883 ascendeva a circa 300; ma egli ossll'rva giustamente d1e quella cifra nemmeno in modo approssimativo rappresenta i pericoli derivanti dall'uso di tale anestetico. Dalla raccolta di 10,1 casi di morie fatta .daflo stesso Kappeler emerge che il maggiore numero di decessi si verificò nel periodo dell'anestesia completa (30) o inc-ompleta (25). Nel periodo di eccitamento se ne contarono H, ad opet·azione terminata 17. ai prindipio dell'inalazione "-, ed 4·l rimasero inc'erti. Circa la l'ansa, in 23 clorofol'mizzati la morte avvenne per s()cSpensione della funzione cardiaca, in H per asfissia; negli altri o furono i disturbi del circolo e dei respiro insieme o restò indeterminata la causa immediàta d,ella morte (2). Dei 137 casi di G. Koch, 27 morirono per asfissia, 73 per sinc~pe e 37 per sincope cardiaca e respiratoria. Queste cifre per quanto ~imitate confermano if risultato dell'osservazione clinica- e delta farmacologia sperimentate, cioè che il cloroformio può cagionare la merte o per sincope o per asfiss.ia o per fenomeni misti respiratori e circolatori insieme. Nel Mstro infermo la mort-e avvenne senza alcun dubbio per paralisi del cu6re.lmpercioeehè-, innaft'li tutto, nel primo (l.) lCOBNIG. -

Chirargia gener4lt, pag. 57, !8S5. Trad. ttal.

(2) KAPPIILEll, loco eitato, pag . .t60 e seg.


SOPRA. L"~ CASO 01 ~ORTE

periodo della cloroformJZzazione la sincope è mollo più frequente del!'asJissia; e poi i fatti esposti nella storia clinica, e che reputo inutile ripetere, sono caratteristici della sincope, ed è soprattutto tale la circostanza bene aecertnta che: al contrario di quanto verilìcasi nel\'asLìssia, cessò molto prima la funzione del cuore che quella respiratoria. )la il cloroformio. in simili casi, spiega l'opera sua direttamente sui centri nervosi del Cllore o sulle fibr·e del miocardio coagulandone la mielina? Oppure arrecando dapprima delle alterazioni morfologiche e cb imiche nel sangue, agisce secondariamente sul sistema nervoso'? O finalmente esercita la sua azione mediante l'occlusione meccanica della glottide per la relrazione della lingua 'l Formulando tali domande io ho acrennato alle principall ipotesi emesse per ispiegare l'azione letale del cloroformio e che sarebbe fuori proposito qui discutere.lli basterà soltanto ricordare come oggi incontri maggiore favore, anzi sia qna~i generalmente ammessa, la teoria nervosa., la quale veramente dà meglio ragione cosi dei renomeoi clinici come dei fatti risultanti dagli esperimenti sugli animali. Recentemente la seconda commissione inglese per il cloroformio dai suoi studi sperimentali falli sll ~30 animali cloroformizzati, ha creduto potere concbiudere che quell'agente anestetico non abbia alcuna azione dirett& sul cuore, come l'ba snU'apparecchio respiratorio, ma possa avervi solo un'azione riflessa esplicantesi mediante l'eccitazione del nervo pneumogastrico ('1). Siffatta conclusione, combaUuta subito nella stessa Inghiltena (2), è.in aperta contraddizione colle idee della grande Cl l Tht Lonat, il giugno !890. (!) Brllir/1 ,lftdicol Journar, giugno 1890.


'\.EL t•RIIIO PUIOIJO OILl.A CLOROfOIUUZZ.UIO~&

,.,10ranza clei chirurgi e tisiologi, che si sono occupati delm. ,.,. l'argomento. ~·rattanto la patogenesi della sincope cardiaca è diversa secondo che la morte avviene neJ periodo iniziale della cloroformizzazione: ovvero ad anestesia completa. ~el periodo anestetico la morte è il risultato dell'azione tO!'"ìca del cloroformio sul bulbo e precisamente sui centri nervosi del cuore e della funzione respiratoria. Già dai lavori sperimentali del Flourcn11. poi da «Juelli del Bernstein e di altri venne provato che le inalazioni cloroformicbe non hanno azione sulle fibre nervose, ma colpiscono invece le cellule gnnglionari. È abolita prima l'attivi t~ dei centri della :-ensibilita generale e specifica. re5tando eccitalJile la zon.\ motrice; poscia cessano i mo,·imenti volontari. e 11uindi l'attivita della midolla spinale ed i movimenti rillessi. La midolla allungata consena pin a lungo la fllozionaJiti. ~la quando questa è sospesa, la vita si spegne, e si spegne o t•olla forma Sintomatica della ~ioc•ope OC'OD lflleJia dell'asfissia 0 l'OD una forma mista. seCllndo che è colpito il centro cardiaco o cfuello respiratorio, o l'uno o l'altro ad un tempo. :;itTatto gl'aduale allargamento della sfera d'azione del cloroformio ~ il fondamento dell'u"o che di esso si fa in ch irurgia. cnme anestetico, e dà ragione tanto della sintomatologia della clorol"ormizzazione. quanto della rarità degli accidenti tristi; poicbt' per e~tinguere le funzioni del bulbo occorrono dosi eecessive della sostanza anestetica, oppure speciali condizioni ahnormi dei centri nervosi minacriati o degli organi cbe 'Ono sotto il loro dominio. e la morte avvitme. come nel nostro caso, nel periodo del· l'eccitamento. devesi per necessità ricercare un'altra interpretazione dell'arresto della funzione cardiaca o respiratoria; dnppoiehè in quel periodo non è peraneo abolila Ja seosibilita


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SOl'IL~ UN CA::-0 Dl MORTE

generale e persistono, anzi, per il potere esagerato di reazione dei centri net·vosi, sono più facili e più pronti gli atti riflessi. Rob.ert e Billr<>th, in diretto di al Ira interpretazione, ricorsero all'ipotesi d'una speciale idiosincrasia di taluni indi vidui contro il cloroformio, per ispiegare come anche poche inalazioni di tale sostanza valgano a cagionare la morte per sint•ope (l ). lla ricerche fisiologiche e sperimentali piil recenti hanno provato che i vapoti di cloroformio: specie ~e molto concentrati, pos ·ono effetLuare per via riflessa un rapido arresto dei moti cardiaci (2). Jl modo di produzione del fenomeno sarebbe il segueute: i ,·a pori del cloroformio eccitano le espansioni periferiche del nervo nasale e dellariogeo superiore; l'ecci tazione arriva nel bulbo ai nuclei d'origine clel pneumastrico: e da questi nuclei le fibre cardiache o i nervi motori respiratori conducono il t·iJlesso d'arresto, ed il fenomeno si estrinseca colla sincope del cuore o con quella respiratoria oppure con nna forma sincopale mista. In una discussione agi tatasi pochi mesi or sono nell'Accademia di medicina di Parigi, intorno agli aecidenti dovuti alla cloroformizzazione, il La borde ed il Frank sostennet·o precisamente questa dottrina. fondandosi su molti esper·imenti negli animali; ed il li'r·nnk anzi pose pu1·e in rilievo il pericolo che potrebhe recare un'azione centripeta suscitata da maneggi o da tagli inopportunamente fatti nel periodo di eccitamento o di anestesia incompleta. Uì IUPPEI&ll, loco Citato, pag. m. {:!J È possibile al tres! che nel primo periodo della cloroformiztati<lne l'arresto (JeJ cuore sia 1alvona determinato da un'eecituione diretta, cmtrol•, del ne"o pneumogastrleo.


NEI· PRl'!O PEJUOO.O DELLA CLOROFOII'f!ZZAZIO\'R

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Le ForL Guèrm, Verneuil. Labbè. che pre5er< parte 11la discussione, accettarono io massima le idee del LaiJorde e del Franck, esprimendo solo qualche riserva intorno al valor·e delle esperienze fisiologiche in confronto dell'o~servaziooe clinica ('l)· Dopo tollo conviene non dimenticare cbe non rare volte la morteveriflcasi d1trante la rloroformi:;a:ione. ma non per il doroj'ormio. E chi poLrebbe negare che nel caso a me occorso, come in tanti ahrr , abbia portato per lo meno •l .;oo contributo quella causa così potente di depressione nervosa. che è In paura l' Riproduco all'uopo dalla slorra del cloroformio qualche fatto che sembrami molto carclteristico. È noto il ca~o del 'Jiller il quale rn una tlouna da operare d'erniotomia vole\a tentare per In prima volta la cloroformizzozione, ma per un'impreveduta cir,·ocotanza, al momen!o opportuno il cloroformio manco: intanto l'rnferma mori alla prima incisione. Cazemwe racconta di un uomo a 40 anni. cui dovevn~i praticare un'amputazione: ma e~sendo molto prostrato, venne soltopostv solo in apparenza alla cloroformizzazione mediante t '.tpplicazione d'una semplice peuuola davanti al naso ed alla bocca. Anche quf'sto infermo all'mizio d(•ll'a!to operativo fu colto repentinamente da morte. Io un altro caso, mentre Desault designaV"n coll'unghia Jel dito sul perineo In linea del ta)!lio che doveva praticare per la litotomia. il malato emise un grido e restò atrislantHadaH!I ~'· n Oupu) Lren riporta 0 0\Te ca... i di simrl fatta: e altr·i CÌO•JUe ne rifer·isce Simpson. nei quali si veri1ìcù la mortl' prima dre sr commCillsse l'operazione e ...enl.r açere '\doper·ato nè cloroformio nr altri anestetici. ti ) Ri(orma mtdtca, nomert 1!13, 161, 16\, liO e &a del tfl<j(),


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SOPRA U' C.:ASO IH }fORTE

YJ.

\ engo ora ad un ultimo t.Juesito: le misure preventive e curati re degli acciden ti della narcosi cloroformica furono convenientemente attuate nel caso a noi occorso r La risposto a lale quesito è in gran parte contenuta nella storia clinica. Tuttavia parmi vall-(a la pena di trattarlo un po' più ampiamente. Il modo davvero radicale di prevenire gli accidenti della cloroformizzazione sarebbe quello di eliminare il cloroformio. Egli è perciò che sin dal 1847, epoca in cui il Simpson cominciò a trar partito in chirurgia della sr.operta del Saubeiran, chirurgi , fisiologi e farmacologisti hanno cercato indefessamente di sostituire al cloroformio un agente anestetiw meno pel'icoloso. Fra i tanti rivali di lJUesta sostanza i soli mer·itevoli di menzione, sebbene neppure essi sieno riusciti a spodestarla, sono l'etere, il hiclorurc di meLilene ed il protossido d'azoto. l: etere, ·come i• noto, minaccia in particolar modo il centro respiratorio. rispettando quello cardiaw. ed è perciò ritenuto quattro o cinqtte volle meno pericoloso del cloroformio. ~ondimeno, la sua azione è piìt tarda, ed è meno profondo e durevole il sonno anestetico; inollr'e i suoi vapori sono più s~rade,·oli e piil irritanti delle vie respirator-ie, che non sieno quelli clel cloroformio. Perciò, tranne poche località (Boston, Lione, Napoli) in cui c stato sino a poco tempo fa l'anestetico preferito, l'etere 'cedette assai presto il campo al cloroformio. Il bicloruro di metilene raccomandato dal Richardson ed adoperato per la prima volla da Spencer·- Wells in un' ovariotomia, ebbe voga per certo tempo. ~pecie in Inghilterra.


NEL PRIMO PERIODO DELLA CLOROFORMIZZAZIONE

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)la per la sua azione meno ellicace e durevole di quella del clorofo rmio e soprattutto perchè non tardò anch'esso ad avere le sue vini me, cadde quasi da per tutto in disuso. Infine il protossido d'azoto non presenterebbe alcun pericolo, perchè invece di deprimere, eleva, secondo le esperienze del Wood (1) la pressione arteriosa: ma per la grande fugacità del suo potere ane.;tetico è rimasto quasi esclusivamente nel dominio dell'odontoiatria. Nè il metodo di Bert.consistente nel mescolare l'ossigen& al protossido di azoto per rendere più profonda la narcosi, ba incontrato favore nella pratica chirurgica, poichè fra gli altri inconYenienti , ha quello di richiedere apparecchi assai complicati e poco trasporlabili. Ecco come la chirurgia operativa aspetta ancora dalla chimica e dalla farmacologia dell'avvenire una sostanza degna di competere vittoriosamente col cloroformio. Nè migliore fortuna hanno avuto le miscele dì diversi anestestici o di anestetici e narcotici insieme, giacchè il loro uso, salvo qualche eccezione, non è uscito dai confini della pratica chirur~ica di chi le aveva proposte . .Non altrimenti può dirsi di quei mezzi che sono stati consi~liali allo scopo di premunire in modo più o meno diretto l'orflanismo contro i tristi effetti del cloroformio. Tali sono le iniezioni ipodermiclte di morfina (Cl. Ber-nard), quelle di solfato di atropina (Schiifer, Dastre. Albertoni), (2) la narceina ~oluùile (Laborde), le penellazioni di cocaina sulla mucosa naso-lnringea (Franck), ecc. Quasi lulli questi rimedi furono suggeriti da fisiologi sul (l ) Riforma medica, N. !94 del 1890, pag. ll6}. (t ) Un milligrammo di solfato neutro dì atropina per illiezìone ipodermiea

basta a deprimere nell'uomo le estremiIii mtra-cardiache del vago. Ctò varreb be a prevenire l'arresto del cuore per l'esagcr:l.ta azione inibitorì:l che tale nerro, sotto l'influenz,a del clororormio, potrebbe esercitare sul cuort~ atesS(I.


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SOPRA UN CASO DI ~tORTE

fondamento degli esperimenti negli animali. Non ancora per() hanno avuto l.t piena sanzione dell'osservazione clinica; e quindi per mio conto non mi crederei autorizzalo a valermenenella pratica. D'altra parte, osserva il Verneuil (l), adoperandoli, per evitare un pericolo eventuale, se ne crea un altro. coll'introduzione nell'economia di un'altra sostanza tossica. oltre il cloroformio. Emerge da questi pochi cenni che oggi ancora le misureprofilauiche più positive contro gli effetti dannosi dell'anestesia. chirurgica consistono: primieramente nello st.abilir bene le indicazioni o le controindicazioni di tale anestesia; in secondo luogo. nell'assicurarsi della purezza del cloroformio, e poi in un diligente ed esatto tecnicismo, tenendo sopratLullo presente che le inalazioni cloroformiche devono essere fatte a dosi piccole e \:Ontioue e sempre mesc~lale con un volume assai prevalente d'aria, il quale, secondo Snow e Clower, non dovrebbe mai discendere al di sotto del 95 su 15 volumi della sostanza anestetica. È inutile dire, dopo quanto ho espesto innanzi, che nel nostro caso furono scrupolosamente os::;ervate tutte qnesl& norme. Aggiungerò solo qualche particolarità rhe non ba potuto trovare posto nella storia clinica, e cioè: che la sala di operazione, ampia e bene aereata, aveva la temperatura di· 22° C. ed era corredata di tutto l'occorrente anche per provvedere agli accidenLi delta cloroformizzazione; che al pazient& totalmente svestito dei suoi ahiti, fu data la posizione supina col capo alla stessa altezza del tronco; che egli non aveva preso la mattina dell'operazione altro che il caffè !alle, che il cloroformio fu adoperato con parsimonia facendolo cadere a gocce sulla maschera dello Skioner-Esmarch e, come necessa(l) Riforma mtdica, N. f70 del f890, pag. t0t8


1\EL PRI\JO PERIODO DELI.A CLOKOFORlllZZAZlONB

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r 1amente avviene con silJatto apparecchio, abbondantemente mescolato all'at·ia; che infine i mezzi di soc~orso vennero con tutta sollecitudine adoperati non appena comparve la minaccia della sincope cardiaca. Ed ora non mi restano che poche parole appunto intorno a tali mezzi di soccorso. Quando ci troviamo dinanzi i sintomi minacciosi della pa-ralisi cardiaca, la morte sopmvviene con cosi fulminea pre~tezza, che d'ordinario manca il tempo per qualsiasi compenso. Nondimeno, in simili casi il rimedio sovrano è la re· spirazione artificiale, la quale, promovendo una rapida ventilazione polmonare. affreua la eliminazione della sostanza tossica dall'organismo: e cosi l'attività cardiaca sospesa può ,·enire ridestata con sufficiente vigoria. Ailre pratiche, se non sempre utili, certo molto raccomandate, sono: la compressione meccanica della regione cardiaca mediante sco~se ritmiche impresse alla parete toracica in detta regione: l'inversione del Nèlaton, cioè l'inclinazione del capo all'indietro ed in basso; le frizioni secche sul torace e :'ugli arti; la flagellazione mediani e spruzzi d'acqua sul viso -e sul c-entro epigastrico; la stimolazione elettrica dei nervi frenici e dei muscoli respiratorii: l'ago elettro-puntura del cuore. :.\el caso nostro, siccome bo riferito nella sLoria clinica, si l'icorse con prontezza ed energia a LuUi questi mezzi, tranne l'elettro-puntura; anzi taluni di essi, quali la 1·espirazione artilìciale ed il massaggio, specie della regione precordiale, fu· l'ono continuati per quasi due ore. Infine non devo tacere che, come per prevenire l'arresto dell'atlivilà cardiaca , così pure per combauerlo, sono stati proposti diversi farmachi: iniezioni ipodcrmiche di atropina; di stricnina; di digitalina; inalazioni di nitrito d'amile, ecc.


SOPRA Ul'i CASO DI MORtE, ECC.

}fa per le stesse ragioni testè addotte a proposito <lella profilassi della sincope da cloroformio, non reputai conveniente ricorrere ad alcuno di lali rimedi. Ora, concludendo, mi sia lecito domandare: quali insegnamenti trarremo noi da questo caso disgraziato? Desisteremo forse dall'usare il cloroformio in aspettazione di più validi mezzi preventivi e curativi dei suoi tristi effetti, ovvero di un altro anestetico egualmente efficace, ma più sicuro? Lenire il dolore è opera divina, disse Ippocrate or sono 23 secoli l E sarebbe non errore soltanto, ma colpa, il non valersi pet un esagerato ed inconsulto timore, di una delle più meravig1iose scoperte del nostro secolo, come ebbe a dirla il Figuier. Pertanto continueremo a cloroformizzare, semprechè la narcosi sia assolutamente richiesta. Che se poi~ ad onta di tutle le cautele e di tutti gli sforzi, un acc.idente disgraziato doi'esse incoglierci> lo deploreremmo. vivamente, ma ci lascerebbe colla cosdenza tranquilJa e F>icut·a e non paventeremmo i rimproveri di nessuno che giudicasse -con serenità e con rettitudine.

Bologna, settembre ·1890.


UN CASO DI

LACER AZI ONE INTESTINALE PER

CALCIO 01 CAVAllO Al VENTRE Lettum fatta nella conferenza ~cìentillca del mese di novembre 1890 presso l'ospedale millt. priocipale dì Bologna

dal maggiore medico luab<'iaeo cav. Pie,ro .

La rarità delle lesioni riscontrate all'autopsia rende questo ca<"O meritevole di speciale menzione, e perciò reputo opportuno riferirne br~vemente la storia clinica e necroscopica. Il soldato Monti Domenico del 3• reggimento artiglieria, richiamato della classe 180i venne ;,trasportato all'ospedale militare di Bologna il 16 settembre 1890 verso le 12,30 pomeridiane per lesioni ripo-r tate il giorno stesso in seguito ad \tn calc1o di cavallo al ventre. ~arra va ehe circa un'ora prima, mentr e attendeva al governo C:el cavallo cheaveva in consegna, ebbe da questo un calcio al ventre cosi violento che lo fece ruzzolare per ter r"l. Aveva l'apparente età di 28 anni ed era di robusta costituzione fisica. ma presentavasi di aspetto a~sai sofferente colla pelle e le mucosP visibili pallidissime e coi tratti della tìsonomia mollo alterati. Il ventre era depresso e lasciava notare un principio di ecchimosi immediatamente al di~otto dell'arco costale sinistro nel proluntzamento della linea mammiUare verticale corrispondente. Era contralto e dolentissimo al tatto, specie nella metà sinistra della sua regione antero-laterale; e colla


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SOPRA UN CASO DI LESiO:oiE I~TESTL~ALE

percus1oione vi si riscontrava ottusità completa in tutto il quadrante tnferwre sinistro, !'uono ottuso-timpanico nelle regioni ipgastl'ica ed iliaca destra. Era\·i molesta ed insistente voglia di orinare, ma assoluta ritenzione di urina; col cateterismo praticato alle ore 4 pomeridiane si estra!'tsero 900 grammi di orina dJ aspetto normale. Inoltre l'infermo aveva rrequenli:;simi conati Ji vomito e ~pesso vomito effettivo di materie pollacee miste a stmgue; sentiva pure il bisogno di emettere le feci ma, come l' atto del mingeru, non riusciva a compiere quello della defecazione. A ,·eva il polso piccolo, irregolare, frequentissimo (120.130 pulsaziOni a: minuto}, respiro affannoso e coslale superiore con ~O alli respiratori al minuto; temperatura ascellare 36•,8. Associata aù un senc;o di profondo malesserl:l e di prostraZIOne, presentava grande irt'equietezza e decombeva ora sul dorso ed ora sul fianco deslro, colle estremità inferiori rattrappite, le cosce semi/lesse sul baciuo e le gambe sulle cosce. A-veva però l'intelligenza libera e rispondeva coerentemente alle domande, sebbene con voce fioca e stanca. Venne applicata la ve!:!cica di ghiaccio a permanenza sul "t!ntre ed iuternamente fu amministrato dell'oppio e del vino dt Marsala. La stessa notte alle ore 3 antrmel'idiane l' infelice Monli wori in preda al collasso e con temperatura sempre al disotto di 37•.

••• La necroscopia venne eseguita ao ore dopo il decesso. Ec- eone il risultato: Aspetto esterno. - Cadavere di slatura superiore alla media con regolare e simmetrico sviluppo·scheleLrivo, con muscoli sodi ed abbondante pannicolo adiposo sottoeutaneo. È in istato di putrefazione avanzata ed e rruasi raddoppiato di volume per enfisema generale soltocutaneo. La pelle é dappertutto di colorito rosso-viuoso; al ventre è di colore


.PER GALClQ Dl t.:AYAT.W AL VJ<:.'ff'RE

vardastl'o. Estese macchie ipostatiche osservansi alta parte posteriore del tronco. Rigidita cadaverica pressoché Moroparsa dovunque. Cranio. - Non fu aperta la cavità cranica. Torace. - Nessuna aderenza pleurica. Polmoni permea• bili all'aria in tutta la loro estensione e crepitanti al taglio. Alla sezione appariscono perfettamente normali, tt'anne nella parte posteriore dei lobi inferiori ove la superficie de.l taglio è di colore rosso-bruno e lascia fluire colla pressione abbondante quantità di siero sanguiuolento. Nell'albero broncMale è raccolta poca quantità dt liquido spumoso e la mucosa, specie dei bronchi più piccoli, é di cò1ore rosso-vinoso. n pericardio contiene poco liquido sieroso limpido ed ha Ìa sua lucentezza e levigatezza normali. Il miocardio é ('!a~.:­ cido e nelle cavità, specie del cuore destro, si conten€fono pochi grumi recenti. Orifizi ed apparati valvolari, come pure i grossi vasi, allo stato normale. Nulla negli altri organi contenuti Ml cavo t.oracico. A.ddome. - Dissecata la parete antero-laterale del ven.tre nel punto ove avvenne il traumatismo, nulla vi si r·iscontra d'anormale, tr·anne un lieve str(lvaso di sangue nel tes;outo connettivo sottocutaneo. Aperta la cavità peritoneale, ne esce una grande quanti1à: di gas fetido. Sulla superficie degli mteslini medloc~eruente distesi da gas, si notà, mescolata a pochi grumi di sangue~ una poltiglia avente i caratteri del contenuto intestinale. Nelle parli declivi e precisamente nelle fosse iliache e nella cavità del piccolo bacino, è raccolto molto sangue fluido e qualche coagulo recente. In corrispondem-a della grande curvatura dello stomaco, oell'aQgolo che essa forma col grande fondo cieco dello stesso viscere-, vedesi una macchia ecchimotica della graod~zza e forma di una moneta da cinque lire. Nella stessa sede e per la stessa estensione ripvolucro peritoneale è lacerato. Un altro esteso strava.so di sangue trovasi nel mesòcolon trasverso. "su11e anse intestinali -vièine all'indicato punto dello stomaco e nel corrispondente mese.ntério. Tale stravaso, sotto forma cti una larga macchia ecchimotica, pr-olung-asi


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-.Ol'RA U\ CASO 01 J.~SIO ..,.g l 'iiE"11 :\Al.E

in bac:~o ed a SIOISttra della colonna ver lebrale sino a lin•llo dell'ar ticolazione sacro-' erlebrale. Un'ansa dell'intestino tenue addos~ata alla colonna vertebra le e p1•opriamente corrispondente al corpo delhl seconda vertebra lombare, pr~enla una lacerazione trasversale abbastanza regolare, a mar~ini le~,tgermente frastagliati ed intere~~ante tutta la circonferenza dell'intestino. per modo che i due monconi di questo sono le~ati inc:ieme '>oltanlo da una briglia del mesenlerio corric;pondenta ( V. taro/a annessa). Il ll·atto intestinale che c:ta ttl disotto della lacerazione ~ vuoto e le sue par~li sono addossate l'una all'altra. Asportalo il pacrhello intestinale, notasi nella retro ca vita peritont.>ale una raccolta di sangue in gran parte coaqulato che , se,:ruendo il corso dello psoas-iliaco sinistro. invade qua«i tutto l•l c;pazio sotto- peritonale della fossa iliaca dello ste~so lato. Le anse inte<~tinali !'Ono vivamente imettale ma""Ime nella loro tonaca s1er osa. Nulla di apprezzabile !'i riscontra nella loro superllci'• interna. Aperta la cav1tà j:tastr1ca, vi si trova scar so c. ntenuto semiftuirlo d1 coloro Fttallastro con molte str ie di sangue. In corri!!-pondenza della lacerazione dell'involucro peritoneale t• purl' lacerata, l'ehbene in un'area più ri~tretla. la tonaca mucosa; fJuella mu~colare i• rimasta intatta La m1lza, il re~oto, i reni sono integri e, tr anne un po' di congest1one passiva, nulla pr esentano di anormale anche alla sezionr. È sana anche la vesctca; presenta :,oltanlo un'eslPsa macchia l'cchimolica '-HIIa sua parete posteriore- superiore. Dell" piccole macchie ecchimotiche !"corp;onsi pure sulla fnccia anterio1•e dell'aot'la Del resto i grosl'li ''asi addominali sono tnlt1 integri. Diaonosi an.atomtca. - Contu<>ion" dello l'ltomaco, dell'intPc;tino tenue e tlr l mesenterio. Lacerazione parziale delle tonaclw siero::;a ~ mucosa dello stomaco. Rottura di un'ansa !lell'inte<~lino ileo rnn ver~amen to del contenuto inte<::tinsle nellE~ cavità del 1er1tonco. Emorraa-ia mtra ed extra- peritoneale. Pcritonite diffusa allo "tad10 JmzialP.


PER CAi.CIO DI CA\'AU.O \L \"EXTRE

• •• Questo caso si presterebbe a molle e varie considerazioni, rna, come ho accennato in prmcipio, l'imporl.aoza maggiore òi esso sta senza dubbio nel rapporto fra l'agent•• traumalico e la natura e sede delle alterazioni dall'agente sl.>!':~o prodolle, !'egnat.smenle la lacerazione intec;linale e quella 1ncompleta dello stomaco. E per fermo, la lacerazione delle tonache interna ed eslet·na ,fi quecfultimo viscere, rimanendo intatl.8 In media, non ~ repertorrequente in se~uito all'a~ione di un corpo conltmdente ~uUe pnreti addominali senza lesione di r1ue~tte; sebbene pPI' allro il rauo trovi ragione nella robustezza e resistenza moggipre che lo strato muscolare prcsenl.8, rispetto agli altri or,de la part>te l.tastrica si compone. Ancora più rara è la divisione trasversale di tutta un'ansa IUtestiuale. Le contusioni del ventre per calcio di ca,·allo o per altra causa somjgJian te sono molto comuni nei milìtari sopratutto delle armi a cavallo. Qumdi ogni medico mtlttare che conti qualche anno di pr·atica ha poLulo osservarne, ed io che pure ne ricordo un certo numero, non mi <>ono imbattuto in alcun caso da lac••razione netta e completa di un'an:>a intestinale come nel caso presente; né, per quanto abbia ricercato uella letteratura chirur~ica, mi é riuscato trovsroe. Per allro, se l'azione di un corpo contundente ~ull'addome non rP!<I.8 limital& alle pareti, ma ~i e~tencle agli orgaoj contPnuLi nella cavità del ventre, sono a preferen?.a colpiti i grandi visceri solrdi ed immobili- fegato, milza, reni - non gia i visceri cavi -stomaco, intestino. ecc. Chavasse, che ha riunito 149 casi di ronlusioni addominali con lesioni del tubo digerente, ha osservato che a produrre quesl.8 grave complicazione valgono principalmente i corpi vulneranli che a~iscono con violenza ed an piccola superficie. Perciò nella sua Rtatislica pr evale fra tutte le cause traumatiche aJ calcio di cavallo, che fl$ro.ra in 36 cac;r. E fra le parti del Lubo Jigerenle quella più di frequente


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~O l'H Uri CASO DI r.E~IQNE l 'iTESTI~ALE

colpita è finteslino tenue, il quale dallo Chavasse fu trovato leso 106 su H!l volle (1). Del t'esto, nella sloria chirurgica delta guerra di seccessione d'America, sopra 52 casi di lacerazione dei v1scert ad· dominali, senza fet'il.e esterne, ne sono riferiti 9 dell'io tesUno (2) e nell'esercito l.ed~co, durante la guerra francogermanica del 1870-71, se ne contarono 6 su 29:1 contusioni addoltlinali, dt cui 38 con lesioni di visceri (3). Aggiungasi <-he rJuP.sle rotlu1•e intestinali senza lesioni delle parli molli eslerne, vennero più di rrequanle riscontrate nel digiuno, in prossimita del duodeno, cioè delia parte piu fissa di Lutto il tratto inle$linale tenue Im·ece, nel uoslro caso, la rottura era mollo più io basso. nell'ileo; ed io non saprei altrimenti i<piegarla che per la vi. cinauzR dei corpi verlebrali con\ro cui l'ansa intestinale divisa ru violentemente spinta dall'agente vulneraole. Ciò. a mio avviso, dà ragione non soltanto della sede, ma alLresi della forma ed esteus1one della rollura. Un allro punto importante é quello ehe si rif<Jrisce alla cau$8 prossima dP-ll'esit.o letale. Nelle gravi lesioni addomina'i la morte, comP à noto, può avv~>ni1•e per· shock derivante dalla commozione dei visceri e sorratulto dei ceulr't ganglionari, per emorragia, t: per setticemitl pel'itoneale o peritonile sellica. Nell'infermo da me osservato, la morte parmi sia :Ja attri buirsi a tutte que:ste condizioni, ma principalmente all'ultima. E v"ramente, di un <-ollasso profondo, roriero di pro~~ima fine, non si ebbero pr1lpriameole i ::;inlorni, ué l'emori•agia interna fu cosl cop10sa e cosi gra,·e da potersi dire di per se sola mortale. D'altronde. auche a prescindere dal v1vo dolore al ventre (t) l'llUI.ET e BQI1300ST. -

tS85, {l;lg 3. (i) 8,.1 ftOPPJO e :iPORZ.t.. -

'lraUe de palhologie e;çlerne, tome 3. -

Parls,

Com~nclio eli chìrurg1a di guerra compilato a-ulla

Yolume n. Rolll3 - Voghera t886, pag. t6. 13) Smtu; cttlla rda:.ionua,dlaria '14fllautrdb lt4eulll dtlra!ZU la gU(rTa 1810-71. - (Compilata per cura del Giornale mtdsca dd R. uercslo e della R. manna). - RQroa, Voghera t889, p3g. t90. ~tona m.eclico-ehirurgica cltll<J guerra eli secessiotl8 d'America. -


dai carall.,rl del polso e da!:!lt altri sintomi l"l,.<'ontratl in \i· a. il versamt•nto del contenuto inle8hna'e nello cavila Jel peritorwo. la 'iva e ditfuc:a in ezion~> di •1uesla membrana e la TllpiJis.simA pulrefazione del r-ada,•ere depon~otono, senza dubtoio, per una di tJUelle forme acuti!'>sime di setlicemia peritoneale cbe, come dice il Koeoifl', sogliano l'iescire mortali in poche r re ( t) Infine mi si concedk un'ultimu considPrazione F'ulla te-

rapJa. È noto che le rolLur'e intestinali sono irreparabilmente ratali. In un caso di J oiJert riportato dal BardelebE>n (2), in se· ~uito al pa!'>sa~gio d1 una ruota ùi vettura sul ventr~>, es-en lo a'•venuta la lacerazione limi la la .!1 un'ansa intestinale, l'apertura venne occlusa da un pezzo d1 amento che v1 ~i int:-omise. e co~l si rese possibile la guaripione. ~a ciò ' affatto eccezionale; epperò la sola cura razionale ed t:!tfìcace ìn F'imili casi dovrebbe consistere nella I':U· tura deli'inlestino, ed é quella ogg! generalmente consigliala. Senonchè, per· procedert' alla luparotomia e quiudi alla $Utura intostinal8 converrebbe, woanzi tuUo, poter fare la dia~rno~i di natura e di sede della lesione. 11 dolor·e ,;oh:nto, il met1 orismo, il vomito ostinato ~ono ~intomi che, secondo Koenit:r, fanno concludere co11 g rande probabilità per una rerita tlell'intestino ed autor•zzano a l aprire il ventre (3). Ma, primierame'lle tali fenomeni sono assai incerti e fallaci. potendo derivare da t~nte e t'\'ariale cause oltre la le· ~1one in~tinale; e poi. nel caso a noi occor-.o. non erano nemmeno cosi chiari e spiccati da giustiticare un atto ope· rativo che, avuto ri,guardo al grave stato generale dell'Infermo, avrebbe potuto affrettare l'esito letale. Evidente mente dunque, ~arebbe stata infondata e temeraria una talf' rroticfl chirurgica. Bolo!.!na. no,·embre 1800. Il\ KOKlntl. -

Chiruruia sputo~. - Trall. ltal. Vatlardi.- Voi Il, pa!f, tU. /dilll!iiOftl dJ palo/4gao ~irurg~a~. - Tr· <lutione at~·

~~ BUI•BLIII!I. -

hana. - NaflOli, Yol. 111, pag. M7. (31 KOifNlll.- Op. cll , vol. Il, pag. US.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA n O&Doro e la teoria parault&rla. -

Prof. CARLO SA.N· (A rchioio italiano di clinica medica, puntata 3•, 30 settembre 1890). QUIRICO. -

L'autore espone in questo lavoro le proprie idee sulla teoria parassilaria del cancro, riassumibili come segue. Poichè non si può negare che in alcune neoformazioni si trovano quasi costantemente dei microrganismi, i quali dimostrano una certa attivi W. patogena quando vengono inoculati in animali poco resistenti; poichè lo sviluppo del cancro, pare doversi ritenere, almeno con molta frequenza, piuttosto che spontaneo e primitivo, secondario ora a processi morbosi della parte su cui si sviluppa, ora a irritazioni precedenti che più o meno profondamente ne abbiano alterato i processi nutritivi: poichè infine il momento determinante ed iniziale della comparsa di tale neoformazione non è ancora noto, pare che possa avere qualche fondamento l'ipotesi che ai microrganismi per quanto diversi, i quali sono st~ti isolati dal cancro, possa essere attribuita appunto la facoltà di fare svolgere quei processi proliferanti negli elementi con cui vengono in determinate circostanze a cont~tto, nei quali processi poi consiste essenzialmente l'iniziarsi delle neoformazionL In una parola l'autore non considera tali microrganismi come parassiti patogeni, specifici, quindi necessari per lo sviluppo delle neoformazioni cancerose: solo inclina a ritenere non del tutto accidentale ed indifferente la loro presenza, e la pone in rapporto collo sviluppo dei neoplasmi, <1uando il tessuto da essi invaso sia in q;;a1che modo predisposto a risentire gli effetti della loro presenza. Un'allra spiegazione potrebbe darsi per mettere in rap-


RIVISTA MEDICA

orto la presenza dei microrganismi nei tessuti cancerosi e

fo svduppo di questi; potrebbesi cioè ammettere che ogni ualvolta per circostanze speciali quei microrganismi inva-

~ano un tessuto sano, vadano esercitando un lP.nto e conli· nuato lavorio che conduce ad una ipernutrizione della par·te, ciò che potrebbe equivalere ad ~na preparazione del terreno pet· lo sviluppo delle neoplasie. E possibile che talvolta i fatti si svolgano pure in tal guisa: ed è saliente la circostanza che la presenza dei microrganismi può essere messa in rapporto coll'apparire di determinate neoforruazioni. Ad of(ni modo se oggi non si può dimostrare, anzi è recisamente ne~ato, che il cancro sia malattia dovuta essenzialmente ad un agente specifico, ciò non toglie ehe domani una fortunata scoperta possa fare accettare l'opinione contraria, ed ognun Yede come i criteri curativi in questo caso potrebbero subire qualche utile modificazione.

un raro oaso di influenza ooledform.e. TORE SALOMO:-!E - MARINO. -

Prof. SALVA-

(A.T'Chioio italiaTJ.(> di clinica

medica, puntata 3a, 30 settembre 1890).

Per quanto un solo caso clinico della rara forma di influenza coleriforme non autorizzi a deduzioni generali pure, col raffronto dei pochi altri casi che da altri sono stali additati. l'autore crede di paterne tr~rre i seguenti corollari: a) L'influenza, quando precipuamente localizza la sua azione su la mucosa gastro-intestinale, può per gravezza di infezione ed esagerazioni di sintomi assumere la forma colerica. IJ) I sintomi di essa forma colerica si presentano quasi sempre all'inizio del male, e per quanto appaiono allarmanti, vengono tosto mitigati e vinti con opportuni rimedi. e) La malattia però non finisce con lo seomparire dei sintomi colerici, ma si continua fino al compimento del ciclo suo, il quale suole essere più lungo che quello delle altre forme nella stessa epidemia. d) I fenomeni catarrali delle altro mucose tacciono nella forma colerica o sono insignificanti.


RiVISTA

e) La febbre conserva, generalmente quel grado e quell'andamento s tesso che suole avere negli altri casi a forma diversa, salvo la maggior durata . .f) La pl'ognosi e l'esito non subiscono modificazioni 11ella for·ma colerica, ma rimangono tali quali li l1a dali la epidemia in corso. g) La forma colerica lascia di sè una impt•onta marcata nell'organismo, ma-ssime in rispet.to alla oligoemia, alla denutrizione ed allo spossamento generale. h) La con valescénza, conseguentemente, è stentata e protratta per un tempo che ollrepassa il doppjo, od il triplo ancher di l'(uella dei casi ordinari. :Aìcerche sulla tosslcltà. delle orine in alcune ma.lattle Infettive. - Dott. EDOARDO BoNARDI. - (Archivio ita..J Ziano di clinica medica, pùntala a•, 30 settembre 1890). È nolo quanto sia controversa la questione della tossicità delle urine normali e patologiche, tanto dal punto di vista del gl'ado della tossicità medesima, come da quello del meccanismo d'azjone dell'udna negli esperimenti sugli animali. L'autore non accenna che incidentalmente jn questa nota alla parte storica deiJ'al'goment(>, ed espone senz'allro i metodi ed i risultati delle iodagioi ehimiGhe e sperimentali fatte su orine n!)rmali e su ç~rine di ammalati di pneumonite, di morbillo, di tubercolosi galoppante, dì reumatismo polìarticolare acuto. Ec.co le conclusioni dell'autore: 1• La tossicita delle orine non è prodotta. da speciali toxine, rifet'ibi]e al gruppo delle leueomaine. 2• Nelle orine pneumon.~che ed in quelle del reumatismo poliarticola:re acuto esistono leucomaine in quantità abbastanza s.ensibili per dimostrarne le reazioni generali ed oltenerJ)e prodotti cristallizzati, ma non sufficienti per spiegat·e la tossicilà delle orine stess,e. 3' Nelle orine morbillose ed in quelle della tubercolosi galoppante esistono, come nelle orine normali, appena tracce di leucomaine.


MEillCA

4• La tossicità delle orine pneumoniehe e di quelle del reumatismo polial'iie'Jlar-e acuto é maggiore della toss·icit~ delle orine normali, specialmente nel periodo risolulivo. 5, Le orine della tubercolosi galoppante hanno una tos~i­ cità presso a poco uguale a quella delle orine fisiologiche. 6• I prodolli di distillazione delle orine pneumoniche non dànno che lievissimi fenomeni d'avvelenamento. -;:• L'intossicazione prodotta dalle orine è dovuta specialmente all'urea o ai sali di potassio. s• Il potassio nelle orine pneumoniche aumenta sensibU· mente, soprattutto nel periodo d~lla risoluzione. e• Iniettando negli animali soluzioni artificiali di urea e di cloruro di potassio nelle proporzioni con cui rruesti corpi si trovano nelle orine, si otliene un quadro di avvelenamento molto simile a quello dato dalle orine me"desime. 10' All'urea si dovrebbero attribuire specialmente le convulsioni1 i movimenti pro, retro e latero-pulsivi; al potassio la depressione generale ~ la paralisi bulbare; all'azione cumulativa e reciprocamente modificatrice delle due sostanze, nonché delle altre meno importantj contenute nell'orina, il resto dei fenomeni tossici, più le differenze fra l'avvelenamento dato dall'orina e quello dato dalle soluzioni artificiali ureo po· tas.-;icbe. 11<>- La varia resistenza degli animali ha mòlta importanza nel modificare l'intensità, la dur.ata e l'esito dell'intossicazione.

lUcerche cliniche e sperlmenta:ll sull'a zione del bromuro e loduro dl potassio sulla digestione stoma.cal~. J?ottori LUIGI SANSONJ e FERDINANDO BATTJSTJ.NJ. - (A r ehiuio italiano di clinì<!a me~ica, puotata 3•, 1890). Sono da tutti conosciuti i disturbi cbe si manifestano €lu parte del tubo gastro-enterico dopo l'uso continuato dell'ioduro e del bromuro di potassio, distmbi più o meno gravi e che possono in certi casi determinare il medico a sospendere per qualche tempo od ancbe abbandonare del tutto la

cura. 5


66 Per·ò veri SLUdi o!lretll ~ull'uomo riguardo all'intlut>nza Ch•· l'tuduro e a• bromuro di pola~"io • ;.erc1tano -ui proce~~ì dìgeRtivi noo si conoscono; qut•llo ~he ,;i ~a fino at.l ora rll o:;a r1uasi tutto !>Opra -emp • o~-ervaztoni lerapeuticllt>, appogg1aLe per lo più sopra fenomeni subbietth i sccusatt dagli anrermi. L'argomento Lulta\'ia ha un'importanza pratica - grandis~ima, o peretO gli autor-t prattcarooo una luugltissiana serte dr l"~pertenze a qu~~lo pr·oposilo s ia sull'oomo, sia col succr> ga<~lrico arlitkiale, tentando di risolvere le que~ttoni piU importanlt. Gli aulori ~i propongono dt coolmuar e a completare in 1-egn•lu questo loro studio ed iutanlo deducono d&IJe e«pt:rienze fatte le seguenti conclusioni: t• L'iodur·J e il bromuro olt pola:~«in, a!rendo localmente l<Ulla runco!'a gastrica a c;tomaco digiuno in sohtztone de 1 ,-1-1 1 .,-2 p. JOO, provocano un aumento della ~ecrezione mucosa, una diminuztone d t quella cloridrica; ratto che ~embr a J•iu evideoLe per l'ioduro che p('l bromuro e spectalmente rer le soluz•onì piu concenlrat~ all'l 1/ ,-2 p. 100. 2" L'ioduro e il vromuro di poltt~c::io non sembra che abbtano BzionP sulla funz.one n'olrice deìlo «tomuco e sui processi diA"e.o;Li vi che avven !!ono nello !ltnmaco dopo una somminislrazione di una razione di prova: a• L'1oduro e 11 bromuro di pola~s•o sono capaci di disturbare, nelle di~èslion arltficiali. la p~>plomficaztone delralhurne d'uovo, sia coagulalo che liqu•do, oPI .:;enso d1 u o ritardo, non di un a rre<;lo comp1Pto· que-.to disturbo é rnliggtore per l'induro che pel bromuro, e quanto piu conc~>n­ trala é la soluzioue io cui si trovano questi sali nei liqutdi g~t'3lrici arlilìciali, ~· l d1~lurb1 nppol'tali dall'ioduro e dttl bromuro di 1•0ta":.-to sulla veptonificaz10ne dell'albume d'uo.,•o, non si de,·ono ascrivere all'iodio a cui per impurità IJUesli "ali poA.;,nno da r luogo qunnd(1 "J trovano in pre.. ~>nza dell'acido cloridrico, l'iodio é capace di ritardare la peplonificaztooe dell'albume d'uo,·o 111. oilro, ma questo ritardo può venir prodotto anche dal ioduro oppure dal bromuro di potassio per se sle~so.


llEDlC.~

L& oura 41 Kooh. -

Sir Jo:>EPH LhTER.

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13 dicembre 1890. L'11lustre scienziato, reduce da unti breve v1::,1la fatta al laboratorio di Koch, ftt una lettura al K1og'g College Ho"pital, ,Jella quale non voglìamo privare i lettori del nostro giornale, perché è la più bella apologia che lo scoprilore del bacillo della tubercolosi potesse aspettarsi dal r1rormatore della chirurgia moderna. In oma~rgio però alla massima: audi et alteram partem, pubblichiamo pia solto ancbe la lettura falla dal prof. Virchow alla società medica berlinese. Gh eff'elli di questa cura, d1ce il sommo chirurgo, ~ono mera· viglioSI. Ho visto a Berlino un sofferente per esteso lupus della ~ru \n eia nel quale una iniezione era stata eseguita due g1orni innanzi. La guancia ero eoormem~>nte gonfia e rossa, e la pelle molnta era coperta da croste di siero disseccato, essudato dell'intensa nogosi che si era prodotta, mentre io nessun'altra rane d~>l corpo era avvenuta infiammaz10ne. L'influenza del r 1me.lio si spiego dunque soltanto nelle parti affette da tubere 1losi; cosi le srhiandole strumose del collo si rigontiano, arrossano e divengono dolenti dopo l'Iniezione, gli stesc;i fenomt!ni si maniCestano nelle degenerazioni gelatinose della s1nov1ale del ginocchio, la stessa infiammazione si genera n~lla tubercolosi del laringe; ma se le affezioni di questi orgam non sono dr natura tubercolar e ma d1 natura canceristns o sifìlilics, ne--'iUtl csngia:nenttJ avv1ene in essi. E gli effetti del rimedio sull"nt·ganìsmo intero sono poco meno sorprendenti degli effetti locali. Un iniezione che ad un uomo sano O•ln produrrebbe alcuu sintomo morboso, in un soggetto tubercolare è se{lutta dopo pocl1e oro da un a cce<t~O febrile p1ù o meno grave, caralteriz?.alo da dolore alle membra, brividi, prostrazione. nausea, talvolta vomito, mentre la temperatura a-cende fino a 41' . La quantilà di rimedio che produce simili effetti é teouissima. Un milligrammo del liquido è la dose usuale per la prirna iniezione in cos0 ùi lisi; ed il dottor Kocb m1 disse chP il suo liquido non d1luilo contiene circa un milles1mo del realmente attivo ing1•ediente, f"(uind1 allorché s'usa un


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Hl VISTA

milligrammo del rimedio, si adopera appena un milionesimo di grammo della sostanza altiva, eppure questa inconcepibile quantità, messa in circolazione nel corpo umano, ha ef. felti cosi import.anti. Ma tali effetli non si hanno io un malato di sifilide o di cancro, né in un corpo sano, se non si usa una quantità molto maggiore del rimedio. Dunque questa sostanza, nei suoi effetti generali come nei locali, ha la virtù dì scovare e render manifeste le lesioni tubercolari, ed è perciò di un gran valore diagnostico. Io un caso in cui era insorto il dubbio se un'affezione del laringe fosse sifìlitica o tubercolare, una sola iniezione chiarì la diagnosi in favore di quest'ultima ipotesi. È una sostanza che ricerca meraviglio~­ rnente il tubercolo; un giovane medico si era fatto inoculare per provar gli effetti dei rimedio, senza avere il minimo sospetto d'esser tubercoloso; ne seguì una violenta reazione febrile, che rese necessario uno scrupoloso esame, per mezzo del quale S~i rivelò un piccolo, ma distinto focolaio morboso in un apice polmona.re. Un simile caso occorse ad una signora che era stata curata di un'ulcera tubercolare nella piega interaritenoidea del laringe, ulcera che dopo la raschiatura e l'applicazione d'scido laLtico era cicatrizzata da sei mesi; ma. dopo un'iniezione del liquido di Koch, si mostrò una granulazione rossa che protundeva dal disotto della corda vocale sinìstra, mostrando cosi che il tubercolo era nascosto dove meno si sospettava. Io stesso ho visto in casi di tubercolosi delle articolazioni op'!rate alcuni mesi innanzi, ed apparentemente guariti, ad una iniezione del ri· medio eseguito per tubercolosi d'altre parti, rigonfiare ed arrossar la cicatrice dell'eseguita operazione, mentre altre cicatrici d'altro genere restavano immutate. Ciò indica che qualche cosa dell'affezione tubercolare era rimasta nellllO/lO della. resezione, e nessun altro mezzo ne avrebbe indicato l'esistenza.. Ma oltre alla vil'tù diagnostica, il liquido di Kocl1 ha altresì una. polente influenza curativa. Illupus della. faccia che ha resistito lungamente ati altri trattamenti, rr.oslra. le sue croste, le quali cadono a tempo debito, lasciando una solida.


MEDICA

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·eatrice, talvolta dopo una sola iniezione, spesso dopo iniec;oni ripetute. Nella tubercolosi delle membrane sinoviali il z onfiore procurato dall'iniezione pr·eslo scompare, e lascia f.articolazione più piccola di prima; la stessa cosa si ripete dopo ciascuna iniezione, e quantunque io non abbia ancora visto alcun caso di questo genere nel quale si sia eftettuato un completo rit.urno allo stato normale, mi si dice cbe ciò sia gia stato:> osservato, e da autorita degne di fede ho saputo che ammalati di Lisi nri primi stadi han perduto ogni sintomo morboso, ~li sputi purulenti sono in prioc1pio diminuili in quantitil, poi son divenuti mucosi, poi si son mostrati privi di bacilli, e da ultimo sono interamente scomparsi, son cessati i sudori notturni, son ritornate le forze, è migliorata la nutr·izione, sono svaniti i segni fisici della tubercolosi polmonare. Ma pe1· quanto tempo permarranno questi buoni effetti? quali limiti posl"iamo anticipatamente assegnare all'azione curativa di questo metodo? Abbi~mo visto come nel lupus alcune parli del tessuto ammalato perdono la loro vitalità sotto la violPnza dell'azione locale, e sono espuh;e come parli uecrosate; cos~ in Altri punti le parti ueeroticbe possono e~?sore eliminate, ed io ho visto un malato che ha espettoralo un grosso pezzo d'escara dal laringe; ora delle particelle di sostanza polmonl're mortificata possono essere espulse con gli sputi. Però, in alcuni punti, le parti morte per effetto del rimedio possono non venir fuori, ed io ho letto e udito sostenere in mediche conversazioni essere impossibile che l'organismo si liberi di quelle parti in simili circostanze. Ciò non passerà per la vostra mente, o signori. Già da molli anni ho osservato che le parti morte di un tessuto, se preservate dall'azione settica, non han bisogno d'essere separate in massa dal corpo vivente, ma sono gradatamente rial"sorbile, e ciò mi ha condotto ad usare le ligature di eatgut, le (JUali, quantunque fatte di tessuto morto, sono eliminate per assorbimento. Cosl nelle ordinarie forme strumose di curvatura antero-posteriore della spina, i corpi delle vertebre divengono così molli sotto l'influenza dei bacilli della tubercolosi, che cedono al peso delle parti supe-


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KI\'IST..\

r ior•i del corpo: ma se pl'ima che si rorml rasce:,so pos!'iomo collocare rrnrermo in f>O~izione ~upina, tanto da porre in l'l • poso la parte affetta. col buon nutrimeuto e con 1 toruc.t potremo ottener e una guarigione ~>pontanea, poc:siamo veder scomparire il tessuto tubercolare ed i bacilJt. Or non v'è ragtone dt pensare che un qualurtrfUe tessuto tulJEt'colare mo•·to per e Ot:!tto del rimedio dr Koch nou :>ia su~celtibile d'essere riassorbito. Il teor·elico a rf!omeoto contro la pos..ibtle efficacia della cura Koch caàe dunque 1i& c;e. In '.tuelle mt~cchie lupose dove l'iniezione uon produce altro eh~ un gontlor e mfiammatorio, nelle intlllrazioni tubercolari dl'l lar tnge ~enz'ulcera, il gootlore ' 'ani!>ce dopo rtpelule imezionr, senza proJuzioutl di necrosi o d'ulcerazioni. 't •nlr" il t~suto lubercolure con 1uesto traltam... nto vien~ espulso, i bacilli della lubrr•colosi non sono 11cci<-i: mfl da cm 11011 :<r de\'e conclutiPr e che la tubercolosi non "'i po1'1!>8 cut•at·e, malgrado che i bacilli restino in vita. Se il tessuto m orboso nel 'fuale e8si abitano è eliminato, 1 bacilli pos!~ono passare in t.-<>.. uti "ani. ma possouo non trovare in e8"'i un conveniente suolo. In un pubblko O"pe dall' come questo, senza dubbio llalti noi •·tcenamo nel noc;.tro corpo dei bactlli. Pure. Allche in qllelli ,. 1e banno una dispo~izìone. eredit.aria r.el luber<'olo, i le!'suli sant combattono con succes~o contro i mtrrobi. a meno che qualche accidentale circostan1.a non dia e1 microbi uu favore\•ole nido pel loro sviluppo. Quantunque il rimedio di Kocb afllscu c;.ol tessuto tubercolart'l vivento, pur'e i bacilli ne sono indirPltamenLe affeUi. Ma che d1r~mo delle masse ca seose c ùei sequesLri nei quali dimorano i ba c il h l Siccome il llqurdo d1 Koch non ba influenza sui bacilli che 'Y ivono uelle masse caseoc;.e, qu' ste possono r1manere come ,.orgenti ùt future infezioni, come potenlt inoculaziom dt eu 1lur· tubercolari. lu mo lt cac:i possiamo ~ombinare col tral· lamento di Koclr il trattamento chirurgico, ed operare con mag~tior '<uccesso, perché, m~.>ntre il cbìrnrgo ac;.porlu le morte sostanze jnfelt.anli, l'inieziOne cureré il lubercolo cir· costante ancora vivo. ~!a vi son reg10ni nelle quali 11 coltello chirurgico non puo penetrare, e quando estese necrosi


JUDlCA

i t

caceilieazionr occupano queste reg'iooi, fJUanùo una s~ on7anea e!'pulsione non a possibile, il metodo di Koch dà poca speranza di riuscrla. Le nuove infezioni che perpetuament.!:'i rinnovano, poseono cerU!mente essere combattute con frequenti e ripetute miezioni, ma srccome ra!'sorbimento di molli detriti necrolici <~ara c:empre un proc~sso organico perifoloso e lun~o, rl trattsmPnto r1ovra e!'-.ere protr·allo per tempo indefinito. Ciò che manca ancoro, è l'immunità dell'infezione lubercolosa. Se potec:!'rmo attenerla, se mentre c:i dislrug~e il tessuto tubercolare 1 te<l<>Uli sam circoc:tanll potessero es<>ere res1 incapaci di nutrire i bnr•illi, o capacJ a resistere al loro sviluppo, le mas"t> cac:eoc:e e necrolkbe coi loro bacilli r e stel't·bbero 111tlOCUI come !'Or~enti ùi nuove infezioni, e la roalaUia tubercolare sruarirebbe rlefimtivarnente. Koch spera di riuscire ad ottenere q•Jel'ILO immunilà, ma finora non l'ba raggiunta, ed infatti vr sono cas1 di lupus apparentemente gunrili con un cor"O .\'iniazioni, e poi recidi vali, ciò che non sarebbe accaduto .:e ~i rosse olleuuln l'iltlmunità Quando al coozf'('!';so medico internazionale K och annun· zio ù'aver trovato un~ !-O'-ltlnta che produceva l'immunità ot>r pc.rcellim trlllllla p~>r la tul•ercolosi, l"immunilè sembrò ben poc11 ro<:b r-ì<•petlo alla curu. p1•rché era in armonia con c.o eh~ !'i cor.o~Ct!YA ~ià o:ull' antrace, sul colera dei polli, come ric:;uJtato ùl'lle vaccinazioni ùi Pas leur. Ma l'immunit~ ., 'JUBlla che ora cerchiamo an<:io;.;amenle, e non <:i e avuta ! .. r l'uomo come "i ha per le cavie. Perchè? Probabilm•'l'l~ p rcht la cavia é capare •li l'ir.everP una doc:e molto mag giore del li JUido oli Koch "enza cattivi elfelU ln una cav1a sana Jue ~rnmrni del li•1uìdo non d1luilo non proJucono al· cuna reazione, mentre nell'uomo un decimo t: fJUt>Sla fJuan· tità pru lurrebbe efft:tli rMllo ~re.vi. Kuch rlopo le el'<perieme sulle cavie, provo eroicamente su se ~lt~"'"O reffello dr O, 25 c.c., e ne • bbP sintoau al!ar · mant1. Or ~e considt>rJarno elle uno cavia può prt:ndere una do~e dPI r1rncdio Jiecr volle mag~rore ùi un uomo, e che il peso d'una cavia a confr onto di qu+>llo dell'uomo è inlinita· mente minore. noi tr·ovramo che la cavia può ammell~>re


RJVISTA

nel suo organismo una quantità di rimedio 1500 volle mag~ g iore di queilo che potrebbe ricevt~re un uomo, ed è molto probabile che per questa ragioue l'imrnunita che si può conferire alla cavia non può essere acqui:-;tata dall'uomo. Se le cose sono cosi, é ancora possibile render l'uomo irnrnutH' dalla tubercolosi, se sara possibile aur.nenlar gra, dttltummte la dose del rimedio. Q mwdo s'inocula ad un lubercolo<>o un cenligramma della linfa Koch. si ha una febbre ronsider<',·ole; se cessate. la febbre se ne vuol pr·ovocare un'allr·a, che sarà sempre di minore intensità, la do!':e di un centigrammo non è più suf:ficienle, e nel corso di due o· tre giorni, si potrà usare una dose molto maggiore senza produrre febbre, ed è risaputo che dopo tre seUimon~' di cur·a. alcuni individui han sopportato una dose 500 volli:! mag~iore che nella primA iniezione. Come spiegar t'fU<> sto faUo r Due ipotesi si affacciano alla mente. Una è la possibile adatlazione dell'organismo al rimPdio, come accade per la mol"flna o per l'arsenico; l'altra é che la febbre possa esser prodotta almeno in parte dall'infiammazione che la linfa induce nel tessuto lubercoiis:;;ato, e cht> come f(Uesto sia eliminato progressivamente, ri· man~w sempre minor quantità di tessuto suscettibile d'infiammazione, e si produca una febbre sempre minore. Ma quest'ultima ipotesi non mi sembra sostenibile. Non posso concepire come una massa tubercolare possa in 2i ore ridui'Si alla' meta, mentre il principio della tolleranza per i rimedi ci è famigliare, e questo l'i medio è di un genere tanto nuovo da superare le difficoltà che incontra la mente nel toncepire una lolleranza che s'acquista in cosi breve tempo. Abbiamo veduto come la febbre che esso produce nellubercoloso differisce in intensità. ma non in nalut'lt da quella che produce nell'uomo sano; sembra dunque a priori non inlpl'ohabile che un'accresciuta tolleranza possa essere in dotta anche nell'uomo sano, e che nel tubercoloso, se invece di fermarci alla dose s0pportata dal sano la spingeremo sempre innanzi, si potl'à ollenere quell'alto gra·io di lolleranza che conduce all'immunità contro le successive infezioni, come nelle cavie.


HEDlCA

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Ma vi è un'altra linea di ricercne dalle quali io spero un buon risultato. Per la gentilezza del doitor Koch io ho potuto penetrare gli arcani dell'istituto d'igiene di Berlir.o, e vedere 1e belle ricerche condotte innanzi in quell'istituto di cui K.och e il genio ispiratore. Non posso addentrarmi in pat>ticolari, perché le ricerche non sono compiute, non sono pubblicate, e nuovi fatti si. scoprono giornalmente; ma non sarà male s'io dica d'aver veduto, in ca!:'o di due delle più virulenti malaLtie infettive dell'uomo, arrestato il corso di esse ia 11nimali nei quali si facevano iniezioni di una piccola quantità di una sostanza di carattere unifvrme, di una sostanza chimica, inorganica, che si può ottenere facilmente come qualunqi.te a.rticolo di materia medica. E non solo questo, ma per mezzo della stessa sostanza, ho visto animali resi incapaci di contrar la malattia con le più virulenti inoculazioni. Ond'io penso che fra qualche settimana il mondo sarà stupefatto da questi risultati, e se questi saranno applicabili- all'uomo, il bene che avran prodotto queste ricerche sarà riconosciuto in ogni parte. Ora il professor Koc11 e occupato nel modo di produrre iJ Nmedio contro la tubercolosi con qualche processq che possa esser divulgato senza il rischio. che si ottenga una linfa inefifcace} od un pericoloso veleno. Egli non avrebbe. pubblicato la sua scoperta prima, di otLenere un pro,cesso di fabbricazione che potesse essere rivelato in ogni singolo dettaglio, ma vi è stato tra~cioato ~ e non è che la te~na di far più male che bene all'umanjtà, quella eùe lo trattiene ancora dallo svelare la natura del rimedio, e l'accusa di-volerne fare un segreto, proviene dall'assoluta ignoranza del bel carattere di questo uomo. Ma se accadrà che come per le altre due malattie di cui ora ho parlato, anche pel tubercolo si possa ottenere l'immunità, per mezzo di una sòslanza iuorganica che ciMcuno sia capace di preparare, sarà raggiunto H completo trionfo della corà di Koch, ed io- son lieto di potere aprire il cuor·e alla speranza di una cosi gloriosa epopea.


RIVISTA

Dell'e.,.ntema. roseollforme del declinare della. febbre tlfoldea.. - LovY. - (Journal de Médecine et de Chirt.t,rgie, ottobre 1890).

Lovy ha des~ritto una forma di esantema mollo dJtTerented&lle diverse eruzioni, macchie rosee, eruzioni petecchiali, scarlalliniformi, ecc., che si possono vedere comparire nel declinare della febb1•e tifoidea. In tutL1 i casi osservati l'eruzione si è riscontrata dal J:)• al 21° giorno della malalLia ~ quindi molto tempo dopo la comparsa delle macchie rosee. Essa presenta l'aspetto della roseola ed impiega quattr·o o cinque giorni per isvolgersi completamente: essa risiede soprattutto sul dorso e sulla faccia e termina dopo un certo tempo abitualmente senza desquamazione. Dal punto di vista della sua natura si può di•·e che questa eruzione non è nè una roseola, nè un'eruzione medicamentosa; essa non riveste la forma delle eruzioni tossiche analoghe a t{uelle della selticemia; per la data della sua comparsa e per la sua sede essa deve essere considerata come di natura critica e dovuta all'azione dei microbi eliminati _P,er la pelle sui capillari del derma e sulle ghiandole sudorifare. Questo fenomeno é assai raro e non si conoscono b~ne le cause che poasono provocarlo; è un incidente raro della febbre tifoidea, ma pare più frequente in cerlt focolai epidemici. l l pronostico ne è piuttosto favorevole, perché esso é un sintomo ben caratler·islico di vicina defervescenza; esso iudica il termine del periodo di stato; rna non agisce direllameuLe suJla febbre tifoidea che termina naturalmente la sua evolu~ione.

È ben eYidenle che questa com!'licazione, che non presenta gl'a vezza per sè stessa, non richiede alcuna cura; l'essenziale per il medico é di riconoscere la natura tlell'el"uzione,

'luando questa é ancora nel suo inizio, per· r.on essere esposti a fare un pronostico grave o ad interrompere la cura abi-


HI!DlCA

le della febbre tifoidea colla cessazione di un medicatua · · a l qua le potre bb e a d esempto, mento, il solfato dt· ch.mmo, essere attribuita l'eruzione.

L 'azione del proclottJ di eaploalone della dinamite e della nitrogltoerlna sull'orgaDliDlO umano. - (The M ed ical Record, dicembre 1890).

TROMAS 0 ARLINGTON. -

Dopo un'esperienza di oltre cinque anni, l'autore si decide pubbl1care le sue osservazioni, nella speranza che rie8 scano di qualche ulililli per i colleghi. ~1enlre era chirurgo addetto ai lavori delracr,uedotto di New Crolon ha visto 1300 ca'i d'asfissia parziale ù completa, e d'aHelenamenti p~>r i prodolli della esplosione di dinamite, che egli diYide jn due cla,.si: nella prima ripone i' inalazione abbondante di tali prodotti che accade in una sola volta, cioè i casi d'avvelenamento acuto; nella seconda l'inalazione costante e dura· tura dt picc.ole quantità di prodotti d'esplosione, cioè i ca~i d avvelenamenti) cronico. Iu alcuni allri casi nei quali, dopo l'malazione dJ picMie flUantitS. di questi prodotti, il lavorante passa tosto a respirare aria libera, si ba pEr elfetlo una sensazione di tr emore, un subitaneo r ossore del volto, al quale talvolta segue il pallore, frequentemente nausea, talvolta vomito, ba ttilo delle tempia, oltu~ilà e r ipiene2za del capo che sembra voler 8Coppiare, indi forte cefalea come per l'inalazione del nitrito d'arn1le che può durare 48 ore; aumentato impulso cardiaco, polso pieno e poco compressibile. Un minatore che dopo uno scoppio tornava al lavoro, ebbe vertigini, e cadde sulle gin occhia e sulle palme delle mani come ur1 ubbriaco, dopo trenta minuti vomitò, senti come ~e le sua tf'sta si ~onfiasse, il do!or di capo crebbe dopo il vomito, d polso se~nava 10 battute, dieci ore dopo il dolor d1 capo er·a anchè più forte, mentre il polso era disceso ad 88 ed era più compressibile. Quando invece un uomo t~ntra nel tunnel immedia tamente dopo un'esplosione, e si mette a contatto di una gran qua n-


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RJHSIA

lita di materiale velenoso, è preso da vertigine, perde la co-

scierua, ha polso scoccante benchè compressibile, perde le forze istantaneamente, impallidist·e, cade in un coma dal quale si r·ileva ben presto, ma diviene sonnolento, si copre di rreddo sudot·e, ha çomilo, polso che diviene inLtrmtUente respirazione spasmodica. interrotta. Per quanto questi casi acuti abbiano apparenza di gravezza, la guarigione i' l'esito ordinario. N<>ll'avvelenameot.o cronico i fenomeni proeminenli sono quaUro: la cefalea, la tosse, l'indigestione, ed il disturbo del sistema nervoso. La tosse rassomiglia alla con\'Uisiva, od a 'Iuella che si produce per infezione malarica. I disturbi nervosi son caratlerizzaU da Lt•emore, irt•itabitit.ù, nevralgie; l' incligestione è probabilmente d'origine nervosa, e si rivela con nausee, vomito, inappetenza; la cefalea è persistente per un certo tempo. L'avvelenamento cronico è ancb'es.~o curabile con Je sola aeia libera, ma vi sono individui che non possono ri· prendere più Il lavoro, pN·cht> appena tor nano in una galleria son PJ'esi da vomito e da nevralgie. La formula della nilt•oglicet•ina è Cs IJ5 (NO,) 3, eù i prodolli di combustione '"Ì risolvono in i (C, Hs N~ 0,) = 10 (H, 0) 12 (CO,)+ 6 (N, 0 2). In altri termini, la combusLone produce acqua, actdo carbonico e biossido d'azoto, oesswto dei ({U&li cagionerebbe i sintomi suddescriLli, meno l'a~fìssia; t)Ual'è dunque la causa di questi sintomi? Essi :.ono perfettamente simili a quelll che $Ì ollengono nell'ingeslione della nitroglicerina, e ciò cade sotto i sensi degli stessi mina tori. Uno dt essi ha tagliato il pane col coltello col quale aveva tagliato una ca rtuccia di nitroglicerma, un allro La tenuto per qualch-' tempo una r.arluccia dentro uno stivale, ed entrambi hanno avvertito i sintomi del lento avvelenamento, un terzo ha fumato del tabacco tagliato con un coltello che ~et·viva a tagliar le cartucce di diuamile, e ne ha avuto forli cupogiri e nausea. Bisogna dunque peut:are che con l'esplosione si mescolino all'er ta delle parli di nitroglicerina non e;:plosa, e cba queste

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17 li ,.0 Jalilizza.le ed assorbile per v'a polmonere producano

~r orneui J'avvelenamenlo. Se a questi fenomeni si ag-

~i::gono quelli de_ll'as~ssia per_ lo s viluppo del~· acido ca.r-

b nico e del biosstdo d azoto, SJ avra tutta la smdrome teomenrca dell'av velenamento acuto e lento dei prodoUi di · 1·.1cerma. · .otnbuslione de11a mlrog c La profilassi de,•'esser-e assicurata dai veolilalori ed aspitori delle gallet•ie, e dali» scelta della buona nitr•ogUceperchè quando una cartuccia invece di es plodere si aceeode come una candela, dà maggiori prodotti di combustione tj mag!-!ior \'Olatilizzazione di nitroglicerina. Nei singoli casi, il freddo sulla Lesta, l'alropina, l'ergotina e gli altri stimolanti vasornotori amministrati ipodermicamente sono di estrema efficacia. Siccome è probabile che la nitroglicerina assorbila, trasformandosi nel saugue produca del nitriti, sarà utile l'rnalazione d'ammoniaca, e l'autore si è piu ,,olle giovalo anche del carbonalo d'ammoniaca amlninistrato inlernamente. Egli raccomanda ai minatori di portar sempre in tasca una boccetta d'ammoniaca, onde poter esser·e pronlamenle soccorsi in caso d'avvelenamento per ni00

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~rogHcerina.

IDtorno all'azione del Uqotdo dt Kooh •ugll organi interni del t oberoolod del doli.. VtR.Caow. - Lettura fatta alla società medica berlinese il 7 gennaio 1891, in occasione della discussione del rapporto del signor ,Jotlor B. Frankel). - (Gau etta devli o.<Jpitali n. 5, 1R91.)

Permellele o signori, che, appoggiandomi ad un discreto nurnero di preparati che ho qui portati con me, io vi l'accia un paio di comunicazioni preventive. A. vvertir6 anzi lutto che non intendo di parlare ora delle mie incidentali osservazioni suglt ammalali, ma solo di ciò che abbiamo polulo assodare per mezzo dell'esame anatomo-palologico. Oalrinizio del perrodo delle iniezioni fino al termine del caduto anno, abbiamo avuto in totale 21 casi di morte in ammalali nei tjuali es·ano state eseguite delle inieùoni col li-


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RIVISTA

quido di Koch. Abbiamo poi già nel COI'SO di questo anno, credo, se1 o selle allri casi; o~~ti stesso abbiamo potuto averne aleum nuo"i da e<>uminare (l). Naturalmente questo malPr·•ale analomo-pat.olog•co si pre. senta mollo diverso da quello clinico: In quest'ultimo sono i pr:>cessi vic;ibill all'esterno che stanno in prima linea e suscilano l'interesse- mentre noi, ben ~i comprende, siamo portali all't>samc.: delle parli interne, le quali nel maggior nu. mero delle volll;l uon si possouo raggiungete dall'esterno, e leatfez•oru rispettive non si possono in molli essi riconoscere che 8"sai superRcialmenle anche medJanl.e l'esame il più ri~oroso Ma forse saNi appunto interessante per voi di avere con t'io occasione di veder una volta di più quei processi, e di compararli con fJUelli che la osservazione immediata delle parlt access•bilt vi ha fallo conoscere. De1 21 css1, che noi a'•em1uo fino al termine di dicembre, 16 erano tic;ici nello stretto senso della parola, cioè ammalati ~pecialmente di polmon~>. Quanto agli allri 5, uno era un c~:~w toquisilo di prevalente tubercolosi ossea ed articolare; un altro presentava la singolare <'Oncomitanza d'un carcinoma del pancreas con alcune piccole cavità, a pareti liscie e circondale da indurazione, agli apici dei polmoni; havvi poi un caso di empiema in un puerpera, la quale probabilmente sarebbe soccombuta anche senza le iniezioni; di più un esso di anemia permciosa con lesiom anlicùe e Jegsere dei polmoni o pleurite tubercolare: tìnalmenle un caso di aracnoidite tubercolare. Gli altri 16 essi, come dis~i, erano e!"senzialrnentP casi di lisi polmonare: in tuLti si trovavano dei processi ulcerahvi, ora piu, ora meno ecolesi; la maggior parte apparteneva alla lisi propriamente detta. !\on pO!_.tSO entrare oggi nei particolari ili questi casi: ne ,·errù forse piu tardi il momento. Se mi Cosse concesso pero ui rare alcune oq ervazion• ~:enerali, esse sarebbero Je seguenti: (Il l mie• .usisteoti lunno inoltre 'niul\310 un ~or numtto di casi simili 10 altri ospeoia.lt eJ 10 cm-i. e di t.i)l ho nsto i re~rti piu unpor1a.nti.


MEDICA

Quclla stes~a azione del rimedio di Koch che si osserva uelle parli e!òlerne affette, wanifestantesi in prima linea come irrit.atìva, inquantochè si determinano delle gravi irrila~ì·•ni acuta con forte arrossamento e fortissimo gonfiore, v1 ent~ ot>servata pari mentì nelle parti interne. Ne abbiamo visto delle forrnecaratterisliche. Vipresento'Jlli un preparato il quale può valere come uu esemplare. Esso proviene dalla clinica del n(lstro collejla signol' Henoch, ed appartiene al caso suonomina lo di aracnoidite tub~rcolosa. Ricorderò che esistevano al!r~si delle leE<ioni polmonari: alcuni vecchi focolai di pneu· munite caseosa, che potevano venir riguardali come il puuLo <Il partenza dell'arancnoidile metaslatica, ed una serie di le· t<iooi infiammatorie receoli. Il paziente, un bambino di anni ~ e nove mesi, moriva ùopo la 4• iniezione, eseguita 16 ore prtma. e si trovò una iperemia tanto della pia quanto della sostanza cerebrale, cosl grave quale io non r1cordo di aver mai visto. L'attuale preparato venne dapprima conservato semplicemen~e in glicerina: poi si è conservalo abbastanza bene anche a secco. Esso offre alla superficie la massima distensione dei vasi della pia madre, mentre nell'interno presenta un intenso ar· rossamenlo Jella sostanza cerebrale. Voglio l;lggiungere al· trest che in qu~>slo caso -del resto l'unico di aracnoidite tubercolosa che avemmo ad esaminare - ho ricercato io ste.,~o i tubercoli: non posso però dire di aver osservato in essi alcun indizio di un processo di regressione: i tubercoli erano assai ben costituili, ed in uno stato quale soglio no presentarlo in generale i tubercoh delle meningi Tali iperemie acute e tumefazioni si vedono anche in altri organi interni. E ciò noì abbiamo ripetutamente constatalo che anche la superficie ùi antiche caverne polmooeri offriva un arrossamento straordinariamente forte dello strato delle granulazioni; non di rado s1 osservarono delle infiltrazioni emorragiche delle pareti, e perfino delle emorragie recenti nella caverna. Cosi in un giovane trentenne, all'ello da anlica li"<tola retlala e da numerose ulcerazioni tubercolari del colon, la rnorte avvenne in causa di emoft.oe da una vecchia ca-


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verna ulcero~a; egli era stato inieltalo sette volle. l'ultima 13 giorni pnma della morte, e ad el'~a appunto tenne dietro l'emoftoe. 1 processi •·ilevali non si limitano però a quesle tumefazioni iperem1che transitorte, tldle quali si può c redere Che forse potrebbero scomparire in breve tempo - ma non è dubbio che negh or gani mlerni si rlelerminano det proeeR~, pu8iciot d'in/f.amma.aione, delle p rol({era;ioni atttce in fort ... misura. Questo vale specialmente per due punti, che offrirono t.aU fatti con grande costanze: e cioè il primo luogo gli orlt del1e ulct1razior11 esistenti, poi le ghiAndole linfaliche vicine, sopralutlo lt• bronchiali e le me:::enhmchP. Le ghiandole lir.fai.Jche pre~ent.ano i11 mi:;ur~t ~traordinaria de~li !"!ali di IU· mefazione, e precisamente qut>lla ror ma di tumefazione pareochimele che ,. propria <Ielle irritazioni aculf', devoluta ad una rapida proltferauone delle cellule in grembo alla ghtandola. Dtpenùe pt·ecisamenle Ja queste enormi tumefazion i acule clte spesso polè venir constatalo anche un aumento degli elementi btanchi nel sangue, slati leucocitotici, i •tuali, a lor o volla, possono forse con tribuir~ a ren•lere relativamente freq uenti quelle inffilrazioni d'o~ specie di glohuh bianchi, constatate nei dintor ni dei punti malati , e !i<pectalmente de1 lubet•coh medesimi. Queste tumefaZIOni 8$Sumono eventualmente un caraller•e ass ai pertcoloso. Ricorderò soltanto i t'enomeni osservati s ul laringe, dove anche nei ca11i nei f]usli le !imperlìci ulc<;!rata sembrano depurarsi, le adaacenze !oòi tomefanno 111 mt!i'ura enorme, creanclo delle stenosi che sono assai J•ericolo;;e. 01· tre a queste, si presentano 6\'enlualmente dPlle forme piu gravi, le •JU&Ii as umone gia un carattere tlernmonoso. e rtcor J ano lu rorma dell'oedema ulottidis ergsipelatodes e del flemmone relrofaringeo. Ne avete un esempio ft·esco, del gennaio, che vi riescirit a ssai intercs~nle. Riguardo a que<>le infiammazioni, voi capite che sarebl•e difficile, di fronte a qualunque mtlsmmazione, di decidere se la stessa tlebbasi o no all' miezione . .\ tal uopo noi non abbiamo per intanto alcun s~gno obbieuivo. Io non sono in


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rado_ sebbene abbia visto un cerio numero di questi casi -

~ dirvi esattamenle come riconosce~i una tale specie d'io1Jarnmszìone, e come la si possa distinguere dallt! allre inJìanlmazioni , che pur insorgono nel corso della lisi. Havvi pur sempre qualche coc:a che impressiona in un modo speciale; ed io intanto, essendo l'ora tarda, mi Jimill"rò ad esporre chiaramente ciò cbe abbiamo rilevato nei polmoni. Tra i casi mortali di titoi ulcerosa, la masRima parte offri delle lesioni recenti di grande estensione, ~orralutlo nei polmoni medesimi, ma ordinariamente anche nelle pleure; anzi per Jo più si rileva rono <.leUe pleul'iLi assai gravi, semplici 6 tubercolari, spesso emorragiche, e non di rado bilaterali. Le alterazioni polmonari proprie si pos~!Ono distinguere in due categorie fra loro assai divers~>.. L'una di esse corrispontie press·a poco a ciò che noi $iamo abituati ad indicare col Mme di polmonite caseosa, o, anatomicamente, come epatizzaziooe caseosa. Qui comprendete benissimo che è assai dubbio !"esistenza di un rt1pporto fra l'epalizza:-..ione medesiola P l'iniezione. Io foM:>e sarei d'avviso di respin~erlo, se alcuni dì questi casi non avessero avuto un srgnificalo affatto speciale. Da uno di questi casi sopratutto importante provitlne questo pezzo di polmone, il quale offre un'epatizzazione ca::>eo a così estesa quale io non ricordo d'aver mai vi~ta l'egllale da molli anni. Il polmone era gonfio, e precisamente nei due lobi inferiori, sopratutto il destro, come nell'ep&tizza7.1one ordinaria; evidenlemenle però si tratta di piccoli focolai, i quali confluendo non lascisno quasi più traccia di parenchima libero fra di loro. 11 polmone fresco avea l'aspetto di un sanguinaccio assai r icco in lardo. Le par·ti non mvase Jall'epalizzaziontl caseosa erano di un ros~o bruno, e si staccavano rorlemente dalle parli caseose. In •tuest'uorno, uo capomastro di 33 anni, erano state fatte 6 iniezioni, l'ullima 4 ~ettimane prima della morte: poi vennero sospese le ìni~­ zioni dietro parere del medico, perché e1'8.$i presenlat.a una febpr~ continua, con un'infiltrazione dei lobi infel'iol'i. Qui, dunquP, l'infiltrazione incominciò soltanto dopo 4 iniezioni, mentre prima era stato troYato snlarnenle u11 indurimento G


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Ili VISTA

ad un apice - induri11umto il quale ,;i ricorwbbe poi cs~>ere in gran parte dr antica data di carattere sclerosaote. Qui l"insorgenza acuta della lesione dopo le iniezioni è posta fuori d'o~ni dubbio. Ma anche in altri casi l'aspetto complessivo del polmone si allontana di non poco da quello che siamo soliti di vedere nei tisici. Del resto farò osS~erv are che s ui 16 ca!>.i di tisi osservati lino al dicembre, furono 5 quelli che presenlar·ono r epalizzazioue caseosa recente in una più o meno lflr'ga est ensione - nessuno per ò si avvicinava alla misura del caso I·Jfedto. Inoltre venne osservata uei polmoni una ~econda alterazione, la quale va pure ritenuta di natura infiammatoria. Essa -almeno secondo il mio modo di vedere - è io maggiore misura diver·sa da ciò che no1 troviamo d'ordinariQ, sebbene debbo ripetere che no o saprei indicare un suo segno patognoruonico di valor e generale. Le polmoni li che si sviluppano nel corso della tisi è noto che si distinguono in li'e diverse cate~ol'ie. Esse sono o caseose, o fìbrinose - si dàano a nche queste - o catarrali (le co~ i delLe polroonilt lisci e, con· sislenti essenzialmente neU'accumulo cii cellule dentro gli alveoli). Queste forme si vedono occasionalmenle anche nei non li!>.ìci. Ora, dirò subito che in ne-'suno dei casi iniettali si ebbe a vedere una polmoni le flbrinosa propriamente detta (11. Della caseosa ho gia parlato. Non resterebbe dunque che quPlla forma conosciuta abìlualmenle soUo il nome di poi-= moniLe catarr·ole. La polmomLe degli inieUati ha in vero della somiglianza colla catarrale, ma devo soggiungere : ess~ possiedo anche certe differenze. La polmoniLe catarrale ordinaria, cl.te si vede nei Llsici, presenta negli alveoli un contenuto relativamente Owdo, facilmente spremibile. Esso e lalvolta cosi acquoso, che il tessuto appare gelatino~o: anzi ùasa su di tale osservazione la vecchra leo:ria di Laennec, che rinf:ìltrazione tubet•colare (come egli si esp1•iroeva) incominci co;:; un'infillra?.iorte gelatinosa. Qui il prodoLLo non è !Il (,!ualcll!! \'Oil.~ insieme ad altre 16sioni. venne osservat~ tlcll'epatlztaziooe librino• • Jlarziale.


UOICA

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_ n,.Jatino,.o, al conh·ario anz1 é mollo acquoso e lllrbido;

~~~· ~r~bbe chiamarlo un'tofìllr•azione torbida. E<Jso ricorda

~~ ~ù gli !:'lati llemrnonosi. l n alcuni punli si i~pessisce, quà ul . p a«sume una cert a

' apparenza t 1·1 ·m 111 traZione • qua.e ca:eosa ma non ne ba mai il deci~o carattere d' actciulleua, - ., 1·c~hé !ad dove le due infillrazioni souo adiaceuU, non ~·in. COcontra d 1fficollà a lcuna a separarle L'iofìllrazione catarrale Oemrnonosa porta degli stati più mollt, piu umidi, più flaccidi. Tra i presenli preparati se ne trova nno fl'ectco affatto il quale, insieme a 'asta caverna dell'apice, pre"-enta nel lobo inferiore l'inflllraziooe caseosa e, se cosi posso di•·e, la Cl\ torrale t'una vicino all'altra. Anche in nltro preparato si vedon·l ,-jcane le due e palizzazioui. Sui 16 cacti dell'anno scor<4o ':' hanno presentato quesl.a epatizzazione diffusa llaccida. Questa forma ha in sé qualche cosa d'allro ancora che la dì;;tingue essenzialmente dall'ordinaria epatizzaz1one catarrale. Egli accade che in grembo ad essa si formano dei rocolai d1 •·ammollimento, i quali cagionano la rapida dictlruzione del parencluma e la formazione di certa specie d1 caverne, p. es., in mezzo ai lobi inferiori, quali altrimenti appena si vedono nella bron\lO·polmonitP cacteosa. Ce•·lamenle C"•e •lon furono frequenb Quesl·1 e"'ilo mi sembra 10dicare claiaramente che qui ba agito una causa più dannosa da quella che noi r1guarJiamo d'ordinario quale causa della polm•>nil9 ratarrale lo credo, infatll, che, non dirò tulti questi casi, ma una certa parte di es~i appartiene ad un'infiammazione la quale va posta in parallel:> coi prucessi infiammatori elle noi vediamo "'vil upporcti dopo l iniezione nelle parl1 eskrne, e che !'8condo la costituzione dl!ll'individuo o la speciallli1 del ca"'o, raggiungono un g rado ora più, ora meno rilevante. R :::uardo agli altri reperti, si constala un fenomeno, il ~i ­ guifìcato del quale ha tuttavia Lisogno di venir rischiarato dall'allento studio clinico di una. !'terie di casi: ed è il comJ'arire di lubercoh fresclu ner pazienti. Capir ete cb e ~u queP.lo punto io mi tenga mollo in riserbo, ioquantoché noi non pos sedaamo ro genere alcun criterio per ~iudicare con sicur~ua. d•'lla durala di pircoli lubcr.::oh - parlo delle forme sotlomr/iari,- o della loro età. Tuttavia, noi s:amo sempre i ne li·

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JIIVISTA

nati in generale a riguardare tali tubercoli come di recente formazione. Gia l'osservazione clinica sulla mucosa del laringe ha fatto conoscere in sin~oli casi l'eruzione di tali tuberco!i consecutivamente all'iniezione. Alludo a quei casi nei quali, sotlo gli occhi dell'osservatore, apparvero ad un tratto, in punti che parevano rimasti liberi perfettamente fin allora, dei piccoli tubercoli, i quali eadevano presto in ulc~razione. Venne sugg-erito, almeno così rilevo dalle pubblicazioni, che quei tubercoli esistessero già prima dell'iniezione, solo che non si vedevano: invece il liquido Koch li avrebbe attaccati e distrutti, trasformati quind~ in ulcerazioni. Nei casi riportati io non posso naturalmente controllare l'esattezza della spiegazione: posso però dire che esaminando gli organi interni, e precisamente quelli che bo sempre ritenuti come i più attendibili per l'osservazione di queste forme recenti, cioè le membrane sierose, ho o.çseroato l'er uzione 1li tubercoli sottomiliari affatto re~enti in concli3ioni le quali renclonomoUo improbabile che i tubercoli stessi fossero di data piu antica. Questo vale principalmente per la pleura, il pe1·icardio e il pE:riloneo. L'ipole~i che il Lubercolo venga fortemente attaccato dal rimedio cosicché la sua sostanza cadrebbe parimenti mortificata, non si è verificata in nessun caso. Tutti i tubercoli sottomiliari, di cui lo parola. erano assoluLamente intatti, anche quando le inie~ioni erano state falle gin da settimane. Tanto più é probabile che l'eruzione fosse avvenuta di recente. Voi sapete benissimo quanto sia difficile di rintracciare nei polmoni queste minime forme tubercolari. Tralascio quindi di parlare di questi organi, per· !imitarmi a quei tessuti nei quali i tubercoli miliari od apparvero solo dopo l'iniezione, come sulla mucosa laringea, o si trovarono affatto recenti od inalterati sulle sierose molto tempo dopo le iniezioni. Qui vi presento un intestino, del gennaio, sul quale vedete delle eruzioni sotlomiliari recenti in vicinanza di antiche ulcerazioni;. questo stesso paziente, di 41 ano~ aveva anche sul pericardio dei tubercoli recenti. Per il momento bisogna lasciar ancora impregiudicato il come si spieghino queste eruzioni n nove. Tutta viù, desidero


MEDICA

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fllrvi osservare che se si amwetle dipendere tutti i tubercoli da.i bacilli, le invasioni in punti cosi r~moti, come il per iet'~rdio, meritano una speciale considerazione. Ho un altro caso nel qualo il cosJ dello epicarùio presentava, in un punto che non aveva alcun contatto con del tessuto polmonare ammalato, un piccolo focolaio, dove 4 di tali tubercoli sottomilial'i risiedevano l'uno vicino all'altro, in mezzo ad una forte iperemia. Qui non era~i a_ltra po~sibililA fu~ri di quella che i germi vi fos~ero arrtvab per vta metastaltca. E come mm pensare qui a dei processi metastalici ~ come non sup,p orre che nel fatto i bacillisiano stati resi mobili, e siansi sparpagliati nel corpo per la via del contagio? Dal momento che come sapete, anche il signor Koch riguarda i bacilli come capaci di r esistenza all'azione della su!l linfa - anche noi non !lbbiamo constatalo che essi muoiano- non si può misconoscere la possibililé ~he se, dala l'iniezione, avvenisse ; 0 qualche punto un processo di rammollimento, il quale pro<luca deg!i elementi rejZressivi più lirruidi, o quanto meno più mobili, que::;ti prodotti possano venir trasportati altr·ove. ed ivl dar luogo a nuovi focolai. Una tale considerazione non è affatto infondata. Ad essa se ne collega un'altra. Quando vediamo, duranle la cura, un lobo inferiore iovaso in totalitA da focolai di epali:t.zazione caseosa, nasce spontaneo il pensiero che un materiale, diventato libero nel lobo superiore in conseguenza d'un processo distruttivo, e non espettorato, venga forse aspirato, e produca una specie di polmonite ab ingestis (Schluckpoeumonie), nelle fatti-specie una kiisige Schluckpneumonie. Io mi ritengo in dovere di esporvi almeno questi concetti, per aggiungere subito il consiglio di procedere ancora con grande cautela in quei casi nei quali non si è troppo sicuri che gli ammalati abbiano anche la forza e l'abitudine di espettorare completamente i materiali di rammollimento, nei cal'i c10é dove non è improbabile che avvenga il trasporto dei materiali medesimi in altre parti del polmone, a deter•minarvi nuovi focolai. Permettete ora che io tocchi un altro piccolo punto, quello della distruzione medes ima, alla quale il nostro collega si-


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Rl\'lSTA

gnor Koch attribuisce una speciale importanza, come a risultato capitale dell'azione del suo r•imedio. lo pos~o riconoscere che tutto ciò eh~ abbiamo visto parla uel senso che una tale azione si manifesta in molli punti. :'\on mi è chial'l) però fin qui da cbP. dipenda clu~ •tuesl.'azione mortificante non appaia dappertutto, e p. es., come ho già deLlo, proprio i tu. berceli sollomiliari vi resistono in molli punti. Ricooo~co cbe qualche volta, come venne già descl'ilto da qualcheduno dei primi osservatori, p. ea., nella pleur·ile tubercolare, i singoli luhercoli, .sopralullo ~e sono g-ia un po' IngrossAti, pr·endono un aspetto giallognolo, straol'tlinariamente torbide, ed allora presentano anche r ealmente al microscopio dei proce~~"i ùi di<truzione. :')1a altre volte, anche avendo le iuiezioma durato fir.o al giot·no della morte, tale non era il caso. Anche déi Lnbercoli voluminosi si mostrarono assai resi st\!llli. Noi abbiamo visto e non è molto un caso assai nole· voi+>, di un ragazzo di 3 anni affello specialmente ùa tubercolosi delle vertebt·e e delle os!<a lunghe, e nel quale vennero poi riscon kati d(' i grossi tubercoli nel cer' ello. Le iniezioni erano ~la te in complesso di gt·ammi 0,012. Era un çaso della sezione chirurgica, nel I(Uale ,..,~is teva carie vertebrale con ascesso congestizio, e molteplici a!fezioni delle giuntute e delle ossa lunghe delle estremita inferiori. All'autopsia si riscontrò che il ragazzo porla,,a uu numero straordinario di tubercoli cosi detti solitari del cervello t! del cervelletto. É nolo che questi lubercoli devono il lor o nome al ratto che di essi, in ùatli organi, se ne trova uno solo, il quale forse perciò è gt·osso come una noce; ma qui ce n'era un cumulo, cre.Jo ì. parlando propriamente non erano, dunque, del gruppo dei solilari, ma ,.i SI potevano ascrivere; erano dei veri grumi caseosi grossi. :-;r~ in essi, nè intorno ad essi si notavano delle alterazioni di r ilievo. Io osservai bensi nel loro inlet•no alcuni punti molli, ma altretlali si notano comunemeule, an· che senza che sia intervenuto alcunchè di speciale. In ogni caso fJuei nodi non presentavano dei gradi notevoli di Jeperim~nto.

Finalmente voglio richjamare la YOsLra attenzione sui due punti capitali, che veramente vengono in considerazione in


IlEO lCA

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.......0 di ti~i, voglio dire le ulceraJicmi d t!) li intestini e O !!III "" · le ttlcera;ioni neyli oraani della respiraJione, cioè nei fJl.Jl1ilOtti..

Ruluardo all'llltestinc•, egh e fuori d'o~ni dubbio chP quei medesimi processi di mortificazione che si osservano esternamente sul corpo nel lupu~. ecc., si r1petouo anche sulle ulcer• inte!"tinali~ nelle ulcerazioni antiche, mollo 6Slf':~e ed a margini inspeflsili, nello quali banno avuto luogo dello nuove eruzJOnt !"ottom•liari, noi vediamo di tali morlillcazioni in larga roi!"ura. Tale é il raso di questo intestino, che apparliene aJ pnzienle morto nel p;énnaio, e nel quale gili notammo i lu· bercoll recenti del perit"ardio. Il proce.. ~o distrutti vo si approronùo a di1•illura fino allo siero«a: se il paziente fo!'se vissuto ancora un paio di giorni, sarebbe occorsa indubbiamente la perforazi:me, <'ome avvenue in un altl'o caso, ricorl.lalo ouo\arnenle, se non erro, dal s ignor D•. Fr«llkel, an cui il paziente soccombelteappun to a tale perforazione. Sebbene an-engono pure in via ordinaria tlelle mortificazioni e per(olal.ioni dt ulcere intestinali, pure mi credo obbhgato dt farvi notare che qoi $:Ìà nel ureve lasso di due mesi abbiamo 8 vuto un paio tli casi gravi, nei quali il proce M di mortillcaziont> deve essere decor~o a«!'òai rapiùamelllt>. Lo ste!"So dicasi delle ulcerazioni negli organi respiratori in cui !"i vertllca una rapida distruzione,~ le dimensioni delle lll~"e cosi i~olale .-hnno alrune volte fuori d'ogni proporzion ~ colla possibilita che l'individuo ha di ehmmar le. Cio provoca poi dr•gli stati di rilenzione e d'aspirazione d'o~ni "Jlf'eie. Tra i riman(')nti preparati citerò ancora quellò di una tubercolo~i ~lrsordinar•amenl"' grave del larin~e; il paZiente subì 20 inieZIOni. rultima il g•or no prima della mortP. E rtuel me.lesimo del •JU&Ie già r ipelulamenle ci siamo occupati per i suoi Lubercol• pericardici, e le sue ulcerazioni inlel:Stinali ~n::rrenose. \'1 si rJieva atlualment..- un"eruz1one C reo..ca. la f}Uale si estende a Lutto il lnringe ed alla trachea , ed é di una violenza e..lreme Ln alli-o preparato mo.c:tra un'epalizzazionP ca seo--a l'ecenta; esso proviene da Ul1 caso nel quale vennero falle 6


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lUVIS'IA MEDICA

iniezioni, l'ultima 4 giorni prima della morte. Poi abbiamo un altro caso consimile, in èui erano state fatte ;l iniezioni, l"ultima una settimana e mezza prima della morte; vi troviamo dei focolai caseosi insieme a dei processi infiammatori diffu~i. Finalmente vi pl'esento un pt·eparato oltenuto stamanu stessa: vi si nota una suppurazione pro~ressiva dei polmoni, dipartentesi da bronchieltasie dei lobi inferiol'i.

HIV l STA CHI HUHGICA Colorazione preventlva dell'nretra. ed nretl'o-perineora.1la. nell'nretrotomla. e•terna. - Dott. ALESSANDRO CODI VILLA - (Bolleltino delle scienze mediche di Bologna, settembre e ottobre 1890).

l chirurghi, dopo avere eseguilo il taglio dell'uraLra dall'esterno per vincere i restrìngimenti uretralì della regione perineo-bulbare, possono, come si é fatto e si suoi fare dalla maggior parte, lasciare che i tessuti incisi si riuniscano da loro stessi sulla sonda, oppure, aggiungendo un tempo di piu all'atto opei'ato1·io, chiudere la ferita uretro-perineale con sutura ad uno o più strati. Il tempo più difficile dell'atto operatorio (uretro-perineoratia) é la ricerca, senza guida, dell'uretra stenosata e dello estremo anteriot•e dell'urelra posteriore. Per rendere meno laborioso questo momento dell'operazione, si sono escogitali molti mezzi svariati, e si è giunto fino al cateterismo retrogrado, reso possibile da una breccia falta nella vescica dalla regione soprapubìca. Questi metodi od aggravano la orerazione, o non corrispondono sufficientemente. L'autore ha adottato pel primo la colora;.ione preaentica dell'uretra con una soluzione di fucsina o di bleu di melilene, e la ricerca di questo canale è stata delle più facili. Crede quindi di doverla consigliare, però solo in quei casi


RJVJS'fA CHIRURGICA

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nei quali, per la mancanza di seni fistolosi uretro-perineali, la materia colorante non deviando per strade laterali t• co~Lretta a penetrare fino in vescica. Ecco le conch.tsioni che l'autore trae dai suoi studi sperimentali. 1o. La coLora$ìone preoentioa dell'uretra toglie gran parte delle ct~f(ìcoltà dell'uretrotomia esterna. 2o. L'uretro-perineorafia, eseguita immediatamente dopo I'uretromia esterna non porta complicazioni gravi, purché l'operazione venga praticata solto la salvaguardia di una scrl1polosa antiseps~ e sia applicato per i primi giorni che ~egu000 J'atto OperatoriO iJ drPnaggio permanente della oescica. 3o Il drenaggio permanente permette una rapida riunione delle incisioni uretro-perineali, e la pronta guarigione l"i otterrà piu facilmente se la sonda a dimora è tolta pochi giorni dopo l'opemzione. 4o. L'uretro-perineoraj!a mantenendo avvicinati i tessuti urelrali, sui quali è caduta la sutura, ed abbreviando la durala del processo infiammatorio del periodo post-operatorio, rende meno facile la prodttzione di tessuto fibroso retratlile e quindt allontana la possibilità che il restringimento recidi ci. 5•. Perciò hz facilita dell'oper~ione, la rapidità della gv.ariyione, il non riprodursi facilmente il restringimento che si ottengono mercè la colorazione preventiva e l'urelro perineorafìa danno all'uretrotomia esterna molti dei oantaggi1 che .~u di questa possedeoa l'uretrotomia. 6°. In quei casi di restrinf{ilnento, nei quali dop0 pochi tentativi la stenosi non è supera!& dagli strumenti di guida endn-m·etrale, si dovrà, invece di aspettare la possibilità del pas~aggio, eseguire ruretrotomia esterna per non lasciare più a lungo le vie urinarie sotto la dannosa influenza della ~tenoc;i e di manovre ripetute spesso oell'uretra.


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RIVISTA

Sal mlororga.nlsmo oara.tterlstloo del The Lancet, 13 dicembre 1890.

VILLJAM RussELL. -

cancro. -

Dopo avere studiato per molti anni il modo di accrescimento del cancro nei diversi organi, l'aut{lre ha trovato in essi deg1i elementi che nori poteva riferire a modificazioni di cell ule od a proliferazioni nucleari, ed ha quindi invitato il suo assistente d'anatomia patologica dottor Roberlson a sperimentare con ogni diversa colorazione, per poter differenziare questi elementi. Il metodo che ha dato miglior risultato è stato il seguente: Lavate in acqua le sezioni, si pongono per 10 minuti in una soluzione carbolica al 2 p. 100 di fucsina, indi si lavano di nuovo per pochi minuti in acqua, poi in alcool, poì si pongono in una soluzione all't p. 100 di ioduro verde di Grùber allungato in una soluzione carbolica al 2 p. 100, distendono bene, e vi si lasciano per 5 minuti, da ultimo si disidratano in alcool assoluto, si passano in olio di garofano e si montano in balsamo. Con tale metodo gli elementi rinvenuti dal dottor Russell si colorano in rosso porpora, ed i tessuti in verde. Con ripetute colorazioni di confronto il dottor Roberlson ha escluso che questi corpi fossero impurità delle bottiglie o dei preparati, che fossero nuclei di cellule in curiocìnesi, che fossero globuli di sostanze degenerate; questi corpi non furono rinvenuti nè nel sarcoma, né nei tumori semplici come il fibroma, il papilloma, il mioma, nè nelle ulceri sifilitiche né nei sifilomi, né nei conditomi. In un adenoma della ma!Umella, ed in una gomma della dura madre si rinvennero questi corpi, ma della storia clinica di questi due casi non S! sapeva nulla. Un allro caso di sifilide con estesa ulcerazione delle fauci e del laringe ribelle a cura, mostrò alcuni corpi tinti dalla fucsina, ma in sessanta Lessuti dì diverso genere nei quali si ricercarono questi corpi, appena in un caso d'ulcera cronica della gamba, in un caso di tubercolosi dell'articolazione, ed in uno di sifilide, uno d'adenoma della mammella ed in una gomma delle meningi si poterono rinvenire.


CHIRURGICA

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11 Ialo positivo delia questione sta in ciò, che l'esame di iS cancri, compresi epileliomt del labbro e della faccia, scirri delle mammelle, adenomi della glandole cervicali, cancri dello stomaco, del fegato, della milza, delle ghiandole adJominalt delle capsule soprarenali, dell'utero e delle ovaie, fece riscontrare 4:1 volle i corpi colorati con la fucsina, talvolta ill gran numero, lalaltra più ::;carsi, molle volte aggruppali in focolai, nell' infiltrazione parvicellulare dei margini del cancro, nelle cellule epiteliali, nello stroma degli organi, e nei linfatici. Essi erano rotondi, della grandezza di 4 ;L, quantunque Ye ue fossero dei più grandi e dei più piccoli, omogenei in struttura, circondali da uno spazio chiaro. Non v'era dubbio che questi corpi non fossero microrganismi speciali del cancro, ma sulla loro natura animale o vegetale, sul loro modo d'accrescimento e di riproduzione J' 11 utore dopo aver ricordato che Albarran, Darier, T homa, Wickham e Sjobrin avevano trovato nel cancro un microl'· gaoism•) descritto come appartenente ai protozoi, inclinerebbe a credere che questi fossero veramente prolozoi, e più spe· cialmente psorospermi o coccidi, se non che nelle sezioni colorate col metodo di Gram, il modo di loro riproduzione è indicato chiara mente. Ognuno di questi corpi emette un picciol corpo globuloso che si allontana dal corpo gener atore, ma resta ad esso unito per un filamento, poi cresce, ed emette un altro corpicciuolo. Nell'interno delle cellule linfoidi sono visibili anche le piccole spore che rischiarano il proLoplasma cellutare, e si con· tornano di un vacuolo che ha un anello limitante, mentre nelle cellule epetiliali, altri corpi ehe non appartengono a questa specie, si coiot•ano pur e col metodo di Gram, ma non hanno anello cbe li circondi. Per queste specia li apparenze l'autore ritiene che i suoi corpi siano veramente funghi germoglianti, i sprosspil::e di Nageli, ma le prove di ciò non si son potute rinvenire iu tutte le sezioni, perché la disposizione solita di questi corpi era in gruppi, e l'individuazione non era possibile se non


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RIVISTA

quando si trovavano i::;olati, ed ad un certo stadio d'accr eSC!menlo. Egli conclude, che se la presenza di questo parassita sara confermata da altri osservatori, si sara trovato un microrgaoismo che con la sua nutrizione, riproduzione e morte. dentro i tessuti, non può a meno di produrre quei cambiamenti anatomici che si riscontrano nel cancro. Metodo eU diltnfezlone del catgut Doderletn.. - Munche-

ner med. Wochenschr., e Centralblatt fur die med. lVis.sensch. - N. 23, 1890. Le minugie furono per la prima volta adoperate come matPriale di legatura dal Cooper nel 1817; ma solo dopo che il Lister, preparandole con l'olio carbolico le introdusse nella pratiCà antisettica della chirurgia e ne dimostrò la faciljtà ad e>~ser'e riassorbite, venne generalmente in uso. Ma diver·si casi d'infezione settica e la aimostrazia.ne che l'olio carbolico non ha. azione disinfettante fece ro andare in cerca di altri modi di pt·eparaziane. Il L1ster stesso oet 188i indicò un modo di preparazione con l'acido cromico, mediante il quale veramente il catgut era sicuramente s terilizzato, ma che nou o;;tante tutte le fattevi modilìcazioni Jo:privava della sua importaute qualità di essere riassorbito. Nello stesso anno il Kocher raccomandò per la preparazione del catgut l'olio di ginepro clw egli aveva imparalo a conoscere come un buon disinfettante, e il catgut all'olio di ginepro incontrò il generale favore, lìnchC nel 1888 il Kocher stesso alzò la voce per aYverlire che il catguL a cagione della sua origine sospetta in alcune circostanze non può essere sicuramente dis;oretlftlo neppure coi mi~liori antisettici, nè con la soluzione eli sublimato ali'i p. 1000, nè con l'olio di ginepro. Il Reverdio e poco dopo il Benckiser pubblicarono delle esperienze per sterilizzare il calgut col calore secco, Questo riusciva, ma il catgut diven1va friabile. Il Reverdin nè dette cagione all'olio contenuto nel catgut crudo, e pen~ò d'adoperare un catgut privo di grasso. I relativi sperimenti furono intrapres i dal Dodcrlein, il quale osservò che il catgut


CHIRURGICA

molte volte dovenlava fragile con la sterilizzazione :secca, ma trovò che questa non era imputabile all'olio contenuto, ma all'acqua. Se il catgut umido ò portato rapidamente ad un'alta temperatura, in parte si rammolisce e raffreddandosi doventa duro e friabile. Perciò il Dòùerlein raccomanda il seguente processo: Le corde di catguL sono portale entro un vaso chiuso semplicemente con l'ovatta, in una stufa di sterilizzazione e ri$caldate per qualche tempo a 70°-800 C. per fare evaporare l'acqua aderentevi, poi sono .sterelizzate per un'or·a a 130°. Questo catgut .soddisfa a tutte le esigenze, è più resistente e sottile di quello preparato con l'olio di ginepro, è più facilmente assorbibile e più sicuramente s terile, ciò che il Doùerlein ha pr ovato s perimentalmente, e comodamente trasporta bile. Per dargli la necessaria pieghevolezza per poterlo annodare é opportuno prima di usarlo di immergel'lo sol per breve tempo nell'acqua calda.

Bloerohe sperimentali sul traplantamento o Innesto delle mucoae. - E. DJA TSCHENKO. - (Centralb. fiir di e medie. TI'issenseh., numeri 3G e 36, J800). Il primo sperimento per trapiantare le mucose fu eséguito dal Czerny nel 1871 . Dipoi fino al 1888 questi leapia,nlatnenli trovarono esclusivamente la loro applicazione (J . \Volf~, R. Carie. Le Dentu, Stelhvag, v. Carrov ed altri) nelle malattie oculal'i. Nel1888 il Vvolfler pubblicò tre casi di uretrotomia esterna che fu eseguita per stringimenti ed in cui e:zli aveva trapiantato con buon esito la mucosa. Più tardi fu comunicato dal Schendrikowski in Russia un fatto di ben riuscito innesto di mucosa in un caso di adesione cicatrizia della guancia con la mandibola. Benché i trapisntameoti delle mucose sieno stati eseguiti in oculistica da un tempo relativamen te lungo, ed anche in altri rami della chirurgia siano stati effettuati con buon succe!:'so, non era però stato fin qui ancora studiato il proce!':!'O islologico della adesione della mucosa. Pel trapiantamento della cute furono pubblicate ricerche di tal genere dal Gam~, ma per gli innes ti clelle mucose rimaneva ancoraapertaqucsta


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RIVISH

lar.una. Tali ricerche hanno grand~> importanza per la chirurgia prallca. poiché <>olo per questa v1a si potranno esaltamente stabilire le condizioni per la buona riuscita degli mnet~ti. Su tal fondamento il dott. Diatschenko intraprese con la gu1da del pror. W. !>odwys:,;ozki ne lo Tslituto patologi<'o de.lla Universita di K1ew le seguenti esperienze. Gli esperimenti furono esegui~i sui sani. Il trapiantamento fu 10 Lutti i casi fatto <~ulle ferite fresclle che erano state ottenute con una ~;ezione della mucosa delle palpebre. Per lo inne!'lto erano presi pezzeUi di recente recisi (di 1/ 1 cm. rli larghezUI ed t t;, di lunghezza) della mucosa buccale; questi penetLi. prima di &l phcar li alla rerita, erano lavati nella solu:.cione fls1ologica di ~al marmo <~lerilizzata e calda da 3ì a 38" C. Possono e!'lsere tenuti in questa soluzione da alcuni minuti fino ad un'ora e mezzo. Dalla loro ~"Uperficfe mfer1ore eru tolto con le forbici al soverchio le$SULO g rasMM. Dopo qualche tempo, da un giorno fino a due mes1, il pc:.czo trapiantato era sezionato, e dopo averlo indurito nel lic1wdo del Flemming. del Mùller o nell'alcool, era e. amioaln. In alcuni casi dopo l'avvenulu adeaooe della mucO!!'& era miellata la carotide del lato corrispondente con una sostanz.a a lutmosa tmta in turcluno. •\ll'esame microscopico delle sezioni che erano stalt> falle, perpendicolarmente allraver<~o la palpebra nel luogo dell'inne.~to, si trovava, sempre 1'1•a il pe:tzo trapiantato e la ba<~e di impianto, nei primi giorni dopo l'operazione un essudato; CJUeb~O ha diversa spegsezza ed in alcuni luoghi può mancare affatto. Quivi il connettivo del pezzo trapiantato adet·lscc Immediatamente col connettivo della base e soltanto dalla pre"enza di alcuni leucocali f'ì può riconoscere il luogo del roalilo. L'essudato consta di una rete di fibrina che contiene nelle sue maglie elementi fi2urati che sono diversi <~econdo il to>mpo dal trapiantamento. Il primo !rlorno si trovano nelle maghe dell'essudalo qua~i sollleucociti. Alcuni di essi si h·ovano in cromalolisi; la maggior parte però sono ancora no1·mali. Inoltre si trovano ora più ora meno dei corpuscoli ros<ti del sanJZue. Dal secondo giorno appariscono già fibroblasti, j) cui numero aumenta di giorno in giot·no, mentre in pari tempo

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CBIRt:RGICA

ero dei ltlucocili va continuamente scemando. Al quarto ti num · · 1e orgamzzazwne · · det· flb to bi a.;;tt; · ·ntc• giorno cotmnc1a

~..~~camhiansttn cellule fusiformi di coo netti vo {at6•--;• giorno).

c~~e::1te poi in lasso connettivo fibrillare ( •-10' ~ioroo). Fi~1 qh:nente l'essudalo ì• sostiLuiLo dal lasso couneltivo e cosi a rt"ee ,pa ::- 11 limtle Cra il pezzo trapiantato e la bast-. Nella base dove confina il pezzo trapiantato si tron1 una uoleWIIt.• infìllraziooe di leucociti. A poco a poco (dal 2• al i• giorno e piu tardi) questi spariscono e al loro posto trovan~i tit•robla~li. Già, dal terzo giorno com1ncia la ri~ene­ razione del connettivo degenerato dai fibroblasti (alcune C"ellule e tlbre del vecchio connettivo vanno SOf{geUe al rigoofiamt>nlo torbi·lo e alla de~enerazione gra~sosa). La degeueraz1one wassoc;a st osserva anche agli e:;tremi delle fibre rnuscolari tagliate, e dal a• al 1• giorno comincia la loro ri.:eoe" tztone laumenlo del numero tlei nuclai musoolari, dei milo~i, ecc.). 1 va!li della base che confinano con l'essudato si mostrano ~ia il primo ~:dorno trombizzatL Dal secondo giorno si os::-erva m loro come nei vast situati più profondamente una prolifera~tone dell' endol~lto (milosi}. In conseguenza di <tuesla proliferazione ~i trovano. già t~ l secondo e ler-to 'tiorno, capillari di nuova formazione cbe in parte raggiungono l'endoleho, 111 parte penetrano in esso, e questo ~i vede chiaramente nei pr~parati iniellali. ~el pezzo trapiantato penetrano dapprincipio ancJte t leuet>dli. il primo ~iorno essi infiltrano gli .... trnli più \ìcini all'e:osudalo. Dal terzo giorno si dtffondono in tutto ti pezzo trapiantato. penetrando principalm<~nle nelle lacune del le~­ ,ulo counettivo e nei 'al"i sanguignt preformati. Al terzo o '!Ullrto J.tiorno raggiungono l'epitelio del pezzo trapiantato. Al confine della base i leucocil• a cominciare dal secondo o t.. rzo giorno !'Ono a poco a poco ~>urrogali da fibroblasti. II primo giot·no la ma!fgior parte dei leucoctli hanno un ~olo nucleo e sono di aspetto normale; ma piil Lardi, dal secondo giorno in f,tiù essi vanno sempre più incontro alla cromatoId. La penelrazione dei leucociti e dei fibroblasti st osserva prima nei luoghi ove l'essudato è più sotttle_.


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RIVISTA

Nel Les~uto connettivo avven~ono diver~e alteraziom gressive: alcune cellule si trovano già il primo giorno tn islalo dt rlgonfiamenlo lorbido; al St!Condo o Ler·zo ~ioruo alcune incontrano la de~enerazione granulosa o ~ra~"osa. Le tlbre ~i mostrano dapprima (il primo o secondo gtorno) spes-..tlt>, l(wbtde, più lardi ("econdo o quarto gtorno) 1n preda all'induramento u~lino. Dal terzo o '{uarlo giorno cominciu la rigenerazione e la remlegrazione del tessuto con.. netlivo. I fibroblasti si dtvidono e SJ trasformano (dal saLlimo al dodtcesimo giot·no) in cellule fusiformi P dipoi in tessuto eonnetlivo lu~sofi brillare; ma in •Jualcbe parle lt• vecchie fibre e cellule dt>l tessuto connettivo ritornano allo s tatQ norma !t:. l vasi del pezzo trapiantato pren,Jono viva parte al processo di rtunione. Già il terzo giorno si osser,·n nei vasi, nei luoghi in cui l'essudalo è più sottile o ùove manca affatto, un pri11cipio di prolifet•aztone dell'endotelio; l'endotelio rigonfi&, contiene abbondantemente cromatina (~i coloril'ce. intensamente) e iu alcum luoghi si tt•ovano mito~i. Il terzo ~iorno. l'endc•telio prolifera ~ié mollo energicamente {~;e ~o strato di tlSsudato non era molto gross.o) mandando delle propaggint nella prorondilil dt!l tessuto. Dopo tl•c o 'luatlro gioro1 i vasi di nuova fo t·rnaz•one raggiungono già l'essudato e si cougiun~ono coi capillari di nuova for·mat.ione che tlalla base 1 avan7.ano ,.e,•so l'essudato; la matet•ta llliettala giun~~ allora attraverso i capillari dalla ba~e nel pezzo trapiantato e riempie già Lutto il lume dei vecchi ,.a.,i o penetrs f1a la purele vascolare ed il trombo fallo di coq u~coli sanguigni; solo un piccolo numero di vas1 t•esta lt·ombizzato e non lal'cia p8l'lllare la materia iniettata. La pre~enza di trombi solidi e aderenti e perciò la diflit'ile o del tutto impedila penetrazii>ne della mal>!:ia inielll:lla e ùel "'angue si oc;servò nei ca!\i in cui la muco"a fu trapiantata subito dopo la escis~tona senza averla prima lavata nella soluzione sterilizzata di clorur<• di sodio al 0,6 p. 100. I n tali cas1 1 lromb1 si mostrano spesso cambiali in masse omogenee ialine e in conseguenza di ciò sono più difficil· mente respinli dalla materia iuieLlala o dal !'angue. Tutl.a le


CUIIIURGICA

e pel' '" quah la ulaleria d'inieztone penetra nel pezzo tranP1. vece· l1i vasi, !<Ono sempre c 1r~1indale da enclolelio. ~on code •111indi alcun dubbio clte 1 ""'ìautalo e da questo (l no

sangue ~iunge naiJa base nei Y8SI clt•J pt>ZZO lrapÌ!HJlanlo SfJIO allra,·er:to i capillari tli nuova formazione. Ma puichè que~li captllari neoformAll c;ono percorsi dal sao~ue solo al secondo 0 ter.t.o giorno. co:;i rì110 a (jUesto tempo la nutrizione del pezzo inne~tato !'i ellettua solo per· ht vu1 della circolazione pla<~matica.

Ln vita si ril'tabili~ce pm r•apidamPnte clove lo strato •lele più sollile. Qui i leurocili (' l fibr·oblasli penetrano più pr esto nd p~7.zo Lrapiantato; lui cominr a più presto la prohferaziono dell'endotolio nei vasi con numerosi mitnc:i, •lUi :si compie più pre,.to il ••umplt>tn coahlo del pezzo t 1·apianLalo collo ba"e d'ìmpianto. In quanto all'epilelio dt>l p(•z:.:o LrapianLAto Psso non si ~falda tanto r:~rteJOen e e ,... ri~ent>ra p u pre<ol > qua n lo il P*"Zzo trapiantato t• 11pplicalo slrt'tlamen!e. Il pl'imo g10rno dopo rume~lo. ne: prepnrato tiove l'es<:u lato i• più --otlile, l'cpitoliv t:sJsle aurora, solo le cdlull! epilelialt sooo med•ocremenlt! gonfie e un poco torbide. Il secondo giomo .~omin. c 1ano o d1:staccarsi a i strah "Uf'Prlori delle cellule epileheh; alcuui nuclei epiteliali non ~~ colori<ocono o si colori.,cono ditfu,..amPnte. Coutinun lo "raldemenlo il terzo lino al quarto dorno ed è tanto più considerevole. 'JUunto più spesso è lo ,..trato dell'e:,sudnlo; ucllo ~lesso te10po accade una degenerazione grasso!"a o rdropica (forrnnzion•' di vacuoli) delle cellule. .\1 f'C<::.lo o scllimo giorno la mng~or parte dPgli --trati supet·ior• ·ldl\•piiPiio !<ono andali 10 ,Jt..,.facimento c ben p4>chi tu•corn ne rimHn~-tono . In que"li fer\f• una viva prolif~­ razione . Le cellule dPgli sl!·alt infenori SI tlividono Pncr~ita­ meute (tnttlti mJlosil, benche' siano !->eparati dalla suver·flcll~ • dall'ar1a e~lerna o::olo du u1 o a tre strati di eprlelio. L'ottavo o nono giorno si trova11o le CPilulo epileltalt sul pezzo trapiantato più o mPno ri~en rale; oeUe parti che ~tanno più oçer~o 1l c••nlr o ì m1Loc:i o::ono piu scsr~ì. U11a ener~1ra proliferuzione dell'epitelio accade ~olo ai margiui del pczz.o lrapi Malo o,·e si osserva a11cora la p"ru•traziono dell'l'pr~·"udato

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RliJl;l'A

telio uella profonJitil de1 les~ult a guisa di papille. L'~~aJUe dirnol"lra che verso il nono giorno il pez:to trapiantalo ha completamento aderito alla base. Ora quale è il suo ulteriore desLmo? Nei preparati che sono sezionati un me!:>e o due dopo il trapiaotarneoto si può vedere che la riunìone è durevole e completa e che il lasso tessuto connettivo nel luogo dell'adesiOne non b punto passato in tessuto cicatrizio. !Sella maggior parto dei casi si riesce solo mollo difficilmente a I'itrovare i conflui f1·a la base e 11 pezzo trapiantato. Da r1ueste ricerche si possono dedurre le seguenti importanti conclusioni per la pratica chiJ·urgica: 1• li pezzo trapiautato deve essere applicalo strettamente e intimamente alla base; perciò lo stillicidio sanguigno deve essere accuratamente frenato; il sangue coagulalo deve essere più che é possibile completamente rimosso ed il pezzo trapiantato deve essere sufficientemente premuto contro la superOcie della ferita. 2• Prima del trapianlarneHlo, il pezzo trapiantal.o de,·e P.ssere lavato nella solu~ione ò1 cloruro di sodio al 0,6 p. 100, sterilizzata e calda (37•-38°) . Il più luogo tempo che vi può essere trattenuta è di un'ora e mezzo. 3° Dalla faccia inferiore del pezzo trapianlat.o deve essere tolto con le forbici il tessulo adiposo sovrabbondante; però non deve essere portato via tutto il tessuto cellulare sottomucoso, poicbè altrimenti sono meno favorevoli le condizioni per il ri!'<tabilimenlo della circolazione sanguigna nel pezzo trapiantato. 4• Tanto il pezzo destinato al trspiantamento quanto la superficie della ferita non devono essere esposti all'influenza di forti disinfellanti; l'innesto deve essere eseguito più che è possibile asetlicamenle. 5" Il pezzo trapiantato deve coprire piu che è possibile corn plelamentt> tutta la supel'fìcie della fe1·ita. poiché nei luozhi non cuperti dal pezzo trapiantato si forma una cicatrice. 6• Il pezzo trapiRnlato deve essere preservato dal prosciugamento.


CJJIRURGJCA

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c 1u.RLES Mc. BuR:o~EY.- Eaperlenze d'innesti outanel aeoondo il metodo dl Thieraoh. ottobre, 1890).

(Dal Medical Record,

L'antico metodo di Reverdin consistente nell'escissione di piccoli pezzi di pelle con le forbici, e nel collocamento di questi ,.u!l'area di granulazione delle piaghe, ripetendo_ l'operazione tutte le volte che il processo di cicatrice si arresta e stato modificato da Thierscb, ma l'esiguo numero delle pubblioazioni sui t'isultali di questa modificazione mostra che ~ssa non é stata convenientemente apprezzata. onde l'autore dopo aver visitato la clinica da Thiersch, non ha più lasciato passare occasione per applicare il nuovo metodo, e rende eonto dei risultati ottenuti all'accademia di medicina di NewYork. Tl1iersch abolendo i forti antisettici che con 1a loro azione sugli elementi cellulari , s ui capillari e sul sangue si oppon· gono all'unione immediate, adopera una soluzione di sal co· mune al 6 p. 100 in acqua distillata e bollita. L'autore adopera una soluzione di s ublirnato per disinfettar la superficie ulcet·ata e la parte dalla quale si deve. prender l'innesto, ma poi lava completamente queste parti con soluzione di sal comune; pero, prima di cominciare questa disinfezione, adopera acqua e sapone in abbondanza per lavar le par·ti, e rade Rccuralameote i peli per una larga superficie. Invece di porre l'innesto sulla superficie granulante, Thiersch, abrade le granulazioni mollo super ficialmente, e rimuove restremilà cor·iacea della cicatrice che dopo essersi iniziata si & arrestata, procurantiO cosl una superficie incruenta piena di capillari aperti; l 'autore, per abbreviare l'operazione c;rconùa con un'incisione a tutta spessezza della cicalrice coriaeea la piaga, c con lo stesso bistori bene affilato abrade tutta la piaga, ot~iene una superficie sanguinante che irriga, e poi copre di compre!'ìse bagnate nella soluzione di sal comune onde arrestar l'emorragia. Fischer crede che applicando sugli innesti la fascia di Esmarch se ne faciliti l'adesione; l'autore trova che la fascia ~lastica arresta l'emorragia consecutiva al raschiamento, e


100 HIVlSTA fJUindi abbrevia di molto l'vperazione, senza scemare la vitalità degrinnesti; quando (• possibile, egli bpplica perciò la fascia d'Esmarch subito dopo l'operazione, e cessata l'emorragia, fa la medicazione. Se si apre qualche vaso importante, bi:>ogna far la torsione e non la ligalura, perché il nodo impedisce il combaciameto degl'innesti. I pezzi d'innesto che Thiersch adopera, sono fette soLLilissime rimosse con tagli paralleli alla superficie cutanea, e non v'è di meglio che un affilalo rasoio per otlenerli sottili come una carta da biglietti, larghi un pollice, e lnngbi yuattro o cinque. Le regioni migliori delle quali si prendono, sono il polpaccio della gamba, e la faccia esterna del braccio. L'operatore stira la pelle con la mano sinistra, l'assistente la stira e la fissa con ambo le mani, e sulla pelle così fissata applica il raso10 previamenle bagnalo nella !=<Oluzione ùi sal maeino, e con rapido 'movimento radente, come se facesse delle sezioni di preparati, conduce l' istrumeoto contro il proprio petto, ed ottiene degl'innesti che pos::;ono t!sser sottili come un foglio di carta come una carta da giuoco, ma che non devono aver traccia di grasso nella superficie inferiore. Quando la sezione d'innesto e ottenuta, deve restare sulla lama del rasoio; l'assistente la bagna con la nota soluzione e l'O})eralore la depone sulla superficie piagata, stendendola accuratamente su di essa, aiutandosi con uno specillo per disimpegnare il rosaio, ed adoperando due specilli per slenderla sulla piaga in modo, che uno dei suoi mArgini combaci col margine reciRo della piaga. Le altre striscia d'innesto si applicano a fianco delle prime, una dopo l'altra, fino a ricoprire tutt-a la superficie suppUl'aute. L'umidna è necessaria a mantener vitali i pezzi di cute trapiantati, quindi la medicatura dev'esser·e faltu con liste1·clle di sda protettiva disinfettate col sublimato, bagnate con acqua salata, e applicate ad embrice sulla piaga fino a ricovrirla tutta, indi compresse sulla culei nnest.ata; la seta prote~tiva si ricovre poi di garza bagnata, indi si appone il mak.iotosh e la fasciatura. La superficie dalla quale si è tolto J'iuoesto, bagnato di so· luzione salina, covert.a di seta protelliva alla quale si sovrap-


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pone della garza sterilizzata, e fasciala con bendt~ di garza icatrizza in breve tempo. c È mollo estesa la varietà delle lesioni alle quali può es8ere arplicato il metodo di Thiersch; ulcere varicose, piaghe tla s~ottature, da este~e fertle, da processi difterici guari;.;cono rapidamente. Xell'estir_razion~ di vasti tumori ~aligni è disperante il vedere la rtpr.)duztooe del tumore prtma che avven!.!a la cicatrice; nelle vaste ferile prodotte da qoeste operazi~ni, spesso non si disp6nP di sufficiente lembo cutaneo vcr ricovrirle; su t{ueste superfici può essere applicato il metodo di Thiersch appPna finita l'estirpazione e cessata l'emorragia, ed é ~orprendente il vedet'e ~he gl'innesti ad~­ riscono sui muscoli, sulle aponeurosi, sulle cartilagini, e perfino sulle os;;a. Per conservare l'umidita sulla piaga, Thiersch, bagna l'apparecchio di medicazione ogni 4 ore, ma l'autore dopo lunga esperienza è convinto cho basti bagnarlo una volta ogni due giorni, egli quindi ogni 48 ore rimuove tutta la medi<·atura eccetto le liste di seta protettiva che lascia aderenti agl'in· nesti, ed applica nuovo materiale bagnato in soluzione di sale di cucina. Il pus che !'li trova sulla piaga vie~ rimo~so con garza a;;l'orbente, e se é abbondante, bisogna cambiar·e an· che le listerelle di seta protettiva, ciò che può farsi senza pericolo dopo il 4° giorno. Se l'innesto ha attecchilo, si presenta liscio e rosseggianle, altrimenti si vede corrugato, ingiallito annerito, mortificato in qualche punto, ma se ba aderito solo io parte, la cicatrice della piuga av,·iene egualmente, purché si mantenga la medicazione umida per 10 o 15 giorni, dopo di che si può rimuovere la seta protettiva, ed applicare un'ordinaria medicazione anti~etlica. Se le granulazjoni sono esuberanti, si toccano con nitr-ato d'argento, e si ~palmano con balsamo peruviano. L'autore chiude il suo lavoro con la breve storia di 24 casi nei quali ottenne la completa cicatrice su piaghe ulcerose della pelle, su fel'ile prodotte per estirpazione di carcinomt~ della mammellA, di epitelioma della faccia, di cistosarcoma del petto, di lupus della guancia, su ulceri varicose del maleolo, su ulceri indolenti dalle gambe, su sàreomi ulcera ti,


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su incomplele sulure per estroflessione ùella vescic(l, gu estesa lacerazione dell'avambraccio, su es lesa scoUalut·a dd pene,scroLoo coscia sinistra, sovra un cheloide ulcerato della rotula. sovra un'ulcera del terzo inferiore della gamba di cinque pollici di estensione, e mostra all'accademia alcuni dei 2i operati. DeU'a.ntlaepsl e dell'uepai ln ohlrurgta. - Dott. TERRtER. (Recme de chirurgie, ottobre 18.90, pag. 789).

Mentre H Lister al Congresso di Berlino comunica le sue ricerche sull'antisepsi e raccomanùa nuovi antisellici, specialmente il cianuro di zjnco, e ulile segnalare la tendenza di altri chirurghi a sostituire l'asepsi cbirqrgica all'anlisepsi Le soluzioni antisetltcbe sono tutte più o meno tos<>iche, quintli possono essere nocive; perciò é prereribile, ave si& possibile, preservare l'ope1'al.o da qualsiasi intossicazione proveniente sia rlal futlo dell'tntervento chirurgico che dal lato del malato stesso. Però l'uso degli antisettici s'impone allorché la lesione per cui si opera produsse già una infe1.iooe loeale, come raccolle purulente, rocolai settici. ecc.; ed inollre questi occorrono sempre per la disinfezione delle tùaoì dell'operatore. del campo d'operazione, istrumenli, ecc. Al contrario l'asepsi potrà sempre sostituirsi all'11ntisepsi quando la regione su cui si interviene i· esenle da qualunque inoculazione settica. L'autore descrive dapprima il melodo da lui seguito neJla preparazione dell'operazione, in cui le mani dell'operatore e degli assistenli, il campo d'operazione, le spugne (che egll adopera sempre ritenendole innocue ove siena ben prepara lei, i fili da legalura. i crini di cavallo, i tubi da drenaggio sono disinfettati con un unico anliseltico, il bicloruro mercurico all'uno o al mezzo per mille, con Lutti i particolart dellrat· lamento applicato a ciascuno rli lali ingredienti. Passa in seguito all'uso dell'asepsi, e descrJVe la sterilizzazione di Lutli gli strumenti mediante il calore ·secco colla stufa Wisne,:t, ad una temperatura da160 a 180 gradi, da 15


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SO minuti: te compresse le sterilizza nell'autoclave a l20 !!r&di per 20 minuu. · Impie ~a aequo sterilizzata fìll rola p rima col tlllro Chnmberlsnd e quinlfi ratt~ bollire qualche lPmpo per maug1or Eicurezza. u~ando cosi la precauzione di impiegare quanto occorre all'operazione io sta lo perfehamente a~ethco, d1cluara di aver praticato un numer o considerevole di operazioni gr avi, specialmente nella ~avità addominale con risultati snddisfaceotJss1mi f> super inr·i a quelli dali rlall'antisepsi esclusiva Chiama questo un metodo miF>to, suscettibile ancoro di perrezionamento, e si propone d1 diminUire sempre più l'uso tlegli a nt1settici, e di limit~rlo alla sola disinfezione deile mani e delle spu~me. e. durante l'operazione, 111 quei soli casi in cui si apre uu focolaio scltico; in circostanze mislP, ctoè nell•' •Jll&h s1 ag1scP dappr1ma su tessuti non infeltt, poi ~u tessuti infelli, occorre fatalmente itnpieQ:are un metodo misto ed aumPnlare a~sai l'Impiego degli anti~etlici, rìno a r1correre tulvolLa et tPrmocauterto. Circa la mediC87ione, lutti ~ii oggt>lli che vi ::;ono impiegali dovrebbPro c~ss»re sterilizzati, ed allora pos~ouo ..,.... ere J•tdolll bi loro minimo: l'i possono soppr1rnere lo garze e 1~ n valle ft~nicatP., snlolatP, Stllicìlalt•. e soslituirvi quosi ~emr ,.... l t o:::Pmplice !!'&rza ordinur ia ed il cotone idrofilo ~lerilizzo h: ciò i· anche uconomico, il che non è da lrascurar:'lt. Una tn' ;.>rtenza anche che non tra scur a mai é quella di pralicare 11ll' o;~peJoJe le operazioni sempre prima della vi;~ita a~li ,,mmalali, e non ùopo come si pratica d'ordinario, ed P"lgendo ri~ororosamente cb~ lutti ali a<:!liRtenti o:::uo1 non vi~i­ lino mai allri malati p rimu d i operare, e che lllfine le ve~ti Prl 8'\ciugatw occorrenti ven,:ano e~tratti dalla l'tura al momento di e~;~ere Adoperati. Conclurle invitando gli n Itri clururghi a ~egui rP •1uesta pratiNi che diede già a lui !'Ì felici risultati, e ri r ortandr. a rlimoslrazione un elenco rli tlod i ~i oper azioni di vuriA natura pralieste lulll' nella cavità addominale dal :!8 maggio al1'8 Bi!Mlo ecorso e tutte con esito Jt guangtone. 8


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Del T&lore antt.ettloo 4ell'iodoform.lo. - Dolt. C. B. 'f•LA:o~us. - (Reoue de Chlrur11ie, febbraio i lS90, pag. 14:1). L'autore Ca una breve >"'t.oria de.ll'iodoformio, e dopo aver acc•ennato alla sua voga crescente fino al Mm'letig-Moot•hor che osa dire; Uui JOdoj'ormium, ibi n.on sepsit~, ricorda come rioelutJ occidenti d'intossicazione non tardarono a ricltiamare rallcnzione del p.uùùlico m~1 dico, eù ll provocare obbiezioni ed esperimenti allo scopo specialmento di constatarne il va· !ore rea~e aolisetlico. Parerch•e esperien2e e~eguile e ripor· tale dali" autore dilnostrert>hbero che l'iodoformio non impe!lisce affatto lo sviluppo di microbi nei liquidi di cultura e che le iniezioni fatte con queste novelle culture danno i ril'ulla Li abituali. Dopo le c~pe rienzf} di laboratorio pAS<~ò alle inocu!Rziom di animtlli. Un tìlo di seta iodoformizzato ed Impregnato di staRioccocco, non produsse nell'occhio d'un coni~lio che una leggera ioflarnmazione adesiva: et·a un fallo isolato. ma In()· c:ulazioni praticate da molli altri con batteri dt varia natura commi~ti al r imedio diedero la suppurazione, l'infezione e la morte, donde la conclu~ione che l'ìodorormio non era paras!>i licida. La scienza però, malgrado quel>li r isultati sfavorevoli, si dowtle occupare del fatto che I'Jodoformio incapace di impedire la procluzione dei microrgruJismi, era nond1meno mollo utile nella medicazione delle piaghe. E Senger osservava che, medicute ai sorci le piaghe con iodoformio mezz'ora prima di inocularvi bacilli di car-bonchio, quelli non morivano, menlre ::~occombevano altri a cui il rimedio éra $lato applicalo mezz'ora dopo rinoculazJOne. De Ruyter fece le esperienze le piu serie; e iniettando ptomaine provocava in poche ore la morte ad animali, menlr·e sopravviveyano allt•i cui le plomaiue inieU.ale erano statP pr·eventJvamente mescolate ~li' iodoformio. Dunque egli pensa chi! l'iodoformio distrugge o modifica. le ptomaine del pus~ e ciò per azione dell'iodio che sarebbe reso libero dal pus e dai micrabi, e che egli r iesci ad isolare. Ma allora come e percbè queslo stesso rimedio introdotto


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nell'organismo iocrit:me ai microbi non impedisce la suppuraz•ot.e? Se per-ò le suppurazio01 a cute determinate da rotcr'Obi pi<>""eni sono poco influenzate da "!Uesto topieo, vi sono spe~iali mirrorgamsmi dt cui e~so impedisce sicuramente lo .,viluppo. Biichner di Monaco dimostrò che basta sottomettere cullut•o di vihrtOnt di K och alrazione det vapori di ìodofor min per impe•itrne lo sviluppo per un tempo indeterminato: cPssatA però l'azio 'le dei vapori le cullw·e possono riprendere ìl loro s viluppo, non eRsendo st.ali uccisi i germi. Sullo sviluppo del bacillo della tubercolosi molti credono , ucsto rirnPdio alfHllo inefficace: altri invece gli attribuiscono 1 unn Yer·a azione antibacillare, e Verneuil chiamò l'attenzione d~>t meùici s ulla efficacia delle iniezioni di eter e ioJoformizzato nello. cura deglt ascP.ssi fr eddi: egli se ne dichiara il campiono deriso Chantemesse riferisce espet•ienze pure ra.vO!'('VOli. Bruns () Nauwerck dichiarano e provano con esperieuze che rioùoform•o guartsce lesioni tubercolose, e che qut.~sto potere è specifico, cioè antibacillare. Van Stockum ebbe lo c. viluppo della tubercolosi in 6 casi su 8 inoculazioni di pu!'l d'n"'cessi freddi inlatlo, mentre lo ebbe a !>Ole , 0 Jte :;u 8 col pus medestmo prevtamanle trattato coll'iodo· forroio. L'autore volle rendersi conto con esperienze proprie dell'intluenza di t(Uesto rtmedio tanto sul bacillo del colera che ~u quello della lubercolo"i: oou vrc.le mai nelle euJlure. ancbe ::0lo con quantità minime di iodoformio svilupparsi quest• microrganismi: la sola influenza di tracce di vapore iodoformico bastava ad impedirne lo s>"ilupi;X>. P er quanto ri:;uaroa il ... uo potere battericida, iooculazioni di culture sollopo;;te all'al.tOne dell'iodoforrmo rtuscirono efficaci dopo due, 'JliAllro, sP.i giorni; riusctrooo sterih dopo un me~e. quindi l'iodofot·mio uccide il bacillo della lubercolos~ m A la guarigione è molto lenta. Conclude essere dimostrato che l'iodoformio é un onli!<:ellìco, potchè anche tn deboh pt•oporziooi impedisce lo sviluppo tlei bacillr, «en:r.a cht; sia tuttavia pro vato che li uccida , che con!>idr,r·arttlo i :o;uoi eil'l'lli nella clinica si è in di ritto di


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raccomandarlo contro la tubercolosi, e che m ta16 malattia é 11 solo rimedio finora che po~~ usarsi !"istemat camen:e per la sua azione contrar1a allo c:viluppo del baciiiC', per la sua tf. ·sità, e la racilrt8 della sua amministrazione cb e permette di farne p1·endere grand• quantité: sarebbe anzi desiùorablle che 1 tubt>rcolos1 ne portassero sempre addosso e •·imanessero costanlemP.nle solto l'inilueuza dei suoi vapori. Obtt Idatide& dell& mll:u., laparatom.l&. t2ua~1one 4ell&

m.117ia alla parete a44omJ.nale, drenaggio, guarigione. - Osservaztone raccolta nella cimice del prof. Ot.Lit:R dal cloUor CuAt..,.Tt:.

Le ci~ti della milza sono una affez1one rarissima e la Ielle· rtllura medtca non ne pos,.iede che pochissime os~ervazioni, enumerate dall'autore; e perciò riesce interessaule questa p11re. Un giovine dt 28 anni dopo avere sofferto per oltre òue a nni di dolol'i viv1, a carattere nevralgico, con sedo nel cavo ep·~~trJco e nell'ipocondrio dt"Stro, irra1 a nt1si dietro verso la colonna vertebrale, verso la spalla ed il braccio sinistro, di di~pnea, di d.ispeps1a, e dl anemia profonda, pres• alava al suo ingresso all'o<>uedate un tumore occupante l'ipocondr ao smistro, saliente sotLo le coste fino aJ capezzolo e ..candente m basso fino a 5 centimetri dalla spina tliaca antcriot· ~uperiore, duro alla palpazione, ovale, liscio, leggermente rnnbile, colla respirazione, con una resistenza elastica speciale ma senza tlulluazionf\ né fremaLo idatideo, e ùi una ottu-itil assoluta. L'esame del !'angue e delrurma riusciJ·ono ue_a-a livi Si pratica una prima puntura esplorativa e ne srola mezzo Jitr11 di un l1qui 10 chiaro, d~::bolmente aJbuminoe:o, ;..enza traccia di uncini specifici all'e~~tme microscopico, u che l'a nah:;i climo~tro contenere gNln quanUlà Jj ro flltl. d1 cloruri e di urea. Un'ora dopo la puntura comparisce una vio1Pn!.t1 et•uzione d'orticaria che invade rapidamente tutto il t'orpo. fcù!Jre a 39.3 cg•. Agitazione; dopo due giorni per6 il malato ertl ritornato nel suo stato orllinario.


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ll)ì

Dopo varie vicende, peggiorando sempre più lo stato generale, crescendo il dimagramento, l'inapp('ten2a, le nausee. la difflcolt.à a mantenere la stazione ereLI.a che provocava dolol'i v1vissimi all'ipocondrio, sotto le false coste e wdielt·o alla spalla ed al braccio sinistro e conoti di vomito, ~i r1pre· ,.enta alla l:linic.-a ove i! fatta d1agnosi di CISLI della m1lza ed operato poc.:o ùopo in questo modo: lnci::;10ne di 10 centimetri nel punto p1u salieot~ del tumore, r.ioe c1rca 6 cenlimetri souo il margine delle raiSt> co~le sinistre e parallela 8 quesL.\: dh,seziono a strati del piano muscolo-aponevrotico della par~le addominale· apertura del ~riloneo, ùa cui si vede un tumor•e poco mobile del colore grigio-r·ossastt·o dE'Ila milza, che viene pure riconosciuta col~plorazione d1gitale. Sul punto culminante e in allr·1 punti .. j prallcano punture esplor·at•,·e elle non for01scono che qualche goccia di sangue: un'ult1rna puntura mollo posterwrmenle a smislt·a da esilo sntlne ad un llquiùo :naUastro, pu11rorme, con notevole quanlilé. di uncini, che scola a gocc1e ma in abbondanza. La c1sli essendo c-ollocata nella parte poster;or6 della milza e potendo un'incit>ione attraverso al tessuto splenico dar luogo Ad emorrugia imponente, l'OJlier fissò allora la milza a h vello della pia!l'a lasciando in posto 1l LN>quarli, per attendere l'aderenza e dilatare in ~eguito l' or1ficìo mediante bastoncini d1 laminaria, poi suturò la parete addominale, penetrando a ~randP profondità é comprendendo insieme il perilon~>o e lerminò l'operazione con qualche punto di ~utura a1 due estremi della JHsga e adattando un tubo di caoulchouC', chiuso all'eskemsut libera al trequarll inflc:.so nelht CJslt: rnedict~ztone all'todorormio e f!Srza al snbhmato. Dal tubo ela~lico ... rola, •Juando si apre, lo stesso liquido in quantità sempre m more; •lolo ~t>nel'ale nuglioralo. Dopo sei g1orni e~trazion<' ella cannula, dilalaz1one con laminaria. e introduzione succesc:.iva d1 un lubo 8 drenag~io. da cui scola poco pus: ::;Lato p-enerale eccellenLe, ritornalo l'appelilo: irrigazione della p1aga. Que~t.a un mesA dopo era quasi cicatrizzata, le cond11.ioni generali, la nutrizione ril.ornate normali , e uon p<>rsislPvano


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che dolor i, aggravantisi colla fatica, alla spalla sini$tra, che vennero attribuiti alle aderenze contratte dalla cisti cogli organi vicini e massime col diaframma, e che cessar·ooo spontaneamente pochi mesi dopo. Occorre rilevare da questa storia talune particolarità. D'ordinario le cisti sono tollerate dai pazienti con lievi incomodi in quah~iac;i organo: qui diedero dolori vivissimi con dispnea, sintomo non ancora citato in questa affezione. Poi l'eruzione d'orticaria, subito dopo la :prima puntura: questo accidente, attribuibile secondo Jaccoud ad un riflesso peritoneale, sembra più logico riferirlo all'assorbimento di materie tossiche, delle ptomaine doé di qualche goccia di liquido cistico caduto dalla ferita nella cavità peritoneale. Questa orlicaria, spasso segnalata in questi casi e non prevenibiie costitmsce un lato debole della puntura esplorativa. I pochi casi finora conosciuti non permettono di indicare un trattamento chirurgico tipico. La semplice puntura evacuatrice ha dalo troppi risullati infausti. Le iniezioni di sublimato nella cisti, preconizzate da Baccelli e Debove ed esperimentate già nelle cisti del fegato diedero buoni risultati: 11 succes~i ~u 12 casi. Dopo le risorse del metodo antisettico fu tentata due voJte re!:3lirpazione completa della milza, da Koberlt> con insuccesso, poi da Bergmann con esito felice. Ma questo intervento è eccessivo, non essendo la cis ti uo neoplasma che attacchi l'iolima struttura dell'organo che rimane saoo. L'apertura dAlla cisti coi ca u!':tici dopo la formazione di aderenze non ba che un caso: rimane l'incisione antisettica in uno o due tempi che diede buoni risultati a molti autori e tra cui va annoveralo questo caso: si ebbe con essa il minor numero di morti. Quali ~ono le indicazioni dell' operazione t Le cisti della milza recano quasi fatalmente la morte in un termine piu o meno lungo, quantunque d~corrano in principio e per mollo t•?mpo con andamento benigno: quindi in principio, e quando non vi sono disturbi gravi si potrà attendere, o ricorrere alla puntura con iniezione di sublimato secondo il metodo


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Debove, ma allorchè vi sono dolori intollerabili, e pericolo di vita non dovrà esitarsi a ricorrere ad una cura radicale mediante la laparatomia seguita da incisione della cisti e sutura alla parete addominale.

RIVISTA Dl OCULISTICA Clolite sUllitloa oon gomme. - W ARE, di Chicago. - (Re· cueil d'Ophtalmologie, giugno 1890) .

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La ciclite sifilitica non estesa nè all'iride, nè alla coroide, è molto rara. La diagnosi è difficile e la diagnosi oftalmoscopica vien fatta generalmente solo quando le proli(erazioni gommose si presentano dietro la pupilla fortemente dilatata. Virchow, in un caso simile, ha potuto fare la diagnosi di una gomma pr~sa da altri per un sarcoma. Dopo aver riferito quattro osservazioni, l'autore giunge alle seguenti conclusioni: 1" Si apporterà la più grande attenzione nella di&~oosi.dei primi sintomi. Per quant-O possa essere difficile la tiiagnosi della sifilide primitiva o· secondaria, quella della sifilide terziaria è molto più difficile. facile-al medico il dire al suo malato: • io non credo che voi abbiate la sifilide, pe-rò una leggera cura costituzionale non può arrecarvi danno. » ~ Il mercurio è certamente il rimedio per eccellenza nel primo e secondo periodo, mentre che. il.ioduro di potassio ad alte dosi è il rimedio del terzo periodo e le gomme appartengono certamente a quest'ultimo. 3• Le alte dosi di ioduro so~o meglio tollerate quando si aumentano progressivamente le dosi: si amministrerà preferibilmente una mezz'ora od un'ora dopo il pasto in molta acqua. Più la traspirazione sara libera, più si aumenteranno le dosi.

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RIVISTA

dell'oooh!o 4opo UD trallDl&tUmO. - PANAS.(Journal de Médecine et de Chirurgie, luglio 1890).

Quando un oecnio è stato colpilo da un lraumalismo qualunque, la varietà delle lesioni che esso può presentare rende il suo esame sovente difficilissimo ed é tal volla molto delicato il pr<>nunetarsa tanLo dal punto dJ vista del pronostico, quanto dal punto di vista medico-legale. l ncontanenle, dopo un colpo sull'occluo, seuza penetrazione del corpo eslraneo, S1 può osservare la dilatazione della pupalla con stato parahtieo che costituisce l'oftalmoplegia in tema d'oragme traumatica. Il malato resta allora abbagliato, privato dell'accomodazaone, come se gli fosse stata instillata atropina, e dal punto di vasta medico-legale, ra d'uopo sapere che questo sl.ato può persistere mollo tempo. D'altra parte un colpo sull'occhao, ancne quando non vi sia stata penetraziooe, anche sanza aridoplegaa, può determinare un'irite accompagnala da cambiamento di colore, da sinecchie. da essudato, ecc. Questo cambiamento da colore Jeve attirare rattenzaone sulla possibilità òell'irat.e, ma è un segno cbe può facilmente indurre in errore. perché in molti individui ~ni le ir1di non hanno il mede~imo colore, talvolta anzi una stessa i rid~ presenta una colorazione vadala nelle sue differenti parla. Per conseguenza p1'ima d1 dichaarare che l'iride è cambiala dì colore m conse~uenza del lraumal•smo, ra d'uopo infoJ·marsi se questo stato oou preesisl.eva. Il traumatismo produce as~ai spesso lo scollamento dell'iride, il suo di ... tacco nella :sua gramle circonferenza, accidente desi~nalo solto il nome di iridodialisi; lutt.e le volte che questa lesione esiste, vi ha versamento di sangue nella camera antenore; per cui quando si constata quest'ultamo fenomeno ~i deve pensare alla possibilit.A di questo distacco. Le lesioni del erJstallioo, dopo i traumatismi, sono eausa Ji grandi~sima difficoll8 nella pratica perché es"e possono non mostrarsi che mollo tempo dopo l'acc1denle. Quest'organo è sovenli affeLto "enza che l'iride sia Pl.ata lE!$&. Ciò che si os-sar>'a soprattutto si è dapprama la rottura della capsula, ed in conseguenza del contatto della sostanza eriAlalliniana coll'u-


DJ OCULISTIC.\

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lnore 8 cqueo questa fel ita conduce molto rapidamente alla roduzione òi una catara tta. S1 vede allora la materia crist.al~aoa formare a traverso la capsula una specie di rungo. Quest'~t!"pelto è assai caratteristico della rottura della cap~ula. Può accadere allora che le par li rtmaste nella capsula ~~ ronser vioo trasparenti e che qnell~ spor genti si riassorbinn a poco 8 poco. l n altri cast la cataratta in vece 01 in vaaere, come ordinariamente av,•ieoe, lutto Jl crtsl.allino, può restare par· ziale; sotto questo punto di vista, una ferita Jel crisl!Jllino che si fa 8 travt>rso l'iride può essere p1ù favorevole, perché s i ra un'aderenza con questa membrana che viene allora ad ottu· rare la p1ccola ferita del cristallino che non si vuota e può fin ù'allora opacarsi in un punto limitato, il quaJe anche, situato la· teralmente, può essere nascosto dall'iride. Molto spesso anche questa lesione può passare inavvertita. Da ciò risuJta pure che tutte le volle che vi è stat.a penetraztone nell'occhio di un corpo acuto, non si può affermare che l'iride ed il cristaUino non sieno stati toccalt È necessario fare riserve, quantun•lUe non s t osservi nulla di sospetto, perch• gli accidenti non possono prodursi che mollo piìi tarJi. La causa or dinaria dì questi accidenti tardivi a la pr~senz.a nall' umore aer1ueo della sostanza df"l cri,.tallino. Quettte complicazioni però non avven~ono sempre, po1ché in ciò consi!'lte il principio dell'opera~ione della calaratta per discissione, operazwne che del resto non da che raramente buoni risultati e solamente in condizioni molto speciali. Gli accidenti più gravi che sopra,:r~iungono dopo i traumatismi dell'occhio ~ono fJuast sempre dovuti ati' aumento della tensione intra- oculare ad un ver o glaucoma; è quindi specialmente contro questo sintomo che deve e;;,s~re diretta la medicazione. Cosi non si deve usare l' a tropinA che con molli r1guardi, perchè in casi di ipertensione dell'occhio ess11 non farebbe che aumentare gli accidenlJ. Se esiste una irite franca, que!'lta sostanza deve essere uso t.a, ma tostochè si com'!tala col dito che il tono ocula re aumenta, come nel glaucoma, devesi, al contrario, usare r eser ina o la pilocarpma. Dal punto di vista opel"8lorio, devesi tener pre!'ente che


l !2

RfVLSTA

ogni occhio leso nel suo cristallino è molto imperfetto e che vi si produrrà frequenti ssimamente una cataratta secondaria senza contare altri accidenti. lo queste condizioni un'operazione non ha che poche probabilità di riuscita ed in quest'ultimo caso la condotta del ch1rurgo che non sarà riescito sarà fatalmente incolpata. Fa d'uopo quindi non intervenire che quando ciò sia assolutamente necessario, c non vi ha che una condizione che obblisa a quest'intervento con breve dilazione ed è il glaucoma. In questo caso devesi fare l'estrazione del cristallino coll'iridectomia, oppure praticare, ciò chtl è molto più ~emplice e riesce so venti anche meglio, paracen. tesi ripetute dell'occhio. Insomma, in presPnza di un traumatismo dell'occhio, non si deve applicare l'atropina che quando il tono oculare sia normale; se esso è esagerato, devonsi usare i miolici, come l'eserina e la pilocarpine~; se gli accidenti continuano corl ipertensione dell'occhio, adoperare le punture ripetute continuando l'uso dei miotici che agiscono allora più efficacemente; infine non 1- rocedere all'estrazione che quando tutti gli altri mezzi abbiano fallito. Nella maggior· parte dei cast questi primi mezzi associati agli antiflogistici, sanguisughe, ventose, mercuriali all'interno ed io pomata, ghiaccio, diminuiscono molto rapidamente gli accidenti e l'occhio si modifica abbastanza perchè l'intervento operatorio non sia indicato che molto tardi, quando tutti i fenomeni acuti sono scomparsi. In certi casi anche si può vedere, dopo molli mesi, rischiararsi il cristallino quando nell'mizio un simile esito sembrava impossibile. Il traumatismo infine può produrre, specialmente nei fan ciulli e negli adolescenti, alterazioni che interessano la muscolatura dell'occhio; mollo rapidamente ~;i può vedere la produzione di uno strabismo, portandosi gli occhi il più spesso all'infuori. In questo caso può esservi un'indicazione per operare più presto la cataratta allo scopo di impedire che lo strabismo si produca, ma la questione è molto discutibile.


IH OCULISTICA

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neUa suppurazlone nel corpo vitreo consecutiva a oioatrioi oorneall poat-ope ratorie e ad ernie dell'Iride oioactrissate. -W AGENMA'NN. - (Recueil d'Ophtalmologie, marzo 1890). L'esperienza ha dimo~trato da lungo tempo che negli oe· chi in cui é stata praticata l'operazione della cataratta od una iridectomia per il glaucoma, come pure in quelli in cai un'ernia dell'iride si é prodotta consecutivamente ad un asèesso della cornea, in questi occhi, anche molti anni dopo la cicatrizzazione delle ferile possono produr.si le suppurazioni d,el corpo vitreo, sia sponlaneamente, sia in seguito ad un leggero traumatismo. Queste infiammazioni suppurative sono caratterizzate dal loro rapido decor so, dall'invasione dì grandi estensioni, come pure dalla sproporzione tra il grado della malaltia ed il traumatismo occasiona1e. La spiegazioçe di q~Jesto fenomeno è &tata oggetto di numerose esperienze . Gli uni con $ehender pongono la c~usa nella tensione esagerata dell'iride erniosa; altrì, come Swan~y, non ammettendo questa teoria, si basano sulla vieinanza della sorgente patogena col corpo vitreo. È Leber il primo che ha dimostrato in un suo lavoro sugli spazi intercellulari dell'epitelio corneale che in questi casi ci ti·oviàmo in presenza di un nuovo contagio prodotto nella cicatrice stessa in l"eguito alla desquamazfone dell' epileHo, desquamazione prodotta se111za causa occasionate apprezzabilt\ sia per un traumatismo leggero appena percettib.ile. Questa opinion€", mal~rado l'appogf!iO di akuoi autori, ba trov.at.o due anni or sono un eontradiltort: iri Despagnet. Questi ammette come punto di partenza di queste infiammazioni gli antichi focolai di funghi patogeni rin'Hisli allo stato latente fino al momPn to in cui una nuov.a irritazione secondat.a dalla tensione c;lell'iride o dall'aumento della tensione intraoculare produce un mezzo favorevole ~l lor o svilnppo. Allo scopo di difendere la teoria di Leber, W àgenmann ha intrapr:e~o in questi ultimi tempi un lavòro basato su 18 osservazioni di suppuraz.ione nel corpo vitreo: 4 volte 8


i !l

RIVISTA

nella cicatrice r·i~ullante dalreslrazione della cataratta, l volta in seguito all'iridectomia per il glaucoma, e 13 volte in seguito ad ernie dell'iride. Ecco i risult.a.ti delle sue rict\rch~: In tutti questi casi la malattia si e propagata dalla cicatrice verso l'interno dell'occhio. È la cicatrice che costituisce il focolaio principale di contagio; vi si constata s empre la }Jresenza di microrganismi. Le modificazioni della ciratrice non erano in rapporto coi processi infiammatori i del corpo vitreo. Quest'ultimO non dipendeva che dall'accrescimento rapido dei funghi palogeni per i quali la cicatrice non serviva che come porta. d'entrata. Il tempo intercedente tra la cicatrizzazione e la comparsa dei fenomeni infìammal.ori è stal.o di mesi, di anni e di diecine d'anni. Nelle cicatrici corneali con sinecchie anteriori Wagenmann riscontrò sempre una ct:rvilà della cicatrice. Egli suppone che questi occhi si infiammino più facilmente per la convess1tà e per la sotligli('zza delle cicatrici, che si prestano meglio alle desquamazioni dell'epitelio ed anche alla rottura spontanea. Quesk> ragionamento l'obbliga anche ad ammettere l'influenza dell'aumento di tensione in tra-oculare sulla prodt~zione della suppurazione e gli spiega perchè non si osserva mai la suppur·azione in seguito all'iridecl.omia, anche dopo molti anni, se non nei casi di glaucoma. La suppurazione essendo stata o~servata in seguito alla estrazione della cataratta, l'autore ne cerca la spiegazione nel percorso anormale del primo tempo post-operatorio. L'infiammazione non si presenta sempre colla stessa intensità. A fianco di casi ad andamento rapìc:!o, in cui in qualche gior·no la suppurazione invade tutto il globo oculare, se ne teovano altri a decorso subacuto. Questa differenza dipende per una parte dalla I"(Uantilà e dalla vivacità dei microrganismi e p C!' l'altra parte dalla resistenza dei tessuti e dai rapporti anatomici. Più la ci,.atrice i· sottile, piu il corpo vitreo è avvicinato al'la parete superiore di questa cicatri\:e per l'assenza del


Dl OCULISTfCA

H5

-cristallino od alla ~osizione periferica delle sinecchie ante-riori, più rapidamente l' ascesso arriva alla perforazione, piu .i fenomeni infiammatori diventano violenti. In altri casi, quando H cristallino esiste, quando la facci!l posteriore della cicatrice é ricoperta da un essudato plastico .organizzato da un certo tempo, quando nello stesso tempo i segmenti anLeriori del corpo vitreo presentano una costituzione più o meno compatta, la progressione dei microrganismi diventa più difficile e la suppurazione si trova ritat•dala. ·L'autore non è riuscito a determinare la natura dei mi<:rorganismi producenti questi disordini . Egli ha riscontrato ·uoa volta Io staphyloeoccus aureus ed una voJt~ l'alòus. Egli 15j è limitato a constatare ciascuna volta la presenza di funghi çatogeni tanto nella cicatrice quanto nell'inter no dell'occhio ~ soprattutto nel corpo vitreo, costituente secondo l'autore il mezzo più favorevole alla loro cultura.

3lelaztone uiatente tra l 'irrltazlone pertfetlca, prtnolpa.lmente la ta.ttoa oculare ed 1 fenomeni nervoai. S~ARR, di New-York. - (Recueil d'Ophtalmologie, giugno J890).

Conclusioni: La fatica oculare o qualsiasi altra it•rita zione per iferica 'Possono dar luogo à manifestazioni nervose, come malessere, eefalalgie, nervosità ed anche contrazioni locali degli occhi o del collo. Esse producono raramente a ffezioni nervose ed i sintomi cui esse dànno luogo non sono paragonabili aiie .affezioni nervose gravi, come l'epilessia e la corea. L'autore pone la fatica oculare dovuta sia all'insuftlcieoza m.uscotar e, sia ai vizi di rifrazione, alto stesso livello di tutte le aHr~ -specie d'irritazione periferica. Es~a no~ è più frequ.ente nè più importante. Egli ritiene neces~ario, in tutti i casi d'affez.ione nervosa, di assicurarsi se esista irritazione periferica sotto una delle sue forme. Ma, a meno che quest'irr itazione non sia grave e non sia causa di un malessere segnaJato spontaneamente dal malato, l'autore nòn 'Vi attribuisce


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lllVIST.>\. DI OCULlSTlCA

una gr ande importunza come fatlore eziologico. Egli non vi presta una ser·ie attenzione che nei casi in cui le manifesta- .; zio n i nervose, a cagione dei lut o caJ·atleri e del loro modo di sviluppo, non ~li sembrano avere un'origine per1ferica. Egli non crede che l'epilessia vera o la corea possano essere pt·odolte dalla fatica oculat·e o guarile dalla cura di quest'ultima. L'autore ha veduto costantemente casi nei quali un tal trattamento è stato fatlo con piena confidenza e non ha ottenuto che risultati negattv1. Anzi l'autore crede cbe la raccomandazione generale, la quale pretende che la cura si diriga in tutti i casi alla fatica oculare, cau~a supposta di queste affezioni, non tarderà ad essere giustamente considerata come cnltiva in pratica..

RIVISTA DI ANATO~liA E FISIOLOGIA

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L 'ln1luenza della temperatura aull' -.zlone mloroblold& della luce. - Dott. SANT{)Rr SA v eRto.- (Bulleitino della Reale Accademia medica di Roma, fascicoli 6 e i, 1890). La causa della morte d'un numero enorme di mict•organismi dell'ambiente, era fino a pochi anni fa perfettamente sconosciuta. Gli inglesi Dounes e Blunt pensarono che un fenomeno siffatto dovesse essere collegalo all'azione della luce; e perciò fecero pei primi una serie di esperienze che confermarono completamente il loro modo di vedere. Ora l'autore ha intrapr·eso degli esper imenti circa il bacillo del tifo, lD stafllococco piogeno aureo, il bacillo del colera asiatico e quello del carbonchio, nell'intento di meglio precisare il tempo necessario per ottenerne la di~truzione, e di dimostrare che l'azione microbicida della luce è coadiuvata, almeno in parte, da quella del calore. Ecco le conclusioni a cui sarebbe giunto: t• L'azione microbicjda della luce solare si manifesta con


RIVISTA DI ANATOMIA. E FlSlOLOGlA

417

molla ener~ia anche quando non sia accompagnata da una tE>mperalura elevala. 2o I raggi violetti e i raggi rossi della luce !<Oiare, isolati per quanto è possibilE' oon cristalli colorati, non producono la morte, né alcun cambia mento visibile sullo sviluppo dei microrganismi. 3• I microrganismi, allo stato secco, resistono all'azione della luce solat•o più lunQ"amente che allo stato umido. 4• Non vi 1\ una Mlevole differenza fra ìl tempo necessario a sterilizzare una cullura di spore di carbonchio e quello ne· ces,.ario pet' una cultui'a di bacilli. , 5• L'azione della luce solare è tanto più rapida quanto più la temperatura è elevata. 6• L'azione della luce elettrica (proveniente da una lampada di ()00 candele, tenuta ad 80 centimetri di distanza dalla cultura) è di molto inferiore a quella della Ju-::e solarf'. -:• Le spore e i baci l li di carbonchio, esposti alla luce elettrica (proveniente dalla lampada suddetta) 1\llo stato !?lecco e srl una temperatut·a di 18°·208 si sono trovati ancora viventi dopo 2i ore di esposizione. s· Quando invec9 la temperatura è di 40"·44° (cioè la temperatura che si osserva spesso nei tubi esposti al sole) se ne è ottenuta la morte fra 12-14 ore. Le culture di carbonchio esposte alla luce ba nn{}, in alcune esperienze, mostrato una diminuzione di virulenza, e inoculate nelle cavie ne hanno accresciuta la resistenza verso una inoculazione di cultura virulenta: in un caso si sarebbero trasior· mate tn vacctno.

Determinazione quantitatlva degU aolcU organlol nel succhi gaatrlcl. - Dott. BALDO ZANtB0:-11. - (Archioio italiano di ~linica medica, puntata 3' , 30 settembre 1890). È noto quanta importanza abbia per il clinico il sapere se in un vomito, nel ricavato di una stimolaz~one dello stomaco col metodo di Leube, nel succo sondato prima o dopo il pasto col metodo di Ewald, esista o no acido cloridrico libero, o se in vece vi si trovino degli acidi organici (Spf:'lcialmente


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RIVISTA

acido lattico), che denotano sempre la presenza di anormali processi fermentativi. Il Von den Velden aveva dalo' per!!inoall'assenza dell'acido cloridrico libero nel succo gastrico una importanza patognomooica per la diag-nosi di carcinoma dellostomaco. L'utilità dell'analisi chimica in questo caso sla soprttUutlo nel giudizio quanlilativo, nel potere cioè il clinico rendersi conto quanto più può esatto del decorso della malallìa dello stomaco che deve curare, dell'avvicendarsi cioè delle p•·oporzioni reciproche dell'acido cloridrico e degli acidi organici che ne rappresentano le anormali funzioni. L'autore ha eseguito delle ricerche a <1uesto scopo limitandosi per ora all'acido lattico, che é quello che più comunemente si Lmva nelle fermentazioni anormali dello stomaco, rlservandolli di proseguirle in avvenire sull'acido acetico, sul bul1rrico e sul solfidrico per quanto nou acido organico, ma che si troverebbe pur esso, secondo il Senator, in certe gastriti croniche. Cl. Richet, basato sul fallo (BertheloL) che quando si agita una soluzione a·cqul)sa di un acido con l'etere, l'etere ruba all'acqua l'acido secondo un rapporto costante (coefficiente di divisione) che è nullo o trascurabile per gli ac1di minerali 1 abbastanza cons.iderevole per gli acidi organici, avrebbe constatato che nel succo gastrìco puro e fre~co non e!';iste che un acido minerale e niente acido organico. In analogia al fatto sopra esposto l'autore pensò che la pwsibilità di poter determinare questo cosi detto coeQlciente di dioisione anche per l'acido lattico1 offra una via facile per riuscire orl una determinazione quantitativa di questo acido nei succhi ~astrici, nei vomiti, ecc. Ecco le conclusioni che l'autore trae dalle esperienze chimiche e dalle ricerche cliniche esposte in questo suo lavoro: t• L'etere in soluzioni di concentrazione diversa rivela semt>re l'acido lattico, sciogJiendone cioè una parte, diventa di neutro acido, togliendo parte della acidità alla soluzione colla quale é mescolat(\; mentre non scioglie affatto l'acido cloridrico anche se in soluzioni concentratissime. 2- L'etere in ripetute prove, sopra soluzioni di acido lat-


DI ANATOMIA E FlSi òLOGlA

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t.iCO di concentrazione diversa, i!1 quantità

5\empre variate,

ba mostrato di sciogliere l'acido lattico nella proporzione

del 25 p. 100 (•/,) e le soluzioni residue hanno perduta acidità proporzionale all'acido loro rllbato. a• Detta reazione dell'eLere avviene ugualmente anche in miscele di soluzioni di acido lattico e di acido cloridrico, e il coefficiente di solubilità dell'etere si mantiene cost~nle­ mente nella proporzione del 25 p. ·100. o~• La presenza di albuminoidi in delle soluzioni non òisturba affatto la reazione dell'etero>, né ne altera il coefficiente di solubilità per l'acido lattico. 0• Il controllo e le prove di questi fatti sopra succo gastrico del cane, sopra vomiti, sopra il ricavato di sondaggi e di Iavacri dello stomaco, dimostrerebbero che questa reazione dell'etere permette veramente di determinare qualitativarnente e quantitalivamenle gli acidi organici che si sviluppano nei processi di fermentazioni anomale dello stomaco, e dà la presunzione di dedurre indirettamente la quantità degli acidi ino1·ganici che contemporaneamente in proporzioni anche limilatiesime vi si possono contener e.


lzO

HlVlSTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA ---::>e<::·--L 'a.rt.tolq. - (Pharm. centrallt., pag. 58, 1890, e Monit. scient., pag. 10:18, 1800). L'arislolo (del cui impiego nelle varie dermatosi si è dato un cenno nel fa~cicolo di settembre 1890, pag. 1215 del Giornale medico), si prrpa ra trattando, col ioduro potassico iodurato, unu soluzione nlcal111a di timolo; si forma una posatura amorfa, bruno-ro~sa che non si potè avere cri:stalliz;-:ata, neppu1·e per evaporazione della sua soluzione in etet·e. Essendo t'aristolo insolubile negU alcali, si può ammettere che l'idrogeno del gruppo OH del timolo venne rimpiazzato dal lodo, e che si è prodotta una combinazione iodoxitata. Gli si allribuisM la formo la di costituzione seguente: CH1

t

CHs

6

1\C - - C1\CH nt t01 OIC tH

' HC

vc

vc

C. H,

C. H,

l

l

L'arislolo è insolubile nell'alcole, nell'acqua, nella glicerina, ecc.; molto solubile nell'etere, donde l'alcole lo riprecipita. Si discioglie pure abbastanza facilmente negli olii grassi. Per conservarlo inalterato, si raccomanda di tenerlo al riparo dalla luce, e di non scaldarne mai le soluzioni.


RIVISTA DJ CHilfiCA S FAIUlACOLOGIA

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G•usta il dott. Eichhoff, l'aristolo non è menomamente asrbito, neppure da piaghe vive, ciò che lo rende innocuo ~~~ tutto. Per rispello al iodoformo, che parrebbe destinato sostituire, ha il vantaggio d'essere inodoro.

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ID1lueDZ& dell'e.:.tlplrlna aulla aolubUltà dell& ohlllhla.

_ (Revue scieniijique, 15 marzo, 1890). l.'antipirioa, mescolala ~l cloridrato di chinina, ne accresce la solubilità; end che un gramma di cloridrato di chinina, cui si af(friungan0 40-50 centigrammi d'antipirina, si dissolve in due grammi d'acqua <listillataa temperatura di +25o a+ 30oC., e eh~> un gramma di cloridrato di chinina con gr. 0,20 a gr. 0,25 d'antipirina, si scioglie in due grammi d'acqua a +45o.+PO" C., iadtlùve la stessa quantità di detto sale alcaloidico senza antipirina non ~i scioglie nella stessa quantità d'acqua che ad una temperatura di + 521>,5 a 56°,25 C. Col raffreddamento il sale di chinina da solo, cr istallizza dalla sua soluzione a cquo!'e, mentre, intervenendo l'antipirina, rimane a lungo disciolto. 11 valerianato di chinina si comporterebbe in tutto analoga· mente al cloridrato; addizionato di gr. 1 a gr.1,50 d'antipirina, esso si scioglier·ebbe oel doppio del suo peso d'acqua per una lempet•alura cii no a 62°,5 c. 11 giornale Les Nouvcau:e Remèdes nota che l'}uesta pr oprietà dell'antipirioa é di un'importao7a pratica considerevole, poiche per esl<a si possono preparare delle soluzioni stabili di un sale di chinina senza aggiunta d'alcun acido, ciò che ne facili terà l'impiego nelle iniezioni soltocutanee.

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Bagglo delle. feD&oetlDa , - J. LuTTKE. - (Pharm. centralh., pag. 65, 1890, e Monit . scientij., pag. 1037, 1890). Il <!aggio della fenacetina quale è proposto da Fischer nel suo lavoro Die neueren Ar~ ucineittel, 1890, comprtlnde, da un lato, la detet•minazione del punto di fusione della stessa e. dall'allro, la ricerca del cloro, del iodo, dell'acido acetico libero e delle ceneri.


RlV1STA

D'altra parte, la reazione di Schwartz al croroform10 indica, mediante la produzione d' isonilrile, l'eventuali} pre~ senza dell'acetanilide e permdle ili carallerizzare una possibile falsificazione e 1mpedisce di confoudere l'una coll'altra Je due sostanze. Eccellenti in se stessi, tutli 11uesti saggi sono tullavia insufficienti in ciò che essi non tutti ci rivelano la naliUra delle jmpurilà del prodotto esaminalo, e queste impuril.à pO!';SOno essere numerose. Le r•'incipali che più !\'pes~o può sucredere di lr1W8t'vi, sono: to La combinaz1one orto- della fenacetina,

<

O CsHs (1)

Ce H, A,zli. CO CH 5 (2); :!0 l diamidofenoli, C, Hs· OU (A,;-H1)'; :3• J diamidofeneloli, C, H5• OC, H5 tA•H 1) 1 . La presenza della cambinaz1one orto- é quella che offre nnnori inconvenienti; ma non ~ lo stesso nei diamidofeooli, i quali sono eminentemente tossici. La distinzione p~>r ri~pello alla varietì1 orto- può farsi nel seguente modo. SI decompongano 15 grammj circa di fenacetina mediante prolungata ebollizione con 25 grammi d'acido cloridrico dilwto. Co11i, per eliminazio·n e del gruppo acelile, si genera il cloridrato d'amidofenelolo, C, H,. 0Cs H1 . AAH, HCL. Si tratta con soluzione concentrala ù' id ralo sodi co. e il liqwdo che sotto forma d'olio giallo-brunastro viene a galla, si decanta e se ne determina il punto d'eholliz.ione che dovrà essere di 242•,5. La soluziOne clortdrica dell'amidorenelolo si colora in rosso8angue al cloruro fer rico. Si può quindi dire che una reazione d'iùentificazione della fenacetina consiste nell'ottenere la colorazione ro~so ·sangue col percloruro d1 ferro, dopo ebollizione con acido cloridrico. La t·icerca delle combinazioni rliamidale può farsi nel modo

+

seguente:

Si trilura 1/ , grammo circa tl'fpoclorito calcico con un po' d'acirlo cloridrico e ,.; si aggiunge qualche centigrammo di


DI CBUIICA E f.-\R'IACOI.OGIA

cetina pnlverizzata. Se ~ucceùe una colorazione ro~!:'a, 111 ern"' è dovuta Ai deri\'ali diamidici. &":oo Si può anche rlr~cios::here della fenacetina in acido acetico crrstallizzabìle e mtrodur vi qualche po' d' ipoclorito; ma ti metodo è meno sen~ìbile, ed é a preferìrsi il metodo pref•

<'e -t ente. QuanJo "' e ,..velata la pre"enza det compo~ti diam~dali per la colorazione t·o:;!>a coll' ipoclorilo, "i può ancora determinare la posizrone dei j:truppi Az H, nella molecola, mediante In 1·eazione dt O. \\'ilt o di Prress, la 'Juale si ba~a sul fallo che le orto-drarnine danno col fenantrachinone. sciolto m acido soliorico concentralo. delle magnifiche colorazioni do· vulf' alla f01·mazione di azaue. Le mela· l' p11rs-feoilen-diamine. re>a~eodo le une sulle allre tn presenza d'un oaeute ossidante, fjUale il p~>t·cloruro •i• (t>rro, forni~cuno delle i ndamine caratterizzate dalle beUe loro colorazronr a:r.zurr•e o violacee. Si può quindi carelle J'izwrc~ la meta-fenilen-1 iamina colla para-feoilen-diamina o viceversa. Con"eguentemenle, J . Lullke rarcomanùa che olli'C ai saggi accennati in principio, 9t debbtt.: t• Identificare la !'losta nza, facendola bollir e con acido rloridr·ico. e in<;~illandovi poi del percloruro di ferro, che dovrà dare la colorazione rosso·sans:ue; 2° Assicurar!'iì dell'aqsenza dei dramidorenoh e fc>neloli traU.sndo la ~ost.anza stefl~a coll'ipoclorito calcico e l'acido cloridricCl. che non dovranno dare alcuna colorazione ros'òa.


l :H.

RI\'ISTA DI TEC~lrA E StRVIZIO l1EDILO MILITARE

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lllllgll::»ramento meoo&D.loo e tiatolopoo della marola ooll& o&lzatura a talloD.l elut1ol. - H. F. A. CoLIK, medico militare. - (A rchices de .\1édecine el de Pharmacie mil1· tflires, j::ennaio 1891). ~elle conùiziom ordinude della marcia ciascun pa3so o segnato da un colpo ù~l tallone contro il suolo resistente. Questo colpo ed U rumor e che l'accotnpegna sono eviden. teu1eute il risultato meccanico della trasformazione di una parte della fo•·zs mu"colare sviluppata dal camminator~·. Questo 1'1!'\Ultato è t nuLile per la progres:sione e la forza ado pera la a produrla è perduta per lo scopo che si vuole ottenere. Oltr e a (1uesto rnconveniente meccanico, il colpo riel tallone l'i ripercuote 111 tutto J'or~anismo, in ciascun passo coll'inter•mcùio del no!-ltro scheletro: esso comunica a lulto 11 corpo una v1brazione notevole. ~elle lunghu marcie ìatte dai soldali di fanteria con armr e bagaglio, arriva un momento in cui il colpo del tallone ineYitab•Je e la 'ibraziooe ~enerale che esso comunica diven· t~no !'leo"ibJii, poscia dolorose e noi riscontriamo allora non "olo Individui affetti da escol'iauoru e da contusione del calcagno, ma anche 81lr•i affdl• ~opraltutlo da una cefalalgia, i cu1 dolor1 ..i rinnovano a cia"cun passo. Questi indivtduJ cer· caoo di diminuire l'urlo doloroso facendo passi più piccoli, od anclw di evìlarlo. trasciooudo il piede senza battere il tallone sul t~uolo. Per 'Juaulo deboh sombrino l'urto del talloue e il lremilo che c1 comunica, e~;si divenlano alla lunga una causa di fil li~, perchl'~ si ripetono a ciascun passo.


1\1\'l~TA DJ t.EI:~ICA E S!;RVIZlO MED ICO lU WTA.RI

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L'Autore ha cercttto t.! i diminuire questi ù•convenienli cou un in caoulchouc L'ideale, seconùo l'autore. i::-arebbe un 18110118 Uune intu~ramer.le ùi caoutcllouc put·o, facenlc corpo colla ~:\zlltura, 111a lo dtfficollà di fabbricazione ed il prezzo di costo :;ono tah da rarvi rmunziare per il momenLo. Per cui egli pro10ne un modello rntslo, cuoio e caoulchouc, percbè piu econc1 • • pili facilmente applicabile a luLle le calzature da fari' i e !lllt:0 , da rimontarsi ~enza modific~rrne l'aspdlo. F:zli fa poL'lar v1a collo sLampo ùal centro di un tallone di selle cent11netri di larghezza e tre di ~pessore, un tallone di cinque centimetri di larghezza e due di spessore, ollt•e la rz onP corri .. pondenLol tlella c~i rlel~ primo suola e dt>lla 10 1 ~orvatura Colmo esattamente il vuoto con un pezzo di ca.ouLcbouc di cmque cenL1 metri di lar ghezza tolto collo !<lampo io una piaslro di due ce11Limetl'i circa di ~:ipessore . Un pezzo di cuoio pie;lte\'ole fissalo all'interno llella calzatura sosl1luisce la porzione tolta dalla prima suola. L'a~porwzione di una porzione cen rale della p11rle lalloniera della cur,·alura non presenta alcun inconvemente pe•·la soliùita della calzatura. soprallutLo se si dà 11llallone un po' più d• larghezza in avanti. fu queste condJziooi noi non abbiamo d'Plastico elle una porzione Auper•ore e centrale del tallone su una lar~hezza ùi cin'lue CPntimetri e t'U uno ~pessore di due centimetri, ma il cuscinetto elastico cosi ottenuto ricoperto ili una pelle pu~ghe­ ~ole, depressibile di un mezzo centimetro cit•ca sotto Il peso del corpo basta alla porzione posterjore eù 111feriore del calcagno per cosliluirgli uu piano contro cw non si contunde e sul '[ut\le lruva un graùo suf11cienle di e!astJcita per ~ruore l'urlo dd tallone durante !A. marr1a. Questa modificazione é fai!He ad effettut~rs•, poco costosa e può e!'-Sere realizzata per ce Jzature eia rimontaré. L~; uum~t'Ose esperienze faLle m qu~:sti ultimi annt avrebbero wmoslrato che con lallo1.i di ra outeltouc, non solo si evita aj nostri organi una ~coAsa lroppo «ens1blle durantf· la mor.:1a,ma che si cammina anclt"& p1t1 presto che con lallònt orrlmarr Dopo le ptù lunghe marcie il calcagno non presenta ve~>cicbe, nè rossore ed é assolutamente indolente alla pt·es-


'J26

R{VlSTA DI 'IEC~!CA E SERVIZIO ~fEDICO ;}ULI'l'ARE

sione; la fatica sembra limitata ai muscoli soli e come ridotta al st:o minimo inevitabile. Il tallone di caoutchouc può, secondo l'autore, riesci re anche molto utile agli individui affetti da. malattie croniche dolorose dei eentri nervosi o dei visceri, come pure ai convalescenti di malattie lunghe e gravi, i quali restano talvolta lungo te-mpo impressionabili alle scosse della marcia.

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA IJolle pbi frequenti ed import.anti malattie d'infezione osservate nel R . Esercito durante U decennio 1878-87. (Dott. CLAUD.IO SFORZA, maggiore medico). Sunto dell'a utore. - (Rivista d'igiffle e sanità pubblica, pag. 269 e seguenti).

Tubercolosi. Motti. - Il numero totale dei mor ti per affezioni tubel"colose (bronchiti croniche con emottisi, polmoniti croniche, tubercolosi acuta e cr onica) nel decennio 1878-87 fu di 3830 = 1,9 p. 1000 della forza media . Se :o.i aggiungono ad e~si le mala ttie tubercolose delle glandole e delle articolazioni, si ha un totale di 4025 morti = 2;02 p . 1000 della for za media. l.Ujor rnati. - Il numero totale dei riformati nel detto periodo di tempo per affezioni tubercolari fu di 8351 = 4,19 p. 1.000 della forza media. Siccome poi nel decennio la media generale di tutti i mor ti (10,3 p. 1000) e di tutti i riformati (13,7 p. 1000) nell'intero esercito fu di 2l,O p. 1000 della forza media, cosi quella delle perdite per affezioni tubercolo.se r aggi1,mge il 25,87 p. 100 di tuUi i morti e riformati.


RIVISTA Dl Sl'A"flSTICA MEDICA

_, 1/j)-

maagior numero di morti per affezioni tubercolose (esclusa 11 tube;colosi delle glandole e delle articolazioni) avvenne 1 iSSO (2.t p. 1.000), il numero minore (1,5 p. 1000) neli<t87.

:el

Tifo . .\1orti. - Il numero totale di militari di truppa mot·li nel decennjo H>i8·87 per affezioni tifose fu di 4101 :::: 2,01 p. 1000 della rorza mt>dia. Per la forma morbosa è da notare che 65 individui morirono per dcrmotifo e 4036 per ileolifo. 11 massimo di mortalità (2,5 p. 1000) a v venne nel 188J; il mioimo (1,3 p. 1000) nel 1887.

Scarlattina e Morbillo. Morti. - 11 numero totale di militari di truppa morti nel decennio 1878-81 per ~carlaltioa e morbillo fu di 1215 = 0,61 p. 1000 della forza media. Sul numero totale di 1215 morir·ono per scarlattina 47 e per morbillo 1168. JJ massimo di mortalita (l ,467 p. 1000} si verificò nel 1883; il minimo (0,09 p. 1000} nel 1878.

.

..•

Relativamt>nte alle stagioni dell'anno è da notare che il massimo di mortalità per affezioni tubercolari, esclusa la tubercolosi ctelle glandole e delle articolazioni (1,55 p. 1000) si ebbe nel secondo trimestre; per le affezioni tifose (0,70 p. 1000) nel terzo; e per le scarlattinose e morbillose (0,47 p. 1000) nel primo. Conclusione.- Delle malattie infeziose sopra indicate, cagionarono il massimo di mortalita: 1• Le affezioni tifose (2,07 p. 1000 della forza media); 2• Le affezioni tubercoiose (2,02 p. 1000 àella forza media}. Però ò da notare che se ai morti si uniscono anche i


!UVISTA

riformati (1) per affezioni t1,1bercolose,le quali in addietro !'<i consideravano come insanabili, la media delle perdite ascende a 4,19 p. iOOO, ed è perciò mollo superiore a quella dei tifosi; 3• Le affezioni scarlatlinose e morbillose (0,61 p. 1000 ddla forza media). In tutte le malattie inrettive prese ad esame si è riscontrato in generale nel decennio una progressiva diminuzioue, il che dimostra quanto potere abbiano esercitato sopra .li esse i provvedimenti igienici razionalmente attuati. J.

Militari di truppa morii nel decennio 1878-87 per tubercolosi, tifo, scarlattina e morbillo, ordinati secondo le ri spettioe medie di mortalità su mille della for::a medw. Tubercolosi

ANNI

-

--

1878. J8i9. 1880. 1881 . 1882. 1883. 1884.

1885. 1886. 1887.

Tifo

2,3

.

Scarlatrma.

e morbillo Media p. i ()()O Med.ia- p. iOOO ~fedia p. t()()O

2,-i

2,1 2,4 1,7 • 1,:) 2,0 1,9

2:s ;>1

1,8

1,6

2,4

92

9'3

1)

1,7 1,5

2,0

0,092 0,213 0,424 0,44H 1;182 1,497

0,892 0,693 0,327

1,3

0,408

2,07

0,610

-

1,9

l

(l) Xel decennio, minimo e trascurabile fu il numero di riformati per a!Tl'-

zioni tifose, searlattinose e morhllfose.


RIVISTA BlliLIOGl\AFlCA

·13·t

gasi all'esterno. S'apre fJuindi il fondo del ~acco e si constata resistenza o meno n'aderenze del viscere Arnioso...... In caso di 11derenza o di omento inspessito si tolgono e si eslirpa romento. Ridotte le viscere s'attorciglia il sacco (collo) e ,;'applica al di là dell'imboccatura un laccio recidendo mezzo cent1metro solto la legatura. Se l'ernia é voluminosa e quindi il collo e le bocca del sacco larghi, oltre alla legatura semplice s·applica solto (all'esterno) di questa una le<Yatur& mediata in due parti, per assicurare la chiusura ed ~p..dire la sfuA'~ita del laccio. Il periloneo così legato si ritira nello fossa iliaca interna. Terzo momento. - Deviazione del cordone spermatico i~olato stiranùolo leggermente in alto sulla parete addominale e !'6 oc<'orre anche il testicolo tiraodolo fuori dallo scroto. Con uncini acuti e larghi si fa stirare iu basso l'inferior·o f>d in alto il supeT'ior•• dei lembi dell'aponevrosi del gi'ande obliquo, onde facilmente dissecare la doccia formata dal legamento di Poupatt fino al suo bordo posteriore, .ed un centimetro al di lti del punto ove il cordone spermalico ~sce dalla fos~a iliaca. Po~cia distaccasi pee diss.:zione il rHargine esterno del mu:::rolo retto anteriore dell'addome, ed il triplice strato formato dal muscolo piccolo obliquo, dall'aponevrosi del f{rande obliquo. dal connetth·o adiposo sottosierosoJ dal muscolo t•·as verao e dalla fascia ,·erlicale del Cooper, fino a tanto che quel triplice strato riuuito possa essere avvicinalo senza difticollà al bOI'do posteriore isolato della corda di Poupart. Si cuci--cono esse due parti tra loro con sutura nodosa per il tratto da 5 a -; cenlimetl'i che corre dalla spioa del pube infuori fino contro il cordone spermalico spostato per un centimetro circa verso la spina anteriore superiore dell'ileo, rifacendo cosi l'apertura interna od addominale e la parete post~riore del canale in:;l'uinale. ~ella sutura e bene usnre seta e punti staccati, comprendere due a tre centimetri di margme del triplice strato mus~olo-aponevrotico. l due primi punti, applicati appena all'esterno del muscolo r~tto anteriore dell'addome. Quarto momen.lo. - Collo~asi in posiz.ìoo~ il cordone sper-


·t :30

RIVISTA BlBLlOGH AFI CA - -- = -Cura radicale dell'ernia inguinale. - ~uo,·o mdodo operativo. - Con 4 tavole cromo·lill)gratìclle.

BASSI:-1. -

Jl Bassiui ha operate 262 ernie inguinali1 delle quali 10 in femmiuè, 1! strozzate, ;~5 bilaterali, 5:.i congenite, 201 incon· lenibilì, 29 irriducibili, 19 direlle (Hesselbac!l) in individui dai 13 ai lì9 anni. Ottenne guarigioni 251, 108 delle quali mantengon~i dopo almeno uu anno da ll'operazione, mentre '1 2 sono al militare servizio. Occor sero 8 recidive: 7 nelle libere, 1 nelle strozzate; ebbe :3 morti: 1 tra gli a ffetti da eTnie libere, 2 lla ernio stroz7.ale. ll metodo operatiYO da lui sef!uito fu dapprima quello di Wood, o di Czt!rny, appena modificato: ma poi immaginò e coslanlf\tnent~ applicò il proprio, che cosi descrive: Ane~te~ia pt·ofonda - Rigoro;:a medicazione antisettica: Primo momento. - Incidendo i tegumenti denuda l'aponevrosi del g rande obliquo per la parte corrispondente al canale iuguinale; apre l'ernia mettendo a nudo i pilastri dell'un ello inguinale sotlocntaoeo; chiude i vasi sanguinanti. Secondo mometliO. - Taglio dell'aponevrosi del grande òbliquo dall'anello u:guinale esterno fino al di la del livello dell'anello interno; la disseca sopra e sotto a ~uisa di due lembi, dblaCCf) c l<OIIevamenlu del cordone spet·matico e collo del sacco erniario. Tenendo l'indice l'otto le dette parti isola dagli elementi del funicolo spermatico il collo del sacco erniat·io tino all'imhoccaturu dell'ernia, con islrurneuti ottusi il collo del ~acco si i~ola fin denli'O la foRsa ìliaca, cioè al di là dell'imbocca· lura del sacco ~tesso. " Subito ÙO!AJ ~i i--ola il crJrpo e lonJo del sacco che ripie-


BI8UOG RAFlCA

pur esattamente i limiti o~gidl raggiunti e ne tr-accia il bello ed ulile avvenire acceunando ai mezzi più meglio capaci di far raggiungere presto ed intero l'intento. R.

Epilessia corticale traumatica guarita colla trapanazione. - Dott. FILIPPO SCALZI, Roma. È un belt'e~Pmpio della opportunitA dell'operazione, ben stabili tane la indicazione, e della possibilità di trarne benefico compiuto risullalo. nella proporzione di almeno una metà degli operati. .'8. Krle~rscblrurgle des Sehorga.us. -Dott. KER-'1, slabsar zt.

l\: una interessante monografia, che completa gli speciali studi ai quali diede la1·ga occasione la campagna franco-germanica, sulle ferile in guerra e sulle risor·se chirurgiche curative che è indicato e posl"ibile conlr·apporvi. B. DEMOSTHENC doll. A., medico miJilai'e rumeno. -

Comuni-

cazione al X Congresso dl medicina, Berlino. 1. Risultrrti immediati e tardivi dell'intervento chirurgico nella tubercolosi locale. - Si crede dai fatti propri autorizzato ad appoggiare esso intervento: se nel seguito presentau!>.i altri rocolai, sono dovuti a nuove infezioni indipendenti da •[Uella che diede luogo ai primi focolai. 2. Considerazioni sulla peritonite purulenta tubercolare eu ram col. a laparotom ·a ed i laoacri antisettici ed il drenaggio. - La perilonile ammette li stessi tr'ittamenti chirurgici della pleurite pur·ulente tubP.rcolare; tutto sta in entrambe nel determinare le indicazioni permettenti, il momento propizio per intervenire, il genere di operazione proprio in quel dato ca!"o. 3. Disarticolazione simultanea del Lisjranc al piede destro e sotto-astragalea con decapitazione al piede sinistro. - Guarigione compiuta, e con tale andamento da legittimare la preferenza di quest' ';Jltima operazione, secondo l'autore, in diversi casi di demolizioni del piede intra-larsee. B.


RlVISTA

matico ed il lestiro'o se fu de\i~tto. s1 r•unisce con sutura l'aponeurosi del gt·ande obliquo fino ad avvic111are i bordi de1 pilastri al cordone e ~i uniseP la cute. jJedie~ione - La foA"nAlura no.• è neces!'laria cho nei soli ca~i di ernia molto volumioo"a, aulica, donde as:--ai cliftìcile la disc::ezione ed isolamento del sacco erniario. Caratteristica del metodo è la ricostruzione di'l canale in guinale con un'apet·lura interna, con una parete posteriore. fatta dal triplice strato m•Jc::colo- aponevrotico assicurato al bordo posteriore della dOC'lia·legamenlo del Pouparl, con una an tori ore ratta dai lemb1 rmnH1 dell'apooevro~i del grande obliquo, ristretta nella apertura 111terna o soltocutanea Nell'ernia esterna dell'inguine, specie se di cPrto volume, il canale inguinale per.Je l' obllqutlè, diveni a rellihnco o quasi, l'operazione descriLta lo rirnelle obliquo; Il cordone sper malico devialo lee:~errnenle all'e::;Lerno percorre poi ,,bJi'IUamente lo spessore della iJSrele uùdomma le là ove Il canale fu nuovamente for·malo; le linee di sul.tli'P profonde non "i corrio::pondono, la poslerrore re!' la in basso solto il li\ ello del cot·done, e la anteriot•e sopra il dello orgauo. Se l'<•rnia inguinale è cousrerùla manca eli sacco suo propr io e 81 r"rma nel peduncolo ~ ritoneale a nella "aginala del lt!slicolo; essa può arreslai'Ri al cor·done, ernia congemtrr funicolare, o :;:cendere fino al testiCOlo, ern.ic1 coltgenira testicolare: nel primo C880 s i er<tirpa il peduncolo perìtoneàle della vaginale r eso ecta~ico e di\'enuto ~acco dell'ernia; nel secondo caso estirpasi in\'ece peduncolo e vaginale. 11acco e collo dell'ernia, lasciando !lolo quella porzione di sierosa sufficiente per r1coprire il testicolo; della parte di siero~ !:'i a ddossa con sutura alla glandola . Nelruoo e nell'altro ca"o si liniRce l'operazione nel modo sopra dello. Se coesist.e ectopiu del le'>ticolo si dHtlacca e l allunfta viu che sta possibile il cordone spermalico e, dopo l'ifaUa lu par ete posteriore e l'apertura addominale del canalP, si abbao::sa ed assicura con sutura ti testicolo al fondo dello scroto Se l'ernia inguioale è interna, c1oé dJretLa, cosi delltt di Hesselbacb allora bi..ogoa modificare il modo di lraltnre ti


BIBI.lOGRAFlCA

sacco erniat•io, pet·orch .. questo si trova in condizioni differenti da quello dell'ernia e~terna od oblit'jua. L erma intrrna o liN lla dell'in~uine s• forma dalla fos;;etta inguinale m~>dia o da quella rnlerna e passa all'mdentro dt:i vasi epillu«lriri; e~sa c-eneralmentP t> piccola o di medio "olume, rat·amente volumino<>a: l'apertura t>rmaria é data dall'atwllo inu:uioale supPrftcillle o sollocutaneo; il sacco ha imbo,.catura lar:;a w iove,.e un colletto corto che passa da dietro in avant.t tro>~vPrSl:llmenle ~opra H cordone sper mattco. La ja-~eia certicalis nel ma~g-ior numPrO dei casi, come l'nutore ba rilevato, non trovast perrorat.i ma sospinta dal rondo dP.I sacco e diste>~a A guisa d'lnviluppo dell'er nia. App r a !"ernia inguinaJe dir~lta abbia ra~glUnlo certo volume appoj!gta col contcrno interno del colletto al margine <1c:te!'nO del muscolo retlo anteriore dell'addome. Se l't•rnia aumenta. allora la bocca ed tl col!o suo ~~ allarf!8nO ver<:o re:::let·no, ~onlt•o i vad epigastrici, ed infine una porzione di ,;:ar~o ~~ forma anche al di là dell'art.eria Ppigaslrica si che 11 sacco stesso nella sua parte esterna r<:sta come biparLìto per la ripiegalura indotta nella sua pAr ete {sacco) det vasi e,,l~as•r•c'.

Ri~>ece quindi malagevolP ed anche impo<>sibile pedunco"re ti sacco c legArlo al suo limile interno; conviene dopo l'"la calo il perit.onco parietale al di là dt>ll'imboccatura del Mcco dell'ernia, apr·ire questo e, ridotte la viscet'P, sutur•are i~ pertloneo al di lu dell'imboccatur~t del sacco stesso per e!"ciderne poi 1 lembi al disotto della sutura. Nell'Arnia interna ,·oluminosa e<~istendo la accennata di"!Yl., z ('Ile del c:acco suì Ya«~t epi~8!'lrici. rooviene rlividere tra òue lacci i detti vasi, aprir·e il fondo òel sacco, suturarlo, c recidere i lembi solto la <~utura, allriml'nti la lo~gia del sacco el'niat· o au·e ... t.->t·no de1 vasi epis-astrtc• N'sler ebbe tnal~erata. li perilo11eo cosi suturato abbandonalo a sé si r ltit•a ,dla ft. ~a tltaca. Nell ernta inguioalt' della donna l'ope1•aztvne è più ~ern ­ plice 1 erch•' non esiste il cordone spermalico, ed il cor done r.>ton lo viene asportato, sia (·be ~i tratti d'erma congentta, for mala e-ntro il condotto di Niick, cha di acquil.lita...... L'e-


13$.

RlVJSIA

sliJ•razione del cordone rotondo non òieJe luog(l nei ca!'-1 ùall'autore OS!'ervati ad alcun d1.::turbo. Come vedesi, l'autore ricostr·uisce il canale inguinale s<·eondo il tipo di sua confot·mazione fisiologica; la nuova apeJ•l ura ventrale e la n uova parete poster1ore deL <:aoa!e sono falle <la tessuto muscolare ed aponevrotico, in condizior~i lalì [Jer cui non può aver luO§{O alterazione e scomparsa per a ssorbimento. A"endo tolta letteralmente la descrizione del suo atto opE>J•ativn dal Basf'ini stesA01 crediamo averne ilRla una idE>u cnmviuta e tale da mettere l colleghi nel caso di apprezzarlo e g1uJicarlo con piena co~nizione 1).

B ollettino N . 7 della Crooe Rossa italiana. - Dicembre

1800. Dù lulte le più accurate notizie sullo svolgimento della istituzione e sui risultati oUenutt nell'anno 1889. Dalla larga cop1a di dati che fornisce, strale~amo i seguenti di sommo inle1·esse per rar cotnprendere lo stato mnteriale e moraiA <.(ella istituzione. Alla fine del 1gg9 i comitati "'omma,rsno a 214; le sezioni femminili ad ~'; i soc1 a 24(100. Ai già ordinali ospedali di gueJ'ra (da :200 e dn 50 letti. e di montagna) se n~ aggiunsero altri l da montagna con 350 leLli.

(Il Il pror. Pt>~t~mpsti (ollplld ale drlla r.unsolazlooo, Roma) !Ja pure rarcolti metodo proprio 113· snto '" d'un hcn dn·erso principio, la distruzione occhl>l"a cioe del canale mguiunlo. Ci si ra J!perare elle a giorni pubhllthera. Jn prima centurie dei suoi casi, 11 naturnlmenlf' ~~ a !frutteremo a darne conoseenz;~ ni eoll~J!hi. Avremmo potulu mdo prlm~, gra«bè uua dellallllata descrìzion" dd metodo operatt•·o eel11 mvia\'n 11 r.ap1tano modico dott. Per~iehetti. Illustrando awunto in ooa çomunicaziooe pre\"entiva le numerose o~terationi dal P.ost<'mp;;I.J ptaticate. Ala 11 c<>llega ,liscencteva ad approz't,amenli etl a proposte d' ordirle applicativo al mlllt;tre che il Giornale non J)oteva nA acreltare oè discutere, flan a chB la SCJ~ou non ave~>e detto io proposito l'ultima sua parola ..... Ci siamo pereio astenuti dal pubiJilenre lo :scritto del collega. U. nuo~ro-.i fatU 111 cura radicale delle t>rDJl', operando roo


BJBUOGR \JI IC.\

11 patrironnio d~ll'.\"!'Ociazione al31 dicembre 1889 nc::cese: In nuroerat·io· O'>mitalo CPntrale. . . . L . 28~·'81.(}..., Solto-comitali . . • . . L. 000000,00 •

Totale

L. 3!l(i5iR1,0:l

~lateriale. Comitolo centrale .

L. 11097H.P2 L. 205000,00

D

Sotto com•t.ati Totale

Com•tato centrale. Sotto-comitati

. .

.

L. 13H7H.92 L. !l!ll5195.92 L. 765000,00

L. i4l~O 19:>.m . T o la le eenerule Per,;onait' anuolato: direttivo: N . 387; òi assistenza'\ a26.

Totale 913. ~ervizio terrHoriale: di~"po~li locali (Milano, P a1lova, Ve11. Zl9, Cuneo. ~apoll) co paci di 3000 il'lli. B

De l'améa.agement lntérleur d'nn laza.ret porta.tlf. 1:: 1! Rapporto Jei ~1urati sul conco1 :;o tenulosi a Berlino

nd giugno 188H, prornoF"O dalla Imperatrice e RP~i na Augu!'ta, redallo dai dollori Wt-r•ner c Scllillte (lradnzìone france~e del doll .\ppia di GiOP\'ta per mcarico Jel Comit.ato

rt•utrale germanico della CrOCI"! Ro::sa). Il programma di •tneslo concorso e1·n "lato pubblicato fin dal ~ennaio 1S'~8; rnR lo :-:('arso materiale pres~>ntalo al concor--ct non permise di AS."'e::nare ti largo prPmio il W mar-chi) dalla TmpHalrice o llPgina Auf{usta stabilito; fu perdò riaperto, mAntenendo 'luasi inlPgl'o il pro!41'amma. L'espo~iZIOile I{UP.'la '-CCOOdl:l "\"Olla ru ubbastauza rkca, mos:.-ime per ché aumenluta dal materiale regolamen•are del Miuislero della gu~rr·o. Furono pre"'enlate baracche ospitsliere, tende.ldli, utenilili, J•Brt:lllO hìnncherie t•d in•lumenLt; l!<lr umenli cbJrurgici ed apparecchi; tavole operatorie; tavolini da letto, luvCIIe, 51!dio


136

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nsl...

pieghe. voli, a schienale. a'l ama,.a. n ll'F'ppiedi, lolt>lle a treppiedi; cu,.·ne; apra•·ecehi pel buCIIto e per r'rtt~~are po1 la biRn~hr.ria, apparecchi da disinfeztone, da illuuunazione, di t'i"caldaulr::nto ~ ventilazione: medic&nlt.mtì. Per'l 1 rnlglior• e piu pratici rnodt>lli. è !tiusto e d ·vero"o 11 ricono,;cPrlo, erano 1 pr~>~entali dalla direzione sanitaria mililaJ·f' al Mllli!<l_.ro dellu gUt:-rra ovvet·o e~"ll direzione 'Hiidamentc h appogciavn tlichlm'Ril ;oli adallnti pel ser' i zio rn ili te r ·". Devc..1 così ricordare la barHcca Do»ker. gia premiata a.l An,•erl<n •· che c• pur~ appoggiata dai risultali che se ne ollonnero uel ser\'ÌZJO ch·iit; ad Amburgo, O\'e $ODO cost co)<lruiti e cla anni i catlc dci mercati. Il !ello più pratico sernhrc) quellr> d• Schulz appunto adot111ll) dal Mtnislcro dellR ~uerra. Seml'raon co"'• rure più di tulti :;emJ'Itci e prulici 1 m.,deth <l "''·dic cJi lt:!!no e fm·t·o pH~hevoh di Scltulz, e la tavola <hsgiung-ibile e 1 ie~he,·oh• ùi ~àhlt>r, mod<.>llì purf' 'dollatt dal Mrnisl~ro. Tra le cucine rrsullo preferibilt JUella d«'l Cohn "'·Il 1 el mater•l·le "'uo compHo. ~ia J•el ,·erarnente ..tupenc.lo modfl dt suo Jmballa~p-io. Parlandosi degli apparocrhi di dJI"infezione e l'JCordate le rlifficoll.il pratiche pd «uo u«o in C'Hmpagna si proponi' un fari!e mezzo per utilizzar~; in ~uell'intento una rucinaorJiuaria econom1ca da osr,edale.. .. nasta nn hariiP che collocasi .!I.UIIa caldaia; lo si m:a nei m tllll'i ospedtili militari prus!'liani· é di legno d1 IRriee, r.on do!!'he dello ~pt·«sore di 3 1/ 1 ceulimelri. E aperto in bal<so, ed tnoltre lw un doppio fondo, con uua nperlu!"a circolare ùi 2 centimetrr di dlomelr o per lasciar ~fuggire il v-apMCj 1J f011 fu piiJ inferiore porta j:riÌ uncini pF'r l'OSpendcni f!'li oggetti. L'e-<perienzn ha dimostrato l'apparPcchio J.er•fettamente elilcuce. Sono accennali alcuni apparecr.hi rli illuminal.ione, di ris,:aldament(l, di voutilazioue, f<'em.a ~sprimerl"i formalmentA sul pratico loro Yalore. L'arsenale chirurgico del dipartimento medico del Minio,tero delln guerra, costilui\'a il roi~Ji,Jre morleJio senza dubbio delle Cll"'"e e ca"!<Clle cJi i'-lrumenti chirurzici. Consla\a eli una ca::.~a a 4 pi11nt, senza imboUilt11·a con oltre 100 istro-


OIDLIOGIIAFJCA

13i

menti. n manichi di melallo, nichelaLi, meno gli i~Lrumenli dn ~are aJraperto e d'inverno che l"Ono a manichi di legno. u Però l'ar'Senalfl Waller Biondelli ba attirata la jl'enerale allen:tione per l'angegno<>o si"-tema per mantenere gti istrumenli 8 ~eltici e per gli apparecchi di disinfezione. Contiene 50 fra i più nece<>sari istrumeuli. fissali ~u tre piani metallici sui t[uali t> di~e,l.!na~ mdell'biJe la figura, la .<~illwu~tte clell'i.. trumento onde j•Olerlo sempre rJmettere al suo posto. 1 piani metallici permettono la di.,.infezione pronta, che ol11,.nsi colla tìumma d'alcool.. ... 11 sistema fu lento apprezzalo elle il dipartimento rederale ha deciso di adottarlo per rrli O"pedali ÙH cnmpo. e BeiJ~ erano pure le Lavol~ ooeratorie esposte, ma di tuUe la piu pratica era quella del Ministero della guerra a "'emplice e ~e vuolsi anche a doppio dorsale. Gli apparecchi e.l arch&lti ar·licl)lah nulla veramente orli'il·ono di l"alienle. Tra le belle e •·icche rarmacie portatili merila speciale men:taone quella del Lòbleio co-.Liluila di medicamenti r.om· pre~..i in tavolelll', e l'altr11 di gelatine meù,camentose espol"la daU'o~pcclale della guarnigione di Svezia a SLocolma. Finalmente devesi ricorJare lo zaino di sanità da campo pruss-iano; il )ello mulabile in vasca da bagno Tomkm.;; e Nouton. P la ca<>ga da imballo, vasca d~l Gutscb, il !ello da camr)O na ..e; Jl letto ad acrrua: i materassi ad aria; il )ellobarella prU""-Iano; la barella 8""l'ltolabile del Fròhch; e da ultimo tli,ersi mo1lelli di trasformazione, uu po' strani in ve· riti!. in \&goni·""peùalo dei va:zoni- mercanzia, PCC. Quec:to cenno non t• che una enumerazionE', ed ancora non completa de~li o:r~Zelli e<>pol"ti ..... Coll'unico scopo di indies~re ai rolleghi come n dove potranno trovare le relative ciPSCIZIOOi.

B.


138

RIVI~TA

Degll antitermlcl, loro uso e loro a.zlonl fisiologiche e tera.peutlohe, J)e1 tenente medico all"8 artiglieria, dottore MENNELLA ARCANGELO. -

1$89.

E un ricco ed elaborato scritto che impos.><ibile è sunlare ... Basta a dimostrarlo, lo enumerare le divet•se soslanze di cui fa parola (acelanilide, benxanilide, antipirina, a.nalgesina, cairìna, cairolina, tallìna, fenacetina, salolo, sslinaftolo, acido salicilico biiodato, idrochinonE>, paramonobromo acètamlide, fenacetidrazina, pirodina, acido tenilidrazinlevolinico, melacetina, esalgina, feniluretaoo), e.d il notare che di ciascuna con inappuntabile metod.ismo, e ricorrendo alle pro-ve sperimentali tentate dai molti scrittori, che ne fecero oggetto di studLo, fa ~enno dei caratteri chimici, azione fisiologica, azione autisellica, azione terapeutica, posologia, forme, confronti. Di una non tenue lMuna ci siamo perè ,doluti: manca un vero riassunto, una sintesi che facili~i al pratico tr-arre tutto l'utile possibile da un tanto lavot·o. B. Intorno a.ll'hlfiuenza del dlgiuno sulla disposizione aU& malattie infettive. -:- Studio sperimentale dei professori P. CANt.LJS e B. MoRPURGO. - '189,0. Le a~tuate esperienze dimol't,rereb.bero çhe col digiuno si può conferirE: ad a,nimali naturalmente refrattçl'Ìi la recetlività ad una malattia infettiva, benchè per ora non s; possa <lire come digiuno induce talj. modificazioni nell'organismo.'.... ~ tuttavia accertato che il digiuuo induce altera· zioni diverse nelle diverse specie di animali, oD. anche che i} meccanismo dell'immunità vari.a da una specie all'aUra. AJ po.stutto l~ esperienze appoggjano sperimentalmente le deduzioni cliniche sulla imporfanza dell'alimentazione nelle infezioni acute e nella p1·ofilassi delle m~lattie infettive ed epidemiche: la buona nutrizione è efficace mezzo di aumentare la resistenza dell'organismo. B.

n


BI BLIOCRAflCA

139

:aeadloonto per l 'anllo 1888 dell'uffìolo d' igiene della. olttà. d1 Torino.

B un Javot·o pregevolissimo, eompiuto, che ftt verauwnte onore al municipio torinese ed all'egr'egio nostro collPga !'d amiro il dott. C. Ramello, che qual medico capo dirige qnel· rufficio d'igiene. Interessante è la t·apida esposizione storica delle condizioni igieniche della città dal xvi secolo fino ai no~tri giorni. Seguono i dali statistici più deUagliali e compiuti rrguardaoti il 1888 con llll anticipato sunto della sla.listica del 1$89. B. Manuale dl tecaloa. chirurgica. per le opera.zloal e le medloa.zlonl, del dott. Mos.tmG voo MooRBOF. -Tradotto dal dott. Annibale De Gttt0orno ed erlit.o dal Pagani. Napoli. oev'e!'\sere illustrato con oltre 250 figure inserite nel testo. se considerasi che l'originale tedesco è già alla sa edizione, sr ha diritto a sperare valga a ricolmare una lacuna della nostr·a lelteratura medica, ed a soddisfare completamente alle esigenze del moderno chirurgo. Finora non è u~cilo elle il primo fascicolo, che però promette bene. B. :Ra.pport de la. commistlon oha.rgée de recbercher et d'étudler à. l'exposltlon ulllverselle de 1889 les objets, prodults, a.pparellt1 et prooédéa pouvant to.téresser l'a.rmée. - Fascicolo N. 8: Seroi;io rli sanita. Comprende: 1' I~iene delle città, demografia, statistica; 2- Alimentazione, biscotto, latte, uo,•a, legumi, carne, con· servati; carne congelata, carne in polvere, peptoni, estratti di carne; filtrazione e distillazione dell'acqua; 3' .\.bitazioni: rinsanamento, fognatura, fogne, latrine, pavimen ti, muri; ventil!lzione, riscaldamento, illuminazione; 4° Ospitalizzazione: baracche, tende; 5' Disinfezione, inumazioni;


RtHST.\ HO u• Materiale saniturio: telti, poiLl'One a ructe, barelle·lelto,

lavabo; materiale chirur'tico: barelle a braecta, a ruote, òa montagna, islrumenti chirurgici; medicazioni ed apparecchi: ;• Vaccinazione; 8• Prodotti farmaceutici, medicamenti chimtci ed offici nnh, mli.ler iale da farmacia. B.

Guida pratica pel tarmaolati e medlol, compilala da ALt l:.HTO J \:-.sse' Ftrenze. E giunta al quinto anno. e naturalmente quei'lO ne è il mt· g-liore elogio. La Guida d'ogni anno non è una semplice riproòu.:ione ma una vera continuazione dello svol~imento dell'im· porlAnle lema. Quella dPl i 91 conltene: 1• l medicamenti pni in uso, compresi i nuovi; 2• Medtcature alla Lister e ~uulu per la preparazione del neces~>ario materiale; ;{• Gutda per l'el'atne dei pt•eperali chimici; S.' Cenno sulla cura della difterite; a• Incompatibili; li Armadio rarrnac.. utico (Regolamento sulla tutela delJ'Jj.tiene 1-1 saoitb pubblica); -;• Punto di fusione dei l'Orpi !frassi: s· Tavola dt rulttt.ione dei pPsi antichi in metrici; 110 OtJsi ma'-'4ime dei '\'elPni; w· Goccte del dJverM liquidi por ~ramma; J t• Solubilita eli diversi cot·pi nell'acqua (alcool. etere, glicertna); i:!• Pitiecor; 13• FormulariO della pepctina concentrata Langebek~ 1 i' Calendarto. B.


BI BI.IOG R.\ FICA

t .t. l

(}t)l.. A. PASQCALE, medico di 1* classe Jella R • marina:

n) Le tenie dei polli dl Musaua e de1ortrlone d'1Ul&

nuova speole h) aulla preaensa dl larve dl ditterl nelllutestlno di al-

ounl febbrtolta.nti a. Ma.SI&U&. sono due opuscolelli interessanti per clivet·~e ragioni, e c;he attestllUO d~lla abile competenut del Mllegu in simili :-tuili. B

Contributo allo studio delle fermenta.zlont bactertohe pci dottot·i Gos1o e Sct.~ vo, asst::.lt'nli ne t laboratol'i !<Cil'n tiflci della clirezione di san1là.

E uno t:crilto di piccola mole, ma di mollo interesse, che naturalmente non potremmo. "-enza comprometterne il pratico valore, tentare di riassumere, mass1roe che le belle tavole 81111 e~'"evi lo t•enùono dimostrativo come con nes,.un allro meno "arei.lhe po~tbile. Gh aulor•t promettono un allro prof<· simo lavoro illustrativo di alcune delle=particolarità che nel pre"ente non hanno potuto che abbonare. D. Ootl. 8..\ ~TI Gumo: t. Bull'etlologta. delle pnelllllonttt acute. 2. sopra alcune l ocal.l.zzazlont extr~polmonarl del di-

ploooooo lanoeola.to capsulato.

Sono due diligenti lavori nei •tuali, colle ampie cognizioni cd 1 molti lni'Zt.t dei quali l'autore può di!'lporre, in lese a rischiarare ron 8!'18Uissime. p&t.ienli ed eiJih rire>rche alcum unportanlt fatti di bacteriologia come mezzo diagnostico e di utile terapt•ulico indirizzo.

B.

O'Am•E c,nt.o. - Ventitrè anni dl eseroi.s lo vaootnlco tn pl'ovinota di terra d'Otranto (1887-89).

NntJ 'l-67,300, vaccinati (tlei 1:1:1l1 nell'anno lill,i53, dei nati precllJenlemente H~,.i0'l) = 3"22,)>55, cioù 69,:l1 p. 100; ron esito ravorevole 315,337 = 97,67 p. 100.


!H VISTA.

Rivaccinali (nei primi 10 anni di vi là 3311, oltre 13350) 16,661; esili compiuti (2907-9569) 124';'6. Operazioni in totale 3:39,516. Vaiuolo!'i ~. 580i; morti 1667. B. Dott. R. BASTI \.NELLl. -

Pneumotomta. per gangrena. pol-

monare. Tentativo ardito ma sfortunato, aggiunge un nuovo fatto all11 casuit"tica, naturalmente povera, di simili gravissime operazioni. B. Dei seguenti lavori ci è giuoco forza lrmitarci ad un semplice annunzio non essendo possibile darne un sunto senza togliere loro ogni valore: BoETTI. -

Note sta.tlJitlohe sull' osplzlo esposti di To-

rino . L 'lnfl.uenza.ln Italia. nell880 . Sulle febbri irregolari da. ma.larla.

Pror. ALFO'!SO ConRADI. FEfiRl e GtAROtNA. -

Ultima conclusione: « Le c.ondizioni di luogo che favori« scono od ostacolano lo sviluppo dei diversi parassiti (donde " tre varietà strettamente legate al tipo febbrilr) fanno variare B.

« nei diverai paesi anche il tipo febbrile. ,

Ministero d'agricoltura, industria e commercio. - Direzione genet•ale della statistica. - Popolazione. - Movimento dello ata.to olvUe, anno 1888 (27"1.

La. Crooe Rossa. -Conferenza del dott. SeGRE cav. ls \.CCO, tenente colonnello medico, tenuta a Saluzzo il 19 ottobre 1~~0.

L'arringo non è nuovo pel collega dott. Segre...... E, come altra \·olla, sepp(} dir bene ed anche aggiunger Yi qualch~ nuoYo pen1>iero. Natur~lmente tracciata la storia della · zione, in modo adatto allo scopo, ne indica rapidamente


129

Dl STATISTICA MEDICA

II. Aff~:;ioni tubercolose, tifose, scarlattinose

e morbillose del decennio 1878-87 consideràte in rela~ione ai cari mesi dell'anno. Affezionì l Alfezwni tubercolose liro~e Me>i

Trimestri

Media Per jMedia

Per

l

.~fTeiioni

scarlattinose e morbilloso Media

Per

p.iOOO trime- r.iOOO lrime- p. !000 t · 't morti stre morti stre 1 morti r•me.s re

1o Trim. 20

ll

30

li

40

~Gennaio. Febbraio

Marzo .

Aprile . Maggio. Giugno . Luglio . Agosto . .

S"ttembre . ~Ottobre. . Novembre . Diccwbre .

l

9

0,1~

0,13 0,08531 0,14 0,44 0,12 0,:37 0,2153 0,4720 0,17 0,13 0,1714 0,19 0,1. 00375 0,21 0,57 0, 11 o,ss o:o190 o.o6?3 0,17 0,12 0,0108 0, 17 0,15 0,0045 0,15 0,48 0,26 0,70 0,0029 0,0079 0,29 0,00(}5 0,16 U,14 0,26 O,OOU6 D,H, 0,45 0,22 0,64 0,0006 0,0228 o,13 0,16 0,0216

l


1H

NECROLOGI A

-

Warlomont. È un nuovo lutto che addolora la medica famiglia belga: è una nuova perdita per l'oculislica mondiale. Come scienziato, come fortunato pratico, come fecondo scrittore e labor1oso giornalista, come degno presidente della R. Accademja medica del Belgio, il \Varlomool aveva ottenuta tale alla e rispetlevole fama, tla rendere vana ogni parola per dimostra re la gravità della perditn dalla scìenza e dall'a1·Le palita.. E la famiglia medtca italiana unendG le !'Ue alle condoulianze ùe1 colleglu belgi, non solo porge un tributo amichevole allo scienziato, ma compie un atto doveroso di riconosceuza. ad un leale e sincero amico del nostro paese di cui non solo a parole ma a falli erasi moslr'ato costan~merHe affezionato ..... l medici italiani tr ascorrendCJ l'ospitale Belgio erano sicut•i di trovare m \Varlomont 1l più amir.he vole, largo, generoso appoggio: essi hanno perduto un devolo antico

B.

amico.

ll Dire t. t.ore

Oott. FBuC.& BA.ROJIFJO general e medico. 11 Collaboratore per la R .• Marine.

11 .RedaLI:.Ore

GIOVANNI PETELLA

D.' RmoLFO Ltvl

JltlUC4 dt l' eltuU

Cap itau m ed leo.

NuTtNf FEDERICO, Gerente.


Figura rappresenlaote il pezzo d'inw~oo tenue OY6 ru irnaL& la hwfaziooe

a MonClYife wpertt"'''· b K~011~ nVM-IM~ c Bri(llits 1U rnueftU!rio cM tentva ts1111icinMi l due moftconl.



A PROPOSITO l)l

ux

CASO DI EP.\TITE SUPPURATA ST UOl O OH OOT T. F. RHO 'fiiOIC.O Il l a U.Ul ULU l. ••t.t:..A

[.

i ntorno alla epatite suppurati va, già conosciuta dalla scuola greco-l:ltinn, deserittn nelle sue linee generali in modo magistrale dal )1 orgagni , abbinmo delle cognizioni pii! ampie, esaue e precise daccht:• i medici delle colonie inglesi , e fra ncesi, disponendo di un materiale assai copioso. hanno polulo farne nno studio lar·go e completo. E benchè la questione della sua patogenesi non si possa dire risolta, e la diagnosi per se stessa sia ancor circondata. da molte e gravi diflìcollà, ogni incerlezza d'azione del medico può essere tolta, dncchè fu dimostrata l'innocenza delle punlure esplorative a :;copo diagno::tico e la facilità e l'efficacia della cura chirurgica. A dir \ero l'incertezza e le diflicoltù, in cui può trovarsi un medico anche ahile davanti a qualcuno di questi casi, dipendono in parte dalla poca, anzi quasi sempre nessuna famigliarità, che egli possiede con sitl'atta·malallia, fra le più rate ad incontrarsi nei uostr·i paesi. l'oictrè ha purtroppo ragione il 10


.-\. l'IWI'OSl'l'O

Mant.egazza, il lfU<lle fa dire allo zio llaciccia nel suo <' Te:.la l che: una cosa imparata per teot'ia vale un soldo. per esperienza altrui vale una lira, per· esper·ienza propria vale un'oncia d'or·o . Ed è forse per questo che- come osserva I'UgheLLi mentre nei paesi caldi, dove l'epatite suppuratoria è endemica, si aprono assai per Lempo gli ascessi epatici senza alcuna Litnbanza e se ne banno buonissimi risultati, solo più al seueutrione v'hanno ancora dei clinici che discutono con sottili argomenti se debbano aprirsi f>ppu r·e no. Se al mondo vi i· una malattia dei tropici si è certamente questa, e bP-nchè in quelle stesse latitudini essa predomini in certe regioni più che in certe altre. si può asserirechela sua diffusione va gradatamente decrescendo a mano a mano che ci allontaniamo dalla zona torrida, tìochè, al dire deii'Hir·sch, troviamo i suoi estremi limiti, come tnalattia endemica, nel clima che caratterizza le penisole meridionali d'Europa. Per ciò che riguarda l'Italia è certo che l'epatite suppurativa Yi è assai meno fr·equente che sulle prospicienti co:>te afri cane del )lediterraneo, e, secondo asseriscoM il Paro ln ( t) e I'Ughetti, giudica ndo dalle relazioni e osservazioni spar·se pei giornali medici delle sue Yarie regioni, è indubital>ile che si trovano in rapporto diretto l'intensità del caldo e la frequenza della malallia: cosicchè, mentre nelle provincie meridionali e segoatamente in Sicilia non si può dire eccezionale, solo qualche rarissimo caso vien segnalato nei grandi ospedali dell'Alla Italia, nè più nè meno che in ~'rancia in Svizzeea e in Germania. L' Ughetti nella sua memoria espone otto casi clinici da lui ossenati in Sicilia ed a questi ed altri 'l 3 casi che potè rintracciare nei periodici, si r·iferisce il suopregevole studio sulla epatite suppurativa in I talia. Casuistica abbastanza scar·sa (0 PAROLA. -

Sa(lgio di elimafol. e g(og. nosotogi ca. Torino, 1881 .


Dl UN C\"U 01 .EPATiTE :-.UI'l'UHATA

H 'i

com~si \Blk, che. meutre (Jrovalapora fretfuenzadell'ascesso epatico presso di noi. giu:-tiJka la pubblicazione del .:aso c!Jc riferirò pii• ~otto. Il •rualr mi diede ow1sione a fare una dit•ò cosi rapsodia medica per la letteratura del soggello (l ) . rap:;odia rhe esporTò da ultimo quanto più f•revemeote mi sarà possibile, pensando che la politica coloniale possa offt·ire ai medici di marina e dell'esercito occasioni relati>ameote frequenti, comequakhe caso J.{ià è •·apitato, di studiare e curare praticamente al letto del malato siiTatta malattia.

1[.

Anzitutto ho voluto far ricerche bibliografiche nel nostro · Giomale di nmlicina militar1• cd ho trovato, nella set•ie incompleta. di cui potevo disporre, tre ca~i di cui I'Ughetti non lta tenuto conto. ~el fascicolo di dicembre del 1 8~0 il dottor l)anara, allora capitano medico, riferilice la storia clinica di un'epatite suppuratiYa da lui curata in tut allievo quindicenne della scuola militare di Firenze. i tratta di un caso caratteristico ad evoluzione rapida. Senza rause traumatiche od altre cause pres:Jmibili, fuorchè •Juelle assai duul.lie di disordini die!etici, il giovinetto si am-

-

-- --------- -

Bpotile suppurativa Ì/1 Italia, v•llit:iita tlin~a. dic. 188$. J. Cn. - Traité praUque de# maladiu du (oie. Paris, t887. NtELLY. - Pathotogte uotique. Parigi 4881. FRKRlCus. - Malattie del fegato. Napoli t867. Hmscu. - 1/andbook o( geographtcal ami hittorical Pathology. LoO<lra t886

({l UGIIF:TTI. -

F.\ rn&s. -

Tropical dìsrose1, iSSI.

DucrwonTH. -

:!3 aprile t887.

1l·opica! Absce&!e$ O{ the tiV ti'. Lan,cet, 9-{6 ottobre 1887. Por una blbliogralla complet.~, vedi llirsch, Nit-lly, Frerich,; e Ughetli.

TO.\{ ES. -

CUnìcal Lect. <m 'l'ropical absces., o{ the Liver. Lancel


A 1'1\0POSI'fO

maLI con tchhtl', \Uilltlo ~ clolore <H'tttu all'ipowntltfio destro fegato :-por)!ente lli dllt> <hta tras\er,;e tlall'arcn rostale; dupo 12 giorni rompaiuno hrividi con acuti dolori òi ventre. e~a­ cerhaziotw fel.lhrile. e diarrea, lluraudo co-ù per un setlenario; questi -.int<>mi in ~eguito si ··al mano, ma al 30" ~iorno di mnlallia la temper.ttura ,..j rialza. -..oprav' iene tosse, dispnea. poi abbondante espcttora7.ione purulenta. [o:;omma il pus raccoltosi c ~egnalalo dai brividi, lt'O\a la \'ia dei bronchi allravet· · saodo il diaframma etl il tessuto polmooare, e dopo altri dtw

me.;i la guarigione em completa. Il dottor Ferrari nel fascicolo di agosto 188'2 espone un ser.ondo caso. riguardante un inscritto, ricoverato all'ospeda le per polmonite catarrale, che dopo H> giorm di malatlìa cominciò a presentare sintomi di epatite. Le condizioni dell'amm;.\ato si !\!!gravano l'apidamente. al •18° giorno della nuova fn:;e assunta dalla sua infermità, la febbre cessa, ma viceversa la prostrazione diventa estrema: il dolore all' ipocondrio desti'O molto più intenso si ti iffonde a tutto il lato corrispondente del torace. ~~. mentre l'!'ia epatiea è alquanto diminuita, la risonanza ottusa dt>ll'amhito polmonare destro, tranne una limil<~ la supedic·e in al to. <tnnunzia la rottura delrascesso altra,·erso il diaframma nella ca' ità pleurica. Quattro giorni dopo questo accidente. l'ammalato muore e la necroscopia conferma i falli constatali in vita.

Lo stesso dotto•· Ferrari cita nella sua nota un altro ca$o analogo al suo. volto a Lri~te fi ne e reso di pubhlica ragione dal capitano dottor Pahi:> nell'annata 1876 di quesLo stes=-o giornale. Durante la vita "i era pure diagnosticata la pleurite pnruleolit e si era praticata l'operazione dell'eropiema . Ora veniamo alla nostra osservazione. De Pasquale ' incem:o, capo-fuochi~ta, a·anni 4-3 , nativo t li Napol i, f1·n serv izio borghes-e e militare !'a il fuochista da :t8


01 U'i CASO rn EP UtTE SUPPl'llATA

auni: ru per 3i me,.;i in \merica !Perù) negli auni 18/fi-kl; rutÌto sempre huoO~I ,;alu le fino all'anno J88i), in CUi, lrovan · dosi imbarcalo :;ul regio incrociatore Sruoia. nel mese di ottolll'e. dur'ante le grandi mano' re, radde ammalato di catarro bronchiale f' l~ hhl'l malariche conlratte o::ulle co~t~ di SardeJ!na. onde. avendola sua nave do\JJIO recal'~i a :\".Tpoli,egli ,·enne inviato a quelln "petlalc dipartimentale. L'infezione malarira si mostrò riluuante all'azione dei chinacei e dei ricùsLituenti ed il nostro sollufliciale. ali ernando fra ospedale e licenza, tirò aranti con pare~chio ricadute fino alla lioe di maggio, in cui • tornò a prestare ,:ervizio io arsenale. Egli dice però di non e:>sersi mai riavulo t~ompletamente, pet·cht' aveva di quando in quando qualche fehbr·icciattola e sotrriva di malessere generalE>, oltre alla Los~e ('Ile lo tormentnva assai di nòlte, Alle re:;te di ~alale dell'86 tenne :t letto per ciuque t> sei giorni per esse l'si esaccrhate queste sue sofferenr.e e per forti dolori colici, non accompagnati però da dian·e<l. ~ei mesi di gennaio e febbraio dell'8'7stelterelalivamente bene tantochè sul tinm, di quc~t'nltimo mese venne imbarcJto sulla c:orazzata J•alt·.~tro. (Jnivi ~Ielle hene una quindicina di ~iorni, ma in principio di marzo rominc1ò verso sera a ~entirsi dei hri"\idi di freddo ;;cguiti da calore e profusi sudori verso mezzanolle, ìn,omma 'eriaecessi febltrili intermillenti. accompal-{nali però e1li dice. da òolori di vi~ceri UJ'enti, come se si sentisse inruocala la pancia . .X ello stesso tempo H6Yil peJ•Io piit diarrea con tene~mo, le evacuazioni erano 1:-;} al ~dorno e le feccie lllÌsle a muco-pus ginllaslro ahltondanle. Oltre a ciò daccltèera stato imbarc;s to are\it cominciato ad avvertire oell'ipoconflrio destro una ~eu:-;nzione dolorosa e cupa di peso. ac~ompagnala lalroha du dolori laceranti. Oi giorno e:: li stava relativam Pnlt' meglio o. poichè sì l'imane\'a in porto, farPvn il suo seni1.io: inf.1t1i, ~ehhe11P co n ~u llas~e Lnlvolln il medico,


150

A PROPOSITO

per non perdere i :>upplementi del ,;uo graùocon danno di :.ua famiglia. egli asseriva di poter lavorare. Se non cbe, partiti dalla Spezia il H apr·ile, dovette rare il suo turno ai fuo chi an. che di notte co11 peggioramento del suo stato ~enerale. 11 mattino ùell'k aprile. mentre se ne ~tava seduto. fu assali to a un tralto da un forti ssimo dolore all' ipocondrio destro, che s'i rradiava ll'asver5almente a guisa di colica. E co~i vivo fu Cfuesto dolore che egli cadde a terra. F'u portato all'infermeria di bordo, il medico lo trovò febbriciUIIlle erl esaminatolo accuratamente riscontrò, oitre al catarro inte:Hioale per cui lo stava curando, un forte ingrandimento del fegato; vedendo poi il paziente molto deperito decii>e di sbarcarlo alla prima occasione. Così il gioruo 26 dello stesso mese, essendo la squadra ritornata. a Spezia, il Oe Pasctuale ~·e nne ri cover;~to in cruesto ospedale neli? sala direua dal 111édico capo ca\'. R. Ba$si, ora direltore, clte mi spinse alla pttbhlicazione di 'Jueslo caso e mi Jorni )!ran pane del materialebibliogralìcoper il suo studio. Ecco l'el'ameohbiettivo dell'ammal ato quale r·isulta dalla tabP!Ia clinica il giorno appre~so nlla sua entrata: Individuo di robusta costituzione scheletrica. ma grandemente denutrito ; muscoli llosci, pelle arida. :'ollevante~i con faciliti• in pieghe rugose: culorito pallido cerco, ma non itterico: sclerotiche hluast.r·e; pup1lle dilatate come pe1· par-alisi atropinica, foro pn~illare di colore glaucomatoso; non esistono però di::;turbi funzionali della vi~inne, nè alterazioni del fondu oculare, onde non si sa a che cosa attr·ihuire q ues~a enorme dilata~ione delle pupille. Toni cardinci no1·mali. Sn ambedue i lati del torace, in has~o e posteriormente. si ascoltano dei rantoli a piccole e meclie bolle; del resto 1\ distinto su Lullo l'nmhito toracico il monnorio vescicolare: non non ,-j sono aret> ottuse: respirazioni .t'i. Yentre tumido. dolente, notevol.e meteorismo. Il fegato spor~e per qmHll·o dita


DI llì\" CASO OI EPATITE SUPPURATA

J5f

trasverse al disollo dell'arco costa le, è assai dolente alla pre:,!'ione e si palpa attr:werso alle pareti addominali la sua so>erficie irregolare mn non dura, 04\ resistente. L'a rea di ol:usità nella linea mammillare arriva superiormente fino al capezzolo. r solchi inter·costali sono comparsi e so tutta l'area epatica e pii! giir lino all'om~elico si osserva un anormale sviluppo di vasi venosi. La mrlz'l è eli difficile percussione per il meteorismo, ma appare ingrandita almeno del doppio. \'i t' edema ai piedi, ed alla percussione dell'addome, coll'ada"iare il malato in diverse posizioni, si può accertare uno sp<r ;lamento di aree ottuse, onde si arguisce la presenza di ona certa quantitit di liquido nel cavo peritoneale. Inten·ogato dice di non aver mai avuto sensazioni dolorose alla spalla destra, 0 almeno di non averci mai badato. La sera della sua entrata in osped:lle era febbricitante, la temperalul"a segnava 38• :), if malti no seguente era apirettico. Dall'anamnesi il coso non si presenrava con caratteri lJen chiari, però, accertati i faLLi suriferiti, era impossibile non scorgere che sede del morbo doveva essere il fegato. Tenuto conto dell'infezione malarica, del decorso della malattia, del tatarro intestinale esistente, si esclu,;ero le affezioni epatiche che, con nna sindrome più o meno prossima a quella consLatala. po~sono apportar·e un si mile ingrossamento del viscere e si fece diagnosi di epatite acuta. attendendo di poter seguire per qualche gior·no l'andamento della malattia, prima di pro· • nunriarci sullo stadio in cui do ~eva trovnrsi e di formulare una t(ualsinsi pr·ognosi sulla ulterior·e sua e\'olnzione. L'epatite parenchimatosa nei nostri paesi volge ordinariamente a risoluzione e, cer·to, il priruo giorno in cui Etudiammo il nostro malato er·avamo lonrani dal pensiero che già fosse passuta a suppurazione. Infatti, oon v'era alcuu segno di fluttuazione o di pasrosi tù; ltt slori a narratar.i dall'infermo ci p re-


A PROPOSITO

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:;entava due falli rulminanti e persistenti: febbri malariche e da ultimo ratarro inte:;tinale. C'era dunque abba:;tanza per ispiegare il ~n\\ e deperimento; amhedne le alTezioni poi danno luogo in certi ca:;i a congestioni epatiche; con tale stato Ilei fegato, ove si a!!giungano strapazzi e raffreddamenti. è possibile una vera iofiamm;;ziooe del visrere, alla qn:lle si aggiunge talvolt:l una periepalitc col vivo dolore e la sequela dei sintom i da uoi riscontnlli (1). t: n importante elemento diagnostico si avrebbe potuto avere in seguito anche rlrdla curva termometrica; nei giorni suecessivi furono notate le seguenti temperature: Ma ttino

27 aprile 'Z8 » 2\l )) :JO ~

:37

lo mag~io

3i .O

2

):

:n,s ;~6,7

:n.c.

:n .o

Pomeriggio

Sera

37,3 3'"'l 'i)..

38,6 :J8,3 38,1·

:38,3 38,0 38,5 :J7,:)

:m,s 3i.6

:n,'2

Simili temperature accompagnate òa brividi e sudori nun poss-ono es:)ere tlate che da febbri palustri o piemicbe e noi, stante i precedenti dell'ammalato. fin o a pro'"a in contrario per l'inefficacia del r.hinioo, eravamo autorizz.ati a ritenerli di natura malarica. Ma ~e~niarno il resocootosullatabelladinica. ~eiprimi tre giorni si lagnò di forli òolo1·i e lancinazioni frequenti nella re· gione epatica e per evitarne l' esacerhazione evitava. i movimenti e cun~ervn,,a il decubito supino, tenendv il tronco piut· tosto sollevato :-;ui cuscin:, ll 28 e il z!) non potè ao·auo pi(l) C:hi tillid Ili si mili <dfe1.ioni (epatite e pcriepatltf') do,•ureesclusivam••nte all'tnfer.irJno mia,molito·pnluslr~, cl vengono rir~rili dagli antorì. V~ili rn• gli altri il 0 11 Hll117.i il• una no1~ nltA /li11fli1Miicll mecZica {lei òa Costa. p. 483.


Dl UN C \:;0 01 EI'ATlTE i'UPPURATA

153

••liar :;onao nemmeno con l'aiuto del cloralio. V'era pure un ~ • di dispnea rh e venne :a ttrilmita alla periepatite della con 0 ~essi til e pleurite diaframmatica perdiffu~ione di procEl»so; del resto all'asrollazione dei polmoni non si riscontrava nnlla di positifO, sa h o qualche rantolo posteriormente, da ambo le parli. J.'anore,sia. la li ngua patino~a. dei conati di 'orni lo, qualche evacuazione diarroica. indica\'ano che tutto l'apparato digerente risentiva di l(Uesto stato di cose. La dispnea aumentò il ~iorno ~JO verso sera e con e~sa i dolori, i quali per tnllO il ventre, mn più nella regione epatica~ erano così forti. che l'ammalato credette fos~ero venute le ultime ore :-;ue. Il medico di guardia ~li prescrisse dei calmanti di 11zione generale e topica senza averne nessuno elfetto. A notte inollrata cominciò ad avere dei colpi di tosse secca, che si fecero sem · pre più insistenti, finchC• terso le 7 an t, del1 o maggio cominciò a dare qualche sputo purulento, denso, rossiccio, di nessun odore e di ~apore dolciastro, a della dell'inJermo. La tosse e l'e:-:pettorato divennero nella giornata sempre più abbondanti cosicchè. per la quantità di esso e per il subitaneo calmarsi dei dolori dell'ipocondro destro, oon v'era p1ù dubbio circa la natura della vomica. essendo evidente che essa era dovuta ad un ascesso epatico apertosi per la via dei bronchi {l). 11 lion melt" conto di fPrmarsi molto a di,;cutt>re se il p\IS espettorato no11

ros..e pintto~to da attriiHlìr:;i ad una 1'3rcolla purulenta polmonare. Gli asr.t>,;o;i polmonari eh~ 1100 ~iano rl'ori;zioe tu.lJt>rcolare o traumatira sono co~i rari che si ,•onosee appena un picrolissimo numero di os,;enaT.ioni autentiche, somprl' di asces~i const'cutivl ali altri! malattie polmonari lpolmonilt', induramento cronico del polmone). Sono arcompagnati dai segni fiSici delle caverne polrnonari, assenti nel nostro ~o~;getto; il pus è sempre mol~o fetido, mentre nel r.osLr<l caso era inntloro e color feccia di vino c.~ratteristi«l dell'ascesso epatico. Accade tal1•olta dlt' delle pJ<:tLriti purulente ineistate diaframroaliche o intet'lobat•i ulecrino i hmnclli ~ 11ermcttano I'NUZiOrte del pns n.l di fuori. Ma nel ne Pasqu ~ l~ m:uwuòno t'Olll)ll~talllP.nle lino agli ultimi ·giorni i 'segui Osièi da p:~.rte liri polmonll e deiJa 11leura, mentro ()r~no marr:~Li~simi qu!'lli d~ll'e­ p~tit~ e sp~rlalmcute il dolnre e l'enorme ingrandimento •lei ~iSf,(}rl'.


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A I'ROl'O!-ITO

ln !} ore uo ba"ioo l>Ìera riempiutu per due LPrzi di questo espeuorato puruleolo, color ft1ccia di vino . l o esaminai ripetuta mente al microscopio per vedere se contenesse uncini di echinococco, ma non riscontrai che cellule pnrulente, dei cri·talli di colesterina e CJualclte cellula ).!rrmitn di granulazioni adipo·e. che supposi esse1·e cellule epatiche in \'ia di degenerazione. Coll'apertura dell'ascesso ee:ìsò anche In feblll'e. ~el giorno '2. al mattino cominciarono a diminuire l(lss~ ed espetlorato. cosicchè ti paziente pott' riposare alquanto. Ma alla sera riprese ad espouorat'e con ma~)tior forza e freqnenza, durando cosi per Lnlla la nolle: l'infermo diceva che talvolta il pus ~?li u:;t;iva a boccnte e ., riempi di nuovo per due terzi il hacino. Il gio1·no 3 era alquanto ahbattuto per la veglia e la fatica del continuo espellorare, però cominciava a 11utrirsi alttuanlo. Nei giorni se:menti il pus andò a mano a mano diminuendo, dì modo che il giorno ·16 e 17 non si 1·iempivano che due sputacr.hiere. fntanto, mentre il dolore era pres~ochè scon1 pnrso, anche il regato si era ridono as~ai di volume, spo•·geva appena dall'arco costale ed ili imite superiore era addirittura normal e. Il giorno 18 e 19 si ebbero nuovameute di $era tlue lef.!gieri accessi di febbre, preceduta da L1ividi ese~uit.ada sudori. 11 20 e giorni successivi è apirettico. ma la vomicasi ripresenta piti altbondante (mezzo bacino) e poi gradatamente diminuisce lino a '2-3 sputacchiere per :;:iornata. .\ Ilo scopo di impedire una ltroncl1ite o una polmonite settica :;i pt·escrivono inalazioni di trernenti ua e iodofonnio e nello stesso tempo sì amministrano dei ricost iluenti. Le condizioni generali del nostro paziente miglio1·ano infatti con sufficiente rapidilà: a giugno J'e:;pettornto. :;erupre color feccia di vino cd inodoro, è rido Ilo a mezza spnlacc.hiera al massimo ; verso il lrì. per l 'i n ~is tenti 1 ichitlstt> sue, il Ot Pas1111ale è mandato in licenza n ~npC)Ii ~ ua ei tta naLiil.


fii u-. • '"'o m .Er..nm surrt'RAlA

1')5

L'oclti giurni prima clte della licenza rosse 'cadulll. entrò all'ospedale Jiparllmenlale d1 ~ a poli pre,;eotaodo nuovamente falli di ro111ica polmooare. dei •t nnli e:ost>ndo qua-.i del tuuo ••uarito. usci il 17 agosto cou aiLra licenza di convalescenza di giorni quaranta . .\la. sp1rnta anrhe questa. di ùotto riappare Ja ,·ornica: onde ai print:ipii di ottobre fu oovellamenLe rieortlrato 111 o;.pedale, do\el·acciò fuori di nuoTo ;.!l'aD •rnantiLil di espellorato pul'lllento In novemltre tt·ovandomi io a ~apoli eblu occasione di riretiere in •tuell'ospedaiP 1l mio malato; egli mi disse l'Ile queste sue ricadute erano state in principio ·empre accompagnale da feb!Jre e disturt.i ~astro­ enterici, con sen-,o di pc:;o e dolore all'ipocoodrio destro. ~ell'ullima ricaduta all'espcltoraziooe rurulenta precesse una e.spelloraziuoe sangninolenta e propriamente come di ~rumi san)!IIÌ>!ni e fu sep:uit.J da sputi muco purulenti in gr'nndc abbondanza. Al lini re del 188X nn mio colle,.{a m; seri re\ a da ~apoli m 'luesti termini: \ttualmeute. dell1 fatti sono pressoclll' scomparsi, l'esame Jìsie·o del toract>e dell':uldome è 'l ua., i ne;:ativo: il De Pasquale c ora ben nntrito e sehhenr non ahbia lasciato ancora l'ospedale. ha il permes:o tli recarsi .;pesso in famiglia, in allesa che ~li venga conces.;u un cambiamento di categoria. non essendo p iii in grado fii soppo1·tnre le rudi fatiche dt sottufliciaJe ~

fnochi~t:1.

Ura d1e althHlmo n;trrato il pil1 succintamente che ne fu òattl la non ln 6\'6 istoria. ri sia lecito di fa re alcune domande. Ed nnzitutto da f10ale mom('nto etiologiCO può es:;ere stata determinata l,1 epntite ~uppur:niva nel De Jla~11Ua l e? .:\oo troYiamo nulla d1 genlllir.io: egli. moderato nel vitto e nelle bevande. ha vissuto due ann1 in paesi 1rop1cali (l'o:! ru 1 8i~-X l ) ma sono trascor·3i parecchi ann i d<l quell'epoca. però la sua profe:.sione lo I'OSli'IIISC.Selllprea forvitaslrapazzala ed n lllOile


A. I'HOPOSITO

ure tlr la\'oru a\·aoli i fuorlri. ~: eerlv drr nei d imi t.:aldi c ltopi•·ali gli europei contraggono facilmente conge~tioni epatiche ed epatite Aucbe nei nostri paesi una e~tate imoliLamente lunga e calda ptodnce una maggior frequenta di disturbi epatici e intestin·lli, Può però il caldo :lltiliciale delle macellino a\•or agito su di lui come cansa predisponente? A prescindere che la temperatura non (· il solo fattore di un clima, sarebhe questa nna :-:opposizione assai arrisrhi:~la. perchò non ci consta che i fuochisti Yadano più degli altri marinai SO)lgelli a malattie del fegato in genere e ad apatite in i~pecie.

È ahbandonata oramai da tulli la teoria che la maggiore

parte degli ascessi epatici siano originali dalla di~senteria: nel nostro caso non è mancatn la diarrea con evacuazioni mucosanguinolenti, ma tali fenomeni son comparsi quando l'epatite era già iniziata, e ben :'appiamo clae essa quasi sempre si <tecompagna a disturbi gnstro-inte~tiuali più o meno rilevanti. ~~ n~gior pt·obabilitir come causa predisponente ha la iufé7.ione mnlaricn. la qu,tle p·rò determinare un'iperemia rronicn di IJIIe,.,to Orlo(ano ed olfrire co"' un terreno favorevole allo sviluppo di uoa infiammazione suppurati,a, probabilmente per opera di agenti morbosi or)!ani;,7.ati a noi ancora sconosciuti. Xo11 oser·emmo afl'ermare per maucunza di dati cl1e in Italia le regioni più notoriamente malariche siano quelle in cui più ahhonda l'a;;cesso epatico. In India parrebbechesi, secondo Tume~ . e pre;;so que~li indi)!Pni l'epatite supporatiYa si s'iluppa sempr·e su fondo malarico. :-;e riandiamo l'aoamne~i re· mota dc>lle o~sernazioni riferiteòaiiTglrelli. tro>iamo io quasi tulle uo periodo di tempo in cui gli ammalati non accusa\'tr~ù altr·o che delle fehbri subrontinue o intermittenti, contro le quali fu ~omministrattl il ehinino. \ d ngni modo, qnar111'aurhr ri :->ia l'inleziontl malal'ic.a r.on-


1)1 Ul\ !:M•O IIJ F.PATTTE ~UPI'URATA

J:}j

• itanlt' o pn't'l'dt>nlt'. di 1 11111

radn si può nel corso dellamalallia stabilire qual parli' spo!Li all'una o all'altra eulilàmorLosa.Difalli, sappiamo 1'110 l'inleusitit e la dorata della febbre nell'epatite .;;ono Yari:d,ilis:.ime e che essa rt!'sume per lo più il tipo remittenle o intennillente quotidiano: onde assai dirticile è la dia}!nosi dilrereozialc fra l'infezione lllalarica e !'~patite. in cui la febhre scompare, r·i1orna o può essere totalmente asseme con irregolarità inesplicabili: Ol' sempre col criterio dato dall'azione del chinino ci si può rnccapezzare (4). Spesse volle la ftot1hre non si mnnife:>ta se non quando il pus raccolto nell'n>.cesso ha l'aggiunto un volume sproporzionato all'ampiezza della cavitit che lo contiene e vi subisce per conseguenza una pressione, la quale dit luogo al riassor!Jimeoto di esso e ad una vera febbr·e piemica (Oghetti). Le orripilazioni, i l>r·ividi, i sudori e soprattutto la curva termica del n e Pasquale. nei tre giorni d'ospedale che precedettero la spontanea apertura dell'ascesso, indicano chiaramente una febbre di quest'ultimo carallere. l ofatti essa cessò •Juando il pus trovò modo di esser cacciato fuor1, menlre il chiniuo nel breve espe1·imento che se ne fece rimase di nes,-nna ellicacia. Però dalla :>loria nat'rata dall'infermo non pos~iamo a1·guire con certezza quando la febbre nbbja assunto questi cara!teri, oè se tutti gli antecedenti periodi febbrili da lui ~offerti fossero da altribuirsi alla infezione malarica anzichè all'epatite . ()uanùo incominciò l'infiammazione del fegato nel De PaSl(Uale t ~oi sappiamo che l'epatite ha talvolta un l11.nghissimo decorso, che unche l'ascesso può rimaner Intente per molto tempo permettendo all'infermvle sue usuali occupazioni, anche tino a poche ùre avanti la spontanea sua apertura. Qui (!) Om chu oi va r1 dilfundellliO i tnezzi (,liagnosticl tlell;~. malaria con l'esame

rlel s:~n;mc, ~ar1\ plù llirlleilc earlert! nell'~quivoco.


\ I'IIOI•O..;lfO

troviamo d te ti nu:>tm :;ulluflictalenell" fe:-ltltWialtt.hJ dt•l 1~Mi vale a tlire tJUallro we"i prim·t di eN•r rit·o,·eralo o••IJ'u,pe dale. si rnelle a lellu. a suo dire, con febbre e con forti dolori Clllic1 1W1t IICCfiiiiJIIl!Pinli du tlinrl'l·a. :O.i rtiiiPlle tthJuaulu. pnco dopo prt-rule i111harco e, sempre soll'rcndo una :-ensazione ùolor·osa al fegato, ttra a\'afllt fino all'X .tpnlt• ID CUI Ull SUUÌIO acutissimo dolore lu fa cadere .Il erra rome COI'[HI morlo. Pare ndunttue che, .~euza poter· escludere t·on certezza che il lavor·1o iofiamruatorio s1 fo~,.e slal•ilito nel fegato prima del ~atale dell'8u. in •Juell'epoca certamen te ahhia dato sicut·e manifestazioni di se. ed è più che probabile che ai primi da aprale tlell'8i la fnswne purulenta del focol:tio infiammatorio fo1>se già piennmente avvenuta. In tfual parte del fegato si sviluppò l'ascesso? In :.teneralc In raccolta purulenLa. fini st·e per pre·entar,;t superlicialmt'nte in qualcho parte del ''iscere. ~ oi non riscontrammo nè pasto~~ là nr Ouuuazione nella parte sporgente al disotto dell'arco costale; del rtl:-lo non fa d'uopo diluo~'3rsi su •tuesto punto poichè è O\'idente che l'epatite si estrinsecò verso la convessità llel fegato e pro,·ocando aderenze dell<L capsula al diaframma e di questo nlla lta~e del pulmone, la marcia ha potuto farsi strada fin o ai IJr·oochi, don1le le ciglia vibrottl1 ed i colpi di to,se hanno pro,veduto alla sua elimionzione. Altbiamo risposto in for·ma dubitativa a quasi lull~ le questioni che ci ~iamo propo~te e ciò non soltanto per l'indole della malattia stessa, ma anche perclu'~ potemmo studiare de ri~·u un ufo periodo di essa. . L'instabilità della vita marinaresca - instabilità pari al mohilt\ elemento che le ba dato origine - non 1' una delle ultime diflicolw in cui !\Ì imhaue il medico di marina nell 'esercizio della sua professione. La st01ia del De J>asquale ne è un esempio: per tJuante fasr e per quante mani non è e~li pas-


lll UN CASO 111 EJWliTE -.;U t' l'UilA'IA

l :j!)

:;aw 1MI'ollobrtì tlelnn, in cui 1·adde ammalato per la prima volla. fino agli ultimi :.riorni l·? Contrae le fehbri malar·iche in Sarde;.rna. sbarcn a ~npoli. entra pitt volte in ospedale, fa ;:;ervizto io arsenale. si ammali• a casa, poi imltarca nuo,·amento: malaticcio ancora attende a dur·e fati che. vien curato a bordo. sbarcato a Spezia. miglioru, ricade a ~apoli. {ncalznLo clal suo fato, è in continuo moto, come l'ebr·eo errante: e ~hi su quanti medici l'avranno visitalo, palpato, esami nato ... \la per orizzonLar·si in una lun~a ed O:\Cm-a malattia fa d'uopo seonire l'ammalato in tutte le sue fasi~ prendere conoscenza ll dei fatti cultninanli ed essenziali per poterli apprezzare secondo il loro giusto valore ... soJo a queste condizioni è• possibile una diagnosi certa, esalla. e completo. n paziente può bensì raccoutare al medico ultimo venuto la storia dei suoi paLimeati; ma, disposto n dare troppa importanza a fenomeni secondari che colpiscono la sua immagi nazione, svia molte volle chi dere (a;·e la sintesi di tulli gli elementi diagnoiitici pet· tl'arne una logica deduzione e prov~yedere ad ltna terapia razionale. In simili casi accade so venti che il medico prima di prendere la sua decisione. attende ~rualclle giorno per istndiare l'andamento del morbo e cosi perda un tempo prezioso-, in cui razione pronta può essere non solo utile ma necessaria. Non dico queste cose per iscusare il nostro operato, cllè anzi nel caso del De Pastruale la fortuna volle che l'aspettativa non fosse dannosa, e che dopo tre giorni di degenza atrospedole il pus trovasse da !òe un'ottima Yia. ,\la supponiamo~ pet esempio, che non si fossero stabilite forti aderenze fra la base del polmone e il diaframma. allora l'effusione del pus sar·ebbe avvenuta nel cavo pleurico e l'empiema e la compressione del polmone avrebbero di certo por·tato delle funeste conseguenze in un individuo già cosi depe-


ltiO

A I'H01'0'>1T0

n tu. Egli ù sopralnUo per U\ 11are la triste e'eulualelà della spotllanea apertura dell'asce:~su uelle carilit chiuse, che IU'i paesi ove l'epatite suppuraliva é fnH1nente. '' ien trattata p<•t· tempo con l'inten·ento chirurl.(ico. Quaotuntjue le statìstit.:he racr;olle souo diversi clim i non siano sempre concorda n ti, dopo l'introduzione delle cautele antisettiche •> dimostr-alo che nell'ascesso epatico la prouallilità di guarigione va decrescendo io quest'ordine: 1o Ascessi operati in tempo, cioi• quando non hanno ancora raggiunto imponenti èimensioni: 2° Ascessi che si aprono per la via polmonare; 3° Grandi ascessi operati; .i-0 Ascessi non operati o apertisi spontaneamente pe1· altre vie, i quali danno una mortnlilà gmndissima. Ora noi nostro caso, se fosse stato possibile aprire per tempo nna via ali 'esterno al pus, avremmo se non altro nlleviato di mollo le sollerenze dell'ammalato e accorcialo notevolmente la convalescenza, poichè con lavature detersi ve ed antisettiche sarehhe s~ata facilitata la cicatr·ìzzaziooe della cavità dell'asces.:;o. Lnfatli :;e nei nostri paesi circa tre quarti degli a:"cessi epatici apertisi pei bronchi passano a guat·igione (Ugheui) è vero allresì che quesla non si ottiene per lo più che dopo un lun~o periodo di tempo, durante il quale il paziente espeltor·a, con alternative di miglioramenti e peggioramenti, una quautitit enorme di pus da misurarsi piuttosto a litri che a grammi. Delle otto osservazioni riferite dalf'Ughetti, due casi offrono per l'esito ed il decor~o una singolare analogia col caso del [)e Pasquale e perciò mi piaee di t·iassumerle qui hrevemente n titolo lli raffronto. ~1. S. capitano medico, siciliano, sofferente da lun~o lempo di cntarri intestinali, nel settembre ·1 880 si aggrava manifestando coliche e freqnenti evacuazioni muco-puruletlll:


01 UN CASO IJl EPAilTE SUl'PURAT:\

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essendo in~orla l't•bbrc con alcuni siutomi propri dell'tofezione tifo;;a, so ne ammetto la prolmhilitit. Al 1° ollubre l'infermo si s'feglia con improvviso aGuti,.simo dolore all'ipocondrio destro irradiantesi alla 'Palla. il paziente assume una l.inta subilleri•~a. vi c un po' di dispnea. l'ipocondrio destro è dilatalo ma rouusilà, che non sporge al di~ollo del suo limite normale. in alto risale invece fino alla pupilla mammaria: j medici curanti e il professor· Cantani cbiamato a consulto convengono coll'idea del malato stesso che si trattasse di no' epatite della convussilit. l'n mese dopo il dolore si fa ottuso e gravativo, l'ipocondrio teso e pastoso: compaiono brividi e sudori notturni. Dopo qualche gi(lrno insorge un dolore acuto sotto la scapola destr·a, forte dispnea, tosse continua dapprima secca poi con espettot'ati sangoinolenli. In seguito l~ Jebbre diminui, conti nno l'espettorazione, ~an;.:uigoo-pur·ulenta, la diarrea migliot'ò finchè, verso la metà di novembre pure seguitando la tosse, cessò la feiJIJre, venne l'appetito e l'ammalalo partì per Catania. l vi migliorò per nn certo tempo ma nel marzo successivo aumentò la tosse e l'espettorazione di abbondante materia color feccia di vino: ritornò la diarrea, febbre disappetenza e prostrazione di forze. Dopo nore giorni tutto ripi~liò a' migliomr·e e co:;ì con varie alternatiYe durarono i fatti acceo· nati fino al novembre successivo. Dipoi l'infermo prese a migliorare in un modo progressivo. flnchè nell'ottobre dell anno appresso ( 1882) erano completamente scomparse diarrea. tosse ed espeltorazione. [n gmn parte rassomi~liante a questa è l'allra osser·vazione L'epatite dell'avv. P. fu p1·eceduta da fehbri sudorali remitlenti; l'ascesso l'ormatosi si apr-i pure una via. pei bronchi e l'espellorazione, or più, or men<) copiosa, dorata per ben H! mesi diede l11ogo alla us(· ila di un'enorme quantità di mater·ia l1


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A rnot•OSIIO

sanguigno-purulenla, che misurava spesso pil1 d'un litro al giorno. Oopo di che l'espeltoralo diminuì mano mano e l'in_fermo guarì per·feltamente. L' espellorazione purulenta durò adunque nel De Pas<J uale un anno e mezzo. nel capitano medico ,\1. S. due anni cir•·a. nell'avv. P. 18 mesi e più. S• capisce come una sacca purolenta cbe si svuota contro le leggi di gravità, cou l'aiuto delle contrazioni diafrnmmatiche. debba impiegare molto tempo a r.hiude1·si: solo in casi eccezionali qu:mdo il focolaio inlìammatorio è superflciaiP, e la malallia si :;volge rapidamente ed in un giovane robusto - come ne dice la storia dell'allievo r. riferita dal dottor Panara - i.• pos,:.ibile una piì1 pron ta guari~ione. Tuttavia non bisogna sempre aspettarsi una terminazione cosi favorevole, in un cruarlo dei casi pre:;so di noi in pi•·, della metà nei climi tropicali, il passaggio del pus allra,,cr·so il polmone divenuto aderente, provoca una suppur·azione distrutti va. od un'estesa epatizzazione, o l'i nli Il razione pur'ulenta del tessuro polmonare, ai quali l'alli tosto o tar·(li ,noi srgnire la morti:'.

Hl.

A seconda dci climi. dei tempemmcnLi, delle cause occasionali del fondo malarico o dissenterico in cui si può s,·iluppare. l'epatite suppuraLiva presenta tale una varietà di aspetti di andamento, di esili, che riesce impossibile ridur·la ad on semplice e tipico qundro didattico. Tullavia ri proYeremo a dis~nLcre lo discrepanze che .>n molti punti esistono an(·ora fra gli antori e a l esporr·e. :-:erondo lo stato attuale delle ro-


01 !l'\ t>\~0 Ul El'.\lTIE SUPI'UJtAL\

uoscenze medid~t> . •Jtt6slo interessante capitolo della patologia (l).

Geografia medica. - .\1 alallia. eccerionale nei paesi freddi ""'ai rara nei tt•mperati. in ~enerale la troviamo più frequente e plit gra"e quauto piit si procede verso !"equatore. Terre clas5it:he dell'epal1Le suppm·ativa sono le Indie orientali, mentre rompnrati,·nmenle nelle lnJie occidentali, che sono pressochi• sotto la ste.s5a latitudine. i' meno frequente. Comune nel :\ressico e centro .\meric.•; le coste me1·idionali degli Stati Coiti sono l'estren10 limite nord dell'ascesso epatico. considerato t'OIIlP ,nal!lttia endemica, per l'emisfero occidentale (Hir:>ch): 50 per giù come le coste del medtLerraneo formaM il suo estremo limite settentrionale nel vecchio mondo . Quanto al ~f editer raneo le coste settentrionali deii"A.frica (Egitt') AJgeris) ne sono assai piit infestate tlte non la Grecia. l'Italia meritlionnle e 1'.\ ndalu:;ia. L'Ili r:>ch segnala ancora per le regioni ~ultlr{opicali In maligna pt·evnlenza di qursta malaHia fr·a gli ruropei re~identi lungo le cl)ste <lel ~f ar Rosso e del golfo Persico. Eziologia. Tran111i. - L'epatite traumatica eassai rat·a, il tessuto epatico t·esisle più che non si creda alle violenze esleme ··ome lo dimostrano le esperienze su:.di animali ed i comuni::;~imi c.Jsi che accadono ovunque lullodi di urti e cadute sulla r<'~inne epatica. Budd sopra 62 casi di ascessi epatici ne tr·o,ò 1lue attriltuihili a cau~e traumatiche, l\lorehead Sll :318 ne lt'O\"Ò ::olo i·. Tulla\ ia rerli Lrallalisli ltanno molto esagel'alo nel valutare questo momento eziologico e clinici eminenti pre:\l!ro per questo riguardo dei gravi abhagli (2). 11) La pn;.riHC ~he $CI(nono roru1a 'ano 1on capitolo di una memoria prt1>1'nt.at'-' all 'niLimo eunco1·~o llibca·l, In qual~: fu giudicata degna di mt>nzione onorevole. l~! Polche gli errori 1l i:tguo~ti•:1 a ~ror1osito tli ascessi epatiei sono punroppo


lM

l\ PllOt•OSITO

JJi.~ol·liwi tlid•·til't.

Si i.• aurhe e.sa~erato mollo c.on,_,_ derandu t~ume t'uu~a esst•nziale dell'epalile gli eccessi dietetici. le d roglto t' spec ialtuenlt' l'altU='O ùi alcoolici. Sappiamu per e:-:periPnza dte le hibite aleouliche hanno una speciale azione irl'itautc ~ul re~:tto; ma, mentre la congestione akoolica determina per solito un'epatite inter:;Liziale, noi abhiamr, nell'epatite :'Il ppural iva lllt' ir.liamma.zione del parenchima uel 'ti\Cere, la quale può tutt'al più essere favorita ma non prodotta direttamente da tluello stato c:ongestizio. L' r ~ltetli dil poco o nessun 'alo re a questo criterio etiologico, pt•rcltù oelle os:;ervaziòni da lui racc•Jlle ess<> non pote\·a e~ser tirato in t•ampo. Il Tomes cita una ,;talistica di 4z5 ca:<i fra le truppe inglesi nelle l ndie, i n cui solo 50 pazienti sono did1iarati di alJitndini intemperanti. Quantunque còntraddeua dai fatli, lirl dal primo stabilir!'li di colonie europee nei pae!'i tropicali, si radi1'Ò l'idea che all'alcool dovesse altribuirsi spropor·zione dei casi di opatite fm gli ruropei e gli indigeni . Ora io lndia questo concetto ì· {tUasi ahl)andonato e si ma)!giot· ronto del divt>rso ~rado di acclimazione. lnfalli si i• osser\'ato che gl'indigeni delle regioni montuose delle Indie, quando passano a dimorare nelle umide e malsane pianure sono maggiormenl~ sO;,!gette all'ascesso epatico. I veterinari avrebhero notato la ste:;sa susceuibilità per il frtYtnenh, r1corderu col cloltor Farari t[Oello oceoi':S'• al ['rofes<or Concato, ilh"tre mae-tr<~. nrlla dioica di Torio••· In un ca"o hen noto a chi a~roll.wa quelle lezioni, per .;erti faLlì ri$ultali dalla anamne>i ~mola, si ··ra fatta iliagn<~-i rli aseess11 del fegato da . tt'aumatlca, Ulenlrr nll'alllOJ•>ia ~~ riuvetm<' il viscere perfettamente normale. t.a ;intomat<~lo~ìa ~ra ~«"leuuta flrincipalmente da 11n3 febbre infettiv<<. rho fece capo nll'e,-;tlO tthoriivo di una gra>i<Janza in ~.orso e ebe per in~;dt'nte si comJlliCo con \111 wf;lrto l'morragleo alla base del polmone destro. l.'impres'iontl lM~iata tln lflH!l ca~o nei rroque11ta.L""ri della cli11ica fu tanto pii1 ~l'an<l" imJllUllttlCIII' cs~o :l\'eva dai.O luogo u verteJJZfJ gio<lir.iarie, che soltanto dai ~ulta.ll litlll:l t~err0sCOtlir< poterMO es~t·r(} rist,lte (V. Giornale di medieil<l'.l /Ili·

lìture, asmslo t88:).


01 U'i G.\-.,0 lll El'ATf!E SUl'I'URATA

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!Je:;LÌaUie pruveuienle dagli altipiani e pei caralli rmpur!ati dall'.\ustralra. Il fallo rhe le donne vanno meno soggeue dei ma;;chi all'eparitr. fu ('llrt' allriltuilu al minor· uso di bevande alcooliche e di cibi èCCÌianti, non badando che la don n' nelle Lndie. ,·ome do,·un1fne. ,.i,e in migliori condizioni igieniche e non si espone <l Ile intemperie ed alle mali~ne influenze del dinra. menlre il con!rti'ÌO avv1ene per· gli indiYidui dell'altro ~ •• 5so per le e"i){enze delh loro profes::;ione. Anwra, la gr<mde diminuzione di malattie epatiche al pari di altre infer·mità, che in qneliti ultimi anni :;i i· andata notan!lo nelle truppe ingle3i nelle rndie, non ,·. solo dovnta ai rigori adottati contro le abitudini intemperanti. rig-ori che non hanno sempre l'effetto cles;dcr-alo, ma n-;sai più al miglioramento di alt~·i provvedimenli ;;anitnri, deiJ'cqllipaggiamcmo, degli alloggi ed 11 tutte le misure protettive contro l~ influenze cl imatiche. l n poche parole su qnesto argomento possiamo èonchiudere t;on JJutroulau. :;n~tenitor·e della naturn iufettiva dell'epatite - che l'influenza delle hev<uHle alcooliche ed eccitanti si compTende meglio <li tjuello che non ~i po;:sa dimoslrarf'. ma non vi si dere annettere .o:overchia rrnportan;.~a. f't1lor•' proluntJrllo. I'O/fi·edrlummti. - Fm le cause predi>jHiflt>Oti lti;:ogna aA"giuo~ere ancora l'nione prolungata del calore. la tjualc ha per ell"etto di produne un ingros::amento tÌel fegato. che alt-uni interpretano come iperemia auint (esager·azione dell'alli\ftiJii.;iologica~ altr·i come congestione passi-ra {torpore funzionale1 ( l). \' en,l.(ono inrece alleA"ale rome r·ausf:' orcasronali J.:lr strapazzi, le intemperie. i raJJ'reddamentr. :\tlllo regioni in cui l'epatite i• endem1ca il massimo di fre •1uenza si nota nella stagione di estreme Jluttuazioni diurne H! 1/or•inione n~:~hti l•ill art\'H:t o'! cltc, essendo diminuita !"attività funzio-

nare •f•i polmoni ,,,., la ltll"ll ìliminui~'l r~p:ut~iou(l, i proc.1ssi •Ji <>Ssidazione ,. oJj >'iintiuazlon•• tlcll':~cli1o c:~rl•unrc,, vrngtJtt(l disimpegnati dal f•·~ato in part~ tnaggl•ir., che 11on n~llo cirr.ostanze orclinart6 rlcl climi freddi.


A 1'1\0PO"l'IO 166 ùclla temperatura (nolli assai fredde ~:he seguono a giornale

calde). E questo fallo ci spiega come anche io una ste-'sa ?.Ona . predomini questa malattia nelle località che hanno tm clima più l'ariabile. (rlirsch) . .llnlarin. - Si deve ammettere con la mavgior parte de).! li autori ehe l'ascesso epatico insorge non iofrequeotemente in persone ~oticrenli di iperemia cronica del fegato, in conseguenza di una protratta infezione malarica e che perctò la malaria possa in certa ~uisa predisporre all'ascesso epnlico. Sfo~liando la letteratura casui.:;tica vediamo che soventi si parla di febbri intenoittent i prece:>se. Secondo 'fomes l'ascesso Lico negli indigeni dell'I ndia rappresenta il ri:;ullalo ul del depouperamentc costituzionale generale, prodolLo da lungato inlossicomento roalàrico Tali pazienti so no invariahilmente sta li soggetli per un l un pet·iodo all'inlluenza malarica e sono villime di una ca'-'hessia. Lo stesso autore cita a questo proposito un esem nolel'olissimo verificatosi nella provincia del Bengala, parte della q naie dal 1870 in poi edivent~ta decisamente malsana per l'aumento della malaria; gli abitanti di 'l re~ione presentano in grado eminente le allerazioni dovute 11uesta nociva influenza. come: tumori di milza, anemia e ches:>ia palustre. Ot·bene. insieme alle febbri malariche mentò la frequenza dell'ascesso epatico, che -prima et·a u;~ fezione quasi ~conosciuta in quelle regioni. Tuttavia. pet· quanto la rachessia e la congestione del ).lato d~\ infe;~,ione malarica possa predi~pone all'epntite purativa, la teoria di Jl\1:-,pel, Foirel. Dulrouiau ed altri. hanno assegnuLo pe1· la sua pato~ene::i una importanza q esclusiva al p<\ludismo, è conl.t·addettn da molti fatti. )n ln ste~,;a e nei paesi u·opicali in genere non sono le provincie infeMnto (litlln malaria q nelle in w i più iniÌer·isce l'epatite.


01 U'\ C.\!'0 Of EPATITE 'Wl'PURATA

167 uoto chll dessa i• a:;sai meno comune nelle Indie occidentali che nelle orientali, mentre la malana è ugualmente perniciosa iu amiH!duc. Inoltre in quei paesi di climi temperati, ove la malaria è pilt clte mai intensa, l'ascesso epatico vi è rarissimo fu line i casi clinici c'insegnano che se questa malattia s'innesta volentier i sopra un fondo malarìco, si può sviluppare J1enb:simo l'enza di &;so. /Ji'>swlrria . - .\ ragi()ne è stato detto che l'epatite concorre con le fehbri malariche e la dissenteria a rormare il trio delle malattie tropicali nel senso stretto della parola. In faui, esse, benchè non sconosciute nei climi temperati, formano in molti punti della zona torrida il subslrato di quasi lutta la patolo,l{ia. ed in certe locnlil:·l e sovf!nti in uno stesso organismo si intrecciano fra loro in modo tale che ben ~i possono scusare gli apprezzamenti erronei enunciati in proposito da molli autori : come p. es., quello che:« l'epatite sia la d1ssenteria clel fegato . vale a dire un'infiammazione specifica del fegato, nata solto l'influenza del miasma palustre » (·l). 1\"on è qui il luogo di dimostrare coi dati accumulati dai più recenti osservatori che la di::senteria non ha punto che far·e con la malaria. Quanto alla teot·ia dis~;enteri ca dell'epatite ba avuto origine dal fallo che. nei paesi freddi. i pochi casi di ascesso epa · tico sono doruti quasi sempre ad un processo infiammatorio infettivo della vena porta (ptl eflebite) o delle sue radicette. oppure ad operazioni chi rurgiche o traumi se~miti da ulcerazione o disintegrazione gan~r·enosa della mucosa intestinale. Su ratti di lJUesto genere per analogia Budd {.2) edjficò la teoria che l'ascesso epatico tropicale fosse -connesso da vin<·oli di casualità co n la dissenteria endemica dei paesi c:1l di , la quale pro!luce pure ulcer·a%ione dell 'intestino crasso. Codesta (11 Olmeta A Fioret, citali da rtirsch, op. ci t ., vol. Hl, p ~Ofr.. (l!J lll:llll. -

llixe(lses o( t/te lit•e1·, l.ondon, 1815. pag. 49.


168

.\ 1'1\0POSllO

rlotlrina fu ;u·rellata t'OD gr-ande entnsiasmu tanto ùai medici delle colonie. quanlo da quelli d'Europn erlt• anct1ra ammessa nei Lr·ntlali e nelle memorie piiL rerP.nlt ( 1). Però vennero op: poste ad e'sa molle oJtbiezioni. ha ...ate .;ulle $lati ... tiche e su falLI rlinici e analomid. Giit \nne le' aYeva notato c:.he in molli rasi i' J'epatito che precede la drssenterìa ed anz1. 'olen•ln spie.!are tale fallo attribui la colite élissenterir.a nll'azwne della bile viziat.a del re· gato. ~Iii in ferrno Hirsclt Sll 13 i? necroscopie di di,'>enLerin raccolte in paest troprcali. tro\a rbe si nscontrò i:>l volte l'ascesso o el fegato: onde In rrequen~a .li della compii· cazione sarehhP del l 9,~ }l l 00. \l a non 1\ detto in quanti t'tt:;i le due alletton• emoo coe.. tsleoti ma indipPndeoti, ni• io quanti l'epatite prrr.edetle In ùissenlerta. Lo stcs...o autore l'ila ancora il resoronlo di una disastrosa epidemia dissenterica fra le Lruppe inglesi a' \ennla a Waii.•Jahad nel IXUi ; sr fere la necroscopia di qua~i tutti i l'adaveri e si trovò una sola V<Ji ltt Il fegato suppurato. lo ho 'olulo ricercare nella 1/Pia:ùmf'

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WlllÌfllrÌC'

~ll!flÌ f'-'<1 I'CÌ(Ì ff1'/'l/lfll11rt lle/lu !Jill'r/'11 COli( l'Il {a

Francia,,., H70 i l (Y. rws~mnlo lliblioj.!raficu nel Giornal1· mt•dicrt di'l/i." ri>1'1'1'Ìlo e dt•lla li." manna. fase. Iii oll. IXH'i le cifre elle ~i rifertscono .t Ila di,;,.~nteri,a Sì ebbero in 'lttella campagnn hen 386:)l cast c:on .Z::JRO dece si. Ot hene . in tnlli 1 rapporu oecro.~copici non ... ; parl:t mai d'a~ce~so epatico, mentrt> si ncc·eona tah-olla ,i proce~si patologict secoodctri iu orgaui più lontonr, l'Ome aderenze pleul'iche, infarto emorragico dei polmot11 ulrop "n del pericardio. Frericlts tenendosi s1re11amente alle l~gi della patologia il) 1,.\VJ::U\:." l't:IS'II'It - Pai!IIVIJ''' mt~Jltll. lui. Il. p. !IO. llr.UUTI, 111 Ril'l<IO tlillirll, nrl fil-. pag, wa. t lr•ot~-i d -til.mta cl ·~i rontl.lm,.nto ttt'rch•• •rnesta alt~r;.n..oe clrlb bilt~ uon o lll:lÌ •lilla d!IDv.,tr... t:a e si "'' cheJ'inl··,fcnu tt'llll~. çlu l'rimo nll!•ntll l':•· ~oiooe dolltt hlle uon ~~ trova qoa•l tnai :lll~rato nella dh~CIIIorla,


Ul UN C\~0 DI El'ATJ1E Sll'PUIIA1A

IUH

,,,., l't,~urhintt>nln di materiil li uecrutid dalle nlceri dissen• ·· tericlte, p••rchi· 'ed ~amo ..:Ile Ct~'io non ha luo)Zo in circostauze . fo<T·unt•nte f< n·orevuli pf'r ul~c.>raztont ltfoidce e Luherrolu:-c a11 •1 "\ 1JpiJ'intcstin(l ( l J. '\e coll'i lt rtallw ancor;t dte la ùi,,eoteria i• coruuni:::-ima rr;t ~li ind,l.!eni det p teÌ>i t·aldi, mentre l'ascesso epatico i• relativamente r, ... , dte le femmine sono so~gette aJia I'Oterile ,pecificaquanto i IIHI!'I'hi, ma !!udooo una maf!giore tmmunitft per l'epatite ... i ,; indotti ad :tt·ceuare senz'altro l'opinione tlt>lla grande ma;!~ioranzn dei med!ci anglo-indiani. non es:.ere cioi· lo teuria metnstatica di Hudrl sostenibile nè pe1· os~e• ,azioni clinidte, ne per statistiche, m· per necroscopie. Secondo le idee vrevnleoli in india l'epatite pre1·ede o t\ ·onterupomnea nlla dissenteria e so\'enli si Yerilica e~sendu 1 ~ano l'intel;tino. La dissenteria surehhe adunque una rr·etJUEiniP ,. ..;rare cumplicnzione delru ·cesso epatico, ma non vt i.· una relazione ntul'ale fra le due malattie e In loro r.flesistenza c tlontta :11l una "empltce coincidenza. \Itri. rra cut lltrsch, non ner~.mo in modo assoluto •tuesla relazione Ù1 cau,a, ma la riducnno ad un numero assai ri'treuo di l"rt,.i. L'l ghetti. per e" . ~ t!l:.posto ad ammettere on'origiuc comune per ra--ce,,o epatico e la dissenteria. 1fllall· tu n• tue l.tuta ~,.:iur partedelleepaltli sì s.~•luppi JdlOp<•IÌl'ameute luori d'nuni altrn causa nota. ed avanza. l' ipotel'i che anche qne,la m·• lattia po"'a rkono,t·ere per causa la penetrazione t la moltiplicazione nell'wterno ciel regalo di certe forme di m.··J·opar:"~''' o :-peciall o allini a tfUtlli dell'infeztone dis:.ooterica (.:> ) . llt'n"

Il fU:RICII , Ofl. rtl , Jl:l~ Jl>.) (ìJ C11;1 " " 'liiO ln•m•ll dPI\11 ~Lilrll tu ttne.,t-11 lllrr•zioue. 11 doll. 1\artuli~ 1la \lt><;lan<lria rl'~:gillO o<OOIIOZI.IV.I lòf'l t:ntlra/.b/n/1 ( JJortrrio/Ofjit (dir 1887) •Il n•er 'C1Jih'tlu m·l 1•11~ •h un •~c''""0 ••Jtlllit•n ~··wul~r.o :1 lh,•l'nterl:t l" sh•'>'>~ :!nwhe ch""' lro~nuo, a suo chrc•, rustautt•muolll nel!~ rnur·ns:\ iuti.'~hunle tlfll


170

.\ PROPO!'ICO

Lasciando insolula la questione se e,;i:)La o uo un asce)Ìsu epatico fl'origioe disseuter·ica; si ammetta o no la natura infel· tiva e quindi l'e~istenza di un elemento:;pecifico dell'epatite. i· evidente che lo sviluppo e l'endemiciLit della malattia dipendissenLcrki. ~:1;1i aveva da(lprìma scoperto qu~sto amehe nelle rnroti Ili Cb· d•·sti ascessi, ma il caso in ftnestione ,. il pruno in cui egli le ha ri~eootratP <wchc n•·l contenuto. Trattava<i eli un malato morto per asce.>.so IIOp(Jio d~! re<,-ato cd omt>iema, susseguiti a rlissentcria, di cui aveva sofferto per tre llleSl. (luo •leA'Ii ascessi venne a1•erto in vita. 1l IJU> eli •tuesto o •lell'em(lil'ma non couteneva le amebe, m:t noi secoudo ascesso rimasto intatto t(Uesti microrganismi al!hon<lavano assai pit"t. Al microscopio r,on forte ingraudimcnto ;}!JjJarivano rtotatl di grande mohililà. Il loro protoptasrua era composto rti ;:ranull. ma i nuclei e nueleoli non apparh·ano molto rhiari. Alcuni eli l(n~stt protozoi c~utene1·ano rtei globuli sanguigni rossi tras(IOrtati dalle correnti del proto· plasma. Le amebe corrispoudono per dimen~ioni a ctuelle della •li$seuleria. 11 dott. Kai'Lnhs tliee di avere esaminato in tutto ~ascessi epatici: 9 idiopatici e H dc origino dissenterica. .Fra 1 primi il pus in \Hl sol caso presenr.ava qua1cliQ micrococco, ma con la coltil·azione del pns ~i uttcnne lo 31a{itooocco piof]tne aureo hl 6 ca~i. In tutti i casi ~O!(uiti da mort11, in cui .<i esaminò In membrana viogen•ca, si trovarono tlei mìerococch.i nei rapillari eircoslat.ti. Pra H casi db· senterici col Livo il pus iu 4 e si ebbe una volta il l.acallus pyogents aureus Pd un'altra volta lo sta61ococco piogeno aureo. In 8 necroscopie l'amebe diSS'enle· rica fu ritrovata nel detrito della membrana pio~~nic.1, nell"interno di e.~sa c LH:l tessuto epatico iut.1.tto. lluantunque importauti dtlraue ossenaziont uon risolvono la qu~stione, polche, oltrcche mancano finora per ttues~'ameba delle esperienzP di controllo. i batteriologi non sono ancora concordi m torno all'elemento specifico d~>! la di;;senteria stessa. tnratu, mentre Kocb in t:gctto ha trovato nella mucosa iu· testioale IJUeste mooadi e ad essa attribuisce la dissenteria, 7.icgtor e Prior trovarono dei micrococcbi; Aabes diplococchi e spirilli; BU.boer un bacillo; Coudorelli, Maugeri e Aradas ~ l'lapoli in una epidemia dissenterica trovarono pure uu oacitro che chiamarono dissentetìco. Ultìm~mente Cbantcme'>e e VhJal, nel laboratorio dì COrni!, uelte recidi :.i <lissl'nt<'rici provenienti da paesi caldi eò in un r.asu mortale •li dì:;,enteria contratta nPI Tonchino. nelle pareti dd crasso trovarono un microiJio d1 'lualit<• patogene ~he permettono di ntenerlo specifico. il vrehbe forma di hastonrpllo arJ'Otonclito all' cstremit<t e leggen:nj!nte paneiuto. Con la ~ua cultura In liquidi nutritivi previa alcaliulzzazione dfl .:onteuuto dello stomaco gli autori ottennero negli aairoalc l&ioni gastrointestinali. Lesioni piu gr:Lit ,i a1evano dalle iniezioni gastro-intestinali. Il 1~­ gato presentai a t-3 focolai nei •1uali il parcuchima era divenlato giallastro. In ~ezioni color-ate si constatava uJla necros1 da coagulazione nel ccotro deglt spui pQrtnli r nei capillari ;uli:tcenti, con ìnllllrazione rti mit:r(lhi ~imili :li !lt•saitli. - (V. Le IJult. 1111·/.t., at •l'ilc t8S8).


Ul UN CA1'0 DI EPATITE STJPPUH ATA

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douo da un comple:;so di t;Onrlizioni climatiche caralteri:>li che della maggior parte delle regioni dei tropici: il caldo umido. ('umidilit nel sottosuolo e la concentrazione della malaria. Per una ,;tessa zona. nelle re~ioni in cui manca o si (a meno potente una di que~te c.oudizioni: le :-;tatistiche accennano ad una di minut.wne dell'endemie ita. l'ur ri Je,·'essere ol~re a I(Ueste un quul che sru).(ge aocora alle nostre indagini, )!ìacchè non ci pM,;iamo spie).!are il fallo incontrastato che nelle rndie occidentilli, ove le suddette condizioni cl im<~tich e si lrovano quasi dovunque al medesimo grado. l'epatite suppuraliva sia, in paragone della penisola inclo:;tanica, di gran lunga meno rrec1nente. ~econdo 'l'ome~ la proporzione sarebbe di l :L U11 ::::::a. l't!Ì ..~t·s.vo. -- Nessuna razza va immune, ma, ove la malattia è endemica: si nota fra gli stranieri di paesi pìù freddi una disposizione ed una. mortalità. assai superiore a quella degli indigeni. Così negli ospedali delle truppe inglesi deii'InJia si ha il 2, 1 p. 100 di epatiti, mentre fra i sol dali indigeni la propor~ione è solo del O, l() p. -100. L'a~ione del clima i• ri:.entila dopo un soggiorno non mollo prolungato e più della metà dei casi occorrono durante i primi I}Uattro anni di re~idenza . .'ìon tutti gli europei dei tropici sono ugnalwente :'Oggetti u!!'epatite e all'ascesso; la speciale predisposizione di certe pet·soue le rende proclivi ad ammalare per qnalsiasi causa morbosa e pare che certi temperamenti c certe 11iatesi abbiano un modo speciale di risentire l'inllueoza det climi tt·opicali. Cosi ì• slat.o affermalo che per,one con tnudcnza alla Lnhercolosi. in lndia son più che altre dispo~te a contrane la di~seoteria, mentre gli ind1vidni linfatici e scrofolosi :-.ono in ugual modo predisposti r~ll' epatite (Buck,,orlh). l~ poi un fa~.to incontra:-\t~lo d1e le donne sono molto più mm111ente soggelt.r all'epatite suppurata che non gli nomi n i. In lutli:l' str~n·b hero nclln proporzione di '' : 1. f)al hl


1...l -

~

A I'ROP0Slf0 OT llN CASO DI &PAtiTE SU PPURATA

tabelle riportate dali T );(h eui per l' l tal ia si rilevano solo 6 ca:-i io femmine contro z(i in maschi. Si ,.;uole spiegare que:stadif ferenza col regime modigerntn e con le abitudini ca~alingl;e della donna, rh e la espongono meno alle intemperie, alla malaria, ed all'influenza del clima. Tale spiegazione è però poco soddisfacente. Per coloro che au1meuono la specilicita dell'a~cessCl epatico e l'identità dell'agente iofetti\·o di lfne:ota malattia r.on quello della òissenteria :;arà tanto meno spiegahile il fatto cl1e per quest'ultimo morbo non •i ha dilferenza numerica fra ma;;ch i e femmine. Quanto nll'età , nei ragazzi la malatlia i' praticamente scono,ciuta (l ). I n l ndia la maggior f1·cquenza degli asce:;si epatici negli europei !< i verifica fra i 20 e i 4J anni, non se ne o!iservano mai prima dei 15 an ni e sou molto rari al di lit dei JO (Tomes). Lò stesso nccade pr~sso di noi e l' Ughetti ra nota l'e ··he la maggior parte dei casi si avve1·ano intorno a :;o anni di etit. (l) Anche •ruest,, regni., ha le sue eccezioni. 'fro>.o infatti riferito un •:a~o •li ;JStt>sso 0pat•ro occor;n ati Ao·ara (Co~tn d'oro. AfrìC."l occid~ntale) in una hamlliua nc,;ra do 3 :1uni, In 1111ale aveva soiTcrt{) di feltl•ri nralariche e non d1 dis<cntcrm. Gaso :.:uarilu ron l'incisillrte •· le ln,ature antisetlielle. - B.1n"n t: 1"ION m J,meet, 13 ;agosto {88/ J.

(Continua).


173

DUE CASI l>l

E810GLOBINURIA PAROSSISTICA DA FREDDO :ll••mnria Jel 'llttotenPnlt> mPdJco di compi. ('ri!iafo lli dott. G u g l ielmo

l••lta n~ll'ospeflale mil1tare prinripale rli Palermo nella contPrenza ~clentiOc;L del 9 settemflre 4S9Q.

Nel corso di queHl' anno scola~;:tico 1889- 90, nella clinica medica in c·ui sono assistente, Jw avuto occasione <li osservare due ca!'i di emoglobinuria parossistica da l'reddo, malattia alquonlo rarn e non meno bizzarra. Dietro le dotte pubblicazioni del Murr-i, del Silvesteini, del Ro~soni u del Do Renzi, potrebbe parere non giustificabile la mia comunicazione, ma è mia lusinga che non riu~cira del tutto pr·iva di intere~se, avendo avuto agio di assistere a parec:ehi paros~ismt dtoterminatisi nei due iorea•mi in tempo piullosto breve. Chi ha seguito lo s,·olgersi dello studio di tale foema morboS>a non può non eiconoscere utile che Je osser,·azioni ~i moltiplichino e che si tenti di portar luce in part>r.chi punti non ancot·a sufficientemente rischiarati. l.

O. G. d'anni :3~, da Borgetto, catMJ'iera, maritata, fu ricevuta in clinica il l:! dicembre lR8!). A 15 anni dietro uno spavento !-;Offer><P di convulsioni isteriche che le durorono circa 3 anni. PreSE\ marito n 1>{, ma dopo alcuni gior•ni si accorse che dalla vulva veniva f'uori del matc·riole purulènlo, quindi compat•vero olio grondi o pic:colo lubbr·a clelle ei'Osioni ricopet·te


Ili

DCE C.\Sl

di patina biancbicciu, :-sede di tflole;;la :>ensazioue eli br·uciore. Ebbe anche placche simili alla muco!>& orale ed alle narici, e poi caduta di capelli, ingorghi glandolat·i e dolori ai femori. Dopo circa un anno di cura a ba~e di preparati mercuriali migliorò e d•venne inclntn. Nel 1883 ebbe parecchi accessi di febbre iniziantesi uelle ore pomeridiane, resistenti al chinino e cbe cedettero dopo pt•olungata cura arserHcale. Nello in,·er uo del 1886. dopo e:ssere slala per alcune or'e con le mani io acqua fredda per fare il bucato, fu colta da brividi, che a par~ire dai piedi invasero rapidamente Lutto H corpo; alla sensazione di freddo segui quella di caldo mo· lesto ti dopo alcune ore emise dell'urina scura come l'infuso di caffè. Messasi a letw, nel corso dello stesso giorno cessò ogni falto e l'urina ripreso l'aspetto ordinario. Dice l'inferma che nell'allo d Pila minziottc a vvel'liva furle bruciore all"ur·etr~;~ e che dopo il paros~ismo diventa\'8 pallidissima e tal volla vede,·a il bianco degli ON'hi fat•si leggermente giallo. PPr otto giorni si ripeterono quotidianamente gli stessi falli, poi ad intervalli più lunghi tl nei mesi estin che seguirono stelt•• btmissimo, pel' riammo.lnre ne.lo in' erno. Cosi paRsù siuo a l dicembre 188H, in cui pe!' tnetler fine <~Ile sue periodich e sofferenze ricorse alla nostra clinica. Ebbe rlterizia una sola YOita con disturbi gastrici, mai e missione di calcoli o renelle; nessuna malattia clte possa aver·e portato seco per fatto di ered.itarielà. L a -costituzione clell'inferma é piultoRlo btwno, non molto lodevole per ò lo s tato di nutrizion(;>, pallido il volto, prolabi scolorali, un po' itteriche le congiunliYe bulbari. L'apparecchio respiralor·io è sano; normale è l'aia ~ar­ disca; netti, ma un poco deboli, sono i toni del cuore in lutti i foco!ai. Il polso è piccolo, ritmico, compressibile, e balte 76 al minuto. La palpazione dell'addome dà a notare un Jegger·o grado di dolorabilita all'epiga striO e nel 'JUadrante inferiore sinistro. Jl fega to dP borda dall'arco costale per circA un centimetro lungo il pt•o luugumento df'lln papilliire v~ t·Licalo e si palpa il s uo


01 1':\tOUI.OJJI '\ UHIA l'AH0~S1S11CA 1M I'UJ!:OUO 10 81·gine 1.81-[lient.e, eguulc,

l i:)

mobile sotlo gli alli respiratori indoloro; pero "eguendolo verso l'interno all"epi;;tastr:o si 1 e::-11-.,c1·t"... dolot•c io ~rado tollerabile. Il limite superiore è al ,.; 11 ~ infc:wiore dell~t sesta costola lungo la papillare verJnH re' ticale; luu~o la para::;tcrnale destra !"inferiore deborda per tre centimelr r e nellu lrnea mediana si spinge in basso sino a m. 0,07 al di solto della apofisi xifoide L'area !'plenil'a è leggermente ingt·andita. Spingendo con un po' di fot·za le dita al bordo ester·uo del quadrato dei lombi si suscita leggero dolore a sinistra.. L'esame dell"apparecchio genitale da soltanto un modico <•rado di ispPssimento del muso di linea con retroflessione del corpo. Negativa l'esplot>azione della vescica. Le glandole inguinali e cet•vicali si pl'esentauo distintamente palpabili, dure, elastiche, indolore; si sentono distintamente i gangli epitroclear·i. Nulla è stato riscontrato all'es&me del sistema nervoso; n tubo gastroenterico non pt·e~;enla nemmeno fatti patologici. L'uriua emessa due giorni dopo l'ultimo a('.-eesso nel cort>o di ~4 orl~ f'u di eme. 1000 c pl'esenlavli i seguenti caraltt'll'ì: • Colore gin ilo-arancio, aspt>lto Jimpido senza sedimento; Reazione neutra; Densit.à 1015 a 15• C.; Fosfati ed urati scarsi; Solfati normali; Cloruri ~carsi; Urea gr. 18; Albume e glueosio 11iente-; nessuna traccia eli pigmenti biliari. Fallo l'esame del sangue si ha all'emometro di FJeisch il ;)8 per 100 di emoglobina; il numero dei globuli t'ossi t• di 3100000 per mmc. ed il loro rapporto coi bianchi è di l: 310. l globuli rossi al microsc<>pio sono not•mali di forma, solo <rualcuno un poco sformato; tutti sono pallidi. Fatto un piccolo salassa, 1lopo 24 ore si trovo il siet·o ~e­ paralt) ùal gt•umo c di coloritr1 leggermente giallo-rosso cl1e


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DUE CASI

d1ede nelLo lo ~peltro della o~:-;iemo~lobina e che al nncr(J· ::;copio ree•· vcòerl' au<·Ot'a pochi globuli ros::;i iu ~O~•en­ sione. Il 21 diceml>re fu ratt.H passeggiare per 10 minuti nel giardino. Qu&!'ll :--ubilo !>i iniziò senso di malessere indefinito e quindi qualche brivido ai lombi c pesantezza alle gambe. Fu immediatamente rana mettere a lt'lto e r i;;:calèata; i briv11h si c!llmarono pre~to e l'iuferma ci avYeeti cl!e 1l sangue nella UI'ÌII8 non sarehhe •·•Jmparso p•·r la bre,·ita della du rata del raffreddamento. Dopo un'ora circa furono em<'S>'i !-IO eme. di urina di c·olore marsala rar1co clte non lasciò dt>positare alcun sedimento. Era perfettamente esente di albumina, e di emo~lo­ biM ed allo speltroscop o si notò solo ben disLinto lo snc•u.rn • della urohilina (t). A vendo visto che con un raffreddamento di bt•eve si ottenne un accesso appena abbozzalo senza nuda, fu provocato il :li diceml>re un accesso completo un raf'f,·eddamento prolungato. Dopo toouta 15 minuti nel giardino le si fecero ~~·1"'·""''.• gere le braccia in una tinozza di acqua fredda. Poco le si intorpidirono le d1ta delle mani in modo da perdervi sensibilità e cominciò a trernat·e per tutto il corpo; allora me!'òsa a letto. Intanto i padi~lioni delle orecchie, i i p:JmPlli, divennero cianotici, la temperatura ascellare a6.2, polso 58 t•itmico, respit•aziooi 2i. Ore 11 antim.- l brividi assumono la fo r ma accessiona pol"o 58, prccolo, ritmico; dopo qualche minuto sopra ~ono acce!>sr di tos~e ""ecca !'imili agli accessi di de1 bambmi. Or·o 11,:-1~1 anlim. b1·ividi diminuiscono, ha lombi, all'epi~a!'>trio, ed emit:rania intensa sinistt•a; polso al 1', ritmico. (4 1 Fu

rau.-. andHl In ricorra. ct•imlr.;L col processo 1lì M.ehu

la pa·c~eat1.tl tli questo 111~roento. « :"ì r•rccipil<\ l'orobilina col solfato •li • monìaca, dopo llltrato si tmt!Jt il precipitato col cloroformio che tntllalo> cloruro di ~intu :urunoruacnl ~ di'Ve dare uoa bella lluorc:l.ceata Vl'rde. •


Jll E\!OGLOBJ'IUUlA 1'.\llO<>~lSTICA OA FREDDO

17/

Alle ore W, iO pom. è cessalo ogni fallo; resta solo remi· ~,rania e grande debolezza generalo; la temperatura i> di 3i,i.

Polso il. L'urina emessa sul finire del parossismo ba i seguenti caratteri: Rossobruna: quantità 100 eme; reazione neutra; peso specifìco 1014; albumina gr. 2 per 1000. L' urea non fu t'icercata. Allo speltroscopio si ha neUo tan~o lo spettro deJJa osf'iemo~Jobina che quello della metaemoglobina; quest'ultimo è più marcato. Se però si diluisce mollo l'urina C<\n acqua distillata ruHimo a scomparire è quello della ossiemoglobioa. Al r.oicroscopio non si riesce a trovare alcun globulo sangui· gno; ~i notano però numerosi g ranuli amorfi bruni spesso disposti in forma cilindrica, nessun elemento epiteliale renule, •1ualche cilindro ialino. In un secondo saggio di 90 eme. emesso mezz'ora dopo, il colorito da rosso ·bruno è passato io rosso-ciliegia. Peso specitlco 1009, reazione debolmente alcalina; albume gr. 0,50 per 1000. Allo spettroscopio si no· tano le bandP. della ossiemoglobina. Niente al microscopio. Nei saggi ulteriori l'urina riprese gradatamente i caratteri fisiologici.

II. D'Angelo Ignazio (1) di anni ·i6 da Palermo, vetturale. Urinò per la prima volta del colore del sangue nel settembre del 1883, senza sensazione di raffreddamento, senza febbre, né aiLro. Il giorno appresso l'urina era chiara. Si l'ipetè il renomeno ogni dieci o quindici giorni sempre dopo forli raffreddamenti del corpo. Nel gennaio 1884 cominciò a precedere Corte sensazione di freddo e febbre. Nei mesi caldi li) Di (jue;ID secondo infermo che ru oggetto di altre ricerche del dottore lngrtn. che tHl pubblicò la storia anamnestica per disteso nel t887, io rieor· lleni solo quei dati che stimo più importanti c metterò in rilievo solo quei ratU allora uon notali o elle si svolsero dopo l:l pubblica?.ione di quella mo· nografla.

12


li8

DUE CASJ

slelltl bene. Nel 188G ::si aggiuuse ùJfticoU.à della discesa dei cibi lungo l'esofago, che precedeva di tJualcbe ora il parossismo e cessava con esso. Nei primi del novembre 1886 ebbe un bubbone, dice l'infermo, senza avere avuto ulcere, che suppurò e fu inciso; poco dopo fu ricevuto nella clinica medica in cui fu diagnosticata la emoglobinuria parossistica da freddo. Dopo cura mercuriale migliorò e ritornò al suo mestiere; ma d'allora in lutti gl'inverni sono riapparsi i precedenti disturbi. Quest'ultima volta fu ricevlllo il 2'2 novembre 1887. Per quanto si sia insistito, nessuna risposte pol.t) cavarsi che avesse potuto farci ammettere una sifilide contratta. Ha un figlio che gode buona salute, però ~ seguito a 10 aborti senza che nella madre ci sia vizio di conformazione scheletrica. Complt>tamente apirettico. senza disturbi generali notevoli, l'infermo avverte d! tanto in tanto dolore gravati all'epigastrio. Quello che attira molto l'attenzione è il pallore del volto con mucose scolorate e con tinta subitterica bulbi oculari. Gli organi della respirazione sono sani; cardiaci netti e solo un po' deboli, del resto le del centro circolatorio non danno fatti a rilevare. Si ha modico tumore di fegato; il suo limite superiore al bordo inferiore della quinta cosLola nella papillare cale, l'inferiore deborda dùll'arco costale per m. 0,03 la stessa linea. !l lobo sinistro è anch'esso ingrandito margine liscio, mobile, e tagliente. È un po' dolente gastrio, palpando. La milza é anche essa aumentata di volume. Gli altri gani sono sani. Negativo l'esame della vescica, dell' reoohio glandolare, ecc. Un poco esagerati i riflessi tulei, e invitand~ l'infermo a tenere le braccia sospese si un limitato tre.more osciUatorio ritmico. Le urine esaminate due giorni dopo il suo ingresso in nica presentavano beo distintA la reazione dell'urobilina. L'esame del sangue in periodo lontano dall'accesso ri negativo, solo un poco sbiaditi i globuli rossL L'emometro Fleisch diede 708 . Allo spettroscopio si ebbe ossiemoglobi ed il siero si divideva dal grumo t.ruasi del tutto scolora


oJ E)l0G LOJJI~U1HA PAROSS1S'fH:.A DA l<J\EDOO

1iO

In quesLO secondo infermo si ebbero parecchi accessi, alcuni spontanei, altt•i provocati çol t•aftreddamento. Fu provato

il lavoro muscolare (Fleiscner), la l unga vasseggiata (Kast), le emozioni inwrovvise (Oruitt), ma semp.re senza t•isultato (1).

In quasi tutti gli accessi cui assistemmo nei due infermi, vedemmo sempre mantenersi il rapporto diretto tra. l'intensita &eL raffreddamento eù il parossisrno emoglobinurico. l nostri ammalati poi mos trarono_ un·intolleram~a speciale pel freddo, ed un abbassamento di temperatura appena avvertjto da. un uomo sano produceva iu loro la impressione di un abbassamento di più gradi. Dobbiamo ammettere uno stato speciale di iperestesia termica dei nervi cutanei, per spiegarcl questo costante rapporto, dir.etto fra causa ed effetto, nè possiamo ac cettare quanto è voluto -da molti patologi tedeschi, che sia cioè il grado diverso di emoglobinemia quello che regola la irìten!ìita dei disturbi nervosi, chè non sapremmo come spieg1lre il fatto ch13 nel nostro secondo infermo i primi accessi di emoglobinuria, determinatisi dietro raffreddamento cutaneo, furono esenti da brividi ed altri fatti nervosi; come del pari non troverebbe spiegazione quanto fu notato dal Murri, che nello inverno del 1.870 ebbe in un infermo, dietro ratl'reddamento, intensi brividi, alterazioni della temperatura, cianosi de.l!e estremità, ecc., senza però l'apparire dèll'emoglobinui'ia, la quale poi comparv~ dopo tre annL Gli aeee~si poco intensi furono caratterizzati da senso di intorpidimento e formicolio alle piante dei piedi e mani quindi brividi ai lombi, stanchez-za, qualche brivido generale: qualche .colpo di tosse secca. Nei casi p•ù intensi l'intorpìdimento delle piante dei piedi si .ditfuse rapidamente sino a quasi tùtti gli arti inferiori, i brividi invasero rapidamente tutto n eorpo al punto da non pot.ersi tenere fermo nel letto che era f6rtemente scosso; spesso si ebbe tosse molesta, cefalea, af· (i) Agli stess i ewerimeoti fu sottoposta ~a O. G. e fu ,;emprtl il frèddo che procurò l'accesso.


180

OUE CASl

l"dnno di re,.,piro. La c•ian<lsi fi'CilHCnlemeole si faceva intcnsi:;sima, e più ri><altnva perchè alternantesi COli supedìcio tli notevolissimo pallore. La lemperntul'a fu ,·ariamente modificata. Quasi l'Crnpre si ebbe un abba~samento le!'mico nello inizio, o::;cillanle lra mezzo grado ed un grado centigrado; a questa ipotermia se~uiva l'as<'ensione terinometrica. Nella O. G. raramente furono sorpassati i 31•, fatto notato talvolta da altri, ma non comune, tanto che il ·wikham Legg diceva <"ho lo stadio Ji caiOI'e si trova molto raramente assente; nel O'An~(>(O la pi1•e.:;sia fu costante e talvolta furono ra:.rgiunte t<>mperature alte di 40• e 40",5 Hiportiamo ak:une cifre larmometriche raggiunte nel nostro secondo infer111o in diversi accessi:

l

Ore

DA'l'A

Temperatora

__________._________ __

lntensìlù dell'accesso

~

4 dicembre Ore 6 an t. Non fu presa Media intensità; i brividi si dileguarono 1 dopo «;9 ora circa.

8 •

D

•» »

IG

» 10 )) )) 11 u » 12 mer. • .;pom.

Ì;•;• ,

òie;mbrel ; 8 • •

2'1 dicembre » )) )) ))

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Il

11 •

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Il

:Jpom.

• 3,30 » 4 » ;, l) 6 » 8 )) 10 » 12

" » ))

)) j)

)) Il

390 c. 380,6 » 370,6 3i0 ,1 " 37° 36°,5 • )l

398.5 • 38°,5 ,. 380 :J:o,7 » :J70.t • 36°,2)) 3()0,5 »

37°,8 • 40° 2 l) 390:5 38° • l)

::~;o,4

»

36• ,9 ))

Brividi forti della durata di un"ora.

Brividi intensissimi di lunga durata. .


[)[ .li:'JOGLODINUIUA I'AH.Ò~SISTIC A ()A I•REODO

l Rl

E racileilt•devare da questo quadro il nesso tra la inten sit.;'l e durata del brivido e l'elevamento termico, come pure il r..u.o che durante ti brivido la temperatura scende sotto il normale e poi risalisce per tempo piuttosto breve, ma raggiun•Yendo cifre elevate. "' Tale modo Ji comportarsi della lPmperalura ì• spiegabile in-· çocando i disturbi di circolazione periferica, per cui durante il br1vido si ha risparmio d t irradiadone, e quindi un con se. cutivo a umento di stimolo ai r entri termici; potrebbe la emoglobina libera nel sangue eccitare essa pure anormalmente e contribuire Hlle allerazioni termiche, ma finora non ab biamo uno studio completo sul modo di comportarsi della temperatura flOtto l'azione delle sostanze coloranti del sangue in libertà nel circolo. Il non avere poi notato éifre elevate nélla prima inferma, potè essere dovuto alla minore eccitabilìtà dei centri termici ed a minore in tensità del brivido. Non ci fu dato mai di osservare elevazioni febbrili ne1 giorni seguenti all'accesso, come fu notato in alcuni casi del Murri. Il polso non poteva restare indifferenle. Nella O. G. sull'inizio del brivido si ebbe sempre una diminruione notevole di frequenza (da 76 scese a 58 pulsazioni al 1') e contempoJ'aneameute si fece piccolo, vuoto e tardo; nel D'Angelo invece in cui prima dei brividi oscillava tra 80 e 90 al minuto, piccolo, comp1 essi bile, di celerità normale, si fece vuoto, celere e frequente (da 110 a 120). Dopo qualc!le lempo dall'inizio del parossismo nella. O. G. l:'i rtslabìlii'Ono le condizioni normali, mentre nel secondo inf~rm o diminu:va la fre((uenza e si iniziaYa il polso intermiltente. Ore 2 pom. del :25 dicembre: pulsazioni 96 al minuto; • 3 » pulsazioni 120 al minuto; • 4 » » (cessa il brivido) intermitteoza marcata; manca una diastole ogni otto; manca una diastole ogni tr·e; ~ R unt. del 26 dicembre: polso 1101'rnale.


1 8~

OUI': C.\"1

Que..tn inlerm•u.-nzn tlel pol"'o su cui non è slala auc·m·a richiamata \'alleozione, non puo !'p•egar.::i elle con altera · zioni d• 1nn1•r,a:~:ionu o con razione tossica della emo~lohina hbera, dal momenl:: che non abbiamo trovato alleraz•oue anat.omic:a alcuna del cuore. t.a breve durata poi del r•!DO · meno convaliderebbe l'accennala ~p•eg81.1one. Sul finire. del paro~<~ismo, al <~ubentrare della calma gh inf•wmi emettevano una quanl•lA piullosto pircola di urina di colot·ito brunn. che nella "uccessiva minzione divent~va meno car~<·o e poi a mano a mano rurioa riprendeva raspello normale nellu spazto òi IO n 12 ot·~. Crerli111110 utile ag~iungct·e 011 •1uadro dei caratteri della ur·ina nei ~.Hver..,i occe...si:


Nome

Orn

Color..

f,!u:mlll•

~"l<hnwnto

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g l . S. , . l 31 t! le. 1889 1 Il an t. l 100 CIII~.

II ,SOanL. I 911 • lt mortd. 300 " ! gaun 1890 !l ant. 150 • IO.IhnL l 90 •

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tt gr. Nit•uh• llosso-bruno ' Mtltnemoglobln. 0,50gr. l Non latta :\umtro~l granullaruorll dr· lnten!!O. ~110,11 n rurma 111 dlindrl. RO$SQ-bnUIO • 0,!0 gr. IO llr Id. id.ltt. Rosso-~inoso. Poco netta Tracce 9 jlr. Nii'Olt• tll1tiiH11lbrn • o :\on l'<ttta l\.ente. Rosso-bruno Metaemoglobtn. 0,:10 gr. IO 11r. Granuli numero~! ltrunl, iMenso. 1 qu:1lcht• rilfndro lnll no. llos~o-hru no • o,~ii gr. n ur. Id. ltl. 1•1. m o n o l nte oso. Uos.,o-ruhino.J &ktaemoglobln.l Tracra l \t gr. :-il!'nlll. lìlnllo·amhnt.l t'ion f"ln Xl~ntl'.

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181.

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L'urina nelle ~H ore consecutiVO all"acces::~o fu ool D'Angelu al di là di ùue litri meolro abitualmente potevo emellere <.la 1000 a 1200 eme. ùi urine. Nella O. G. la quantità giornaliPrn non si accrebbe quasi mai. Potre1 riferire i ca1-alLeri ùelle urine emesse in allrl accessi, ma u-ala~cio dal farlo perché non pre~enlarooo mai discordanze con quelli r1feriti. Come si vede le allerazlllnl principali consistono nel colorìlo e nella presenza de11'albume; il peso specifico fu di pocoalteralo,presenlò solo un legger o aumento nei saggi emessi subito dopo il parossismo: tal faLLo concor da pienamenlP con quanto fu osservato dal Mur ri e da altri. L'orea non subl grandi allerationi; non trovammo mai eccesso di urali od ossalali. L'albuminuria non si mostrò mai mollo marcata, giacché una sola volla, nella O. G., s 1 ebbero grammi due pet• litro. Il prof. Mur1·i, che in una maniera sper1ale si é iolere~salo della emoglobinuria paross.islica da fl·eddo, ha ammesso le st.asi per rallentamento di circolo che disturba in modo leggero la uuLrizione vascolare e de~ li epi~lii da es"er perrne~~) il paesaggio di goslanzr che allo stato fisiologico :;ono trattenute. In ciò il Mur1·1 é di accordc col Cohnheim; se non che questi unisce alle alterazioni delle par eti vasali e degli epiteli gomilolari la teoria nreccanica riPI Runeberp-, le01·ia che è ma e~tre­ volmeole combattuta dal clinico d1 Bologna. Questi consi lerAndo poi che la albuminuria da sta ~i è lie' e (p. es. malattie carJia«'be). e che netrli emoglobinurici talvolta !=:Ì ra~giungono IJUantilà considerevoli. a m melle che a ll'albuminuria de stal'r ~i a g!!:iunga talvolla all'albumina derivalll llaiJa. scomposizione de1 ~lobuli ro~$1. La qunnlHè sempre piccola avuta ne1 noslr1 due infermi Cl permette òi &lnrn€tler e <.empilci falli di stasi. Non t·reùo poi eh... non !>i debba t .. nere alcun conto per darci ragione !Ielle ellcrazil\ni renali che in alcune autopsie e-1 sono r iscontrate, del P8"~ggio di prodotti anormali quali la emoglobina libera per 11 reni'; altnazioni che nei cal'li le~~l'ri nossono Of<l-lP.r<' lronsiloric, m e11 trn rliventeranno J1AI'ffitl.ncnti n l'i cal>i !:{rH' i.


01 E\f0t";L0Bl:\UIUA P\IIÒ.,'-ISTH.\ D.\ FR&l1110

JR;)

Il trovare pni spes~n Il fegal1) sede di alt. ·razioni IIPpli rnoglobrnurici fece sr che di rr•onLe alla teoria renale Por:e.;,o la t>palica, e mentre il Pavy, il Botkin e W. Roberl~ co1·revano alla iperemia renale ed ti Gull ammetteva la ~rana opinione che i reni avessero pe1·duta la facoltò di tra~rorrnaN la emoglobina nel pigmento dell'urina, il Beale \·oleva che rosse il fegolo la sede dì decomposizione det f!IO· buti ro~>si, co"! pur e il Pepper Non stiamo a fare una r·as· se!!llll <.'ompleta di luUi quelli <'he c; i schierarono dall'una o daÌI'allra parte. Una critica dolla e minula ru falla dal Murr•r. 11 SrlvesLrini. che ebbe occa:.ione di e:r.ionare il fegato di un emuglobinurico trovo falli dr epalite parenchunale necrob1otica, carallerizzala dR periJiebiLe pCirt.Ale, rigontìamento torbido delle cellule parenchimali sino a necrobiosj l'd occlusione della rete intral.obularP; il Murri invece trovò falli indubitali di sifilide epatica in un ammalato venuto a. morte nel 18';7, ed un fegato sede di processo cronico Ili flogosi, uccompogoato n proce'-so analogo alla milza, reni, pancrea e gangli linfatrci jo un allro ammalato morto nel188i, ed rn cui. "C oof\ si può nconoscerl! nella la natura celtica della lesione, non si resta SPnza rimnr,.i se la si esclude. L'Ot'Ri, meno fortunato, trovò ~ fl'galo sano. Ora non é pos ~ibrle considerare il fegato come l"ede del meccanismo di JH'O· duzìone dell'emoglobinemia con lauta incostanza di le~ioru; mentr·e ù'allra parte l'emoglobina libero nel sìel'o del !'&ngue é pìit che bastevole a dare spie~azione delle lesioni epatoi:iplenirhe riscontrate nei cadnvert di emoglobinur ici. ~ei nostri a mmalati il tumore di fegato era modico, un po' doleute aJrala !<:inistra e non fu notata mar dJfi'erenza di ''Olume, sia che si trovas~"ero ruot•i del paro~"i!'mo o in esso. La cura mercuriale arrecù un impicciolimenlo dell'aia notal.a prima. Dobbiamo •1uesta rrduzione all'aztooe anli~itìlitica del mcrcm·io ( In quanto poi allo incolpar e j:!li acidi od i pi~menti biliari come cau!'a d~lla dislrozi.one dei ~lobuli f.'malirr o l'acidll os· sulico otl altra sostanza 11011 è pos!SibilA Mi nostri <'asi, Hl <•ui fll'r quanlo accut·atamenl(• si f:li('nO analizzate lfl urine eli ìl


IS(ì

fil' K CASl

sangue, non si l'iscon\rarono mai tali principi; di piu nel D'A n~elo si ebbe due volte itterizia da catarro gaslrn-duodena!e e non si ebbe per queslo alcun peggioramenl<l del male di cui ci occupiamo. L'ipotesi che la distruzione dei globuli rossi avvenga nel lorrenle della circolazione generale, ha inco-ntrato maggiol· fa'·ore, e dalle nostre l'icerehe rrceve confermi). Presi due sag~i di urina, uno emesso prima dell'accesso e rallro durante l'acme del parossismo, abbiamo trovato: nel primo, assenza di qualsiasi sostanza o pigmeulo anot·male: nel secondo metaerooglobioa ~enza gli elementi corpusc~­ lari del sungue Aggiunte nelle jue ul'ine alcul')e g-occe ùi sangue tolLo dallo stesso infermo fuori del pat·ossismo, anelle dopo alcune ore si trovarono nel sedimento i globuli pr ivi di alterazioni notevoli; solo dopo 24 ore alcuni apparvero sror mati, ma ciò fu anche visto impiegando ur-ioa e sangue d1 individui sani. Altri sag~i fu rono tenuti a temperature basse ma si ebbero sempr e risultati negativi. P r ima di provocare l'accesso furono estralte piccole '{uantit.à di sangue in tubi a stretto r-alihro e furono tenu~e & tempereLure difl'erenli per alcune ore. In luLti i tub.i $Ì se!l&rò il siero dalla parte corpuscolar e appena colot•ato in rosso-rubino. Allo speUroscopio si ebbe sem pre lo speUro netto della ossiemoglobina . Provocato l'accesso e r aggiun to l'acme del parossismo, fu r a ccolto egualmente un po' di san,.:tue in un i.ubo ~ piccolo Cf41ibro; il siero si separiJ dal .grumo prendendo un colm·ito rosM-rubino intenso, il quale coiOL'P allo spellroscopio si mostrò pet• ossiemoglobina in soluzione oPI siero; i corpuscoli a vevano lutti abbandonato la pa rte liquida Al microscopio i globuli rossi si moslraronl) scolori ti alquanto, mollo sforma ti, mor irormi, a bisaccia, ecc. Il r apporto coi l~ucociti fu di poco alterato e l'emometro di Fleisch segnò 60 nel D'Angelo e 46 nella O. G. Avremmo voluto potere determinare se pr·ima appaiono i fatti di emoglobinemia e poi la sostanza colorante nella urina, col metlero il caletere in permanenl':tl in vescica e ronlempo-


01 t:MOiol UIIII\URI.\ 1'.\RO'-~lSl ILA IH l RBOIIO

l Hl

·aucamente fare r tpetuli piccoli salas"i ~ino alla compar!>a :,81 stero •·oloralo, ma non c1 fu pos<;ibile, '"Ìa perché gli infermi !'li rWutarono all'mlroduzione del catetere, sia pet•clté non rredemtno giusto rare piu di un piccolo sala~c:o in ~o~­ aelti tanto depertti; ad ogut modo quanto abbiamo riferiLo 018116 ruor cii duhbio che la globulohst avvenga nel torJ·eote c 1rcolatorio. Gli t>~perimeu li clas~ici dE'Ila le~alut'8 del dito immer~o in acqua fredda e l'altro deUa legatura di uo arto "enza ralfred· olam~>nl.o furono ripetuti piu ,·olte e confermati Non abbiamo credulo fare indagtnt per ric•:rcare ~e il rreJdo da !>Olo, o l'acido carboniCQ per st.asi, ò altre condi.ziuu1 agenti sul ctrcolo deter·minino la d1slruzioue delle ematie, e!'t!'endosi giA moJ ti nutori orcupali di tale questione. ~oi abbiamo amme ..so uno ~pec•ale stato di ecritabililA dei ner,•i cutanei fiOlto l'az1one del freddo sino ud aYersJ un rallentamenl.o marcato del circolo; ma non hasta IJUesto c;olo fattore, occorr e che Il sangue s1a m condizione tale da -çenit'l' co~i facilmente alterato; ma in virtù d1 quali cood1zioui 11 ~aogue acqui~ta questa proprieta111 Murri se da un canto vide cbe Il sangue> det >~illiilic1 é meno reststente che t[uello ,..ll'iod viduo sano. dAll'altro canto leJrando un arto da un ,.,_ tllilico ed immorgondoln in acqua freddissima non potè pro"vcare l'emoglolmmrJa. E pu1 se la stfilide rosso da '~ola capace di d<•lerminut·e le condittOOI della cmogloLinuria, quanti PmOglobinut·ici non ~i a vrebber c)' Ui più per gli splenùidl Ja,•ori del l'omaseJh sappiamo ehe 1~rchè <>i abbia la ematuria chinica occorrono due cose indi"~nsa bali: il so:.: !!elltl mal art co o l'mtluenza del chinino, ma !'IICcome questi rlue rauori non producono ordtnarJamenle lo "le!<'O ratto mot·boso 11 Tomaselh ammette allre!'li una peculiare "uscellib11ilà individuale congenita u ereditaria. Ora uoi ci troviamo in condizioni piullosto simili. Dei no~lri due infermi uno,. sicuramente sitllil100 (la O. G.)1 l'altro puo e:.scrlo stato o non es~erlo stato: in l'ntra~nbi l'accesso veHiVt\ <ieterminalo dal freddo, ma non per qut>slo possiamo stabilire <'he i silllitìci esponendosi al freddo divPngono omoglobi-


0{8!;\.,1

nuri<'i; orcora•e cue i ~lobuli ~ll:tuis;rni ~odano ùi una "(leciale in slàbililu. Il De Renl:i nel~· Congresso di medicina mterna tenut~ an Roma richiamò l'allen1jone sul fatto che trovasi ortlinariamenle nelle urine la c:ostaoza coloranlt' del sangue solto rorma di mctaemoglobina, mer tr·e che nel torrente ciretJiatorio si trovA ossaemo~lobina .turanlr• l'accp-.c;o. Il De nenzi cr+'deche latrasfoa·mal.tone dello ossiemoglobtn a in melaemoa-lobina a v venga allnlVer;;o l'appat•ecchio urinari '· Nei nostra due inrcrrnt fu accuralamc•nle I'Wercata la metoemo~lobma flt'l san:rue P. nel sier oche"• davide dopo •tualclre tempo, ma non ci fu dt\to mai riscontrar,·eiA Praticammo i sa'asst iu ùi vere: t rnomc>nti dell' acce!'SO per sorprenderla prima che. come laluno crede, SP ormata in pircola 1uanttlà foc:"e pac:sat.a nel composto più o~<>igenRto. ma avernmo sempre lo l'lesso rt"Uitalo ne;.tatl\'0. Del resLo :;{' si fos~o nei nostri nrnmalali formala la mctaemo!!louina nel sangue circolante avrebbe certamente ùovuto assumere il ::,;uo carattere di "luhilità, tanto da esserle permesso passar<! allra,crso ì1 rene e comparire nelle urir.e Siamo inrlolti anche not al! am111ellNe che nei nostri infer·mi, so si aveva la distruzione dei ~lobuli l'Ossi nel torre·rte delln r ircolazione .:enera1e. avveniva ne Ilo apparecchio orulat·io In Cormaz.aone dPIIu metaemoglobina Ma solto •tuale meccanbmo si -.erilìcava tale fenomeno! .\nche qut :;iarou poco illuminali d11gli studi finora falli sulla natura e sullo propt•idu delle sostanze coloranti rlel ~au~ue. Rieono;.;c..,n·io con lloppe Se~ le r. Marchanci, Henninger ed Altri cbt. il compo~to 1neta é meuo t•ssiaenato d{'ll'o!Osi e piu della emn)!lolnna, mentre llufnl'r G1l nllt•i lo credettero uu perossido, ~rnmeltinmo r·he •lalla I•C::stemoalobina "-t puo avere il compo..,lo meno oc:sts:eualo p,·r l'azione di ''t~ril' sO!<lant.e. Tra rrue..t•· "'ran par te d~\'000 U\Pr<'eta i compuueuli ciPila urina e cio anrhe percltù noi nella n. G. vedemmo <'h~ CJUando l'urina avPva t•eazione neutra o leg-f.(cl'men~ alcalina, non uppari,alo !Opeltr· d• Ila ruet.uemoglobiua. o f'i nccompa~n&\'ll a 'luello della ns~ietn<Jglobiull; e nl'l D'Angelo 111 cui ~~ ehhe rl.!azione l;t'III(H·e acida nnli'Ut'Ìiltl, rn ('Of;LOIIle 111 tllClaPlliO~Io­ IJina Di ptu Vt>demmo c·he analinanclo l'urina aculu con log·


lll E'!IOGI 0111 \UJU.\ 1'.\UO:;!'\ISTICA IlA JIJllOJtO

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ge l·n•• -,. 0 Juziouo ùi polassa od ammoni~o~ca, lu spettro dulia mela· mw•lobina \OIIIV8 sostiluito da quello ùella o~~iemoglobina; cerò,..r1aciditìcando ed implegando l'scio lo nitrico, cloridr ico, ~olforico, non si ebbe più lo spetlro della metaemoglobina ma appurve quello della ematina in soluzione acida. La presenza dell'urobilina nell'urina quando l'accesso i> ap· pena accennato è racile a spiegare. Si sa dal '"inter• che abbanJonando all'aria del siero d1 bue color·ato dall'emoglobina, mo;;;;o al coperlo della pulrMazione per mezzo del solfato di f'Oda o solfato di ammoniacn, si vede il liquido decolorarsi, e llrl un cerlo ml'lmento de~la distruzione rlell'emo~lobioa, si vede allo speltroscopio la banda caraltt>rislica d~>ll'urobilina. L'Hayem poi ha visto che io focolai di stra vaso sanguigno nou e:;1stevano che lracce minime di. pigmenti biliari, rnenlre notò le trasformazione diretta dell'emoglobina in UI'Obilina. In ,1unnLo poi al pAssaggio ùoU'emoglobina in pigmenli biliari fu nota~ anche nei nostri inrerrni, in cui ll~lvolta si ebbe tinta subitter·ica alle congiuntive bulbari; nè vale il non aver mai ri:,:conlralo i pigmenti bi ha ri nella urina, essendo frt'f{Uenle rhe 10 questi casi d1 itterizia ematogena sia negativo l'esame uroscopico. 11 migliol'amento che dietro la cura mercuriale si mosll·ò subito, ci impedì ulteriori ricerche, spt"Cialmente sulla Lrasformezione dell'os,.iemoglobinain melaemoglobina. CercAmmo di provocare un accesso nel D'Angelo dopo di essere riusciti ad avere l'ut'ina alcalina con forli do~i di bicarbonato di soda, ma uon ci fu possibile avere l' acce~so anche ùopo bagni freddi. Terapia. - Usammo Le frizioni di pomata mercuriale e forli dosi di iodUl'O potas!"ico pet' U!-\•l inLe1'no, e in poco tempo avemmo un notevole mif[lio ramento tanto da venire tollerati i bagni rredili pet• i O minuti nel mese di febbraio! Contemporaneamente alla aumentata t'esistenza del sangue al freddo, si notò iliminuzioue dell'aia epatica. Noi uon ci vantiamo di pv· tere aggiw1gere due casi di ~uarigione a quelli da altri ottenuti, occorrendo un periodo d'osservazione mollo più lungo. ma non possiamo negare un marcalissimo miglior•amento,


chtl puu·~bllt! forse mutarsi iu per fetta ~urwrgroue r•pclendn .! 1

tanto in Lanto la cura. Concluswn t. - lJa quanto ahbiaruo o~ser"atu crediaum pole1·e stabilil'e: l • Cb e sr ha negli emoglobrnurici un rapporto '(lla~i co :;:tautemente direuo ll'a la intensjta e durata del raffreddamento e la intensita u durala del parossismo. 2" Cbe il circolo può t!S~~>rt:: influenzato smo a marcata iulermrUenza dt•l polso. 3• Che la trasformaziOne dell'ossiemoglobina in metaeml)glohina puù venire allr&\'erso l apparecchio urinario. ~· Che l'emoglobmuria ==>e1:,'Ue l'emoglobinemia. 5• Che gli accessi d• emoglobinuria possono essere sostilurli da veri uccessi dr urobilinuria. W Che In cura met·cul'iale arreca gnmde giovamento tanto se lu sifilide -:• accertala, quanto 8e non r i!mHa netta dalla Anamne!<i e dall'esame ll~ico. Palermo, 18 ollobre 1890.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Temperatu r a lJUiollt a dl 44•,9 . - LORENTZEK.- (Journa.l de MrJdeein.e et de Clti r urgie, gennuio 1891).

11 dolt. Lorentzen ba riportato un caso del tutto insolito cagione dell'ipertermia straordiuar·ia presenl~:~la dalla ma8 lata. Si tratla di una donna di'vent'anni, nervosa, soggetta ad emottisi ripelut.e ~:~d a CJ'isi di dispnea spasmodica, ma senza lesioni apprezzabili del polmone o del cuore; a più ript-ese, ritenzione d'orina. Nel decorso di questo stato, ehe perdurava da due mesi, la temperatura, rimasta fino allora nor·male, si èlevò bruscamente erl oltrepassò i W; nello stesso tempo si notò Jeggero delirio, qualche vomilo, persistenza nella rilenzione <l'orina. Nel lerzo giorno ùopo l'inizio della febbl'è la temperatura si elevò a H•,9 senza nuovi sintomi: r aurore sospettando di un errore o di un inganno ha controllato il fatto applicando simultaneamente due termometri l'uno nell'ascella e l'altro nel retto e non ba abbandonata la malata du:l'ant.e l'esperienza; 11 primo termometro ha segnato 44°,8 ed il secondo 44°,9: ambedue i termometri sono stati veriftcaLi l'indomani dal fabbricante e riconosciuLi esatti. Durante Ja iper termia, il polso da,•a 144 battute senza inlermittenza; respirazione regolare a 2~; orine normali. Tre ore dopo la temper alut·a era discesa a 4.2•,4 e sei ore pii.L lardi a 41°.5. Nei due giorni successivi si ebbero nuove esacerbazioni, durante le quali la temperatura è ancora salita a 44°, poscia si notò abbassamento progressivo e ritorno alla normale, bentosto susseguito cla un completo ristabilimento..


RIVISTA

!la.lattla. d1 !lorva.n. belges, luglio 1800).

Cu u~cnT. -

(;lrcltioes mèdicales

Charcol Lta stabilito i segni diagnostici elle permettono di distjnguere la malattia di Moroan dalla selerodermia delle dita e dalla deformcuione leblJrosa anesiesica della

mano. Sclerodermia delle tltla.- Tumefazione, poi atrofia della pelle, che diventa liscia e addossata alle ossa, deformazione ed atrofia delle unghie, atrofla delle ossa, scomparsa della fa langetta, sensibilità intatta. La lesione è simmetrica, la causa è ignota; la diagnosi è resa facile dalla sclerosi facciale. LeMro. anestesica. - La mano assume l'espello della mano di scimmia con apptattimento delle emioenzP. tenat•e ed ipotenare e scavamento degli spazi interossei. Anestesia cutanea in lutti i s uoi modi, alterazioni trofiche diverse alle dita {ct·e· pature, fessure, bolle e ulceri). Si suppone che l'alfezione dipenda da una nevrite lel>brosa (noùosita lebbrose nei nervi). La diagnosi è facilitala dalla presenza di macchie bianche e rosse; la malattia t\ d'origine esotica . .1-IQI.~tti'a di Moroan. - Dolori, paresi con analgesia, paLerecci, tali sono i suoi caratteri essenziali. L'aftèzìone comincia Ot·diuariamonLe col dolore, poi viene la paresi con aLrofla muscolare occupante la mano, l'anlibraccio ed una parte del braccio. Non vi ha mai dissociazione della les$ilura, come nella siringomielia, ma un' anestesia generale. Il pàlereccio ha lutti i caratteri del patereccio grave con necr osi delle r~langi; esso invade successivamente lutle le dita. Si ris.conlrt~no soventi nella mano altre lesioni troflche (ulceri, crepature, ecc.); la mono è violacea; la temperatura l! abbassata; la natura del male è ignota.


llEDIC\

19:1

lul meccanismo della aospenalone nell'atassia looomotrlce. - F. CAGN"Y· - (Ga.zette médicak de Paris, ottobr"' 1890' .

Cogney ha intrapreso ricerche allo scopo di studiare il Jo di agire della sospensione nei casi di tabe. Questa ri· 100 cer-che, che ~ono state falle su so~gelti vivenli e l"Opra ca· daveri, l'hanno portato a concludere che uno degh eRetti im· rne,Jiati della ~ospensione consiste in una diminuzione della di!llanza che separa la prima vertebra doreale dall'ultima vertebra lombare. Abitualmente si produceva inoltre un allongb· 0100 to della regione cervicale, minore però dell' occc.rc1a mento in par·ola. Le misuro pre~e sui cadaveri banno rumostrato che, nella stessa guisa, si produce uu allungamento notevole della faccia antA>riore della colonna verl!'brale, poco pronuncia lo alla regione cervicale, nullo alla regione lombare, l'aggiungente il suo massimo alla regione dorsale. L'o!fi'elto totale si esp ica in~omrna con un raddrizzamento detlt1 curve descritte dalla colonna verlebrale. L'effollo sulla midolla e sui suoi in volucr1 var ia secondo che nella regionù con ..idrrata l'ac;se cerebro-spinale descrive una conca vita od una convesi;tilà, secondo l'inOuenza cbe Jl peso del corpo eserrita sulle curvature delln colonna verlebrale. Bisogna distinguere l'azione esercitala sulle meningi e l'effetto tl~t! rcitato sulla midolla Il r Jiasc1amenlo degli mvolucri produce quelio della midolla, me11tre che Ja tensione dei primi non produce net~e!-lsariamen te un effetto simiiP sulla seconda. l n~omrna l'autore stando alle c;ue r·icercbe viene alle segu<>nli conclusioni: Il trattamento coua:sospensione produce un accot•ciamenlo Jet canale ver·tebrale, non pr·oùuce alcuna modificazione del segmento lombare della midollu, mentre che nelht regione cer\•icale le mcningi s ubiscono una tensione. L'ellì:lllo prin dpalr si ha nella regione dorsale della r.olonna vcrtebrale, ove la cur\'atura della colonna é più pronunciata, ed o"e lt' alterazioni tahetiche raggiungono generalmente il loro più alto grado. A questo hvello la mrdolla riposa !<ulla con\'CS· :;iW. d~>llo curvatura rachidiana. La trazione che si e!:-ercila -.u

t:;


Ili VISTA

di e~sa produce l'allontanamento tloi corpi vertebrali in avanli, il IOJ'O avvicinamento indietro, come il ravvicinamento degli archi vertebrali e delle apofisi spinose; nello stesso tempo la midolla subisce un accorciamento a questo livello. Sul vivente questo effetto è ancora più pronunciato per l'intervento della tensione muscolare. La midolla quindi, 1ungi dall'essere allungata, si rilascia, e <1ueslo rtlasciamenl•> può agire sulle lesioni labeliche in due modi differenti: meccanicamente distruggendo le aderenze, poscia sopprimenòo difficoltà al corso del sangue. In •juanlo ai nervt. solo gli splancnici possono partecipare agli effetti prodotti dalla sospensione. Infine per l'autore la sospensione pei' la testa é talvolta peri· colosa e poco pratica. Soltanto la sospensione per le ascelle dà buoni risultati. Delle alterazioni mentaU causate dal ta.baooo. - KJELL· nCRG. - (Ga.;elte cles lfdpitau:x:, N. 97, 1890).

La nicotina é per l'uomo un veleno energico. Dopo una breve eccitazione, produce un'!izione deprimente molto pronunciata L'azione tossica della nicotina varia, non solo secondo la specie del tabacco, ma ancora, e soprattutto, secondo il modo con cu.i si consuma. Le alterazioni mentali da tabacco sono caratterizzale d debolezza, da allucinazioni e da tendenza presentano varii periodi che sono: to Stadio prodromico, nel quale il malato é agitato, sioso, dorme poco, è inclinato alla tristezza e si lamenta di palpilaziout. Questo stato dura da un mese e mesi. 2o Primo stadio, in cui il malato accusa allucinazioni, visioni, s~.>nte voci che distur bano il !>IlO sonno; è triste, af· faticato; sta volentieri in r iposo e nell'isolamento; ed ha idee di suicidio. Ragiona bene e la sua nutrizione è abitualmente buona. Questo stadio ha una durata da sei a sette mesi. 31 Secoru~o stadio, in cui assume un aspetto allegro, sod· disfallo, canto e parla cor rf\ltamenle. I movimen ti sono fa-


195 ciii, ma ò cnsllinlcmcnle agitalo. Presenta periodi di ecciwzione che st alternano colla depressi<•ne; è allora abbattuto, sonnolenlo, parla ancora con logica, ma lentamente. Questo stadto puo durare per mollo Lempo. 4• Ter30 l$ladìu, nt:l quale l'eccil.lizione diviene piu rara, l'intelligenza declina, le allucinazioni continuano. Le sue fa· coltà psichiche s'indeboliscono notevolmente, mentre la sua salute corporale può mi~diorare. Questo terzo stadio é incurabile; la prognosi dei due primi stadi è abbastanza favore,·ole a condizione che il malato venga sottratto alriofluenza del veleno. MEDICA

Jlantfe•taztoni pneumooocolche polmonari senza polmonite. - OuFLOCQ e M ~NbTHtER. - (Journal de M edecin.e et de Chirurgie, ottobre 1890).

Si sa che l'agente parassitario della pc•lmonite, il pneumococco, non limita la sua influenza al polmone epatizzato; esso può produrre, anche senza precedente polmonite, pleuriti, endocar.lili, pt'ricardiLi, meningiti, ecc. Duilocq e Mf>rH~trier hanno dimostrato che nel corso della tisi cronica ulcerosa il pneumococco poteva anche produrre la bronchite capillare. Si Lralla allora di un'affezione sopraggiunta all'infezione tubercolare primitiva e che aggrava notevolmente il pronostico. Ual puulo di 'ist.a clinico, questa infezione a vviene sotto .JuP f rme principali. Talvolta la tubercolosi é facilmente ricnno;,ciuta, ma lo stato p;CnPrale si aggrava assai rapidamente perché si pensi ad un'infezione no\ella e soprag~unta. In un allro ordine di falti, nulla richiama l'attenzione; assenza completa di fenomeni di reazione; tullo è in· s iJioso; t malati muoiono rapidamente senza che nulla nel· l'esame degli organi, all'infuori dell'eMme batteriologico, po<;sa spiegare questo esito. In f]uesti u!Limi casi, che sono i più interc!?sanli, ssi lralta di semplici tuber colosi, il più soventi apirettici, arri vaLi al terzo periodo della malattia; e n,ulla ne permette di prev~>.der·e una fine pr ossima quandQ l'allerazione dello stato genet'Ble, il dimagrimento rapido, la per


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lUVlS'fA

dita Jellc t'orzr, In tinta gt·igiastra della pelle, il rossore Ul'J pomelli, la secchezza dellA lingua formano, per la loro riunioni:', sopravvenendo qua!>i l>imultaneamente, un insieme che sembra appat·tenere all'infezione !>Opraggiunta. Se in simili casi si trova neali qputi il pneumococco si può esser sicuri di un esito fatale dopo breve tempo. In lutli i ca.si di questo genere Duflocq e Ménétrier hanno sempre riscontrato all'autopsia contemporaneamente lesioni dt tuhercolost cronica ulcerosa e lesioni di bronch;te capillare purulenla, le prime dovute all'infezione bacmare e le seconde cau!>.ate manifestamente dal pneumococco. Nel caso in discorso la tubercolosi precedente costitui::;ce manifestamente una predi!'\posizione alle infezioni secondarie ed il pneumococco potendo esistere normalmente nella saliva, si compt·ende como in queste condizioni esso possa trovare un terreno favorevole al suo sviluppo. Se la lesione prodotta è molto differente da quella che produce ordinariamente il pneumococco, ciò avviene perchè questo or ganismo si trova nel caso in discorso associalo ad altri microbi, come lo streptococco e lo statìlocvcco. Cinque soldati colpiti da un fulmine . (The umcet, ottobre 1890).

Pf:RCY PoPE. -

Il giorno 2 agosto, menlre nel prato annesso al della ca~erma di Aldershot si giuocava al cricket, cinque soldati furono gravemente colpili da un fulmine uno dei quali morì all'istante. Poco prima si erano mostrati nel cielo dei nembi che si avvicinavano dal nord, e si erano visti due lampi in lontananza, ma non pioveva, e la par tita proseguiva a ttivamente. Nel lato nord del prato v'era un gruppo di piccoli pioppi e faggi sotto i quali erano raccolti molti soldati, quando un lampo abbagliante, con simultaneo tuono simile allo scoppio d'una grana ta, fu immediatamente seguito da grida altissime degli uomini che erano sotto uno di quegli alberi, il quale era stato sgusciato, ed un pezzo di éorteccia lungo tre piedi giaceva a terra. Il dott. Trasck e l'autore prese nti al fatto corsero all'al-


liED1CA

b 1•0 iutorno al quale era accaduto l'infortunio, ed un roves:ione dr pioggia si rive1·sò su tutti; ciò non ostant~ si affrettarono a far trasportare al coperto . i danneggiati e trovarono che uno di essi era morto, nè la respirazione arLificiale riescì a richiamar·lo a vita. Aveva il viso florido, la temperatura al tatto pareva superiore alla normale, le còn· <tiuntive erano congeste~ le pupille dilatate, gli occhi aperti, ~e mani non serrate, tutti i muscoli erano Uaccidi, e sulla superficie del corpo non si conoscevano tracce di lesioni. Siccome quancto fu colpito d~tl fulmine era seduto per terra col dorso appoggiato all'albero, quelli che lo trasportarono disserò che la sua testa era attaccata all'albero, ma sulla superficie dell'albero non si trovarono capelli ade.renti. Un secondo dei colpiti era privo di sensi, la respirazione et·a cessata, il polso debolissimo, aveva delle bruciature sulla guancia sinistra, sul collo e sul torace sinisko .a forma arborescente, con tronco che partiva dalla nu.ca e dalle spalle, i capelli del parie.tale sinistro erano bruciati. La respi't'azione artificiale riuscì a riattivar la naturale sospesa 1 si am· ministrò dell'acquavite, LornaronQ i ~ensi, e l'infermo che aveva pure le congiuntive iniettate, si lagnò di dolore alle gambe, fu per qualche tempo irrequieto, smanioso, come sono gl'infermi durante la reazione di una commozione cerebrale, ebbe vomito, ma si rimise in breve le!llpo. Gli altri tre furono cut>ati in caserma; po~ti in posizione supina, amministrati gli ecc~tanti, ricuperarono i sensi in pochi minuti. Nessuno di essi aveva avvertito il colpo, nessuno si era accorto di ciò ehe era accaduto, nessuno aveva avuto alcuna sensazione fino al ritorno dei sensi. Uno di questi tre si lagnava di forte dolore al capo, al braccio sinistro, e specialmente alle gambe, ma non v'erano paralisi, non sen:w di puntura; un aHro aceusava dolore al braccio sinistro ed alle gambe, ma non al capo; l'ultimo avvertiva soHanto dolore alle gamb~, Lutli e tre sentivano mollo caldo, , due vomitarono, tutti tornarono al servizio ip pochi giorni. Per qualche min.uto dopo lo scoppio del fulmine l'a.tmo~fe.ra mandava odore di zolfo, i più vlcini avevaoe f<entiLo


198

RIVISTA

una scossa, ma non ebbero bisogno di assi!>tenza. medica, molti altri dei giuocatori avvertirono una specie di brivido passeggero, pure senza conseguenze. S&gglo per riconoscere lo zucchero. - Dotl. v. BBCKllE - (""lUgem. Wiener mediz Zeitung, N. 25, 1890). JJ prof. ~othnugel comunicò alla Società medica di Vicnna cbe un medico al Cairo, llott. v. Becker, gli insegnò un semplice processo pel' scoprire in hreve tempo lo zucchero nell'orina. I nostr1 b:glietti da visita contengono nella loro materia cartacea molta potassa. Si prende una di queste carte, si immerge in una soluzione d t solfalo d'ossido òi rame e si lascia asciugare. Comparisce in piccolissimi cristalli il solfato di rame sulla superficie della <'arta. Volendo ricercare lo zucchero nell'orina, vi si immerge prima un pezzetlo di legno (p. es. uno slecco di fiammifero) e con questo si fanno sulla carta due o tt·e strisce. Quindi si porta la carla piu volle sopra una lampada accesa e subito &ppariscono le slt·isce fatle più o meno inleusamenle colorate in bruno. L'orina normale non lascia veder e queste strisce. Però sara sempre ben fallo eseguire sempre nello ~tes8o tempo la controprova con ot·ina priva di zucchero. Va.lore dta.gnostloo dello zucchero e delle soata.nze riducenti nel sa.ngue umano ln diverse malattie. Dolt. N. TIUNKL.SH.- (Centralb. r. die med. Wissensch., l'. 27' 18$10). Il Freuud fece conoscere nel 1885 che da 70 analisi del sangue di malati carcinomal<Jsi aveva tt·ovato che quello contiene sempre una grande quantità di zucchero, meulre il r>angue sarcomatoso è sempre pri\'O di zucchero e di glicogeno. Le nuove ricerche del Trinkler oon si !':Ono limitale al sangue riai malati di carcinoma, ma si !'lOno csle!>e ad altt·e forme morbose, come il tifo addominale, la polmonite cruposa, la tubercolosi, eec. Queste analisi (in 111tmero dì J09) si distinguono in quelle nelle quali fu determinata la


MEDICA

199 nantità di zuccllePo e di sostanza riducente contenuta nel q uue dell'uomo viventE\ e nelle allre il cui fu esaminato san,. il ~an gue raccolto nelle autopsiP.. Dopo i lavori del Pa.,y, E'~ald, Seegeo ed J. Otto non rimane dubbio elle il zucche1·o sia un cosliLuente normale del sangue e cho anche dopo la morte il sao?;ue non perda tutto lo ~.ucchero come aveva affermato il Bernard. Tutte le determinazioni quantitative furono eseguite con la soluzione tlt-1 Knapp, oltre 12 in cui l'autore si servi della soluzione del Fehliug. Prima delle analisi fu puntualmente eliminata la matel'ia albuminoide, secondo le prescrizionj di J. Otto. In ognuno dei casi turono determinate due sostanze: una sostanza riducente ma non fermentabi!e, ed una riducente fermenta bile o zucchero ct' uva. Il seguente specchio mostra le quantità percentuali massime, minime e medie di zucchero in diverse malattie: Mllllia

Carcinoma Tifo addominale Polmonite cruposa Dissenteria Vizio di cuore . Peritonite. Tubercolosi . Si lì!ida. Nefrite. Uremia

Massima

M.inima

0,1819 o,aoao 0,1023 0,0!)50 0,1022 0,0875 0,09\3 0,1092 0,0813 0,08:18 0,0915 0,0796 0,0737 0,0897 0,0664 0,0701 0,0917 0,0450 0,(1653 0,0817 .0,0450 0,0553 0.0748 O,OH-9 O,Oi89 ~ 0,0375 j 0,0559 0,0311

In quanto al primo gruppo. delle malattie cancero8e, possiamo trarre le seguenti conclusioni: 1• Il sangue dei malati car cinomalosi mostra sempre una relativamente notevole quaotita di sostanze riducenti, delle quali la maggior parte è zucchero d'uva. 2- La massima quantità dello zucchero nel sangue degli uomiru viventi apparisce minore della massima che si ri!';contra nel sangue raccol't o dopo la nJOrte. 3° Le malattio carcino~ato~e dogli or gani interni cagio--


200

1\fVlSU MEDI.C.\

nano un aumeuto quan!Hativo dello zucchero contenulo sangue maggiore delle affezioni siluate superfìctaLrnt:lnlll• (sulla pelle e macose). ~ La cachessia più o meno intensa dt carcinoma oou sta in alcun rapporto diretto con l'aumento dello chero nel ~angue. 5° Fra la QU&ntìlA della sostanza rermal'llabile o zw~hel'lli e delle altre sostanze riducenti ma non furmentabili esi nel sangue non vi ba alcun rupporto determinato. Solo porzione dello zucchero apparisce più costante, men~re q della sostanza non fermentabile è piu variabile. lJ secondo gruppo di malattie é quello del tifo addom· In un caso fu ~rovata la proporzione dello 1.ucchero:::: Il, quindi quasi eguale a quella trovet.a nel cat•cinoma. È da tare che le malattie infettive, come la polmonite crupo~~. tifo addominale, la dissenteria, per le quantità di lrovkte nel sangue, sono molto vicine fra lor o. Più po ne è stato trovato il sangue nelle malattie dei reni e vescica orinaria.

RIVISTA CHIRURGICA Suppura.zione delle cellule maatoldee. - GRA"''""u~•• - (Jutt rn.al tie Médecine et de Chirurgie, gennaio La suppul·azione delle cellule masloidee è un eh•: può dar luogo ad esili ~ravissimi quando sia nata a sè stessa; mn l'intervento medico e chirurgico agire mollo favorevolmente sulla sua evoluzione. L'inflammatilme delle cellule mastoidee può essere tiva, ma quasi sempre é secondaria ad una inliam acuta o cronica dell'orecchio medw. La causa nAt.Pn·n irla aJiora la ritenzione di pus risultante da cause diver se


RIVISTA CHliiURGICA.

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am~a di perforazione o perforazione troppo piccola del ;,mpano, polipi, fungosita, ecc.). Ne risulta che i sintomi degli ascessi ìnlra ·mastoidei posono essere aggruppali soLto un certo numero di forme, una ~orma primiliva, una forma secondaria acuta, diffusa. che t: la più frequente, una forma secondal"ia circoscritta ed una forma cronica. r.a forma primitiva è molto rara. L'inizio può farsi ora oolla febbr·e, ora senza alcun aumento della temperalura. :'-ion vi lra alcun fenomeno da parte dell'orecchio. Il primo segno è per lo più un dolore vivo in corrispondem.a dell'apofisi masloidea. Qu~to dolore può persistere sellimane, mesi, ed è preso per una nevralgia e curato come tale. Il pio sovente però, dopo una quindicina Ji giorni. compaiono renorneni locali (tumefazione, rossore) da parte dell'apollsi mastoidea, si ba produzione di pus e si vede allora svolgersi la stessa sinlomalologia che nella mastoidite secondar·ill. La forma secondaria acuta può sopr~ggiungere io due differenti circostanze. Ora si tratta di un individuo in buona saJute, colto bruscamente da uo'otite acuta che viene complicata da una mastoidite dopo qualche giorno. Ora, ed è ciò che avviene più spesso, la complicazione mastoidea sopraggiunge nel corso ùi un otile anlica, di uo'otorrea. Quesls, sotto un'influenza qualsiasi, spesso per l'azione diretta del freddo, passa bruscamente allo staLo acuto: pare elle, in quesle condizioni. la propagazione dt'll'infi~mmazjone dalla cassa alle crl1ule rnastoidee si fMc~a più facilmente. Quando le cellule sono invase, nuovi sintomi si aggiungono a quelli già esistenti di otite, sia acuta, sia cronica. n dolore è il primo di questi sintomi; esso risiede in cor· rispondenza dell'apofisi, ma pui'l estendersi a tutto il lato della Les~u. La sutl iulensilà è variabile. ora è leggero, ora al contrar·ro assume un carattere C('eessivo Ji acutezza. 11 dolore può anche essere provocato dalla pressione. Secondo Dup1ay il ma$simo di sensibilità si trova alla base dell'apofisi, lungo il solco relro-auricolare, piu raramente nel bordo posteriore od alla punta. Que8Lo dolore, coi suoi t~a­ ratteri, e molto importante, per·cbé é tslvolla sulla sua per-


I!IVIST \

sistenze, sulla sua iulensita, «ulln ~ua sede in un punto lìsso che riposa la ~ola indicaziona dell'intervento chirurgico. Come reoom~no locale, si osserva in corrispondenza dell'apofisi una tumefez10ne cosltluita da una specie di edema molltl, depressibile, poco doJoro~o Questa tumefazione può essere su:;scguita da un ascesc;o, ma può anche scomparire solto l'influenza ùi appropriata cura. L'esame del condollo udttivo esterno non deve e~sert> trascurato; si puù allora riscontrare talvolta la perforazione del timpano; la ~uppur·azione è piu o meno abbondante cd a questo propo~Hto Duplay IJa segnalalo un fallo mollo impurtanle ed è che quando si i> neLlata completanwntP la regione, si veùe la c::uppurazione r·•produr,i, quasi solto glt occhi, con un'abboo•ianza straordinaria. Talvolta anche, che siavi o no p••rrorazioue del timpano, ~i uota un tumore rosso, doloro o, risiedente nPIIa parlo profonda Jel condollo esterno, sulla parete postero super1ore, ove ò in rapporto colle cellule; talvolta anzt vt ba perforazione a •1ue"to ltvello. l sintomi generali, come i '-inlotnt locali, sono incostanli e varii, nulli in alcuni casi, es~i pos...ono in altri ucqui..:tare una importanzA capttale La febbre puo ra~giungere un'intensità notevole eci all'infuori di qualunque le~ione cerebrale si può constatare otlu~il.à iotellellualo, sounolenza, anche coma, acciden~i meotngttiror mi elle scompaiono completamente dopo la lrapanawme. Come tutti gh asee~si, que~li hanno una tendenza ad aprirsi al di fuori, e qucst'AperLura si fa ~ia sotto la pelle, sia nella cassa o nel condollo uditivo esterno; ltt malattia può allora guar ire sponlnneameole, ciò che e raro, u pass11re aUo stato cronico con rorwa.:ione di OstoJe, sequt•«ll'i, ùtstruzioni o~see. ecc., le •1ualr po::.sono causare la morle per cachessiu. Tanto nella forma acuta quanto nt>IJa for·ma cronica, la morte può avvenire per· complicazioni cerebrali: queste sono costilurle sia da ascessi cerebrali, sia molto ft•equentemente dalla ftebite del seno laterale che invade in segullo gli allri seni. In quest'ultimo caso, com" d'altronde nella meningite, ~li accidonlì possono ussumero un aspetto ose;.oJutamente tifoideo.


CBIRURGIC.\

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I.a cura 11 ppropriala può agire polenlemeut.e su ttueslo malattia. l n primo luo~-ro, dal punto di vic:;La prevt>n livo,non si deve JnB' tra~'curare un'olit~ cronica. Ma unche quando~i (' <'erlideiJa _ , .. tenza del pus nelle cellulo mai>LOidee, molli autori c1·edono 6=><>· dle po""8 bastJU'e il tratlamenlo medtco. Loewonberg con!:'i{!lia dì favorir~:\ lo scolo del pus dalla casM, dt fare iniezioni nou"ellìcht•. coll' ac.'ido borico soprasaturato nell" alcool, di aprire tzli ac:;cesf:i gié formati esternamente, di mettere un dre....;0 e lh rH·oprire con poi verP Jina di acido borico. .Ma se Il 8 e-. questi procedimenti non riescono, fa d"uopo ricorrere alla trapanazione. Quec:;ta ,. nec~:s~aria anche quando l'intlllrazione e oon!'idcrevole e gli ascessi non pos!":ono vuotarc;i, quando esi--te carte cou fisl•>lo, •{U&ndo il dolore all'apotl!":i '\ persist<•nle, ed tnflne quando 1 fenomeni generali sono ~tra d e oou ~ono modificati rlalla medicazione locale Grandhomme consi~lia d1 adoperar~' la sgorbio ed il maz· <~.uolo e:o;cludendo il trapano. il qu11le S•u·~:bbe piu pericoloso ed e-sporrebbe a rerit.e del seno Aperta la cav1tà purulenta, il puc; g:ola in 'iuanl1tà più o menll abbondante ed i fenomeni generali cedono mollo pr.:slo.

lulle lndlcaztoni degli atti operativi nella ou-ra delle lente d'arma. da. fuoco ln guerra sulla. prima. e aulla. seconda linea. - Ooll \VAONER. medico di reggimento.

1-: un'opinione OJ'ffi81 !;eneralmente diffusa fra i mc iic1 militar• che m seguito allt> innoYazioni iutrodolll' nell'armamento o nella tallica militare ed in ,.eguilo &lle conqui~te dt'l metodo a"ettico ed antisettico nella l<'rapia dPIJe let~ioni, l'azione del rbirurao chiamalo a !":occors'ere il ferilo dPbba attualmente c«plicarsi in modo diver~o da quello fino ad ora usato. Dt qut Il bi:;ogno da tull1 l.'entito che le iJhhealiOui della chirurgia con<:e!·vatlva e quelle d.. JJ'operativu ,·engano deteruùmtle a "6cooda della posizione di uno ~tabilim ento "-Bnitario 10 campagna, :-.ulla :-:~lrP§:(U8 ùella cambiata for ma e frequenza di fetJlt> ed 10 consonanza ai crt•scanti beuf'llCI che la perfezionata l~'rnpia anlisellica ba ormai n!":"'<icurall all'umanilii nella


20.i·

RIVISTA

pratica civile e elle uon ùPbbono mancare più al soldato ferito nelle guerre future . Il doll. Waguer colla sua pr egevSJle opel'a si propone di soddisfare a questo bisogno tr attando delle indicazioni degli alti oper·alivi rispettivamente sulle due linee, indicazioni che per le circostanze suettposte dovranno nelle fuLure guerre subit·~ un grande spostamento ed essere anche div~rsamenle apprezzate. SuUa 1• linoo. L'auLot•e, suiJa scorta del regolamento sul servizio sanitario in guerra dell'esercito austr iaco, compreude uella 1" 1inea più posti, vale a dire, il posto di soccorso (lfiljsplatz), il posto di medicazione e l'ambulanza, nella 2• linea gli ospedali da campo ed ospedali di riserva, alla 3• tulli gli slahilimonti !ti· tuati dietro i posti suddetti. Vediamo quanta e quale può essere l'attività operaLori~t del chirurgo militare nei posti più avanzali. Avuto riglUlrdo alla micidialiss ima azione delle a rmi rnodet•ne, devesi notare anzilullo cbe l'affollamento dei feriti nei due posli più 8\' anzali deve essere enorme. Yanca il tempo per lraltare con tutto rigore clinico il rerito, manca la necessaria quiete di una sala d'operazioni, può far difeLto l'act[UO ed il materiale; se il chirurgo deve intraprendere un'operazione è disturbalo dal-sole, dalla polvere, dRl ' 'ento, e spesso dai proiettili, mancano insomma tulte le condizioni per compiere a dovere una operazione delicata. Tale i> il pat·ere di sommi chìt•urgbi, come di Pirogoff, il quale dice cbe il lavoro del chirurgo al posto di medicazione durante un cornbaUimonto non è che spreco di forza, poiché lo straordinariO numero di feriti che "ci sono portali m brevi::;s:mo tempo non permette una diagnosi esatta e non lo mette io caso di r :couoscer e per ogni fer ito l'opportuuita della con~ervazionc oppure della demollzione. E l'esperieoztt dell'ultima guerra ~>erl>o-bulgn1•a n on lta faLlo che confermare l'optnione del gnmde cbh·ur go.


t.:UlRUliG l CA

EerO olJ nu•1ue rho i medici 8-<!IP~ntt~i Alla t• linou dovrehh~ro Junitor~• a provvedere di un apparecchiO proleltivo an-

11,.etljco le ferile 11'arma da fuoco, immobilizzare le fratture con c;emplici mPzzi. Alli operatol'i dovrebbero e~sere mtra1 rt>si ~olo nei casi che la v1la rlel ferilo fosse direttamente minacclflla, •1uindi: J" Nella minnccia di soffocazione; 2' :'l'el r>~• ricolo di emol'ra~ia mnrlale; :l" NHlla minaccia dt sepsi acuta. A ,1uesle cor.di.tioni se ne può aggiungere qualche altra che puo minacc1are la vita indirettamente e che come Lale richiederebbe pure qualche alLo operativo. Pe r esempio, si doYraono e:strarre corpt ~tranieri (proiellilì !<Cheggie, ecc.) se essi giacendo superficialmente producono per compres!'lione in!=opporlabil' dolori, oppnre comprimendo un vaso posl'lono cosliluire un pericolo d'emorragia. 1. Peti colo d1 so_ooaa::iQne. - Questo può reclamare di urgenza lo trochrotomia pel" molle cause: 1<> in seguito a contu~ione delle parti molli o conseguente edema della glottide; 2• per ematoma sotto-mucoso senza che sia le:-;a la mucosa laringea io seguito pure a cootucoiooe; ;Jo per entrala di ~an.,ue oelle viP aert·e in seguito 8 p(•rforaz•one deJJa laJ•inge; ~· pAl' arresto del proiettile, oppure frammenti d'ossa e cartilngine nella CQVJW lsJ•ingea, i• per fratture della carlilagine tiroidea. Langenbeck ùu il prt:>celto di pralir.are la Lracheotomio anello 8 scoro pJ•ofilattico in caso non solo di fratturo della laringe, ma anchP d1 lesione delli' parti molli ci rcoslanti a uche se l'imhviduo oon presenta per il momento notevoli disturbi di respirazione. Nella g uerra franco- prussiana del ll\70-71 i med1ci Uldeschi esegu•rono 1 ~ tracheotom1e sul campo dì battaglia: 9 degli operati morirono; ciò si deve a ttribuire all'a\'er losciaLQ trascorrere troppo Lempo primo. di operare. Secondo il F1scher :sopr•a 10,000 reriti e1 verilìcberebber o 5 h>siom di laJ"iuge. Anche questa operazioue sarebbe a ùuuJU~ piullosto rara sul campo; del r~o?sto ec:coa i• abbastanza ~ompiice c nou l'IChtede molto tempo. 2. Pericolo di morte per emorraqr.a. - Pc1· lecoione di


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RlVlSTA

vasi vi sat·ebbe da praticare sui ferili in l' linea lulla una serie ùi operazioni. Però sono concoJ·di tutti i chirurghi r~el­ l'ammeLtere clte l'emorragia nelle ferile d'arma da fuoco ~i palesa, è vero, quasi costantemente, ma mollo spesso s'arresta in p1·imo lempo. Si sa anche dalla statistica che l'emorragia mortale ùeg!i arti sul campo è la meno frequente 111 confronto di quella di allre regi(lni. Arterie di grosso calibro. come lo succlavia. anche l'aorta addominale, fel'ile da proiettile possono non dare segni d't:morragia, la quale viene arrestata da formazione eli Lrombi. Questi rammollendosi possono dar luogo all'emorragia se~ond aria, ma si osservarono anche delie lesioni di grosse arterie guarite per mezz.o dei tromhi; di qui il grunde pericolo che si farebbe incorrere al paziente esplorando ferite che si sospettano complicale a lesione di grosSI! arterte. Meritevole di speciale allenzione è H modo di comporlar"i dei vasi rispetto all'azione dei moderni piccoli p1·òielLili rivestiti di acciaio. Dagli esperimenti di Bruos e di Rabarl l'isulla che i vasi sfuggono più facilmente all'azione di questi proiettili, e una volta ferili danno emorragie meno pericolose. Le lesioni dei vasi richiedono p.er sé alli opeJ•ativi anche in 1" linea; ma siccome su questa linea l'emo1·ragia pri · maria si vede di raro, cosi anche le legature d'arterie sul campo di battaglia occorret•anno pure l'aramente. D'aUra parte non tutti accordano uua grande ulililà alle allacciatura d'arterie sul campo. c Friinkel consiglia di ricorrervi come ati un mezzo estremo. Si uoli ancora che i succe13.si di definitiva chiu!<ura di ~rosse artet·ie, olLenult col tamponameoto di garza iodolor•mizzala, sono assai uumet•ost In generale il chirurgo sul campo, li'Ovandosi davanti ad un'emorragia pericolosa, dovrebbe attenersi alle seguenti regole: 1• Semplice ftlscialura protetltva se l'emorragia non comparisce dopo tollo il Lorcolare applicato Jalla persona che prima assisti' il ferito; 2" Fasciatura compressiva e . 3• Tamponarnento con gal"La anlit:ellica iodoformizzata serondo il grado dell'l'mOrl'agia Anche se da uno slrelto


t:UillUllGII' \

~O'i

canale ~a:orga 11 l"an~ue non sarebbe subito Llldir..ala l'operazione, u1a invece ~i de'e lcular di dominar~ l'emorragia col tamponamento, i• Se non si riesce a fren81' l'emorragia col tompona111ento di garza, oppure :st! il tamponamento non •· praticabile, 1·imane per ullillla risorsa o la lrasfissìone o la legatura. e pl·eCISOIDCIItC: a) la legatura totale, centrale e pertferica con escis· sione del pezzo d'arteria intermedio; b) la legatura tolale in sito previa legatura centrale nellu continuiLa o applicaz1ooe di un nodo temporario nella continuità, flecontlo ~élalon; c) la legatura l~rale (nelle fe1•ite delle grosse vene); cl) la legatura totale dell'arteria iu unione alla legu~ura tat.erale della vena tJUanùo ambidue 1 vasi di un arto rurono lesi. L'amputazione di un membro per combattere una ~rave emorragia 1: assolutamenl· da rìgetwrsi, e per massima generale all'allacciatura nella conlinuìta devesi preferire il tamponamento colla garza lOdoformizzalà. con queste regole, dice raulore, non si avro qua.i mru bi~ogno di ricorrere alla le~otaLur·a dei vasi sul campo di battaglia. Le op~:razil:mi per comballere l'emorragia nelle ca\ilà vi::-cer·uli non possouo ess~re praticate in t• linea. Può darsi il ca~o elle ~~ riesca a mantenere in vita un ferilo anemizzalo ua uu'etnorl'&gla m<>diante una complicata operazione, !<e le condizioni ~enerali permellono d' intraprenderla, ma ment1·e noi ci occu[Jiamo di questa laboriosa operaziOne f'Opl'a un individuo, ~iamo costretti di !asciarne morire altri diec senza alrun scccor-..o, e quèsll di~ci ror$e s sarebbero polut1 l'l&lvare con atti operativi semplicissimi. Adunque, nell'emorragia iotra· cranica, l'opera del chirurgo $l dovl'à limtlar~ al tampooamenlo con garza anbsetltca o alla trasfis~Jon e. ~on sarà mai indicato d'uprire la cavità toracica per emorragia. Per l'emorragia inter11a addominale la laparotomia e impt•alicabile .ul posto di medicazione, questo atto nperntivo deve essere riservato all'ambulanza o meglio po-


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RlVISL\

Lendnsl agh 0:-!pl;l~lali da c-ampo. Conlrn ranetnl8 Acula ~l praLìch.i l'auto-trasfusione; la trasfus1onP diretta o in(llretla •} ol•erazione da o~oedale. 3. Pericolo di .~etticoemia acuta. - Più spt~S!'O che per minaccia di mortale emorragia, dovrebbero essere intrapt"ese opet·aziODI in t• hnea allo qcopo di prevenire il pro· cesso settico. Tali operaz1001 ~arebbero le demolizioni parzjaJi o totali di membra ferite, cioè amputazioni e resezioni pr-imarie, eJ il drenaggio primario. Secondo Gurlt le moderno indicazipni di amputa'l.ioni primarie ~a1·ebbero le seguenti. 1' Quasi completo distacco di un arto, nd qual caso l'alto operaltvo sarebbe piuttosto una J'egolar1zzaz•one del moncone. Le falangi farebbero eccezione a questa re~ola perché sono susceLLibili di riallaccarsi anche se quasi completamente di vtse. 2• Quando collo slrilolamenlo delle ossa esiste in grande eslens1one profondità e lacera~ìone di parti molli. 3° Se oltre lo stritolamento trovasi lacerato il plesso nervoso o l'arteria pr incipale dell'arto Le peneLrazioM del pro1ettile in una grande articolazione come al ginocchio, la lesil)ne dci due prmcipali vasi d1 un erto, come Arlet'ia e vena femorale, uon cos ~ilui scono più indicazione di ampul.azione primaria. Indicherebbero adunque la demolizione primaria. in 1" linea le lesioni per proie~tili d'artiglieria, i quali producono e10t.eM lacet·aztonJ u slrappamenli. In quanto elle lesioni prodotle da piccoli proiettili, si lla che la loro forma e gravità var ia di mollo a seconda delle distanze. Lo $lUrlto delle varie modalità di ferite in relazione alle Jislanze Ila dato luogo alla nota dislinzion~ delle quullro zone delle quali la 1• (la 1.<ma della pressione i lr aulica o degli dT~tti esplosi•i) si e~Lenderebbe fino a ;l()O melr~ ~lvo le differen.~;e risultanti dalla costiluztone anatomica dei visceri e le~suti. La 2" zona (ferile a stampo) da iOO e i OOO m. La 3" zona (fer1le lacere complicate a scossa locale) fino a 2000 mPtri; e 4" zona (ferite conluse, canali cie(~h i, ecc.) tla 2000 mutt•i in I'IU fino a Lraiellol'io compiuta.


CHTRURGIC\

Fino Il 'lll""h ultinu tempi ru !o<OSleuulo che le ferile dt•lltt • 1 zona inrlica~:-ero por- regola l'ampuhll.iout~ iwmeùiullt in 1• ltnoo, ma •IUt•.... ta ideu fu '"illvrio)o;auwute cornballui.A dai moderni chirurghi che fecero la loro osservazione nella campagna di Bosnia del 1878 e nella guerl'a serbo-bulgara. o·aura part.e Volk"lllann dimostrù all'evidenza che realmente In grav1t.à di una fe1•it.a non deve essPre misurat.a sulla sua estensione in profondità, ma bensì in superficie, qmndi le ferite di piccoli proiettili anche sparah a p1ccole distanze e 11uiodi accompa~oate da elleLLi e::;plosivi presentano d'ordina1•io piccole aperture, condizione favorevoh5Stma per il felice decorso di lesioni mu!"colar1 ~>d O!i'Set3. anche estese perché coperte, condizi<>ne che mette queste re~ riLe qua<>i a livello dello lesioni sottocutanee. Tutto cic'l poi t! pienamente cnnfermalo dalle conclusioni che troviamo nel rapporto generale sul servizio di soct'orso pre!i'Lalo dall'Ordine Teutonico nell'ospedale di Belgrado durante la guerra ru sso bulgara dei1.88.'>-8H; tali oonclusio01 sono co«a espre!>l"e: J• Le rrauure per arma da fuoco complicate, ora non mdicano piu l'amputazione. 2' Può ancora essere mantenuta l'andacazione da demolizione pr1maru1 per le ferile-fratture prodotte da g rossi proielLili, ctuando accompagnate da estesa lacerazione di le~suti molli; non mai ed assolut.amente per le lesion1 ossee pr·odotte dalle armi porLalìli. Notisi ancoro che l'indicazione della demolizionP primaria 10 campo rest.a ancor più limitata dal fallo cbe gli sforzi della clururgia conservallva in primo tempo sono giustificati dal metodo antisetLico. In l'alli fino a questi ullimi terupi, ma speciaJment.e nell'epoca preantisetlica. il chi1·urgo non mtraprendeva grandi operAzioni nel cosi detto periodo intermediario di una feriLa, cioB nel perirolo di reazione che 8\'"\ieoe al 3" e fino al ;o giorno, perché conosceva per esperienza tJUanto (JUel pe1•iodo era sfavorevole all'esito di esse operazioni; quindi prefel'i va demoli1·e subito per non perdere 1 vantagga di una operazione immediata ed evitare r pericoli propri del periodo di r eazione. MA dopu l'introduiione delle cautele »nlisetlir.he qut•Qle H


'210

RlVlSTA

PL'e(·auzioni non hAnno più alcun vttlot·e, poiché il temnlò peri odo intermediar·io t•esla Lotalmrote soppresso dall' anlisepsi, e noi abbiamo il vant.ag~io di poter ritardar e ùua grave operazione. Per le suesposte ragioni l'autore stabilisce per regola che in t• linea, specialmente se si ha da fare con straordinario nurnePo di feriti, si riserbi l'operazione per l'ospedale da campo semprechè, ben inteso, la ferita !l'i sia potuta trattare antiseLticamenle, non sia stata irrigata né esplorat.a, ed a con. dizione che vi sia sempre la speranza di mantenere io vita le parti offese. Il drenaggio primario e la resezione primaria si pratitherebbero in t• linea quando fosse indicata la disinfezione pri. maria di una ferita d'arma da fuoco , segnatamentP delle articolazioni e delle ossa. Questa indicazione ci si presenterebbe: 1• Quando la ferita esterna é larga ed aperta di modo che l'aria vi sia penetrata e con e~sa i germi sellici. ~ Quando il canale della ferita é visibilmenle insudiciato. In questo caso si disinfetta il campo della ferita, si mettn il drenaggio con incisioni, si pratica la resezione parziale. La resezione tipica non si eseguise€ che quando sono fracassate ambedue le ~stremita articolari. La resezione neJJa continuità è da rigettarsi e ci limiteremo a mozzar~ le punte spor genti d'osso per impt!dire che i frammenti feriscano vasi o nervi. In base agli studi flitli da Gul'IL e da Schuchardt sui risultati delle resezioni, l'autore crede che anche queste operazioni !'aranno indicate assai raramente ai posti avanzati. In· fatti le resezioni primar ie non mostrarono risultati soddisfa· centi, nè quoad junetionem nè quod ciiam, ed ora colle r isorse dell'antisepsi è straordinat'iamente migliorato il pro· nostico della chirurgi!:\ conservativa in queste lesioni. Notisi ancora che il trasporto influisce più malamente sui resecati chP sui non operati_ e che esso non dovrebbe farsi prima della compiuta gua rigione delle parti molli. Per lulle queste circo· stanze anche la resezione sul campo di battaglia è una operazione da evitl'!r>'i più che sia possibile.


CBlRURGICA

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DI'Ile a!Lt·c opera;r.J()tti eseguibili sullo t• Iluea re:,;La solo anctn·a l'e~Lrazioue di cor·pi estranei ùalla l'e· rita Altl:almente !!<l tenderebbe ad assegnare in ma:;.::irna una certa innocuitù ai corpi stranieri nelle ferite. Ecco in roposito l~ conclus~on~ che Fri\okel fece in base dei suoi 11 esperìmenh, conclusront che troverebber·o anche la oro con. rer·ma da alcune osservazioni di Langenbeck e di Klebs: 11 proiellife arrestato nella ferita nou è per sè solo causa tli processi ftemmonosi; 1 cot·pi stranieri òiventano capaci di risvegliare processi tlemmonosi solo nel caso che abbiano trascinato nella ferita germi in un determinato stadio di virulenza. Stando 'fuindi a queste conclusioni anche l'estrazione di proiettili nella 1• linea dovrebbe ritenersi una operazione il più delle volle inutile. Ma la ragione per cui nelle guerre future sì praticherà pitt raramente che in passato quest'operazione sta piuttosto nel fatto che i moderni proiettili in causa della loro sll'aorJinaria forza di penetrazione rare volle si sollermeranno nl'lla ferita. L'eseresì a scopo d'Pslrazione di corpi estranei non ci sat•it d'ora innanzi permessa in 1" linea che in pochi casi e precisamente: 1• Quando il corpo estraneo giacendo supe-rficialmente pro,·oca insopportabili dolori per compressione esercitata !:Opra ner,·i. 20 Quando il corpo estraneo comprimendo un gr0!':$0 vaso dà pericolo di emorr•agia. 3' Quando il pr•oieltile penetrato nel cranio si possa ì'~trar·re senza aggiungere altre lesioni. 4° In tutti i casi ove i1 indicato il drenaggio primario é pure indicata l'estrazione dei proiettili. 5' Quando il proiettile si è soffer·mato nella parete di una cavità visc-erale aperta dallo stesso, e ciò per togliere il pe· ricolo che il corpo estraneo cada entro nella t!S.Vilà. J\f1t cruesli casi sono rarissimi. Una speciale attenzione ll}eritano qui quei corpi eE>tranci che eserciterebbero una certa influenzo suHa patogenia del , coDsiderar·:si 1


RlVISTA

tetano; tali ::-arebhero: il lerriccio, i calcinacci e le schegg 1e di legno penelrull nella ferita. l n lulli questi malèm'\b fttrono trovati in al>bonchHlla i caralleristici bacilli del tetano la pt·csenza di quc!'ti bacilli fu notata da Bonume nella poi. vere della vecchia <'hiesa di Baiardo in Liguria, crollata io seguito al terremoto del 23 rebbraio 1.887' il qual (allo spiegazione dell'epidemia di tetano sviluppato tra i feriti vali ~otto i ruderi di quella chiesa. Siccome il tetano traumatico non guarisce quasi mai, <'Osi il liberare immedi mente la ferita d ~ti coq)i ora menzionati, sarà dovere medico ai posli avanzati; ben s'intende che procedendo l'estrazione di quel corpo dovremo attenersi alle piu polose regole anliseLticht>.. Altl'i atti operativi, oltre a quelli summentovati, accac.lrà dover praticare ben di t•ado ai posti avanzati o sul di battaglia. Nulla vl sarà da l'are in prò di feriti che riportarono sioni di visceri con effetti esplosi vi; per essi il medici) può lat· altro che lenire i dolori e procurar loro L'eutanasia. Le fe1·ite del pell<> penetranti anche con lesione del nn un.n no non devono essere toccate; si noti che il polmone non è atto a risentire gli effetti esplosivi e che quindi anche piccole distanze il proiettile vi può scavare uno stretto can le cui pareti possono aderire spontaneamente. P er regola ferila del petto deve essere chiusa immediatamente con a racchio protettivo antisettico ed il pazienle deve esse1·e dato il più presto possibile all'ospedale da campo. Anche le ferite del ,-entr·e senza effeW esplosivi non d eMere toccate in t• linea. Se la ferita del ventre è associala fuoriuscita d'intestini, il qual fatto si deve verificare di nelle guerre future in causa della piccolezza del nuovo lile, il precetto chirurgico tuttora in vigore di riporre rintestino sano protruso e di cucire la ferita non sa ragionevolmente praticabile al posto di medicazione; dice l'anlore, oon si può !>&pere se oltre l'intestino sano truso non vi sin un'ansa intestinale ferita e rientrata in vitA. Quindi è più opportuno coprit·e semplicemente prolassato con garza al subiimato o al iodoformio e in


CII litURGICA

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II'Olòl'edale da carrtpo pit't vicino il paziente il più pt>esto che A_ ,0 .,.,1hile e prima degli altri ferili, le cui lesioni non reclas'a 1 ....

~erebbero d• necessità il soccorso entro le 24 ore. È noto ome mollissimi casi di tal genere in cui l'in Lesti no fuoriuscito ~ fu toccato per 24 ore, abbiano tet·minato colla guari~ioue. Anzi ~fadelun~ riportando alcuni di questi casi ne attribuisce e>'clu!:<ivamPnLe l'esito al fallo che la ferita io primo tempo non ru toccata. 11 dott. Wa~!ner chtude la prima parte del suo lavoro col Jire che nel lllOmento decisivo della battaglia il miglior allealo del ferilo e ùel medico é la mancanza d'indicazioni opel'ative sui posto di medicazione. A questa asser.done però dà un valore assoluto trattandosi di battaglie in campo aperto, non così per rigt~ardo at combattimenti d'assedio dove il posto di medicazione può essere stabilito in condizioni molto più favorevoli e tali da permettere con spet·anza di successo la esecuzione di importa nti e delicate operazioni chirurgiche.

00

I l. Sulla :Ja linea. ~ell'ospedale da campo è attivata l' anttsepsi secondaria •1uando la pt•imaria non fu pratica La affatto in 1• linea oppur e vi fu praticato in modo incom!Jieto. Ma un gran numero di op<•raziooi che J1anno il caratter·e di urg~?nza sono pure devolute a questo stabilimento e ciò indifferentemente se le lesioni furono curate antisetticamente in f• linea oppur no. Trattasi anzitutto di quei feriti per i quali l'ospedale è l'unico luo~o di !"alvezza poiché le operazioni che avrebbero dovuto suhire immediatamente non rumno eseguite. Tati opet·azioni, che l'autore qualifica indilaztOnabili e che qumdi ùevonsi praticare immediatamente all'ospedale da campo lòOreiJbero indicate nei casi seguenti: l' In casi di lesioni iutra- addominali, del canafe digerente, di grossi va~;i, di or~ani ghiandolari, del1a vescica urinaria ; 2" Di lesioni drl <Wanio e del cervdlo: ;1' Di f,,t•ite ciH• !'\011 <:ousu di omorrugia mortale; +" Di fori le cl w produca no dolot·i ilJsopportabili;


nt\'TST.\

~o D• rorile l"flll mtnaccin di soll"oeaz.ione;

fr Nel ca::>o tli di~turbato tlccorso esellico. l . Pt·r leawni i11tra-rui.dorr. inali.- Gli alli operativi reclalll&li c!elle ferite d'arme da ruoco antra-peritooeali richiedono un'auti!<ep,..i scru polo,_, ..c:ima. Volkmann dice che all'aperlul'lt delle F:ranòi1'8Vit.u succude Cncilmente lo sviluppo del pNcesso -.pllico e 'lUt :;lo t'allo "i può e,·ilare abbastanza facilmen te opet·antlo nella cavi UI toreriea, un po' meno facilmente per la ravil11 cremra. e ancor meno facilmente per raddomP.. Pflr 'iueslo motivo tali opt>raz•c•ni devono essere e!>clu:;e dalla t• linoa, de,ono (lssere invece 1 imesse alla cura m un ospe· dule nel più bre'e tempo possibile e non più lardi delle

2i 01"~. Fint) ai nostri gior·ni si ., mollo di~cusss la que~tione ~ una ferill\ •nlra-adclominale ~i debba trattare col metodo aspeflo LautP oppnl't' colla lapar·otomia. L'autore se::ruenùo iu ciò 1 })l'l'CeLti dì Mac COI'1118C si dichlf.l'l'8 rautot•e della soli~Ci la luparolomio. Secondo Mosel1g ed allr1 moderni chtrurghi !11 laparotomia 111 un ()spedale da campo è da pralicar~r per i -;cgucnli motivi: t• Per frenare l'emorragia intra-peritoneale, poss11 domat·e cou 11l\ri mezzi; 2• Pc• prenrure uJ arre~ll\re la perilonile settica, chi tle r c le f•·r·ile tlell'inleslino P diqinfellare la ca vi là rlell'

.Jom•.

ao Per 8CCt'rlare una diagnosi rimasta dubbia c .. ~.,, .. w.. .

..e ~ifl necec:sario v. nire a 'lunlch~ operazione. La !>OIIer.ila lepat·otornia sat·ebbe anche ~iuslrfìcata dai r i• -.ull.ali del111 stall:-Lica ~ulle lesroni addominali. Secondo Coley si conterebLe il U p. 100 di guarigioni tt·a gh operati entro l~ prime 12 ore. In CPrll cac:i è neeel'sario far seguir•e alla laparotomia ed alla ~~nterorafìa, oppure resezione rnteslinale, i1 drenaf{~IO del Aarco peritooealc eù il t.amponamenlo coo garza i'lellica. Il dremt ~otl!iO ~• i'tl o soll(l forma capillare cou ~lrrl"f"l' rli


CHIRURGICA

"llrta 1odorormtultla oppure ?er mezzo dello ~Luello ìodo-

rorrnìzz.alo dì GerRuny. La iniziata od anche a vaozala perilonì te non coslilutrebbe uno controindiCl:lzioue alla laparotomto. se in seguìl.o ella JaparolOmia si scopre una lesione inLc,1 uale pun sor~ere l'indicazione della enlerorafla. oppur~ .talla resezione intesltnale. La Pnterorafia "Ì pratica: t• Quando urta lesione intestinale presenlu Lali cat·atteri t.1 ra 1• sperare in una definitiva chiusura. Non v'ha as~olulo bi~og11 o di <·rueull\re i margini della rerila. pet·~he il ~olo -onLallO delle superfici peritoneali produce J' adesione, 2" Per riumra t due monconi d'intestino risP.calo. La resezitme intestinale si pratica. a) Quando la forma ed estensione della ferita P taio da on pt>rmettcrnc la sempliCE' sutura; 11 b) Nella gangrena dell'ànsa inlo~tinale ferita; c) ~elle tlsl.ole intestinali prove:·uenli da ferile. La enleroana~tomosi è Dure una 0perazìone •li chtrur~ia h ;.:uerra. Secon.Jo Hacker qu~~la operozi<>ne è indtcal.a •JUIUIÒO esistono rerite multiple di un'ansa inte--tinale Per In più si tralta dt farP una ileo-eolostomia o una 1-(aStl'oL'nlel·ostomie. Non •' ~ncora bene accer·tato ~'e io questa operazione giova piir ad1•perare i dischi ossei di Senn oppul'CI g!t anelli dJ c.atguL dt Abbé. In tutù 1 C'asi m cui l'enteroralla uon JWOmetle alcun succe~so né è pt•attcabile la rrse:~.ionc, n., la rormaztone Ili una fistola che rueUa in comunicazione un'ansa snperiMe con una infertore (t>ntero-ana!'ltomosi), allora si ricorreril atrapplicazionu di una fistol& inteshnal~, vale a dire di un ano preternaturale. e questo si ollieuf' medtantt: l'enterotomia e preci amente l'tleotomia all' inlestiuo lt~nue, la colotomia all'int~slino crusso. Una ,.peciale l'.Onstdt>razione meritauo l~ l~oni della ve~·~ica urinaria. L fl opet·azioni cbe la inlerP"sano sono pure rle\'olulc all'ospPdale da campo. In Ol:!ni Cerila d' at·tnn da fìtoco tli rJUPSt'organo l:IÌ deve praticar~ più presto che !'lia po~sibtle la laparotomia, la quale sarà pul'e giustiflratu in ··a»o {h semplwc so!-lpello di fet•ita voscicaJe, e tro,ala la


216

RIVI SU.

sohLzione di coutiouo fa d'uopo venire alla sutura (metodo J.emherl) con esportazione di margini mortificati e susse1!uila da dilif!ente disinfezione del peritoneo. Lo statisti~ fornitaci da Walsbam sull'esito di 'Jueslo trallamenlo i• assai incoraggiante (~5 % dei guariti). In Lewpi noo mollo 1oolam rla noi o~ni ferita di vescica con spandimenLi d'urina nel pentoneo era ritenuta assolutamente mortale. AJla Japarotomia si associano altre operazioni sugli organi adtlomioali; tali sarebbero: L'allaccìatur·a di arterie del mesenlerio, dello stomaco • delrìnl.estino crasso. ecc. L'allacciatuea dell'arteria mesenterica superiore è seguita da gangrena dell'int.estino tenue. La sutura dello stomaco in caso di Ferita di questo viscere. Secondo Mae Cormac e molti altri Ja gastrorafia è l'unico mezzo dj salvezza. Nei casi io r.uì la gastrorafìa non ò praticabile con speranza di successo si farà la gastroenlercstomia, da preferirsi alla fistola gastrica. Altre operazioni che possono far seguito alla laparotomia sono la nefrolomia, la neCrecl.omia e la parziale estirpazione del rene. Indiçazioni della nefroLomia sarebbero emorragie e corpi estranei de! r ene, come 1>roieLlili, brani di vesti li e simili. La raefrotomia secondaria si praLica ot'gli spedali per ascessi. La nefreetomia sarebbe indicata come tentativo ultimo p~r frenare una grave emorragia del viscere, nella totale suppurazione del rene, nel totale prolasso dr~l medesimo, f{uando la nefrotomia per asce~so non ebbe risultato favorevole, e nelle fistole cro:rliche inguaribili con altri mezzi. Quando l'ascesso del rene non é troppo esteso ed in certi casi di ferita del viscere, Kummel consiglia la parziale el'llirpazione, Le ferite del rene exlra-peritoneali pt•esentano un pronostico di gran lun~ra più favoT'e"ole delh• inlra-per iloneali. Le prime hanno una wortalitù di'l :l0,2 p. 100. le ~ecoode ,tol-


CHIRURGICA

.....

IliO N1•1lc rcrile exlra-pl!r·iloneah •lovrenm a~lenercr

. . l Ila laparutomr/1. 1

~'"''P·

t li

t1Fratl8nto nello roa!!gior parli-l dei raHi anche per ferite .rarma da fuoco òe1 nerv1 Ja laparolomra è una operaz1one d'urgenza da Of;pcdale. La laparotomra ci sarà pure comandala dalle ferile del fe•ato 0 t~eUa ci~llfellea. Il pericolo di una lesione del fef{alo : l'emorragia e l'uscita della bile che é rausa di mortale peritonite. Al f'*?Slo ferilo t::i pralira o la !"u~u ra oppure la re!"ezione parziale. Siccome l'· preceUo di non mai riporre in cavité la rarte di regalO protru~a della ferila. c0~1 in simili casr sarA ~ 11 ota~giosa la resez.ione oppure la legatura ela;;Lica. Le emorragie del parenchima polmonare si frenano per mezzo ciel tamponamento con j.!8.1'Z8 antisettica, la quale opera2ione vale anche per impedire lo spandimento di bile quando é lesa la cistifellea . Nelle ferite della milza remorra~ia o primaria o lardi va che ne è conse~uenza pu6 richiedere qualche allo opera· IÌ\'0. [l primo teutativo da farsi sara il tampooamento previa dilatazione della ferita esterna (Mosetig). Non riusct•ndo 1ueslo si verrà alla sutura e se ralhs!i~e anche questa alla el!ttirpazione della milza. Ecco le indicazioni di quest' ullima operazione secondo Edler: t• Quando sono lesi grossr va!!"<i ed e rimasto senza MfeUo il tarnponamento. 2' Quando vt ha alterazione della mrlza fuo Jriu.,eila. 3• Nel proce s~o s•Jppurativo della milza entro la cav1LO. A•ldominale. Lo shok grave coslituisce una l!onlruincJicazione all' operazione. :'\ell'ascesso della milza è indicata la ~plenotomia. In •1oanto alle ferile del mesenlerio, può !'Pndersi neces~<aria l'asportazione parziale o toltde, rho si farà di prereronz.a n piccole "Czioni c•m accurnlu le,:rulura di vMi. FinalmPnteo "ll rt>bbc> clulla ma,.;!':llltH 1111portonzo prath·a. Pl'r inlt•aprendlll'a oppurn LralMciare 111111 laparotomia, il !'R·


IUVLSTA

pere io quali vi~cet·i del ventre ò avvenul.a la lesione exlraper itoneale. P.)ssono riportare ferita exlra-periloneale: il cieco, il colòn ascendente, il retto, i reni e la vescica. Le così delle ferite giranti delle pareti addominali ora coi uuovi proiettili uon si osserveranno quasi più. Le ferite giranti darebbero occasione ad operazioni quando avvenisse mortiflca.dooe del pt>r itoneo contuso dal proiettile, oppure se in causa della violenza del proiettile si sieno provocate delle lesioni sotlocutan ee dei visceri addominali. Le semplici ferite del ventre penetranti con pt•ocidenza degli intestini, del mesenterio, di organi parenchimatosi, ri· chiedono all'ospedale da campo d'essere trattate colla piu sollecita e diligente cura. Se un'ansa intestinale è fuoriuscita si disinfetta, e dopo accertata la s ua integrità .si rimetle, occorrendo con sbrigliamento delle pareti, e poi si fa la sutura della ferita estèrna. 1 Se l'intestino procidente presenta un colore azzurrognolo si può egualmente riporlo Ml ventee e per misura di precauzione si potrà mediante un laccio rli calgut passalc.> nel mesenterio fissarlo alla parete per favorire la formazione di una fistola, nel caso che l'ansa cadesse in necrosi. Se l'intestino é già gangt•enato è indicata la resezìone i ntestinale. In modo analogo si comporterà il chirurgo verso l'epiploon fuoriuscito, se sano lo riporrà dopo disinfettato, se gan · grenato esporterà di esso tutto riò che non è più vitale. 2. npe,.rutoni urgenti di un ospedale da campo pe,. ferile d'arma da .fuoco del cranio. - Fu pii.t volte sostenuta l'opinione che una palla penetrata nel cet·vello (oppure uua scheggia) non dia ancora indicazioni operative perchè la pt·esenza dl un corpo estraneo nel cervello può non essere accompagnata da fenomeni reattivi e perchè risulta da esperienze su animali che corpi estranet in stato asettico pene· trati nel cervello possono incapsularsi. M.a Bruns e Bergma nn ebbero a dimostrare quanto sia raro un l.anto fausto e:;:ito delle ferite del cervello, il qual


CHIRURGlCA

219

fatto anche verificandosi non risparmia il paziente da gravissimi pericoli. Mentre nei tempi andali robbiettivo di ogni operazione ~ul cervello ferito era di togliet•e la compressione, ora invece prevale lo scopo dell'anlisepsi. Bergmann ci fii giustamente ossel'vare cbe eccettuate le regioni anale e genitale nessun'altra regione del corpo é co~ì esposta a di\'entar preda di processo settico quando è ferita, come la Lesta; se ciò è verv per la pratica civile, tanto più lo l'arA per la chirurgia di guerra. Di qui il precetto che ogni lesione d'arma da fuoco della Lesta sia dapprima accur·atamenle disiufultata, i capelli devono esset•e recisi intorno su grande esten~ion4>, i corpi estranei mobili devono es$ere subito estratti, i vasi sanguinanti legati, talora per O'IIJOO'et e sul focolaio o<'correrà fii t'SÌ strada allargando con scalpello e ntartello la ferita o«sea fa tta dal proie~lile. Wagner e Seidler de~ i gnano l'operazione sopra indicata col nome di sbrigliamenlo prìrnario per distinguerla dalla trapanazione, col quale atto si apre una strada attraverso le ossa del cranio integre. Questo sbrigliamento primario sarebte indicato: to Quando capelli, terra ed altri cor pi sono j mprigionali nei frammenti. 2" I margini ossei di un focolaio di frattura devono e!:'se•·e risecali con scalpello e martello. 3° Esistendo depressione, é indicato lo sbrigliamento se l'i è sicuri che ~ieoo penetrati nella ferita germi infettivi. 4• Lo sbrigliamenlo c ancora indicato per allontanare r rammenti mobili. 5• Secondo Wa,::;ner si deve allar~are collo scalpello la ferita anche a solo scopo di verificare se vi si sono introdotli corpi estranei. t)• In tutle le lesioni del cranio quando si vedono aumentare in intC'nsità i fenomeni di compressione cerebrale. Secontlo Seidler ed allr·i moderni scr ittor i i fenomen i di comp1•essione non sarebbero mai provocatr da depressione di scheggie, ma Sl'rnpro da emorragia irìtracranica o ria il'arteria meuingea o da qualche !'leno venoso. "'

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l corpi esLr·auei cw tflcculi IICile o!<f'a devono c><~ere Mlralli primaria, 1 corpi p••netrati nel cervello devo HO esse1·e allont.anati quaudo è pm~<~ibile Le sch"~S.:1e· aucora aderenti al perro~tio e che non ~uscitano fenomeni• eli irritazione cerebrale nevono AMer·e lasciate in sito. Speciali inclicazioni operati' e ci vengouo dale dalle lesioni del cranio con scoperlura dei seni rrootali e dalle lesioui dell'orbita. l n quanto alla prima tl1 quesLG l estoni, sic.come IR materie "'eltiche po~S<>no j.-61' la via della mucosa dei c:eni fronlsli penetrare nel cranro, cosc é rndccato, nel caso eli scoperlur~t dr questi "'eni, pr·ocedere alla loro dìlata1jone per reuderli arcessibili ad una completa disinfezione al ra::>cluamenlo della mucosa se le materie v1 c::i sono già ùepo<>ilale Pd il tamponamento con J:&rza iodoformizzata ~e la cavita è aperta. NellP ferilo ùell'ot·bila potrebbe ••ccorrere In resezione tli una s ua porZL'lne pe1·la r •cer ca del proiettile solfermatosi oella cavita tra il l.>ulho rimasto ille<~o e la parete urbitaria, oppure potrebbe occorrere l'enuch·sz10ne <~e 11 bulbo restò schiacc1alo clal proiellile Le ferite o canale girt111le del cr nnio P le fer ite a "'etone delle parLi molli del cranio $Ono forme assai rare. SP in ~('. ~milo a colpo langell21Sie di proiettile si marufestano fenomeni cerebt•ali e che il cranio e~ternamente appaia intallo, dovremo sospettare una rrallura ch•lla tavola v1trea e con~Pguenle emotTagiA. ed 111 questo roc;o sorgerò l'indicazione di uno !'bt1~hamento oe1 mnd1 già mtlicati. Se la ferila a per iodo avanzato eli suppurazione prec:enta Il' indicazron1 sopra inùìcale, :si pl'atira lo ~bri!]liamen.to !lecon.dnT'io. Stajmer dice che le indicazioni dello abrigliamento <>econdariO oppure di lrapnnazione '<PCOnJariU Cl SODO r~r­ Oile dolltt fellb1·e. compz·essione cerebrale, fenomeni eli irritazione e di paralisi, C•l egli crede che 1p1esta operazione in tal caso sia da fars• pe1·rho sctnp1·e innoena, Flpesso vt~n•

A f;copo di ch:-<mre~cone

ta~giosa .

Se perù i ~mlnmi ci r 1vclnno nna m~'nin:ritt~ n•J cnc•eroll te ron e"lia d'aslc1u·rsi eia OJltll opcraz1one, l'l'l!'endo l'l•~ilrJ di qneslu complt<'U tlzli :::emprH rnm·talc.

d1ll'u~a, Ht:rA'rnann


':?21 L'elevazioiH' dei framrJJ•~nli sarl'bl•e indicata non già per c,outballerc lu rnmpre-.)'IOfle ma a ::.cnpo jlriucipalhssìmo dr ClliRU!lGICA

arrll::;epsi. per stabilire le indicazioni operative daLe dai fenomenj di compressione l'autore, ìl quale abbraccia te dottrine di Adamkiewitz sulla paloe:enesi e natura di questa compltCtln7.a, trova opportuno dr t'ichiumar·e le menrtestazioni dei tt·e flr-alli di compr'el"siono amme~""i dallo stesso Adam-

hiewtz. 11 pt•imo gr·ado è quello che corrisponde alla cedevolezza della sostanzn cerebrale e viene dA questa compensa [O quinrii non si manifesta. Il focolAio nel prirno grado di compl'essione 6 senza fenomeni. Nel terzo grado la pressione ha gia annientato la massa ner·.,osa nelle sue funzioni e l'attività cerebrale è abolita. 11 secondo g-r·arlo è qualificato da Adamkiewski quello stato di compressione èhe t· più gr ave del primo, meno grave del !>l'condo, vale a dire la compressione non è più compensata dalla cedevolezza del cervello e ù'aiLra parte l'attività cerebr·ale no;; é ancora distrutta.. Siccome nel concetto moder no non deve intendersi la compressione come H r•isullato di una aumentata tensione del liquido cerebr·o ·spinale, ma piuttosto come effetto di irritazione o di paralisi, cosi La lrapanazione, fatta astrazione dlllle esigenze dell'anti!'<epsi, sarebbe solo indicata quando si trattasse di rimuovere i focolai pr oduttvr i di questi fenomeni, perciò quando questi focolai: t• it•ritino in modo tJGt'manente il cervello; 2• lo ledono nella sua integrita; 3° r·isvègliano i fenomeni di compressione di 2• grado sopra noLali.

Lo sbrigliameoto potrebbe essere richiesto da un ascesso iu seguito ttd immediata infezione di una ferrta e specialmente da urr ascesso corticale. Ascessi di tal sot·La si svi-

luppano nella 2• settimana ed banno sede immediata sotto la volla del cranio. Questi ascessi ci vengono accusali da tre gruppi di sintomi, cio~: 1• Sintomi proprii di ogni pr•ocesso suppuralivo; 2" sintomi ùi aumeulata pressione interna {vertigini, sonnolenza,


RIVISTA rall"nlam~>nl<> d t

polso, PCC. ), :{~ ~iulomi IncAli (dolore In~.

lizzaln in ~tlf•um punti che ci 'ien rile vato d(tlto percuo.;st11ne)~ Ai ~mt.orm locali apparleugonu snelle !fuelli carallertslici dello le..~ione di alcuru centri, come del ceoli'O di Broc11, di •Juello motnre degli Mti e della faccia, eec. Una indic.•zione della trapaMzione può e~sere daLa dalla lesione dell'arteria meningea media e dei seni longilu\lioale e Lra!'lverso. L'arlerta meniol.!'ea merua può ess~>re legata prevta lrapanazione •1uando •' unpossibtle allacciarla 1n «ilo; ''i rurono casi però in cui si r•iusci a rrenare l'emorragta col tamponamenlo dt gal'za; fJuesl'ultimo mezzo poi vale per l'cmostasio dei sem. l precetti suesposti circa le indicazioni operative in uno :,pPd.ale da campo per rerile del cr·anio si po!>c::ono ria«:-umerc comt! segue: 1• r fenomeni C4•rebrali Mi traumi del cranio costilui!'>CODO una indicazione per la lrapanazione primaria :soltauto quando n sono segnt manif&lt di emor1·agia inlra cranica delle artl"rìe della dura madre. 2• Nelle fraLLure ~ottoculanee la lrapanazione non é mdicala se mancano gli ora ricordati fenomeni 1li emorra~ia in· tr·acranica. 3" La depressione di rrammento per se sola non 1ndica la lrapanaztone. i• Lo scopo di questa operazioue ~~ l'tlnlifl~psi P l'emostasta. s• La lrapanazione !'econilar1a coi renomeni di meningoenrefalile è incondi~tonata mente indicata e può in alcuni casi rare abortire il proce~'so. ~ La trapanazione t'• anco1'8. mdicaLa nelle rrallure quandn 1 frammenti irritano lo corteccia ce1·ebrale e producono ac· cessi epilettirormi. 1• Nel Ll'aLlamento delle fratture interessanti i seni, avuto riguardo a1 1•apport1 anatomici dei seui colla cavità cranica, s i preferir& ti lamponamento antiseUic-o alla ::.ulura. tr Nelle ferite dei seni il meuo ~moslatico piu sicuro~ 11 lamponametfto.


cnmuncHCA !l" La t~i"f'Cilta o la compar3a di

meningò-encefAitl.e ci in· d•"herà l'oHeuulo o il ma11cato succe~o della le••apta pra-

llrata. ln questi u!Linti tempi il Wagner· iulrodusse la resezione temporada del crauio io sostilu.zione della trapaoaziooe. La • .zione temporaria fu praticata con successo a scopi dj1 651 \'er.!'i, r.oropreso quello di allargare il campo di una ferila a roro e ricercare il proiettile penelt·ato 11el cranio. 3. Opera~ ione in un ospedale da campo per combatte:re il pertcolo di emorragia mort(t/e.- Nelle ferile che in J'linea

furono traltate coUa emost.a~ia provvi~oria, in un ospedale da campo mollo spesso torua a manifestarsi l'emorragia. Merme nei posti avaozati la pratica più importante 1:. l'emos18 ... ia provvisoria, agli ospedali speLta la detìoìtiva, che può essere primarta o secondaria. WahJ stabilisce due precetti per questo trattamento: t• ln tutti i casi in cui la lesione è in vicinooza di un grosso tronco arterioso ~ si rileva un tremito intermittente isoct'OOO al polso ed una minima tensione arteriosa alla perirerta dell'at•lo ferito, si può stabilire la diagnosi di parziale divi~>tone dell'artet•ia. 2• In tal caso raUaccietura deve farsi subito in sito. L'aneurisma spurio va aperto e !'arteria va pure legata m stlo sopra e sotto. Se poi l'emorragia avviene in un focolaio settico si rara l'allacciatura lontano dal medesimo. Quali operazioni saranno praticabili in un ospedale da campo per combattere l'emorragia delle cavità visceraJi? Gravi emorragie interne del ventt·e richiedono la JaparoLotnia e la legatura dei vast feriLi, l'emorragia di organi pareucltìmatosi il tamponamento ed il cauterio di Paquelio. Le t>morragie del petto se mediocri uon i ndicano operazione. c\.nche grave emotorace uon riebiede operazione; lo sle~ eangue stravasato agisce come emo~tatlco per compressione; !'8 vi é grave e minacciosa dispnea e spostamento del cuore con pericolo di soffocazione è indicata la loracotomia con rese7.iooe di C031.& ed emostasia; la Lol'acotomia ci è pure jmposta se il sangue stravasato si lrasrot·ma in materiale settico.


01\'ISTA

Le allacciature nella continuità, ,;ecoudù Hunter. e:. art>bbero ora indicata più di rai'O che in passato. Si devo prere. l'ire l'allacciatura iu sito, e quella nella continuità uon ;sa. rebbe giustificala che nei casi in cui essa rappre.::;enta)>se nna operazione preliminare per una grave oparazione, SJ>&. cialmente ()H&odo è impossibile lu legatura tempor•aria o la compressione superiormente alla ferita. 4. Opera;;ioni da praticarsi negli ospedali per combattere insopportabili dolori. - Benché gli attuali pr'oietlili diffi mente si fermino nella ferila, pure il loro inviluppo metallico può rompersi battendo contro un osso, può restaré un frammE!nto del medesimo e coi suoi margini acuti offend qualche grosso nervo e risvegliare acutissin•i dolori. s tesso effello possono avere le scheggia osseP.. Se questi dolori sono insopportabili è indicata la ricerca e l del corpo estraneo. 5. Operazioni d'urgenza per combattere il proces.~o tico. - La maggior parte delle operazioni, dai semplici tu e contraperture alle grandi disarticolazioni, si praticano un ospedale allo scopo di togliere il processo settico. tissime volte la ferita non è trattata antisetlicamente 1• linea per mancanza di tempo, ed allora il chirurgo d l'ospedale deve praticare la disinfE'7.ione dopo aver !lreso noscenza dalla labellina diagnostica di quanto fu fatto posto di medicazione. Ma l'antisepsi praticata sul campo aver fallito e la ferita trovarsi in preda a suppnraz ascessi, intìltramenli, flemmoni, ecc. L'iniziarsi d'un processo se~tico già si riconosce per l'aumento di temperatura. Ogni ritenzione di pus che in uno spedale si palesi con innalzamento di temperatura, l'eclama che si apt'a l'apparecchio, si dia esito alle marcie e si impedisca una nuova ritenzione, mediante drenaggio o controaperture. L'ospedale é il vero luogo dove si pratica la ricerca e la estra.zione di corpi estranei; liberare la fer~ta dal più piccolo corpo estraneo vuoi dire talora salvare il paziente dal tetano. Se la ferila invasa da processo flemmonoso non accenna a migliofare dopo gli sbrigliamenti, le controaperlure, il dre-


•CHIIW liGI CA

,g · tl8,.. 10 '

ecc .. si procede alle più pro.l'onde incisioni e se non stante questo il J:lemmone assume il carattere gan.grenoso estende sempre più, allora è indicata l'amputazione o la disarticolazione. · In quanto al trattamento delle fratture d'arma da fuoco hl un ospedale da campo sono da seguirsi j precetti di Volk· maon. Se lo spazio che ·separa i due frammenti e riempito da coaguli E~anguigni, si deve tentare la guarigione sotto la crosta asettica. Se il focolaio della frattura non è occupato da coaguli ma è scoperto ~i procedera agli sbrigliamenti ed alla disinfezione nel debito modi). Le scheggia ancora aderenli al periostio non si staccheranno che quando ledono le parti molli o impediscono il deflusso delle materie. La demolizione di un arto sarà ind{cata daUo stato settico della ferita su tale estensione e profon&tà da far prevedere l'infezione settica oppure, anche se superato questo stato, rion possa rimanere un arto utile per troppo estesa ed irreparabile perdita di sostanza . Le ferite d'arma da fuoco delle articolazioni possono guar ire, come si sa, senza fenomeni di reazione; questo felice decorso e frequente nelle ferite a .foro ed a semicanale; coi moderni piccoli proiettili lé ferite delle articolazioni ci off'J'i. ranno un migliore pronostico nelle guerre fuLure. La totale resezione delle due estremità articolari è solo illdicata quando esse sono irremissibilmente per dute pl.'r un vero stritolamento. La resezione parziale molte volte sj ridurrà alla rimozione di scheggia. Per applicare il drenaggio all' articolazione ti.bio·tarsea Volkmann consiglia di farsi strada staccando collo scalpeJlo un pezzo di malleolo esterno Ollier invece preferise~ praticare un foro attraverso i due malle<ili. Per il drenaggio del ginocchio basta l'artrotomia bilaterale. Per massima generale, fintanto che ci è possibile allontanare i sintomi di setticoemia, colle incisioni, colle artrotomie, colle parziali resezioni, non si dovrà procedere ad operazioni demolitive. Passando a trattare delle indicazioni operative per le le15

:si


2?!ì

RIVISTA

siooi d'arma da fuoco per le ~in~ole regioni. l'autor11 ~i snl!o"Ciive p1enamente ai buon• prerelli che 11 pror. J<;s m~ta·ch ha dettal• lll 111odo mirabilmente chiaro e conciso nel suo Trfll tato di cltiruroia di !Juer ra. Moset1g stabilisce anche le controinùicazioni degli alli operativi 111 un ospedab dk campo Tali sarebbero· a• Quando lo ~lato settico t'l cosi sviluppato du tloversi escludere ognt ~pt>ranza di ~lvar~> il paz1ent1>. 2" Quando l'operazione nou é sufficiente a rimuovt>re in totalità il focolaio dell'infeztone. 3• Quando in organi e vi.~c... rl interni sono già avvenul.P. le melastasi ptem•che. ti. •4.ltre opera;ioni rla esetfttirsi in un ospedalP da campo. - Le npPrazioni plastiche ordinariamente non sono 111 c;pettanza <li un O!=tperiAie da campo, bensì possono es~ere indicale operazJOni di\erse per l'•·sla·azione di corpi estranei e suppu••ar.ioni di vAria origine a cui la faccia e le s uu eu vita !'tono espo~te. Cosi la ll'apanatione ùell' antro d' lh"Tnoro e delle l.'tlllule maRl01dee, la rasettone della mandibola nelle fratlm·e comminute. La frallUI'A della mandibola puo richiedere, in un tempo più o meno lontano per proce~so tnfiammal.orio consecutivo, la tracheolomia. Il padiglione dell'<wecchio ft>r ito, an<'he so completamente staccato, deve l'tapplicarsi con !'<Utura Operazioni urgenti sarebbero snelle l'estrazione di corpi estranei dall'occhiO f}ualun(Jue sia 11 loro volumi! e l'enucleazione per pt'ov.•nire l'oltalmia simpatica. Operuzioni d'ua·genza possono venire indicate in un O!=tpedale per ferite al petto. ~entre tra le ferit.e da guerra in genere prevnl~ono quelle degli a r ti, lt'a le ferite delle cas i lit. viscerali tluelle del petto sono 1n maggior numero. Auche queste fet'ile pos::-or.o come le alt1·e guar ire senza disturbo alcruto e senza l'aiuto del cl11rur~o. Persino ferile toroc•<'he pen etranti si sono vedute guartre senza fenomeni tli reazione quando primariamente t1·attale con r1goro~a medicatura anliselllca. Fatla&l una raccolta ~erosa ne lla cavita pleurale duranta il decorl'O d1 una Ct!rila d'a rtriti da fuoco al petto è iudicala l'evacl.lal'.ione del liquido nelle seg-uenti cit'costanZA:


(;IJII\UliGlCA

t• Quando 111 segUilll ~tifa dispnea e al òisturbo circulu· tor 11 -.i manifc<~lano e;conc~"l'li tali che non po$saoo es~ere rimn .... i con altra cura 2· Quando questi essudalt persistono dopo otto o dieci ,ellimane di t•ura. nè lusctano sperare più in uno ;;pontaneo .'l .... orhimento. St la raccolla pleurtca t'• purulenta od icorosa, il cbe '-l 11111 n~e a t•icono!':cere coi noti sintomt clinici, oppur e colla ~uutura e::;plnrntiva. sarò indtcala o la toracotom1a o la rt>.. t-ztone costnle ~econdo i casi. La resezione sarebbe. serondo Ha fmo~:k, indtcala p1u imperio~ameote quando l'es::..t..· dato è icoroso Il se esistono molte pstlumembrone. ~on è anrora risol ta la 'fuestione ;;e sia conveniente negli rmp1emi rt!conti conseculivt a colpi d'arma da fuoco adottnre ti metodo Bulau- lrnmer·maon, clu• cons1stP nell' applicatlone di un dt·euaggio tll'lpiratore coolinuo. 1llliOPrmann constglìa cl H• in ogni cmpiema si lenti dappri,uo la pun:e.ionp .-d 11 dt•enaggio a~piratore permanente t' S~'lle Je 1·t>pu1a il proce!>S() di Bùlau indispensabili• in caso dt emr iema hill'lll'rale. Se l» raccolta marciosa ~·· saccata, •1uclla cavità si ùeve tr attare come un ascesso e dopo vuotata ,, tampona con garza ioùorormizzata. L'ernia polmonare non reclama alcun atto operath·o. 1 corpi estrunei nel polmone pos:;ono ben di rado essere ~~traLti.

P••r l'emato-pericardio ed il p •o- pericardio in ~eguito a ferita Mo~elig con<:iglia la per1card.iolo011a. ~l'Ile ferite della colonna vertebra!" la pE'rmanenza del proictlile può essere causa di gra vi fenomeni di parali~i, ma i proieltili in IJ116Iia regione si perdono a tale pr ofondità che e 8":>111 olifficile accertare ttuali lesiom abbiano p r odotto, quuli te<:suti abbia inlere:.-,alt In un caso dt ferita d'a rma da fuoco del dor::oo, t•iportsto da Severan, con stntomi di parali~i rlPi quattro Al'ti della """Cica e deJ retto, H proiettile si pott. trovare ed estrarre tnt>tliante l'apparecchio ei~Urico di r rouve. Il prmente ~uari. Anche nelle frntture d"llu colonna vet tebrale là moder na

c·hirut·~iA operntiva lr ova ~pes~o motivo a <:piel!are una sul~ Hclt•lllt• aui,•itit


RJVI"il'\

E•·co k inrli~zin111 flllltli fot'•'nn stabilite da Dandridgc il l•·sll&lml!lto •li 'l•u•_c:l•' le«ioni. 1' Nrlle rrallnre dellr. vertebre cervicali o~ni mento de\l~ e,..-:cre Lollo '-'Ollo narcr)c:i e quindi applicata permanente e ·tenflionP e immobilizzazione. 2' In tulle le Cratture delle vertebre dorsali e con o «enzu fenomeni di le~ione spinale è oppor tuno care 11 corsetto di lZC<:M in sospensione. ;!" Se i renOtliPni di lesione o:;pinale continuano cala la rec:ezione. \' g indicata d'urgenza l'operazione c:e es1<:le sìouc degli archi vert.ebrali con sintomi di paralisi. 5o Nelln c:o;.;.pensione noi possediamo un mezzo un:.r.uJper attenuare le fr allurf' dì vertebr e. ~or• v'ha 1lobbio che queste massime possono valere per la cura di fPrite-fralture prodotlP d'arma da fuoco. Nelle l'et•il«> d'ar ma da fuoco dei grossi nervi é sutm•u. Il r1torno della funzione dopo la sutura può aspoltar e lungo t('mpo, ma cin non deve scoraggiare il rurgo ad inll•aprenùerla quando ne sia il caso.

11 dott. \.Vollner chiude rru"'sto c:uo pregt>vole rar !l:iustamenle o!'servare come in consonanza al onovo cliriuo pratico pre:>o òa lutti i rami 1lell' urlP salutare pratica civ• le ubbia do' uto la chirurgia di guert·a mar si spìegandn un'azione e~senzia l mente profilaUica 111 valenza a f!Uella propriamente curallva che ru, c::i può la ~ola U!lalO fino ai nostri giorni. l benetìci della rnilitt1re, !<!retta Rlleala dell'asepsi ed aolisepsi. c;aranuo cerUI sup••rJor• alle devastazioni che d preparano il rucile calihro ridollo e la pohet·e !'enza fumo nelle pro!lsime guerr e. E •tUP"ln pre.,cr•zione non manca fin d'ora del pogt!ìo dei falli , poichè gl'inglesi lJPila ca mpa~na d'E del 1882, 111ercc In cura anli..elliea semp1'e e rigot•osa applicata. non pot•deltet'O un !'Olo uomo in segt11lo a p ad eril'ipeln, gnnJ.!reJta no..ot•omiale ed allre 1118lalli1• feltiVt'.


CBtRURGICA

na. t.aohlade soollotioa.. ,, .,, f· ( ". ,.., :-\ ·'1'1, 1<'00).

De

G• ·ss~:.,.aAUER.

(rentralb.

C 1 110me dt 1'-chiH i e !lculiotica, oppure i~duade parado,..:<a ,.colio"i ueuro-mu"colare l'autore intende una scoliosi che 0 -oprav, ieno per una "'ci~tica (ll'r lo piu lraumahca e ché cOli 6 ",.a -.uulc :>-COmparire. L~ prime oso;ervlllioni di quèsta affezione alquanto rara rurono raue clatrautore nell'anno 18i'' ed allri cosi furono pubbtwati da _Albet•th ..~icoladoni, Bobinski e ~~hudel ai , uah ca,::i egli ne aggiUnge ora n della <;ua p1u receule 1 pr11 llca. co<;it•chi· Lulli in~iem~: ~ssi ammonlano fin() ad 01·a :r1. La malattia colpi:,<:e per lo piu 1odividui sollèrenli da 8 lun.;o tempo di SCI8l1Ctl comune unilaterale, i dolor1 per re:wla 11on si localizzano sollanto al oel'vo scialico ma anche ai nl'rvi mu,::colo-culanei Jello scia lico ed ai nervi culanei ··hu opparLcngono al plesso lombare e sacrale. Dopo che i ,Je~k,ri hauno p~r><il:!lito per qualche t,.mpo si manifesta o impr·ov..-it>amenle o gl·a,fatamenle una scoliosi Liptca; rinclinaLioue di'l lt'OIICO é ~eu1pre vet·so Il lat.o oppo lo a qu~:llo t!l'll11 !-cialtca. :-\PIIo ,.tt!I!<O Lewpo "Ì fa una ..colio;::i compen~trict• nella ~ez.ionc <~uperiMe del to1•ace colla c:on"·essiL/1 dir< ·ta vei'"O il lato "8110 ()!tre Rlta scolio!lt "i osserva anche una c!eviaztune meno notevole del bacino in avanti ed una le~.:t>r e1fust della colonna verteLrale-lombare e precic;amen t~> uel -.enso dells conves,:;ila dèlle curvature. Tra l'uluma vertebra lombare e le spiua po~teriore-su!"eriore dell'ileo c;j trova u11 punto clolot·o,..o alla pressione già indiC<IW Ja :\1colaùoni. Colla so.,.pensione del corpo scompare OjlOI dev1azione scoliolica. Dvpo di av.-rt> illustrato questa smtomatologia con quattro :stoi'IB clinid11· della malattia 111 queF.tione, l'autore pas!-a a tli~cut~t·e lt> opmioni finn ad orH so"tenute sopra ilt•appot·lo ~z1ologtco tra l'i:.;chiade e la scoliosi. Di tulle le ipotesi PgiJ acceU.a l"Oio ,,uelln tli Srhudel, il 'IUale, essendo di~cepolt• di Knclu·r abbrncc·m le olt1Llt•i111' di quel pt•oftlSEOl'e. Schuctel opma che lA canr-:a ùella ~eolio~! r1sierla nei muscoli, come


~3C

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nel lorcir·ollo muscnlet·e. Rt.rli lrOHI "U qunlcho cad a\'er~ che dal so>con.tn nervo <'aerale ctt staccava un ramo. il«rnale usc..nrln tlal primo f(lt o ctecralc• s1 portava in alto ad trni ~i al l'Arno sacro lombare, que--to ramo non puo segui nn che allraversn i muscoli. La t•ompar tecipazione di que!>to nervo ttll'l'-t'tuade porLer.. bl>e uu seu<~o doloroso 111 ruu. colo e~·etlore del tronco, il qunle diveulert!bbe t'OSi insuffidente alle sua funztone e per con~eguem.a Il tronco fJJ&gh~rt'bhe 'et•eo la par·te opposta. L'autore rrede tnoltr l' che uella t~C'liade pos"a 11ver luo~o uno .. lira111ento tlei ner,·i IDU"C(._ lari, ~pecialmenle nulla tschiado scolioLica ùi ortJtioe lrHumaltca che egli Ol"servò pin volle. Anche ndla ..cialica gionala da altre cause egli crede che evenluHlmeule si faccia u.no 1'\tiramenlo o ripetute laceraziont della mas...a s act'<'lombar<', la quale perciò d i~ene ~olenL·~ ~>d ì~ causa dell norme inclina:tione del h·onco. Per il lr attamenln Schuler t•accomnndò i bat.tui ::alt, Koc-her praticò più \'Oite e con succel'!IO lo ~li ""'"A'''""' cru•·nlo del ne rvo. Gu..sembau ·r Ctt<:renternenlè al suo mod•J di 'edeN llf\lura do! moriJo c s ulla sua t;~liologia suole impiegare t08"l'lt~l!!.!Ìo •le1 mu!>coli della cnlonna VPT'll'bt•al~'. d•·i glutei ed unchc •Iella gamba affetta rla sctAlica , ~>d a q• cura as<~ocia l'eser·rizio ginna"tico e l'elettricit.ll. l casi r ati in •l'H>!'W morlo. ecreltuall pocni. termmarono colla gua r-ifrione.

11 cloruro eU metlle impiegato come anestetico - BeRF.':;o"""'· - (Centra/h . .f. ( h1r, ~. 31, 1800). Debove nell'anno 1 i adop<!r ò per la prima \'Oita il cloI'UI'O di meLiiP contro la sciatica ed i r .sullati fur·ono ~ didi. P iu lar•h Yinay, Bail~, Tenneson ed allrt lro '(Uel"lo medicAmento vantAggwso io varie for me di nevral rni11lgir reumatiche. pe ri o~titi traumatiche ed affezioni colari. Vidal, Labbò. P olaillon ed altri proliearouo pot gran numero di ptccoh: operazmni previa l'applicazione clor·ut't!. di metile ~;~ gli ... netti furono l"Oùdisraceult.


CiilRURGICA.

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Rerent.emeuie il prof. Kusmin, di Mosca ha sperimenlfll menle studiato la questione del cloruro di meLila come ane;..tetico locale, ed in base aUe sue numerose cspei'ienze :::ui ~nl, in cui egli potè sperimanta re non solo l'anestesia clelia pelle. ma a•1che degli slrali proroudi mediante amputazione, venne a concliiudere che un'applicazi011e di i minuto e j/, a ·l roiuuU secondi pt·oduce un· anestesia che dura da 15 a 20 ;econdi, tempo sufficiente p er apl'ire un a~cesso. Siccome ransstesia di 2 secondi pu6 essere ripetuta più \'Oite durante una stessa op~razione e '>enza alcun danno ed in •weslo modo $i può far diventare insensibili non solo la pelle ed i muscoli ma per·siuo le oss.a1 cosi si può dire che il cloruro òl roatilc mel'ita ùi essere preferito ad altri ~\oesL~tLici, ~pe­ cialmente all'etere, poichè esso spiega la $U8 azione moJ•o più sollP.citamentB e nl)o a1·de, cosir.chr., esso puc'l es<>cre usato senza inconvenienti io compagnia del Lermocauterlo; asso !!i presta io tulle le gravi operazioni e persino nelle ampulazioni. Kusmin per applicare questo anel:!tetico adopera l'app~t­ t•ecc!Ho di Vincent e fa agiro il gello direttamente, oppure prima copre la parte da operarsi con ovatta inumidita di alcune gocce del medicamento. In quest'ultimo caso l' anel'tesia si ottiene più lentamente dopo 5 minuti. Oltre che nelle oncotomie, questo IDPZZO fu trovato eccellt>ale aueslelico dal prof. Kusmin in un g rande numero ùi <'p~razioni come fìroosi pleurolomia, cancro deJ labbro, esportazione di ci~ti, espor tazione di ghiandole al collo. Sulla cura delle ferite senu. drenaggio. (rentralb . .f. Chir .. N. 40, 18~10).

REC7.EY.

~ella clinica del pror. Reczey è in vigore da sei anni il trattamento delle ferile col sublimato, secondo i prlnc•pi tli Schede l risultati straOI·dinariamenle ravore,•oU di questo modo di cura semplice ed economico hanno ùeciso l'autnre ad adottarlo defìniti,·amente. Egli non ebbe ad osservar mai ne1 ~uoi malati fenom(>ni d'avvelenamento in Eeguito all'uso prudente del sublimato.


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.RffiSTA

Nel lrallament.o delle ferile chirurgiche egli gia Ja molli anni tralascia l'uso del drenaggio e ne è soddisfaLlo. Perch~> la cura delle feriLe senza drenaggio abbia buoni eft'etti ·~"ne­ cessario il concorso dj quattro faUori, ciot!: :t• scrupoloba asepsi durante l'operazione; 2' completa ed esatta l-1Ulostasia. :r togliere qualunque cavita, se occorre anche facendo dcii~! incisioni; ,f.o applicare lleoe un apparecchio compressivo c lascial'lo in posto un tempo sufficientemente lungo. Naturalmente anche nelle rel'ite senza drenaggio può ;n-er· luoi-!O una infezione o locale o generale, la quale per i suoi fenomeni lermjci può esset•e riconosciuta a tempo come nelle ferile trattate col drenaggio. Già fino dal principio l'autore non si é ma1 astenuto dal trattamento senza drenaggio anche i11 quelle ferite o piaghe che erano in preda a processo sup· pu rt~tivo prima deU' operazione, quindi erano già infett~. come p. es. nelle ferite che ris ultavano òaU'aperlura di cavita ascessuali, ed in questi casi usava <.li generose inci1:<ior.i che mettessero a giorno lulli i più piccoli recess i delle CII• vilti, li rendessero accessibili agli antisettici e in pari lerupo procurasser·o facile scolo di p11S. Dopo sufficiente raschillment.o e disinfezione le pareti delle ferite vengono addos~ate tra loro mediante un apparecchio autiseltico Dove per condizioni Lùpografiche non si possono praticare lunghe incisioni, oppure dove non può es!>ere ben tolleraLo l'apparecchio compressivo, quindi nei casi in cui non si può spe1-are una immediala rìunion~ l'autore si limita a v1·,,.,u,.tJ. incisioni ed iott•oduce nella ferita dei pezzi di garza imbevuti di sublimato, i quali servono a tenore aperta la ferita ed assicurarne lo scolo delle marce. Cura. del prola.sso del retto. Lancel, ottobre 1800).

fuRRI SO'f CRII'PS. -

(The

L'autore intende di eonsider·are non il prolasso parziale nel quale la sola mucosa staccata daglì strati mus colari vien ruori, ma il prolas$0 completo del relt.o, che consiste nel rovesciamento dell'ultima parte tlell'inlesLino in Lulli i !:lLraLi, s he può acquistare un' estensione considerevole


CDffiURGICA r<~rwar Cuori

~33

dello sfinlere una g rande saccoeèia nella

~ uale fanno t•rnia le ansb dell'intestino tenue, che puu andar 1 y(1'elLo ad ulcerazioni, ad inspessimenti, a degenerazioni,

:~~opuò accadere a qualunque età della vita, dall'infanzia Ila \·~ccltiaia, che è semp1-e cagaonat~ da sforzi violenti, da :alallie esaurienti, da calcoli vescicah che provocauo gli sfor1.a, t:a produzioni polipose, costipazioni croniche, ingrossamenti prosUILici, prola!>si dell'utero. 11 prolasso del relLo avviene isl8nluneamenle nei bambini, ma é graduale nell'età avanzata; il suo punto di partenza è nello scollamento della mucosa ùagli straiJ sottoslanlì, la qusle gradatamente trascina anche finleslmo per i replicati sford, assottigliato e privo degli attacchi della mucosa. Prolassato l'intestino va soggetto ad ulcerazi oni, onde le suppuraziooi, le facili diarree, l'incontinenza delle feccie, gli strangolamenti irriducibili. Fra Je altre manuaUta di riduzioue dell'intestino prolassato, l'autore raccoman:la il segueute che consiste nell'av'\"Olgere alt'ind1ce previamente unLo una pezzuClla, iotrodurlo co~i l'ieoperto nel canale protruso, e spingere io alto. La pezzuola essendo asciutta aderisce all'intestino che con la spinta si riduce, ed il dito spalmato di grasso esce fuori fa cilmente, lasciando la pe:z:zuola che poi vien fuori da sè. Ma a parte gli espedienti di riduzione che s'impie.gaoo n~l casi acuti, il chirurgo vie ne rousultato per i casi CI'Onici i qua li l'ichiedono mezzi palliativi od operativi. Nei fanciulli, esclusi i calcoli vescicali, le fimosi, i polipi, la cura ricostituente nei soggetti gracili ristabilisce r[uel cuscinetto grassoso della fossa ischio-retlaiP, che vale ad impedire LI pro lasso, dopo d t che i lip-e.menti delr intestino si raccorciano e si 1·inforzaoo. Coadiuvano a questo scopo la posizione supina nella tfU&Ie si mantiene l' iufermo durante le defecazioni, l'olio di fegato di merluzzo che pre viene hl stitìchez~a, il decubito laterale ed i bendaggi adatti dopo le evacuazioni. Negli adu!Li, il prevenire ogni sforzo, le defecazioni nel decubito laterale dopo tniezioni d'acqua calda, le iniezioni d'&CIJU8 fretldo dopo le eva cuazioni, la cura rlelle


RIVISTA

ulcet•azioni, sono mezzi palliativi elle aiutano a vivere, ma raramente liberano dalla fastidi osa imperfezione. Fra i mezzi chirurgici, quello proposto da Frederich Tre"eS, di asportare tulla la massa protrusa, é colmo di pericoli, perché si pos!!ono trovar delle anse J'intestino tenue dentro il retto prolassato, perchè si va incontro all'atresia dell'ano. L'autore raccomanda le cauleriz7.azioni lineari fatte lun~o l'asse dell'intestino protruso, una al davanti, una al di cltetro, due ai lati, ed assicura che con tal mezzo si consoliùa la mucosa, e si t'orma come un tampone che impedisce la pro· trusione della muscolare del retto; l'essudato infiammatorio che ne consegue cementa i due l'trati intestìnali, ne impedisce lo sdrucciola mento, e rinforza l'intero intestino. Quando il cauterio incontra grosse vene bisogna legarle. Un grosso tubo .la drenaggio è quindi introdotto nel retto, in torno al quale s'immettono delle strisce di tela unte à'olio, ed il lutto si mantiene in sito con cotone spolverato d.i iodoformio, o con adatto bendag~io. Per dieci giorni mediante le piccole dosi d'olio si ev1lano le <:'ef~cazioni, poi si ammini~tran o piccole dosi d'oppio di castoro cou qualche leggero purgante, e si bada a non far seCJet·e l'infermo, ma si obbliga a vuotare il ventre io posizione laterale, almeno per sei settimane. Raramer.te l'operazione dev'essere ripetuta. llleuo per evitare gll accidenti consecutivi alle Iniezioni eU cocaina adoperate per produrre l'anestesia locale ln chirurgia.. - Ku~fMER. - ( A rchioes mèdceales belges, otloore t890).

Questo mezzo consiste nell'adoperare simullaneamente all'iniezione di cocaina il l'estringimenlo del membro colla benda d~Esmarch, restringimc nto rh e impedisce il riassot·bimento della cocaina e diminuisce così il periodo d'avvelenamento, aumenta e prolunga l'effetto locale della sostanza. Un"allra condizione importante pe1· togliet·e IJU&Isiasi peri. colo d'avvelenamento è quE>lla, secondo Kumm~r, di lasciare sanguinare per •tualche tempo la f"t•J•ila prima di rar e la mf'dicazione, per permettere lo scolo per quanto più é possibile


CUIRU l\GH.; \

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completo deli l\ cocaina i niella w, pet·che le iniezioni non sus,.uite da operazioni sanguinanti sono mollo più pericolose. e,., Kurnmer pt•ocede nel seguente modo: pone, alla base del dito, per esempio, una sottile benda elastica d'Esmal'ch, poi con una sir'ìuga di Pravaz, inietta in diversi punti, altorno al campo d'operazione, 'fU&lche. goccra di una soluzkme di cocaina all'l p. 100, avenùo cura di comprimere tutte le puntur~ per imrcdire lo scolo del liquido: olto minuti dopo la iniezione sì può fare, sclrondo l'aulorP, qualunque operazione sul sito preparato. Negli adulti non si deve sorpassare la dose di 5 centigr.; nei fanciulli dell'elu di dieci anni, 1 centigrammo deve esser considerato come la dose massima. Questo pt•ocedimenlo è stbto adoperato con pieno successo in più di cinquanta operazioni praticat~\ sulle dita della mano 6 del piede (patcrecci, unghie incarnate, artriti purulente, csostosi subungueali, verruche, cicatrici ipertrofiche, ganglii, ecc.). Kummer riserva la cocaina essenzialmente per operare ;:,ullo dita; ma in tulte le grandi operazioni, iu quelle s<>pra tutto in cui il campo operatorio non può essere isolato dal resto del corpo con una le~atura elastica, egli continua a ricorrere all'ane!ltesia coll'etere o col cloroformio.

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Bottur& del tendlnl sopra e aotto-rotulel. - HEIWE. (Journal de J1.édecin.e et de Chirurgie, ottobre 1890). La rottura dei tendini sopra e sotlo·rotulei avviene in circostanze molto rare. Essa ~i osserva soprattutto negli adu!ti, da 20 a 2:> anni, e molto piu frequentemente nell'uomo che nella donna, ciò che si spiega naturalmente a ragione dei lavod meno faticosi, che esercitano una minore contraz:one di lutto il sistema mu:>colare, nella donna. Ma a fianco di queste differenti condizioni accE:ssorie che favoriscono queste roLlnre, è interessante notare l'iolluenza manifesta del reumatismo c delll\ gotta che a gi.scono probabilmente determinando allèt•azioni di nutrizione. QuP.stu cau><a è stata rilevata in un gran numero di osset·vazioni.


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RIVI SU

Come cau!IA efficiente, la prima di tutte consiste in un vio lento sfono muscolare. Questo meccanismo può allora ridursi a due tipi principali: o il tendine si rompe in una conlrnzione brusca e violenta provocata dalla paura ed allo scopo di evitare una caduta; oppure si produce subitamente una flessione forzata ed i tendini estensori, la di cui tonicit.A ò ~tat.!t per cosi dire sorprel'a, non banno avuto il tempo di rilasciarsi e devono cedere: ma quesfullim? meccanismo è ancora fortemente discusso. Qualunque sia però il meccanis mo, i sintomi sono sempre press'a poco gli :->tessi o mollo netti. Il dolore è il primo tra. di lot·o: nello s tesso tempo che il malato avverte una scr icchio· lata, egli risente generalmente un dolore molto vivo in corrispondenza del punto in cui avviene la rottura Quec;to dolore è passeggero e scompare generalmente lostochè il malato è caduto a terra: ma lo accusa di nuovo pii.! tardi, quando tenta di rialzar·si. La pressione è egualmente molto dolorosa: talvolta, peraltro, questo dolore uon esiste in principio e non si produce che pii.! tardi. La ~cl'icchiolala non ù sempt•e percepita dal malato; altre volte, al contrario, è così forte da essere avvertita dalle persone presenti all'accidenlP. Ma un sintomo quasi costante è la caduta che c:egue alla rottura del tendine; poscia, dopo l'accidente, i movimenti diventano impossibili: in alcuni <:asi però tjualche movimento può effettuarsi, ciò che dipeod~ allora dal non essere completa la rottura. 11 segno fondamentale che uon lascia più alcun dubbio, quando è nettamente percepito. ,. l'allontanamento delle due estremità rotte, il quale è mollo variabile, da uno ad otto centimetri, generalmente di quattro centimetri. Questa con· statazione é generalmente facile, quando si fa l'esame prima della tumefazione; più tardi è più difficile, ma ec:is le ancora un segno che soventi si trova: nelle rotture sollo-rotulee la s it,uazione della rotula può essere cambiata; nelle rotture c:opra- rolulee questa modificazione acca•fe meno <;Ovenli, ma é possibile allora far· penetrare un dito nella giuntura respingendo la pelle a livello tlel cui di sacco superiore. Lo spo-<>tamcnlo clelia rotula •\ d'altronùe mollo vat·iabile


CUIHURGICA

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e cousL•" ha citalo un caso in cui e:ssa r h;aliva fino alla metà d~ella coscfa; ma quando essa è mantenuLa nei suoi 1'8pporli

abituali, si tratta allora di una rollura ineompleta. La tumefazione infine manca raramenle in quesLa sintomalologia. L'affezione da cui fa d'uopo · specialmente differenziare la rottura tendinosa è la frattura trasversale della rolula. Si arriva cercando col ravvicinamento delle e~:tremità ad ottenere la crepitazione ossea. Secondo Nélaton, la rottura della sinoviale deve essere affermat~ ogòiqualvolta vi ha una tumefazione abbondante dopo l'accidente e che si può, dopo qualche giorno, introdurrò il dito dietro la rotula. La questione della cur·a ha una par te i m port~n te nella prognosi Solto l'influenza di un apparecchio ad immobilizzaziOJ18, la guarigione può essere completa. Vi ha sempre allungamento del tendine, perché vi ha produzione di un nuovo tessuto, e se questo allungamento è troppo notevole il malato zoppicherà più o meno fortemente, S<f''enti persisterà uua vera infermità. Per cui Hervé, èitando molte osservazioni , cerèa di dimostrare che la sutura dei tendit1i, in vìrlù dell'antisepsi deve essere scelta come processo ordinario per la cura di queste rotture: essa conduce molto presto alla guarigione ed in tutli i casi deve essere utilizzata quando il trattamento coll'immobilizzazione non essendo riuscito si debba rimediare ad una guarigione incompleta. Emorragia consecutiva. all'uso della cocaina. - GutNARD. - (Journal de M édecin e et de Clnrurgie, novembre 1800).

Guinard, ha riferito due falli, ì quali dimostrano che l'anestesia colla coca~n a ·può espor re ad emor ragie gravi, cosa importantissima a conoscersi, poichè è facile evitarle quando si eavvisati. In tutti e due i casi SÌ trattava di 1Jna circoncisione fatta in ottime condizioni; l'anestesia era sta~a ottenuta con deboli dosi di cocaina e si era notato che l'emostasia era .stata perfett11; ciò nondimeno nella s tessa sera ii sangue cominciò


IIIVISTA CllJRURGlC.\

a colnrc c 1111i .Juc <'U't in ,li.,cor'o l'emorragia. mollo utJi>dn dattlt>, prCivcui va òall'urloria del fl'euulo. J:t:s . . a non ct:~"O che dopo la legatura ò1 que!-.l'arlertll. • Guinard, dnpo aver di«cus,:;o 1 folli. non esita ad IIUlmctleJ·e che deve'- t ollrib111re que . . l'emorragta r•tardata all'azione della cocainA :;ui val"i , La corainu è emo~tali~• ed anestec:aca nello "le~!-O tempo e for ..e agisce ('Onlemporaneameute sua ner' i motori e c:ui ner'"i '"Pil«ili,·i. Checchè ne ~ia, fa d'uopo ricorJnr e che ti fenomeno di ''aso-costrizione prodotto dalla cocaina Jntù dtc:~imular l'a pertur a di un'arleriuzza di cal•bro sunìdenle a prndurre un'emorragia ulleriore clw nt>ct>«<;tla l'~t~let·,ento dt>l chirurfto. Quando si opera iu un11 regione, in cui la mcdicatura può essere compres~iva . non c il cuso di preoccupar oi dt queste considerazioni, ma dopo la t·ìrconcisionc, i> Pvidenle che nor. è possibile la compresSIOne. Devesi perciò rinunciare alla e:ocaina nell'op~·razione dr Ila flmosi? No, percht\ tl suo uso è vet·amenlt: !JI't!zioso. :\ta Guinar·d c reJe che si debba, prima di !Jraticar e l~ suture, avere la pr ewuztont> di lavar e la ferita c·oll'acrtua bo-

ri ca tiepida, la quale fttrù ces:::are l'azione emostatica della Si \ c.lrit allo t'l\ se vi ha qual<: h e 81'leriuzza rll)

COCIIÌna.

l eg-art).


RIVISTA DI ANAT0]11A E FISIOLOGIA NOHl\fALE E

PA I'OLOOICA

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~ ororgutmnt e leuooottt.- EZRA M. HLNT.- The Me-

dieal Rt•eord , ottobre HstJO.

Qualunque sia la diversità dei giudizi intorno alle relazioni dei rnicrorgani..,mt e dei leucociti con le malattie e lA ...alula e d'uopo riconosctlr'e in questa quel'lltone un ~ran carnbiame11to d'idee che stabilisce il r eale progresso delle ùollr ine ballomnlogìche. Q..ta.ndo :oì comtnciò a capire che i microrganismt erano iu rApporto con h• malattie, non si vide che essi erano in eguale rapporto con la saluta~ ora i più emmenli baller•olog1 ammettono lrt> diverSI ~tudi sui microbi, quello dei microbi ben1gni ed indispensabili alla ~alule, quello dei selLici u ;:apromi della materia in dissoluzione, quello dei patogeni io relazi•>ne specifica col m orbo. Ciascuno di questi tre -.tudi ha as~unlo discr eto sviluppo, ma la maggiore aUenztone si 8 riconcentrata sui microrganismi palogeni. Ptù tarJ1 é dh•enuto inleressanl~ lo studio dei pr odotti dei microbi. uon solo per le plomaine e leucomaine. ma anche pel ..-aslo Cdmpù dei mutamenti vit.ali e chimici, però uon $8ppiamo ancora quali prodotti e quali risulLati dipendano da condiziom tndividuuli e locali. Bourhard dice che la condizione anltbaLtertca non é dtnamtca o vilale, ma è una qualttA chtmicu del sangue normale che lo rende disadotto all'allecchimento dei batteri Ancùc sul numero delle malaLlie prodotte dai mJcrorganism~ e specialmente da forme patogene, le vedute cambiano Secoodo De Bary, K.lein, Koch, Sullon, Crookshank, Vau~;oam la Jt.,.la delle malattie per le tJUali si riconosce un microrgsnìsmo spec•fìco, è variato e r1~tretto. K.och vi pone soltanto il carbonchio, la tuùercolosi c l't!ri!'!ipala, FCl~lf'r sol


IHVISlA

Lanlo l'antrac<> o la febbre ricorrente, Sullom vi aggiutJge 11 farciuo, Vaugham inclina all'1wigine probabile di molle tnalaltie specifich e da vari microJ•ganis mi coesistenti, piufl.osto che da uno per ciascuna malattia, Crooksbank ritorna alla questione di Tenner se ci6 che si allrìbuisce ai micror ga. nismi specifici non sia dovuto a variet.a seUicbe degli sle~si. Né i batteriologi parlano più. con la s tessa asseveranza della ~probabilità che gli esantemi, ed altre malattie come l'inf1uenza, la polmornle, ecc., dipendano da microbi specifici, poichè si son notati ratti strani nelle r elazioni fTa il mic•·obo della resipela e quello della dirterìte che Koch attribuisce a deviazioni di azione, ma che K.Jein, Crookshank, Sullon care tte~ rizzano per vat'iet8 di microrganism•. Koch ritiene proba bile l'origine batteriologica della febbr e gialla , della malaria, della pleuro·polmonile, della tosse convulsi • a, ma dubita che l'i· drofobia appartenga a quesl8 classe. Il fallo che molle malallio nelle quali non sì è <Scope•·to un parassita sono nicabili, e quelle che sono ass()ciaLe alla presenza d'un crorganismo non lo sono, p roduce una certa riserva severare la materie.~ morbi. Un allro progresso sì rileva nella convinzione che le dei microrganismi patogeni non sono necessariamente gìnali od immutabili, e che il mezzo ester iore od in esercita su quelle form e una gr ande influenza, ciò che vescia il princ1pio di Koch che un batterio non si in un altr o. Bland-Soltoo si avvicina alla verita quanùo cbe la storia dei microrganismi mostra all'evidenza, quella dei parassiti animali, elle i batteri patogeni s i svo1lì lentamente da forme non pato~ene, ed hanno mente acquistata la facoltà di attecchire sui corpi vi IJUanrlo tr ovano opportuno l'ambiente, oode la possibihl<i una ~egressione per l'ambiente divenuto inoppor tu no, é desiderabile ,li ogni vantato germicida. Rodet e Ronft loro studi sul bacillo di Eber lb conchiudono, che quando trovano nel liro, non sono che for me degen~rate del rium coli comune, il quale si trova s empre nell' IIILts:st.IIM sano. Quanlunqu ~:~ la teoria rlei ge1•rni abbia avuto per r·1sul


DI _\ :'\ \ TO ~IlA E FISlOI.IIG 1\

1

Hl

teoria lerapcultcll rli curar lo malattie con i gcrm~eidi, la

~atica n011 ba rispol'iiO con risull.i\li po~ili vi, ed il problf'roa ~., 1 enico é ancora r1dolto 111 migltOI' mezzo ùt t·endere i tessuti

i~vulnerabtl i. Vi ò tyualche rag1one por r1tenere che il fet·ro, il clorato di potas sa, il creosoto e vari altri medicamenti ~i oppongono al processo di desiotezraz.ione, e prevpngono od arrc>slino lo s viluppo di certo malattie; ma una cos11 è il rìtP.llere la loro azione come germicida, un'altra l! il ricono!'cere l'influenza inibilrice di eerle medicine veniamo ora allo studio dei leucocili in rapporto con i mi· crorganismi, ed ul pro~es~o che sì va facendo in questo senso. Qualch,... tempo dopo la SCO\'f."rta dei corpuscoli bian· chi, vennero fuori molle idee sulla loro origine, il loro modo t.ll prodw:ione, la loro azione fisiologica e patologico. La loro relazione con l'infiammazione e con la febbre, la loro attiva partecipaz.tone alle melatlie come quelle che allettano le lon!ltlle do\'e fii r iscontrano in abbondanza, Moo tuttora sostenute da molti patologi. Le più recenti e!'lperienze di Metschnikoff han diffuso nuova luce su tale soggetto, quantunque Koch dica cbe l'opinione che i leucociti resi~lano a• balteri va sempre piu perdendo terreoo. Lister mette in rilie vo i fagociti scoperll da Met!lchnikoll', mentt•e Ziegler e ,Grawitz danno maggiore importanza ai corpuscoli dei te..~uti ben distinti dai leucociti, ma non spte~ano i ratti della moderna azione conservatrice che i l..ucociti e"ercitano sui microrgani..mi settici o pstogenì Sutlon dice che quqodo un microrganismo entra nel corpo ammale, i leucociti lo attaccanC' e tentano di dt5Lruggerlo. Mclschnikotl' lenendo nell'ac'1ua molle daphnifP vide entrare nt>l corpo dei trasparenti piccoli crostacei alcun P spore, le quali germioavuno, ed erAno poi disperse per tutto il corpo dal san~e l'ircolanle negli spaz1 racunari dell'animaletto, mdi de· po~itale in parli nelle quali la circolazione era più lenta, c1oé nl:llle cavtté interno del mantello e nella cavità cefalil'a. l vi si raccoglievano dei cumuli di conidii che erano attaccati, divorali e dtgerili da• leucocii.J, e :;e i comch erano molti per unu cellula, allre cellule si aggiungevano a questa rormando untt cellula gigante capace dj comballere con l'invasore. Se 16


RlVlSTA

i leucociti :::upel'l:tvA.no le spnre, la daphnia viveva, ~e no, 1 oonidii invadevanc il piccolo CI'OStl\ceo che moriva. Sullo n, dietro un prolungato studio sulla tubercolosi ·degli uceelli, ha \'ÌSLO che l vasi sauguigni che !'Ono in connessione con i noduli luborcolari, hanno dei cumuli •li bacilli nel loro interno, e si è t>nnvinto che da qualuniJUe sortrenie provengano, sono sempre introdotti pel canale alimentar.., c si upi'Ono un passaggio attraverso le pAreti intestinali, dove !>ono circondali e distrutti dai leucociti. Quivi nuovi lPUco~ citi eontiuuamente affluiscono e rinforzano la battaglia, 1wlla qual11 molli leucociti muoiono, altri si fondono insieme per formar le cellule giganti, i Jencociti morti formano cellule di pus e danno origine ai centri caseosi dei noduli tubereo lari, mentre ai ronRni di questi noduli, nella zona bacillifera il confitto eonlinua. Da quesl1 noùulì i bacilli sono ""-ia dai leucociti o dalla corrente sanguigna, ed il conii ricomincia in un altro luogo, ma se il mezzo é oppor tu1 i bacilli si moltiplicano rapidamente, invadono tutto il Sl~;tt>IIDA corporeo, sorgono dei noduli nel fe~&Lo, nei polmoni, nel veiJo, oella pelle, ed invano le cellule giganti che po!;~olllcl divorare più di 20 bllcilli combaUono, insor~ono disturbi nerali neJrorgarusmo, si elevA la temperatura del corpo, l'animale tnuor·e. L'importante secondo l'autor·e è cbe i medici pratici s i soadano della mutabilìl.à ùeile vedule sulle malatti~ fitfclle, e comprendano come ciò che da molli si r itiene cono5:ciulo Pd accertato, lo ancora nel campo della :.v"'c''llll' zione. Ciò é impor tante percltò, mentre i pralici r isponJ a tulle le prove rE'aH sul contagio, sul bisogno dell' menlo, sulle disinfezioni, sono assediati dagli nllracolllta500 nisti, i quali preserl\•ono un mondo di manipolaziom e solamenti impossibili in pratica, e che poi non riescono impedire la presen?.a dei batteri. f:: nece~sa.rio una conrormilà ai fatti rea li, ma bisogna pensare che molti ti vi risulta LI proven#Zono dall'a~it.azìone e dal r inforzo di restr izioni che sono fondate sovra evidenze incomplete.


01 \\'.\T(I)I IA • I'ISIOI.Of:l\

auJl& materia plogeo& Delle cellule dei batteri - H. Bot:IINt.f{. - (Cf•utl'ltlb. f't"ir tlie med. Wi.s:w.~ch., "· 4~. ):-:!Xl).

11 Buclwer ave• a fulto l'o::>servazionc clte nella inalazione , 111 ezi 1 nc

dei bacilh ùel <.'arboncbio nel1a tracbcn le coni-

~li il 1JetrrLul" f\'l'lliiUiare Jei bacilli d11.1 su bilo sr ro r mu e RC·

co~l(\81-!nato la una v10lenta ìr·rilaziuue inftammatorra lei

1 ,.~snlo d1•l polmone, mentre cor1 l'applicnzionc dello sole ~rnrt> man ~ o!!ni apprezzabile 11·ritaz nne. Ciò con lu~se il

Bucimer 11 pt·n~arc clw lu cau~a ~liimica prossima òella intlammazione e suppuraLione bacillare l'OJ ne della f bbre vacillat'll, pote~se es,..f• re il contenuto plasmatico, ~tli albuminati Jelle cPllule dei ballel'l. Qut>c;La opinione cercò di dimo,-tra1·e nel mo•lo ~<eguenle: - Prepar ò una emulsione 8CIJUOsa di eollur·e di patate del pneumo- bacillo Jel FrieJIO.ndcr, la fece bolhre un'ora e mezzo per !'Olerilrzzarla e oliscio~liet•e re ~ostanze !)olubili e la la::Jcrò riposare per· t4 ~tiorui. Del den"o deposito dt!i balleri t! del Liquido chiai'O s.lprastant,. furnno iniettate e~uali •ruanlil.à Mlto la culi' di uu coruglio. J1 risultAto fu che la ~oluzione chtara non produ.,se ll'llccin dr suppuc·azione, il deposito dei batteri al contrt~ rio pl'O\'OCù nt-llo spazio dt ~q ~Jre forte suppurazione e~etlica. On•le ti Bttchner· tenne per dr mostrato che la sostnot;a piogenn alu..- o ddla emulsionP é prrmariamentf.. conlt n uta uelle cellult! der halltlri. Per ..::eneraliz:zare que"lo e~<periment•) r a utore lo e<:egui oltrt>r.hè col pneumobncillo, con a ltre 1G spocie tir battt'l'i. 11' r "U tato (u in tuili ln Ste!>,.O e perreltamenlf" eguale a quello del pnenmobacillo; lu tti' le emulsioor di baLLtwi davnoo suppur .rione. Questa comune azion~ pingena dei balltri fa cr·edcr·· pr•1babile che gli a lbuminatl del phtsma clei bttller i siano la t ansa di qu' Ila. E •n •[ueo:;to concetto si ralfermò pel ratto eh~ l'ag!::iunte della soluzione dì violetto di metile, che come Lutti i colori basici dell'anelina entra io wmbinaziom chimrca con gii albuminati del plasrna dei IHtiteri , &IIIIUIIU completamPnte l'azione piogena òi una emul~ionc di pnaumoloacilh. Per la ~oparazione della ~oslanza attiva del cor po dei bat-


1\IVIS!A Dl ANATOUIA E FISfOI,OGIA

terì il Bucboer si conJu><he nel modo se~tuenle: da 2!'. colture di pala l~> furono dtllg:eulemenle r aschia li i pneumobacilh, sler0 • perati in 20 volle di una soluzione polassica al 5 p. 100 é con la bollitura per 1- a 7 ore disciolli e filtrAti. Erano quindi leg. germenle aei•iuJati con soluzione allungata di acido cloridrico o acetico e cosi precipilava una sostanza che dava le reazioni della albumina e dal Buchner denominala proteina pneumobacillat·e. lhieLtsta questa sostanza sotto la cute dava solo lievi fenomeni irritativi locali; inveceinlro410tla sotto In cute in tubetti di vetro provocava manifestame-nte la suppurazione e l'esame con il :nicroscopio e la coltura testimoniava le mancanza di battet·i.

RIVISTA DI iERAPEUiiCA La. cataforesl elettrica del aubllma.to. - Dotl. 11:uRMAtiN di Vienna. - Memoria pt•esentata al Congresso intcrn&zionale di Berlino. - (Allgem. l:Viener medù. Zeiluny, N. 39, 1890).

Da gran lampo si va cercando un modo di applicaz'ione del mercurio che sia poco incomodo peì malati e nello st.es..coo Lempo valga ed introdurre "ufficienle quantità di nell'organismo e permetta di dosare o in certo modo di ~ra­ duare la quantità del mercuri!). Con l'antico metodo delle fregagioni si possono introdurre sufficienti quantilà di m~r­ curio, ma non esattamente determinabili; e molto dipende dal modo ùi esecuzione. l metodi delle iniezioni non banno questo inconveniente; ma sarebbe desiderabile trovarne uno con <'Ui si potesse inlrodurre nell'organismo sufficiente quan· lilà di mercurio senza necessità di far prima una lesione. Da lungo tempo il dolt. El1rmann aveva pensato di appli· care la cataforesi elettrica delle soluzioni di sublimato a


RIVH>T.\ CII TERAPEUIICA

2-l5

' tera(oeutwn. E~li fece le pnm~ prOVtl (IOuendo untt --eu(' ( . . • .!'tretnìlà in 1111 va::oo cor. "Oiuzwne dt subhmalo dte a~tva t:r11118 anoJe o un'altra m un secondo vaso dt metallCl che ~i,•n cmoc catocle. Con ciò l\vveniva che tutta la cot'rf"nle :hc entrava nel ct.rpo in questo rimane' a e di nuo\'O u::och·a ~>r l'altro elellt·ode. Secondo questo principio e~t>gui il se~~enle esperimento: pose 111 sua mano iu due \'8~i pieni dt : oltJ!.ione allungata di violPtto di metilene, nella quale erano immerse delle lul'ltre dt zinco come elellrodi e Cece passare una corrente d• 16-20 milliampere pe1· 5-10 minull, e quinJi r,·ò che all'anode le bot~cucce di lulli i follicoli erano co, 0 56 Ioroti col violetto di meUlene e col catode no; onde concluse che le sostanze disciolte penetrano per l'anode. Pt>r pl'oposla del prof. G.t'i rloer. l'E hrmunn fece allri sperimenti sollopon<'odo alla cataro resi lullo il cor po ur.J bagno 8 doppi scompal'Limeuti, dal mir~ner s tesso costruito. In questo loagnu la corrente p<>SSS attrave rso il corpo e anzi lalera1mcult• essendo la tinozza divisa in duo parli d11. uu tramezzo 10 modo che il corpo i> obbligato a stare con la parte superiOre in un vaso e con la inferiore in un altro, cd in ambo le celio è posi~ una lastra di zinco io una com,. anoùe e nel· l'altra come calode. Una corrente di una determtnaLa C<1l'Za può fsr penetrure in UO COl'jJO poroso GO() \'Olle La.nto li<JUido •1naulo nello stesso tempo ne scompone pe1· la elettrolisi. In questo bagno turono dapprima sottoposti alln calafore!'i del sublimalo tre per~one sane, t' da principio con mollll precauzione con soli quattro grammi di sublimalo e.i una corrente di 100 milliampere della du rala di 1;1-20 minuti. Già Il giorno uopo il bagno si palesavauo quantità w mercurio :ltroostrabih quahtallvamente e dipoi delle qnantii.A fra i,l e 1,9 milligrammi che ~pariYano all'olta\'O gior no. I n un C8."0 relativo ad un bagna1·olo, Il mercurio era giu scompar!IO al quarto giorno, prohabilmento per ché costui lavor&\'8 lutto il g•or·no in una atmosfera umida. Ora c;iccome, ~condo le espel'ienze deli'Eh r mann la penelraztone del liqui,!n si re per l'apparato ~landolare, I'Ol'lt è da credere cht• Hl questo ra so l'abbondante secre~ione abbia procu-


246

HlVISfA

rato la clill!inazione del snblimato per la via follicolare . Le allre espeeienze furono falle su malati sifilitici; in fUI'Ono sottoposti alla calaforesi 34 malati, dei quali 3 er11 nel p~r!odo dclla emzione con la scler osi. Uno aveva fot·te eJema Joro con lìmosi e sifihùe papulosa. Egli 15 bag11 i in una cort·ente delln forza di 150 millia mpere durata di 30 minuti; il bagno conLeneva 8 grammi di ~u malo; a qtuJsti dapprima erano aggiunti 60 gr. di arido rorico per precipitare i !"ali 11i calce che formano una binazione insolubtle col sublin1alo; tuu poi fu usata pel aequa già bollita , in cui i sali Ji calce si er ano già d tal1, cosicchè si poteva fare a meno ùi aggiungere l solforico, il 'JUale diminuisce lu fo rza calaforetica della rente eleltrtca. Dopo 15 bagni i sintomi e l'esantema svaniti. In altri due malati furono falli in uo caso 2ì:S bagni, r !jllro :)0. A ve vano ambedue una sifìltùe m aculo ·papulosa sdero~i g rossa CO!l1e nocciuole che svanieono dopo i Qua;:: ti sono dal maggio in os~ervazione e aon si è ma alcuna recidiva. Delle forme più tardiv~ del periodo secondario furono rali tre casi con psor iast palmare in parte con, in senza esantema maculo!>o. In un caso in cui e sisteva u11a $-Ìfilide maculosa furono falli 35 bag ni, ne l terzo uon avvenne alcuna recidiva, nei pt•imi due dopo tre mesi ma niìestò un leggero esante ma con pupule s ulla lingua. cinque casi fu rono cur-a ti dei condiJomi piatti all'ano e d a i nilali. Oopo R-10 bagni eransi dileguali. Localmente non lldopet•ato altro mezzo che de llo spolvnrizzazioni con poi di laico. Finora non si sono osservate r ecidivt>. La maggior pa rte dei mala ti pr esennvaoo fenomeni alla ringe, a lle fauci, nella bocca e daii'Ehrmann stesso ne iu osservati 7 casi . Il mi nor nurnot·o dei b~;~ gni cùe fece questi fenomeni fu di 6, il maggiore di i 8. Tre volle accaddero cidive, una volla un me;.e dopo 8 bagni, due volte tre mesi 9 e i1 ba:rni. A ques ti debbono aggiu nger si m olti casi


01 TE'RAPEUTICA

24·7

s.ono sotto la osservazione Jel prof. Stock e il di cui decorso è mollo favorevole. Di rorrn·e molto gravi furono trattati due easi: uno era una sifilide a pic,·.ole papufe recidiva, ·quaUro anni dopo la infezione con papule nella bocca. Le papule della bocca sparirono dopo 27 bagni, la sifilide. dopo 48. Il secondo caso era di una povera donna molto ~eperita. Esl:ia aveva una sifilide papufosà a grosse papu~e, una irite con forte:: chernosi e sinòchie. La malata fece i bagni dapprima ogni tre giorni, poi ogni due "iofni ~ quindi ogni giorno. Dopo il' nono bagno comparve una ~ggera diarrea che fu facilmente fr~nata dopo sospesi i bagni, col decotto di salep. Dopo il quindicesimo· bagno era svan-ita la chemosi. Dopo 22 bagni, avendo la m<~lata preso la influenza, dovette sospendersi la cura pet· 14 giort)i. L'irite non fece p'rogressi. Dopo 38 bagni sparì. il rossore cHiare in due punti corrispondenti alle si,nechie. Dopo il 54• bagno la malata incont.rò un violento catarro bronchìale che.rese necessario il riposo a letto e la sospensione dei bagni. D'opo dieci giorni, senza che l'occhio primitivamente malato fosse mollo allerato, apparve all'occhio sinistro ìl ròssore ciliare ed una recente sinechia. Furono fatte alla malata cinque fregagioni, dopo le-quali tutti i fenomeni si dileguarono ed oggi, d.!lpo tre mesi, essa è guaritu. In questo caso appa1·entementè sfavorevole fu però manifesta l'azione deJJa o;ataforesi, poichè la malata ebbe t'ipetute diarree che cessarono d,opo la sospensione dei bagni. Del resto recidive dell'ìrite si hanno quasi di regol& in qualunque altro metodo curativo. Cosi l'Ebrmann cita un caso in cui ad una malata fu fatta la escisione della sclerosi e 30 frizioni preventive. Al tet·zo giorno dopo la iniezione le sopravvenne una irite sierosa che spad con cinque frizi_oni; pochi giorni dopo ebbe una il"ite papulosa che richiese 40 frizioni, e cinque giorni dopo la cessaz1one della cura si manifesto ìl rossore ciliare che rese necessarie nuove fregagioni. In 14 casi l'Eht·mani1 uso i bagni di ~ublimaLo in modo in· termiltente, da 10 a 15 secondo il bisogno. In due casi avvennero recidive. Come fenomeni di avvelenamento si manifes~arooo in due casi diarrea, in un caso lo pLialismo, in un


RIViSTA

allro caso un eczema squaromoso che guarì con l'un~uento dtl \Vilson e spolverizzazioni con polvere dl riso. Fu pure analizzata l'urina in quallro malati. In unQ che anche quattro anni prima aveva usato il mercurio, dopo 15 bagni, l'orina presentò 1,9 milligt·ammi dì mercurio; il se. condo, non sLato prima soltoposlo ad alcun lrallamenlo, dopo 30 hagnì mostrò 1,4 milligrammi di mercur·io nella orina, U Lerzo osservato ùal Garlner dopo 26 bagni 1,9 milligrammi a il rtuarto dopo J6 bagni 0,6 mill1grammi. Ultimamente i bagni ~>ono stati falli fare ogni giorno od ogni due giorni con 1:! grammi di sublimato ugualmente riparlill nelle due celle. La forza della corrente è di 200 milliampere, 11-1 durata una mezz'ora. Dopo uu quarto d'ora la corrente é invertita, dappoìcbè la penetrazione del sublimato, come il G8rtner ha provato, si fa solo per l'anode; cosi col tempo ne sarà entr·ato tanto che un di più non ne può eolrare per l rato follicolare; quindi hisogna invet·tire la corrente; in t.a1 modo il primo CAlode diventa anode. In conclusione dalle precedenlì osservazioni emet•ge chi&o ramenle che con la calaforesi si può introdurl'e nel nismo iJ mercurio in La) quanLila dn baslare a scopi le p.•uUci.

Sul valore terapeutlco dotti nella pratica delle malattie degll oreocb1. Dott. SrGJSMONUO SzENES, di Uudapest. - (i\ llgem. \-Viene,. med.U. Zeitung, N. 2.\ 1890). Il mentolo in soluzione al 20 p. 100 con olio è stato r accomandato contro la furuncolosi del condotto uditivo esterno. Si usa introducenùo nel èOndolto un lampone di ovatta ìozup· palo della soluzione, il quale si cambia una volta il giorno. Il metodo è semplice; ma io molti ca;~i il mentolo produce un molesto bruciot•a che non é tollet·ato da tutti i malati. In pochi ces1 questo rimedio riuscì come si voleva; onde il suo uso deve essere raccomandato snlo rlopo la spaccatura e lo scuc· chiaia.roento del fur uncolo. Contro la stessa malaltìa é stata proposta una soluzione al


DI T.EIIAPJWHCA , wo di ace\.8lo e larlrato d1 all~mina, una soluzione aJ1 ~1 ~ · 1000 di sublimato ed anche l'acetato di allumina allun-

I,. LO l . con quattro parLI d'1aCl{ua. L e pr1me . due so1U.tJOOI. .m al -

0 8

um casi si dimostrarono molLo buoni r imedii, solo però dopo

~a incisione o l'atMrlura sponlanea del furuncolo; l'ultimo

ciovs per calmare il dolore in quelle infiammazioni diffuse del ~ondotto uditivo che soglionsi àesignare come suppurazioni croniche ·Ielle cas!'8. del hmpanu. TutL~ e t.re le ~oluz.iom ttono usate llepìde pt>r insll!lozionf'. L8 gliet-rina renicsla al 15 p. 100 è stat.s usa la dal S zenes nel primo periodo delle infiammazioni acute dell'orecchio medio, solo per•ò quando esiste una iperemia diffusa della membrana del timpano senza secrezione nella cassa. In pochi casi calma :;emplicemente il dolore, non in tulli i casi può imped1re la :;uppurazione, poiché in 3 cs~i su 16, non ost.snte l'accurata in,-tillazione della ~licerina fen1csl8. avvenne la s uppurnzione. La creolina (5 gocce in mezzo litro di acqua) iniettata nell'orecchio, è s tala racco!Daodala nelle suppurazioni croniche ,!dia ca:;!:'& del timpano. Jl Szenes lrova poco conve01eote questo procedimento, poich\l non essendo li liquido trasparente, oon si può r iconoscere la qualità della secrezione cac· cista fuor i. La creolina deve esser·e pre!>cr1tta ai male li s olo quando ò lasciola a loro la cura di fare le schizzellalure, poichè, non essendo veleno!:'& e non potendo arrecare a lcun danno, (l preferibile in questi casi a tan'i allri mezzi usati. r; mollo appr·ezzabile la efficacia di una pomata al 2 p. 100 di creolina nell'eczema acuto del condotto uditivo esterno e del padiglione. Dei medicamenti polverulenli che per lo prù sono m~ uffiali nel condono uditivo esterno, nelle otorree con perforazione della membrarta del timpaoo, dopo le schizzellature e l'asciueamento dell'orecchio, il dott. Szenes ha provato l' ioJolo, il sallcilato di bismuto e l'oristolo r·ecentemente raccomandato e H g1à da lungo LPmpo usato pet• opera del Bezold, acido borJco. Da• primi lrc poco si può sperare, ed esai hanno a nche l'inconveniente, che quando si è formaLa nella cassa del timpano poru s uppurezione, rimangono alfallo asciutti. !.'acido borico invece pul'l essere adoperato in lult1 i casi in cui la


RIVISTA

purforatione delha membrana del Lrmpano è sufficreulement gr11nde e situai A in convenrente luogo. quando non c11iste rarie della catena degli o~o;siciOJ, né delle pareti della cac:c;a de'l li m. parro, ecl inollre quando non é aftelta l'apofisi mastoidc, ossra in tutti 1casi nei 'JU81i non 6 da temer·si a·iler~zione di m1:1rci a .,. le sue conseguen~e L'acrrlo borico insufllnto car;iona all'infl.lrmo, c:pecialmPnle quando arriva alla pt>rforazione una l:!I!O· ~azione ~'<imile a quella di ncqua che bollisse nell'orecchio, rna dur a poco e sparisce senzn Ja ..ciare traccia. Se il ~dorno a p. pr ec:c;o non si trova più actdo borico nell'orecchio, come si deva il giorno avanti dopo la insullla~i,ne, allora ~i schizzetla di nuovo rorecchro e si as<·iu~a l! si torna a insufllar e poco acido bortco nel condotto uditivo <1sterno. Nella magg10r parte dei casi di otor r~>a acuta un lrallamento pol verulenlo è !"U~ per Hoo, d~:~ppoiché suole avvenire a guarigione con le ~ole ~ gole di pulizia. L'acido lattico in soluzione al H p. 100 è stato· r·accoman. dalo c·ontr·o le olor·ree croniche, ma il SzPnes dovelle pr t!slo rinuoziarvi, poiché anche c:ulla pelle dl'l condollo udili'O ester no e del padiglione agisce da caustico e quindi è molto doloroso. L a cocaina in l'Oiuzione al i-IO p. HlO è stata r accomandaUl contro i su <~surori de~di or~cchi portandone alcune goc per mezzo del ralelere attraverso la tromba di Eustachio nella cac;sa del ttmpano. ti Szenes la usò in L4 casa sussurro deglì or ecchi , ma solo in quei casi nei quali i l su surro non si ero pc.tulo far C6""1lre con allri eqpedienta. Spe~so anche ttuanrlo le iniezioni rurono continuale per più selttm tl rt t> il ri~u lla to ru nullo. Tal modo dt cur A deve u;;arsi con molta precauzione, poichè anche quanlit.à m iuime di cocama hanno potuto cagionur e fenomeni da a\'velenamenlo che si manifestarono in forma 1li nausea, ver ltgine, spo!'lsameuto, vomito; •Juesti sintomi il Szenes li ossel'\'11 solo i n tr e ca~•. mn al tr i autori ricordano pu'a frequenti ft•nom eni di avvelena-

,.e-

m~>nlo.

Il Stenec: rifea·i«ce anche l"ul valore del tnassaggto che egh vede fr equentemente osato nella clinica delle malallte d e~o,oit or ecchi ùi Prago. Egli lo usò i n J 6 casi della l:oUa pr ati ca pri-


Ol TERAPEUTII;A

,·alll con bu011 l't"ullalo. Il mass:agg-io fu usato nelle inflammembrana del lllupano, però ~olo dopo .~ •.,:;ata la l"li(IJ1UI'8zione, eù anche in quei casi nei '!UO.li il pro1 r··~«o non erti anC'ora passato u suppurazione, ma. esil"lova nella cas:>a del timpano un poco dt secrezione chP non poli~' a e~sere fotta rias:>orbire col meto,Jo ordinario della pc1-a elastica o del catetere. maz100j acuto tlella

Le lnies.loui lpodermlche di aubUma.to nella. aca.rlattln& nella difterite. - Nota preventiva del doli. GIUSI.WF'I. 1\COJHL''· - (!l J!orgavni, parte t•, novembre 1890).

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La scarlattina e la dirlerite, senza discutere tfUi se son du~ cnhlu cliniclw dn·erse, o, come allri ~osliene, lue poco dtver"e manrft:~lazioni d'un unico procc!':«O morbo!<o dovuto nd 1111 unico gPrmt• (Zieoety), sono certo due malattie delle peg:.dori che banno alfaucalo in ogni tempo i terapisU per la ricerca ru un !':l<:lema di cura. Dopo a' ero inutilmente tentuto tuUi i soliti Jne;~zi, l'autore t·~u~ò di tenltlre il sublirnato (l ccnligr. al gtorno) per via ipotle!'mica, nella cura della scarlalliitll e della difl~>rite e no oUPtme oLtimi risultati. Come andrebhP inlesa l'azione farmaco-dinamica del subllmflto in qu•-sti cast 't Lu scarlalliua e la tlifterite, induhbiaruenle, sono malalli~ th natura infetlJva, le cui manifestaZIOIIt Jocalt seguono l'infeztolle ~eoerale, 11 !<ublimato. quintli, m questi cas1, spiegherebbe la suA azione ,Jelet~>ria !>ulla vita dei germi che sono cau~a di quPste infezion1, e la sua uzione sarebbe generale prima per In rnodillcazlone che induce s ulla temperatu1·a e «ullo stato generale, ecc .. locale poi nell'atto della sua elimiIIIIZtone, venendo fuori l rtl verso organi, pei •JU&li pare abhiano special~ elezione (reni far111ge). Una interpl'èlazione cOSI CaLLa pre..euta la massima veri!':irnif{lianza, ''""eudo e~su razionalic:sima ed in lutto couforme ullu rlottrinc genernlmt>nle accellnto o propo;.ito dell~> malalLie c tlel farmaco. Contro un ll·allamenlo cosi fallo 11011 l:!l potrebbe muovere


RIVISTA

altra osset·vaziono fuor·i di quella di non doversi fat• molto a fidanza con un rimedio che ba una indiscutibile azione depressiva sui normali poteri dell'organismo in atfeziouf che hanno per nola distintiva giusto il grande abbassamento di questi poteri. L'obiezione però non è di gr11n momento. Il fallto del miglioramento degli infermi sotto l'azione di questa cura, è veramente la più eloquente smentita; ma v'i• di più ed è l'effetto utile che, in circostanze svariate in ~ui qut!i poteri sono gravemente compromessi, si ottiene colla mercuriale, in affezioni anche non sifìlitiche, come la nite, la meningite cerebro·spinale, l'idrocefalo, ecc., ser~ze[• tener conto delle malattie diverse di spettanza chirurgica, tale, come oggi si usa, con medicatura al sublimato. Del 8omnal. - Dottori Ve.NANzto e StGHICELLI. de{] ti ospitali, N . 25, 1890).

Da non molto tempo un farmacista di Berlino, il Radlaner, mescolando parti uguali di cloralio, di uretano e di alcool etilico a 96° e scaldando la miscela soLto una determinala pressione, ottenne un liquido incoloro, cristallizzabile in aghi, di sapore amaro, di effetto ipnotico, a cui diede il nome di Somnal.

La formola da adottarsi per uso terapeutico sarebbe la !'Seguente: Somnal . . . gt•. 10 Acqua distillala ,. 45 Sciroppo d'arancio . » 20 Di questa soluzione se ne deve propinare un cucchiaio da tavola alla sera, colla quale dose corrispondente a 2 gr. di farmaco, si avrebbe, dopo appena mezz·ora dall'ingestione, un sonno della durala da 6 ad 8 ore. Nonostante che le esperienze finora falle con questo nuovo rimedio fossero assai scarse, ed i risultati di esse ancora màl determinati, tuttavia, in seguito ad incoraggianti notizie pubblicate dal dott. Zagorski, gli autori vollt>ro 8perimentare


Dl lER.U.WTICA

. somna l, e '-e il numero delle e::-per ienze loro non ha po1 mollo grande, perchi• da pow il rimedio è sl.sto ~m portato e in scarsa qua n ti là, esse però sono molto con~Judcnti, avuto rif{uardo specialmente alla qualità dei malati sottoposti alla esperienza, perchè in essi il fenomeno dell'insonnia era costante e difficile a vincersi cogli allt•i ipnotici pi? in u~o. . Ecco i rtsullat• dello stud•o fatto dagli autori su questo medicinale nuovo: 1' Si può asserire con sicurezza che il Somnal non produce gravi disturbi gastrici, perchè l'appetito e re digestioni non si mostrarono alterati, anche negli infermi che ne presero ripetulamente 4 e 6 gr. :t Il c~ore non subisce, con dosi di 2 a 6 gr. modificazioni di rilievo; il polso difatti si mantiene regolare, sebbene si faccia alquanto più frequente e più piccolo poco dopo la ingestione, salvo a t•iprendere i suoi fisiologici caratteri quando il sonno è incominciato. :lo li respiro non si mostra modificato nè in frequenza nè in profonditil. 4' Il Somnal produce con grande facilità la vasoparalisi facciale (Rash), certamente in rapporto colla modificazione funzionale del simpatico cervicale che è tanto più facile a manifestarsi, e tanto più intensa, quando si introducn nell'organismo anche una piccola quantità dt alcool, quale ,. quella che si contjene nella razione di vino che viene bevuto ai pasti. Il detto fE'nomeno dura cinque o sei ore all'incirca, e non si accompagna né a cefalea, né a vertigini. 5o La dose di 2 gr. può essere efficace soltanto nei cast di lefrgero insonnio, non in quelli di insonnio grave e ribelle, specialmente se dipende da stati di eccitamento del cervello. La dose più efficace è quella di 4 gr ., con cui è difficile non ottenere un sonno della durala di 5 o 6 ore almeno. 6° Il sonno non si verifica che raramente, solo dopo mezz'ora dall'ingestione del Somnal; in generale passano 2 ed anche 3 ore, più di rado 4 e 5 prima che si ottenga l'effetto voluto. 111111 csset·e


nn·r~

u or 1F.RA PFl n CA

;• LI Somnnl ttgt:<re met-ho che· nel lttlliAll !11 me11 l 11 forma depre~$iva che iu IJUelli a f<H'ma l'>~pan::;ivn . ~· La durala •lei sonno o"'cilla fra un mas:'tilrl•l dt ~ •lre P un minimo di mezz'ora; la media t'l di 7 Ol'e Hlrincirca. Rùu.~umt>n lo Il Somnal puù con~idern•·si cotue un ipnotico meril~: vole di e~sere adoltato, per la tlurala e la qualilé del sonno che induc~.>, per la sua relativa tnnocuttù, eJ anche per ti suo prPzzo, che non è ~uari elevato; et! il suo modo di agire ricot·òa asse• da vicino le proprietà lerapeutiche ùe1 ClUOt due prectpu.i componen ti, il.cloralio e rur elano.

RIVISTA D'IGIENE La vaoolna2'Jone nell'eaerolto germanico. - ECltrallo .tal Sanii(itsBt:rcciH uiJertlie k6ntglcclt f'reus.'lische Ji r mee, eee. dal t• apr1le l 88i 111 :H mar'.w 18l s

C'..ol periodo 1 88~ 88 comincia nella r ivaccinazione d('lla truppa tedesca una nuova epoca, che comctcle col passagg1o all'intl'oduzione generale dPII'uso ò('lla linfa animale. La storia della varcinaz1one uella truppa, che coslllUJ!!re un ramo COSI 1mporlante dell'igieue dell'ese1·cilo, dal :li maggio 1826, in cui venoe orJtoata la vaccinazione obbligator1a d1 l utti i militari non vaccinati né va1uolali, fino alla epidemia d1 vaiuolo della StUerra 18i 0-i1 , cosi dimoslral1va e benemerita per la inoculazione protllatlica d~ll'esercilO, ep1d~ ania che mise in luce la stringente nec~s1hl c.lella continua:tione Jella vaccinazione nei militari, si può ritenere come couoscwla didro la comparsa ùel Kriegs-Sanitiitsbericht. lticordìamo !'tolamente come gié nella campagna ts;o il, ad onta cbe fos!'c-~ giit conosciuta la linfa aJia glicerina, non ru ~empre racile di procurat-si la c:ufficieote quantità lh male-


111 VLS l A o't<;IK'i ~

le c eh<.' talora s1 rese s en:-.Jbilt·, ndlc ucce!,<:-it-a che tnrllt ' · l 8ZIOnt · · Hl · ma...!,o8., l a • r •c\&00 ad Ull t1'8 tt O d l l 'ii p!·de IIIUCU

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ncanza cii lmfa appropr1ala da provn•dersJ rap1damente. • , • b 110 t0 che dopo ti LP.rmm\l ùella campagna, nell e~ercJlo ..,1 eseguiva generalmente 1'111nesto vaccinando dapprima una paz•ll.' de• co~crì~li con liufa eh bamb_ini, cd il_ rimanente da bracdo a bracCio; processo che, pez n!'ultall o~lenut1, era in 0 ~ 1 ù gLliS8 apf)rovabile. Si otteneva cosi una più s1cura prottlass1.. enza che si t'iano verifh-ale caLLi ve conseguenze. SJpra L:WO,OOO militari rivA·~clnuli nè mori uno per mfuti• nt san!lui,.!na sopravvenuta dopu l'inoculazione, e i8 ebbero disturbi transitori, scnzu che St sia constatalo il tra"Porlo d1 altre malattie. ~a rlal 18~3 in poi le condizioni rfella vaccmszione nei miJit.llri furono in modo particolare influenzate daiJa leggo sulla \'&C ·mazione dell'8 aprile l8iL la quale colla introduzione della vaccinazione e l'ivaccina;dooe obbligatorie può ritenersi corue un riconoscimento della prollla~si oltt~nuta nell'armata. sulla esper1enza della quale 8i basa principalmente. PoichC !'econ lo lA suddetla l~gge gli t11lievi delle scuold pubbliche P prJ\ ate debbono essere asso~gellali ad unti rivaccinazione nel t:!f anno d'età, ne viene cb e circa dalla fine dell'anno 1 82 entrarono nell'esercito militari i •1uah 7 ed 8 anni prima ave· vauo subito una seconda IIIOCulazione. E dai dati statistici, ordìnati dal ministero nel novembt•e 188~ si pol.é conslataro che 1 risultati numedci erano rimn~<ti presso a poco 1 mede~irni, ma che nelle pers-one l'ivacaìnale a i2 anni e•·a minort~ il numero delle pustole oUenulo e queste erano meno >l\'aluppale, più povere di linfa, cosi che la possibilità di ri•'.8\'&rne linfa era resa più difllcilt:, tanto che si era rnanacciah di perdere una soz·genle dì linfa fino allora cosi abbond:lllte. A ciò si aggiw1se che anche t figli di sottuffìciali erano spes,;o \'&CCinat! dai medici vaccinalori pubblif:i, e venivano co-.ì :.ollralte anche que~te pu~lole per lu vaccinazione dei mii1Lari. Questa mancanza di linfa rese necessat•io di pensar e ad un materiale per Ja vaccinazione nell'esercito che rosse sem 11111


RIVISTA

pre pronto, e cosi nel '1884 si dìede compimento al piano per l'introduzione dell'iuoculazione con linfa animale giil sllito ventilato dal ministero della guerra nel i 87'i' il quale aveva dovuto mettersi da parte perché in allora era poco sviluppato il modo di ottenerla, c poco sicuri i suoi esiti. La pro. gettata introduzione fu favorita dal miglioramento tecnico e dal procedimento scientifico nella produzione della linfa animale avvenuta precisamente in quel tempo. (Vengono in seguito .i quadri compar·atfvi dei risultati ottenuti nell'anno 1884-85 nelle vnccinazioni e rivaccinazioni fatte con tre specie di linfa animale (Pissin- \V esche- Reiss ner) e con linfa umanizzata in 6 corpi d'armata). Da essi si rileva che nella prima vaccinazione si ottenne colle tre linfe animali il 49,8 di esiti per 100 innestati, e colla linfa umanizzata il 60,5 p. 100, nella prima rivaccinazione 29,9 colle linfe animali e 39,8 colla linfa umanizzata, nella seconda rivaccinazìone eseguita con linfa umanizzata dopo due vaccinazioni negative con linfa animale 22,2, e con le linCe animali dopo dne vaccinazioni negative con linfa umanizzata 13,7. La s coperta del bacillo tubercolare e perciò la conoscenza del pericolo di una simultanea inoculazione di es~o colla vaccinazione avevano destato nell'ufficio sanitario imperiale il desiderio che si evitasse per quanto f'ra possibile l'inoculazione da uomo a uomo e ~he si usasse solamente la linfa di vitelle, le quali fossero state riconosciute indubbiamente immuni da tubercolosi mediante l'esame dei visceri interni dopo il loro abbattimento. Quindi si pensò di r iunire una commissione per deliberare circa il metodo più conveniente por ottenere la Jint'a animale, pensiero che corrispondeva ad un rapporto della commissione delle petizioni del Reichstag In esso si proponeva di riunire una commissione di persone esper te nella cosa, • la quale esaminasse l'attuale stato fisiologico e patologico della quest-ione sulla inoculazione, special· mente in rapporto alle cautele, che sono appro priate a circondare la inoculazione colla maggiore possibile sicurezza, e stabilisse le norme per ottenere IIUP.sta sicurezza, nel caso


D'IGIENE

257

di una presc1·izione generale della vaccinazione con linfa animale. • Questa commissione, alla quale presP- anche parte il ministero della guerra con un relatore della divisione medica, si riunì dietro decisione del Bundesrath il 30 ottobre L88~, e le sue deliberazioni e conclusioni, che rischiarano CO!ii essenzialmente lo stato della queslione circa l'uso della lìnfa animale, resero difl:ìcile di procurarsi per le vaccinazioni nell'esercito la surfìciente quantità di linfa umanizzata, il cui uso in sò e per sé, non aveva dato risultati e conseguenze sfavorevoli. Si doveva perciò a ragione cercare di utilizzare per l'annata la ~in~a animai~, mas~im~m.ente _dopo che le nuove deliberaziOni dell'ufficiO santtarw Imperiale del 17 e 18 giugno 1886, sopra la produzione, la conservazione e la spedizione della linfa animale dovevano anche sotto questo rapporto dare i più attendibili risultati. Purtt·oppo la disposizione della divisione medica del 20 no\'embre i88~ ai medici generali di corpo d'armala, che ordinava esperimenti di vaccinazione con linfa animale insieme a vaccinazioni di controllo con linfa umanizzata non pt•teva più essere sufHcientemenle in osservanza 'nella vaccinazione del 1884-Sf>, giacché una ~rlln parte dei nuovi arruolati era già stata inoculata con linfa umanizzata. Nell'anno 1885-86 ruròno eseguiti estesi esperimenti con linfa animale dapprima in alcuni corpi d'armata, e precisa. mente sotto i seguenti punti di vista: 1• Gli inscritli da vaccinare delle truppe scelte per la prova dovevano essere divisi in gruppi uguali, dei quali uno si doveva inoculare con linfa umanizzeta, l'aHro con determinale specie di linfa animale. Di queste ultime si usarono principalmente: la linfa animale primitiva (cow-pox)di Pissin, quindi come retror;accine la linfa dello stabilimento vaccinico del granducato di Anhalt a Bernburg di Wescht>, e quella dell'istituto del granducato di Sassonia-Weimar di Feiffer, quindi la linfa in polvere (Lymphpulver) dello stabilimento municipale del granducato dì Assia in Darmstadl di Reissner', 17


IU~ISTA

Della linfa umanizzata gi doveva adoperare: linfa di bini pura - linfa di bambini con glicerina nella di l di liofa e fino a 3 lli glicerina, recente o conservata non oHt·e 2 me~i - e linfa di rivaccinazione da braccio braccio. 2' I diver<:<i gruppi dello stesso riparlo di truppa vaccinati dallo slessn meiico militare col medesimo n,...,,..,.,,_ :1• Se due inoculazioni ripetute con linfa animale nevano senzr. e~ito, la terza volta si vaccinava con linfa nizzata e viceversa. 4° La co•1sistenza maggiore della linfa animale e q la drfficoltà di ft~rla attaccare fece sembrare necessario inoculare col metodo delle incisioni. Queste dovevano superficiali, fatte colla lttmelta scana.lata, o col bisturi da culazioni, non sanguinanti, lunghe tre quarti ad 1 centim semplici (1), doppie (Il) od in croce In seguito incisioni tenute aperte stirando la pelle, si soffregava ratamente la linfa colla lancatta o con una stecca d'a Si l'itennero snrftcienti 6 ad 8 incisioni per individuo. ricevere la linfa serviva un porta-oggetti incavalo, sul se ne doveva sempre porre una piccola quantità. Dopo l'inoculazione di ciaschedun individuo si ""'"'"'"".. sempre accuratamente pulire gli istrumenti adoperal.i. vietato di introdurre la lancetta non pulita nel della linfa per prent!erne, e dr raccogliere i residui linfa rimasti negli strumenti o sul por ta-oggeUi e riporli recipiente fJ• Come sintomi dell'esito dell'inoculazione valevano pustole regolari, oppure una vescica r ipiena di liquido. semplici papul~> non dovevano considerarsi come esito. I risultati dell'esp~>rimento furono i seguenti: Gli esili della prima vaccinazione fu rono: Con linfa animale 9,603 su 1!),28!) innestati = 49,8 p. Con linfa umanizzata 5,332 su 9492 innestati o. 100. Gli esiti nella prima l"ivacciuazione furono: Con linfa,animale 2,84-2 su !>,492 innest-ati= 29,~ p. 1

<+>·


n't GlENE Con linfa tll1l8lliZZ11IA 1,3)<0 «u 3,i61) innestati == 39,8 p.lOO. Gli esili nella ~econdn l'ivaccinaziooe furono : con linfa animale dopo due precedenti inoculazioni senza esito con linfu animale, 13,7 p. 100. c on linfa umanizzata dopo due precedenti inoculazioni senza esito t-On linfa umanizzata 22,2 p. 100. Colla linfa animale si ottennero in media 2,7 pustole, e colla linfa umanizzala ~.4. :-\el 1886- 87 gli esperimenti furono estesi a tutti i corpi d'armala, cd inoltre si aggiunse la retrooaeeina dello stab•limeolo pt•oviociale di Halle, ed invece della linfa in polvere di Darmstadt si usò la linfa in emulsione. T risultati compar·ativi di quest'anno risultarono cosi: La pt'ima inoculazione diede: Con linfe animali su 48,637 innestati, 23,733 esiti = 57 p. 100 coo 2,8 pustole in media. Con linfa umanizzata su 24,634 innestali, 16,014 esiLi == 65 p. iOO con 3,9 pustole in media. La prima rivaccinazione diede: Con linfa animale su 19,375 innestati, 4,905 esiti== '25,3 p. 100. Con linfa umanizzata su 9,198 innestati, 3,664 esiti == 39,8 p. 100. La seconda rivaccinazione diedE>: Con linfa animale dopo due precedenti inocu~azioni senza e~ilo. Con linfa umanizzata ~u 3,886 innestati 730 esiti = 1R,8 p. 100. Con linfa umanizzata dopo due precedenti inoculazioni senza esito. Con linfe animali su 12,680 innestati, 2,9M, esiti == 23,3 p. 100. La linfa umanizzata diede dunque ancora i migliori risultati; però gli esiti con linfa anima~ furono maggiori che nell'anno precedente, specie in (]uei corpi d'armala nei quali, l'anno prima, era gié. s tata adoperala, e per conseguenza si era -già acquistata ma~giore fl)miliarilà nell'adoperarla. Si po-


.260

111ViSTA

tevaadunquer·Hun<'re.cheaumenLantlo la cono!Scenza delle pro. prieta edell'uso della linfa animale,avrebbero pure aument.ato gli ('Sili con e~sa ottenuti, e siccome si poteva con si<'.urezza ritenere colla linfa animale una profilassi così sicura come colla umanizzata, cosi furono dal 1887-88 in poi eseguiti in tutti i corpi d'armata le prove dell'uso di Jiura animale materiale di inoculazioue. La linfa stessa fu fornita dallo stato per i bisogni di tutti i medici militari, prendendola dagli stabilimenti vaccioiferi della Prussia e degli altri paesi: 3° corpo ed in quello della guardia però si continuarono inoculazioni collalìnfa originaria delle vaccine di Pi!'<sin. I tali furono i seguenti: con linfa di H alle 78,2 p. 100, di lmrg 72,8 p. 100, di W eimar, 64,8 p. 100, di Pissin 62,2 p. di Strasburgo 59,7 p. 100. Il risultato generale di tutte le inoculazioni nel 188~-sx é il seguente:

Quadro sinottico di tutte le oa.ccinaztoni e rioaccina ioni eseguite neu·.,.., r..l .l n

.H\~ O

1$84-85 . 1885-86 . 18&6-87 . 1RR7-88 .

Numero

l

degli

-

l

1,' innesto fo - --

' innestati con t'sito

135717 1 91 716

137184

132043 1627i3

83725 81i-01

li~]~ l llisuttato 26~.9-9 -----,-----

S:S?t; :;·;:~e

con esito

13951

40943

53459 50642

51153

20~57

48460 49058

1R694 161-ii

u1nool 5079:~

1ùl46

l

Le malattie osservate in seguito alla rivaccinazione soltanto in casi isolati e di piccola entità. Il colonnello dico Becker osser vò in A!Lona in un individuo un doloroso nelle vicinanze dell'innesto, della grandezza di uovo di gallina, che si sviluppò due giorni dopo con ingoi'gO delle ghiandole ascellari, e che guarì :so•am1cu1~ dopo una cura di 3 settimane. L'innesto er a stato


b,·accio a brarcio; la linfa originaria proveniva dall'istituto vaceinico di Kiel. saJzwedel notò in Magonza in un soldato una eruzione veseicolare estesa a tullo il corpo circa 6 giorni dopo una inoculazione con linfa di Pissin, comparsa insieme ad uno sviluppo regolare delle pustole..vacciniche. Due volte si sviluppò una risipola sul luogo dellwnesto. Si osservò un flemmone a Saarbrùcken, e nel188/ a Bromberg una linfangioite con otite media. L'individuo relativo era stato vaccinato il 26 novembre, il 3 dicembre l'esame delle pust.ole non Aveva dimostrato nulla di notevole al braccio; 2 giorni più tardi si !'lvilupp6 una linfangioite che scomparve presto ; però al 10° giorno insorse con febbre e brivido una otite media destra. la quale guar1 coll'uscita del pus da una rottura del timpano. L'individuo non soffrì nessun disturbo dell'udito.


RlVISi A DI STATISTICA MEDICA

Sulla. lev a. del na.tl nel 1869 e sulle vicende dell'eaer. olto d al l" luglio 1889 a.l 30 giugno 1890 - Rela z.ione a S. E. il Ministro della guerra. pPI direttore

rale delle leve P. tr·uppa tenente generale conte F. Riassunto bibliografico. l. Dati sulla leca. Il contingente di 1• categoria sui nati nel 1869 doveva rere di 83000 uomini, compresi i 1000 assegna ti alla marina. Fatte 1e prime epurazioni delle liste di inscrizione mero Jegli inscritli della classe r isultò di 365026. l'io mero

Però di questi: 5000 Fur ono nuovamente cancellati. 61035 ,. poi riformati . . • poi rimandati alla ventura leva 80894 20077 dichiarati renitenti . Risultarono quindi idonei: Contmgente di 1* categoria . 82942 Assegnali alla ::2' categoria . 22782 » » ;J• » 89296 24,~ Lasciati quindi in disparte i cancellali ed i renitenti scritti della classe si r idusser o a 33S9-l9; di essi 192050 rono riconosciuti idouei al ser vizio, 144929 inabili asso!

mente o tempor ariamente.


JIIVISTA Dl STATlSILCA MEDICA

Dei 64()35 inabili permanentemente, furono dichiarali tali: 3959 in rassegna speciale; 2i5lH lo furono per deficiente statura; i2H1 per imperfezioni e malallie, dei quali 39-i3 in rasse~na speciale. però se tale fu il numero dei riformati in rassegna speciale (oltre 16 per deficiente statura), il numero dei proposti ascese a ben 8749: 4~:l4 dai drstretti, 3915 dai corpi. Finalmente ai 395!J riformati in rassegna speciale debbonsi in qualche misura aggiungere, pet· metterli in riscontro agli 8749 proposti, anche 3278 rimandati alla prossima leva. Gli inabili temporariameute e rimandati perciò alla prossima leva, lo furono 6t91 per difetlo di stat11ra, 72035 per imperfezioni e malattie: tra questi 73 furono mandati rivedibili pere h•\ l'iconosciuti i nabili all'estero. Si ebbero H-n surrogati di 1a, 8 di 2• categoria. Erano ~~:ià alle armi, e computarono nel (lontingente di 1• categoria, ben 2895 volontari (1741 ufficiali, 24t allievi di istituti di istruzione militare, ~180 volontari ordinari), ed inollre 59 volontariamente dnlla 2• o 3• transitati alla 1' categoria, e 836 volontari di un armo. Ottennero a vece di ritardare, comecchè studenti, la prestazione del servizio al 26° anno 67~ inscritli di 1' categoria (dei quali 313 studenti di medicina e chirurgia). Tenuto conto dei già in servizio, le reclute di 1• categoria chiamate a raggiungere le bandiere si ridussero a 783i6: e le raggiunsero 75!>(1~. · Nel 2" pl'riodo della leva ne furono ulteriormente arruolali in 1' catcgo1•ia :Jii. Finalmente 1000 inscritti furono as· segnati al servizio della regia marina. Gli inscritli misurati furono ;l328:J.i: la stalurs loro media risultò di metri ·t,63; quella degli inscritti che raggiungevano la misura legale (metri 1,55) fu di metri 1.64: la mas::>ima asso· Iuta (metri l ,99) si verificò in un inscritto sardo (Lanusei). Degli idonei, complessivamente calcolati (di 1•, 2- e 3• cat-egoria), sapevano leggere e scrivere 109466 (56,13 p. 100), sape· vano sollanto leggere :1575 (1,83 p. 100) ..... Invece dei militari


RIVIStA

congedali nolranno (dt!lla cla sse 186i). u&<OO. dei quali al gcre ai cot·pi sapevano le~gere e scriver e soli 55,13 p. 100, 31 momento del con~edamt?nlo lo ~tapevano 77,24 p. iOO. Il . Vieende detresereilo. ~.

Il. -

C• limitiamo ud acccnnart poclti (a~ e•ltiiZÌ{d' ouorn t lltllal1

fa11no: di40IO JNI, Qll:fe/1. i Itarallt/1 (ra il f ' l"f~O (889 trl il30

1890, l~ aolt cr(rt rtlatlt~c a guula ulti~~«~ dttla .

Ufficiali ìn ser,izio l'lft:llivo al 30 giugno 1890 :x H52R

u11 aumenlo dì 11H sul 1° luglio 18 9)..... Corpo sanitario (H colonnelli, 27 lenenLi colonnelli, :>8 maggiori, 31::! """'"' ...'"" 1!17 lenenti, 72 sollt)lenenli). Unìcia li di complemento dell'eser cito permanente .SS67 mento (482) ..... Corpo sauìtat•io 650 (2 capiLani, 94 :>54 sotlotenenti). Ufliciali in di~tponibiiM eù aspettativa N. 182 (d z•one 12), corpo ~n ilario 7. Ufficiali etfetlivt di milizia mobile N. 359 (diminuzione corpo sanit.ario 59). liffìc1ali di complemt•nto di milizia mobile N. 34M (au ;J04), corpo ~an ila rio 370. Ufficiali di mihzta lemlor iale ~- 5838 (aumento 60). !'ttllilario 4:J7. Ulliciali 10 po!ti.tiooe di servizio ausiliar10 N. ~93), l8ttmenlla l)';), corpo l:i&nit.ariO 10!1. Concessioni di matrimonio (ufficiali, esercito ~ervizio effellivo) N. :>6,9. Ammogliati in tot.ale 3i08 (corpo sanitario (141). Decessi neglt ufficiali dell'esercito permanente: Per causa rli :;81'\'ll.ÌO O; per mala~tie 75; per SUicidio t per mCor~unio ~. Totali; \JI. .... Del corpo sanitario 4 (per laltia).


Dl StATlSCJCA UDICA

965

1ruppa: Nnmeru

Arruolatisi nel periodo dei ti! mesi volont~msmenle 0 pas~ali di categoria. . . . . . . Di 1rue."li net reparti e ploLoni d'i:";lruzione Arruolatisi come volonl.ari d'un anno • con ritarde del servizio . . . Pretnunilist . . . . . . . . . . . . volontari di un anno degli anni precedenti che v~\'ano ancora pre.'!ta.lo (come rtl.ardalari) alcun 0011 8 ~ervizio . . . · · · · · · . . . . . . . Ascritti ai plotoni d'istruzione e promossi sergenti al termine del corso . . . . . . . . . . . Raffermati senza premio . . . . . . . . Attendenti rimasti aUe armi al congedamenlo della loro classe. . . . . . . . . . . . . Rafferma ti con prrmìo alle armi ali' luglio 1889, Per concessioni nel periodo dei 12 mesi Diminuili oel per1odo stesso . . . . Rimanenza al to luglio 1800 . . . . . Impieghi accordati at solluiJìciali solLo le armi. . • • in congedo iDimalato • . . . . • . . • . . . . . . . Rima~Li in attesa d'impiego al t• luglio 1890. Rianunessi io servizio . . . . . . . . . .-\mmogltala, nell'e."ercito, al 30 giugno 1800 . Chiamali all'1slruz1one (ed effettivamente venull au.. armi) . . . . . . . . . . . . . . t• calegoraa classe J 64 (28 giorni) . . . 2• cale~oria class1 18GB e 1869 (.\:> giorni). 3• categoria nati nel 1869 (15 giorn1). (In tol.ala Z«H54:G giornate).

3300 59<J 242-)

397 417 627

17ib

1790 2955 63 18372 2937 2006 19088 i3lJ

4-i 85.'> 363 2151 7670 l 42142 2528J 8675

Compagnie di disciplina: Forzu al 30 gaugno 1890: tt76 (diminuzione in riscontro al 1• luglio 1889 N. 71). (Per simulazione d'mfermità 15).


RIVISTA

Stabilimenti dì pena, reclusori: Numero

Al 30 giugno . . . . . . . 490 (diminuzione 251 ( » Compagnie reclusi (al 30 giugno) " carcerati (al30 giugno} 216 ( • Giornate d'assegno in ~otale nei l2 mesi: 84003715.

DiserLor1 (militari e reclute) . • presentatisi poi » arrestati. . . . . Mandati in congedo illimitato Mandati io congedo assoluto Collocati a riposo e giubilati. Cancellati dai ruoli , . . . Passati dalla 2• alla 3' categoria: Per l'articolo 95 della legge . » » nG • Rassegne di rimando: Congedati . . Sottutficiali . . Ca porali . . . Soldati e reclute . Per cause dipendenti dal servizio . Ammessi a pens1one . . . . Per applicazione dell'Elenco C •

Rassegne annuali: Riformati . . . Licenze di convalescenza: Accordate. . . . . .

B


267

DI ST.\ t'lSTICA 3IED1CA

Defunti: Nel periodo di 12 mesi dali• luglio 1889 al 30 giugno 1890 morirono sotto le armi: Sottullìdali. Capor·alt. Soldati . .

:\umero

'

128 160 1508

Totale . Per causa di servJl.LO. , cause dal se1·vlzio indipendenti. • suicidio . . " malattia . . . Totale, proporzione p. 100 » » per malattia

ti96 20 1691 85 1650

i,80 7,16

Speeehìo ria.~$nrttivo delle malattie ed imperfezioni che motioarono la riforma degli inscritti ed it rimando dei militari. Ai consigli In rass~oa Per ras.~~oa eli leva specia e di riman o o~bolezza della costituzione

DeficienzA del perimetro toraci co Oligoemia, deperimento, caeh essi e Cr•etinismo, idiozia, imbecillità. Alienazione mentale . ~evrosi, convulsioni, epilessia, nevralgia Atassia, paralisi, atrofia muscolare progressiva Obesità. Hachiti~m o e def'ormità scheletriche Osteopatie cd artr opatie. Dermopatie, alopecia . . .

as2

285

»

7813

12i

,

1453 378 72

183 59 14

34 106

243

lOt

HO

1033 192

10 18

8

3451 42a

241 127

8{>

1137

2o

29

175

9

13


~68

RlVJSTA Àl t'VIb~h

d1le•·a

Adenopalitl, Lumor1, ulceri, ti~Lo le OlLalmopalie . . Strabismo Ambliopia, emernlopia , n1c· tal0p1a . Mio pie, iperrnetropia. asligmelismo OLopalie. SorditA Rinopatie Cheilo e stornalopalie. Odonlopatie Mulolezza. Balbuzie Gozzo e gola grossa . Bronco-pneumopali~: . Cardio ed angiopalie. Varici Nefropatie, Pcc .. \1alaLLie dei visceri addominali Osteo e cislopalie . Reliquat1 tli traum: Ernie viscer aiJ. Cicatrici ostacolanti o deformanti Derorro1ta delle mani, piedi, dila, ecc. Ma laLlie multiple Malattie non indicate negli Elenchl.

. .

lo taS."'l!' •n 1 5('eti3lC

8

3!1 liJi

54 4T95

382

106

12

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12

524 :325

113 365

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:.>69

UJ ST.\TJSTICA MROJC.\

\Jalntcie che cau~arono i deeeRsi nei militari solto lP a.rmi. Numero

Vaiuolo. . . . · · )1orbillo e ~carlallin a Tifo e febbre tifoidea. )Ieniogite cerebro-$pinala. Aff~zioni malaricbe Ri!ipola Pioernia Colera .

30 G G

Dìner•t.e Mtliare. cachessia scrorolosa. Anemia ed oligoemia Apoplessia e meningo-encerame Neurosi e malaria. . . . Tetano, forme paralitiche . An:;rina . . . . . . . . Laringe-bronchiti . . . . Aflèzioni acute polmonari . • croniche polmonari )lalallie pleurali . . . . . • cardio-vasali . . . • de• vtsceri addominali . • dei rcnt e ,-eqclca . Heumalismo articolare . . Flemmoni, asce~si, gan grena. Cause ignote o mal definite .

1

21 19

1M 2 6

:;

82 28."1 \116

139 37 138 Il\ ;}

14 2

Riassunto. - Stato rlell'esercilo al 30 giugno 1890. Doscrilli ai ruolt. . Esercito permanente. Ufficiali . . . . Truppa (Compagnie di sanità (l n punizione o luog hi di pena.

Ht:>77 R23504

103:l7) 2133)


270

IUVISTA

Gli ufficiali ripar·livansi in: r\umero

:'lumero

Servizio eff~Llivo . . . . 14:>28 (corpo sanitarid' 680) Di complemento. . . . . 4867 ( Il Il li50) Disponibilità ed aspettativa. 182 ( " Il Truppa: Sotto le armi (In luoghi di pun1zione. (Compagnie di sanilé. l n congedo illimitato: Numero

t• categoria . . .

386'942 (comp. di sanità

2a

575150 ( »

»

Soltufnciali 22859; caporali 10981\7; soldati G90ì88. (Compagnie di sanità: Sollufficiali sotto le armi li » Caporali Soldati ))

J) J)

Milizia mobile e speciale dell'isola di Sardegna: Ufficiali . . . . . Truppa. . . . . . (Compagnie di sanità Solluffictali 8231, caporali 29469, soldali 330698. (Compagnie di sanità: sottufficiali 285, caporali 1200, dati 5600). Milizia territoriale: Numero

Ufficiali • Truppa. . Sottufficiali Caporali Soldati. .

5838 (corpo sanitario 1625621

13231 61:383 612733


271

DI S't'ATISTlCA UE.OICA

Num~ro

(Jomini mai ~lati alle arm1. 938271Di 1.• cHlegoria . 311135 Di 2• · · . . . 217095 Di a• • . . . . . 1097391. (Provenienti dalle compagnie di sanità. 6206} Gfficiall in posiziOne di ser vizio ausiliarii) N. 2493 (corpo sanitario i09). ufficiali di riset'va N. 4251 (corpo sanitario 157). B.

s pecchio g enera.le delle vaoolna.ztonl e rlva.cclnazlont e dei oasi di vatuolo col relativi decessi verlficatist nel :&egno nell'anno 1889. I.

Vaecina~ioni:

Con vaccino

U~e

Nel 1• snno Iii vila Dopo.

E~iti

l

Totale

'on constatai;

Nulli . . . . Buoni . . . .

·rotaie.

11)3297 207522

193583 2!}3876

346880 501398

360819 4038 21642 335139

487459 6017 38091 443351

848278

30153 50744

61042 112520

t~264

80891

113566

25H59

1483 9473

13084 15153 32937

14567

6525 9157 S6668 60038 96706

10510 18032 52n14 86826 139740

10055 59733 778490

I l. Rioaecinazioni:

Nei primi 10 anni di età Dopo. Totale ' Non constatati

l Nulli nei primi 10 anni dopo. Modificati nei primi 10 E!'liti anni Modificati dopo Completi nei pr imi 10an. » dopo . . 1 TotalP comple ti . l)

140~7

3985 8875

16246 26788 4303,

91195

2~626

46984


RlVlS'CA Dl S'l'AT!STICA MimiCA

111. Totale [Jtlnerale: con vaccino

~

Operati . . Esiti genuini

44til6

660021

378173

540057

IV. Casi di oaiuolo: {IlNel annrrimi di vita

C.ui

lDecessi

l l

Vaccinati e ri"aceinati:

Con linfa umanizzata animale. . )) )) d'orìgine ignota

5H8 4·382

l

Dopo i to anni .

Casi Joecessi J

J

1561

Totale . . . , 11391 Mai vaccinati . . . 12743 Totale generale

l 2413~ 6382

(l) Dal Bolltlli1U> m ensile tlella Direzione di sanità risultarono easi N.


273

VARIETÀ

Jtioordt di nn medico In Ablsalnia.. - Lettura fatta nella corll'et·eozu scientifica del :iO settembre 1890, presso l'ospedale militat•o principale di Homa, dal tenente medico dottor ROSSINl TOMM ,ISO.

Vi prego di considerare queste mie righe come appunti, come impressioni di viaggio e nulla più; appuntì di nessuno inte1·esse per chi pl'ima di me e più a lungo é stato in quei paesi. :Mi è mancato il tempo e l'osservazione necessaria

per poter fare un la voro completo che altri più valenti di me farà, ne son certo, essendovi argomento mer~vole.

Parlo solo degli abi~sini e non mi occupo affatto degli arabi che popolano le coste della nostra colonia, perchè tra loro non ho mai vissuto, nè mt 6 quindi stato dalo di sLudiarne !!li usi e i costumi. Se I'Abissmia rosse una terra ricca, come a molti sognatori è piaciuto descriverla, sarebbe un Eldorado per i me· dici. Ora che i seguaci di Esculapio vanno di giorno in giorno ~rescendo e che minacciano tra pochi anni d'ingaggiare tra loro una terribile lotta per l'esistenza, una corrente medi~ d'emigrazione in Abis5inia sarebbe una valvola di sicurezza non disprezzabile; ma purtruppo l'abissino nel maggior numero dei casi non può retribuire colui che gli ridona la salute o gli salva la vita che con la gratitudine (non picco! premio in verità se si consideri che tra noi popoli civili spesso nemmeno su tfUells poi~siamo contare). 18


VARIETÀ

E la gratitudine, la riconoscenza verso il curante va Abissinia congiunta alla cieca fede nella potenza della dicina stessa, che reputano poter lottare perfino coptro spiriti maligni causa per es;;i di molle malattie. - :\ii viene a· aver sentito dalla boera di un mio collega che a una certa volta prescritto una cura alla moglie di un. affetta da convulsioni, il marito, presolo da parle a solo, gli avea confidato aver la certezza che ca\lsa del toccato a sua moglie erano alcuni ;;piriti maligni lisi del di lei rorpo; ed il collega pronto ~li rispondeva, ~ersene bC'ne nccot'to e appunto la medicina prescritta avrebbe altro (lffetto che cacciare tali spiriti. Del che l ;;ino restava non solo soddisfatlo, ma ammirato della veggenza e sapienza del curante. Del resto crede che condo le loro forze cerchino di ricompensare il meglio per essi si possa. Una sola volta ho avuto occasione di parlare in con un abi:;sino eser cente medicina, facoltà che si tono dì padre in fi~lio, di generazione in gene1·azione, devo prestar fede alle s ue parole, la retribuzione delle prestate non ~arebbe per nulla scarsa, sempre però a finit.a, e a seconda del risultato ottenuto. I medici arabi hanno delle pretese esorbitanti. Per incarico indi pror. M ... andava facendo raceolta di alcune piante mentose u~ale in Abissinia, ma non sapendo come d'impaccio ricorsi all'aiuto di un me<.lico arabo, che cizio della medicina univa, for•se più lucroso per lui. li stiere di caposquadra dei portatori. Un giorno mi porlò quattro di,·erse specie di una cort~>ccia usal.8 in tlecolto contro la blenor ragia e filide (le teoriA uniciste regnano sovrane io A delle foglie secche che gettate sui carboni ardenti, clone i vapori doveano guarir le febbri di malat•ia; una vere di unll: pietra speciale adoper ala nei mali oculari e rammento la quarta; 4 centesim: al massimo di tutte e c1uatlro. Posi in mano a l mio collega per il suo incomodo


YAIUETÀ rO

2i5

ma alle i'(morfìe del volto, al girare e rigirare che facea

1 tea Ìe dita la mia moneta mi avvidi che non er·a tr-">ppo sodJ.sratto. Gli do un secondo tallero, uguale mimica del volto e'delle mani; di dat•gliene un lo>rzo non mi sentivo; gli feci domandare dall'interpr·ele ~e era soddisfatto. ì\1i r·ispose: che a me per amici:io cede va i suoi specifici anche a quel prezzo, 018 che, se uno solo di '[nei medicinali a\·esse adoperato per una qualunque cura, ben ma~giore utile ne avrebbe ritratto. f,J io di rimando: che medicinali dei suoi ben più efficaci e potenti ne ave\·a in copia e che ogni qualvolla ne avesse ~vuto bisogno, io per amici:ia li davo uratis. L'unica cla~~e di specialisti eire non farebbe forturw sarebbero i dentisti, percbt\ gli abissini in genere hanno denli stupendi, bianchi come l'avor·io, e solo quelli che hanno già appreso qualche cosa dalla nostra civiltà (fumo o liquori) cominciano ad averne dei guasti. Ho udito più volte dalla bocca di chi cono~ce a fondo quella gente che volendo portare cealmeote la civilta tra quei barbari, si dovrebLcro rnandaJ•e dei medici, che sono i veri pionieri della civiltà; a differenza dei missionari che promettono grandi beni per l'llllra vitA, i medici (a parte la modestia l) ne fanno rt>almente in questa e l'utile che essi portano è chiaro, manifesto anche ai barbari; e saggiamente ha dispo;;to ill!overno quando per nostro rappresentante ad Adua manda \'a or ora d capitano merlico Lle Mat•tino, che colla scieuza .-li cui i' fornito e colla cono~cenza che ha di quella gente pt·orurt>ra certamente mag!?iori simpatie all'Italia che non tutte le ::pedizioni militari fatte o da farsi. Io, che pet• soli dieci J!iorni sonr) stato ad Adua, ho potuto pur nondimeno farmi un e~auo coucetto della c;tirna e del rh>peUo che hanno per i medici europei. l n quei giorni io non era più il medico delle truppe, ma tutti i malati di Adua ricorrevano in massa a me fiduciosi e dò che dovrebbe esset·e ~tato lusinghiero per me come medico mi mettevA invece in serio imbarazzo perchi> ero sfornilo dl sutncienle materiale sanitario e nella impossthilità di rifornirrnene; non avevo che due cofanetti da alpiT~i!


.276 Mil<flt'ÌI'I e IUalallia "'on òue sorelle che di conserYa dono nel >-cnliero della ,·ita, e dove trovare regione piu ::sera dell'Ahi::;>-iuia almeno per ora'! e, in diretta dove trovar ma~gior numero di malaltie? Ben si quindi 'JUale ampia me~::;e per il pratico se non di meno di studio. Se si poless;e fat•e una statistica della mortalilà in ~inia nei primt anni della vita sarebbe qualche cosa tli '·entevole e ari essa più che alle continue !luerre spopolamento sempre crescente. Il più delle volle il appena nato non trova nelle esauste mammelle della il nP.cM•sario alimento o, se lo trova, è scarso e di compo::;izione,ecl ecco la rad1idine in tutte le sue forme. tre anni cho in A bis~it\ia lé tet·re che venivano prima vale non vengono più mosse dall'aratro e quelli ch,e vono alle uostre spalle devono quasi necessariamente la fame. Senza fare esagerazioni, la morte del conte è all'ol'ùine del giorno! Intiere famiglie vivono di quei coli tuberi a forma di cipolline che raspando appena reno dovunque si trovano, o ricercando negli escremcn nostri muli o cavalli i grani di avena indigeriti. ~a spararsi che questo stato cessi, che tornata la tranquilli W. nel paese tornino gli abitanti a coltivare le a trarne il neces::.ario alimento~ ma purtroppo per ora é E ii bambtno appena nato trova la madre stìnita per casciata !>Otlo il peso delle eccessi\'e fatiche, giacché la non ò la compagna delr uomo, ma la sua bestia da In marcia mentre il marito non porta ..:he la il fucile, la povera donna si carica sulla ~chiena, ùeu "este riptegata a mo di bisaccia, il più piccolo dei suoi bini, per la mano conduce l'altro, e come se ciò non il più delle volle ha la farina da portare, l'acqua e le ltve masserizie della sua capanna. Se la strada è sic pone in marcis 3, 4 ore prima del marito ed arriva 3, dopo buscandosi spesso qualche bastonata perchè fa dare la marcia degli armaLi e spesso per la stt'ada stretta, non raro caso visto coi miei occhi, ad an•"~"''""


VAIURTÀ "n t~> o mot'l() uno ùci ~uoi pargoli.

11101 ~

.

277 E questa non è

l

poc5:ta. 11 {:omanrlanto del campo di As mara , mosso a pieta dal nulero ~traordinat·io di genle in preda alla fame, race,·a ogni ~iorno una somministrazione ùi vilto ai piu miserabili; unico ;rilerio possibile di scelta tra tanti, che invocavano un tozzo di pane o uu pezzo di ga llella, erano le condizioni generali di 1 ulrizione tlel corpo. Ne veniva di conseguenza che ifelici arnmesc:i for·mavano un complesso tale di scheletri, di mummie, prezioso per chi avesse avuto desiderio di studiare osteologia. Ho sempr e anche o ra di nanzi agli occhi l'imma•'ine di una povera madre lattante; il bambino schelell'ito ~on lasciava un sol momento di s ucchiare la mammella t·itlotta uua vuota borsn di peli~ umana; !a madre non aveva più la rorza nemmeno di aprir bocca. Fu ristorata con del brodo, fu dato del latte al bttmbino ma il giorno susseguente non comparver·o piì1 all'ora stabilita, madre e figlio erano morti ! ~on è mio còmpilo pal'iar qui di tutte le diverse spec-ie d i malattie osservate tl'a gli indigeni; per molle nessuna differenza esiste nel Iom decorso, nella loro durata dalle forme rbe si svolgono tra noi ; pal'lerò solo di quel!e che mi l1anno dato occasione a I{Ualche riflessione. L'in, fiuen::n che nell'in,·erno di r1uest'anno percorse trioniante l'f~ut'opa 11on tralas~iò di visitare anche l'Africa. Tornato a metà febbraio da Adua alrAsmara trovai che ivi si era gia ruanife!'tata tra i nostri s oldati e dopo pochissimi giorni si sviluppò tra le bande indig-ene che tornarono meco ed tvi accam parono. Mi narrat·ono parecchi indigeni che quasi nes"UIIO sruggi a tale malattia; per mia fortuna nella semplice forma d'intiuenz.a senza complicanze non importunavano certo il medico e tutto si riduceva a due o tre g-iorni di febbre, catarro bronchiale cotH'Omitante, dolori reumatici vaganti e nulla più, ma ft'equenti pure furono i casi complicati a pleuriti e più a pneumoniti. Mi ricordo di un tal Bachit uomo robustissimo che fungevo. ùa palafreuiere al maggior Di M aio. L'aveva visto in tutte le marce condurre a mano il cavallo


VARIETÀ

del maggiore, sempre avanti a lui, se andava di passo passo, se al trotto anch'esso al trotto, sempre lieto, sm•rì.ìl.,.., superbo e 1,.morato dell'incarico avuto; appeua giunLj all' Sffi8I'8 ammalò d'influenza e in poehi giorni una Uatt';UlWll doppia lo spense, la prima e l'u.nica volla che foi '"IJ'"lllti!A) , visitarlo fu nel periodo preagonico ! E giacchi~ ho parlato incidentalmente di resistema marce, mi tt•atterrò al•{uanto su questo argomento che i medici in genere e per i medici militari in sl,ecie grande importanza. Avevo anch'io sentito rammental'e vente la slraord<naria resistenza che gl'indigeni '·'"'"u~;~r~m nelle marce, ma una idea esatta me la sou fatta con essi; 70 a 80 chllometri al giorno essi li compiono sforzo e per due, tre ed anch-e quattro giorni di seguito, e pur vero che il Jo·ro e{{Uipaggiamento è ridotto ai termini. Sarebbe impossibile che gli ahissini poteF>sero ciare con un peso ragguagUato a quello del nostro zaino, per la poca robustezza dei muscoli toracici, sia per le montuose che devono percorrere, sia per il nessuno cizio che ne hanno; mollo meno potrebbero portarlo a dei noski soldati sem pre nella stessa posjzione, quando che a) fucile fanno ad ogni istante cambiar posizione. E prova abbast~nza chiara del mio asserto è data da norme falange di portatori che dobbiamo stipendiare trasporto delle derrate alimentari .da Massaua all'~ouJ:<ll"ll da Massaua a Kereu (nella sola marcia di Adua .a 8,000 portatori !); ebbene questi portatori con un peso al simo di ·t8 chilogrammi impiegano in genere rruatlro da Sahati all'Asmara (poco più dì 70 chilometri). La loro è tuUa nei garetti. Il mio attendente, che durante la portava la mia carabina, io rho vislo sempre maN~iare conserva con me sia che andassi al passo, al trotto, o galoppo; e se restava indietro di qualche passo, ben riacquistava il vantaggio in modo che, dovendo per minuto scender di sella, ero C(}rto di trovarlo pronlo a nerrni lu cavalcatura. Ma ditficilmenle si trovano robusti nel restante del corpo; la maggior parle al\~i


VABIETA 'é~ r1·5 trelto e muscoli specialmento alle braccia tot'a "

flaccidi pochissimo sviluppati e certo si è che quanto a forza mu!colare in genere sono mollo inferiori ai nostri . soldati. A · uesto proposito giova ricordare un aneddoto; due o tre volte ~arcìaudo colle bande abbiamo tl'ovato nel letto asciutto di ~alche torrent~Ilo una grossa pietra levigata messa a bella posta nel mezzo del sentiei'o tracciato. La chiamavano la pietra della.for:za e_ g~u~ti & qu~l punto _tutti si.f~rmavan~ e con grandi grtda d1 gtota, con nsa e schiamazzi SI dava prmcipio alla rappresentazione. Prima i capi e po.i alcuni tra i niù robusti si provavano ad alzaN tale pietra, ma nem:.neno fa metà vi riusciva e i per.:lenli erano fattj segno ai sarcasmi ai (ìschi degli spettatori. Al coniJ.'ario i pochi soldati i~lia11i che avevamo con noi, ed una volta, mi rammento, lo stesM maggiore Di Maio, colla ma~sima facilità tutti riuscivano vin· citori nella prova. certo che le nostre bande abissine alla lorb volta avevano in marcia indubbiamente uoa superiorità di resistenza su •tuelle di capi autonomi, per la farina che mai ad essi faceva difetto e per la distribuzione, che di quando in quando veniva ad essi fatta, di buoi; ma non credo punto che tale mag$iOI' resistenza potessero ave1'e nel giol'l1o stesso di somminjstrazione di detta carne, perché in tal giorno facevano de.Ile vere ingozzate fino a seguitare a maug~ar carne senza pane. tutta la notte.

Xon ho avuto occasione di osservare altre malattie epidemiche o contagiose, se ne togli il vaiuolo, che all~Asmara esiste tutto l'anno tra gli indigeni, mentre dalla occupazione ad oggi due soli casi e benigni si sono avuti Lra i nostri .soldati; e poi negate il benefic_io dell'ìnnesto l Merita speciale considerazione l'<morll)e diffusione di malattie veneree e sifllitiche tra gli abissini, diffusione che anche i profani all'arte tuedica possono constatare, malgrado che un falso pudore spinga 1 più a tener nascosta la loro malattia e !asciarne al tempo e alla natura la guarigione.


280

VARIETÀ

Ollro la visita giornalierll alle l'icoverale nel sifllìcornio Asmaro, due volte la settimana veniva praticata una vi~it.& lutte le prostitute direi quasi patentate; ebbene, gen .. ··~""'b-" ad ogni \'Ìsita per lo meno il quarto di quelle generose, abissine, dove'a essere ricoverato in cura nel sifil stesM. I n genere ho sentito da molti ricordare che le di sifilide prese in Africa erano molto più ribelli a cura ·nostrane; credo che ciò io pat•le sia vero per l'intol più facile a riscontrarsi nei climi caldi alle cure ..,.,r,.., ,.,,.., e di ioduro; al contrario, e questo l'ho constatato coi occh1, molte e molle forme di sifilide che avevano anche a cu re protraUù in Italia ha visto guarire e mente in Africa per la straordinaria e continua sudoriflca. - A qualche cosa anche r Africa è buona' È grande l'orrore che hanno f!li abissini del morso serpi, vipere, scorpioni, ecc. Più e più volte in rnar•cia a me t'Ì<\orsi anche solo per paura di essere stati morsi, falso allarme, e sempre ho letto sul loro volto il lirn il ribrezzo uniti insieme. Mi ricordo che un giorno sulle del ~1areb, dove eravamo accampati, siamo stati scossi un vivo fuoco di fucileria; abbiamo creduto che secondo solito fosM nata qualche zuffa tra banda e banda, cosa frequente ad avveni re alle noslr'c bande abissine dove il difficile era tenere uniti clementi disparati e nemici per tichi odi idi famigHa; siam corsi sul luogo e con nostra meraviglia abbiamo trovato 8 o 10 abissini che, in puntato a terra il fucile ave~ano aperto un Yivo luoco di cilerìa, con poco profitto in realtà, contro un povero pentello, che un sol colpo di bastone avrebbe bastalo a glier di mezzo. Del resto ho potuto, anche a mie spese, constatare razionahnenLe curano tali accidenti, e infatti un giorno a baroa mentre sdraiato su del forai!gi o secco, mi ri dopo lunga marcia sono stato svegliato da acutissimo al braccio prima e poi all'avambraccio e scuotendo la nica ne ho visto cadPre un grosso scorpione, all' zione che il dolore ed il ribrezzo mi hanno cavato di


281 ,\ r.vr>'O un g10vinollo iutelligenti«simo, attendente delmag-

"•ore. òi nome Densas, che, capilo a prima vista di che si tral~ava, ~euza ch'io nulla ~li dice~~i f.\i ;. affrettato a legarmi con un laccio il braccio al di sopra del punto ferito e a strizzarmi con forza le ferite, facendone uscire in copia sangue e la materia venefica, che abbondantissima vi aveva depositata •(nel~"ozzo animale, e, finì ta la sua CUI'8, si è dato tosto ~ rbtracciare tra la paglia il mio feritore e trovatolo e fattone vendt~lla, é corso da me tutto giulivo dicAndomi easura, morto (quello che ti ha fatto del male io l'ho ncciso,. 1~ nelle malattie chirurgiche -sovratulto che il pratico hH largo campo di esercizio in Abissinia e sovratutto da colli"arst sarebbe la clnrurgia conser,·ativa. Amputazioni, di~al'­ ticolazioni, ben raramente vi sara dato poterne eseguire : per quanto io abbia insistito in molli casi in cui per l'individuo altra via di scampo non esisteva, una sola volta mi é riu!:ic•to di persuadere un abiE>sino all'amputazione d'una gamba al ter·zo inferiot·e per estesa cancrena del piede: due !'<O\'ratuLto sono le ragioni che Io fanno restio a sottopot·si a tali operazioni, in primo luogo la credenza che, amputalo un membro sia ad essi negato l'ingresso nel regno dei cieli, in ~Pcondo luogo il disgusto d'essPre confusi con f1Uelli a cui, pe1· un delitto qualsiasi, venne a titolo di pena amputata una o più estremità. lnutile spavenlarli facendo loro riflettere clte soccomberann•) certamente se non si sottomettono all'operazione, vi risponderanno novanta su cento che preferiscono morire. Ma argomento degnissimo di stud io sarebbe la resistenza enorme al dolora, che essi presentano, cosa già da tutti osservata e da me pure in tutte le operazioni che ho avuto campo di eseguke. ma non bPne spiegata ancora. Ho ridotto ft'allm·e complicate. distorsioni ~ravi, ho estirpalo cisti, lipomi, ho lat•gamente sbrigliato ~eni fislolosì ascessi, ecc., senza che il pazìente emettesse un sol gemito, spesso lui iu piedi. io seduto; qualche lieve contrazione dei muscoli del vo!lo, fu~ace, qualche leglliero ~ibilo, nulla più. A mio parere la loro pelle, espost~ continuamente al freddo, al caldo


28?

VARIETÀ

al vento, alla pioggia, non può a"Vere la sensibilitil squisita òella nostra, inoltr•e i loro centr i ner ,·osi oltre rice,·ere ~"n· sazioni meno vive, meno violente, sono indubbiamente ancue per se meno ecc1tabili, meno attivi, 11 predominio del lavoro muscolare sul nervoso e a !'\capito di questo, è in essi evit'lentissimo. Al<'uni, e tra c1uesti ramico e collega Virgallita nella sua bella relazione s ui feriti nel combattimento di Saganeili, hanno voluto spiegare questa resis tenza straordinaria al dolor•e come con!'eguenza di uua severa proibizione che la religione di Maomett•l fa a~XIi uomini di emetter•e ~ida di dolore, coHsider·andole come segni di viltà; - rna, se ciò potrebbe servire a spiegal'e la cosa tra gli arabi, non la spiega cor·to tra gli abissini, ai quali la religione cristiana non fa certo nessuna raccomandazione o prescrizione in proposito. Tale relativa insensibilità al dolore bo potuto anche osservare spesso in quelli sottoposti alla pena del curbascio (1) e restare meravigliato della indifferenza e filosofia con la quale la subiscono Ho visto somministrare fino a 200 eurbasciate di seguito, spr uzzare in copia it sangue, la schiena divenire una sola piaga e ho udito solo qualche gemito, veduLo qualche lacrima e nulla più. È vero che molto dipende dflll'abilità di chi somministra le curbasciate, e a tal proposito mi ricordo che nella banJa di Balha-Agos vi et·a un soldato, il cui dorso e le naliche non erano cue una sola piaga, cicatrizzata però completamente; sembra va una stoffa a righe. Era stato fatto ri· dnrre in quello stato da Debeb da cui avea defezionato. Raccontavano che egli avea senza uo lamento subita la sua pena e, avuta l'ultima cul'ba!';ciata1 si era rivollo a Debeb presente e colla mal"sirol\ calma gli aveva dello: io ho mancato e tu giu-.tamenle mi hai punito, ma ora che ho subito la mia pena ti domando in grazia che, se per caso quegli ehe mi ha or ora curbasciato si t'endesse meritevole della stessa pena, tu prescelga a me per curbasciare lui.

(IJ Sp~cie fii rrustmo rarto coo pellll d'ippopot::uuo.


VA1UE'l'À

283

Altra osservaziolie pure degna dì studio é la iacilita slraordiJJaria che hanno alla guarigione, <:~lla cicatrizzazione le soluzioni tutte di continuità, anche senza rigorose fasciature protettive; lo s tesso fenomeno cioè che si è osservato spesso nei campi eli battaglia: l'aria pura continuamente rinnovata sostituisce validamente i migliori antisettici, o meglio in quell'aria pura e continuamente rinnovata microbi non vivono e si ren iono perciò inutili gli antisettici. Due parole sui metodi di cura acloperali dagli abissini : questi si riassumono in massima parte nella cura rivulsiva. [!bi do lor ibi f lu:eus; e vediamo le donne che nelle loro DP.vralgie l'ton tali, nelle diverse forme di emicrania, con un piccolo peu.etto di vetro si fanno ripetute incisioni lunghe 3 0 4 centimetri, parallele, sul punto dolente; per dolori che insorgono poi in altre parti del corpo, ,siano essi pure nevralgici, o espressione di lesione più profonda, indifferentemente, fatte al solito le scarificazioni col v~tro o con ferro tagliente, vi applicano sopra un corno cavo e poi aspirano ~olia bocca lungamente e ripetutam~nte; traendone ìn copia sa._ngue, c tale manovra t>ipètono in più punti e a brevi .riprese. Per via interna poi quando si sentono indisposti fanno grande uso e spesso esclusivo di burro, ed è facile comprendere t[uale effetto benefico possa produrre tale alimentomedicamento per chj abbia anche una sola volta veduto il burro abissino, elle é liquido, del colore della feccia del vino, e commisto in copia a sostanze eterogenee d'ogni specie. Spècialmente nei disturbi gastro-enterici, che sono frequentissimi, deve essere di una sorprendente efficacia cura-tjva! Un medicamento che ho visto adoperato cona massima frequenza ed in dosi enormi sono i fiori di cosso contro la tenia, malatlia endernica in Abissinia e orli divenuta frequentissima nei nostri soldati. Infatti é nolo che i fiori di cosso provengono daJla flagen.ia abyssinica, albero crescente in Abissinia oltre 1000 metr1 al di sopra del liv-ello del mare !3 la conosciuto col nome dì Xoss0la (da Koss.o, ten.ia in linguaggio abissinico). Ogni abissino qltasi ne è fornito, o facilmente se ne pro·


VARIETÀ

curR, c c1uando i• (.l!slurbalo chdl<:~ tenia, ne l'a una h'~cie eh decollo acquo~o, o alcune volle un'iufn.:;o preparato con lilla specie di birra, che c' la bevanda dei meni) abbienti, menlre il tegg \· la bevanda dei ricchi. l tlori di cos!Oo li ho vistt 10 ·~onere adoperati insieme alle foglie, e cet•to in dose molto !;Uperiore a quella da noi usata in due o tt·e volte c.:oil'inter. vallo di un cruarto d'oro o mezz,ora e ~enza la consecutiva somminic:trAzione di un purgalivo, i fiori di cosso da por si• pt·oducevano la diart·ea o meglio aumentavano quella gtà esistente, giacché le forme diarroiche sono frequentissime e la diso:;enteria è ertdemica in Abrssinia. Altro mezzo ùi cura r evulsiva udopetato frequentemente· dagli abissiui é il ferl'o rovente, sul quale hanno grande fi. ducia c che adoiJerano anche spesso nella cura delle di verso piaghe, che in quantità veramente straordinaria in essi si riscontrano specialmente al piede ed alla gamba. La cim1la prima ne ~ l'andare a gumba e piede nudo o quasi nudo, per 4uei sentieri s assosi: facilissimo è per essi farsi delre escoriazioni che divengono poi piaghe, estese, ulcerose a{o. niche, o fungose o che spesso degenerano anche in cancrèna per la nessuna curA, per la nessuna nettezza. Per <1uanlo esteso però tali piaghe non impedis~ono loro di seguitare a marciare c dopo la marcia di Adua, non esagero certo affermando che per lo meno un quarto dei componenti le bande ne erano affetti: eppm•e non ho mai visto alcuno restare in· dietro, soltanto accorrevano in ma~sa al mattino a farsi medicare, e auche troppo spesso ! Hanno in genere fiducia illimitata nei farmaci, tanto più g raditi, quanto di sapore più disgustoso e nauseante: ho visto in gener~ bever l'olio di r icino con ~<usto, ~ guai se tu a qual· cuno che si lamenti di un male qualunque non dai una me· dicina qualsiasi, ma solo buoni consigli. Il mondo é tutto eguale, onl{)u.~ oult deciJii. Sono trascorsi ormai parecchi anni dalla nostra prtma occupazione africana ad oggi, eppure sono rarissimi i casi d'inct·ociamenlo Ll'a la r•azza bianca e la 1lera, io ne ho visto due soli casi: unQ nd Adna, una bella bambina, ~,;he non poteva


VAillE'Ù

280

dir("i certo mul~'llA, <Jllà!-\Ì bianca del tulto; era figlia di un profe~;.:ore Lcde~c?, che et·a ~lato .t iU~'Iche lernpo fermo ad Adua circa 8 auru fa. La madre d1 belle forme e ancora abbllstan;!a ben por·Lanle, condusse ::;ua ti glia, che ella consideravA come bianca, aù olft·ire del legg ai bianchi; l'altro caso rho visto alla costa. La maledetta razza di Cam non può nemmeno ~perar·e di essere rinsanguata. ringiovanita dalla nostl•a; in un tempo più o meno lontano è forse fatalmente de~tinata a sparire del tutto dalla faccia della terra. E t jUi pongo fine al mio di1·e a vendo abbastanza abusato di!lla vo~ll·a attenzione. Se le mie povere par·ole avranno fatto sorgere in qualcuno di quelli tra voi che .andranno i11 quel suolo inospitale, l'idea ùi "tudiar meglio tante e tante questioni scientifiche che sono an co t'a da riso! ,·ere, io sarò soddisfatto. Possa la scienzu dalla nostra occupazione afr icana tr arre quel maggior profitto che la patria non può averne per oru ! Nuovi a.gentl tera.peutloi . processi c hirurgici.

Nuovi metodi oura.tivi o

Come si fece negli anni scorsi, togliamo, riassumeudovi dalle Relazioni ("auilarie t~unuali degli spedali_ militari per il1889, le sef!'ueuti notizie scientitlche coi relativi giudizii. Acido crisofanico. Fu spet•imcmtato nello spedale di Cava nella sicosi e diede buoni risull~ti (~oluzio ne in glice1·ina a 4-5 p. 100). Antipirina. Nello spf'dale di Livorno fu ~omministrata con buon successo in un caso di diabete, a dosi elevate. Lo zucchero scomparve dalle orine senza che l'infermo fosse sottoposto a t'egime alimentare speciale.


VAHlEÙ

Crisarobina. So ne fa parola nella Relazione dello spedale di Alessandl'ia. Giovò mollo nelle affezioni cutanee eczematose poco secernenli, come pure nella psoriasi. Fenacetina. Nello ~pedal~ di Palermo fu adoperata nelle nevralgie, specialmente nella sciatica, nella cefalea, e io pochi casi di reumatismo acuto e di febbre tifoidea. Fu tr ovata utile come analgesico, di efficacia pronta, ma di breYe durata. Nel l'eumaLismo acuto e nella febbre tifoirlea abbassò la temperatura senza però modificare il decorso della febbre. L'uso, anche prolungato, non pr·odusse nessun inconveniente. Fu prescrilla in poi veri alla dose di gr. 0,30 tr-e o quattro volte al giorno. lodo lo.

Nella Relazione dello spedale di Saler·no è delLo che, adoperato pet· uso estemo, provoca le buone granulazioni, deter·ge le piaghe e toglie alle secr ezioru il c:;attivo odore; in quella dello spedalf' di Livorno si oss~rva invece che la !!'U8 virtù antisettica e cicatrizzante non si mostro pari a quelle dell'iodoformio. A Salerno fu anche sper imentato per uso interM, spcdalmente rontro la sifilide, e si tro•ò che è meg-lio tollerato de~li ioduri di potassio e tli sodio nè si ebbero fenomeni di saturazione sodica. Fu trovato molto effic~ce tanto nella sifilide come noll'accelerar·e 11 r ia>'sorbimento di versamenti cavitarii, speciali e articolar i. Naftalina. Fu usata a Livorno in IO casi di febbre tifoidea con esito in dosi dai a ai 5 gr·ammi. In 7 di ques ti casi la febbre cessò al termine del 1• settenario. Non produsse alcun disgusto.


VAlli ET.\

z8ì

Resorcina. ~ell o "Pethllc di Homa fu usala nella blenorragia in inier.wni ad l p. 1011. Fu beu lollerata. Si rivelò mollo utile nella blenorrttgia acuta, ma inefficace nella cronica.

Solfonale. ~ell o ~pedale di Palermo fu prescriUo come ipnotico ad un cardiopatico sofferen te d'insonnia, e ad un maniaco agitalo. Effello .;odJisfacente specialmente nel 2' caso.

Strophantus hispidus.

Buoni risultati nello spedale di Palermo in un caso di insnmGiMza rnitrale, per il quale erano stati usati senza suc-

cesso digitale, caffeina, ed altri cardiocinetici. Fu somministrato sotto forma di tintura alcoolica dei semi contusi, alla dol'e di 5 IO ~oece due o tre volte al giorno. Il malato, che era edematoso, dispnoico, con polso debole ed irregolare, vide scomparire tutti questi fenomeni e potè lasciare lo spedale per· recarsi in licenza di convalescenza. Terpina.

Le Relazioni degli ospedali di Livorno, Piacenza e Ales;:andr-ia (nt>i quali fu sperimentata sui catarr-i broncbiaii) sono concordi nel dire che f;r most1·ò inferiore alla trementina.

Terpinolo. Ne fu s perimentato l'uso nello spedale di Alessandria contro la blenorragia. Ma il rimedio non fu tollerato.


.288

RIVISTA BlBLIOGRAI?ICA ---~:----

Der Milltararzt im Felde. und Schwarz;enberger, editori.

DERBL!CH. -

vVien, Ut·ban

E un niccolo manualetto in forma tascabile in cui sono raccolte molte notizie e raccomandazioni utilissime per il medico che sta per entt>arc in campagna. Un 1° capilolo si occupa deiJa mobJlitazlone personale del medico (vestiario ed equipaggiamento): il 2• tr·atta del servizio: sanitario presso le truppa; il 3° dell~opera del medico durante il combattirnento; il 40,. il 5• e il o• del seevizio ai posti di medicazione, alle sezioni di sanità, all'ambulanza; il 7° del servizio dopo il combattimento; 1'8• del trasporto rfei malati e feriti per ferrovia e per acqua. Il libriccino, scri.tto nell& forma brillante che ~ proprill dell'aulor·e è destinato specialmente agli ufficiali medici au• striaei e g-ermanici non in effettivo servizio; ed è certo che tn caso di guerra essi sapranno ben grado all'autore, dì aver loro l'accolto in cos) piccoJa mole tanti consigli e utili indicazioni.

Il Direttore

Ùott. FELICE BAROFFJO gene.ra)e medieo.

1.1 Colle.boratore per la R.• ;Marine.

U Redattore

GIOVANNI PETELLA Medico dl 1• claue

O.r RIDOLFO L!Vl

NUTlNI FEDERico, Gerente.

Capitcmo mediC.~I.


A PROPOSITO DII:~

CASO DI EPATITE SUPPURATA STU Dt O DEL OOT T. F. RHO

COIIIinuazlone t fine.

OescrJZIOne, corso, esiti. - Se sfogliamo le memorie nosologiche dei paesi caldi, si incontra sovenli il nome di epatite: si parla di varietà acute, subacnte e croniche ma in modo rago e mal definito. Non è nemmeno stata tracciata una chiara distinzione fra la congestione e l'epatite. Del resto queste cla.,sifh::azioni ,;ono puramente scolastiche e niente è più frequente che il passaggio da una forma all'altra. Epatite cronica vien chiamata una persistente condizione di iperemia e in:!orgo del fegato, che pas,;a or·ginariamentea risoluzione col e mbiamento di clima, ma se vie n trascurata può subire delle acutizza1.ioni e pas~are a <;uppurazione ovvero terminare, a seconda di altre cause concomitanti, in una degenerazione amiloide. grassa. pigmentaria e cir-rotica del viscere. Quando poi il processo inliammatorio è meno lento, la sinLomatofogia è piir tumultuosa, ma può ancora rìsolversi, ma per lo più sorpassa. un certo limite della resistenza or·ganica 1 e l'esito suo è naturalmente l'ascesso. Sebbene si incontrino di rado dei casi 19


t90

A PI\O PO lTO

tipici uon sarit dillicile riferire all'una o ull'altr·a cl n~se i l'Ire si incontrano. Ad ogni modo. in omaggio al biso~o Lurale dell'uomo di classificare lutto ciò che cade sotto la os:-ervazione, giover<t dare il profilo ..:enerale di qu&te l'ipali forme, che noi ridurremo a tre. ('on!JPstimll' I!JW~icrt (]'Oint dr colf hépaliqne). -

l

dentemente dalle ,.;tasi per alterazioni di altri 'isceri, nei ··nidi c;i sviluppano in ogni stagione delle iperemie :-ia per l'azione dr cau;;e ecl'itanti :-nl parenchim.t epatrco gesti irritanti. mia:-mil. sia per atonia dei va.;;i, o per nuita energia del cuore (inOuenza ùer1rimente del calore lrrngato), sin ancora per l'aumentala atti\ ilà funziom1le pensanle !a tlimtnuilrt funzione der polmoni). In minor si a'' era la .;tes...a cosa nei uo~trr pae,i durante h estin• e soprattutto nei luoghi umidi e malnrici. ~ e i pnesi picali più soventi che da noi •1He5le con)!eslionr coin•·i ladi,~euteria o ··on le febbri pal u ~tri a Lrpo iutermr tnillellle O CODLHIUO •• e 0011 e,;i . . Luno cotleste comr1l uni··· sintomi ~ono un re-o alr•porondrin de.;tro ;;enza rillt>:.;;o alla spalla: talvolta frequenza di polso e una dispnea. causata dalla tumefazione dolorosa che di capsula del ~~ lisson. \ i può essere nn'elli.mera e cen:.IOUe febluile: IJHa;;i ,.;empre n t• cefalea . .• nau--ee, talvolta vomili. •·o~tipazicme. ma pii.t sovenli zioni sciolte biliose. o;.:;ia 1 "e~ni eli uu disordine delle :!ert>nti. (luc·sti di~lurbr durano pochi ~ioroi o alcune mane, por St~omvaiono completamente: mn taholtn r im ep<llome;{alia con der Ile' i incomodi rhe annunziano lo lirs1 di un'epalitecronica. Jn allrl cnsi poi la tic.t non ru;;titur,ce che il prolromo di una vera epatite Epatitt· acuta. - t:ome Ol!ni infiammazione acuta con IJriviùi e febltre 'in\. (lue:c-ta presenta delle e:;ac


DI li:-. C.\!--0 Ul El'ATITK "'UP11 UIUTA

~91

e:>pertine e dura per lo piìL tiuo alla risoluzione. ~ello stesso tempo 1nwrgono smtomi di una congestione epatica intensa .:on dolore tocalizzuto alla parte del vi~cere dove esiste il fo.rolaio ioliammatorio. Tale dolore ò pungente o gravntivo e suole irrad'ar:'i alla. spalla, altre volte in basso: sempre forte, i! acutissimo quando sopraggiunge In periepatile. La palpnz10ne e la percussione lo esacerbano e rivelano una tensione .rlell'ipoconJrio e un aumento di volume del fegato, il qlHlle sorpos:-;n le costole; sovenli sono anche spinti in allo i limiti ~upenori dell'aia epntica. Io ~enerale vi è decubito dorsale, 111(1 nelleepaliti più gravi il malato si curn.ad arco sul fianco ,;offerente. per diminuire la tensione muscolare di quella re"ione. L'ilte,·o è raro, p iii SO\ enti ''i ha un color cereo ca,.. -c"hettico con scleroLicbe ùluaslre. Vi è quasi sempre dispnea ,piil o meno forle accompagnata da Losse secca: anores;;ia. 11ogua palinosa, sete ardente e talvolta Yornito. La temperatura roramente arriva a i-0°: la febbre può declinare dopo iJUilklie giorno e scompare quando l'epatite si risolve o passa .allo :-Loto cronico. La formazione del pus coincide sempre con hr·ividi o orl'ipilazioni e sudori e con un nuovo l'i alzo Lermico .e so reo ti con furti remissioni mattuLine fino ali' apiressia. li decorso è vat·iabilissimo, t'aramente ciclico. L'epatite quando "ii rrsolve non dura piu di uno o due settenari, ma quando passa allo stato cronico o al suppura Livo oon è possibile preredere iJ suo termine. ln alcuni casi assai ra1·i repalilé ~ i .:;volge tumultuosamente e termina in pochissimi ~iorni con la gangrena dell'organo e accompagnamento di sintomi tifoidei. febhre intenc;a, brividi , feci gangrenose. Epatite Gronica.- Può insorgere spontaneamente in modo insensibile ma progres~ivo o costituire l'esito dell 'epalile acuta <1 della semplice congestione epatica, come giil si è detto: ciò accade specialmente nei paesi dei tropici. dore In risoluzione è


A 1'1\0POSITO

assai piii •·ara che presso di noi. I n f(lte:;to stato le s all'ipocondrio destro sono grandemente diminuite o Ilei lutto. però l'aia d'ottusità. epatica è superiore al persiste il malessere, l'inappetenza. lo stato gastrico e la :'posizione alla diarren. Sopravvengonfl soventi delle ltazioni, in cui tutti questi sintomi si fanno più accentuati. non si pro' vede con un cambiamento di clima l'infermo perisce esi accascia: H pallore cereo o subitterico, gli alle estremità, leg-geri versamenti sierosi nella cavità mi naie. un catarro intestinale o una vera dissenteria che I·isce sempre più il paziente, indicano uno stato v"''""~'u'" il quale favorisce la fusione purulenta dei focolai •uuo.w10 torì o determina una degenerazione del viscere malato. suppurazione può passare inavvertita, essa esiste allo latente; ma per lo più è r-ivelata da una febbre · a tipo irregolare. di rarnttere piemico. L'ascesso è dunque l'esito freQuente dell'epatite, sia s1a cronica, soprattutto nei paesi caldi. Quanto alla sua riore ev<•luzione, !'i cita qualche caso di riassorbimento lascia una cicatrice raggiata; ma so n rarissime eccezioni. Se vi è intervento chirurgico, il pus finisce soventi a farsi all'e::terno. in segnito ad aderenze infiammatorie alle addominali, oppure si versa nel peritoneo, nell' i nello stomaco, nella pleura, nei polmoni. Si comprende ciascuno di questi esiti debba avere la sua speciale nologia ed influire in modo decisivo snlla probabilità o della ~uarigione. Reperto anatomico. -È raro os~ervare il feg.ato in un riodo anteriore alla suppurazione. Tuttavia nell'epatite si rinviene il fegato talvolta rammollito e pieno di sangue fluente, talora pali id o ed itterico o coi carabteri della d


DI U~ CASO 01 EPATITE SUPPl8ATA

~9a

zione aroiloide. grassa, pigmentaria. o cirrotica: piti comunemente si trova il rammollimento con uno o più ascessi. L'ipereroia e la tumefazione del viscer·e è generale, ma l'infiammazione del parenchima epal ico rimane quasi sempre circoscritta su uno o piìt focolai di rammollimento, che terminano in supporazione. Codesti focolai ingrandendosi hanno tendenza a fondersi insieme. La sede dell'ascesso è il lobo destro: l'ascesso è ordtnariamente situato presso la superficie e la i>Ua fr:equeoza va decrescendo io quest'ardine: faccia convessa, rnarj!ine posteriore, faccia concava. Cno.dei caratteri dell 'asres~o epatico è la sua unicità, ma soventi è multiplo. Dei :wo casi riuniti da Waring, vi fu il 62 p. 100 di ascessi unici. La multiplicitil viene spiegata col modo di origine. L'infiammazione si stabilisce con parecchi focolai di rammollimento. Questi aumentando di volume si fondono insieme e si forma così un 3scesso solitario; se invece i focolai si riuniscono in gruppi, sì ha l'ascesso multiplo. Alcuni vogliono che la moltiplicità sia carattere anatomico distintivo dell'a~cesso dissenterico e la unicità distintivo dell'ascesso idiopatico ( Ouckworth). J.a così detta membrana piogenica è talvolta siiTatlamente spessa e fitta che la raccoha ne rimane come incapsulata; ahre volte è tenue, friabile e lacerabile. oppure infiltrata di siero purulento. li diaframma, la pleura, il polmone destro, anse intestinali , ecc.. , possono esser lesi per diffusione ili processo infiammatorio, fl consecutive adtlrenze e perforazioni. Quauto agli allri organi,Lil più soventi interessato è il tubo gastroenterico. le alterazioni si riducono per lo più all'intestino cra~so, la cui mucosa è ordinariamente sede di nn lavorio essudativo ed nlceroso proprio della dissenteria. Quando il morbo ha un corso molto precipitoso. la morte precoce previene la formazione dell'ascesso; in simili casi si può tro\are una regione epatica più o meno estesa, il cui parenchima


A PROPOSITO

r.~mmollito. di color ~rrigio-giallastro, i• inlillrato ùi pus. spel. Ronis ed altri riportano falli di questo genere.

Analisi dei sintomi. - Come si i• detto, il IJUadro boso dell'epatite i' estremamente l"armbile, di r.1rlo r•" ~chiettamenLe alle forme principali pil1 sopra desc•·itte. c,

raccapezzarsi nella !'-Ha diaguosi, è necessaria un 'accut ata minuzio..a analisi de1 sinwJii sintomi 8tato ymt>rale.- Le condizioni genet·ali pii1 o meno dell'!nfermo tal•olla dipenduno piu dalle romplirazioui dal proces~o inlìammatoriu del fegato. Quando questo :< i lnppa in 1111 organtsmo deperito dalla malaria, dall'an trupicalc, dalla dis:;enteria, la (ll·ostrazione e l'e•aurimento gliono esser ma,:tgiori t'be nei casi in cni la malattia .. , luppa idiopaticamente su ùi un organismo t.ll'eceden sano. St hanno delle ~torie di a.;cessi formatisi iosid' ~enza nessun grave disturho del malato, il quale attese sue occupazioni fino ad un pet·iodo molto avanznto; e ~i tano casi di ·oldati che disim!Je~nnrono il loro servizi·• a poche ore prima che la morte li co,.!lies.se per iscoppw l'ascesso in una cavita chio.=<a ..Ua. bcnchè in casi dì q I?Cnere l'ammalato po,;sa conservarsi nltlJa tanza IJeo n per poco rhe il decorso si protragga, l'intensità della i renomeni concomitanti hastano da soli a portare nn di J.{taUlento note,ole con gra,·e de-presstone fìska e morale. ulteriore e'toluzione della tualattta, la rapidita minore della coovale,.cenza. variano pure mollissimo a conda delle condiziont gener,,li pree..rsteoti e di queiJP a venne ridotto il paziente pflr· opera dell'inliammazione e purazioue locale e delle ~ue eventuali complicazioni. La trmpe-raturtl i.• pure un 'e,:-no importante .• i ben$Ì parecchi cast apireuici di epatiti croniche passate a


Dl UN CASO 111 !<:PATITE :.tJPPURATA

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purazione. ma è diflìcil_e_ e •1 uasi inconcepibile che la rauolla urulent'l si pos-.a stniJthre senza che la temperatura non sor1 f ,.i mai i limiti normali. Hi ~o~ma perciò prenderla con accu3 ~~~zT.a, oJ.!OÌ ora, 1ll modo da :nere il tracciato completo delle o;tillazioni termiche di una J!Ìoroata. La febbre a tipo continuo remtttente accompagna per tullo il suo corso l'epatite ~cbieuamente acuta. nell'epatite cr(loica compare solo con la forJD:ti.ÌOIIe dell'n ~CCS!':O ed n ~~urne i raratteri della febbre etica (bririùo. aumento termico 'erso lit'ra. sudori notturni). \la si~ome fra l'epatite c1·onica e l'acuta hawi una serie inlimta di forme intetmedte. accade pi11 ... pe:.:-.o di osservare che la fehhre. presentP all'iniziarsi del lavorio infiammatorio, si dilegua per : iacct>nded piu tnrùi con UCCe$Si variabili di tipo. di intensitit e di durata. La prcsenzu del pus non è condir.ione a.;•oluln ùi febbre. come l{ i!\ ~i è detto: qnesta può mant·:u·e aiTallo. ~ia, rome opina il Cinraroelli. per la spessezza della membrana piogenicn che ~i (tppone nll'assorhiJIIento del pns. sia percht:• la raccolta purulenta non ha raggiunto ancoru un TolomP ,proporzionato all'ampiezza della cavità che la contiene e non V'i subisce per conseguenza una pressione che tlia lnogo al l'itworbimento e quindi ad una vera febhre pieruira (rgheui). Bi:-ognn ricordar$i che soHnti ehi ...olTre di epatite ba cominciato con ~oiTme febhri malarirhe: la tlia::nosi diiTerenZiale puù e:'sere diOicile, per.-l1to non i.· raro tro,are iltip<> intermittente quotidiano e talvolta ancbe terzano e quarta no nell'epatite JDdipendente da malaria. l.a resistenza al chinino. i mnltat1 negatl\·i della rirerca dei pamssiti malarici. nrranno ad indicare la vero ur-igioe clelia rebl1re, senza contnre cbe nell'epatite un tipo intetmillente :;dtietto non si consena a lungo e suuentrano pr·esto arcessi irregolari. Anco•· p1ù difficile ì• In Jiag~osi dilfcrenziale r·.on le feburicole tifoidi. cosi


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A PROPOSITO

comuni nei nostr·i paesr e cbe col loro tipo poco elevato. golare, ora remiltente ora intermittente, riproducono in quasi identico quello che di solito si osserva nell'' Perciò la cun·a termica può fornire al medico criteri p circa l'andamento della malattia, ma come elemento stico ha un'importanza affatto subordinata ai Sintomi locali.- Anzitutto è il malalo stesso che rich· la nostra attenzione sulla re<~ione epatica, sede di un più o meno inteMO, continuo o intermillente, che si o insorge con la pressione. \l oiLe volle si tratta soltanto senso di peso o di un sordo dolol'e gravativo e ciò special modo per gli ascessi profondi. Tn falli il tessuto del gato sembra sia poco sensibile per se stesso ed il probabilmente dovuto alla pressione e alla distensione capsula. del Glisson e sopraltutto ~illfl periepatite circo che si stabilisce quando il focolaio inlìammatorio o si origina o si fa strada verso la superficie del viscere. !ora che il dolore diventa acuto, lancinante, dispnoiro. venti esso è localizzato in un rooto cl1e corrisponde alla infiammata e perciò ~i può avere un criterio per la ricerca e la puntura dell'asces:;o. Altre volte il si irradia in basso a tutto l'addome; più frequentemente, non in modo costante. si irradia alla ~palla (talvolta al al braccio e avambr-accio). fenomeno che si fa dipendere irritazione periferica del nervo frenico. riflessa ai nervi vicali. o dall"eccitamento del pneumogaslrico branche spinali accessor·ie. L'ispezione e soprattul\o la palpazione e la ,...,,..... Qau della regione epatica e le misure ~oraciche forniscono dati sitivi per la pratica. Quando l'infiammazione è molto scrilk't e in generale nel primo periodo della malattia, .si h:~ una sempl ice iperemia del regato, il suo volume


DI UN CA.SO Dl El'Atl'l'E SUPPURATA

;29ì

mai così grande da modificare in modo che risulti all' occhio la conformazione esterna dell'area epatica; ma più tardi sar1t possibile constatare alla semplice ispezione la tumefazione del viscere, la scomparsa degli spazi intercosta.li e lo sviluppo dei vasi soltocutanei. Importa ancor più seguire coi dati plessiroetrici lo sviluppo del contQrno di ottusità epatica, perchè non sempre l'ingrandimento é uniforme, ma può essere preponderunte in certe direzioni , in modo da fotmar·e delle prominenze, le lf.Uali possono diriger·e il medico nel determinare J;~ posizione dell'ascesso. La palpazione, oltre l'esagerata sensibilità, farà ancora rilevare l'esistenza di un punto fluttuante, allvrchè la raccolla puruleota fa punta verso una spazio inter· eos~ale o verso le pareti addomin~tli; negli altri casi si riscontra al disotto deU:ar-co coslale una superficie liscia, dur·a .o pastosa, o di resistenza elastica, che corrisponde al contorno trovato col plessimetro. Dall'esame dell'addome risulta piuHosro raramente che si produca nell'epatite un versamento ascitico. Quando esi$te non è molto abbondante e pare dipenda da compressione sul tror;JCo della vena porta. Con l'ascite si inconlrano eventualmente degli edemi alle e:;tremita inferiori, come !-i verificò nel caso da nòj esposto. Un fenomeno meno raro, ma che pure assai so venti manca, è l'itterizia; quando esiste viene spiègata dai più come conseguenza di un ostacolo meccanico al detlus&o della bile, ora per compressione del coledoco (ittero intenso), ora dei canalicoli biliari per opera dei lobuli infiammati e con gesti (itterQ leggero). Altri credono verosimile che derivi da policolia; altri infine, come l'UghetLi, ammettono elle l'ittero possa avere talvolta origine ematogena, riferendosi al fatto chejl coloramento illerico non è mai molto intenso, che la sua presenza


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A I•ROPOSITO

non è in rapporto costante con la sede e l'ampiezza dell'ascesso e manca nel maggior numero dei !;asi. I disordini dell'apparato digerrnte non costanti, ma frequenti. possono preesistere all'epatite, o manifestarsi fin dal ~ uo inizio. o solo dopo un tempo più o meno lungo. Ora predominano i sintomi di un semplice catarro gastrico, ora di un catarro intestinale. con evacuazioni di carattere dissenterico oppure sempl icemente diarroit.:o. Il vomito può de:-tarsi anche senza lesione della mucosa gastrica, solamente come fenomeno riflesso, in dipendenza della ubicazione dell'ascesso. I disordini nspinaori che possono accompagnare l'epatite si riducono molte volte ad un po' di dispnea, dovuta ehe la respirazio,ne si fa rotta, incompleta e costale, a causa del dolore che paralizza l'azione del diaframma. Indipendentemente dal dolore, la funzione del diaframma può essere inceppata dal volume del fegato, sopratulto se l'epatite si svolge verso la convessità. Per azione rillessa può esistere pure uo po· di tosse secca. Questi sintomi si esacerbano alior·chè per diffusione di processo intervengono la periepatrte e la pleurite diaframmatica. In quest'ultimo caso si può altresì riscontrare un rumore di sfregamento: ma, poichè codesta pleurite secondaria e limitata ha d'ordinario un decorso subacuto, può passare inavvertita. Il cors(l dell'epatite è in rari casi molto rapido, sia che passi a risoluzione, sia che conduca a. morte precoce, senza nemmeno dar tempo al pus che già infiltrai! parencbima epatico di raccogliersi in un asresso, oppure in breve volgere di tempo lermini con la gangrena dell'organo. Più soventi la durata della malattia è difficile a determinare con precisione perchè l'inizio suo è stato oscuro e l'andamento latente e tar-

pur


DI Cl'i CASO DI EPA'HTE SUPI'CRATA

t99

vato. ~ei casi meglio definiti, cioè a tipo acuto o subacuto, ~uole durare da 4- a :; mesi. Si è già avver-tito che non bisogna aspellarsi di incontrare sempre tntlo l'insieme dei sintomi sopradescritti, anzi questa è l'eccezione; essi possono mancare completamente o quasi, ma per lo più si presentano variamente aggruppati e in modo ~:~ltuario in (rueslo o in quello stadio della malattia. Il Rouis, che per questo rispetto ha potuto analizzare dei numerosi materiali clinici, stima che la sindrome completasi rinvenga solo svolte su l 00, incompleta 79 p. 100; infine si ba il 1a per 100 di casi larrati. Del resto, oltre all'indole acuta o no, la ragione del variare dei sintomi staqua:>i sempre nel fallo clte l'epatite suppurativa non e diffusa ma circoscritta, e perciò il quadro sinlomatologico cambia a seconda della località affelta. Così nell'epatite della convessità si accentuerà l'irritazione e il dolore del diaframma e nella pleura, con tosse, dispnea e sintomi respiratori predominanti; se l'ascesso tende a formarsi in ba:<so. saranno a preferenza influenzate le fun zioni dello stomaco e compariranno na.n:;ea, vomito, ecc. Esiti. - Quanòo l'ascesso è stabilito esso ha in generale tendenza a guada~nare la superficie del viscete e ad aprirsi spontaneamente, dirigendosi in avanti, in basso o in alto. Quando l'asces~o fa punta in avanti il malato accusa un dolore piti superficiale r.he per lo passato: in seguito, al disotto dell'arco costale, vet·so l'appendice .\ifoide. oppure in uno spazio intercostale, appare un rialzo non mollo esteso cl~e si fa edematoso, tlntt.nante e iìnisce per aprirsi. Talvolta però si ha una sporgenza voluminosa e pa~to:-:a. che dura a lungo prima di dar segni di fluttuazione. In tal caso si tralta di ascessi più profondi e pjù yasli che spingon.o innanzi uno strato di parenchima insieme alla parete adòominale.


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A PHOr>O~ITO

Accade raramente che il pu', :;collando i tessuti. Yada procurarsi un'apertura l ungi dall'area epatica. Quando l'emigrazione del pus avviene verso il basso·. vie principali lesi offrono: stomaco, duodeno e pe•·iloneo. primo caso il pus viene emesso col vomito o colle fecce o ambedue i modi; ma non vi sono sintomi fisici. che far presagire quest'esito. L'aprirsi dell'ascesso coincide co•·a con lo alleviamento dei siutomi generali e locali. 11 !'amento nel cavo addominale invece desta subito i sintom1 una violenta peritonite rapidamente mortale. Sono affatto eccezionali i casi di peritoniti sa~ate, che scano a spontanea guarigione per ap~rtura esterna; si formano, conducono quasi sempre a morte per Si contano anche osservazioni di peritoniti non derivanti perfornione, ma da ditrusione di pr·ocesso infiammatot'io municato alla sierosa involvente il fegato. Quando la fuoriuscita del pus si fa verso l'alto, essa è ceduta da un accentuarsi dei sintomi respiratori. da un sprimento del dolore locale e della sua inadiazione alla ~ella maggior parte dei casi il malato attraversa un di sofferenze terribili che può esser protratto da poche a tre o quattro giorni . .\natomicamente si stabilisce ~on periepatite una pleurite acuta o subacuta, od una pleuromonite con infiltrazione e inliammazione subacuta del inferiore destro. I sintomi di queste affezioni sono in rale poco evidenti perchè il processo è quasi sempre circoscritto, fincM il pus non si versa nel cavo pleurico o netra nel pol01one e guadagna la Yia dei bronchi. ~el caso insorgono subitamente i se~ni fisici di un pleu•·ico più o meno esteso. Il pu:- ivi accumulato può tempo farsi strada all'e:>Lerno auraverso uno spazio in stale, come nell'empiema ordinario, oppure, interessando


DJ U~ CASO DI EPATITE SOPPU.ILUA

301

tessuto polmonare, arriva a penetrare in un ramo dell'albero t1ronchiale. È però più fre<(uente l'allro caso che l'ascesso epatico direttamente arrivi ai bronchi. Allora i fenomeni subbiettivi polmonari si riducono a cosa da poco, la tosse viene ad accessi, mentre negli intenalli la respirazione si calma; con la tosse 'l'iene espettorato un pus denso, bruno-rossastro, simile alla feccia di 'i no. E raro rh e insorgano sintomi di soffocazione, tluanton•1ue la quantitit di pus cacciato fuori sia Yeramente enorme. Casi di ascessi epatici apertisi nel hacinello del rene destro, nel pericardio, sono a O'atto eccezionali e. come ben si com prende, quest'ultimo esito conduce inevitabilmente ad una pronta morte. La diagnosi dell'epatite suppurante, secondo 11 numero e la tJoalitit dei sintomi presenti. può esse~·e chiarissinìa od affatlo impossi11ile. Ad ogni modo un esame obbiettivo ed un'anamnesi accurata metteranno quasi sempre in grado di giungere per via di esclusione aù una diagnosi abbastnnza sicura fra l'epatite suppurata ed altre affezioni epatiche che si possono confondere con essa. Cosi nella periepatite semplice non c'è ingrandimento del \Ìscere. ni> graYi disturbi generali. Le cisti sierose o da echinococchi ne dilferi~cono per il decorso apireuico ed as:-ai piu lent~ senza dolore e senza g~ave denutrizione. Solo la trasformazione puro leo la. del contenuto cisLico può dar luogo ad accidenti molto simili a quelli degli ascessi epatici: ma in questo caso l'an<lmnesi remota illuminerà la diagnM_i. laquale avradel restoun'imporlanza:.econdat·in, pet·chè le indicazioni terapeutiche sono le stesse e la fùoriuscita spontanea o procurata del pus rivelerà, con la presenza degli uncini, la vera sua natura.

"


A l'R01'0SITO

Il cancro midolln·a diffuso con punti di rammollimento p bensì oll'rire un certo senso di flultuazione, ma la s palpabile del fegato non è mai liscia. ma bernoccoluta; malattia è 1arisgimamente primaria, suole presentarsi in aranzata ej in ogni caso è di evoluzione assai più lenta l'epatite suppurativa. La cirrosi ipertrofìca apporta pure cachessia. può a\·ere delle crisi piretiche (Jaccoud), non ne1·a mai ~raYe ascite. ma è pure di decorso lentissimo sebbene con molla variabilit~. tosto o tardi determina l' tero. Impon 1 sopratullo dal punto di \'isla di una terapia at stabilire il più presto possibile l'esistenza dell'ascesso, cl1è l'esperienza ha insegnato quanto pericolo vi sia nella aspetlativa, quando la raccolta si è for·mata, mentre il cesso della cura chirur·gica dipende sopratullo dallo stadio cui si t! praticata l'apertura. Appena vi è qualche sospetto suppurazione del fegato, bisogna fare una o più pu esplorative pe•· dissipare ogni dubbio circa il tempo e il l dell'operazione. I segni essenziali che devono far p ""u'"J"'" l'esistenza di un ascesso del fegato sono: l 0 una febht·e remittente o intermiuente con esa zione resperLioa: 2" un dolore fisso alla regione del fegato, alla pressione : :3° l'aumento di \'Olume dell'organo. Profilassi ecura. - La profilassi dell'epatite dei paesi si limita all'igiene (1ella pelle e dell'apparato digerente; bi gna astenersi dalle uevande e dai cibi eccitanti, energicamente le manifestazioni malaricbe e dissenteriche cambiar di clima o rimpatriare quando il fegato è so7geUo congeslionar·si.


DI UN CASO {)l EPATITE $UI'I:'URA1'A

303

()Uanto alla cura del morbo, le sottrazioni sanguigne, al· Lre ~volte molto in uso, sono oggidì generalmente rigettate, come quelle che affrettano la cachessia; talnni vantano però ancora nell'inizio della epatite le emissioni sanguigne locali, praticate col sanguisugio alla regione anale. Sempre allo s~opo di agire sul circòlo della vena porta ~· engono prescritti i puruanli e in special modo il calomelano a dosi generose, se :siste costipazione; altrimemi, a piccole: con oppio e ipé:Ca· qt~ana, se esiste dissenteda. I purganti sono però controindicati dal calano gastrico e dalla cachess.ia e sono perfettamente inutili, anzi dannosi, quando l'ascesso si è formato. A.nche i vomilivi vengono somministrati per attivare la circolazione epatica; ma, oltrep(lssato il primo periodo, non fanno che aumentare il dolore e l'irritazione gastrica, e perciò non saranno applicabili che nelle forme croniche. Contro il dolore e per favorire la risoluzione del processo flogistico, si impiegarono molto per lo passato i vescicanti, le senapizzazioni e le coppettescarificate sull'aiaepatica, con martirio dell'amm~lato e molto dubbio suo vantaggio. In generale sarà meglio restt·ingersi ad unaeura sintomatica ed agire piuttosto sulle complicazioni ed in special modo combattere la dissenteria e l'infezione rnalarica se esistono. Perciò il Tomes neHo stadio presuppuriltìvo ritiene utilissima l'ipecaqua.na a larghe dosi, come si usa con la dissenteria acuta, ed il doruro d'ammonio col cloridrato di chinino. Accertata la snppurazione., l'opinione o-ra prevalente è di aprire quanto più presto è possibile l'ascesso epatico. rn tempo si credeva meglio di non operare e di attendere una fuoriuscita spontanea del pus. In ratti talvolta si trova la natura .abbastanza compiacente da procurare alla raccolta purulenta lo svuotamento per qualche canale evacuante o per l'esterno. Ma sventuratamente la rottura dell'ascesso entro una cavità


A I'ROPOSITO

chiusa è sempre fatale e la spontanea o procurata .. n••r~o-...i tardiva dà sempre risultnti inferiori a quelli di un in ..... ""n''" chirurgico fatto per tempo. lnvero, anticamente non si "'"'n-··--= che quaodo si percepiva distinta fluttuazione superficiale, tfuesto soccorso di Pisa non poteva influire sull'esito, contare che le inadatte medicazioni potevaM procurare l'i zione setLica. Oggidi con la scoperta precoce del pus, con strumenti per-fezionati e le cautele antisettiche, l' dà risultati senza paragone migliori. Oramai in India e maggior parte dei paesi tropicali è divenuta una pratica timèr" l'esplorazione del fegato mediante unJJne tr·equarti un ago es-ploratore. Lo st1·umento che si us:t, unito acl un aspi ratore, viene infisso nell'organo nel punto sospetto e, se d'uopo, sj ripete l'esplorazione in altre Jocalitit e direzioo quand'anche il pus non si trovi, si sa che non ne segue cuno inconveniente (1). Al contrario i sintomi acuti sono neralmente leni li dalla puntura e non mancano medici che nell'epatite acuta pungono il fegato non solo a scopo gnostico, ma come mezzo curativo, ritenendo! adi grande va taggio (2). Confermala la diagoo:'i di ascesso epatico. si può con raspiTatorc. oppure praticare. un'apertura sufficiente istabilire un tubo da drenaggio. L'aspiratore, che i• uno (t) l membri della soeietà. medic.1 d1 Alessandria (la1igerie, flf' Castro, A hate) h;woo ratto nunlCl'Ose punztoni con tre(foarti 11ili o mcoo ~:,-rossi animali domestici d'ogni specie, senza produrre alcuna alterazione cal,COIIIOIIe:· .\oche negH ammalati si punse pio volte per error~ il fegato dubitando •1el· l"&asLenza dell'asce3SO, ma non nr furono per que«to punto ag~'T3\"ati. In ua ~a;o eli ileotifo, Sl'guito damorLe, !"autopsia rivPiv appena una traccia di

cuna delle punt~u·c r,raticaLe in 1'it:1 coi trequarti ordinari ( 01l Ca~tro, citale' da O~helti, in Rivi$ la clinica, memoria ci lata). (il A liU>Io di raO'rollto ricorderò che recentemente il Felettl ~;J altri banno d1mo~trata la 'l'irto curativa dcll"ago-puntura semplice

nel tumore di mila

(\'~di in proposito le comunicazioni fatte al t• c ~ Congresso di medirina la•

terna tenuU>si in Roma, 1888·89).


DI UN CASO fJI .EJlATITE ~UPPURATA

305

mento di inestimabile valore come mezzo diagnostico) di rado dà risultati soddisfacenti per la ~:ura definitiva. Tuttavia la semplice a,;pirazione può riesci re efficace negli ascessi di media grandezza con decorso non tumultuoso e ad ogni modo c0nverrit tentarla come primo allo curativo, senon altro per· chè ù più accetto all'ammalato. Bisognar-il in generale ripetere l'ope•·azione due o tt·e volte avendo cura di aspirare lentamente con un ago piutloslo grosso degli apparecchi Dieularo) o di Potain, perchè il pus è denso e ricco di detriti. ~la ~oventi accade cbe la cavità ascessoide si riempie ripetutamente con grande rapidità e le necessarie aspirazioni dànno un sollievo troppo passeggiero ai malato, co:-iccbè si impone da sè un trattamento più energico. Se dopo la 3• o 4• aspirazione non si oLLiene una duratura piressia ed una gt·aduale scomparsa di tutti i sintomi , con3 ver·ril dunque ricorrere alfa Libera puntura del r ascesso. Questa d ev'es~er praticata nelle condizioni dell'asepsi più rigoro~a, sia che si adoperi il termocauterio ( Rausohoff ( 1) Zancarol (2) sia che si usi il bisturi (Lillle (3). Fayrer (4), ecc.). od un ~otrosso trequarti. La maggior parte dei pratici ricorre ancora a quest'ultimo str·umento perchè meglio che col bistorl, sulla guida dell'ago esploratore, si può attraversare in un so! tempo tutte le parti molli situate fr·a il pns e l'estremo. L'operazione, oltre ad essere meno cruenta, dà modo di poter procurat'P, aderen1.e fra il fegato e le pareti addominali lasciando la ca nnola in sito prima di sostituirla con un tubo di drenaggio. Però la q uestiooe delle aderenze, che pel passato tratteneva i chiru r~i da un precoce intervento, e stata di (l) RAUSOUOFF in !lew York med. ltt«:t, 188!. Citat O da lJGBETTI. (i ) ZANC AROL io Centralo. (.

Cllir., t887 e Giornale di med. mil., n.~. 1888.

(:)) STROMEYEII f ,tTTLE, cit. da ~IAenou• iu Arch. de med. m.:C., agosto 1887.

(l) FAYRI!R ci t. da Oucnwon.u, in Lancet, a prile i887.

20


306

A PROI'QSITO

molto esagerata. La superficie del fegato si applica cosi alle pareti toraci che e addominali che praticamente nou e a temersi versamento di pus nel caYo addominale ed i medici più riputati dei paesi caldi non prendono a questo t'iguardo precauzione alcuna ed operano senza titubanza. Facendo l'ioci~ione col histori o col termocauterio si ha il vantaggio di praticare un'apertura di 5-6 centimetri donde si può esaminare la ca vita ascessuale, smotarla completamente e J~warla con una corrente abbondante di litiui.do nntisettico (suh!imato nl 0,25-Q,:jo p. 1000) o con acqua distillata sterilizzata. Bisogna notare che, tenendo divaricale le la h bra della ferita con una grossa pinza, riesce facile di applicare un gros~o tubo drenaggio, la pre~enza del quale determina ade~ioni nello stesso modo che lasciando in sito la cannula del trequarti. Tuttavia, per poco rhe ::;ia profondo l'ascesso , ~:onverrà cedere a stt•ato. a strnto, sulla guida dell'ago esploratore allora si renderà necessaria la narco..;i cloroformica, m operando col trequarti ::.arà ~ufficiente l'imestesia locale caioica. Quale è il punto da preferirsi per l'apertura dell'ascesso Hammood;e Zancarol preferiscono uno degli spazi intercos Tomes, .:\foore ed altri consigliano di apr·ire al disotlo eo:ste, :-ull'epigasLr·io, rer~o l'apoLLi ensiforme. Come pri cipio generale si deve operare sul punto indic;,to dalla f1 tuazione e dalla esplorazione. )Ja potendo scegliere, è m aprit·e al disotto dell'areo costale perchè l'operazione è semplice c scevra di complicazioni, fra le quali non è in ((Uente la ~:arie delle coste. Inoltre operando in uno spazio intercostale il 'iscere s lato si l'etrae e l'apertura può r·estare obliterata dal ria' 'i namento delle coste. il che può rendere necessaria la zione di una o più C<l:>te per conservare la permeahililtt del


1)1 t:~ CA!'O Ol EPATliE SU!'l'URATA

3()7

~anal e e del tu ho chiuso dallfl compressione. Per evitare que-

'li accidenti, Zancarol, che preferisce operare su uno spazio intercostale avnnti di penetrare coltermocauterio nelia cavità dell'asces~o, fa sempr·e in primo tempo codesta resezione delle ~oste.

La laYatura della c:n ità con liquido antisellico non è 5trettaroente necessaria purcht~ la medicazione esterna si faccia con le solite cautele: anzi. v'ha chi crede che le soluzioni antisettiche. anzichè diminuire la secrezionepurvlenta, l'aumen· tino irritando le parE'ti dell'ascesso. Zancarol fa perciò solo irrig-azioni ahhondanti di semplice acqua distillata e ribollita. L'l disinfezione della cavità si rende però necessaria aJIQrchè 11 pus secrelo cessa di es~er di buona natura. La febbre d'ordinario cessa dopo l'operazione, e con essa diminuiscono o scompaiono totalmente il dolore, la tensione e.d il generale -sconforto causati dalla presenza del pus in grande quantità. lJn ristagno di pus o l'infezioM set\icn provocano nuovi ac.cessi febbrili. Se, nonoslanle le lavande antisetLiche, la febhre ~ootinua e si manifesta la dianea, è segno elle esistono (l si sono venuti formttndo altri a~cessi ed allora la prognosi è inf~us!a.

Prognosi. -Che l'epatite parenchimatosa circoscritta possa risolversi prima che l'asce~so si sia formato. od anche a fusione purulenta incominciata. è fatto indiscotibile: ma io quale proporzione ciò avvenga non ci è dato valutare nemmeno appro5~imativamente, perchè lavori sta1istici ben intesi in questo senso non esh,tono. Il iomes, nella sua memoria, parlando di epatite in genere, dà queste cifre: su ~400 uomini ~eli' esercito inglese in In d ia 1620 sono ammessi all'ospedale 41er epatite con 6:3 morii, vale a dire si avrebbe circa i! 95 p. 100 di guariLi.


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A PROPO:-ITO

He:;tt·ingendosi in seguito all'ascesso epatico pro detto, riporta alcune statistiche con un numero di guariti riabile fra il H~ e il ~5 p. l 00. L't'norme diffe•·enza 4i rigioni fra l'epatite io genere e quella che ha avuto per la suppurazione. doHebbe dunque rappresentare la et fra centuale delle epatiti. cbe si risolvono sponlaueamenle ~appurare . ~J a non iosi;tiamo so 'luesta deduzione a ca::~o guarito. si battezza col emplice nome di epaLJte gran numero di malanie, le qnali ron l'epatite parench to..;a circoscrilta a tendenza suppnrativa, non hanno altro po1·to che quello della sede. !)nanto alla progoosi dell'ascesso epatico propriamen essa ~ ~raYe, ma non quanto vorreubero gli autori La mort1ùità percentuale per questo morho varia natura! secondo i climi, ed in uno stesso clima, :.econdo le razze vi abitano. Per· ciò che riguarda l'l odia, se non vogliamo degli apprezzamenti errati. bisogna tener con lo del fatto l!li ingle=-i non n si sono mai acclitnatizzati cornptietll,me181 come del resto presentano minore attitudine delle razze tine ad adaLtar.si a qualsiasi clima t•·opicale. In tali con il loro organismo trovasi poco atto a reagire contro morho~o, prolJnbilmente infettivo. ~h e si localizza uel ~on t\ strano dunque che in quei paesi si tr·ovi per gli ropei una mortalità ragguar·devole per a~cesso epatico. ascessi epatici abbandonati a se :;1 ha solo il l O p. l 00 guarigioni. Quanto a quelli operati. le st..1tistichc antiche ring l s:H-'5~) davano dal l o al l R P· l 00 di esiti .u..~..... mentt·e oggidi in coi le operazioni si fanno meno tardi e con mezzi p1ù perfezionati. .si olliene il 2~-~5 p. guarigioni (Tomes). ~tatisticlle piu soddisfacenti si per climi meno caldi e per razze più adalle Cawo ha rilevato dai registri degli ospedali d' Id.


DI U'i t.A<::O DI EPATJTE ~UPPUilAT.\

309

tl'J:J.tillo clte per l'anno 1866 la mortalità per ascesso del fegato. superiore al i5 p. ~ 00 presso i non operati, s'nhbassava 31 ~O p. l 00 presso gli infermi opemti ( 1). La società medica di .\lessanèria d'Egitto ha ripreso la questione sopra una srala più grande ed ecco i risullati a cui è arrivata: Sopr·a 119 casi di c;uppurazione del fega to: ~ on operati . morti 80 p. 100 Operati . :i2 ~ (Jrandi ascessi: ~on operati . morti 88 p. l 00 06 ) Operati Piccoli ascessi: ~on operati . morti 69 p. l 00 Operati 30 » \leo tre da que·te cifre ri,ull'\ e' uientissimo il vantaggio deltrauamento 1·hirurgieo. d 'nltrn par·te appare chiaro che •1ualomrue sia In cura seguita, il ·uccesso dipende pur molto dalla grandezza dell'ascesso e dalla forza del paziente. Le proltahilita di successo diminuiscono io ragione inversa della grandezza dell'ascesso e della debolezza del malato. Donde il hi•u,!DO di esser solleciti nel deridersi ad oper-are. \l>biamù visto che la raccolta purulentatende a farsi strada ali eqerno. Però circa una meta degli ascessi abbandonati a ,... rimangono chiusi. L'evacuazione spontanea per i polm.:>ni 3\'Viene in circa il20 p. l00 dei casi erra gli e~ ili spontanei è il pìu ravotevole alla guarigione. Di 33 casi guariti ·pontaneamente, Hì si nprirono nei bronchi, 8 nell'inLesLino, 1 nello ~tornaco e 2iguarirono, a quanto pare. per ria ·sorbimento del pus (War·ing}. Secondo altre statistiche indiane (Tomes) circa il) Gnlo11 méd. t8i0. V• .''\'lu~v, Palliologit e.rot~ue ,,,, 480.


;}J()

A PROPO..,IJ'() Ili U~ L.~ ... O Ili EPATITE "UPPt:R\T\

la metà dei ca:.t apertisi per bronchi guariscono: ma in Oo ca~tro "U :?:) cnsi ne ebue 19 guariti. l n base alle osservazioni raccolte 111 Alessandria d' etl alle sue propn~ raccolte nell'hai ia meridionale. l' conchiude: aprendosi l'ilsce ·so per la \'ia bronco-poi la pro~no:.i è favoreHJie iu più cb e Lre quarti dei ca,.i; ùosi J'a,;cesso all 'esterno la prognosi è ancora favorevole Ht piÌl clt• trt' qnarti dei casi uperatt allorcbt> J'asee·.o non molto grande, rnle n dire quando '"iene operato io tempo; c :.empre ftnorevole intJiù rhr la mPtrì cùi ca.si opt1'11/1 quulu que sia la grandezz.a o le condizjoni accessorie dell' In terUlini gt>nt>ra:i la prognosi t> aggra-rata dalle com I'UI.ton t dissenterirhe e malariclte, eqoaoto agli esrtit•he avere l'n:-:cesso, c arlùiritlut·a iufausta l'apertura nel pPI'ictt gl'a' issi mn l'aper·tut·a nel t•ayo addowioale. gra\"e 1'11 nella ra' itit delln pleura.


311

STUDlO

IDROTIMETRIA B

PROPOS!à DTX liU0\0 METODO IDROTIMKTPJCO I'F.11

ANDHEA CHJALCmA

L'idrotimetria. proposta ed adottata da Clarke in ln ~hil· ter•ra e modificata in seguito dai chimici Boutron e Boudet, ru subito rironosciula peJ· un metodo mollq 1ngegnoso d'analisi deU~ &CfJue potabili e meritò che foRse universalmente acc~ttata.

C

Questo metodo, che è conosciuto da circa 40 anni, si basa, com'è noto, sulla propl'ietà che ha il sapone di decomporsi m presenza dei sali alcalìno-terrosi contenuti nelle aequo J•OLabili e di indieare la fine della reazione col fare apparire uua spuma persistente alla superfìcie deJracqua in esame. Pure, nonostante la meravigliosa sensibilità e prontezza del reatLivo ~ la non difficile esecuzione dei saggi, si do,•elle riconosc.~re che i risulllati Jell'anali~i Jdrotimetrica sono rare ' oll~ approssimativi, si da indurre un po· pe1' volta i chimici ad abbandonarla, o tull'al più a servirsene unicamente per conoscere il grado comple;;sivo di un·ecrrua potabile. Di tali inesall.eue io mi pl'PSi ed indaszare le causP. e col titolo: Difetti delt'idrotitttelria nell'ar..alisi delle a(que potabili, pubblicai una mia memoria sul Bollettino farmacwttco del mese di maggio deu·arml) 1889.


l'TOOIO SOLI.A HlROTJlJETRIA, ECC.

Dopo d'allora ho proseguito ~li studi ... ullo stesso argome.,lo, con lo scopo di meglio determinarne le caucoe d'Arrorc, nonché di lrovor\.i qualche modrficazione capace èi e\·i: tare quelle, e le operazioni inutili, affine di ollenere risultati ~tti in uo tempo prtr breve. Il metodo idrotimoLrico, come ognuno sa, con~ste in 4 sagp:r, che hanno per isc.opo dr determinare il carbonaLo di calcio, gli ullri "ali di calcio, i 8ali di magne$o e l'acido carbomco lib~ro, cont.enuli nelle aCtfUC potabili. Ora, palòsando in Cl'ame le diver se operazionr, mr pro,•erò a dimo!:>lrare le caus~ per cui, ordinariamente, i risultati sono diver~i da quelli che dovrebbero essere. 1• OPERAZIO:'IIE. SA~GIO !>UI.l.' \CQUA ALI..O SrA l'O ~\.TURAI..!::.

In rJueslo ~"aggio risultauo la quanlilil complessiva dei sali alcahno-terrosi e l'acido carbonico libero. Tra il sapone rdrotim~ltiro ed i ~ah alcatioo-ler•rosi, conteliUti nelle acque po~brh, avviene uu doppio scambio di componenti, per cui !;Ì formano alcuni ~Alr di sodio- bicarbonato, solfato. cloruro. ecc. -ed oleato (e foros'anco palmitAlo estea· rato) rli calcio e dr ma_e-nesio in<:olubili. Invece, in presenza dell'actdo carbonico libero, l'oleaLo di sodìo viene decompo~lo, ed in sua vece formasi carbonalo di sodìo, mP.nlre recido oleico viene reso libero. L'acido carbouico dunque scaccìa :::,li acidi gt·assi dalle 1or·o combinazioni e lr so~trluisce. ma esst>ndo pur esso un'acido debol~. la sua azione i lenta. e tale diventa sempre più coll'ioollran:' della reazione. Prima che abbia compiuta la sua azione ~opra il sapont•. occorrono 8lmcno dieci minuti, e fa d'uopo attendere LuUo questo tempo, dopo ogn t nuova ag~nunt.a di c.apone. avanti ui azitat·e la boccetta Ed essendo e'SO Anche un corpo gazoso e fugace, son nece~sarie delle prE>ceuzioui perchè non abbia da svolgerFt che ti meno po~,..j­ bile duraute il s11ggro. tra cui quella dr non agitare la bcccetta che leggermente, solo quel tanto che occ:orre per otlener·e alcune bolle. Ma, ad onla di ciò, la determinazione


STUIIIO '>ULLA IDROTUlETIUA, !CC.

tr.a non si raggiunge che dopo alcun1 saggi, io cu1 1

811~ ...ervono di

norma nei successivi, tlnchi'J s'arriva a

. . rrutllde.re il grado 't droltmelrtco, versan dovt. tutta l a so l u-

p~O

.

e Ji sapone occo rrente ~ una volla sola .. Dì maniera che, per e"'egutre questa operaz1one, occorre r.n' di pratica e qua lche ora ùi tempo. unInr·precedenza b.tsogna essers1. anc l1e a~stcuratt . . h l c e a sotozione dì sapone sia neutra e non alcaline, come s ucce le d t 11 uPll~' state preparate molto tempo addietro e c!Je hanno pi'O<iOltO posatura. 10 ebbi ad esaminare di tali posaLure, derivate da vecchie .-otuzìonì, e le ho trovate formate di cristallini microscopiCI m!Oiubtli nell'acqua e solubili nell'alcool con t•eazione acida. Erano dun.,ue acidi ~ressi, separatisi dalla base, la tj uale •ra rimasta allo aLalo di idrato alcalino in soluziflne nel lì,1uido tdroalcolico, a cui comunict~.va reazione alcalina, rendendolo cosi più o meno ineLlo a determinare l'acido carbomco, ti quale, in tal caso, invece di reagire sul sapone, st combina ù1 preferenza a quell'idrato di sodio o di potas.<>io che 1 trova in soluzione. Ms quante di tali prt>cauzioni, indispen!'labili per determinare l'acido carbonico, si usano nell'esegUire il saggio f NegJIIlna. .E perciò l'acido carbonico, se vi rosse, s fuggirebbe qua~1 tullo alla reazione. Dtvo per ò dichiarare eh~ di acido carbonico Ubero - da non confondersi col So~erni·combinato - in acque potabili. a me non riuscì ancora di lrovaroe, s1a dl"lermìnandolo allo ~tato di gas. sia allo stato di carbonato di calcio o di bario. CIÒ mi rende persua:;o che, almeno generalmente, dato che et s1o, vi si lrovi in quantità estremamente piccola. Gh autor1 invece l'ammettono e nell'esempio da loro portato se ne trova nientemeno che 3 g radi, i quaU dovrebber o cormpondere a 15 eme. per litro. Tale quanLJIA, banche r•Je,·ante. è inferiore assai a quella dell'acido carbonico semi· combinato. il quale, considerato in rapporto alla quantità del solo carbonalo di ~alcio , lO gradi, senza tener conto del biearbonèto di magne!:'iO, che n on dov1·ebbe mancare, sarebbe Invece di eme. 22 .,, per litro. 1100


Jl 4

STUDlO suLLA IIIRUTI'!El 1\1\, ECC.

Quest•l volli d1re PPr dimostrare c!t"' racuin ca nell'esempiO succìlalo, non ha oe~"un ..apporlo CO!~ semi-combinalo, e r1Ui11di ~li autori non pote\'sno ali questo. Volendo attener~i il più ch'é poss1bile elle indicazioni scritte, parrebbi! ùi non eseguire bene l'ana!iE<i se carbonico libero non aves<~e da l'i~111tare; e bencftè. con modo di operare. non potrebbe risultare nemmeno se ci pure st suole trovar~li posto, e ct SI riesce a sali di calcio, come vedrassi io seguito Nelrel'1eguire d <>aggio sull'acqua allo stato na ta'o che 1 gradi di liquore tùrolim••lrtco occot·••enli tenere lo spuma persistenl<', erano in numero rn centigrammi di sul i alcalino lerrosi contenuti in un acqua in e<>ame, me'llre <>apevo che av~bbe dovuto il contrar io; ma ebbi poi ad osser"are che IJUr>l gaggio, trascorsi alcuni minuti, diventava suc:celtibile 11 la spumu anche coll'aggiunta di nuova quanllu:t stesso ft~nomeno si produceva con acque arlltlciali non vi pote'a nemmeno I'SI'!ere il dubbio Ji pres~:>nza carbonico Quale n'era dunque la causa7 Sottoposi al idrolim.,tr ico. ~epAralament~:>. ciascuno dPi !_:&li ron acque potabili, e subito m'accorsi che quel prodotto dai sah dt magnPsio. Potei assicurarmi che reazione col ~apone, ne <>sturano dapprmctpio una maggiore. che può arri-çare pert~ino ad ess,.re quella occorrente, ma poi, un po' per volla. lah: compare, la mescolanza di trasparente si ra torbida, rlivenlanno capace d1 cono;er,·are In spuma an<'be gendov1 a piccole porzioni la rimanente quantità di magnesio. P er 18le moti"o 1l saggio sull'arqua allo hlalo avrà bi::;ogno d'essere laf!cialo in ripO!>O per tma minuLi (adoperando, se sarà bisogno, un'altra boccel18 qu~>lla graduala), per t>sser e di poi sottoposto alla pro,·a, csoe all'a~giunla dt fJUelJa quan lità d'acqua che capace di sopportare, la quole potrà variare, m


"TUDlO SUl l.,\ IDROTliiETRlA. ECG.

4 ad eme. -. ec~'l ndo la fluanlita dei sali dJ magnesio in quel· rac•tU8 e;:ic:lenli. Poi :>e ne ticn conto per dillalcare i ~radi Ji sapone ::lati verc:ati in più.

2" OPER.~ZIO:\E . .: \GGIO ~l'Ll.'ACI,IU \ 'l H\ l rAT.\ COLL'OSSALATO Al\t:\fOSICO.

r;ue'!'l'8C JU&, d11 cui c:on., ~tatì c:eparatì 1 sali dì calciO, dovr~bbe conterH•t·~ 1 l-ali dì rnagnec:io e l' ac1do carbonico liI>Pl'O. Ma c:iccomo que"'l'ullimo non c'è, oppure. se ci roc:se, con tal modo ni npPrare non rÌ$Uilerebbe, ..i deve ritPnere cM i ~radi trovati ùebl.la.no lutti atLrìbuir<=;J ai sali di ma-

gn·~sio. ~la tali gradi ri:-ult.ano co~lanlelllenle io numero maggiot•e òel \'l'rO e sollralli dai gradi del primo saggio, come è pre· sc••iLtn di fare, affine di ottener e per differenza. i sali di calcio, '1uestì dovranno necessnriamente risultat·e in quanl1là infer•ore alla reale. A La le fenomeno. VI coulribui-<ca o no l' ucido è8rbonico semi-combiualo, o l"ia lutto ca ~rionalo dal modo di comporlftrsi dt·i "'ali eli rnagn•• ... io. certo <~i t> che esso non manl'a mai, .. riec:ce r ercit. la CfiU!'l8 principale delle inesatlez?.e che 5i , eriflcano n«>lle a nali~i ìdrolunelriche.

:1• OPERAZIO:-\E. SAGGIO SULL' ACQI.A IWLLITA )Jt:zz' ORA, E DAl GRADI 01 J'E:\l fl !.lEDI.. H:\ E TRt: P~:R IL CARBONATO DI C.U.CIO RIMASTO

Lll"CitJLf() .

In 'Juest'actJUil, da cui è slalo separato il carbonato di calciO unilamente all'acido carbonico libero e semi-comb!nalo, dovrebbero trovar-• t:li allr1 sali di calcio ed i sah di magnes:io. Qualot·a si con ... iJer• clte nessun metodo d'analisi riesce a stabilire lo !"tnto di combmazione dei sali disciolti nell'acqua, i rruali, dalle hasi e daglt acidi trovati, !.'i suole arbitrariamente com}Jinare secondo lo supposte maggiori affiìnità, l"i llovrll conveni re che sarebbe cosa abbastanza importante lo


316

::.TUDIO SULLA IDR<ITI IETRtA, it.t=.

stabilire con esattezza almeno la quantità del bicarbonato di calcto, come si pretenderebbe d'arrivarci con questo saggjo Ciò permetterebbe pot di conoscere con esaltt>zza anche la quantità coro p lessi va degli a liri salt dt calcio, e uei casi ptù semplici, perflno- il lol'o stato di combinazione. Suppongasi infatti che un·a\!qua contenga 15 gradi idrDHmetr ci di calcio e 10 dt magnesio allo stato di bicarbona t._, e di solfato. Sia dt 10 gradt il carbonalo di calcio trovato. il solralo snrà di ;>•. Siano di 8 gt·adt i solfati dl'lerminalt per mezzo dell'azotato di bario, saril di 3" il solfa•o di magnesio e di 7• ii carbonato di magnesio. Sarebbt> !JÌccolo ..-anta~otgio questo • Ma. purtroppo, la cosa e invece ac;sai diver!'S, e lo ilimostrerl'l cot seguenti motivi: 1• La quantità del carbonato di calcio cbe non si separa con l'ebollizione dell'acqua, ma r imane disciolta, non è mat ordtoariamente di 3 gradi idrotimetrici. Io lto oc;scrvato che quando 11 carbonato dt calci<? vi si trova solo, può arrtvare ai 3 gradi, ma io pre~enza dei salt di magnesio può dimtnuire sino acl 1•, eli in presenza di solo carbonato mugnesico anche sino a o• Dunque, quei 3 gradi che gli autori prescrivono di detrarre dal ;,• saggio, biso~nerebbe pit.:llos t.o lo.sciat•l.i, ma non t:,. sendo giusto nemmeno ciò, è meglio uon rare ne l'una cosa nè rallra. 2' Quel carbonato di calcio che l'li separa con l'ebollizione, rappre~enta Anche del cat·bonato di mar.rnesio, non perché s1 trovi nncbe quec:to ìn quel deposito, ma perche r ea:;rendo su~di altri $&li th calcio li precipita alln stato dt carbonato; e ciò avv1ene per la magg1or tt-ndenza che a cqui~tano due componenti a combinarsi tra di loro quandn vanno a formare un composto insolubile, che in •1uesto cast• è il carbonalo di calcio. P Pr cui la quantità del carbom,tn di calc10, cbe "' "eparA cnn l"ebolliziont>. ciivenla ..up<>riru e a quella che prima esisteva nell'acqua allo s tato di bicarbonato, !!', ''iceversa, la •1uantìlà degli altri sali di calcio, che restano in soluzione nell'acqua bollila, diventa mferiore a quella cbe prima PsiQleva nell'ac•1Ua naturale.


~TCDIO '-ULLA IDROTJliETRIA, ECC.

317

La reazion·~ tra il carbonato di magnesio ed i sali di calc1o, JD a"-viene completa. ma solo parziale. lo feci bollire ìn11 steme r1uantité equivalenti dt carbonato magnesico e di un c;ale ,li calcio e, dopo mezz'ora di ebolli:Lione, i due composti avevano !>Oio in parte, circa per meté, scambiati i loro

componenti. A conrerma dei J'all1 a ssenti citerò un solo esempio. L'acqua potabile di Perugia contiene i centigrammi e mezzo pf'r liLro di sali di ma~nesio, equivalenti al altrettanti gradi idrolimelrici, per lo meno. Dopo l"ebolhzione d1 mezz'ora essa non dii che 6 gradi, da cui se "'i dovessero dedurre :~, come è prescritto, non ne rimarrebbero che altri 3 a rappresentare gli altri sali di calcio ed i sali di magne<~io; ma •JUando anche ~e ne deduce'lse una solo, che non è magg1ore la quantità del carbonato di calcio r1masto disciolto, ne restet·ebhe appena mezz•'l per altri sali di calcio, e cio e ugualmente troppo poco. Questo spiega anche il motivo per eui, alcune volle, spe~talmenle quando scnrseggiano gli altri .,al, di calcio, dopo Mrallì •1uei tre ~radi, "i ollPngano meno m-aùi nel t~rzo :.aggio che nel quarto. Da quanto ho e~po<~to, emer~o chiaramente che 1 sali di calcio che risullano nel 3• S81l~in, DOli hanno alcun ra pporto colla quentité esistente nell'acqua naturale e quiod1 è inultle ricercarlì. 4• OPERAZIONE. SAGGIO ~t;LL'.'\CQUA DOLLli'A E TRATTATA COLL'O<;~ALATO \.\UIO ...lCO

QuesL'acqua, da cu1 furono separati i sah d1 calCIO e l'acido carbonico, non dovrebbe conl.enere che i sali di magoes1o . .Ma essa é pressochè uguale a quella del secondo saggio, p~rchè cont1ene gh stesst !'&h di magnesio, pre~>entanti lo c:t~ct~o fenomeno accennalo. perl'l meno acceolualo, a cagione ftJr"~ della temperatura dell'arqua , di solito in questo salllriO pìu elevala Comunque cti sia, generalmente. si trova qualche prado in meno the nel secondo sa~gio, e '}Uella d11Ter~nza do-


~TU!JIO Sl111..\ IOllOHllElliiA,

FfC.

'ut.s n lutl"allr•l. "'l llr'bu .... '" Il • a ca i" carb• n co 1 h ero. non vi è alcun motivo percht'· f{Uella differenza non po~~ anche man ta!'~>. e qu111dì l'acuJo carbonico non risulti, e noa possa anche esser e mver~a ed allora tl calcolo finale UDn quad r i. Conosc~ndo si curioso modo ds compot•tarsi ciei salt di maguesio, sareùbe fncile il rimediani, ma riuscendo luttav~a una C'Osa dift>llosa, tr11lascio di parlarne, e piu avanti e .. porr() in,eee un nuovo SS~f~O con cui rie~ce di ovvtare a lutl• gh accennati incon,·enienli, i quali sono la <'ausa che la co mpo~11 • 1.ione dr un'aCltua potabilE'. anzichè dai !'asr!!i.... embr•. molto;., volle>, rbullala ùa cirre immaginarie. [letermlnuione degli acidi solforice e cloridrico

Gli autori pt•ec:cri vono •ii rare bollire racqua, affine eli porre 1 bicat·bonali, prima di procedere alla determi na:?: dPs solf~tti rned1anta l'az.otato baritico. A me snvece pare inuLtle Ji sottoporre l'acqua a t-t lu operaz.aone dal momt'lllo che l'azotat•J barillco reagh- ·e ltmlo ~ui solfati, e non sui bicarbonati, ::ui cloruri, ru q 88h insomma cun cui non fo1·ma composti inROlubili. E t>ulla ::;le~sa acqua ùollita prescr ivono d determinare cloruri coll'azotalo argentico. Ma tale prop•>sla non è pratictt. perchè t-i ll'alle di ~ tità troppo ptccolè di clorut'i, che il pìu delle volte non giungono un "rado Idrotimetrico: e uemmPno l.• ~icu ra, chè l'azotalo argentico polrt>bbe venire precspalato anrht> <'arbonalo wngnesico. pel IJUSie anzi è sentothilissìmù. nonché ho o::-,.;ervalo che la presenza di sali di calciO, l'acqua bollila, impedisce, sino aù un certo puuto, la taz.io11e del c.r:lr boueto d'ar..:enlo. Equivalenz.a del gradi Idrotimetrici ~el corso dea miei l'sperimenti mi occorse nlcune volte dover d~terminare l'equivalt>nza d1 un 1;n·ado idrolim"lt·tco il peso dei corpi inorganici che si l'ÌCf't·cano nelle acque bili e, confrontando le mie cifr e con quelle dalt> dagh au


!''IUDTO SULI \ Jl>llOll.\IETRJA, RCC.

~val che

:l1 n

<·oncor,Javano quelle dei l:lali alcaliuo-terro . . i,

~~utre in quelle dPII'acido carbonico vi riscontrai una chf~ ~nze cii più del dopp1o, comP dimostrerò alla line.

e Le t!IJUi,alenze de1 .::ali alcalmi sone state messe dagli autor• umcamt~ule per indicare che uo graùo idrotimetrico trOvato per !>u!fati coll'azotato badtico, e per cloruri coH'azolaltl d'argento, e•Juivalgono alle indicate quantita di "<'lfato e Jr cloruro !=!Odico, JUantio anch.. questi sah vi e«J•tono; mentre l'equivalenza del !>&pone coo :m p. 100 di acqua, ~."-n'fka che tale quautitu nene "-sturata dalle equivalenze 6,.,.6gnatt> a1 ~'ali alealino-terrosJ ed a~tli acidi. Però 11 cloruro sodico, a Jlifereoza degli alLri «ali alealini, spit~~a un'atioue Mpr·a il RS}>Oue, che in parte conl"rste nel :>epar'8dO clall3 ~oluzione acquosa ed in parte anche nel olecomporlo; cd ho trovato che tale az1on~ corrisponde ad un grado idrotimetrico pet· ogoi i5 {lrammi circa per lih·o ~~ clorur·o sod1co. 1~ co!':a conoRciuto che il cloruJ•o sod•eo agisce sul sapone, 108 mi pare ~iusto lo sU!b•lire anche in quali pror•orzioni, affinché l'operatore uon oe abbia da lcner conto che nelfanalist oi1 8C(jue IlOte p<'r la lor·o r·icchezza in dello ,_aie. Tempo Impiegato nell'eseguire l'analisi. Cu Hlll'u iuconvetueute del metodo iJrotimel•·ico ls quello, a mio 1•ar~re, ll'è::;"'CI'~ di lroppo luo;;a esecuzione. lnfalli, il do\'er impiegar•· qua!':r un paio d'ore pPr conoeere, fo.,.se anche ec:auamente, la quanlrta compless•va dPi 11lr di calcio e •1uella dei sali dj ma{{nesio, é troppo; e sono d'an1:.o che, a rialzarlo dal di"uso in cui e caduto, non ba"li il 10odificari<J nel sen,.o che sieno e\"ltale le cause d1 fiTore , ma :-1u nece<~MriO ancora il l'enderlo di esecuzione piu breve.


320

"'TUDIO 'ULLA IOROTHI&TRU, ECC.

Proposta d'un nuno meto~o idrotimetrico. Anche il nuovo me todo elle prop<mgo viene esegUlfO stes~a soluzione di sapon ~, ed i l'~t ggi, diversi da

metodo sinora usato, si distinguono ìn quelli per la minazione delle basi ed in quelli per la determinazione acidi. Determinazione delle basi alcallno-terrose. A 40 eme. di acqua si aggiungono ùue goccie ,IJ niaca ed una di carbonato ammonico al 20 p. 1flll, e scaldare alla lampada. dentr·o matrarcio o paJione di presso all'ebollizione. Si fa raffreddare un po' e trarla (1) SI versa nella boccetta graduata, od altra con smerigliato, e la 1 sottopone al saggro idrotrmetrico. l gradi che risultano in questo saggio saranno Yuti ai:seli di ma~:nesio che, soUrallt dai gl'adi che l'acqua allo stato naturale, daranno per differenza calcio. Il carbonato dt calcio dall'acqua calda ed amtm<>DIIIlCI ~<epara all'istanlP, e si può dire completamente, soluzrone non ne r·imaoe nemmeno un decimo di L'ammoniaca combinandosi all'acido carbonico binalo, determina la precipitazione del carbonato di e per virtù del carbonato ammonico formatosi, anche degli altri sah di calcio. L'aggiunta di qualche gocCJa bonato ammonico ha per iscopo dr coadiuvare l in quei <'asi, poco probabtli ma po!l..ibili, in cur ì ~i trova ..st>ro in proporzione inferiore agli altri salr. Questo traHameuto ba rnollrt! il vanlagg1o di facil reazione tra i sali òi magnesio ed il saponP, e nrenle pii1 "olte acrennato è quasi !lcompar u. Per tivi é dt gran !,unga superiore a t)uello coll' ossela&o monko. Ul La nlltUtOO" noo • mai oec.~m. pertl•·· Il precJrJtat.., m di nato di calcio, oppure dl sol!ato di bario, e inatUvo.


..,TU DIO ~Cl.l.A ID IlO Il MI!TRlA. Et l:.

Determinazione degli acidi. .-t~ido carbonico (bicarbonatr) - Si abbia pronta una solutione tilolata di cloruro da calcio puro, p. es. d! #lr. 0,225 ìn wo eme. di acqua. Ogni c~nlimelt·o cubo daquesta soluz1one dovrebbe equivalere a 5 gradi ada·otimetrici, ma bisogna assirurar-.ene; ciò i' essenziale. ,\ iO eme. di acqua da et;t~minore -.j aggiunJ,!ooo tanli gradi idrotimetrici della predetta soluz1one da <'loruro di calcio, qneuti ~;ono i gradi che s~ano l'acqua allo stato naturale (1), , 1 ,.j "er.~a mollre due o tre gocci e ùi ammoniaca pura" !-i fa :;c&l!lllre. come di solito. --io o alreìmllizione. Dopo raffr<> i data un po' la ~~ ::<otlopQoe al sal-(gio idrotiutelrico, senza filtrarla. L'ncido carbonico sema-combiuato si combina coll'ammo1 iacn e prt>cipita una equivalente 'fuanlitu di cloruro (h calciO; il car·bonaln tli calcio prel:l-:.istenle put•e si sepnra, ed al carboualo rli magne:<io è trast'ormalo o cloruro. Per cui la quauutà d1 carbonato di calcio che "i "epara. "-'aria esaltamente ùopp1a dei carbonati di calrto e di magnes1o rh'esistevano nell'acqua allo stato di bicarbonato. Co;,icchi• i graJi r i!>ultaU in qut.>c:to sag~io saranno dovuti a~li Rllri sali di calc1o e l1 magut.>sio (soiCali cloruri. nitrati, ecr .) e ad altreUanti l t'a cloruro di calcio aagiunto e doruro d1 maguesio formalo~;i. Tali gradi adunque, divi,.:1 per ruetli e poi sollratti da1 ;rada dell'ocrJUa naturale, daranno per differenza i bicarbonati. Per.esPmpao, 1 i!Taù• ottenuti !':aeno 10, che divi~i per metà. diventano 5; soLLralti questi dai ~radi tlell·ac•JU8 ualurale. che supporremo 20, ne restano 15. I s• rap· pre'-entnno i :-olCali, 1 cloruri. ec<'., 1 15° 1 bi<'arbonah.

il hlr-:~rhona:to di lllal!De-Jo SUlotra-•e le allrt contbfJ~& d1 qu~IJ) ca c10 in,_i.,me {e <e ne &Hel oo 1"1od•lkl '1" t.1ra i {:radi per jQ)faiJ e doruu r"uiJA>. ~""'-' mreriori alla meb •I"J ,:rMII tro\"ati p ·r sa.1l di magoe:Jo.', i ~:r.&C!& dt riMuro di calcio da aggiung~r~•. •IOHehbero e.~cru quelli tlell' ...:qua

l '

~ dt

Mtur:~le olu •ruelli dei sali di

-.ag,1111,

r11agnr-•o ,\li ora dai ~rraùl elle rl'u11. no dal

1 a\ r.. Llxoro cla •ledom· prun 1 'lU~Ih 1 ~r salì di magne:Jo <!d t r~laoU

•hH•I•rh (•Pr melil, e.>me o: dettu 10 :;~>gutlo. A me peru un tal c:~~o oon e aocura mnl accadulo e lo riteiii!O JlOCo J.»Nb"lllle.

21


322

STUDIO c;uu.A IOROTL~IETRl.o\, ECC.

Acido cloridrico (cloruri). - Per la determinazione clor·uri bisogna ricol'rere alla reazione cromatica, che t() fer·isco ottenere nel ~e~uente modo. • rn, un tubo d'assaggio, con tenente 20 eme. di acqua in ~'"arne si versa qualche goccia di soluzione d'azotato d'argento ,.,! altrettanto di acido azotico. In altro tubo d'assaggio, possibilmente uguale, si tratta nello !"lesso modo 20 eme. di ac•1ua di. stillata, a cui inoltre ag~iungesi una goceia (del peso di 5 centigrammi) o quante ne occorrono, delJa predetta soluzione di cloruro di calcio poc'anzi citata, sino ad ottenere la s~ intensità di tinto che assunse l'acqua potabile. Le ~occie occorse corrisponderanno ad altrellantl mezZ( gradi idrotimetrici di cloruri alcalino-terrosi. contenuti un litro d'acqua potabile. Acido !loiforieo (solfati). - I solfati vengono d pet' mezzo dell'azotato baritico al 2,14- p. 100, di cui se adoper a mezzo eme. (di più con acque ~Pienitoc:e) t"r.rr·•·"""'": dente a 10 gradi idt•otirnetrici; e si può rare reagire: 1• Sull'ac•Jua allo stato n11turale. l gradi che si oLleugouo si derlucono da quelli dell allo stato naturale, !'Ommati ai 10 den·azoLato di bario aggiunto, e la differenza inciichera la quantila dei solfati. 2• Sullo stesso saggio dell'acqua allo stato naturale. l n que~fultirno caso; per la r eazione avvenuta tra il pone ed i solfati alcalino-tm·rosi, trovasi una equivalenld quantita di solfato di :;:odio. Per cui, dopo eseguito il saa:lrio suddetto, vi si aggiunge il mezzo eme. di azotato di bario e clopo 10 minuti si riprende il grado, riempiendo la buretta idrolimetl'ica sino a 0'. Il numero dei gradi ottenuti, si sol· Lrll.Jtgono dai 10 aggiunti, e la differenza darà quelli doYuti ai ~olfati. l due metodi s uindicati eonvenp:ono quando i solfati sieno abbastanza abbondanti, ma poco o nulla se sono scarsi, percbi> m tali casi una differenza di qualche grado dalla qua.ntita reale diventerebbe apprezzabile. Eppure nulla di più facile che ciò avvt>nga c pel' più moth·i; dei quali dirò questo solo: una goccia di pit1 di azotato di bario, cbe può passare inosst?rvata. fa risultare un grado di solfati in meno;


:-Tt;DIO -.ll.l..~ IOROI!liEIRI.\, ECC.

una goccia di meno, ne fa risultare uno in più, e tra l'uno 0 )'altro caso vi ha una diflereoza di due gradi. Meglio è dunque in simili casi giovarsi della reazione crcmatico. Si disciolga mezzo grammo di solfato di magnesio cris~allizzato in 100 eme. di acque. Si traLti 20 eme. di acqua in esame con mezzo eme. di azotato di bario, e nello stesso modo ~i tratti 20 eme. di acqua distillata, a cui aggiungesi inoltre della soluzione magn~siaca a goccia a goccia sino ad ottenere, dopo qualche minuto, un uguale ìntorbidamento. Ogni goccia occorsa corrisponderà a mezzo grado idroli· .metrico per lilro di solfati. Altri acidi (azotati, a:otitì,.fosfati, alluminati, silicati, ecc. - Se dalla somma delle combinazioni trovate risulta una differenza in meno dal grado dell'ac•tua naturale, sarà da al· tribuirsi a q ueste altre combinazioni; se invece risulta in più, sara indizio di presenza di sali alcalini, e ne indicherà anche approssimativamente la quantità. Dall'esecuzione dei saggi descritti, suppongasi d'aver ottenuto i seguen1i risultati:

t• Operazione. Saggio sull'acqua allo Hato naturale (J) '>J• ì Salidicalcioe -- Ì dimagnesio.

2• Operazione. Saggio sull'acqua scalda ta sino atrebol· ) Sali di ma· lizione con due goccia di ammomaca ed • una di carbonalo ammonico . . . . . 5 \ gnesio. 3a Operazione. I 5• per sali di magnesio, sottratti dal ) S 1· d'' I . grado dell'acqua naturale, 22', ne danno . 17, j 8 l l Ca CIO. 4• Opera:.ione. Saggio sull'acqua trattata con ttltrettanti gradi di cloruro di calcio ed ammoniaca, e scaldata sino all'ebollizione, 8°, che di\'isi • per meta, diventano . . 4 (lJ Eseguito colle norme sta te iodiJ.:att>.

l

Solfati . cloruri, nitrati, ecc.


32.}

STUDIO SULLA IDROTfM.ETIU.\, ECC.

5' Operazione. l 4° del saggio precedente, s-ottratti dal ì . • fS• ~ B1carbonati. grado dell'aequ.a naturale, 22, ne danno 6"- Operazione.

Eseguito ili• seggio (1), vi si aggiunge eme. di azotato di bario e, dopo 10 mi(Solfati. nuti, I'iprdso il grado, risulta di 7° che sot· go LraUi dai 10 aggiunti, ne restano . . 1/ ,

~

7• OpePa:sione.

Reazione cromatica coll'azotato argen· tico . . · . . . . . . .

1•

~ Cloruri.

8' Opera.:ione. I 21° tra bicarbonati, cloruri e soJfati, sottratti dai 22• della 1a o per az. ne danno Le 8 operazioni descrilte constano di"tre o quattro idrotimetrici e d~ una o due reazioni cromatiche, le quali non richiedendo lunghe ebollizioni, ne filtrazioni, possono venire eseguite in tre -quarti d'ora. E traJasciando di eseguisè saggio pe.i bicarbonati, non sempre necessario, l "''"""'lu...:Jutr>J dell'analisi diventa ancora molto più breve. In ttnesto lavoro dovevo occuparroi unicamente dell'idr~ timetria; perciò non ho accennato alla determinazione degli azotati e degli azotìti, dell'ammoniaca e delle sostanze organiche. L'aggiunta di queste ricerche coi metodi già completerebbe il metodo d'analisi ora descritto.

Reagenti ed aurezzi occorrenti per eseguire l'analisi (2). i. Acqua distillata. 2. St>luzìene id-ro-alcoolica di sapone. 3. » di cloruro dì calcio a 0,225 p. 100. (t) Oppuré sull'acqua allo stato natural<l, o colla reazione cromatica. {:J) Vengono utilizzati il _più che e po~s!~ile quelli già esistenti nella cas--

setta.


STUlllO 'ULL \ JOROTIME'JRIA, ECC.

4. Soluzione di azotalo d1 bario a 2,14 p. 100. • di carbonato ammonico a 20 p. 100. di solfato magnesico a 0,50 p. 100. • di azotato d'argento \ 1 p. tOO. ( Che potrebbero anche 10 'd l'a \ unirsi a parti uguali. 8. Ac1 o azo 1co puro. 1 1). Ammoniaca. tO. Due boccette con tappo da 100 eme. per i saggi (1). 11. Una proYella graduala con piede deUa capacita di 20 eme. o più. 12. Un pallone o matraccio da 100 eme. t3. Una lampada ad alcool. 14. La buretta idrotimetrica. 1:'1. Uno. pipeua graduata in decimi di eme. 16. Due tubi d'assaggio per le reazioni cromatiche. 5. 6.

(i ) Cioi: un'~ltn\ bOccetta. oltre a '1\tella gradu.1ta, la quale pure potrebhe es· sere sostituita, in gl'azia della provetta gra(!uata.


STUDIO .... t:LU IDROTI.Il.ETRIA, RCC.

NOTA

Alla nne della mia .Memoria sull'ldrolimetl'ia, ~tata stampata nel Bolleltu&• (armaceutil:o, ln·evo aggiunto una nota, In cui facevo sapere dì avere preso lt !(rado idrotlmetricn, con soluto di sapone nPutro, espressamenl~> prèr•aralo, sopra una soluzione acquosa dì una nota quantit:t Iii acido carbonico; e usando tutte le preeauziooi suggerìt.emi dall'espN·ienza, ero riuscito a fare equivalere untzrado idrotimetrico a mezzo ceoti:n-ammo rer litro di acido carbonico, pari io volume e eme. ! e mezz:o. Tale e•Ju.ivalenu l'eniva a1 essere l!iusto la met.'l di •JueUa assegoata~li dagli auton, che è invece di :; eme. per o~ni grado idrotimetrico. Ma iu ulteriori e.•perimentl per venni a rare eorl'ì.spondere un grado iJroli· metrico ancbe a meno di mezzo centigrammo r.er litro d'acido carbonico, :;Jno a toccare i 4 milligrammi e me~zo. In :.eguito a l(ue,;to fatto mi venne l'idea ebe, corrispondendo un grado i•lrotimetrico a grammi 0,0103 ~r litrv di carbonato di calcio, la di cui molecolat (' uguale a 100 (Ct1 CO' = iOO), 'i esiste una corr:spondenza abbast.1nza eutta con quei gr. 0,00,5 per litro <1i acirlo carbonico, la cui molecola. è uguale a" (CO' = 44). Dunque il earb<mato di cnlcio e l'acido carbonico eqUivalgono ad un gradoldrotirnetrtco m ragione approssimatiça del loro peso molecolare; e per con•eguenza: l'acido earl.tonico ed i sali alcallno-terrosl, rappresentati da un ngnar rmmero di molecolfl, messe a reagire sop1·a la soluzione di sapone, ilovraono tuUi dare un ugual numero di gradi idrotimetrici. Risulta da ero che l'equivalenza dell'acido carbonico é pr-ecisamente qnplla dà me trovat:i, cio(' di milligl·ammi 4 e meno, pari in volume a eme. i ed 1lJlo quarto per Utro per ogni grado idrotimetrico. La tavola degli equlqalenli IIOHI'bbe es~ere ltuindi corretta io fJU~sto 'cns11 ril!u:trdo aU'acido carbonir<>. P11rugia, IlO gennaio, t89t .

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA

~1EDIOA

Occlusione Intestinale acuta guarita coll'elettricità. Dott. ALBERTO GJOVANARDI. - (La Rassegna di scten.ae mediche, novembre 1~90).

La corrente elettrica fu per la pt•ima volla adoperata nell'occlusione intestinale da Leroy d'Elioles (1826). Duchenne nel 1851 ne rinnovò il tentatiYo. Dopo di lui parecchi insignì clinici esteri ed italiani (Kriston, Stokes, Giommi, ecc.) ricorsero con esito felice a questo mezzo. Tanto però nei trattati, quanto nelle memorie, si parla dell'elettricità come di un'astrema ancora di salvezza a cui potersi afferrare, fallita la lunga serie deglì altri rimedii im· piegati di consuelo in simili contingenze, e prima di affidare il paziente alle mani del chirurgo. La pratica finora non precisa, e non può forse precisare, quali sieno i criterii dei quali si deve valersi per scegliere l'una piuttosto che raltra fra le svariate e molteplici risorse che la terapia mette a disposizione. Il caso illustrato dall'autore in questa memo1'ia si riferìsce ad una oeelusione intestinale acuta per paralisi della tunica muscolare dell'intestino in individuo ernioso sottopo:c<lo o. intempestive manovre di riduzione dell'ernia. ll Boudet aveva dimostrato fino dal 1880 che le correnti continue agivano ~ulla contrazione delle fibre lisce dell'inteslmo, mentre le t·orreoti interrotte agivano soprattutto sui mu!"coli della parete addominale: parve quindi utilissimo al l'autore il giovarsi di enteambi i metodi nel caso che ep:li descrive, alternandoli. Osservò infatti che colla corrente interrotta non si determinarono che contrazioni forti della parete addominale, e che con quella contiuuo. (polo negativo.


RJVIfiT.A

fleirano, polo positivo sull'addome) dvpo una seduta dì 20 nuti sì cominciarono a ridestare dei movimenti ver·micolar1 con produzione dì lorm~ni, i quali parvero forieri di bl.!llna Yentura; e dopo ~re sedute di circa 20 minuti ciascuno, t::on inlel'vallo rli 'lualclte ora di ri poso, l'ammalato ebb~ forti dolo r i e prepotente bisogno di defecare. dando cosi termine ad ogni sua sofferenza. L'elellricita sarPbbe invece di un effetto assai problematico nei casi di .il1•o~zamento; infatti la peristalsi maggiormente eooitata dalle correnti elettriche oon fal'ebbe che pell· giorare le condiz10ni dell'intestino strozzato congestionandolo e tumefacendolo in cot•rispondenza del suo punto di strozzatura; l'unica cura efficace consist~ra nell'intervento cbirur~ico rapido e pronto 'Jiaanlo è rapida e pronta 11 rendersi irrimediabile la peritooite che segue inevitabilmente alle, stroz.zamento interno. Nelle occlusioni per sempfic~ inqor r;o .recale l'enleroclisi, l drastici, ed anclte il contemporaneo sussidio dell'eleL(ricità trionferanno di o~ni allro rimedio. Nelr occlusione spastiea invece gli opptacei \toiti a!J'olio d1 riciuo soddisfaranno al doppio scopo di me.ltere in calma l'int-estino e di promuov('rue Jo svuotamento. ~ell'in.oaqina.;ionc finalmPnte, l'introduzione, mediante J'en. terochsme, di qoantita grandis.c•ime d'acqua (2, 3, 4 litri per volla), io special modo se l'ansa invaginala, come accade di solito, appartiene all'ileo, sarà il solo ed unico rimedio allo a restituire all'intestino la sua permeabtlita dilatando l'inlestino medesimo in un senso contrario al movimento per istaltico.

L 'uroblllnuria nella cura di Kooh. - Dotl. G. C!VALLERo. - (Gaz.-etca medi,ca di To rino, febbraio 1891, fase. 4'). L'uutore fu condotto alla l'icerca dell'ul'òbilinuria pel fatto della quasi costante albummuria, bencbè lievissima. che si osserva durante le reazioni generali della linfa, per la con-

siderazione che nel decorso delle infezioni acute, accanto al· l'albuminuria, indipendentemente da qualunque lesion0 re-


li:EDl CA

3?!l

naie, i> pure abbastanza frequen te l'urobilinuria. Siccome la rest.ione generale della hnfa di Kocb ha la sles!>a espressione della reazione gener·ale che si ossl"rva nel cor so delle wfetioni acute e data dai tossici (sieno esse ptomaìne. tossialbumine o dia!'ltasi) separati dai microbi e r.ircolanli nel Sln~ue, cosr era logico il pensar•e che anche nelle r·eazioni generali della cura di Koch, accanto all'albuminuria, potesse 0 " 51 ervarsi anche la urobilinuria. Qunle è il ... ignificalo d1 , ruesla urobiliuuria ? E noto, giul'lta le osservazioni di Heyern, che rurobiliouria eh <~i osserva talora nel corso delle melall1e infell1ve acute. è Jovula ad una dPgenerazione delle cellule epaticl•e (J'ur obibdiuuria é secondo Hayem sintomo quasi palognomonico di alterazioni del fegato) cau!'<ata non dalla iperter·mia, come non molti anni addietr-o ritem Y8l<J, ma dal pa!'lsa:;rgio attraver;::o Il regalo dei los!'uci clte circolano nel sangue dei malati dr inf~­ :.dfJni a cute. PPr cui i> a rìtent:'rsi che l'urobilinuria clte si osserva durante la reazione dPIIa linfa di Koch sia dovuLa ad una de~eneraz•one del parenchima epatico ed in LutLo corrispondente (quanto al meccanismo per cui si è prodotta) alla dP~cmerazione l'enale che s i manifes ta coll'albuminuria. Non !:l potrebbe però afff'rmare che questa s1 a la sola causa dell'urobihnuria. Hénocqueha d1moslrato che, in seguito all'miezionedellalinfa di Kocb, diminuiscono i corpuscoli rossi del sangue ed ti tasso dell'emoglobina; il prof. Mya hij dimostralo che durante gli acce"si di febbr e malar1ca osserva::n uno urobiliuuria dovuta a lra~formatione mlra-stmguigna della emoglobina tn urcbilina (P ammes~a del res to anche da Hayem questa or·igioe dPIIa urobilinuria); per c ui l'autore sarehbe d'a vviso che rurobihouria in questione abhia, ollreché l'origine epatica, anche orircine ematica. Ed essa ci starebbe a d indicare con lulta probabilità una lesione del fegato e.l una alterazione dei globuli rossi causali dalla linfa di Koch.


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RIVISTA

Leucooitem.la reale e leuoocltemla apparente RAGLIANO e P. c~sTELLIN(I. (Bollettino della R . .1~eademia mtJdica di Geno~Ja, anno 5", 189o). • I globuli rossi del sangue fra le loro alterazioni presentano quella di scolorarsi progressi va mente, di assumere ~t:SIPB1.SB-t granuloso, e di lasciarsi poi così facilmente penetrare vat•ie materie coloranti, talché assumono le parvenze di buli bianchi dai quali solo si differenziano per la mancanza nuclei. Alterazioni siffaLte,le quali nel sangue normale mente si manifestano dopo parecchio tempo da che è""'·'·'.""""· al circolo, si possono in condizioni patologiche nel sangue appena estratto. In tal guisa questi globuli scolorati, granulosi, possono nissimo venire confusi coi globuli bianchi quando si nr,n ....,~tllli. alla numerazione; e ciò avverrà anche quando si usino strui colorati, stante Ja facilità con cui si lasciano oe:net:ra:N dalle materie coloranti. È possibile quindi avere una leucocilosi apparente quale i globuli rossi scolorali assumono la parvenza di buli bianchi. Questo fatto si dimostra in modo evidente facendo nu zioni comparative con mestrui acidulali con acido nella proporzione dell'1 1/ , al 3 p. lÒOO. ~ noto che le soluzioni di acido acetico distruggono i puscoli rossi mentre i bianchi divengono più appariscenti mettono in evidenza la loro struttura. Para~onnndo ora il risullalo che si ha enumerando i buli bianchi in uno stesso soggetto, nel medesimo mo>mfm~~ io due mestrui, l'uno acidulalo l'altro no, si trova in a casi patologici, come ad esempio neJJa leucemia splenica, che il numero dei globuli bianchi ri~ultanle dalla numerazione col mestruo acidulato é molto minore di quello che risulta dalla numerazione nell'altro mestruo, perchè l'acido ha distrutto i corpuscoli che parevano bianchi e tali non erano. E quindi evidente che una parte dei corpuscoli che paiono leucociti circolanti, in alcuni slati patologici del sangue, non sono tali, ma sibbene corpuscoli rossi degenerati.


IfEDICA

solo in questo senso deve essere interpretata l'asset•zione di .Mosso che i globuli rossi si trasformino in leucociti: propasizione che dovrebbe essere corretta dicendo che i globuli rossi possono, alterandosi, assumere la parvenza di globuli bianchì. sull&preaenz& dell'acetone nel audore. - Dott. L. Dt. VOTO. _ (Gtu~etta degli ospedali, 29 ottobre 1890).

Le recenti ricerche di Queirolo sulla tossicità del sudore richiamarono l'attenzione !<ulla composizione chimica del seereto delle glandole sudoripare; e dopoché Scottin scoprl l'urea nel sudore d'un coleroso, molte ricerche furono fatte per fissare la costituzione chimica del sudore. contuttociò le conoscenze su questo argomento sono ancora mollo limitate. Ma per quanto incomplete le indagini eseguite dimostrano che alcuni elementi normali ed abnormali (zucchero, pigmenti biliari) dell'urina possono venire eliminati attraverso il glomerulo sudoriparo, tanlocl1é può ornai ritenersi che una certa· somiglianza esiste tra la composizione dell'urina e quella dd sudore. Partendo da questo dato, l'autori;' si é proposto di indaga1·e se nel sudore comparisce l'a cetone, che é, com'è noto, nn componente normale del sangue (Jaksch, Deichmiiller) e dell'urina (Jaksch, Legai), e le ricerche eseguite a tale scopo confermerebbero la supposizione fatta dall'autore Accorciamento ctell'inteati.Do nella clrroai atrofica del cuore. - GRATIA. - (Journal de m.édecine et de chirurgie, febbraio 1891).

Il dott. Gratia ha segnalato un fatto che non pare aver richiamato finora l'attenzione degli anatomo-patologi e che può spiegare alcune particolarità nei turbamenti digestivi osser-vati nei cirrotici: ed è che in molti casi l'intestino, oltre al presentare un inspessimento delle sue pareti, é nello stesso tempo notevolmente accorciato. L'autore ha riferito cinque osservazioni, nelle quali la lunghezza dell'intestino gracile era rispet- ·


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RIVJSTA

tivamente di metri 3,80, 3,55, 4,70, 5,i0 e 6,90; quella del intestino, negli stessi casi, era di metri 1, 1,10, 1,30, 1,10 e Ora le medie indicate nei trattati d'anatomia sono dì tnetri e di mett'i 1,65. Vi ha dunque una differenza di •u"'!';l•ez 7~ molto notevole; trA.nne per l'ultimo caso, in cui la lesione lica era incipiente, essendo il malato morto di un accidente tercorrente. Il fatto dell'accorciamento non può meLtersi in dubbio; può forse spie.garlo in piu modi: vi è dapprill)a la nile séler-osa generalizzata, interessante per foglietto intestinale e le lamine mesentericbe della Questo processo a decorso insidioso determinerebbe condensamento e per la retrazione del peritoneo un analogo sull'int.e sl.ioo. D'altra parte, il tessuto cellulare parete intestinale e specialmente quello cbe serve di avventizia alle radici della vena porta, è la sede di un cesso scleroso apprezzabiie soprattutto col microscopio. fine, quando es!:!a esiste, ed è la regola, l'ipertrofia delle muscolari, soprattutto quella delle fibre longitudinali, essere egualmente invocata come fattore favorente la zlone dell'intestino. Le conseguenze risultanti dalle modìficazìoni di e di struttura dell'intestino si riflettono p-rincipalmente digestione e sulla circolazione. Il lavoro della chillt'i~1ZìC>né: quello dell'assorbimento alimentare devono essere mente diminuiti in tali condizioni. D'altra parte la circolazione del sangue e della linfa è certo modoimpedita; e queslo impedimen(o circolatorio ferico non sarebbe estraneo, in qualche caso almeno, produzioue dell' ascite, che si att-ribuisce in troppo esclusiva alla periflE>bite intra-epalica.


MEDICA

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•ooldentt tetanlforml nelle a1fezlon1 dello stomaco. M&RLIN. (Journal de Médecin.e et de Chiru r gie, feb· braio 1891). li dott. Merlìn ha riferito un caso in cui la morte è s6praggiunta nel corso di una gastr-ite alcoolica cooseèutivamente àd ac-cidenti tetaniformi. La morte avvenne in capo a 24 ore, dopo lre crisi tetaniche. r casi di questo genere nor1 sono molto rari, poichè Merlin ba potuto riunìme 13, dei quali 9 seguiti da morte: essi sono stati spiegati coll'auto-intossicazione prodotta dall'accumulo def!li alimenti e dalla loro decomposizione nello l?tomaco. Risulta dall'analisi di questi faLti che gli accidenti tetani· formi possono comparire nelle. affezioni del ventricolo e speeialmente nella dilatazione; essi si riscontrano anche negli individui affetti da ulcera o da gastrite. Essi sono anche, molLo probabilmente, una complicazione possibile di dispepsie sempJid già an li elle che sono accompa~nate da alterazioni gravi deUa nutrizione. In tutti i casi, infatti, nei quali, dopo una traformazi0ne delle materie alimentari contenute nello stomaco in prodùlli tossici, avviene l'assorbimento, ci troviamo nelle condizion1 normali di avvelenamento. Ma è però neeessarjo tener conto delle suscettibilità orgamche mollo differenti a seconda .dei soggetti e della natura delle sostanze assorbite. Certe sostanze hanno esse una potenza tet~ni~ena specialec o non sono che il veicolo di un agente che produce lP- convulsioni? Le due ipotesi sono soste· nibili, ma nessuna fino ad ora venne dimostrata. Checché ne sia d'altronde~ poichè si tratta di un avvelenamento ed a motivo anzi della gravezza degli ac,oidenti, it trattamento dovrà. dapprima e soprattutto consistere in un'evacuazione rapida del contenuto dello stomaco.


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RIVISTA

Albuminuria. lntermittente non clclloa nelle p&ll'SOaa. buona salute - BERTMNO. - (Journal de .\fede.f!illt de Chi,.uryk, novembre 1l:!90).

Bertrand ha studiato una forma di albuminuria che tra le albuminurie transitorie acute o accidentali e le nurie iotermiltenli periodiche. In un malato osservato Bertrand si è constatata l'~lbumina in condizioni del speciali. Così l'orina della nolte non conteneva mai mina; sempre l'albumina coincideva collo stare in aumentava col camminaN per diminuire durante il e cessare totalmente col decubito; la quantità non ha mai raggiunto un grammo per litro; questi siutomi coincidevano con una salute generale buona. Ordinal'iamente si scopre l'albuminuria intermitlente caso. Quasi sempre i malati hanno salute delicata, sono lidi e più o meno dimagriti; tulli soprauutto sono tici e soggetti a differenti accidenti net·vosi. Ma questi caratteri attira l'attenzione sullo slalo deJie orme v~ngono quasi sempre esaminate accidentalmente. J..a malattia si osserva specialmente da 15 a 25 anni o cipalmente nell'uomo. Si consider·ano come rausa dell minuria iotermittente: il sopraffaticameoto t!sico o tuale, lo emozioni vive, il cambiamento di regime, ecc., la vera cau~a efficiente è il lavoro muscolare ed semplice sta~ione in piedi. Cosi si può considerare albuminuria intermittente degli individui in buona come d'ordine puramente meccanico; ma fa anche ammettere che si tratta di ~oggetti liofatici, nervosi od miei predisposti anche alle stasi sanguigne renali; ora è punto su qne~ta predispos.izione che deve essere tutta J'attenzicme del medico, il quale, facendola ,.,,.,.,...,,n...... avrà per questo slt>sso ratto vint~ la singolare affezione essa aveva prodotto. Quanto Rlia distinzione fra questa buminuria e ']Uella della malattia di Bright, essa è sull'andamento della malattia, sull'assen~a dei fenomeni Bright e sulla mancanza di ciliod1·i ialini nell'orina.


lfJWlCA

La prognosi di questa affezione, benchè benigna per se stessa, ha però un Ialo inquietante; infatti, se il passasgio transitorio d'albumina 00:1 produce alcuna alterazione grA\'e nei reni, é da temersi che l'uso costante del filtro renale per un fenomeno anormale, dia luogo alla fine a mocliflcazioni più o meuo considereYOii nella struttura di quest'organo e, come !'isullato, una malattia cronica del Bright, la quale potrebbe sopraggiungere là, ove, in _principio, non vi era che un diso1·dine funzionale. Questa forma d'albuminuria è però curabile ed in un certo numero di casi ~i è veduta scomparire o non ricomparire che in seguito ad un lavoro molto faticoso. Per cui il trattamento non consisterà che in una buona igi&ne e nell'usare tutti i mezzi che possono r ialzare le forze negli individui indeboliti. Gangrena. del piedi d' origine nervosa. - VtVILU:. (Journal de Médecine et tle Chirurgie, novembre 18901.

Gli studi di Maurizio RaJrnaud hanno messo io luce le uno spasmo vascolare di origine riflessa e che sono conosciute sotto il nome di gangrena simmetrica delle estremità. A fianco di questi fatti, si possono riscontrare gangr•ene dovute ad un'alterazione dei ner vi, alla ne•rite parenchimatosa. Il dott. Viville ha studiato alcuni fatti di questo genere osservati nel riparto del dottor Lancereaux. Le ne'"rili di quest'ordine possono riscontrarsi in circostanze •al'iabili: !"i considerano come cause, in prima linea, i ~raumatìsmi di qualsjasi specie: la compressione prodotta da un callo, un'esostosi, uno spostamento di una estremità ossea, un tumore, una fra ttura, ecc., la puntura e sopr·att utto la sezione. {..e malaLtie infettive, soprattutto la febbre tifoidea, il •aiuolo. la difterite, sono complicate spesso da altel'azioni dt~i nervi. Questi accidenti si osse!'vano anche negli avvelenamenti ~angrene dovute ad


3Jti

RlVJST ..\

(piombo, alcool), nelle malattie dei cer1tri nervosi, in guenza del freddo, ecc. La sintomatologia di queste ~angrene nerYose è del speciale. Esse possono comparire in modo brusco, sono causale da un traumatismo considerevole. Ma il spesso quest'inizio è insidioso ed il malato si accorge caso che esso ha una macchia di _gangrena. Tult.avio, questa comparsa ~ sempr·e stata preceduta sintomi della nevrile e pt>incipalmente da t1,1rbamenti l"ensibililà, come l'anestesia o più frequentemente sle::>ia con dolori s!)ecrali risiedenti principalmente sul gilto dei uervi. Nello stesso tempo si pr·oducorw tu1•ba di nutrizione, come le alterazioni delle unghie, dell' mide, del sistema peloso e della pelle in genet>ale che pr·esentare eruzioni varie. La gangrena nervosa comincia ordinariamente con tliltena susseguita da un'ulceraziooe più o meno estesa; volla le les10ni sono simmetriche come nella ~a Raynaud, ma si constala in fJUeslo caso un fatto im ed è che, se si esaminano i vasi, si riscontra che ~azione arteriosa non è abolita come nella gangrena patica. Il decor,;o, Ja durata e l'esito sono rnol~o vat•iabih i casi. Alcune volLe sopraggiunge rapidamente la m più spesso avviene la guarigione, ma dopo l'elimi delle parli mortificate e soveoli dopo una serie di È quindi impossibile stabilire a questo riguardo una gola generale di cura. Soventi è necessaria l' ma molto spesso anche una cura medica é sufficiente portare la guarigione. Il prof. Verneuil ha sommi con successo ad alcuni di questi malati l'iosciamina e cereaux l' ioJuro potassico negli individui affetti da grena quando egli li ritiene erpetici.


liEO TCA

Infezione p~rulenta. spontanea.. - JAccouo. de :>:!}decine et de Chiruryie, novembre 1890).

(Jour nal

Jo.ccoud ha presentato il ftiLlO seguente come un caso di infezione purulenta spontaneo terminata colla guarigione. Si tr11 tta d• un individuo entra lo allo spedale con una temperatura elevata e con uno ~talo generale grove quantunque non fosl>e malato che da sei ~iorni. La sua affezione e1·a cominciata con una g rande stanchezza, con abbattimento, con cefalalgia, poscia con dolori alla palma della mano sinistra ed alla pi~tn ta dei piedi, nei punti in cui e sistevaM calli, ma senza che vi foss e L1·accia d'infiammazione. Alcuui aiorni dopo comparvero brividi, poscia un focolaio di broncoe polmonite con sputi contenenti pneumococchi e le part.i dolorose della mano e dei piedi diventarono sede d1 ascessi sotto-epidermici. È degno di menzione che lo stato generale era stato interessato prima di qualsiasi determinazione locale. Questo l>tato si aggravò ancora nei giorni su.sse~uenti: si produ!>sPro nuovi focolai di suppuraziooe; dapprima ella mano destra, che non si era ancora ammalata, poscia suppurò l'occhio destro e non tardò a vuotarsi (il pus conteneva molli streptococchi), in seguito comparvero allrj ascessi sulla gamba, nt>lla regione glutea, nella coscia ed in diversi altri punti. Dopo tre settimane la bronco-polmor:ite s i era l'isoHa cd i nuoYi focolai purulenti rimasero bPn circoscritti. La bronco-polmonite non reciaivò e la cicatl'izzazione dei focolai avvenne molto bene. La cura consistette !>Oprattutto nell'uso •lell'a lcool e dell'acido salic ilico, la dose più forte di questa ultima sostanza essendo stata Ji 2 grammi al giorno. Queste suppurazioni multiple non possono spiegarsi che ~:oll'infezione purulenta; ma nel caso io discorso tutte le sue cause ordinarie, traumatismo o malattie infellive. mancano. La suppuraziooe dei calli era evidentemente secondaria e non primitiva, e l'aHerazione dallo s tato generale ha cer·tamPnte preceduta quella dello stato loealf!. Non si può im•(l. care alcuna causa intrinseca locaiP e fa d'uopo ammettere

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RIVlSTA 338 che IJUe~to malato. per una disposizione particolare rlt>l ~UI) Ori!Anismo, era suscettibile di produrre pu~. Vi sono infatti casi di infezione purulenta, mortale o 110', nei quali non si può attribuire la disposizione del soggetto a produrre pus che aUt~ spontaneit-à dell'organismo. Questo modo di comprendere le cose non è incompatibile colle ~ ~:o. perte moderne della microbiologia. Si sa che la suppura... zione può es:-ere prodotta da streptococchi ed è facile ~m~ mettere condizioni che renrlono l'organismo meno atto a lottare contro l'a7.JOne di questi microrganismi. Queste coDdizioni sono l"o•entr l'eccessivo aflaticameuto e l'alcoolismo. Nt:ll caso in discorso petò nulla vi era di que-slo geuere. Ma non si può lultavia non conclude-re che :;otto un·intluenza ehe noi non conosciamo, si sieno pr•od0Lte manifestazioni multiple da pneumol'.,occhi e da slreptococchi, le quafi sono dent~mentE> sotto la dipendenza dì que!"ti sempt'e pronti ad invadere 1'1-'conorniu.

L'avvelenamento cronico colla morfina e sue forme . - L. REG-N•ER. - Ga:oette rles Hòpicau;r;, 1890).

Co nel'' sion i: 1o L'uso pr·olungato dell'oppio o dei suoi derivati a du~ì p1·oduce un a'' elenameuto cronico desigualv ::;olio nome di morflnismo. :!o Ogni mdi"i:luo che u~a queste so:;hmze alle dosi prad~>lte si troYa quindi el"poslo a 'luesto avvel cui egli presenta altitudini piu o meno considerevoli. 3• L'a,·veleuamento riconosce due cause dete '"''-""".. principali: esso puo essere la eouseguenza ài una ,...,,,..,,,.,,,.• . terapeutica ineYilab•l~; od è l'effetto Ji una di:-;posizione tologica eli cui l\1rigine risiede nel temperamento ~lesso soggetto. .l" Questa rhffercnza cau~~ie apporla una difleronza l'espressione shttomatica che permette rli separare q nei quali l'anelenarnento è spoglio da ogni elemeulo


MEDICA

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eess:)rio da quelli nei quali vi si unisce un elemento soprag~Ziunto per una dispo~izione morbosa !=<peciale. 5' Questu distinzione é mollo impor·tante dal punto di \'ista della p1•ognosi e della cura. 6• I rnodìuizzati si di~tiuguon<J dar mortìnomani per la a~senza nelle manifestazioni delrbvvelenamento di fenomem psico-sensorisli, e per l'a:ssenza di sintomi particolari e tal"(\118 gravi~ quando si sopprime il medicamento. 7' La mortìnomania è caratterizzata dalla sensazione di bisogno, dalla presenza quasi costante di uno stato nervoso ereditt~rio od acquie:ito del malato o di segni fisici o psichici ili degenerazione e, sintomnticamente, dalla mescolanza di renorn•'ni psico.~;ensoriuli con manife~tazioni proprie all'intossicazione mor(ìnica pura e S('tnplice. o La soppressione della morflna produce nei morfinomaui un insieme di fenomeni speciali detti di astinenza iodipendenti, sotto il rapporto della loro intensit.à, ùall'allezza delle dosi di veleno usate e dslla durata dell'abitudine. 9• L'ebbrezzt~ morfìnica non può essere invocata a giustificazione di un accuc:ato come capace di produne uno stato d'incoscienza o di pr·ovocare impulsi irresistibili. 10' L'avvelenamento morflnico solo cag-iona raramente tmo stato di decadenza mentale sufficiente per determinare ,a perd1la completa della l'espousabilit&. Esso non produce ma1 impulsi irresistibili. 11° La morflnoma"ia può, invece, produrre modiiìcazìoni dello stato mentale, durante la quali grimpulsi irresistibili c:ono possibili. Essa aprorta quindi conseguenze medicol~>gali importanti. Lo stato mentale sviluppato nei mortìnomani per· rasf,_ nenza o per un ritardo più o meno prolun~ato nelle punLure, deve e~serc tenuto in considerazione nell'api rezzamento del grado di responssbilità di (1uesti maiali. 12• L'uso della morfina deve essere evitato o molto seveJ·amente sorvegliato nei maiali, nei quali si avrà una ragione, per quanto lieve, di prevedere un'attitudine aUa mortìnomania.

ta• La morflnomania ù un'affezione grave, non solo dal


RIVISTA

punto di ''i;;ta dell'individuo, ma anche eia! puuto di delle sue conseguenze sociali e medico-legali. Essa ,. ribelle ai metodi di cura: recidiva con grandi!"Sima 14• Quando un malato è diventato morfinomane, tutti sfot•zi del medico devono essere diretti a far sco quest'affezione. La prima e la pitì indispensabile di condizioni di riuscita della cura è la sorveglianza rigorosa del malato che deve essere messo nell'impoSl!ùl lità assoluta di procurarsi la morfina all'insaputa del 1ao Tuttavia non sarebbe il caso di far ricoverare il lato in un manicomio od in una casa Ji salute, contr o la volontà, salvo i casi in cui avendo la malattia provocato nifestazioni pet•icolose per la sua sicurezza personale o la sicurezza pubblica, il morfinomane si troverà iu stanze analoghe a quelle di certi generi di aliena Li e ~etto, a cagione del suo stato rn(lntalt>, all'identica zione. 16° La pas!-iione per la mortìna avendo, dal vìstu della salute e della moralità pubblica, le con più gra\•i, spe«ialmente dal punto di ''ista della ziont=~, sarebbe bene che una legislazione se,rera i nisM per interdire la vendita fraudolenta òellà mc1r11:na .• faciliLà colla quale viene procurato oggidì l'alcaloide ùelle presct•izioni e del rontrollo dei medici è il prìo moliYo, la causa più efficace dell'aumento di nu morfioomani. 17° Nei morfinomani inveterati non si può far colo sull'efficacia della cura. Quando questa riesce, il Lato ordinar iamente non s i ma ntiene. La tale della morfina non sempre è possibile e deve casi invetera ti, sorveglia ta attentamente. La guarigione pleta e definitiva è rara e non può spararsi che in nei quali la passione per la morfina è di dala recente non presentano alcuna mala ttia nervosa eredit&r1a od quisita.


MEDICA GoZ~ spora.dlc11Dfettivi. -

341

CHARVOT.- (Journal de Mé-

ctecine et de Chirurrtie1 novembre 1890).

Charvot ha fatto oggetto di studio alcuni gozzi infettivi che ossona in certi casi complicare le malattie generali ed ba ~roostrato che queste tiroiditi si s viluppano soprattulto sui soggetti provenienti da paesi ad endemia gozzuta, che prasentano antecedenti er·editarii o portano tumefazioni gozzute fin dalla loro infanzia. La maggior parte delle infezioni generali eonos<:iute possono Jocalizzarsi sul corpo tiroide. Charvot cita dapprima la febbre tifoidea, ed è infatti nella febbre tifoidea che venne piu spesso osservata questa complicazione. Nei casi conosciuti, il gozzo si è presentato generalmente nell'ir)izio della convalescenza ed è terminato piu spesso con suppurazione; t8 tvolta però si è ottenuta la risoluzione senza che siavi stata produzione di pus. Per spiegare questa <;laterminazione delJa febbre tifoidea, si può ammettere che il corpo tiroide, ingorgato per un'antica flogosi, costituisca un terreno molto adatto per la culluea del bacillo tifico, perchè si sa con quale faoi lila lo infezioni generali si localizzano sui punti deboli del!'"Organismo. La tiroiùite reumatica è mollo piu rara. çharvot ne cita però due casi personali. Un malato, giunto al sesto giorno di un reumatismo, fu preso da una tumefazione del corpo tiroide che cagionò molto rap~rlamente un principio di soft'oeazione. Però dopo due giorni la tiroidile si avviò verso la risoluzione e scomparve rapidamente. Nel secondo caso la tiroidite ebbe la parte prineipale e la sua natura reuma· tica non fu ammessa che per l'esistenza di qualche dolore simultaneo nelle membra. Anche questa tiroidite guarl perfettamente. Si può del pari ammettere l'<osistenza della tiroidite palustre; sotto l'influenza dell'infezione malarica si produce una tumefazione notevole della ghiandola tiroide, che tal· volta riprende il suo volume primitivo appena cessato l'ac· cesso, e làlvolt.a resta voluminosa più o meno lungamente. · Si è pure osservata la t•roidite sotto l'influenZa degli orec-


RIVI~ lA

chioni. Servier ne ha cilolo un caso ch!guo Ji meuzìnrw 'a mollir•licilli cfelle l<'calizz.az.ioni della malattia. 81 ~ pur vt~la la t roidile comparire nel vaiuolo. aucbt! de,crrltA una Liroidile puer·perale. lnllue, secondo J?t•ankel, lu tubercolosi Jt!l ~orpo tu·r,iJo "areobe la re~ola della lubercolosr mshare ~renet·t~lizza· a, ma esc;a p<'lrebbe pur presentar:;i nelle rot·me croniche •lelln t 1 Compltea.zione pooo oonoaoluta. della aclatloa.. - Gu t~oM e P \R,tE.sTrt.n. - (Jo«rn.nl rl~ Jlédecim? et rle r ldru.r leo novembre l'l90). E"i"'Le lillA complicazione poco cono~>CIUla dellll s:ciuti 8 nevrite localizzala &•i una !"ola bt·an 8

co11c;i~lenle in uno

d1vs«ione ,Ji qu,.. ... to ne r \'C\ lo sciatico pophleo e-. 1 Prno, e~ rall• riZlala ùn disturb• molorr e -.en::-!livr t>S:H::tr nli ... uJ terr·itorw dr dislrtbuzione muscolare e cutanea dt que~tn trn rtel·vuso. Quesl.tl cumplicazioue :.i t·iscooll·u Lauto nella "emph e, tn ~·ui .,, e1·a tino ad ora .J,.sct•itla, •Ju!lnlo sriatrca per )o>c;ìone traumatica ..Ielle brancue d' o ri~ine nnr·vo uel bacino, nella quale già ~i conosceva. L'eziol•>gia e la patogeni>1 di questa nevrite non pre~entare alcunrhè di parlrco 1are, ma dal punt.1 •iella pro;:nm:a si può dire che ~i tratta si piu SJ>e" eomplicazione ara ve, cou pro~'llosi r iservata, ~ .IellA prt>r:;enza di una nevrtte ron ntrotla degenet•atJva

muscoli. Della. gut.rJglone apparente e della. guarigione nelle ajfezlont epatiche - CllAl~f'FARD. - (.Jour n(l{ .\ft·dt>t'ine et de Chir(LrrJtf!, e:ennaio t QSJ). L'autore nola ar,ziluUo cba ::!e la ~ematologia mt>lle di supporre che il fef'talo ha polulo s·iprendere le

funzioni dopo auarigione apparenlf", nnn vennero fluo a.r slu•liali ahba!tlanzb i segni che indicano se la "Un e:ione c:ia reale. Questi ~egni eststono per altro e si couo-


MEOlCA.

scono metodi che permellono di ricono.-cere la

gu~~rigionu

&we!timica dPIIA cellulA Ppatica.

Jl regalo é uno dei principali focolai di formazione delrnrea; il dosamento melodico dell' urea nelle orine darà , uindi il saggio ùella funzione ureo~entea del fegato tenendo 1 c-mt<' naturalmente del r·e~ime alimPlltare del malato. 11 fGt:ato é il grande focolaio in cui si elaborano e si trasfMmano i pigmPnti organici, pigmento biliare normale o pigmPnli anormali o mo(litlcati. Le J'icerche dei pigmenti n ct•omalogeni urinari, siu coll"esarn~ chimico, !:'>ia !>nprallutlo cotre"ame spetlroseopico, permetteranno ài giudicare della funzione cromogenica della cellula epatica.

lufine il fegato TI(}l"male tt'atliene le sostanze amilacee e zuccber·ine pt>r· lrasformarle in glicogeno ~. con un lavoro inverso, da que~to glico$lPllO fa nascere e pa!òsare nel sangue, in pr•f)porzione dei biso~n• (fell'organismo, una certa quantité di zucchero. A questa nuova funzione corrisponde, come mezzo di prova, la ricerca della J?;licosurra aJimenlure. Si ba f[UÌndi, ricercando lo zucchero nell'orina un certo teUlpo ùopo il pusto di p•·0\'8, un mezzo di giuclìcare, in una eerla misura, del!~ funzione g licoger1ica del fegato. Questa triplice funzione del fegato, per la produzionE rl~>l­ l"u•·ea. dei pigmenti, del fllicogeno, de,•e essere ver ificata in ciascun caso: essa sola pennette di con chìudere colrinlef.\rité o colla lesione persistente deUa cellula epall~a. vale a dire colla guari{tiGne, nel senso veramen~e medico della parola, o colle persi~tenza più o meno att.:nuaUl Milo stal•• morboso. Ch8nffard hu applicalo '!ue:.ti datr a tre r.asi di afft!ziord differenti deJ regalo. In un caso di epatite sifllitict1 la malata nareva guasi complt>lameute guarHa dopo due mesi .ti cura. Però solamente l'urea a ve va r1pre::o a poco 8 po•:o 11 !\UO ~>aggio nor malb; invece l'oL'ioa (·onteneva a ncora Ul'O biJina. questo pi{/mert to del .fega to malato, ~ec()udo l' 1•sprPssione di Haycm. Di più, ricercaudo l& g licosuria al•mPntare, vale a tlil'e ract>udo prender~> alla ma a~ uoa certa quantità di scil'oppo di zucche• o ed ef"aminando le ol'iue più lardi, si poteva constatare che lo zucchero non veniva


344

RlV1SlA

complet!lmente trattenuto nel fegato e che ne passava una certa quantita nelle orine. Il fegato quindi non aveva :riprèso tutte le sue funzioni. • In altri .due m&lati, affetti da itterizia, sì constat.ò in tàl modo la persìstenza della glicosuria alimenl8l'e quando la salute pareva perfettamente ristabilita; ciò che indicava che le funzioni del fegato non erano completamente eistabllite; Cbauffard fa notare che 18 persistenza della glicosuria a.limentare è il più grave di questi sinLorni> perché essa ir1dica che il fegato ò doppiamente insufficiente, incapace di fissate le materie fècnlente o zuccherine, come pure di trattenere nel passaggio le materie tossiche d'or-igine ìntesLiuale, duplice funzione che è devoluta a quest'organo; ora i casj in cui il fegato lascia passare le sostanze tossiche sono quelli nei quali la .sua funzione glicogenica é compromessa. Come conclusione pratica, ogni epatico guarito apparent~mente, ma che presenta ancora l'urobilinuria e la glicosuria at(rnentare, deve esser-e considerato e 0me malato, sorvegliato e curato: in primo luogo perchè un errore dietetico, speci(llmente un ec~ss6 alcoolico, polrehbe riaccendere un fu(,co male spento e produrre gravi conseguenze; in secondo luogo, perché l'autoinlossièazione resta possibile finchè la cellnla epRtica non abbia ripresa la pienezza delle sue funzioni fisiologiche. lnfiuenza. della. poa1zlone sulle emorragie oerebraU. - HElOBXRAIM. - (A -rchioe.s médicales lielges, settembre 1890).

Heideohaim ba riferitO le o;:;.servazioni di due indi vidni che. avendo ripor-tato una' fraltu t'a. della volta del cranio, hanno p-oluto fare un i ungo tragitto a piedi, poscia svestirsi e roette'rsi a letto. Ma appena si trovarono u~lla posizione orizzontale, vennero colti da stertore e da corna mortale dopo qualche milluLo. L'autopsia fece rilevare in amb.edue i casi che la morte fu causata da una. etnorra~ia tra le ossa e la dm·a madre. D'altra pute, è occorso più volte a. Heidenhairri di esseTe clliamato per un'emorragia cerebrale grave che era susse-


MEDICA

345

gui.~a aJ un insulto dpcpleUico leggero. pochi momenti dopo

che erano stati coricati i malati. H eidenhaim trae la conci usione che in caso di emorragia itltt·acranica il primo dovere del medico è di ro'antene-re il ferito od il malato per molle ore sopra una sedia, colla testa diritta. Durante questo tempo si deve contemporaneamente ricorrere alla vescica d~ ghiaccio, ai pediluvii caldi, ai puruanti di azione proo.La ed energica, ed infine alle sanguisughe <> se ;,arà il caso. Nodosltà. sottooutanee reumatiche. - BAR. de Médecin.è et de Chirurgie, novembre 1890).

(/ourna

11 dott. Bar ba riassunto in uua sua tesi tutte le pub}llicazioni state fatte su questo argomento, ag~iungendovi alcune !1UOVe osservazioni. Ecco quali sarebbero, secondo Bar; i fenomeni principali delle nodosità sottocutanee reumatiche. Si vedono talvolta comparire nel corso del reumatismo, o all'infuori di qualsiasi attacco, ma sempre in un terreno artritico, piccoli tu.bercoli sottocutanei, simili a gomme e d'una evoluzione essenzialmente- passeggera. Questi tubercoli sono · molli, elastici, poco depressibili, con contorni mollo netti, arrotonditi od allungati e danfio alla mano le stesse sensazioni dell'eritema nodos~ (Jaccoud). Essi sono in generale liberi da qualsiasi aderenza colla pelle e colle parti circtmvicine. Le nodosità sono abitualme.nte molto super.ficiali, nascoste il più spesso immediatamente al disotto della pelle, facili a sentire, ma talvolta non apprezzabili col tatto, specialmente quando sono moJto profonde e molto piccole. Si riscontrano da pee tutto, lungo le guaine t.endinee degli estensori e dei flessori, alla fronte, alla nuca, al cuoio capelluto, lungo la cresta della tibia ed anche alla colonna vel'tehrate. Da per tutto sembrano situate .nel tessuto ceÙulare. La loro presenza non pl'O· duce alcuna colora1.ione alla pelle; quando sono molto superficiali ed aderenti, la .cute si presenta ciò nondimeno scolorita senza dubbio per un effetto di compressione. Le nodosilà variano dalla grossezza d'ona nocciuoJa a


Rl\JSTA

quella di un pi!'le]lo, esc:~.• non sono mai mollo nulllero~. più <~pes!'lo s1 riscontt·aoo isol&lt'; quaudo per CEll"O si trovano ~;g,:lomer-ale...ono 1 gro,s~>u.a meguale e non '-upè rano mai ti numero cii tre o quattro. Xon cagionano alcun dolore, alcun pizzicore. alcun pru. rito, al !JUnto elle quanrlo vengoHO compresse continuano ad e~stH'e iudolenll, tutlavta, quando ril:1edouo sull'occipite la loro compressione diventa relal!vumenle ""nsib1le. Compainno s··neralmelll" alle fine del I•et·iodo febbrHt> del reumali~mo; possono però presentarsi prima o dopo ti t•eumalismo. Ma il rauo più curioso della loro slol'iu é l&. lui'() evoluzione. Ls loro compar~a é cosi brusca che é soventi unpo::.~tbile di precl,at·e la dato della loro origane. Spes~o la loro rata var•1a da 1.2 a 30 ore. L'esi~tenza delle noJo"~ità non 4• però serul're CO!Ii se ne vedono infalll, e ciò di prefet·cnza in ::.t.!guilo ad reumati--mo &culo. iura1·e più giorna, una settimana t>d un mese. 01 <)Ui la neceso:ilà di stab1hre tra le nodosilà t.ocutanec t.iel reumatismo una tJÌsltnzioue cltmca impo1·tanta e 'I roisier Ila proposto ùi cbiamal'tl e.fJimere lult.e le sit6, per lo più intracutauee, la cui el>i!;leuza è multo llrev~, e dureooli quc>lle clte òurano più giol'Ui o più ~elllmane. L13 nodosiLà effimet·e ""mbrano u,..,ere più speciali al reumatismo cromeo, mentre le noùo~it.a durevoli paiouo più frequenli nel reumoli:smo acuto; caralleri clte accentuano aocòra lo loro divisione clinic-a, beuchè le une e le altre pos. sano es1stere i,.;olatamenle o simultaneamente nello «tosso in divtduo, durante uno steEso 1 eriodo patologico. Esso pero non t:sercitauo alcuna 10fluenza ~ullo stato generale. La loro prognosi è quindi benigna, ma devesi notare che la compat•sa delle nodostlA coincide quasi sempl'e ~;on com· plicaziooi viscerali dovute al reumatismo e ùe,·e mettere in gua rJia contro uno ::.lat.o watesico grave.


VIWIC\

3 ~7

:EJ:Il&turia meulle periodica ln 1lll uomo. - C tHPtN. (Journal de MtJdeeint: et de Cluru rgie, ugosto 1890).

Vennero spe!>!lO se,.::n alate nelle donne le emorragie j:;uppletntlulari d~i men:;trDI, ma uelruomo quast mai t<i osser ...ano 51 mili emorragie per1odiche. l{oyer ne lta citali due casi e Choparl ho ve.luto 11n "Oldato che tulti i mesi emelte\ a orine 9 anguiuolenle prPsentando nello stesso tempo i fenomeni abìtoah dello rne«truazione. Cbapio ha o--serveto un caso curtoso di que:,La affezione. S1 tratla di un uomo d• 58 anni, dt ottima <:~a ute. il quale h-e settimane do~·o une caduta constatò che la -.ua r>1·ina era lll~<scolala s sangue e per la durata di qualche ;aorno eglr perJe.,.a in media un'oncia di snngu·' nelle Z! ore. Jlopo un mese, noYelln ematuria per quattro o cmque giorni con una perdita di un'onciu e mezzo di sangue. La regol&rttà del f~>nomeno e tale che l'individuo può prenon;.~n ­ cìare il {l'ìOJ'llO m cu1 l'ematuria deve produr:>ì; ogni periodo e preceduto da malec:<>eJ>e. da dolori lombari, da cefalee, dii. nausee. Il 1-angue è 111limamentc mescolato coll'orina e non ,cola mai puro. ~on \'Ì be urelrite, nè cistite, n•" calcolo, né tumore alla \'t>scìca. L'autore ammette che l'~>morragìa ~ia d'or iginP n•nale, ma uon ha constatalo i ~egni n/> delle nefr1ll, né del cancro del rene, nè d'alcuna Jes1one dJ quest'organo. Non ha riscontrato oè intos!'lì<'azioue geuerale, come polrebiJe eshere l'infezione u1alarica, nè parassiti per c:piegarl· il fenomeno. Né tratlasi di t>moglobiourra par ossistica, perché col microscopio si !!Ono sempre n~coulrall nelle orine i globuli rO"~i. La caduta che ba pr eceduto di tre settimane la pr•ima ematuria ha probaollmenl.l' influito a pt'odurre la malattia, ma la cause r imaJie sempre oscuro.


348

RlHSTA

Btauunto delle relazioni sclenttflohe delle prtnolpall ollntohe e poltollntohe prusslane sulla oura d1 Ko~h contro la tubercolosi.

GuTTST ADT. -

Le relazioni ufficiali, dirette a S. E. il ministro dell' istr-uzione pubblica di Berlino, sono cinquantacinque. Le osservazioni cliniche ed a.natomo-patolo~iche sono in generale limitate ai mesi di novembre e dicembre 1890 ad eccezione di quelle di Fraentzel e R. K6hler che ebbero rispettivamente principio in settembre ed ottobre. In questo periodo di tempo furono sottoposti a cura 2172 individui, ne1 quali furono eseguite in totale i7500 iniezioni. l numeri massimi delle iniezioni eseguile nello stesso indi. viduo furono di 54 e i3, e la quantilà totale del rimedio inoculato in essi fu rispettivamente di grammi 3,826 e 3,345. Le dosi, iniziale, massima e la quantità massima totale, inoculate a ciascun malato sono riassunte nel se~uente specchietto, mentre negli specchi successivi sono indicati numericamente i risultati ottenuti col rimedio di Koch tanto rispetto al suo Yalore diagnostico, quante relativamente a quello eu· rati,·o nella tubercolosi degli organi interni ed in quella di parli più facilmente accessibili alla chirurgia.


A . Specchwtlo relatioo alle do.~ i ùti.;iale e 1nas11irua del l'imed io usa.lo w·r ; n it•.:ione ipo<lermic:a. -

CLASSE DI MAI.A'ITIE

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351

MEDICA

c. Specchio .çfatistico sull'a3ione del rimedio dr: Koch contro la tubercolo-9i di organi interni. Di eui

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Tuber colosi polmonhre: ;)9,93 li 1. Tisi polmonare incipiente 2i21 9 72 Di CUI: ,. 6113 • a) con tubercolosi laringea . . 201 10 b) con tubercolosi di altri organi interni. . . . . . . . . 7 • 1' 21 4 )) c) con altr-e malattie . . . . 8 )) ~l l (l » 2. Tisi polmonare mediocremente avanzata . . . . . . . . 444 1 68168 .Z78 6 Di cui: ' a) con tubercolosi laringea . . 8;> 1 101 11 37 2 b) con tubercolosi di allri organi intero:. . . . . . . . . 15 » 1 4 51 ...') c) con alLr e malattie. . . . . '14 )) )) )) ì 2 ;l Ti~i polmonare molto e vanzllta (cavernosa) . . . . . . . 2i6 lì 7 31 1621 30 Dicui: 1 60 J) 1 4 i5 5 a) con tubPrcolosì Jaringea . . 24 » 1 2 17 1 b) co11 tuberco/o!'i di altri or~ani e) con altre malattie. . . . . io· s " ·11 i 5 J. Totale tubercolosi polmonare. . 1 932 10;141 15~ 53i: a6 o) con tubercolo'-'i lariog:ea . . 1 21 211 95 b) con tubercolosi di altri organi 46 o1 3 8 26 3 interni . . . . . . . . . c) con altre malall1e. . . . . 38l ,1 2120 7 II. Tubercolo5'<i laringea . . . . . 631 1 18! 23 15 4 45 » 16 13 121 4 Di eui con tubercolosi polmonare 13 :J ' J)• ;j 9' » III. P leurite . . . . . . . . . IV. Anemia perniciosa . . . 1 41 »)) »l» 1' v. Menin~itc lubtwcolo$a VI. Tubercolosi del peritoneo . 141 1 3' 3 4 2 1 Il 1 l) » ,, VII. Tuber.~olosi iotestmale . . VIII. Tubercolosi renale . . . . . » IX. Tubercolosi d~>ll'uretra e della vescica. . . . . . . . . 1 x. Tubercolo$\i dei te!'ticoli. . . . 18 2 2 H- )) Xl. Pio!'alpingite tubercolosa doppia e lisi polmonare incipiente . 1 » » » 1 »

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Totale gener a le . . . 106tts lli\t 94- 586 j

46

l


352

RIVISTA

D . Specchio statistico sull"azione del rimedio di Koch

contro la tubercolosi chirurgica. ùi cui

6

l.

Lupus . . . . . . . l188 l

Di cui con tu ber colosi di organi interni . . . . . 27 II. Tubercolosi semplicedelle ossa e delle artJcolazioni 397 Di cui con tubercolosi di organi interni . . . . . 48 III. Tubercolosi multipla delle ossa edelle arlicola:àoni 40 Di cui con tuber~olosi òi organi interni . . . . . 10 IV. Tubercolosi delle ghiandole linfaticht~ . . 38 Di cui con tubercolosi di organi interni . . . • . 8 8 V. Tubercol.òelleparlimolli VI. ·Tubercolosi delle cicatrici 4 6 VII. Scrofuloderma . 2 Vlii. Lepr a . 2 XL Ulcus rodens . . . . X. Fistola tubercol. delraoo 3 XJ. Tubercolosi delle guaine 1 tendinee. . . . . . . 1 XII. Eczema scrofoloso Xlii. Infiammazione ~<crofolo­ sa corneale di ambedue 2 gh occhi. . . . . . . XIV. Malattie dell'orj:!ano Jell'udllO . . . . . . . 16 Di cui con tubercolosi poli monare.

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!!) Tanto 10 Q1U!SIO spPcchietto coJ!le nell'antecedente le cifre segnale n~lle ~;oloonll 3, 4, ~. 6 e 7 non formano esattaroeote li lotaJc d.elle osservazioni (còlonna 2). p~rchè fil alcune di queste non furono il1dtcatì ì risult~ ti nelle relazioni uf!Wali. l rispettivi ma lati probabilmente ~rano tutlora in cura al t• gennaio !891 e non si poteva sopra di essi emettere un giudiz.io definitivo.


353

MED!CA

Le opinioni dei clinici p russiani tanto sul valore diagnostico del rimedio, quanto sulla sua azione curativa sono generalmente varie. E questa varietà di pareri si manifesta pure sull'azione del rimedio ne: principali sintomi della tisi polmonare come, peso del corpo, espettorato, respirazione. mutamenti fisici, sudori notturni, aspetto generale, ecc. Ciò dipende dal breve periodo di esperimenti, da uno a due mesi, ed è qua~:;i certo che le relazioni del1891 saranno assai più complete e concordi. con e;;se andranno di pari passo le osservaziooianatomopatologiche, specialmente di quelle eseguit~ nel gabinetto di Berlino solto la direzione del prof. Virchow di cui nel nostro giornale medico furono r-iferiti i primi risultati. La discussione continua tuttora all'Accademia medica di Berlino e di volta in volta si raccoglie nuovo ed importante materiale che rivela chiaramente la qualità e l' intimità dell'azione del rimedio nei s uoi più minuti particolari. C. SFORZA.

23


HIVISTA CHIHUHGICA

Sulla sutura secondaria delle ferite . - Uottor ENRICO Ho~GHI. - (La Rassegna di scienze mediche, novembre lt<90).

Colta sutura secondaria delle ferile il chir urgo si propone di meLle1·e a mutuo cont.alLo le super ficie cruente non immediatamente dopo l'alto operativo, ma dopo un certo tempo, sufficiente a garanlirlo contr·o il raccogliet'si di li'luidi che possano porle iu coudizioni sfavoreYoli alla t'iunione per prima intenzione. Essa implica quindi l'abolizione dei seaeti della ferila coll'uso Iii un meuo adatto a mattlenere asettico il camr~o della fèrila s tessa, ad abolir·ne le eventuali cavità ed a r·Accogliere il materiale che geme dalle superfici cr·uente. Spetta al Kocher il 1.nerito d'a vere proposto questo mezzo, che non ci fa cerlamen le pe1•Jere la spe1•anza di ottenere una r mnione per prima intenzione, e che anzi, influendo favorevolmente sul corso asettico della ferila, accresce il numero delle probabilila di una pronta gusrij!ione. Il Kocher, allo scopo di evi ta1·~ una seconda seduta operati va. dolorosa per l'infern1o, o, per lo meno, esigente una s<'cooda clorona1·cosi, applicava immediatamente dopo l'atto operativo i fili, i capi dei quali venivano poi annodati dopo un certo numero d'ore, sufficient" a garantirlo cc.ntro la formazione e la permanenza di una raçcol la uel seno della f.:rita. Egli riempi va esaLlamente la ferita cou gar·za all'iodoformio, i cui capi runanevano liberi al di fuor•i e su essa applicava poi i fili, che passèvano come un pnnte sulla caYilà della ferila cosl ripiena. Bergmann in,·e<.e esegui l'applicazione dei fìli in nn $('condo tempo, quando cioè si può ~ubito annodarne i capi, com· plelando cosi la cuc1lura in un unico tempo: ciò perché riU-


RIVISTA CHIRURGICA

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$Ci va difficile estrarre la f!at'Za senza asportare anche qualcuno dei fili, o per lo meno spostarlo: e, volendo mantenere fermi i fili, potevano anche le fettucce di garza venire spremute, tanto da lasciare nel campo della ferita una parte di quei wateriali per evitare la presenza dei quali si eseguisce la sutura secondaria. Illamponamenlo delle ferite !>i fa con garza all'iodoformio o .al sublimato: sembra però che il primo possa dare, più facilmente del secondo, fenomeni di intossicazione. Sulla ferita così zaffata si applica la medicatura listeriana, la quale viene la~iata in posto (se non si notano fenomeni di emorragia seeondaria che reclamino l'intervento at·mato del chirurgo) da 2i a ~J6 ore ed anche più. Se la medicatul'a viene precocemente im'bt·attata per un abbondante trasudamento di liquido sierosan~uinoleoto, non é indicato il l'innovarla ab imis, ma piuttosto devonsi aggiungere nuovi strat1, per evitare che altraverso ai preesistenti, ioumidilJ, possa la ferila venire infl!ttata. Dopo quel numero d'ore che le condizioni della regione e quelle che l'operatore ha in essa create potranno far credere sufficienti ad ottenere lo scopo, il bendaggio viene ll!vato, e dopo esso, la garza che zaffava la ferita. Se la superficie di que~:Ha si presenta fre~ca, !"enza alcuna irr·Hazione, per nulla infiammata, assolutamente asciutta, si esPguisce un'el'atta cucitura della ferita e si ottiène In riunione pel' prima intenzione anche in quei casi nei quali, per debolezza o collasso del paziente, o allo scopo di far ce!i'sare una emorragia, si sia lasciato in posto il tamponamenl(} per cinque u gei giorni. Oltre a quelli finora esposti, la sutura secondaria ha il vanta~fdo di permettere di ovviare e di riparare, con prontezza e facilità, ad uno degli accidenti successivi a certe opel'azioni: l'emorragia secondaria. Il tamponamento, già di per se stesso. vi si oppone; ma se essa avviene uonostante ciò, il chirurgo, tolta la medicatura ed il lampone, ha immediatamente innanzi a sé la sorgente dell'emorragia, e non è costretto a togliere od allentare punti, manualita che esige sempre un certo tempo ed una certa pazienza da parte dell'opeJ•atore: e questa esigenza non può che riuscire dannosa,


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RIVISTA

specie quando si tratti di frenare una emorragia dipendente qualche grosso vaso. La sutura secondaria, superficiale e profonda, risparrniè. in molli casi l'applicazione del drenaggio, che non si rebbe certamente potuto escludere suturando in primo tempo e che lascia talora un tramite con limitate suppurazioni allontanano rilevantemente !'~:~poca della guarigione. La sutura secondaria può essere indicata. in tutti i casi quali le condizioni della parte o l'indole della malattia i cano una generosa demolizione, tale da lasciare una ca che, non potendo venire dall'esterno abolita per mezzo compressione, si lasci riempire dal siero e dal san~ue gemono dalle superficie cruente, e che non hanno una bera via d'uscita; dopo le operazioni che si eseguiscono vicinanza di organi delicatissimi (pleura, meningi brali, ecc.) nei quali potrebbe con grande facilità parsi, per ragioni di vicinanza, da una causa che agisca ritando anche solo leggermente la ferita, un processo Jlammatorio grave, o nei quali una compressione da del liquido raccolto nella cavità della ferita potrebbe scire molto dannosa; quando le condizioni di sanguigna del campo operativo danno a supporre che, ostantc una accurata emostasi, il gemizio possa nuare a lungo, mentre, per le condizioni create dal o per quelle della regione, riesce difficilmente attuabile poco utile l'applicazione di un tubo a drenaggio che dia cile scolo ai secreti della ferita: - indicata nelle ferite rative dell'addome, create allo scopo di asportare tumori luppatisi in seno a qualcuno dei visceri addominali, ··--····-.., non essendo possibile asportare il tumore in totalità ri gono di esso delle porzioni dalle quali geme abbondan mente sangue, e quando, anche asportalo completamente tumore, nella cavità ha luogo un considerevole gemizio ~angue, che potret"lbe dare per la sua presenza renomeni compressione, o, modificandosi successivamente, di mazione con esito letale: - dopo l'intervento chirurgico nella tubercolosi delle ossa e delle articolazioni, in quanto i g uli che rimangono nella cavita creata degenerano facil-


CBlRURGJCA

35ì

mente io caseosi (Bramano), e costituiscono la causa probabile delle estese successive affezioni tubercolari in luo~o:

_ nelle gravi lesioni traumatiche che interessano la conti· nuila delle parti molli ed ossee: ad esempio nelle fratture complicate e comminutive, quando però i tessuti circostanti non siano lesi profondamente e per troppo grande estensione. 11 rt1lesso oremasterloo oome llldloatore dell' anestesia oloroformloa.. - O. GUELLTOT . - {Journal de Médecine et de Chirurgie, febbraio i891). La zona eccitabile ha La forma di un triangolo occupante la regione supero-interna della coscia, triangolo la cui base corrisponde alla piega crurale, il lato interno, verticale, segue il bordo del grande adduttore, mentre che il lato esterno, molto obliquo, corrisponde al sartorio. Questi limiti sono ~oventi oltrepassatì e la sommita si estende fino al ginocchio od anche fino al malleolo interno nel fanciullo. Se si irrita col solletico, col pizzicamento, coll'eccitamento elettrico, la pelle della regione delimitata, si vede il te~tiCOio ri~alire sotto l'influenza della contrazione del cremastere. Le condizioni di produzione di questo riflesso, le variazioni della sua intensità, le sue modìflcazioni nei differenti stati patologici meriterebbero un profondo studio. Dalle os~E'rvazioni abbastanza numerose fatte da Guelliot risulta che, <JU&ndo si se ricercarlo, questo riflesso non manca che in casi eccezio: ali~simi nel fanciullo e nell' adulto in buona so.lute. Come tutti i riflessi cutanei, il cremasterico scompare durante la narcosi cloroformica: esso può costituire a questo rigua1·do un eccellente estesiometro. Si può constatare cosl che quando ìl riflesso cremaslerico sussiste, l'anestesia è incompleta, qualuuque sier.o le apparenze e malgrado le constatazioni abituali, compresavi anche soventi l'abolizione del riflesso corneale: tostochè esso scompare, il chirurgo può senza timore cominciare l'operazione. È necessario però tener presente che l'eccitazione ritlessogena, deve essere più


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RI\'ISlA

energica a misura che la sensibilità ùimiouisce e che nun si giudichera l'anestesia completa se non quando il Leslii'Oio rimane al Condo delle borse quando ~• pizzka ener~1eameute .

h pelle della ••egiorte super o - interna della e<>scia.

Lu.aa&Zlone del menlaohl lnter-artlcolarl del ginocchio. - BRAQU.EnA YE . - (Journal de Médecine et de Chirurgie. febbra1o 1891). Braquehaye ha pubblicato su •juesta affezione puco ('(JfiO· sciula uno studio mollo completo. SotLo questo nome non si devono e<>mpr eot.l.ere c!Je 1 casi nei quali i ruenlscl1i ~u nf} cac(•iati dal loro posto, qua ndo il femor e e la libia uauu') con::ervato i loro rapporti. Velp{'au le Ila da~1J il nom{l di l u~saziooe della ftbro-c&rtileS!ine inler-a rticolare e Malga1gue quello di lusAazione delle ea 1·Li la g mi ll'emi lunari. Pare che la lussazione iu fuori ed io avanti sia la p1ù frequentE'; \'61'rebbe in seguito lu lu!:'<sazione in denlr o eJ in a'·anli, po1 quella m fuori ed Jn diel!·o ed infine la lus!->al.ione in dentro eJ in dietrv. L'affeziollf', che si riscontra !iOpraLullo nei fanciulli e nejrli adolescenti, ha per caul"a determinante traumatismi o moviml'nli della giuntura. Nel primo gruppo abbiamo i col pi, i passi falsi, ecc., che possono distendere od auct.e rompere i legameuti I11Lerali. Nel secondo f!ruppo, al conlt'lll'io ::i trovano tulli i movimenti che rilasciano .:.~uesti sless1 lt·:gamt>nti; pet· e.'3empio, l'azione di r addrizzarsi r1uando ...:ì "f· aceosciati, co1 ginocchi avvicinati ed i piedi leg-germent•' allontAnali per la produzione della IU"-!>azinne in svanii dE.'! menisco esterno. È pPI' un meccanismo analogo cl1e il ~allo d ~1t.ato come uua causa determinante in alcune ORservazmui. Quando si produce la le;.;ione, il malato avver le uno ~crrc­ cblolio t<pesso percettibil~ coll'orecchio, accompagnalo rta uu dolore t.alvolla mollo vivo. Se la Jussazione è complet-a, l'este nsione è •m possibile e , quando la ridnzione non è rn11.a. il dolore 1mpedisce al malaLo d1 po~a re il piede su! suolo Ordinaritlmente la r1duzione s i ftl da sé, ma quando la gt~mba ritorna nen· estensione, il malato pe1•cepisce ùi nuo,·o uno


CJflliURr.TCA

s<'ricchiolio, un rtsalto brusco, ed 110 tdenltco dolore. Sovenli anzt lfuesti !linlomi sono più pt•onunciati quando l'arto p&SNl dalla flessione 1\ll'estensione. ERsi ~ì rtproducono sempre ntll medesimo punto, nellr> sles•e cnnùiztoui e sono sempre identicì. Lo scricchio!JO, a<'compagnalo tla un dolore più o meno ..;vo, si fA av\'Prlire ~mpre quando la gamba arriva ello stes!'o ~n·ado di Oessl()ne. Nello sles~o istante compar~. 8 fian<'O del tenrline rotuleo. Uni\ sporgenza brusca, para::ro· nata alla pulsazione eh una grande arterta. Al ta.tto, "i sente che e~sa è prodotta da un ptccolo corpo appiallito. tJIII'O, \'ibrnutc, elastico, cito solleva le parli molli. Se la lles•ione , iene spinta più oltt'E', si con.<> t& la che e~<>a l" i compie lib<rement<>, sMZ& dolor1• . .Ma appena !'l riconduce il membro nell'esteoRton~>, il molato risente di nuovo uno "Cricchiolio e dolore, mentre che la sporgenza scompare. L'articolazioni" riprende allora la sun forma norm~tle. Talvolta però, l'estensiOne non 1'• perfeLla Jal Jato rlella le!;ion~>. Le gambe ~no eguAlmente lun~ht>, Mven li anche hanno il medesimo volume. a meno che r~isla att·ofla del ro>lto nn· tPriore. Dopo la riduzione, 11 malato non ;wverle dolor~> nella giuntura, fuorchè in corri!'poudenz.a clell'inlerlinPa ar· ticolare del lato malato, fPnomeno dovuto alle IN;iolll dt>lla , .tpsula che deve"!i com;~elerare come la C8U"8 principale dell'affezione. Le complicazioni dt qu•·~:~la lussatione sono sopralullo Ju pt'edi~po~izione alle recidive e l'irriduribilità osset'\'Ol:t m molli casi, la quale può produrre la Oe;:<sione perrnancntp d••ll'at·tn, l'artrite, l' idrarlt•osi, come alcunP. lt>sioni delle cnr· ttlagint dt>lla tibia e del tt·•ciptte femoraiP.. La dtagnosi non é ,:empre facile, ed ~ spec1alruente coi corpt e:!lranei articolari pedicolali che puo e"'set•e (~onftNJ. In questo caso la ~porgl'rlZ8 1wn ::<i riprod.:ce ~emprl' e~At­ tamente nel meJe!'imo punto, nell'identico !:!r&rlo rlt tle~"ionp· non vi ha dolot•e in corri<>pondenZA delln capsula Al'licolare dPI Ialo malatn. For~e Anche le te11<>ione df'l legamento laterale, coi movimenti di edduz•one P 1li abduzione dello J.tambe ~ullu coscia, non impedi1·cbb~ la produz•one della l~>"tOIIt' Probabilmente anche non si lrovet'ebbP e.;;n~Prazioo~ dei mn·


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RIVISTA

vimenti di latc::ralità del lato roalflto. Mk questo sintomo non è> costante. Quando non vi ha spor genza formata dal menisco. é quasi impossibile fare la diagnosi. La cura sat•à identica a quella d1 tutte le allre lussazioni. Bimozione del ganglio di Ganer per grave nevr&lcl&. WtLLIA:'It Rose. - (The Lan.cet, 1' novembre 1800).

F. M., donna òi 60 anni, nell' agost.o del 1888 soffriva di forte nevralgia dei rami inferiori del 0' nel lato destro della l'accia, onde fu eseguito lo s~iramento del nervo dentario inferiore. che porto sollievo all'in(erma fino al marzo dell'anno seguente, nell11. quale epoca la nevral!lia ricomparve penosissima. Allora fu applicala una corona di trapano sul masc~llare inferiot•e, scoperto il nervo dentario, ed esciso ?61' la lun~hezza !)i mezzo pollice, con miglioramento d~lle condizioni dell'inferma. Nel marzo del '1890 il dolore era pio fiero che mai, si estendeva a tutto il lato destro della lingua, onde furono recisi il nervo dentario inferiore ed il hnguale nPlla regione pterigoidea, con un· incisione parallela al ponte zigomatico, dividendo il massatere, approfondendo ed allargando la doccia sigmoidea con la tretìna e le pinze asteotome. 0uesta operazione produsse grande inceppamento del~ parola, e perdita della sensibilihi nel lato destro della lingua e della pelle della metà destra della mascella inferiore, ma il dolore eh~ aveva cominciato a mantf~~tarsi nell11 parte superiore della guancia, divenne intensissimo, implicando l'orlo ah·eolare del mascellar~ superiore destro, e la corri~pondente regione temporale. Il più piccolo tocco della gengiva producevn un terribile parosism6. Era evidente il passaggio del male al nervo mascellare «uperiore, e lo s tato dPll' inferma era così grave da far temere imminente disordine mentale, onde l'autore dacise di e"lirpare il ganglio di Gasser. ed il mascellare superior@', per eliminare il nervo contenuto in quest'osso, e per farsi s trada onde giungere alla base del cranio; l'inferma d'al-


CHlRURGICA

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troode insisteva per l'escissione del mascellare superiore che era la sede delle sue pene insopportabili. Il giorno 2 aprile, 15 giorni dopo l'ultima operazione, l'autore rimosse col processo ordinario il mascellare superiore, e cessata l'emorragia, vide il foro ovale della base del cranio, vi passò una piccola trefina, e tolse un piccolo anello osseo che Io circondava. Co~i potè scorgere il ganglio di Gasser sull'apice della porzione petrosa del ternporalè, facendosi luce con un piccolo illuminatore elettrico di Schall. Disimpegnò il ganglio pass,atldovi ai disopra un piccolo ago da aneurisma, e lo rimosse in tre o quattro pezzì, aiutandosi con le pinzette, con un bisturi sottilissimo e con le forbici, senza ledere la duramadre, e senza emorragia. Il taglio della guancia fu ricucito con seta e catesut a ponti <>tacesti, con della garza antisettica fu sostenuto in alto il globo deJJ'occhio, 1' inferma ebbe un consjderevole eollasso, ma.' il giorno dopo le condizioni generali erano soddisfacenti, e non si lagnava che di bruciore all'occhio in preda a congestione congiunti vale e chemosi. H giorno dopo si manifesto secchezza, indn uleerazione della cornea, e fu necessaria l'ernucleazione deJI'occhìo, ma in tutto il resto il ~rogresso fu evidente. ll 25 ottobre, riesaminata l'inferma, si costatò cicairice alquanto deforme, mancanza di sensibilità tattile e gustativa del lato destro della lingua anteriormente, int13grHà di senso specifico e generale posteriormente, anestesia circoscritta della guanéia destrà, limitazione dei movime!lli della mascella inferiore per la lesione della regione pterigoidea, ~on paralisi del facciale. Secondo l' aulore, questo sarebbe il primo caso di escissione del ganglio di Gasser eon esito favorevole; operazione pericolosa e difficile, richiesta dalla gra~ezza dei sintomi, e dall'impossibilità di alleviarli con qnalunqùe altro mezzo. L'inferma si mostra soddisfatta delPesìto dell'operazione, malgrado la perdita dell' occhio, e contenta delt'irnrnunita acquistata contro quel dolore insopportabile; l'autore sì p110· pone in una possibile occasione simile di cucire assieme le palpebre per prote~gere efficacemente l'occhio.


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runsn

Carcinoma. prlmarto dell'lleo. - W11.LJA:O.I B. RANSOM. _ {The Laneet, 15 novembre 1890). Questa rara malattia è sLata una sola volta illustrata da Lubarscb con la descrizione di due tumori, che hanno qualche somiglian1.a con quello che fautore imprende a descrivere, ma ne differiscono ampiamente. M. W. donna maritata di 50 anni, entrò all'ospedale del collegio universitario nel dicembre l88i affelLa da metrorragia, con due gonfiezze nella regione dello stomaco, dolori dopo il pasto, diarrea che procurava cinque o sei scariche alvine dopo la più parca ingestione d'alimenti. L'anamnesi remota rivelava la ~carl attina sofferta nell'nfanzi!l, ed una dissenteria di 12 anni addietro. Nel flicem bl'e 1877 i tumori addominali non erano chiariti, e si discutevi\ la possibilità di tumori fibr oidi. Allora migliorò alquanto. e lasciò l'ospedale dopo poche settimane. Per tutto il i883 la diarrea continuò, e si ri peterono le emorragie uterine, nel gennaio 1889 rientrò all'ospedale. E'd il dott..John William<~ rimosse un piccolo polipo dalla bocea dell'utero. Nel marzo 18R9 entro di nuovo con ùistini.A cachessia, con l'addome che sembrava pie•10 di una massa granùe e soffice appartenente in massima parte al fegato, aveva accessi di dispnea, che si aggt·avava no dopo il cibo. L'inferma morì nell'aprile 1889. La necrO!'COpia ~velò nella cavit.A addominale un ingrandito che quasi la riempiva, e giungeva ad un dal ligamento dì Poupart, con sost~nza stivata di cancerigni a vario diametro, alcuni dei quali erano duri, altri caseificati, allri emort-agici; le pareti d~>i dotti bùiat•i erano mfiltrate, ma non si trovavano tumor1 primar i nè nel dotto cistico né nella cistirellea; le glandole mesentertehe erano in· grossate e cascose, l'e!'ofago, lo stotnaco, il cieco, il colon, ilJ·etto, il pancreas e la milza liberi da ogni neoplasia, i reni granulosi ma non caocerigni, le ~landole soor&rcnali, la vescica normali. Neli'utero v'er ano vicr..oli noduli che il microscopio rilevò come fib romi, ma nè nell'utero, né nella oYaia, nè nella va..


CHIRURGiCA

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,.crina , !;Ì trovaJ'ono car-:inomi. La ca,•ità loracica non mostrava che i polmoni enfi~ematosi ma senza carcinomi, il cuore era piccolo e gt•asso. Nell'ileo, a sti pollici al disopra della ''ah·ola ileo-cecale, si vedèva un raggr10zamento trasversale con due piccoli noJuli; questo raggrinzamento era lungo due centimetri e mezzo, e restringeva alquanto il lume del vis~Pre. Aprendo r 1!eo si vi le che al raggrinza mento si attaccava un tumore poliposo roton Jo, che si proiettava hbero n~l lume intestinale, et·a d<llla grandezza di una piccola nocciuola, quasi peduocolat.o, e non ulcerato. ~essun altro Lumorè od ulcerazioue si rinvenne nell'inte~tino, la cui mucosa sembrava ali occhio nudo malterata. Con un laglio ,·erticale nel c~ntro del tumore si constatò che esso era alquanto resistente, occupava gli strati muscolari, ma con delle striscioline bianche si connetteva a piccoli noduli d~lla superficie peritoneale. Conser,·ato il tumot·e in bicrorr.ato d'ammoniaca ed indi in akool, incluso in paraffina, montato in stti~cie d'albumina $Elrondo il metodo di ~ieyer, si vide quanto segue. Nelle adiacenze del tumore la mucosa aveva perduto l'epitelio, e non ne t•estavano che delle falde qua e lil; la cripte di Liebt>rkf•hn erano diradale, separate da considerevoli trani di eonnettivo, i viiH pochi, approfondati nella mucosa, di fùrma irregolare, falli di connettivo molto vascolarizzato, da olfrir l'aspetto di piccoli angiowi. Il tessuto intercapillare Qssoltigliàto consil"teva in ceHule ovali e fusiformi, le cellule della superficie epiteliale non erano striate, e da Cilindriche tendevano a divenir cubiche. L'epitelio delle cripte era normale, la muscolaris mucosa>, la sottomucosa, la tunica muscolare e la sierosa non mostravano lesioni importanti. Più vicino al tumore, nell'angolo formato dalla sua protusione, la cripte di Liebet'ktihn divenivano più spesse, derormate, biforcate, con allargamenti cistici, ma l'epitelio di queste piccole cisti in molti punti non era diverso da quello delle ct·iple normali, e gli spazi delle cisti contenevano una secrezione mucosa apparentemente normale. Nellt~ sommità del tumore si vedevano alcuni villi ipertro-


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IU\'ISTA

fici e con~:;isteoti in connettivo, ed anche qui le cript~ di Lieberkfthn mostravano ipertrofia e formaziont> d• C'i,li. :sebbene conservassero Il loro normale epitelio. Lungo <ruestt: • cripte dilatale si vedevano numerosi tubolini nei quali l't>pitelio da cilindrico era divenuto cubico, contenenti la mt-desima secrezione Jelle cripte, che s1 colora~a ìn bleu con l'ematossilina, ma non in rosso con l'eo~ìna. Non v'è dubbio che le cellule cilin.lricile as.... otligliale. con piccoh nuclet 0\'8li. abbiano pe1'1iuto nelle cr1pte la loro melà superiore, e ai sieno ridotte alla forma <'libica, e C'he i nuclei si sieno arrotondati ed ingros~ati. ma oltre a ciò, queste cellule cubiche ban proliferato ola un lato del lubo, ed han formato un t•ilievo di tal dimeus1one da costituir~ un grosso acino cancerigno. cou un piccolo foro p~sso il margine. Que~l'acìno non i• circondato da membrana bac;e, Cosi si giunge all'evidenza della formazione .ielle ma~~ dJ f'ellule carcinomalose dall'epitelio delle glandole intestinali. Nel centro del lumol'e ~li acini formavano ammassi considerevoli a volta rotondi, a volla cilindrici, a volta a zaftl informi, e or·esso alla !'lupet•flcie libera, alcuni re~>ti dei villi c delle cripte di Lieberl\ul1n ~i vedevano ricoperti di cellule disposte a masse più piccole, con cellule isolate e grosee. Queste masse cellulan non erano separate da !.'lroma, ma da capillari sostenuti da (!ne tessuto connettivo ed 1(1 quei lrntti ingombrati da criple r da piccole cisli coo epitelio normale 10 prossimità degli acin1 solidi, lo str-oma era formalo da un delicato connettivo vascolari.-.zato, mentre nel centro ciel tumore lo stroma era fallo dall'iperplasia della mu3t:u-

larl8 m.ueo~ae. L·apparenza delle fibre e de1 nuclet era quella delle dehCJt&e fibre delle pareli intestinali alquanto rigonne, descritte da Lubarscb e da Vircbow sotto il nome dt fibro carcinoma, e la varieht dello l"troma th qutsto Lumort-, come l'asl't>flza di t"tto ciò che indica uno stroma !.<pecifìco, iuduceva allA conclusioOA l'he il carattere dello !"cirro non ~ia da ricercarsi neHa qualità dello stroma. che t\ sempre allerato dai processi reatltvi, ma nello qualìt.à degli ep&leli, es"endo il carcinoma un tumore istioide, e non un tumore or ganoillG.


CHlliURGlCA

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Le cell ule cancerigue erano in immediato contatto con le Jelicale pareli va!'aH, ed io alcuni punti sembrava che formassero la parete di seni ben definilij eppure la penetrazione tlt arumassi di cellule epiLtliali entro i vasi sangulf(ni è più propria del sarcoma che del carcinomaLa toLa!e assenza di neoformazione nei linfatici della siarosa intestinale e nelle gian lole roesenterlche, mostrava che l'in fazione del fegato aveva dovuto avverarsi per la via della YenA porta, ed i tumori secondari dal fegato avevano infatti tutta l'apparenza del tumor·e primitivo. Le glandole cistiche di Lieberkùho certament~ mancavano, ma gli zaffi epHeliali ed i più grossi acini penetrati da capillari non presentavano differenza dal tumore dell'ileo. Le slesse cellule epatiche erano degenerate nelle vicinanze del moplasma. È notevole l'enorme s"iluppo dei tumoJ•i secondari in paragone della piccolezza del tumore polipoide dell'ileo, ciò che mostra come il fegato offra favorevoli condizioni di nutrizione alle ~llule cbe vi pene\t'ano dal di Cuori, rn paragone dell'ileo nel •ruale questi tumori sono rarissimi, e restano piccoli, polipoidi, spesso senza riproduzione, come erano i due descritti da Lubarsclt. Sembrerebbe che quesLi tomori potessero rimaner luogo tempo senza mostrare la loro melignttà, ma che la loro virulenza dipendesse dalla resis tenza diminuita nei tessuti. Uo tumore infatti può essere benigno in un organo e maligno in un altro, e ciò lascia sempre un dubbio nella diagnosi fra nn lumore benigno ed uno m~igno. Il carcinoma primario dell'ileo è molto r&J'O. Traves ne ha t·accollo dieci casi, ma non dice quanli di questi erano primari; Durham ha illustrato un carcinoma dell'ileo in una ragana ch'e aveva i1 colon seminato di piccoli polipì villosi, Lubarsch parla dì 35 casi raccolt.ì in tutta la letteratura me· dica, ma crede che molli di questi non fossero carcinomi. Questo detrautore può esl'>ere. messo assieme a quello di Lubal'sch ·e di Langhaus, i meglio descritti come carcinomi ;!landolari. ln quanto alle condizior1i che favoriscono le pt·oduzione del carcinoma neJl'jleo, secondo Moxon è da rilevare la


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Ili VISI:\

connessione del carcinoma con la clissenleria pregrE>ssa e con i p0lipi villo»i del colon; nel caso riferito dall'autore. la storia clmica rileva una dissenteria lunga, in quello di ' Lubarsch l'ileo conteneva ulceri tubercolari, e noduli tubercolosi della mucosa; Waldeyer parla dt un carcinoma sorto nell'ileo all'o t'lo di a ler·enze prodotte da un'ovariotomia; Birch-H irscbfflld ne descri ve uno sorto in connessione di aderenze di antica liflite; e finalmente Jsrael ha pubblicato un caso di gastrite da alcoolismo che divenne sede <li dtJe tumori polipoidi, un semplice papilloma ed un vero carcinoma. Su tuLto il canale alimentare possono avvenire cor1sider·evoli degenerazioni che non si possono definire Ad C>cchio nudo, e mentre non si può stabilire che il cancro dell'ileo proven~a da residui embl'ionali, Yi b qualche ragione per associarlo in qualche modo a quei cambiamenti che sogliOJh) definirsi per infiammazioni croniche. L 'angioma cavernoso della guancia e la sua. cura clalrurglca. - E. BoTTINI. - (Th<J Laneet, settembrt~ 1'90). Per angioma cavernoso intendiamo un tumore formalo da vene ect~siche o varicose, e Porta nella sua monografia sulle angectasie definisce il tumore per •1n' angectasia vt::nosa, ed osserva che la sua sede ordiuaria è nella mucosa e circostante cellulare. Hueter osserva che nella guanciu to sviluppo delle vene sottomucose assume una sreciale prt-ponderam.a, trasformandosi esse in tumore e>averuoso ,·enoso, il quale ha riscontro nella struttura dei corpi ca,et·oosi del pene, ma con alveoli vascolari più g ..andi; che nel suo corso aggressiYo atla<'ca e distrugge i tessuti adiacenti, senza rispettare nè aponeurosi nè muscoli, corrodenùo persino le ca1·tilagini e }t) ossa pel' acquistat'e spazio al suo accrescimento. Il bisturi che rer molti chirurghi ,·, il primo agente terapeulico delle angectasie, non può essere adoperato nella faccia, non solo per la grave emorrag•a che produrrebbe, ma per l'enorme perdita di sostanza. Col moderno sistema


CHlRURGlCA

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antisettico non é più discutibile la raccomandazione del Porta d'adoperare il setone che eJCli stes!':o riconosce non !'<empre efficace. L'elettrolisi piu volte raccomandata agi~ce più per la sua virtù elettro-~austica che per la elettro-chimica, ed a tal proposito l'autore rtcorda la sua prima osservazione clinica sutrangioma cavernoso. Un giovanetto di 13 anni, ora uno dei più distinti professori nella facoltà di scienze naturali di Torino, aYe,·a un llngioma cavernoso che invadeva tutta. la guancia, pel quale essendo r iusciti inutili i tentativi di cura falli da medici italiani e stranieri, fu eseguita l'elettrolisi per trenta sedute senza alcun vantaggio, ond'egli pensò di infiggere il tumore pel suo maggior diametro, piantandovi ùef;rli ~pilli di platino che si rendevano incandescenti con una batteria elettrica. Questo espediente, che può eesere consider·ato come una re· miniscenza del setone del Port~, dette il suo brillante responso con In scomparsa Jiel tumore, lasciando però cicatrici all(uanto visibili delle punture. Nel 1878 l'autore adottò lo stes80 metodo in una ragazza di selle anni, attrave1·sando il tumore con un ago tubulato, che, t'Ìmosso, lasciava nel tumore l'ago di platino. Gli a~hi così infissi furono quattro, posti nelle diverse direzioni del tumore, furono arroventati al calor rosso. il coa~ulo del snngue avvenne immedtatamente. ed Il distacco dell'»scara non produsse emorragia. Il tumore scomparve llradatamente per riassorbimento, lusciando un gruppo di cicatrici biaucbiccie, che certamente non aggiungevauo nulla alla l1ellezza fi.Jn,minile. Fu allora cbe l'autore decise di soslituirP in una futura contingenza all'ago di platino infisso nella guancta, delle iniezioni coagulanli che P?tessero indurire le masse sangUigne senza sfigul'ar la faccia, potendo essere esegutte dalla via del ca vo orale. :\el febbraio del 1888 sì presentò alla clinica di Pttvia una ~ambina di tr·e anni con un angioma venoso della guancia destra, della grandezza di un pezzo da due lire, e l'autore con una siringa del Pravaz inoculò per la via della bocca in tre punti l'emostatico del Piazzi, composto di soluzione satura di cloruro di sodto, e perclor·uro di ferro a 20• Beaum<' a parti


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RIVISTA

uguali. La bambine em1se un grido convulso, sì divenne cianotica, mdi astlltictl, e tulli gli srorz.i di J'e1m1r..o. .... zione artificiale non riescirono a r.ichiamarle a vile. All'au. topsia si trovò il tumore ripieno di ~'~8.n~ue coagulato, si tro. varono emboli nelle vene periferiche, non nella giugu)an esterna né interna, ed il cuore vuoto. Questo pr1lllo tenta. tivo riescit{) fetale distolse l'autore dal ri{M'tere l'esper;. mento, e lo decise a ritornare al primo metodo. Nella fine dell'anno scorso una giovane di :?3 anni da angioma caverno:;;o della guancia simstra, invadente lo strato muscolare e la cute cbe era di color violaceo, protrusìone nella cav1ta orale fin sul margine dei den t~ costringeva l'inferma a tener la bocca semiaperla, cente frequenti emorragie e con8iderevole oligoemie, all'autore per esserne curata. Egli cloroformizzò l'i •tumdi jnfiss~ un ago lanceolato incandescente al di dell'angolo lab1ale simstro, aprendosi il pa!~saggio ....,.H,,...,.., la muco"a sane. ra~giuose la massa principale del :;pìnse il cauterio fino al polo superiore, qutnùi con ment1 dall'alto in basso attraverso la massa del turnor& senSto verticale, inlrodns!le di nuovo l'ago nel centro di e ieee dei mov1menti alternativi in senso orizzontale, crepitare il $angue Jentro al tumore, vide uscire ai lati l'ago con un getlo di fumo delle briciOle di sangue lato. e nel rilrarre l'ì~h·umento si avvide che il tumore d1venuto solido eJ alquanto diminuito di volume. Furono applicate delle p••zzetle bagnate d'acqua ed a scopo sedativo sulla guancia, ed in meno di un mete guarigione era completa, non solo dell'angioma, ma della semi-anchilosi della manilibola. Sostttuendo dunqne al ~etone incandescente una lancetta termC'·Ralvanl<'8, ::;1 oltieoe la consohdazione del more e la guarigione, senza lasciar veruna LI-accia di tura .ulla guanc1a. Jn m..zzo alla estrema po,•er tA di cac1 espedieuli contro una malattia che trascurata ine~orabilmente con la morte, l'autore spera che ì eh acrogheranno favorevolmente una propoAta, che r•..n••••·-. pro~lema di salvar la vita, senza daturpar la forma del


CffiRURGlCA

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o!Dque cui eU ferita d'arma da fuoco delle 9'111oe:re addominali trattati OOD l& lap&rotomia. - AUGUSTUS BBR·

J-.,n•s. - (The Lancet, sel~embre 1890). L A. C., ragazzo di 10 anni, aveva ricevuto a bruciapelo tt•e palle del calibro 18 che avevano prodotto un sol foro di

entrata a tre pol11ci al disotto dell' ombellico, tre pollici e mezzo a destra della linea mediana, al di sopra dal cieco. Allargando la ferita in sopra ed in solto, sulla fascia delJ'obli<tuO esterno, si trovarono due f()rl che si ripetevano sul peritoneo pariet.ale, e sulla faccia anteriore del colon ascendente si videro tre perforazioni silualè ad un pollice e mezzo al disopra della valvola ileo-cecale. Due dei proiettili si erano arrestati in mezzo alle ft!ccie piuttosto dure, ed uno aveva perforato la parete posterlo•·e dell'intestino, e ~i era arresLato fra gli strali del mesocolon, dove ferendo un ramo arterioso aveva prodotto un ematoma della grandezza di un uovo. Le tre aperture della faccia anteriore del colon sanguinavano ed erano imbrattate di materie reeall. Con sutura alla Lembert di dieci punti staccati fu cucito l'intestino, ru r1mosso il ~a_n,;ue ed accuratamente lavata la parte, e la ferila delle pareti fu riunita con otto punti profondi e dodici superficiali. L'infermo languì per qualche wmpo, indi morì di peritonile settica. 2. Un ragazzo di 12 anni ebbe da un compagno un colpo di revolver il 5 novembre 18tl7, e fu ferito nel dorso, due pollici e mezzo a sinistra dell'apofisi spinosa della seconda vertebra lombare. ll giorno .seguenti'. il paziente che non aveva presenooto sintomi allarmanti duJ'ante la notte, cominciò a peggiorare fin dal mattino, lagnandosi di dolore e dl nausea senza vomito; aveva il polso a 110, la temperatura a 41•, l'addome gonfio benché non molto teso, molto tlolent~ alla pressione al disotto dell'ombelico. Fu fatta un'incisione sulla linea alba estesa dalrombelico aiJa sinfisi del pube, per la quale vennero subito fuori l'otnenLo e quasi tullo l'intestino tenue; nell'addome fu trovato !H


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RlVISTA

più d'un litro di sangue annerito che fu estratto, ~i rinvenr\e il proiettile fra due stratì di omento, e si videro due perforalloni mollo vicine l'una all'altra che furono unite con quattro o cinque punli alla Lembert. Dopo un'accurata lavanda del peritoneo fu cucita la ferita esterna con sutura profonda e superficiale, vi furono molte complicanze durante la cura, ma il giovanetlo guar1 completamente. 3. Un ufficiale di polizia di 38 anni nel 26 giugno 1888 ricevè da uu negro un colpo Ji pil>lola; la palla entrò a due pollici solto l'ombelico, due pollici e mezzo a !'\Ìnistra della linea mediana. Fu fatta un'incisione sulla linea alba. dall'appendice ensiforme dello sterno,a due pollici e mezzo sotto l'ombelico. Aper·to l'addome si sent.ì distintamente odore di gas inte..-.ti· naie non recale, ma di cibi in.ijgesti, e si trovò un g ro!'\so strato di ~angue rappreso sulla paret~ anteriore dello stomaco, rimosso il quale. sJ vide un foro nella paeete antariore del ''entricolo, a melà fra le due curvature. Vi si applicarono sei punti alla l.Pmbert, e si cercò un altro foro nella parete po~Leriot·e, ma 1nvano, g-ia~·chè il foro d'uscita fu lt'ovato nel duodeno, a due pollici al disotto del pìloro, essendo il proiettile passato per l'oriflc,o pilorico. ~econda ferita fu riunita con quattro punti alla Lem Urùltra perforazione si rinvenne 18 polJici al disotto seconda, largo t,m pollice e mezzo, tli forma irregolare, ad. orli sfrangiati, fortunatamente situati dirimpetto all' attacco del mesenterio. L'oper azione durò un'ora e mezzo, dopo la quale l'infermo aveva polso debole cd inlermittente. milA fredde. Subito dopo cadde in un sonno profondo, quattro ore si risvegliò, e cominc1ò una valida r eaz10ne pol!'\i forti di 85 per minuto, temper'alura 38•,5. La ferita <'edi• roeraviglio;;amenle ~: la guari~ione completa :;.i in un mese. 4. Nella notte del 16 novembre 1881) un giovane fu ferilo cideotalmente dallo sparo d'un revo! "er che aveva nella di'i pantaloni. un·ort~ dopo l'accaduto l'autore esam no il rito, e tr o,·ò un l'oro d'entrala del proiettile due pollici al solto ed un pollice a. sini!>lra delromi.Jelico, il polso debole


CHIRURGICA

:-li1

tOO battute, la temperatura normale, non grave collasso, ma fo1·te dolore addominale. Si esegui un'mcisione dal punto d'entrata del proieUile, obliquamente in sopra fino all'ombelico, e ooi direttamente sulla linea mediana fino all'appendice ensiforme. La prima lesione 'rinvenuta fu una perforazione dell'omento non sanguinante, quindi si vide una ferita dello stomaco sulla ~ran curvatura. con rottura dell'arteria gastro-epiploica destra, i cui cap1 furono subito legati, indi fu cucita la ferita dello stomaco con quattro punti di Lembert. Esaminando il fegato si trovò rotto parzialmente il legamento rotondo, e la palla penetrata nell'ilo del fegato, onde si p1·oduceva un'incomoda tosse, per l'irritazione della pleura. ca•:sata dalla perforazione del diaframma. Il proiettile infine aveva prodotto una completa separazione del margini della ferita in tutte le pat'Lt molli fino al peritoneo, ed i margini non furono riuniti con sutura, perché l'esperienza ha dimostrato e.$sere queste suture più dannose che utili; in vece si pose intorno al corpo un cinturino di tre pollici di larghezza, bene stretto, che non permetteva maggior dilatazione della ferita, pet·chè malgrado la tosse l'addome non poteva dilatarsi nella parte coperta dal cinto. Questo cinto nella laparotomia procura meccanicamente il riposo dell'addome, limitando l'escursione addominale nella respirazione, e rinforzalldo la respirazione toracica; esso tende anche a circoscrivere l'infiammazione del periloneo localizzandola. Il ferito guarì completamente. 5 Un giovane di 22 anni fu accidentalmente ferito 11 1:, dicembre con un revolver del calibro 32 in campagna, e fu trasportato in città un po' in battello, un po' in ferrovia, un po' in un carro, onde l'autore potè vederlo dopo 16 ore ~lal ferimento. La palla era entrata a due pollici sotto l'ombelico ~ ad un pollice a destra della linea mediana, v· era dolore alla pressione sull'epigastrio, e dolore spontaneo n~lla regione lombare destra. Con la laparotomia eseguita subito dopo la visita, si trovò nella regione anteriore dello stomaco a due pollici dal pi-


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RIVISTA CHIRURGICA

loro una perforazione circolare che fu immediatamente turata con ~~ punti alla Lemberl. La Cer:ta d·uscila era Vicino alla piccola curvatura sulla parete posteriore, e ru chiusa con doppio ordine di punti alla Lembert. La palla era rieseite dal dorso, scalfendo d capo del pancreas; 11 perttooeo pariatale posterior~ dell'addome come quello che forma la radù:e del mesenterio, dietro il quale è collocala la colonna vertebrale ed i gro!lsi vasr, era sulfuso di l:!angue, ed un enorme ematoma post·pertloneale l'i estendeva dal promonlorro del sacro flno al mediaslino posterio1'e. Il paziente stette bene pet' 24 ore, quindi pegg1orò rapi· demente, e morì il 17 dicembre alle 7 di sera. AJl'autops•a, oltre Je accennale lesioni, si trovò una perforazione del duodeno nssco:<la daetro il capo del pancreasp una lAcerazione della vena renale destra, e del sangue stravasato che circondava il rene destro, la ·vena cava, e luLU i vasi e nervi che scorrono lungo la colonna verlebrale. Vi era perilonile generale, mal~rie fuoriuscite dal foro del duodeno. Da questi cinque casi il dott. Bernays conclude che senza la laparatomia i cinque rerita sart!bbero tuUr morti, mentre con roperazione se ne son salvati tre, due dei quali, il terzo e quarto, erano dei più grevi, e cio incoraggia alla laparo· tomia nelle rerite d'arma da fuoco con perforazione intestinale.

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RIVISTA Dl OCULISTICA

Alterasionl 'ridve prodotte daU'blfeziolle malarioa. ScLZER.- (Annalea d:oculistique, settembre-ottobre 1~90).

Fra le affezioni oculari post-malariche si trovano le seguenti: 1• Nevrite ottrca cronica accompagnata da melanosi della papilla nei casi gravi; 2" tnftltrazione diffu~a del corpo ,.ilreo; s• Piccole emorragie, molto numerose aHa periferia della retina; 4• Cecità subitanea probabilmente dovuta ad emorragie centrali o ad embolie. Le affe1:ioni oculari specialmente riscontrate nel corso degli accessi di febbre acuta sono: 1° Ambliopia periodiea di ~rado variabile, senza dali ollalmoscopici1 nelle forme gravi. La cecità dura più. giorni ~ si dissipa completamente col chinino; :!• F orte iperemia della papilla e della rel.ilta, :r Emorragie ju piaccbe in vicinanza deUa papilla e della macula lutea. l sintomi subietlivi di qu~Le affezioni della macula (scotoma centrale positivo, abbagliamento ecc.) sono progressivi nel· l'inizio e migliorano collo stato generale. Nei casi gravi rimangono alterazioni pigmenlarie della macula. Le altre modificazioni del fondo dell'occhio scompaiono a misura che a modifica lo slalo generale; se la for ma della ma1aria diventa grave, pare che si assista allo sviluppo iniziale della corio- retinite palustre di P oncet


Rl\ ISTA

Bulla queaUoue 4el mlorOTcaniaDO 4el traooiQa SHO:->GOLOwtcz. - (PetersiJilr(fer med. Wocltenschr e Centra/b. (iir die medie. Wi.~i$en.~ch., N. i6, .1890). Il Sh. e~rnino il conlenuto follicolare dt 20 malalt di tra!'Otna c lo ripiegaturA estirpata ùt 12 di •fUesla malati per la

r•icerca tlei batteri. Pl'r la colora.tione delle sezioni "Ì ~er v 1 !t· l metodo Gram- \\'eigerl, e per la collut·a delle hn.. tt•e dt :.!elatllla. e di agar Ech lruvò, a differenza dei preccdenli u!"!-lervalori che ave\aoo semJJrll lro,·ato cocch~ de• corb ha~loncini segnatam,.nte nella profon~ila del lessulo, i f!ttnh bastoncmt si coloravano solo ai poli e così potevano rnctlmenle ..tar l'apparenza della forma d,.,i cocchi Nel le czwm ,Jellll rtptegalura oculo- palptbrale. trovò esclusa,·amcnte questi bacilli, mentre nel contenuto fullicolare si i uconlraa·ono altri microrgani!'mi, ~t>guatamenLe cocclti. Nt! IIH r·nllure pure che poLe,·nno olttlnPt·~i ~ènza difUcolla qua._ o bacillo pre::.entava poco ,IJ caratterislico; forma'a una pellicola dura, bianca, un poco tluore~cente e proliferava alla te rnpe•·atut·a della stanza e del corpo. ~eli-' numerose ec;perienze ~ugh animali con la collura puru. il S. ottenne duo volle 10 un .;atto f' in un conigho una 1nalallta che aveva una certa somi~-tliouza I!O! lracoma dell'uomo. QuP.sto bacillo non posl'liede alll•e qualitil palogene. Un caso 41 odontalgla dipendente 4a Jnautflotensa 4el retti interni. - l. NEuscullLEft - (Recueil d'ophtalmo·7ie 1890). La 'IIZilOrina C. Z et·a coll.8, o,.:ui volla che suona\s il pianoforte ·la uo dolore di denti cht> aumentava progrl' "t· ,·am~nle fino aJ punto da Jivent.ure in~opporlabile; appe1111 t'l'<Sa ~i rifJOsava, i dolort diminuiva\lo e fin tvano per c~ sare completamente. La cosa più singolare era dte que,.ll dolol'l dt denti comparivano :-ollauto 'luando essa suona,·a il pJ(tnGI'orte, mentre che polt-~va leggere, t·icamare e scrive!'•' senza risentire alcuna sotl'e••enza. né agli occhi nè ai denti. Andò a lrovore un dentista. ma fJue«lt constatò che i dentr ··rono


DI OCULISTICA

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perfeltamenl& suui. Consultò uno specialista per le malattie nervose. il quaJe, oltre a vari altri rimedi, tentò una cura ~>lettrlCa, ma Lutto fu inullle. Siccome l'autore aveva curato la vista della madre (ipermelrope tJ presbite) e di tre sorelle d·· Ila C. Z (affette da ipermetropia. aggravata io due di esse da «trabi~mo convei·gente), cosi crerietle opportuno (are un esame ottomeli'ico degli occhi della C. Z. L'esame onalmoscopico riimoslrò che il fondo d~>gli o cchi erA perfetlflmente normale. Lo stato di rifrazione era ipermetr·opwo, ma allo st.sto lateuLe. 1 risultati dell'esame subiellivo eruno i seguenti·- Y =l. Senso cromatiCO J. Senso luminoso = 6/ 10• Campo pt-r~­ ferico normale. La C. Z. pole\'a legg•·r~ con f]Ua!C'he fatica il n. i della l'cala tipografica di \\' ecker, mà le,.!geva il n. :! <~enza alcun imbarazzo e per lungo tempo. L'autore rilevò un'msul'tlcien~a moHo pronunziata dei retti in lei''''· correli.& alla distanza di 50 centimetri. disll:lnza del pianoforte, da prismi pia11i di -i0 per CJascun occhio, base ìutcrna. L'autor·e venne quindi neila supposizione che questa iu;;ufflcienz~~. l'usse in relazione coll'oùon lalgia. Cib che lo sorprendeva sopratullo e grandemente era la rmJUcanztl di sintomi di al'tenopia durante la lettura ed il r:camo, alla ùistanza di :20 centimetri circa., do\'euùo la conver·geoza essere aumentata ancora di più. Egli pensò allora che la C. Z. alla sua ùist.anza per la lettura doveva mettete i11 opera nn nllo di convergenza sbbastanza pronunciati) per far sopraggiungere uno strabt,;mo involf)nlario capace di tlistrugge1·o la visione binocul&l'e, deviando uno degli occhr e forzandola così a servir si dj un solo IJCchio nella fi;;;.,azione dell'o~gello, meutre che e<>sa. non poteva giungere a que~to risuhat~ alla distanza di 5\ì centimetri, distanza del pianoforte. L'autore ha tatto diversi sperirnen~i. i •JU&Ji cnnfer,mo.rono la ~iustezza delle HUe supposizioni. Prescrisse allora occlrieli con lenti prismaticlle di .t• a ba~e im.erna, invilandola a suonare il pianoforte con questi occhiali . li risultalo non pote,·a es~ere mi,;liore, giacchè essa, facendo uso dei dett1 occhiali, poteva suonare H pu~no-

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RIVISTA

forte per più ore di seguito senza r1~entire alcun male di 1lenti. Per convincersi che questo risultato insperalo dipen. deva realmente dagli occhiali, la C. Z. provò piu ,., lte 8 suonare senza lentj e constatò che i dolori di denb st pre. ~enlavano di nuovo e scomparivano in seguito, tost.oche e.<~~a rimelleva gli occhiali. Anche presentemPnte, cioè dopo cinque anni. la C. z. " eostrPtta a far nso degli occhiali per evitare la r1compar 8 a dei dolori di denti. Il rapporto che esi~Le fra questa odontalgia e l'insurtìcì~nza dei retti interni può, a parere dell'autore, spiegarsi coll'anastomo!;i delle diverse branche del trigemiuo. Cura dell'oft&lmi& puflllent& colle aoluztolli deboli di Ditr&to d'argento. - BukCIIARDT. - (Recueil d'opMal· molgie, settembre 1890. La cura ordmat'ia dell'oftalmia pur·ulenLa, che cousiste nelle applicazioni di una soluzione <!i tutrato d'argento al 3 t•er 100 sulla coug1uut1va dellr- palpebre rovesciate, da buunil'siroi risultati, ma non va pcril esente da certi inconvenienti. In primo luog-o. e~sa proJuce tal"olta una cautenuazione troppo intensa. che SI manifesta con uu aumento te01poraneo, rna sempre molesto, del!a lumef81.1one delle palpebre, dell'e~sudalo fib1•inoso e dello scolo. lu secondo lurJ#!O, es::a non permette di cauterizzare che quetla part.e di coogJuntiva che diventa vis1b1le dopo il 1'0\'t-SCittmento delle palpebre, perehè una soluzione> fort.e di mlrato d'argento non 1 otrebbe ~sere applicata sulla cornea e <~ulla congiuntiva bulbare. Una superficie cousiderevole e -:;ulla ~ru.ale pullulano i ~onococ..:lu ~ruggc "~empre all'azione del m edicamento m1crob1ciJa; essa infeLta di nuovo la cougiunti\11 palpobrale, ogni volta che questa ~> "-lata ,Jisin(elléil& dal nitrato d'argento, ciò che aumenta considerevolmente la durata d~lla cura Ot·a secondo il BurchardL si può rimediare a tuttì questi in•·onvenient1 adoperan:io soluz1ooi ruolt.o deboli di nitrato <l'argento per la lavatura completa e prolungata dell'occhio


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Burcbardt pratica nello stesso tempo instillazioni di questa AOIUllOne debole di nilrato d'argento e fa ir rigazioni coll'acqua salicilata. Ecco come l'autore procede. Si comincia con uo'abbondanlP irrigazione dell'occ-hio malato con una soluzione di acido salicilico a11'1,50 per 1000. Il liquido è versato dolcemente sulla cornea e sulla congiuntiva mentre si tiene rovesciata dapprima la palpebr a inferiore, poscia la palpebra s uperiore. Terminata quest~:~ lavatura, s i ftl seguire immediatamente una lavatura molto abbondante con una soluzione di nitrato d'argento all'i per 600. Poi si applicano sulle p&lpPbr e cornpt•esse imbevute d'infusione tiepida di camomilla alri per 1000 d'acido salicilico e si rau.no ogni due ore instillazioni di qualche ~occia della soluzione di nitrato d'argento all' l per 600. Le g randi lavature dell'occhio coll'a cqua s alicilata e colla soluzione debole di nitrato d'argento sono ripetute una volta ogni 24 ore. Con quest-o trattamento Burcbar dt ha sempre ottenuto una guarigione rapida, anche nei casi in cui la cornea pre· .sentava erosioni multiple; una diminuztone consider evole di tutti i sintomi si nota fin dal secondo giomo.

Contrlbuslone a.Uo atu41o uatomloo • cltnloo del glioma della retin&. - F . LAGRANGE. - ( Rer:ueil d:ophtalmolo· gie, settembre 1890). Conclusioni. t• Il ~Ziioma de lla retina pr ende talvolta un decorso relativamente benigno: ess:o assume allora la forma endofita e rimane lungo tempo localizzato nel ~usc1o ocular e. 2• Si può spiegare la benignila relativa di questo tumore coll'lspessimento della lamina vitrea della coroi i e e della lamina cribrosa. Lo spazio di Schwalbe ed il tessuto proprio del ner vo ottico sono in la! modo protetti contro la invasione delle gtovani ceiJule del glioma. 3' Il glioma della retina non é cosi grave come ordinariamente si cr~de. I casi di guarigione d.etinitìva (1 di lunga durala non ~ono ra ri


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P. possibile, per lo meno prima che il guscio dell'occhio sia perfora lo, si potrà C'Llenere un buon esito in piil di un quinto dei casi. 5• È necessario distinguere due vat•iet.à di glioma. L una la più maligna, è stata confusa sovente col sarcoma bianco della coroide. L'altra, curabile con intervento precoc~. ,.. molto m~no grave e la sua benignità relativa può spiega r~i col fatto che, sviluppandosi a spese degli elementi retinici, esso trova nell'epitelio retinico, Enella lamina vitt·ea della coroide, nella lamina cribrosa della 'pupilla, una barriera che.rarre~ta almeno per un cer to tempo e lo mantiene nE'i limiti del guscio oculare. -i• 1ntervenendo presto. nell'inizio tlell'afl'ezione se

Della mldrlui e..enzt&le. - E. PRuvosT. médectne et dc chirurgie, febbraio 1891).

(Journal de

La midriasi, costituita dalla dilatazione anot•male e permanente di una o di ambedue le pupille con indebolimento o perdita completa dei mo vimenti dell'tride, può riscontl•arsi in condizioni tali che non è possibile trova'rne la causa, nè in un'alterazione deiJ'occbio, né in una lesione dt>l sistema nervoso. ne in un azione medicamentosa, ne in un'affezione generale. Ci tr oviamo allora in pr esenza della midriaffi delta essenziale. Le cause di questa midriasi idiopatica sono di na tura molto diversa. Una delle più abituali è la presenza di lombr ici nel tubo digesti,·o. È allora il tipo della midriasi e~sen· ziale, midriasi più o meno completa secondo il grado d'irritazione del plesso mesenterico. Essa interessa generalmente a mbedue gli occhi e, ciò che dimostra la sua natura sim· patica, essa scompare quasi sempre dopo l'amministrazione di un aotelmmtico senza a ver presentato la minima gra vezza. Può accadere pertanto che essa sia accompagnata da turbamenti notevoli della vista , ma che scompaiono dopo di essa. La midriasi può essere causata dall'eccitamento gel1itale dalla masturbazionE>, òa ll'imbaràzzo gastrico e Letendart Ila


Dl OCULISTICA

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citato un caso di tnidria:::i monocuJare mo1to pronunziata, non accornpa~mata da turbamenti della vista, sopraggiunla 'ju seguito all'amministrazione di un vomitivo. Mannbardt ha pure os:servato piu volte che la midriasi uuilater·ale era un sintomo riflesso concomitante dr un'affezione ulerina, sopratullo di fibromi. Le afft•zioni toracicbe acute o croniche possono anche es~ere la causa di midrias.i: bronchite, polmonite, pleurite, }eswni valvolar1 (aorliclle soprallutto): lulle queste affezioni co,;tituiscono tante cause capaci di irritare 11 simpatico e di produrre la midriasi essenziale. Férf> e Bourneville hanno richiamato l'attenzione sullo stato delle pupille negli isler·ici nel momento di loro crisi; risulta dalle loro ricerche che si nota il piil spesso una di1al8zione assai pronuncial8 specialmente c.lurante il periodo epilelloide del loro grande attacco. Ma all'infuori di que!:ìli fenomeni pt\Sseggieri che non costituiscono la vera midriasi, l'isterismo può provocare, in alcuni soggetti, una dilat~zione permanente di una o di due pupille che presenta tutli i cat•atteri della midriasi essenziale. Infine la midriasi può esse1•e di origiM traumatica: si tralla in •ruesti casi di traumalismi leggieri, che non possono determinare lt>sione profonda nell'occhio. l sintomi funzionali della midriasi consistono qua:>i sempre nei disturbi de!la vista dipendenti dal fatto che l'accomoda.:Jone ~· diminuita in conseguenza della debolezza del mus~olo ciliare. Inoltre essa può dar luogo ad una specie di micropsia. La diagnosi risiede intieramente nello studio delle cause, e per poter dire che una midriasi è essenziale, fa d'uopo eliminare lulle le malaLlie che possono produrla, in particolare quelle del sistema nenoso che possono restare latenti per lungo tempo. È pure necessario non dimenticare the i medicamenti alteranti, come il mercurio, l'arsenico, il piombo, i s ali di potassa, di soda, i purganti, sono rnidriatici; lo s.lesso dicasi degli eccitanti cutanei, come la cantaride, i vomiti vi, i tonici nevrasteuici ecc. VenRono in seguito i midriatici propriamente detti, l'atropina. la datura, ecc.


lll\ISfA Dl OCUI.ISTJCA

Del polao art.rloao Nlbtle della retiJla. - A. R.\t.LifL 'tASN. (.-\ nnaleil d'o~ulist,que, sellembre-ollobre 1890).

Il ::.ignitlcato elmico del po Iso arterioso della retina é importante per giudicare dell'alllvil.à del cuore e dei vasi. Il plu delle volle é l'espression~ ò i un vigore anormale nPII'e:--panc;ione dell'onda san~igna, conseguenza dt una forte oscillazione della presstone nel sic;tema arterioso. Normalmeute l'arterta cenLrale 1lella retine non ha polso arleriO"O. L'o"-"er,·azionP. oCtalmoc::copica delle arterie retmiche ncqu•l'lla al valore degli ::-tlgmografi della t•adia1e. Esic;tono due specie di pulsazioni: il polso ,ii presc:;ione per ìl quale é momentaneamente vuoto di sangue. nel mumenlo della sua "-tslole, per pre~entarsi di nuovo ripieno t!ut•anle la sua cliastole. ed il polso sotto forma eli ''ariozioni ds ralibro e di locomozione. Quo>c::t'ullimo è la consescuen1.a di una propagazione anormHie di una rorte ondata c:;angui~na con forte pre~c::ione l'i,.tolica e daastolica. Non ~i nota mai in questo cac;o intet·· ruzione della correnk <>angui1fna come nel polso per pre~­ sione. Le due specie di pulFazione sono il segno inne~­ bile d• un'ondata arlerio<>u propagata oltre misura ver:;o la pt:rirllria. Quan lo il polc::o è mollo pronunciato, el'lso attesta le condizioni morb0se della circolazione. Il polso di pre--!lione si osserva 11cl glaucoma in caso di attivita cardiaca bruscamente indebolita ad un alto grado, n1•lla sincope, nello stadio algido del colera; le variazioni di cahbr o e la locomo:'.i0ne l'li Ol'l~ervano nell'insufficienza aortica, in molte rorme di cloro~. nell'anemta posl-emorra~ica ecc.


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RIVISTA DI ANATOJfi A E FISIOLOGIA NORJ.iALE E

PATOLOGICA

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Sulle anomaUe del ptcmento e aullo aoolonmeto della pelle. - Dott. S. EHRMANN. - Memoria presenl.flla alla sezione dermaiologica del X Con~re!<~O internazionale di medicina in Berlino. - (A.llgem. Wiener medi::. Zeitcmg, N. 36, 1890).

Lo studio della formazione del pigmento e dei suoi rapporti coi fenomeni vitali dell'organismo è slato i11tr·apreso nel tripJice r1guardo: 1' ebimrco-fìsiologico, 2' biologico-fi"•ologico, 3o po~logico-clinico. Le uJlime due forme th investigazione flll'ono coronaLe da miglior successo della pritoa. Fonda· mento a tale ricerca fur•ono le osservazioni della pelle degli anfibi e dei r eltili nelle loro semplil'i condiziOni. Se oggi sapp1amo che l11 malem. colorante della pelle é contenuta nelle cellule ameboidi, questo lo dobbiamo allo studio degli anfibi e dei rettili, poiché c::olo in qlle:>ti può essere osservata direttamente sotto il mrcroscopio. Mentre però negli anfibi la magsa principale della materia colorante si trovo nel derma, la pelle delle r&zze umane di colore e delle parti brune del corpo dei bianchr de,·e i1 suo colore alle muleria colorante raccolta nella epidermide. La materia coloranle della peJie si forma solo nel derma in vicinanza dP.t val'i sanguigni dal materiale che é porl.flto dal $angue, pv1ché la materia colorente trova!i sol., dove e!>ìstamo va~i sanguigni, c dove quesli mancano, manca t~nche 1l pi~menl{); e se eccezionalmente vi e slat.o trovato, come nelle cornea, particolarmente dopo le inlìemmazioni. t]Ue:-to e per l \aSi di nuova rormazrone o vi è stat.o tra<:portato. Se si domanda


lUY!$TA

quale dei c••stituenti del sangue ò impiegato alla formaziorm del !>igmento, allo stato aHuale della scienza. dobbiamo rì· spondere che deve essere la materia colorante del sangue. Non solo si produce sperimentalmente il pigmento nelle 1',rnorragie, ma vi sono malattie del ~angue e dei vasi (malarill, sifilide) in cui si forma il pigmento; ed inoltl"e si osserva che le cellule che accolgono corpuscoli roEsi del sangue col tempo contengono pigmento. Però il vero pigmento granu. !oso non può generars~ !)er ~emplice azione chimica seuza attività cellulare, esso si forma ~olo nelle cellule, laddove la ematina cristallina può anche produ:-si negli interstizi dei tessuti (Zunicke, Ehrroono, ::s-euronnn). Neg-li nlbini il sangue e gli elementi dei tessuti non sono apparentemente alteraLi e non o~tante non si forma pigmento. Questo deve solo derivare dalla alterata attivita cellula•·e. Le ragioni che si sono addotte contro la origine ematogeno del pigmento sono: 1° Che 11 pigmento dell' epi te !io coro idale comparisc~ prima che nell'embrione si sia stabilita la circolazione. Al· rune ricerche hanno diruosll'ato al dott. Ehrroann che prima <Iella comparsa dei corpuscoli del sangue in vicinanza della vescica secondaria dell'occhio non esiste questo pigmento. 2o Che il pigmento de!Zli invertebrati si produce anche senza il concorso della materia colorante del san~ue, ma questo pigmento appat·tiene chimicamente ad un altro gruppo, a quello del giallo, rosso e tu t'chino che si osserva anche negli uccelli. Questi pigmenti appartengonoailipoeromi, come •t nello degli ortrani senili e atrofici, e stanno in r apporto ~Zanetico con i g1·assi; es.si, al pari dello. sostanza colorante dei tumori designali come xantomi, sono ~olubili nell'etere e nell'alcool caldo e sono annerili dall'acido iperosmico. La materia colorante formata nel derma e portata dalle cellule di questo nella epiderm1de mediante appendici rellulari protoplasmatiche alli· vamente mobili. L'Ehrroann descrisse nel1881 delle appendici che dai C'roroatoforì del derma salgono nella epidermide e nel 1~85 dimostrò che esse terminano nello inlerno delle cellule epidermiche e conducono pigmento. Queste osservazioni sono state confermate dagli sperimenti


01 ASATOliiA l! FISIOLOGTA

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del Kar·~ sugli innesti del negro sul bianc0 e viceversa (indipendentemente dali'Ehrmann). La presenza dei granuli di pigmento nelle appendici cellulari ha I'Ehrmann osservato sul ,·ivo sotlo il microscopio in giovani rane lunghe 2 centimetri. Se si pnne un granellino di cloruro di sodio sopra un lembo di pelle disteso sotto il rnicro~copio, si vede come quelle cel· IuJe che contengono pigmenti) nero :;ono in rapporto con (1uelle che lo hanno giallo o bianco, per mezzo di appendici mandate fuori; la pelle allora diventa nerastra, mentre prima era giallo verde. Il colore verde della pelle della rana deriva da ciò che i cromatoferi neri altra versano uno strato di pigmento bianco, coml:l altraYerso un mezzo torbido traspariscono di colot•e turchino, il quale mescolato con quello del pigmento giallo dA la impressione del verde sulla retina. Quando le cellule pigmentarie nere disLendono le loro appendici, il pigmento nero si avvicina alla epidermide, ed alcune appendici penetrano tino in questa. Cosi diminuisce la spessezza dello strato tor·bido, il turchino nella mescolanza dei colori passa al nero. Quando le appendici scure si ritra~gono sì vede che alcuni granuli di pigmento nero rimangono nelle cellule pi~­ mentate gialle. Da questa Of<Servazione conchiude il d<•ltore Ehrmann che quando due cellule stanno fra loro in comunicazione per via di ponti, i granuli di pigmento penetrano da una cellula nell'altra e possono anche in questa rimanere. In questa guisa si spiega come intieri tratti di cellule del connettivo l'Ono negli anfibi spl'ovvisti di pigmento, mentre la ma· teria colorante si accumula nella sopral'tante epidermide. Questo avviene di regola nell'uomo, segnatamente nel negro; in questo le cellule che nelle loro appendici po.rtano il pigmento si avvicinano prossimamente alla epidermide o in es.sa peoetr•ano. Ultimamente il dott. Ehrmann ha esaminato la pelle di t:egro escissa sul vivo ed ha trovato che le fibre dell'Hersclteim sono ponti cellulari che tE-rminano con estremità colorate nello interno delle cellule epidermiche. L'autore descrive come le fibre delle cellule dagli strati profondi salgono fino nello strato papillare; di cui le estremità sono pigmentate o circondate da un alone pigmentoso falciforme. Passando ai Catti patologici, l'Ehrmann discute dap-


RiVISTA

prtma le coloraztoni e glt scoloramenti nella sifilide. ~elle pe. pule e macule si1ìb1Jche St rorma abbondantemente pigmen:o nelle cellule di infillraztone ed é anche in copia portato nell• epidermtde; perciò la efflorescenza si lascia per Io ptù mdietro una macchia pigmentala. Talora la materia colorante si accumula nel derma e la epider mide rimt:tne a poco a poco scolorata. Dapprima si trovano ~oJo scolorali gli stratt profondt, qumdi :;empre gli strati piu ~:~Ili, finalmente lo slr11to corneo. L'Ehrmano spiega il fenomeno in quasto modo: le cellule eptdermiche pigmenlale salgono a poco a poco verso lo ~trato corneo e quindi si formano al dtsotto nuove cellule prt\'e d• pigmento, cosicchè •1uando le ultime si sono distaccale con lo strato corneo, tuua la epidertnJde e se<llortla, ma nel derma é lincora abbondantemente accumulalo il pigmento. lu •1uesti cast il trasporto del ptgment.o verso rallo è arrestato poiche le cellule pigmentate ramificate che servono al trasporto del ptgmeoto mancano al lim1Le del corion e della epidermide, quindi uoa ptJrte su cui prima ha avuto sedtt una efflorescenza non sembra bruna ma chiara (leucoderma sllllitico). Non si dà un leucoderma senza precedent•• esistenza d'efflorescenze maculose o papulose. Talora la epider. miùe nel centro del luogo leucoùermaloso si dt!squa.mma cosi fortemente cbe esso apparisce assottigliato, e se;;natamenle manca lo stralO torbido granuloso quando la epidermid~ è trasparenle come negli ~tnflbi, e il pigmento esistente nel derma trasparisce con colo~ nzurrognolo, e solo quando la eptdermide J1a n preso 11 suo normale color e tutta quella parte dtventa bianca. · Le condizioni cambiano quando la papula lussureggia, a llo1·a la infiltrazione del derma raggiunge una tale intensita che la formaziOne del pigmento cessa, ma le cellule epidermtche degenerale potevano sia prima non contenere pigmento. Questo spar1~ce dall'epidermide e dal det·ma. Ma le cellule ramificate che lra!tportano p1gmento r1mangooo pet• qualche tempo, solo pof;sono non cedere il pigmento allu e!'i· dermide. Nel derma il pigmento pr1mieramenLe formalo è riassorbilo, non J:Crò p~jl' i vasi del sangue, ma per liofauci.


[

DI

A~ATOlJU.

E FISlOLOGIA

38i>

La vililigine moslra in principio gli stessi fenomeni; il pigmento formato nel derma uou è portato alla epidermide del Iuo~o malato, ma é rigettato alla periferia ove si a<'cuntula. Nei progressi dell'affezione le cellule del connettivo peL'Jono fa proprietil di formare pigmento e solo transitoriamente pos· sono essere a ques;ta ~timolati dai vescicanti. Nell'albini~mo generale la mancanza di pif-'llleDto dipende per lo più da condizioni ere.liLarie, nell'albinismo parziale è molto probabile che presieda alle distribuzior.i del pigmento una influenza del sistema nervoM. Per ì tumori melanotici che prendono orif!ine da parti del corpo pigmentate nou vi i· ragione di ammettere un"aHer'BZione Jella formazione pigroent.ariB. La dimostrazione chimica dl:'l ferro e la sua mancanza non potrebbero deporre né in favore ne contro la produzione del pigmento dulia mat~ria colorante del sangue poiché è dimo· strato che la emosiderina col tempo si altera talmente che non è più dimostrabile la pio piccola quantità di ferro nel derma; può dar$i che, nello stesso luogo della pelle, il pigmento del derma faccia ricon• sccre il ferro e quello della epidermide no; il che si ~piega facilmente per l'allerazione della materia colorante durante Ja sua migrazione. Il coJore del pigmento non proviene dal fe rro. li dott. Preyer ha d•mostl'ato un corp<> colorato pro'"e01ente dalla emoglobiua il l'{uale era pr1vo di ferJ'O. E se si oppone che i fenom<mi vitali, e come tale dobbiamo considerare la formazione del pigmento, si ::.volgono sernp1·e dai corpi albuminoidi. dobbiamo ricordare cl•e la emoglobina è un corpo albuminoide come qualunque altro. N('lla economia dell'organismo una funzione è evidentemente assegnata al pigmento nell'occhio di tutti gli Aoimali viventi. Nella pelle. una funzioni" l'ha solo negli anfibi e n~>i rellili, i •1uali di"enlaoo chiari al calore e scuri al freddo, c in questo modo pos· sono fino ad un certo g1•ado regolare la perdita del calore; nell'uomo il pigmento della pelle può con~iderars:i solo come u11 avanzo delle primitive epoche di svilup]lO, chè e\•entualmente può dare occasiont' a formazioni patologiche.

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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

SlflUde mtdollare precoce. -

GILE!ERT e L1oN. -

(Journà{

de Médeeine et de Chirurgie, agosto 1890). Si può dire che la siJHid& midoliare è precoce quand& compare durante il primo od il secondo anno della malaWa. l .e lesioni che eostiluiscono questa sifilidefprecoce appartengono principalmente alle ~ifilidi imperfettamente curate che ai fauno notare per la confluenza e la tenacilà delle eJm· ziooi, come purè pet· l'aggiunta agli accidenti isecon<:iari di accidenti intermediari e terziar i. Dolori rachidia ni, .!513nza zioni di costrizione toraeica od addominale, lrafitt,ure r.elle estremità inferiori ed in generale disturbi ~ensilivi diver si segnano il più spesso lo sviluppo della ~ifìlide midollar e precoce; fenomeni paraplegici ordinariameu~e accompagnati dall'esagerazione del r iflesso patellare e talvolta da disordini della orinazione e deHa defecazione possono egua lmenLe se.gna lare l'inizio degli accidenti. Questi -differentì sint.omi $Ì associaJlO ben presto per ca .. ratter-iz2are l'alterazione meningo- midollare pervenuta alla sua fase di s tato. Talvolta essi non si circoscrivono agli ar ti inferiori, ma si est,endono anche agli arti supeY:iori: per eccezione int-eressano talvolta dapprima gli arli superior i. Essi sono, iu cer ti casi, accompagnaLi e dominali da manifesta~>:ioni cerebrali . L'iJ1tervento, poco comune però,,del tremore e del nistagmo, dell'a tassia dei movbnenti, dell'abolizione del riflesso rotuleo é delPambliopia, dell'atrofia muscolare o di altri fenomeni


RIVISTA DKI..LE MALATTIE VENERJ::E E DELLA PELI.E

381

morbosi può modilkare assai prof<>ndamente il quadro clinico per imporre l'idea di una atassia locomotrice progre~­ siva, per esempio, o di una sclerosi a placche disseminate. L'evoluzione della sifilide midollare precoce è acuta, sui;lacuta o cronica, continua e progressiva od interrotta da remissioni ed anche da fasi dJ retrocessione completa, ìn apparenza. Nella metà dei casi essa finisce colla guarigione-, a eu! conduce frequentemente la cura mist.a, rapidamente, energica mente e lungamente pPaticata. Negli altri casi essa termina o col diventare cronica ed incurabile, o colla morte segnata da sintomi bulbari od occasionata da escare e da placche disseminate di gangrena.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Del calomelano come dluretloo nelle-ldroplaie d'origine oardiaoa. - HUET. - (Jou1'nal de Médeeine et de Chirllrgit>, settembre 1890).

l benefici ctfelli dell'amministrazione del calomelano si osservano soprattutto nei malati affetti da lesioni mitrali con edema considerevole, aumento di volume del fegato ed ascite concomitante. Se in queste condizioni si danno 40- 60 centigrammi di colomelano al giorno in due o tre volLe, si vede prodursi il più spe!-<SO un"abboodante diuresi coincidente colla scomparsa dell'edema. La poliuria non a vviene subito; vi ha invece oliguria nei primi gior ni della cura, ma dopo il secondo o terzo giorno si constata l'aumento dell'orina. 11 potere diuretico del calomelano é soprattutto pronunciato nei cardio- epatici. Il miglioramento delle funzioni del cuore è manifesto, ma lento e soventi passeggiero. mentre si vede quasi ~empre il fegato ritornare al sno volume primitivo. Il calomelano è quindi particolarmente indicato in questi casi,


lUI'ISTA .388 soprattutto quando gli allri diuretici sono rimasli senza effetto. Nelle idropisie d'origine reoale invece la medicauone mercuriale é controindicata. Così nelle arlerio-scleros 1 e nei malati affetti da lesioni aortiche (che"'coincidono così soventi colla nefrite interstitiale) si deve rinunciare a pre. scrivere il calomelano. Negli affetti da malattia di Brigbl il mercurio non aumenta la diuresi e può dar luogo ad accidenti in conseguenza della sua eliminazione insufficiente. Gl'inconvenienti del calomelano prodncono inf&tli i lor() effetti sulla mucosa boccale e sull'intestino. La stomatite è evitala se si ha cura di prescri~ere un'antisepsi uoccale rigorosa e di somministrare nella s•esso tempo clorato di po. tassa. La diarrea è molta rara e se essa fosse eccessiva si arresterebbe aggiungendo un centigrammo di estratto tebaico ad ogni somministrazione del calomelano. In queste condizioni si può ricorrere soventi alla medi<'a zione in discorso; si dà generalmente il calomelano q o cinque giorni di seguito, poi se ne sospende l'us0 per o qufttlro settimane. Huet riferisce il caso di una malata che ha preso colSi ad mtervalli più o meno lunghi il calomelano più di trenta volle prendendolo per una seri9 di quattro giorni ogni volla. Essa ha ottenuto da questa cu"notevole miglioramento.

Cura della diarrea del tlalot. - POTAtN. Médecine et de Chir urgie, ottobre 1890).

(Jou rnal

La diarrea dei tisici giunti ad un certo periodo é '-'<1'":oe,..; quMi sempre da lesioni ulcerose risiedenti soprattutto l'ultima parte dell'intestino gracile. Queste lesioni essere il risultato di certe condizioni che si possono in certa misurn e ,·itare. Così accaJe che i tubercolosi, e cialmeote i bambini, inghiottiscono frequent-emente i sputi e che questi spuLi vadano ad inocularsi sopra differenti parti del tubo di~estivo. Si deve quindi abituare i malati a sputare nei vasi che fanno nettare coll'acqua bollente. Si devono evitare gli ali-


Dl TEttAP.EUTICA

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menti nei quali si può sospettare l'origine lubercolosa e non dat·e il latte che precedentemente bollito. Quanto alla cura propriamente detta, é più sovente molto diftìcile l'indicarla a cagione delle condizioni differenti che presentano i maiaLi. L'alimentazione <;eve essere regolata e moderata , perché molti malati cr edono di dover assorbire una grande quantità d'alimenti. Si deve badare anche a che questi elementi sieno soLtopO$li ad una completa masticazione, la quale è spesso in sufficiente e può spiegare un gran numero di turbamenti dige.,tivi. ,.. Come medicamento, da buoni risultati talvolta la paucreatina: basta darla in piccolissime quanlita. Gli astringenti sono egualm ente indicati, e specialmente il tannino alla dose di l grammo ad 1 grammo e cinquanta per giorno. L'acqua di calce, di cui se ne può dare fino a ~00 grammi .al giot·no, ha un'azione favorevole. Ma l'oppio, specialmente nelle forme dissenteriche, è il rimedio che dà migliot•i risultati; tuttavia é degno di nota, dal punto di vista pt•atico, il fatto cbe le vecchie formule, <:ome la teriaca ad esempio, non sono per nulla da disprez· zarsi. L'azione terapeulica isolata delle sostanze cbe enlraco nella loro composizione è nulla a confronto dell'oppio, ciò non pertanto coll'oppio sotto forma liquida si produce un'a· 2.ione narcotica che non ha luogo colla tet•iaca: ciò è dovuto p1·obabilmcnle al fatto che sotto questa forma l'oppio si assorbisce molto più lentamente e che esso percorre il tubo digestivo fino all1:1. sua estremita a cagione della sua consistenza.

Ouarlglonl dl due volumtno•e olatt d'echinococco del fegato mediante il proo81l!IO BaooeW. - Dott. S.CAPPELLARt. (Il Mor ga gni, anno XXXII, parte 1•, dicembre 1890). Circa due anni or sono il prof. Guido Baccelli esperimentò sopra due malati della sua clinica di Roma, un nuovo pro~csso curativo per la guarigione della cisti d'echinococco,


Rl1'1S'fA

fondato sulla virtù parassiticida del deutocloruro di mercut1o. Questo farmaco inidtato entro la cisti diede la rapida guarigione d'ambo gl'infermi. Si suppose che il suhlimato uccidesse il parassita, in seguito di che avvenisse il rla$sorbimento del contenuto cistico e l'oblilerazione della ri;\pettìva cavità. Pareva finalmente trovato il vero processo curativo d~lla cisti da echinococco, quando il dottor Cimbali, pubblicò un caso di incompleto successo, non ostante le ripetute inie· z!oni d1 fortì dosi di subliruato corrosivo, e, quindi, ne tNiP la conclusione che queste iniezioni non riescono a guarire lutti i casi di cisti d'echinococco. Ma questa conclusione scoufortante non può in realtà derivare logicamente dal caso narra lo ùal Cimbali, quando anche un solo caso clinico polec;~e e!"ser·e f'levalo ad articolo di le.szge. Lo stato generale as~ai miserevolf' dellA paziente dovette piulto!'to essere la rausa precipua dell'inc;uccesso; eppero davanti un caso di volumino~a eù annosa ci~tì d'echinococco del ftlp:alo, senza lasciarsi Yincere da idee preconcette e poco giustificate, l'autore consiglia i collegbi di sperimentare il nuovo e razionale processo Baccelli, come quello chH presenta maggiori gar·anzie e maggiori probabilità dt guarigione, a fronte dei molli altri llnora sperimentati. Questo proce,so fu spor1mentalo gia ùue volle con successo felice dall'autore, ti t{uale così ne descri,·e la tecuica operatoriA: Si prepat·a unA soluzione di subl;mato (5 centigrammi m 20 grammi d'acqua distillata); un litro d'acqua renicat.a al a per> 100 per disinfettare le mani; lo strumento del Dieulq(oy; un po' d'olio fenicato per immergervi l'ago prirna d'irnphm· tarlo nella cisti; un pezzello di taffettà inglese per otturare la piccola apertura. Si situA l'infermo sul letto in posizione semiseduta rol lato dPstro sporgente all'infuori, e, dDpo aver dismfettato lo !ltrumento e bap:nato l'ago di media grossezza nell'olio fenicato, si fa il vuoto nel corpo dì l.romba e si infigge l'ago Atesso con un colpo secro nella parte più sporgente e molle del tumot·e. Quando si~:~no venuti fuori circa 25 grammi del


DI TERAP.EUTJCA

. 39i

solito liquido bianco come acqua, allora si chiude il rubinetto chfl comunica colla cisti, senza estrarre l'ago, che si fa mantenere in sito da un 8!-1Sistente, e si apre l'altro rubinetto attraverso il quale, per il tubo di scarico, si spinga alr esterno, e si raccoglie in un b1ccbiere il liquido estratto. Dopo ciò si prende la metà e qualche col5a di più della soluzio11e di s ublimato come sopra prepar·ata in modo da calcolare a 3 r,entigrammi il deutoclor uro contenuto, meno una piccola porzione. circa mezzo cenligf'ammo, che rimane entro il tubo di caoutchouc. anclte spin~endo lo stantuffo sino al più basso limite possibil~. Cosicchè in realtà. si può calcolare a 2 cm. e m~zzo la quantiladi di sublimato che deve penetrare nel cavo ch;tico. Aspirala pertanto la soluzione nel corpo di tromba, si chiude di nunvo il rubinetto comunicante con l'estemo e si riapre l'altro comunicante con la cisti; si abbassa lo stantuffo, ed il liquido medicamentoso scompare entro la cavità patologica. Allora si stringe fra il pollice e l'indice della mano sinistra la pelle delraddome attraversata dall'ago, l'li estrae questo rapidamente e si chiude il piccolo foro con taffettà bagnalo nella soluzione fen icata. In uno dei casi citati dall'autore l'ammalato, istantaneamente dopo l'iniezione del farmaco, avvertì un dolòre mollo intenso propagantesi sino all"ombellico, dolore che si (lo vette lenire coi preparati dì morfina; la febb)'e !>alì a 39o G l'addome si mostrò genera !mente dolente in modò da far sospettare che qualche goccia di liquido medicamentoso lo!'ise ><cappata nel cavo periloneale e avesse prodotto i relativi fatti Jiogistici. Ma il leno giorno dopo la operazione la f~bbre ed i dolori ces~arono completamente e per s~mpre. ~el ~econdo caso riferito in questa memoria, l'operazione ru eseguita nello stesso modo, e il farmaco fu adoperalo nelle medesime proporzioni; però non vi fu dolore dopo l'i· niPzione nè si Rviluppò febbre di SOI'la. Tullo andò per il meglio, e il tumore diminuì in gui~a da far ritenere completa la guarigione.


RI\'[ST.\

Della verbeua otaotuall• oome febbrifugo. (Lo Sperimentale, noyembre 1890).

Dott. RlCCt.

1l dottor Ricci osser,·ò che in alcune località della provincia di Siena, dove infierivano le febbri di malaria, il basso popolo delle campagne adope1·ava, per troncare le febbri, un decotto di foglie di cerben'l con huon risultato, assicurando che essa aveva sul chinino il vantaggio che, troncate le rebbri piu non ritornavano, mentrechè coi sali di china avvenivano di sovente le recidive per qualche eccesso dietetico che si eommettes!"e o per esporsi al fre5co umido della mattina o della sera. Il modo comune di amministrare la oerbena era questo: si faceva un decollo di circa '> grammi òi foglie in mc·zzo litro d'acqua fino a riduzione a metà, e la colatura si beveva alla mattiua per vari giorni fino a che la febbre più non ritornava. Jl settembre era il mese in cui più se ne faceva uso, perchi> si e1'a riscontrato, <:ìlmeno cost si affermava, che in quel mese e in tullo l'autunno il cbini110 aveva poca azione. L'autore accettò con beneficio d'inventario le assicurazioni sulla buona I'iuscita del nuovo antimalarico ma al tempo slesso volle sottoporlo ad una set'Je d'esperimenti. l buof!i, J:isultaLi che ottenne vinsero la sua difiìdenza e l'incoraggii!rOI}O a proseguire. Qul:lsli buoni risultati si manifestarono u seconda della gravita e della durata del decorso febbrile ot·a in oltava, o1·a in decima, ora in quindicesima giornatA; solo m un caso dovelle continuare per venti !.'(iorni ramministrazione del medicinale percuè più non apparisse febbre. L'autore promette quind.tnnanzi di fMe nuovi esperimenti e di studiare in base di analisi scienli fìea la verbena ojficinalis, onde renderBi ragione per qual principio e per qual meccanrsmo d'azione es"a possa agire sul processo febbrlle.


DI TRRAPEUTICA

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Sul valore Jlsiologloo e ter&peutlco del ferro lnorg&nloo . - FRANCEsco COPPOLA.- (Lo Sperimentale, fas. 3o, 1890).

L'importanza del ferro per l'economia animale dipende (1uasi· esclusivamente dalla sua presenza nell'emoglobina di cui esso è un elemento indispensabil".

)!anca però tuttavia la dimostrazione, sia sperimentale, s'a clinica, che le combinazioni inorganiche del ferro possano servire di materiale per la formazione di nuova emoglobina; anzi è opinione genet·ale che il ferro in tale forma introdotto, quando pure penetri in circolazione, venga integralmente rieliminato, e che soltanto le combinazioni organjcbe del ferro contenuto nelle sostanze alimentari, perché primitivamente elaborate dai ' 'egetali e già affini chimicamente all'emoglobina, possano essere assimilate, set·vendo 11 riparai'e le perdite incessanti che l'ol'ganismo subisce. B poi vero d'altt·a pal'te che con l'uso dei pr6parati ferruginosi si veggono guarire o migliorare varie anemie e specialmente la clorosi, nella quale fa difetto non tanto il numero dei globuli rossi quanto il conleo,llo di emoglobina. Mt!. anche ammettendo come rigorosamente dimostrato un rapporto Ji causalita tra il ferro somminisl1'ato e l'aumento d('Jla emoglobina nel sangue (ciò che da molli è negato), resta sempre profondamente incèrto il meccanismo lerapeutico; e si è cercato spiegado ora per un'azione tonica sull'apparecchio cardio -~·ascolare, ora per un'azione leggermente irritativa s ulla mucosa gastro-enterica per cui si riai· zaoo i poteri digestivt e la nutrizione; e recentemente il Bunge ha emesso una nuova teoria secondo la quale i preparati ferruginosi agirebbero nelle anemie neutràlizzando nel canale intestinale i gas o altri prodotti di ferroentazibne anormale, che allrimenli altererebbero e renderebbero insolubili quelle combinazioni naturali di fer1'o alimentare, alle quali egli attribuisce e il nome e la funzione di sostanze ematogene. L'autore si è proposto di risolvere tale controversa questione col seguente metodo: Sottopo1're degli animali ad un'alimentazione pt•iva affatto


394

RIYlST.'\ DJ TEJLU>EUTICA

di ferro, nella ~pei'&nza di riuscire c:osì fl detc•rmina:re i disturbi consecutivi alla mancanza di •1uesl.o es~;enzisle uutrimento, e, ottenuto eventualmenLt> uno stato di suCfic:ient.e oligocromemia, somministrare un sale di ferro, e verificare

se parte ne sia trattenuta nell'or~anismo. e se in corrispondenza venga ad eleversi nel sangue il contenuto ùi emoglobina . Con questo intendimento l'autore ha preferito sperimentare sopra galJi adulti e robusti, perchè negli uccelli, eome sono più attive la circolazione, la respirazione, la lermogeuesi, cosi più rapido il dcsrnbio organico; e i corpuscoli rossi del sangue, per le dimensioni, per la for ma, per la pr...,. senza del nucleo. si pi"eslano ad un esame piu sicuro e pha completo che rtei mammiferi. Le ..perienze esP.~uile dimostrerebbero: 1o Che la dimmuzione del contenuto di emoglobina e le alterazioni islologiche del sangue dipendono, non daliR nalura della alimentsztooe, ma semplicemenlt! dalla tnancaoza del letTo; poicbò con questo si ries<W non solo a. prevt!uirle ma a'l\che a correggerle. 2• Che il ferro. anche allo stato di combinazione inorganica, è dallo organismo animale a.ssot•bil.o e assimilato. Cit• risulta non solo dall'aumento :.ieu·emoglobina, rna ancht> dal falto che il ferro somministrato viene lrallenuto in propor· zione ùel depauperamento precedentemente Aotre:rto dalla economia animale, e che ques~o renomeno cessa appena ri stabilita la saLurazJOne dell'organismo. ~e viene di conseguenza che, esperimenta odo ~opra atumali in condizimti fisiologiche e ~ià sdulli, si osser verà un esaUo pareggio tra il ferro introdotto e quello eliminato; ciò ha fatto c1·eJere cbe i sali di ferro non fossero assorbiti.

l'


RlVISTA DI CHIMICA E FAR~iACOLOGlA --::>te:

L'ortlna, nuovo 4erlv&to ldrazlntco, e l'lmplego del derlva.tl della fentl·ldra.zln.a. come a.nUplreUoL - (Pharm. Ct ntralb., p. •.JO, 1891.1, e .\fon. ~t'ient , p. 1036, ott 1890).

Corle considerazi;>ni tE-oriche indugc;ero il sig. Kohtwl t Deutsche med. Woe/,en&cl .. t. 2•. t891J) a c;perimi'nlare <:u;!li

animali l'azione antipiretica della combinazione <iella feniltdrazina coll'acido paraos.,abenzoico. Questo a<'ido orto-idrazìn-Jt8r80SSII•enzOtcO, d~>uominalo ortina do 1\ obert, é, allo ..fato libero, un corpo instabilissimo che raptùa11 ente 1<i !'t'ompone, roranando una ma!'<:a hruna. peC10S8, maltivtt. Al contrano, 11 cloridl'alO d'c rlina è una masc;a bianca che ::;i con~Prva tndeflnitamenlE'. le o>ue solutioni preparate di receute sono 1ncolot·e e po.,si~dono propt·ieta radullrid energiche su~li osHii tlet mtuula pe.c;anlt: proprtel~ ridutlrict che <:ono probabilmente 111 rappnriQ t'olle pr0prwtà nnlic:ettich" in della sostanza riconosciute. Il ~ia Uuverraclll f'pe r1mentò l'uziou~ d• ll'ortina ~ull'uomo e cooclnse rbe fJUe,.to prodollo non polevn ultllzzarsj come febbrifugo, avenclo il minimo d'azione e si massuno d'iuconwllleoti di lullt f!li anlipit·oetici utilinati finora . Da una comunict~zionc falla da H Pmz (Rerlin. /,/in. Wot:ltenseh., N. 47, 1890 "ulla utilizzazione prslìra dei dt>rJ\'ali della fenil-idra7.ana comr• fc>J•l>rifughi, l'isulla che tulli que~li compost• sono velen1 dP.I !'\a ngne, rhe de,ono assolutamente es.c:ere abbandonali per la terapPulica l e r1t'erche -çennerl'l rette c;ulla diacelil·fenil- idrazina. sull'~retll-elll·fenil-id r87. ina, sull' ox·monnherszoil·feni l-idrazina, sull' «-etsleu-feml-idrHzsna,


396

RlYlSTA

sull'acido etilen-feoil-idrazin-suecinico. sulla metil fenil acetiiidrazina simmet1'1ca. Si~come la lossìcilà tli questi corpi diminuisce ~ misut•a. che aumenta il numero dei radicali organict sostituiti all'idrogeno della r~nil-idrazina, è possibile che un corpo, in cui l'ultimo atomo d'idrogeno della fenil-idrazina fos....<>e stato rimpiazzato da un radicale, non sia più per uulla tossico. Ma una combinazione di tal gener e non è sLaLa ancora ollenuta. Altri composti derivali dalla fenil-idt•azina, quali 1\acelilfenil - earbizina di Freund e Goldsmith: i Az- C6 H 1

CO l

l A.: -CH~ CO,

e l'acetil-ftmil-solfo-~rbizina:

es

~

A.z-OH5 1 A.:~ - CH'CO,

vennero pure l'icooosciuti come veleni del san~Xue. Dalle osservazioni fatte fino ad oggi risulta che tutte le combinazioni semplici della fenil- idrazina devono essere proscritte dall'impiego come antipiretici, in ragione de!Ja loro tossici tè. Venne abbandonata per Lo. l ragioue l'antitermina o acido fenil-idr·azin levulico, del pari che la mono-aeetiL·!enil-idtoazina o pirodina. D'altra parte, siccome l'anlipirina, nella cui preparazione entra pure la i'enil-idra~ina, non La provocato gli ste~si accidenti che gli altri derivati di que.<>t.o corpo, e sa é mostrata inolfensiva, cosi è a ritenersi che essa non debba esserH consit:ierata come un derivato della fenil-idrazina.

Beaztone cl.UttDUva dell'aoetaDillde, della f'enaoetlna· e 4e11L metaoetlna. - (Pharm.. Zeit .. 3f., pag. ;H6, e Monit seient., pag. 101, 1800). Se dentro a campanella di vetro perrettamenle asciulta ~i introducono 10 cerlligt•ammi di metacelina e 1 ceotunelro cubico di aci.Jo cloridrico concentraLo e freddo. otliensi, IeggermenLe agitando, una soluzione completa e Jimpida; la fe-


DI CUUUC..\ F FARllALOLOGIA

nacelina, in fJUe~te condizioni, non

~i

3!li

srioRiie, neppure a

cApO di lungo spazio di tempo.

L"acetaoilide trallata in wl modo si scioglie "'· ma riprecipitl"l quasi ~uhito e pt·~ssochè mtegralmcnte ftllo stato di

l'!oridrato. La Foluz1one cloridrica della rnetact:'lina, trattata con una j.l"OCCia d'acido azolico concer.tralo che !'ti lascia scolore lungo la parete del tubo, poi leggermente a~itata. si colora in giallo- bruno che volge a poco a poco nl roct~o-bruno La l!lescolanza di fenacelina e d'acido C'loridrico lrallaln nella ... tes!';ll ~omisa, m;uaJii ..C:"' dopo qualche tempo, ma non arrossa. L'acelanilic.le infine resta completamente inalterata. L'A:t:ione dell"acìdo cromico in soluzione al 3 per 100, su •tuec;t trts corp1, e delle piu notevoli, e varia c;econdo che lo si fa a ~ire su l"Oluziouì o su meStcolanzc prima riscaldalP, oppure no. Se c:;j spint:te al bollore l'acido dm·idrico con una di que«Le "os~mze 1\ dopo rafft•eddamenlo e dilnzione, v1 si aggiunge una ~occia della ~oluzione d'acido cromi<'O, l'a<'elanilide ~i colora in ~allo, la fenacetma e la melacetma, in ros~o­ "nngue. Se invece, si trattano grammi 0,10 d• e~se !;Ostonze con 5 a 6 cenlimelr • cubic1 d'ac1do cloridrico concentrato a fretido, e vi si aggiungono rapidamente 1:1 a 20 ~occie della soluZione d'acido cromico, a~itando, per la melact•lina si ha subito nna colorazione verd•'·azzurro intensa; la fenacetina rirnant' per qualche i~lanle gialla , quindi inverdiSC6, e J"acelanilide non iovPrdisce che dopo all'une ore . QuesL' ultima reaZif1ne, ese~uila nei Lermim ind1cali, permPtte di di<>tlflflUerP facilmente questi lre p rodoLLi l'uno dall'allro.

La meta.oettna. - A. ·weLLER. - (Phal'm. Zeit., 3 ~, p 419, e .\-lonit. sc,eni., 1800). l buoni effetti ottenuti colla fenacetina (para-acelf'enetidina), n·iopet•ata come rimedio l!ntipiretico e ~opraltuao anlineuralgicò, permiser o di spPrare che analoghe proprietà ugual-


398

RlV!SU Ol CHIMICA E FARllACOLOGlA

mente pregevoli si 1'18rebbero tt·ova.te nei consimili ùerivati dell'anisidina, vale a dire nell'etere metilico acetilato del para-ossiamidofenol, o para-acetanisidina. Essendo Ja fo1·mola della fenacetina c. H,} Z/i/.~;~~O(i) la para-acetanisidina, che l'autore, per br·e vità e tenuto conto dei suoi rapporti colla fenacetina, denominò metacetina, sara

'ir.-&k, O(i).

rappresentata dalla formola Cç H,~~~ In rapporto all'antifebbrina (acetanilide), la fen acetina può considerarsi come una paraossietilacetanilide, e la metacetina come una paraossimetilacetanilide. La metacetina c ristallizza in bianche scagliole lucenti ed inodore, di sapore assai debole, che fondouo a 12i•, distillando a temperatu1•a superiore, senza scomposizione. Si scioglie sei volle più che non la fenacetina, in acqua fredda e calda; facilmente poi sciogliesi in lllcole, nell'acetone e nel cloroformio; meno bene in etere ed in benzina. La sua soluzione acquosa è neutra, e non da posatura da col cloruro baritico, nè <.:all'azotato argenlico, né col solfut·o ammonico. La melacetina. ba le le stesse reazioui chimiche che la fenacetina , nè alcuna se ne conosce finora che valga a distinguere l'una dall'altra le due sosta nze. All'infuori delle proprietà tlsfche, punto di fusione, solubilita in acqua, ecc., per di~tinguere la metacelina dalla fenacetina, si può ancora ricorrere alla proprieta che ha la prime di fondet•e in liquido d'aspello oleoso, quando si ra bollire in quantità d'acqua insufficiente per disciorglierla, e di riassodat•si col raffreddamento, mentre in tali condizioni la fenacetina resta immutata. Gli effetti fisiologici non differiscono sensibilmente fra le due sostanze.

+


399

RiVISTA DI TELNlCA E SERVIZIO MEDILO MILITARE ---~--sul 1ervizlo sanltal'lo nella guerra ruuo-turoa 18 7 7·7 a. - Conferenza tenuta H 17 dicembre 1890 dall'obe.r:stàbsaezt dott. ScHAPBR al casino degli ufficiali di Braunschweig. - (Deutsche militiiriirztliche Zeitschrift, febbraio 1891).

Sebbène la conferenza del dott. Schapet' si riferisca ad una guerra non molto recente, abb1a.mo tuttavia credutò che non sia del tutto inutile di darne un largo sunlo, potendo i ratti in essa descritti riuscire di utile ammaestramento per Je (guerre future. Istituzioni sanitarie russe. Ospedali di truppa. OspedaU di presidio. Le istituzioni russe sono :arqpanto differenti dalle tedesche: i m~dici e gli aiutanti d'ospedale sono ripartiti nelle truppe allo

stesso modo, ma in Russia anche in tempo di pace ogni ripal'lo di truppa è provve'duto di tutto l'occorrente per il tl'asporlo ed il ricovero degti ammalati. Ogni battaglione ha sempre pronti 4 letti in pace e i2 in guerra, ogni squadrone 2 letti in pace e 3 mguerra, e tutti portano seeo, oltre ai carri <li sanità, anche carri per malati e tende da amm~tlati per 20 uomini, così che il carreggio delle truppe è molto maggiore. Ospedali di dioisione. A questi stabilimenti sanitari &i aggiungono in guerra gli opedali di divisione ,e gli ospedali temporanei di guerra: i primi corrispondono presso a poco alle sezioni di sanità, ac·


400

RlY1STA DI TECI'IìCA

compagnauolalorodjvisione in combaLtimenlo, banno200portareriti, i quali non sono preparati fin dal tempo di pace, e 30 carri per ammalali (Lineike). Ma sono inollt·e provve. duli del materiale necessario per il ricovero degli amm8 • lati, comprese le tende, per (i ufficiali e iòO uomini di truppa, per i quali portano pure i viveri pér 6 ~iorni. Siccome i eoldati russi non hanno pacchetto da medicazione, gli ospedali di divisione portano circa 26000 medicazioni normali, e sono riccamente provveduti di strumenti ed utensili. Questi ospedai• sono solto il comando del medico Ji div1 sione, ma quanrlo sono stabtlili e oou possono mandare indietro gli ammalali, se la divisione s i avanza, il medico dJ di· visione, per seguire lo stalo masrgiore, cede il C<Jmando ad una commissione formala di un ufficiale come capo dell'ospedale, e, sotto di lui, ùel medico capo e delrispeltore (smotrileJ) con pari autorità; una tale di~ posizione, abbandonala dai prussia ni già da 30 anni, è poco conveniente e fece cattivissima prova nella guerra russo-turca per la suddivisione dalla direzione medica ed ammini~lrativa. Ospedali da {Juerra temporanei.

Uua commissione uguale sta alla testa degli ospedali da guerra tempo1·anal, destinati a ricevere gli ammalali da quelli dj d1visione. Essi sono arredali per 630 ammalali, di cui 30 uf. ficiali, ed il maleriale e personale è disposto iu modo che può divijersi in 3 sezioni. Si stabiliscono in più linee una dietro l'allra, e qu>1ndo la distanza tra la prima linea, posta immediatamente dietro J'a.rmata operant.e, e la seconda linea é tale che il lrasporto degli ammalali richiede più di un giorno, sì formano tra le due linee ospedali di tappa. ln tollo \oi sono 84 ospedàli di guerra tempo1·anei, che non stanno per·ò in connessione or•ganica coi corpi d'armala come i nostri ospedali da rampo. Il loro numero ('calcolalo m modo che, in unioue agli ospedali territoriali, si possa dusporre di J letto ogni 8 uomini di truppa. 11 dolt. Hoseokampf spie~ò questa dis po· sizione col seguente esemp1o. In una guerra colla Ger wania si metterebbe subito in campo un esercito di 400000' uomini; i


4.01

B S8RY1ZIO IIIEDICO llfiLITARR

co1·pì d'armala più vicim dispongono nei lo1·u ospedali terr1t0· dali di 55~>0 letti, de1 quali 3500 rlmttnfCono ra ervali pet• l'armala op~rante. Un esercito di ~00000 uomiui ha bi..,ogoo di

1

~- f><)OOO leLti, ne mancano dunque 46500, per i quali

devono es~ere mob1hlali 7.i ospedali ùi !!uerra temporanei. In que>;lo modo, dice Hac::enkampf, 1'11rtnata ruf>s& m guerra ~a­ r•ebbe provveduta per ammaltJla e rer·ita piu riccamen Le di ogni allra armata. Questo sarà veric::!>Jmt) ~ulla cartA, ma iu realtà le coodizio01 sono ben diveM<e: ed anc-he quando lutti 1 reparti <>aullarii fo<:~sero costituiti sul ca1npo nel modo piu 1'8p1do e completo, la loro opero!>ità sarebbe notevolmente d1minuita dal ratto menzionato, eh~ la direzione del ~t>rvizio sarutario e divisa in due: direzione medica e direzione amm nislra· tiva: la qual cosa, c::ecorulo tulli gh osservatori, fu rauc:a che Ali ospedali di guerra mancarono quasi daperlutto dove era no neressari.

.-t rmnla del Danubio. -

Letti per gl1 ammalati.

Alrarmata del Danubio apparlenf'vano 23 divisioni, per le quali avrebbero dovuto essere provveduti 23 ospedali di di· "isione; ed ino1Lre alla fioe di aprile i877 36 ospedali di guerra temporanei, nell'autunno 18i7 altri 14, in lulto 50 ospedali da guerra temporanei, cosicché dovevano essere pronti: 1-ttU Letti P"r umeiali fiPr truppa

Nei 23 ospedali di divisione

.

138

:1680

:-.<ei 50 ospedali di j!uer1'8 temporanei

1500

30000

.

.

-1638

Totale .

. .

33680

35318

Effettivamente però fu mobilitata solamente la 10ela di ogn Ol"pedale di divis1one, e solamente H ospedali dì guert'a tem poranea raggiunsero l'armata, per cui le cifr e anzidette si riducono cosi:

26


RfVJSTA Dl TECXIC.\

tetti

Letti

69 420

i8W RiOO

489

10240

per ufficiali per trupp•

In 23 mezzi ospedali di divisione . In 14ospedali di guerra temporanei

Totale . . .

-----------10720

Queste cifre concordano presso a poco coi dati pubblicati da Pirogow, che ispezionò, per incarico dell'imperatrice, tulli gli ospedali nel r11ggio d'operazione ed alle spalle dell'armata del Danubio. Egli calcola a 12008 i letti preparati al di là del Danubio, compresi quelli del soccorso volontario, ed a 36000 il numero dei feriti ed ammalali da rieo.. verare, così che mancavano i letti per 2WOO. Dalla ""'Lmt!1• ;;, eifra di 35318 letti che secondo l'organico avrebbero d essere provveduti si scor•ge che si avJ•ebbe potuto con soddisfare a lulle le esigenze.

Tende di ricovero. provvedimenti per il trasporto ed il ricovero furono sufficienti come per i lelli. Gli ospedali di divìsiooe lizzati solamente a metà, a'•evano con sè soltanto la delle tendP, e gli. ospedali temporanei invece delle 30 richieste ne avevano 5. Pet•ò ad onta dell'ingombro p da queste circostanze le tende offriYano ancora il relativamente migliore. In molti luoghi si sperimentarono le kibitke o jurte, di reltro dei Kirghisi e Calmucchi, nelle quali i sani vi moltp comodamente, poichè er·ano adoperate al quartiere nerale del principe Michele e del re di Rumania.

Baracche. Sembra che le bat•acche di Jiverse materie - paglia, treceio di frasche e di ~terpi, argilla con o senza l legno e ferro - le qualr furono più volte adoperate, abJ:Ha11J4 corrisposto di rado, giacchè per lo più furono aooar1acm•·~


E SEHVJZIO li!EmCO MIT.l'l'AHE

4{)3

Capanne di terra. In quelle contrade pove1•e di legname si resero più utili le capanne di terra, adoperate in Rumenia ed in s·ulgaria, di cui i russi fecero largo uso nella g4erra di Crimea, dèscritte nell'interessante .rapporto del medico generale Cammerer. In ogni caso esse erano da preferirsi alle sucide case dei contadini bulgari e turchi ed a quelle delle anguste vie delle città; solamente per tenerle asciutte devono es~ere riscaldate anche nel cuore dell'estate.

Case (/,i contadini. Il valore igienico delle case da contadini bulgare è benissimo illu:st~ato dalla descl.'izione fatta dal dott. Grimun della costruzione in 48 ore dì una casa a · Brestobetz: si piantarono in terra 6 pali, 4 per gli angoli e 2 per i lati della porta, riuniti insìeme con graticciO· di rami d'alberi, ·SÌ so.vrappose un leUo del medesimo graticcio, e quindi fu gettata sulle pareti e sul tello una massa consistente di_un miscuglio ~i letame. e di ango argilloso della strada.

Trasporto. Egualmente ittsufficienli furono le disposizioni pel .t rasporto dei feriti e degli ammalati, esMndosi portato un numero troppo limitato di lineike (car-ri per malati). Si utilizzarono pel trasporto degli ammalati i ca1 ri d'in,tendenza (telege) al loro ritorno, ma vi erano poco adatti, ed inoltre siccome non venivano ripuliti si favoriva la diffusione d-elle malattie conta_ giose. Il mezzo di·trasporto più importante, perchè si aveva sottomano dovun•!Ue in grande 'q uantita erano i car ri dei contadini bulgari, di costruzione molto primitiva; sicco'ml,'l erano tirati da buoi, il trasporto era sempre molto lento. Nell'ìnverno i carri f~rono cambiati in slitte.


RLV1STA Dl

TEC~ICA

Parco trasporti della Croce Rossa. Ferrooie. Trasporti per acf)ua. L"amminislrazione dello Stato ricevette un validissimo aiul() dal parco-trasporti della Croce Ro!:'sa e del lraspot'to in ferrovia adoperate in Russia per la prima volta in questa guerra per una dispersione sist.emalica degli ammalati, che sa rebbe ~lata impossibile senza il soccorso volontarto. Senza tiar& maggiori dettagli sulle difficoltà del trasporto ferro v ia rio !?<opra strade ad un solo binario, dirò solo chr: i pochi tt-eni di sani&& dovettero in alcuni ''iaggi impiegare 14 e fino a 18 giorni. Più tardi si fece pure un uso esteso d~i trasporti per ma ciò fu possibile solo coll'aiut.o della Croce Rossa, ed merito speciale lo si deve al delegato rumeno Masino.

Sta.:ioni di -~gambero. La mancanza Ji un servizio di tappa regolato rese di la dispersior.e dei malati, per cui le due grandi sta zioni di sgombero in Frateschtì e Jassy funzionavano disordinata. mente. I trasporti malati arrivavano spesso affatto e di notte, e nulla ere. preparato per cnrare, nutrire, pulire veshre i numerosi ammalati laceri e sucìdi. In 5 mesi rono per Frateschti da 60000 ammalati ~ feriti.

Armata rumena. Siccome l'esercito rumeno fu adoperato guerra ed in specie solto Plewna sarà conveniente di ricordal'e le sue disposizioni sanitarie in guerra. Ogni r.:ggiment() di fantèl ia ha 3 medici, un farmacista e 21 soldati di sanità, i reggimenti di cavalleria e di artiglieria hnnno 2 medici ciascuno, ed un soltochirurgo per ogni s1uadrone o batteria,. ed inoltr-e 12 soldati di sanitò. Ogni divisione aveva un ambulanza per 100 letti ed al quartiere generale vi era un ambulanza di corpo d'armata più grande1 divisibile in 4 sezioni per 200 l~tti: Vi erano '-


.E

s~:IWlZlO

MEDICO MlLlTARE

405

rnedici per ogni ambulanza di divisione e 12 per le ambulanzE- di corpo; ed 80 e 320 soldati di sanilà infermieri e porlaferiti già iostruili in pace. Presso l'ambulanza di corpo di armata esisteva un ricco deposito di materiale da medicazione e di strumenti, portati in canestri di vimini leggeri roa durevoli. Per il ricovero dei malati vi erano alla prima linea tende con doppia parete di tela, e nell'interno ospedali di presidio, ca~e r·m e e molte baracche. Per il trasporto dei feriti le ambulanze di divisione avevano 2 e quelle di corpo 22 carri leggi eri a 4 cavalli, che fecero un eccellente servizio in ispecie a Plewna sotto il fuoco nemico. Armata del Caucaso. Stando al rapporto. del ministero della guerra pare che vi provveduto un poco meglio; gli ospedali di guerra temporanei furono mobilitati solo per % della loro forza, cioè per 210 leLLi, perciò erano mollo più mobili. Del rimanente le disposizioni erano uguali a quelle dell'ar mala del Danubio: nella guel'ra di montagna dell'Armenia dieèero buoni risultati come mezzo di trasporto i grossi carri a due ruote, chiamati Arben, sul quale poteva trasportarsi un ferilo coricato e 2 seduti. Per la òisper.s,ione ordinata dei malati si institui alle spalle una commissione di sgombro che di'lponeva di parecchie stazioni di convalescenza nelle alle valli del Caucaso. ~i fosse

Teu.tro della guerra in Et,ropa. Le diverse fasi della guerra ebbero una influenza speciale condizioni sanitarie dell'armata del Danubio, per cui giova distinguere i 5 periodi seguenti. t• La mobilitazione e le marcia preparatorie al confine ~ud, dal novembre 1876 all'aprile 1877 . 2• t\larcia verso la frontiera turca; aprile e maggio 1877. 3' Le principali battaglie in Bulgaria fino alla presa di Plewna, 10 dicembre 1877.

~un~


RIVISTA DI 'JECXIC.~

4° Il passaggio dei Balcani e l'occupazione della Rumelia fino a marzo 1878. 5" Marc1a delrarmata su Costantinopoli, marzo fino a settembre 1878. Primo periodo. Il 1'1 novembre 1876 cominciò la mobilitazione di 6 corp1 d'armata della forza complessiva di 160000 uomini circa. Le marcie si eseguirono parte nelle ~trade ordinarie, e parl•!. per lR prima volta, in grandi masse, colla fet•t·ovia. Gli uomini erano posti in vagoni merci con panche, ogni ''agone doveva contenere 40 uomini, ma spesso ve ne furono ~ti­ vali 70. La cavalleria doveva viaggiare per scaglioni d• UO uomini, dei quali -lO coi cavalli e iOO in due vagoni, però si dava solamente un vagone ed il viaggio dnrò R 24 ore di seguito. L'aria dei vagoni era rtsa calda ed u ed appena vi entrava una corrente d'al'ia fredda si del ghiaccio, e nei vagoni dei cavalli l'umido e gli ""''o'"""' ' rn~'nli s1 congelavano. Nella marcia si verificarono non di !J2 congelamenti. l vivet•i dovevano essere somrniu.,.. .....u . in quanlilit ~ufficiente ed il r·ancio doveva essere ben parato, però spesso ar·rivava un numero di uomini di tJuello annunziato, ed i treui si ::.eguivano così mente, che mancava il tempo per mangiare. Cosi av che un reggimento ebbe viveri caldi solamente una volta 4 ~iorni, ed un altro neppure una volla in 5 giornì. Ciò ostante nei viaggi in ferrovia si ebbero meno ammalati nelJe marcie a piedi, e non successe nessun disastro via rio. Nella Bessarabia le truppe alloggiarono in caserma ma buone, cosicché in quel climA sano lo stato sanitario buono come io pace; le malatlie più frequenti furono le periodiche e le affezioni polmonari. In questo periodo mortalila fu di 1,5 pet• 1000 dtlla forza.


E SERYIZlO MEDICO MILITARE

407

Seeorulo periodo.

Nel secondo periodo si ~ffettuò la marcia verso il confine turco, per la massima parte a piedi per strade eccessivamente fangose. ln maggio la temperatura era già molto elevata. Le condizioni sanitarie si conservarono soddisfacenti sebbene crescessero le febbri intermittenti e fosse comparso il tifo. Te,.~o periodo.

Col lel':W periodo si entra sul teatro della guerr-a. Il generale Moltke nella sua opera sulle guerre russo-turche da una descrizione delle condizioni climatiche straordinariamente cattive di quei reesi dove pf\r gli eserciti romani in anLico, austriaci e russi in tempi più t·ecenti le malattie furono sempre più micidiali della spada. La popolazione del paese è generalmente sana perchè adatta al clima tutto il suo modo di vivere. I Bulgari ed i Turchi fanno una vitu tranquilla ed inattiva, portano pellic.cie d'inverno e ù'est&.te e non stanno mai all'aperto ùi sera e di notte a cagione dell'abbondante rugiada che cade subito dopo il breve crepuscolo. Naturalmente per le armate combattenti non si può parlare della vita comoda e moderata degli orientali: nell'estate alle dure faliche del giorno con un calore rovente segue un sonno msalubre sull'umido terreno e sotto la rugiada Jella fredda notte, nell'inverno mancano i mezzi di riscaldamento. Olli'e a ciò il vetlovagliamento è difficilissimo in quei paesi, ed anche in questa guerra !'pe~;;o ruoico vitto fu il St1ehari, il nero IJiscolto da munizione, di difficilissima digestione per cui produce diarree note al soldato russo sotto Il nome di diarree del biscotto. Sembra che il biscollo somministralo all'esercito russo nell'ulLima guerra sia stato mollo pt>ggioredi quello dei Bulgari. Venendo alla descrizione della campagna l'autore rrcorda che i provvedimenti per la cura dei ferili sarebbero stati


6·08

RIVISTA Dl TEC~IC.\

suflìcienti A condizione cbe fossero stati compleli, mentre dapprincipio gli ospedali di divisione furono mobiliz.zalj ~o­ lamenta a metA. e che anche più lardi nell'eslale erano eretti 4 soli ospedali di guerra temporanei a Galatz., Simnilze, Bjela e Tirnorva. ~eLuralmente vi era più del bisogno per i pochi reriti dei primi combattimenli, e la fiducia nelle disposizioni sanitarie fondata sopra <Juest.o fallo. ha forse contribuilo a eb~;~ non si sia pensato al necessario completamento. L'ala sinistra dell'ar•mala del Danubio ave"a un compilo più tacile della destra, il numero dei feriti in generale fu limitato', per cui fu facile il soccorso, ma essa ebbe molto a soffrire per la malaria perniciosa della Dobrudscna; e se ciò non ostanle le condizioni sanitarif' rimasero soddisfacenti lo si deve all'intelligenza ed intere!'se del suo comandante Zimmermann 1 che faceva ese~u1re le prescrizioni igieniche del suo medicC\ dl corpo d'armala. 11 corpo d'armata che ebbe le rni~liori condizioni sanitarie fu quello del principe ereditario, ora tmperatore. Nelle Ì\alta~Z:Iie decisive del 5 seLterobre e del 12 dicembre i ferili furono 950 e 782; sul campo di ballaglia non si fecero che 2 operazioni a.u Alabaur e fl a Metschka, del L'eslo si applicarono soll.anto medicazioni, ed i ferili furono portali il piu presto possib1le al 56° ospedale di guerra temporaneo. Siccomeil principe Predilario seconda' a le disposizioni igieniche del suo medico capo non si sviluppfl ']ua;;i nessuna malattia epidemica nel suo corpo d'armata. All'ala de~lra le condizioni furono molLo peggiori. Il soc· c:orso dei feriLi fu ordiooto e più che sufficiente solamente alla prima battaglia pel passaggio del Danubio a SimnitUI il 27 giugno. Erano stabiliti po~:-ti d1 medicazioni dei corpi alle due sponde, i portafer1ti d<>i due ospedaJi di dlvisione portavano ì fer•iti al po;:l(l di medicazione presso Sironil7.8 dove sì trovava lo slesso generale medico Pl'iesel[)çm e gli ospedali erano diretti da V. Ber·p:mann e Horschene,vski~ i feriti in oucnero di {66 erano pas!'lali sopra ponloni dalla sponda turca alla rumena, e que11i lra~porlabili erano subil(l


E SEltV1Zl0 llrElHCO 1JJUTARE

409

in viaLi all' ospedale di guerr a stabilito a Pia tra , 25 werste indietro. Alla susseguente battaglia di Nicopol, del 15 luglio, preset•o parle circa 15000 uomini del 9' corpo, che disponeva di 2 ospedali dì divisione con 83 letti ciuscuoo. I feriti furono quasi iOOO. ed era Jifficile il soccor rer li rapidamente percbè a motivo della difficoltà del terreno si dovette collocar e il posto princìpale di medicazione 4 chilometri dietro i posti da medicazione delle truppe. Il traspor to fatto spesso con cart i tirati da buoi camminava molto lentameme; e siccome vt erano poche tende, molti feriti gravi rimasero per 3 volle 24 ore a cielo seoperlo col caldo tropicale di giorno, e col freddo e colla fitta t·ugiada di nolle fincllè poterono essere trasportati sopra vapori a Turnu Magurelli e Simnitza. Quando pocbi giorni dopo, il 20 luglio. succes;:e il primo attacco di Plewna, non !>i pole stabilire nessun posto di medicazione, perché l'ospedale di divi.sionf' ancora ingombro dei feriti della battaglia di Nicopol, non polé avan~rsi a tempo, ed il soccor.so medico affauo 1nsurticienle cominciò soltantù quando i Russi erano gia in r itirata. Si caricò in tutta frstta quanti ferili si poteva su 12 carri presenti, quindi tutto fuggi davanti al Turchi, cbe sì impadronirono del campo di battf;glia. e massa crar ono i feriti rima;,ti mòielro. Perciò il numero dei morti fu coei elevalo in propor zione dei feriti: gli 8000 t!omb&Llenti perdelle•·o 2882 uo mini, dei quali 1240 morti e soli 1642 feriti. Ancora peggio cap1tò aj Russ1 nei due attacchi eli Plewna ùel 30 giugno: il servizio '-aniterio alle due ali fu du-ello separatamente, ma soUanlo al centro ed all'ala destra furono dali ordini precisi pei posti di medicazione: un posto di me· dicazione di nece ..silà doveva esser e stabilito sop-ra un altura e 300 passi indietro il posto principale presso la strada di Nicopol: dov(• erano stabiTili gli ospedali di 3 di'•isioni. L'ala JSinìstra aveva a disposizione l'ospedale di una sola divisione a Radizewo. L" ala destra rorle di 18000 uomini ebbe 700 morti e 2000 feriti, ~ siccome ruancavauo i mezzi di trasporto si deve all' abne~azione d1 tullo il per sona le sanitario se nella pr eci-


410

RIVlSI \ DJ TJ::C:m:A

pilosa ritirata de1 Ru-.si, nessun ferilo !!ra,·e cadde iu mano de1 Tur~hi. Il caso fu diverso all'ala sinistra dove il campo di battaglia era troppo e:.t.eso per le forze lim1tate d1 un mezzo ospedale di divisione. Quando verso sera cominciò uua rapidissima ritirata si caricarono sui carri il numero ma~giore possibile di Cerili, mentre presso quelli rimasti sotto le tendi"' dell'ospedale ùa campo SI fermò un solo ajulanle di saoitu. Que'"li poveri feriti furono lulli massacrali dai Turchi. Cosl avvennE> che all'ala ~misl!·a i morli ft.uono m ollo più num . ro!;i dei feriti: su 1:>000 c0mbattenli SI ebbero qua~i 3COo morti e 1600 feriti. Quest1 furono portati nell' "spedale di guerra più vie no stabilito a Simmt.za a 7f> ch1lomeh·1 d1 distanza; ma la noliz1a ciell'avvicmarsi dei 1 urchì destò tal6 p81lico in questo o!>pedale, che dei 600 ammalati e feriti, clt~: vi rano ricoverati, roe scomparvero ad u11 tratto ~{)(1. 11 terzo a~lacco di Plewna, dal 7 all' 11 settembre, fu me~lic preparato dal Ialo del serviz1o san.tario: t i> u"pedah delle divisioni combatlenl1 e1•ant) pr·onti, e dovevano !'!';Sere aiutati dal sopradello ospedale di guerra, che --i era fatl , avanzare a Bulgareni e cue dove,·a pur·e funzionare conte po,-to di medit!azione prine1pale. Però per questo scor1 ess.. era troppo lontAno, ed il mAggiore llnoro tocco ancora agli O!=pedali di divi!'lione dove ~i tro,·avano l'ispettore mPdico di campo, il profe!'sore ,., Bergmann, ed altrr proressori e chl· rui'~IJi emineuti. Dietro gli ordio1 esalti del generale rneilic<> neho spazio di 48 ore si era provveduto a tutte le grand1 operaziom in numero di Si ed alle fa!lcialure ge~sale 380 in numero, menlre nei dl\·ers1 posti da medicazione furono registrati !li15 fer1li. Le magg1ori diftìcollé sorsero in seguito per l'uJteriore ricovero, cura e maolenimenlo dei fer1li: mancando i mezzi eli ll·asporto si fecero subito pro--e~uire a pif:'ùi 8000 di el!si, giaccbè non potevano esl'ere ntl- r icoverati né nutriti; es-::1 ricevettero unicamente un poco dJ biscotto. Del r~~to il G3• oepedale de ~uerra dà uo esemp1o evident~ come que~u o"pedali, per 1l loro numero troppo limi· U:lto fw'Ono sor.racaricati di lavoro: nel tempo in cui 11 dett.o O$pedale ru a BulgerMi, dal 6 seHembre al 13 novembre"


E SERVIZIO XEDICO MIU'l'ARE

passarono 21484 ammalali e feriLI, dei quali morirono 28i (1,3 Ofa\; dalla sua apertura a Simnitza-Sistowa il 7 luglio fino al 13 novembre, vi furono medicati 21361 ferili. Nel combattimento presso il passo dì Schipka del 17 settembre, gli ospedali della ~ e 14" divisione avevano collocato i posti princip~lì di medicazione troppo lontano dal campo di battaglia; il numero rlei feriti non fu mollo ~rande, ma diCficili$SLmo il loro trasporto allraverso montagne senza strade. Durante l'assedio di Schipka l'O$pedaJe delJa 14' divisione fu abbondantemente r·ifornilo di maleriale da medicazion& e di allri oggelli della Croce R o~sa. Per i prepar·alivi della pre;;~ di Goroy-Dubujak il generale Gurko &\•eva dato disposizioni precise per gli ospedali delle tre divisioni, i quali do"evano stabilire 11 posto d1 medil'a:l.ione principale l km. diell•o i posti di med)cazione delle truppe; ma [<li ospedali non arri\'arono a tempo debito e le truppe furono ridotte ai soli mezzi di soccorso dei reggimenti, mancarono i portaferiti, ed i fet•itJ rima~ero molle ore solto Il ruoco, per cui molli rice,•ettero 12 fertLe e più. 11 profes· <;ore v. Bergmanu, che portò anche coUt il valido soccorso della sua sezioM di sanità volontaria, racconta che si potè ùrizzare le Lende ~ comin~are- il lavoro appena '2-i ore dopo il principio del combattimento. Alla presa ùi Plewna, il lO dìceruhre, gli osvedaJi di dh,i;;~ione furono 1·iuniU al posto principale di medicazionB viciuo alla "Slt·ada per Sofia. Le ptmitle dei t'U$si furono mollo piu limitate che negli assalti anteriori, e cosi i ferili poterono e~sere <:urali più presLo. ma ebbero mollo a ~offrire nel trasporto per il freddo eccessivo. ~la già nel 3° periodo gli enormi strapazzi ed il difetto dei viveri in un chma rigido, avevano proctoLto un aumento negli ammalali e nei mort~. L e malattie più frequenti erano le febbl'i periodiche, il tifo e la dissE'nleria. le due ultime con una mortalità del 36 e del 28 per 100. Il tifo, solln il quale nome si comprende\'ano pu1·e il liro petecchJale e la febbre remiLtenle, da principio non fu p1·odollo da una infezione locale, ma i suoi germ1 furono portal.i colle truppe, menlt·e si era t.ras;curalo d'il"olare elì ammalali a t-empo debito lungo le


Jtn'IS'fA DI TECNICA

marcie. Questo é l'errore più dannoso commesso nel set·vizio sanitario russo tanto nella campagna d'Europa che in quella d'Asia. Quarto periodo.

Il quarto periodo del valico dei Balcani e della occupazione della penisola balcanica, dal dicembre 187i al marzo 18i8 é stato il più faticoso per l'armata dE'l Danubio, ed anche H servizio sanitario dovette lottare con <l i fficollà stJ·aordinarie; i carri di sanità e da malati non potevano avanzare sugli stretti sentieri d• montagna e tutto il materiale sanitario dovalle essere caricato su bestie da soma o portato dalle stesse truppe. Nei combattimenti dell'armata del generale Gurko sulle alle montagne non si poteva variare di servizio regolare con posti di mèdicaziooe per le truppe e principali; i fe1·iti erano medicati come meglio si poteva a quindi inviat1 sul versante nord vel':'lO Sistowa e nel versante sud a Sofia. La colonna del generale Dandeville può dare un esempio delle pene straordinarie che dovelle sopportare l"armata; essa doveva valicare i Balcani, ma giunta alla sommità fu obbligata a retrocedere in causa di una bufera di neve, dopo che nella nolte del 28-29 dicembre 53 uomini caJdero gelati e quasi 1000 tra ufficiali e soldati ebbero uno o più arti congelati. In nessuna guerra det tempi moderni si ebbe uua quantità di congelamenti cosi grande come nella russo- turca ; essi furono circa 10,000 con 10 p. 100 di rnorti; il più frrave rimprovero per questo lo merita ramministrazione militarE>, che non provvide a tempo debito per gli oggetti di vestiario. Allorquando al principio di gennaio 18i8, in seguito alrardita marcia in avant: del ~enerale Gurko, il generale Radelzki potè scacciare i turchi dalle loro posizioni fortificate del passo di Schipka, net combattimenti r~lalivi e specialmente nelle battaglie delr 8 e 9 gennaio non fu possibile di stabilire i posti p1•incipali di medicazione in vicinanza delle truppe combattenti. Furono bensì considerati come tali gli ospedali .di divisio:le ~::l.!lbiliti a Gabrowa e Kasanlyk; ma essi erano


E SERVIZIO .IIIDICO lllLIHR.K

troppo lontani dal campo di ba.Ua~ lia, ed i poveri ferili ed ammalati dovellero percol'rere la grande distanza a piedi o ~opra carri pl'irnitivi a due ruolt>, senza trovar e lungo il cnm· mino ricovero e cure, perchè mancavano ospedAli di tappa; l'ospedale di Gabrowa ricevette 800 feriti e l'altro circa 2,700. Dopo le battaglie date in Rumelia dal 15 al 17 gennaio presso Filippopolì, i feriti furono ricevuti dall'ospedale della 31• divisione, i cui ricoverati salirooo perciò a 1400; da. ciò si scorge come gli ospedali di divisione disposti solamente per 83 ammalati fosser o sopracaricali, e non reche1·a meraviglia se i medici sles~i più volte si ammalarono. Il dott. Grimm racconta che tuUi i medici del reggimento cacciatori della guardia si ammalarono, cosicchè il re~~im ento rimase 8 giorni senza medici, e se erano necessari lo dimoo:;tra il numero dei malati che nei primi 1.7 giorni della mar cia preparatoria. sali a 553, mentre un allro reggimento in un sol giorno mandò indietro 100 ammalati. Verso la flne del 1877 la morbidità generale si avvicinavi! a 10 p. 100, per lo piu di feiJbl'i periodiche e di tifo. Il dermolifo si d1ffuse sempre più, tanto che ra ppresentava la rn(>tà dP-i tifosi (9000). e la mortalità rag~iu nse sempre 36 p. 100; ancora ma~gio re fu la mortalità per ùissenteria, agg ravata dall'uso del biscotto (l2 p. 100). Date queste circos tanze si spiega <'O me anche fra i feriti, spe:::so indeboliti da mala ttie pregt•esse essa abbia raggiunto la terribile cifra di 40 p. 1.00 computando a nche i fertti leggieri. Quinto per iodo.

Ntl quin to periodo, occupa zione della Rumelia, coll'avan zarsi della calda stagione aumentarono an<'ora gli ammalati; nei soli mesi di aprile e maggio ammalarono per diverse forme di tifo 60,000 uomini; però gli ospedali temporanei di guerra final mente costituiti e lo sgombero in grande misura permi· ser o una cura migliore, per cui diminui alquanto la mm·talita. Anche le febbri periodiche e le ùissenLHie, sebbene egualmente rrequenli, si fecero meno g ravi. Con queste tristi condizioni la commissione di sgombero riunita a San Stefano alla fine di aprii~>, con pochi mezzi e


RIVIST.\ DI TF.CSIC\

con poteri limitati non era in grado di camt•iare mollo lA <'O!'e. Crò t·ie~ci alla ~econda commissione riunitasi 1l 22 ma~­ gio; es«A, uello spazio di 4 .uesJ evar.uò con "<l pori ingle i!i e rus~i ben 60,000 t1-a ammalati e feriti, che furono riparlìt1 in tre ospedali de g-uer·ra temporanei et·elLi a San Stefano, e lrasporlati ad Odessa, N1kolajew, Teodosia e Seba~topoli, e di là moltrati nell'interno dt>l terr1torio russo. Ret-romar cia.

In segutto all'allontanamento cos1 ottenuto det focolat d'inDanubio, durante la retromarcia, dal c;ellemhre 18i8 al marzo 18ì9, migliorò a pocol a poco. Gli ammalati discesero da l iO~ 50 p. tOOO, e la mortalita da 6 a 3 p. 1000, sebbene alcune malattie eome il llfo ~;~ la dissenteria abbiano Carlo ancora numero. e vill1me. fenuon~. lo stato sanitar1o dell'armata del

Teatro di gtterra in Asia.

L'armat.a del Caucaso do,·eva lottare per a\'anzarsi cotllt'o dirùcolla naturali aucot·a maggiori di quella del Danubio ; i montr dell'Armenia hanno m alcune parli un altezza uguale oJ anche superiore alla catena del Monte Bianco, co11 burroni fr e!Juenti e profondi mancanti completame11te di strade. Co!'! che o~ni p&s:.>O in a vanti doveva essere conquistato colla zappa e colla vanga. Sono propri di quel clima un estate in generale caldo ed un inverno molto rigido con rapid1 s-btlanci di temperatura, conlro i quali i soldati mal \'eslttt e mal nutriti non erano sufficientemente difes1. Non era po~~i ­ bile co:.truire baracche, e per lo più tanto gli uomini c;ani che gli ammalati e1·ano sotto tende, le quali per l'escavazione del suolo secondo l'u~o lu•·co, si conver li\'ano in un misto dt lenùa e capanna entro terra. l medici evitavano posstbilmenle le suctde c asP degli armeni, i qualt però godono in generah· dt buona salute e fra loro sono ~conosciute le epidemie, per cui i ru~si portarono eon c:é anche èOia il dermotifo e la febbre remtllenlr. Il vellovaf(liamento era oltremodo d•ffìcile in quei paesi


E SF.HVTZlO MEDICO MILll ARE

incolli; si dava, é vero, il p1ù gran valore al ''ilto carneo, ma la carne degU animali strapazzati difettava di grasso: il suchari (biscotto) era ancora pel!giore di quello dell'armata del Danubio. Disgraziatamente non s i erano provveduti viveri in conserva, che sarebbero staU del massimo aiutò; u,n espe· rimento ratto con una fabbrica di Mosca riuscì a male, poicbè 2864 scatole di gulasch arrivarono mezze putrefatte. Nelle marcie verso Erzerum, nell'inverno 1887-88, i viveri mancarono quas! completamente. Le stesse difficollà e mancanze si verificarono per il vestiario, che si rendeva presto inservibile a causa del servizio faticoso. Per facilitare la descri7.ione del servizio sanitario l'autore divide la campa~na nei quattro periodi se~uenli: 1" Marce prepar atorie nell'inverno 1876-77; 2' Passaggio del confine il 2.i ~prile 1877 fino all'arrivo dei rinforzi nell'autunno J877; 3" Campagna invernale 1877- 78 con le battaglie di Wi~inkioi e Deweboyum, la presa di Kars e l'investimento di Erzerum; 4• L'occupazione del Vilajtllo di Erzerum nell'estate tRiR. Pr~mo pet'iodo.

Nel primo periodo l'at·ro!ila russa prese quarriere sopra uoa linea mollo estesa, dalla foce del Rionai piedi dell'Ararat: l"ala del'tra (armata del Rion) occupò le alture attraversate dal Rion, la parte principale del centro si ar.campò attorno ad AJexandr•opol, e l'ala sinistra da &rivan ru piedi dell"Ararat. Ques~o periodn non ebbe influenza sulle kuppe già anlecerleniemeote stanziate nella Transcaucasia, mentre quelle provenienti dal nord del Caucaso e dall'interno ebbero presto molti ammalaLi in seguito alle marcìe forzate Pd al cambia· mento del clìma: cosi il 75 reggimento ebbe in dicembre 1876 1200 ammalati per febbri di diversa natura. L'armata del Rion fu molto influenzata dalla malaria perniciosa delle foci di quel fiume, essa ebbe durante l'inliera campagna i 7/ 8 colpiti da febbri periodiche, con pochi morti (2 p. tOOO dei maiali),


~16

Rl\'JSTA fil

T.l~SICA

ma con postumi gravi, oUalmie imporlaoti, diarret• e dis~en­ !>enter ie. queste ulltme con una mortalità tiTJO del 16 p. 100, Un'azione mollo nociva ru es~>re1tata dai luogh1 Ili bivacco, che erano succes'-h·arnenle occupati da nuovi riparti di truppa senza essere prima ripuliti: mentre le truppe spes~o vi arriva,·ano di notte, e trovavano il t'8ncio cotto a metà, che non potevano consumare per l'ecces.:;iva ,-tanchezzs. Nella Tran~raucasia gli ammalati fu r ono ancora mviuti agli ospedali di pre~idio, che fu rono presto ingombra li: perciò la mortalité ~~ Plevt• già in que~to periodo a 5 p. 100. Secondo f'eriodo. ~el secondo per10do il chma era f&\'OreYole ma 11 "er,izio faticosissimo dHIIe ma.rcie in ruonla,.:na, ad onta d1 una r1cca ahmentaz1one, ebbe una az1one esauri~>nle; speciahnente pel rorpo d! Erivan. Da pr incipio le perdite per combaUìmenlo non furono ~ranòi perci.Jt i russi ~i avanzarono co::i rapidamente che coglievano i turcht alla spron·ista, CO!>I &\'venne ali assalto d1 Aa·dahan, ttlla presa di Bajt>zid e nella marcio sopra Erzer·um, colla !>attaglia di o~libaba. nella quale Il cor po di Erivan ru co~ lretto a ripiegarsi rapidamente per l'avanzarsi di forze turche superiori. Sembra che in ques to fallo i rus:it abbiano potuto portare con loro i propri ferili . Non cosi avvenne nello invc<illimenlo di Bajezid fallo dai turchi. i quali, dopo la ritirata dei russi nella cìltadPJla. ueci!'<ero 1 ferila ruco:;1 rimasti nel paese di Bojezid. Le fo rze rama~te nella cittadella, quas1 tutti ammulah e ferili, furono poi liberati dal generale Terguka!'sowo, che coi piti g1•andi sforzi li trasportò al ùi là dell'Ararat. La stes!<& cosa avvenne a l centro sotto LorJ" )1elikow , il quale dovette ritirar"' an fretta ad Alexandropoli, lasciando indie li O I')UO~i JOOO fer•ili. cb e ebl,ero la sle!>sa sorte ru1f'er•anda di quelli di Bajezid. Durante Il ranaanente dell'esU!te l'armata si accampò per allen\Jere rmrorzi pres~o Kuruk-Doro le cordiz1oni sanitar·ie di ques ta localilà sono a vrv1 coiOTi descr1Lie del va· lente igienist.s Dobroslawin . Si verificò subito nel campo


P. S.ERVlZTO .lliDICU liJI.JTAI\E

un sucidum~> inde~crivìbile, non +-S~t>ndo<>i provveduL11 a "eppellire le immuuJezze e lo• fe<'l "P8t"e òcn-unque, e che inqumarono l'ar•a, i" suolo e I'8C1Jll8: lo .,tt-s~o a,·venne dentro Alexandropol. I medici delle truwe, pPr il loro uumer·o limitato e pel servizio falicuso polevt~no dedicart-> poco tempo sll'ig•ene, eò avevano poca aut.o•·•ta e"senùo Je lo• o prescrizioni accolte con io.JtfferPnza (l,! svv •r·sale. Nou recherà rtuindi merflvìglia s~> la di«senlel·ia t•ù ù l.ifo aumentaron•' di uumero Pd assunsero fom1e più gravi, e se la mortolltia :-ali da 5 a \J per 100. Ter~o periodo.

Il terozo periodo dall'autunno t8ì:- alla primavera d.,J 18ìx fu il pP~Iliore, giacché compr nde le rnRrcle più faticose ed i combattimenti deci.,ivi. Questi cornb11Ltrmenli per 10-e non •fece•·o molto "iltime, 1! numero totale •1ei morli e feriti ru <>olo •Il 51100, ma la IO!'O cura in montague selvagge fu diftìcilisc:uno. e ~i lovelte rinuntiat·e alln di~po ... izione regolare dt po~l • da llleiiiC8tiOne. Le perditf' per malalliP furono mollo maggior·•, come e•·a nalul·ole, poich(• alla predisposizione alle malattie mrettive dei qoidati r·u<~<~i <ti aggiun$Zevano le cau<~e e..:terne. ~tale vestiiL 1 e~ftÌO r1parati essi Joveltt!ro faro: 200 cbilometri in t3 gior·m 111 monlaJ~"fle elevate dove i c<1rri d'ogni spec•e avaruava11o solameule 2 chilometri al ~io rno. Inoltro l'alimentazione eru scor::<ist=~ima tanto che l'inlend ..nza intendeva che i soldati coi vtveri per i giorni arriva .. <~Pro fino a l3 giorni. Ne~di ospe lali non si sla,'a mpglio, co~l in quello della 20.. t! i vision~ gli ammalali, sornmament" pigiati, giuce-vauo colle bi~nr.herie e cogli abilt propri ~uciùisssmi f' p eni •.rin~ .. ltl, Je coperte e·J i giacigli erano inzuppati di e<>cremenli e di sucidumt>, e mancava il maleriaiH per fare al cambio :'\on vi è I)Uinòi da stupit·e se lutti g-li ammalati contrassero •l dermot1ro e ~>e tutti i medici e gli infermieri SI amm»larono. Già tlall'ottnbre 77 il tifo s1 e1·n fatto più frequente, ma nel corso ùell'inver·no prese una propo1·zione spavenlevole :J.i


4.18

Rl\'JSTA DI TECXlCA

colle for me peggiori e spe~so complicato dalla malar1a. Come esempio dell'estensione della malattia é menzionato nel rapporto del ministero della guerra cbe una oompagnta del 74• reggimenlo si ridusse ad 8 uomini, e ebe nella t• divisione granatieri a Kars si ammalò di tif.:> i1 96 per 100. € singolar e che susseguirono numerose malattie d'occhi, specie intorbidamenli del vitreo per disturbi della nutrizione, più raramente malaLLie della retina e del nervo otlioo. Fra i f:Onvalescenti di tifo si riformò più lardi il 15 per 100 pet· lesioni oculari. In alcuni luoghi la mortalitA per tl~rmol ifo sali ad SO per 100, ed in questo periodo fu io totale di 68 pel· 100. Fra le altre malattie ~pesse~giarono lo srorbuto, le polmoniti, il reumatismo acuto (20000 colpiti) ed il cougelamonto, del quale si ebbero 300 casi in una sola merda. Q~tarlo Jleriodo.

Nel quarlo per iodo della campa~na d'Asia, durante l'occupazione del Vilajet di Erzet•um nell'estate 78, le condizioni sanitarie a poco a pcco migliorarono, dopoché la commissione sanitaria, di recente instituita, ebbe a sua disposizione numerosi ooezzi in parte governativi, in maggior parte volontarii, per inviare nell'imerno della Russia tutti i convalescenti Lr·asporlabilì. Ciò non ostante il tifo decrebbe molto lentamente. per cui in tutta la guerra d'Asia si ebbero 60000 lifusi con 20000 morti. Nell'ultirno period<• la mol'lalit.a discese da 68 a 17 p~H· 100. Il numero totale dei feriti, t;Ompr~sa l'armata del Rron. secondo il rapporto ufficiale, si elevò a 25984, mentre il numero de'morlt in cifra tonda a 5000. Fatta deduzione dei morti sul campo, sar~::bbero periti in seguito alle loro ferite solamente 12 per 100, tna su questa pr oporzione èosì favorevole, l'autore si r iset·va di ritornare nella conclusione. Egli osserva ancora cho i u1ezz1 sMitari (parsonale e rua· leriale) forniti dal soccorso volontario sorpassarono di gran lunga quelh fol'niti dallo stato, per modo che a giuJiz10 delle


E ~E.RVIZIO lfEDU 0 JULil.\R.R

stessa autorità ru~~e non si può parlare di subordinare il soccorso volontario agli organi dello stato. come è in Germama. Conclusione

Nella conclusione l'liutore osserva che se da una parte non si pos.,ooo disconoscere i prollt'essi fath dai Russi nel servizio sani~ario in guerra dopo la campagna di Crimea, d'altra parte i falli hanno dimostrato che essi sono ancora molto lontani dalla meta che si deve raggiun~ere. La perdita complessiva dell'armata del Danubio fu indi-cata ùel 7 per 100, quella dell'armata del Caucaso del 14 per cento della forza. mentre nella guerra d1 Crimea sali al 26 per 100, e la stessa cifra si ebbe presso e poco dai francesi e dagli in!llesi. I russi possono dunque registrare un deciso pro~resso, il quale però diminuisce molto di vaiore ove qi consideri che la perdita per malattia furono senza confronto maggior• di quelle per ferite. Queste ultime compresi i morti sul campo furono 17000 nell'ar mata del Danubio e 6(.1()() nell'armttla del Caucaso. mentre le perdite per malatUa fu rono 4~000 e 31000. C16 ù teolo più deplorevole perché alcuni riparti dell'armata, osservando i precetti igienici, ottennero buonil"simi risultati, come lo provarono le buone <'Ondizioni sanitarie dell'ar mala del principe ereditario; nel corpo del generale Zimmermann nello Oobrudscha ammalarono GO per 100 di febbri periodtehe, mentre l'armata del Rion in 5 mesi ebbe 106 per 100 di ammalati. L'autore attribuisce questi fatti a cbe non vi era nulla di preparato per il servjzio sanitario, ed i mezzi di~ponibili sul luogo erano ~pesso paralizzati dalla coesistenza delle due direzioni medica ed amministrativa. La guerra r usso-turca avrebbe djmostratoche cogli odierni pro~ressi della chirurgia si può sperare una notevole diminuzione delJe perdite in seguito a ferite 10 confronto dei tempi passati. Veramente la statistica r ussa ha un valore limitato, perché a detta dello st.esso compilatore russo, é inesatta, e l'autore,


RlVlSH. DI T.EC:'\JCA

della conferenza cita alcuni e sempi di vistose diffe1·enze ft•a i diversi dati, che rendono molto dubbiosa tutta la statistica. ed osserva moltt·e che il comput<• della mortalità fra i te riLi cominciava ~olo dall'epoca della loro entrala negli ospedali, locchè succedeva fl, 7 ed anche più giorni dopo il combattimento. Circa il fatto rile·l'ato da Pirogow del risultat•> delle ferite penetranti del torace molto più fuYorevole che nella statistica tedesca, egli dice che può darsi che non vi siano stati compeesi molli casi di morte avvenuti nel primo giorno dopo la ferita e duranl~ il trasporto; la qual cosa si può dire anche per gli altri ferili gravi, eù ha potuto contribuit·e a diminuire la proporz.ion<> della moelalìtà. L'autore spiega in questo modo come la mortalita in seguito a ferite apparentemente sia per l'armala del Danubio minore che nelle guerre tedesche, e per l'armala del Caucaso appena di poco magRiore. Però anche difl'alcando i morti nei primi giorni dopo la lesione, rimane ancora sempr e un grande numero di ferili gravi, e Pirogow con dati precisi, seguendo in alcuni casi i feriti fino alla guari~ione. dimostra senta dubbio che l'esito delle ferite g:ra,·i del torace e del ginocchio e delle fratture CQmminettiYe delle grandi ossa fu straordinariamente favorevole. Pirogow spiega 'luesto fatto in primo luogo per la piccolezza con gt•ande forza penetrante dei proiettili dei fucili usati dai turchi, poi per la specialttà della guerra, nell'l quale i russi si avanzavano con impeto ed erano colpili molto da vicino. ~la l'autore annette uoa grande importanza anche al metodo curaltvo, perchè in nessuna guerra anteriore fu adoperato in maggiore scala il metodo conservativo ed estesa più lat•gamente l'antisepsi. Circa il metodo conser,'ativo si fece spesso di neressité. virtù, perché prima di tutlo bisognava pensare a rendere i feriti traspot•tabill, ed in nessuna guerra si adoperarono i bendaggi gessali in pt•oporz,one cosi elevata. Il chirurgo capo dell'armala del Da nubio r•ferisce che in 16 combattimenti si praticarono so· iamente 292 .grandi operazioni e si applicarono invece 1245 bendaggi gessati. Durante il trasporto era impossibile rinnovar e i bendaggi, cosi chè duravano per mesi, e, quand()


E Slli\VlZfO MlWICO MILITAR"R

421

si togiievano, la ferita era guarita; si citano casi di ferite 1H srma da fuoco al ginocchio ed alle ossa guarit& sotto un unico bendaggio _gessato. Certamente la completa guarì· gione di ferite del ginocchio colla presenza del proiettile, estratto solamente dopo la chiusura della rerita, non sarebbe stato possibile senza la più rigorosa antisepsi, circa il sicuro .esito della quale hanno pure· grande valore le esperhm'Ze raccolte dai medici prussiani in Rumenia. Secondo il rapporto già citato del Cammerer essi hanno acquistata lutti la convinzione che anche ferite trascurate, venute in cura ~olo dopo 14 giorni e già nel pèriodo suppurativo, possono assumeré un decorso felice col trattamento antisettico. Volgendo lo sguardo ai futuro, L'autore dice che, colfe nuove disposizioni dal servizio sanitario tedesco in guerra, si possono dire assicurati all'armata tedesca i benefìzii della a.ntisepsi, e di Lutti gli ultìmi progressi circa la cura del feriti e degli ammalati. Finalmente, ricordando che n.ella guerra rus$o-turca la tubercolosi fu la malattia pitì micidiale, poiché mentre il tifo petecchiaie diede 41 per 100 di. morli, la tubercolosi ne diede 42 per 100, dice che 1 pericoli di questa malattia nell'armata tedesca sono diminuiti per tutte le misure igieniche e rego· lamentari, ed esprime la speranza che.l'ultima scoperta del Kocll valga ·a dìminuirne gli effetti nelle guerre future.


RIV ISTA D'IGIENE

Azione dell'elettrlcltà. alli microbi dell' aoqu&. - NfJI.a prevenli~a pel doU. Or PrETRO P.\SQUALE. - (Giornale di clinica, terapia e metl icina pubblica, novembre 1890). L'autore ha studiato l'azione dell'elettricità sui m1cr·obi dell'acqua. ed e"roue in <]Uesta nota preventiva i ri,ullati ottenuti io generai~, riserbandosi Lra non molto di pubblicartt dettagliatamente gli esperimenti falli, e le Jeduzioni relative. Dal rtsullalo dr quesli preliminari esperimenti risulterebbe iudiscutibile razione della corrente elettrica costante sui mict·organismi. Evidentemente anche con pochi elementi t'azione elettrica è sufficiente a Jistruggere la ·v ita di alcuni micror~ani~mi. o ritardare lo S\'iluppo di altri; e l'autore si propone di ritornare sull'argomento per esaminar·e l'azione di correnti più forti, portando gli esperimenti non solo sui balteri comuni, rna auclle su1 palogent. Già è nota l'efficacia dell'eleltrolisi contro alcuni Luroori di indole parassilaria, e l'igiene mollo avrebbe J'avvaotaggiarsi di questo mezzo prolllattico nei casi in cui si vogliarm evitare i vari e noti disinrettanli. potendo utilizzaJ'e l'azioue prontissima ed innocua della corrent.e elettrrca. Cosi nei casi di acqua potabile SO!'.peLla, uu mezzo prontissimo per essere sicut·i da •Jualsiasi infezione sorebbe appunto la cort·e11te elellrica.


RIVISTA o'tGIENE

423

Sul modo dl oomporiar.t del vira• rabloo aelle lAoca.lazlonl multiple IIP•rlmentall e nell'a••orblmento pet Unf&ttot. - Dott. GusTA v o PoPPl. - (Bulletiino delle .9eien~e mediche, dieembrA '18!10). Una delle ricerche praticamente importanti, che ancora rimangono a eompiersì nel capitolo della rabbia, è di determinare se sia possibile ricmroscere in un tempo breve e costante l'esistenza o no di que~la forma morbosa negli animali so~petti, a fine di sottopor re a cura l'Oitanlo quelli che ne abbiano r eale brsogno. ~ vero che alcuni anni ù'esperienza sembra dimostrino nonocuità degl'innesti anlit•abìci; ma mentre non si sa con sicurezza il meccanil'mo pt>l quale riescono a produrre l'immunità, né può escludersi qualsiasi effelto remoto, t'Ome avviene per altre malaltie d'infezione, è pr udente esserne parchi, tanto più che osset'Vazioni sugli animali dimoslranl) rome il virus rabbico pel mtldo di r eagire possa rimanere talora lungemen{e o~ullo, in istalo ll'incub~zione. L'autore in questo lavor o si è propof;tO di s tudiare l'elfetlo di inuesli ripetuti o di innes ti' multipli suiJ'or~anismo pei •JUalr possa prevedersi venga reso più breve il periodo d'incubezioue, e quindi si possa determinare con sufficiente prontezza la ·virulenza della sostanza nervosa di u n anima le sospetlo. Volendo raccogliere io breve i rjsulteti delle esperienze eseguite dalra utore !"i può .:lire che: t• Gli innel'ti multipli di virus compiuti sol.to le meningi cerebrelt e lungo il corso di elcuui nPr·vi, in uno stesso animale, portano la morte in nn tempo più rapido del c:~emplice innesto sotlomening-e<l. 2° rn seguito ad inneslr eseguiti contemporaneamf'nle in più nervi periferici di uno stesso animale, il per iodo d'incubazione d~:Ua rabbia è più br.we di quello c!1e sl'gu·~ tJ•l in· neslo m -un solo nervo. 3• Il virus rabico inietiato nel midollo :>pinale upporla Jo sviluppo della malattia colle stesse costanza e rapidità


Rl\'!SIA

dell'innesto --otto le menin~i cel'ebrali; il qual fatto ha importanza perchò, l'endendo quanto mai semplice il mezzo di determinare s e un animale sia realmente rabbioso, permette che simili esami· siano compiuti appena che l'animale fu ucciso, senza rico1·rerc agli isti.t;.;ti a ntirabici. 4" Il metodo piu semplice per detet·minare nel tempo più breve resistenza ùella rabbia in un animale sospett<>, e quello di iniettat·e una emulsione della sostanza nervo:-a ;;otto le meningi cerebrali ed i n più punti del midollo !:ìpinale. 5• l l testicolo si presta a trasmt)ttE>r-e la rabbia a lutto l'organismo in un tempo abbastl\nza breve specialmente quando si Cl)mpiano nello stesso ùi\·erse punLure. Esso poi non sempre è virulento ne g:li animali morti di rabbia, il che f'i verifica anche per rovario. 6• Le emulsioni di midolli a virulenza crescente, iniettate nel periloueo, riescono a determinare nei conigli l'immunità alla rabbia. 7• L'immunità alla rabbia, determinata dagli innesti di miùolli attenuati, piuttosto che ad un'azione diretta sul sistema nervoso, sembt·a dovuta 1:11 perfezionamento di una proprieta già preesisteote del sr--tema linratico e del sistema sanguigno, per• rui è impedito al virus introdotto <.:Olia morsicatura di moltiplicarsi e di diffondersi.

Sulla co•tltuzlone latologlca e • all& oompo•tztone oblmlo& confrontate dell&tte 41 v&oca, di oa.pra, d'...t.aa e dl donna e • ulle coueguenze ohe ne derlv&no per la ftstologia e per l 'Igiene. - 8F:CHA\1P. - (Gazette deR Hdpitautl!, N. 90, 1890). Récb.amp ha letlo all'Accademia eli medicina di Parigi un lavoro su !{Ue~lo argomento, le cui conclusioni sono le seguenti: t• lllalte di donoà, al pari del latte di vacca, di capra e di a"ina, non è un'emulsione. 2• I globuli lattei di donna, come quelli delle altre ~pecie, sono vescichette, la cui membrana d'involucro uon e fo r-


mata di ca1>eina. I globuli lattei di donna hanno l'involucro più sottile e più estensibile; quelli d'asina lo haAno meno estensibile. 3• l globuli lattei di donna contengono, oltre il burro, una materia albuminoide solubile; lo stesso dicasi di quelli della vacca. 4• Il latte di donna assorbe molto etere; la crema eterizzata essendo depurata, li liquido sottoposto diventa limpido. Il latte d'asma è quello che assorbe meno etere; la crema eterizzata che esso produce è compatla e come trasparente. Il latte di vacca e di capra assorbono proporziona.lmente meno etere che quello della donna; la loro crema eterizzata è più consistente di quella della donna e meno di c1uella. d'asina. Lo strato eterizzalo sottostante alla crema eterizzata conset'\'a l'aspetto lattigiooso per il latte di vacca, di capra e d'asina. Col tempo lo strato sottostante eterizzato del lalte di donna resta limpido; quello qel latle d'asina si chiarifica senza coagularsi e vi si forma un deposito bianco; quello del latte di vacca si coagula senza rischiararsi. :.i• Lo zucchero di latte è il prindpio immediatcO organico comune a.lle quattro specie di latte, ma esso presenta alcune particolarità nel latte di donna. 6° Il latte di donoa e d'asina non contiene caseina. Il latte di vacca e di capra è essenzialmente latte a caseina. ;• Nel latte di donna e •fasina, le materie albuminoidi sono in dissoluzione allo stato di latte albuminato alcalino. Nel latte di donna e di capra , la raseina e la lattalbumina esistono parimenti in soluzione perfetta allo stato di combinazioni alcaline. 8° Il latte di donna e delle altre lre specie non conlen.gono fosfati allo stato libet'O; i fosfati vi esistono disciolli dagli albuminati o come parti integranti dei globuli. !)O 11 latte di donna cQntiene una materia albuminoide insolubile nel sesquicarbonato d'ammoniaca; questa sostanza non esiste nel latte di vacca, di capra e d'asina; 10° La galattozimasi Ji donna saccarifira energicamente


RI\'ISTA

la materia amilacea; le fr&lattozimasi delle altre tre specie modificano l'amido di fecola senza saccariiicare la materia amilacea. 11° I microzimi e le membrane involgenti i globuli lattei di donna decompongono l'acqua ossigenata con minor energia dei microzìmi del sangue e degli involucri dei globuli rossi. 12" Il latte di donna e quello d'asina si inacetiscono spontaneamente senza coagularsi; il latte di vacca e quello di capra si inacetiscono spontaneamente e coagulano in seguito; l' inacetimento si produce sotto l' influenza dei microzimi proprii a ciascuna specie di latte. 13• L'ebollizione altera il latte di donna nella sua latta}.. bumina e distrug~te la funzione della sua galattozimasi; lo stesso dicasi delle altre tre !òpecie. f4• L'ebollizione, per due o tre minuti, non impedisce al latte di vacca di coagularsi, ma esso si coagula senza inacelil'si. Per arrivare allo stesso risultato col latte di capra è neces!'aria un'ebollizione più prolungata. L'ebollizione impedisce al latte di donna e d'asina di inacetirsi, ma non di alterarsi, senza però coagultu-si. La ebollizione, secondola sua durala e secondo i casi, non uccide quindi i microzimi, ma mod1fica la loro funzione .. 15° In principio l'ebollizione può t{uindi essere inefficace pel' rendere inoffensivo il latte di una bestia malata. 16• Ciò stante e visto che l'ebollizione altera il latte e dislru~ge la Cunzione della ~ua galattozimasi, l'igiene razionale vuole che non ~i faccia uso, per l'allattamento dei neonati, che di lalltl fresco d'animali sani. t io Può essere utile far bolli1·e il latte di vacca per l'allattomeoto dei fanciulli. t8o La conclu!'ione di Taroier che il latte d'asina è il migliore per sostituire il latte di donna nell'allattamento dei neonati e dei fanciulli della prima età, è spiegato dal ratto che, come il latte di donna, il latte d'asina non è latte a ca~eina.


o'IGIE~E

427

Contagio della tuberoolosl nel vedovi. - DESTRÉE e GALL~IAERTS. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, ~iugno, t890). In un lavoro molto e8teso sulla tubercolosi nel Belgio gli autori banno portato un nuovo argomento alla dimostrazione del contagio della tubercolosi. Le loro ricerche hanno loro dimostrato che confrontando la mortalità per tìsi polm•:mare nei celibi, neg-li ammogliali e nt-i vedovi, questi ullirni sono quelli che in proporzione sono mollo piu colpili dalla tubercolosi. A qualunque età e per qualunque sesso, la proporzione dei vedovi affetti dalla tubercolosi è sempre più forte di quella dei celibi. Non si può spiegare questo fatto dimostrato in modo evidente da un gran numero di dali statistici che col contagio che si effettua dal marito alla moglie e dalla moglie al marito. Non si pt:ò infatti suppot•re che la mortalità più forte dei ve · dovi sia causala da un'igiene mal compresa, da una vita sregolata, da eccessi: queste condizioni nocive si t•iscontrano per lo meno così spesso nella categoria dei celibi quanto in quella dei vedovi. Ciò è evidentemente il risultato del contagio nel mall'imonio, la tubercolosi facendo la l!ua secondH vittima qualche tempo dopo che la prima ha pagato il suo tributo. Il primo morto ha lasciato al congiunto la tubercolosi che, svolgendosi con piu o meno lentezza, non rapisce la vittima affetla per ultimo che qualche tempo dopo la morte del congiunto colpito dapprincipio. Sulla oaua della resistenza delle apore alle alte temperature. - LEWtTH. - (Archio f. ea:p. Pathol., e Centralb. fur die medie. Wissensch., N. 27, 1890).

La slraordinada resistenza delle spore dei batteri alrarja ralda asciutta non aveva trovato finora una ~piegazione; ci !:>i era limitati ad avvertire il ratto che Ja morte del protoplasma avviene più facilmente quando contiene molta acqua cbe allo stato completamente asciutto. Il Lewitb che lavorò sotto la direzione del Hofmeis ter volse l'attenzione all'albumina che deve


RIVISTA D'IGIE:'\E

essere conlenula in o go i protoplasma vivente e quindi anche nei batteri e la cui coagulazione determina la morte del pr otoplasma. Ot•a, poiché le spore sopportano così alle temperature, si deve credere che la coagulazione della lor-o albumina é impedila da qualche condizione. L'unica condizione che nella albumina abbia Ufl tale effetto t• la mancanza di acqua. Secondo gli espel'imenli del Lewith la temperatura di coagulazione, in m~zz'ora di azione, è, per ralbumma di uovo in soluzione acquosa. di 56' ; con t;) p. 100 di acqua di 74'-RO'; con 18 p. 100 di 80•-90' ; con 6 p. 100 di 145'. e se priva di acqua di Hì0'-170'. La causa della resistenza delle spore alle alle temperature è con la più g ra11de probabilità dovuta alla loro poca quantità di acqua, che il Lewith secondo i suoi sperimenti valuta a 10 p. 100.

RIVISTA DI STATISTICA MEDlCA Riassunto della statlstioHo sanitaria dell'eaeroito spagnuolo pel 1887 .-- Dotl. M. M. PACAEco. - (Reoista dP. sanidad militar, 1° e 15 febbraio e to marzo 1891).

Togliamo e riassumiamo da r[uesto lavoro, che per la forma con cui é redatto dobbia mo r itenere come ufficiale, alcupe informazioni sulle condizioni sanitarie dell'esercito spagnuolo. La mor tailta generale delle truppe spagnuole della penisola (compr·ese le isole Baleari e le Canarie) ascese a t581 sopra una forza media di 95284 uomini ciò che dà la veramente enorme proporzione di 16,6 p. 1000, della quale l'autore mostrasi, e ben a r·agione. impensierito . .\ mantenet·e co!-;i elevalo il quoziente di mortalità contribuiscono per· buona parte le mala ttie infettive, e questo fa sperare all'autore che introducendo nell'esercito spagnuolo nuovi miglioramenti igienici e misure profila ttich-e, si avrà


RIVISTA Dl STATlSl'lCA llEDICA

certamente una considerevole diminuzione. fnfalti ben 272 decessi si devono alla l'ebbre tifoidea, ossia il 2,9 p. 1000 di forza e 1;)4 al vaiuolo, ossia 1'1,6 p. 1000 d i forza. (~!'l t'esercito italJauo si ebbe pel1888: mortalità pe1· febbre tifoid.ea 1,31 p. 1000, per vaiuolo 0,05 p. 1000). Dal fatto poi che ben 272 soccombetlet•o a tubercoloeoi, l'autore trae pure argomento a raccomandare la severa applicazione delle riforme anche negli studii iniziali di questa mulattia. La vigente legge di reclutamento e rimpiazzo dell'e»erdto, che, citiamo le sue stesse pat·ole, autori::::a l'in-

gresso nelle .file a indioidu; infermi che non subiScono oisita alcuna, é uu'allra delle tante cause che influisce sulla sfuvorevole propot•zione di mortolilà. Non potrebbe pe1·ò negarsi che anche il clima della penisola, cosi soggetto a variazioni, l'lpecialmente nell'altipiano centrale, non entri anch' ess•> tra i fattori ùi cosi altu mortalilii. Infatti nel distretto delle isole Baleari si ebbe una morlalilii di 6, i- p. '1000; alle Canarie di 6,1; ed a Ceuta di l-!,7. Anche l'Andalusia presentò una med.a più favorevole del res to della penisola; mentre nel norù troviamo l'Aragona col 21,3 p. 1000 e Ja Vecèhia Castiglia col 22,:l p. 1000. Vaccina;ioni e rioMeinazioni: Furono vaccinati 101)97 individui e rivaccinali 18313; io tutto 28HO. Estli favot·evoli 67,1 p. f(J(t. Riformati: N. 18!-J6, ossia 19,\) p. 1000. Licen::e temporanee di convalescenza: N. 2i60, di queste 428 per ,·aiuolo. Suicidi: ne sarebbero occorsi soltanto i, ossia O,Oi p. 1000, cifra più che dieci volle minore di lfUella dell'esercito italiano (1888: 0,45 p. 1000). Seguono alcuni dali sulle condizioni sanitarie d~lle tre principali colonie, cbe riassumiamo colle seguenti cifre: Forza merlia delle

truppe europee

Cuba Portorico Filippine.

207::!8 :3297 2019

Numero Pe.rtOOO assoluto clelht deìmortl rana

t3i2 31 :)l

tH,7 H,4 1\4


RlVlSTA

La straordinaria mortalità dell'isola di Cuba è dovuta ad una esacerbazione nell'endemia della febbre gialla, che da sola causò ben 1114 decessi. Belazlone statlstloa aulle oon4lzlonl a&D.ltarle della marina imperiale tedeaoa per n periodo 1° aprile 188731 marzo 1888. - (Statis tielter Sanitiitsberieht uber die k. deut!ehe Marine).

La morbosit.à generale (kranken:~ugang) fu nell'intero periodo: A bordo delle navi . . 962,7 p. 1000 di forza 856,6 » )) A terra. . . . . . . La mortalità generale fu: A bordo

A terra

4,2p.1000

delle navi

Per malnltia . . . . . " suicidio . . . . . l) accidenti tl'aumatici In totale . . . . . .

0,1

»

2,8 p.iOOO 0,4 »

2,9 7,2

))

0,6

))

3,8

»

Nello specchietto seguente abbiamo compendiato i dati principali relativi allo s tato sanitario o. seconda della posizione geografica. È notevole che le navi di stazione nel Mediterraneo presentarono la minima quota di morbosità.


DI STATISTICA MEDJCA

A bqrdo delle navi ..,c ~s [ $~ <.~ o o

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Entrati in cura p. 1000 della Corza t 407,3 9a,t !04~,51 755,4 l7i7,t ?73,5 8:-.6,6 Dei quali per M3lattie generali . . . . . . degli organi respiratori deUa nutrizione

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traumatiche. Mortalità per iOOO. •

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RIVISTA BTBLIOGRAFlCA - --l:»<:-

Berl·Berl, by S URGEON \V. A. M ORRJS. - London, 1890. (LelLura fatta alla Epidemiologica! Society di Londra).

Nel suo servizio in India l'autore ha avuto occasione di studiare parecchi casi di questa malattia, ed è appunto il risultato delle sue osservazioni che egli ha consegnato in questa memoria. Egli distingue nel decorso deJ beri-bel'i 3 periodi: 1• edema e torpore, 2° congestione pas8iva ed anasarca generale, 3• paralisi e atrofia. Egli rigetta però la distinzione in beri-beri idropico e in beri·beri atrofico: essendo queste non gia due forme diverse di malattia, ma due diversi periodi della stessa malattia. I tre periodi sopra accennati pos-


RlVISTA DJOl.IOGHAFlf.A ~ono essere lutti e tre bet~ manifesti o

uuo più accentuato di un altro; un secondo stadio mollo intelll;O può esser fatale. li terzo stadio é di durala più Jun~a e nelle sue forme più Rravi é pur esso fata1e. Quanto alle te orie avam.ale sulla palogenesi del beri-beri l'autor·e, tenuto conto dell'as!'lenza dell'albume nell'orina e di allr1 segni di roalatlie renaU, esclude la teoria dell'anasarca renale. Siccome i numerosi casi descritti dall'r~ulore erano LuUi in pc~one di prigionieri, sottoposti a dilifo!~>nte sorv~­ glianza sanitaria, egli e:;clude pure la possibilita ùell'origine da febbl'i ec;antemllliche. Tre teorie restano aduuque; la nell· rotica, l'emattca, P la malttr1ca · ciascuna di esse sembra contenere argomenti io suo favore; ma individualmente non valgono a spiegare tutti i sintomi. L"autore propende per la teoria malarica. Il veleno m al~o­ rico produce una profonda anemia tento più intensa quan to più il per·iodo febbrile fu pr olungato. Ne deriva un clisturbo di nutrizione dei centri nen·osi e del sistema vasoruolorw, e da questo la trac;udazione del sangue attraverso ar vasi.

' 11 Direttore

DotL. FELIC.B B AROFFIO generale medico.

11 Collaboratore perla R.• Martna

11 RedattO'l'O

GIOVANNI PETELLA

D.• RJDOL FO LIV I

Jl~o di

t• , , _

~ UTlNl FEDERICO, Gerente.

Cap1tnno mtdtco.


MEMOR.IE OR. I GJ:NA:r....I

EMISSIONE SPONTANEA

CORPO ESTRANEO bAI,LA

VESCIC.\ URINARJA (,rllllr'l rall;l .dh ronrt•rt'IIZ.l 'ci<.'lllillr_a lit'l g'fllll~lll 1891 Ut>llo SVt'(1.th• 111ihlar.. tll fo'ir~llll' ol~l olut:

<ari• touaJoli , l~llt'llh~ rnr,dku .

'l :1~ca n zoni ~ •rnla d'anni ~2 soldnto trombettiere nc>l ~"

reggi rneuln grnnntirri entr;l\:t il giorno Hi novembre n. s. nel riparto medicrna ùell'u~peclalt> militare eli Frrem~e . nel tJUale fu tonstatato essf' t'P a).(li alfello da pleurite es,.udalim !>Ìnistra. ' on ;neva precedenti ereditar·ii morho,j de~ n1 d'rmportn oza; non a'e"a soll'l:'rlo mai' nes.•uua mal:lllia dell'apparecchio genitale. ni• ili tJnello uropoietico. La malattia. qunntnnqne l'essudato tendesse :11l aumentare, Mll :<i presentwn ..:ou fenomeni mollo Sf'rii: !'Oi lanlo lino dal primo ~·orno di degenza dell'infermo ne lf'o ,pedal~ ,..j romplicò :l d iscnria che si credelte attrrltuire a parali~i !Iella 'e''' ira non r5sentlo e~sa infrf'•juente nelle malattie fel•l·r·ilt e specialmente nei prol'essi 111 ftammaton tlell:l -.iero~n perituneale e pleurka. Contro questa iscur·ia non riuscendo i :-oliti mezzi medit·ameoto5.i. nella mal t ina del l !l ,.;j do~ette ricorrere al cateleri·;rno pt>r \ttutare la 'escica clte "' pr·csenta\ a molto ùistesn. 28


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E\IISSIO~E sr·O~JA'-E.\ D'U\ COIII'O ESTR.A\1:0

Siccome il (~aletere di metallo 11 . H sc.ala Ch<HTière che ru ùa prirua adoperalo ir11·ontrava al collo un ostacolo che uon poteva e:>sere superato. dato non da spasmo, chè ne mancavano i l'e)!ni. ma dall'an~olo troppo stretto che facPva la vescica sollentta coll'uretra, l'operator·e credelte opportuno di desistere e di ritentare la rrova con una siringa Nélaton. Difatti con •{nesta penetrava facilmente nella eavità dell'ur·ocisti e ne estrae' a l'urina che \Ì era contenuta. Quando fu per lt'vare il catetere. pnr seguenrlo ,;empre le re~ole d'arte, questo gli si spezzava rimanendone una buona parte nell'ur·etra , di dove pochi momenti dopn fu consLHtato es-sere caduta in ve:-;cica. La sir·inga intiera misurava 30 centimetri di lunghezza: a.Yeva un diametro di 5 millimetri. La parte, che dopo l'accidente, poLt.. essere subito estratta misurava centimetri 14. sicchè <tuella rimasta in vescica misur·ava ·'16 centimetri. Si constatò rhe essa, pur non essendo stata mai prima adoperata. non prt'~enta,·a il necessario grado di resistenza e di elasticitil stato diminuito dall'azione del tempo. Fu tenuto un consulto pr·esi~duto dal signor colonnello medico Giorgini per decidere su quanto era più oppot'lt~no da farsi. e fu deliherato. dietro consenso della maggior·nnza dei medici presenti, di tentar·e per via incruenta con adatto islrumento l'estrazione della siri nga riserbando ogni allo operativo grave solo pel caso di constatata impossibilità di l'iuscila con altro mezzo. Sollanlo, siccome in quel giorno l'infermo aveva fellhre piuttosto alla (39° .5) ed era stato praticato molte volte il cateterismo, mentre invece non risentiva nessun disturbo per parte del torpo straniero, fu deciso di differire ad un altro giorno il tentativo d'estrazione sicuri che la febbre non era da attribuirsi alla presenza della siri n~a per la assicurazione de: medico operante che aveva soddisf11tto primn a tutte le regole dell'antisepsi. Con qu.esto si mirava anche a lasciar


DALLA VESCU •.\ URl\AIU \

1omvo :1 modifirare lo stato della veseica che avrebbe P•Huto

secondariamente dare gt·avità al delicato allo operatho sul· l'esito del quale si nutriva qualche speranza pur non illuùen dosi sulle sue ùitlicoltà derivanti in buona parte dalle cattive condi1.i0ni di resi::'tenza che la siringa presentava. La mattina del giorno 21, l'i n t'ermo presentando una fehbre di soli 38° e le condizioni generali potendosi dire :;oddisfncenti relativamente al suo stato, il signor colonnello medtco Giorgini in presenza dei medki dell'ospedale si acr.inse all'operazione progettata. ~on volendo far trasporta1·e l'ammalato sul letto d'operazione per timore dei gravissimi accidenti che in seguito alle brusche manovre di un trasporto pos~om1 cogliere un individuo affetto da abbondante essudato plenritico sinistroJ si valse della pos~ibilità di togliere il limite anteriore rilevato dei letti Bencini: fece CO-'Ì trascinare dolcemente l' infer·mo lino all'estremità dell~tto, sul14unlc e~so venne :l poggiare·col sacro, mentre le estremita inferiol'i ben coperte stavauo all'esterno essendo i piedi sostenuti da dne alte sedie. Introdusse un catetere metallico in vescica e per distendel'la maggiot·mente v'iniettò una cert~ quantità di acttua tiepida prima steriliz~la colla bollitura , ed, eslrattolo, introdusse un piccolo litolritor·e di Civiale e Chanicr·e coll'eslremitù inferiore foggiata a becco d'anitra. Dopo pochi momenti egli cbhe la clestrezza di trovare lo siringa quantunque fosse lievissima la sensazione ricevuta; tentò coll'istrumenlo aperto di seguirla fino ad una sua estremità, ma naturalmente, data la nalllra del cot·po, riuscendogli ciò impos5ibile. la fissò, chiudendo l'istrumento nel punto più lontano cui ~li fu dato d'arr1vare. Traendo cosi il li totrito1·e coodusse la siringa fino al collo della vescica rua q11ivi fu arrestato non potendo il ferro ~ope­ rare l'ostacolo dato. come ì fatti confermarono dopo, dalla siringa piegata ad ansa . ·


}:lG

R'll""10'•E SI'O\T.\'\1\\ (l'l,\ CORPO ~'...,TI\.\WO

\l eu tre facendo dt· l lie\ 1 moYilllt'llli di hte1 .d1 ta l'l! li CllllliOU<I\a a Ili alli dokcmentc, senti tl'unlrallu cum' nuu •l\tllo deJI'i~trullleulu ilttual ... usci di pui senza diflicolt:·t. Le L,l~lllt'ht del litntritore racdJittdevano un Jlc1,7.etlo della ...it·iu:.:a d tt> mi.-ur;tra un rentimetro di lun~hezza; dall'nt·ctra in LHlli IJne;;ti m:meg.d non era nst·ita h più piccola ~tria di san}!tte: l ammalato non avevo. mai dato segno di 1lolore. Era e\ i1ente che. in\ece tli un pezzo >'Oiu ora si ave,·ano ID vesc1cn due per.zi di rutelpre di diver;;a lunghezza e che t•iò avreJ,(.~,. for.;e contriltuito a tf;,re piu sodd1 .. facenti ri'Uhati 1o altri t~>ntali\ i di $Ìnltle natura: ma il signor colonnello per •1uel ~iorno, analorato dal parere di tulli 1 praLtd. nun mlle ritentare h JH'O\ a temendo gumamente che le replicate maIHlVTC pote-.sero far insorge1·e quei sioLOmi d'inlìammaziune lucalc che lino ad alln1 a "l t>t·ano fortunatamente e' i tati. l'er quel ::iorno dun•tue non si fece altro: soltanto con c:lll'tere di 10etallu n. X fu vuotata la ye~ci ca dell'urina e dell'arqua che I'Olll61lt:'Va, e da allora in p()l nOn ru più OPCe-.sarJO il Catel&rj.;mo perclti• prima con tlehole e poi con llla~gior ~ello. l'inrermu cominciò a yuotnre spontaneamente la ve:;cica. E fu nppuollt 111 nn(\ di tfuest• won.enti e qu1 st.. la siogol:tril.• della presrnte ~tori n) che il j.!iorno ~a nelle o1·e pom. l'infem10 emise in,ieme alle orine nn lunJ!O peno dt'lla ,..,rmga, mt>nlre un altro piii CO l'lO rimaUC\'::t nell' Uretra. \ccortO$C06 SUftÌI01 fu l1·~to 11 fermarlo colle tlita e, clli:nnalo il medico tli ~uarti ia tJIICSIÌ ~ospmgendolo Il. p1aoJi traliÌ (10lt' farfu renire all't>.;tenltl. Il pt•zzo tll .;itin~a di rnag:.~iot·e lnngheùa mi,.ura\a rentimeu·i Il: lfUCllo più t'ort<J rentimetl'i i-: a~\(ÌIIOI!Pndo a questi •Juel centimetro estratto col htotrllore -.i hanno centiutetri t 6 c1lra che 1·appresenta appunto ln lun/o(heua ùel pezzu di •·aLt'tert> l'i masio t0 'e.;cwt.


fi.U.l-\ n:sCit:.\

Ulll~.\RU

.•. .\ n·rulore ma~;.:inrmente appreuattili le pi!rli(ol.trilit clel ,·a''' c~po~to mi ,ja cun•·••'"IJ di prPml'ttere akune brevi con- • ,jdcratiuui sui corpi estrauei della ve~ciru onilu::ria. llt>llr c:witi: tlell'organJsmo umano la ve:-l'i<'a i· cerllllttenle ,1uella ,·fie al'«'n!.'lic il ma!.!:gior numero di corpi estl"lnci per e~sert>. quaoiii!IIJUe inrlircllamente. in comrrnicazionP t~oi­ J'e.-t••rno. ed llllPrnamcnte con uc 'l'cere dal quale puo su•·~eclere in t'~sa la loro mi~razione. \ •tne,.lc cause ltil\u~na poi aggiungere i prores..:.i mor·hosi delle pareti della vest'it'il. e le allerazroni qu•dtlJtive o •Juantlt.,Lin• der :;ah ùell urrn:t clw in dati casi pos,;ono dara ori~ine a nwpi f'Slranei. \' nlcudo ljllÌntlr rare una das~iltcazione :-Ì può tlr\·rderlr ili tre Cilte~orie e filo' l" 1:orpl o~.tranei vro,euil."ulr dall'urclru: 1'' Corpi a..;tl·anei pruvenieoti dai renr: .J' Corpi e-.tr:.nei .;pontaoeamente ~enerati. l'er \·ere> dir e a queste lre eale~or ie ::.(' uc potn•(,lre ag:.(inn~cre uua •1uarta che t•omprenrlere.Uue •tnt>i casi in nu il •:orpu e:->traueo i• co:HiLuitu ùa proiellili o eia .;rhe~grr d'o,•o penetrati in vesctca in :;eguito a traumatismo; ma IJUll:o.ll cil"i ...(lfiO molto l'ari e co~lilrri~rono piuuo~lo r.he rma n·.~oh }.(,eneralt~, delle strane eccezioni alle a ...,egliare soltanto la met-aviglia degli l),;~errntori ( 1'. Fermando adunque h nostra nlleuzione 'Ili corpi r•slranei proH!nienti dall'urctnr, s:rcomc quelli cht• c'interessano più da \'icino, ~i w.Je sultilo chi:! t! ...:;ì possono ripetere Lr loru uri;.rine da tlue scopi. r.ioi>: l o tlr ,copo sensuale: l

l«) rlit~mrwm ra•·r..nta thlP ca·l oli o~~• dt1l l.o:.rmo tlìvl'nute nor.IPi eli c:~(f,,li •e.:a-.11 - !'frntt11111 prlllìto dtllf malJtllit clfllt

,.j, ttrlllflrlt).


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t' 'IL -..JO\E -..po:'H.\ \E.\ II'U\ CORPO 1!'111.\\EO

~" da scopo Lerapeulico. E \"'arìu Il eonlin~ente dato da qne)..ll tlne ~r·nppi. e si può asserire •:he 8!-oSII i.• molto iotluen?.nlo dnl ·esso. ~t'Ila donna prc\'ale il num••nJ dei •·orpi estmnei inrrotlotti pr-r -.copo sen"nale, rauo :-pieg<!hile dnlla lur;.dtezr.a e l•revirà dE>If'uretra femminile e dalle •lillìwflit cou' enzionnli d1 ~odd1:-fare con alttl mt•zzi all'esrn• nrnoroso. \ oche nell'uomu. •IU:Ullunctue p: n raramente. ~ 1 :n\ e11tn0 sìru ili ra;;i tli n normale el'Ci lazione ...erhuale, ~ r~rL(• chi 'olesse rarcogl1ere tuili ~li isLrumenti che furono adnperali. dai fuscellelli di .-ttggiuo , l} alli' spiche di trilwtm rrpms (t). dalle forcAIIe per capelli (:i) olle can · nuccie da pipa (~) .dal punleruolo d'a-.orio {:))al hnlbo di un pi•·c·l)lo Jt>rmomelro (6) rueuerebhe insieme on must•u molto istrulli,·u sui mezzi clte l'uomo e la sua dolce ct•mpa~na sonu spinti ., 'cegliere dal!a fantasia eccuata per S()ddisfare ad nno sliruolo depravalO. L'uomo fornt~ce invP•·e il ma~gior conlinJ.(ente ùei corpi strnuier1 iolrodollt a scopo lernpeuLico e rimasti in vescica. Il lh:nocé nella ~ua memorh ha raccolto l:; casr d1 frammenti (li ~onde metallirhe. 9 tlt sonde ela~tiche. 7 dt sonde d1 ::ull.•perca. ~~ ~ontle ,.enza tndicat.ione. Ili ca ndeleue. :J lll'ancha di litocla,tc: ed alln ~imili e~empi porLRDO il Segult>~ Il). il t~ranjU\ (R). d Bout·don (U). il Sèdi:tl•l t IO). il Bnrotlio ( Il ) al quote praticando un'ureLroloruia coli ut·oLro· ( f ) t'ILII'l-1 .

Sprnmtnl•lll', lli'.!ll

l'l C1V1t.U\I.- ~p,.,.l>nt•llalr, IS!IO. !31 flri\CI , - D•l# Cll.•i di roiiiii"Cl >pO•IIUitea di ca/colf rUtiCah. f8ill. /$) llt:Mt:l~ - J11Ur1l•ll •k »Wftrmll •ft lloràtaUJ:, 11156 C:i) III'!~I"CJ~ - Joo~rtllll de l•ll'dtcll<t tJt Rnrdt(lll-t, lSM. ft) F \R\1\ ~ RllTA. - Ril"lllll Ili llled&dnt! e ~ll{nsrgia, filAI. 11 r;,,:lft~ htl..l. f (!6() th l rr~ , IIS70. ~~ Tm, 18ìl . 1U11 t:•wlrtlm;&llllt oll•l rMY11r11i11. f8G,,

111) r,IOI'IIll/1' Il llit•/&tlll<& llltliloJr-. 1 ~1


tomo tli \lai,onneu\'e nma.;e 10 ,·escltél la candelella rond.ottrice. A dare que,ti ristdtati rootribni~ce la coofot·mazione tlcll'uretra masclttle che colla .ma lunghezza, col piccolo calilll·o. ··n Ile moll~pl ici curve. co!la sua patologia e colla su n tempia. mentre renùe dillit·ile ed abbastanza frequente il cateterismo. e'pone anche n molle dolorose sorprese perln delicatezza degli Ì:'lrumenti clte uisopta adoperare. ~on è sropo della pt·esente memorta ìl ricercare ciò clte succede dei corpi e~tranei caduti in '~>scita · merita ··o olO in' ece vedere rome vi cadono essendo piolto~to raro che ::;i av~ veri il ca::o di uno istrumenlo che si 'pezzi appunte in cruel piccolo trauo che pesc·a dentru la ci-;ti orin1ria . .\nche nel fallo rhe ora ho rM·cootuto il cutett-rf' ~élaton si sp~zzò alla dtstant.n di l U centimetri. dalla sua estremi la tnrertOre: or.• la lunghezza òell'uretra mn~chilc nel Yivo oscilhndo fra i 116 nd i ~~centimetri. ,. certo cl1e quando aneoue la rotlura e..,o era gil1 almeno io gran pnrte fuori delln vescic-a. Ounque1·vme s1 spiega che il pezzo 1.lt ·iringa non rìma~c 111 quel puotn al quale era ~Lato roudolto. ma ridiscese invere lullo nella ctsti urioaria! t;ti autori non si sono preoccnpatt molto 1\i dare una spie;.:aztone à questo r.• uo. t)uando il corpo straniero ''"i!~e dalle mani di chi lo :11lopera a scopo ~en,unle. il ..uo mo\itnt>nto di discesa pare sia favorito io par·te dall'azione dell(' fthre utuscolart dell urett·a, io parte dalla diminuziout~ di rolume della 'e1·ga. cessata l'ercziooe. ed infine dali,.. manovre del "oggeuo che nei ,;uoi tentativi ùi estrat.tone. s~trantlo e rìla,ciaotlu il pene. favorisce il movimento verso la vescica. Queste ragioni però non si po:.sono invocare in tulti i r.a:;i; nel M~iro t>'se non pos~ono avere avuto che una piccolissima influenza. Ilisogna invP•'e ammellerP che ttut>lla parle di .;iriog.'l che ~·or-


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EmSS!ONE SPO'iLHEA o'u~ COltPO E-S'IRA~EO

risponde,,a alla porzione memhranos·a dell'nretra ed al c.ollo ùella vescica ahhia eccitato dei movimenti rille:->si delle loro tuniohenmscolari, le quali, conlra.endosi a piccoleintermittenze sopra un corpo rotondo e liscio che abbracciavano complélamente, ebbero la potenza di spingerlo progressivamente <tll'ìuteroo. Non si può negare poi che una certa influenza l'ahhia esercitata quella specie di eretismo del teSHllo spugnoso provocato dalla presenza della siringa e che scomparve appena usci il pezzo superiore provocando Còsì un raccorciamento dell' uretra e la chiusura del suo canale. [l Thompson veramente nega aJl'ur·etra la proprietà di spingere di per sè un col'po in senso inverso dal fisiologico:. ma quest'asserzione è in contrnddizione ~.on fatLi bene accertati. \'ida l per esempio racconta di un medico che vide scompar·ire nella vescica di uu infet·mo ttt)a ~irioga di gomma mentre slava per lissarla in permanenza; ed esempi simili nferi,;cono il Civinle. ìl Segales, e si leg~ono eonvincentissimi nella già ri~ordata memoria dei dottori :F'al'iua e Rota. Le ragioni espresse di sopra semhrano quindi le pi_ù vet·e: l'uretra ed il collo della ve~cica avrebl,;,;ro agito come fu. L'inteslino per spingere innanzi il bolo alimentar·e \ si sarebbe costituita una specie di peristalsi a movimenli combinati il r:ui ell'elto è ~talo la caduta in cavità della siringa io parola. Sot·passo ora sulla sintomatoiogil;l dei corpi eslraoei in vescica perchè sarebbe veramente un fuor d'opera il racr.on lar·e tfuello che tutti sanno e che tntti i libri di chirurgia descrivono. Come pure sarebbe per lo meno ozioso l'intr:Jprendere una disquisizione teorelica sul l 'elllc<~cia degli istrumeoli che furono inventHti per l'estrazione dei corpi stnmie.ri. Dal cut:chia.io di Lero) d'Etiolles ali~ pinzeue di Hunter e di .\mussat, dal frangipien·a di Nélalon e Reli CJUel al d11plicatore di ~1ercier, dal radrizz.atore di Collin alla <~annnln di Malhiéu Yi


DALLA VESCICA URlNAR!A

e una sene intit11ta fii ferri piit o meno in).(egno~amente comhinati . .\Ja nel nostro caso si eh be la fortnna di esperimentarli ~olo su picr.oli~sima scala perchè la stringa dopo e~sere stata di,·i.:;.t in dne dal litotritore a piceole hranche di Civial~->. usd spout aoeamen te all'esterno. Ed ora è acconcio l'investigare come questo fatto po~lla e:;sereacc.aduto, giaccht' in natura il cas() non esiste ma tutto è dontlO a leg:.ri w~tanti ed a priocipii immutahtli. Che nella donn:t ealcoli non voluminosi possano venire all'c::;terno ,;euza l'aiuto dell'arte tutti llli autori lo ammettono e ne trovauo la ragione nellu relativa Jargllezz,a e brevitù dell'urelm femminile. ~ell'uomo pet·ù questi fatti sono assai fiiÌI rari. e molle volle invece ù accaduto che un calcolo arll'.he piecolis~i mo entra to nell' urelm ubbia rich ies tu l'i nlerven lo del chirul'go per la :;ua ablazione. Per quanto io auhìa cerrato negli ann:~Jì di chirurgia quald1e fallo che ;tves::.e '!ualclte punto ùi :;omi;dianza col Oo;'lro, uon l'ho trovato. Pcrchè certo non [JO;'.sono re;.rgere il suo confronto i tre casi dì r·ottura spontanea di calcoli urici in vescica raccontati dal Hurci ed c,;pulsj in frammenti dei tJmtli il più gro,so misurava un poi· lice; uè i ('.a,;ì di ematuria raccontati dal Bilharz sostenuta dalla presenza in vescica del distoma eroalobio che fu tro,·ato anche uel!'urina: ne quello descritto dal maggiore medico Ui Fede di cisti idatiche ( l ) provenienti dal rene e passate altraverso il canale tli'Ctmle al cui calibro. f'jnantunque •li grosso volume, $i erano adattate negli sfort.i del min~tel'e. Sehhene duntrue non mi conforti l'autol'ilii di alcuno. pure, studiando il fatto come ... aHenuto, la spiegazione dell'esvnl:;ione spontanea non mi pare dillicile a trovarsi inYocando non uua forza nn ica ma diversi fattori. (l ) Giornale mnlic(l dtl R.• e.<erdto P. della R.• 1narina, :t]lrile ·1889.


H-2

K)IISSIO.\~ SPO'\TANEA n'UN t:ORl'O ES TU A'"EO

Dico subito, percbc troppo evidente, che. se la p;u'Ollisi della vescica non fosse sco mparsa .l'espulsione non poteva in ne:'sun modo :~vveni re lasciata alle sole forze della natura. l o secondo luogo non si può disconoscere l'eOicacia dell'alto operativo l(Uantnoqne alla prima. pro,•a non aiJI,ia 8\'Uto il più :;oddisfacente l'isu1La10. Contribui tnllavia al buon e:~i to fi nale percltè. tagliando in due parti la sirin)!a. irnpedi che essa per la sua lun~hezzll toccasse incurvata ad arco con i suoi estremi due p1anti opposti della vescica: condizione questa che se a\e:>Se durato avrebbe certamente impedila la sua emissione. Oltre che indiretlamenle dilatando colle di,erse manovre tutto il canale uretrale ~iovò anche pel rano che, nel teutati,•o di estrazione, qunndo le branche dell'istrumento eltbero afferrata la siringa. se è vero elle essa si ruppe. c anche ,e,·o che i due pezzi intanto er-ano ~Lati condotti nella direzione dell'orificio iotem,1 dell'uretra e furono cosi messi nella possibilità d'immettervisi dentro, spiuti succes~ivamente dalla vescica in contrazione e trascinuti d11lln forza della correme. Infine anche l'età dell'i nfermo conlribuj in più modi a non ostacolare anzi ad influire potentementesoll'esito finale; percile. se invece di un ~iova ne si fosse trattato di un ind1vidno avanZ<llO negli anni. l'ìpe1'Lrolìa della prostata e specialmente del suo li) bO mediano e l' t'sistenza del bnsso-fonoo .della ve:;l'ica avrebbero potuto. date tutte le atlre favorevoli circostanze. impedire da sole il risult.'lto ultimo che :;i è avuto. Tuui t[Uesti fattori hanno a' uta dunque la loro importanza: molto si der e alle forze della n:llura, ma molLo speW1 anche all'arte la IJUale ha reso possibile ciò che altrìtnenti avreiJl>e urtato conu·o ostacoli invincibili. Ed ora, raccogl ienclo le vele, vieor fallo di domandarci :;e il ca.;o racrontato possa rornire delle regole generali <~Ile qnali auenersi in contin)Zenze simili.


11.\I.LA \ li"l:IC~ ORINAli l ,\

Hisolo(lta confe~,a• e ,ubito che crò non •\ pos:-ilule perchi• il fallo io isolati} t> le ... ue modalità ..,; aJiorllanano tanto dal C<lmune clte o}tni conclusione che tla esso si volesse dedurre :.areblte per lo meno arri,clti.lta. flue rose ~ote emerJ.!OIIO rhiare e sono: la prima. rhe nell't•sercrzio di qur.hiasi ramo della med1cioa la prudenza nei ra.;i dubbi non è ma• troppa: la 5econda, che contrariamente a qu<~nto pensa il Billrulh.la natura. quando vuole, c mae;;Lm ilnche m chir·urgia.


~'EBURE

TIFO IDEA

.. FEBPRE J\fAL .A.RI UA ? Not.1 dilli~.( 1ld <lolt. 1'. f'"nar,. , UIHI!:.(Ìvn: mctlìcv.

nn 'lmllldo Lll\'l?rttll ::WOIH'I'>'l' il PAI'II~sila di'Ila. IUilllll'ltl, lllulll . twh »Iii '<1111;_::111' 1'0111) slati l!OIIIfllUli da ~1an·htRI8\'d . c.. th. Golgi l'd Alll'l, ed (• Orlli8Ì opiiiiOIIè fondata riAI lllicroscor•~ti. che bn~li l'lllVCIIii'C ll118 rlellO lanle fO!'OlC <lt•l pa.1'8""11.8 malarico, per accel'lnrt• In dia:.rno!<i di febbre malartcn .\ !{:.:tun~•llln esst clte in un malarico il quale unn tlbhia preso preparati dt rhma, .iuranle l'accc--!<O febbrile <>i tiebba o:emrwa polca· rinvenire qualcuna di quelle forme pnrassilal'i•• rbe chiaric:ca !a dia~tno«t . Da un paio d'tllllli ''8 ptlr le mani tft>i clinici un reallho che rnamfe!>~ rhlnramante In dill'ereuta fNl l•! ot·iue d1 un febhrt<'tlaote pet· il~>o-tifo, "<'&.lattina. 11101 billo, vatuolo. lubercolost, e l'ori na 1l'un febbrici tante per malaria. Si dice che il reallivo d'll:rhct. riduct> e !'vela J_. sostan:te aromatiche t•rodoltf' •JA~Ji ~chtzùmiceti me.iJant~ uua ;,puma r o:o::a tu•llo vrrne, fndnta·e nel caso d' infezioul' malaric-e, bencht· l'orina ~' tinga 111 rosso-t·ubino con '(Uel a·eaUivù, la ~puma resta mcolora. Il l'Mlttvo cousta dei sel{uenti elementi: In .\ ci!ln cloridrico 50, acitlo M lfanilico 5, acqua distillata 1000.


l EIIOIIR TlfOIDE.\ O I'Elllll\1 IIAI,.\IIIC \'t

~~i)

·•• "\ilrtlo di sn.Jio m -.oluziouc "'''lllo:<a ul 1 . p. UKI, s 1 1u e:<coh.lllo tlue g l'IUllliiÌ tli f'JUt :>18 l'OCOIIdtl "01UtiOIIC CUli 100 della prinw, c co;..l rullo il rcatlivo :.i adupet'!l a voluml' l'fo'Uale con l'or·im1. In una provt!tla cbe contenga meltlorina e metà l't>allim, ~i o~~ÌUO!.(e .,. d'ammoniaca. indi si Agila. La ma!<~a diveniti 1'•)!"'-8. e la "Puma ~• tinge in rosso con color<! per ..islenle 1wlla !'ebbre tit'otde costantemente, con mino•· costanza nelle rebhri da scaf•lallina, morbillo, 'ninolo, tubercolosi. E mulile •l du·e ùi qual ,·antaggio !-8t'èbbe questo rt>atltvo nulle ref!ÌOni mahtriche dove spP~<~o si è io dubbio "ullo vera natura dello febbre, per le anornahe di forma ehe "fli!!'C~O "l l'Ì'-COOlrano nelle f,.bbrl infetlÌ\'1!. 11 :,eguenle ca,.o mo<~tra come le m10malie o•1n <~i an.• .. tino però Ali» rorma t'lini,.~. ma invadano anello il campo ,·himico o mtCI'Ot<COpt<·o~ onde ~ noct~:.<sarto g iovat·si di lull• i caralLeri po~!\ibilmt'nle reperibili, microscopit'i, clntnic•, anamneslìci, clinici ~' Lel'apeulici, ~e in rerte ~ingolari circn"'lanze <~i vuoi rie8cire a fot'mlllfl re una dia~no<~i ~>ulla unlUI'H deliP febbri inreLL•ve. Bouvim Ale!<..,anolro, car1:1bioiere nella ~lazione di Magliano, entrava i l 15 dicembre in •tuest'ospedale. u narravu d'u,.,..r Hvuto una rebh•·t> alti~llima della ùut"alo di 4H or~>. Era upiI'Cllt<'O, avevt, colOrito pallido, linguu impalinal.a, venu·e ~li · tico da tre giorui. lraUahile e uon 111eleorico, milza ~por­ g"l·nLe p<'r un d1Lo Lrasverso oltre I'Arro coslale. G i ru ammini<~lrato uu purgt~nle ~lino. ma ndl•' ore pomertdiane tlt-1 giol'lln 16 dicembru tornò la fehbrl' "-~'liZ& hrìvidi, e si pl'olras.,;e nl'l giot•ni seguenti, con lempet•alu•·u dt ~n•,:; al matl111o .lei 1i, .{()0 alla sern, scese a ;-!Ha nel mulluw !lt•l l , t•isali u :l~,!) alla <>era. Al mattino del 19 la coprosta~i conliuuava, onde <~i ammi"'"tt·ò un grammo di calomelano. La febbre ~wrò :si manlPneva elevata a ~oo.:J. :-;aJendo a ~0•,4 atla <>t-ra; fu nllot•a che io volh tipt:rimentare tl reattivo J::rlicb, ed ebbt nelle IIL'tne una l'lpuma dt un rosso chP non ~compa.r·iva col ripo<~o. Il gìot·no 20 si ebbe una leggera òecrescen:a:1 febbt•ile ùi :l!l', che mi semb1·ò coincidesse cou l'ollra piu pronunziata. Jel


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J..'EBBIUI! TIFOIDEA O FEIJIIRE III ALAUJC,\?

1-{Wt'no l8 uèl qullle la febht·e er A cli!>ce;;a o 38°, ~~ con quella dt>lla analltnn del 16 nella 'tuale Il Lel'lnomelt·, a\·Hn t<tJI.tll&lO ;JO• ,5. Se malgrado il responso tlel reaUivo Erlich avessi avuto a fare con una di quelle infezioni maladche tanto facili nell'agro rnroano anche in invt:I'no, e se questa inf~1Jone avesse prodotto nel mio infermo una febbN> a lipo anomalo, cou remissioni decrescenti perché non si era amm1ui~lralo il l'imedio !'Ovrano Mnlr o la malarin. se que:,:ti aerassi febbt•ili protraendo~i in se!lui lo per 48 ore come gli lllllec('det~li non fossero seguiti più da quegl'inlot·valli •l'apiressin o dJ considel-evole defervescenza cbe acrordan o •JUalcht! tregua all'organismo, ma invece avessero finilo per costituire una tl1 quellt> febbri subcontinue aulunnah lanlo pe1·icolose, la mia inattività l el'apeulica sarebbe stata colpevol e. Ricorsi al microscopio, ed al pomeriggio del :20. menl!•e la temperaLura era a 40" e l'infermo non aveva ancora pref:O alcuna dose di chinina, feci due preparati del sangue 1'96gueudo con tutta esatlezza il melodo oramai a lulli noto l corpuscoli del sangue erano ben distinti fra loro. Mn ra~­ grinzati, non ag~lomerati. non disposti a pila, ma in nesl:>un corpuscolo clei due prepa rati, nè nel plasma san~ui~no poltii scorgere alcuna delle lanle forme di plasmodi, di semilune. tli cOt·pi fla~ellati. di margherite, di cm•pi pii! o meuo pig· mentali come se ne vedono sempre nel sangue olei malarir-i. Fortunatamente al mattino del 21 òicembre la temperatura scese spontaneamente a 37°,4, ed allora il corso della febbre. il luogo nel lfuale si era contralla la malattia, il pallore dell'infermo, il tumore di milza, mi decisl'ro , ed er·a tempo, a prescindere da o~ui considt>razione sul repet>to microl'copico e chimico. ed ammioistr•ai un grammo e mPzzo di solfato Iii chinina. AJJa sera la temperatura si mantenne a 37°.4-, al mattino seguente scese a 3i•,t. amministrai la stessa dose di chinina. e trovai alla sera una lempP.ralura di 3i•,2. La mattina del 23 l'infermo pr ese un altro grammcJ di cl1inina. la temperatura scese a 36•, e nei giorni se::ruenti non divenne più febbri!~!. Tutti i vecchi clinici con~igliano di ricorrere alla chinina


fXIliJRE 11FOIIIR\ O H~llRIIE \1\1 :\RH\~

11 ~ 1 C8"'1 tlubbt, e

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Laveran dicc cJw c·on una huo111t do:-e tli qu..:.to rtflltltlio ...., puil ~enqwe ~velttro uu» febbre uutlaricu, o che !>8 dnpo du•· o Lre ~norui lA chiruna uon ha ttlt·u"" efficacia, allora ::-olo Lisogna -rtvolgere la us~nte ~td aht·a iurermti.U. In que!'<LO caso, riusciti fallaci i t·esponsi della chimica e d.. lla JOJCI'O"COJltS. ti responsn lerapeulico non i' "Ialo mendace. È obbhgo dunque del medit·•> Leular llempre Lultt 1 mezzt pet· chìat•ire la diagnosi. ed aver bene in ment>:! che "e vt sono mollt> malulttc facilmeolt! diagnosticabili, vi sono anche mollt c:ac:i speciali nei quali lo diagnosi,-. unC()ra difficile in tulle l~ malaUie.


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SOPRA UN CASO 01

RElJ)IATISIIO RtENOBRM~ICO REtiDIVANTE Couferenm LNaula il 6 febbraio tS'JI pr~J.<<o l'o<pcJale milìlare cii Mll:mn ci:J I clnllolr G iulio D I' ~nnti, (t!lh'nle me.li~n

Riferi!-CO lJrevemente su di un easo di •·eumati;;mo recidivanle spectlìco, cioè blenorra~ico, occorso nel rt>parto venerei nel mese dt gennaio l~!l1. Rtflette la gU&.I'dia di finanza Carrara Yal!mtino del circolo di Milano, ch' i· Ull indi\•tduo di mediocre costituzione fisico, di tempet>amento linfatico, oligoemico, con scarso paunico!o adiposo, con nutrizione g•~ nerale deper•ila. Ci racconta dj aver sempl'o goduta huona salute e di non aver ma1 contratto ulceri venel'ee o sifilitiche. Ai primi del mese di dicembr<' 1889 per la prima YOita contrasse una blenort'agia, per la quale ai 15 dello stesso Illese fu J'iCo\·erato m quesL'ospedate, dove dopo dieri gtot·ni ciJ'C3 la secreztone urelrale era alquanto dimim1ita, ma <'Omtnciò ad avverlil'e un cJolore nell'arlicol~zioue tiblo- perone-a.,h·agalica destra. Questo dolore andò sempre più aumentando e la detta articolazione in pochi giorni divenne gonfie, sia per un versamento inlraarLtcola•·e fnt•malosi. sia per unA tumefazione mfiammalorio dei tessuti periarticolari. Fu cu•·ato con applicazione di tinlut•a iodica con appat·eechio immobilizzaHtc e dopo 53 giorni usciva dall'o~pcdalc guarito completamente a nche delle. biPnort·agia.


SOPRA Ul'{ CASO, .ECC.

Ai primi di 81-\"0SlO 1890 il Cnrraro. in seguito a nuovo eoito impu 1·o, contrasse nuo,·ameut~> blenorragia che egli curò da sto. fino ai 18 agosto, ~iorno in cui fu costt·etlo a rientN.1re all'ospedale, perchè fu nuovamente prel"O da dolori arlicola1·i nell'articolazione tarso-mcta.tar!'<ea sinist1·a con gonfiore esteso al dor:;o dPI piedt-, nell'arlicolazioue tibio- tarsea sini»lra la quale divenne anche gonlìa, e nelle articol~:~zioni omero-sr.apolari. Usci guarito dopo 43 giorni dalla bl~norragia e da1 dolori. Il giorno 5 dicembre 1890 ebbe nuovo contagio blenorragico e dopo cirra dodici ~iorni di nuoYo cominciò ad avvertire i dolori Articolari pr ima nell'articolazione omero-scapolare :.;inist1·a, •-tu mdi nella stt>t·no-clavicolare e nell'ornero-scapolare fii dest1•a. Ricovero perciò il giorno 27 dicembre All'ospedale, dnve tuttora trovasi . All'epoca dell'ultima sua entrala per<>i:<teva anc-ora la sec1·ezione u•·etrale purulenta non 1oòlto abbondante e i dolori accl'nnati i quali era no continui, fort.1, accompagnati da lieve aumento di tempert~lurn (3'7,6). In corrispondenza dell' arlicolazior•e sterno cla,•icolare <.lastra cominciò a formarsi una tumefazione estesa anche lungo il 3o iutf'rno della clavicolà, pastosa e dolentissima alla palpa7.Ì(me, rilevante nel punto cor rispond>3nle al capo clavicolare, o co::>i lie'c tumefazione s• notò attorno all' arlicolazione omero-scapolare s1nistra. l dolori cedettet•o poco all'uso in·lerno di salicilalo -sodico, all'applicazione locale di tintura iodica, di pomate cal111anti ecc. e solo da pochi giot·nj sonosi calmati lasciando co;:i tranquillo rmrermo di notte. Allualmenle pre;.entasi denutrito, con le mucose e la cute pallidP Nelle accennate artieolazioni ASiste ancora una sensibile tumerazione; inoltre nell'a•·licolazione ome1·o scapolare E>inistl'a ><i è residuàta una rigidita articolare che non permette Affatto all'infermo di polér solle,are il braccio in alto, e che tale rigidilù sia do,•uta a fatti infiammutori dell'articolazionf\ P te:,;suli periarticolari, e non a contrazioni muscolari volontarie per il dolore suscit.nlo dai movimenti dell'ar·to o a ratti di pttra)isi dell'arto stesso, lo prova l'impo!-sibilita di poter sol!('var.· il braccio con movimenti pac::sivi anche cioè quando muscoli Jel br·accio souo in corn plet<, rilusciamento e lo

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SOPRA U~ C.\SO

prova lu forza muscolat'tl eia .. si t> eon~er·vata normale. 1r·at. Lasi adunque di ve•·e artritt JOulliple specifiche sulla cui etio logia non può esis tere dubbio, poichè la compar:>a costante eli tale HITezione clopo pochi giorni dal contagio blenot•ra~ico per ben tre volte e con lunghis!':imi intervalli di salUle c'indica ch· essa ~ in dirello t•apporlo e dipendenza di questo virus e che nell'individuo in esame sì è avuta una speciale pred1sposiziooe al suo sviluppo. Questi ca!'i in vero non sono punto rari. Il Perrin, per ciLa!'ne qualcuno. riferisce un caso classico ·di un individuo nel •tuale la blenorragia diede luogo dopo 20 giorni aò una pleurilf' diaframmatica e due settimane più tardi, migliorata questa, alla compat•sa di un'adenite in~uinale con edema in entr•ambi gl• arti inferiori e con tutti i sintomi di una flebili" (l!•lla femorale e dopo 14 g iorni, pet·sistendo i sintomi di una pleurite secca, a d un'artr•ite sterno-clavicolare destra identica a quella avutasi nel nostro caso. L'autore, in proposito, dice cile tutti i fenomeni morbo~ i presentati dall'infermo hanno una tcr l!l analogia cou le inft-ì1ioni puerperali; la pleuri~A' diaframmatica ha segnato la prima tappa dell'infezione e per spiegare la flebite doppio suppone che dalle vene dell' a$lla i microrganismi abbiano ~uadagnato le vene d~l bacino donde undotl~bite obliterante pt·opa.gal8 agli arti inferiori. Ed •l Ducr<'Y di Napoli ricorda un caso assai analogo al preced e ut~ nel quale ad una blenorl'agia acuta tipica si accompag no a capo a d alcuui giorni febbre e poi succe~sivarneute ~i ebbe un gran numero di manifestazioni morbose da porte delle s iero;::e: !Jieul'lte de$lr·a dapprima, più tardi siuinistr-a e poi un idrarto del ginocchio, del pugno e Hnalment~> i fatti di una leggera peritonite sierosa. Una pat·ticola,·ili• degna di nota et·a la rapidttà con cui gli essudati sierosi ~i fo1·mavano e scomparivano. Anche il Raymond r ipot·to un caso d• artropatie molleplici ed atrofie muscolari dtffu$e in rappor to con un'infezionE> blenorragica. Le diffusioni e localir.zazìuni in organi lontani ùel virus blenorragico ~on cose a ìà ben note da mollo e le continue osservazioni tendono sempre piu a dimostrare corne erronea sia l'antica idea chn quPsln virus debba assolutamente ed esclusiv&meute Jo-


DI REU~lATISMO BLENORllAGICO UEGIVA~TE

,jr) l

calizzarsi esclu8ivame.ute nella mucosa uretrale e vescicale e tutt'al più produrl'e l'orchite blenorragica . In tesi generale questn falLo Ri verifica in moltissime infezioni, da principio localizzate in dati organi prediletti e poi ditfn~e in punti lontani. Così fr·a i tanti esempi che dimostrano ciò può citarsi lo pneumococco del Friedlander, il diplococco lanceolalo del Frànkel, che dai polmoni ove primiti\>amente si -riscontravano nelle polmoniti sono inunigrati nelle rhe.ningr, dando meningiti secondarie, nell'orecchio dando otili, nelle articolazioni dando artriti come il Picque e il Veilon (',onstatarono in un uomo di 36 anni, che in ~e~uito a pòlmonite ebbe gonartrite con rilevarlte· versament() purulentoein questo si risconlt'arono indubbiamente il diplococco del Frankel ecc. E come lo stl•eptococco .Piogene che si riscontra nell'o ti te pu· rulenta può invadere secondariamente altri organi lo11tani e, agendo comfl causa fiogogena, suscitare nuoYi processi ~pe· cifici infiammatori, Gosì s.i può ancbe ben arguire che il virus blenorrag-ico trovi terrenQ propizio di sviluppo neHe sierose alle quali arriva sia per la cOI'rente sanguigna e sia più probabilmente per la lìnfalica. Tutti riconoscono ormai la f••equenza della ~onartri.te blenorragica caratterizzala da dolore, notevole vei'samE>tllo, di solito sieroso, e da lieve movimento febbrile. Se tali accidenti metastatici sien dovuti esclusivamente all'azione dei gonococchi del Neisse1· come alcuni credono o a sostanze chimiche da essi prodotte irritanH e tossiche assorbite, o sieno dati da una infezione mista come altri inclinano a credere, ammettendo che l'agente morboso assorbito e trasportato non sia dovuto ,..olo al gonococco del Neisser ma anche ad altri mierorj:!'anismi uatogeni come lo Staphylococeus. PlJOgenes aurew> in special modo, non è questione peranco ben a~$'Odata e sarebb"'ro in pl'oposilo desiderabili nuove indagiui batteriol o~t iehe allo scopo di verificare ~e ne' casi dr reumatismo blenorragico con vel'samenli ~iet·osi Q purulenti, questi contengano o no il gonococco del Neisewr, s.e lo conten~ono e!>clusivamellte e costantemente o insieme ad altri microrganismi.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA !'1EDICA

Sulle alterazioni ana.tomo-!)atologtche riscontrate nel oada.verl di individui tnber.-olosi sottoposti alla cura. 11 Koch. - R. VrRcHow.- (Berliner klinisehe Woehen-~ch rijt, numeri 3, 4, 5, 6, i, 8 e ~. 1891). In varie sedute dell'Accademia medica di Berlino il pr·ofessore Virchow !Jresentò ed inlerpl'elò i preparati patologici spellanti' a caùaver·i d'individui Lubel'colosi, che erano ·Rtali sottoposti alla cura dì Koch e di cui si riferiscono qui i risullaLi (1). Un raso di tubeJ•colo~i intestinale avuLo dall' ospedt1le ebraico. L'intestino aveva l'aspetLo delle lesioni che si riscontrano nel tifo. Ai due lati della valvola di Bauhino, speciaJmente nell'ileo, si scorge una ser ie dì uleerazioni follicolari. ~umerosissimi rigonlìam•·nti s i osservano tanto nei dintorni delle ulceri, quanto in quei luo~hi in cui l'ulcerazione incomincia e finalmente in quelli in cui è ancora la superficie chiusa. Le placche di Peye1· e i gruppi di follicoli, che per grandezza si avvicinano ad esse, sembrano piane, lise<', bil;mcbe, le cui ~uperficie ov•! più, ove meno sono hu.c:hereilate da ukeri. La forma delle ulceri le fa differenziat•e da quél!e del tifo ordinariO. Sono supel'licie ulceratè rotonde o a ghirigori, che assai presto si uniscono fra loro, proàui:ono gra ncii distruzioni, forale nel cenlro da processo gangrenoM che aumento con rapidità la distruzione. Se con t'acqua si lava l'intestino { l) Dr-Ile prime dimostrazioni fu l'eSo conto in <Jue~ro stesso giornale: fasci· eolo di g&nnaio pa~. 27 e 77.


1\lVISTA YEDJCA ~i scorgono p1ccole perforazioni semi lunari, come si

osservano uelle tilstruzioni dei follicoli sol1lari. Le glandole me::;ooLeri(·he vicine che sono in relazione con la regione ileo-cecale so11o inf!.rossate come noct avellane e per metà caseifìcate. Nelle più grandi di esse si scot•gono compi recenti di tubercoli submiliar1 del peritoneo. Nell'ileo di altro cadavere in vicinanza della valvola di Bauhino si trovano due al)liche ulceri tubercolose della grandezza d• circa 2 ceutesimi, con superficie quasi netta ma con roudo indm·ato e denso rigontiumento dei margini. In corrispoudenza si scorge sulla sierosa una miriude di piccolissimi Lubercoh sub miliari. Tisi polnwnare ulcerosa e tt'si Lat'inf!ea.

Dopo la seconda iuiezioue fu eseguita la Ll'acheotomia. Ndia Jariogo Ri riscontrano ulceri grandìss1me a fondo piano come put·e sull'e-pigloltiC:e, ma si scor·gono pure tubercoli miliari, di recente nati, uei margini e nelle parli vicine. Nella stessa valvola di Bauhino si vedono alcune auticÌ1e ulceri tubercolosa in parte scolorate. ~ella sierosa di questa regione una serie di Lubei'COii giovani submiliari confluenti fra loro. Tubercoli giovani SI sco1·gono pure nella parte mleroa del fegato e sulla superficie del medesimo: vicino al margine infer·iore un gruppo più grosso di Lubercoli submiliari fini difficilmente visibili con infiammazione recentissima. Somigliano a •1uelli g1a descrillì del pericardio. P!'esenta i polmoni di un individuo piem zeppi di caverne in lulli i lobi e dove non sono cav~>rue esistono focolai di polmonite caseosa, cosicché e nssai difficile di riscontrare in detti organi una pat·lc anche piccola di tessuto sano. Il malato 11veva l'icevulo 9 iniezioni dal 18 dicembre al 5 gennaio In prima d1 t, l'ultima di 5 milligrammi e il Virchow presenta questi organi per dirnostr·are che anche l·arte ha 1 Slwi contini, oltrepas~a li i quali non è piu possibile alcuna cura.


1\JVISTA

f'atlflrerc d i 11 no :il u.dnrte d i :lS an n t Soll• l'apice del 1 olrnone lt>ctlro si r t. contra un rocolttio tubtor c·oln..;o f('rOS'IO c1uuuto uua uoce a volle.na vicirw ulla pkura cht• é rtma~l8 p~>rforat.a cou ~ucces~i\'o pneumotortlce. Nell<: vt<'ina uze noJ1 polmoniUci ''tl"'"o~i. nella pleur a tubt.'rCJ•h uuuvi e ,.e<Tbi Il n•ala.L" aveva t•icenalo 9 iniezioni oli liura c lu rapiùtt perfo•·azione P !l.Vn•uulA dopo la cu1·A.

:-\,•1 polrnon~ d1 uo 'U1<'1•18 ~~ rtc:coulraa·ono 1 !-iulom• della polmo • lt• flernmono"a <'Ili' l'autore c recl~va e~ 'IUC:J\~ mentt p ro prw della l111fa. Ignorasi c:o quec:to 1ndividu(l fo"'"l' <>talo curalo con lu tuh•t•coltna. Pt·e...enta I'(UIIIdi u11 ca:-o I'On mduramento d~>gli ap1ci polmonart t(U&.Ie !•r•JC6'-l'o dt ;.:uu r igiune nalural~> dt:llu 1isi, mA e;.rli crede elle ~i lra lli piullo~lo di '-tfllide }I o~ll'li t p r l"pHrat• dt uu'aulupsta J~ ~da vere d1 uu uomo dt M 11nm lllalnlo ulla Chat•t té tJnt• t.l11l IO ollobro IX:•o ~r pleut'lto co11 e!'!'Utlttlo. Dal 10 ot t..obr~ 111 .aG uovemhre 11011 fece cut u th Kuch ,....l elle relali ,.,.mente heut'; non ebbe f~:bhrt' "' II IIO IIIU/.10111' di [!Pf:O de) COrpO. Dal 2ti 1u ,·t;mbrt' al 9 genr.l!tO •·bbe 5 lllìt·ziout dt lluftt a cu1 8UcCtJH!'ero fui tt rel!ztoui fi11o a 10 grAJi. Dul'aUlti la cut·a ùt Kocll diuunuztonc del !Je~o del w rpo t tl~ uiLinao fl•ubre con twua ~l 1rlo ti 21 ,zennaio l !H A lltiJ,"•Ilta. - l udUI'atnenLo 11ug 1i 11 f i et pulrnouar1 t' re8ÌÙUI plt•urtlt'"'· Tubcrco)o-.i au lia•··· Hll a twdl nart&.tllellte dtll'u~a 81 polt110IIl, alta nulza. ai . o·m •·d ~1 fPgu•o ~di'I'\"'!Jt!dale ùPiltt Chttt·itt• fu rlcove t·alu uu :.uictda il quale a veva attentato ai suoi ginr ut i.à gliaudo~i le 'eue del!~ braccta. Lt• fpJ'tll· c'ul'ale uel t•tparto cii clururgia del pt't•f. Bardeleben 2111tr trouo in P' t• o l•·mpo. mA "IC• ome l'i11olh tduo pr~>!'entava n•·• poltu•mt gl'8\ i lc<>ioni tuhorcolosE'. co~• fu lt·a;tporllli.CI nel rt purlo dt m~:dtcma ove t.lop11 24 ''t'e 1n0l'l.


'

Mi!OlCA

1"".· ')-;);)

All'autopsia, Vircbow r1s~ontrò una polmonite gangrenosa, simile a quelle che aveva OS$ervato per la prima volla nei polmoni di luberoolosi curllll con la linfa di Koch. Pern ignorasi se l'individuo lisico, pr1ma di attentare ai suoi giot•ni si rosse sottoposto alla cura con la tubercolina. Ma snelle $8 ciò non fosse avvenuto rimane sempre il l'atto che menLre la polmooile gangrP-nosa nei \io;,ici ~ raris:sima, essa si mostra con !straordinaria rreCJUenza nei cada veri di individui sottoposti alla cut•a con ta ljnfa cii l<och. re<~Uiva,

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Un uou1o Ji i6 anni ru curato alla Charilé con ti iniezioni rli tubercolina, la prima il 1i- dicembre, l'ultima rJ l gennaio. TotalP 0,0635 grammi di !in l'a. All'autopsia si Lrovò una grossa ca\•JLè dell'apice del polmone sinistro; all'altro upice nulla d1 importante. Ecco le alterazioni più notevoli riscontrate all'autopsia, t,n r ìn!J~ e trCir.héa. - Ol~•·e piccole olcerazioni all'epiglottide e nelle vicinanze sì scorge una 1 iccola ulcera profonda ed ahtuanlo antica fra la commessura anler10re e le corde vocali. Nelle vic111anze, e nel tnJglior modo n~>lla part~o~ sinistra, si Vt'de una. recenti~&ima eruzione di lubercoli submtliari nella mucosa. ~ella trachea ~i lrova una conlintulta ulcerazione di Lullo il canale tlno alla biforcazione e di una par~ ùei bronchi sles~i. L'ulcera.zione é formata da ulcerelte recenti gio,anissune che banno comincialo a riunirsi fra loro, di modo che in lutla res~nsione non vi è alcuna parlr di mucosa sana. Vircbo'v è intimawenle convinto che tali alterazioni oon sieno anterioei al per·iodo dell'iniezione (28 giorni). Intestino. - All'ileo ulcel'i lubercolose grosse, antiche eri tsolatc prodotte dalla contlueuGa di ulcl'ri r;rimene come dimostra il marg10e frastaglialo e la supet·lìcle ruollomeguale. AUoroo ad esse si scorge furie rigonfiamento dèlla mucosa vicln11, la quale sporge fuori ed è mollo rossa, alterazioni cile il professot·e repula debbano ascriversi al periodo delle ìnieziom. All'~ncontro nel dPco b nel colon ascendente. r ecenti ulcerazioni che ViJ·ciJo\v rhiarnert'bbe piu volentieri ulcerazioni tubercolose o 111e~lio as<.'es~i follicolAri. Si l'isçonLrano inollre


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RIVISTA

nume1·ose ulceri isolate 8inuos e nella sottomucMa. Queste ul.;ori follicola ri sono f'enza uubbio recenti. Polmone. - È difficile decidere se si t.1·atti di caverne polmonari o semplicemente di cavità bronchiectasiche. La pa!·ete è composta di membrana di tessuto congiuntivo di nuova formazione senza rivestimento di epileUo cilindrieo, s ulla quale non si scorge mucosa. Si riscontrano i-nollre nurnerosì tronchi di grosse arl~rie utcerate, per cui non v'è fl.lcuo dubbio che non si tratti di caverna pohnonare.. Nelle vicinanze di questa cavità si vedono, in molLi luoghi, antichi induramenti e nodi bronclJiali. Si osset·vano inQltre due specie di alter azioni pneumoniche di fresca data. In alcuni luoghi, sebbene soltanto iu pic.c ola estensione, epatizzaziolle caseosa multipla. In una gran parte del lobo (lembo) inferiore destro si trova quella forma di epatizzazi.oue ·che ha già dimostrato, un'epatizzazione che si s volge chiat·amente tra i confini dei lobuli, nella quale il tessuto interlobulare partecipa ancora poco. ma che tn()'stra quel particolare aspetto molle, umido, ur, poco giallognolo che ò proprio del processo gangrenoso. Il pro!'. Virchow dichiara che non per caltivo a nimo, ma per amore della verità si conferma sempre più uel rHen(lre che questa forma d'infiammazione, la quale l'l:lramente ~i o!':set·va nei tisici si manifesta invece con istx·aordinal'ia frequenza in ctuelli cura ti con la linfa d i Koch. Ammesso pure che nel caso rammentato del suicida ciò sia avvenuto senza iniezioni, il che non si pnò in mo!1o 8$soluto dire, esso non darebhe altro diritto a concbiudere che tali polmonit.i, le quali si manifesJaoo in grandissimo numero dopo le iniezioni, anche senza queste abbiano luogo. Il Virchow presenta all'assemblea i prepara li ,sua tomopatologici provenienti dal cadavere di unt). donna di 38 anni, la quale fu ricoveral~ nella CharHé il giorno 8 dicembre e vi morì il giorno 25 gennaio 18Vi. In totale furono eseguite 22 inie:~:ioni, in totale 0,28 gr., la prima di 01001 il 13 òicembre, l'ultima di 0,006 il 18 gennaio. n caso era mollo grave, complicato con degenerazione amiloide della milza,


MEDICA

t-57

del regato e dell'intestino. Il rimedio non ispiegò alcuna azione -nelle parti amilojdee, iuvece si riscontrò un'eruzione tuborcolare recente rapidissima e diffusissima. Nel fegato si osservarono numerosissimi lubercoli submiliari (iu un altro caso consimile i tubercoli subtniliari erano così diffusi che se ne scorgevano pet·fìno cinque in ciascun campo del microscopio). Inoltre si t!'ovarono pure Lubercoli recenti nel midollo osseo della parte superiore del femore e aarie della parte media dell'orecchio. Polmoni. - Nei poh'n oni si v.edono caverne di antica dala con le superficie inter:)e lisce e neile. Nella parte destra specialmente si osservano molti focolai di epatizzazione.caseosa recente. Nella laringe si scorge un'ulcerazjone grandis~ima profonda e del lutto netta alla commessura an,Leriore delle corde vocali. Intestino. - Le placcbe di Peyer ~ouo ispe&5ite, qua e là si vedono focolai caseosi ed in essi uJcerazioni · talora piccole, tal'allra a forma di vaglio, tal'allra regolare. Di poi presenta i polmoni di un cadtj.vere morto per lisi e non sottoposto a cura di Koch. In ambed,ue gli apid polmonal'i si rinvengono gr>osse caverne. lisce, uetle, simili l'l l;lronchieLtasia t)l allo grado. Qui la superficie delle ta-verne ò netta e presenla Lulti i migliovamenti che si sono voluti attribuire aJia linfa di Koch.

Preparati provénienti da un i-ndividuo morto all'Augusta Hospital il quale era stato sottoposto alla cura di Koch il 4 dicembt·e, ricevette 12 inìezJOni .tìno al 4 gennaio e mori il 31 dello stesso mese. Polmoni. - Tisi m.elanica1 cioè car·nìficazione dei tessuti polmonar-i co-n deposito di carbone. I setti interlo-bular-i cofpiti da infiammazione CI'Onica si presentano quali campi di colore bhmco-grigio a l'orma d1 rete. In due sedi del tessuti,) carnifica.tQ si scorgono focolai di polmonite ·dissecante. Le fenditure sono cagionate dà suppurazione e le parti distaccate sono l'iuuite in u-na massa


RIVISTA

per meta caseosa. Ess11 é costiturta da numerosi bacrlli tubercolari e ùa parli amorfe. Ma in nessun luogo si lrova chiaramente il principio di una epatiuazione caseosa. Gli alveoli sono pieni òi cellule epiteliali colpite da metamorfosi grassa. Epatizzazione acuta liscia con gangrena. l preparali deri''ano da una malata di :H anno la quale ebbe 30 iuit!zioni, . la prima di 0,001 al 20 novembre l'ultima dì 0,1 al 31 geunaio in totale o,::m ~r.; la morle avvenne il 1" febbraio. All'esame clinico si riscontrarono grossa caverna negli apici come put·e affezioni pleurlliche r·ecenti e antiche. Ora si osserva epalizzazione Ctllarrale del tutto teceute nei lobi mferiori con disll·uzione rapidissima ed estesa Ilei Lessuto e <·averne in principio di formazio.ne. In.teslin.o. - Dalle valvola di Bauhiuo si scorgono numerose ulceri lubercolos.e confluenti nel colon ascendente <:ù anche uel colon dìscendeute. Queste ulceri sono in via Ji nellamento e in alcuni luoghi in v1a dt guarig10ue. t\ll'aulooaia su donua dt 34 anni Vtrehow osservò :nfihde coslttuzionale, tisi e degenerazione arniloidea. Ebbe 2 miez:ooi alle quali il profesa~>re non dà nessuua imptJrtanza . La priwa ini<>zione di 0,001 il 26 gennaio, Ja seconda di 0,1.105 il 28 genna10. A ttlopsia. - Ti~·• t1ortda, sifilide della lat•inge guarila, corrosione delle Lonsille e fol'le dHatazione dei follicoli di esse ed edema dell'apertura della laringe. Fanciullo di 3 anni e n mes• malato rli ca rie dell' al)ca del!tra iu cui si sviluppò, durante la cut·a, lisi polmonare. Sedici gennaio resezione dell'anca con ollimrJ risultalo. Dal 3 dicembre al 26· gennaio ebbe 15 iniezioni. All'autopsia si Lr6va tubercolosi miliare di altissimo gr ado. Nel midollo osseo della parte operata si osservano numerosissime eruzioni miliari. Il midollo d1:'1la parlo superiOI'e della diafis• non é che un ammasso di tubercoli submiliari. E da uotarsi come 111 un fanciullo cosi piccolo si sieno ri:;c~n­ lt'ate pl'Ofonde ulcel'i pericondMtiche da ambedue lt> parli


nellA ro~10ne d1 cor pi artlnoidi enzR ul teriore ~\Ji uppu delll' tubercolo"'i nella la•·ìnge. R•~ponde 1l prof. Vtrchow al prof. Ne•sser il quale Ot'lhi !JetdBch~ med. \Vorh. ave"e ù•chia ralo che i preparati pt•eseutl\li da\' rchow alrAccademìa erano st.ali lUll.i d1 c11daver1 .nudividuì i quAli non erano stali sottoposti a unR cura con metodo raz1onale. V1rcho\\ scor j:!e 111 CIÒ un'otre a a• medici curanti, p~•·clw egh é fe•·marnente conv111to eli~ il med•co non moculi la l:ufa neU'uomo malato per espt>r1mentar·ue l'ni••nP, ma per gu&l'll'lo.

Srtlla fJUO rigrone dei wiJercoli. - Kocb ha deu o. • Il mio r unedio a~ttsce "ul tessuto Lubercoloso • Ma il Virchow risponde: • Che cosa s'1utende per Lubcrcolo e lubl:!l'colo~•? , Teme as~• che il te,.sut.o tubercoloso del si~. K och possa es-.ert> lo ste~so tes.. uto del Lubr•rcoln. \ d esempio nell'aracuiLe tubercolot<a s• ricono~ce nell'in· fìllmrna7.iorw urr e~suciato. nella tubercolosi un lPssuto. ~el polmone a ltra cosa ii> tube rcolo (tes.~ut.o) allra CO"'a sono i pr ocestoi morbosi che l'a ccompa~nano, com e: la form" catarrale rnolle, la forma ca~;eo~a dur a. La differenza sembr a chu sia co~>i ~ rande com e nell' aracnite tubercolosa c nella pl('urite luberrolosa in cui c::i trovano l'uno vicino all'altro un proet>sso essudativo ed un processo luberl'oloso. Ancht> ne1 polmon• si notano proccss• inflammalOI'I che rtetopiono ;:li alveoli t> che producono la epatil.Z87ione etl un alt•·o proc!'c;~o dovuto al vero lubercolo e che ha forma di test-~uto

Nelle articolazioni gh estesi tPssuti di !ll'anulazione wvaclono ::empre piu la ~ oovtaiP. Questa membrana si t·onverl" a mAno A 111ano in

un 11-'l'!'luto tracomatoso e là si lrovauo tubercoli. Ma noi dt lmguiamo sempre 1 lubercoli dall'alt•·o tessuto, il quttle non ;. tubercolo, mt~ porta lubercolt o da ortlrine t1 tobercoli. Ounque nello cura di Koc h dovremmo p•·endere 111 conl'ide ra ztone m pr imo luogo quel tessuto che nel più stretto ~enl'lo è nostiluito dal tubercolo, 10 st>contlo luogo quel tessuto C'he ~~ Ol'..Pr va v1cinu altubercolo, o forl'e é c:orlo prima dt etoso; in


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RITISlA

terzo 1 sempl(ci prodotti e!'~udatìvi che non !<Ono to""Uii. Quindi una polmonite calarr~do od unu polmonite c.asco"a non producono alcun tessuto ma semptici masse cssudalive eh~.; 110n sono giammai tessuti, che non divengono mai tl'l!i e che nessuno può dicltiararli tessuti. Se ora domandiamo: dove a~tsre la linftl di Koch? in tullc •JUeste tre co«e? Finora non è di mo~trato che la tubercolina agisca sul tubercolo. Ma i tubercoli delle sierose, del fegato e delle mucose hanno funzioni ed aspetti di versi. lltubercolo di una mucosa nel !'UO sviluppo si ulcera e l'ulcera di rnano in mano cicatrizza e se non sorge aara complicazione il processo è fimto. Quesl.a guarigione non rappresenl.a nulla di nuovo. ~ra por una sierosa ù processo non ~ il medesimo sebbene auche là si fot·mino ulceri elle a lungo andare cicatrtzzano. Nei pochi casi in cui si manifeMa per esempio nella pleut·a u nel peritoneo una ulcerazione tubercolosa, sopravvieue immediatamente la morte e perciò non si pYÒ più parltlrC tli guarigione. Ma questi casi di tubercolosi ulcerose delle sierose paragonati con quelli delle mucose sono rarissimi. Al prores sore Vtrcho·w nel decorso di un semestre appeua due volte· occ:orse di dimostt'are processi ulecrosi di tubercoli delle siarose, mentre adesso in individui sottoposti alla cura con la tubercolina non vi è giorno di dimostrazione. ìn cui non possa mostrare tubercoli uleerosi delle mucose. Ctò non dipende punto dalla maggior frequenza dei tubarcoli delle mucose, perché anche quelli delle sierose ::;ono abbastanza frequenti, ma la differ(~n;r.a sta nel deco•·so. Osserviamo ad esempio la laringe: Louis ritiene che nella laringe non gi I'Ot·mino mai veri tubet·coli, perché queHi non subiscono la m~ttln1orfosi caseosa, mentre il tubercolo dell'intestino diviene quasi sempre caseoso. 1\ella mucosa della laringe e della trachea questa forma è rarissima. Anche in 'lueste parti i tubercoli si ulcerano presto ed in generale guariscono più pre;.;to e piu facilmente che i tub('rcoli dell'intestino. Se ora d dornanòiamo : la linfA di Koch può a&ire su


'MEDICA

wttl i giovani luborcoli che si trovano neJ nostro organismo~ Nel cadavere non siamo in grado di vedère se i tubercoli che troviamo in esso esistevano prima delle iniezioni 0 se si sono sviluppati dopo di esse. Se tutti esisie-vano prima allora dovremmo maravigliarci come mai questi tuber'colì miliari non reagiscano in tutlo ii corpo ad eccezione tli alcune poche mucose. Che questa differenza esista non può essere pe>sta in dubbio da alcuno. La metamol'fosi caseosa "i riscontr'a in pochissimi dopo la cura di Koch, però una completa metamOI'fosi grassosa del tubercolo non si riscontra. Qui e là si vedono nei vecchi tubercoli del fegato centri gl'a~sosi, però il gr~sso non si diffonde dal cenl!'(), ma rimaue là. l tubercoli sono incap><ulati dall'esterno mediante forti mas$e di tessuto congiuntivo. cosicché un ulterior~ mutamento non ha luogo. Il prof. Virchow nella sua vita ha esaminato. moltissimi tu·berct>li dopo una risoluzione e non ha perduto la speranza che i tubercoli possano essere r iassorbiti, ma deve confessare che queste osservazioni non sono numerose. Però anche dopo la cura di Koc!t il numero di questi riassorbimenti non e divenuto maggiore. Koch ha dichiarato che i bacilli non s~;mo distrutti e pet·eiò la possibilità. non è inver-osimile che essi sieno distaccati dalla loro sede, riass.orbiti e che in appresso attç-cch!scano in altre parti. Il tessuto cbe circonda il tubercolo e reah;nenle colpilo dal rimedio e perciò è pure po~ibile la eliminazione. del tubercelo col tessuto distaccato; ma la elirrùnazione di essi non l> sempre possibile, donde nuovi pericoli per gli ammalati. Dunqtte il rimedio di Koch non potrf'bbe far ali l'O che rammollil'e i dintorni del tessuto incapsulato ed agevol~tre la eliminazione di esso dalt'or ganismo. Perciò il rimedio: 1• Non uccide i bacilli. 2• Non modifica il tubercolo. 3° Il tessut.o infìamrrwto che circonda il tubercolo è più fa-cilmente distrutto e con la sua distruzione si può. Rcce~e­ rare il processo di guarigione.


Ili VISTA ~· Pun agir~ -<UI l~sc;;ulo ·~a<;••o•u IIW8p::oulato ~ retuh•rlo IIUO\ 81U t'll le DOCI \'0

Pt•e...enta i prepara li ,)l un ce.ùavet·e d'tndt vi duo morto pet• tubl"r colosi. L'infermo uveve ricrvulo :16 iniezioni. la prima il 27 novembre, l'ullirna il 2 r.. bbt·Ato; la mot·Le avveno~ I'R febbraio. Eccone il reperto: E~lrt-mitil posterior't' della cor.le vocale ~mistre, ulcera lubercolosa di ùnta r Pcentic;;•nma, qenza alcuna tendenza l'l rial'«Orbimenlo. Piu an bas!;!o dttlla trachea alla rAdice de• polmuni una enorme ma3sa di glandole linfallche caseiiìcate, mt'latn~~r­ fost t•ecente delle glandole trachealt e lH·onchiali. Alto1•no ftd un limitato c·entro caseoso aol.ico di un api•·e polmonare una serte di l•' sioni del Lullo recenti dt prOCfl!'Rt ca~eo~~i et! ulceros•, che devono f'ft!ilersi manifestati nel pertodo •Ielle iniezioni. lo lutto ti polmone numero!<i no.I• tniliArl P rec .. nte epalizzazione catarrale gangr enosa. A 13. Fraenk..l basta che le tubercolina agisca nel te ..<Juto intlammalo circoudaote il tul•er•colo per ritenerla come uno !lpecttlco coutro la tubercolo!'t Il rimedio può essel'e m certi cas1 peric·oloso. ma è il Mio che finora nella terapia dell3 tubet'COIO"i abbia doto i mi~lio ri risullati. Pert'iò dice es'-ere neces~ario poter trat•re mdicaziOJH cliniche per sapere quando il rimedio polrà rìusc1re utile A •111ando noc. vo. Erli i• d'avviso che per lo Rviluppo dt>lla Lu!Jercolosi miliare dopo l'u:>o tiPila tubf'rcolina qjeno almeno neces<>orie :1 settimane cume si vc>rifiCfl nella tubercolos• sperimP ntul~ negli auimali in seguito ad inoculazioni di mal.t'riaiP tubt•rcolot~o.

N..i preparati pre:seulali dal prof. Vit·cbo" invecij, d1r.e il B. Fraenkel, abbiamo veduto alc:nne tubercolo!:'i nuliarr r.he ~;i ~arebbero svllupp11ta primo di tal periodo Ili tempo Il Vircbo'\\ non acr~tla la tesi eli Froenkel che IH'J·Io ~vi· luppu ùt!llll tubercolosi ~•er•n oere<..:«aru• 3 settima11a d'iltt~u·


Ciii. SC<'ODÙO IIJII, puil Utulart• ('~r la lnbeJ culosi sperimenlale . 11011 pet· •tuella miliare a~;ula. Spet~a ai cliuici ed ai medici lulLi di esaminar e bene •1ueste cose. Intanto presenta i preparati dt due nuovi casi. 11 primo si l'ifet•isce ad un malato di 34 anui ùella clinica del pr of Leyden. il qual·e entrò nell'ospedale per pleur·ile essudaLiva il J6 gennaio con rantoli }'Oimonari indeterminati dell'aptce ùel polmone destro. Le iniezioni furono iocominciaLe il 19 gennaio 189J ed il 19 febbraio l'infermo mori per tubercolosi miliare gent!rali7.Y.I!ta. In un aaro preparato di polmouò ~pellanle ad individuo a coi et ano state fatte 8 ioiezioni, si scorgevano all' in~esLino ileo j:{rossl l'ocolai caseosi, che erano totalmente disseccati baZJOIIS.

e necrotizzali. In on altro ("aso di ulcera tuber·colosa dell'intestino LPnue si scorgevano numerosi lubercoli nella sierosa e nei vasi chiliferi dell'intestino. Secondo lui è impot•tanlissimo determinare il temp•l neces<~ario pel' la manifestazione di nuovi lubet·coli.

c. s.

Gu tT~TADT me~so

Sul valore del rimedio 41 Kooh quale dlagnoatioo.

A. Tuuercolost degli organi interni.

Leydeo (Berlino) riconosce nel rim~dio dt K oclt uno gpeciflco contro la tubercolosi ed ammeLLe che in grazia di questa sua prop1'iet.a specifica il rimedio possa condurre con sicurezze alla diagnosi della LubarcoJosi; mfl come solo mezzo diagnostico si dov1•ebbe ricorrere ad esso •1uando non fosse assolutamente possibile di fare con tutti gli altri segui clinici la diagnosi. Secondo Gerhardt (Berlino). l'azione del rimedio 'JU&Ie rt>allivo della tubercolosi non è a~soluta, poichè !'tocontrano lubet•co\o$i, nei quali anche. le dosi di g r. 0)05 non aumentano ta temperatura del corpo. " Questo r •medio però, e~li con;, Linua, rende più racile e sicura la diag-nosi per dlstin~UPre le ulcet•i tubercolosP J alle uJ('el'i <>ifìlitichl.' dl'lla larinlte. le


RIYt<;TA

• le~111ru luh~r<'ol()st• rla •ruellc •<tfiltltclw •lei polmone, JHW ~;co o: prir«' i noùuli lubet·colo~i clPi polmoni e le ukcri ùt>llu laringe. • S pnc•alnwnte in quei cttsi di JF>pe:;simenli degli apic1 polmnntu·i. in I'Ui non c::i ha alcun e;,.r•···ato (come nei funciulli) mi>dtante qut•,.to mezzo :-1 può hmo<:lt·a•·e st• lù alteraztoni • ,..,euo di uatul'o lu bercolo~n Fr. Sehulll.f• (Bonn) ritiene il riroeùin di Kot'lt, eutro c~rti l'onfìni, quale rca~ente della tubercolosi. B iermer (Bret.<lau) F>i ec::pri111tl nr•l modo seguentE'. « Sul va• lot•e •liagno~ltco del nuovo J'tllledio tlt•vo rare alcunr rì'lt>J·ve. • potchè ho n<~ ..ervot.o due Cti"'l di tuh~>rt·olo"• Cèrtn e<>11 ba" cìlh nell'eF>creato, nei qoalì ltnno::;lanle coullllUale miczioni • non ho potuto riscontrare né una reazione generale uè una • reazione locule. D'altra part e ho pure osservato un ''ll'•O di • La be akoolica, nel quale la linrn t1i Knch ha prodotto una " chiara rE>azione generale spLheue né primn n(• dopo l'uso • rlt>l rimedio tnr ~ìa '-lato po~"'rbtlt: la J•tseontrare 11el rualato " alcl!na complicazione con lub·•rcolo~i Il valore drag-no,.ttco • differenziale ho !'Oitanto alloru un Yalore certo. quenò(l si • mantfeste 111111 reazione IO<·alt> Se lA t•eazionf! febbrile ~"'­ « nera le si ottiene con dosi mmiuw di'l rimE>dio. può ac•rutslare ~ valorA diagnoslìco. Le mancanza dello r eAzione ner casi • rli tubereolo~• dubbia o sospetta uon pun fare l•sdu•lt•J'l' cnn • ;::.icurezza la malaltra . • Elt«t.em (GoLtin~en) dice clu~ ulla linfa di K och non "i puil allribuire alcuu valor • a~olulo. MO!'lt 1', Slrubing P Peiper (Gt·eisswulrl) ~onn di ant<>o l'lte • •tuanlun'lue l'a7.ione diagno"ltca del runedio vatla incontro • a particolari modiliChzion• ìndl\tdualr, di modo C'lte andte • malolt non Lubercolo~i dopo l'iniezioni• presentlflo rebhr•e t~d c una serie dt fenomeni reattivi J(enerali e cbt> Hnclac i tuuer·• colo'i non rt>agascano S•·mpr ali~ prime ini.-7.10111, pul'•' f''"' • nou dubitano che il rimedio, ~egnalamente r•petutc volle • usato. pos..a contiur•·e alla conoscenta se nPgli iudi\'idui ìuocuhtli ~ ... ,la una tubereolo~t <iea:h o•·~ni ml• rui in a~pt · " cial modo d··• poi!Honi, oppure se unA tal matulLia t"iH n~ì­ slenlc «ia Jel tullo guarila ltlOilr'l! 111 circo::.-tauze fllvut·e-


MEDICA

voh può con questo mezzo dekrmmarsi se una malattia, la • cw natura con tulti i segni clinici diagnostici non si sia potuta con sicurezza scoprire, debba esser~ aseritla alla tubercolosi. • Weber (Halle) ~crive: Poiché in un gran numero di maIali notoriamente tubercolosi non si rnanìfesLa alcuna T'eazione febbrile generale, sopratluUo se il rimedio fu im• piegato io piccole dosi, e le grandi dosi in principio qualo mezzo diagnostico sono pericolo~e, cosi le inaezioni con la linfa di Koch non costituiscono alcun sicuro mezzo dia• gnostico per la tubercolosi degli or gani inter ni e nei cast • dubbi non conducono ad alcun sicuro ri!>ultato. Nelle tubc·r. , colosi delle parti esterne, specaalrnente di quelle cbe sono • localizzate al viso sembra che la reazione infiammatoria c locale sia caratteristica e che possa perciò eta!>ere otillz., zata per la diaguosi differenziale. • « Quanto più le lesioni polmonari sono piccole, dice Quin• cke (Kiel), tanto più facilmente si po~sono con la linfa di Koch svelare. ~elle tubercolosi avanzate ciò é più diffi ~ c·He ..... mentr e può ammettersi in generale elle il r imedio ,veli con una infiammazione un focolaio tubercoloso,sem.bra che la produzione di f~>bbre, a nche per piccole dosi, non « possa esclusivamente ascrive1·si alla lubercolosi. Finora , 10 non bo ragione di poter d1eh1arare affetti da tubercolosi latente tutti quegli ammalati ì quali reagirono con fe<t nomeni generali, a piccole dosi del r imedio. ~ Lichtbt:tm (Kunigsberg) c;i esprime cosa: • lo posso perfettamente confermare il valore diagnostico delle iniezioni • col rimedio di Koch. • Secondo Finkler (Bonn) ~ul valort> diagnostico del rimedio e da osservare che que!'to, con rarissime eccez.ioni, svela la ti::;i incipiente. • Se a vviene che le lisi polmonari rroniche • molto avanzate non pre~ntino alcuna reazjone febbrile, • ciò non toglie trnpor tanza al Yalore diagnostico del ri• medio. • Schre1ber (Konigsber g) conclude: • Il rimedio di Kocb • sembra che sta un V•'ro reagen te pea· le malatlie tuber• colos~>. :lO


RlVISTA cc Se uno di quattro indivjdui sani

e tre malati di br{)ncome tu« bercolosi, all'incontro se di diciassette malati chiaramente « tubercolosi tre reagirono come sani, tuttavia queste ecce• zioni non modificano la legge sopra espressa. Simlli ec« cezioni alla regola non sono J•are anche nella terapia far« macologica; rimane ancora a ricercarne la .causa. , Rumpf (Marb~rg) giunge al seguente risultato: et In tutti « i pvocessi tubercolosi, tanto della pelle, quant.o degli or« gani interni, si manifesta un'azione del tutto specifica che a dovrebbe essere considerata quale reazione tubercolosa, cc Ma la diagnosi della tisi polmonare incipienLe ha raggiunto (( cruasi la 'certezza in grazia dei precetti per la dia~mosi fi« sica e fa grande scoperta di Koch dei bacilli bubercolari. cc In ogni caso di tos~e e raucedrne non solo é atlualmel'lte « necessario di osservare con ogni accuratezza il petto, ma (t ancora ripetutamenle gli sputi per la ricerca dei bacilli. « Nei casi dubbi é necessario ricorrere, per la diagnosi, al· « l'iniezione con la linfa di Koch. • Guttmann (Berlino) dichiara che « in tutti i malati il .rimedio si è diportato come un sicuro reagente per la tu« bercolosi. Tutti gli ammalati afebbriH sottoposti alle ino« culazioni hanno reagito con febbre. La forza di questa « febbre realtiva è in relazione con la quantità del rimedio. « A tale scopo furono intraprese cinque serie di ricerche « con otto tisici per serie ai quali furono inoculate rispetti« vamente per la prima volta ~le dosi di 1, 2, 3 e 5 milli~ grammi. La stessa dose era inoculata a due malati di a ciascuna serie-. Da queste osservaz.ioni risultò ~he la dose << iniziale di 3 milligrammi produsse il più elevato gradq di « temperatura. » . SecoQdo Olshau:sen (Berlin} « il rimedio di Kocb, in donne « graVide ed affette da tisi polmonare manifesta , ma limi" lata, non pi·odusse alcuna reazione. Nel feto la frequenza cc del polso non fu modificata. » << Per i C8.,$i di tuberco1osi cronica con idropisia, osserva « Fr1tscli (Breslau) l'ìnoculazione con la linfa di Koch ac!< cbite che- non sembrava tubercolosa reagiror:10

(<


•ED lCA c quista un gran valore diagnostico: per la presenza o la c mancanza della reazione specifica si comprendera subito « se trattisi di carcinosi o di tubercolosi. »

B. Osseroaziont relatioe alle tubercolosi esterne.

Bardeleben e A. Kòbler (Berlin) dicono: « Anche nei nostri locali e gene· " :-ali, che furono gia descritte da Koch, e che da quel tempo • furono tanto spesso ripetute e sono cosi generalmente co• nosciute, che noi possiamo fare a meno di fermarci su c esse. Naturalmente in una grande serie di ricerche non « mancarono nè deviazioni né eceezioni. Queste deviazioni « ed f'Ccezioni dipendono secondo noi dalla sensibilitA indi· • viduale dei malati e dalle diverse mescolanze e soluzioni « della linfa. » v. Bergmann (Berlin) concludé: « il rimedio di Koch ha « gran valore per distinguere una malattia tubercolosa da c affezioni sifilitiche e carcinomatose che sono ad essa molto « affini. » Secondo Trendelenburg (Bonn) • la linfa di Koch non ha • gran valore per la diagnosi della tubercolosi dei testicoli. c All'incontro è di somma importanza per la di&o"Dosi dif• ferenziale in casi dubbi di malattia di Pott o di tumore « della colonna vertebrale, come pure per la diagnosi dif(1. fereozialo della tubercolosi dell'articolazione del ginocchio « con Yersamento da tutte le altre diverse cause che proa ducono raccolte sierose. Di grande valore pratico è poi il • rimedio per la diagnosi della tubercolosi iniziale dei reni. » In base alle sue osservazioni Mikulicz (Breslau) stabilì le seguenti norme: c 1• Se dopo l'iniezione con la linfa di Koch si mani· • fe«:ta una reazione locale e generale. allora la diagnosi di c tubercolosi é certa. « 2• Se invece non ha luogo nessuna reazione nè gene• rale né locale, allora è da escludere la tubercolosi. Qui « giova osservare che la reazione tipica non si manifeste. « sempre dopo la prima iniezione di una piccola dose. c malati si manifestarono le stesse reazioni


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• Alle piccole dosi di 0,001 a 0,005 può ancora mancare, • menke nelle successive iniezioni di dos1 un poco p1ù • grandi si manifesta in modo tipico. ~ a- Se con dosi relativamente piccole si manifesta una c violenta l'eaziooe generale senzA alterazioni locali, può c con sicurezza dedurst che SI lratll di tubercolosi . ._ 4° Se dopo iniezioni di dO>~I non tanto ptccole si ma• nifesta una mediocre reazione generale senza cambiamenti " locali, allora la diagnosi rimane dubbia, in caso che le • successive inieziOni non cagionino reazioni carellòristiche. Afl'erms inoltre rautore che le poche ecceziont non tol!!Ono importanza al rimedio come mezzo diagnostico e che di ciò si av,·antaggia moltissimo lu terapia potendo fin dal principio di<~ti nguere la tisi dalla '-1filide. ad esempio, e dalla coxite gonorroica. Kònig e H1ldebrand (Gòtlinf!'ell) dicono: «....... ma e:enza « scrupolo possiamo osser·vare che il valore del r ime11io • come mezzo cliagnostico, non è ~rende. Po1ché da un lato si conosce già che laluni individUI atreth da tubel~olo!li • grave ~i comportarono ver"=o il rimedio del tutto e~Zual• mente come sani: non febbricitarono dopo iniezioni di dol"ì, • che avrebbero dovuto produrre febbre e d'altra pa t·l~ ! i • osser,•arono uomin• che erano tt·ayagliali da ~offerenze • lubercoloRe dubbie, aJ esempio da cm1cro e che invece • per le iniezioni della linfa si sarebbero senz'allro dovuti .. dicbiarai'C tubercolosi lalenli. ' Taluni uommi possono JOoltre febbricitare, mentre la w sofferenza dt cui con l'iniezione si volle determinare la • causa, non è per nulla lubercolosa. }) Helferich (Greifswald) scrive: « Le noslre esperaenze ci inducono a r itenere che il rimrJio di Koch sia un r~ia · c aente per i tessuti tubercolo<li e che in dale circo<ltanze c possa diventare un potente mezzo diagnostico per le tu· • bercolosi locali. • v. Bramano (Halle) concluùe dolle sue o~servazìona che la linfa da Koch oembra che ~ia uo sicuro reagente per la • presenza d~lla Lubercolos1. " V. Esmat·ch (Kiel) dichiara che « il potere diagnostico del


HltDlCA

• rimedio ha reso a lui, nella diagnosi, i più graod1 >;ervif.(~ , e particolar mente: 1• nel lupus, 2° nelle tubercolo,..i delle • 0 ~~8 e delle articolazioni. Il valore diognostico negli altri « casi é manifesto dalle stor ie cliniche. E questo suo valore « è tanto più grande in quanto che malati di lisi incipiente c sembra che reagiscano sempre e la diagnosi delle luber• colosi incipienti e difficilissima. • Braun (Kònigsberg) afferma esser grande il valore diagnostico del t•imedio, " poiché molte malattie si scot•gono • e"'sere tubercolose, delle quali non era possibile pr ima « che una diagnosi dubbia. Le iniez1oni hanno ancora un • gran valore, poiché per esse si posMno scoprire rocolai • tubercolosi che prima non era s tato possibile diagnoshc care. Inoltre questo mezzo ci pone in grado di dichiarare c se un tubercoloso sottoposto a cura 1-1ia del tutto guar ilo, " la qual cosa prima non era possibile determinare con si• curezza. >> Kuster (Marburg) concbiude: • Il liquido di Koch ò un per • lente mezzo diagnostico. Si risconlr·ano in pratica alcuni • casi di manifeqte fistole tubercolol'e, ne1 quali o non s1 c ha alcuna reazione oppure se ne ha una assai lardi; s·in« contrano pure alcune malaltie ritenute finora come non • tubercolose (Lupue er!Jt!lematode.<t), nelle quali si ha u11a • rorte reazione. Ma queste non sono che rare eccezioni per • o~ni regola. " R. Kohler e Westpbal (Berlin) dichiarano: c Jo molli ca ~i c dubb1 di tubercolo::;i, nea .quali gli altri mt>todi d1 ricerca • non bastano per I!'Ciogliere •l dubbio, la d•agnosi può e"• sere sicuramente determinata dal rimedio di Kocb. Questo , rimedio supera tutti gli allri finora conosciuti tanto per il , suo valore curalrvo, quanto quale meno diagnostico ed •• • ola ritenersi come specifico contl'o la tubercolosi • Lewin (Berlin) afferma che c la linfa di Koch possiede un • gran valore quale mezzo diagnostico differenziale, poiché • ron la mancanza dei fenomeni reallivi !lenerali oppure • con la pre8eoza di es8i rende piu sicura la dia~os1. • « lo qualunque parte in cui es18le un tessuto tubercoloso, " scrive Doulrelepont !Bonn), ha luogo Teazione locale di


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"' modo che, secondo lui, il grande valore diagnostico del « rimedio non può essere abbastanza stimato. • Neisser (Breslau) scrive: L'importanza diagnostica delle • iniezioni è, secondo le mie osservazioni, del tulto indubi• tabile. I cas1 in cui si manifesta tipicamente la reazione « locale generale non ammettono alcuna discussione; ma « anche quelli, nei quali alla manifesta renzione locale è con• giunta una piccolissima reazione generale, mi sembrano c pure non dubbi; poiché anche in essi, alle nostre ptccole • dosi iniziali, si manifestò sempre un aumento di tempera. • tura (per es. da 36,3 a 38,2), anche quando non sopravvenne • febbre car·aUeristica. o: Più difficili sono quei casi nei quali gli ammalati sem• brano sani ed in cui è impossibile l'osservazione di una c reazione locale, e tuttavia si manifesta febbre elevatA. Ma « per questi casi in pl'imo luogo è da osservare che non « deve senz'altro considerarsi come reazione generale qua(( lunque aumento di temperatura; in secondo luogo per • quegli individui che sembrano sani occorre sempre una « dose molto maggiore, per ottenere un'azione generale. • V. Hippel (Kònigsbertr) scrive: « In due pazienti rispetti· « vamenle di 15 e 57 anni affetti da tumori dell'interno del· c l'occhio, per la profonda sede non era possibile di Hffe!'a mare in modo positivo se i tumori fossero di natura tu• bercolosa. Poichè ambedue non reagirono affatto ad una • iniezione iniziale di 0,005 di liquido di Koch, la tubercolosi « fu con grande verisim1glianza esclusa e l'ulteriore decorso « confermò l'esattezza della diagnosi. » Schwartze (Balle) osservò in tutti i casi la reazione generale descritta da Koch; la reazione locale fu talora assai manifesta e tal'allra non si osservò affatto.

c. s.


MEDlGA

Detlla. temperatura. nei pella.grosl. Dott. LUIGI ALPAGONovELLo. - (RilJista oen.eta di scienze mediche, fase. II, febbt·aio 1891).

L'esistenza della febbre nei peUagrosi fu da qualche scrittore ammessa, da qualche altro negata, dai più taciuta. Fra i contemporanei il solo Lombroso nel suo magistrale trattato sulla natura, cav.sa e terapia della pellaqra, alla opinione divenuta predomiQa:nte èhe il Mlore del pellagrosi non differisca punto dal normale ba opposto delle indagini, dalle quali gli ri!<ultò con .sicurezza che « una buona parte dei pellagrosi ha un calore di qualche rraziòne maggiore del normale. • Fu per invito fattogli appunto dal prof. Lombroso che l'autore fece uno studio sperimentale sopra un centinaio di pellagrosi ricoverati nèll'ospedale e manicomio di Feltre, nell'intento di meglio precisare il quadro sintomalologico della malattia in parola. L'autore ha potuto cosi stabilire definitivamente che nei pellagrosi di regola la temperatura aumenta secondo gli stadii della malattia, accresct>ndosi col peggiorare degli infermi, diminuendo invece di pari passo col rimettere d'intensita della malattia e colla sua guarigione. Una circostanza abbastanza singolare che colpi l'auto..re fu che con una grande frequenza, come forse non si ha se non nella tubercolosi, la temperatura febbrile no.n viene punt~; a'V· verlita dal malato e neppure si accompagna a qualebe nuovo sintomo o ad esacerbazione rli qualche sintomo pt•eesistente. Però ciò vale quasi esclusivamente per le temperature febbrili isolate o in poco numero; giacché quando la temperatura continua: per un po' di tempo a mantenersi sopra il normale, non manca di presentarsi un generale decadimento nelle condizioni del malato. J)el resto, come regola generale, la febbre pellagrosa, specie se ripetendo-si di frequente, è di significato pronostico infausto. Il decorso della febbre nei pellagròsi è assolu~rneàle irregolare. Rare volte è continua, e allora è remittente con esacerbazione quasi sempre serotina; più spesso è intermit-


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tente, e allora pure è nella gran maggioranza de1 casi vespertina, ma il carattere suo principale resta quello di una completa irregolarità sia per Ja comparsa, sia per il grado. Quanto alle cagioni di essa febbre l'autore dichiara di non volersi perdere nei vasti e nebulosi cRmpi delle ipotesi. Gli aveva sorriso da principio l'idea che la febbre dei pellagrosi potesse stare ìn rapporto genetico col carattere anemico del sangue, analogamente alla febbre anemica, che il Bierroer osservò nell'anemia perniciosa progres!'<iva, e che, seguito poi dali'Immermann, chiamò appunto cosi perchè la credette dipendente dall'anemia, analogamente alla febbre che si può quotidianamente osservare in molte clorotiche. Ma abbandonò subito codesta ipotesi di fronte all'osservazione di molto pellagrosi febbrili senza essere anemici. Ora egli propende a credere che la febbre pellagrosa, come tanti e tanti altri sintomi della pellagra, lro,·i la sna più naturalo spiegaz10ne netl' intossicazione cronica da ~ui la malattia è causata, e nelle alterazioni da essa intossicazione prodotte nei centri nerYosi, compresi per lo appunto quelli termogenetici. Alterazioni della orul S&D5Ulgna nell'iD.fezJone Ufolde. - Nota del dott. P. CASTt:LLINO, assistente. - (Gazzetta degli uspitali, N. 20, 11 marzo, 1891).

L'autore riporta in succinto le conclusioni delle sue ricerche: 1° Esiste frequentemente, in modo confermato, nell' iufezione lifoide, un'alterazione della crasi sanguigna. Essa consiste in una diminuzione delle emazie il cui numero da 5,000,000 può abbassarsi fino ad 1,000,000; in una diminuzione delle materia colorante (il valore cromatico misurato all'ematimetro di Fleisch da 100-t()()o della norma può discendere fino a 25-30~, in un'attenuazione della resistenza dei globuli rossi, in una diminuzione degli ematoblasti, in un aumento dei leucociti che può arrivare fino a 30,000. 2<> Il siero del sangue tifoso è dotato di capacitA alterante


MEDICA

molto marcata sui globuli rossi fisiologici; capacità che aumenta colla durata del morbo. a· Questa alterazione del sangue comincia a farsi rilevante ver;:;o il 15' giol'Oo di malattia. 4° Essa é in rapporto alla durata dell'infezione, alle complicanze, alla curva termica che l'accompagna, alla re5:istenza e costituzione dell'infermo. o• La prima alterazione a rilevarsi è data dalla diminuzione della materia colorante: pescia segue la diminuzione della resistenza dei globuli rossi; in ultimo la olìgocitèmia e leucocìtemia. 6° La restituzione avviene in media a convaJescenza inoltrata; é preceduta da una comparsa abbonrlantìssima di ematoblasti e globuli nucleati (nettament~ visibile col met{)do di Foà) nel torrente circolatorio. 7• La frequenza del polso e la diminuzione d~lla pressione iotrarteriosa sono in rapporto alla oligoemia. Cura della dllataslone del oolon tra1verso. (Archioes médicales belges, dicembre 1890).

BovET.-

Accade spesso che un malato sì lagni di disturbi digestivi e che egli li attribuisca al suo venlricolo. Il medico, talvolta prevenuto dal malato che il dolore ha la sua sede nello stomaco, omette spesso di esplorare le regioni vicine; ne consegue frequenteiJlente che la lesione di un altro organo vicino passa inavvertita, mentre ad essa sola devonsi riferire tutti i fen'omeni morbosi. Così dicasi della dilatazione del colon trasverso che sfugge all'esame del medico se non si pone sufficiente altenzione. Per rendersi conto dell' esistenza di questa allèzione, fa d'uopo dapprima inLerrogare il malato sui suoi antecedenti: il racconto che egli fa della sua vita passata può bastare per accertare la diagnosi. Nei casi dubbi, l'esame del ventre ci fornirà dati sufficienti sui limiti dcll'ectasia intestinale. ~egli antecedenti si trova spesso una febbre tifoidea antica che ha lasciato un'atonia intestioole considerevole, donde


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costipazione ostinata e, troppo spesso, abuso di purganti drastici. Altre volte, è una peritonite che ha !ascialo aderenze limitanti notevolmente il lavorio meccanico viscerale. Infine, è uno stato costituzionale artritico od altro, che esercita la sua mfluenza nociva specialmente su tutto il tubo digesti vo. Di tutte queste origini. l' abuso di drastici, un'alimentazione esagerala producente un ingombro di materie nel grosso intestinn, sono le cause principali della dilatazione del colon trasverso. Colla percussione si percepisce nettamente l'aumento di volume che si può attribuire allo stomaco se non si pone grande attenzione. In questo casCI, fa d'uopo rendet·si un conto esatto dei limiti dei due organi, poscia, per cuotendo di alto in basso, a partire dall'ombelico, si trova al disotto deHa zona di ottusità che separa lo stomaco dal .colon, un suono timpanico che si percepisce in una estensione più o meno grande ~e­ condo il grado della dilatazione colica. Questo timpanismo, che si perde a sinistra in corr ispondenza del colon discendente, è generalmente mollo pronunciato e dà origine a borborigmi abbondanti che scorrono l'intestino provocando dolori talvolta molto vivi di tutta la regione. La cura da fare in simile caso risulta in parte dall'igiene dell'intestino e dal regime alimentare, salvo i casi in cui il dolore sia tale da richiedere emollienti e narcotici. L'antisepsi intestinale deve costituire la base della cura, a conèizione però di vuotare in precedenza l'intestino. fl nat\ol od il salol alla dose il primo di 50 centigrammi, il secondo d1 1 grammo al giorno, associato ad un'eguale quantità di salicilato di magnesia, impedirà la produzione di veleni risultanti da f~rmentazioni anormali. Come stimolante delle membrane muscolari dell'intestino si useranno frizioni col linimento di Roseo o col balsamo di F ioravanti su tutta la regione del ventre. Nelle grandi dilatazioni gioveranno le correnti continuf' ap· plic&te dieci a quindici minuti, ogni due giorni, con placca negativa sul colon e placca positiva al cavo epigastrico.


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Infine, come trattamento generale, doccie scozzesi o fredde per combattere il nevrosismo che è il più soventi il corteggio di questo genere d'affezioni. Epidemia 41 erlteml infettivi nel corso della febbre tifoidea . - HuTJNEr. e MARTIN DE GtMARD. - (Journal de .'\1.edecine et de Chirurgie, marzo 1891).

Gli autori hanno osservaLo, sopra un toLale di 38 fanciulli affetti da febbre tifoidea curati nello s pazio di sei mesi, 12 casi di eritemi. L'eruzione ò costituila sugli arti (mani, antibraccj, gomiti, ginocchi, gambe, natiche) da macchie di un rosso vivo, poco rilevalP-, irregolat•mente rotonde od ovalari e, sul tronco, che essa occupa piu raramente, da una tinLa rosea e scarlattiniforme; eccezionalmente si vedono svilupparsi ecchimosi purpuriche o vescico- pustole; il prurito è poco pronunciato. L'eruzione dura in media 4-5 giorni, poi si produc~ una desquamazione cbe sta fra quella del morbillo e quella della scarlattma. L'inizio dell'eritema è segnato nei casi benignj da un leggero aumento della temperatura, dall'abbattimento, dai vomiti; nelle forme gravi che sopraggiungono ordinariamente nel terzo seltenario della febbre tifoidea, l'inizio è segnato da un abbassamento di temperatura fino a raggiungere la temperatura normale, da vomiti abbondanti; si nota una diarreA veràe- grigiastra, albuminuria, alterazione profonda della faccia e la morte avviene dopo due o tre giornL All'autopsia si constatano le alterazioni del sangue, del fegato, dei reni, abiluali alle graYi infezioni. L'esame batteriologico é stato negativo; ma, in presenza d~i segni d'infezione generale, è verisimile che si lratli di una infezione secondaria, ben distinta dalla roseola, le cui porte d"ingresso hanno potuto essere state le ulcerazioni aftose che portavano alla. bocca ed alle labbra quasi tutti i fanciulli osservati.


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l'fevralgla malarioa della Ungua con uloerazlone. -Le DJBERDER. (Journal dc Médeeine et de Chirurgie, marzo 1891). Il dott. Le Diberder ha pubblicato due osservazioni di nevralgia della lingua appartenente ad una forma che pare non sia ancora stata segnalata fino ad ora. Ciò che rendeva io questi casi molto difficile la diagnosi era che le ulcerazioni della lingua attiravano in modo speciale l'attenzione e che ad esse di prima giunta erano stati diretti i mezzi curativi. Nel primo caso si trattava di una donna di 65 anni, che ~offriva da sei settimane dolori molto vivi alla lingua, su cui esisteva un'ulcerazione lunga cinque centimetri circa e talmente dolorosa che essa impediva qualsiasi alimentazione, tranne il brodo ed il latt-e. Diverse cauterizzazioni falle precedentemente non avevano fallo che aumentare i ùolori. Le Diberder, guidalo da varie indicazioni e supponendo che si trattasse di un'affezione malarica, prescrisse ì5 centigrammi di solfalo di chinino per giorno. Dopo dieci giorni notò un sensibile miglioramento e dopo tre sellimane l'ulcerazione era cicatrizzata ed i dolori erano completamente scomparsi. Nel secondo caso il malato, dell'età di 30 anni, dopo un malessere cbe durava da più giorni, fu colto anche da dolori mollo vivi della linguo nello stesso tempo che su di questa comparvero due afte che non tardarono ad ulcerarsi . Il solfato di chinino fu amminisll.'ato alla dose quotidiana di l grammo e 40 centigrammi lino dal quinto giorno in cui erano comparsi i dolori ed il risultato fu mollo più rapido che nel caso precedente. La guarigione fu completa dopo cinque o sei giorni. Le Diberder soggiunge non esser possibile il contestare in questo caso l'efficacia rapida della cura. Del resto l'indjcazione era precisa dal punto di vista dell'infezione malarica e non pote\'a lasciare alcuna incertezza. Benchè la malattia fosse costante, si nola va, a cominciare dal mezzogiorno, una esacerbazione evidente. Di più, i sudori profusi durante la notte ne completavano il quadro. lnflne la guarigione ot-


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tenuta rapidamente col chinino non può lasciare alcun dubbio sulla natura infettiva che entra nel vasto dominio della malaria. Diagnosi della vertlglne epilettica e della tlnoope; emàtofobla. - Ff:Rt. - (Journal de Médu~ine et de Chirurgie, marzo, 1891). La sincope è caratterizzata Jalla sospensione subitanea e momentanea dell'azione del cuore, con interruzione della respirazione, delle sensazioni e dei movimenti volontari. Molto differente dal grande accesso d'epilessia, essa si distingue mollo meno dalla ve rtigine. Solame nte lo stato del polso, che é fo1-te e resistente nel porossismo epilettico e può allora far distinguere l'una dall'altr a queste forme morbose. Devesi pur notare che alcuni individui, specialmente i vecchi, ma anche gli adulti, presentano cogli attacchi epileUici gli accessi sincopali contemporaneamente a d un rallentamento permanente del polso, che batte d'ordinario 20 a .1() volte per minuto e può abbassarsi al disotto di 10 pulsazioni per minuto durante gli accessi. Vi sono alcuni individui che sono incapaci di vedere il sangue senza provarne un'emozione oltremodo dolorosa. Le sincopi che avvengono in questi individui non &ono senza analogia con certe forme ver·tiginose. Questi individui, che presentano soventi nello stesso tempo altri caratteri nevr·o· patici, ~ono raramente isolati nella loro fa miglia; quando il distut'bo che essi soffrono non è punto ereditario, si osservano sovenli fratelli e sorelle che presenLano la stessa forma morbosa. Talvolta si viene a conoscere che una intiers famiglia, senza eccezione, sofft•e di questa affezione. L'ematofobia si presenta d'altronde a grad-i mollo diversi. Alcuni individui non sono colpiti che dul sangue umano, quando lo vedono sgorgare da una ferita; altri non poseono neppure vederlo sulla biancheria od altrimenti; altri non possono sopportare la \'.Ìsta di alcuna s pecie di sangoe; altri sono profondamente eccitali dalla semplice idea dr una ferita che sanguini; alcuni sono esclusiva mente colpili dal


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sangue altrui. Tutte queste varietà posl"ono esistere in una stessa famiglia e ciascun individuo reagisce a suo modo, gli uni co:1 inquietudine, gli altri con sincopi, altri con accessi convulsivi, epilettici od isterici. Gli uomini al pari delle donne possono essere affetti da ematofobia. Féré ha veduto due uomini, i quali erano ,·enuli a consultarlo perchè erano molto umiliati di svenire ogni qualvolta essi stessi od un altro operaio si ferivano durante il lavoro. Egli ha anche veduto una donna di 40 anni appartenente ad una famiglia di ematofobi, emalofoba essa stessa fin dalla più tenera infanzia; essa andava inoltre !;Oggetta a manifestazioni isteriche. Questa donna, salassata a più riprese per diverse affezioni polmonari, ha avuto una sincope in ogni operazione, benchè il medico prevenuto avesse avuto cura di sotlrarle la vista del ~ngue. Ma, dopo quest'epoca, viene colta da sincope appena che viene a toccare per ina ~­ vertent.a le cicatrici dei suoi antichi Sl,llassi. Quando fa la sua toeletta, ~vita con cura di toccare questi due punti; quando porta maniche troppo strette e le pieghe del gomito vengono ad essere compJ'esse, cade in sincope. In generale, appena che essa sente il contatto in questi punti, le ~i presenta l'idea del sangue che cola ~ perde la conoscenza. Nuova patogeneal e cura della raohltlde, pel dott. CLAUDJO SAGRETTI. (Giornale internazionale delle scienze mediche, febbraio, 1891).

Molte teorie furono proposte per spiegare la patogenesi del rachitismo e tutte possono r~dursi: i• alla teoria chimica, cioè: insufficienza di calce negli alimenti, diminuito assorbimento della calce, eccessiva eliminazione della calce dall'organismo, presenza degl acidi; 2" alla teoria dell'auto-intossicazioné, la quale sarebbe di origine gastro-intestinale (Comby); 3• alla teoria infiammatoria (Virchow); 4• alla teoria del Cantani. Il prof. Cantani e di parere che le varie teorie sono tutte isolatamente insufficienti per spiegare tutti i casi clinici,


MEDICA

perchè sono troppo esclusive: riconosce però che tutte quante sono giuste per i singoli casi clinici, e che unite insieme e modificate possono dare la vera teoria della rachi· tide. Come base della sua teoria il Cant.ani ammette la causa chimica della mancanza di calce, od insufficienza di calce nelle ossa, e fa derivare ciò o dall'eliminazione P,ccessiva della calce dal sangue, cioè prima che la calce ali'f;;()rbila si sia legata colla cartilagine, dall'insufficiente introd~ione di calce cogli alimenti, e dall' insufficiente assorbiment.o da parte dell'intestino della calce introdotta. L'autor·e dimostra in questo suo lavoro che per la palogenesi della rachitide si deve ammettere anche un'alterazione nervosa del sistema trolìco, alterazione che con tutta probabilita, almeno s.ul principio e nella gran maggioranza dei casi deve essere funzionale, dinamica e non anat.omica. Ammettendo dunque che nella rachitide si tratti di una lesione dinamict.t neroosa come causa primaJ per la quale non verrebbe più attirata vivamente, fissata e trasformata la calce in quel modo che fisiologicamente dovrebbe essere, !a teoria del Canto.ni resterebbe tuttora accettabile tanto rJguardo alla spiegazione dei fenomeni, come ai precetti di igiene; si dovrebbe soltanto aggiungere alla terapia qualche cosa per riordinare i1 sistema nervoso e procurare che fun~ zioni regolarmente: da ciò l'indicazione dell'idro-elettro-terapia consigliata dall'autore. Astone della. Un.fa. dl Kooh aulla. cra.al ~a.nguign& nel tnbercoloal. - Osservazioni del dott. ViNCENzo CACCIA:";JALI. - (Ga::;etta degli ospedali, 1• marzo, 1891).

Quando s'incominciarono a Pavia dai professori Golgi e Sii va le esperienze col metodo di Koch per la cura della tubercolosi, l'autore, dietro invito del prof. Sii va, prese a fare qualche osservazione sul sangue degli ammalati che si sottoponevano alla cura stessa. Fu anche mosso ad intraprendere queste osservazioni dal pensiero che, se la linfa di Koch produceva sull'organismo quegli effetti generati e locali che erano stati annunciati dal


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suo scopritore e dai primi che a Berlino la esperimentarono, ce1'lamente essa non doveva rimanere senza intlnenza sulle condizioni del sangue, il quale, essendo il dislributor~ ai tessuti degli elementi indispensabili al mantenimento ed all'esercizio dei fenomeni vitaili, ba sì gran parte nel determinare le buone o cattive condizioni dj salute dell'organismo iolero. Poiché, come è noto , in molle malattie infeLliVt! vi sono delle altel'8zioni ceralt~ristiche neUa crasi sanguigna, poteva supporsi, che uno degli elTetli benefici della linra dovesse ricerearsi nella leucocitosi, che, secondo la teoria del Metschikoff, avrebbe una parte importante nella produzione deH'immunita. Difatti i t·isultati delle osservazioni furono conformi alla aspettazione. Ecco le conclusioni dell'autore: 1• Le inieziom della linfa di Koch nei tuliel'oolosi hanno un'influenza sulla crasi sanguigna; z• Durante il periodo di reazione locale, accompagnata o no da febbre, si nola aumento dei globuli bianch• e diminuzione dei globuli rossi; 3o Se vi ha ~oltanto febbre senza reaz~one locale si ba solo diminuzione dei globuli rossi; 4° Appena cessatli la reazione generale e locale, la crasi sanguigna ritorna allo stato primitivo; 5" In tutti i casi si notò aumento definitivo dei globuh rossi io· segwto alla cura col metodo di Koch; (io Da Lutto ciò si può arguire che la linfa di Kocb, forse non per se, ma per la reazione che produce sul tessulo tuber colare e per i pr odotti getlerali della sua azione. abbia untt potente influenza sugli organi ematopoietici. Il fatto più importante che risulterebbe dalle osservazioni dell'autore, specie dal IaLo terapeutico delle iniezioni, sarebbe il miglioramento 1·apido che si ha nelle condizioni del sangue quale é dimostrato dall'aumento del numero dei globuli rossi e dell'emoglobina. Che ')Uesto fallo sia do"Ulo alla linfa per· se, oppure ad altra causa, rautore crede ebe per ora non si possa stabilire.


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!-IUI'O il ~alaahi :;ulla viH cht~ lo tiovt>vu condurre ad

nna scopPrla ,mportaull ....ima Conc.idP.rando che l'alltero \'POO!"O, ••o1 I!'IIOi capillnri. é tli unu rapacito quasi lt·ipla dell'albero art~>· 1·io!'o; considerontlo <'1tu il pr iruo, ,, t•<·t· la minore resistenza òPlle pHrdi dellu ''ene, •·ume per la mmor1• pres..ioue san· _mgna, • t 1 :;rran lun,.:"A ptù <'Ompres•qbile J• l secondo; cou~aleranJo che il <~an~WP <tosrinlo dalla compre~>Sione et·a nnl •rale "' av,ia<t!"• in 1uella <liretione (l\ e m onlra ....e miooru ostacolo pt•r In mu10re pres~i0uu, il dott. Salaglu vt•nnP allo lo;ica <'Onclu~ioru c che o&ni cotuprel'«JOne e;:;ercilata su qua• lunqut' pa rlt> dl ll'orglliiÌ~rno di've f11vorir-. il ritorno del • l'lUI~ue ul cuOI'6. • fu ~J;ltre pat•olt>. deve riuscii' pOHI-Iibill", rn eJtartll' Jll'e::>!'iom ritmiche. esercrtatP ;::opra e<tle.<>e pt•ovìn 1e •ll'l corpo, niutare il cuore- cvl'ulualmenle insumcì••nle pl'r vizi ve l voleri o per affezioni mio(•ardiche- nel ~uo ciompiln rh maulencre alli"a lA circolazion.-.

Ct'nviulosi tlelll1 perl'elltt razionnlità della sua ideu, ti olollot• Salaghi ~i 8<'cìnc:t; au·appli<•azionf' cltmra di essa. A dt'l far•t• co~lruc:-. un app.. recch•o mel.[) "'' m ph ce, Allo ad e,.orcitaro t·.~fe.~e e rifmielu• r.ompres."'ioni sal torace e sttll' tu/t/ome. u c Ile r pelulP pro,·e esqruil con esso 11~'1!'-1\spedale ma,.:~iorc •li Bologna !'opra un lll'Hil numt-ro di cardiopatrci, potò giunger·e a que!--<la feli<·e quanto meritata coociUl'IOnt!: • l~h etfetti ott~;~liU ti 111'1 vizi ,Ji cuore non compensali superouo di gran lunga ogni previ~ione. Curd1opalmo, diHpnea, Lo:-~st•. tlolort, aritmia. ce~~ano ~:nme pt>l' iuranto; gli mnmalati r <liWtr\ano hl>er i di volget·,..i of'l letto a loro voglia, di ~lar;::ene l:'Jraiali, di dnnnire in ~o1'iZJone supino, oon più tormtjntalltlatrtmperio,:o ht,.ognn di tenersi seduti pet· rambu~cia, 11ti tlal fri'<[Uentr• r1:3cuotorsi dt ~opt·assullo con miHuc..:ia di !>OtfocazionP. Allo rapi1ltlà di tfue~l'azinue curativa.

31


RlVIST.\

alla a.! 111·recart> nil'iuf'l3rmo u11 sollievo IU'ltnoùittlo, "' 8;.( !.dUilj-(6- pt·a~itt tfì non IUÌ1101'6 impol'llt1J7.8- il Tll'IVt!j.:'hO P!'Ogt'6SSiVtl (>S•·uuta per s.-duta) dell'appetito o deUe rorze; com(' nece-.saru~ conse~uenze dt iullt> ciò vanno a mano a mano ùtleguaodo;;i Lutti gli edernt. Una cosi celere rieostiltuion.e dell'organismo permelLe ad ammalati. pochi di primo aggra,-alis~iull, di lnsciare ìl letto. PurP oLlimi el1'fllli <~i f•llengnno uelrenflserna )'Q)rn<)ll8rt', nei postumi di svuotamenti pleurici, C'd Ìll V8l'ie rorme di dÌ"'pepS18 (~eg08l8ffi60le ÌO quelle dineu•lenti dK lardo as~orbimenlo del tnbo J igestivo), nella

"-litichezza , ecc_ L'appal'ecchio, <'l•iamiamolo così, dì mMsaggio ritmico del Salaj:rhl, sembra desliuato auche a sostituire '' anlagj:l'ÌO!amente l'ortlinat•io massaggio mSJluale in pareccla1e Je;..ioni chirurgicl•e: come, ad es., neg-li indurimenti dei tessuti dopo i tlem•ooni, e nei casi ,Jj intumescenze e rigidità <:on~ecu ­ cu li ve a J'r•attw·e p.. ri-ar•ticolari. Pur prt>semdendo tla queste ultime applicazioni P da quelle Rllre che per avventura potessero ulleriorrnente trovar"'> la efficacia mdìsculibiJe del metotlo meccanico del •lutt. Salagl&i nella eura dei 1lisordini ci t·co!Ar·i da vizi car·diaci, la sua sem. plicità ed innocu1hi pet•fetta. dovreb1lero essere "urficienti a

rarlo entrare nella pratica comune. Bnll& form.& intel'mittente d1 alcune pneumonlti. - Nola clmica •lei dott. BRUNI,'l'TP ROMUALOt. - (11 Raccor;litore Titedico. JO ùicembre, 1890). ~nn i> raro. sebbene neppure stssai frequente, in mezzo a numel'Ose rorme. ~:~pecie ron dHl'usionP epidemica, di pneumolliti, incontrarsi con alcune a decorso anormale intermillaute,

tlin<JuzJ a cui sta da) Ialo dia~nostico, come terapeutico, avvenga nella pratica di trovarsi alquanto imbar azz11li. L'autore dopo 8V~>re espo!'>tO due C8"1 dj polmonite 8 ror·ma inteJ·mittf'nle che egli ebb e occasione di os$ervarE>, ne dechJcP Le l'wgueoli conclu~iom: Che le inlerm1Llenze periodiche che talvolta si \'erifktHtO nel dt-I'Ot'SO uella pneumoujltl fibrinosa sogliono l euf>r e o t\d


,1110111alie eli der.,r..;o (p!ieu.:locrisi) " n mi~rll7.tOOJ ,..ucc~""'va ­ mente inler<'Orreult d~>l pi'(U'C~so nwr·bo"O 111 allr1• ,,•zinui poi· 1111111 ari, cl anche ~ll'e::;il<lf'IIZil .i t una urfeziou~ m:'llttr·tca, ma p

tu

raramente. Che la dia~no'<i della natura mala:rica può far"i so!Lanto clallu esil>~nza dt'i dali anamoest•ci ~· ::;inlom~>lici t•O"'itt\'i ùella Jll(ilZtOU6 p11IUSll'(', WUh possibilmcnl~ all\•same uucr ::;copi••o ~~~·l sanE-TUO. e in pArte IHlChe dal f•r·itt:lrio lerapfnttico dPIIa ('himna. Che per la lt.>rapia e sempre cnnsrgltahih', anche quando la ,JIAgooc;ì l! dubbia, uelle forme inlc~rmiLlc~nti dello pneurnoaìte. la "ommmJsrraziiJue di uua rm·Le doc;e di chininn. che ::arù efficare se la malattia b di nalur·a malarrca, nò sara ùanno,a ::;e invece l' di natura ~:omune

Alterazione del aangue nel reuma.tlamo articolare. DnLt. C \"i'rELLtNO. - (G a.uetta degli o~pi,ali, 22 rn~u·zo, tR91 ..

Ecru hr•pvemenle rias~u n le le conclusiour deducillili ùa!lli •"·ami di ~angoe ratti ciatrauture 111 t5 rrcrmt th reuruult!'mo articolare: r• L'infezioné J·eumatica è caraltel'izzl-lla da una prOI<mda allet·azione tlei globuli ro~~t. :.M Q tH•..,La alterazione riguardu In mu« ~a centrale " la massa pe•·ift>rica del globulo, et! è tli due ... peeie. cromalrca c morfologrca 3" Esic;lo oli.:tocilemia. <io Non si ha una renle leucocitosi. Il r•apportn l'ra i glohuli bianchr e le t>mazie e~"endo modrficato per la d ... truzionc ùer globuli t'ossi, l'aumento dei leucocill é ~olo appan~o1e. Infutli nelle ~oluzioni sodirht> litolale del lirruido tli llayem tl . angue di infermr dr reun atismo arheolaJ·e (ba~tmro pPr· lA indagine 20 eme.' lascia uno scer!'ln precipitato par·agonalo al ~AnJrue Rano. s• La distruzione dPi rorpuscoli r os!."t t' aocon provata tla~lt l·sami numerici Cattr Jun{.!o il derorso d t'l morbo. I n lutti gh e!lami il numero ùei cor·puscoli bionchi (nwtodo di 'I /torna)


RIVISTA

si manttcne pressoclu\ inalll'rato, mentre quello dt•i I'O"'!'IÌ diminui~ce st'll8ihilrnen\e durante il pt·ocOs!<O della utalatlia . l"i• L'alterazivnc c pt•oporzionuln nlla tlut·a~a di'Ila inre. ziontl. alla temperatura cou cui decorre l'infezione, ali~ condizioni generali dell'infermo. 7• Esistendo complictmze cai•diuche, la alterazione del !Oangue propria di qlli'SLo disturbo !'<i somma con qu~ l la dl\Vuta al reumatismo. 8' La ripa razione, essendo cessata la malattia, i• mollo lunga e stentata.

L'lpoazoturia nella diagnosi dlft'erenzlale fra l 'tdoera e il canoro dello stomaco . - (Ga•zetta degli ospitali. 14 genm.1io, 1891. La diagnosi differenziale fra l'ulcera ed il cancro dello s tomaco è spesso dillicili~>sima. La p rova è clte uei trattati noi troviamo una qual'ltilà ui sintomi, che g li autori si !<forzano ùi far passare per palognomonh!i, ma non riescono ebe a dimostrare la grantle somifCiianza che esiste nella s indrome fenomenologica di queste due malattie specialmente in certi pel'iodi del loro l'Viluppo. Fino ad ora n è la tumefazione gangliare soltocla vic{)lare di Troisi~1·, nè la leucocitosi di Hayem hanno dato I'ISlllla li di qualche valore diagnostico. Un mezzo invece che, se non ba un valore assoluto, può certo por tare a delle conclusioni più positive, e l'esame chimico del contr.nuto dello swmaco. In cet•ti sta tj speciali tli m ala ttia dello s tomaco, e più F<pe· cialmente nel carcinoma, esiste uu disturbo di nutrizione per il quale l'assorbimento delle materie azotale no n ~>J effettua regolarmente, dì maniera che la quantila d'azoto Pii minat.a. non sta in rapporto con la quantità intr odotta. Or a questo cr iter io può benissimo ser vir e nella diagnosi difl'erenziale fra l'ulcera ed il cancr o dello stomaco quando col dosagg-io dHII'urea si possa tr ovar e o la sua prest'nza r ostaute per dose, o la sua note vole e permanente d iminuzione. Nell'ulcera noi trove remo costan temente una cirra di urea


MEDICA pre~:so a

poco e~uale alla normale c dr poco variahrle da

un giorno ad uu altro; menll'e nel cancro avremo una diminu:done noLevol(', non ttwlo dovuta all'inilu~nza del lumore maligno sulla nutrizione generale, quanto alle allerazroni spe· ciali delle vie drgeslive, con i disordini meccarJici e chimrci

che le accompagnano.

HIVISTA CHl HUHGICA Ablazione dell'astragalo per rimediare al piede piatto. - Cn \MPIO>'-<NIÈRE. - (Jo urnal de i~lédecine et de Chiramie, ID81'Z0 1891). Qut~:-L'operazione è «lala pralicala raramente. Champìonniere è stalo condotto ad ammeller·e la sua efficacia osser· vando i risuJLati otte nuLi dopo l'estirpazione ùoll'astragAio ner casi dr piede Lorto. ConLrar·iamenle a ciò che si potrebbe credere c{ prior1, l'ablazionP dell'astraf{alo, invece di drminuire Ja volla del piede, Ira una lendenzu manifesta ad aumentarla. Gli è fJUindi sembrato che quest'operazione potesse come r·i:-:ultalo permettere il r addrJZzamenLo del piede che ha una tendenza ad affondarsi later·almenle con un eerlo grado ai arrovesciamento dell'astragalo. Inoltre, perroelleodo al piede di rlltldrizzarsi, essa pPrmette ai muscoli di funzJOn&t·e più

r•egola rmente. Ecco i t•isultati che ha ottenuto in due m~:~ l ati. ll pr·irno e un giovane di 15 anni rhe aveva un doppio piede

piallo. Ma al desko, mollo più deformato, edi soffriva mollo; iJ sini<;tro era meno defonne ed insensibile. La stazione eretta era mollo difficile e Ja deambulazione et'a mollo doloro:;a. L'ablazione dell'a:>lragalo vt•nne pr·aticala l"l1 aprile 1890. Presentemente :;i può facilmente constatare questo triplicA risulluto. La defO!'maziollc del piedP piallo non esiste più, ciù che t•isulta facilmente dali" Psame c·ornparalivo del


RIVISTA

p1ede <1e~tr-o operato e o l piede sini:.<tro che nou ù s tAI o toc. CRlO. Lll volta ol• l pied~ •' raddJ"ÌURl8 P SOUll!!lia A~l lWI\ movim~?nti della nuovA ar licnla:.:iooe libi(l-l.lirSell ...ono liberi J, ple•ltl ~~ 8f>Jl01l~ta ~ul --unlo d1rrtto •• be11 m prauo. c•o elle rie!'l<·e im pc•«"Ìhrle al ptede sini~>lro. L'indi,•iduo cammma col piede dec::trn diritto. 01entre a s1nistt·a llt>ne il llleti" infn nr1 ··d illclinalo l nHw• l'inrltviduo non <~offre piÌI A ')lle!'to pu•de, t cw 1nuseolt fun'Zionanu bene. Championni r e ha avuto oc~'a"ion~ di fAI<> una "econda votlH 'JUflsfoperazwne il :l1 lugho 1890 w un tndividuo t11 18 fllllll l ,, quPsto «oggetto. nt>l quale la les:oue era 1111<'1H• doppia. venne operaln ur1 ctn} pietfe. 81 ;;ono ollPnuli eccelleull ri"ullali rer cit'l che ri!!U&t·da la forma de' pie<lt-! Dal punto di vista delle funzioni dd membro i r~!'ul tali $Ono lontani dall'es,e1·e completi perche JU ·-.t'opeT"alo • uno df'i c:o.:~elli pnr diflh!ili da persuadere PPr mollo tewpo Ira rifiutato d1 Cllllllninnre. pOI non ha rAt to e:-ei'CI7. che llD po' tar..i :. Ne l'isullo un Cél'lo grado di rig1dczza del pit'de, ll:l quale peri•, avendo egli cOmJOl'lato a fa1e e ..t-rctzl. e m proc· nlo d1 ~cNn­ parir·e rttpidamentu. ~la dal punto di \"Ì!'la della formu del piede o della ~com­ par~a dd dolore, 1 ri~;>ullali «ono mollo ::<oddi-.racenli. Cio e '-'Ufiidente aù incoraggiat'O:l uu'opert~zinne che a lutllt prirna ~embra un J>O' paradossale.

YOita lei pie re normale. l

Delle uretrltl sempliol. - L•·:G RAJN. ,J, ei.ne l't r/t> Chirur,ie. marzo l89tJ

(.Journal de M~­

Sembrtt dimoslruto elle a tìanco della blenorragia Jo,'Uta ad un agente ~pec1ale alla tuucusA urelralt>, esi!'>lono mllarn· maziooì di 'l uest.a mucosa dovuta a r auc:•· multiple e "arie, riducibtli in ultima analisi all'azione eli Ji,•ersi hAllerii palo· geni. L••grai u cla~"ifica que5~le urelriti non biPnorragiche m •iue g rut t'i J'l"tnCit•rlli. Il primo ~rnppo compr ende le urf'lrilt "OPI'~lJ,trtiunte uell'ac:!<eltl.lt tlel cn•lo. Io un pnmo orclme dt fall1 :<onn ~lkli


Wllll.URGICA

c1tali. come capRci di CSf!:ionare uno !<COlo, gli agenll llllrodotli dtrellaiDenle nell'uretra. come le Ponde, i lil1·otiLori. ccc. Ltt seconda categot·ia comprende le sostanze che. mgerite, ~ono dt nalUI'& da infiammare la mucol'la uretrale e •la determmare una suppurazione: tali !<ono li niLt•ato th potu!<!'&. la cantaridina. l'ioduro potas~ico. le preJ•arazioui ar::;entcali: lo sle"SO dica~i della birra. L'eziologia delle uretrili , .... sonde sporche !oi spiega col trasporto di un m1croho pioFano. La "econda é pil't oscura e fa tl'uopo ammeltPr•• che 1~ sosLao?.e lllgt.>rite deterrninmo un'irr1tazione della muco"n urelrale favorente la penetrazione tlei ballt'r'JÌ p1ogeru e'<t"tenti alla sua c.uperflcie. Il secondo gru,.po delle urelr1t.i semphci comprende qudle clw sopra:.rgiungono in "'t>guito al coito. La iia~nosi rlelltt forma non può es!ier fatta con certezza che dopo t·o~arne ballèi'ÌOiogico, Jll'l'ch•\ i sintomi nulla lumno di pntognomonico. La loro e~i!<Lenza è però certa e può Pssere altr ibu1ln alla leucorrea, all'eccJtaziom prolunfj:ale, ecc. Ma questo modo tli azione è au<."ora o~curo, perché vi sono falli mollo coulra· dilLorii. Co:,oi Diday h~ riferito la --tor,,. di un ind•' ìtiuo, il ,,uale per e~pitJI'e un'infedeltà c:j era eillldannalo a pralica1·e ''''llOlarmenle Il coito colla sua moglie affetta da un cancro uiCP.rat.o del collo utermo nel quo ultimo periodo; tlopo lrt• s1!ll1mane di l'apporLi qual'li gior nalieri, uon presentava !'!Colo. D'altra parle De Amicis ha prodollu sperimentalrnenle ,..cnli tt·asporlantlo nelle urelr e "811e •l pu.,; di vulvo-vaginili "fl<JOV•nee ;c;opr a)!giunte 111 fanciUlle. Qut>sli f~tllt l"aranlll> probabilmente !'fll"gali truaurlo "l ro. nMceranno completamente le uumcror;;Jf<simf\ specre tli balt~>l'ii che s1 lro\'uno n~>lle ripit•~alure della va~ina. For!IP c:>1ste I]Uelche sptmic patogena ~:~ncon.1 scouosCJuta, alle qu&IP :-i de\'ono riferi r.- alc.:nnt: ut·etrlll <ooprag~JUnlf' in !"· guiln 01 rapporti cou donne Immuni da blenor•·agia.


~88

RIVISTA.

Sulle rotture traumatiche del fegato. - K. fJ E~:-;. _ ( VireAoi()'S Are/t. CXYI, e Centr(l.lb.j. t b e meri. Wissenseh., :-i. 4H, L890).

Sono narrati tre cal'li di r otlura de l fl'galo dei quali il più grave>, in cui si tralta"a di una e s tes u rottura del parencbima coli lacerazione di'ILe vie bìUa1·i, terminò con la morte ~olo dopo 1fl giorni, menlr·e il più leggero ebbe lo !"tes!"o esiLo dopo due giorni per emorragia interna, e l'altro pure anatomicamente leggero morì IJll&si ~ubito per complicazione ron frattura del cranio. l.a contemporanea lc>sione del parenchima del regalo e delle vie biliari e piutto!'lo rara. Nd caso surriferilo la causa propt•ia della morte fu la larerazionc del condotto epatico, poiché lA ferila del fegato era •tua~i guarita. La ;.;uarigion~ delle f1.>t·ile del fegato -;etnbra che cominri col chiude?rsi <iella ferita pe1' mezzo della fibrino. Questa contiene molti corpuscoli sanguigni bianchi e rossi, menLre nei vasi si at:cumulano i. leucorili. Più tardi si osserva il di~fucimenlo dd sangue slrava~ato e delle cellule del fegato c!òe hanno perduto la nutrizione, le quali sono poi rrassorbite. F'inalmente :.i ef'J'eltua una neofor·mazione vaseolare di fibrolJit~sti, da cui i· purticolarmente f'avorrta la produzione di una cicatrice di ~oli ~ connettivo. Sono da notar$i tlelle ear·stteristiche corde ('ellu!al'i che si lro,·ano come tr·alli crlindrici di cellule poligouali ..:on nurleo ·li!>linlamenle colorato nella cicalr•ce recente. Quest~ corde l'autore rigullrdll rome neoformazioni che in parte procedono dalle celhùe flpat ic!te, ma in gran parte dalle prime vie biliari, il cui epitelio più tardi, analop-amente t~ •tuanlo succede nello ~viluppo embrionale, possouo trasformarsi rn cellule epatiche. Cna altcr·azione regressiva nelle corde cellulari nou é stata osservate. l fenomeni che aeoa(tono nei va<=<i nelle lesioni del fegato. meritann pure di essPrA presi in consider·azioue. Nelle lìevi superficiali ff'ssure ha luogo solo lie,·e emorr·agia; però l'abbondanl~' ~vrluppo di tr·ombi biaochi prova che anche nella circolazi()nO eapillare nell'mterno dPI fegato succpdono distur·bi co!'l!'liJerevoli. Nelle gros~e vene epatiche ~i o~gt~r\'a-


CHUlURGICA

4S9

vano var1ci traumatiche 1lì forma emisff~rica od anche ad atnpolla. Finalmente accadono anche esle$6 distruzioni delle paretì vascolari. In uno dei casi descritli, nel quale erasi formata una ltlcerazione profouda fra i due lobì del fegato, avvenne pure una necrosi anemica del lobo sinistro per il completo impedimento dell'afflusso del sangue arterioso a questo lobo. È anche molto iuteressante' la penetraz.ione delle cel lule del fega to nei Yasi. La (1uanlità delle cellule cortispond~va m~i tre casi alla estensione della lesione del parenchima del fegato.

cura. radicale della peritUUte. - K UM\i Et, . - {t\ reh, j~ir klin. chir. X:L, e Centralb j'. die med. ~Vi.~>sensch., ~. J.5, 1800). Jl Kummel rammenta c•he la maggior· pa~'te dei <.:asi di perititlite ha origtne da un cro11ico proces's o di ulc~; razio11e dell'appendice verwiforme (OI'dinariamente ~~~ cousegu.euzu dì perforazioue per calcoli .fecali) ed oltt·e i pericoli inerenli al processo '> tesso e tdltt località iu cui si svolge, sogli0110 an~he veriticarsi f'requenli e JHlmerose l'ecidive. La gua rigione definitiva si può solo conse~utre con la reseziooe doll'appendJce vermiforme morbosameule allerata. La scel1a del tempo opportuno per la opet'azioue, quatJdo S J preseutàuo rcn<>melli tumultuosi di p~ritor1ile- che hanno manifestamente il loro yuo.tp d i parleuzn da ll'appendi(}(} vermiforme è molto facile. N on cosi nei casi di ascesso cronico. Anche in que;;;ti non basta la semplice incisione 6 la re.mozione dei cak0li fe<'ali ch!:l vi si trovassero; in que!".to modo nòn ~l avrebbe <dcurfa sicurez'~a çontro le recidive. Que:;L~ sicu1·ezza non può aversi che con l11 estirpazione dell'appendice V\.'rmicolare. Oltre que::.ti casi di peritonite e di formazione di ascesso, anche la fr•equenza d~lle reciàive può t'ormare indicazlone della operazione. Secondo l'autore f'<i de v-e tlSpetlare a fare la operazionE) quando, dopo il decoro:.o del p•wiodo am1to della recidi va, accade un intervallo so.nza febbr·e. e stmza dolore e l'essudat-o ,.., stato riassorbilo. La incisione $i l'a su di una linea para].


RlVISlA

lei!! l'l! lt>;:rameuto del Puparzio, 111 di sopra tli que~lo. Per evilal'f> le ernie si fa ht sutura !•r oronda cou filo o' arg•mto

al modo dello Scbede.

Sopra l'•rnla l110htatloa rttrgte, marzo 18!11 .

'VA'i~ILIEFF. -

(Reoue de clti-

l .'aut(lr·e, in terno negh o !~ pedali di Parigi, aggiUngt> uu caso da lui osservato 1li ernia ischiatiCR Ai I'ID'Iue o sei cu<~i bene aut.enlici finora registrati nella !>loria. In fJUe~Lo caso l'et·nsa :,.i sarebbe manifestalu in sel{uilo ad uno sforzo nell'atto della defe<'azione. e.t avJ•ebbe prodollo un dolore subita11eo. violeulo, alla natica sini~tra e •tuindi l'llllorni di occlu<;~ione mte::.linule. L'autore fece la dia gnos1 di ernia i<>clt"al1C8 pe,. esclu'lione e pPr la presenza .t el dolore in corr·ispondenzn clelia ubicaziooe della grande 111c1 l'Ili l'a isChiALìca. La diagnosi !':Arebbe stata conrermal a dalla cur11, pniché tutti i fenomeni morbt)t-~1 cessarono in sezuito noi U11a pre.<~c:i one metlto for te fnlta esattamente a livello tfelht delta incif'ura. Dopo con siderazioni anaLomo-chirurf{iche sop1·a il caso da lui O'-Servt~lo e I'Opra i casi Anterior i, l 'autor e viene nel !t• ,.,•guenli conclu'!ioni: L'e,·n1a •"chialica, e:-lrt>mamenle rera, !'embra dovere t1 due 'a1·icLil pdncipoli. I~Rsa sat·a detta sop r a piramidaf•· o ulute(l, •JiltiiHJO ,..j ft~rà tra il mBrgine superior e del mu!'lcolo piramidale rJ 11 m;tr~me osseo d,.Jia grande JOci!'ura iscllialica. questa ,-arictò semh1·a el'!'ere la p1ù frequenle. Sera dett.a invece ~OllO·pit'amidale quando si fara Al di· ... ntlo del mar~Zme 1nfer• ore del mu!'colo p1ramidall'. La variata /lOtto piramirlale può comprendere due :-;ulto varieta: la «opra"pmosa ~ la sotto!'pinosa. L 'ernia può conten1•re l'epiploon, l'intestino crasso. l'in· leMtno tenue, la vesc1ca, l'avario. La diagnosi dell'ernia ischial ìca o mollo d1fficìle. ma é po"sibile dale cer te condi.t~oni. LA dsaguosl ùella vorìt>là può esse•·~ falla ""' vivo ba-

""''ti


ClllRURGICA

-smlo-<1 -ulla ~ede Jel lumore e •lei dolore, ~l' il tumore t:' voluminn'<O la solR dillll'TlO'>J pos~•bilt• é •li ernia i~chialica 1n

blocco.

se d l'hil·ur::ro interviene per un'ernta •schiatie~~ strangolatA, potrebbe, ùurAnlo• il cor so cle!ropet•Bzione, r•conu~cet·e

la variela. e lelt> rmina•·t~ la dìreziont> dello "brtj{liiimento. ~ella va••ieta :wpra-ptram.ùlale lo slwiuliamento deve far"' iu baR.~O Poi nll'esierno; il punto di repere, che fara rio;ono.;;crr·c lA vt~rietà. é l'art·ata os~ea t'hP formo il margme !'uperiore drlln ~rande 1nci ura ischi&lH'&. ~ella ve r ieta ,,vitto piramidale lo sbrigliarnento deve farsi indentro; il punto di rep•·•e che la fartt ricono~cere è la ~pina iscluat•ca Queste conclusiorH e~ìgooo una ••onfer·ma ulter iore.

L'etiologia e la oura oblrurgio& della touiWte suppura.tlva. - Ct. \RENCP. C Rtcl':. - (1'h~ .\Jc!dical Hecortl. gennaio 18!'11) ~folli inve... hgatol't •·onwugono 111 ew. cbe i lt>s"uli adt!nOtdi

~•tual• nel:a volla del ra r·•nge, come la tons•lla di Luska., lt> ton-

sille ciel le fuuci e quella della lin~ua ~i c no istol•1gicamen1o idcn · liebe. e '-rmrlt al tessuto linfatico delle altre par ti del corpo. e ~..he le lon~ille, cmne le altre ~h iaudole linfatiche conwngano gran numero d• leucl)cili, e !':IPIIO o r ;.ram •li elabol'l:t· 1.1nne dt•l san~ue. e pdi questi lcucocili si lrovmo in via dr emt~razione ver so In <'ÌI'l·olazil)ne gener»le per· r•for uii'O rl l"anauc. o '-C as;.;i vcnacuw ruor·i nl'lla fari n2~ pt>r attaccare mrcr·organ1<>tni penr~tralr nella bocca, •• ancora rla dllno"lrar'l, ma Ì' facile l'illh•nder·e l'h•• le lons•lle po.. S~j:!~Ouo entrambe quel"le funzioni Che elallortno il 1"8n~ue !."embro vrova lo rla CIO, che lultt i tes!'luti linfalici del trotto resprratorin supe1 iorf' sono piu volumino<>i ""' per iodo for mativo che va dall'infanzia allo pubertà, che dopo jue~Lo periodo i te<>Ruh linfoic.li tendono all'atrollu: che nei ranc1ulh cat!hellici, s trumo"i, malsani, nei ']uali g-li organi emopoietici sono 11111 imperiosamente r ichiesti, le tml<>llle t'f'lro-nasali " l'arin~tee sono 111ù ~v ilup­ pa.te che nei fanciulli ,.,ani; che nt•i ca!'i di e,•j,)(>nte anen1ìa


RIVISTA

facili ad OC('orrere uei :;rio,·ani, il les,uln lom;llla•·e :o:i moslr·H tlelìciente. Co~a. poli'emo dire di quei giovanetti strumo~i. Il gros$e lousille, i quali sono frequentemente anem1ci e mal nult·iti. o che migliorano nella loro nutrizione quando si nsporlano le ton ..ille1 Allora, o le tonsille si trovavano in una con.liziolle patolo~ica e non compivano la loro funzione, o il loro volltnle ostacolava meccanicamente la re!>pu'az•one, e danneggia va gl'mfenni per altra via. ' Più difficile è spiegare la floridezza eli cruei fanciulli Chi• sembrano nou aver tonsille, rna con accurato esame si potrà ('Onstalare che il tessuto adenoide esiste o nelle fauci, o nella Yolla faringea, o nella balòe della lmgua, ed è impos!<ibile il determinare la quantità neces~aria del tessuto arleooioe, eome ò impo!'tsibile lo stabilil'e il punLo in cui il tessuto tonsillare comincia a d1ventare patolo~icamente ipertrotico. Lu mag-gior pa1·te degli investigatori ritiene che i microrgauismi siano res1 innocui, od anche uccisi, da un'azione chunicu del s1e1·o del ::'angue, mentre Metschnikoff ed 1 s uoi seguaci sosten:;rono che siano i leucociti i veri distruttori uei mict·organistni paloJ:teni, e che sietlo perciò da r1tenersi cowe fagociti; donde ~i può conchiUdere che i leucociti dP.Ile tonsille, come tJUelli del canale alimentar·e, de,·ono essere capac1 di agg1·edire, asso••birP e distruggere i germi palogeni, o se questa azione (\ riservata ul siero del ~an~[ue, le tonsille, per la loro postzlone Lopografica, devouo essere le più acconc1e ad,assorbire i germi potogeni, c trasportadi nel torrente della cil'coiazionc. Se dunque le tonsillf• sono etlicaci ausiliarie dell'daborazione del saugue, P.d organi di disll'UZi.:>ne dei germi palogeni, quando la loru funzione é abùlita per le fr'-t(uenti conge~lioni, per gl'ispess1menti inlerstiziali, per iperll'ofia, per altnraziou1' delle lacune, pe1· occlusione dipendente da sporgenza dei pilastri farin~ei, 65'"8 non distruggono più i germi, ma i follicoli tonsillori forniscono mille recessi entro i quali i ge1·mi possono annidar!'i. ed attraverso i 'fUOii posf;ono rog!!iungt>•·e la circolazione ~en .. eale. Rod<:liffe sostiene che le tnnsille as!<orbendo o~ni ecCPsso


CBlRURGlCA

Jì s~crezione, ~ìano sQggelle ad assOI'bire anche sostanze settiche; J eanselme dice che i Les~uti ~ani so11o la mìg-lior barriera contro le infezio11i, ma che le tonsille poste a guardia delle vie alimentarie e respiratorie, sono molto soggette ad assorbimenti settici quando sono ingrossate, quando le cripte sono dilal.ale, quando l'epitelio E"-carseggia; John Trumbull parla di flebile infettiva per tonsillite follicolare; Fraenl{e] l'ichiama l'attenzione dei medici sulla possibilità di infezioni per la via delle tonsille; Haig Brown reputa la tonsillite non un puro catarro, ma un'infiammazione d'origine bacillare; Lennox Browne riconosce una varietà senica di lonsillìte, e crede che il !"egno diagnostico di tale varietà sia l'attaccar'e ambo i lati della faringe: l'autore crede che ogni alto grado d'infiammazione tonsìllare sia settico, dovuto ad un microrganismo settico; crede che sia settica la causa efficiente di una infiammazione tonsillal'e, e ricerca la causa predisponente !JOn nella diatesi reumatica e nel temperam~nt{) nervoso, ma nel prece<iente stat.o patologico deJle tonsille sless'tt, che non distruggono, ma invitano i .germi patogeni. Ora se si corrsidéra più specialmente l'eziologia della ton· sillìte suppurante, si trova una gran confusione nelle classirìcazioni adottate dagli au(ori; si tro\·ano delle tonsilliti acute, subacute, croniche, tonsiìlili semplici, catarrali, superfìciali, lacuoari, follicolar·i, interstizi ali, parenchimatose, flemmono!;e, angine, tonsilliti suppurative o non suppurati ve, ascessi lonsillarì, retrotonsillari e peritonsillat·i. Onde l'autore, a scopo clinico, propone la più semplice ed adegua~a seguente classificazione; .. 1° Tonsillite acuta, follicolare o lacunare, elle può divenir parenchimatosa, e può raramente essere seguita ila ascesso peritonsillare. 2• Tonsilli~e acuta p-arenchimatosa di ogni grado e ~ra­ ·vezza., che può essere seguita o no da ascessv perilonsillare. Una tonsillite paren\!himatosa cronica si vede rararoente, ed è prodotta da elementi di leptotrix nelle lacune. 3• Ascesso peritonsilla.re. Sarebbe superfluo il nome di asè-esso. perilonsi118re SG la pratica non avesse dimostrato a furia di inutili punlure sul


IIIVISTA

cnl'f'll ,ft>ll .. ton..ill€' che la ::-u pnuralione av\'Ìf.'tll• ..wmpre u~>lle 'u.:mauze ·h l'"'e, P <.lae la •h•nnmmaLmue t li ltmc;ilhlc uppurault: l'uorvrA l'mdn'iun prntu·o. La lou..,lllite folliculnr~ o lacuuare ~. ~erund1l l'aulor P, uuu malattia ,.pecifica com l' la difv r•ile. spe~so non 1~oin \'Ol~e ut>l pr()ces~o fl O!liSU\·o tulla la glnndola, c ror·amente t.er·mina pet· asce!c'!lO perilon~illare. La ,.uppurozione nella vrttnanza delle ton. ille lièu diPtN raramente alla ton si llite follicolare, ma conseFtuc alla parenchìmatosa. Da uno studio accurato sugli ascP!lsi per·itonsil lari l'autore $1 è per:;uaso che una ··oudizwna anormale preesr~fe ~empre nelle r·elazioni fra le t.onsrlle cd i pilAstri della fat·in~P. Alcune Yolte lu t•msille tlQnO piccole. non sporgono oli re 1 pila::-tri, ma i prlo.~Lri anlerrorr aJer·iscono ad esl"e, le ricopt•ono t' le sorpassano; allt•e \'Oite le tonsrlle sono molto p-t•o,.~e. coperte dai pilastri anteriori , ei quali ader1scono in piu pllnh. qualche vol&a il pilastro p()sterior·e, in caso di ripetuti asc~:<si lonsillnri, è m~pessilo e ricoperto dalla loosrlla in 100do, <.'he bisogna resprngerla per ve.iert• tutto il p1lastro. Questa rela zione rra i pilastri e 1.. tonsille li cos1 co~tante ner <'.asi eli su p. pur•azione, da far· t•ilenere che esl'la delPrmini in molle cir·l!o~<tanzP rl cor~o rhe terrA l'mtiarnmarione pa renchim ato~a. e l'autor e asse,·era che el:taminamlo pet• l~ pr•ima Vl)ll.a una lnnsilJa presa dA infiammazione acuta, se fii trova liber•a da ade reoze eon i piiMlrJ fari11~ei, SI può dire che la suppura7.tnne non avverrà. In cinquf' pozrenli che avevan() avuto per qualt:he lPmpo due suppurazioni all'anno, separate le qderenze fr-a la Lon!'illa l'd i pilastr·i, l••e han pa..salo più rl'un anno senza altre suppurazioni, gli aiLri due quasi un anno, quanlunrJUe lutti abbiano avuto scce,.si d'infiammazione lonsillar·e più o meno ;.!rave. Com~ spiegar IJUesLa connessione fra le aderenze e le suppurszionr pel'itonsillal'i? Forse le adereuze impPdi seono ai ~~rmi della .. uppurazione Ji ftt r fll c;lrada auraver'"O le lacune occluse. e son co~Lrelli ad aprirsi un pnssaggio nf"l tP~"'uto periton~illare dove formano l'asces.~o, mentre >ce invec~> le lon~ille <>ono scoperte t> Je hH'UIIt> pervie, l'inllemmazionP parenchimalo~a si spe,:;ne 111 poc·hi gior111 senztl ~uppurH-


CRJRURGIC.-\ 110ne . ..;e la suppurlll hllle l'hJlPn l~s:,e :;:olrJ dall'a-<-.orbuue uln

che le gr osso• lc•ll'tfiP CG/11 crtpl a npel'lll so11 cepuc t •Il •·fh•tluare. gli a~ccs~<i JlarìlouJ>illtlri uei f'tuwiullt sm·ebbe ro fre,1uenlissum. Gli autori son d'a•·cot·do nel ritenere clte gl'individui ~O!'t· ~eli• a frequ,..nla &.scessi pet•iton 11lari hanuo una predisPOc.arione per rJUt" la malaUia, ora questa disposiztone ~i ·lf've r ice••care nelll' lacune r istreUe dall'iperplasia dello !llroma J.rlandolar e pe•· frequent i congestioni, o nella loro (lcclut~ionc falle dalle aderenze dei pilastri. L'e,.posizaone al freddo, ai germi piogeni, è comune a lulli, ma solo quell i che hanno le too~alle in quec.Le speciali cond1zioni soffrono di an~tne. e quantun1ue d pus s i raccolg a nel conneUi"o ~erilonsil ­ lare, l'mfezicne passa altraverso le tonsille, e forse 11 pt·imo centro di s uppuratione s i forma sulle tonsille sle~se; parchè quando le tonsille sono estirpale, le infiammazioni a gli ascessi peritonsillari non si manifestano più. Yolti scrittori come Boucsein, Hoig Brown, Lennox, Bro"ne. Radclaffe, J . \\' rigbt, Barela~· Brown, Charles \Varden oslengono esser,•i un'intima relazjone causale rra Il r-eumatismo e la tonsillilt>, e consì~liano per questa gli MLPssi rimt>di u:;ati pel reumatismo, come il saJrciJato di soda, il carbonato di lilina, il benzoato di soda, la tintura di veratro verde, il s alol, 1na l'autore non ha potuto rintracciare che rsrissimamente nei suoi malati questo nesso causale, e non ha mai visto abortire un sol c.aso di tonsillite per questi rimedi. RicharJson Parke dopo avere accuratamente descritta la distribuzione det rami nervosi nelle tonsille , P.d ~ver mo~lrato !intima relazione frs i diversi nervi cranici che vanuo e questa re~ione 1'0n queUi del sistema simpatico, erta un caso neJ quale un c.olpo con una cinghia di cuoio sul dorl!o produ._~ una lo nsrllile acuta, ed un altro nel quale l'angina leone dietro ali una Corle impressione uervosa sub1ta lc~r­ ltendo un racconto d'un incendio. Egli crede che le. rorti impressioni mentali P9l'sano per ar.ione l'iflessa chiudere gli ori.ficii delle lacune tonsillari, e produrr·e cosi l ~ ton~illiti. L'esperienza clinica ci dimostra chtl noi non posseduuno


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IUVISTA

un l'llllediO capace ùi ahbrevitH'C il con-o òi ug' uloigcfohte pareucltimato::;a, rr è il l'eriodn di e~acorbaziono d''uu~;~ lousilhle acuta, nè d'impedi•·c un ascel<SO peritollsiìlaro, ma che ugni tonsillite acuta nou ~eguita da suppuraziotH', migliora dopo il terzo giorno senza bi~"ogno di nlcuna medicazione. Da ciò risulta che quando in quesle redoni "''inizia una "'UPpurazionc, il dovere del medico è di affrettarla e di estrarre il pus al piu presto possibile, ~iacchè ogni il'ltaute di dolore che si risparmia all'informo i-> un vantaggio ottenuto. In questi casi l"aulore preferisce le applicazioni calde alle fredùe, percl1~ alleviano muggiormente il dolore ed affrettano la suppuraziooe. Formato l'aseesso, bisogna al più prrst0 scopt'il'e dove il pus si trova, e può essere o fra il pilastro anteriore c la tonsilla, o fra la tonsilla ed il pilastr·o postertore, raramente al ùisolto del piano formalo dal dor;;o della lingua; mn per scoprirlo è utile spalmar le tonsille c.oa cocaina all'i p. 100 onde con la contrazione delle tonsille si pos~a i;.pezionare il pilastro poster•iore. Più frequentemenle per·ò il pus sì trova nel conn~>ttivo che sta anteriormente ed esternamente alla ton~illa, e pungendo in questa regione alla profondità di un quarto di pollice con un sottile lenotomo aguno, o con la punta di un galvano-cauterio, indi introducendo pf'r IH piccola ferita uno specillo ed insìnuandolo nel conveUivo dell'angolo anter iore esterno della tonsilla, si può for·zar·e, lacerare il connettivo, e raggiungere la piccola raccolta purulenla nel primissimo stadio, ''incendo cosi la tensione delle parti, ed agevolando l'esito del pus. Quesla ''ia si mantiene aperta con la introduzione ~ior­ naliera dello specillo. ciò che non aumenta l'irritazione, ai12i scema il tnrgor•e infiammatorio. ·Non bisogna mai omettere di ricf'rcare il pu;. profondamente nel faringe, al davanti ed al di dietr·,o, deliP ton!<ille, pe•·cM spesso in r1ueste l'egioni- il pus inosservato produce pericolosi gonfiamenti e dispnea, Nel corpo dellu tonsilla non t>i troverà che nei pet·iodi molto avanzali, penetratovi ntlruverso il connetti\'O perighiandolarc. Le scarifictlzioni delle tonsille sono più uocive che utili, le


GHUtURGICA 101·t1 solllì:ioni di co(~aina al 20 p. 100 u:;aLc frequeutcme11le possono rie!=<cir nwlto plll'icolo~<f', com'è peru-;olosa la. mnr·-

Dnfl in dosi elevale. l pa-zient-i hanno bisogno di Lulle le loro

l'acoltil per vuotare la fadoge d<J.t muco, dalla saliva e dnl pus, P l'u;;o invalc:o dei narcotici è dall'autore seve1·ament•• ~<timmalizzalo; sono loJati invece i cataplasmi, le inalazioni d1 vapore, i gal'gari~mi caldi. Quando le tonsille ~i mostrano susceUibìli ad assorbire materiali settici ed infiammarsi, a pr·odurre suppurazioni peritonsillari, si trovauo già in <.:Ondizione patologica, e devono essere a;;port.ste. l fanciulli con tal mezzo migliorano la loro respit•aziorte, e quando le tonsille sono ipe,·trotìcbe, si può liberamente usare il tonsillolomo Negli adulti invel·e le tonsille disposte alla flogosi ;;ono per lo più piccole. e nascoste dietJ'O il pilastt·o anlerJol·e, ed all(lr'a il gatvaoocaulerio è più sicuro del tonsillotorno. In tali casi basta distruggere una pat•te Jetla tonsilla inferma péi' evitare le ton~illili; due o lt'e incisioni lineari lungo l'asse rnag4ior•e con l'elettrotle, non profonde, bastano alla cura profllattica. ~1a ggior cura deve pot·si nel separare le aderenze fra le tonsrlle ed i pilastri del faringe. Quando il pilash•o anteriore pt'e"'enta lma doppia piega abbondante, dev'essere ridotto al livnllo normale col {:.!alvano-cauterio, ma questa operazione dev'essere eseguita ciuando già la ton~illa è stata ridotta a dimensioni discrete con ripetute caulet•izzazioni, porchi· le tonsille possono essere tormentate impunemente, ma i pibt~<lri risentono ogni traumalismo. Quando le ami~alP. sono molto grosse puo esser con vanhu~gio usato r écrasetu ;:al vano-caustico t'accomandato da Knight, ma que:::to strnmeolo richiede molla abilità nel maneggio. L'autor<l in casi d i ovanzate ipertrofle ha pl.l.oto un~ Jie<'ina di volte le tonsille eol galvano-cauterio per distruggere i vasi sanguigni, quindi le ha demolile con le forbici o col lon~iliolomo. Ha altt•esJ in qualche ca::oo usato un gro~~o ton:::.illolomo ~pin­ :.rendo lenlissimamenle le lame attraverso la massa ipertroliea, tml)Ìegllndo più minuti nell'operazione, cosa po::;sibile nP!o{li adulli, se la Le5la è inclinata all'innanzi in modo che In :;alh•a pos!;<l:l fluire dalla bocca. Iu quesli casi non ha mai

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RIVISTA

usato co('aina, pet·chè •JU88La r1duce le lon~ille iu ptCCitle masse dut·<>, e facilita le ernCt'I'Bi!ÌO che ~>i possono vPrifìcare anche quando l'mfet•mo ha Abbandonato il ~ab inetlo del medico. ;Rlfle•.tont aull'odglne, struttura, fa nzionl e pa tolocta del •enl ftat oloal, e •poot alm en te delle fistole anali e r ett&l1. - WrLLIA\1 BooF.!IIHAMER. - (The Medicai Necard, febbraio t891 ). L'autore, dopo aver discus~o lun~amentP sulla impr•oprtelà del vocabolo fistola, dopo avere ttnalizzato le diverse dMInizioni delle fistole e dei seni, dopo aver descritto rindu!·amenlo che nel tessuto connettivo si forma dopo una prolungata iofiammazioM, la callosilé delle tlstole antichP, le retrazioni cbe spontaneamente avvengono nelle fistole a nali e che ne ritat·ùano la guarigiOne, si volge ~lll'ot·igin e delle Oslole anali, rla ricercarsi ~(>mpre iu un ascesso l(' cui plt· t't'li non combaciano compltlluuenle dopo 11 vuotamentn, la cavità Aseessuole non si ohliterfl spontaneamente, e nelle pareti si stabiliscono uno o ptù canali attraverso i quali fluisce il pus, o la stessa cavità si t•estringe gradatamente lino a conformarsi in un piccnlo canale cilindrico che è detto fistola. Pel'ò, se l'apertura naturale od artifìciaiP. dell'ascesso e c:ufficientemenle larga da vuotarlo in una volta sola, l'estensione della cavità ascessùale diroinutsce ranidamente, le pareti si avvicinano, e la cavitA si chiude, donde il pt•ecetto tli aprire largamente ogni ascesso anale appena si può scorget·e la 11utluaz!one. l seni fistolosi si posson(t formare nei diversi tessuti del corpo, ma avvengono ft·equt>nlemente nel cellulare, e siccome il cellulare abbonda sui margini anali e p~>rinea li, é in questa t•egione che più facilmente si pt·oducono le fistole. Quivi nella loro primitiva formazione sono per lo più uniche, rna spe~so si t•amificano alla loro estremità inferiore, !li aprono aJI'interno con piu bocche, e convergono ver so l'in· terno iu un'unica apertura. La dir('zione <li t[uesli seni AP-


ClllllURGlCA

condnn è 8pesso tortuosa. con dilatazioni e contrazioni nel loro cor:;o, e lo s pecillo. se drillo eJ inflessibile, non puù :->t>· ••uirne le tlessuosita, quindi è utile Hdoperare uno specillo Oes!"ibiJO, onde raggiungere l'apertura interna 11Uando esiste. La s<'n!"ibilità d~>lle pareti fi~tolo!"e é varia, come varia ne P la secr··zione che può essf'ro purulenla, siero-put•ulenta, sanguigna, icorosa, bianca e consistente, diffluente e fìoccosa. pura o misla alle maLerie di naturalE\ secrezione che si formano allo sbocco delle fistole. 11 tessuto av,·entizio che forma le par eti del seno fistoloso, 6 rhe non é nè una mucosa ne una pseudo-membrana, comincia ad ot•gaoizzarsi già uPII'ascPsso poco prima della sua sponlanea apertura, e si va fo1·mando in seguito, coprendosi di villosilil ripiene di vasi sanguigni, di granulaziom, si forma infine una delicata membrana cellulat•c asportabile facilmente col rasehiamento, con 1 deboli esrarotici, con i caustici, e che qualche volta può spontane&ruente sparire, ed allora il seno flE'toloso si oblitera. Formato il seno fistoloso, prima che si organizzi il tessuto avventizio delle pareti, e prima eli ricorrere a mezzi cruenti, conviene tentare gli effelli della chirurgia consei•vatrice. ~ulla di più inopportuno del vecchio adagio chirurgico che ogni li~tola r·ichieda un'operazione, l' auto1·e ha olfenuto la completa guarigione di fìslole anali rh l' ci ura vano da più me~i, con la s'>la posizione orizzontale ed Il perfetto riposo. Se però i tentativi di conservazione fallisse t'o, l'auloJ•e consiglia a n .. n lardar molto, e ricorrere con confidenza al coltello od olio lega~ura, escidendo se è possibile il nuovo tessuto acciùentaiE', ed unendo la ferita con sutura se ~i esegue la incisione, mentre con la legatura non "'i• bisogno d'allra opet·a?.ione, pe1·chè questa distrugge completamente le callosilll, dividendo ~radalamente le pareti del canale morboso. Molte fistole semplici in individui sani pO!>SOoo es~ere curate col solo uso degli escarotici. Per portarli a contatto di tutla l'estensione Jelle pareti morbose, l'autore adopera delle !;Onde d'argento o di rame bagnaLe nell'acido nitrico, pl·ocuranclosi così dei veri specilli di r.itralo d'nr~ento o di rame, e quando vuole un'azione piu eneq.{ica, accoppia _i due specilli


:;on

II I VISI \

•li IÌ>""er!'u metullo. h ba:.:-u» ncll'uctdo mlr1co, e Il lltlro l uoo 1113l seno tl$L(Jioso. OltJOtH' ('0"'• 11 parer ~un, ullt·u l'at.ìoue t!Scarotit:a t'hìmiett, anehu la ~nlva111ca pel contatto d1·l rnnH· con l'ar~· n lo iu un liqmdo inlel'lne.Jio come l'acido Jlltr u:o.

Tr&eheotoml& e lDtubazione. - IG!>!.O.:tJO Dro.stsro. - (Crv: .:etio mtdrea dt Torinfi. marzo 1)(91). Fmo cJal 1&18 1111 medico rt·anceso, Bouchut, aveva pro po:otro da cornbaltt•re lo SlPnosi prodott11 clalle membt·aut> clineriche intr-oducendo nello laringe una cannula di argento e lns cinu<ir•vela in permanenza fiu che fo ......e «comparso ogni pericolo d1 a«fis,ln I ·ar••a !ernia di ruetlic nu di Parifli non apprmo l'idea da Bou\"hul, la qualt• venno ben presto dimenticata. Nel 1880 quando g1à la traclteolmnia conta' a oltre un meno -..ecolo dt \'tla glol'iosa, quando la mortalità degh operu ti era andata ma11 mano dimin\JL' ndo pl?r il perfezionamento nP]Ia l~cnica, per l'tmli!'lepsi, e pet·cht• e,sendo c resciuta In confidenza 111 es«a rtposta da1 me.lict e dagli ammalati "i praliL'8va in tempo oppor tuno, 0' 1)\\ yet·. a •[U811l0 pAr e S~ IIZ8 ll"er cono ...cenza dt>JJe ideP di Bouelmt, p ropo!<e l'iuluLazione dellu Jat'lll!!'~ quale mezzo atlo n ...oo;tituire la ll'ltt'heolou1tn. Gli i stt·umenli da ù' Dw~ e r 1dt>ati, 1 t·isuJta Lì otte nu ti, dt>~la­ r·ono tra l \"olleglu amer·1c8111 1111 entusiasmo che autlò man rnauo ,.,.e....ren lo tanto cht> ti •lotl. Vaxha111 polt\ noi tRi7 r·nccoglit•re uuo st.utistica di oltre mille C'&~i operati d' intuLaz:ollt~ cou unu media di 27 p. 100 d• ~uarigioni. SI r.nò ()tre l'he og~ìgioruo 'u Am~rica r'inlubazione é d1tfU"" al punto d'aver ~OJlptantata fa lrach,•ototnì», la quale viPn messa 111 scrontla liuea n Pila cura ciel cronp e del\P ~leno ... i la rin~ee

ìn genere. L'uppar•eccluo di o· Dw,vc r COflflla di var·te cannuiP di tue~ tsil1•. di ~ranrìeua variab le, Je~t111ate ad es:::ere collocate Ot>l IS I'tn~t:. J"e.!'lt rPIIIIUJ inferiore tll e'se penetra Il trac hea, e l'eslrenu la superiore. alrtuanto d1la tala, "'' tr ova ul tlisopr'tl della dollr•l1• tmpedendo alla cannula dt peneli·lll'e troppo prorondaml•nle nt•llu Lrach<'a stet>sa. Lo ~tru anenln 'ht• l'lt>rvt• allu iutr11duziorH· t!PIIa can nula conl'llU di un rYum iro F~ ul r{uult•


t:riiRURGICA

301 mp11•nta uu'n,..ln ricurva che pt.>uetra entro al lum•' .!•'Ila c:tllllllllll: prelllèlldo l'u da un boUooe elle !:;i trova nel maoictl . . .; pu(l òi...ltlccare le cannula dall'a<>la Oltre a cao ,. ,, pure un apriboc ·a . . peciale ed cUI apparecchto P"r l'e"lrazione d1•lla carmuln. Per· lo più alla cannula i> le~?Slo un filo h~ c:sce dalla l•occa del J•uziente e ,;en egato a l'orecchio: ,1ue:-lo filo servt• utl'eo;;lradone •lei tubo quando non si1 piu 11 cce:;::,8J'ia la :;;un prest>uza, o •1uando. ,·ene11du otturato llfl , 1 1

ptoeudo-uscmbran~ Yl l->18 per icolo di solfot·azione. Qualr~1·a 11 11 rìlo si rompa, ~i adopera p~>r rimno-çere ti tubo l"appareccflt.,

e:::trallOt'l•. La tecmca delhi operazione, la quale lÌ incruenta e si c~·­ ~tuiscc son1.a nan~osi, ù lu :-;~>guente. il ragazzo é ::.eduto ::,uiJc l.{inocclda di 1111 lll'i<liSL~'Ill&; un secondo 8\;SistenLe ~Jj lien~ t~rma lA Lesta G«l aperta la boera col dilatatore; J'opera!ot·e iutroduc.:e il dilo mdtcc ìn FOla, soll~va l'eprglottrde, introduce dJelro llfl es:;!l il Lubo, lu spio~e iu basso, è giunto il ruomP.nlO opportuno preme ':lUI holtone collocato n t• l UJll n1<:o di'l porLn-caunuh't; •{U~-'~L~~ si di,.tacca e rimane in lariugc unita solo al filo che e~e& dalla bocca. Si ricono"lce che il tubo ,·eune collor;llo nella larin~P da uo a,.cesso .li tosse clu.s ,, JOauifc::~la all'atto delle ~ua introduzione e Jal fallo che [•(\r lo più cesstt la diSpll~tt. L'au!or~ tn que;.lo ~uo lavor'O l'ia~su .. tivo di quanto !"i c•o. nn;.ce su 'rue~to ar~orneuto ec:porw diver$-i re,oconlJ c:tati"ltCJ cntnparathi dai •ruali c:j de,·e ronl'ludere che, ancot·che non '' 'oglia segUJre l'cntu..:ra~mo de::li americani i quali creJuuo l'rutubazìone superiMe alla lracheotomia, pure é. d'uopo «wmettere ··Ile i I'Ì"ullati ,Jell'rutuLazìone ono ùi pc1to inrerior·i n JUel!i tftllla lracheotomra (R'lo•·ke: tracheolQmÌa a~ p. 100: llllubazioru 3} p. tiÌIJ li gllerilt,. e ~oggi unge che r in tubaliOne 8\'rt>bbe ~ocoudo Slet·n uu vaola:;rsrio a!'soluto sulla ll-acheolom1n nei primi mnì fii vita. s~coudo Raoke ~o'o uel pritiiO UIIII(J.

l dali numf'ri<'J <'erLttmenle ~o11n di un Jlrande Vfllore: ò» ~oli per" non ba~tano a r·isolvere la questione; é qutndi th'c·e$SArio I'Jassurner·c brP\!'lllenle 1 vunltlg'fel •' glt svnntaglo!i


50:2

RlVlSTA

della inlubl3zione di ft·onte alla traeheotomia. l V<ltttasyi sono: 1' .L'in tubazione è un operazione elle si compJe colla massima t·apidita da chi ha un poco di pratica.; 2• ~on richiede l'aiuto di assistenti; bastano una o due persone cha teugano fermo l'ammalato; 3• Nelll'l gran mag~ioranza dei ca;;i si otlieue dopo coll<lCalo l! t.ubo un gran·l'is~imo miglioramento per quanto riguaeda l~ dispnt>a. Nei casi però nei quali yi è brc;>ncbite fibrinosa molta intensa,' il respiro non si fa <JOrn!Jietament.e lìbt>ro. Solo di raJo vi è pegg:iorame.nto, e ciò dir.~endt~ dal falt9 ch<l ·vennero spinte in lrache~ delle pseudfT-memb.rane. che si irovavano nel laringe; in questo caso bisogna esegutre la lracheotomia; 4• Coll'intubazione non si ftt incisione aiGuna delle parti molli~ ~i eYilano cosi i pericoli di infezione dellà ferita , le graHulazioni e !e steoosi cicalriziali. cousenguenze non rare della tracheotou1ia; ~>· La respirazior'le si f.a pc:>r le vie naturali naso e boeèa, non è quindi necessario: riscaldare ed inumidire l'aria respirata artificialmente; Essendo l'in tubazione uu' operazione i11crueula viene più facilmente accettatala dai parenti delrarmnalalo. È pern utile notare che riguardo alla progn.osi eonviene e;.>:f>re moltò riservati facendo oQtsre ai genitori la possibilità che dopo l'intubazione sì debba ricorre r·e alla t.raclitotomia. Gli inconoenienti stanno spl"cialmenle nella difficolU:t del· r assistP.nza, e della nutrizione dell'ammalato dopo l'operazi"ne: 1• L'assislent:.a dèll'in,Jèrmo deve esseré più assidua dopo l'int.ubazione che dopo la trad1eotomia; mentre in qt.ws\8, basta un allievo od ùn infermiere es1Jerto, per l'in tubazione oocone che sia presente, o pronto ad accori'ertl in breve. un medico pratico della tecnica. Nei casi fol'tuoati accade che; dopo collocalo il tubo, l'ammalato respira tranquillo, av· v1ene la espettorazione di qualche pBenào-membrana e non si ha nulla di notevole, finchè dopo qualche giorno, qulll'ldo si presume che non sia più necessario la presenza ùel tuòo,

o'


CHIRURGiCA

003

lo si toglie. Altre volle può essere espettorato o da colpi di to~sc o durante conati di vomito. I n questo ca,..o, se la dispnea si ra nuovamente grave, è necessario non ritardare a ripetcr·e l'intubazione. Altre volte la cannula ::>i ollura per la presenza di pseudo-membr·anE>, si ha rninace.ia di a~flssia, devesi quindi lOf!'llt!r·e la cauoula. In questo caso se il filo al quale qu~sta è unita è intatto. un infermiere pu0, tirando !l filo, togliere il tubo, e a.llora per· lo piu la dispnea cessa e si ha tempo di chiama r·e il medico perchò lo collochi di nuovo a posto; ma se il filo è rotto o se, come fanno Thiersch e Rankt-, si toglie il filo dopo l'inlubazione, occorre per levare la cannula ser·virsi dell'estrattore, e quindi è necessario che vi sia un medico di g uardia che possa, quando occort·e, servirsi dell'estralt.ore. 2«> Nutrizione dell'ammalato. Mentre negli in tubati per Je stenosi laringee croniche non si hanno difficollà di sorta nella alimentazione, gli iotubali per croup presentano sempre dal più al meno inconvenienti nella deglutizione che sono più gravi quando si tratta da alimenti lirtuidi, m!'no gra,'i quando si tra,lta di solidi. Questa alterazione è dovuta all'im · pedimento che il tubo produce all' abba~sarsi dell' epi~.dol­ lide, ptl che non c possibile una completa chiusura ddl'orificio lar-iut,reo, e \IUalche particella alimentare viene iid irritare la mucosa laringea o lr'acheale determinando accessi di tosse nel momento della deglutizione. Vaxharn propose, onde evitare la caduta di alimE:!nti in trachE>a, di munire l'apertura superiore del tubo di una epigloHide artificiale. Altri consigliano di nutrire gli ammalati colla sonda esofagea. Guyer l'a tenere ai pazienti, mentre inJloiano, la testa bassa e piegata all'indiell·o. Vi~ne pure adottato il sistema di estrarre momentaneamente il tubo quando si vuole alimentare l'infermo. La poeumonrte da deglutizione che !0\econdo alcur.r sarebbe uno dei pericoli più grandi della intubazioue non venne mal riscontrata in oltre 270 autopsie rli intuDati eselluite da Ranke, Nortbrup, Gant.rhofner e Murali. 3• A ltera~ioni prodotte dalla cannula xulla mucosa faringea. Nelle autopsie degli tntubati venrrero r·isconta·ate leSIOni varie della laringe le quali nei casi leggieri consistono


RIVISTA 111 ~cmplici escor'iazioni della mucu;::a ; uei casi ~ravi ~i hanno

''ere ulcerazioni e talorA necro!:<i delle cartilagini. La e!<lrc milit superiore del lul'-o d~>let'mllla J•er lo più solo l~>gg<' rc esr.or1azioni; l'estremità mfertot·~> dt-1 tu bo che !'ta in trachen c tJuclla che può dar luo~o a latt1 di derubito più g ravi. Que~te le<~lOni d~>lla mucosa non d<'vnno tanto allrrbuirsi allo init.n:t.ion~;> dol tubo, il quale quando è lnsriato in sito 4 t, r) r-riot'' '' non dà fenomeni di rt~azione. quAnto alle manovre operatorie doll'intt·odnzione e dell'e$lraziont' del tubo troppe volte l'lpelule Secondo l'opinione di Rank•l e di 0' Dwyer dal puuto di visl.a degli iuconYenienti larinl{ei e tracbeali che si lameutaiJO non di raolo nella tracheotomia. quali granulazioni, cicatrici, ecc., l'intubazione sarebbe superiore alla ~racheo­ tomio. l lullo stA lo attuale delh• cognizioni sull'argomento si può quindi conchiudere che l'intubazwnt>, se non in tutti i r,A~t. pno benis~'<imo in molti sostituire la tracbeolomia; e chu ~o;j ,., autorizzati a tentarla !'!ia nella pratica privata che nella o:-;pitaliera, quando si abbiano le condi:tioni per un'opportuna assistenza dell'ammalato, proulr però ad eseguire la trae h co· mia quando non SI r·iusri~se a provvedere al per icolo della l.l"-fis!'ia o si incontrasset·o ::<eri ostaroli nella nulrizion~ dol· l'infermo.

Un nuovo processo dl toraooplaattoa. uispitali, 1~ marzo 1891 ).

(Ga~~etta cleulr

Uua nuova operazione, che si presenta in modo vet•amenl.c lusinghiero, è quella testò attuata dal Quenu di Pat·igì, uti· ltzzabile nel trattamento dt>JIP pleul'iti purulente antiche cd aperlesi spontaueamenle, delle fistole pleurali consecuti "e ud empiema. St tratta di un procesxo di toracoplastica, dcc:tinato probabilmente a ùell·onizz~:~re l'operazione di Estlander . eli ecco in che consiste: l'operatore 111obilizza una piastra lorucica resecando un ptccolo l rammento osseo alle due P,;lre· mità di ciascuna costola. Una incisione verticale di 15 cenlirnetl'i t> fatta dietro la lineu asC'ellare posteriore; si sezioua. trasversalmente il gran dentato, e si res~?cano le coste col


~.

CHIRU'RGICA

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costotoow di li'arabeuf per una estensione di due centimetri. una Mconrla in~isione ve-rticale anterior~ è condotta presso lo. linea mammillare, ed anche qui vengono resecale le costole pe 1 1/s o 2 centimetri. La piastra resta in tal modo mobilizzata per pressione Il Quenu, che lratlò cm1 questo metodo un infermo affetto da fistola pleurale, fece cadere le resezioni dalla 4• alla LO" costola, poscia riunì con un taglio lineare la fistola pleurica ail'incisioné anteriore, resecò completamente la c0stola sol· tostante efl incise la pleura. Ra~chiamento, .cauterizzazione, arena~gio e sutura. L'ammalato io ca-p.o a 40 giorni era guarito. Lo stesso Estlander prima di adolwre quelle grandi breccje e>Oslali, che sono la c.arattt'ristica della sua operazione, aveva avota un'idea 'analoga al Quenu, ma noo la mise mai in esecuzione. Spetta quindi a quest'uLtimo il meeito di avere inaugurato un metodo di mobilizzazione toraci ca così semplice e tanto facile ad eseguirsi.

RlVISTA Dl OCULISTICA Lo stra biamo nevropatioo. mologie, 1890).

VALQDE.- (Reeueit d'Ophtal-

Conclw:ioni.- Lo st1·abismo vero, detto concomitante, non è dovuto alla sola ametropia e la regola di DondHs non può applicarsi a tutti i casi, e forse n~pp.ure al maggior numero: ta t:~evropatia cc•stituìsce un fattore importante, tal volta prepcm· ùeraute nella produzione della deviaiione. Vi sono bensì stt·abismi ametropici semplici causati unicamente dall'ametropia, Vl sono arrelu~ strabismi nevropat.ici puri, nei cJUaìi i malati sono emmetropi e Mi quali la nevropatia è l'unica causa della deviazione oculare.


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~UV! S'fA

Ma vi ba ancora una classe di strabici ~ e la più 11umerosa, aella quale l'influenza dell'ametropia e quella della nevropatìa si combinano. Ciascuno di questi stati particolari deve essere ricono· sciuto, perchè ciascuno di essi r ichiede una cura srecialè. Lo strabismo amelropico puro si può guarire coll'opera zione e colla correzione ottica; anche la soia correzione oltka può f11rlo scomparire, se esso è alternante e soprattutto ìntermitlente. Ma quanJo all'ametropia si aggiunge la nevropatia come causa ddlo strabismo, fa d'uopo aggiungere al trattamento operatorio .o d ottico, sovente ai due riuniti, nna medicazione generale appropl'iata. l n certi casi di strabismo nevropatìco puro, la cura speciale della nevropatia può esser sufficiente. Nei c.a si di recidive avvenute quakhe Lempo dopo una correztQne operatoria ed ottica ft>licemente ottenuta in breve tempo, l'autor'e ha sempee t>ilevato l'inftu<!nza di uno stato ge· nerale nervoso. È necessario quindi non dimenticare l'esi stenza della nevropatia, che può cambiare in t~! modo il pronostico dell'oper azione. Si sa infatti che. nell'<:~dulto soprat· tutto, e co~a difficile il combattere efficacemente l'azione do~lì stati nervosi, nevropatici, anche i più $em pllci. La nevropatia in parola non è necessariamente quello s tato avanzato dì degeneraziene nervosa che offrono gli epilettici, ~li isterici. Il nervosismo soventì insignificante dei g-enitori. il qaalP. si trasme ..te ai figli e può ma)'lifestar.si in essi solto forma di convuli>ioni p~ssoggere, d'accidenti net•vosi lievrssimi e 'sovénli anche dimenticati, è perfettamente capace... di proùune queHò stato ne'lropatico suscellibile di condurre allo strabismo. La ..uevropatia co.::J costitu r t<:~ od anche esagerata come si nota neglì isterici veri, p ro voca Janlo prù fa cilmen·t e lo strabismo in quanto che esisLe nello stesso tempo l'ametropia. In IJHesti ca si cile sono i più freque nti, rametropia e la ecu1Sfl prè·lisponeute e la nevropatia la causa occ~;~sìonafe dello e.tr,1bìsmo.


DI OCULJSTIC.\

contribu'llone allo atudlo dell'emel'alopla e della xeroala epiteliale della oongluntiva. - \\'. UwrHOFF'.- (Recueil rl'Ophtalnwlof!ie, 1890). uopo i lavori di Brtot, Villemin t: Netler, ooi sappiamo clw rerof'rcllopia i.tiopAtic.a coinc:ide sovenli colla presenza di piccole placthe di xerosis epiteliale sulla <:ongiuntiva ocullll'e, in dentro e sopratlulto infuorr del margine cot·nt:>ak>, iu corrispondenza della fessura palpebrale. Siccome queste placche di xe ..osis contengono urr lo!t·au nuru... ro di microbi a bastoncini, mollo somiglianti ai bacilli della setticemia dei topi, si credette a tutta prima che si tralwsse ùi un' affezione parassitarill; ma ricet·ciw ulteriol'i dimostrarono che il microbo in 'luestione non presenta nulla di spP,ciftco e di ptltogeno. Infatti es:";O si riscontra su ciifferenti piaghe (piaghe v<tt'ieose della gamba, utc... r i molli, t>ce.), <3 mucose (va~-ti na) e la sua abbondanza alla superficie delle placche di xerosis si "'Piega col fatto rhe es~o vi trova un ter1·euo m<llto favorPvole per il suo sviluppo. A tlualmente si ammeLt.., g-eneralmente che la xerosis della congiuntiva e l'emeralopia sono dovule entrambi allo stesso di~turbo dello ~tato generale, ai l'indebolimento della nutr·izione. Molli punti per ò rinJHOgono ancora o!Scuri nell'eziologia di queste affezioni e se la wmpt~r·ss dell'~>-meral opia solto l 'in· lluenza di una alimentazione ir:~uffirienle puo esse1·e coustde· rata come ben dimostrata, come spregare che questa affezione non :>i osserva fr·equenlemente in seg-uito a num••rose malattie che tutte hl~l\itHJO dopo di se un profondo grado d'in•iebolimento~ L'emeralopia con o :-:enl.a xerol':;i:;; non è stata <'Onslalala tino ad or·a che nelle affezioni seguerìti: malattie clel fegato, nefrit.e cronicA, infezione malal'ica. anemia (gravidanza nei ::;uoi ultimi periodi) e oist.agmo dei minatori. A queste cause Uhthoff aggiunge l'alcoolismo cronico. l n fatti 1<u 1500 maiaLi esaminali dalr' nutore nella "E'Zio ne deglr alienati dell'ospedale della Carità di B~>rlino, 500 cir·ca r rano ati'etti da alcoolismo, e !-;lJ (Juesti 24 (n p. 100) presentavano l'emerulopis. l) la xerosi~< congiuntivale: in 14 casi


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RIVISTA

v1 era xerosis senza emeralopia, in 3 casi l'emeralopia s<>nza ~erosis e in 7 casi le òue affezioni coesistevano. Tulli questi malati erano alcoolisti cronici accertati, ammessi per affezioni alcooliche più o meno gravi, come disturbi psichici, delirìwn tremens, accesl'i convulsivi. ecc. La relazione di causa ed effetto tra l'alcooli:>mo, da uua parte, e l'emeralopia e la xerosis dall'altra, risulta ancora del fatto che in 3000 malate femmine della stessa sezione di Hlienati dell'ospedale della Carità. tra le rtuali vi erano pochissime affette da alcoolismo, l'autore non ha constatalo chP qualche raro caso di emeralopia e di xerosis. l n alcuni dei 24 maiali uomini esisteva bensì una oevrite retrobulbare cronica come si ri,..conlra soventi negli alCO(JIisli, anche nell'assenza di qualsiasi emeralopia e di xerMi,. congiuulivale, ma Uhthoff non ha couslatato alcuna di 'luelle alterazioni del fondo dell'occhio che alcuni autor·i avevano indicato come causa d'emeralopia. Nella maggio1· parte dei maIali si poteva eliminaee l'influenza di un'alimentazione i nsufficieu te, di distut·bi della dige~>tione, di malattie del fegato e di eredita dell'emeralopia. O'allra parte si è potuto iu r1ualche caso stabilire J>ene r.he la comparsa e la scomparsa dell'emeralopia o della xeroc.;i~< coincidevano coll'inizio delle abitudini d'alcoolismo e collH loro cessazione. Da lutti •]uesli fatLi Ubthoff conclude elle l'alcoolbmo <'ro· nico è una delle cause che, di1·cttamente od indirettamente, pt•oducono l'emeralopia e la xerosis epiteliale della con~iu u­ ll' a sotto forma di macchie o di placche così ben desct•ille rla Rito l.

Tumori cerebrali oon 1lntomi oculari interessanti '\ ORRr~. - {Reeueil d'Oplualmolo(Jie, 1t{90). 11 dott. Norris di Filadelfia !la riferito alla Sociel.l:i d'oflalnwlogifl americana due importanti osservazioni. l 11a donna di 32 anni, coll'apparenza di una buona !'::llnte, si lamentava della difficoltù che provava a prolungat·e unn


DI OCUl.lST~CA -;en~;:aziolll\ di vm'Ligine chè bOpì'aggiuugev!J. ,.:e per:;i5\leYa a leggere. Es<'u uon avvel'liva malì Ji trsta. Le papille ed il fondo oculare parevf!no norm!lli: i mu·

Jellur·a e tlello

seolr extra-oculari compiv~no normalme11le le loro funzioni. L'e!;Ame del cflmpo visuale ha fatto rilevare per ciascun ot:chio un restringimeuto mollo pronunciuto nelln oarte superiore sinistra. Questa diminuzione aumentò lentamente nei due campi visivi fìno all'emianopsia. Cmque mesi dopo soprag$.(iunsero cet'alalgie di tanto in tanto, le quali andarono sempre più ag~ravandosi. te papille si intoL·bidarono e cominciarono a gonfiare. Le modificazioni progredirono cosi rapidamente che dopo qualtr·o o cinque giorni presentavano ad un alto gr·ado i ca ratteri clelia papilla stl·ozzata con emorra~ie alle superficie. Poscia compar·vero la paresi del mu~colo l'etto inferiore e l'emiplegia. La malata cessò di vivere otto me~i dopo l'inizio dei primi sintomi. L'autopsia f~;:ce rileva1·e un glioma del lobo parietale destro che si -stendeva all'indietro nel lobo occipitale compl'imendo ed invadendo il tractus retto. L'altra malata avverti dapprima r•>nzii neU'oreccllio destro, uno nevralgia intensa del trigemino de~tro con perdita del gusto dal Ialo destro della lingua. Nel primo esame, esi· steva pure la perdita dell'odorato a desh·a; l'occhio deslt'O era cieco, il sinistro legge,·a il !S. 6 d1 Jaeger ed il campo vrs1vo era limit~:~to in allo e iudentro. Essa era inoltre affettA rla sordità completa a sinistra, da ceflllalgia e da nausee. L'esame oftalmoscop:co fece rilevare che le papille et•ano bianco-grigiastre, leggeri!'lsimamenle sporgenti, con una nebbia grigiastra che si estendeva sulla papilla e sulle pì!rli vicine della retina. Insomma, le apparenze di ana nevtitP. relro-bulba!'e piullosto che quella d'una nevro-retiuite o del· l'atrofia consecutiva a •tue~t'affezione. In sei giorni la vista dell'occhio sinistro andò completamente perduta e più tardi l'orlorato ed il gusto scomparvero completameole. Negli ultimi periodi, l'occhio destro si fece !>porgente. ed un'escara compol'Ve sul mar·gine inferiore delta cornea. L'autopl'ia fece rilevare un carcinoma della t•egione dello. ~ella lurcica che si


:) IO

RIVISTA

estendeva lungu l•• alì tlello sfeuo•d••, invHdeva i ru~I'\'1 ··ronici dal pr :mo all'ottavo paio inclusivawe••le del lato d•·::ot1·u e solo le due pruue paia del lato ~ini!ltro.

Amauro•l eredttarla. - PANAS. et de Chiruraie, 1narz.o 189 1)

(Journal de MM1•rinP

Il pror. Panas ha t•ife1·iw un fatto clw può essere com••derat'' come 1l tipo di cPrte amaurosi congenite o ereditarif'. la cui causa sl'u:,rge il più delle volte. Nel ~'!liSO in discorso P.Siste un indizio importante da conoscePP, vale a dire eh~ i genitori rlel malato erano silìlilici. Si tratta di un giovant.J di 20 anni, piccolo, mal sviluppato. con certe deformazioni craniche e nel rluAie il nervo acul'lico Pd il nervo ottico sono lesi Questf) m11lato &veva sempre avuto la vista debole, aiJorchf. si notò ch1>, verso i'elà •Il 6 anni, la sua vista andava !'6111pPe più diminuendo, soprnllutlo a destra, ed a poco a poM, Aumentando questi disturbi, divenne completamente Arnaur·otico. Attualmente lA cecità é a<:;Miuta; la pupillo è hll'gamente dilatAta, in~ensibile nllt~ luce: roll'oftalrr:oscopìo ~i constata r t> tinite pigmentaria con arterite e periarterite; inoltre l'•n11ivirluo è completamente sordo òallo stesso Ialo. Le cecità di questo ~enere non sono molto rare, ma non sono sempre facili a classificare. Da mollo tempo gli ofi.Himol<ìgi hanno not(lto ello in certe famigliè i fanciu11i nascevano o diventavano ciechi mollo presto per la maggior parte e che si oc;servava unti verll er etlità d'amaurosi. In !JUesti casi ~i tJ·ova l'atrofia del ner vo ottico. Quando la cecità non avvienP che vPrso i Cinque o i sei a;;ni, la lesione ottica è la ste~>~a; inoltre, cosa d<>gna di nota, questa influenza ereditAria rolpìsce quasi esclt:sivamente i fanciulli; ed inlioe, può aversi trasmissione di que!'>ltt disposizione Heditaria propria al ramo maschile per 111 madrP che resta sa na; quest'ultimo fallo d'altronde •' stato osservato per più affezioni ùel !\Ìl'temtl uervoso. Quando qw•sl'amaurosi er~ditaria non s1 <:;viluppa r he \'erso la pubertà, dall'età di quindici a :W anni, si notano ancora certe parlirola1·itu •~u riose: qnes:ti fanciulli sono 1-!ene1·ullnente


01 OCULlSTlCA

"iolenti, ~o~getti ad Hccc~8i di coller·a fin dalla loro pl'ima infanzia , po~cia più lardi, ru~llo stesso tempo che i uer·vi nltici si fanno pallidi, la vita dimmuisce, il campo visuale si restringe, poi la cPcit.à soprellgiange progressrveroeote. Talvolta infine. questi malati che presentano frequentemente Hsimmetria del cranio e diversi difetti, diventano alieuati. Si è ammes"o che per \In buon numero di questi casi per lo meno si trattasse di sifilide: uel ca<>o attuale la sifilide può esser·e messli in causa. ~recché ~i potè ac,.ertare che i genitori sono sifllitici, che vi f·siste retinite pigment.aria e che anche Il si«Lema arterioso è leso. Ma si possono anche riU,nere c..me cauo::e d't>ndoar·ter·ite ereditaria l'alcoolismo dt>i genitori e il vizio reumatico Se si fosse certi che la sifilide ha par.Le principale in queste l'orme d'amaurosi, l"i potrebbe for<!e A~ire favorevolmente su di esse. Si é creduto in certi casi di aver ottenuto fJualche miglioramento colle iniezioui mercuri11li ipodermichP.. La relillilU pigmenlar·ia però é consider•ata come incurabile ed è difflt'ile l'ammettere che la curo sia ut1le quando sono già ><tale prodotte le di!';lruzioni cellular·i: ad ogni modo però ""i potrebbe, in cf"rli <'A"'i, impedit•e eh~ le lesioni si estendano. Ma vi son·> casi in cui il metlico della famiglia n~lla quale souo giA stati ver ificati fatÙ d'amaurosi et·editaria potrebbe intervenir~.! con molta utihtA; dovt·ebbe sotloporre i fanciulli di queste fami~Ziie predestina tè, quando "ssigodono buona salute, a ll'uso del mercurio, e ~iccome questo medicHmenlo è utile come ri· solveute, anclw all'infuori 1h·lla sifilide, così amministrato, ~o ­ lr~bbe ~iovare.


IUVISTA DI ANA'J'OlUA E l?ISJOLOGJA NORMALE B PATOLOGICA

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Sulla ftalop&tologlr. della coleml&. - Ricer·rhe clìniclle del pror. G. MYA.- (Ga.uetla degli OSfiilali, 22 marzo l ~Hl). Uua delle conclusioui principali di questo lavoro indiriY.zalo a rì"'olvere l"import.ante e relati"!lmenle antica questione sui rappo1·tì li'a Je condizioni del fegato e la natuJ·a dPl pigmeni esistenti nell'urina d01·anle il decorso ttelrilleriZJa. ,. In seftnente. Noi non possediamu presentemente alcun mezzo di inrlagine chimica, 1l quale Cl possu fornir-e òeì ;;;inlomi d~slinati ad ìllumioarci sullo stato ant~lmnico del fegato. l ctlr~Lleri sinora stabiliti sui pigmenti biliari modificati non sono la li da .giustiiÌCtll'IIP l'esistenza. QuauLo alle reazioni assegnate dai chimici all'urob,lina, esse cosliLuiscouo ~:~e1' il medir.o un flintomo di mollo vulor-e; ma non diverso da quello cbe possiedono le reazioui dell11 bilirubina. Es~a pe1• lo pin altesta semplicemente il pas~aggio nel san~ue di una quanlilà uwderala di pigmenti biliari, il quale passaggio ella sua volla può essere l'effello dell'e5<age· rala cilemolisi o di un impedimento meccanico al rJeflus"o biliare Se l'urobilinuria, anche 111 clinica, é per lo più legata aliti tlisti'Uzione globulate, ciò deriva da che l'emolisi dipendente dalle cause commetamt:nle attiYe nei pr oct>l'lSÌ mor·bm:-i, tlifficilment·~ raggiunge U\11 ~radi da prodm·re un"Jllerizia cospicua quale si ottiene, invere, uella r.aleg•Jria JegH ostacoli puramente mecca.uici. Mn non è vero che tutle le caltse pr ot.lutlrici della bilirubinur ia possono determinare. 'JU8ndo op<>· rs rouo in pr·oporztani minor•, l'urnbilinuria e viCn\ersu, 'lualuuqull siH lo t~luto pt•eesis.Lt\llla d'-ll l'ega lo


Ili\ IS l \ Ili A~A TO,IJA E PJSIOJ.OGlA

t.a lè(ll'iu, iu~<ugur:~lll d nl f~luher t:l r mo lr•rnata dall'Ha~ t.'IJJ. cht• vor rchltt• ,..tat.•lir" una •hllt•r<!IIZH Ira l'ilteriz.ra cou ld!-!~lo

:::ano e l'rlltlri:.du cou f~!o(lllo lt•,.o, non ha per or·a. ClOe Jll'ilt) ;;taiO prl.'"' •ule dcllt• C()un«t'••n7.e c himiche~ clinic!re, ragione

di e-<,.t•re. uu·ollra concluc:ione di cara ttere pure Qenerale é la se·

guenle. Jl ('.{)nccllo del ria---.orbimenlo biliare non va circcr.:crilto ne!.!li HngU!:"Ii limiti d(•JI'rlteriziA : ec::so abbraccia nella patolog.a un territorio dr ~~·tm lungo ptù esteso tli 'luello che sia IliO abituali a cc nrPdPr~h. Como per l' albummur-in e la ••lico!lUt'in. dobbiAmo as!lestnarle una set·ie di graflazioni, di ~ui l'itlerìz•O. colla reaztone th Gruelin nelle urine san•bbP. la piu elevnla. Mn prnnn dt ttiungere ,. 'llle.,lo grado abbiamo la "f'mplh:e uroluhmtrra ~enr~ ts•accill di pi1o!menti biliAri chimiea• 111eule l'irono!lcihill nel !'iero srw~uigno. poi l'urohilinuria con pigmenti b1hari ri~'Ctno~cìbili, ed in que!"l8 categoria di casi puù u1ancare rtua.IE:rasi pigme11Lazrone dE'Ila cute. Piu terùi. con nll'.!t!ÌOrl 'fUanlllu di bliu•ulnna circolante compart• ritlt•rizìA con tutte le ulteriol'i g1•adazioni. Co~ la JIU0\'8 olùllriua che li'JZa p111 intimamente di }lliUllO non ft~ces~e 1n pa~~ato remolisi colla funzione <'l'<lmato~,;eua d•'l fl•gatu, e Jirnostra che I'PJtagPra7.tone di ruella P. rausa prima del !'ÌUl::<Ol'himento hihere e co!'i ~pie!!&. l'illero mnatn!:t>IIO degli antichi, tt·ova nella clinica il suo completo c:volgimento ,, la riprova della -<UII t•eelta. n·attra parte lA lioltrina piamenlario. dcll'urobilinuria. a cui l'autore ha cercato cnlle •ate rìct>rche di drH·e !<OIIdO fondamento, m~tteudo in relazione qnesln sinlmno coll' llssorltimeuto biliare. da ad es"o un 'VAlo•·e IIIH~p~ttato, pHmellcndo~li di svelar•• lE' pil1 tlehult pPrturbazroni ch1• a" en~nuo uel deflnc:~n delhi bile snllu J'influrnzu della cli<~truzinrlP ~tobulore o ' ili lievi o«lacoh rnPccanil"i.


R[YJSTA Bull'~ztone del siero

di aa.ngue patologloo sui globuli rossi ftslologlol - Nota del dott. CASTI>LLINO. - (Gazzetta defili ospitali, 18 mar·zo, 1891).

L'a11tore ha inll'apreso, ueil'anno decorso, lunghe ricer.che per vedere se nl:'l siero di sangue circolante in parecchi stati morb11si, si contenessero per avveutura princip1 capaci dì promuovere dei processi necrnbiotici nei g-lobuli rO$si fisiologici. È con una molto estesa serie di esperimenti che l'auloPe ha cercato di rispondere a questo quesito assai complesso. Riservandosi di puhblicare mt~ggiori dettagli quando avr& compiuto Altr-i studi a questo proposito, ora in corso, si limita pel momento a rift:!l'ir.e i risultati già ottenuti. Dopo avere esposto il processo seguito nelle sue indagini l'autore viene alle seguenti conclusioni: 1• Il siero di sangue nelle malattie infetti ve acute, o discrasie ne, é susceUibile di un'azione marcatamente alterante sui globuli rossi sanj; p1.1ò cioè determinare in essi la comparsa ora piu rapida, ora meno, delle reazioni degenerative; attenuarne la resistenza, distruggerli con molla -facilità. 2• Quesla potenzialità alterante è varia a seconda delle varie malattie :3• Coeteris pari(Jus, in or<libe d'intensità, la si riscontra: nella polmonite, malaria, tifoide, tubercolosi, cachessia cau. cèrigna, diabete, 11eCrite, leucemia, saturnismo, purpura, ittero. o1igoemia, ctorosi Non si ebbe finora occasione rli potel'la studiare nella eresipela, scarlaltina, morbillo. reumatismo, sifilide, ecc. 4• È in rapporto molto intimo alle alterazioni del sangue rle11'infermo, alle sue condizioni generali, alla durata ed entità del morbo, alle complicanze, ecc, 5• Nella pulmonite, malaria, tifoide, tubercolosi è in reJazìone ancora colla curva febbrile . 6• Nella pulmonite, il siero ha una p1'oprieta distr uttrice -sui globuli rossi fisiologicì. 7• Grado grado che l'infe.rmo progredisce verso la convalescenza, il siero del sangue perde la capacità alterante.


01 ANHOMH E FISIOWGJA

.\nalogh" mdAguli a •tll<~lle f11ttc per !'\lUdia rt~ lo capacità alterante d!'l ~tero !JHlologtco ~ui gl()buli li!i<iologici, fur•ono intr11 preo;e per eono ...cer f' quale azioue avesse inYece il siero in individuo robusto sulla vilulita del globulo rosso ammalato. Siccome in questo caso, naturalmente, si trana,·a di constatare un fatto fìsiolo~ico non sottoposto che ad oscillazioni mollo lintitalP, le ricerche dovettero esser·e assai meno che comple::::::e. Ecco i risultati a cui coudus!'\ero: t• Il siero di sangue ::: ano ha un'azione marcalamente conser•valrice sugli erilruc•li, anche profondamente degenetali. 2° Questa proprietà tale sier o la possiede Roto quando 1> stflto attinto di recente (per uno o due giorni al massimo) e con:::ervato al!a temperatur·a del ghiaccio fondente. 3' Come liquido conservatore, esso è superiore a lutti quelli adoperati per la numerazione deì globuli, ed è pur e preferiblle alla s ierosita albuminosa allungata del bianco d'uovo. Sulle alterazioni del midollo aptnale nel tetano. - Osgerva?.inni c l'icerche analomo-istologiche del pro r. A. Bo.NOME. -(A reltioio per le scienze mediche, fase. 1,anno 1891). ~on é trascorso molto tem po dacchì• !i'i rilen~>.va essere il tetano una nevr•o:::i, una di quelle mAlattie cioè del ~istema nervoso delle '(Uali si i,smorauo il modo di originarsi e le alterazioni anatomiche che le accompagnano o le sosten~ono. :\Ialgrado che numerose mdagir.i bacteriologicbe ;:.iano recentemente riuscite ad assodare che il tetano è Ulta malattia infettiYa, deler·miuata da un bac11lo specifico, i patologi sono ancora pressiJché all'oscuro circa le alterazioni materiali dei centri nervosi tiPf!li inùiviJur che !'Occombono all'infezione tetanica. Mentre nello s tudio della maggior parte delle altre malattie infettive l ~ conoscenze delle lesioni anatomiche hanno di gran lun14& precedulo lA ricer cJJe ctiblogiche, neilo st.udio


.i l 6

RJVI:-TA

del tctnnn '' 8''"61lllln Il ··nnlrarro: ~i l"OII" ~pmle doè r.nn una ulll vrU• "eraull'nle reht•rilc; l~ in •laJ.nm uel curnr o r>llòln;tico. ~enza che ,iBuo ,.,tale np('roli>ndlle (,.. ricer·che d11l punto '" \11--la morrologico. lnmochù ogguh è rima ...ln iu mnlli In <'r ··denza C'lu• le tossme o le tos~Jalbu1niue, pt·eparute d~tl baculo iel tetano. 8;ZI"C8flO mod1ficaudo .... ttanlo chimicamenll" i tonlr• nt~r' <)Si, alleran.Jo c1oè IR funzione. se11za prndurre nei medt>~i111i ukuna moditìcaLiOn" di !'tl·utturll. L'autore ebbe nr<·f\RÌC\111' eli ~ludtat•e il midollo "pinale eli 'Jllatlt•o ind1ntlui morti rli tetauu, to due dei quali ha potuto ef!h ste,::-o c•onslatare la prc;o-1'117.8 dt>l ha,.illn specillcu <.ia uelo!li e~,udAit delle ft•rite. !"ia unlle colltll'e det 1uedr~imi. 111 lullt P quullro i ca.. , •l tetano SI l"ra manifeslt~lo in se~u · lo a rerila, o ~i h•atta"a di indi"idui che avevano goduto r-:emtorc >UODa s&)llle. l n tutti l'quattro 'luesli casi i lllldolh pre~entavauo ùulll) le" IOni a focolojo, chP lal•>ra rrano t•ilevubùi jlia mact'IJSCOJncamenlt ~ollo rormu t.!i rammollimento, di tumef!lZtt>nc di ll·alli circo-.critti, ti1 modificazicmi nell'espello ùella <>ostauz11 ~rigia, ollre ,li ora ro"tante iperemia delle mt>nin~1 lul.. ra 11Wece le lt~8ioni t•rnno t•ilevabJli con sicurezza solamoute c•o)I'E'Mille tl~l preparAti i<~lolo~ici. Dal complef'so 1h•lle os,..•:naziom ftilla dall'autore ri:-.ull~ rebbe c·he nel decorc:o dell'infPzione tetanica il midollc• "P"' r1ale vu sog~rello n dPIJe profonde altera?.I OOI degeneraltve, 1'\llre chu ad un· intcnr-:~ ipet·emio delle sue dne so~tanz~ ,, Jt.1 :::u• 1 111\'0iurr• L' nten" liJ l' l c tenswue tlel proce" ... <• dP... jlPnernli\'n coub•""onn delle l'nn .. ldere\'oli vorlezionl 111 raJr 1o rlo con d~lle circo--lanze :-perutll, 'lUali lA rapidih\ con cui il viru~ letanigeno ~i oliffundt' e In l"lato m c'Ili si Lruvant 11 m1dollo "'pinale prirnn che si "er lica~"l? l'rnfl•Zioue tetauica. La legenerazione ~i mantre.cot.a Ji proferen:to n•' cordom cltdla c..o~lauza bia•1ca e tll'lle radi•·i spiuali. mcnlrt> ~rol lauto in CS"i in cui l'allerazion.. i> mollo avanzalu si vede de~e­ neralu In so.,lanz.a grigia. La ,.e, e delle alterazioni de~(lner8ll>e non corri~JlonJ~ rt'bhe e!'latlamenle alla distribuzione de1 l'iFLt>mi ddle v1e Ji conduzione, poleudo estendersi ai di versi !'liPLémi di llb1·e etl


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andm alla ...,o,..tuuza grtgia in un mede;.uno traltn. per cui 11011 :>i puo pndnre di alWI'IlZIOOJ CO"t dette ststllmatizzal...

Quc•,tc. alt~>rHZicllll cle~eneraltve tuttavia hanno "-Cde prt!CiptlillliCllle n••i co1·donì rl••l Tùrck e nellll zone radicolari Hlltert l't e pO"teriori; meno int•·nsamente vengono iuleres."alì il fa ... cio piramidole ero ·iato, ti ra::cìo cerebellare t: la parte perifet'IC8 •iei cordoni po;.lertorì. La "O"lam.a grigia ~embra re«ista mollo di pin all' az1011e del vtru:; tetauigeno; di falli anche in 'luello• parli ovP. In dt>~enornz1one è mollo estesa. le cellule ~~~n~ltonari si con"c•·vano pres--ochè normali; esse <:ono le ulume a c;compai'Ìte. t u due dei cu:;i studiati dAll'autore la 1•egione lombar e dt:d mìtlollo er·a l'ede di un'alliva prolifet·azione delle nevrol!lia, rueulre egi:;tE 'a una IJUH"'Ì completa de~renerazione de~!li

elementi ner"u"'•· per modo cht! ne risullava un ìnFO"osEamenlo notevole, nnn ni'Ltnrnente limllato, della re~oriooe , sì nlultwl<' a primo aspetto 011 tumore. Tali modifìcazioni si al'cc•r~lpAgnavano tdtresì Cllll tlllel'azinnì rlep:enerativc> lei ner\'i rlelln c~tuda eqtuna, i <JU&Ii bder tvnno llllamt>u l~ al rigontìatneuto lomhar~ dt•l midnlln. pa1·t~cipaudo alla manifestazione

morlw,;a. Un sunile t·eptlrto qillsti tich~>ro'bbe l'ipote>.i che il viru" telantgeno innanzt dt ..:eneralinllt'Si per le vie sau_.,,ignt>, mnnirl'«lt un'aziono c;ui nen·1 df"llfl Iocalilil 111 )'TOS:<mnlà od anche ••d una cc rte clistan:ta .Jdla pl)rla d'ingresso cldl' n:tculc patn~orcno , dclt•r'lrllllAIH.In delle lesioni uoche in <JIIcole pnt·Li dtd midollo colle 'l'tali •Jue,..li rnmi oet·vosr slauoo 111 •ll!'l!llo t'Rflf'O r h1. Ct>rln " eh~> due ,.oli reperti non sono ... uflicteuli 8 f11r rÌlAIIPl't! j) fallo com~ fl'l'<lUM\.t>; lullaVI8 l'autore lta ::limato •·oc;a utili' 1!1 porlarlt .. cono:::cenru dei pa toln:.:i, fl,luci.:>so clH• potruunu "Cr \ •r" H I'IChiamar• la loro a llenzìnue pt•r le Jt~ce:;;.ai'Jc couft•ruu~.


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

Delle menlngo-mtelitl blenorraglohe. - Du.FOUR. - (Jou rnal de Jfhlecirte et de Chirurrtie, marzo i891).

L'esistenza tlelle complicazioni spinali della bf('norragia non Yiene più attualmente messa in rlubbio e numerosis!'ime osservazioni sono state pubblicate su questo argomento. Il dott. Oufour ba ora fatto conoscere alcuni uuovi esempi di questa gr·ave compliiazione che devesi verisimiltnenle considerare come di natura specifica o come prodotta dalla pr esenza di gonococchi. Il quadro clmico che si osser,•a più sovenli in >;irnile raso e quello df:'lla forma dorso-lombare della mif:'!ite dlff'usa, parziale ucula o subtlcula, con t'ebbre moderata, seusazione dolorosa iu COI't·i~pondenza del foc·olaio di rnielite, dolori in cmtura, rormic()lii e sussulti muscolari negli al'ti inreriori, perdita l'&pida della sensibilità e Jella motilità, disturbi dell'orinazioue ,, della defecl'lzione, la l volla dislut·bi lrofici. Dal punto di vi!':ta dell'evoiuzionr . ~~ puòdiredte queste mieliti compaiono ora nel periodo puruiPnlo >iella blenorra~ia. ora nel periodo di sc·olo ~1cro~o,ora infine e più raramente qualche tem!'o dopo la ces!'azione del catarro uretrale, asl"umendo il decorso di l'utle le mielili infettive. non distinguendosi por nulla, ad esempio, dalla mielite varuolosa, r·isipelatosa o tifica. Come queste ultimf:', essr sono state osservate acute o subacute: anzi in un caso con decorso cronico. Mai hanno p1•esentalo quegli ~ndamenli fulminanti di crl'le affezioni midollarì. La loro durala, abitualmente di un mesr circa, ha variato da i o giOI'ni a 6 mesi ed anche quasi tre anni. L'esito non è stato fatale che nell~ terza parte dei casi.


RIVISTA DELLE M.\l,ATTIE VENERBE E DELLA PELLE

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La prognosi può quindi essere considerata come meno grave che in cer te allre forme di mielite. I rivulsivi, nel lral· tarnento dei sintomi costituiscono, come negli altri casi, il miglior metodo terapeutico . .Ma la conseguenza che deriva da questo sLudio, dal punto di vista della diagnosi, si (~ che si deve r·ifer1re alla blellOI'ragia l'origine di certe mieliti diffuse, la cui eziologia resta dubbiosa. La blenorragia acuto~ anteriore ed 11 suo metodo ra:&lo-

nal e dJ oul'a . - fiENRY S. STARK. cord, ftlbbraio 1891).

(The Medicai Re-

L'evoluzione della teoria biologica deve aver convinto i vecchi pratici che la patologia genit{)- urinaria come la sua terapia, poggino ora su basi affatto nuove, e che quindi ogni 1•irnedio che non sia in armonia con i principì stabiliti da Listar, che non abbia riguardo alla natura del virus, alla localizzazione della malattia, alle particolarità anatomiche dell'uretra, all'estensione e stadio della flogosi, ed alle varietà della flogosi stessa, non sarà razionale. Si 1·iconosca o no il gonococco come il fattore della gono!'rea, la suppurazione di una mucosa r•ichiede una medicttzione germicida, quindi l'oggetto della cura dev'essere quello di sterilizzare o neukalizzare il virus, d'allontanare i prodotti di secrezione, e di rendere l'uretra un terreno sfa vorevole allo s viluppo di g~rmi,infeltivi. Si potrli ammetter·e una distinzione teoretica fra l'uretrite virulenta e la non virtùenla , ma in pratica una differenza terapeutica non esistP., ail'inruori di quella che può esser falla fra una blenorragia benigna e di breve durata, ed una blenorrea ribelle. La mucosa uretrale é accessibile all'endoscopio, strumento b~n poco usal{), ma senza del quale un' accurata localizzazione della lesione uretrsle è impossile. Oltre a ciò, le diverse parti dell'u1·etra possono infiammarsi a diverse epoche. ed i fenomeni locali possono variare con la località infiammata, e servir di guida alla terapia. Il calibro ed il diametro dell'uretra nou sono qua ntità co-


RIVISTA

stonti, ma t[ll8nlita var·iabili, e In rnnco~R uretr<lle pr·~seuta orificii beanti di numerosi foJ1icoli e glandole che ricettano il v1rus i!On<m·oìco. Pentro tli essi i gonococchi, gli statìlo· cocchi progeni si agglomer·ano, soggiornano per un seg.uTto di stèlgior.i durante lH quali la mfllallia può rìmèlner latente, fìnchè un'indiscrezione od un eccesso qualunque nçm scavi i germi accumulati uelle cripte e nelle lacune; né fJI.lftSle sono esagerazioni, perché i casi (li follicolite cronica alcune delle quali conrlucono persiuo ad ulcerazioni e lìslole uretrali non ::<ono rari, ed è. comune il caso di successive .\:>leuo r ragie in uomini che hMno Rvulo commercio con dorme mai aflell~ da tal malattia. Queslù struttura glandolaro de ll'uretra dimostra come sia netessar'io un dirdto trattamento locale per scacciare il virus dai follicoli, il quale può iu ogni tempo pòrtal's i alla superficie defl'ul'et!'a, ed infettarla Mn la stessa vir·ulenza del primo attacco, gii:!CCIH\ il flusso dell'orina a nche carica di ~ostanze anliblenorragiche, non basta a scacciar via lutti i microbi. Il curare dunque un•uretl'iL~ blenor ragica con i soli rimedi interni i~ irraziouale, come sarebbe irrazionale l'e::clusiva cura interna della aiftériLe. Quanto alla estensione del processo infiammalivo, è Qecassario rendersi ragione del tratto d' uretra ammala ta, se sia cioò la parte anteriore ai musco1i còmpressori, o{! anche la poster·iore, pérchè nel secondo caso ·le iniez1oni fatte n el modo .ordina rio r iuscirebbero affatto inutili, ed un'accurata diagnosi d(•ll' estensione del pr·O<:essò non sarebbe esatta senza l'ur~troscopio . L'autore rigetta la comune divisione della blenorragia nei tre .stadi di prodromi, di supput·az~one flot·ida e di declinazione, perchè non ben è:efini}}j!i, e pr opone di distinguer~.)n malaltià in uno stf'!dio anlìhlenorragico, JJienorragico e postblenorr()g-ico. Hicònos.ce là dì versa suse~t.tibililà degli individui e la lor 0 r·elativa immunil(i., ed attribuisce quest'ultima All'acidìt-4 del muco uretr·a.le, prodot.ta dall'orln!J che prima del coito }ìUÒ aver neutralizzato o sorpassato l'alca'linità nomtale di q\181 muco cbe è segregato dalle glandole spar $é nella mucosa


DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PEl-LE

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urPtrnlr: l'orinazionc prima del coito sarebbe dunque un

mezzo p1•eventivo, menll·c I"Ricalinllà della mucosa urelralo ra,·orircbbe l'attecchimento dei gonococchi. contrartamente al comportAmento delle altre malattie spociOcht>, una blenorragia sofferta predispone alle altre, quindi sarohhe inutile il tentare la cura preventiva ron l'attenuazione dei virus, con le i11oculazioni preventive dei virus .li 11 unlunque genere; nè una cur·a flborliva si può sperar e dai più forti germicidi come il nitrato d'argento, il cloruro met·curico, l'actdo fenico. il pero!'!'ido d'iòrog .. no, ecc., percbè tfll~-'~li rimedi distruggono ;:;ollec-itamenle i germi solo a :spese dei tel'-,.uli vi"enli, e tutti i pralid hanno riconos<'iuto che 110 n e opportuno il procurare un resL•·in~imento urelrRie por abortiJ'e una blenorra::ria. Nello st11dio antiblenorl.'ag'ico nou ::;i può adottare che un trnltnuwnlo palliativo c·ome nelle altrt~ in(iammazioni acute, prolilnttico. igienico e dietetico, dirctlo 11 limitore l'intensili.l del proces~o L'lwico rimedio eh n con ve11ga arnmin i!,'lrarc ò un a.lcalmo per diminuire l'f!ciditit clell'or iua, ma. va ammiui.,;lroto dopo il pasto, perclté a stomaco digiuno, non trovnndo nello l>tòmaco il succo gastrico, si di tlondeJ·ebbe tosto n•'l "llll!!UC, Yi tr!n·erebbe il fosfato neutro di soda, lo ron''erttrehhe in fosfato acid•l, ed Accrescerebbe invece tlt clim•n•Hrt• J'scidila dell'ot•ina. 111 que,.,lo stndio, non Pssendovi nncorn l& blenorra!!ia, sa rebhe innlilr l'amministrazione di anllblt•norea(.dci come i balsamici ,, gli olii eterei, e noci\'C cd irritAnti le iniezioni di ogm genere. È n€'1 seeondo pel'iodo, o periodo blenorragico, che ;;i riclllede un nt>ile e ~<iudizioso IJ'atlanwnto attivo. Pochi Alllli addiell·o s1 peusava che le iuk·zioni ro~sero la causa dei r·estringimeuti uretrali e di altre complicazioni ma il tempo e J'rsperienza hanno provato cht> le complicazioni e le callive conl'<egueoze d'una blenorragin avvengono quando l>i lru~CUI'a la cura locale, quando s'imprende innanzi tempo, quando si usano soluzion i troppo conceotrat~, quando si ripetono troppo f'requentemente, quando non sono eseguite a dovere. La concentrazione ù'una l-'Oluzione deve essere iH ragione


RIVISTA

ill\·ersa della <fUAnlilà del pus; più profusa è la ~uppu r 11 zione, più debole òev'esser·e la soluzione; le iniezioni sono il solo mezzo di drenaggio che noi possiamo adoperare nell'uretra. Gli antiblenor·rAgici. com~> il copaibe, il cubebt>. l'olio dr sandalo, hanno una dimostrata virtù eletl!va per la mucoM uretrale, e '[uantunque deboli gt>rmiridi se applicali direttamente !'ui micror·~ani!'mi, in combinazione con l'orina diven~ono un vero veleno per i batterii, secondo le esperienze di Oppenheimer·. Senonchf> i ripetuti inconvenienti verificalisi per quPsti rimedi a carico della mucosa df'llo l'tornaco, hanno destato una decisa avversione ad essi jn molli medici ed in molli infermi. E certamente, quando si constata una vera intolleranzA, è inutile ostinarsi in essi, e non si comprende come Alcuni medici temono lanto di stimolare con mezzi diretti la muco!'a urelraiP, mentre poi non risparmianò con le lor·o iniPzioni la bocca, gli OCI'hi, il na!'o, le cavil.à pleuricbe ed addominali. La cura dello stadio blenorragico si può dunq ue compiere anche con le sole ioiPzioni uretrali. Nello stadio poslblenorragi<'O, quando la suppurazione e '(Uasi interamente scomparsa, ed il flusso dell'orina non è più doloroso, le iniezioni devono essere continuate e rinforzate. e se resta una leggera secrezione che agglutini le labbr·a (!ell'uretra, ~pecialmente al mattino, ciò dev'essere interpr·etato come una leggera i~ritazione re~iduale della mucosa uretrAie. o come una mancanza di tono 'lei ~uoi capillari. Allora è necessario alterare l'azione dei vasi san~uigoi uretrali, e riconrlur·t·e gradttlamenle la mucosa alla secrezione di quel liquirlo normale nece!'-sario alla lubrific.a · zione dell'uretra. A tale effetto, l'intr·oduzione di una grossa f'onda una ,oJta per settimana, preceduta da copiosa irrif!8Zione dell'uretra anteriore con leggera e calda soluzione di permanganato cii soda, !.'ervirà a dilatare o~ni stenosi infiammatoria cbe po~sa essere il punto di partenza di un res tringimento, ed a ripristinare la tonicit.à della mucosa uretral<>. Quando il paziente non IJa più scolo uretrale ne bt·uciore


OEU,E 31 ALATIIE VEì';r ;REB E DEl,LA PELLE

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IIBII'emissione rleli'orina, si crede guarito, abba ndona la cut·a, e ritorna alle sue abitudini. Il medicp però deve avere una evidenza maggiore che non l'assenza del sintomi · s ubiettivi, e non deve, lflsciar l'i1tf'ermo se non ha ottenulo quest' ~vi­ denza. L'assenza di p-onococchi e <li cellule di pus per qualche lempo sarebbe un segno evident9 di g~.;,arigione, ma tuli osse!'vazioni non souo possibili a lungo nella pl'l'ltica privata, specialmente presso gli operai. In mancanza d'una ripetuta e diu tu rna osset•vazione microscopica. L'assenza dei fiocchi di muco-pus, e delle tracce di pus nel deposito delle orine, prolungata per una diecina di gior-ni, può consiglia ee la cessazione di ogni cura; ed il rilor·no graduale alle primiUve abitudini

RIVISTA DI TERAPEUTICA Il nuovo rimedio d i Liebrelch - (Ga.uetia degli ospitali, n. 19, 8 marzo 1891. Ne ll'ul tima sedur a delJa società medica di Berlino Li~breich Ila comunical,o la composizione del :;uo nu0vo liquido pl'f trattamt'nto della tubercolosi, Esso collsisle in un Cl:inlaridato di potassa, cioè d'una combinazione di gr. 0,2 rl~ eantaridina pura , gr. 0,4 di idrato di potassa in 20 eme. di acqua . Ef!li comincia col1'ìn iettare frazim1i di diecirnilligrammi del liquido e g iunge gra•latamente fin<> ad u11 massimo rli 6 decimilligrarm:ni. La dose or·dinat·i~;t alla quale si hanno gia g-li effetti ~ostanz iaJ i çlel rimedio è da uno a due decimilligrammi. I casi tra ttali da Fraenkel e da Heymann hanno pr·esentato già notevoli miglioramenti senza ness un sintomo jn•ruietanle . L'eff<:.>tto delll:l sostanza, ~eco nclo L iebreich, si eser~· iterebbe eletti va mente soltanto sopra i tessuti ammalati e sarebbe


III VISTA

non snlo utile '' modificare quelli cnlpiti dalla tuhcrcolo$i, ma ar:clte ()uelli da altre malattie. L'idea è seducen te e darebbe una spiegazione ùel perché in t~:.~nte rnalallie 1 ·ves(;icanti siano utili. Jnfatti se ad ave re elleW terapeutici bastano do;:i così esigue (]i cantaridina, ;:i ha ragione di pensare che quando si applica un vescicant... pre~umibil m ente se ne introduca una quantita se uon supPrior e, certo non mllll•re. Ad ogni modo. :::ono tante le delu;:.ioni avute in materia di terapia delltl tisi. che le cautele non ;:ono mai tropp1• nt-dl'ilccettare nuove pr oposte di cura.

Una modtfloa.:tlone di Stra.uss-Collln a.lla siringa. di Prava.z. - (Gn.;;;;etla. de111i ospitali, l1 marzo 1B91, rt. 20). La ruolteplicit.ù. dei metodi curati vi per UnA dala ma laUra, o dei fllrmaci JWI' un fenomeno mo rboso, o degli islrumenli

per• un a llo operativo, dimo:::tra l'insullìcienza di tutti i mezzi di l'ront~ alle difficoltà pl'aliche da !:.'upcrare. Co;:i è di fJuel piccolo istrumento, il quale ,.a solto 11 nome di P ravaz e che i moderm r igori dell'antisepsi hanno in mille modi tot'lurato. La crona <:a narra, infa tti, lo frequen ti modiflcazioni di abili fabbricanti, annunzia!R SPmpre coi migl1ori prono:>tici ,. ~t>mpre eclissate da tentativi ulteriori. OI'a è la "olt.a di Strauss, il 'JUale Ira fatto cosLrurre dal Collio di Parigi una s iringa di P ravaz modificata, ch'egli da cinque anni usava nel s uo laborAtorio di patol o~ia spet·imeotale della facolt.ù. di Pari~i e nel suo reparto nell'ospedalE> Laén n ~>c con risultati soddisfacenti. l.a mod-i ficazione dello Strauss risiede r.euo stantuffo che non é di cotone, né di amianto, n{> cii cuoio: esso è costrutto con midolla di sambuco ~" consiste in un disco ~e rrato fra due bottoni ed applicato ir1 modo da potere esserA con faCililà tolto, cambiato o graduato oel suo diametro. Qu~>sta sirinua com pc.nendosi esclusiva mente di metallo, vetro e midollo 1ii :>ambuco, può con tutta sicurezza sterilizzar:::i al calore umilio, cosa im pc•ssibile a farsi quando lo ~~sco~rtati


01 TERAPiìUTICA

>;tautuffo !-<ill di cuoio che si cornifica e si altera coll'ebollizione. Ptlr le iniezioni soltoculanee medicameulo'Se basl\1 mantenere la s iringa nell'acqua boll ente per varii minuti e dopo avernela empita non occorre smonlarla. Un ultimo vantagp:io dal ho~to economico: lo stantuffo e le rotelle di saml:lueo possono servir e per molLi mesi senza allel'arsi, ma, quando è m'ce~sar ·io di rinnovarle, chiunq ue potrà con un po' di midollo di sambuco adattar~ Mi nuovi di~chi allo stantuffo.

n metilvioletto nelle malattie polmonall. - · Ricerche spel'imentali del dott. G. M AsiNt, libero docente. -

(Ga::.-

zetta degli ospitali, 11. marzo 18.9i ~ n. 20). In seguito ai buoni risultati con il metilvioletto nella cura della tubercolosi laringea~ l'autore pensò che si polre:Qbe applicare con profitto q uesto rimedio anehe nelle malattie polmonari. Pl'ima p.erò di avven.turarsi in qu~sta cura, credette oppor·tuno intrarll'ender e alcun i esperimenti sugli animali. !"Ìà peP saggiarne la tolleranza , sia per rnisurar·ne il potere curativo, e riferi!>ce m questo lavoro il risultato delle >;ue r·icerche sperimentali. Seguendo da priucipio le r egolt> ùettate da Stjlling, l'autot'e ha fatte delle debolissime soluzioni (1 sopra 5.000), che poi g radatamente ha sempre rese più forti, fìoo a raggiungere il 2 p. 1000. Non avendo a disposizione. culture. pure di bacillo di Koch, l'autore iniettò, in cavie e conigli tracheotomizzati, !'espettot'ato di tubercolosi, nel quale l'esame microscopico a"eva riscontrato una graude quantila di bacilli. In alcuni, injetlò contempot'aneamente, e poi per due giorni di seg~ito. la soluzione di metilvioletto, in altri lasciò pass.are tre, qual.t ro settimane pr'ima di farlo . Negli animali della prjma serie non si ebbe a notare alteraz.ione alcuna durante la vila o dopo uccisi e, tranne in uno, non si risco ntrò alterazione alcuna del pai·fnchima polmonale. Degli altri, invece, alcuni morirono lra i quattro o dieci giorni dalla iniezione dell'espettorato. in seg uito ad una infiammazi0ne setti~a del parenchima


!II VISTA

pulruonale; di quelli che visset>o metà furono uccisi ~;~lcuni dopo trenta. o quat·anta giorni e all'auLopsia. nulla ~i trovo nei polmoni; negli altri furonu t'atte iniezioni ripetute di duè giorni in due gi0rni dal 25° giorno fino al 40°, epoca d6lla loro uccisione. Anche in questi nulla fu riscontrato all' autopsia. In questi esperimenti manca un termine di conft•onto, non essendosi adopet·ate. una cultura pura del bacillo tubercòlare e quindi concludono a poco: servono però come guida ad indagini future. Rispetto all'assorbimento l'autore osservò come dopo iniezioni più o meno r ipetute, il pa1•enchima polmouale rimaneva tutto coloralo intensamente in violett.o, e questa colorazion.~ si manteneva anche per alcuni giorni dopo cessate le iniezioni, per scomparire gradatamente prima dal tessuto poimonale, poi dai bronc<olini; cosicché in alcuni animali quando quello aveva già completamente riacquistato il colorito nQrmale, ·qnesti mantenevano ancora u11a discreta Cl>lorazi<lne violetta. Sul va.lore terapeuttoo della oorteoola di oonduraugo nelle malattie gastriche. - Dott. V. MARTINI.- (Giornale interna~ionale ddle seien~e mediche, anno XII, fascicolo 19).

In questo pregevole lavoro sperirnenlale si possono trarre le segueu~i conclusioni: 1• La corteccia di condurango agisce beneficamente quale sostanza amara -col complesso sintomatico di tutte )~ affezioni gastriche, quando queste però non abbiano coi n ''olta la mucosa e, conseguentemente, l'apparecchio glandulare in p.rocessi atrofici o sclerotici se:condari La constatala mancanza dell'acido clor idrico io detti pr ocessi, e dietro l'uso del eonduraugo, non ha già la sua spiegazione esclusiva o in una neutralizzazione di questo acido operato) nel caso di carcinoma, dal succo canceroso (Bamberg~r), o io una combinazione di ftJ r te quantita di muco (Jaworski e Gluzinski) o di albuminoidi (Shaff'el') con questò


DI Tl!fu\PEUTIC.o\. stes~o

acido, rna princip-almente e 111 m udu fondamentale

u oll~t gal:llrite cr·onica att·oti c~t o :,j<.:lerolica s ia primtlivu, !>ia

secondaria ad affezioni gastr·iebe io stadio avanzato, processo mor boso questo, che rende affatto inutile la somministrazione del cond u ra n~o, c<>me di qualunque a ltra so~tt\nza a mara. 2" La corteccia di condurang-o, secondo recenti rice r•che di Tschelzow, agisce come s ostanz11 eupeptica in modo complesso, stimolando cioé non solo la mucosa gastrica e aumentando 'luindi la secrezione del s ucco gaslico e r·inforzando i movimenti dello stomaco, ma anche favorendo la secrezione biliare e quells pancr eatica. 3o La cor·teccia d i condurango non può avere il suo poslo nell'ar s enale farmaceutico che solto il titolo di sostanza stomachica amara. In quanto alla pretesa azione specifica di questa pianta, come di altri prodotti medicamentosi, contro il carcinoma gastrico, si può scrivere coll'Oser che « l'unica speranza di guarigione del cancro dello stomaco coi medicamenti consis te nell'essersi sbagliati nella diagnosi. "

lnteslom bltr&veno.. •ocUche negli aaemlci. - Comunicazione del dott. CASTELLINO, assistente. - (Gauetta degli ospitali, n. 20, 11 marzo i891). Per consiglio del prof. Maragliano e col concorso del dott. Livierato, e del dolt. Pavesi l'uulore ha voluto studiare se iniettando in soggetti anemici, per la via endovenosa, larghe quantità (400-500 c. c.) di soluzioni sodiche (0,70 p. 100). pe1·fett.amente sterilizzate e filtl'ale, si manifestassero, per avventura, nel loro sangue alcune modifìcszioni apprezzsbili. Ecco le conclusiclni che l'autore deduce dalle r icerche eseguite: t• L'iniezione è bene to1lel'ata da tutti gli infermi. Qualche volta provoca un le~giero movimento febbr ile, preceduto da brivido, che presto scompare spont~neamente senza reca re altra molestia all'infermo. ~· E~aminalo un'ora dopo il sangue, si trova e ..;sere un


IUHSTA

po' diminuilo il nnnwro tlc~h crrlr<witi c scemato rl ,..,lnr·, cromatrco. Questa oli~QCUJU\ è tt·an,..ilor·ia e rlipen<i•• dalla diluizione del sa11gue lufalli, il siero in nessun Ca"O drvnu 11 ,. più colorito dopo l'iniezione; la f01•ma e la resistenza della c-mozia, ~ebbenA in grodo lf':,rg• ro, ò s~mpre favorevolmPnl(' modi(Jcata. 3• In capo a 10-20 ore la iniezione sveglio in cinqu11 infermi copiosa ricchezza di piastrine, seguita da un aumen lo e resistenza dei ;:tlohuli rossi Però il loro colorito si manteneva sempre f'allido; infoltì, l'ematimetro Fleisch non mostrò :z1•andi oscillazioni. In due infèrmi (uno affetto da leucemia, l'altro da tubercolo.~i polmonare) que~li risultati furono più limitati. 1-• Dopo quattro o cinqne giorni l'aumento del Humer·o dei globuli rossi e della loro resistenza è maggiore: la quantità invece di emoglobina è ~tazionar·in . 5" Il siero in q11esto pei'iodo ha una proprietà allerante sui globuli rossi assai minot·e di prima. 6• Trascol'SO un tempo vario (30-~0 gior·ni) può svanire l'azione benefica della i niezionfj. J n questo cuso una nuova inie-ztone è seguita da un miglioramento del sangue più rapido di quello ottenuto colla prima. 1• In lre casi il !'iero chl?, prima della cura, esaminalo allo speu..oscopio presentava della ematina disciolta in grande quantità, dopo la prima iniezione si fece più limpido. In un caso questa modificazione fu mollo leggera, in due nulla. s• L'esame della fibrina, fallO prima e dvpo la iniezione, non mosLt·ò nessuno variazione appi'ezzabile. 9< La diuresi ha dimostrato una tendenza ad aumentare. 100 Il polso subito dopo l'iniezione aumenta nel numero delle sue battute (in media iO pulsazioni), poscia nello spazio di un'ora ritorna nelle condizioni normali. 11• La pressione intrarleriosa appena iniettato il liquido in ~enere aumenta, però dopo un tempo vario (t-2 ore) l'i abbassa alla cifra pr·imiliva. t2• In un individuo atfétto da un antica e grave infezione palustre a forma quotidiana, l'i11iezione smorzò alquanto la temperatunl degli accessi (cl1e da 40,5-41,0 di prima oscil-


òt TEllAPEUTJCA

Jaronn posciH fra i :38,5-39,0), •·iducenrlolì ez;iandio eotrn limiti min<wi. In questo stesso inJermo le condizioni del sangue uon presentat·ono alcun miglioramento apprezzabile: lo stato generale, invece, molto. 13• Dne atmpalati accusai'OOO in seguilo alla iniezion~~ tale un benessere generale eh~ •·ichiedevuno insistentemente di esser~ altra volta sotlopo~ti alla iniezione. 14o In una inferma aftelta da .e.loroattemia molto grave, con disturbi subbiettivi e circolatori assai marcati, le iniezioni hanno aumentalo il numero dei gfobuli rossi, porlandolo da 2 a 4 milioni; aumentala pure la loro resistenza, modificata la loro t'orma, dimiauitain tnodo sen~ibile la capacità alterante del siero; P dopo un mese (due iniezioni di 350 c. t;. ciascuna) essa potè abbandonare la clinìco medica di Genova. perfettamente ristabilita, e riprendere le sue occupazioni di cameriet•a. 15• In uu inferr,no, affetto da pu,rpura semplice, con alterazioni rilevanti del sangue, basto una iniezione di 400 c. c. della soluzione sodica per veder e dopo vari g ior ni salire il numero dei globuli rossi da 2 milioni a 3,300,000 e la emoglObina da 50 a 75. Anche in que~lo caso le condizioni generali migliorarono rapidam~nte e sensibilmente. Aumentò l'appetito, Ja digestil)ne si compié d'allora in poi p.iù regolaemente; crebbero l~ forze e l'infermò rron a~cusò· più néssun fenomeno subbiettivo. Il peso del corpo guadagnò 3 kg_. Le macchie purpuriche scomparvero e non sf presental'O:no più.

Sull'azione emostatica dell'antiplrina. - Nota del professore GIUSEPPE CESARI. - (La rra;:;:e(Jna di .scienz-e. mediche; febbraio 1891). Nel1884 Héoocque i11dic>ando sperimentalmente lepropeietà dell'antipirina, per il primi) ~vvertì in questa ~ostanza la P~'<?­ prietà emostatica. Le esperienze suecesslve l1auno confermalo che l'anlipi· rina oltreché come emostalieo e an.tipirètieo loc<:~lmMleag'i$<ce a oche come anodino, ,.edativo, analgesico, producendo l'in· sensibilità della parte e calmando lultJ i dolo ri locali.

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RI\'[STA

lntìne, alle pr•edntte <H.ÌMÌ conviene pur·e Bl!f{iunget'e quella l!Qn meno p1•eziosa e pienamente rrcouosc\uta, cioè l'anii$ettiea. Il Ne1,1dorret· (generale medico dell'ef'ercito Austriaco) dice infatti che DOn sa raccomandar•e abbaslanza IH•lla medieaLura delle ferite e delle piaghe dolorose l'aspersione del l'anlipirina in polvere, ovvero .l'applicazione della gal'za idroJila, q.el lint, dell'ovatta ;.,grassata e di lutti i cusdneUi ripieni di soslan2)e da roedicatura che oj:!gi f'Ì adopera11n, imbevuti precedentt>mente con una soluzione Al 5 p. 100 ;li antipirina, quale un materiale antisf·ttico più attivo dell'ac.ii:io l'eni·c o allo stess(i gt·ado <li concentrazione. L'a~ione ernostalica dell'antipirina l'isulta confermata anche da una serie di esperimenti eseguiti .-Jall'a"tore dai quali ~i può dedurre quanto se~me : t:antìpirina, sia che venga applicata su di un vaso leso, come sui tessuti org-anici viventi, allo stato di polvere finissima, o meglio tli soluzione acquosa, a qualsiasi g-rade di c0ncentrazione, non produce verun inconveniente locale: uon dà luogo cioè, ad irritazione, a secchezza, a corru!>l'amenbo dPi tes~uti, ad ftzione caustica, a fqrmazione di t'SCRI'A, a dok,ri loe>~li. Par~ piuttosto che determini un'Anemia locale più o meno notevole, !'<>condo il !lrad0 di concentrazione dPIIa soluziòlle, influen<lo più questo èbe la prolun~ata applìca7.iotw. L'antipirina, messa a contatt.o dei vac:i capillari in ~oluzione Acquosa anche al 50 ed al 100 p,. 100, non eserC'ita veruna influenzt~ sul loro cAiioro; ma bagntludo i vasi venosi de l ·mes~>Htere della r>~na e le ve no g-iugulare e fetnorale ti~> l t~onh!liO' con soluzioni agli st<>ssì gradi di concentrazione, si no ta per lo più una più o mE>no sensibile restrizione dE'i vasi stessi. Applicato poi al me:::entere dPlla r·ana in soluzione acquo~a al 50 p. 1,007 in brevP rallenta poi arres ta la circolazione dei vasi capillari; pralungando l'es-perimento. o meglio usando una soluzioM Il] 100 p. 100, anche la circolazione dei vasì piu grossi si rallenta gradatamente e per lo pil) si sosp~nde. MenlrP- ·i piecoH va.si così ò.el mesenlere che d~l po!monff della rana, e gli altri del padiglione dell'orecchio e cutanei


DT TERAPJ.WTICA

.!el ··onig-lio di\'C'Ill-{ono coJllc anemiri, m seguito alta applicszion•• di unlt ><ohrtiorw d'1wlipirina dal 50-100 p. lOO, al contr·srio i '-'ll~t f'.unguigni piu gr<'!'Si appar·i~cono in appre!.'so di uu colore ro~"'o più o meno cupo. L' <~ulipiri na, me~~'olata col "80~ue appena estr·alto .!alle vene ni un uomo o di un roni~lio. eserciw su di esso un'intfw·nza diver!'a ~ecorulo rl grado dr concentrazione rleHFt !'O· Iuzione. St> ti f!rarlo di roncPntrazione della !.'oluzion" di anlipirrnu é infAriore al ~O p. 100, il ~angue raccolto in una provett.a a!'sume un color«> ro::::~o granato persislente, e se col tempo e per inilucuzn ch·lla temper·alura ordinaria dù luogo anche R qualche piccolo coaugulo, q1testo si dissif•a tosto colla "emplice agit.-nione d~>l liquido. Se invece lo stes!'o sangue ò mec;colato con soluzioni acqunse di autipirina dal30 al 100 p. 100, prencle un colore alquanto più cupo, si conserva liquido alla temperatura del laboratorio 12•), mentr•e, temrlo ulla tempe1·atur·a costante di 38•, acqui;sla una densità ed mr 8!-<petto veramentt~ l"Ci r opposo. tale- da potersì capovolgei'~ lA provetta senza che :;:or•ta una gorcia del liquido, quantunque non pr·esonti mai il più pìccolo coaugulo. DElll'esarnf· microscopico r'sullerebbe ehe, le $Oiuzionì varie di antipirioa tendono a ridurre i g'IObuli allo stato di ombre 1 senza però scrogliere completumente l' .-moglobina, la quale si mostra l'appresa fuor•i dai globuli, ~per1alrnente per eil'dto dì soluzioni molto concentrate. L' antipirina non ~llera, e certamente poi non abba l'sa la pre.,sione art~>riosa. L' antipirìnA infine arre,.ta pii! o meno spontaneamente tanto lt: emorragi•• dei piccoli cnme df>i grossi ...-asi sanguigni, 'lualora venga aJplicata in soluzione ad un gt·ado di conct:nlrazioue uou inft~raore al ~0, o meglio al 50 p. 100. L'azione emostAtica della soluzione al 30 p. 100 sarebbe pressochè eguale a quella della antipiriua in polvP.re fìnis"'ima applicata alla parte collo stesso mezzo dei tamponi di cotone. L'antipit'ina inollre imperlisce Je t3tnorràgie secondarie, Essa è pertanto un prezioso emostatico pel chil'urgo in quanto che, messa a con lotto col sangue alla sua lemperatlll'a norma!<', lo addi'nsa e ICI i~pessi~ce· e, !"enza punto coagu-

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Ili VISTA

lnrln. no ìtntwdisl'e la fuoru·;c·ata d~•i ,·asi. E :>ebbem1 le all • dn"'i ola Rullpirina ,.omanana~t a·al~> per Yia interna produ··ann una lug11cc dilaluzione va!:>ale pel'il'crica, m causa dell'azionP eceitat•·ice che e"'::;a e"'ercita ,.;ui nerv• Yaso-ditatatori, mt>oiianle il tramite del C••ntro li8~Colar·e, J'antipirina invec~-' applicata in dose relali,amenle elt'Yata sui tessuti m·ganici 0 più pal'licolarm<'nte !'Ui va~i ~anguigni. produce realmente la loro co~trizione, in conse~uen za tlell'azione pa1•inaeme stimolante !:'ui uervi vaso-costrittori interni, e per effetto dell'influenzn che il 111edicaruento e:::ercita sulle pareti vasa h.

Sull'anttpireel. -

Prof. A RNALOO

CANTAl'{t

-

(Gior nale

internazionale delle .~c1enze mediche, 15 ,:rennaio 1891). La febbrfl fu dai più antichi tempi l'oggetto principale dr lle o;::gprvazioni e delle ricerche dei medici. Fu quasi sempre I'eputatu il !enomeno più essenziale della malattia, e molte febbri erano considea·ate perfino come la essenza istessa del moa·bo. Solo negli ultami tempi <=<i è ri~onosciuta quasi geueralmentt' come ~intomo della malatlia. e di febbri essenziali o~gimai non si pai•la più. Secondo l'autore non é la rt>bbre quella che costiluisrfl il pericolo ma~gioro in una malattia: al contrario la febbre •' un fenomeno di reazione nec..ssaria e fino a un cer to grado :::aiutare, nelle malatlle a cute. :"\on si ha quindi nessuna ragionP di voler sopprimere la febbre come tale. Se certi medicamenti combattono quasi sicuramente certe febbri e cqn ciò risAnano l'ammalalo medesimo, la ragin nP di riò sta nel fallo, che que..:ti rimeòii non combattono il proce~so febbri!<•, come tale, ma bensì !"agente palogeno l'tes$o e quandi quali meai antimicrobici specifici tolgono anche la causa rlell11 febbre di u11a data infezione. Anlipi•·etici gener111i, valevoli contro ogni spec·e di f~l>ù ri, finorA non Psistouo. f' pi·ohabilmenle non si 8\' l'à mai !ID antipiretico, eh€\ pOSM colpire .le tan te diver:::<e cause c1r.lla febbr·e, i tanto diversamente l'('t~genti e resistanti agenti pato~en i, scm~n diventare dauuoso all'ammalalo s tes so. Perciò dohbiuulo Jimitat•ci a tliminui t·e nel cor po del tebbr icitante


DI TEII \PEUTICA

J'açcumulo di calol'e, ~enza voler depl'imere la produzwo~ :-:le>'"'» del ct~lore. la rt'AT.ione dello organi~rno ammalato: percio, i metodi iolriatici pct' ~ottrarre calore sara nno SPmpre

commendPvolr, mentre tulli srli au1ipiretiei chimici devono . .1uali rnnedii gt'nerali della febbre, considerarsi come go::pclli.

RIVISTA DI TOSSILOLOGIA E MEDILINA LEGALE - - -.,...><l-- Perforazi oni del v entrloolo post mortem. - Co munÌC!iztone del dull. VillliiH al111 Societa tli medicina legale di Fran..;ia. - (A nnal!IS rl' /fygiène publique cl de rnèdeein e legale, ~ennaìo 18!H). Avviene qualche \'Oila che si perfori il ventr·ì..;olo dopo la mnrte, Hnche !'r·ima che Abbia comincialO la putreJaziont>; il fatto, !"ebhe1w raro, ,-. !:!t~tlo osl;ervato un certo numer o di \'oltc. i~ molLo ,·erosiulile che queste perforazioni siano do vute alla digestione delle pareti ventri ·olari fatte dal sugo gaglrico, ma non si cono><cono le cit·costanze che le favoriscono. Brouar<l~>l ha notato cL e queste perlorazioni post morlem si erano prodotte in individui avvelenali colla stricnina e c1·ede ,-.he •lUP'-'ta "Ostanza abbia provocato una abbondant-e secrezioot.' dr gufro !lastrico. ~la altri casi sfuggono ad ognr spiPgaziont- come quello osse r~vato dal dottor Vi ber l. Un giovane robusto dì W anni t·iceve Wl colpo di revolver al capo e non s0pru v vi ve che poche o re alla ferita. Alla autopi;ìa, fattA pl'ima dell'iu izro della putrefazione, si trovano tre perforazioni delln stomaco contigue tt·a di loro, di cui la maggiore misura 4 cm. Il diaframma presenta pure tre perforazioni corrispondenti a quelle rlello slomttco, per cni le


lllVISI \ 111 li)S~II"tlLOGiA

mate1·te Hliu•P.IIUH't t~J'IliiO pent!lr11le ut>lla pleut·a sinlsll'ft. l.e uivt~t·~e tonachta 'lei ,·enlru.:ol•' J'll'\!'t'llla,anu la con,.i:-t~n~a e l'l:l'-(l•'llo dello s tato normAle. ralla eccezwnc Ù•·• punti pe rìol'&lt. Il .ìefuulo 11011 ll\'iW8 rict.'VIIln c.-.ulu"tnni o ft>rtle al i'lllfuor·• del colpo dt re"11her. pf'r ·ni e perfO('(J:tioni nou tH'tiiiO ""' ule a u·aunwll ... rno. ciò o.:hc !;i rtcnuo:E'ceva pur.: dat c·araUer i dt t: "st~. St !rullava lllfulli di perfora t uui 11 mtH'!::UII rt>golal'l, p .. rf··lt.amem., uullt, mlere«"anLi lutti ~ i "'trallallo -te"S:u !l'ello, '-ellta tt·accc d1 spanduuento tlt i'UII!::ue ~u1 loot·cli, l' ::-• 11/.ll tra<'t·e di perilonite o pleurite. Il olt• edulo uor• tl""'n neppure tll:!htotlito c;ostanu los:-iche: 16 p~rrora:t.ioni non pote\'&no •ruindi aUr•huirs, al ahro cue nll'ut.toll"' ch•l l'ugo ~tll::ilru;u, la tJ:l&lt3 t!I'O stata co::;1 cner· gio.:l-t 1lo ·li~crire Hnche Il clial'r·Amto~, cit·costauza clto, a della del t•tfer·cute. non è aucrJrt\ ~lata ~~~~~naia.

RIVISTA DI TECNI~A ESERVlllU ~lEDlLO )IlLIT1RE Sulle navl-ospeda.U nella. guerra. ma.rittima.: loro scopo, loro uso. loro allestimento ed equipaggiamento; e aulla parteoapaztooe delle società. dl soccorso nella r;uerra navll.le. - Cotllcrenza t uulu uella , .._. s . . ztoue lgìerw mlhhm·) olt.-1 X C••r,grt'~"o mlernazionale m .. ùJ~O 111 Berli nn (IR9fl dAl rlr•tl \Vf r.zf:L. llledic-o ~eneralc delh1 Marina GermaniCI!. - (Tra folla dal tPde<:I'O H cura d.-I ciolL. PerELt..A.). l.u ~-tuer-rl\ martLlima ha "-empre a,·ule le sue par ticolat•rlà. t'ollle il -.uo l;p...cialu 1.hritlo d1 auerra • d anche 1 ::-uoi '-P"'l~tllh orrnr1 Al per·iculi. che .-ouo appr•'.-:tau dai ptn•Licolarr rn••ni dt rombatt11nenlo. ,.j n~:~mn~e su) rnart• ~11che la po~l'Jhdllil tlellu rnor·le per Annt'L(tuueuto, quando, pet· e-flello tlr \ll'll••nza e"terna o d1 l'unco ttppwculosi all'iulerno.ltl ua,·e. sulla quale ~i tro,ano 1 comball~nti. subil.aneameule !>i :-<Ommerl-{e.


IIIVlSTA 01 TKCNICA t; S&RfiWI X.KDJ CO .IUTARX

:)J:j

Que... tl pcriCol "'i <~ouo uot.e,olment.e accre"Ciuli negli ultimi 211 a 30 anni, pP.r opera del prodigio~ perf~:z.iomun,..uto delle armi offensive, v~tll' a dire della masr~iore velocità delle ~oav1. •iella facilita nel tOanovrarle e, dlp... nd<>ntemente da •ruec::te due quallta. delln ma~.rJZiore sicur••7.za nPI colpire con lo sperone, come pure per npe1·a dei progr·essi conseguiti nella mole delle arludierie e uella prec-1sione di'l l1r11 ed iuflue p~r l'mlt·oduz1one .Ielle torpeùini e delle armi

subac•rure. 01 pari pa<1<1Q coi meni di otfec;a nl)u ~ono pnrò pro:.:redill ;.rli cc:pedif'uli per In clifesa: d'onde «iamo bene auLOI·izzati a ritenttre che uolls moderlllt IJallllS!Iia navalr• uuR grande porte delle navi l'Ombalteuli t> sterminata iu IJt'evJssimo lt'mpo. In vista della grande~za di'l comp1to, eh~ i11 UIIR ~tlfal ta po!iizione si a-.flume l'as~islenza <11lllilaria, 111 c{ua:;;ti ull.tmi 20 ann1 in molle tratlaliw si è vtvacemente di~cussa la I'JUtlstiouP c1rca il moclo da prestare il "OCCOI'SO c> come si possa 111igliorat·e la sorle dei fcl'ilt (> det uaufraghi, ma un accordo nelle •lpiniolli non è ~tato p{'rau co conseguito. In tali c•ir co lanze è apparso npporluoo. nell'alluah• ucea~ione, di «olloporre aliA r·on!-'Herazione dì cost em111enli medtc·c mtlil.art eh ter·ra c •i: mtH'e, qm convenuti, la quPl'<lione tlel comA Sill intesa, per il /rt{o ~nnilario. l'asl'islenzn ai ferili e IIIIUfra!lhi, "OCCombentt nt~lla ..!U{'rra na-.al••, ed 111 tspecle l' qualu uffic10 deve compiert' l"assil>tenza ai tnrthtti dll p<~rle del Gow•rno, rappt·oseutala dalle n~:~vi-o.,pedali militari che accompagnano le flolltt, l''l inoltre 2• comt• fmJ<sano partt•ciparvi V(•lonlariantenle l«> 'fiCtcla di soccor so.

l. All'uso delltl nrtvH,~pcdt li mlltlal'i, ossia dt quelle allestiLe ne!!lt ullimt clf'c·eunl. Anche 111 lt>mpo d1 pace ne hAnno lt•allo profitto quf'gli Stati, clt0 po~seggoul> estese colonie marittime, p~>r <'OOlo del Govt•rn~t, "l i> ="PP"<:o ricorso in .zuerrtl


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RIVL'HA Dl TECNI(;A

allo scopo di trafficare eegolarme~tte colla 01adrepatri9 e di rimpatt•iare gl'inabili e i malati, fornendo all'uopo IB anzidette navi di speciale onranizzazione ed allestimento. In tutti questi easi, però, le navi-ospedali, anche quando ebbero a tenere il mare per alquanto lungo tratto, furono sempre impiegate ~ollanto a pro della guerra terrestre ~d in condizioni che da questa aYessero dipend enz~: esse servil'Ono in parte per accoglie!'e e curar-e malati nelle lontane coste insalubri, ossia come ospedali galleggianti, ed in parte pet' accelerarne il rimpatrio. Nella gnerra mat•itlima J•roprìamente detta, vale a dire in quella che le forze ntnali degli Stati combattono stù mnre l'una contro l'altra, le navi-ospedali non hanno trOvl\to tinora alcun notevole impiegtt: p.e raltro é lecito ammettere che og)!idì le grandi flotte a scopo di guet·ra non si allestiscono senza aggl'e~are a sé le lll'l. vi-ospedali, e perciò si presenta per le Polenz(~ marittime la necessità di liberare possibilmente le navi cttmhatlentt dall'impaccio, che a questl:j deriva nell'azione guerresca in t·agiolle diretta del gran nuuero ùi rerili1 e l'obbligo - analogamente a quanto pratiéano nella guerra terrestre le compagnie di sanità & gli ospedali da campo - di provveder.e anticipatamente con navi-ospedal i, acch('> si pos~;:a accorrere in aiuto ai feriti e naufr<Jgl:li, per quanto almeno e non sì loslo l'occasione lo consenta. E qui é la voce dell'umanitl:l cbe parla. Le esperienze~ ·~he nelle riferite occasioni sono state acquistate pel' questa spt>cfe di iunovaziçmi in guerra, sOllO ora co·si mollepliéi e complete cJ1e il loro allestimento ed e.quipaggiamenlo ~òtt.o l'a!>petto 1gienico, medico-tecnico ed economico, che in singoh cat'i ha raggiunto un alto gt·ado di perfezione, può es&er preso per tipo anche per il lol'6 impiego nella guerra navale. La brevità ùel tempo vieta di entrare in particolarità: e poi l'or~anizzazior.e e l'arredamento sono cosi dipendenti 1lalle conciizioni cl imatiche e locali, dalla ~ randezza della nave-ospedale, dal rmmtiro dei letti, dalla possibilità di rifornirsi di provvigioni, ìnoltrc dal fine e dalla specie dell'attività guerr escQ., come anche dalla potenza


l

g SERI'IZIO liEDJCO MILJTAHE

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Jelle flollP, nlle qualt le navi o:-;pnluli ~ono 81-!gl'f'gAt~>, <'ile ~olamente :zii A"pelti generA li pos,sono qui essere dìscu!'<si. Solamente .•opi'& urr punto dcv" !"attenzione esser r1voll•t. ed t• che le naYi-o:;pe.Jali abb1a11o ad es;.ere pr·ov,i~te di grandi imLAJ'CfiZioni e segnataroenle di barche a ''apore per tral'ie a rirnot•chio, a c;ufficienza per lrllsportare i malati in tuLte le rtrco!'lanze, 11011 f'!'lstendo nelle !Ance a remi spa zio bastevole f'l'l' llleltt•re ul COpCI'lO e ada?i8C'C ('00VCnienlclllelllt' 1 ferili e ~tli allt·i colpiti da infortunio. ParletHIO dal ('Ollct•tlo che l'allestimento e requlpa~gia­ mento d'unn nave-o!<pedale debbeno COl risponder·e pr·ecipuamenh~ Allo scopo ~uen·escn e servire alla rispettiva flt,tlo, mi sia lecito tener pre><eote anzitutto quest'ultima. L'azione

d'unA flotta ìn l{uerra si svolge: n) snlle CO$le uazionali o nelle lot•o vicinanze, succrdt>ndcl ivi l'<ttlacco del nemico, ovvero b) !ungi dalla patr1a: impegnandosi una loLla navale in

<llto ma1·e, od infìne e) sulle costo nt>miche, e!'<"endo queste blocca~e od in ~inA"uli puuti

attsccate.

È evidc11te che in ciascuno di c1uesti tr·e casi lo scopo e requiplg~iomt>nlo d'una nave-o$pcdale è vario e che, quanto più lontano dallu patria la ~i impie;Ja, tanln più completo e

mwuzioso dev'e,.berue l'allestimento. bl t>nlre in vicinanza ch'Ile proprie coste si tt•alla soltanto d' un breve SOf!giorno

dei malati a bordo,,. dopo una battaglia navale soltanto del tr·a;::porto dei fet·iti pt•r poche ore od al massimo per •iual-

dre giorno, per convet•so in un blocco di coste lo11tane una naYe-n;;pedale dev'e!'set·e cosiffattamenle equipaggiata ed allestita, che l'assistenza ai malat1 bia per Jun~o tempo a:o:;sicuralt~, indipen,lentemente dal soccorso proveniente da terra, e che o~ni pos!<ibilitù dello stato di guerra abbia prali(·atnente ad ts!'ere ~odrlisfatta. Questa diversità dello l'copo e dell' impiPgo delle navinspedali e k rilevanti spe~<>, che il manleni mt>nto d'un similP hastimenw in 1staLo servibii A riel1i•'derebbe dur ante i lunghi anni ,li pace. sono in ogni caso la. t'agione, per Ja


53R

Rl\ ISl.\ Dl TEC~ l CA

quale questA sp~de di navi. per quanto mi è nolo. non sono preparate iu tempo di pace pt•r la guerra marittima, ma allestite l'olo al principio, quando per lo slalo di guerl'a ue è Ilisposto lo scopo mililar'e. Oi regola, in caso tli bisogno s i trarl'à per e<>se pArtito JAi grandi piro~catì, addetti al traffico marittimo dei pa::ss•·ggieri, i quali piroscllfì, aventi un alto pont~ l'ischiaralo, s1eno forniti di ogni comodità e ùi tutti gli asl'elli per la ventilazione, per il riscaldamento e per l'illuminazione. Acl uua simile con,·errienza si oppone però lo !:'vanla.f!~i') che, pet· il modo rapido di fur lA guerra nell'epoca moderna, siffaue navi·ospedalr o non sono pronte a tempo debito al principio della guerra o tutt'al più sono improntate al carattere dell'estemporaneità e dell'imperfezione. L'ufficio dell~ na,•i-ospedali è di raccogliere i malati e i te••iti dai bastimt>nli della flotta e di cur·orli a bordo tirr tanto che sia possibile dì sbarcarli a terra. Sotto quec:to aspetto le naviospedali servono nou solo, come si è accennato, nell'inlere$se delle navi combattenti, ma anche in quello i:let malati mecie!:'irni, la cura ùei quali in t~li cir·costanze non potrebbe essct•vi praticata iu modo adeguato. Sarebbe piu che necessario, anche nella posizione piu crili(~a in cui può trovarsi un'armata navale, ossia in combultimenln, cht~ fos,.e poMi bile alla rrave·ospedniE'. dur11nl•• (' dopo la ballaglia, di compiere pienamente il suo ufficio, raccogliendo subito i fer·iti •• provv~dendo ulteriormente a soccor· rer·· gli infelici, c-he giacciono a bur.io delle navi 111 fiamme o !l'ono oaufraj!hi dopo la loro somrnersione .- che, Aggr·appati str ellamente a rottami gallegl-!ianti dì eRse, aSpt'ttano con sicurezza la mOI'tE'. Purtroppo, la natura dt·IIA modero~ lotta sul mat·e non è fuvorevo1e al compimento di questo ufficio. Per quanto sia sempre grande in tali circostanze il biso~no umano del soccorso e per quanto possa essere sempre attivo l'irapulso a porgere un aiuto per salvare il prossimo, due osla· coli si f'raprorrauno sempre all'immcòialo intervento attivo delle navi-ospPdali-militari, vale a dire che, essendo im:ieroe col materiale sollo la lf'gge di guerra, si esponl?ono a cader preda del nemico, ed inoltre, che, pel' evitare di es!"er distrulte


E S~:HVlliO

~IRDIGO

)fiLITARE

.,lla Ct'rll'ut<101lll del combattimento, ,o:on.o obbligate a manlent'rsi u grand e di~tam.a òal luogo d'azione. Per comprender ciò, <lovremo delinear.;i l'immagine clelia battaglia navale moderna in alcune sue particolarità, quale puo n un dipres> r) <"once pil'l;, il peno:rero, ~tando ai mezzi dr e 11mbatlimenlo r rcor .Jati a principin. Le g rantii navi da guerra, per· virtù <Iella loro t•rlevanle velocita e facilità eli girare, ~i 1uO\'erannn in c<,mbaUimenlo "'Opra un vastis$i mo >:pazto 11 e cercber unno, col pa>:>-are correndo l'una ,·icino all'altra o evolnzionando, di i nviat't> ol nemico i proietti a tempo debito, dr colpirlo con lo sperone o di schivare gli ~>ITeUi d'un in"eslrmento. Fr·11 esse navi si muovono le !JÌCcole torpedinier e e gli avvisi: i ~igantPsch i peoieUi YOlano per l'aria ed i l'rluri solcauo il mare: un denso fumo di polvere in voi :.re or-tni cosA, si e h•• to rntJ (1iJTicile di~tinguere gli amici dai nemici. Per la volo cita ste~!!'a dei movimenti dblle navi varia l'immagine dtl un nromento all'!lllr<': lo ;;lerminio e la sommersione pos~ono ioc:ogliere in pochi rniuuti alle piu superbe e- fot·n1idabili fra r~sse Da questa confusionE', c·he l'li agita su vasto spRzio in ogni direzion e, la rHI ve-Q~pedale rlovr•à tenersi lontano parecc: h iemigha di mare per conset·varP !:'è stef'!"l:l e quindi non potrà a Lernpu oppo!'tuno e«f'er·n :;u] posto, 'luando vale a pr·est-arc soccor!"o. Dt'l r esto, avrò E'>'S:l:l a ~emer· meno dei nemico, che ha dinanzi a sè mire prù irnpor·tanli ed urgenti cl•e non quelle tìi per·der tempo con la cattura d'una inoffensiva nave-ospeda'e, di indebolir e l~t propl'ia forza coll'imp11dronirsi di es!!'a, oltre che non •" pre,:umrbile che la danne)!!.!i a bella posta. Il pericolo !Jl'r la nave-os;1edale che si a\'vicinass-e troppo 11! campo tl'azione !'t& piultoslo 111 ciò, che nel tramestio dianzi descritto può venirne facilmente danneggiala a caso, sicchè alla possibilit.a di salvare alcuni pochi starebbe di eontro lu ~rantle probabilita di pel'dere !".è stess~:~ e l equipaggio. A teutat·e poi da lontano l'opera dr salvata~gio, mediante barcacce a vapor(', eon la gr·ando per·òiÌa di. tempo, inerente alla pocu velucitò. di siffaUo uaviglto minore, si avrebbe ~oltanlo una piccola prospettiva dr r iu1;cire nell'intento. 11


:a.o

IUVISTA DJ TECNICA

.\ questo modo. dueante la battaglia navale ordinata, nella loltt) rla vicino dei bastimenti u per la celerità con l~ qualt: è da prevedersi che la loro dic:truzione avrà effeLto, alla nav<!-ospedalc l'licuramenLc non si presenta che solo un rrstr·~t to còmpito per presl•1re il suo sor:cot•st>. Anche fJUi so11o certa mente da immaginarsi laluni momenti, nei fiuali esso ù possibile, a mo' d' e!'empio, nella r itirata o nella m es~ a fuori di combatti men lo d'una n a ve per da n m sub1ti , cd inoltr>e durante le pause della lotta, nelle quali le tl<,tte newiche riman gono l'una di f1·ont.e all'altra; ma nondimeno rpH'ste sa.nmno l"Oitanto eccezioni. Una posO<ibilila alquanto ma~giore per venire in aiuto è l'i posta 11ei combattimenti a distanza, nei quali le navi stalldO f.-rme :;:i cannoneggiano da molto lontano, òd anche nel~ l'attacco alle for·tezze di terra, essendo in tali casi più faC'il~ mente attuabile lo avvicinar~i delle imbarca1ioni della naveospedale p~r il minor pericolo al quale !:li PSpongono. Per contrario, l'a.llivitò. della na\'e- ol'lpcdale si esplica ~e­ ~<nAiamente dopo la battaglia, se per di piil appartiene alla notta vittoriosa e non ha quindi più a temere di cader preda rlel nemico. Essa allora può ricercar!' a suo ag-io e salvare, mcdinutt\ lo sue i rnbar·cazioui. i naufraghi che O< i afferrano ai rottami galle~g'ianli d'una nave, raccogliere i feriti e porre in i"~lvo l'eqnip11g!!io da quelle che, per avarie riportate in mAcchina, son rimaste inerti, o da IJUelle altre che slauno per• colare a picco o in preda alle 6amme. In questo momt>nto la p1•esenza d'una n.n·e-ospedale è èi grande valore per nna flotta. potendo e8sa cl e sola compiert l'opera di 8Aivataagio. Invece, dalle uaYi combaltenli non si dovr·ù attendere altra partecipazioni' che quella al più eli provvedere, pur in modo provvisor1o. ai propr·i ferili, dappoicbè le loro imbarcazioni f'Ono gener•almenle più o mPno danneggi~ te, come è lecito supporre, a seguito d'un combattimento a brPve rli~tanza; oltr•~ rhe esse navi hanno bisogno urgentissimo di <::piegare tulln In loro for1a pPr lavorar·e a rimettersi ìn istato di sel'\'izio H ad assicurar·~ il proprio galleggiamento. l nliriG le navi meno danneggiale debbono tenersi pronte ad ulteriori scopi militari.


~; SEitVIZfO

'LF.OJCO

~liLlT.\llfl:

'541

.\d ogoi mod(l, U•tpO uu comhallimcnlo da YJCtllO vi sart\11110 ,emp1·e alcuue navi, che, 1wen lo r1porlale g1·a, i a,·arie, ,;onc. "ollo la mmaccia d1 :-;ouunerger<'; in la! ca:so allo naYe0,.pùtlale re~t" pFtl'imenti inle1·detlo tli por·gere ad ùsse aiuto C<1l l'Oltrarre i fe1·iti, in quanto che, se le anzidette navi sono ancor•» in grado dì muovE'rsi o di cssc1'e rimorchrate, dovrt111!lO senza indu~io raggmngere il porto piu vì<'ìno con Ja mas!'lima fretta possibile. Egualmente le na,,i, che sono an. coro adatte al cornbatlime11lo, non possouo, in rlale cit·co!'lanzf', permellersi di perd~:re un determinato tempo per lo l'barco dei ferili, senza che vengano meno ad altri ttffici militari. Rìsulla da quanto si è dello elle le uavi-ospeùalì non pos· sono, neanche t.lopo la balta!rlia naval~, prestare dappE'rlutto un soccorso. cot·t·ìspondente appieno all'estensione ed alla rt~piditli oell'ester·minio1 e che ne va in parte fatto debito a circo!'lanze estrinseche ed a necessità insuperabili, chè ~ono inet•entì alla battaglia navale moderno. Per un'altra parte l'insufficienza del l'occor·so è a calcolo della circostanza, per la quale le navt-ospeùali del par!ito vinto, dopo cht in combattimento è avvenuta la decisione, non po~sono parlecipat·e all'opera di sa!Yataggio per non cader preda del nemico e debbono abbandonare all'umanitil del vincitore colm·o della loro flotta, che rtmangono sul campo della lotta bisognosi di soccorso: e. pùt•eiò ìl còrnpito per la fot·ut delle navi-ospedali di que~t"ullimo può natut·almenle diventare nel dato e\'ento troppo grande. s~ poi 01'8 si pensa all' alll·o caso , non assolutamente impossibile, che anehe la flotta vittoriosa non abbia con sè navi·ospedali, si può irnmagi11are quale sia la grave situazione, nella quale si tr·ovano i disgraziati naufraghi e ferili per mancanza d'ogui aiuto. Con le vedute dell'epoca moderna, ehe hanno condotto a garantirfl la pt·otezione inlertlazionale alle compagme· di sanità ed agli ospedali da campo nella guerra lerrel'<tre, non si IH'cor·tla il fatto che alle navi-osp~dAii militari manchi nella guort•a rnal'ìllima una siffolta. protezione, sebbene abbiano


lUVJSTA DI TEG"'\fCA

dA cornpi•·rn il nwde"imn ullìcio. M~•. pr·r r1unnto il c-..a'-o po!<,.a dtn•arl.' a lung-o, d•·Y ... :-;t por•·~ 0!!1ti ~tudio, J:lcdiP tale mancuuza sia tolta di maz~o c la neutralilit in qualche mo(J() venga tt!!llagliatn. c:i cue allo ;;::opptare d'uua guerra mariUima le flotte d'ambo le par·ti abbitmo C•'" l-'i· a).!gre~ato un sufficiente numero di na\·i-Oi;pedali, mercé le quolt sin efficacemente assicurata l'opera di f'alvataggio per amici c nemici, Anche da parte di chi resta s.;mpre pndront- dell•' acque dopo il combattimento. L'equipaggiamento delle navi-ospednli deve quindi cor·r ispondere all'organizzazione per la guerra mnrrLlima allo ;.tesso modo, col lJU&Ie sono impiantali per la guerra ter•·eslre gli Mpedali da campo ed ,i stituite le compagnie di sanita. Il.

Vengo ora alla seconda parte del tema enunz•ato, vale A dìf'e ad esaminare l'intervento volontario dPlle "odetà di soccorso ai feriti nelh-t guerra navale. È noto che, subito dopo conclusa la convenzione di Ginevra del 186-i-, si pt•esentò al p~>nsiero l'idt'a di Pstenderne i bt>nciìci anche alla guerra marittima; uno l'peciaie impulsn fu poscia dato a slffatt{) studio dall' e!"porieoz.a acqui>'lata nella bauaglit~ navAle di Lissa nel 1866, dove ltl corazzata italiana Re d' ltalin, per colpo di l'perone, col(\ a pt<'CQ in pochi minuti e l'altra corauata Palestro sallò All'aria. A salvare gli 800 naufraghi d ..lla prima nave non riusr• l'an1· miraJlliO von TPgetthoiT, poichè egli ste~so e•·a stato irnmantinenti impegnalo in un nuovo oltacco. O'ond~ apparve in un similt; raso l'oppo rtunit~'l di dis.:hiude• e un campo di azione meritoria ad una nave di soccorso, posta sotto il patrocinio dell" neutl'alita internazionale. A seguito del movimento originatosi all'uopo nel 1867 per opera delle societa di soccorso, con vennero in quello e nel succe"sivo anno, llapprima a Parigi, a Ginevra dipoi, i rappt'esentanti uflìciali dei Governi, che nell'ottobre del1868 concorda•·ono i noli articoli addizionali per la guerra mar ittima.


e SERVIZIO MEDJCO MII.ITARE ;.:eJI'aprllC del 1869 ebbero quindi luogo in Berlino lt> :;:eJute d'unll conferenza internaz10nal«> f1·a i Delegali delle PoLente P delle Socielà di l:Occor~o. allo !<COpu di stabilire, in base 1u progettati articoli, le modalità dei soccorsi nelle balt.a~lie navali, la loro specie e iloro confini, nonché gli ulteriori eòmpili in r·apporto all'organitzazioue delle società ed alla pr·eparazione dci mezzi per· apprestar·e il soccorso medesimo. com'è nolo, gl i articoli add1zion ali non furono negli anni sucèessivi ratificati dalle Potenze, ma, allo scoppiare della guerra del 187(}.71, essi venner·o ammessi, per il periodo delle os\ilittì, come un modus oioendi, d1etro accor•do passato tra la Francia e la Ge1·mania. Senonchl'>, il problema dopo quel tempo nou ha tt•ovato un ulteriore sviluppo, né sembra che vi sia ~rande probabilità per giungere ad una felice soluzione di ..,s:->o, basandosi sulle determinazioni del 1868. La questione del !'occorrere i feriti in mare non ha per•allro cessato di occupar·e le Associazjoni nelle ronfe1•enze internazionali, l'ultima delle quali fu t€nuta a Karlsruhe nel 188i. Dalle discus;;;ioni del 1869 r i$ullR che le sodetà di soccor·$O si pt•efigge,·ano lo scopo di partecip11re immediatamente al · l'opera di salvata~Zgio, durante e dopo la batta~lia navale, col mezzo di bastimenti adatli, e che ritenevano altresì per possibile di penetrare fin entro la linea di combattimento per soccorrer•e, a un dato segnale, quellt1 n11ve che ne avesse avuto biso~no. Dalle induzioni, però, che le sopra mentovate circostanze perme ttono di fare preventivamente ~ulla forma della moderna. lotta sul mare, è lecito ritenere per assai probabile che l'attività dei bastimenti di soccorso, (lurante la battaglia naoale, non può esercitarsi praticamente nel modo dionzi espresso. La nave-ospedale militare, come abbiamo veduto, i· costreha, non tanto per difetto di prot~zione internazionale, quanto per il pericolo che le sovrasta e per il dovere che ha della propria conservazione, a tenersi molto lontana dal luogo d'azione. In eguali condizioni si trovano rrecassar1amenle anche le navi delle >:ocieta di soccorso, alle quali la bandiera Ginevrina non darà, nel lramesLlo del111 lotta, garanzia di ~icu­ r•ezza contro una eventuale distruzione: ond'é che anche per


IUV1Sl'A òl TECNIC.\

esse si può prevedere non avere il s occorso probabilità di :successo, durante il combattimento navale. E nemmeno d''l'O la battaglia può il medesimo socc01';;-o pm·agonarsi a q~dlo, che ·è in g rado di at•recare la na ve-ospedale militare del partito vittorioso; lo si dovra anzi imma~inar-e verosimilmente inferiore, in quanto che il trasporto dei malati per acqua, eJ in i:«pecìe il modo di raccogliere i feriti, di a lagiarli nelle ìmbarcazioni, di issarli a bordo e di assisterli convenientemente son tutte cose, che l'ichìedono un personale resistente al mal di mar~. bene ammaestrato nell'at·le del soccorr~re e dello assistere i malati. Il bastimento di soccorso è da presumere che manchi di Lutto ciò1 come pure che il capo della squadr•a M11 ne conosca il personale e quindi que.sto r"'steràindi-elro.aL persouale della uave·ospedale militar,.., tanto nell'effettuazione tecnica cl1e neHa direzione. Dal punto di vista medico ed umanitario, l'intervento dei bastimenti di soccorso potrebbe essere interamente benaccetto, nellà considerazione ebe quanto maggior•e è il numero de,!!li aiutànli, t!l-nto meglio può compiersi l'ufficio di venire in soctorso per quanto più è possibile a tutte le uavichenéavess~wo bisogno e di soddisfare a tutte le casualità della lotlì:L Gli e però incerto se li\ navi di soccorso, che appartengone eventualmente non solo ~:~Ua naziooalìlà della rispettiva flotte, ma anche alla straniera, sieno dal lato militare ammesse nella ilolla combattente; imperocchè, se si mettessero completamente ag!i ordini dell'ammiraglio comandai) te, il éhe è per sè stesso bepinteso ed incondizionatamente necessario, non sarebbe esclusa la pos'$ibilil.à cbe per le associaziom vololltaJ·ie di soccorso sanitario nella guerra marittima sia ritenuta per conforme allo scopo una disposizione analoga l) quella che hanno prPsso l'esercito in campagna, alla cui retroguardia esse trovano il posLt> adatto alla loro aLti·vità, potendo essere ammesse soltanto in via eccezionale dentro il tiro delle truppe combattenti. Anche per la flotta di guerra clte sta dirwnzi al nemico sussiste la necessità di tenere pel' t[utmto é più possibile segr~te la sua posizione, lu sua forza e distribuzione, nortchè le sue intenzioni, e di prevenir,e


8 SEllVlZIO liFUICO \llf,JT\IlE

o•rni po:>sibilità che le r t:l!alive notizie entrino nd dominio

d;l pubblko. Anche qui é importante preparare intraprese Jl)aritlime e mosRe isolate con la massima l'egretezza e di assieurat'ne la riuc:cita contt'o la sorpresa del nemico. Non è perciù da perdere di vista che ai bastimenti dt lo'OCCOI'SO roancherà presumibilm •·ule l'occac:ione per· agire nella battaglia navale. sono infine da considerarst anche le rilevanti s pese, occorrenti per l'equipaggiAmenw, il manll:'nimenlo e il funzion amento di ta li navi (noleggio, pagamento di assicurazioni contro i pericoli del mare e della guerra , paga e vitto per l'equipaggio, consumo di carbone, ecc.); dell'elevatezza delle quali spe~e è tanto pil1 necessario l'ormar·si un quadro chiaro, in quanto che ti mantenimento d'una oa,·e-ospedale c:i protrarrà a luugo. La guet't'a marittima, infatti, non si svolge di solito in una ~erie r(uasi ininterrotta di o~tili!A, come la guerra terrestre, ma in mo3:SC isolate, piccole o grandi, ft'a le rtuali intercede non di rado un lungo intervallo di tempo pct· riparare le avarie riportate. Anche per la disuguagliRnUl delle forr.e dell'avversario non é impossibile il caso che la parte più deboiP ne resti per' interi me~i rifugiata nei suoi po:·ti, aspettando una pt·opizta o!\Ca~io n e per· il'l'ornpere inopinntamente e con succes~o, e che percrò anche una nave ~>qui­ paggiata dalle sot'ieta dr soccorso debba rimaner e per lungo tewpo inopet'osa, prima che in generale a vveng-a uua ostilità. La quantità di queste spese risulta dalle cifre s eguenti: Serondo pregPesse OSI)erien7e, per il noleggio di un piroscafo, che sarebbe stato in ~rado di coJttenere circa 80 letti - tlella portata di presso che 1000 tonnellate e di un \'alore approssimativo di 700,000 marchi (L. ital. 875,000) - sono occorsi 18,000 marcbi al mese (L. ital. 22,500). nei quali erano inclusi le paghe e d il vi lto per l' equipaggio, ed io vece non vi erano compre:;e le spese pe1• il ca rbone e per le assicurazioni contro i disastri rnarittiroi, le~ quali ultime f<Ono do valutarsi per lo meno al 4 p. 100 del ''alore all'anno. A queste spese si aggiungono anche quelle, cbe sono inerenti allo speciale asselw per cut·Are i malati, all'arredRmenlo metlico35


JIIVII-'1.\ fJI U:t;!'it(;.\

cltu·urgtcll, nll"ol'dttuunoutn autntini ... tr·atavo, alla cura .Je"h inrermi ed Hlle provvi!!ìtuti ati e...,,.j indi«pen.. ablli, come anc•hP al mtwleniment·l dPI personAle assa~lenltl. Prescwdenclo dall'etficucr• !'or·corso ~ul mare, clte le anzid• lle navi recann imme•ltAtamPnle alla llollft, \'i ~ono aucorH allrt ver~i. nei qu11lt l'alli· a!il tleiiP. n:-sociazioni pui, e,.plicar1:n in modo prat11:11 P preet»amente uei moli c;tes«i r 1111 hmiU> deUa lluerra lt>t'rPslre, nf'lle qual•• e~sa trova da adoperal'!'t esclu~ivamenle nlras!'istPm:n propria rlt•t malati nu.1.di O"PPùaU P ue• Lreni-o~pe,lali. alla retro~uardia detr...,,..rcRlo 111 campa.:na. l 11 modn analogo si di:;~chiude uuche nella marina un vas to .;nmpu dt eltivila, u prererenzn a tez·ra, per l'a<:si...,lenza vo'oulfll'iu, ti tluale risiede. a) ne~li ospedali di marma a lt•rra, t:oadiuvau.!o l'a:;~i ­ ~lt'rtza a• Oliilati <~ol di~porvi infermieri d'ambo i ::.6'"!'-t. fot·nc~udo il muterutiP sanitario, e partec1pando allo sbarco de~Cii

inl'rrmi e rt~ rili cl81 !•OrLi alla let·raferma; b) t w Ile l"•JU&dre e "ingole nu \"a, che .!eb!Jooo Lt>ner-si 111 Hii(J mat'P per lun~o tempo a ~copo di blocco o per altri moli,i, rPcnndo 111 loro equipag~i quei meui di riurorzo, ·li piacer·e t! tli con~umo, clte per• le anzidetta condiztoni ettst '"'" po!(>!>ono procaccia•·~i e cht> o norma dei l'egolamenti

nou vengouo forniti. Una talt• atlivilù a ter1·u saru seuza dubbio pr('gpvole ed 111 "ommo ~rado desidPrabiiP - pr..gevole c;pecislmente anrho sollo l'espeLlo l"he ll•'l mariau.u·o, JJ)(tll'filO nell'o<~peùa1~ n ull'I"Onlanlt> il nemico iu ulto mare, ::ti manterrebbe <lesto il l-cnllmento d1 compiere il propr10 dovere con abnegazwne, al fWttetiero eh~> i suoi concilladini non lo c'Onsideraoo da mPno del ... nJ,Jalo di tert-a col partecipare u vemrgb m soccor~o. Un utulo pre~tato in que!>l.o !<enso avrebbe inoltr·e il vanlaggto di n()u ahhisogourt' della proLeziom• interuazionale. nè di rie;utder.. '-pesa per l'armamento ,Ielle na" -o~pedaJi p01ch~ !lnclte il malt>riaiP raccolto per gli aquapaA'~tt ùelle navi s~ r­ \"Jt'Pbbe per es!i'ere assegnalo ai porti milileri e •w ne poll"•·ljbe runf'llere lo r1parli1.ione aJia autori~1 Il 1·isultoto di •tunnlo Ri 1\ dello è trl breve il se~urnLP;


l. J'er le n{(r.i- osped(lli mrlitrrri. 1. Lì• 1111\ i-o"p<'ùali mtht.&ri ,.;ono as:.olulamente indi~pen­ ...abtli alle grnncli llulle. per accmnpa:?narl .. nella guerra mArillima. e c:ono tlt• ... tinate alla cura e.! al lraspm·to dei melal• e dE'i ferili.

2. Nt•llt~ baltaglia nnval" es<>o ~<ono a tlreferenj(a nt•lla p c:1z,one di apportare atu\D

ai feriLi e naurraghi, eri allora ... u... ,.;u 01 onn un c·ùmpito -tir111le a quello •lt>llt> compagnie rlr :-nnilà e Joglr o~pedali elfi cflrnpo uella guerra terre:-tre. per •jU&IIlO l' OC"' "IOile :-Ì prt•..,enli.

3. Quo"'l'ufficio, ad o:.rn• moùo, si può rompien., durante lu batltud1a nn,·a.l~:>, sollunlo in nnn mistH'a lìmilall-r, a molt\"O ••oll'llur;o~-:tùrlitu dt U\•viciuar..;i al luugo ll'azioue, ed ap(>I'Ofiltanclo di lnluni ll11llll6llli l'd flt'Ctcleulalità d<>l romhHLtimento; olopu ht hatl!Jgllll, lllYer.e, alla nave-ospeJole appat·tcmenl alla llolla "incth'tce "l apre il campo wl una piu cousich'revoh· ullivtlà. Il. Per l'assrst• n:ia rofunfaf'i.tt at malfllt.

t Coutr•• i trnlath·i d•ll'as.."'r"LPnza w1IOHtaria ai malnti. ùi 1nrleci! are, m~.litlllle IJac:timent di ~occorso, all'opera di Nllvataggto ,..ul more ad immt>dia.zione della !:lt~ll..o di comLatllmeuto, é Jo opport•e: a) clae i bo... limeull oli ~occor.. o, durante e dOI 1 ld battn~lin 11!1\&l•>, non !'Ouu Hl caso di recare un :;;orcor<>o più rilt>vante delle 118Vi-<l~(lt'!l&h mahtari; /.J) r·he la loro ammi""tOnt.. olia flotta comballente non e ,..wbtlit&," c) ··he le :-pc~e per il loro er1uipaggiamentn e mantenlrueulo, uonch\l !Jt'l' farla nntcvt>rtl, sono a~<.::ai con;;idercvnli. 5. L'ullìvrtà dnll'assist.. nza voloulal'ia tli malati a terra f', in''~'CP, mollo pt't'gevolP, po:er1do p~gtl esleuder,..i a •JuPila •lt•i ferili negli o~pedalr h tnat·ma, a pr~nder pnrle al tra>~J•Ot·lu dot malnti ~d a l'tH't'oglit.we le oll'ert~ volonlorin 1wr l'li uspt•dali t' prr lu "•tmulra navale.


JUVIS:r'A DJ 1ECNJ,CA.

III. In quanto si è On qui detto non sDno stati esaminati più da vicino i punLi di vista, relativi alla scelta, all'arredamento ed all'equipaggiamento delle nu vi-ospedali, e perciò, s~ndo alle e~perienz-e acquisite per l'impiego che di esse nelle guerre passate, giova segnalarli qui appressq: 1, Lo nayi-ospedali sono scelte, ogni volta che rono, da quelle più appropriate allo scopo e cnrri""'''n"'"'~'­ mente a questo vengono adattate. L'allestimento e l'eqtiipag. giamento dipendono da circostanze estrinseche, dall'ohbietlivo, dalla potenza e dal còmpito della rispettiva flotta., ~. Adau.t per navi ospedali sono i grandi piro~ca:fì stiti per il 'traffico marittimo dei passeggìeri, essendo forniti di alto ponte luminoso, di tutte le disposizioni verltilar~, riscaldare ed illumin:'lre l'interno, come pure indispensabili comodità: s:orto al contrario disadatti quei stimenti, che hanno !'<ervito a trasportare bestiame, s~racci, lana sporca e cose similì. 3. Le navi·o:opedall non debbono éssere impiegate licabilmente a.d altro seL·vizio che a quello relativo al ~copo : tutt'al più si possono uti lizzare per servizi ac.ee~;son_. che non rechino danno di sorta ~lla salute per conseguenza a l'\3Slt·ingere lo spazio. 4. La quantità d1aria- da assicurarsi ad ogni m,alat:o bordo d'una nàve-ospedale deve ascendere po!:>sibilmente 1:> mcb. In base a ciò si regola il numero dei ro~Jati da sportare sotto c0perta; cosj se esso è grar'lde, può meglio allestire ad uso di ospedali parecchie n a vì di portata, invece di una nave· grande: il che è più ""'""'"'tt''""' per l'isolamento n~lle malattie contagiose. 5. Le navi in f'erro presentano taluni vant-aggi su in legno. La colorazion~ esterna delle navi-ospedali nate !';li paesi tropicali sia bianca: in guerra si regoli condo eventuali accordi internazionali. 6. Sono più adatte al massimo le navi con


E SERVJZIO MEDICO 'IIILITARE

, ueilc r on nn ::;olo ponte offrono troppo poro spazio. È da ~~iporro 8pt>ctall' valore uella maggiore alt.ezza possibile del p~nte rneùe~uno.

7. P t> I' a o:<:ir uraJ'C slabilment.e in tutte le circostanze un sutliciente ••tnno,amentO d'aria nella n'\ve·ospedale, è indispensabile completare, ttll'occort·enza, con disposizioni venlilatorie a•·lìficiali quelle naturali preesislenti. s. Prima dell'allesttmento, la uave é da puhrsi a fondo i!l tulle le parli e da di«infeltani. 9. Pt>r la cur·a dei malati no n debbonsi imviegat•e piu di due ponti. Le loclllita più lSpaziose ed aet·ate, ossia quelle ,;itut~te piu iu alto, debbono destinarsi ai malati gravi ed ai ferili: le meno fa,·orovoli, che giacciono nella parte bassa della nave, sono da ri~ervat·si ai malati leggeri ed ai convaJesceJtti. Fa d'uopo aver riguardo a separare le malattie chiruegiche dallé mediche, segnatamenle per l'isolamento delle cont.agios~-. le quali tr·ovano il lol'O miglior posto in copert8, mentre le chit·ut•giche gi collocAno giù a pl'ora dolll'l nave. 10. Mediante erPzioue in coperta di padiglioni a mo· di Lende può eso:;ere opet•ala unu diradazione dei malati negli :-;pazi tnferiorì, finchf> l e cvndizioni atmosferiche lo cono:entano. 11. Deve dgor·osamente eseguirsi la separazione dell'equipaggio e dei locali da esso abitati da quelli riservati agli ammalali. h!. Almeno per gl' iufermi gravi si devono preparare letLi pen~i li, pronbtt ùi zanzariere e di pan/.as pei climi tropicali . 1:~. l locali pel'liueuli direttamente au· assistenza santLaria, come a dire quelli l'iservati all'amministrazione, agli mfermieri ed alle opPraz10ni, la farmacia con l'annesso locale pee custodirvi gli strumenti chir u:-gici o il materiale da medicatura, i locali pei bagni, le latrine, debbono essere facilmente accessibili dal Ialo dei malati. H. Gli altri locali indispensabili per il funzionamento della nave-ospcùale (cuciua, deposilo dc1 viveri è delle pt·ov-


Yigu1111, Javnnd~rul. appareccltio pe1· 11-mre,ioni, macchimt per (are il :.:hitH'!' O, th:,.tiJialOrt•, locali per CU:"10dire gli !l!!!!eltj oi ""~tiul'io. la hiancbcdli "Pot'Cil "' gli atlrl'7.Zr di puliz:a e liualmt>nte andu• la t·am~r·a morlunria), tlil'lpo"ti iu ('Of)el'la t1 1H':11'H. re-tauo ,..rp~•·ati Ullll<l dai locali d'infermerra, quanto d1:1 'l"'·lli nb1Lnli datre'tuipaf!~io rlellfl na,·e e dagli allr i de~liuati nll'urnrnrui .. truli•mc .Jr e:--.o 15, Per !li'O' Yt!dllrt: dr ac•tua dolee e ~alala i IO<'Rii d'inierun•ria, dt>i hu!.tni l! •h 18\'owleriR, le ntr·8t~ e yja dicendo si ,l«'llhom• c; llo•;are 111 luflgo uùulto in r·oper la <·asl'e d'nc'1118 CCIII eorr rspow!e11ti lubolature. 16 Per l'dlununazione, la eletll'Ìea e la piÙ COIIfOl'nle allo "CtlpO.

17. J cou~wp-ni Jll'l' l'imharco è sbar.;o debbono e,.sere pe1· quanto •' possibile coH fulti eire i malati pos~ann ~~--~~-re port.uli comnlfameule (tl\'Ìtanuo il tr·a:sporto \erllr.ale a u·a't'r,.o J,. ùnccnporle) ,. diretlsmPule ueiiP sule ad !'8'-Ì l'i~·;nall' (lal'j.dli pnl'lvllt da cariro ul'llt.• 08YI a portle,sui llltrwhi n a J'tlf'Pal IJ<. l.e nS\'1-GSJ't:dali ahbi,-o;.;nHuo di .:...ran.li imbarCAt.ioni per Jl 11'{\S)'IIdO der fer iti eu Ìll I;IJWCÌt! di ])a r <:he 8 Vllpnr e per rimnrclliarh•.

Dle tran•portable Lazareth-B araoke. dei si~r:or r ' 1..\S,,, ,, ti K. \ COI.EII e \Vt.R:'\F.H. s~cnr IU e .• ZllOt? accre;-CIIlla. pu!Jhli~la d ,j uor;or • •. Cor.r::R e W t;k'l;f.R RPrhno, 1890. - !Deut~,.ltr: mìl•tarflr::zliclce Zettxchrijt). La PI'ÌIU& euili(lne di •JIIe"to lrhro ÌIDJ•Ol'l60le 8\'8\'8 doto un .. a::;!HJ dpi ri,ulwti olteuuti in "t-!!Uilo a!l'espoc:Jztoue di Anq:r"l• nel ,,.llernhre l '<l-5. LA pr·e<;enlc ediziont• I.'OIIlreue di ptit il ri~ult.ato ,ft.J ,.~­ con !n cnnt;or...o -.opra 11 rutgliort:' arredameut.o iutt>ruo cii un o"pt'dale tra!<portahile tenulosi a Hei'Iillu rwl ;;iugno ~ ~~!l ~ di'Ile ""perÌelliW ratle snpra lilclllll lrpi •li UtH·accbe·O"Jledafi; C~!'U \ t 'JIIJt> pubh(ÌC8Ul ternazillii8Je ntC'tlil·<•,

lleii'OI'Ctc!'IOlle •}1'\

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COIIJ,!IP-C.I) 111 -

,.J,., cltlJe hwgu ti Berluw nello I"Cur so

tUili O,


K SgRVIZtll Hli:DJCCl \lll.lTARI-: l.'op~'rtt, che con,...la da

un ele::aull• volume con 21 tavole testo si distmgue per una cspoo::izrone '!.lraordrntll'iameult• chiara e <Jivace in ruo lo Ja dare una ror-ma pit\CC\'olè P.d attraente alla maLeria, Jter se arul~t e ••illìcile a motivo delle neces!'er•e dt'scriziom tecniclw. LA prtma . ~e.oione contrcne tJn r1assuol.o ....lori.;a dello ._,.;_ Joppo ddle bnracche- ospeJale tll-~P Sebbene la baraccn tìs"n abbia ratto epOCII ~OI81Tll'llle dalla guerra d• Crimea c da quella d• sece!'l"icme in America, non t' però figlia dei lampi no~lrl Essa Pra un mezz;o ausiliarro gHi conosciuto e molto adope•·ato nell•• 1-!Uerre della seconda metà del secolo scor.::;o e del prmcipw del pre!'er~Le, e fin ti' allora e~istevano massime pratiche per 11 suo \IS('. Cio f' provato dello prescr iz1our per le armale austriaca (1;8:!), prussiana (1787) r Jhnceso (1794). Il risullalo delle e!-<pE'rtt'rtl.e, che si •!bbe opporLuuita di Ctire nelle luuglle ,;uea·re di que1 tempi. venne raccolto u~l 181o da K1escr, profc>r<!'ore ti Jeua eri obero::tabsarzl prus~iarw. nel senso cho l'erezione di lcnde e barAcche è raccomandata: 1• Come tn1sure preventiva in caso d1 e~g-lomt'rameulo di ammalali: a) per evil&I'e un mqombro dannoso negli ospedah permanenti; b) per evitare l'occupazrone di ce~e e rabbricaw impropri!, la cui influenza sfe,ot•evole ::.ull'andamenlo dt.>lle cure fu dimostrali\ dall'esperienza; e} per r --permiar·· aa malati a danni di nn traspor1o. io allora mollo disLente ed este.::;o, su pe:.sime strade. e fi nalmente ti) per impedir e la propagazaone delle malaUie couta,?lo::.e agli ammalali, aa ferili ed alla po1·olazione mediaule !"isolamento rlel conla;.nall. 2" Per supplire temporar·iame11te gli o!<pedali infelli, allo scopo eli avere l'opportu111ù\ di r1puln·li a fondo e disinfel~rli, r1roverando i rer1li ed 1 maiali in baracche. :1• l n consideJ'azioue dP.i rìsul La Li dello cure. Se•.:ondo fotolilo~ralìche c piu di HJO figure nel


552

RlVISH DI TECNICA

Kie..,er que)!Li devono essere stati migllori nelle baracche ne• fabbricati permanPnti. Nel medesimo senso si pronunziarono anche altri di quell'epoca. Me queste esperienze acquistate in tempi di guer1•e frequenti caddero in d menticanza negli anni di pace che s~ ~uirono. e tu nccessaJ•ia la stringente necessità della di Crimea perché le baJ'Rcche fossero di nuovo usate ><u scala ed in modo con,·enierlt~. Il pas~o più impor lllnle nello sviluppo delle ba 'aC<~nEl·O ,~De~oo dale (ì::;~e venne fatto nello guerra di secessione d'Am durante la quale le esigenze per la costruzione di una rac~'a rAggiunsero lUI complesso metodico. Fu pure di importanza esst>nziale pel servizio sanilal'io in l'I1YCJ'C conferito per la prima volta in questa guer•·a la plela direzione dell'ospeJalo al medico. I risullali felici delle cure nelle baracche venner o mali durant€' la guerra franco-germanica, e non furono influenza favorevole sugli ~tabiliment.i ospedaliel'i di per i quali il decentramento e h1 separazione sono diveu regole rondamen talr. La ~~ezione secon,la tratta della leorfa delle baracche ~portabili.

l pr·imi SO!':tenitori nella cura nelle baracche accentua rflgione il YflntagA"io che le baJ'Acche·ospedale fisse sopra le fabbriche in muratu•·a in quanto che permettono libera ~celta della località colla costruzione nel più tempo posc:ibile: Però, una volla eretto, lo "tabilimento é permanente ,.tes~o modo che le cost•·uzioni in mur:~tura. e la localit.a può più es~ere cambHltll. Ne consegue che gli racche po~sono ..ssere c:tabiliti solamente in Juogo sicuro e una di~crela dì sta nzn dietro l'a••mata combatlente, e che dono il lot•o valore una volla cessala l'opporluuita della l ubicazione. Per conf'eguenza precisameule i malati e più grovi, che sono lrasportabili solo a poca distanza, o lo so•ro allatto, non pMsono usuft•uire del vanlaggio t 1-1


E SER\.IZIO

!IIF.Olt~O

liiLITAIIE

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cura m•lle baracche, o lo possouo solamcnL~ nell'ulteriore decor!'O della cura. lnoltt'C, per proteggere dallt· rnalsltie co11fagiose tanto l'ssrrcito che la popolazione del leall'O della guerra e dell'interno,~· imperiosamente richiesto l'isolamento PN' tutto il "''upro numerosissimo delle malattie diffusibili. Tali ammalati Jevono er:;serP tenuti, per qua n lo é possihile, nel luogo dove ammalarono, ma richiedono, come i feriti gravi, un buon ricovet·o nel signitlcalo più ampio della parola. Raramente !;L può tlic;porre di un simile ricovero, e.J ancora più di rado e~:so pul• improvvisat·si sul teatro della guerra, come è provato da e!"empi delle ultime 1.werre (13i0-71, 1877-';'~). A qw•!'tO riguardo sono molto il'ltrutli\'e le esperienze falle nellA occupazione de!Ja Bosnia ed Erzegovina oel 1R78, la JH'irna eampagna in cui siano state adoperate t·egolarmentc lo baracche trasportabili, che giustitìcarol10 pic·narnente la lorn reputazione. Fu dala la preferenza alle baracche fabbricate nella stes~a Auslrla non ostante l.e grandi difticolta del trasporto, percM sul sito non era possibile di nverle in quantità sufficiente. La camva~na comprovò che le baracche lrasportabih possono fornir•' i luoghi di ricovero conoenienti, di cu1 parla il Regolamento sug:li ospedali da campo del 1787. Ma si riconobbe pu1·e la necessita di tener pronte baracche brasportabili prima della guerra, per mettere subito a disposizione det malati e feriti ques1i luoghi di ricovero convenienti. D'altru parte la provvista di Liaracche in temJJO di pace deve dare poco pensiero in lfUento che esse. possono trovare in pace la migliore applicazione dovunque per isolarP. locolai contagiosi, p~r rerezione •li ~labilimenti saniLarii iu piccoli' comunità, che non abbisognano di un impianto maggiOre, e simili. Per f{Ueslo moli,·o però oon deve escludersi la costruzione di baracche fisse; dove essa sia possibile e :;embri pr·atica per la loealit~ o pct· la permanenza della ulilita di esse, la loro erezione è piio\namente opportuna. Frattanto si poLrà dt:durre d~lla ricchissima cspostZlOue rli Anversa quanto sia riconosciula al presente la supèl'iorilà delle baracche trasportabili.


111VIS1A DI ,.lC:"\IC.\

LA ter~a xc.:rone è dedicata alla. tlell(·rizione delle bar·llt'I'I.Je tr aspot•lahili mandate tt qut'lla e!lpol'iziooe (i). La t<e.:;one quorta l>i riferJo.:ce alle l'sperienze sulruc:o delle bHracclle-ospedal" lra,.porlabilì Il concorso di Anw>rsa e le pubbhcaztOni romparse !lu d1 e~"o hanno dalo uu vivo impulso all'impiego di '(UCslo harar1·be nt!l ~Prvizro di jnlerrll. L'tdea tli una ba race~~ decmnpombile e traspot•labile é slAla u..;ufr·uita non solamente pt~r la cnra degli amul»lflll, cna anche rlall'rnduslrra e soprallullo d!ill'amroinistrazion,. milih1re in f'i~uardo all't~lloggiumentu delle l r uppe, come ru ratl•> in ltalta colla baract·a per truppa e :-eudaria, modello 1887, e in Pruc:siA dovt• llPIIo st...:;c:o ~nno ru "'abihlo un pr,.mio per ottenere buracche per la truppa scornponrbih "' lt'fi"(JOrlabili. In questo roncor·..o usci vincitrrce lo harl\t'CS a lamiera ondulala ad arro at·uto; !Jerò p1ù lAI'di ~i l'e· cet·o ancoru c"pcrimeuli colle baracche del Ooecker· Ancllt! iu Francia le nuove baracche Ooecker· furono adoperale in... ieme alle antrche har"cche lollel In Rul':-ia 1-i lav·•r·u ancora per ell't·l1uarP l'idea dt Piro:r(t:f de!!lr osperlali lrasporlbluh. In Pru,.sra, grazre aUa cooper~tzione intelligente d~ll'a mm i ntl-lrazrone militare. si è potuto mslitu11 e t'sperienze l'u larc:u scala pc•r ollonet'C:l un modello d1 bru'tH'ca che corl'ispcnde::;se alle giu'jle esigenze. Furono atloperat~ le baracche di N1eder e d1 Vo~ler ~oak, un esemplare per ciascuna, le har·a!'cbe Berohardt-Gr·o"e rn grande numero, ed rn numt>ro ancor·a maggiore i tli\'el''>i modelli Doecker (2) -:\all'opera in t!Same è riferito circa gli esperimenti che "-i eslende\'ano all'Hrezrone, all'imLalla~::"gio ed al trasporto. alla solidità, durAla, tlensità, al ri~culdamenlo, all'ae1·aziont>. nell'tnv~:~rno. all'u-,o ndl'estate ed all'adattamento per la cura degli ammalali (;{), cmne pure éit•cu te r·il'erche <.o•ieultllctu.• l Tula~ria.mo quanto ,, riCer"rll '!Ila. dP-cri/Junto tleUe harar.chP tra.~I•Otl.\• l•tl• o m•·blll ~<JIO•I" "'l .\n1ersa. ~·"t'wlo !n.t late :~mp111mentl' tle..crtll" dal ma::~ttore $l'en~r3le lhRon-to ,. dul mal:glor~ tltl genio M.\RlOCCIII n<'ll3 R•cWn d• arliflliCf'IJI ~ fltt""• volume l\'. ISSI; ltl Heschrd/Jung tll'l rer$!M!IìJ·ll<lrl'ackm. •In P<lf!lwl t ili a ~()~ •·on numo'M~I'

{3) ~el primn ;ospll<lalt• dJ presidio rli Uerhtlll o> eretta continuamtnw w•~ raecnlta •ltJlp •1".,.'" llflDClJiali dttlll' hanrrlltt v<per•m~oblr.


l! SEHVIliO MKDIGO

~tii , IT.\IIF:

falt•l ,fa :-<acoliil, LoPflll'r e Pl'~hl ,.oprn t ll"lf;<'aldaln ~>ulo, il rtu· 1e.-;«a Rtlt'BV"et·so le pareti e n(!IJ,, hnt·acclw !'llC"'se. Sìa111o dolenti di non P••lcrci 'llll tilun,!H r uwgl!ioruv•ute, n.. ~ e rH r(!mu ,olo r·ue le ricerche .t d 110111 inall uflk1ali ... u111Lari1, ('r•mplelawente indipendenti ft·H di lol'ù, e f11llt- .-olio •h v et·... l punL• •h n'la. hanno c .ndolto a1 nl•' .w::-1nti I'I"IJILali. Questi J'UI'OII O t:O"Ì f8.VOI'e\1Jli che "Ì pu ò onuu111 r1ten~>re dcfi111tn la !-celta di una baracca come lJpo, e ..:he uon ,fuvrebbe piu t;''et•vi dubbio che uo>lle baracehe-o ... p»,1111c miltlurt (tno,Jello lloet·kt•rl, Lunto R r·ìveslìlllenlo di ~r­ ton ~S, d t l' di te lo, -.i po ...... • k un 1uo•lello corrispond... ••le a tolte le ASÌl{t'liZt' l'll).:i OIIOVOIÌ !li Ullfl bAr81'C8-811'\Wbl8ti IIIObile. La hnr·acc~t Cllll rloppio l ivest1mento dì <'artorte é ,li due fol'me: 1 ··ome hurllt'C'H d't~mminislraJ.inue con di~J::.iOIII intt rrw , 2" co11 t!' bAI'Il t'CI'I·IItQla.ti senza !'iUddivisior.i e colla latrina a~ ;!iuntH all'f':-l.-rno.l 'ullima haracea può l!ssere tra!>porta\.1'1 in ca"~e d' •n•hallnggio parlic<>lari, ''!'Pilr(;l il pnvirneulo pu6 es110v1,meuto dell'a t 111 t>d il wovttuento

sete I"OII vei'IIIO 111 cQ!'«A. l.e ciìmen~ioni lella base l'tl~;.!iun ­ gonn in ambPdut• le fOI'rne lflXS ntPtri, il Jl"~'<• •· di 36410 clttlo~rauun• Lo Lt~r8l'C8·0~pPda•e u•ilitar·e con rive~Limento ri1 ttln (111odelln h) •• fatta !:-econdo i dali del geoeralu Uledico ,.. C"ler. Es,-a mi!'ura t·~uolmr·nle J:•X5 metrr, le armature tli lc!.!n" .Jellv ~re~sore d t :11 tmllimetrr (m <dello a e ~u mìlh•uutrr (rrwdt•llo l1), sn110 i ulrise w: l liltiJlcum. e coperte a ti a m· ht>du" atr cou tènte Li!IR tla ,·ele. Il pavrmento e ratto da pia-.;tre Diel••11 . Non "ono nece s"arie C8!'~P d'imb8Jiaggro. Il pe...o • di .l:!~l c hilo~u·awmi ut>l moclellfl a. e ::1510 chilo · !rl1lltlffil 1181

mouello ''·

L11 'lunrta .,e~iulle termtna con m1 riepilogo di tutti i ~iu­ dizl Pti f -perienzc c;uJie barui!Che Lra-portab h di fllctiP costruzione t' l~oru•luude • clw e:-~:-e col'titui~cono un ronge~no prl- vde ed ut1le ~otlu 0!.:'111 &~petvt per la cura de~li ammalati in pAee e-ri iu I-(U•·r1·a e "l'"cialmeule nPlle epidtHnll' ~la i ri~ulltlt1 dta "'e ue pn"'sono otten»re non dtpendono solmuente Jnlla loro "'''ullura e boulit. ma, come pet· ogni slrumeuto tH'IIc mtwi rlel medico, dall'intcliigonza e dHII'allitu.linc colle •JUUII e ndopet·atu. •


:;:;6

JUVIS't.\ nt TEr."<l( \

Come appendice ò aur•1ra desrrtllo rl modo tli crt;.:;er t ,, tl1 "'~'omporrP la barac-ca-<l'-1 ··dal, ruihtare di n m Lri onodello Docc·k~>r) con rtvt':-;ltmenl.o d1 cartone t1 pttVJffi<.mto t'or. uuwle C8!>S8, .. di quellE' con riv~~tinlt>n lo d1 11 la e tlrmlmeult' il caricamento delle baracche "euza C8"'"'~' trimballng-

;.no, ·l~crlt.IOIIl' che no1 lraJa,cranm. La !~e;•one '/ttenta lt·atla dPif al'redam~nto interno di un lr·»:-portabile. Le bara c.; he rornt-.cono rabll.aZIClOt', Il l'Ì(~I ve l'o p !l' !l li tllnmalall e feriti, per 1l set·vizio ospPdaliero e necussarro tt \cr pro11Lo l'oc ·orr• nte 111 me licinali, ~trumenli chirurgici, b1Hn· dtPria ed abili. non eh(~ l' Al'r~ùl'lmenlo inlerno dei loC'.alt Ot~te etc){• le bAracdle tra!;portabili. hi«ug-na,·a a vt!re uu o:<pe dale tra~J orta bile. Di <JUe:-to compilo fu lllcaricata la l ' conferenza mlenmuouale della Croct' Ro~:-a del 1887 a Karl~n·uhe, la •(uale ·fertse d1 fare oggetto di 1111 nuovo t'Oncur:;o e premi l' arrtdamenl,l iulerno di un usp · 1ale lrA~porl.abile. la c:omma per i pr emi venne fornita dalla compianta rmpe1·alrtce Au:::u"Ltt Il co11cor·;;o, cuncer·ueul.l· il miglwre arredamento inltrtto m:petlt~le

ospedale fra..~porlaiJilt', eiot la d.ete,·n~ina•ione t la conoenientt deuli oygeltl rtchie~tt fter l'nrredamento ed il ;urutotUJmento di 11n'ospetlat~ trn.~por­ tabile destmato per un certo n unwro 1/,t ltmmalati e .feritt,

" ' tflt

et1n 11!/ltra:~rone più

poteva estendersi alla ~oluzione del tt'rua princi1 aie oppur R 6 -' ziom specialmente dec:i;..rnal~. L'e)'pOSIZIOlle pel con«·orsn ebbt• luogo dal l" a l 30 <(lU~ n t~ 9 in Berlino ln capo all'e~posrxtoue slava qnelia del M111islero della guerra pru"!"iano. F.c;;«a l'l)fls ste'n di :l h ara<·•·he. modello n oeck... r: una di ammini .. trazione cun i locali completamente arredalt. t' 1mera per madict od 1rnp•e~ati. cucrua. eftUJCNI per •ul'ermieri ~-"' ma~azzino. una baJ'8CC'a·melalt con riv ..f<tt· rucnlo Ji h•la, n1·redata t•ou dtv~>r~' mnllelli oli letl1. ta,·ole a ,etlle pteghC\Q 1 •m ['HI'lfl in, iati ( azh esp.,,ttortl. untt bariWCfl-malali c''" rive~ti111enlo di ,·arlone. ne>ll~t 'JU&le et•ttiJO t·~po;.ti un cornplelo ISlt'Hmenlarto c hirurJZico e l'equtpa~-


t:: ~1-'JIVIZIII IU' llll t1 1111.11 \IUt

,;utmunlo :o~a rutnrto di'Ile lt·uppo e c;elle rormaztunt di pruna hnPa Il t'J}'arlo m••dico del Ministeru della guerrA pru~sian o. pw elw at '-Ìnf(nli oggetlt espo~ti, aveva dato magll10re imorlsnta a foruire Il f'qnr·c•ltn di uu ospeclAle Lra<>t ot·l~tb•le 11 eJJe ~<uc> rorme principa ll. delle bat•acclte molah e tll am11unistrazione del loro a ndanwuto per lo '-copo prmcipole del runzìonamonto dt un ospe,Jalc da campi). Ciò nondimeno l'e-posrzione nella baracca 1 cartone ,..j potevn dir·e llrlnulio~a ; gli Of{l'(ellì, $Celti ~-'PCOndo i più morlerni .tali "CÌPnlifict, offrtvano tutto cit\ chP il ffit!(hco dP\ e A\'ere a s ua di<>posizione pPr una rura chir ut•gica o medica. Dalla hor-.a ta<>cabiiP per aiutanti d'osp••dale alle magnttìche grandi C8$"~-' .li c;lrumen Il per ospedale da campo. dalla semplice barello dn campo al letto galle#?giante pet• feriti gravt, vi -i trovavll lnlto ul cc•tnpleto. Il valol'e di IJU6"Ut l'"'PO~t1. onc aumenta ove $i con--ideri che nr•n <::t tralla,•a òi t>!>por1 e •!Ualclte moolelln, la cui nccellaliOIIG ro"'"e da cono:igltar~i o dA .te... tderAre, mR !òi est'Onevnno le parti costituenti della tnlera dotazioM colln qut~l e tutta l'nrmala è immediatamenll' P .:ufiicientemellte rCirnita per una campagna. Que~ta esp'l~iziout· mo<::trò che la soiiPciturline per i soJ,Iati fertti ed ammalali non e mmor1• cd i mezzt per loro adoperati non sono .Ji minore rwe-t-rio di 11Uetlt per l'arredamento per la battaglia. e.-ss rnostrn la realizzazione <Iella Hobile seulenza r lre pPI' cnlui, ti quale hA sacrtfìc ~ln il suo ~an!:ue e la sua !<alule per la patria . 11 meglio è nppenr1 ti buono. Allu :>oluzione del lema r rinctpa.e p1·e-ero parte i seguenti concot•rputi: to TI fnLbt·icanl~ Crisl(1ph di ~ie--ky, l'ispett.1rr superiore d'o~pedali Doog~, ed iJ nt>gozia11le Golschm•dl di Btwlino cou una esposizione com ple::<-1\'8. dt i>2 ft'A i ptu ~variutt ogrrelti di U"O in un ospedale lrtl"porll-lbilP. 20 Il rapitano A. S. Tomlm1s di Holvood , ed ti medico ma~t~tore A . T . :\'or ton di Lou.tra hanno espo ...lo 1111 o<::pt>dnlt> completo <::ollo LPndt! , la ,•ui ba,e t> fm·muta rl11l ca1·ru' l'Ile può contenere lutlt :zii og~elti ef<i!';tt>nli ~~ella ltlndu L'o-


IIIVJSJA Hl TEC:'<ICA

st•edal•· chH gli t'!'PO"tlot·i lttliiiiO cluawalo Tortonw (teslug-. ltlllt-') thlll8 ror111a Ùt'lli lCitthl, ern '~tUdialo

'00 CIII'H IH6I'tl·

\'iglio .n fino ull•• pau 11iccolt• ('Htlicvhu·ala, ~cl i sw~olt og-getta testiuwniavano detlll l'erl'tpi«·sc•ta 1iratica tlegu oulori. Le 11 "l o:siztnru per la eu • pe t· il a·a,cel lawenlu e 1~ bat•ellc le <}IIHii tlow•quto '-Cl'' ir·P uello !<le,::oo tempo d~t letto, ri-' :-;co;:;;:;ero m mo.lo 'pec.:a~lc la ~enerttle tlpprovazioue. 'l" Il ,Jotl. 1•. Gul'l'Ìl di Kaa·l:-ruh~ ha in\"ialo gli oggelh per u11 tot't'(~tlttmt>uto complel<l d'o"pedaiP in nn unico e!"eml'lare. PII ha nvolln 111 1!118 .... peciale alteuzione. ollrech• ad 1111 if-'lr'tllnenWrio dt"'pn;:;to •u·eon.lo In propa·ie id····. alla ,)o-

.,,n ,.

taziollt' di ~in gole f'tlln~>-let to. Co!'la OJZIIUtul rli IJUP,.te P!>ftl'l' ziona presentava qualche ,•.,~a Iii partit-olst•e o di propri n M entre quella dQI Miutslero 1hofht A'nerrn ('l'U"l'tiano nwlleva in auo~lr!l in linee generali la gnnade aùea dl'll'uspodolc lt·u~poa·tHlJtle 1ls un punto di vJ!".LA (•or•·isponùoule R •tucsla ulla au lc.H·itù ot·ganit.zAta•ice e coi g1'Uttdi IIWZ7.1 elte su~rano a ~ua dt~po..:izion~. il ~t·uppo Doogs-Ciu·iH!IJplt-1 ioldscl11ntdL l'i ltmitnvo Ad unu esp. !"izione Jei sirt~Oli o~gelli di uso la quule in 1111 certo limito pt:t•mcllt·\'8 uua !"Cellu. Ui altr11 l;pecio ero l' t!~)'O:;t:tione Tomku•~-~OI'Inn uuesti ~•P:nOI i a "evauo aclollulo un ospedale compiPln con ~pazio d uub: lhurt!in e pto=--o ,Ji C8l'tCo he;!"amenle ani~u rata t'o!"ltluenla una 111lelnaaturll llf'lla quale dovcva11o es,..erc tnl'a;.trati tuili glt Ol!l.(elh c:timnli uecessari o.J utili PeJ't'lll Hd o~m pezzo era .tuta uua forma la p ù 1 iccola (.O"'~th •e e 111ùp:ltu coaort ... poudenle a quP.~Lo >-copo anche a dunno ctellu t·umodtlb e o1t•lla helleua Il tloll. Gusch ave\'a cer cai•> da inlrodua re una idea 111111\'8 nella IJUè"l ÌOHIJ de1 morlo ptu erticace col quale le ~· cielù di ~ocCOl""O !JO'-sono portar,. il luro a .uto t!Appcrlullo Jo,·t• non po,:c::ono arrivare i meni ridio Stato. La sufl 1dea const;:;te 111 ciò che egli non con"iùera comf' unità un mtiero ospedale. ma 1nYece le siu~ol~ tntu:.e-let to. E_gli le ··u~ttlm!'lce cou tutto ciò cue a·tguua·,\u l'uccPttazione, 1a cura e l'lll"'!'istenza di un smm~:~lalo, lt>lLtrra, uultet·nuo, bittncheriu, og~eha •l'uso indivirluale. t.>cc·., t• ripone Lutto in un !lar.co c·he ehiatllt', collo- letto (Beltpaek). Là dn•h' llt'CI'"sitt~nn 11\0ll• letti, egli 111untlo il tlllllH~J·•t l'i-


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ctuo,;to dt colll-lelt•,, cn"'t che c<1u e"''' "i può allar!o(are n

volont.a uu osprdAiè gia esìsLenLe od anche erigerne uno 0110 vo. UnA umlà analoga forma la camera d'opet·azione. Questo pt>nt"iero t> nuovo e mel'ita ··ort.amente una ~erin c.m"idPrazione òa parte delle ~r ciet.ò. eli soccorso. oe~ni di os;;en nzton~ erano inoltre Id• !>forz.t dell'arte f&t'1110reutica per fecililart' la fornitura det mediC'iuali 111 campu~na. ~nu !J&rhwdo delle rarlllacie da e»m)'" complt>lt', ft·a 11- quali mer1tann d1 essere nominall' in pr1ma linea quello Ilei sil'!nori Lohh·iu d1 Karlsrube A Prinz in Vie non, fu t!qpo~to 1111 ;!r&nde numero di rne.iicamenll !<oUo forma r1parlitu, ronnpr·ec:sa e se).lmlla, pt·onti pet· ec;s<WP adtlperati. Anche ti !..~Uppo clegli !>lrOOit'flll Clllt'UI'f!'ÌCI E'l'a rappr~--ell­ wto da una col!ezlot.e accuraUI e corr, ... poudeute ali•• .... copo. ~on è pO~!-llbile r1u 1 di e1 trare nelle l'llt'ltcolarila de1 cliver~i .lruppi t! r imandiamo oliA descriz.ione par·licolareg~iallt e rìc· ~·~~mente illuslt•ata del librn. Gli uulori chiudono il loro lavoro cnn r1ur-ste parole: • Il coucnrc;o ba offerto in larga nu:-ura ctll che ~i rtchtl'de per l'lffi~lianlO t• rat•rt>rl!lmenlO interno dì Ull ospedAle lra~porltt · r••le pel prm1o bì<~ogno Esso h& co1 ri ... posltl alle sp.. ranzt' du> :-... ne erano rotlC•·ptll!. Il tema di'l coucot·so ,. •<tatn ~t· toltO, e rosi f'u CnlldOllA felicementl• H termine r irnprP~8, t•h1• t>bbc il suo lll'inc1p10 nel 18, 5 rolla C'rea'llont> delle boracchP lrasporLAhilt, e toccò la ~ua mPla più elevate nella el'ezione dt ospedAh completi. ravari clt runz1onare con mezz1

1 roprit e l•·a~porl.al> h • Il rueri Lo della t'iu!'citll delresposi7.iOn" è da atLril>uir!'li al ::.-nt>rAle medico v Coler, elle fln olal pritwrpto ba Accollo rl pensiero delro~pedale lraspoJ•Utbile, lo ha appoggiato, o. l'ni concor·~o deliA per sone eminenti c.IH• stanno alla lesta clell'ussociazJOne della Croce Ho~sa. lo ha c-ondollo cn~t brii lnnlernente a terr11111e. Arcli auton dell'upera in discor,o '!H~tta il m~rilo di aver

dlitu una forma duratura a Lullo <'tò <'h<' era mertlavole eli con~iclet•at.ione nt•lle ei>pOStzìoni di Anvet·~a t: di Berl111o e eh avere crilicamPnle 'a..thnto ed •lht!'~li'Slo 1 r1sultati ot•ennlt coii'Ptìpel'itnnnto pral1co.


[)60

RIVISTA D'IGIENE

Salle toxlne del colera. ehnnsch., N. ·H , 1890).

ScHOLL. -

(Pray. med. Wo-

L'autore ha studiato l'inf1uenza che ha, sulla produzione della tox1na (;O)erìca, la cullura anaerobica nei mezzi apjJroprinli e ha J';Celtn le uova <:ome mezzo di cultura, secondo il proc(•sso di Hueppe. Dopo 18 giorni l'albumina era liquefatta e di colore grigio-nerastro, Jaddove il giallo ave va una tinta net·a e una consistenza quasi solida. L 'albumina. nello ste!'!'O tempo aveva acquistato una tossìcità sLraordill&rta; 5 eme. iniettati nel peritoneo dì una cavia, pr oducevano paralisi dd le estremiti! anteriori e posteriori; sopravven · ct·ampi semp1'e più violenti, l'animale si raffreddava e 40 nuti dopo l'iniezione era già morto. All'autopsia si rìleva\'a un essuda lo incolor o nel per ito notevoli iniezioni ,Jei vasi sanguigni dello stomaco c tenue e forte ipererrua dei l'eni e cuot•e in diastole. L'autore non è r iuscito ad isolare dalratbumina, cos1 sica, a!euna ~ostanza a sali Cl'istallizzahili, che potesse ~>s­ s<'r e considerala come una plomaina. Facendo cader<' l'albumina nell'alcool assoluto (IO voi 10 più), una pat'lP- va al fondo e l'altra si raccoglie alla su· perlìcie. Le due pot•zioui cosi separate sono tossiche entrambe


:.>6 1

lU VlS'lA o' JG.U:l\K

e uccidono ~li animali in breve lèmpo con

~inlom!

poco

differenti. scholl •·itit>-ne che sieno due albumine tossiche diverse: una toxo-glohulina e un to.xo-peptone. Ad o6ni modo la toxine di Scholl caJZionano la morte delle cavie con sintomi assai vicini a quelli della infezione cole••ica nell'uomo. G. G. Ricerche sperimentali aull'inJluenza che esercita la diInztone s ull'attività. del virus tubercolare. - GEBHART. ·- (Archio .ft1r pat. Anat. und Pltysiol. C.YIX, Heft 1). Le culture pure ùei baeilli ùella tubercolosi, nelle esperienze f<~tte, !'i sono mostrate 'ir·ulenle anche a diluzinne rstrema. Per gli sputi ~ubetcoiari souo riuscite positive anche le inoculazioni fatte alle cav~e con ~oluziono al1'1 : 100,000. Il latte tubercoloso invece può sotto l'influenza della diluzione rimanere inoffeMivo. perchè contiene scarso numero di bacilli tubercolari, anche se esaminato come viene segregalò dalle mammelle J• animali tubercolosi. Questi risultati sono di accordo con le idee già espresse dal Bang, della relativa mnocuita del latte delle latterie pubbliche. in cui e mc~colato assieme in ampi r ecipi"nli. il latte di molte vacche. G. G. Della. penetl."a.zione dei baoUU della morva attraverso la pelle sana.. - BABE!';. - (Bull . de l'acad. demédeccne, 20 maggio, 1800). L'autore ha fallo ripetute osservazioni sulle pa pulo-pustole della morva cutanea dell'uomo. Coll'esame istologico ha veduto i bacilli d<~lla morva annidati in alcuni follicolì pilireri, or•di11ariamente nella parte centrale del follicblo, talvolta anche nello spessore dello strato epiteli.8le, tal' altra diffusi sui linfatici cntan<~i. Da que!':le os::;Ar vazioni si può rilevare che i bacilli della 3~


Ili VISTA

mo t'va possouo p~netr·a re rtella pelle sAna ed a t'l'i va t'e, altraverso i follicoli pilife ri, uei lir.futici cutane1 per poi gene. ralizzarsi nell'organismo. G. G.

Vatuolo e vaoolno. -

F1SCHF.K. -

(A rchioes

bel{Jes, N. :.!, 1891)

L'ideutitil del vaiuolo e ùel vaccino. sospettate da JPnner, sostenuta da Bellin,:ter, è ancora combattuta da molti auLori, Molte esperienze sono state falte per dimostrare la trasmissibilità del vaiuolo umano ai bovini, talora con rìsul positivo (von Thie~e, Culz, Voi~Zh, ecc.), tal' altra con risultato negativo (Reile•·, commis:oione di Lione. Chauvean). L'autore, direttore d~U'istiluto vaecino~eno di Karlsruhe, ha inoculato due vitelle col sect·eto delle pustole di vaiuolosi. Le inoculazioni furono fatte secondo le norme in uso nei vurii istituti vaccinogeni. Dopo varii passaggi del virus <,la vitella a vitella, l'au ha vaccinato molti bamhini, ~ompreso il suo della eU. sei mesi, servendosi dt>l virus r accolto dall'ultimo vitella vaccinata e ba fatto sperimen tare questo nuovo vaccino dai molti sanitari che ne fecero richiesta. I risullati fur ono ottimi: 100 p. 100 di esiti positivi nelle prime va ccinazioni e 85-91 p. 100 nelle rivaccinazioni. Nessuna complicanza locale o g-enerale. Da que2te esperienze, condotte con molta cura e con la dovuta prudenza, l'au~ore conclude pet· la identità del virus vaiUolico col vaccino, il quale ultimo sarebbe veramente lo slesso virus attenuato per 1! passaggio attravet·so i bovini. G. G.

Contl'lbuto alla etiologia del tetano. - VAII.LARD e VtNc~:-~J. - (Annales de l'intuitut Pa.'$leur, N. 1, 1~9t). ~: uno studio aecu1·atissimo di'Ila biol o~ia dei bacilli del tetarro. e che riesce a chiarire tn•\lti punt1 dellu etiologia dt>ll'infezione tetanica.


t•:~;cone i ùuti fll'iHcipali: Gli 11 utori suno t·iuscil.i ad isolare il bacillo del tetano va· !endosi ùi cultut·e in brodo, con il pr·ol'esso degli anaerobici, altE'rn!lle col t•iscaldam<>nto a wo· per alcuni minuti Nella prima parte del lavoro parlano in modo partii'Oiare[.!gial'J della biolop;ia dei bacilli del tetano, specialmente ri~uartlo alla tP.mperatur·a di sviluppo, alle condizioni della sporitìcazione e ai caratteri JeJle culture nei diversi mf"zzi nutritivi. HiguarJo alle inoculazioni '='perirncntuli gli autori Jimo:;lrtHlO che, l"econdo l'alli vità delle cullure, la dose inieltuta t> la resistenza degli anima!i, l'affezione prodotta può prendere la form a acuta e rapidamente mortale. ov' ero un ~w.iamenlo quasi cronico. Non convengono per·ò col Tizzoni, rl quale vorrebbe eh<> il tetano cronico fosse dovuto a un bai· terio di specie diversa, sebbene affine, a quello del tetano acuto. Vaillard e Vincent pensano che piuttosto di debba trattare di una attenuazione. Il bacillo del tetano rimane localizzato al sito di innesto n la infezione non è a ltro che una grave intossicazione dell'or•gamsmo dovuta ai prodotti del ricambio dei batteri. L'esame microscopico e le culture dei visceri degli animali inoculati furono sempre negativi. Solo nel ca~o di fol'ti inoculazioni veoosc fu P'-l ssibile a vero qualche colou ia eli bacilli specifici dal fegato, da lla milza, dal midollo delle o~sa, mai d~tl sangue dt>gli animali di espt~rirnento. l bacilli, già dopo poche ore spariscono dal sito di innesto. Come già Knud FabP.r, gli autori facendo passar<> ~tUrn­ verso a tìltr·i Chamberland una cultur a in br·odo eli 18-20

~iorni ottenner o un liquido amicrobo virulentissimo.

100~

1 di eme. di quest.o liquido uccide un topo, :)• · di eme. una ca' ia. 00 La diffusione di questo liquido nell'organi!>mo è estremamente rapida. Iniettando una goccia di liquido filtralo vprso l'estremità termin ale della coda di un coniglio, in cui il connetti\•(! é a::sai denso, non si riesce a vincer e l'infezionfl st>zio-


IHVIS'I'A

nsuulo la coda 1:1 2-3 cm. Al d1 là. del 11uulu d'wnes11)

tempo dopo la lii•Jculaz.iorll'. Gli autori hanno "-ttlttiato ron ..,omma cura la nuluro toxina del tetAno " vengono alla c•mclusinne che la in J•&rola nou pre'- ·ula ah-uno de~li Jtllrabuti proprti ptonlllinP. alcnloitli. e per l'in~ieme tlet t'AraltPri <\Ì av mollo nl wleno ltft~'t·iro stndialo da Roux e Jer,in. llt'iej.!AI' e Ft·Ankf'l in una recente pubblicazione l'li strAno ••elio --l•""~ avviso. (<: cii :'OffiffiA ÌtnporLsnzu poi il (alto dimo~trato Ò&i! Ji tor•. "ÌO <'hP l' ·~u lur~ giovAni dei bacilli del tetano, quali aHHI ILaOatn tl.llcot•a elaborato la toxina, e cMl pure c·ultu1·e vtrult>lllf> scaldate a 65• per 20 minul; (alla tJU&I e Jler~ttnra 111 toxina ~laborata perdè ogni ft~cnlta patogena), "'CO• o 111nocue. finc!lé i bacilli non hanno pol>'re ùt rn1 car~'i awl !:>ilO d'innesto, sebbene trasportati nei comu nt nutrattvi producano culture allivisstme. Per Vaillar.f P Vmcent le culture tfl tetano intanto srono "'lidi animai . in •ruaulo che cnn i bacilli <~i i una ct~rta quantllà dd mezzo di cultura , quindi unu do~<> di lo-xina. la quale ÙPI rP«to. come c stato ùeUo, è UIIR vi•·ulf>nza ::-lraordinar•a. Come ~piega&·e per•o l'infezione naturale se il microbo gerrnmH rwl stlo di innesto e se le cullure pure agi~cono l!! Loxina che trasptwlanu 1 K~>l ~'R"'O di infezione naturale infatti la l'erila e inqu con "'pore. le 1111nll avrebb..ro l>isogno 1li ~ermiuare e durt'e la toxina nel stto d'IIIM,...to. Associando una ~oluzione ùt ncido lotlico (al quinto) culture ntm virulent., o qualche goccia .Ji Lt•imetilnmina, vero, pro·•ucentlo prima 1111 ll'Rumali<:mo nella regione inoculare, anche le culLur~ non virulent• <>i mostt·ano fìcaci.

Cost JHH'e la' uri..,ce l'infezione il mict·obo prodigtoso, quale rt~>sce a prt>parare ai bacilli del tetano un terreno vorevolt. in modo che que~ll possono :rerminar u nulla rito., ulohmare la lO'\.Ìtta e quindi pt·odun •t• la iufczillntl


Ri::;ulla prrlanlo ad evidenza cue le :spore del lel~nu, la uali da sole non rieFCOIIO a vincere i poteri fjsiologici dt ;esistenza olell"or ganismo; 8S..."'ciali ad un mictobo banule producOnO~ rapt~arueole la malattia mortale, E risulta anche chiaro ruff1c10 1mpurtante che può PSSet·e devoluto nel tetano spontaneo ulle Sl"sociaziooi microbiel1e. Non tutti t batterii pet·ò a l.!evolano razione del bacillo del tcJtano. Lo staftlococco piogene aureo, lo streptococctJ, il hacillo del dono. sono seuza azione. SJ esplica cosi la rar iLi1 rdaliva del tet8nO spontaneo. non ostante la ubiquit.à del microbo specìuco e la faciHlu con cui può venire a cont~tto colle fertle. Diverse condizioni, di cui solo alcune sonc) couosciule, souo uecessarie perchè l'infez10ue si produca: disLut·bo nella vit~lilà rlei tessuti in cui penetra il germe, stato della fe1·ila che lo nceve, associaZIOne con m1ùrobi eh,. facililaoo l'int't>ZIOUe. G. G.

CoJltributo a.llo studio della dtfterlte - Roux e Jt:RSt'll. - t.tl.nnales de l'insutuc Pasteur, pag. 384 e seg. 1800). A pag. 7:55 e 1045 dHII'annata LR8$J di questo giornale ~0110 v portali gli ~lurlii che Roux e Jer siu han uo già ratto :;u questo

argomento. Ecto ora i ratti principali che si rilevano iu que,ta Lei·za memoria.

L'esame Lalteriologico rlelle pseudo-lllembraoe ,.• di somma unportanza; la diagnosi di difterite de.vt! essere rorula,La &pecJalmente sulla presenza tlel bacillo llt Klebs e 1i Loetfler. In tutti i bambini che hanno un'anginu rrualsiasì è uecessarto l'are l.'ubilo l'esame 1nicrolS<.:Opico dell'cStiUdato e per maggiol' coufet·rua la seroiuagione sul s1ero di f'&nl!ue e le inoculazioni sugli antmah. In questo modo gli Attlot•i sono riu!'CJli t1 fare la J iagnos1 di diflt>l'ite io molli [)ambiUI chi' presenLavano i sintomi clinici di •mn semplice angina ca1ar1·ale, e per i quali ualuralmentc s&rcbi.lero s~ate Lr ascurale tuLLtl t~ ltÙ:<UI'tl igiet•iche.


RIVISTA

l bactlli spari~cono d'oròiuario qua,i conteropManeamente colle false memhra11e. ma possono persister·~ nella saliva per 3, 11 t:"d AH<'he l·i !!ÌMni .lopo la ~comparsa d1 ogni ~intomn morb•Jso e di o~n• traccia tli e~slltlalo. Questa per;;istenza è la ca11~a rlellt~ recidt\'t> P dt~i co11lagi tar·di\'i. Le false mPmhratw ùiflericlte resistono multo lill'e;::skcamenlo. Dopo ~, mesi dt ...ssicC'ameHlo gli autori souo riU 4CiLi ad ovet·ne delle <;uiLu re lllll s1ero. Però l'aztoof' dfl sole, d-ll'aria f1 cilmenLe rrn1rovata, ùell'umidilé alternata Cf.l!la r,e<:chezzH. ne <hstrugl!olin In vii'Ulenza dopo ~) "eltiroan•·. l.fl LempcraLur·n d1 58• C prolratln pe•· alcuni mi 11uli P, sullìcienle per d1~truggere i b tcilli della diftel'ih• La mtgliore disiufe:r.it.Hla degLi effetti di uso dei •linerici e perlant•• f)U•·IIa ottenuta con la stufa a vapor rl' arqua o in msncan:r.a col bagno all'acqua bollente LA vil'ulenza dei baCJlli è massima 11ei 1wimi giorni di mafattca, e ,-i alleuua $Ompre ptù na1 ::;ucce:;~ivo decor;:."· Gli nulori dalle false nlemb•·ane d1ft.eriche hanuo isolato anche nn bacillo assai ,omigliante a quello dt Liietfler, ma privo eli o~ni allivit,a patogenn. Queslo bac'ilio pseudo-riif'teriCO é stato anclte trovato (15 · .i;)1 n~1 hambint, che avevano dimorato nel padiglione dei rlifterict. ma senz.a prend,..re la malattia, e {26: 59) nei bambmt sa· ni:;F.trnj ùt 1,1na scuola di uo villa~gio salubei'rimo della NormuudJa St:n·~>bbe dunque un o«pite frequente della nocca. Nel!~ angine c.lifte\·tche benigne glt auLot·i, a Ialo ai bacilli virulenti, hanno t·ìscontr~tt> de1 bacilli poeti attivi. PerlMlo. siccome è possibile trovaa·e tutti ~li inlea·mediarii Ira •IuGsto bacillo i~toffenf:;ivo e ti baeillo più virulento, gli r.mto!'i 1>pioauo eh~ «i tratlr di una f•H·ma attenuala di l]ucsrulluno, piuttustv eh~ t!i una ~pecie ch!'linta. come crede Lòeffiet·. L'opiniontt dPglt autori è sHalnl'ata dal falt<• che si può artifictalmente [ri'Ìvare della vi1·1Jienza il bacillo della ctifl.erile. combinnndo l'azjmcc cleiJ'aria •·o! t'essiccamento P il riscaldamenlo a+ ~oe Gli nulorJ non «ono pero riusciti n rìtiAI'e ai bacilli l'l r tt ticralmPn te alleuuati, e mollo meno agli p,.:emlo·drfterici,la virulenza. Non é possil>ile che ~otto J'inDuen;,a di condizioni ancora sco

+


D' Jl,JJtNE nt:.·CJ·ute • 'luel:llì

bacilli senza. v1rulenza, lauto comuni nellli

bocca dr 1 ~am. riprendano la loro alliv1ta P portino una vera

,.m~ina difterica.

Dallo.? numerose esper1enze falle r1sultano 1ntanto que:sle cnnclustom pratiche: 1• J1 miglior modo di arrestare la propagazioue della d.Jftcrile è di r•conosce1·e la melaltio al più preslo po~siblle , pt>r conseguenza la dial-{nOsl deve essere avvaloraLa dall'esame microscopico delle false membrane e dalle semìnazioni sul :;iero :1i ~ngue. 2' 11 vii'U!:i ,lirleJ•ico atuv(J può persistere nella .IJocca mvlli ~onorn• ùoptJ che la malattia è scomparsa; pe1· consegu.,nza 1 1JJOA:•·ici non debbono essere resi aJJa vita ordinaria, se non 11 uando non portano più bacilli ;~• Il v1rutt dil\erico si conser,·a per lungo tempo a!Jo stato "ecco, donde la neces~•là della accurata rii<>inrez•one alla sturA 1ieUt! biauc!Jer•e e di tutti gli oggetti che hanno avuto contatto eoi dil\eri1·i. ~· Il vu·us attenuato della dinerile è molto diffuso e può ript·end~re la sua v:r ulenza. Bi.. o:w& pei'U:IIIlO pralJ<'a 1'6 geucJ'OSI la va~g• IHiliscliJci 111 tutte le antriue semplici e spocialmente in tpmlle rhe si accoro· pagr11mo colla rosolia e colla scadaltina. G G. •all'el.lm1Das1one 41 talu.ne to:d.Jle per 1 reni. - .HouCH"tw. - (A rch. de Pliyswl., pag. 637-6U, ottobr·e l~r!!l). U rl"ne elimina non so1tnne11L~ le loxwe fLibbricate dall'or ft~tlli~mo, ma anche quelle

mh·oùolle\•i dai baltt rii mreLLant•, sieno virulenti o va ccinanti. l lavort d1 Charl'in han no d•moslrato che il bacillo pinciaueo inoculato ne1 conigli produco ltt rebbre, 11 dirna~ra­ meuto, la dl81'rell, l'album inu r ra, le pa rulisi spal)modicho caraL~ri:.tiche, e che tutli qu&sli renomeru pos:;o11o 6'"Sere tiC· te1•mioati o('i couiglì inoculah colle tullul'e s lcrilizr.ale col calore o colla filtJ 'àZione.

Bouchard è r1usc•to a r1pro•lurre flli stes~• f()nomeni mor-


568

RTVISlA

bosi, init•ltflndo sotto In pelle dt l"ùnicdi sani, alla •IO«Q qu n. ltùiautt dt :10 cu1c .• le urine stt>rilìzzatc ,Ji corHgli allell! dt malattia ptociauica. lmettando tJ.,«j JliÌI piccole, ~li unimali riman!!'ono \'&CCI nati cor11ro lt! 111o.:nlazioni piu ,·wuleute. Ril<ulwtt !-'ituill ha. nvuto coli~ urine degli animali utfclti Jt <·arhonc:hio, colerA del pollr. rabhia, gamrrenA gnzo o. Nun coc:i colle ur·ine dei malau di febbre lifo1dea

G. c; L'epidemia dl tifo ln Firenze nel anoi rapporti con l'acqua potabile. - PI'Of G. BAXTI. - (Lo ~l'erunent•lle, parte Il, :!g fl•hbraio 1891).

NPi me~i di ·ltcemllr•>, gennaio e febbraio lesto decorsi la <'tllli dt Firenze fu molf''-lteta .la una grave eptdemia ''' ltfo. L' m~oorgeru un prO\ vì~o dell'epidemiA, che rapiùamenLc ,.,

rlifl'uso e la speciale di1'11J'ibuzioun dei casi, esclusivamente limiloli dn principto a h• l JCillil~t percor~e ùai canali dell'a'· IU8

potahiiP di Mnnlcrcggt, tudussPro l'autori! nella con virtzume elle l' HCI'fU& 11\ltldcllR ~in :<latn il veicolo col •tuale si dtiTu...ero i f.tE'r mi hfogeru 111 conform1lu della teoria eh· an mette ht diptmdenze dC'IIe eptdl'lltie tiflche dall'acqua polahd!'. Oltre che dui fiuti t·s~enziali "ovra esposti Lalt> asserwme ,arPhbe ronfe rmAls. cmne contropr""». rlalla eircn,..lRu:r.a che lungo le "IC"P. vie dominnle duii'Pptdemta furono ri::;parmtfllP tutte quelle c•ac:e i c:ui Abitanti non usarono dell'acque di .\fnnter~~i. ,. vice'·,.r'-a fur• no colptli m "'P!!Utto n.oltt tlloil\'illiiÌ obilRnti 111 I(•CJllita dilfet•enti, l '1U8li r~ce rQ eventunltnenle tl'•o di lnle acqua. A conf••rmR di que-.ti m·~omentt l'autore non lntscur6 le inda~i111 ball~>l'tologiche, l•· 11ualr pero •he.Jero risultato ne~ali vo non uwlo per l•· diffìcolf.ì.t che s.!_ oppongnuo sempre nll'acccrtamenln òPi liatlo>ri li(oc:i nellt~ acque. •tuaoln c ... pe•'ulilllento perdw fe«antt• fu fallo "olo " Ppidemia moltt·ala, 'lll81tdO Ì bar.illi )IUIO!-ft'IIÌ pot~\'800 gtÙ CSS61'C :'!l'OillpAl'f!l, ll'uLtau.ru,..i di 1111 ac•ruo curt·enle e quindi 111 continuo rmno-

vamenl<J.


D'IGIENE

:i69

L'autore r •rllllllCI :--i diduara corninlfl ··h .. l'uo:n lell'aci)U8 potabile tli Mou tcregg:i co;.;lilutsca un pericolo pct·manenlc 111 , to dte le acque del i\lugnon~, da cui essa det'iva, non 1080 .. ubr!"COIIO una lillrazioue «ulficiente.

snlla. dtslnfezlone degli a.mblenti inietti da virus tetanlco. - U lll. Lt.tGI Ho,tarcc - (Lo .~per1m1 ntllk, fa,.cr· colo 1•, 11'!11). Ria .."lll!lendo 1 risu l lati dell~ tnJaguu c::per imenlali (tltl.e daJrautore sr possono :-tabilire. r1g.uardo alla dr«infezrone tle)!li ambrenti mfeLli con viru" lelanico, le seguenti norme ;en••rah. Che il latte ,Ji calcH non ha uessuna a~;ione drsinfettante ;;ullo ~por·~' del tetano; Che r a111drrde solloro~a nou determina cbe una aUeuua· ;>:Ìolle eli IJU6Sie HpOre; Cht' ltan rw ener·gica Hzionc disinfelLa nte sulle spor e ciel t.elanu rl ga!'. duro, l'rpnclorrto h calce del commei·c•o o il

calralliP. ltquido dr htanlrace; Che l'rpocloril o di culce non perde della sua azione di~inCèllanto 1er ag.!runla dr !alle e calce. E perciò: Cho uclla dtsinl'eztom• del!li ambienti infetti da 'iro~ lola mco ..., oiovra adoperare: per l' r1a atmosfer ica. 11 cloro allo ,Lato nuscenle, J>l'r Il' por eli iu ruuralut·a, l'ipoclcmto dr cake del f'OIIlHlPrcrn Rl IO p. 1UO, o met.:ho. tpc)('(Qrilo dt t·alce p. w. Clllc" rau ... twa (l. :!5 per lf)O di acqua, moo:co\anza che ~erve nti. un tempo fll'l' dt~tufezione e imbianramenLo; t•er le J•at·ctr in le~rno fìnalrnenlt: il catt·arne li•tuido di liLantr·ar.,:.


~iO

CONGRESSI

XlV Oongrn ao dell' Aaaootazlone medloa ttallana la Si eu a .

Cl'ediamo utile di pubblicare integr·almento il mt~uil'e:,l.o comunicatoci dal Comitato ordinatore: È dt s:ommo onore e di grande compiacenza per il noslro Comitato il 1weannunciare a tutti ~li egrE-gi cultori delle scienze mediche e na turali delln penisola che il Xl V Congresso generale bie n naie dell'Associazione medita italtana Mrà tenuto nel prossimo agosto in questa città. L'inaugurazione del solenne convegno scientifico e professionale avrà luogo durante il periodo delle secolari feste estive, nel desiderio una nime elle queste sieno onorale da &anti ospiti illustri. Se gli uomini insignì, che nel 1862 si riunirono in questa t~nlie<:~ e gloriosa sede dell'arte italiana per il X Congresso ,Jegli scienziati, poter ono, pr oclamaudolo per la prima volta na.rwnale, iniziar·e un nuovo per·iodo scientifico per la patr ia nostra, cosi 11utrìamo viva !>peranza che anclte l'Associazione mt>dìca italiana, dando r1 ui fìrHllmeote opera alla r ifo r ma del suo statuto, potrà, dopo 30 anni di una vitlt ror · Lunosa e feconda, r isorgere fiorente a beneficio di tutta la ~ranòe famiglia medica italiana, tanto per i suoi inter essi s cientifici che per quelli profesttiona li non ancora ser·iamente tutela Li. Queslo Congresso assumerà poi speciale importanza, precorrendo esso quello internazionale, rhe avt•à luogo in Roma nel 1893.


i571 .\ complemento eli questa riunione scientilka verl'à pure lt>uula um1 ~rcciale t>Sposizione d'•giene rur{jle e di inge·•neria sanitaria, ><econclo le norme che una commissione ~cnica pnbblicherli fra breve. La vecchia Su•nn, trauqu!lla nel suo regno dell'arte, sarà lieta e(l orgogliosa di pol('re accogliere feslRnLe tanta parte eletta della scienza italiana, che ai più nobili e più glor iosi intendimenti volge l'opera sua, ognora feconda di benessere. di progresso e ò1 civiltà. Dis;u~:~t~toni genPrali preltmin.ari per il XI V Congre!:<so del-

l' A xsocca.:.ione me,lU<a italiana da tenersi in. Siena dal 16 al 21 agosto 1891.

At•t. J. Il X t V Congress o generale dell'Associazione medica iltdiana verrà snlenuemente inaugurat,) in Siena, secondo io slHluto e i t•egolsmenli dell'Asl'ociazione ~Stessa , n giorno ·J6 a g·osto, solto gli auspici del Governo e delle autorita politiche eJ amminiskative della città. Art. 2. Il Congre~so si comporrà dei delegati e dei soci dei comilati dell'Associazione e di tul~i quauti 1 1nediei e cultori delle scienze biologiche, chimiche, tec., che vorranno essere iuscrrtti come soci conyre!lsisti o soci aggregati al comitato ordinatore. Art. :3. La tessera ù'ammissi.me 111 Congresso con la carla di ri basso sulle ferrovie e su1 piroscafi sara spedita ai dele~&ti e l'Oci dei c:omitst1 mediante lH preseutazi:oce della loro delegazione, o della loro iscrizione rt-golare dd proprio comilato. Agli tdlri verrà sperlita previo pagamento della tassa di amm1;;sion" di L. 10, eccettuati i '' edici e i chirurghi condotti, [WL' i lfUH i i la quott~ è di L. 5, purcbè si in,crivano ~ollanto conw soci cougres~isti. Art i-. Cia>-cuu ~ocio avrà di r itto ad una copia deg-li Atti MI Cong-r·es!'<o. Ar·t. 5. l lavol'i del Congresso, rtuali 'lllelli (h·lle sedul~ ,!.!'enerali , saran no divi~i in $:ezioni, e, spectalmente nt>lle seguenti:


57.2

CON{}RESSI

1" Anaton:Jia, fisiologia, chimica fisio-patologica e pato-

logia. 2• Medicina. 3" Chirurgia. 4• Ostetricia, ginecologia e pediah•ia. f-i• Oftalmoiatria, otoialria, laringoiaLria e rinoiatl'ia. 6• Dermatologia, sifilografia. i• Nevrologia e psichiatria. 8' Farmacologia e terapia. 9" Igiene, medicina legale, statistica demografica, ecc. 100 Chi1·urgia e medic.na veterinaria. Arl. 6. Tutt..i gli <•riginali dei lavori comunicati al Gongresso, tanto nelie sedute generali che in quelle di sezione, dovranno essere consegnati al segretario generale prima della chiusura del Congresso stesso. Art. 7. Le dimostrazioni pratiche e le prove sperimentali ad illustrazione di qualche arg-omento saranno fatte nell'ultima parte di ciaseuoa seduta. Ar·t. 8. Coloro, che durante il Co11gr·esso volessero tenere conter·enze o fare speciali esperimenti, dovranno darne preli· minare avviso, nof) più tat•di del i:!1 luglio, alla presiden~Q del comiLa~o ordinatore (spedale policlinico), la quale ne pubblicherà il titolo e le altre indicazioni prima dell'apertura del Congresso. Art 9. l titoli delle comunicazioni per ordine di presentazione si ricevono dal 15 marzo al 15 agosto alla sede del Comitato. Tale ordine sarà con~ervato nei lavori del Congresso. Art. 10. La distribuzioM e rinvio delle tessere e delle carte di ribasso sulle ferrovie e sui piroscafi saranno fatte dal 1• al 3t luglio p. f., previo invio della t..assa stabilita. A t't. 11. Le sedute generali saranno dedicate: a) alia discussione di temi di interesse scientifico e di interesse professionale aP.pr•ovati dalla vommissione esecutiva dell'Associazione medica italiana: b} alla discussivne delle conclusi_oni delle propos.te e:etrnordinern;


CONCTIIKSS1

573

c) alla nou1ina della commis><ione ~secutim della A"'~o­ ciazione: d) alla scelta della cillà sede del futuro Congresso. Arl. 12 l se~gi provvi~orii delle sezioni sat·anno tenuti da ,peciali dele>~at1 fino ulla nomint~,per \·otazione, del seg~io !l••fìnitho ArL 13. Ogni sezione potrà suddividersi in più sotto-sezion•. o due sezioni potranno fonder;;i in una sola deliberazione del Congresso. Art. 14-. Le di::.cussioni saranno t·egolale secondo le norme comuni, e nessun orator., potrà prendere la parola più di Jue volte sullo stesso tu·gomento, nè lenel'la oltre 10 minuti per volta, eccettuati i relatori. Art. 15 TI programma ed i regolamenti del Cong1•esso 88· ranno pubblico ti dopo l'approvazione della commissione esecutiva della commissione esecutiva centrale. At•t. 16. La esposizione d'igiene rurale e d'ingegneria sanitaria sarà regolata da speciali disposizioni che saranno fOI'mulate dalla commissione esecutiva dell'esposizione stesso. Siena, 1° marzo 1891.

La Presidensa del comitato ordinatore. S. H. -

TuUi coloro che, desiderando di inlervenil'e al Connon hanno per avventura ricevuta la scheda d'iscrizione sono pr·egali sollecitamente al comitato ordinatore (~pedale policlinico. Siena) percllè sia loro inviata. ~resso,

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..


CONCORSI

Aoa.4émte aoya.le 4e mé4eclue 4e Belglque gra.mme 4e• oonoour•.

Pro-

1890-189:2.

Histoire , in<licatiOII!\ At conlre-indications, tech ni qu(~ et réSI.IIlats de la Lropanation. PriJ:: MJO f rancs. 1892.

Cluiure da eoncours: 15 8eptembre

1890-1893. Faire l'histoire des affections typho1de~ qui a lteignenlle;, sujet.s de l 'esp~ce chevalint-; Mablir les causes, la pathog~ ­ nie, les lésions, le~ sym ptòmes, le diagnostic e t le trailemeut òes différenles rormes que Ct'S atfeclions peuveot presentt"r.

Prix: 700 Jrancs.- CMlllre du concour8: J eT janoier 1893. Prlx fondé par le D• da Costa Alvarenga.

Aux te1·me~ du testament de M. Alvarenga, « l'in!Rrét du capitai constituera un prix tmuuel qui sera appelé: Pri::c d'Aloar e'tga, de Piauhu (BrcsJI). Ce pr ix sera décerné, il l'anniv•·rsaire du 1lcct'•s du l'olldalt•ur, à l'auteur du rneilleur mémoù·e ou ou vl'uge inédit (don t le sujet ser a au choix d~


CONCOKSl

J'uuleur) sur u'uup<wtu 'luelle brancl••· do l<> wédccine, Je\.luel ouvr·age sera jugé digne d~· réCIJrnpen:.e, aprés que l'ou aura instituè un concuurs annue! et procéde à l'examen des tr 11 vaux envoyés selon les règles académiques. • Si aucun des ouvra~es n'élait dr~ne d'èlre réc.. mpense, 111 valeur du pr1:< serail ajoulf>e ttU rapita!. •

Pri;r: 750 frane s.- Cl6ture du concours: J•r jévrier JN92. CONDITIOKS DES CONCOU RS. Les membr es titulaires et !es membres honorair<·s de I'AcaJémie ne peuveot point prendre p81't aux concours. Les mémoir es, Iisibleruent écrits en latin. en françai:- ot.: en flamand, doivenl èlre adressés,francs de pori, llU ::;ecrétai r•e de l' Académie, a BruXelles. Sont exclus des concours: t• Le mémoire qui ne remplit pas lt:s cond itions précilées; 2" Celui dont J'auteur· s 'esl fait conna•lre directemenl ou indireclement; 3v Celui qui est publié, eo toul ou en partie, ou prcsenté iJ un autre corps savam. L'Académie exig~ 111 plus grande ·~xactrtude dans les citalions, ainsi que la mention de l'édilion el de la page du texte orrginal. Le mémoire de concours et le t·li cachelf> dans lequel le nom et l'adresse tlt> l'auteur sont indiqués doivent porter le mème épigraphe. Le pli an nex(• à un travail cou•·ormf. est ouvert par le président eo séance publique. Lorsque l' Académie n'accorde qu'une récompense A un mémoire de concours, le pii qui y est joint n'est ouverL qu'a la demande de l'auteur. CeLLe demande doit ètre faite dans le délai de six mois. Après l'expll'ation dP. ce délai, la récompense n'est plus accordée. Le manuscl'it envoyé au concours ne pt>ut pas (!tt·e réclamé; il esl dépo!'<l~ aux archives dtJ la Compagnie. Ton-


t:ONCOHSI

tefoil; l'uuteut· peul, UfH'(~s la pt•oclamation du ré::;ull~:~l du concours, faire prendre copie Je son tl>a"Vail au secrétariat de l' Académ1e. L' AcadémiA accorde graluitemenl à rauteur du métnmre donl elle a ordonné l' impression cioquante exemplaires lirés à parl, el lui laisse la facullé d"en obtemr un plus grand nombr·e à ses frais. Bruxelles, le 7 f1>vrier 18!)1. /.e Seerétaire de l'Acarléutie l)r E. MASOIN.

T1 Dir<'lttore

Oou. I~ELICR HAROFFIO 1-{enerale medico.

ll Collaboratore per la R .• Marina GIOVANN I PETELLA

Me4ko dl ~ tlaue

NUTINI FEDER ICO,

Gerenle.


MEMORIE

ORIGINALI

IL

VAJUOLO E LE VACCINAZIONI NELL'ESERCITO Lettura ratta alla l'Onfcrenta. scientillra del mes~ di febbraio i89t nello sped ale militare di Firenze dal dott. o . :'tfa(l.!lt..e lli, maggiore medico.

I.

Il modo di comportarsi del vaiuolo nell'esercitt• durante il t882 apriva il cuore alle più rosee ='peranze. Dopo la irruzione epidemica del 1870-73, per la quale i militari attaccati dall'infezione ammont.arono a l 168 nel 187 t , a 773 nel187t, a :399 nel 1873: dopo un dominio vario della malattia sui nostri soldati dorante il periodo 18/4--8 1, nel quale i r.òlli dal male oscillarono fra ?09 e 31 i ed i morti fra l Oe ~9 per anno, nel 1882 alfine la rubrica dei militari morti per vaiuolo rimaneva deserta ed il numero dei malati esiguo quanto mai per lo innanzi. Era il primo anno, da poi che l'esercito nazionale ebbe 'ita, che si veriticnva un ratto cosi bello e promettente di migliore avvenire. E tanto ì· vero ciò, che il riservatissimo compilatore ddla lll'la;;iow• nudico-statistica -~nlle condtdoni sanitarie dell'p.~e1·cito italiano pèr quell'anno - l'alluale uostro generale medico ispeLLore capo- impressionato del fatto scriveva: « Questo felicissimo e:venlo è tanto 37


578

Il VAH:OLO .E LE VACCJ"iAZIO"ii

più da nmarear;-;i, inquantochè negli anni precedenti, P. tempo anche remoto, il numero dei morti per vai nolo fu sempre piu o meno visto~o :. C' era in conseguenza da supporre che ci :;aremmo preslo ridotti anche noi a vedere la e~Lioziooe. l) «JUa~i. della temuta malnttia fra i soldati sotto armi, come la <>i ottenne giit, mHigrado ~ravi precedenti, :.rrande esercito Lede,-co; e che in ciò anemmo anche duto l'esercito francese che gt·adatamenle m avYic ..."·"U'U"". adesso al Yagileggiato ideale. \fa le liete speranze dovevano in parte svanire per qu verificavasi negli anni successivi. Difatli, esclusa la V;lricella che per ruolte e solide non i~ da metter:\i in conto parlando di vaiuolo, i militari truppa atlilCcati dal m alé, nel t 88'2 appena 7'7, tornavano essere, dal ·1883 al 1888, 71, ~)l, l 05, J.i-4, 195 e l u:j anno, e dei morti. che nell'anno fortunato 188:2 non se erano re~istrati. se ne tornava a constatare dal 1883 al l per ogni anno. ~. 4, !l. :\!0. i), I O. ~è basta: la m negli auaccati , da nulla rhe era stata nel 1882, sal i,·a al p. 100 in media nel triennio 1883-85. ed in quello guetlle 1 8H6·8~ monlara lino al .} '1: p. ·l 00 annuo Dunque aumento di al!accati. numero crescente di letalitit per Yaiuolo sempre più accentuata bastaYanoda nel se$sennio 188::l-88, a rare svanire le belle illu:-:ioni mateci nel 188~. 11.

Questi brevemente i fatti e, diciamolo pure, poco ranti davvero . .\l a quale la ragione? Per cercarla ò facile correr sul,ito colla piccole e mediocri epidemie di vaiuolo che intercorsero,


:\ I!LL'ESERCITO

579 e la. per l'Italia negli anni successivi al 1882; ma poi, ripen~andoci su, ci si acl'orge che la spiegazione non può essere sulliciente. trattandosi di una lamiglia come l'esercito, nella quale le vacc inazioni e le rivaccinazioni sono seriamente obbligatorie. formando parte integrale delle strette misure disciplinali elle la governano. Difatti, esempi di presidii serbali JJnmuoi in mezzo a popolazioni affiitte da vaiuolo, mer·c~ la prolilattica misura, non mancano davvero nel nostro esercito, tanto da dimostrare che questo, mediante la protezione vaccinica, può rimanere al di fuori deWmflusso Yaiuolo~o cheJ!Ii aleani eo dintorno. l forti presidi i di \'erona nel J871, di Geoo\a nel18i9-80. Ji Roma Milo stesso '1880, per citare pochi ma grandi e Len accentati esempi, non rimasero forse immuni, o lieremente toccnti dal vai11olo, in mezzo a popolazioni grandemente lravagliate dal morbo, iu virtù appunto di rivaccinazioni diligenti e complete praticate a tempo. oppornmo sui soldati? Dunque le epidemie intercorrenti di vaìuolo nelle popolazioni non varrebbero di per loro a fornirci il bandolo della matassa, se qualche altro fattore non avesse coutriJ,uito alla genesi dei fatti più sopra ricordati. Orbene, io •·i tengo che, senza perdersi troppo in altre supposizioni e congetture, quello pos:'a troYarsi ne~li specchi che -si pubblicano al paragrafo J"aiuolo nelle Hela.:ioni medicc"''llistidlt' sul/t•condi::ioni .fanila1·ù• deu·,~ercito. Ma questi annali rimangono troppo :>pe~so intonsi e dimenticati nelle no~u·e Jjiblioteche militari. essendo ormai abitudine e Yezzo molto ditruso di non cur·ar~i aJiatlo di statistica, buona o catti,·a che possa essere, perchè daV\'ero è cosa arida, faticosa, tediante, prender:>i la pena di sfogliarne i volumi, per tentare di trarne fuo1·i qualche utile ammaestramento. J)el caf;o nostro però vale davvero la pena d'armarsi di pazienza, di sobbarcarsi alla ingrata fatica e vedere cosa ci sanno rivela~·e quelli specchi dimenticati.


580

11. VAIUCLO E LE VACCISAZJO'I

~el seuennio 1882-88, cioè a dire dall'anno fortunatissi mo in fatto di vaiuolo per l'esercito, all'anno pel qunle si ha l'ultima relazione medico·slatistica militare. caddero ammalati di infezione vaiuolosa- di "raiuolo e vaiuoloide cioè. ed e'elusa la varicella - l 068 uomini di truppa. dei quali ne morirono giusto 50, dando così una letalità del 4,7 p. 100 degli attaccati. Quei 1068 ammalati, in rapporto alla loro anamnesi >accinica. si pos~ono dividere così: Effettili

)lai stati vaccinati ai corpi Duhhio se vaccinati ai corpi ( ne"ativo Vaccinati ai corpi con esito)

390

Totale attaceati .

·1068

!') • •

, pOSltiVO

68 438

In questo dettaglio la cosa che più impressiona è la ziooe percentuale molto eleYata ( 16.1 p. 100) degli ca ti di vaiuolo non mai vaccinati ai corpi; essa è senza superiore di mollo alla proporzione degli uomini che nell cito sfu~gono costantemente alle vaccinazioni e rivaccu·Jt(l.l.J'uu~ proporzione anzi rhe, teoricamente, a rigore di dovrehhe essere rappresentata da zero. Ciò dimostra dunque nn primo fatto importantissimo a statarsi, ed(· che il vaiuolo fra i soldati fa realmente lissima presa su coloro che, per un caso qualsiasi. gio a sfuggire alle vaccinazioni e rìvaccinazioni accorrendo e mauendo nlla bandiera, scegliendoli quasi con predì a:-;sidna io mezzo alla gran massa dei vaccinati, e facen indubbiamente il tramite preferito del suo ingresso in alle fi le dei soldati.


581

NELJ,' ESERCITO

"Non pnrlo della lieve propo1·zione degli attaccati di vaiuolo (6.4· p. 100) per i quali rimase dubbio se fossero stati vaccinati ~otto le anni; 1\ questa una quanlilàmal definita che, statisticamente parlando, non ba valore e non si presta a serie e solide t'onclusioni. Vengo piutto~to a rilevare un se.:ondo fallo significantissimo. posto in luce dal dettaglio numerico sopra riportato e che è la elevala proporzione de~ li attaccati di vaiuolo. che fu constatato aver subito la vaccinazione presso i corpi, ma però con esito ne7ati\'O . Gli esili negati' i delle vaccinazioni e rivaccinazioni praticate nell'esercito durante il sellenoio in esame •1882-88 ammontarono, in media, a 427 p. l 000 de~li inoculati e stettero perciò agli esiti positivi : : ~.3: 57; gli attaccati invece di vaiuolo, nello stesso settennio, i !Juali erano già stati vaccinati ai corpi, ma con esito negativo (438), stettero a quelli ri~contrati vaccinati con esito positivo (396): : 03 : 47. I due rapporti ora accennati, posti a riscontro, dimostrano nunque una seconda predilezione avuta dal vaiuolo in mezzo ai nostri &oldati: quella cioè per col<lro nei quali la vaccinazione praticata fu come non fosse av\'enuta. 3Ja tutto ciò non è ancora il peggio. Vediamo come sulle 4 classi di ammalati di vaiuolo stabilite più avanti si comportò la mortai ità nel sellennio 1882-88: Malati di \'aiuolo

Yorti

~

Effetnn

attaccau

1 i ,o

4-,7

~Iai vaccinati ai corpi.

ii2

Dubbio "e vaccinati ai corpi \ accinati. ai corpi~ neg~~ivo con estlo postttvo

68 438 390

19 4 18 9

Totali

1068

50

5.0 4-,i

3,3


IL VAIL'Ol.O E LE VACCfXAZIONl

Laser ie ora ottenuta delle proporzioni di letalità è eosi quente che non ha bisogno di molLi commenti; basta poni gli occhi per concluderne che nel i882-88 la malignità male andò crescendo, e con progressione rapidissima, a · che In garanzia della vaccinazione negli attnccati di ' venne a manc:l re semp:-e in modo più assoluto: tanto mentre per la clas5e dei malati già vaccinati ai corpi con positivo il vaiuolo decorse mitissimo, nei malati per i q la vaccinazione fu negativa, o fu dubbio se avvenisse, l'in Y.ioue raddoppiò di gm, ità, fino a diventare addirittura gra · sima, con oltr·e un decimo di letalità, nei malati nei quali vaccinazione sotto la bandiera non era guarì avvenuta .

III. Ma a questo punto mi si potrebbe di!'e: la vostl'a sfonda una porta aperta. perchè erano ben da suppol'si e grande predilezione del vaiuolo per i mai V'8ccinati sotto armi. e la sua pr·eferenza per quella classe di soldati per quali la nccinazione rimase un equivoco, e la mortalità scente in ragione inversa della realtà di questo effìcaci~s mezzo di profìlas~i. Ciò c vero senza dubbio, ma io ritengo che produca diversa impressione un fallo presupposto, che uno con il ragionamento altr·ettanto persuasiYo, quanto lacon del q'taltro e qtwttro fanno otto, e che, per di più, quando fallo possa essere ferace di utilissime illazioni, penso che proprio bene dimostrarlo con questo modo di ragionare, vista della umana tendenza di poco preoccuparsi delle supposte o sapute, molto invece di quelle evidentemente mostrate. Tutti sanr:o infatti di dover morlre1 ma tutti se ne occupano


XELL'ESERCITO

[len poco, fino a che la vista di chi muore realmente, od è già morro, non gli faccia rimanere_gravernente pensosi di fronte al grande problema del to be or no lo bt'. se~ reale dunque, statisticamente provato, dimo;;tt·ato con l'abbaco alla mano, che il vaiuolo \'a scegliendo nell'esercito, di ~ran preferenza. i mai beneficati della vaccinazione sotto le nrmi e ne fa dei gravi ammalati, da correre fino ad una su dieci probabilità. di morire, una prima utilissima illazione che potra trarsi da questo fatto sar·à. quella dell'assoluta necessità di ridurre al minimo. se non allo 1.ero - che questo sarebbe l'ideale in tal ca::o la proporzione dei soldati che. per una ra)!ione qualunqut!, scusabile o no che :.-.ia, restano solto le armi. anche per })OCO, senza il benefizio della vaccinazione. Con le vacciDazioni e le rivaccinazioni ridolle obbligatorie nell'esercito, a rigore di regolamento. quella categoria di oroes!;i, lo~icaroenle parlando, non dovrebbe e:>i:-tere: ma purtroppo n11n i• co5ì ed i• un g!·an male ~he, per soprassello, semiJr>a ,ada crescendo da qualche anno a questa parte. lli fatto, mentre nel 1883 - l'anno fortunato per mitezza di \'aiuolo nell'esercito- qnesta infezione non colpi che dne soldati mai vaccinati sotto le armi~ nel triennio succe•sivo 1883-81 ne ,·olpiva 24- e neltriennio 1886-88. 33 io media per anno. l numeri 2, 24, 33 rappt·esentano una assai rapida progressione che fa supporre che il vaiuolo, dal 188't io poi, abhia potuto trovare fr-a le lile dei ::;oldati un numera sempre crescente di omessi nelle vaccinazioni e l'ivaccinazioni, i l{uali sono appunto le sue prede predilette. Tale con~tatazione si costituisce senza dubbio di utile avviso per i destinati ad effettuare le future vaccinazioni militari, poichè dice: punto una volta colle omissioni di questo genere, perchè sono troppo pericolos6, potendo focilissimamenle risolversi in casi gravi di malattia, mortali una volta sn dieci , e


JL VAlUùLO E l.E VACCINAZIONi

fornire il tramite più agevole e preferito pel quale il vaiuolo, di quand.o in quando, subdolameute compare fra 1 soldati. In tal caso, la diligenza nel procurare che nessuno di coloro che sono sotto le armi sfurzga alla benefica profilassi diventa, a parer mio, nna delicata que:;tione di coscienza, poichè può decidere di vita o di morte. Ma non basta: :-;e è r·ealeancom, statisticamente dimostrato, che i soldati cl1e subirono la vaccinazione presso i corpi con esito negativo od incerto rimangono ancora terreno favorevolissimo per la infezione vaiuolosa, e di carattere doppiamente grave di quella assai mite, che può svilupparsi anche nei vaccinali positivi, deve trarsi dal fatto un secondo utilis$imo ammaestramento: che cioè non sarà mai sufficiente la diligenza impiegata nelle operazioni vacciniche presso i C?rpi, onde ridurre al minimo la proporzione degli esiti negativi sulle medesime, i quali !'appre.sentioo realmente i soli refrattari all'infezione vaccinica, e conseguentemente vaiuolosa, e non, oltre questi, ancl1e esili faLliti di vaccinazioni imperfette, o per qualsia~i. rag·ione insufficienti. }ler ottenere ciò la I~t1·uzione :mll'igiene per u U. e.'i'er&'ito (Allegato 10 al Begolamento di disciplina)del 17 marzo 1884-, al i)<' capover~o del l\". 97, § 1o~ ha la opportuna disposizil)ne che dice così: « Quelli (dei vaccinati) 11ei quali il risultato fu nullo od incarto saranno riv:accinati una seconda yolta. » Ma da ciò che è -scritto a quello che realmente si fa, spesso corre una s.ensibil,e dilTerenza, ed il poeta pure lasciò scl'itto: L1! leggi son. •ma chi.pon mano ad esse?

Di faLLi, mi si diea, di grazia, quante volte presso i corpi si

ottempra scrupolosamente a questa disposizione regolamentare tassati~a, La quale non è che la restrizione dell'analoga per l'esercito germanico, che ingi unge fino una terza rivaccinazione: q,ualora le due prime insizioni siau.o rimaste neg~:tive?


5S5

Le e~i,.!enz~ militati. al solito, prendono il sopravvento, e la igiene, umile ancella, deve troppo spesso chinare la testa. La vestizione, le istruzioni militari. l'educazione dis~iplinare devono as,.orbire. e qnaoto prima, tutto il tempo del coscritto, e non puù r1mnnerne per le insistenze della profilassi: la cui mancherolezza ::;arà poi. magari rappresentata , quaE-i direi con la mntematica esattezza di un'equazione, dalla morbosilà cre.>cente. e controllata infine. ciò che è più graxe. nelle tavole di mortalitit. Concludendo dunque si può asserire: che Hno a quando non sarà. ~pinto allo scrupolo lo zelo dei vaccinatori militari nel procurare clte nessnno il quale è sotto le armi, o per qual~iasi l'<lgione vive iusieme al:e collettività militari, sfugga aJla prolilassivaccinicn: linoa <Juando ltt insistenza nell'esercitare questa non sarà realmente spinta alla seconda insizione. almeno negli esiti nulli ed incerti, come è prescritto dal regolamento in vigore(§ IO. N. 91, !)0 capoverso dell'Allegato IO al Begolamento di disriplina), non potremo fondatamente sperare di vedere evitato nell'esercito nostro il vaiuolo, la malattia evitabile per eccellenza. come altri la definì, in grazia della ~rande scoperta jenneriana. Se nel ~rande esercito ~et·manico "i potè giun_gere al mera\·iglioso risultato di non a'l'er piu a deplorare un SI)! morto per vaiuolo entro un lungo periodo di tempo quinquennale, sopra una ror·za di quasi '/j milione di uomini, e di vedere caduta a poche diecine la cifra degli attaccaLi da lievissima infezi one nello ~tes~o periodo dj tempo e ndla stessa immane collellività. lo si den1 appunto alla teutonica perseveranza nel dcercare i vaccinandi fnt le file, e nel sottoporre, non solo alla seconda, ma Hno alla terza rivaccinazione, coloro che si dimostrarono refrattari alla liufa vaccioica nelle precedenti in oculazio ni.


5 t)

11. \'\ll"OL•l X tE V\CCI:-1 \/.!O'tl

L'esempio i! ;,!randt' e ùe~:uo da, ,·e•·o ùi imitazione. perdu~ mentre ùa un lato dimostra tutta li\ potenza della prnlìl:lssi jenner1aua. con grande th~appunt'' dedt alligliaLi alla lega antivaccinica, dall'altt·o fa ,·edere che for-e io nessun aluo riscontro 10 mr•licin.t calzn a puntino. come in questo, In ~en­ tenz:~: r,,fac ,\ poter,.. E dopo que,ta condlhiooe cui mi ha lt';llto l'ar~olll "lllo fac~ndu un l'"' l'e-ame di r.o~cieuu, mi aeco r~o cii 0011 a'er poi spe,o tanto mnle il wio tempo nt>l consultat·e i tlowmenti r~>lauvi al vaiuolo nelle Helazioni rnedko- statistiche dell'eset·t·ito In qu<'~Lo hl\"Oro trovai tanto percon;inter me. e spero un p(.H'O an rh P voi. l'Ire ancora nell'esercito. mnl~r.Hlo O!!ni zelo impte~alo, non :-.1 :-.a rolere ciò che si potr·eLùe realrnente. per llnnt1irne la temuta infezrone la q naie co ·tanlemente. pet· dirla con uu argui() /loltore, como il demone di S. Paolo: rit•rt~ii 'f'll'rl'llS qurm d,·t'M'l'f.

Il l'~>~r eto stn dunque nel non far rrovare a tal dt>moni11 riò che c·ercn, e que:-.tu. da .Jenner in poi. i' per·fetlamente nellE. no~tre pch,i11ilrtà. FirP.nze, 2:3 clicemhre l 00.


:";Ef t..'RS!ItCITO

NOTA llKlU uiRHIOSE DEL GroRNUK

l .o ~JIO em oeut rn~nle llfltoico e Il çaJore pral ~o cklle t•rnro<te d~l ··~e~lu e clanun alle ~ue O>~n·o,wni uua IIIIIHlfliiDZa co.:rcttnnalo•, p,rv, l'•lr \'alnt .• r~ .•1 gau,tu i ri<oltalì •h fallo ottenuta in qu sli ultimi anui ui'l nostro C:H'rrllu coll:L ('lrall•'a •l•·lle va•·l'lnAzwui: a ridurre al!!m<l•l l'inliOOt· t anz.• ,J 1 non fau,u he l'autolr" arc(•nnn, Jtarreltl.e opportuuo IJllt r•r<mlnrll alruni rt•latllt tinti Sllllhttcl tn !bilia <~PilNt~ 2/ • <l~i nah clt'i 'ono '11cci11all uel prim•> .mno d1 \'ila: in cviiP~ non (lo"ono t'''''ro tii"'OOO$ctutl,

t,mn~nla lo ~ono viu Ilei '/1 •

la G•·t'Dl:lnta In rha•·du3ZIOIIP t: (lhhli<!a t·•rh. c •iicclw mentre in ll.aha 1 rì"'utmtlt non 1-:1 ~tnul{uno il 7 r•er lliOO ;alttlnntl. In G••m1ania. -;uperan<• il '!11 Il ..:uuolo (Uipi~ce 111 Italia rtrc:J '5000 111•lili•lua aH'anno. rou a•n ..·no llOOtl 1110r~ t! oPI ltit•ttnt() •SI<:t·l\6 '" 1000000 •Il alollanla ,. rlJbero ~n 6.10 tle~,··hi pPr vamulo. In Germa1111.1 i oleco,,J f't•r 'nhl'llo n•m ra~iunstcto U Jatlffi~r-1 tla ~ 1wr 10<10000 tll aluta11ti

uaa al 'ohlalo vhe In m~uo ~Ila popo1:a7a(lnP. 1•tl 3D;tt in condizioru ~~ra­ mentc •fa~ore' olt. l!i~~ch.l vi\· e nel c• ntrl ..ti f'<lltllbzione piu nnm ..ro i od ·~­ S•Om~ralt. ~on J•uo quan•h a meao •h ""'nltroe le morbJikbe 1110ueuze. e di pa.~are alle malattie ·~l alle tMrt• 1111 tnlmto i"'r •Juaolo miti:::-..to pero J!roporu .nal" :~ I'JU llu clae le C'.(lu<I.ZIVOI bieo ehe. eronomldu.' e !>!letali tmron~onu alla rolaùl.:t~Jonc cii ile B.

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il88

F~RUlA-GRU~CiA AD AUTO-ESTE~SIONE I~TERNA t•SR LI

fRATIURE DELL'ARTOINFERIORE l-: llEL I'EW>RE 1~ l'ARTICOLARE

I.Hinr,t 13tLo1 alf.1 cunrerenz;t sd~lllillca del 3l gennaio f 89 1 nelln ~Jle•lale militare di Udine ·lat •l••ll. a. we .. u. ti'DPnte colonnello mediC(J.

lfn t'lllio di fl'n ttut·a :-emplire trasvet·sa del Jemore sinistro al terzo medio con ncravallamento dei frammenti. pre-,entalosi io cptest'ospeclnle la noue dal ~ ·l al~~ dicernbn· u 'l . nel 0 !'Oidnto del Hi cavallc1·ia Lucca )1Prltno Hinlio e da •1 uesto riportato in 110 leotntt vo di e\·asione dal quartiere cadendo dal· l'allezza di tJuattro lllt!lri. fu l'incentivo per tradurre in alto un' id~a <'he da leropo vagl1eg~iava. dell'applicazione rior. di una [rr11/a inkr na a yrauta, auto-esten,iva. in ~O.:)IItuzi one dell'apparecchio mediante pe:-i e del I:H'cio cos1 dello perineale li"ato alla spalliera del leno on alle ferul~> e'terr1e del l>es~aulr, dell' l~smai'Ch o del Gilbert per lo scopo della contrut>s ten~ione.

Sprov' i~t i dell'apparecchio Pi~ to n o s1 dore!le r·icorrere per il momento al metodo dei pesi, ma il laccjo controesteush o • all'ottavo giorno avendo pt·otlotto e-:coria.zioni ed intolleraoza. Tenne ordrnata la {l rrrla-y,·urcitt ideata dallo crhenle. 1111 (ltltw·~ten.~innc mterno con sftiscia di C11oio i111bollitn l"'' l'npflllfJ!JiO Jllt/io-i.~c/lintiro: la qoale appliCala al IW groroo,


FEIIliLA-I·KUCCIA .Ul .\UIO-B:-1~\SJO\E L\TER~A. 1:!1.1.!. :)~~

venne tollerata cou notevole sollievo dell'infermo ~ino al 0oo giorno e rol ri:;ultato più che soddisfacente di un'arto senza il minimo accorciamento ed un t7allo uu po' ipertrolìco, ma regolare . .\lenu·e riceveva da questo rano In conferma dell(:' mie pr·evisioni .-ulla preferenza di un'appoggitJ i.~cltitrpubico, int/i11tnd(n[! da {l'l'ltle e.vtm·ne. ~~lte diflidlmenle possono ~<lrnn­ tire l' immohilitit. tl dal /t(ccio mal toller·ato anche per la pressioue elle esercita alla re~iooe ingui no-crurale sul fascio nerveo-vascolare, ho consultalo vari lt':lllati di chirurgia e fu ~ohanlo nell' Ilamilton ( l ) cbe ho potuto risrontnu·e un'necenno alla controesten ...1ooe interna prop•lsla dall' Hartshorne di Filadelfia in aggiunta all\lzione di una ferula esterna ~;he univtt nll'ascella; ma io particolare il Will iau1 lforoet, pure propenso ad emancipar:-ti òu l laccio cnotroestensivo. rende perfettamente la mia idea tacendo ~opportnre dalla re~une pulto-iscbiatiC<l la pr·essione di una striscia di cuoio tesa all'estremitit superiore di nna fer·ula interna. collocata però in ·ieme ad una esterna che sale nlla cintura ed anche all'ascella. IL prin<~ipio ntlun11Ue che aveva informato l'applicazione <lena ferula. gruccia trovando l'appoggio dei primr chirurghr americani sucilati mi spinse nema~gronnente a desiderare che nella pratil);tllegli ospedaH si rendes~e p i t't familiare l'u~o della estensione inlerna eon mezzi semplici sopportaoili dagli iorer·mi e facenllone oggelLù di comu nicazione ai collegiJi. Ottenuto un punto :-tabile come l' ischio-puhe non occorreva che di creare la potenza al r.entro od nll'aiLra esLremitil perche i frammenti a~carallnli di un femorepol~~ero riprendere la lof'O pusiziooe r·eciproca normale per· srado, onde (t) A"IHLroN, pag. ~30.


590 .FERULA-GliUCCIA AD AUTO-E:,>IE~SIO~.E l~TE8~A, .ECC.

riaYer·e la resistenza delle mas~e muscolari e non rimanere nè piu in qua nì• più in là di quanto occorre. poiehè nel primo caso non s1 t' Yinto l'acc<lvallamento, nel ~econdo si cadrehbe nell' illo6ico di coloro che credono nece~~aria una estensione e,.agerata, la quale può essere cn usa di pseudo-ar trosi, condannahili IJuanto gli accorciamenti note\·oli e calli deformi. tanto frequenti nelle fr~llure del femore. Errore cbe qui mi è grato di rieorJare come segnalato insieme ad altre prezio;;e considerazioni in una lellera particolare direttami dal sig. ispettore capo generale Pecco a proposito di una fe mla-gruecia a ha;;toni inviatagli nel febbraio p. p. e destinata alla scuola di applicozione eome proposta concreta ta in un modello. Al fralltmHo Yenn~ ùpplicato un primo modello di l~rula interna a gt·uccia nel (ruale i due estremi si allontaoavauo in forza di un:t vite centr;de, messa in movimento da un'altra situata perpendicol:u·mentc ad ingrana~gio elicoidale che viene girata ùa nn piccolo manuhl'io da applicarsi da un lato o dall'altro a seconda che la ferula è ,..jtuata per l'arto destro O sini$li'O. La detta ferul11 chiu"a ha la lungbezza di l metro circa, ma può rag~iungere quella tli l metro e 20- 30 a seconda della lunghezza della vite. È composta rli due pezzi principali. il superiore pol'tfl-Clll!!hia. i· un'assicella lm·ga 1~-1 3 centimetri dello spes,or·e di l centimetro e • , foggiato a guisa di un diapasoll con una mezza luna dalla parte del manico, le cui punte distano 18 centimetri e dove sono collocati due piccoli passanti per trattenere in posto la striscia di cuoio più o meno tesa fra di essi. ~ello spazio vuoto del diapason scorre a sfregamento l'altra assicella dello stesso spessore e larga circa 6 centimetri portan te all'estremità lihero, ad angolo retto, una sporgenza con fenditura, attraverso alla quale


rERULA.-GIH7CCIA Arl AUTO-.ESlE\~IONE 15TEI\NA, ECC .

591

passa l'asta dell'uncino che si ag~ancia a ([UeUo del rellan · •rolo dell'an~a. di 1\ro:-.by di striscie di cerotlo che salgono a far presa :;.ull'arto: mezzo questo che consiglierei come superiore a tutti. poiciJè nel fraltur.llo non ha dalo alcuna molestia nè ai malleoli nè al calcagnQ e non Yenne rimosso che dopo ;so giorni. L'estensione si eflettua. come si è detto. per lo spostamento ouhligatol·io dell'assicella centrale rimanendo fermo ed invariabile r ipomoclio dell'ischio-puLe. e la trazione si può colla 'i te graduare a frazione di mitlimetri per rag~iun~ere lo scopo tli non oltrepassare il mutuo .contatto dei frammenti. ~ell'apparecchio, fatto costr·uire da un'artefice a Pdine, la vite è rivolta -verso l'estremità pelvica; in altro modello, annlogo al disegno, rimanendo fissa la vite alle branche, si svolge invece verso l'assicella moùile obbligando il passante a spostarsi con essa. t tale la moltiplicazione della fo1·za con questo congegno che girando il piccolo manubrio col polpastrello dell'indice e del pollice si possono sollevare 20 chilo~rammi senza esercitare uno sforzo apprezzabile. ~la, ~e questa ferula, e~teticamente e pel suJ congegno soddisfa l'occhio e persuade: quell'altra raggiunge lo stesso intento col vantaggio della massima sempljcitit: è facile a riprodursi da qualsiasi artefice: ed essendo suscettibile di piegarsi in due per il trasporto nei carri di sanità: potrebbe forse meritare un posto nel materiale sanitario di ~~ue1·ra, e la Iteneralizzazione dell'uso nella pratica cirile. È costituita da due bastoni cilindl'ici del diametro dì 25 a 26 millimetri uniti da due traYersineappiauiteche li tengono allontanati di 18 centimetri l'uno dall'altro dai rispettivi centri. La pl'ima traver3ir.a dista 15 centimetri dall'e:;tremttà :-;u cuJ si tende la striscia di cuoio {da imbottirsi), la se· conda ù calcolata a 1-2 o 4.3 centimetri dalla detta estremità. per arrivare a so1·passare la spor·genzn del ginocchio di.un'at·to l')


:)9! FEIIUI \•I,RliCCl\ \0 AUTO - ...... l&''lO'F. l~lEII\,\,ECC

di media lun;.:hezza. l'naspecie di piantare mobile iu ai ba·toni. ma con due contrasti che gli permelluno di locnrsi ;;aldamente nd angolo rello coi llastoni porta. a verso unn fenditura, una vile ron un gancio in cunu ouità lato della trazione sul pie~ e dalla parte opplhla un con due piccole appendici bollonute per braecio eli lera l"allo di ottenere il ritiro del l.. \ile verso il piantare e 'UI gancio dell'ansa di 1\ro~h'. Anche con 'lue::.Lo restando inalterabile il punto d'appoggio puLo·ischiatico t>Sien,ionr! :-i polr'lmoderare fin cbe s1 Yuole a 'eeonda .!tri dell.t manovella del da•io, al pari dell'altra feru la e 'funsi lo stesso drspendio di lorza . .\la un'altra apphcaz10ne che ;. ~ort.'\ inaspellata e corollario di <fUestn. lo scri•enlt• rrede opportuno tli .;egu aflìnchè. pr·P~enlanclosi ai colleJ.thi l'opportunità tiPI r.n ~o. fermino O llli'OO la pr~.;unzinne t•h~ h ferula-:.!l'llCCÌa oltre vantag:.!io di potere e:.~ere applicata in pl'imo t~mpo in per !!arantit·e il tra,.;porto dei feriti fratturati, e ner:li per rendert> <l;:evole il lrasporlo di nn frattnnto da nn all'altro col proprio apparecchio. lta ,1 nche quell(l di come poli~pnslo nelle lussazioni dell'omero e del femore. rrendo nella ,trisciadi cuoio un appo;;.rio toller 1bile rj,.. Yamente all'a~cella od all'i schio ed •ma JlOtenza e,teri'im . citata da unn mano qnalun'tue 'ulla vite e quintli :-npra laccio al j.!Omito od al collo del piedP. che pui) ugungl alla forzn di due o piit person''· rol \":mtaggio du• la ruenlre r.onlinua la tr•azione unifor·me. è snscettihile di ,;egu parallelamente all'arto i tno>nntnlr che 'uule imprimere J' ratore per 1'3,!;!iungere la riduzione del capo lu"ato. Se effeuivauJente potrà concretarsi colla pratic.1 •JUP;;to ~ultato anche nelle lu~sazioni, rrederei non inopportuno oltre cbe per il servizio sanita1·io di guerra, la ferula·


lillUU-I·IlUCt lA \Il \lllO-E<..,IK:'ì..,IO\E 1:'\'l.t::R~A. ECt:.

;)$);J

feui;;~~ ndolluta anche in tempo ùi pace in o~o.'lli reggimento, specialmente di envaller·ia ove piir frequenti sono i ca'-i di fralllll't' o lussazwni. f:o,;ì ~i potrebùe ottenere io •tuartier·e ,.li'"'" una .olledta nduz10ne, c trattandosi di frallura fieroe:lio garantire il tra::.porto del frauw·alo all'ospedale. Per il medico d vile in campagn.1ln ferula-gruccia a ba,tooi, fa~ t lP a co~trtm:-i, potra 1end e• e ollimr $eni~L e3::eodo ,Jjfli~ile tnnare n~i letti dei contadini le condizioni per t'esteo.-ione roi pe"i e In controe-.tensione alla spalliera, ooo enza ealcolare che i vantng~i pin "Piccati eli 'lueslo appar·ecd.io ,ono la mJIIII'P.\.,iml'' i/Plla.rriu, 1.1 lilu-rlà del (mUural11, e la 1aran.:ia del s11n lrosporto da letti) a le1to. ùol Juogo dftll'inrortunio all'ospedale.


J9:i. FERULA.- GRUCCIA AD AUTO·ESTE~'iiOXE I"\"IERN.\, H'C.

NOTA

In omaggio al vero cd alla stima ('d nmicit,ta che dà moltì anni ml lt'ga l'egregio dott. Giuseppe )las4;4gni di Arezzo, vice-presidente del comltato dico aretino, debbo pur dichiarare elle una (erula a s14mptUa, per il mmlo provcisori<l dellt (ratlurt dt(JU a1·ti i11(eriori. miro da lut dal iSSO, costituita <la un'assicella lunga un metro, terminata alla ~U(1eriore con un fncafO d:. :.llattar:,i alla regione iscbio-pubica nel modo la ~tampella si adatta all'ascella 6 l'estremo inreriore cou due incav1 che Iano una porzione centrale alla IJUale si flss.1 il laccio estensivo. Non avendo avuto che in questi giorni l'opportunità di riparlarne col l~ga. prelodato, mi s(lmbra dovcro.~o eli •1ul riportare la chiusa della zione tla lui ratta all'adunan;.~ tlel comitato medico an·iino (20 marzo i880) non che il riasswlto della discussione a1·venuta. al IX Congresso dell' zione medica italiana in Genova, il !O selt~rnhre dello stesso anno: • Senza alcuna pretes:l •1i averlo ra;:tgiutJto, il mio scopo 8 stato CJU~IIo • semplicizr.are, in ispecie pei ca.~i d'urgenzt c che rienrrono longi 11"--:li • dali, l'apparecchio per il contemml'nlo delle fratture degli arti • porre co'>i il chirurgo nella pos,ibllit.'l cti rar solo o almeno con minor • per avvieinarlo \'ÌI'ppiu al J)O!ISes>O delle <Juahtà cbv si racchiudono • ratidiche parole: cito, tute tl }uvandt. • Nella seduta del Congres~o di G!'no,·a (:!): • Il presiden1P da la • rtotl. Masc:l,\l'ni, il quale prcscnLa una ferula da IQ.i denominata /i'~;ruln-4llllli • petto, diretta al contenimento degli arti inferiori nei casi di fratture: • le diverse particolarità che pre~enta sia nella costruzione sia nel • npplicazione; ne espone i vantàl-(gi e li riassume mostrandò co me • ziOIIt della {erula aU'inlemo aeqli arti sia la pii<. convenitnle • 11iù esatto rapporto aoU'assr dtll'at·lo. Il chjrurgo per t• applicazione • ferula avrebbe bisogno di minor numero ai aiuti; narra di un ca~o in • l'applico ~ema notevoli incoovenJenti da ll:lrte dell'infermo; raecorn411M • (erula alla pratica dei mtdicl condotti. • Il prof. Massoni, muove l'obie1iooe relativa al punto d'appoggio; • come nn tal punto in esso riesca tanto prtzio.>O per mantenere la • estensione, ma quanto d'alt ra parte po:;sa soffriroe per la compre.' (l ) Il Cisatpi11o, l'\. 3, pag. t i!, seLlembrc iSSO. (!) Alti itel IX Cor1gresso, pag. !5'>, t SSO.


fERUJ.A·GRUCLTA AD AUTO ESTENSIONE INTERNA, SCC.

595

, cio specialmente nelle ctonne. Cblede perciò al dott. Mascagni se abbia mai , avnto occaoione di adoperare la :.ua rerula per donne. , 11 dott. ~a~r,gni risp~ode affermativamente acecnnaodo a.d Wla vecchia di , ; 3 :mni la quale non ebbe a lagoar.i di inconveniente alcW!o. Dimostra il , vantaggio che Ila la (trttla di $Opprimere il laccio conlroestenfivo. ~ 11 dott. Margary non vuoi djrt> se la ferula-stampella p~ reggere di fronte , ad altri -i-temi ora m uso; combatte l'applirazione della ferula al lato interno , dcll'arlo e ne adoluee varie ragioni: cos1 e chiusa la discussione. • E ,1uesti appnnti unisco alla memoria sulla rerula.gruceia per attenermi al pr~r,.tto dPil'unicutque suum.


SL-LLA

OTT A L ~1I A G RAK UI.J OS A l.eliUI'II rau~ nello 'T"'•I.ll~ militar~ di ~e;,siJu olt~ confPrenu 5C'H'OLdleba '''l m•·i di "'"~mllre e oli~ml•r" l >jlji)

•1.•1 rlol.trJr<! f;ugen i,. ,.iniei, car•I:•OO ru~dico.

Uno studio coscienzioso ed esalto dello scambio ùi latlie tr·a esercito e popolazione, con valutazione anche ap-. pt·os«hnaliva det danni chE', per tal modo, perenuem suùt,..cono la prO!- peritA e Jl beoesser~ della naziom•. non vera111ente ancor rauo, sia che non se ne rosse beu com l'importanza e l'·•minente utleresse, sia cbe. per v1~>lo prt:l!'lll• dtzto, "lt teme:-~e peccare di irriver enza alla nobile qua grande i!<llluzione. Pure al filosofo, al rne1ico, sempre mtenti alla r tcerca del vero, unica sicura rontP del bene, lecito tndagaro, snnza timore dt solle,·are inlanlòrtbili veh, quantA malsani&, 4• per quah modi, e flno a qual punto, J'e"el' cito importa dal popolo, e quant'altra, per opposto, a q dal prtmo ne dert\·a. Quante malattie e morbi ed ìmperrezioni l 'e::-ercito non a ttinge cJi continuo. per maniet·e S\'8riate. rll'lla popolazione civ•le? e qua n lo pure pìu ..pesso que~la non !>ub•..,ce la triste ir:oculazìone di conta!!i pc•· opera di •tuello 7 Lo Stato, e vel'o, spende ogni sua cura , ,!JJiw genza, ed in ver ità con ottim i r isullali , per recl utare una milizia l'Obusta, \'tf.tor osa, sana ed immune da ogni lahe ed iwpet·raioui;· tua occorre altr·esi che si ponga ogni cura acche •(Uel-to cosi dello r ea ttivo della sanità pubb!Jca e della saJubr rtll dei luoghi, non Mtft·o frequente maleficio ed accltè


S liLLA. OTT AUlfA GRA:SU LO~A

dall'esercito stesso malattie e contagi norl si allarghino nel p0polu. Di qu11nto Interesse e sorgente rorse di utilissime proV''Illenze Ie~slative, non sarebbe dunque un bilancio dello scambio di tubercolosi, eli sifilide, di oftalmia, e di tuUe le altre malattie contagiose, tra popolo ed esercito? lo non ho tempo nè lena sufficienti per radunare insieme gh elementi dimostrativi di un tale scambio, oggetto della roa,trgiore importanza e di curiosissime inattese rivelazioni; epperò mi limiterò soltartto, a titolo di saggio, a ricercare quelli che conceruono una sola fra la cennate malallie che pure ,; causa, nel pae::.~ e nella truppa, di ingente ed as...~ manife:;to danno. Dirò, dunque, dell'oftalmia, quella che fu un tempo flagello degli eset•cili e pet'ciò distinta del titolo di lJellica (l), quella che tanto lravagliò pure le nostt·e milizie negli anni a~:~pre~so all'unificazione, al punto da dar~, nel f)uadriennio 1860-63, ben 700(1 granulosì io un solo dip$rtimento; queJla dw tuttora set·pep;gia particolarmente nelle armi a cavallo, ed endemicamente artligge notevol parte di popolo, causa di dtllagio economico e malessere sociale; quella, infine. che non raramente assume Lemibile incremento e diffusione epì· dernica, nelle caserme, nèll.e Cà!-leJ nelle scuole ed in paesi wlìPri. (l) 1\lcordiamo bt~no cho le ephlemlll descritte da ln1rrey, Jacger (l Frutckcn. nouchc lo tante altre registrate dall:J ~torio nlilitare erano vere blenorree r.oogiunthAiì e rollk<>Utl ~racnte. blenorroiche; J•rotesi.i molto diçerSJ dalla ~nnnlosi, ilogosi parP.n.cllimale dJ sua natura, ad and;.menlo inskUosameote cronico, e \'aria per formo. Del resto, te forti inOammazioni di una. eongillnUvà già attaccata da questo morbo molto somigli~no eoJle proomnat(l fnrme epidemlrhe; le quali, a toro volta, rianno secorulnriànlente orlj;ine alla prima. AoloUìamo dunqtrP la locozJOne d 'oflalmia mili l'lire nel senso ORI! i uni\'er.sal· mrnltl arrottato, taeend.o molla parte nllo studio dlqueUe eoogiunl!v•U cronlrhe, lo IJnnli tt111t0 dt ~oveoti <Llnno, per la loro eronieltà o pel loro ripetersi, ori~:ine alle vera gr:~nuJazionl.


598

SULLA OTTAI..\IIA GnA "\:ULOSA

L L'oftalmia nell'esercito. 1. Come ho detto, questo morbo ebbe un grave dominio nelle file del nostro esercito subito appresso al J860. Le campagne dell'indipendenza, la caccia contro il brigantaggio, ed un'igiene, per varie ragioni, necessariamente imperfetta ed inefficace, durante il non breve periodo di organ.izzaz.ione, dovettero es~erne le cause efficienti. Nel 1870 la malattia segnava una morbosità dell'11,75- per 1000 rispetto alla forza, indice che venne progressivamente diminuendo negli anni successivi fino a meno del 3 p. 1000. Il seguente specchio n. t, appunto ci dimostra il compor. tarsi delroftalmia, durante il dieiannovennio 1870-88. Essa ebbe un dominjo sempre superiore (eccettuato l'anno 1873) aWindice totale medio del 6,61 p. 1000 durante un 1• periodo, il decennio 1870-79; mentre ne l'offerse considerevolmente è sempre più basso (eccettuato solo H 1882) nel successivo novennio. Del I'esto tale diminuzione è così regolarmente uniforme nel succedersi d~i 19 anni, da farci legittimamente riconoscere un progressivo e note\role miglioramento delle Condizioni dell'esercito rispetto al morbo. E ciò non ostartte che, pel sempre più adegUl)tO regime igienico, cui gli oftalmici vennero successivamente sottoposti presso i carpi stess.i, questi devono aver ·versato un coefficiente relativamente piiJ. esiguo ne~ luoghi di cura; tant'è vere che la diminuzione progressiva del numero dei ricoverati si man~iene e confi.nua, ad onta dei sueeessivi notevoli aumenti nella forza delle armi a cavallo, che offrono condizioni .specialmente ft~vo­ revoli al predominio della malattia Le cause piu mal1ifeste di così benefico mrglìoramento sono da ravvisare neHe tre seguenti:


<;ULtA Of'fAL.IIlA GRANULOSA

SPECCHIO :\. i.

J!ilitari affetti da conaiuntivile grannlosa entrali in cura neyh stabilim.entc sanitari militari dal 1R70 al 1888• rarJ(J!W{Jliati alla jor:.a annuale m.edia dell'esercito. Forza anuu~ Il' metlia

;>iumero

Curati per !OOOdella forza per anona le media oflahniagranul03a dei rico' era ti

l 11,75 6,2Z

1872

:!07,000 18(1,291 18:3.829

2,433 1,177 1,6LV

1873

•!91,68~

1,145

187·+ 1875

1,6i5

8,~9

1,367

1878

193,663 200.,;)2f 100,:1':6 196,192 Hl5,1'72

1879

1\)3,370

6,81 8,26 10,01 9,62 8,01

1880

193,075

1&.-1

1HI,366 1!'9,506 192,881 200,263

1870

1871

1876 1877

1882 18l:i3 188~ 1~85

1886 1887

:W3,406 20H2

1,573 1,965 1,876

1,5'>0 1,091 1,057 1.533

982 985

805

8,81 6,00

5,6i

5,52 8.08

5.09 4,77 3,% 2,89

21~,898

591 792

1888

209,H18

573

2,73

1870.1888

19i,OH

1,303

6,61

3,72


600

SULLA OtrAL:IIL\ GRA \"UJ.O,;A

1• la pju rigorosa esclusione di soggelli comunque affetti da con~iuntivili croniche nel reclutamento, t·isultalo sempr~ meglio conseguito, sia per le disposizioni di legge più tassativamente pt•ecise, che pet· la piu ;:olerte cura dei periti visitanti, ora assolutamente scrupolosi e competenti; 2' l'abbreviala ferma dei soldati, anche nelle armi a cavallo, che ha prodotto una piil affrettala rinnovazione della forza ed una più ~ollecita eliminazione degli oltalmici, sempre più numerosi nelle classi più anziane; 3• le migliorate condizioni igieniche, particolarmente per ciò che riflette l'accasermamento e la propri•!là personale delle truppe, nonchè il regime più adegualo cut vennero tali maiali sottoposti. Le accuratissime riviste sanitarie della truppa a periodi regolari e frequenti ed a tulli gli uomini comunque giungano o rientrino al corpo; le speciali e più frequenti Yisi~e degli affelli, per r ieonoscet•e e curare il vario andamento della ma.latlia; l'as:E;oluto isolamento loro, e delle rispettive bar dature, anche nelle prigioni, ai campi, du rante i cambi di guarnigione e negli stessi stabilimenti sanitari; la rigorosa ed assiduamente sorvegliata proprietà personale. particolarmente dopo le istruzioni esterne ed il governo dei cavalli, nelle prigioni, scuderie e cucine; nessuna esenzione da 'lualun!{ue servizio per tale titolo di malattia, e l'esclusione, invece, degli attaccati da ogni beneficio (e$empio le licenze) od impiego speciale (attendenti, piantone a gli unìci ed agli ammalati, cucina ecc.); assidua cura, infine, degli oftalmici, anche più semplici, mercè opportune medicazioni, nelle caserme ~tesse; ecco quanto ho sperimentato di più e veramente efficace a modet•are il dominio del triste morbo ed a provenire lo sviluppo della sua diffusione per contagio (1). Ciò nonostante es~o esiste endemico ed esister li forse sempre, ~pecie nelle arm i a cavallo; ed è perciò che io troverei (l) Le rassegnate misure proftlattiche non t utte sono prescriLte •lall'allegat.o n. l O al regolamento di disciplina militare, e punto o poco sono applicate nelle altre armi e corpi, Cliclu.a la cavallerh., e nei qua h pero ev\'i buon numero di soldati al serrixio di quadrupedi.


SULLA OTTAL'lTA f;RA \UlOSA

60 1

opportuno fosse tenuto gran conto, nell'assegnazione delle rrclute alle armi stesse, della complessione organica e del temperamento insieme. cou1e s:i comprende di leggieri, e come ad ognuno di noi sarà le mille volte capitato di rilevare, uei soggetti a tempe1.amenlo linfatico ed eretistici, ogoi semplice congiuntivite. specie l"e r·ipetuta.o resà cronica, ugualmente che le abituali continue irritazioni deila congiuntiva, provocano facilmente l'insorgt>re della follicolite e della granulosi. In ques to stesso spedale, fra i pochi tracomalosi degli ultimi quattro mesi furonvi in cura due attendenti di uffìciali montati, l'uno dei quali era nffello da follicolite primilha delle congiuntive inferiori ~pecialmente della sio1slra, mentre il secondo pre~entavn un pa•· di dozzine di bellissimi linfomi io ciascun culdi·SI1CCO con~Zi unlivalf'l inferiore, essendo le congiunti ve pt>r tutto il rimanente libere. E video temente, in ambedue i soldati, del resto sani, robusti e senza pt·ecedenli morbosi, Quanto agli occhi, il morbo era i nsorto per effetto della ripetula t' quotidiana irr·itazione delle congiuntive, attendendo essi al l:'el'vizio de i cavalli. È forza quindi ritenere che, qualora si ponesse diligente opera acchè, tanto per le armi a caYallo, che per altendenti a tutti ::rli ufficiali monta li, non fos!lero destinali uomini di temperamento manifestamente linfatico, l' 6ftalmia verrebbe a perdere ono dei suoi più propizi fatlori. P erchè, infatti, questa malattia dovrebbe dominare nella cavalleria per bene il doppio (i06,46 p. iOOO) òi quanto riscontriamo neli'Rrtigheria da campagna (53,46 p. 1000), se non fosse per la più gaglial"da e forte complessione organica in qut~st'ultima ? Nè si avrebbe a temere che colla accennala misura, il reclutamento della cavalleria avesse a risentire nocumento; poichi>. anche per altri rispetti, quella molle e fiacca categoria di linfatic• è pure la meno adatta ad un servizio che richiede di· sinYolla t!nergia e prontezza di risoluzione. 2. Il seguente specchio N. 2, ci rappresenta l'andamento delle malattie ottalmiche in genere, nelle varie al'lni e corpi dell'esei'Cilo, Quantunque non ci sia stato possibile sceve-


602

SULLA OTTALMJA liRA~ULOSA

rarne i dati solamente propri della granulosi, pure riteniamo che, abbassando i valori rispettivi ad un limite approssimativo a quelli se~nati pel 1875, si otterrebbe la valutazione molto approssimativa del vario dominio del male bellico nelle diverse formazioni. In ciò ci conforta il fatto, che la media totale dei granulosi (6,50 p. 1000), per l'accennalo anno 1875, quale emerge da que~to secondo specchlo, combacia quasi perfettamente colla media proporzionale totale ~6,61 p. 1000) del 1' specchio e colla media egualmente proporzionale di questo stesso specchio 1• ( 6,81 p. 1000 ), ma speciale per l'anno sopraccennato; nonché la considerazione, che nessun'altra delle malattie ottalruiche, eccettuata la granulosi trova cause di notevole variazione nelle diverse armi.


SPXCClllO N. ~.

Militari di truppa curati nelle infermerie e negli ospedali militat•i e eìoili per malattie o.ftalmiehe, dtSiinti per arma e r·agguagliati a 1000 della .fo,·:a annuale media.

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Entra ti p. 1000 d••lla forza

l!~~5

.\n ~•• Cavalleria . . . . . Artiglieria da campagna . Fanteria dì l~nea. . . . Stubllimenti di disciplina o pena. Ber.saglieri . . . . . . . . . D1stretli . . . . . . Compagnie alpine . . Arl.iglieria da fortezza. .. Battaglioni d'istruzione fìeuio. Compagn~e operai. e veterani da costa.. Compagme d1 san1tà . . . . . . . » di sussistenza . . . . . Reali cat'abiuieri. Invalidi e veter·ani . •

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1 l87&l!S11 !878

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187~11880 1881 188~: 1883,1811+88S.I8861l887 18881 totali

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. 14,341171 147 152,1H1 li9 109 12:l 95 65 72 f>9 56 55 106, 6 ;... . 4,12 62 76 8:2 75 47 43 o(> 43 4t-: 4 -;- 39 ~{(j 31 53, 6 o o-l . 7,0'!.110 84 63 53 4B 45 f>1 ;):2 4~ 40 36 3~ 35 53! 46 loj > . 16,59 84 76 83 34 38 3;) 4~ u 41 :l3 83 35 2$l 46. . » 113 64 54 391 48 37 38 36 :I;J ;!(; !H 27 22 44, 00 ç . )) 57 63 66 50 35 :36 38 3:! 36 2~ 4\J 26 28 42,00 :;::: . )) 84 84 42 37 3l 46 42 38 21 29: 22 18 20 ~~~ 9 :;-, . ~,'12 41 ·i3 45 41 52 3~ :34 45 30 :H 27 28 2:! 3,, o := . )) 81 35 52 40 16 19 \l'l 46 41 4:>1 ·Hl )\ )) 3), 3 ~ . 3,l'51 32] 30 27 32 19 :!O 2u 29 :~G a2 30 3o 2!} 20, o ~

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)) 18; 24 16 30 18 ;{5 47 2:5 H 21i i -1- ~O 'lO 4,25j 42; 49 24 17 H< 17 16 J ;) '13 10 15 !5 23 )) . )) »l » )) .. •• '' 25 Hl H ~~ :U . 1,81 13: 10 15 11 8 U 9 IO 10 IO 9 tO 8 . - 0,66 31 9 6 6 2 7 8 2 14 10 5 • » . .

--- Totoli (() l dati deyl t873 concernono ~olo la congiuntivite grauulos~.

6,50 89 7';,) 67

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25, ~ il, 7 ;..

20, o

10, 4 5, 4

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58 !t9 l5 52 Hi 39 :l8 a~ 33 32 37, 9 '

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-..uJ l.\ OTLU\11.\ CRA\l!J l'l'A Cro pr•eme"~"• il cit.alo "pec·· uo, oltr e Jt cont.-rmarci lo .Ji. minuziom~ pro~ressiva d~l tuor·bo, t•rlcvala dall'anlecedf'nte quadro, Cl dimo,..tra Jue IIOlevoJ· fall~ ci· t• che la ravalltma ~upera di !(r an lunga tutte le altre armi e corpi per proporzione di otl&lrnici, 2' che la òìcninuz10ne pro!lr..:ssiva "Opraccennata fu Jll ll accentuata in 'lllt>lle armt .;he. come la cavaiJt?ria, l'arliiZltena da campagna e le compagnie di disciplina, ~;ono pii1 lt'8\'8zlìale dal morro. Che lt1. cavallerta rla~>:e un co~lante pr•emiuenle tributo nlla malallla per eccellenza nulitar<' é notissimo, P fln d&l 187:i, il colonnello metlic·o cav. Cerale, nella Relazione medica :aulle ··m l1ziom l<Snitari .. detl'eserctto, per l'antecedente anno lll7 1, pr eoccupandosi ra.!lionevolmenlP del fenomeno, ne ravvi~ava le cause nel >lver r.> ' • levato lai ca valli durante le O t 'l, novre e quello cui danno luogo rluranlP il loro a-Ovf.orn ·o ; neJ \'&pori arquei cilt> esalano e o!ai polmoni e dalla cute allorchè stanno ritwhiucti in ~cuderia: nf'lle emanazioni ·r ,·ar go:- deleteri (.-d in !>articolar modo dell'AmmoniacAle) "provenienti dalle orine e da~ll ef'cr·E>menli. ecc.: tulle e"• seool • cause rermaneuti di offe~a all'ol':;tano visivo • (1). :'\on rO"l fu notata la .2rande fr·eqnPnza della granulo"'' • c rolle ~ue l'orme piu tt>nar1 e F! t'fiVi , nelle compaf{nie di disciplina, 1er· le •1uali 11 '" puo far, ad.)t1bilo delle 'ual'centuth cau~e comuni. E però da rars1 all'uopo una impor·Lante os!:-ervazione: ot>Jie s-le,se com pa ~ni~> è notevole la fr equenza .telle malattie di«tr·oti_!'ht> in !:PnerP, e !~pecialmenle delle a h:-oitr . cella trc:i • •1ella ~anulosi ve""cicolare. Or queate lllPlaltte, pel lol'o facile ricorrer•e, CO!Itiluiscoro appunto una r irrarchevole carattcr·shca della c ruaniztazione de:..:;enerata ed anorma le. che r·t!lconlria rrw preci<>amente nei d~>lin ­ rruenti 2) e fra 'le ste;ose compngnie .li clisciplina; "' •1ue ... ta l l . C., Jlllg. ,, f!l Il flTt<r. G. VlrA"IIio ru noo •lei primi n •limostrar•' v:tlorosl\ment>• lo strdto l':lJ•J'I<JrtO eht! b:lnr Il 1 uU.1 r lm•l 'l'lxe rtimiuall col!,. <1tate;i rnorho e. V 1.11 p110I/)!IIll d'l tl.:l•••qumh. n Il;~. lllt'!41n drllr àltctplint caretNrit, anno tl<~s. P. P<JJst~~mrtlt t ''' nc.ll•&ra , ,.,o 1 tlel drhtto, 1 ubbliC1t:l nello sr~,.o

.&nno •l,,ll'ìflu,Lre a11tore.


:-Ul.LA Of1AUllA

CoR.-L'\ULO:-.~

60:.>

,ole pare A me più che pleusibtle ragione a :<piegan• ti fe0ontcuo.

Tollo. adunque. ci conduce a conchiudel'e, che tllinfat• ~:no, ,10e:-tn elemento notomico ùegeuet•ativo clelnndividuo come nelle l'tlzze. coo;tilubce d ~ >~tralo or!!aniro e .n ha e n~ t o­ patoloS!'ica clell'oftelrnia l È appunto per <JUec:to cbP. la u1i;:lior, e plù rr~oro ...a o::celta clt·i "'Oidati ha efficacemente CI)OlrrbuitO e meglio potrà ancora contr-ibuire A mlrJorarne la diiTusion ... 3. l n allJ•I) non sneno inler e~--anle o a dine di con-iclerazionl ci SUglo!el'isce l' e•fllOe ùello "'PCCChio n. 3, ti quale, compilalo ~ome i precedt"nll. e non <>enz~ quale! e fatica !<Ili dali ufficiali delle rag~uttrcl .. \·uli relazionr medrco- slf!lrsllche annuali dell'ispettorato Il "amlù milttare, reua~:~lra i curali per oftalmia ~ranuloc:a nelle infel'mer•ie ~· nel!li spedali mJ Iitat·i durante il quindieenuio 1"7~-. "· Se •po J'r fi son11 era quellcl di r•ilr•ar•re il variCI domiuio del mot•ho nei lllaguiori pre:o ir, al cJte rlt'"'• 1ta \eram. nte impo..,~tbile. ,.i..to t'O ne o:on~• redaUP I'{Uclle ~lelistirhe, e con~ideralo che ad ogni ~la­ b limento wihwre di curn convengono r ur-e i maiali dei presidi vlciniori. Pt~rCJt', anziché rAppor[are la spedalitil. per lo speciali! titolo elle <'i occupa. ottenuta in ciire :,icuremenLe esatte. aJia forza dei r isp ~ttivi ore..idi, che sarebbe un !sto

Yariabile e,J impropno, ho prderit.o rag~uagllllda al movimento ste~c:oo totale dei luoghl di cura, moviru.. nto che de\'e nece--:,ariamente reppre--euture la morho~ilà dt tuUa quella zona di presidi, i •Juali 'ersano i propr·i ammalali in uzui ~in::olo stabilimento "'Pedahero. Operando in l(ll modo entriaruo in piu razionali termini di ·onfr· nlo, ,.. "e l'iudace della morbosi!~ oflalrnica r·isulla.nte non ~i rtftll'isce !'o!tAnlo Il ) SI capl~•·e che un violento r.1tarro e pìu ~nt'(Jtll la l•l••nnw•a drolln eonl!iunh\ &, c~munque ln•vrtl'. r ao iwmi)Js tam"'n prt>•<>~f" e sl.&l•el r• Ull,·em ~ranui'ISI in •Jnalun•Jue occluo " coli •JIJ(dunqu.. eostiluzloue lnchl'tdu<~h•: ITI;l h c.~us•• 1rrllnUv,. wmuni e •Jo~u"' r•arlatolarrn.,ott> eh~ op~rarHP pel ,oJ. dato, orse ae.ch~ l'•ouculnrone <lì uu ue!Jole contagw, danno orat~ne almorho '~>lv In intlt\ hJUi hnl'alic1 e ~-:rorn•o,e. saecomc d'altrcniJc fu s~mpre roeor~o~CJIIto

dru r•r.atlrl Pd l' t>fll~ment'l giustrlirato dalle ronnsetnz" ••tolo~tr~he, ch" ora J•os•l'lli.1mf) ~ulla tessltur.~ <lella ron~iuul!va •ana o l.'ea :rlt•rata <la Ort;:• r.


60G .\1tlrtur·t entrati per oftalmia oranlllosa dal 1874 al 1888

rtei c'lrl :.tob "ltn ent nulttari di cura raoguagliatt n l tornle cle1 carat1 per or1ni aenere di malattia. ~ ';;.!::

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n,.,~Xnuion~>

llr-!:11 -tab11imrnll <anltan mtl1t.arì

T[j~Je

s (oopedaiJ e lnf••rrn~rie presidl~rle) llegli eotrati

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7.:

ti C::avi,diMo . '>

Sira,..u~n

3 BAJ'Ì.

4 B OI0!!08

·~ AIICÒI' 8 .

6 Milano .

, udwe 8 Verona.

\.l Torrno Ili Parma 11 SAVO!IIl. 12 13 14 15

Padovu Firenze. Perugta.

:\1' '"'"1118

16 Cac::erta .

17 Calanwro . l Ltvorno. 1!) ChiPti 20 Sa Jerno . 21

Pale!'mo

22 Ale':~uudria 23 P•a~nza 2i BresciA . 25 Napoli . 2b j ~lnntova '27 Venczw.

281 Gt>n0\'8 .

W Hnrno . 30 Re~~i o Calabria

31 Paqa . . . . 32 CA;.fliarl. 33 1 Cetanw. 3~

Cremona

35 Gnela

Totale

r;,-25 6,291 23,!180 ;y; .6!16 2!>,9:>7 65.i00 14-,287 64 201

76:552 22,M7 G,749 32,728 36,74() 2L,896

21,760 63 379 1-ÙGl 22.3241M79 26,0H 5:l,621 32,982 3i,05!1

:m,IS2 66.11'7 1!).574 2!,0Vl 30,i05 65,4:i7

97>9

271 ilO

HiH6

i17 151:>

303

i>,U

4,30 297

2:88 2.50

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5'43 626

2,12 2,0:i 1,97> ·t 88 1:RR 1,78 1,70

;f)

J.iO 1,fli

1306 1491 42i 126

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979 22} 3:!3 229

1,4-l

760 406

1.36 1,2a

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386 332 625 H5

198 235

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1.5:? J :$S

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t.t:J 0.96 0.8~

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17514

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SlLI.A OTTAL)IJA I.RA:\tt.O;,.\

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alla ,. 6,te de~tli !>.lablhmenh samlat'i, ma concerne al~resi la zona territoriale ci1·costaTlle e più o meno esle~a, cio torna piu , anlag;.io::;o ancora, 1 n JUanlocbe, emanando Ja forze r tu numel•u!;e •• varie, meglio !'òi solleae da talune 11\tre cause di

errot'l. Collle scOI'ge~i, talt> specchio concerne il movimento di

trenlacinquP r::tabllimeulÌ c;anrtari militari dnra.nle l'aCCI!DD&lO 11 uindicennio. a meno per(l dellu inCerm~rie pr·~sidiarie di Reggto Culabria, Catania l' Si1'acusa, le quali figurano solo rel lr··dit:'ennio 1R7G- . E~"O raduna 175a granulosi sopra 10i273:J cut·nti di ogm genere dì malattie, cioè nel raflporto medio di l.G3. Questo rappot·lo fu ollrepar::!'!alo in 15 zone pre"idiarJe, in sei delle qunli lo ste~tso inclice proporzionale asce"e tru il 2,50 al 2.97 p. 100 (Yerona, Udine, ~filano, Ancona, Bologua e Bari), J'er !"alire ancot•a più alto in quelle di Siracu~ (~,30 p. 100J e Savigliano ·>,41 p. 100 . P er opposto la percentuale medio di 1,63 mm fu raggiUnta in 2(1 zoue, d•"~endendo a meno dell' 1 p. canto in 11 di qut>ste, p~r t•i.l ursi in tre nllre a 0,40 p. 100 (Catania), a 0,42 p. 100 Cremona e 0,32 p . 100 (Gael8). LP zone p•·e,.idial·ie, ..;ono !';late nel detto specd•io dispo~te per ordine dect·esceutP. di rnOI'ÙOSÌlt\ onàhl11C8. Come si vede ti presidio di Savigliano, olTre dnnquP ìl tristt> primato, formAndo i suoi granulo:-;a più .!1 1, 10 di lutti i rico,·erati; ma un coertìciente di morhosilit belliNI ancora più .:ra'e ebbP nel novenn10 1875- 3, con una etfra effettiva oscillonte tra i 50 ai 18'; Ji tali oftalmici per ogni anno, ed una media tol.lle .td 7.26 p. 100 di lulli i curati; laddove nel ~ucce~"i~o quinquennio 1884-S pre'<enta,·a c;olo tra i 14 a 32 ~Ttmulosi, con una percentuale media eguale ad J ,71 "Ollanlo. A !oòp·..gare cMiffatto in[.7ente dominio del morbo non ba::. La ricortlart- che SavJghano coslilUJ<Jce ~emplicemenle una ,zuar01~ione di e&Yalleris, l'd l! cìlta J,:'randemeote umida: meulre con,fizioni r.ffimere, e concernenh pure l'acquartieramento. devono mollo avervi influito. Siracusa, similmente, deve la sua alla classificazione ad una ep1demia domJ08la\l negli anm 18i7 (in cui ebbe ben 135 ~ra· nulù~i) cioè il 1~,83 p. 100 di lutti ~li anLraLi) 18i8 (con 68


G08

SULLA 0'1 fA LUlA 1,1\A~l I.O..,A

granulo$i) e 1879 con n di tali ammal11ti. Ed altrettanto va notato pe1· Bal'i, che nc~h anni 18n, 75 e 76 ebbe r·ispeltivamenle 220". 115 e 118 oftalmici. vale a dire 1'8 p. iOO cir·ca ùi lulli i ricoverati nel lr1enmo. L'esame infine del cilalo specchio N. 3 e quello pure dei a~ (juadri che serviJ•fJno alla compilazione dello stessu. ci permette trarre l~ seguenti deduztom, cioè: 1° oltre delle pt•eaccenoale, non occorsero altre ùiiTusionj epidemiche dell'oftalmia, dut·ante ilquindicennio t874-88; 2o que5la malaltia ha domma lo prevalentemente nei pr~>­ ~idi con forte ~ua1·nigio ne di cavalle·l'ia; S• tale ù6minio ba subito in Lulli indistintamente i pre!<tidi una notevole e progressiva diminuzioue nel succedersi degli anni del dello periodo. i. Interessante per noi sarebbe pw· molto polPr defl11ire quanti militari ebbero a godere licenze od a subire la riforma pel titolo di malattia in e~ame; ma le lodate relazioni medico-stalisliclle non ci consentono separ'are i relativi \'a· tori da •1uelli delle altre ma!allie ocular1 tulle insieme cou~•derate, mentre, da altra T>Urte, si può presumere che co~ttf· falLi provvedimenti medico- legali ebbero ad es~ere applicali in Umili molto rJslreUi, !>pecialmente ne~ll ultimi anni. Ora, infatti, mer·cè una attiva vigilanzA e sollecita cura ùei maiali, più facilmente si scongiurano gli esili funAc;ti, al tempo ;.te!<"O cita la sperimentata ioulillta curat1va delle li<!e11ze. <>alvo ra· rissimi casi eccezionali, ci Lraltiene dal concedere un t~osf e'luivoco beneficio. l overo il seguente specehio 'N. 4, compilato da documenti ufficiali, dimostra potentemente l'esiguo numero di rit'orme, l" quali quando si diminuiscano di quella seguite nei prirni Lre rne!'li di servizio, dovute perciò a mulallia preesisten&e all'arruolamento, si riducono a sempre p11j bttst>o valore, parlicolarmenle negli anni a no1 più prossimi. Dallo stes~;o l'ISWI8 aJlresi l'andamento delle rifOl'mP. stesse, r-i<~pello 81l'anziBDilÙ di ser"izio passato sotto le arm1; fenonteno moltQ inte1 essante, come qut>llo cbe Cl com'erma il notevole predommio ciel morbo nel s:eco.ndo e nel terzo anno di ser,· tzlo. 5. Quanto contagio bellrco l'e~ercilo attinga dalle popo-


~UI.I.A

609

OITAUilA I:IIA :"i UI OSA

SfECCRIO :\ • '-

f r~(orrtlati in rtMsegnn clt rrmando per congiuntiviti cronicht> e .t:ero.~ìs dal t• ottofJrp 1887 al31 aaosto 18/$~ distrilli .~econtlo le prorinei~ nelle quali ebbe luogo la rijorrtLO e secondo gli anni clr .~ct·or•w 1Jal documento l X

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delle relazioui To~ Rt .) . I'R0\'1:\CIE

I'IIOV ISCJE

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'f'prra ti'Otr:tuto (Lecce) Torino. . . . .

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1\ti!L!io Emilia • Roma. Ro1ip:o.

Sondrh> • . .

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·-:a~tiar•

l'rincipatu Cro·a (SaiPrno) llt~vcnna . . .

A•coli fllct•no . . lleiiDOò

l'uri.. Jlaunt\n . . l'rin~•rato lillra tA11dlioo

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610

"'Cl.! .•\. 011.-\l.'IJ \ t.R.-..\Ul.OSA

!azioni nosll'"• e quant'altro per oppo::;lo a rtueste duca, non li facii~ deterruint11'e. Col l't>dulttmeuto, c:erlt>. non ~~ effettua la menoma i la1.rone nella truppa, ortt c hP co"'1 diliaente ri~ore ~i n 1 ndle tre ,ucce..,ivc vistte dd coscr·tlh. aJie condizioni lari: m& non è mcu ver·o, però, che per i fref{uenti ra

cnl popolo, " "peciAimenlll al ritorno dalle licenze, ri-.contrramo coniAminalt i nostri ~oldati. Più mani emerge invl!ce, 1'111\'"'r"o trasporto dell'onlilrnia nella !azione civi'e, ~1chi" uopo e considerare, che, !'t: 1\ il numero dei ~ranul0!-1 che veramente guariscono, negli S}Jed&il, !':O[~rOlUllO perchè 8 ~uarire buona parte essi munca rleliberutamenle di porre veruno impegno e volere. ingf.nte c ancor 1 in•e~ il numero di quelli, pure e~"'endo ntfeltì dalle forme fiiLt manifeste del morJ1o, sono ~nttopo~ti a vPre cure. l:.~truzione complementare ro~olamentu l'Hl rec•lutamm1lo del R. esercito pone, ,, un ncJiavole Argine alle fucili licenze e riforme per co~ ciale tiltJio rlr malattia (l\; ma c1o non basta, poichè granuln<~o, rorno nt~'-'<~ltn lt"ICO, vaiuolo"o o ven,..reo.

potPr r1mpnlru1t't.' "e ncm !!'U&rrto od a m»lftllia rieo:cita esrti inr>rli t•d unmutabiti.

tll • l mtiiLifl dTeltJ •!1 uft~lmìa granni•Wt. noo possonn ~-en• r•r•>P<l~U • IAII'J•I ['Cr la l'll!!e'ciDa dt nmaul , ma olt>\OOO to\"t~ e;:, re ric.:>,~rau m • 05pedalc ro1hl.lrn per '·P~nrneniM•· la ~nra m~'<li,.a oppnrtuo1. E-.i • e-;,t•r~: pr•IPO'II J••·r la r~~·t'):rlll olo runall•l'l o lt~nl•l dal oliro·tton oiegl1 • tl~li ltll1lllri o IJelle 1nr.rmer1e d1 prt!$Jtho l' ""' 't'ZIJ('llll 1:11-1: • 11) •tuanolo 11 malatt1a ahl11 f••·rtlutu u:::ni cMattt>re <lo ronta.;io e <la • ~~··lttltllu •Il I!'U2r•Aionc Ullh'3111• n le roer l'azìon" IK·n~nca l!ell'ana u:~Un e • rtJIO~ dell' m• h• IJuo, senza vrrrcillo di riacllluzuioUI! 1-..·r 1.1 man<"".lDJa • qual•1afl tur'l metl1c L: • bt <JU:IUd<l fa 111!\lltlla, I'S:l~Oo(lliJI~!lDI(llltìlu]l!ro)l St'T\ÌZI•lroiftlllle ID • SÌL>i •'OI'pl). f:CJilll'r• •O IJUOliO Ilei \t'l~raOt, 'Ja f••rfl'OUla 3d ut1 graolo laiC! • ,[IU.Itu:trJeta. eia rum C.>~Ar~ po,!lit.lle cbt1 su1L>cn ruodllìr:tzionl! d1 sorta

• tc•mpo " con ull~non cure. • 'i~l l'fltn() ~·., \31'a P··r essi pro(l(lslo rtatrumt1a.le ras..egnator~ r • lJUiodl 1L1I comandante di d1vis!ooo una lironza. w con çafe~r.cnza. " n~l • u~o >'Sst saronno conge<hlì. • lhtrnllono complcmeutare al r,•:tol:lmt~a ; 4UI roJtlutMn••nlo, S ,li8, t•aR. 1!7).


Gl i In"-~ro, In stazionar ieta dell'oggi può mu tarsi domtlni m riacn izzazìone !"et!~rneute e pericolosamente diffu«ibile; ed eccò come: « tles milit&il"e!i( rtu'oo a cong('dH~s pour Jeur c fa ire re~pirer r air de la campagne et leur procurar des • condition<l hygiéniques meìlleures deviennent une sotu·ce • de désa~tres, non-seulemenl pour leur propre famill~. mais 11 80 .. si 1our toute la contr~:e dans laquelle 1ls sonl rec venus. • (1). ~~ , vi ha d· piu. Al congeda mento Ielle class , e< nne lL<lLi, anche gli oftalmici rim patriano, qualunque e1a. il grado e condizione della malalliil. la 'JUale dovré. presto •ntrislire, sia pel man"O di cure e riguardi, che per svariate cause incidantoli. Pc>rch6 luoque la vittoria annunziata con tanta comuiaceozu dall'egi•egio colonnello m eriJco cav. Tosi (2) sia veramente completa (. necc~sal'IO ancora, a pnrer mio, un pl·ovvt-dimento, il quale valga a rinviare quest1 militari g uari ti alle proprae CS<t~>, od i:n cond zaoni tali a lmeno da non -.ofi'l'ir e uller!Oa'e do.:1no maggio re e .la non CO!';tiluirsi cnusa di coul&!:''n c ditl'us.ione del mor bo; 1! chè tor nereltbe evidentement~ di decoro all'esercito l!' di benefizio grande a l popolo. nel quaiP, siccome vedremo, la ga·anulo!.ti è i11 progressivo allermant incremento. Qual.. potrebbe esser" cosiffatto rri)Y,·edimento? lo non !<O.prci indicar e cho ques to solo: far curare ne,rh spNlali d•visionali tutti que1 militari, che. alla ,j... ita di conf!edamento pre, so i corpi, >oono riconosciuti a/Telti ùa manife«ta congiuntivite granuk<>a, e tratteuerli in cura il lempo nec.,,-oar1o a conscgu1re una p-uarigione, almeno rela li'"a all'inlenlo !IU aCCI'nna.to. Che ~e nou lutti i nos tri ospedali ofrric::;~ro rer 8\\ e n tura <:.aie 1 t>r uiAcazìone e vac:t l!:t .n tILo f~\'orevoll alla ~pecìale cura, i malati vo trebbero essere ùirelti a quelli :r;ollant(, che "arebber o .:iud'cali all'uo1 o piiJ COD\'enienli. (l l.. Da WECEU el E. I,ASDOl.T.- TraW fOIIIpld d'Oplit.almoiJ>g1! 1 t.ome t• p~g. 385.

ne

! Cura d Ila <:ungiunU~il~ :::ranulo-a e... scariftr.aziooi a.•~oclata alla cau· • terinazronf'. • Grorna1e rnfdico dd ft tltrato t dtlla lta mllrrna, anno !><~~. pa:Ono~ 3M.


61.2

S( LLA OTIAI.'IIA GRANU lOSA

Da questo provvedimento l'e~ercito avrebhe il bt"nefizio gli uommi delle classi puì anziane po1•rehbero grande avanti r epoca del congedMuento, a migltorare la pro condiz•on(>, e quelli delll' eia~~• cougedete non solfr cosi spesso altre r1forme pel' rassegna semesll•ale: il poi s1 libererebbe complet.am~:nte da una per1odica, co uclxnora mollo minorala, 1mportazione dJ c•mtagio.

Il. L' oftalmia nel popolo. 6. Se io m1 occuperò, ora, della diffusione dell'oftalmia popolazioni italJan~>, non perru opera eccessiva ed muL1le cbi consideri quanta importanza deve avere. anche per un tale fenomeno, per gli effetti che ne dt'.rivano alr mento, ~ quando s1 pensi come s1a obbligo d1 quanti a cuore le sorti e l'avvenire dell'esercito stud1are tutto q concerne o può influire sulle sorgenti del suo rmnovelll81f"ltoì Ora è l'esercito ~!&.~so, mercé il recluLamento, queslo giatore della sanil.à e vilalttà pubblica, che ci c.là la mi~ura del dominio oftalmico nel popolo, dommio la cui tita ci ù rilevata dal seguente ~pecchio N. 5. Emerge da specchio che nelle operazioni di reclutamento sulle W 1853-6~ ben 38~38 g1ovani vale a d1re p1ù dell' 8 l'· 1000 tutti i visitati ed il 5 1/ , circa p. JOO di tutti i r·ifo vennero ntlutati dal militare serv1zio per· oflalmia esterna suoi e~iti. Egli è ben'"1 vero che le congiuntiviti croniche sé solt> e come tali hanno motivato un numero as:;a1 · l'iord d1 rlfot·me (appena poco ollre al 3 p. 1000 visitati), non dobbiamo disconoscere che le cherallt~ tanto p1il roerose, <·oi loro esili ledenti Ja visione, e la '\:erosis, più rara, son dovute ~eneralmente a coesi~ttute o pret'et~t~• congiuntivite. Vedremo mfaUr come il conlag1o dell v . ...., ....., si propaghi di preferenza n ell'infanzia ed adolesceuza: ed 4uindi naturahs!'imo cbe a 20 anni la malattia abbia m quarti dei casi prodotto gia i suoi tristi esiti. Ed è da vare inoltre che la racihlà per i periti di rendere piu


613

SULLA OTTAUHA lìRA:\ULOSA SPI'CCII~ l\. 5 ·

stolu numerico dei riform,l/t per oftalmia cronica esterna

e .<~~wi esitt, st presso 1 consigli di leca che per rassegna speciale (di8treiti e cOrflt).

- -

l ~tlmf'ro o.Jei ',,,~.,u

18.)3

:W:ll7i

n~r,t.

2341-2~)

18:>5

256373 277803

1856 tiC 57 1858 1859

1860 1861

27261!) 28039:> 299301 2771;12 2 2527 295587

l G2 l&i:J

327705

J~ii

320-i-{.

49979 s2sao ~2065

44326 42192 i-1606

45850 46282 5.1177 2972311)

1865

326;J~3

41977 45007 47672

1866 1868

329031 321236 3087-i3

47258 45306

Totali

\673\51

7078;l4

1867

50875

:m o,1s 118 0,16 445 0,16 i64 0,17 245 0,07 4\6 O,tfl 627 0.23 760 0,27 398 O,ltl 1109 0,34 1012 0,32 126~ 0,39 16!)9 0,52 1590 0,50 1511 0,49

l 1008 0.38 2,02 13181 16891 0,7215,20 1i17oJ 1994 0,11 4,74 1674 2119 0.76 4,78 170;1 2167 0,79 5,13 ~671 1212 0,44 3,00 1055 1501 0.50 3,27 10'2-'l 1652 0,60 3.57 l :ID6 1966 o. 70 3,56 1967 2365 o,soj 7,95 18i3 29:>2 0,90 7,03 2114 3126 0,97 7,00 2120 338i 1,03 7,t0 24(11 41001 1,241 8,0:, 2215' 380~. 1,18 8,05 1987 3498 U 3 7.72

t l l \'1 '' osservano gli eiTeltl della legge ti giugno lSSJ, elle SBDCisce la rivctlililllt:l r1er la dellricnza di Slaturn e torace e per le infermitq. presunte 11.-

nahih rol tempo.


6H

~O l.L.\

OTTAI.VIA GR \:\l LO~A

slralivo il proprio ~iudizio a1 membri dt>l con"i!:lio, !a 1 as~ai spes~o formularlo dal c:olo liwlo iella Ie,.•one piu potentemente manifesta. mentre, d'altra parte, la rivl!dibihta, per effello della q11ale molla parte d'in~.-crilti tralascia ogJli cura, deve anch' "'S~a conlribUJre alla pt·eva lenza degli e8iU sullo schietto htolo della malnll1a come Lsle. Checché vogliasi intorno a ciò opinare, certa cosa ~ •tueHa. che t! ver·amenLe rimarchevol•• il numero di riforme per orLaltnia. ::\fa piu inlerec:~anle ancora •· 11 folto che. latldove r•mane stazionaria la cifra lotnle delle r1forme, du r ante l'ao cennalo periodo di IS leve, 1 I'Ìfot•mati per ortalmia a tano considere"olmcntt?, ascendt>udo. cou una ~rta un mila progre~"•'·a da 0.38 ad 1,20 p. 1()(1 visitati. e dal (l CirCa rs p. 100 del totale dei riformali. Un talt: mento è do,•ulo certamente e solo alla constiuotiv1te, sJccoJDA: è dimostralo dalle colonne 5• ~ l'• del Citalo '-'pecclllo, da emPr~eJ che ~:;ulle 11 clas~1 1858-HK le r1fonoe, pel solo cennato titolo, aumeut&I'Ono da. O,O!l al 1'1 p. 100 visitati. le riforme, dun'lue, per pura cJngiuothile cronica si nel bre,•e succedersi d1 und1ci anrn, quas1 settuplicatè. Ora cotesto interessante fenomeno, per e~;ser e cosi wgent.e ed uniformemente progre$sivo, 11011 può spiegar~i, oé in dipentienza di un'uumenlala itoporL8zione del contagio rlalt'ese~ c1to nd popolo. poichi· in quello la malell1a offrivasi iu notevole e sempre mag~iore decremento, ni· •tuale efTelto dal maggiore rigor., alla visita de:,rl'mscl'llli, av"esrnachè •1uesto sle""O rigore non a ccugiona egualmente una maggiore perdita per gli allr·1 titoli ùi mabiliti1. Forza è quindi scere 1111 dom111io effellivament•· !-empre pu1 ditluso delh1 malattia. Epperò cJUI s'impone spontanea la l'Jcerca delle cause prime ed atluah del fenomeno, nonché dei riruedi Yalevoli a combattere un cosi triste fattor e di malessert! sociale e di del;iht.amento delle forze VJ\'e del paese -:-. Laddove l'oftalmia Ì' piia genet·almenle dulusa . o ere· denza molto comune, che la prima importazion~ di essa rosse dovuta a militari, venul1vJ per nuovtA formaz1one o cambi di p residiO. oppure rimpatrialivi per congedameuto; ed in tale giudiZIO ho VJBlo speS!>O fermarsi con convincimento anche


SUI,LA OTT.ALlllA GRANULO. A

615

roedici di distinzione. Io n o n voglio, nè il r>otrei, dopo quanto bo g 1à dtmostt·ato con cifre probalive, !>cagionare totalmente resercilo dall'lncresciosa accusa; ma il fallo che l'andamento dell\>ntlemia si comporta cosi val'io. anzi opposto nell'esercito e nel popolo, nel quale essa mostra put·e tenera a l'aus.e locali e per nulla in rapporto colla presenza, forza 1· costituzione varia dei pPesidi. ci obbliga a portare a!Lrove le nostre indaS!ini. Le condizioni ~i economiche che igieniche delle classi popolari son venute, certo, migliorando solto l'attuale regime; e la pulizia delle persone così come quella dèlle case, la jgi6 ,,e urbana e sociale. queUa delle industrie e profe~s1oni, r~ coltura generale, nonclre quella ~>pecialtnente tecnica dei sanitari. sono oggi cosi pl'ogredil.e ed acct·etlilate, anche nei piccoli villaggi, da dovere spiegare una direll~ ed efficace azione t•epre~>siva e preumuitrice sopra lotte le malallt~ popolari diffusibili. Queste, all'opposto, e Poftalmia in ispecie, assumono un più frequente .e vasto dominio; dond~> ciò, arlun•tlle! Evidenlemenle dobbiamo sopPstullo in crimrnat•ne gli immen,.omente e per varie guise aumentali conlalLJ sociali. ~el caso

nostro particolsl'~ (giacche si tratta di un mcwbo

mollo prevalentemente dUTuso nell' adolescPnza) la scuola, radunArH.lo in un ambjente confinato 1 ~ntatli ed il contagio, deve t(mnare un insiéme di condizionl le più opportune _e pecuhllrmenle ra,·orevoli aJ una rapida dill'usione. Io ~ono ben dolente se, coodollo dall'immane potere di fatli palpabilissimi, sarò fot"e men che rivet•ente verso IJUesla isliluzione; ma io. com e ogni allento prali co, avevo da alcuni anni in quà, còn dolorosa sorpre;.a, notato la fr<'I'Juenza dell ~· CQngiunlivili negli scolari. la loro ap(larizione in grovanetli per l'innanzi incolumi ed apparlenenli a famiglie agiate pu1ilissime: e similmente Q\'evo nolalo l'islessa infel'mità costituirsi non rara t agione d'inammissibtlifà ai collegi militari e frequente titolo di riforma innanzi ai cous1gli di leva e d'amministrazione dei cor p1, in quei giovani p1ù specialmente che più avevan() frequentato le scuole popolari. Del l'eslo, la cliìusura Il t queste pel' gravi epidemje oftalmiche


616

'Uli..A OlTAL'IIA f.RA~ ULOSA

non raramente occor~a. non aveva potuto meno spiacevolmente imprdssionar mi; e cito, a Litolo di documento. quelle di Torino, Rnni ad.Jielro, e d1 \~enezia nel Hsi9, citta tropra tulte civili e pulitis"ime. R. Senoncne l'nr~omento nel quale é d'uopo che io insìl"La ooo •'• nuuvo per gl1 studio!<i e scienz1ali. È ,.:itt piu che un t.reut.·umo che in ltal1a e, meglio, fuori, una dis tinta falan~e di iA"ienisli t> medici studia di proposito il dominio in"adl'nle delle mAlAttie seola.'ftiche. quale la miopia, l'ambliopia e.J A"'lenopia, la ceralalgia ed il gozzo cosi dr-tl1 scolastici, le dev1azioni della colonna vertebrale, la li"'i e la scr·ofola, Je diller1te, la perto~e. il vaiuolo, il morbillo, e via v1a; malaLtie in gran parte contaa-iose e diffu sibili. A combatterle il congr esso internazionale d'igiene di Torino, nel J880, dietro propo"'ta dell'm~lese Rolb rJconosce\"a, con formale voto, indispensabili le visite mediche periodiche di tulle le s<~nol e; il pro f. Mandruzza. formandone oggello del suo d!f:corso inaugurale dell'uiii\'E'I':;itit d1 Perugia (novemb. 1882), ed il pror. Sormaru tu una elaborata relaziono alla seconda r iunione degli igienis ti nella stessa Per·ugia, dimostrarono la oecessilll di unn attiva. Accorta "ben or,qaniztats sorve. {lhanza med1ca. per prevenire Ja d11fU"'iooo delle malattie contagiose Aci epidemiche, chiedendo l'istituzione di una corJ. tinua ì!-tpezione igienica dt:lle «cuole. Ma già rw•ma, all'estero, fu talmente compre so il danno che. dalle cattive condizioni igieniche delle scuole, poteva derivare al bencsser•e sociale ed all"econornia ste~"a dello Stato, che «i fu roUPc1li ad al· tuare efficac• comeché parwlh mis ure preser vatriri. Cosi a Parigi, a Rouen si org'8nlzzò una i«pezione medica dell t~ ::..cuole. e nel lo cir condario della stessa capitale. vi fu ann•·"'~o, fin dal i88:J, un dispen ..ario per la vtf-ita e cura de• bambini, arl imitazione di quello gilt tempo prima fondatn dal doUore GiLer laii'Ha"r t:. Altrettanto si prat•ca nel Bt:fgio, dove da molli anni s1 usa rornire l!ratuitamente medicinali ai Lambini delle scuole ed asili, ed a BruxPlles funziona fin dal 1874 una triplice ispezione mensile. par ticolarmente rivolta all'esame degli occhi i in Olanda, pe1•ò, la leg!le del 186:) si limitava a dare facoll.i:l ai medici dello Stato di vùH·


61i tat·e ~:-cuole. lht 1101, nonostante t•eit~rali sfor zi ùi dislintìs.,1rn1 nwdici. come quelli ratli a ~apoli t' Milano, ~> rattiva propa~XAIIÒB della H. Socieln

Haliano. ò'i~iene, solo Palermo vanlll finora di avere allualo, dal iSSi. e con buoni frulli, 51 un regolnre Rervizio d'i.c:.pez10ne scolastica, adibendovi i medici condolu. !l A ribt~.t!u·e l'argomento dell' ur{lenza di pro\ vedi menti gienico-preveotivt per le scuole, ed a documentat·e il con1 cetto e$pre~so, chP in que<~le appunto l'onatm:a lt•ova l'opportunilà fAvorevole per la sua invadente prop~azìone. giovami qui rtportare 1 risultati di una diltgente •~peziooc ~aoitaria elio con tale intento ebbi l'opportunità di passare, restate scorsa, alle scuole della città di NC!lo, per inv1to di quelle autorità, amministrativa e polilica, e ciò in !'leguito a dicltiara7.Joni da me ratte innanzi a quel consigliO di leva sul de,·ato progre$SJVO aumento delle rtforme per oft.elmìa nel mandautento capoluo~-to di ,uel ci t·conrlario. Or bene lo ~pec­ chio se~uente (K. 6) compendia appunto l risultati dt tale Ì"'p•·zione in cifre fedelmente ordinate. 1 \'isitati furono 63~~ giovam d'ambo i sessi e di varia età, e fra e~si ne furono riconosciuti più o meno gt·avem~nte atfelLi ùa con~iuolivilo cronica manifesta ben 261, ossia il 31.~;)p.100; la congiunl!vile "emplicemeote catarrale si notava mvece in soli 17 visil11ti; 21 altri pure presentavano uu evid~nte :;lato congeR\ivo delle congiuntive, ed uo solo la xero~<is. Gli affetti da congiuntivite cronica si dividevano poi in 111 affetti da congiuntivi le cr·onica iperpl11stica (1 ~,30 )p. 100 eJ in 150 affetti da congiunti•ile distintamente granulosa nella proporzione qumdi del 1i ,9f> 100. Tali cifre, nella loro rude espres!'tiooe, dimostrano SEinza altro una grave condtzione igieoico- sanitar1a delle scuole JS)Jezionate. l nfutt.t, ad una simile ispezione prattcata sopr·a 1!1-H bambini e J987 ranciulle Ji 14 scuole londilH.s"i, rt'3ullò appenA 113,8 p. 100 dei primi, il 3,7 p. tiJO delle seconde sic<'ome l'nmpl ..ssivamente affetti da ogni ~enere di malaLlie e diretti organict oculart. Altre statil>tiche di altri paesi, io ''ertlà egualmente ~eoeriche e poco prec1Re, non mer1taoo e~~ere


...

:::

6 11{

l

. . ..

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ralarraJe sPmplìce C•mgiu nttvite cronicn CcJo IIIUntl\ite

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. . - ..

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lnC~noro destra tnft•rulre sliilstra D•·~trn :a;enerate Smhtrn generAle

Surt~riore sinisir~

SopPr.ore dopp&a lnffriOre tlopJ,iia Surwnore destra

OOI'JI'a ~eoeralt>

~UJ~<•rlure doppia

l

'iUJOI\rO dei VÌSitllU

... -E._ -~op(li~ t;enerale

. ...

...

~

SUI.t.A OTI.\L\llà (iRA \UT.O..., \


~ULLA OTTAL~\Ua

loRANULOSA

619

qui r·iportale, pure scost.e.ndosi poco dai tet·mini dJ •1uella di Londra. 10. Se dunque presliam fede alle cirre, il citato specchio ci dimostra pure che nelle accennale .sctwle popolari furono riscontrati affetti da oflalmia ben 23i alunni (36,46 p.lOO), con un !'ensibile predominio nelle classi maschili (:!7,43 p. L()(l) sulle femminili (32.11 p. 100); faddove lra gli alunni del regio ginnssio, della scuola tecnica e delle classi pr t-paralor·ie e normali della Regia scuola normale femmiml~:~, occors:ero solo 37 ail'ctli, pari al 16, 26 p. 100 dei visilati. Il ~inuasio è risuHato quasi libero doll'enùemia, avendo offerto n snli cronici senza verun granuloso; e buone son pure em~:rse Je condr1.ionì delle scuole normali femmioìli. con due alunne atfelt~> rla granulosi, 5 da congiuntivite cronica ed tt11' ultima da xerosi .. : ma é notevole l'os<>ervazione che ner c• t-Il li casi la malallia presentava caratteri di una cronicllà mollo confermala e segni di una moHo antica esi~tenza, e ciò impoue il convincimento che il morbo vi éra stato importalo dalle scuole popolari. dove fu assunto negli anlecedenli anni di studio. Chè se poi, dettagliando piu ancora le nostre cifre-, vogliamo llldagare alcune modalità cat'8tterisliche dell'oftalmia scolas~ica, dit•ò che sopra 299 alunni d'ambo i sessi, nei quali furono constata te affezioni congiuntivali, la lesione consisteva nella: Jperemia congiuntivale sem2,52 p. 100 dei visitat.i plice i11 . • . . • N. 21 ii= 2 p. 100 • Congiuntivite catarrale. • cronica iperplastica. . . , 111 = 13 p. 100 Congiunti vile granulosa » 150 = 18 p. 100 »

=

Totale . •

N. 299 = 35,52p.100deivisitati

Le due pr ime affezioni, 'li data generalmente recente ed evidentemente dipendenh da cause comuni, quali la pessima igiene domestica, la forle irradiazione solar·e-, la met•idiona· lita ed ubicazione par ticolare della citlà, o simili, non me-


6~0

r•itano rtui dr esser e notate se non perché, data nelle scuole la preferenza del contagio della g rave ollalmia. devono Pfl:<e neces~arramenle co«hturr e una dr~po~iziooe organica loeal~ molto ravorevole pel più raciJe e c:icuro aUecchrre t.ir •rudlo, e pel più rigoglioso e pericolosamente grave sviluppo della roalaltra. Da ciò la convenienza e necessita di curar e col maggior rmpegno, nelle "cuoi e com~ ru•lle caserme dovun•1ue sono agglomerazioni sociali, anche coFi semplici affezioni. Ma l.ale consid··r azione Ùl'\ e maggiormf'nle vaJerl! per le con;:runli,·iti croniche, parltcolarrnente se a tendenza rperpla:-tica, corne riscontrrarno massimamente nei giovaoelli; a,._ vt>gneché talr lesionr, indipendentemente pure dall' &lione del conlagro, va!gono spesso da sole a degenerare nella granulo~r. ~opralulto t!e trascurate o mal curale, o stabilitesr in or eanìcomr linfalici. Prevalentemente difl"u.,a ru riscontrata la Rranulosi (18 p. 100 clt>i vi~;tilati), cor carallrri, in geoet·ale, della sua forma Jlrimiliva; il elle, insieme al grave suo predominio ed alla particolare ~ua ~ede e lrmilniooe, spe<>~o I'AI'ziali, sulla cor.:.riunliva. cl~>nunciavano pateotement<> l'origine ~ r cont&gio. La ~ranulo!"i, invet·o, ru r rlevala come tale e limitata olia piilpebra ~uperior~ de!-!lra di 9 vi~itali, ed in 2 allri all'omololl'a sinistra; io 2 era c:lmilmenle limil.alà al segmento palpebrale inf~rrore destro, ed in un ultrmo all'omonimo sinif.Lro: vuol dire c ht> in i i c:opra -;g granulo~i, nel qui n lo dunque dei casi all'rncrrca, l'atlezione era recente, talora affollo incipiente, !l'pes!'o ancor·a limitatamente circoscritta a metà rli una palpt>bra o ad un :-~olo angolo palpebralf', ed insiememente scampagnata da ogni altra alterazione della rimanente congiuntivo . l cuJ-dr-sacco. però, erano quac:i sempre interessali per ragron" dr vrcinanza. In 11 casi la malaLtia aveva invasa la congiuntiva nella sua totalità, pure rimanendo monoculare, e più frequenlem~ote apparteneva all'occhio destro (8 ''Olte). È pure singolar e che la granulosi e la congiunlivtte cronica. msieme con:,;rderale • all.accavano le palpebre superiori (88 volle) mollo più spesso che !e inferrort (21 volte). l'occluo destro (32 volle) a preferenza del sinistro (17 volle). Queste


due malallie !'li compot·Lano alquanto diversamente rispetto all' eta e condizione ~oeiale dei bambini : la congiunllvite cronica é rJUIISi egualmente frequente in ogni ellì, la granuJo;.;i predilige piu specialmente l'etA dai -; a1 12 anni; la prima contamini\ indifferentemente gli alunni, !{Ualun'lue 818 il loro ~iato sociale, da noi argomentato dalla profesSIOne paterna, la seconda risparmia marcatamente i benestanti come è dimostrato dal seguente specchio n. 7. 11. Quanto, infine, alle natura del processo morboso, dirò che la semplice follicolite combinala alla conginltvile cronica era caso raro, e la granulo•H presentava io generale evidentiR~irni i caratteri del tra coma; il ché, rilevato in una numero<ql schiera di bellissimi fanciulli c ragazze dalla salute pro~pera e dal v1goroso ~viluppo o•·ganico, dalla nutriz1one florida, colorito &empre ro!>eo e l'occhio vivaci!>SlrnO; una giovenlu sana e vegeta di una '·italilà esuberante, nella quale il linfatismo, la scrofola, la rachitide e l'anemia erano rappresentate solo da qualche eccezionalissimo debole esemplare; luLtociò, dic:o, costituisce un assai peno~ contra~to dì fronte all'accertalo ·vasto domin1o del tristo morbo! li contagio, dunque, esso solo, in quelle scuole, ha potuto ingenerare tanto danno: ivi segue continuo l'immediato avvicmamenlo dei fanciulli sani al malato. intorno al quale l'atmosfera. confinata e tranquilla, !>Ì satura deJ germ1 del contagio ; h·i -.eguono continui e reilerali i contatti di ogni maniera. Che se poi, come spe~so avviene, cause comuni, "leno climatichP, profeQ~ionah o d1ate~iche, ed una inconarua igiene inducano, net bambini affetti, riaculiuazione deJia malattia, con più abbondante secrezione e maggiore virulenza del contagio, da una parte, e dall'altra inducano nei ~ani, iper•emie e congiunti viU catarrali, d' allroude così comuni nell'infanzia, allora, certamente J'of\almia de,·e acquistare la plll larga diffusione. Senza tentare di calcolare dalla grave proporzione di ottalmici rinvenuta nelle scuole di Noto, quella della popolaZione scoluslica totale del Regno, non possiamo a meno di ammetlert> clte in molLi e molti altri luoghi, Ha in ml)dO piu o meno peJ•manente, sia a forma d1 epidemie, si troverebbe,


622

SUI,LA 01'tALl!IA GRANULOSA

SPECCIJJIJ 1\". 7

Specchio relaliro altispe;;ion.e oftalmica sulle scuole di Xoto a) Oflalmic• cronici dì-

b) Oftalmici cronici tli:stioli per mestiere o professione del J•adre

JtinU per fa loro eta Erano

Eranv AITetti da

Proressione e mestiere del partre

3~~ !1..·/ • !l • •

4 61 1

,.

41

RarfJier& .

• Calzolaio .

. . . . . .

• Cameriere. insen·rcote ort 5 li l • usciere . 6 2718 19,51 6 ",GJ COcchiere .

'J •

7 5'! IO 13,00 15 !0,00 Contadulo. . . . . . . 8 511 9 H,U t t ~6,00 Cno~o. dolciere, panettiere 1 9 48 li 13, IO t5 30,00 f'aiJhro. . . . . . . . t o ~"l 9 H ,00/19 24,00 Fare;.:n~me . . . H 58 lO t!,3( 13 16,00 lmp•cgato . . . . . u 60 101 tl,OO 111 ':lll.~ ro~egnantc . . . . t 3 tlO H 1 ii,Oi 8 9,, .• }fognalo, pastaio . . i4 35 9 18.00 ti,OO ~Ur.ltOrl' • • • • . t :>JO 9 21,!3 7.H Oreuce . . 16 i!6 l '! 6.!5 1!,50 J>ittor,• . . . .

·1

i i 19

t

18 9 ! 191 8j :W 5 • !J 3 •

Il

»

Prore,>lonista

• Pror•rietario . Sarto . . . • Sta11naro .

8 14

43,00 H.66

i!I,OO 18,18 :1"00

34:~

:!~.00

40.00

U,ì!!

3.84

9,:;:~

4~.00

1

2~ Il•~ N. B. - Si sono calcolali i valori percentuali ~oltanto per quelle categoriP (li

eta o per IJUCllc professioni, che rreseotauo un numero suftlciente rli ossenazioni.


~l:l.l•.\

OTTALliiA. GRANUI.OSA

623

facendosi se,·ere inchieste, una certo non minore diffusione di oLtalmia scolastica, specialmente in quelle regioni d'Italia che si di"'tinguono sulle altre per mag~ior numero di ril'ormati per congiuntiviti. Dobbiamo quindi concludere che il pane della scienza che si somministra nello nostre scuole ai figli del popolo è tt·oppo spesso avvelenato da1 tr·isti ger•oi della olt.almia, conclusione tanto più dolorosa e degna. di seria meditazione inquantochè, come già abbiam veduto dalla proporzione dei riformati durante gli ultimi anni, la diffusione dell'oltalooia tende in generale ad aumentare. 12. È pertanto necessar io di studiare tutte quelle prov,·idenze che son più valevoli a combaltere cosi tr·iste diffusione del morbo nella scuola. Le qual• saranno giudicate tanto più int!ispensabJii ed urgenli, quando si pensi alla gr ave virulenza e contagiosità dell'oftalmia, che perciò facilissimamente dilarga ad infe.star·e non pure la sco1aresca, ma ancora le rispettive famiglie e(i inlier i paesi, dando luogo bene spesso a vel'e epidemie; •ruando si rifletta come un tal morbo, perchè gravement-e altera e dic;organizza la nol'male tessitura della congiuntiva, surrogandola con nuovo Lel'sulo di cicatrice, lascia spesso dietro a sò, anche se guar ilo, tale una impropria e difettosa coniizione locale, da rendere l'occhio irreparabilmente e permaneutemente ca gionevole ed imperfetto nel libero importante ~uo ufficio lisiologico; rtuando, infine, si ponl!a mente alla ~ua natura lenta ed insidiosa. all'apparente sua inerzia abituale, eà alla fìer·a tenac•tà. che rendono tale malattia ancora più pericolosa, come quella che non richiamando, fin clalle sue prime fasi, alle opportune cure, conduce poi facilmente ad esiti tr istissimi, quali detur pamenti permanenti, la cecità compiuta od incom· pleta. Le accennale pr·ov\•idenze donebbero concr etare, con criteri pratici ed uniformità di metodo, un regolare servizio di continua e rigoroc;a sorveglianza sanital'ia di tutte le scuole primarie, ùrganizzato così da realizzare in modo preciso e sicuro allontanamento di quei giovinPLti, che fossero riconosciuti comunque affetti da malallie contagiose od infettive. All'effetto gioverebbero:


SULLA OTTAL~IA GRANULOSA 1• la visita diligente e ri~orosa di tutti gli aspiranti all'ammissione nelle scuole, nonché di quelli che vi ritornano dopo non brevissime assenze; 2• l'ispezione regolarmente periodica, anzi settimanale, sopra tutta la scolaresca, peculiat·mente diretta a sorprendere ogni inizio di malattie diffusibili , e particolarmente oftalmiche ; 3- tenuta di appositi regi~tt•i, in cui fossero consacrati i risultati di OA"ni singola ispezione o visita, e per ciascun giovanetto in modo che apparisse chiaro lo stato di sanità o di malattia, ed emergesse ancora, in questo secondo caso, il parere medico da rendersi subito esecutivo. Appositi saniiari vi dovrebbero essere adibiti; nè sarebbe necessario che qllesti abbiano ad esser tutti provetti specialisli, purchè forniti di buona coltura professionale, e dotati di mollo buon volere, attività diligente e, sopratutLo, scrupolosa imparziale fermezza. Chè se infine si volesse e potesse fare opera veramente utile ad ogni ispezione scolastica, e cioè per ogni 5 o 10 mila abitanli, dovrebbesi annettere un dispensario gratuito per l'infanzia, conquistando cosi un'arma potentissima prr combattere, nel loro primo insorgere, le malattie popolari, e per aggiungere nuovo vigore allo sviluppo organico nell'et.a più giovane. 14. Ma ritorniamo, n'è tempo, al nostro primo argomento. Abbiamo già determinato l'entità ed il progressivo incremento dell'oftalmia nella popolazione; é ora più interessante studiar·e la sua varia distribuzione geografica. Ci serviamo all'uopo d~l seguente specchio n. 8, il quale ci dimostra le riforme seguite in ogni singola provincia del Regno, pe1 titolo: u congiuntiviti manifestamente croniche • e xerosi~, alle operazioni di leva sulle dodici classi 1857 - 68; poichè non ci fu possibile isolare dalle statistiche ufficiali


ò25 SP:ECCHIO

'i.

s. .'l!orbosità oftalm ica d'!Ue prooineie raggruppate per regioni

- --------Riformati

PRO\"INCIF:

Numero

dei visitati

Cifre eltettive

95!ìil9

:H6

\ 'alore proporzionale

H.eyione contint>ntale. Alf'ssanùria Belluno. Berg11mo Bologna.

2~597 49~0:-1

~>9767

Brescia .

57!101 65162 38405 84779 2Hi48

Como. Cremona Cuneo Fj>rrara. For·li . Go>uova. Mantova

iH564 75!)74

38664 131 561

.Milauo

~fodena.

No,·ara . Padova . Parma Pavia. Piacem.a Porto Maurizio . Ravenna Re!!gJO Emilia Ro,igo. Sond••io . Tol'ino Trevi~o.

Udme Venezia.' Verona . Vicenza.

ns 56

149

34

123

101 43 159 -<)

,_

344 85 !J9

3,60

1,05 1,11

3,00 0,96 3,28

0,88

1,45 3,31:1

1,36

2.09 1,86

29

3 37 :?:27 U2 0,58

59770 27879 15127 287!)3

10;j

1:72

3Z>i7

01

:!7::~50 8x~5~

496!:>1

:U351

2804!)

14321

127925 49701 6722lì 462S3 4!l38R

4745:) Totale

26 55

--1657&88

75 33 37 52

Zt 20 160 31 22 J 12

23 i-7

2.:!0

1,16

2.44

1,80

1.56 0. 7~

1.3!-* 1,~5

0,62 0,3:1

2,78

0,51 O,H9

-- - - - 2687

1,61


626

SULLA OTTALmA HRA~L'LOSA

Riformati Numero

PROVINCIE

dei \ bitati

Cifre

etretti~e

Valore pro porzionaie

Regione pe'}insulare super1ore.

Ancona. Aquila Arezzo . Ascoli Campobasso Chieti. . . Firenze. Grosseto Livorno. Lucca Macerata Massa Carrara Perugia. Pesaro . Pisa . Roma Siena. Teramo.

33911

488f>9

31666

Totale

47633 46075 102013 14488 13568 32330

Avellino. Bari Benevento. Caserta. Catanzaro . Cosenza. Foggia . Lecce. . Napoli Potenza. . . . Reggio Calabria. Salerno. . . . Totale

45

20066

;~6004

106J50 27684

789809

l

l

1,48

2,33

1,32 4,51

096 17,10 1,51

0,4!) 1,90

66 15 104 101

0,88 0,51

26

O,i8

1~

33058

r>0842 87692 28136 90615 58718 67749 4i-322 6765:J 1066.27 65384 52175 69896

0,5()

232 53 16

23645 76836

Re{JiOne peninsulare inferiore.

15 111 61 460 14

:~5103

7~929

1,21 0,82

47

26690

-

41 40

2,88 1,42

0,70

1526

1,98

29 4i

1,8.2 4,35 1,56

108 100 210

1;84 1,47 4,76

381

296

379

:t27

5,60

687 102 141 160

6,44

1,56

2637

3,34

2,-o 2,29


627

SULU OTTALMIA GRANULOSA

Numero

PROVr~CIE

l

dei visitati

rurormati Cifre

-

l Valor~

effettive 1 propor1.10naie

l

Regione delle i8ole. Caltanissetta . Catania . Gir~enti.

.Messina. Palermo. Siracusa Trapani.

1:~3

33203 i0711 41051 58075

1413

83177 43007 33319

525 320 164 149

362M3

2982

8,23

56908 3779-i:

639 502

94702

1141

11,23 13,28 -- 12,04

457245

4123

9,02

H065

3,083

400 19:98 6,77 9,04 3,84 3,81 4',45

278

..

-

Sicilia Cagliari . Sassari . Sardegna Totale Totale generale

.

3588987

'

--

l anteriori i valori propri dello stesso titolo d'inabilità. Risulta adunque che le provincie di: Caltanissetta con 4,00 riforme p. 1000 misurati Bari. Il 4,35 » » » Trapani 4,45 n » • » Firenze » » 4,51 • )t Foggia » 4,76 » Lecce . 5,60 »· Napoli. » 6,44 • )) Messina l) • 9,0~ 11 Cagliari •\) 11,23 » Sassari 13,28 » )) Livorno » 17,10 » )) )) Catania » 19,98 •

..

J)

))

l)

))

)

)l

..

..


G~8

offersero tl ptù alto coeffict>nte 1.h rtforme, coefllctente gressivamente sempre pìl) tlev~to, in orrune ascenrl .. nte scalare, dal .. a circa il :!Il p. 1000. lnvec•• le pru\'tncie di: Vicenza . coo 0,09 riror·me p. 1000 misurati i) 0,96 Brescia e Grosseto •,, " » » Cremona e Perugia o (),~t! o,>.·>Aquila . . • • " u;;8 Il Rovago e Teramo » 0,70 Il Siena 0.62 Ta·eviso • • • » » Padova. . • 0,58 " 0,56 Asco!i • • Il Pesaro e Verona • • o,~11 Il 0,49 Mocerata. • • D Udine . • o,:tl '3uhirono un coefficiente minimo u'inallili. La laLtludine spie~a dun'JUe qualche mfluenta sul \'ftrio dominiO del morbo, non quanto pero polreLbe.si a bella pr1ma pr•esumere; infatti, ragg ruppando le provincie per re~-rroni geogTalicbe. si ba rhe l'inòrce pl'ot'Oniooale delle nror111e, eguale all' 1.61 p. 1000 nella reg1one continentale, ascende di poco nella r-egione penisolare Sllpl:ll'ior•e ( 1,98 p 1000) e piu ancortt nella peoi~olare inferiore (3 ,3~ p. 100), m~>nlrc e veramente enorme nelle isole, nelle qualr "'' ha la propon~ 1nne di 9,02 p. 1000. cioè 8,2:j p 1000 in SicihA e ben 12,0i nella Sardt'p:na, posta piu e nord della prnna, mentre entrAmbe gono ~ile quasi nella s!es"A lt~liludine della regione pen1~ lare inf.. riore. Che ~e. mvece che per pr ovincje, Cl facciamo a conhiderare la distribuzione geografica dell'ottalmia per circondttrr, come •• rauo nel se~ente peccbio ~- 9 e nella carta ~to­ ~rafica da esso specchio •lesunta , appariranno ancor· ptiJ distiol~ alcune ellre parLicolarité, e ~pecialmeute : 1• che, ao ~otenerale, i circondarn marillimt $Ono più srra\emeole colpilt di ')Uelli dentro terra; 2• che 1 p1ù colpiti sono t circol\llarit del litorale ionico,

,

,

,

,

-


SPIICCIIIO r\ • 9 •

1 c&rcutt<lari del &vno classt ftCilti ~econdo il ere.<teente indtcedella loro morbo:uta ~ftalmtca ragguagliata a tOVO mi!mrrtli. 1 Verollmo"a . .! Domodossola. 3 Camt-rino . . 4 Rorcu S. Casciano 5 .\<>coli Piceno 6 1 erni. . . i Uditw . . .

8 Cittaducale. . 9 Salo . . 10 Spoleto. . .

~5 Rimini . . . • . .!u,86

. 0,1=1

• 0,:!~> ~i S. Barlolomeoin Galdo0,8i . 0.29 i7 Pavullo . . . . . ..0,91

. O,ao 1~ Spezia . . . . . . 0,1l3 . O,:ll ~~ Grossdo . . o.cJ6 . 0,33 ~lO Lecco

.

. o,:la ~1 Campagna. . OJ l . t PaUanz.a . . 0.11 5;1 Yacenz.a. . MI. 5t Bobbio .

. 0.00 . O,Oi . 0,!19

. O,tl9 . 1,1JJ

11 c,,·,tuvecchia. 1:! Corleone .

. 0,4211

13 Faenza . U Urbino . .

• 0,4-:IJ rl6 Rieti . .

. 1,01

. O,i7 !)8 Viterbo . .

. 1,1Jl

. 0,42

. 0,42 ~>·>1 Orv1el() .

• 1,01

151 Ct~stt•ovillar·i Ili V t>llt>tri .

.

17 Cefalù . 18 Tr~"' 1gho .

. 0,4!'l5!ll C:hia \'ari .

l!) Vei'Oll8 •

.

10 ~Iontepulciano . . :!1 Piedimonte d'Altre .

22 Macerata 2:1 Foligno . 24 Padova . ~Alba . . 27 Pesaro . 2~< Soimona

. :lO Ftorenz.uola 31 t.:rem11 . • ~~Cremona

3:t A vezzano .

. . •

•·i Morlara. J5 Torto na. 36 Cesena . :$i Penue . :!l< Siena . 3~ Rovif!O .

.io Teramo.

il Fermo . 42 ;-\icaslro

r>7 v er·celli.

.

~3 Bor4tolaro .

tH LOr1i . . .

. t,O t

. 1,0;{

.0,51 10u Belluno. . . 0,51 'il FrMinone . 0,52 li2 Chaari . o,;,:! 63 Cuneo . 0.~>5 M M8t:i<~8

. 1,o;} . 1l,Ot.i

Il,~ l•~>

1,011 . l, Il

. • • .lo,: . . •;!i SU"Il Va~>to .

tli Trevi~o.

a31 Ivrea.

0.4~• 1

• 11,611 uil Biella . . U,tiì 1~~ ~i,.lt•elt.a 0,6.1 n!t Peru~ia. . 0.6~ 711 Paola .

. 0,6~1! l ~agoo~gro O,AA , 2 V alsesaa 11,&- ;3 Aucona . . 0,';'2 i~ Brescia.

., 1,117

.1,0~

. 1,08 . 1,12 . l,i2

. 1,12

.1,U . l, li'\

. 1,20 . . . 1,21 . . 1,2t . 11,7:!1175 ca~lelouovo di Garf. 1,2;; ll,i:. 76 Bt>rgamo . 1,2fj . 0,72 77 Bi"ona . . 1,:42 . 1,3:i . 10.7:~~~~ Mondovi • 0.7A 7(J Pinerolo . t.:la

0.~7 l \'en.:ato. . 0.78 1 Palmi . .10,7~ IH2 Pavia . . O, O1s:~ Polenza. . 0,t-O 4 Nov6ra . .1O,H:l,,A., Patti . . . 0.8:1 ~G Aquila .

l,;l.> .I,:H

. 1,3~ .I,!H .,l,:lfi

.1,:n . t,:J7


(ì~O

~ULLA

OTl~L~IA ~RA~OLOSA

13~ 1 Saluzzo.

811.\osl.a SH!Breno . 89 Sondrto. 90ILanciano 91 lòuastalla . !l2 Monteleone .

. t,:l9 . t,.-19 13->1Genova . . t,a9 136. Po~zuoli . 1, ~~ 13i1Parrna . . 1,41 138 Salerno . . 1,41 13fl Forli . .

94 Malera . !15 AlbPoga. !16 P10cenza 9:- rormo . 9 ,Ch:Pti 9!l,Cnsenza. . . 100 Arezzo . . . 101 l ~ernta . . . 102 Caltan iE~"eUa . 103 Gaeta

. l. i2 Ut Volterra

ua Cerreto Sannila.

. l,-i2t 1W.Venezia.

. . l,~i H2 S. Severo. . 1,4i l i3 Lulo!o. . . . l, H l HlP isa . . . 1,45 145 Como . . 1,4!> 1W Ferrara. . . . . . 1 ,~ ti'71S. Remo . . . . •. 1 t,48 148 8t)logoa . . . . . 1.:>!1 14!1 Vallo della Lucania ·11,51 15h1 1Nola . . . . lOi Lucca . 1,=>1 1:-l l Bovmo . . . l'li> Sala Consilina · l t ,~l7 l:">2jNicosia. . . W6 Re::gio Emilia .11,62 (15'1 Ca stellt~mrnat·e 107 Sora . . . . . I.G6 151- Monza . . . !081Clusone. . . . 1 ,69 1~>5 Gallarate . 1001Catanzat·o . . . . . t.n11 15H Isola d'Elba . 110 Por to Maurtzio . . . 1,14 157 Abbiategrasso 111 Termiru l rnt~t·ese . . 11,81 1581Vogohera . . 112ls. Aogelodt>' Lombardt 1,!l2 l591Bari . . • . 113 Novi Ligurl! . . . . 1,83 wu c omacchio.

1

1 Hj Mantova

.

.

.

.

.I l ,86IHi1 1Sit·acusa

.

115 Borgo S. Donoino . . l,t!9 \62 àlessandria

116 Cornpobasl>O . 11; Modena. . .

. 1,90 W3IA vcllino . 1,9 Hi\ Imola . 165 Larmo . Hi(i ~todìca .

i,lll lf); Roo::..ano 11 Altamura . . 2,113 u;s :-:olo . . 119 CA"ale \tooferrato . 120 Roma . . . . 12.03 ·l(") 121 Pt!'tota . . . 16!1 CaUa~Jirone . . 122 Bt>ne" o:nlo . . . . ~ll 1'7(1 Regg1o Calabria. 123 Ptazza Armerina . 2,12 1'71 Ct~ slroreale 12' ~- ~lioiato. . .l:~,lt 1112 M it•andola . 125 Ravenna . . 12,21 173 Colrone. . 126 Ca"almaggiore

: 2:<0

127 A lcamo . . . 1:l8 Milano .

129 "evona .

130 Vat·ese . 131 M t>ltl. .

132 Artaoo . i33 i Gc~t·ace

.

. \.11'7 . ~ IU

. i,t!-1 . ~.29

. U:!

. 2,24 174 Acqui . . . 2,3:{ 1175 Taranto . . . 2,U tìG Cento. . . . 2,43 177 Lanusei. .

. i-,-'8 .Gl

. 2,55, 179 Trapani. . . 2,!'>9 l t80IBarletla. .

·14,95

. ~.4~ 178 Pontremoli Jl

. t.i8

. t8i

• i,tiO

. 5,01~ l


631

~stiG~llipol!. .) G•r~enll. . .

l

. 1,63 2,15 ] 100 01ieri . . . . . 7,71 ~~-~~ remplC Pausania 5.1f! nn Caserta . . · . 6 \t-! IK5 Lecc... . . . o:an l 197 Terranova di Stcilia 10.42 t86 Brindisi . . . :1,& l9' (gJec:ta~. . 10.59 1!:!7\ ~1azza1'a del Vallo. fl,88 1199 Al~>thero. . 112,74 18.~~ Palt'rmo . . . :,,8!1 200 Me~ma . 1";,><8 18!1 Nuoro . 6,(10 201 Sc;acca . . l ,66 1H0 Ftrenze. 6.02 202 Cagliari. . 18.78 1 !!H 1l Or•~tano 6.n-. 20J Ltv(lrno. . 19,27 192 A!'> li . . 6,23 1 2M Sasc:ll ri . . ~2~,t O 1~13 ea..or ia . 6.6t Il 2(}5 CatAnia . . 2';'.':'2 t9t F u!lgia . 'iJI:I ]206 Acit•eale .1.!2,:m

1

5,H \ 195 Napoli

l

Med1a generale del Regno

. • .

3,08:3

t' , uelh

del liloralt' ad r iatico meridionale lo sono alquanto 1 di più òel litorale tirreno meridionale (a l'arte la Sar-

degna).

Da ullimo, potrebbe sosp('tlal·~i, che la varia densilà della popolazione nelle diverse pro\'incie potesse spiegarE" una 'lualche ~nfluenza sulla distribuzione ~eografica dell'onahnis; ma tal., inflneJ17.tl r ic:ulla completamente nulla dal seguenl~> conrroulo d1 9 pr ovincil! a rnac:sima ed allrettaole a m inima densthi di abit.a.uli, ,.ecoudo i nsullali d~l censimento i88t:

l'ro\incie

Pro•lncae

:\apoli. Livorno

Milano. Lucca . Pado"a Venezia Como . Genova. Cremona

114!l S,tV Siena . :l;>', \7,111 Aquila :355 3,3-;11 Foggia 20:2 1,51 Belluno . l!l3 0,:))-lil Potenza . l P.8 2,78 Sonùrio . 184 3,2811Cafeli&rl . 1811 2,~1 Sassari .

170 0,88 GrosseLo .

Il

:H 0,70 :i3 o 2

53 i-:76 52 l,();> 5 1 1,:)6 :l!l 1.39

31 11 ~23

2o t3,2R 25 0,96


S~LLA OTTAL~JA

GUANtLOSA

15. Siamo dunque autorizzati a dedurr·e le leggi ~eguellli circa la distribuzione geografica e la varia diffusione del-. l'oflalmia in ltalia : i' La malattia, piuttosto rara nell'Italia seltenlrional.et si rende sempre più feequente discendendo verso restremo mezzogiol'no della penisola, ed asswne un dommio gravemeute endemico in Sicilia ed in Sardegna, infestando eccessi vamen le il ,·ersante siculo orientale; 2• Essa è più r11ra e spor•adica nei paesi interni, più frequente e più o meno Pndemica in quelli bagnati dal toare; 3° Essa pure prevale sulla sponda ionica, massime della Sicilia, molto più che sul!& lirrena, e sulradriatica; 4° L'oftalmia, infine, ,_i {Jreseota solo sporadica (indice dA 0,13 a 2 p. 1000) in n. 117 cireondar•, domina mediocremente endemica (indie& da 2,01 a 4,0 p. 1000) in 51 circondari per infestare gravemente (indice da 4,01 a 7,71 p. 1000) in 51, e gra>issimamente in 10 circondar·i soltanto, raggiun. gendo l'indice estremo di 32, 36 p. 1000 !V. carta e quadro n. 9) (1). Le tre prime leggi, come scorgesi, concorda no beu poco con queJle trova te dal prof. SnrroAni (2), relative alla cecità e miopia Le non rare eccezioni alle leggi stesse dimostrano poi, come il conla~io pos!>a srabili••si e durare endemico in pn~si, i quali non offrono lutto le c·ondizioni geografiche fA vorevoli alla diffusione del morbo. Ul F: ,uperlluo avvertire che la diffusione geografica del morbo cosifattarnente rappresentata non è poi t<IT~ttivamente dhtrihoita a tutto mtiero il ttr-

rrtorro dei singoli circondari; esso invece è in generale piu localizzato e confinato talvolta nei limiti piu angruti di un solo mandamento e c~mune. Cost nel circondarli di Xoto ed Acireale, ad esempio, il grave dominio dell'enrlem~ lo riscontriamo nel mand~menti di Noto ed Avola, Giarre-Riposto, assai tlJ Jlrù, ed Acireale, meno; in quelli di Messina c Catania il morbo inllerisre sopra tutto nei capoluoghi nomrnati. Ma i documenti sui quali e rondato rt uesto stndio non banno consentito di piti particolarmente dettagliarlo. (!} SOIIHANc. Geografia nosologlcn dtU' lfalw. - A. n noli di statutica, $Prie ~. ''01. 6', pag. ~3.


633

NOTA INTORNO ALLA CURA DELLA GR!NUWSI

1. Non è mio intendimento dare in questi appunti una rassegua storica, e molto meno fare una rivista critica di t;.;tti i wezzi, numerosi quanto svariati, impiegati nella malattia che ci occupa, dai piu semplici colliri all' inoculazione del pus blenorragico; bensì solo mi pennP.tto comunicare il risultato della mia pratica sull'oggetto. Indipendentemente dalla cura igienica, molto utile nelle affezioni incipienti e quando non si sono ancora sviluppati i linfomi, né vi ha manifesta labe discrasica, ho dovuto rieo noscere che H rascbiamento eq il termo-·caulerio, così come Lutti i eateretici, ledono gravemente la congiuntiva cbe laseiano Alterala, atrofica ed impropria al suo importante uffìrio fisiologièo; mentre elemer1to essenziale di efficacia ed utilità per nna cura razionale é quello di allontanare il germe eJ i prod•>tti della malattia, risparmiando la normalé te.s silura dell'organo affetto. · A così precise e razionali indicazioni io ho trovato di potere efficacemente soddisfare in due modi divet·si riuscendo ad ottenere due mezzi di cura, che, applicati opportunamente e coadiuvati, ove occorra, da semphci agenli sussidial'i e da un ben regolato regime igienico, sempre mi valsero a debellare in breve il morbo cqn reintegra:.zione fun:tionale della c<mgiuotiva. 2. Alla dem6lìzione con vari metodi, generalmente ·barbari · eJ assai rar·amenle a.pplicali con razionale ériterie, ricorsero bene spesso i t.•rapisti oUalmologi, giung.endo col loro ardimen to fino all'e!:>tirpazioue col metodo Castorani, che asportava financo H~ carlilagini tarsee. L'escissione, però, praticata mercé adatta piceola forbice, in senso parallelo alla cur·va di introfle-<sionè delle congiuntive reflesse, interessate a tutta


63.}

SUJJ.A OT'IAJ,\l!A

GltA~t:LOSA

spesseua, seguita da il•rigazione al sublimato ed occlusioue mercè fasciatura monoculare o binoculare; ecco un'operazione semplicissima, rapida e non dolorosa, guaribile in tre 8 uli giorni, che io ho volentieri eseguita in mollissimi cas1, cosi di congiuntivite cronica inveterata iperplaslica, come di follicolite semplice e di granulosi con liofomi e <!On veg~ la­ zioni papillari vistosamente sviluppate. ~t>i cinque anni (1883-8ì) durante i quali ho prestato st>r vizio in un reggimento di cavallei'ia, avendo st~ bili lo di non 10viare, di massima, co!'litfatti malati all'ospedale, do ve ponevano ogni loro maggiore industria a rimanet•e il più lungamente possibile, praticai spesse volte il cennato metodo di esci!>sione, e con questi risultati: cicatrice li net~re appena riconoscibile e sempre formatasi per primo coalito; ricomponimento rapido dei cui- di- sacco, per !'iCOrrirnento della congiuntiva prossimiore; miglioramento notevole e sòllec1to delle granulazioni non asportate e di quelle pure con sede sui tarsi , sia per effetto dell'a ppia namento della congiuntiva, attratta, come ho dello, dalla cicatrice ò'operazione, sia dP-II'attivato e modificato processo nutritivo locale, in conse~uenza dell'allo oper ativo. :\lai ho veduto insor:zere inconvenienti di sorta, e nemmeno moleste infiammazioni reattive. L'escissione, uunque, è un espediente curativo molto utile ed effìcaCè nelle aceennale forme di oftalmia, ed impedisce quel loro fr·e«JUellte c tenace esilo, che, dovuto a ll'iperplasia s0ttocon~iun th·ale, cos tituisce quel quasi prolasso del sacco congiuntivale, che è così uggioso e molesto agli ~nf~ rm i : esso non basta da sola alla cura, ma f(uesla molto a bbrevia e ft~cili ta . 18. Un secor11lo mezzo curativo della g ranulosi, ben più pr ezioso cd efficace di quant'allri vi ha, si è il calomelano, che pet· quant'i io mi sappia, non mai i> stato da altr i sif.tematicamente Jrnpiej:!ato in questa cura. Da alcuni an ni in flua si è hen riconosciuta la r·imarchevole utilità del collirio e delle polver1zzazioni di s ublimato: il nostro ecce llente col· lega maggiore medico cav. As lesiaoo sper imentava, in que· sto stesso spedale la favorevole azione cur,aliva, e, se nza


SULLo\ OTT.AL)I!A f.RA''IULOS.\

635

rare troppe altre citazioni, il nostro Giornale merUco (1), ne contiene un pregevole contributo. Chè se il deut.oclc>rur·o di mercurio è ora universalmente usato contro la granulosi, non é men ,·ero però che esso spiega in realtà un'azione lenti>'sima, in~ufftciente ecl inadeguata agli intenti di un eneruico e radicale trattamento. e che, quando !';j usi per polve;izzazionr., costituisce un metodo noios(), molesto e eli difficilissima pratica, pel merlico e per ~li ammalali. Ben perciò mi 0ccorEe di surrogargli il calomelano, eJ ecco com~>: Due anni addietro, ({Ui in Mes!';ina, ricorreva alle mie cure una signora di Licata, affetta da granulo;.:ì doppi'l, inveterata, crac:.~a. universale, fluente una tenue secrezione pur•ulentrl copiosissima e complicata a vistnse varie puslole cherato-congiun tivali con fotofobia. no naturalmente ìnizi~to la cur·a, prescri \'endo collirio ~ecco di calomelano ed atropnlll, all'intento di combattere la complicanza anzitullo, e fomenti di acqua borala per minorare la secrezione e tleter·ger·e 1~ congiuntive; ma la mia sorpresa fu grandissima ìn Yeder·e. di li a poco, non solo guaritP- le flittene e grandemente ridotta la ::.:ecrezione ma alquanto favorevolmente modificato il vecchio proceeso congiunlivale. P ensai subito. cbe il farmaco, innoocuo quanto ad azione meccanica, poteva avere agito non solo per sé ste;oso e come tale, ma più ancora per lA possibHe sua trasformazione parziale in deuloclo:-uro, sia perchi> attaccato dal doruro sodico della l'ecrezione Jagrimale, resa più. fluente per effetto della medicazione stessa, sia percllè cimentato iu presenza delle m olle sostanze organiche di secrezione e suppurazione, e dell'acido borico Elesso, largamente usat.o per collirio. Da allora ho usat.o srslema.ticamenle il calomelano quale mezzo fondamentale di cur1,1 nella g ranulosi, in qualunque suo stadio e con qualunque lesione corneale in complicanza. L'esperienza di molti casi cosi cura ti mi ba dimostrato, che il calomelano imprime un'atti vita nuova, ùeplasticizzante, (l) CIPRIANO LVIGI: Della congiunlivtte ,n·anulosa e, del au/llimato conosivo ne!l4 cttra di eua. - (Giornal.e medico del R.• ecerctlo t cùUa R.• marina, anno i887, pag. HS9.


ti3tì epflercio risolvt'nle ed eminentemente cut·auva, al proca-,.,.0 nutritivo locale. che ru:onJuce alla misura e componimento normali, senzA mallr~ttare roenomamente, teco mc fanno , caterelici, la conaiunltva. eh~ rimane iuallt>r ata uei "Uoi strati tlpllelìali. Una \'olta sola. &tozi, mi occor~e d1 a'erc un'azione addtrittura 1'8U"'tica. i• un s::o~!:'ell J di tempera mento ::.augut,:uo. emincn1emente eretisllco. e nel I(UA!e. for~e per· l'estrema !"ens•bililtt locale e recce,.~ì..-o aftlu~o dt ;:,.creztune h.:.:r mAle , può .-s~er .. an·euuta un11 roppo rap· la Cn1·mazt ne di J~ulo ·loruro mt'l·curit>O e ùi cloro ltbero, per rtduzione del ealomelano, e quindi una cauterizzazione "Uptorllc.ahso;;una H parte ti un cul~I-"'8CCO congiunti vele inferio ~.eliminata COUlplettllltt-nl,.. 10 i ' ore col semplice uso frequenti! d• acqua Lorata. Ques::l'attone alter·a nte comune 1t tulli caleretk • ;!enet·~tlmenle e dtt lungo lt>mpo u-.ati, la quale però. !"elllfl alcuou o!Te"a df'lla noJ·male tes~ 1 tura con. giuntnaJe, è mollo p1ù etlic:ace mquantochè agisce fin tra ~th ~letntmti dello slroma !'ollo-congiunlt "aie, da una parte. e dalrttltra. le rnodificazioni Jdla ~creztone che p~rJt- Ojlni f'UO potere irritante ~d infelllvo, deleter,o auzitul!o all'organo "les-.o ammalato: nor.cllé pur·e l'azione par11ltnant~ i'AiliYita wigralr ice deUe cellul~ .. anaui!nle e linf01d1 ~piegano, ,_,,_ condo parrni ..... ullicienlemPnte il rneccan "ffi ld · azion<! curali' a ::.picl·&h!'«lma dt.-1 culumeluuo. Ad a"el'la solleeita ed efficace questo ho rtcOrJo:>ciuto ll.,ce.c;;sadu. che cioè il farmaco !'ia lasciato lun):!u (JJ"8 in contatto delia con!!iunth a r manendo la sua finis"ima polvere parzialmente ma per as:;a• pm lungo t.. mpn nnpighata tra P dentro le sinuo!"e ripie· "ature ,egetantl, e cbe :tla ratto. litngo Ja giornala. lor.:o ~ r1petuto u--o Jella soluzione dt ac-ido borico all'l p. 100. Ora ecco la pratictl t!i co;;i ~..mplice melvdo ~:urati\·o: Preft>ric.co il ~:alomelano a Viipore non mes::colalo ad alcun·allra "'O~tau:w. Rov~sdale fortemente uua od a mbedue le palpebr·· m mudo da di«Lendcre anc1 e i cui- JÌ -"8CCO , ne a:-pergo una fioritura piu o meno rlen~a ed uniforme. nt:lla lotalilil o in una parte !'Oitanto della conjtiuntiva. " seconda riebiede l'entJlà e IO<·alizzazione "aria del morho: chiudo indi I'O<.'Chio, e fu :.ltlre co~i l'infermo p..r 15 a :10 minuti in


SULLA OTTALMIA GRANULO~A

63i

completo riposo e possibilmente al buio; $egue infine un·abluzione eli acqua comune e fomenti di acqua borata, che si ripetouo molle volle nella giornata. Qualora, usando uo pennello disadatto o troppo earico di calomelano. cades~e un ecces~o di questo nelrorchio, un lieve ~o e qualche rapido movimento impresso alla palpebra valgono a liberarlo della quantit.a soverebiante. L'inspersione del f~Jrmaco lari peto tutte le 24 ore od ogni due ~iorni, secondo la ~sensibili tà e reazione locali; p~>r il cbe conviene badare, più che al grado d"infiamrnazione esi· stenle ~ll'iperestesia e fCilofobia, nonchè al carattere erelistico del soggello. Il temperamento sanguigno ed il nervoso mostrano più di tutti maggiore sensibilità e r eazione; ma anche e$si come lutti i malati in genere, tollerano stupendamente, dopo le prime sedute. dosi anche eccessive del farmaco. Se la cura deve, come di regola, protrarsi, interrompo ogni 20 giorni l'uso del collirio secco, per permettere che questo riguadagni de1 suo potere t'urativo, insistendo, nel rraltempo, nelruso dell'acido borico. Nulla dirò circa al dosarnenlo: la pratica ce lo insegna perft!llamenl.e ed in breve, ammaestrandoci pure intorno ai dettagli d'applicazione nelle infinite varietà del morbo da trattare. Coma ho ripelularoenle avvertito, l'acido borico in ~olu­ zione al cPntesimo, ed ove occorra l'uso interno dfll ferro 1 dell'olio di fegato di merltlz.zo, deali iodici, ecc., noncltè una dieta corroborante, coadiuvano e <'Ompletano la cura. l vanlagai deJI'esposto metodo, per quanto finora mi é dato raccogliere, sono i sel!uenti: J' Ct1ra racile e veramente rad1cale della ma!ltllia. in un lempo relalivamente ac;sai breve: 2' Completa cons!;rvazinne ùegh importanti uffici fun zionali della con~iuntiva, eh e rimane levigato, e rivestita dèl suo epitelio (restilulio at} inteyrum.) quanùo la roalallia per essere inveterata non abbia {rià dislrnlla la mucosa; 3' Allontanamento di ogni pel'icolo di dd1usione per contagio Jìn da!le prime sedute, rimanendo la secrezione mollo depauperata e prha di ogtH sua virulenza; 4• Po.isibihta, per gli spedali, ùi curru>e senza incon-


638

SULLA OTTAL~IA GRA~vLOSA

veniente o danno alcuno cosiffatti malati riuniti in speeia li ambienti. 5' Il trattamento, infine, e ~.:onvenientissimo anche quando esistano delle complicanze e successioni moPbose. Certo, in que!>t'ultimo raso, il mPdico prudente, a così seo1 • plice metodo curattvo, unirà, a seconda dei casi, l'uso deil'alroptna o dJ altri sussidi di ovvia cognizione; cosi com•\ qualora la malattia avesse gié içdotto un considerevole inspessimento iperplastico dello strama sotto congiuntivale, potrà trovat•e convt>niente di operare l'escissione uei cui-disacco con molto utile vantaggio. ~Ia tutto questo non è evidentemente da incriminare al metodo per sè stesso, al quale neppure si può fare Addebito di insuffic!enza se non guarisce dei tracomi cicatriziali e delle placche xeroflalmiche per avveutura preesistenti. CONCLUSIONE. Con tutto quanto son "enulo esponendo io ho inteso di dimostrare che a combattere eftìcacemente l'oftalmia, questa nostra grave piaga socialE>, la più dilfu~a e molesta fo r~e in llalta dopo lo malaria, si può e si deve usare di due ordin! di mezzi re,lentori, e cioè: a) un pruno, etiologico e protìlattico, prevenendo l' impol'lazione del contagio, da quaiunque parte derivi e perciò a nche dall'esercito nel popolo; e combattendo la diffusione dell'endemia, pa;·ticolarmenle nelle scuole; b) un Mcondo, terapeutico, accreditando un metodo cura· tivo efficace altretlanlo che semplice, ed allo stesso tempo alla portata di lutti i medici e di tutti gli ammalati.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA

Contributo allo stadio delle dermatosi malarlohe. Dott. ATTILIO LELLJ. - (Lo Spallanzani, fase. VI, VII; anno XIX della serie Il).

Dalla letteratura ricchissima delle manifestazioni cutanee nella malsria risulta che le forme principali esaminate &ono la r oseola, la miliare, l'eritema erisipilatoso o scarlattiniformc, l'erpete, l'orticaria, le petecchie emorragiche, l'acne, la foruncolosi, la cangrena cutanea, le macchie ar desiache e l'eritema nodoso. Attualmente nessuno pone in dubbio che il veleno palustre agisca direttamente tanto sulle parti centrali che sulle periferiche del sistema nervoso, attaccando con predilezione il sistema vaso-motore. P erò come osserva giustamente il Vanni sebbene l'influenza patogenica principale sia da riferire al sistema vaso-motore, onde renderei ragione della subilaoeilà nonchè della fugacità di alcune determinazioni malaricbe, tuttavia questa opinione non può accettarsi in modo assoluto, dovendo altresl concorre1·vi l' alterazione nutritiva dei vasi, da cui le facili emorragie punteggiate nelle perniciose, ecc., alterazione dimostrata dagli studi di Marchiafava e Celli e di Tommasi-Crudeli. Con que~ta. opi­ nionn concordo ancht~ quella del Loriga; e le macchie ardesiache risullano, secondo lui, dalla predisposizione individuale alle telangettasie capillari, non che dall'influenza del parassita malarico sul sistema vaso-motore, sulla composizione del sangue, e sulla nutrizione delle pareti vasali. Cosi possono spiegarsi tutte l e forme cutanee malariche, dal semplice rossore diffuso (dilatazione vasale congestizia tempo-


64.0

lllVISTA

ranea), fino alla pe!Rcchia {rottura vascolare per ttllerazioni delle pat·eli . Le tlermato.~i. che "' presentano nel corso delle febbri palustr i, ~ono dette malariclle; ma esse non possono cosliLuire una cl&!>~e a parte, mancando di Clll'alteri morfolog1CJ speciah, che permellano di lndurne la natura dalla 11emplice forma (Merkleu e Verneuil). Le 0""f'l'\'azioni, finora raccolte 111 numero nrJle\'Oit>, 1>J r1feri€cano a forme cutanee, che si manif!!slarono durante l'infezioni' malarica. Invece i due ca~i che l'autore descrive, offrono una variante proprtameute dal lato patogenico perél u~ la forma cutanea in e!>si esplode inuipendentemente dall'mfezione malarica, e non per l'11z•one deleter1a della medesimtt; però ambidue i proc~ss1 si influenzano reci procamente, l'i ultandone una propor.:ionata. È manifesto cbe ne1 due casj citali dall'autore, 1 fatti eu. tanei non sono consecutivi al!'azione del veleno palustre; perchè nel primo l'orltearuz preesil>teva alle rebbr1 matariche, e nel gccondo l'ortgine del morbillo è da r1portar"i all'eptdeulle ro>gnanlt>, ~ più propriamente se vuols1, al contagio in ramiJZlia; e ~e l'emot'ragia c/1-lle maccha>murbil111ri deve~i al cer to subot•dinare all'm11uenza dele~eria malarir.a, questo perù e!>l<endo un fallo posteriore all' erULtooe, 11on 1mp!ica un ,·alore genetico della mauireslazione cutanea, come nelle macchie ardesiache descritte da Lortga, e non ha a!Lro che un significato di complica7.ione. L'aulOI'e qutndi conclude, che da una parte vanno cousiderate le dermatosi malariche, dovute all'azione del veleno palustrt> o.;ul sistema oer"oso vaso-mol~re, sulla composiZIOne del ~ugue e sulla nuLrizioue delle pareti vusali, ed alle 4uali, sebbene la manifestazione cutanea non possieda caratlel't rnorrologJci, che ne rivelino la natura, pur si coliviene quella denominazione; e dall'altra si hanno e di!<linguere rar1e for me cutanee eruttive, che non sono prodoUe Jall'infcz1one malaricu, ma eJ essa si e~socieno, ri!:>ultandone

ateune jebbt'i propor;wnale con proce8Si eruttioi. Anche nella terap1tt di quesL'ultima i sah dt chimnn dominano la situazione.


lLEDJC.\

(H. l

Sol valore terapeuttco del .augue quale preparato ferru· g!Doao. - Ricerche di lt.o GHERAROtNI. - (Bullettino delle 8 cien;;e mediche, pubblicato per cura ùella società medìcocbirurgica e dt>lla scuola medica ù1 Bologna, anno LXI, ruscicoli -;o e so).

E -.tato dimostrato che i $ali tli ft>rro "Ono a "~Ìmilali molto ditflcth.nente dal lobo ~astro enterico. Perciò è uaturale che si sia pensato di 1\omministrare dei preparati OI'ganici, i quali diann luogo con rn&(l1leiore rac1lilà a.r albuminah ~ ~uc­ re~'-'1\"Amente a pPplonal• d1 fei'I'O uellll metle::-ima J08rn~>ra che avviene per il ft>r-ro contenuto nell! '<O:;tam.e alimeiLtari oNmane. Pr·imo tra es-11 il ~aogue, la cui emoglobma contiene 11

rer1'0 nella pl'Oporzìone 1li 0.42-0,-i:l p 100, e si é rrtenuto clte possa faYorire l'ematosi deftcienlo in due modi, sia che l' ~::moglobina pa~si dil'ellamento nell' o1·ganismo, <~ia che e!<"a subisca 1.811 tra"rormozioni nello ~tornaco e nell'inle"~liuo da cedere 11 prop1·io contenuto di ret-ro. L'autore osservo che ...e l'attribuir~ al sans.:-ue un· imporwnza tera~utica grandi! può t-:;,..ere lo11ico per il suo t'Olitenuto irt ferro, quello stesso chf' esiste nell'or ganismo, pur e questa opmione non è sta!H oggèliO finora di r tcercbe ~pe­

rilnentali cbe l'abbiano confem1ata o wvalidata, e piuttosto che sopra dei falli si fond a sopr u un roncello aprioristico. P •rciò ba pea~at.o d'i olrapre~td+>re alcuOI esperimt>nli per delet•minal'e appunto il valor e terapeutico del sangue come preparato (errugiOO"O. Ru.. ssumendo 1 risultall di queste ricerche sperimenlali l"l può affermare : l• li sangue 6 digercto dallo ~tornaco difficilmeut.,, e aflinché avvenga lo sua digestione e uecessar io cbe l'or~:;auo ruutioni con grande altJ\'ita. 2• L'emoglobina :;i lrasfo1·rna t11lta nelln stomaco in

ematina. 3o I pept.oni di sanrn.te sono poco r1cchi di ferro 4-o L'ematina non viene assimilata c..lall' or ganis111o, ma passa inalterata nelle feci. H


64:2

RlVISTA

5° Iniettata ipodermi,camente passa nelle urine. Il valore lerapeutico del sangue e<)me preparato ferruginoso pare aduniJUe nullo, e se in passato ed anche ai nostri giorni lo si è ritenuto .efficace rimedio ricostituente i·n tutte le forme morbose nelle quali si ha oligoemia, l'autore crede che questo dipenda dal fallo, ch.e non sì è fatto calcolo abbastanza delle trasformazioni che l'emoglobina subisce sotto l'azione dei succhi diget·enti, e non si è tenuto conto che il ferro è cosi intimamente combinato coll'ematina, che esso non viene più ceduto nell'organismo. Ciò è perfettamente d'accordo anche con la considerazione, chè se il ferro del sangue fosse utilizzabile dall'organismo, i carnivori lo dovrébbero assimilare in grande copia, mentre la fisiologia ci dice, che con il vitto nor male si assorbe solo una piccolissima quantità di ferro atta a compensare le pel'dile continue che di esso s-i fanno per le feci e per le urine, e che un uomo adulto in generale ne possiede poco piu di 3 grammi. È poj assai irrazional~ il coqsigliare una cura con il sangue o con i preparati farmaceutici che per rnezzo di esso si attengcmo a chi è a!feJ,to da clorosi o da anemia secondarìa ad altri stati 01orbosi, ioquantochè persino gli animali con potente succo gastrico, quali sono i cani. non lo digeriscono con facilità, se non quando il loro stomaco si tro;vi in piena e normale attività digestiva. O.ca come si può credere, che organismi deboll in cui quasi sempre Je funzioni digestive sono affievolite, porssano utilizzare quale riparatore un tessuto di così. difficile dtgeribilità come il sangue?. L'autore perciò sl dichiara persuaso, che l'aumento nella qua.ntitA di emoglobina e nel numer-o de) corpuscoli rossi, ri)evalo in .seguito all'uso dei preparati farmaceutici di sallgue, si debba in massima par te alla buona alimentazione, alle migliori condizioni igieniche, ~ll'idrolerapia che il medico consiglia sempre ai cloroanemici, e che agiscano beneficamente specie sul ~S'tema nervoso.


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liEDICA

s ulla diagnosi sollecita. d el tlfo. - Dott. STEFANO MaRCOLI. _ (Ga.uetta degli ospitali. - N. 2;>, 29 marzo 1891). È ammesso quasi generalmente che il medìco chiamato nei primi giorni di una malattia, la quale proba':Jilmente putJ essere t(!o, non è. bene si pronunci subito, ma attenda per qualche giorno il decorso rlella temperatura; si permette ~nzi la datazione .fino ad una settimana. Ora un'esperienza non piccola, che l'autore per circostanze favorevoli ha potuto acquistare riguardo al lifo, lo ha per · suaso che tal forma, per quanto razionale in semeiologia, .è chnicamente (cioe praticamente) dannosissima per il decorso ed esito della malaltia; poicbè, se il medico trova l'infezione bella e impiantata, pure l'intensità ed i pericoli di quella diP,endono in massima parte dall'opera sua, sovraltutto dalle norme igieniche che con fermezza può imporre Jin dai p,.imi giorni. Questa asserzione apparrebbe giusta anche a priori, riflettendo che l'infezione sostenuta nell'intestino dal bacillo di Eberth (come quella da qualunque schizomiceto) si svolge più rigogliosa per generazioni valide e durature, più ricca di prodotti velenosi, per quanto più il terreno è propizto fin dal principio. Da ciò l'indicazione se non di sterilizzare l'intestino, almeno di pulirlo immediatamente (per tenerlo sempre sgombro in seguito)> appena possiamo diagnosticare il tifo -con una buona probabilità. La difficoltà della diagnosi, come è ben naturale, riguarda quei casi che avvengono isolati, o che souo i primi di una epidemia inaspettata, nei 11uali per foa·mularla conviene rieorrere più a criteri razionali, che a fenomeni obbiellivi; ~1uesti, d'altra parte, essendo scarsi, debbono ricercarsi con doppia diligenza. L'autore conclude che per realizzare in uno dei primi giorni una sollecita diagnosi di tifo (cosi utile per attenuare l'infezione nell'infermo e per evitare il contagio in famiglia), mentre non c'è tempo di studiare la temperatura e mancano per lo più i fenomeni intestinali, conviene tener èonto fra gli elementi diretti: 1o •del tumore di milza; 2° d~l rap-

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RlVJSTA

porto fra malessere generale ed altezza termometri ca i fra gli elementi indiretti: dell'esclusione di forme che valgano a simularlo (elmintiasi, gastrit:ismo, reumatismo, feno meni ·~erebrali, ecc.) ed infine di discernere con criterio il valore di alcune generalità (br ividi, sindrome nervose, l'èCidl\·e), che potrebl:>ero svia.r e essendo comuni ad altre. Per la diagnosi sollecitu e diretta del tifo l'autore non ha mancato di ricorrere a mezzi d'indagine microscopica, utilizzando anche la particolarità che possiede il bacillo del tifo di non colorarsi con il metodo Gram e Weiger~: per tale maniera nelle feci del tifoso dovrebbero scorgersi meno germi cb e non in uno non tifoso; però le culture di controllo avendo dimostrato che le feci dei f..ifosi sono spesso ricchissime del b. coli, il quale con il primo divide tale refrattarietà di colorazione, è naturale che su questo dato non ci si debba fare per ora troppo affidamento. La linfa dl Kooh nella ollnioa eU Boma. - (Gauetta degli Ospitali. - X. 28, 8 aprile 1891}.

A nome della clinica medica di Roma i dottori Gualdi e Forti hanno pubblicato un'accurata relazione sull'impiego del rimedio di Koeh negli infermi di tubercolosi polmonare. Questa relazione è il frullo di oltre 1200 iniezioni fatte su 50 tubercolotici della clinica del prof. Guido Baccelli. Il metodo di somruinistrazione fu quello delle iniezioni piuttosto ravvicinate con dosi assai lentamente cr·e!Cicenti per ottentH'e l'assuefazione alle dosi grandi a traverso deboli reazioni; negli infermi poi, in cui dosi relativamente grandi davano reazioni scarse o nulle, il clinico di Roma tentò , come è noto, con successo le iniezioni intravenose con l'intento di ottenere effetto massimo con mezzo minimo. Quanto alla questione del valore diagnostico della tubercolina gli autori concludono che l'asserto del Koch non è conlestabile in genere, ma non gode la impoL'tauza di proporzione assoluta. La relazione tratta quindi dei. fenomeni ca,gionati dalla linfa nell'apparato circolatorio e nel respiratorio, nei bacilli


MEDICA

dell'escreato, nella milza, nel sistema nervoso, nélla craKi sanguigna, nelle uri·ne, ecc., e quindi termina con ques~ proposizioni conclusionali: 1° la linfa di Koch migliora grandemente le forme di tubercorosi iniziale, tanto da potersi rilenere guarite, se, innanzi alla possibile eventualita di una .ricidiva, non dovesse riservarsi all'avvenire il giudizio della guarigione; 2° le forme avanzaté, a decorso lento, vel'lgono migliorate nello stato generale, pur per~ist&ndo inalterate le !Mioni locali; 3<> nelle rimanenti forme di tubercolosi in alcune l'azione è favorevole, in altre è nulla o dannosa. Riassumendo, gli autori opinano che sarebbe ingiusto rigettare un mezzo che ha dato ri~ullati incomparabilmente superiol'i a quelli forniti dalla sconfortante suppellettHe terapeutica m uso per la tubercolosi: tanto più che l'indicazion.e, più precisa, la più esatta applicazione dél rimeàio, l'associa'zione di altri sussidi terapéutici e forsil anche nuove tno'dìficazioni della sostanza potrebbero per avventura rendére più proficua la ~coperta del batteriologo di Berlino. Un caso di empyema neoeaaltatls pulaaua metapueumontco. - Dott. UMBER.T<O MoNi\R.L - (Gauetta degli ospitali, anno XI, N·. 63). Che durante la pneumonite acuta fribrjnosa si abbia di regola anche -pleurite, é un fatto a tutti noto; ed Andrai, che ru tra i pr imi a rilevare la frequenza delle lesioni pleurali nella pneumonitè, manifestò anzi l'opinione che esse f0ssero un elemento essenziale della malattia stessa; opinione oggidì accettata pienamente da tutti. Nella maggior partt• dei casi però le alte:razionl.della siarosa non offrom~ impo'l'tanza clinica, e solo qllando dèterminano la produzione di una cèrta quantità di essudato interessano il medico; giacchè allora, guaritaJa pneumotlite, l'affezione pleurale può procedere come malattia a sè; ~ve­ nienza 'questa che, a detta del Jiirgensen, verifìchereb· besi unicamente quando l'essudato raggiunga il peso almeno di 500 gramìni. Tale successione morbo~a è sempre· impol'tante, :ma alcune


RIVlSTA

volte presenta anche maggiore interesse per essere 1\:s~u­ dalo purulenlo, anziché siero-fibrinoso; la quale particolarità, anzilutto rilevata dal Woillez, è sfuggita a molti, giacchè nella maggior parte dei trattati di patologia medica, e dt anatomia patologica, nei cap1toli della pneumonite, non si ftt parola di questa complicazione. L'autore ha quindi credulo opportuno di descrivere 1n questa memoria un caso dJ e mpiema melapneumonico da lui osservato, non solamente pet•chè si presentò sotto la Cot·ma di emp!Jema, così dello, necessitatis, ma anche fJerchè er a chiaramente pulsante, 111 modo sincrono alla sistole cardiaca, la quale particolarita non è st.ata ancora notata d& alcuno. Il caso riferito dall'autore ebbe estto di guarigione in seguito a pleut·otomia. Quanto all'etiologia delle pleuriti metapneumoniche l'autol'e' condh•ide l'opinione (ii Andrai il quale considerava le lesioni pleurali quale parte integrant~ della malaWa polmonare. Che ù pneumonocco possa dar luogo ad una iofiammazion& con prodotto purulento, non sarebbe solo d1mostrato per la pleura, ma per altri te::;suti ancora. Molli autori banno già messo in chiaro resistenza dt una meningile suppura~iva, dovuta, esclusivamente allo stesso bacterio; dal Banti e dal Nelter sarebbe stata constatata tma identica etiologia per alcune forme di pericar.lite ad essudato purulenlo; dal Zaufal e Moos per l'otite media, dal Testi per la parotite suppuraLiva; dal Guarneri e <la altri

per l'end~cardite. Ed a questo riguat·tlo non devesi tralasciare di dire, ehe l'opinione emessa nel 1~82 dal prof. Bozzolo « che le art!•ili purulente che accompagnano le pneumoniti, si debbono attributre allo sLesso agente infettivo ,. sarebbe slata confermata dal dott. Belfanti, il quale in un ca::~o di arlrile supporaliva secondaria a pneumonile, avendo fatto delle ricerche baUeriologtche, avrebbe trovato nell'essu!iato articolare sola· merlle il pneumococco. Oggi quindi si può spiegare la genesi dell'empiema mela-


ll cDICA

6S.ì

pneumonico, ritenendolo prodotto dallo stesso microrganismo patogeno che dà luogo aiJe alterazioni polmonari della pneumonile comune.

Alterazione del 1aague nella infezione peumontoa. Nota del doU. P. CASTELLINO. - (Ga:netta deqli ospeta li, N. 26, t 0 apr1le 1891).

Da::tll esami del sangui:! falli lungo un biennio sop1·a 3'.! indiVIdui pneumonici l'autore ha potuto ottenere questi ri~ul­ tati sommari: fo In ogni ~oggetto ofretto da infezione pneumonica e~isle un'alterazione p1ù o meno marcata della crasi sangUJfCn&. 2'1 Questa alterazione la !li riscontra pure nella pneumonite auortiva, nelle infezioni pneumoniche decorrenti con c1fre termiche sub febb r ili e falli ple!<~imetrici eù acu,.,lici limitati. 3o Essa non t> sempre in rapporto colla eslensiouo del processo. .{o ~ in rapporto però qu11si sempre: al cou la curva tel:'mica con cui decorre il mor bo; b) colla durata del proces::;o; e) colla costituzione e resistenza delrind1viduo; ti) colle complicanze. :;• Anche r1manendo invariall i Calli plessimetricJ, l'Allerazione diminuisce nelle remissioni delle cifre termiche. Go Essa perdura come postumo più o meno lungo dopo cessata l'infezione. i• Negli alcoolisti la convale~cenza è protratta in modo mollo sensibile. 8° :'\egh indl\'iduì robusti la restituzione comincia a rendersi evid~nle solo ùopo 5-6 ftÌorni che " a vvenuta la cr1si. La situazione normale ì: raggiunta 10 medJa dopo 1:1- 20 giorn1. 90 L'altera zione della cra5i consiste: a) in uoa dimin uzione degli eritrociti (il numero d1 essi può abl>assargj fino nlla cifl'a t ,500,000);


tH8

RIVISTA

b) iu un aumt>nlo dei globuli bianchi (che può taJ;numero di RO,OOO); c) in una dimrnuzione della emoglobine (fino a tor.care :lO ~tradr uii'ErnotimeLro Fleisch); Il) io una dJwinoita r~islenza del ,:tlobulo rost-:o. e) in una allerazione cromatica e morfologica della zona cenlra le e pet·rferica. J) in una capacità alterante molln marcala del ~iero pneumomru ~ui globulr rossi fisiologiCI. Quec:li se1 fallori c:ono cnstanlemenle rn relazione fra loro, anche nella rrparazroue.

grun~~re Jl

Una ••perlensa negativa .ulla immunità p•r la tuberoolod. - !\ola del PI'Of. P. FoA. - (Gauetta metltca di Torino, fascic. l X, 25 mar-zo 1891).

E nolo che il prof. Ch. Ricbel ba supposto che il sangue di un animale refrattario verso una data infezione. possa servsre a conferire l'immunità, quando venga miettato in un animale il quale sia invece recellivo per quella stessA infe· zrone. Il prvr. Ch Richel avrebbe dichiarato che l'azione preservatrice del sangue di un dato animale diventa più grandP, qusndo .,j abbia inoculato poco primo nell'animale sLe<~so quel vrrus, ver::oo il quale esso è refrallario. Partendo da queste teor·ie enunciate dal Richet, l'autore ba eseguito il SPguenle ~per1m ·nlo : Ha inne~tato ir1 un pollo un ~rosso pezzo di milza tubercolare pre<~o ad una cavia, e rlopo 8 giornr gli estr~:~sse 6 cm. c. di ,..angue. Defr ibrJnaLo lo stesso, l'ìuieUò nella cavilà addominale dl una giovane- ca>iR. Dopo l!iorni ha rìpelulo un secondo salar<so al pollo, a cosi per allre 4 volte. t> segnilò ad iniPilare il !:ungue derribriuat.o nell'addome Jella piccola ca via. A 'luest.a ste::~sa cavia poscia inll·odusse "Ollo la cut~ uo nodo tuber· colare: atle<~e tre sellrmane, e poscia l'uccise e la lrovò zeppa di nodi tuùerrolari recentt, come altre cavie che non avPvano subito nessuna preparazione preventiva. Dopo un mese, ba sacrifica to anche il pollo e non trovò


H!tOlC.\

in esr-o nè alcuna truccia di tùbet·colos•, nè alcuna traccia del gro-.so frammento di milza tubercolare cùe gli aveva inoculato, il quale ~>ra stato, qui nel i, completamente rtassorbit.o Que;.to e-<per•mento benché 1solato. ..,arebbe per la sua neUezza comprovante, che il sangue d'un animale cosi assolrdamMte refrattario verso la tubercolosi umana come è il p<)JIO, non vale a preservare dalla tubercolosi un animale cosi assolutam.ence rectitioo verso la slessu, come è la cuvia, aocbe !JU&odo si abbia di recente rafforzata la supposta propri~lil vaccinante del sangut: dt !l'animale refrallarw con una inoculaz1one di quel vJrus, verso il quale l'animale stesso è as::;olutamente reststenlc. Fra IJreve l'autore promelle di ùare not•z•o di risultati con. siuu!J ott,muli col virus della pneumonile.

D valore dlag11oat1oo dell'lmpulao traoheale negli aneurlaml toraclol - RlCIIARD LE\ :MAcoos~Et.t.. The Lancet, marzo, 1891). Il clururgo magg10re Ollver fin dal tk78 ne'ca<~• oscuri di aoeuri'-ma aortico r·accomanùava di sil1Jar r infermo in posizione e1•etta, a bocca chiuM e mento elevato fino a fle-.siooe po>;terrore uel capo. indi dt prendere la cbrLilag111e cricoide fra r indice ed il pollice premendo leggiermenle da sotto In sopr·a; se esiste una tlllatazione dell'sorto, la sua pulsazione sar1i lrasme ~a alle drta attraverso la lrocbea, e l'allo stesso .!PJI'esame aumentarli la slenosi laringea se esiste. Da quell'epoca in poi, il pror. Ros<~ e tutti i medici llel1'0!'-ped.lle generale d1 Monlrl'·al recero tel'-oro di questo segno dJagnoslico, ma ne~h altri ospedali d'Inghilterra e del continente, come ne' trattati d t semeiotica, que..,lo sintomo • com· pl~:~taruente trascurato, eppur·e io alcuni casi basta appoggiartJ la punta del dito sul romo d'Adamo, per contar le pulsazioni dell'aorta, co!'a cite non si verifica l'le non in caso di aneur•sma. L'autore ha t·occollo tutti i 23 casi d'aoeuri~ma aortico curali w • lro~p,.lhlle di Monlréal ne'rruali questo st•gno (; t'e-


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RIViSTA

gìstrato, a questi ha aggiunto le stor ie di due casi della eua pratica privat~, e con 11.1 descrizione di questi 25 cast Pl'O\'a: 1• Che l' 1rnpulso aortico tracheale non si verifica se non esiste aneuJ•isrna, avendo egli esaminalo molli sofferenti d'allre malattie, e specialmente quelli ne'quali una aompJ·ossione di g hiandole o d'altri tumori cagionava stenosi lrucheale "() laringea, con dllataz10oe della pupilla, sudor~ unilaterale della faccia, epistassi unilaterale. accelerazione di polso unilaterale, fenomeni tutti inù1canli la compressio11e del simpatico alla base del collo; 2• Cile quando l'impulso lracbeale è percepibile, l'aneurisma ha t~ l posizione da cornpdrnere da sopra in sotlo •l brom~o smistro, o la pat'le di trachea immediatamente adiacenl~ aù esw. Ls lunp:hezza della sezione trasversale dell'arco delraorla non è considerevole. e la sua dir'ezlone è d'avanti io dietro, d •rella dall'orlo superiore della seconda cal'lilagine costale destra, alrot•lo superiore sini~tro del cor po della quìnt.a vertebra dorsale Quest'aorta trasversale si accavalca alla radice del polmone sinistro, (ra il bronco sinistro e la ll'acbea, quinlti la dilntazioue dì essa, anche 111inima, deve comprimere il bronco, o la trachea alla radice del bt·oneo, ed 1mpartire In sua pulsazione al tubo aereo, onde ogni batmo spingere in l!iit il brun~o. e quasta spinta in giù s arà percepita dal polpastrello del dito aLlt·averso la ll'achea ed il larmge come una diminuzione di pulsazione, come una trazione m basso eseguita sulla trachea; 3• Que~to speciale impulso tracbeale che dà al polpaslrello il ::-enso di Lrazione, si può percepire quaurlo molLI allri $e~ni fisici dt>ll'hneurisrna mancano, come avvenne in un marinaio ebe oel dicembre dell'SU accusava brividi, tosse e dolore al Jato ~ioistro del petlo. La tosse era accompagnal.ti da sputi visctdi e ruggmosi, con qualche g rumo sangul~no, vi fu un acet!SSO febbrile che durò pochi gtorni, poi svanirono tutti i sintomi morbosi, fuorché la tosse ed il dolore laterale. L'e~'<ame fisico del petto era negativo. ma -.i percep1va bemssìmn l' •m pulso tracheale. Nel 29 gennaio la corda vocaiA sinìstra si trovò fls~a nella linea mediana, e priva d1 movimt>nlo, l'infermo rimase nell'ospedale fi no alle


llEDJCA

65t

.rinJS\'et•a senza sviluppo d'allri sinl(lmi d'aneuri"ma. ma al 1 t• dicembre 1890 tl dott. Molsnn rivide l'infermo e consta~ò segni certi ù'un aneurisma dall'aorta trasversale; 4• L' impulc:o tracbeale non si vertficn tn ttneuric;mi ch" oon aliettaoo l'aorta lrasverss, come hen dimo~lrttlo le autopsie d• alcuni Jei veoltCtn<[Ue cast riferilt dali autore. 5' La pressiont~ direLla sulla trachea non bac:ta a provocare la pulsazione tracheale. In un inf~::rmo v'era urtd ~rol'-"a s-hillndola linfatica dietro lo sterno producente una rP.~pira· zioue stridula e minaccta di soffocazione. La proteuone del tumor11 dentro il lume della trachea Ri vedsva disttntamerlte col tar u~o::.-copio. Uo an~:.urisma comfJrilnenle direttamente Ja trachea, per produr-re lt1 pulsazione tr•acheale, avrebbe pntu~o ec:set·e accoppiato con un aneut•tsola detrmnominaUt, giarchè ne'cast dt sAmplice aneurisma dell'mnommata la pulsaztolle non si veritica. CoJ::i la pulsazione può far diagnoslicet·e l'estensione dell'aneurisma dell' iooominala all'arco dell"llorta, ciò che controindicher ebbe assolt.tameole uo ten· tativo di legature . In questo caso la pul~azione non v'era, perché non v'era aneurisma dell'aorta. L'unpulso tracbeale è un segno che ~i ver1flca molto per tempo ne~li aneurismi dell'arco, é piu facilmente r•iconoscibile delle manifestaziOni laringee per le quali st richiede abùit.à nel mane!.l;~rio del lariogoscopio, quindi l'autore si Ju~ioga che divenga oggetto di osservazione per i praltCt, 1 quah potranno vertftcare la gt·ande utilità d; ljueslo ~1ntomo, io una malatLra che tanto frequentemente ~rugge ad una complela diaguosi.


BIVISTA CH IHUBGICA

L 'uso e l'abuso del drenaggio lD ohinn•pa. MOOEIE . - (Medieal Record, marzo 1891).

.fAMEs

Il punto capil81e de!Ja uostra prOfes!'tione è la nostra lenper gli estremi. Noi scopriamo qualche cosa rli ulile pel genert' umano, e oon ci contentiamo dell'uso, ma corriamo all'llb\lSO, fìnchè si stabilisce una reazione, e l'11buso é pr·e~to se$luito dal disu!.lo. Nel dr-enaggio chirurgico siamo gra nello s tadio d'ehuso, le reazione P giA avvenuta, r 1aparolomistì h,m già stabilito che nei cas1 asettici è meglio non adoperar dr enaggio, nelle fer ite d'amputazione già sr adoperano drenaggi piccolì'$!'\imi o non se ne adoperava aff~:~Uo, quindi é dovere di ognr medico di prevenir e il dis~~. per non privare l'umanità d'un benetìcao r eale. Quando Chassaignac nel 1855 suggerì l'uso dei tubi, aveva per obbielth·o 1llibero flusso del pus, e l'utilità del drenaggio nelle ferile mfelte o suppul'anll, é da tutti ancora riconosciuta.; ma a m.il>ur a che si perfezionano i mezzi antisettici, ruUllla dei tubi d'ogni sorta diminuisce, e IJU&ndo io una oper azione si può esser sicuri di una ferita a settica, si può rare u meno del òrenaggro. come quantlo siamo certi di poter roelteJ-e una ferita scoperta nelle s tesse condizioni dr una ferila soUocutenP.a per mezzo della medicatura, rinunciamo al drenaggio. perchè sappiamo che la nalura provvede benissimo allo sgorgo del pus in una ferita sottocutanea. [u una frattur·a semplice del femore v'è più elfusrone di siero e di sangue che in una ferila da operazione, eppure nessuno pen!.la al drenaggio. Veuticinque anni fa si drena,•a per a~e"olare l'uscita del pus, (jUindaci anni fa per scacciare il secrelo delle ferite onde deu~a


RIVISTA CHIRI.!RGIC.\

G53

non si putrefacesse, ot·a sì usa il drenaggio per forza ù'abituJine Sappiamo che il secreto dE>Ile ferìle non sog1liace a putrefllzione se l'mfeziooe non entra dal di fuoJ'i, che il "-angua in una rerilo aseltica si riassorbe o si organizza, che il si~ro occorre ai processi di riparazione, che i tubt di guttaperca o d'allro genere nelle rer1le asettiche non solo sono inutili, ma funzionano da corpo estraneo ed impedi~cono il coalilo, eppure ci affrettiamo ati usarli, ponendo gran cura 8 che tutto pa~Ssi per essi, e nulla dall'esterno penetri io e."!!L

:\Ja questo è mollo difllcile, uo tubo beante, aoch~ se tagliato a livello della rer1ta, anche se r..operto di garza, è sem-

pre una porta d'entrata ai germi che possono infettare la rerila. Si cuciono pure le piccole ferile t'Omplelamente senza intro.iurvi dei tubi f Si può cucir~ ancbe uu!l vasta ferit.a, ~1acché non è l'estens1one, ma la natura della lesione quella che deve consigliare il drenaggio. L'autore si accorse dell'inopportunità del drena~gio io uo caso di t·eazione per tubereolost artJcolare, nel quale il tubo di gutLapet·ca s'infettò, e protrasse oltre il solito la piaga; d'allora in poi, ìn simili operazioni invece dei tubi di guttaperca, usa sluelli di gal"za al iodoformio, ma assicura dì avere ottenuto mij::liori r•salLati con pochi fili di catgut. ~elle amputazioni, nelle operazioni c,ul pttto, sull'ascella, si é poi trovato meglio senza alcun dremtggio. Il pro~re!""so d"lla moderna clnrur~1a è oggigiorno, <~econdo Ltl'lter, dirPUo ''~1·so Ja chìusura ermettca delle feriLe, equesto è certamente l'ideale dPI metodo curativo, perché è il metodo della natura. Era stato tenlato pel passato, ma la pl'ova falli, pe1•chè al1o1·a il metodo a11tisettlco non era stato cocovert.o. Tait l'eclama ad ogo1 costo Il drenaggio, p~rche 'lUando ogni materiale pulrescibile é rimosso, i f!Ormi poMono es· ~el'e ammessi senza pericolo. egli rttiene che l'e!""clusione dei germi sia itnpossihilc, ma non si rende rngione dell'impo~sibilit.à del pet•felto drenaggio. Il prof. Erich<~en, tn questa conlrovers1a, ha trovato Ja giusta intonazione, riconoscendo che due elementi sono ne-


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RlVISTA

cessari alla corruzione delle piaghe, il materiale putre.scibile, ed i P"ermi infelti vi; egli dice che 1 due disputanti t'aggiungono lo stesso !ICOpo con mezzi diversi, il dott. Tait, col rimuovere il pabolo dei §Z"et·mi; il prof. Lisler', con la fillrazione dell'aria e con i ~tet•micidi, ed aggiunge: è veramente sag$!ezza l'esse t'e e!>clusi vi nell'uno o nE>Jl'allro metodo? L'autorP riconosce che molte ferite sono rese infette dai tubi, perchè era impossibile mantenet•ne le estremità coperte dalla medicatura, e nelle operazioni d'ernie ha ottenuto mi~liori risullali con l'applicazione di stuelli di garza con iodoformio e collodioo. Egli r·iporta casi di operazioni di pierle equino, di osteite tubercolare, di estirpazione di carcinomi della mammella. , d'ernia strangolata , curati feliCP-mente e rapidamente gua l'iti senza drenaggio, ma sostiene che quand., una piaga è gié infetta , o quando si suppone che lo sia , quando l'operazione cade su regioni nelle quali l'antisepsi rigorosa non è possibile , il drenaggio è sempre un uti~e mezzo di cura. Piantamento del denti artlflciall. - Dott. K. N. Z :>~A­ MENSKY, insegnante di orlontoialria nella imperiale univPrsità di Mosca. - (Cen.tralb. f. die medie. Wissen.seh, N. 6, 1801).

Fi00 ad ora, tutti i tentativi di fare aderire i denli artificiali erano sempre e dovunque rimasti infruttuosi. Questa adesione era riuscita soltanto coi denti naturali di uomo e di cane. L'autore è stato il primo a cui ~ia riuscito di ottenere resultati perfettamente soddisfacenti; denti artificiali tanto di porcellana quanto di caoutchouc incastrati negli al''eoli si son0 solidamente attaccati per via meccanica. L'autore ha fallo tali esperimenti sui cani ed anche sull'uomo. Per tl buon esito della operazione è indifferente se il dPnte artificiale sia incastrato nel luogo di un dente ~i fresco estratto, o se l'alveolo era chiuso da lungo tempo. Il dente sia di porcellana, di metallo o di caoutchouc può attaccarsi con lo stesso resultato. Alla radice del dente artificiale l'autore fa dei for•t da parte


CHlRURGlCA

6.55

parte dalla superficie Jabiale àlla superficie Jinguale ed altri eguali a questi perpendicolari. Si possono anche fare delle intaccature alla periferia della radice. In questi fori si introduce dal lato della midolla ossea un tessuto di granulazione che più tardi si ossifica e fissa il dente artificiale nell'alveolo con straor-dinaria solidità.

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L 'effetto della recisione di a.lcunl ccatltuenti del cordone apermatlco nella cura radicale del varicooele, ed altre operazioni, sulla vitalità del testicolo. W1LL1AM BENNET. (The Laneet, marzo 1891).

Nel Lancet del febbraio 1889 l'autore tratto di un'operazione pel varicocele. nella quale, dopo l'isolamento del coròone deferen te, si applicano due legature sul foglietto della fascia che co!)tiene il plesso venoso del cordone stesso, indi .si escide nel mezzo. Tutto il plesso venoso, ad eccezione di <jualche piccolo vaso che può restare indietro, è contenuto nel foglietto della fascia, ed il legarla assicura l'obliterazione di tutte le vene, e del tronco principale dell'arteria spermaLica. . Non è vero quello che s'insegna nelle scuole che quando si tira in disparte il canal deferente questo trascina con sè l'arteria spermatica, ma essa restà aderente alle vene spe'rmatiche, e ne è circondata cosi intimamente, che sarebbe difficile in un varicocele Legar le vene senza compreude.re l'arteria. Nè alcun danno risulta pel testicolo tlalla recisiooe dell'arteria !;permatica, perché questa è esilissima, e le sue anastomosi sono sufficien li non solo a prevenire. la necrosi dell'organo, ma anche la più leggiera offesa, per gli atri vasi che lo nutrono. L'autore asserisce d'aver potuto dimostrare, nei casi da lui operati, la JlOrzione dell'arteria spermat.ica recisa fra le vene reci!?e, senza alcun danno del testicolo, che al contrario da piccolo e mo.lle, diveniva consistente e di volume normale dopo la legatura . · La 1·ecisione del canal deferente assieme ai vasi spermatici, che può accadere per accidente o per necessità., rende


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naturalmente il tesucolo inetto alla sua funzione, ma non induce in esso atrofia o spappolamento. Alcuru anni or ~ono rautore in una operaz.one per la cura rad1call' d'uo'el'flia congenita rlivi!le tutto il co••ùone, vase deferenti.', arteria 8 vene, la cura c;i com1 l ~enza sintomi infiammatori, e dopo molti me:ci dall'operar-ione il testicolo si manteneva io s t.a&o normale. Nel corso di un'altra operazione per cura radicale di un ernia, un chirurgo sotto gli occhi dell'autore r erise il cordol!'e spermalico, e due mesi dopo l'opereztone non v'era alcuna differenza fra i due testicoli. un giovane al quale quattro mesi prima era stato re"l!->0 Lutto il cordone spermalico nella cura rad1cale dell'ernia i due testicoli erano ejl'uali. Perebe questi falli avvent:'ano. é neces$aria l'c<::istenza di arterie sussidlar1e che portmo sangue al teslicolo, e queste si devono r1cercare in alcune branche dell'arlE>ria spermatico, uGa delle quali e!'ce molto in allo, e sfug~e alla recisionP: nell'arteria del vase deferente che può r1manere inl!llta anehu quando si reci.Je il Yase; in alcum pi gol t ma importanti va!'i anastomolici che pas<:ano dalla ~ottovaginale, che in caso d'ernia congenita sono pìù volumino~=;i e numero!-! del solito, per le modiflcazioni avvenute nella vaginale e nel sacco deh'ernja. Questi ,·as• ~usstdiOI'I, Lt>nché l>Uflìcif!uti sotto favorevoli cirrostanze alla nutrizione dell'organo, sono vas1 piccoli e delirati, e l'e nell'operazione non si rispettano tutte le precauzioni 11ntiseUicbe, po~sono essere coinvolti nell'infiammazione, donde Il rammollimento e lo sfacelo dell'organo; la morte del testicolo nei casi sfortunati é dovuta dunque non allo recislooe del funicolo spermatico, ma all'intìemmazione e ~uppurazione che ne conse~ue. L'e<::sersi il le'lLicolo reso tisiolo,ricamenle inul1le dopo la la recisione dPI cordone, non è una sufficiente rAgion~:~ per volerlo asportare, anzì se é possibile, bisogna conservarlo non solo per l't>"'l~lica, mo per evitare il trrsle enti.ment.o di mutilazione che l'infermo pro-çerebbe e che in alcune circostanze produce for~e depression~:~ mentale. Che anzi, 10 un a dulto, bisogna tentare di riunire con sutura i capi del vaso


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deferente reciso, ciò che non dev·e!'l!:'er di l'lì cile, a quanto se ne può giudicare dalle prove sul cadavere. L'esperieoz'i ba dunque mostrato all'autore che il vaso deft!reot.e, allorchè è isolato per l'operazione del varicocele, 000 è seguilo dall'arteria spermatiea che resta invece aderente alle vene; che la recisione dì quest'arteria con le "ene è innocua per la vHa del testicolo se le regole antiselliche sono osservale, anzi é un mezzo <lì più per diminUirà la pressione sanguigna nel ieslicolo allorché tutte le vene ~ono recise; che la recisione del vase deferente, dell'arl(:ria e vene spermat•che non è necessariamenle segui la dalla nevrosi del testicolo, se la ferita st mantiene asettica. IDtubazione della laringe nel orup. - Doll. EGtDI e pt•of. MASSE!. - (Giorn ale inierna.ionale dt scien:;e mediche, 15 marzo 1891).

lo questa comunicaziona talta al l" congresso pediatrico Lenulo io Roma, 11 tlotL. Egid.l espose la sloria del cateteJ·ismo Iaringeo, le origini delfa intubozione, i "Vantaggi e i pericoli dell'mtubazione, e la tecnica dell'opera zione susseguita da osservazioni pratiche. 1l prof. Massei fece invece uu par·allelo tre intubazione e traebeotomia nel crup, con uu cenno sulle indicazioni della intubazione. Siccome su questo argomento importantissimo fu ~na riassunta recentemente in queslo giornale un·altra memoria originale, cosi sarà qui sufficiente di riferire le conclusioni che si possono dadurre da questa comunicazione: 1' La tntubazione entra legittimamen te nella cura del crup, e divenla un do\'ere il tenùu·la; 2<> Es!:'a è 10dica~a sempre che gli alle-i mezzi curaliv1 ordinari, precedentemente adottalt, non valsero a prevenir~ o scongiurare ta leringost~nosi, cioè quando, come sino ad ot·a si è fatto, i medici non preve::mtì contro la tracheot.Omta, indicavano que~ta; 3' La inlulJazione può non bastare nella cura sintomatica; ma certamente parecchie volte la iolubazlone è riuscita a risparmia1·e la tracheotomia; 42


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4" Per queste ragioni, ad accreditare il nuovo metodo ea a salvaguardare la propria responsabilità, conviene ottenere dalle famiglie dei piccoli ammalati, nella pratica privata, il consenso per la tracheotomia, pur riserbandola in caso di biso~no, e sempre dopo aver tentata la intubazione; o• Se la tracheolomia ha maggiori gradi di probabilità di r iuscita quanto più per tempo é t'atta, altrettanto può ripetersi per la tnlubazione; ma coeteris par ibus, la intubazione potrebbe esser tentata anche quando é gdi troppo tardi per praticare la tracheolomia, ovvero quando la ditteria delle fauci ne costituisse una co11troindicazione; senza dimenlicare, però, che la introduzione del lubo per le vie natura li, in extremis, pu-ò provocare un arresto della respirazione e la morte istantanea; 6• Per queste considerazioni, ht sfera delle indicazioni è un po' più ampia per la intubazione che per la tracheotomia, ma il momento più propizio per praticarla è lo s tesso; 7' La intubazione può essere utilizzata come mezzo diagnostico in talune stenosi delle prime vie, nell'infanzia, di dubbia interpretazione; 8• Con i progres~ivi miglioramenti dei tubi endolaringei, è possibile elimina re alcuni degli inconvenienti rimproverati alla intubazione. Questa comunicazione venne falla nell'ottobre 1890. Da quell'epoca ad oggi, però, i relalori hanno avuto agio di praticare la intubazione parecchie altre volle. Nell'idea di per fezionare la tecnica e provvedere alla libera fuùriuscita. delle false membt•ane, il dott. Egidi, poco contento dei tubi larghi e cor ti di O' Dwyer, ha portato all'apparecchio una modificazione utile. Il mandrino non è più un otturatore, ma una cannttla, non come quella del Bouchut, bensi munita di un manubrio tllbular e anch'esso. Mediante un congegno situato lungo il manico dell' introduLtor e, si dà movimenLo ad uno spingicannula cil·colare, che permette di lasciare nella lar inge le cannule, le quali sono ovalari e perciò più facilmente adattabili in laringe delle cilindriche, che per la loro levigatazza e la mancanza di spor gente facilmente si liberano;


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ampie, però, come queste e quindi capaci di lasciare pass~re le false membrane; più corte di quelle originali di O'Dwyer ; più lunghe delle cilindriche e perciò più facili 8 manovr arsi.

RIVISTA DI TERAPEUTICA ,&z:lone terapeuttoa. della dturetlna.. - Dott. GEISLER. (Berl. klin. Wochensclmf t, N. 15 e 17, 1891). Sotto la designazione di diu.retina « Knoll » fu messa in commercio, nel corso di quest'anno, un nuovo preparato, il saJicilt1to di sodio e teobromina, sulla cui azione diuretica il dottor Geisler, docente privato a Pietroburgo, ha testè condotte a termine interessanti ricerche nella clinica del pro-fessore Tschudnowsky. L'anzidetto preparato fu raccomandato già come un farmaco da Chr. Gram, (Therapeutische Monatshefte, 1890, N. 1), in base ai lavori sperimentali di von Schròder (At•chic fiir ea:periment. Path. und Pharmak., XXII e XXIV), eseguili sugli animali, che dimostrò qualmente la caffeina e la teobromina, questi corpi chimicAmente prossimi f1'a loro, anche a dose relativamente piccola spiegano una immancabile azione diuretica per irritazione dell'epitelio renale. In pari tempo il medesimo v. Schròder dimostrò esistere fra le due sostanze una differenza essenziale, e cioè che, mentre la teobromina non possiede akuna azione sul sistema nervoso centrale e sui vasomolori, la caffema al contrario determina una costrizione vasale per eccitamento dei medesimi vasomolori: sicché l'aumento della diuresi per virtù della caffeina é il risultato di due opposte azioni; da una parte il restringimeoto delle arteri~ renali diminuisce la secrezione orinaria, dall'altra lo stimolo degli epiteli reoali la aumenta.


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Dalla propriela della Leobromina, di agire esclusivamente sui reni, senza eccitare i centri nervosi, Gram fu indotto a provarne con Ficerche cliniche l'azione diureti<.;a. Anzitutto egli dimostrò che la teobromìoa pura, a motivo della sua difficile solubilità, non si assorbe uniformemente, chè anzi provoca con facilità il vomito: e quindi, dopo molte prove. riuscì a trovare una combinazione chimica, che non solo era esente da siffalli inconvenienti, ma non determinava tampoeo sintomi accessor4 e che per la sua azione diuretìca fu brevità deLta diuretina ossia il salicilato doppio di sodio teobromina. I risultati piu salienti, che Gram ottenne con questo l'i in 5 malati, dei quali 2 nefrilici e 3 cardiopatici, sono i guenti: 1" esso è un potente diuretico; 2• è assorbito bene e non possiede dispiacevoli azioni cessorie di sorta ; 3° non agisce affatlo sul cuore e sui vasi, la diuresi vendosi ritenere come un'azione diretta sui reni; 4• il salicilalo di sodio non é in relazione co~:~ l'aumeniOi della diuresi; 5• la dose ordinaria del rimedio é di circa 6 grammi giorno, dati in siugole prese di 1 grammo. Tranne alcune osservazioni fatte di volo dal prof. brin~er nella sua conferenza « sulla cura dell'idropisia », cui accennò all'incostanza di azione della diurelina, nel~suna' ulteriore relazione nella letteratura di questo rimedio é parsa fino agli ultimi tempi. Le osservazioni del dott. erano gia complete, quando apparvero due lavori, LtoO dottor Koritschoner dalla clinica del prDf. Scllrotter (W klin. Wochensch, 1890, N. 39) e l'allro del dottor "·"' '"'"·"·~"' Pomerantz da quella del Dujardin- Beaumetz {Bull. qén . thér ap., 15 agosto, 1890). Il primo confermò la "'"'·'"''""' azione diuretica del faemaco, di solito 2-3 giorni dopo mìnciatone l'u~o. la quale perdu1'a anche dopo sospeso rimedio. L'eulore lo diede in dose di 4- 10 grammi al solto forma di mistura, ed ordinariamente vi aggiunse una soluzil)ne alcalina, avendo egli osservato che la re~IZio>ou ·,


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a cida del succo gastrico ne rallenta l'assorbimento. . .Il peso. specifico dell'orina aume~tò : !'albu~m.a r.estò invarlata ne~ oefritici: i ren_t non ne r1senbrono ll'rlt&zlone. In due cas1 di nefrite acuta, postuma di scarlattina, i cilindri renali diminuirono di quantità e l'albumina di qualità. Koritschoner, d'accordo con Gram, constatò che la diuretioa non influisce affatto sul polso e sulla pressione sanguigna. Secondo il primo autore l'azione c\iuretica del farmaco è in diretta dipendenza dalla quantità di teobromina, che varia da 43,5 a 51 p. 100; secondo Vulpius da 41 a 48 p. 100. Kouindiy-Pomeraotz venne alle stesse conclusioni, aggiungendo che la diuretioa non ha influenza sul cuore, per quanto l'ascoltazione e la frequenza del polso lasciano giudicare. Anche Hoffmann studiò l'azione ùi uretica del nuovo rimedio nella clinica di Erb e trovò che non manca nel suo effetto, come invece rimangono inefficaci in dati casi la digit.alt>, lo strofa!'lto, la caffeina ecc.; inoltre la diuretina, da annoverarsi fra i cardiocinetici, non pOS$iede azione cumule.tiva, cessando subito di agire col l>Ospenderne l'uso, come pure l'organismo non si a bitua. facilmente ad essa. Prima di passare alle sue osservazioni sull'azione terap"utica della dim·etina, e non della teobromina pura associata al salicilato di soda, come usano prescrivere taluni sperimentatori, il dott. Geis!er si ferma opportunamente ad esaminare, in via di digressione, quali siano le attuali opinioni, dominanti nella letteratura, sui cosi detti dinretici ed a dare un breve sguardo gener11le alle nostre conoscenze sulla secrezione orinaria, dappoichè il concetoo che per lo passato si aveva intorno all'argomento, a malgrado dei reeenti lavori usciti dalla clinica del pror. Manassein e speeialmente delle pubblicazioni apparse in questi ultimi tempi nella letteratura russa, non ha subito sostanziale e stabile cambiamento. Si giudicava, infatti, e si giudica tuttora l'efficaeia diuretica d'un qualche farmaco dalla quantità di liquido, che per esl"o si elimina a traverso i reni, os!>ia tenendo conto soltanto dell'aC(!Ua nell'orina. Basta con!>ultare una serie di manuali di farmacologia e di at·ticoli separati, per convincersi che


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si identifica il concetto della diuresi con quello della escre. zione dell'acqua (Buchheim, Dibkowsky, Sokolowsk1", Stadion, Sandras, MaireL, Kessler, HoffmaoD, Lauder Brunton ed altri). Un siffalto modo di vedet•e non può, com'é beninteso, appagarci nello stato atluale delle nostre conoscenze, in quanto che la secrezione orinaria consiste notorianwnte. non pure nella eliroinazione dell·acqua inLrodotta nell'organismo col cibo e con le bevande, ma anche in quella dei prodotti del I'icambio materiale: donde si è in diriUo rii esigere da un vet•o diuretico che, solLo la sua influenza , si elimini!lO non solo gH elementi liquidi. ma altresì quelli solidi dell'orina io maggiore quaoLita. Cile 110n sempre una grande quantiLA di orina eliminata dal reni indichi una normale attività dell'apparecchio secretivo, lo dimostrano le forme di nefrHe intersliziale, che decort·ono ordinartanlenle senza idrope e con grande quantità di orina, mn nelle quali assai spesso la elìminaztone dei prodotti del ricambio materiale è molto insufficiente. Solto rasp~tlo clinico devesi quindi intendere per un Yero diuretico ogni farmaco, ch.e sia in grado di aumentare nelle 24 ore la quaDLità di licqua e di elementi solidi, organici ed inorganici, che costituiscono l'orina. A questa dotlrina recarono il cootributo dei loro lavori i professori Eichwald e Mana-ssein pei primi, e poi B1crschinsky, Kotljar, Alexeewsky, AUassoff, Sereshnikolf e Beljakoff, che in singoli scritti e dissertazioni inaugurali se ne occuparono receutemente uella clinica del secondo dei predetti proresso1'i, non senza aver prima determinala l'inllueoza dell'alimentazione sulla ~ecre­ zione escretiva dell'apparecchio renale. Quanto al meccanismo della medesima secrezione eJ alla fisiologia dell'azione dei diversi dmretici, non sappiamo alcun che di assolutamente positivo: non vi sono che ipotesi. Rispetto all'eliminazione delfacqua dall'organismo, non si è finora rigettata sempre l'opinione, secondo la quale questo atto funzionale è sottoposto alle leggi della tìltt'azione, quan· Lunque questa opinione ci apparisca oggidi già poco convin· cente. Tralal"ciando di discorrere che il tessuto renale é vivente e non una membrana inerte, e che perciò i reni con


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tutta probabilità partecipano alli va mente alla funzione secretiva, il dottor Geisler opina che al sangue stes~o non è a questa mdifferente. in quanto che, al contrario, esso tende 8 conser·vare ad ogni costo la sua normale composrziooe, eèdendo soltaodo i prodotti del ncamiJio materiale, dei JUBii é Qovraccarico, come quelli c:he non sono oecessar1 o cbe !!emLrano inulilt e nocivi. Sen1:a pt:rciò eQcluùert> cl s l condizioni fisiche generali (pressrone, velocrt.à della corrente, •1ualita dello membrane e v1a dicf'ndo) abb1ano la loro influenza uella sect·eziouo dell'orina, l'anzidetto autor~ ritione che in (·ari tempo anche il sangue circolante ed il leS!>ULO renate vivente vi influiscono, come egualmente l'epitelio renaie partecipa aiJ'elim1nazrone degli elementi solidi dell'orina, ricono!'lcendo per tal modo nella secrezione dr questa un allo vttale e non un aUo fisico. Quauto alla fisiolo~ia dell'azione dei diuretici, s!'condo l'uso finora in farmacologia, esl'li si dividono in due gruppi : 1" preparall che a~scono sull'a ppllralo c·ircolatorio; 2• e •ruelli che, stnuolando ùirellamente il tessuto rc>nale, aumentano 1'altiv1Ui. Sel'J'eLiva dell'apparecchio glsndolart> dei reni t sottinle~o che possono tal uni diuretici appartenere a un tempo ad entrambr i gruppi, corn'è ad es. il nitrato di potassa, cbe s1 è con'lidere.to finora coooe appartenente al secondo gruppo, ma che per le racerche d..-1 dottor Alexeewslcy ,... è palesato aver aziono anche s ulla pressione del sa ngue. Dopo queste }>r eti annotaziom preluninarì, il tiott Geì~l~r pa~sa ad esporre le sue proprie osservazioni. Egli 1 a princapio del suo lavoro, si prefisse il doppio scopo: a, di ricercare l'effetto diuretico della diurelina in un individuo sano ed in un malato, con parli•lOhtre riguardo ai ·•egni clinici di uos qualche irritatione renate c b) l'influenza della diurelma ::1ul polso e sulla pressione del san,:rue , o con altre paro!~>, rli determina re in quale dei due sunnominali gruppi di •liur f'lici la diuretma debba noverarsi Quonlo al pr1mo còmpito. l'A si limilt' principalmente a detea•minare la qnu.nlità d'acqua emessa e qu ella inLrodolla contemporaneameule nell'or"'anismo, giudicando poi dal pec:o <~pecifico, c:ollanto in via a pprossimativo, la eliminazione dei principi solidi del-


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l'orina. Oltracciò, per lo stretto rapporto che passa tra le funzioni della pelle e dei reni, egli determinò pure in taluni casi le perdite in peso che si effettuarono pe1' la pelle e pei polmoni. Quanto al secondo còmpito dianzi espresso, il mèdesimo autore, in tutte la serie dei suoi esperimenti, misurò la pressiolle del sangue nell'arteria radiale, mediante l'apparecchio d1 Basch, e prese la curva del polso con lo sfimmografo del Richardson. Le ricerche furono praticate su 4 cardiopatici, 2 nef1·ilici, un malato di cirrosi epatica ed un individuo SS!'IO. Ogni osservazione fu divisa in Lre periodi: prima, durante e dopo l'uso della diurelina, che fu somministrata in dose di 1-6 gr!Jromi al giorno. Riassumendo per sommi capi le osservazioni del Geisler, si ha che nell'individuo sano la quantità di orina aumentò per l'azione della diuretina, come parimenti aumentarono alquanto le perdite per la pelle e pei polmoni. Il peso speciiìco oscillò in corrispondenza della quantità di liquido emesso, ma non sl da polerne trarre corollari. Come apparve dalle curve grafiche, la pressione del sangue si elevò sotto razione del I'imedio per riabbassarsi dopo la sospensione di esso. Nessuna alterazione nello stato generale, la diuretina e!:!sendo stata benissimo tollerata. In un malato di nef1·ite cronica, con insufficienza delle valvole semilunari aortiche, si ebbe: notevole aumento, durante l'uso della diuretina (2<> periodo), nella quantità di or ina: forte elevazione della p1·essione sanguigna, .che rimase a rilevante altezza anche nel 3° periodo (dopo sospeso il fa rmaco): rapida scomparsa degli edemi, delltt dispnea: diminuzione dell'albumina, da 2- 3 per 1000 a 0,2 p. iOOO, verosimilmente per le migliorate condizioni del circolo; considerevole mi~;;liorarneoto del benessere generale, al punto che l'infermo potè dormire cos1 bene, come da lungo tempo non gli era concesso. Tale euforia durò per una seLtimana dopo sospesa la diuretina, la quale io questo caso si palesò analoga nel suo effetto ai tonici del cuore, come la digitale. In un altro infermo di insufficienza della m:trale, con estesi edemi generali, ascite, cianosi della faccia e delle estremità, con polsi appena percettibili al tatto, con note-


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"ole aritmia, fortissima dispnea ed agilaziooe, l'effetto della diuretina fu ancor piu brillante, poiché all'uso di e&sa seguì uo miglioramente generale, aumentandosi in modo collsiderevole la secrezione orinal'ia e dileguandosi complet-amente tutti i sintomi di perturbata circolazione: l'infermo, anzi, eh~ prima di prendere la diuretina a stento poteva muove1'e qualche passo, a motivo dalla sua dispnea, dopo fu in condizione di andare in giro a passeggio tranquillamente. In que~to caso Geisler osservò di nuovo, oppostamente a Gram ecl a Koritschoner, una notevole azione della diuretina sulla pressione del sangue, che si abbassò durante il 3• periodo, dopo cioè la sospensione del farmaco , e sul polso, la cui curYa ~rafica, presa 4 giorni dopo, ripreseot{l l'aritmia dile-guatasi nel 2• periodo. In un Lerzo infermo di bronchite e miocardite cronica la diuretina agi indubbiamente sulla pressione sanguigna, che da HO mm. sali a 180 mm.; per indi abbassarsi a poco 1:1 poco, nel corso d'una s.eltimana, a 120 mm., e risalire a 150 mm. con nna nuova prescrizione del rimedio, osservandosi la scomparsa degli edemi e la diminuzione della dispnea e della cianosi, con un discreto miglioramento generale che durò soltanto una settimana. Sicché l'effetto del farmaco fu meno soddisfacente che nei precedenti casi di insufficienza val volare. In un quarto caso di insuJficienza delle semilunari aortiche, esse" do occorsa durante le ricerche con la diuretina una forte diarr~a , non sì o~servò affatto un aumento della secrezione orinaria, chè anzi la diarrea si fece più abbondante. Nondimeno l'attività cardiaca divenne piu regolare, la pressione del sangpe crebbe di 25 rom. • per indi riabbassarsi alla cessazione do! medicamento, e, cessata anche la diarrea, la quantità di orina da 700- 900 eme. si elevò a 2500 eme., sebbene in questo tempo gli edemi si fol"sero complelamenle dileguati. lo un quinto caso di nefrite cronica, con edemi, ascite, cilindri reoali ed albuminuria dal 5 al10 p. 1000, la diuretina agi s ulla secrezione ormaria in una maniera ~;~ppena ossor· vabile, mentre la sua azione sulla pr·essiooe del sangue fu


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forte, elevandola per gradi da i45 a 180 mm. Nessuna influenza sulla quantità di albumina nelle orine fu osservata. In un sesto mfermo di nefrite acuta la quantità di orina da 750 eme. crebbe gradatamente per effetto della diuretina a 2500 c:rnc., di pari passo con l'elevazione della pressione del sangue, che da 175 giunse a 215 mm. , eliminandosi in maggior copia anche gli elementi solidi dell' orina, come indicò il peso specifico aumentato. L' albuminuria diminuì, gli edemi si dissiparono rapidamente e così pure i dolori di capo. Finalmellte in un settimo caso di cirrosi epatica la diuretina rimase senza effetto, sia sulla secrezione orinaria che sulla pressione del sangue; ma, in un secondo tempo, diminuita notevolmente l'idrope-ascite a seguito di bagni caldi, il rimedio agì soltanto sulla pressione sanguigna, che elevò appena di 15 mm., senza aumentare la quantità di orina. Dalle osservazioni quindi di Geisler si può concludere che: :1° La .diuretina eleva senza dubbio la pressione del sangue, oppostamente all'a5serzione di Gram e Koritschoner, non es~endo venuta meno in nessuno dei casi, benché pochi in r ealta, osse1·vati dall'autore. 2° Essa e da considerarsi clinicamente non solo come un diuretico, ma anche come un cardiocinetico. SO Dà splendidi risultati specialmente nei casi di disturbi circolatori, causati da insufficienza valvolare. 4• La sua azione è molto più debole nelle affezioni del miocardio, sopratutto per gli effetti diuretici. 5° Nella nefrite acuta è molto più efficace che nella ero· niça, per ciò che riguarda l'aumento della secrezione orinaria e la scomparsa degli edemi. In ambedue le rorme l'albumina nelle orine resta invariata. 6• Nel caso di cirrosi epatica, osse1·vato da Geisler, non ispiegò alcuna azione diuretica. 7° In un individuo sano la tiiuretina aumenta al(juanto la quantità dell'orina. Secondo Geisler, che s i riporta ai lavori del prof. Sasetzky e di A. Huber ed alrultimo del prof. Stiller (Wiener Medi· cinische Presse, 1890, XXXI, 1, 2), l'azione diuretica del


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nuovo rimedio non è riposta completamen~e, éome vuole il Grarn, nella teobromina che contiene, ma è da attribuirsi anche al salicilato di sodio, chè insieme coh l'acido salicilico possiede la proprietà di provocare una notevole <;liuresi. G. P.

11 cantarldlna.to di potaasa.: nuovo rimedio del Ltebreioh. - (Berl. klin . Wochenschr~ft, nume,ri 9 e 10, 1891).

Benché di questo nuovo preparato, uscito dall'Istituto farmacologico di Berlino, siasi gié dato breve cenno nel precedente fascìrolo ~ pag. 523, nondimeno, per l'importanza della scoperta fattane dal p.rof. ·Liebreich e per le speranze, che le prime comunicazioni lasciano concepire sull'efficacia del rim~dio, spe.cialmenle nel lupus e nelle affezioni tubercolari della laringe, reputo sia prezzo dell'opera il ritornare sull'argomento, affine di offrirne ai lettori un più esteso sommario. Non erano pe.ranco sbolliti gli entusiasmi (esagerati dalle gazz~tte poliliche) per la tubercolipa di Kocl:l, quando alla Associazione Medica di Berlino, nella tornata del 25 febbraio di quest'anno, si presentò il prof. Liebreich, l'illustre farmacologo che introdusse in medicina l'idrato di cloralio, rimasto ignoto nella sua azione per 37 anni c;lalla scoperta che ne fece von Liebig, per tene-re una conferenzt~ sopra una sostanza già nota, p~oveniente dal regno animale, lfl cantaridina, estratta dalle cantaridi per la prima volta da Robiquet, la quale sotto l'aspetto chimico presenta uno straordinario intere~se. Prima _di entrare nel discorso della nuova combinazione chimica e delle sue applicazioni te,·apeutiche, il I,.iebreich iotrat.teone il dotto uditorio intorno ai principi e metodi, dei quali egli si è finora giovato nei condurre a termine le proprie ricerche farmacologiche, e, riportandosi a quanto, anni indietro• ne aveva detto a proposito dell'idrato di cloralio, rammentò come sia della massima importanza, nel prendere io esame le sostanze medicamentose, farsi un'idea del loro aggruppamento atomico in molecole, mercé la quale id~a é soltanto possibile separare dall'innumerevole serie dei corpi chimici, alcuni di essi veramente efficaci. Ed all'uopo ricordò pure che,


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secondo un noto calcolo molto istruttivo dell'mglese Broughlon, mediante la combinazione di 52 radicali alcoolici biutornicì e di 32 monoalomici, che si sostituiscono in ammoniaca, é stabilito con sicurezza che possono esser fatti 35000 milioni di corpi con questa unica re11zione. Partendo quindi dal fatto che vi sono una quantità di altre reazioni, parimenti feconde di combinazioni, e dall' esperienza che non esistono sostanze completamente identiche fra loro nell'azione, egli sostiene che, per sceglierne taluna dalla serie infinita, si duve anzitutto gullrdare alla sua costituzione intima: operando infatti a questo modo, Liebreich ha avuto la soddisfazione di trovure pr~stissimo uno specifico effettivo, l'acido salicilico ed il salicitato di soda. Nella ricerca, però, delle nuove sostanze curative- soggiunge l'autore - si sarebbe parziali, se si facesse uso d'un solo metodo, in quanto che egli medesimo ebbe occasione di dimostrare, col metodo puramente biologico, a proposito della lanolina - alla quale si annoda una serie di considerazioni teoretiche - che la terapia delle unzioni, tenuta quasi in dispregio, s'è ormai avviata per una via scientifica. Inoltre, al Liebreich non si può rimproverare di aver negletto lo studio dei rimedi antichi, ché anzi pet' lui la lettura di vecchie storie di malati è sempre stata di straordinario interesse per la circostanza appunto che i rimedi nuovi si appoggino nella loro azione alle esperienze fatte su quelli : la più evidente prova di ciò egli l'ba data col nuovo preparato, estratto dalle cantaridi, usate già da l ppocrate, come in appre~so si dirà. L'autore, infine, dopo aver passato a rassegna l'Altro rtletodo di ricerche, impiegato nella dottrina della disiufezione, di cui va riconosciuto il merito a Koch, per provare il valore disinfettante dei rimedi sui microrganismi fuori del corpo umano - valore che é ben diverso da quello, che gli stessi rimedt spiegano nella cellula dotata di tutt'altra reazione c!Jimica -: dopo aver espresso la speranza che, partendo dalla idea di Pasteur sull'azione dei batteri, si possano estrarre sostanze dai prodotti del loro ricambio materiale, atte a distruggere i batteri medesimi: dopo aver accennato al metodo curativo con le culture attenuate, attualmente in corso, che pro-


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mette un avvenire ma che ~i allontana pt>raltro dalle rtcerche farmacodmamiche: da ultimo, dopo aver promesso di render pubblico, fra non molto, il risultato di certe sue mteressanti ricerche sopra un grandissimo numE'ro di corpi chimici che avrebbero la sorprendente proprietà di delerminare, nel sito J i loro inoculazione soUo la pelle, una completa insensibilità ma in pari tempo un fortissimo dolore - donde il nome di anestetici dolorosi che ne verrebbe al loro gruppo - oppostamente ai sintomi che si manifestano con l'idr·ato di c!oralio, Liebreich concluse, a conferma del suo metodo prefer·ito, che vi sono sos1 anze, la cu1 azione Lerapeutica è in rapporto con la loro costituzione chimica, ve ne sono altre del tutto indipendenti da questa ed altre che, come lasciano ravvisare gli anzidetti anestetici, agiscono per virtù puramente fisica. Passando poi all'ol'igine dell'applicazione del cantaridinato di potassa nella cur·a del lupu.s e r1uindi di altre affezioni tubercolari, Liebreich annunziò che, dal vedere gli straordinari effetti retHtivi della liufa ùi Koci1 io un caso di quel morbo, gli !>i presentò subito alla mente l'idea -prescindendo da ogni teot•ia balLeriologictl. - che si dovesse sicuramente tt•aLtare d'una sostanza, che, per 1l suo modo d'azione locale, t.ppartenesse al gruppo dei rimedi acri irritanti. E fra questi, naturalmente, corse col pensiero ad una sostanza, che pei suoi successi terapeutici poggia sopra una pese ~lorica, alla quale è perciò da attribuire il mer1to delle attuali osser,·azioni. Le cantaridi, che contengono una sostanza cristallizzabile. chimicamente nota, la cantaridina (C10 Hu 0,1, connessa ad una serie di altre sostanze, quali la caotarossina, l'acido cantaridinico e l'acido cantarico, furono adoperate nelle malattie cutanee fin dal tempo di Plinio. t!: nota la loro azione eccitante sugli organi genitali, e come in Italia sotto il nome di diaoolini, in F rancia gotto l'altro di pastilles galantes, si spacciassero rimed1, a base di cantaridi, appunto per solleticare l'appetito sessuale in individui snervati dagli abusi o dall'età, ma con tale immoderatezza che sul finire d~l secolo scorso furono proibiti in Francia, permettendone l'uso soltanto a coloro, che potevano ben giustificarlo. L'uso interno dei preziosi coleotteri venne indi a poco in tale


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RIYISTA

discredito, per• le trì::.li consea,:uenze ddla loro potente az1one to~sica, che in loghilt~rra il rneJ.ico Groeoe\eldt, or.undo olandese. Cu tratto m prigione dJetro sentenza del • Collesre or PhyRìcians ». Di grande int~res->e sono le ant1che ricerche falLe dai francesi nell'o,.pedale di S. Lui~i a Parig . ~lediante la Liutura d1 cantaridi. s >mministrala per via interna tino alla dose di 20 gocce, Alfeo Cazenave guarì d'una psoriasi, nello spazio .it 2 mesi. un uomo che ne ~otrr va da lungllt anni. Lo ste ..... ) rimedio fu u~at() con suc~SRO nelle malaU1e pohnonari, corno ani'IIP nolla letteratura inglese si trovano deser·illi cas-i analoghi, che se ne giovarono. J1 trattamento curali\':> con le cantaridi, che per sé sles~o ha dato per lo pa«<>ato co!'t favorevoli ri!!ultati, do~..-eva essE'r me~<so da parte, po1ché le diverae specie dt coleotleri adoperali per comporre la tintura, "·ari11ndo rra loro aache per ti contenuto percentuale di cantaridina- dal 0,3 al 0,6 • • - mducc:Htno rac•lrnente in errori, potendo la dose prescl'itt.a t'aggiungere il doppio di '}uella che proprtamente .,, aveva rn mente. Gli é perc16 che il Licbr·eich, n~U'inlrapr~ndere i nuovi esperunenti, st :. ~ervtto, da quel farmacologo ortodosso che é per sua confe.::~ìont>, della cantaridina affine di poterne esalta.mentP. dosare la quant'h~ medicamentosa. m ,.; ..ta della <>ua pohmte az1one los~ica. La canlaridìna. Jalla I)Uale il doll. Spiegel, oelristitulo tar macologico dj B"ruuo. ba testi· r icavata una nuova combinazione con la ferul-idrazma. è Jol~La d"una straordinaria proprietà irritante, :,pecìalmenle c;ull'appareccbio glotto-urina rio, siccnme ha "perimenlato Aufrecht in Ma~deburgo, ioielwndola fino a dose lO"'"ica con ri ..ultato d'una nefrite, che «i e~1t6 m una r.trrost renal... D'allra parte ti dotL Hansemann, ndle sue ric che sui coni;rl1, ha damostralo che nelle capsule del Bowmann si trova un esc;udalo privo di cellule, non tendente a coagulat~J ed Joollre che la causa di morte è riposLa nella par a.i-1 r~-<pirttlorta. Alrawopsia dl'gli animah. anelenati con la cantaridina, 1 polmoni, che in altrt casi c(lllabiscono, SI rinvengono in un parlicola1'e stato di aumentata consistent-a, "enza che pr upriamente esi,-ta un eJ.erna polmonare. Or r1ue~to fatto dimo"tra che la cantaridina a dose los~aca, presa inlernamenlt>, non provoca uno stato tlogL-.tico, ma


IH T.ERAI'EUTICA.

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una particolare disposizione nei capUlara con essudazione di siero. Uno sperimento, che il pro!. Liebreich eseguì insieme col dotL. Langaard, confermò questa caratteristica proprietA della-cantaridina, di determinaa·e cioè nei reni un essudalo eguale a quello dei polmoni. causa della maggiore consistenza di questi. E qui il Liebreich emette un'ipotesi, che non gli sembra arrischiata e che ha un certo fondameni.O anatomico, vale a dire che l'eccatabilità dei capillari ~i comporta diversamente, a seconda dei differenti puoLi dell'organismo, e che, nella formazione di questo essudato libero di cellule, essi capillari non debbonsf solamente considerare siccome semplici canali, ma associati ad una o.tlività cellulare. Partendo da questo cancello l'autor·e è andato più oltre ed ba ammesso che, quando i capillari si trovano in un cert.o stato di irritazione, permettono che si formi piu facilmente llO essudato, e che se la cantaridina, data itl piccolissima dose innocua, lascia l'organismo sano senza provocare alterazioni di sorta, data invece t(Uando esiste in un qualche punto uno stato flogistico dei capillari, eccita ivi un'essudazione. Quindi fra Ja dose lossica, che agisce sui reni e polmoni normali e fors'an<.'be su altri organi, e la dose totalmente inattiva, ne esiste una terza che spiega la sua azione sollanto sui capillari in istato patologico. Che cosa si debba pensare d'un tal siero, si può desumere dalle ricerche baLLeriologicbe di H. Buchner di Monaco, che sono per la farmacologia del massimo interesse, avendo egli dimostrato che il !!iero di sangue del coniglio e del cane possiede proprieté antiballericbe, come Stero, nella clinica di Breslavia, confermò anche per il siero di sangue umano. Si può quindi ammettere. in via d'uYla seconda ipotesi, che in un qualsiasi lot:WJ aj]ectus l'essu~azione sierosa eserc1ta una azione, per minima che sje, sullo stato morboso delle cellule, migliorandone la loro nutrizione e perfino restaurandola alle condizioni normali. Ad un amico cl1e osservò come un siffatto concetto patologico e curativo sign•fìcasse un ritorno alla teoria umorale ed uo avvicinamento allo dottrina omeopatica, Liebreicb rispose, che i principi che regolano la cura


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Rl\'lSTA

delle malattie con le dosi minime sono, com'è nolo. ben vers• da quelli che egh ha adottato per le dilw1.10ni, e per l'alh•o verso la patologia cellulart' del Virchow sempre come codice della scienza medica, in quanto che nora e!':clude che i liquidi, od umori che dir si vop-liano, ~ervano alla nulrJZiOn4• delle cellule e quiudi che il $iero operi come; rnezzo tHsinfeltaote. Da queste ipotesi il Liebreich fu lt·aLto a sperimentare l'uomo l'azione della cantaridina, a dose inofTen~1va, per vero in un momento poco pt•opiuo. quando c:io•• le ·uu'"'~UDJL 1poderm1c.he della lubercolìna di Koch occupavano circoH qcienlillci, e per· di più s1 sapeva che l'uso la neo della cantaridina, nelk ricerche sui cani fatte dtt aveva dalo una copiosa suppurazione, cosi da indur lo ce~.

Cionondim~no il pror. Liebreich opinò che, operandf') precauz•one, potes11e (arsi lee1lo di procèdere agli A"'~"""''""'"n'~~o~ ~uU'uomo. Quanto al mezzo di ~oluzione della canta non potendo servirsi di r:~uella acquosa di etere poiché dovendola dilui1•e la ~ostanza sarebbesi prec1pitate, ue del caolarioinato di sodn a motivo del ''ariab1le con•~m "'"'"' di essa, si fece a provare la quanlilà di pota~~. ••~c.:t!><!!>tt l'll• · a mantenere c;ciolta la caularidina pura, e riu.:d ati olt<>oeroe r,:oluzionì acquose limpide, attive ,.d aveott sapore lelo!:.:~r­ mente olca1ico, nella propor·zione di due deC'imilli~ramtni per ce•nlimf"tr., cubico. Jn collaborazione col prof. Ewolù e cnl ùoLL. Gurulich, mincio rautor·H le sue indagini oell'osoedale A uyusin. )\&rtendo da dosi estremamente piccoiP, da frazione di millig rammo t' 'so>. 10 un malato dt tumore all'e~ofa~o. ~ou ne con~egui alcuna irritazione, ma l'infermo assE'rì -.pontaneamente. l'indomani, d'a,·er potuto cac<'iar fuori lo )'Oputo ron ma:;tgiore fac.tihL Dopo ulleriot·i sperilllenti er-c~uili in altre ~lioicl•e. ~ per· venne al risullato posologico che la dose massuua del rime.1io da iu•ellarsi sotto la pelle •· di 6 dec•ruJlligrauuni, anche con la quale non sono r ilevabili affatto fPnomem locali flo::.ri«tic;. Senonchè, in due uomini es""endos1 Nln c;JIJuUa


DJ T.ERAPBUTICA

do"e avuto un p&rllcolare strmolo a vuotare la ve"dca e le...!gero prurito all'ureira, ed in una donna la pr·ima traccia di sangue nell'orina, i> dà racomandarst dr non ollr~>pas,.at·e. a s••opo terapeulico, la dose di due d~cimillrgr amrnr. Jn un caso di tubercolosi laringea, Ltebr~rcb rrma~e sMpreso dal tleci.. o rurglioramento della voce. rhe c:;ubentt·ò aliA second11 iniezione ipodcrmica, e ru allora che SI t•ivol"e »glr specialisti delle rnulattie della ~ola per in,·itarli K proc:;eguire le osscrvazroni col nuovo rim.!oio. Assodcl •luindr m 11\0•Jil lo !t<~cutibil~> che piccoli"sime quanlité di CAntaridina. eh· non provo~ano nei reni aJ ·una alterazione. agiscono in,·ece nel locus a.ffeetus, ecc1tandov• un aumento di L-Ssuclazione srero«a. I:: po1 riservato alle successive urda~tiOi ìl decidere s., le c»u~a mot'bosa, com~ si ~ suppoc:;lo, sia colpita dirPltamente. 0 11la la e•alteua dell'ipotesi, ne consegue che il r i. medro puo agire anche in j1uelle malattiP, ch~> rtc.)no~cooo per causa altri agenti (·he no11 ~iano i bacilli tubercolai·i: cio ~arebbe 1nJ!calo auc •e Jal protHlo, eh~> Jivt>r... ,. rnalatlte trusseJ·o nHi tempi andati dalla canturidi. Ollr·acciò, non ::.~rubra im?Ossibrle che. conrerru11la realm,•nle l'a:r.rone ·Iella canL8ridrno, e coml>inurrdo la cur a co11 alt1·a soo;;tnnze circolanti col sanl{ue, le qualr I a--~uo a !<lentll a ll'a,·er~o r cupillari, ~i giunga in prosieguo M'l un nuovo metorlo terupeulico, chd valga a coucentr·ar·e in un dato punto il l'irneclro e cosi tor,.,f' ad avvalorare andJe I'Hziu11e di<linr.. ttaute del 11it>ro per sè troppo scar~a. A riguar.Jo eli que~ta a:r.rone, Liebreich os...ervl da ultiwo che si ~ oggi abituati ad Acidrossare ogni l~osa 81 ùallel'l eome lah ~ perfino i smtorni che e""Ì pos~ono pru\'ocere Sorto noti ~tlr e~pel'imenli e l~ HSl'ervazionr sulla cura del ltJpus, a mezzo dej.:di streplococdri eresipelatoc;i del FeWeisen: in essa, ~ecor.do l'nutore, e piultostll l'aumento di eS~U<I8ilJ01le c;jerutoll, SI ·llo fortllH di vesricoJe, pro vocale du quesli micr·organi:!mi, ch" agil'lce 111 <~en..:;n curatrvo, anzrché rl principiO dr baUer1oterepie della lolla pe1· l'esi~>tenza. E•l all'uopo e~li rammenta CO!l opportulllla dre nel medesimo lttfiWJ sì :>ono JlÌU adopera lr picroli ernpiaslr•i cantarr•l&ll. che •letermin11ndo il noto t•s-;udato spre;:ano azione. curalr •a. il che gii sembra ~:~ia slalu dirneulicato.

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RlV1STA

Per conclusione Liebrei~h avverLr doversi tenere speciaJ. mente di mira 1 reni, neu·u~o IH'atico del rimedio, che e co11• tt•oiodicato negh stati morbosi di essi. Consigliò quindi di cominciare cou la dc~t di un decimillrgranuno e di pas~are tosto a due ~ scopo di indag10e. Non !"embra inollre neces. !'>ario il praticar·e le iniezioni quotidianamente, ma interca. lar le con pause d'un giorno almeno. Questa scoperta, che, come cltssB il presrdente dell'associazione Virchow, fara sicuramenti> il giro del mondo in brtH'ÌSSimo tempo, con la speranza dt riportarne un grand1s~imo successo, fu poscia illustratA, seduta stanle, da allri relaLori, medtante lettura di storie cliniche P. der prim1 rì,ultaLi ollcnuli col cantaridinato di polas:;a. È bene qu1 anzitutto fae conoscere che il liquido per le iniezioni !"i compone nelle seguenti proporz1oni: cantaridina pu1•issima cristallizzala gr. 0,20, potassa gr. 0,40 in acqua cuw. 1000 (e non 20 eme., come pPr errore fu stampa lo a pag. 523 di que~to giornale); sicch~ 10 un centimetro cubico di acqua "i contengono gr. 0,000~ di cantar idina. Ciò po~lo, ria.,sumerò per sommi capi le dtmostrazìoo1 cbe furono fallo sull'eNlcacu~ del riml!dio da allri mediri. Il dott. Heymann, che lo <~perimentQ in dose media di {!r. 0.0002 su -n maiali del suo ambulatorio clinico, rifert che !~Oiame nte di l7 fra essi poteva esporre i r•sultali, e cioè 11 casi di diHruzioni tubercolose lie!Ja laringe, m parte tfi gravisstma natura, e 6 casi di lar•ingile cronica catarrale Tutti gJ' rnfermi ~apportarono lt> iniezioni senza notevole molestia. l'M sola volta insot•,.e un reazione flogt.,ltca nel sito di elezione della puntura, nella regione dorRale alta, rra le scapole, ma si dileguò presto con l'uso di romenti all'acqua vegeto- minerale. Mai si verificò rormazione di ascesso. Di solito la puntura é poco dolorosa, ma m due pazienL1 estremamente mag-ri fu msoppor1abile ed allora. pralicandola alla r ..gione glutea, si riu::c't a farla bene tollerare. Piccoli disturbi nt•lla rnCitililà del braccio, che si diletruano beulo~to, per lo prù il gtomo appresso, furono notati. Quanto a1 sintomi ~enerali, due sole volle si ebbero dolori di capo e senso di vertigine, da atlriboirsi piuUoslo a spe-


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eiali disposizioni indhTiduali. Leggiere diarree e stimolo ad t~rinsre con senso di bruciore furono le lagnanza di pal'ecchi infermi, ma col sospendere le iniezioni per un g1orno e col somministrare loro alcune go.ccie di tintura d'oppio ogni sintomo scomparve. In un sol caso si riscontrò semplice eroeturia, dopo una dose di gr. 0,0004, ma, sospeso il rimedio per alcuni g iorni, e mercè l'uso della predetta tintura essendo quella svanita completatnente, fu ripr'eso il trattamento senza altri inconvenienti. Senza entrare nelle particolarità d'ogni singola storia clinica dei malati di tubercolosi larin~ea, nei quali esistevano ancbe ~stese alterazioni polmonali, si può dire in complesso che, dopo 3 o 4 iniezioni, per· lo più praticate giornalmente, !li verificò un notevole miglioramento dello stato generale ed io pari lampo della voce, che, da rauca o totalmente arona che era, in alcuni malati si modificò, giorno per· giorno, in modo sensibile: e questo fu il ratto pìù sorprendente. Un raiglioramento nei sintomi polmonali sì osservò in tre casi, 10 uno dei quali notevolmente. L'esame obbiettivo della laringe diede per risulLat.o, fin dalla l'rima iniezione, un abbassamento del r ossore e dell'in· filtrazione, che ha il suo riscontro nel rapirto elevarsi del tilDbro vocale~ le granulazioni divennero più pallide e più piane: in diversi punti le ulcerazioni si ri pulirono, restringendosi dalla perifel"ia, cou 8!';1to finale in guarigione in una !erie di esse: il gonflore edematoso delle cartilagini aritenoidi, esistente nella maggioranza dei casi ed in Laluni in grado rilevante, subi una modificaziOne regressiva, cosi che le corde vocali ripresero il movimento. La guarigione prog redisce sempre insensibilmente, alla stessa guisa delle affezioni luetiche sotto l'azione del ioduro di potassio. In un caso di media grav ezza, con sintomi lorarici, un'ulcera della corda vocale destra guari <'ùmpletamente alla nona iniezione, e dopo altre tre di queste scomparvero all'ascolLazione i segni polmonali, residuandosi una appena visib1le infiiLrazione della c(lrda vocale medesima: la voce ricuperò il suo tono quasi DOl'male.

Dei 6 ca!;'i di catarro laringeo cronico, uno solo non ~i


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RlVISTA

giovò del trattamento ed in esso la ulcera della corda vocale sinistra guarì rapidamente con le pennellazioni al nitrato di argento. In un altro caso, invece, l'infermo si r>enli guar ito sei ore dopo l'iniezione ipoderrnica, e difatti l'indomani al• larìngoscopio confermò la scomparsa di quasi tutti i sintomi morbosi. Giova notare che, durante questo trattamento, furono lasciati in disparte tutti gli altri rimedi in uso. Il dott. Friinkel confermò, nei pa'imi 5 dei 15 casi di tisichezza laringea da lui presi a curare, il brillante risultato di Heymaon ed aggiunse che, ad eccezione d'un solo infermo, gli altri cominciarono tutti ad avvertir~. ,zià òalla prima ora fino alla decima dopo l'iniezione, un senso da pienezza e di calore alla gola, che indi a poco si dileguò. stesso Frànkel, sorpreso dal rapido miglioramento delle zioni tubercolose lat'ingee, rivolse la sua att.eoziooe alla cerca dei bacilli specifici, ma incontrò difficoltà nel poichè sotto l'azione del processo di Liebreich quei mi ganismi perdono alquanto delle loro pr·oprietà liu\or ie, perciò raccomanda di procedere alla loro preparazione metodo lento, !asciandoli immersi per 24 ore nelliquit'lo cedentemente riscaldato. Egli credette d'aver osservato diminuzione dei hacilli nello sputo, a seguito delle ini di cantaridina, avendoli numerati con la. scala di Gaffky, concluse col dit•e che, se non si poteva ancora pat·lare guarip:ioni, c'era da augurare che tl nuo,·o rimedio, dosi provato di possedere una buona azione terape ''&lesse a soddisfaa·e le speranze che se ue sono ""'n"••n,..,. Nella successiva tornata del 4 mar·zo l'Associazione di Berlico si occupò a discutere lo stesso argomento, doveva necessariamente eccitare l'inte ..esse sden tilìcn clinici. E dapprima il dott. Saalfelrl pt•esentò un ra~azzo cia·ca 13 anni, ìnf<'rllJO dj lupus oulgar ìs alla faccia da 3 anni, che llÌit alla 5• iniezione , In prima. fu flllta il 2:1 reD·~II•'W braio alla dose d'un quarto di siranga, ossia di 1/, dcmg) appialfilo e impallidito, da elevato e rosso-bluastro che era avanti, e mostrava. un notevole rirnpiccolimenlo dPIJa. sua superficiE>, d1 presso ciJe la 1netn, t:ome assicurò il Lie.


DI TERAPEUTICA

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breich !il dott. Isaac, che sollevò qualche dubbio sulla realtà, dello --tat.o anteriore del morbo. Il dott. Landgraf si estese a parlare sui casi acuti e cronici di lar·ingite, semplice catarrale e tubercolosa, da lui trattati col metodo del Liebreich, e pervenne in complesso al medesimo risultato, conft>rmando l'azione decisa del rimedio sulla mucosa laringea, cronicamente infiammata, nella quale determina un edema che si dilegua abbastanza rapidamente. Segui quindi il dott. Lublinski, che alle cose gié note agf!ìunse aver il sale di caol8ridina, a quanto pare, anche una azione sulle rimanenh parti dell'apparecchio respiratorio, riservando peraltro alle osservazioni ulteriori ed all'avvenire il decidere fin dove ed in quah misura il uuovo farmaco potrà :::.ervìre. Il dott. Frànkel replicò per suo conto fJUanto aveva già espresso nella precedenle seduta, insistendo particolarmente sull'opportunità di cominciare le iniezioni con mezza siringa, cioè con 1/ 10 di milligrammo, e ciò per pre venire dispiacevoli sintomi accessori ; che se questi avessero per avventura ad insorgere, sarebbe il caso di (Jrocedere allora ancor più cauti, iniettando un quat·t.o di siringa (•/l() di m~). Raccomandò inoltre di analizzare l'orina dopo ogni iniezione e di regolar;:i a seconda del risullato, pralicandola cioè in giorni al· terni e con dose minore, se vi apparisce soltanto un'opalescanza, ed elevando prog1•essivamel,lte la dose se non insol'• gono sintomi di irritazione renale,albuminuria, strangur•ia ecc. Infine, il Liebreich riprese a parlare sull'argomento e con· eluse col rispondere ad una domanda che gli ere stata piu volle falla, se cio~'-> il ca n taridinato di potassa fosse uno specifico oppur no. Egli dis:!>e che, se col nome di speci/ìco si indica un rimedio, che, usato in una data malattia abbia azione curativa sul locus affectus, il suo lo è appunto per diverse infermità; ma se, al contrario, s'intende per esso un medicamento, esclusivò ad una sola malattia, la cantaridina non è uuo specifico, potendo probabilmente applicarsi alla cura di malattie che non sieno le tubercolose. All'avvenire il responso. G. P.


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RLVISTA

lal pero..tdo 4 't4rogeno o aoqaa ozo.n.lzzata. -B .'~' . RICtlARDSON. (The Lancet, marzo .1891).

Questo prodotto, scover·t.o dall'illustre chLmico francese Thénard, nel1818, era già dimenticato nel1858. ma nel 1862 ru oggetto delle primt> ricerche del Richardson, jJ quale lo considerò come una soluzione a varie concentrazioni, contenente molle atmosfere di ossigeno, accumulate volume a volume, fiochè il volume d'acqua di soluzione potesse contenere venti, trenta, e secondo alcuni anche ceuto volumi di ossigeno, prima di giungere ad una coruplet~ saturazione ed allo sviluppo di un corpo gassoso. L'unione dell'ossigeno aggiunto al perossido d'idrogeno è stabile in presenza di alcuna sostanze, instabile in presenza di altre: alcune sostanze rimangono inerti in presenza di lale prodotto, altre svolgono ossigeno ma non si allèrano, altre svolgono ossigeno daU'acqua e ne perdono dal proprio, altre assorbono ossigeno. Quando con alcune sosl.anze sj fa sprigionar l'ossigeno dalla soluzione, questo rimane neulro, e non presenta azione ozonica né antozooica, ma si comporta come l'ossigeno atmosferico; quando l'ossigeno esiste nella soluzione solt~' forma di perossido, agisce da ozono, e colora le carte ozonometriche, donde l'autore ha tratto la conclusione che l"ossigeno disciollo può agir da ozono finché è in soluzione, ma che appena sviluppatosi dal liquido riacquista le proprietà negative dell'ossigeno atmosferico. Si può dunque usare l'ossigeno ti ella soluzione in due forme: come soluzione quando é ozonico, e come gas liberato dalla soluzione allorquando è neutro. come ozono cioè, e come ossigeuo al· mosrerico. Dalle sue esperienze sopra òiver~e malaLtie, in quell'epoca raotore formulò l'az-ione terapeulica del pero.>ssido d'idrogeno nelle seguenti conclusioni: esso accelera l'ossidazione, aumenta le secrezioni, arterizza il sangue, atfr•eLI.a la decompo=>izione dei tessuti animali, in combinazione col san~ne ristora nei muscoli ~a contrattilita, calma 1'trritabililà muscolare, rilascia la rigidità muscolare nel tetano, nel dittbete riduce il peso specifico delle orine, nel tifo si oppone al-


DI 'fEIHPEl' liCA

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l'asfissia che comincia dal sanguE', calma i dolori artritici, scema la dispnea nei vizi valvolari del cuore, m1gliora le digestioni ne' calarri ~astro-òu odenali, tronca i paro~ismi della tosse convulsiva,rende meno tenaci gli esoeltorati nella bronchite, aiuta ~li effetti del ferro nell'anemia, calma come un narcotico le sofferenze dei lisicJ, produce a dos1 a~anzate e ripetute uno ptialismo che può recar sollievo nell'ullimo stad1o della sifilide. A quell'epoca però, cioè DPI 18G2, le difficollé. di preparazione del rimedio lo fecero presto decadere dalla fama acqui!'llata, e non rimase in uso se non in due circostanze. L'autore aveva per incidente osserYato che le penne bagnate nel perossido d'idrogeno prendevano un bel color d'oro, e fu usato per la tintura de'capelli; Ja ~ua virtu deodorante e di· !=~infettante lo fece entrare nella composizione del rinomato sanitas. Ne'29 anni sCOI'Si l'auto.-e ha continualo ad occuparsi di •1uesto rimetHo, infatti nel 1863 egli ottenne l'etere ozonico che fu usato mollo m America contro la tosse convul<::iva, e questo CaLLo !!e~na la prima appli<"aZJOne delle mala7.JOni d'osSJgeno, percM ciò che si svolge dall'etere ozon1co non è cbP oss1geno, ozono ed etere. Nel1865 cominciò ad u~are 11 perossido d'idrogeno polverizzandolo negli ambienti dove giacevano inrernJi di malattie infettive, e sulla superficie delle piaghe dìftoriche, sulle piaghe gangrenose, e nelle gole coperte d'ulceri sitllitiche. In quat\ro ca~i di diabete il pero~sido d'idrogeno associato alla codeina ha r1dotto sensibilmente le quantita di glucos1o, ed anchelaquantilà deU'orina nelle 24 ore. N~l primo stadio della lisi i miglioramenti ottenuti sono ..lati evidenti, e nt>JI'ullimo s lad1o, quando la dispnea diventa il sintomo più imponente, l'etere ozonico ha floslenuto a lungo la ret-pirazione. Le inalaZIOnt d'etere oz,>nico nella to~se convul::s1va ~ono state efficaCis~imP, come lo sono state oelJ'actmo e nelrangina pectori~. NeJta sran~rena SM1le le eslrem.là ravvolte in cotone imbevuto di perossido d'idrogeno con 'lualche J!OCCia d'acido cloridrico hanno ratto svanire H rattivo odore, hanno affrettato iJ processo di separazione, ed hanno procuJ•alo una ~uperficie gra-


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RIVIST,:\

t)u!ante che si è presto avviata a regolare cicatrizzazione. Nella ~ifilide inveteràta ba eccitalo le funzioni ~landolarì faeìhtando il processo di eliminazìone, nelle ulceri cutanee e nasali, associalo al déco~to di china, ne ha prodotto in breve tempo 1a detersione. Applicato nella gola di malati di dirterite, solo od associato con la f!licerina, ba prodotto una rapida separazione delle pseudo- membra~e, lasciando in buone condizioni la supe.rficie locale. In un caso di d11"senteria c-ro·nfca, uoa soluzione di dieci volumi dì ~as con tannino fu ripetutamente iniettata, e condusse a rapida . e completa guarigione. Nelle esfoliazioni cutanee della scarlattina e del morbillo, nell'eczema cronico, le unz.ioni di olio ed etere ozoniao son riuscite di g rande utilità. li perossirlo d'idrogeno può avere anche un effetto diagnostico nell'espet~oralo polmonare, il quale, in un tubo da saggio che c.6ntenga perossido d'idrogeno, da sviluppo di ossigeno se è purul'ento, e se questo sviluppo si ottiene anchè quaòdo lutto l'acido carbonico e rimosso dall'espettorato, si può aff~rmare l'esistenza del pus, o del sangue, o di elementi cellulari. Iniettato il perossido d'idrogeno dentro una cavità mucosa chiusa come la vescica orinaria, se esss. contìMe pus pd ulcerazioni, il gas sfuggirà liberamente dal catetere, e io stes;;o fenomeno si l)otrà osservare nelle ulçerazioni dello !?lomaco e dell'utero, previa lavat\ll'a, nè l'iniezione di questo rimedio produce danno maggiore di una lavanda cQn a,equa o dell'introduzione dj aria atmosfericA·, anzi le ripetute lnie.zioni.ti'acqua ossigenata nélle mueose ulcerate riescono mollo giovevoli. D'llle vecchie esperienze rautore argomenta che questo. r•imedio potrebbe esserè utile in molLe circostanze, e non sentendosi oramai più al case di far nuovi tentativi, eonsiglia i pratici a provarlo nella febbpe tifoide allo scopo di ossidare i prodotti dell'essudazione intestinale che sostengono la febbre; nelle asfissie per annegamento e per cloroformizzazione, adoperato per via ipodermica, onde ossidare. il sangue e renderlo dì nuovo atto alla vita, od anche iniettato nella cavi!à p_leurica d.all.a quale sar·ebbe presto assorbito; nella incipiente tubercolosi polmouare l'autore sì lusinga che le


DI l'ERAPEUTICA

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iniezioni sottopleuriche di biossido d'idrogeno sarebbero ca paci di distruggere l'essudato tubercolare spandendo rapidamente ossigeno nell'ambito polmonare; e siccome nell'iniezione ch'egli chiama subpolmonare potrebbe ver.itìcarsi una emorragia, consigliA aggiungere al t'imedio una certa dose di tannino che presto si trasformerebbe in glucosio solubile opponendosi alle emorragie anche nei casi di emottisi. Spera altresì che nel tetano e nell'idrofobia le iniezioni ipodermiche ed intramuscolal'i possano calmal'e lo spasmo, ossidare il sangue infetto, e stimolar le glandole aj eliminar sollecitamenle il virus; che nelle occlusioni intestinali lo svolgimento di gas prodotto dalle ingestioni e dalle iniezioni di biossido d'idrogeno possa vincere la coprostasi; che nel parto prematuro possa servire a dilatare la cavità uterina. In conclusione, il rimedìo è raccomandabile ogni volta che si desidera una facile ossidazione, nell'asfissia, nello spasmo, nelle metamorfosi grassose del pus e degli essudata, nelle infezioni, nelle fetide secrezioni ed escrezion;, nell'azione eliminatrice de'veleni e de'germi d'iofE>zione.


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RIVISTA DI CHIMICA E FARMACOLOGIA ----<~:---

Sulla slDtetll delle materie protelohe. - (Reoue seientijique, :H gennaio i 91. e J.fonileur .seientijlql!e, marzo 1891),

Problema del reato ed impor~ otissim o della chimica odier·na. e di capitale interesse per la biologia, é quello Jella sintesi degli albuminoidi. I notevoli lavori di Schfllzf\oberger sull'argomento son noL1, e le principali conQeguenze che ne derivano, sarebbero le seguenti: t • La materia proleica, idratandosi sotto l'influenza della baritt-, ad una temperatura superiore a l()()t C , utiUzza, presso a poco, tante molecole d'acqua (H, 0 ) quanti sono gli al(•mi tli azoto ch'essa contiene; 2" l'ne fraz1one dell'8l.oto totale, ft·azione che secondo la nalura della sostanza imviegata può variar·e da 1/ , ad 1/ 5 , si separa sotto forma di ammoniaca f>, nello stesso tempo, si mette in Jiberta dell'actdo ossalico e carbonrco, in tale pr oporzione che per· O$lni 2 molecole di ammoniaca libera, trovaseoe t di arido bibasico 12 A• H1 per 1 CO, e c, H, 0,); 3° Gli altri termini della decomposizione soo tutti corpi amidati La coroposi1.iooe elementare del miscuglio che essi formano, risponde quasi esattamente ad un'espressione della forma Ca H,a As, oh con un leggero f>CCCSSO d'ossigeno; 4° Questo miscuglio consta di due serie di ~rmini: gli uni, della forma Cm Ht m+ 1 A; O,. sono i derivaLi amidali degli acidi grassi CmH,m Ot e si possono ollener+' &lnLelicamenle per azion~ dei derivali clorati degli acidi grassi sull'ammonicca; f:!lt allri, delle fo r ma c,. Btl'l- c A:;; 0 1 , possono consrderarsi come anidridi degli ossiacidi aro ida li Cn H1n + 1 A6 0 1 .


RIVISTA DJ CIIL\llCA E FARMACOLOGLA

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Continuando le sue ricerche, Schutzenberger giunse ad ottenere una serie di composti derivati dalle mateJ•ie albuminoidi, denominati leuceine e rispondenti alla formola (;" H,n- 1 Az O,, e ciò per via sintetica, facendo reagire i bromuri etilenici sulle combinazioni zinciche degli acidi grassi amidati Cm H 1 m + 1 A~ Os. Una matP.ria proteica, rynale l'albumina, può dunque essere rappresentata nelle sue grandi linee come formata da: C, H!l 0 4 + ~ AzHs+ ~ +3(C.,. H,. + 1 Az 0 1)+3 (C. Ht•-1 Az0,.)-8 H,O = ~

oppure Cq H,., Az, H,.t l1- 8 (m + •t)]

=Cv +t Htt -s A;s Os-

..

E ponendo q= 28,1a formola precedente condurrebbe a numeri mollo prossimi di quelli che rornisce per l'albumina l"analisi elementare. Ma un notevole passo innanzi a"rebbe fatto ora la t(uestione. Schiilzenberger cercò di risalire, mediante disidratazione, dalle forme semplici provenienti dalla decomposizione delle ml\terie proteiche per via d'idratazione, alla ricomposizione delle materie stesse, ed il risullato di queste ricerche presentava all'accademia delle scienze di Parigi rlella seduta del 26 gennaio o. s. Trattando il miscuglio dei composti amidati (C~" H !)li+ 1 Az O, e c. H,. - 1 A~ 0 1), addizionato di circa il iO p. 100 d'urea, tlnamente trilurato e seccato a 110o, con una volta e mezzo (1,5} il suo peso di anidride fosfori<:&, e riscaldando il Lutto in un p&llone su b.agoo d'olio, ottenne un prodotto cb e offre grandi analogie di caratteri coi peptoni, vale a dire Mi prodotti della digestione stomacale ed intestinale de~li aJbuminoidi. Le soluzioni acquose di questo peptone sintetico danuo precipitato col tannino, coll'acido picrico, col bicloruro e col nitrato acido di mercurio, col reallivo di Millon, col ioduro pot.a.ssico iodurato, col iodo- mercurato potassico, coll'acido fosfolungstico in presenza d'HCl, coll'acido ro$fomollbdico, colracela.to neutro e coll'acetato basico dJ piombo.


68i

Rl\'ISTA

.Esse non pi·ecipitano, per lo meno a fredd-o, col cianuro giallo, in presenza di acido acetico. Il prodotto in questione dà la reazione del biurel colla potassa ed il solfato rameico; coll'acido azotico genera un composto giallo che si fa ranciato coll'ammoniaca. Infìue, scaldato su lamina di platino, si ca1•bonizza e si rigonfia in massa spugnosa, spandendo l'odore caratt~r,stico delle sost~n:t:e animali bruciale. 11.8. - Le lettere esponen1.iali date dal .1/onitet~r ~eientifiqut alle rormole indicate al capoverso lì. 4°, si sono fatte •!Ili corrispondere a !JUelle che fi~u­ rano nella formola ipotetica dell'albwnlna, riferita dallo stesso periodico.

Plllole d1 •olfato 4l ohlnln&.

Ad evitare l'indurimento delle pillole di solfato di chinina, la Pharmaeia moderna di Madrid consiglìa la formola seguente: . grammi 10 Solfato di chinina basico . Acido tartarico " 5 Glicerina . . . . . . , goccie 6 ad 8 Secondo il predetto giornale, le pillole preparate in tal modo cpnservano per mollo tempo la consistenza di una massa pillolare recenLe. La tlmbalna. -

(Journ.al de pharmacia de Lisboa, aprile

1891).

Il timbo, paulinia pinnata, é pianta brtlsiliana molto stimata fra gl'indi~eni comP antidoto di parecchi veleni, e come medicamento nelle malattie di fegato. La limbaina, il principio attivo del timbo, sarebbe, secondo Plaffg e Sobiepansky, un corpo cristallizzabile, insolubile nell'acqua, negli acidi e negli alcali e scomponibile a caldo sotto l'influenza degli acidi. Apparlerrebt>e ai veleni narcotici, e som1oinistrata a piccole dosi, produce diminuzione di sensibilità e intorpidimento. A dosi piu elevate, é mortif.era, paralizzando le funzioni respiratorie. Cosi il Semanario farmaceutico di Madrid.


Ol CHIMICA E F.\RliACOLOGJA

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Jtapport1 della cocaina coll'atropin~.- ALFREDO Et:\HORN. - Mon.iteur scientiJique1 febbrato 1891). Ladenbourg, in seguito al ril"ultalo dei suoi lavori sull'atropina, attribui a questo alcaloide la formolo di costituzione seguetlle:

Cs H 7 (CHi-C El, OH) Az-CH, nell'intendimento di sillnificare con essa, che l'atropina è uu tctraidrone di pil'idina; essendo il gruppo CH 5 fissato sulra.tolo, ed uu atomv d'idrog<"nO, nella posizione a. sostituito dal gruppo ossietilico. Nulla per altro (in qui, secondo Ladenbourg permette di afferm are in tJUal punto pt•eciso si trovi il doppio legamento del carbonio. Ciò nondimeno. il sig. Bouhka nel suo lavoro Die Chemie de,q puridines ttnd science derivate, pag. 167, attribuisce all'atropina la formola di cosliluzionP seguente, notando per altro: essere tuttor•a incerto, se gli a tomi d'idrogeno siano realmente lìssati nelle posizioni a, (3 e r del nucleo piridico:

Se questa t'ormola, di cui nulla ancora prova l'e!SatLezza, corrisponde alla realtà dei fatti, ne risulterebbe, che l'atropina. ha de1 rapporti intimi col prodotto basico dello sdoppiamento della cocaina, l'ecgonina. Quest'analogia sarebbe specialmente rimarchevole nei derivati meno idratali di questi rlue corpi, cioè: la tropidina e l'anidroecgonina, e quesl'ullima ùouebbe considerarsi come un acido carbonalo della tropidina.


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RIVISTA

CH! HC/\CH'

HCIVC<~u = CH- COOH Az

'eH$ Anidroeegonina

Se si pervenis~e a passare sperimentalmente da una di queste basi alt'allra, avrebbesi una prova certa della loro mutua parentela, e sarebbero, d'aHra parte, appieno confermate le conclusioni dei lunghi lavor1 di Ladenbourg sull'alro . pma e quelle dell'autore sulla cocaina. A tale risullato é pervenuto l'autore, trasformando diretlamente in tropidina l'anidroecgonina, m~iante l'eliminazione di cot' L'autore aveva già pr·ima dimostrato, come, scaldando l'anidroecgonina per 8 ore a + 280' con acido cloridrico concen· lrato. si generi una serie d'idropiridine, una delle quali da un sale d'oro fusibile a+ 212<>. Lo studio di questo sale non diede luogo ad alcun dubbio sulla sua omogeneit.A, e l'analisi che ne Yenne eseguita, lo fece ritenere quale il derivalo di una base C1 H •• A-i; potendo poi quesla considerarsi come una tetraidropicolìna, metilala sull'A-i. Dopo un'involontaria interruzione di questo genere di ricerche, l'autore, sospinto da considerazioni d'ordine speculati-ço sulle analogie esistenti !ra l'atropina e la cocaina, riprese lo studio della questione e, nf:l dubbio ancora che il !'aie d'oro sopradetlo, che si era ritenuto omogeneo, noi fosse del tutto, incar1c6 il pror. Lebmann (d1 Carlsrhue) di farne un attento esame microcristallografico. Risultava in falli da questo esame che il prodotto conteneva una piccola quanti lA d'impurezze, le quali avevano cerlamente influito sui risultati dell"analisi. In seguito però si trovò che la trasformazione di questa base in picrato (a vece che in sale doppio aurico), forniva un composto assai più facile a depurare. Una sola cristallizzazione


687

Dr CHfMICA E FARMACOl-OGIA

dall'acqua bollente basta per avere un pr odotto completamente puro, e, quindi, la base estratta dal picrato é scevra affatto d'impurezze. L'analisi del picrato dimostrò che questa base contiene un atomo di carbonio in più di quello che Jp, si era prima attribuilo. Infatti si ebbe:

-

Calcola t o per C, H11 Az-

- C, H 1 (.l.z 0,) 1 OU

C1 H 11 Az::-- C1 H1 {Az 0 1 ) 1 (}H

C per 100 .

48,13

45,88

47,75

H

4,77

4,70

4,M

,

Ma la formola C 8 Hts A:f é quella della tropidina. Per· riconoscere se la base ritirata dall'anidroecgonina fosse realmente tropidina o un isomero della stessa, l'autore preparò della tropidina partendo dall'atropina; quindi trasformolla in picrato, in cloroplatinato ed in cloro~.turalo, e detti sali vennero sottoposti ad un esame cristallografico comparativo, con quelli ottenuti dalla base in questione. 1 signori Arzr uin e Lehmann che operarono dello esame, conclusero alla verfetta identita degli uni cogli allri. Questa conclusione è tanto piu interessante in quanto che lascia intravedere la possibilità di trasformare la cocaina in atropina; la sola difficoltà seria ad ottenere l'intento, sta nel come fìssare gli elementi dell'acqua sulle affinità non sature della catena laterale della tropidina, per rimontare alla tropina, la quale, come é noto, può facilmente essere trasformata in atropina sotto l'influenza dell'acido tropico e deli'HCl.

La plperazldlna, nuovo aolvente dell'acido arloo. (Moniteur scient~flque, febbraio 1891). La piperazidina è una nuova base derivata dçlll'elileneimina di Ladenbourg, per condensazione di due molecole di quest'ultima:


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RIVISTA

CH'

cw>AzH Etilenelmìna

La piperazidioa può essere considerala come piperidina:

nella quale il gruppo CH' nella posizione r fu sostituito dal gruppo A.:H. Una delle proprietà note~roJi di questa novella base sta nella facilita con cui discioglie l'acido urìco, a fronte del quale essa si comporta nel modo seguente: 1° La piperazidina, messa in presenza di acido urico e dt acqua fredda, scioglie dodtci volle più di addo urico ebe Il carbonato di litina nelle stesse conrltzioni; 2• L'urato di piperazidina, preparato per ebollizione della base con un eccesso di acido urico, è setle volLe p1ù solubile, a + 1i'0 , dell'urato di litina (1 ,.,. m luogo di 1 'us); 3" La piperazidina, anche in presenza di un grande eccesso di acido uri co, non dà urati acidi; é sempre il sale neutro solubile, C, H• (A.:: H )~. C5 H~ .\.;4 0 3,

quello che "'i formo, ciù che la Ji,tingue ancora dal carbo· nato Jilico. Finalmente, la piperazidma è solubile pressochè in tutte proporzioni nell'acqua fredda; I'Jon è tossica, e lulle queste proprietà hanno suggerito l'idea di usarla io iniezioni ipo-


DI CHIMICA E FAIIMACOLOGIA

JPrmiche, per farla agire come dissol \·ente dei calcoli d'acido urico. Al riguardo, per ò, non fu detto ancora con qual eo:ilo.

L'ldroaallamlna come antisettico. ,lif)ue, maezo 1891).

(J1oniteur scienti-

L'idrossilamina od ossiammoniaca, Az JJ 5 O, è quella base che Lossen, pel primo, notò prodursi nella reazione dell'acido azotico d•luilo sullo stagno e che, secondo un processo dello stesso t'himico, si prepara racendo agire l'•d•'ogeuo nascente, fornito da stagno e acido cloridrico. ;,ulnitralo di etile o etere mlrico. Ct H5 A.r 0 3 -!- 6 H= <; Hs OH + H, O+ Az H5 O. É l'idrossilamina una base energica dotata di forte potere

ridullore. Secondo Mapmann (Pharrnaceutisehe Zeitschr~ftfur Rusr~­ land, 188!>), sarebbe altresì uno degli an ti settici più potenti che si conosca . Alla dose di 1 per ~O impedisce qualsiasi fermentazione, sia che il lirtuido abbondi di m$lterie or~a­ niche fe•·mentabili, sia che vi si contengano numerosi germ• in via di sviluppo. 1 mezzi nutritivi pri\•ati di ger mi restano permanenteml'nte sterili, quando sono addizionati di una quantita, anche tenuissìma, d'1drossilamìna. Il !'lìg. Mapmaon lasciò per quattro ore allo scoperto, in una stanza da lavoro, delle capsule di vetro ·contenenti gelatina nutritiva; nelle une, semplice, pl'r' ser vire di prova; nelle altre, atldìzionala di 1/ - ' "0 d'iùrossilamina. Dopo 24 ore, e.\'~endo stAte nel frattempo ricoperte con lastrine di vetro. le cAp$<ule furono esaminate. In tre delle <'8psule, quelle di prova, eransi sviluppate da 8 a 20 colonie. mentre in tutte le altre, dove la gelatina. era s tata addizionata dell' antisettico, non si trovò la benchè menoma colonia.

..


{)!)0

RIVISTA

:Naovo metodo per dosare l'ossigeno dlsoiolto nell'a.oqua. J. C, THREaH. - (Moniteur scientijlgue, marzo 1891). Si cercano generalmente i nitriti nelle acque potabili mediante il ioduro potassico arnidato, acidulando con acido sol. forico. L'autore ha verificato che la quantita del iodo messo in libertà) è realmente proporzionale, se ~i ha cura di evitare il contatto d.ell'aria; ma se l'acqua rimane a lungo esposta all'aria libera, la mescolanza si fa di più in più azzurra, e cìò per la reazione dell'ossigeno sull'acido iodidrìco messo in li bertà: 2 HJ O= Ht O+ J. Su questa reazione l'autore fondò Ull metodo volumelric0 pel dosamento dell'ossigeno disciolto. Basta aggiungere all'acqua una quantità nota di nitrito sodico, poi un eccesso di ioduro potassico e dell'acido solforico, sopprimendo il coa ta-tto dell'aria; si dosa coll'iposolfìto il iodio messo in libertà e~ so~ traendo quello cbe corrisponde a~ nitrito aggiunto, l'iposoJfìto dà l'esatta misura delrosl'>igeno che prese parte aJ.la Peazione. Preparasi: 1° una soluzione di: nitrito sodico, grammi 0,5; ioduro potassico grammi 20; acqua distillata qentimetrj cubici 100; 2° dell'acido solforico diluito, con H'.SO' parti una e acqua parli tre; 3• della salda d'amido; 4• una soluzione eonle.nente grammi 7,75 d'iposolfito sodico puro por litro, della quàl soluzio11e ogni centimetro cubico co1·risponde a grammi 0,00025 d'ossigeM. L'apparecchio si compone di una boccfa a largo coHo con tappo in .caoutchouc a quattro fori. Da uno dei fori penetf& un tubo che, rnediante ùn altro tub6 in eaoutchouc, costituisce ìl prolungamento di una buretta graduatB, la quale contiene l'iposolfito. U.n secondo foro dà passaggio açl un'allunp:a a separazione, munita di chiavetta e chiusa a smerigHo, la cui capacità é rigorosamente determinata una volta per tutte. Un tubo piegato a squadra, passa pel terzo foro, e serve a condurre una corrente _di gas illuminante, il cui eccesso sfugge pel tubo che occupa il quarto foro del tappo; quest'ullimct tubo si continua mediante una congiunzione i.n caoutchouc, e termina in un piccolo tubetto di vetro munito di un turacciolo di caoutchouc destinalo a chiudere eventualmente. l'allunga .

+


Dl CHIMICA E FARMACOLOGIA

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Per operare si riempie la buretta a iposolfilo e la SI dispone sopra la boccia vuota e perfettamente asciutta. D'altra parte, si riempie fino al collo l'allunga coll'acqua da analizzare e, a mezzo d1 una pipetta, vi s'introduce 1 centimetro cubico della soluzione di nitrito e ioduro, pòscia 1 centimetro cubico di ocido diluito; si fa in modo che que!'<ti liquidi giungano sul fondo dell'acqua, spostando così due centimetri cubi dell'acqua primitivamente introdotla. Si chiude l'allun~a, la si capovolge per operare la mescolanza, la si dispone sulla boccia, !asciandola a sè un quarto d'ora per lasciare alla reazione il tempo di compiersi. Nel frattempo, a mezzo della corrente di gas illuminante, si espelle completamente l'aria dalla boccia; ciò fatto si toglie il tappo di vetro dell'allunga, rimpiazzandolo con quello in caoulchouc del tubetto di vetro di cui si è fatto cenno superiormente. Aprendo per ultimo la chiavetta dell'allunga, il liquido cade nella boccia. Si fa allora sgocciolare nella boccia dell'iposolftto fino a Jecolora.:ione quasi completa, a mezzo dell' allunga vi si fa penetrare i centimetro cubico di soluzione d'amido e si termina il dosameolo nel modo ordinario. Ma quando la colorazione azzurra del ioduro d'amido è scOinpal'sa, essa torna dopo qualche secondo a manifestarsi, a motivo dell'ossigeno sciolto nell'iposolfHo, sì che occorre sopraggiungere una cel'la quantità di quesL'ullimo. Per fare ìl calcolo, notia mo che l'iposolfito impiegRto corrisponde: 1• all'ossigeno disciolto nell'acqua (a); 2• al nitrito contenuto in 1 centimetro cubico di soluzione. del pari che all'ossigeno nella soluzione d'amido e nell'acido solforiM (b); 3• all'ossigeno disciolto nell'iposolfito (c). Vi sono dunque due correz.iom a fare. Per stRbilire il valore di (/>) si fa un dosamento d'acqua nel modo indicato, e subito dopo si fanuo giungere nella boccia 5 centimetri cubici della soluzione del nitrito, ed altrettanti sia d'acido solforico che della soluzione di amido. Dopo qualche minuto si procede al dosa mento; (b) sarà eguale ad un quinto dell'iposolfito necessario. Relativamente a (c) si può ammettere che la soluzione d'ìposolfilo abbia pet• l'ossigeno lo stesso potere dissolvente che l'acqua pu1·a. Si riliea l'allunga e la si rimpiazza con una buretta, dalla •!Uale


RI VISTA

Ri fanno colare nella boccia, per wtePmiltenza, 20 centitu ~ lri cubici c.l'acqua distillata. Dopo qualche miouLo ~i litola. Chiamando (d) il ventesimo dell'iposolfll.o impie~ato, (d) rapprPsenterà la COI'rezione da rar.;i per ciascun centimetro eubo d 1 iposollito. Siano ora: E, il numero dei centimetri cubici d',pos(lltilo adopratl per un dosamento d'acqua: F, il volume in centioJetrl cubici dell'mterna capac1t8 delrallunga, dimiou1Lo lli 2 ceuttmetri cubiei, volume de1 reagenti impiegati; G la quantità tn milligJ·ammi rl'os!<i,:!eno disciolto in un litro d'acqua. avremo: G

=1000 4 F- (E- b-Eà)

Bench~ In reazione possa comp1ersi in tempo più bJ·ev<!, conviene uondimeno attenersi sempre ai J5 minuti. Il rH~ul­ tato oLlleJu:u con un'approssimazione di milligrammi o.~~ per litro d'acqua come er1•ore massimo. L'autore ha deter•minato, col suo processo, la solubiliLA dell'ossigeno nell'aclrua distillala A diver se temperature. Egli mette in confronto dei suoi risullati IJUelli precedentemente ottenuti da Ro;.t·no e Lunt:

------

O,;,;igenn In centimelrl (UiutJ

TètnJII'I':Itllra

cenltQrailo. s• centigradi . 10" • 15"

20" 27)•

30"

• • •

--

a ~~· e a 760 mm.

Thn><h

Ro~eoll e Lunt

!),82 8. 5 7.81

9,30 H,GS l,ii

/,()-2 6,17

6 •>9

5,6!1

5,fi0

5,~5

5,~3

tl.~

·--

Sì veJe Ch!• raceordo é del tutto !>OdJisfacenle. Se !'&l'qua ,Ja analiza~r~ contuwc de1 nilr llt, t>ccorre di fare una correzione, d'altronde poco considerevole; con 1 miliooe~11no di acido uzotoso, 1 rJ$Uitati noo ftarebbero falsati che di mil· lis.rrammt 0,17 pe1· litr·o. Ecco il metodo con"igliato dall'autore: aggiungesi una goccia d'i•lr ato potas8ico e un po' di


DI CHHUCA E li'AltMACOLOGlA

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ioduril di pot.ass1o a 250 cenllmeki cubici d'acqua e sì fa bollirP pPt' qualche minuto; si lra'~porta il liquido nella boccia dosamoo to, e lo si ratft·edda solto corrento di ga~ illumi8 nante. Poi vi s1 aggiungono alcune goecse d'acido :;oiCorico e di solu<cione d'limido. e si litola all'iposoltHo. lo tal modo si cono~ee rentita della correzione; 9~ parti d'acido A; O, H corrispondendo a parli 16 d'os!>igeno,

RI~ISTA DI TECNICA E SERVIliO~mou;o MILITARE ---+~·-----

Dott. Il. CoLLtGNON. - L'antropologia al oonalgUo dlleva,

metodo d~ •egutrst, sua appUoazione allo •tudlo delle popolazioni delle Cat&Hu-Nord. - Bulletm de la soddt: d'A nthropologie, sés n ce du 16 ocl. 1890). L'autos·e, medico di reggimento oell'el"ercilo t'rancese e al tempo t~lesso distinto e inraticabile antropologo. aùdita in que:olo <~uo lavoro 'luanlo può fare il medico mJiilflre in vantaggio dell'antropologia durante 1 lavori dei cons1g-h d1 leva. 0Jl'ni anno, egli d1ce, i consiA'li eli leva esaminano uno per uno i 2865 mandamenli (cantons) della Francia. In ognuno di essi vis1tano almeno un cenlìnaìo di lfÌO\'aw. Quesl'occasto te do\ rebbe essere utilizzata formulando per •Jualcbe anno pei detti consigli un p r ogramma l'ii ricerche antropologtche comprendente nella forma piu ~emplice possibile i carallera più essenzoali per lB determinazione deUe razze. All'obiE'ZIOne che il medico presso il consiglio d1 leva e già troppo occupa lo per poter spendere del tempo in ricerche P~lranee al suo ufficio egli r1sponde non ttolo col produrre nella memoria ste. !"a il rbult.alo de~h studii da lui ratti appunto m occasione della leva nel diparlimenlo delle COlesdu-Nord, ma anche coll'indicare quali dati sarà più opporLune di raccogliere, il tempo adatto per ciascuno ed anchs il metodo piu specJilivo.


RIVI.:::u DI JEC~ICA

Cosi quelli che potrebbero far p.-rdere un po' ùi tempo clu. rante ha visita davanti el consigho (mtsura dell'indice cerallco, delrindice na~ale) possono c"sere raccolti neiJa mt>zz'ora che prece:.le la vi:o;ita slessn e durante la quale 1 coscritti sono già tuLLi riuniti: e ro~~ono anche e~sere limitati a una parte sohanto del contingente (non però meno d1 20). La statura, che in Francia si registra d'ufficio sollanlo per coloro che superano il minimo necessario per l'1dm1eità, può e~!'ler~ !':Cnza inconveniente notata anche per i non idonet durante la sedulo stessa, insieme agli altri caralleri. SempUce ed in~Cegno:!o nello stesso tempo è il meLo· lo per la notazione del colore dei capelli, e della fot ma de!Ja faccia e del nkso, adattato su qcello del dott. Beddce. Si prenda un pezzo di carla qualunque e VI si fa, o a lapis o a penna, il tracciato <>eguente:

l

Form:l del naso

:t 3 Colore Ilei rapeiU Facc:ialarga

'

Faccia medin

l'ia"' rettilineo Xa~o aqulllno.

Dopo di aver visttalo e giudicalo ciascun coscr itto nonai fa che segnarlo in quec;to quadro con un s~>mplice punto al poslo che 1 s uoi caratteri gli asst!gnano. co~i uno con faccia lar ga, capelli castagni e na~o retlihneo sarà segnato con un punto nella 5• casella della a• tlnca; uno con faccia lunga, capelli biondi e noso aquilino sarà segnato nell' ullimtt casella dell'ultima fioca e v~a discorrendo. Come i nostri lettor1 avrann-o gia noLalo, al perito medicomilitare nei consigli di leva d'Italia è ancor piu facile che in


J,; ~ERHliO .Y EU1~0 ltJLIT\111;

Francia la raccolta di qualche dato antropologico. La m1sura ,Iella statur a è prescrilla per tulli quauli gli insrritti che si pn·•wn~no, nani o gi{lanli. idonei o no. Per tutti <JU8nli ~i uola pure il colore degli occlt1 e dei cao~>lli, la forma di •tuesli, lo c:tato della dentatura, ~ce.; e qut-~ti connotali sono scrilli nella ccheda indtviduale mod. !t, pnscriUa dal ~ l·Hì Jel Re&:olamento per l'esecuziOne dPIIe leggt sul reclutamento. Quel po' di tempo poi che t~ spe"o •Jagli altt•i componenti il <'OII~'>i1.dio per la constatazion~ dell'identità personale, dei dil'illi ad ~"un­ liOni, ecc., può benisl>ulJo e ssere ul1h;~.zato da uu Dlld1co svello per pr endere dm·onle la seduta stest>a e per tutti 1 co~crtlli i due dtametrt della lesta per l'indice cefalico o le mi!-Ure del naso pet• l'indtce nasale o qual,.ivoglia altra indicazione. Notando queste misure o indicazioni a lapis in un ungoto della deLta scbeda mod. 9, il !Jertto avrù fallo f;enza molla l'alica un bottìno a bbastanza ricco di opet•azioni. Dopo la seduta, o io uno dei giorni di r iposo tra una seduta e l'allra (al tro vanlaf:r~ìo che in Francia non esiste, perrh,. la il constfllio ~~ trasloca successivamente aJ capoluo!Zo di tutti i mandamenti, mentre da noi ha sede fl~!!<a al rapoluogo ciel circondario) si potra con lutto il comodo riprendere queste schede e faruo lo :.;pogiJo. L'avere lutto •1uesto materia le iu forma di schede tudi viduali anziché li elenco o di r egistro ò di immenso vantaggio perchù co H, senza bisogno di fu re nessuna nuova tt·a:;cr1zione, ma col selhplice cla~sificare ~contare le sched+>, non solo si può avere il totale degli individui presentanti ogni singolo r.aralter e (cioè p. es. il tot.ale dei b1ondi, dei l'estagni, dei nert , ti totale dei dolicocefali, det me;.ocefali e dei brachicefali), ma anche le combi uazioni dei varii carallei'Ì tra loro, cioè, per es., quanti dolicocefali, quanti me!'O· cefali, •tuanti brachicefali si trovano ri ~pelli,·amente tra i biondi, i castagni ~ i neri: se i biondi abbiano una st.alura R. L. ptu alta dei neri, ecc. ecc.


6~6

RIVfSTA D'IGIENE

Sull'acqua del Tevere. - Studio dal punto di v:Ala dell'iglene per A. c~;LLI eù A. ScALA. Gli autori hanno pubblicato nell'anno decorso nel Bollettino ridia comnu.qsione :tpeciale d'iqiene tiel munic,pto di Roma uno ~ludin, --econrlo i moderni metodi chimici e battertolo!riC"i. delle 11cque del Tevere, in ri~uardo all'inquinamento loro per le materie luride, efòcrementizie e di rifi uto. che vt si versano o vi si incanalano pE-r le fogrw. ptil impiJrlllnti fiumi d'Furopa s' è compsul.i> analogo studw di grand.. 1nt~re$se samlario, e non poleA mancarne H Tevere, sul qua:e in ogni tempo e su <>variati argomenti !'!' é ~c•·ilta IlM biblioteca. Gli autori vollero colmare •tuesla lacuna non lanlo per l'idea .ti porlart> un contr·ibuto alle cono~cenze sull' autodt>purazione delle ac•1ue de1 fiumi, quanto pet· regioni lor.ah. Corrono cioè tdee mol·o '·aghe suJI'iniJuioamenlo dP-IIe ac•Jue del TevE-re nel tratto urbano. Dopo lo sviluppo edilizio della citw •' l'aumenltl •iel .a por 1lazione (in vent'anni runa e l'altra sono •rua~i radòoppiate) "orse il dubbio se tutta lo masM di r ìfiuli privati e pubblici pote!'c:e impunemente es!!ere !'cari<'stll\ uel fiume. l lll) tre i r1tluli che v'immellono alcune indu~trie, e i re"li di veaetali e animali morti che la corr-ente rapisce e tra8purta, aumei"IA\AOO ti so~pello che l'Acqua arrivA!'Ise a Roma già cosi corrotta da non poter· tollerare altra a~giurrta dt materie lr ganiche in di-.facimeulro. E cosi è rimasta ancora ap.,rta la c:oluztone del problema della fognalur•a ùei nuo''' quartieri c:uburbani fuort le porl.e Salaria, Pia e Sa11 Lorf!nzo. Le acque delle fogne di fJUes li pos"r•no es.,ere a monte della città raccoltP. conw ora. rlal-

D··•


RIVISTA o'JGfE~E

6!lì

l'Amene, confluente del Tevere? Oppure st devono incanalare m uno o più colleltori speciali (uno che se n' è propo• ..lo ro~ terebbe parecchi milioni) da condurre o a valle della rilu1, o a m onte c ad imboccare nel g rande co1letlN·e dietro il rnuraglioue del Lungo Te~·ere di <~1ni«tra? In ri;;posta a quesh due •JUe51li, gh autori preme.. ;;e nlcune ron!"iderazioni storiche sulla polabililà delle ttcque del Tevere e !'-IIIIH fognatura cii R oma. ed esposti i risultati oltenull dalleanalr-.;1 chimica e batteriologica dell'acqua in confronto anche con rtu.,lla d"i principali fiumi d'Europa, sono di avviso che il T evere con lullo al \'Olume e con lulla la YelociiA df>lle ~ue acque può smaltire le immondezze dPll'mlera città c::enza pomcflli per la pubbhca salult>, e co~i potrebbe "'IDaltir e 1 rtflulr di molte industrie, che, è a far voli, si stabiliscano lungo le ;::ue sponde. Considerando poi che i murafrliont ciel Lungo Tevere far'tlOno ces~are anche quel grado JirnJtato J'inquioamento aLluale dell'acqua delle spondd, e che le 8ClfUt' del Tevere noo !:arvono e non debbono l'ervire, neppure rlopo Roru~t, a ,J U"'i dome~lici e <·illadini, la fo~Znatura dei quarli~ri suburbani a monte della citta potra seguitare ad el'!'erP, l'enza incon vcnienli, incanalata nell' Aoiene.

'Rapporto •ulla proAlutl della febbre tifoidea nell'armata france .. - FREYCJ'\;ET, man1stro della §:!'Jerra. (AnnaJ.es d'Hyyiene puùlique et de médeciM légale, mar·zo 18!ll).

Crediamo utile d1 riprodurre testualmente questo rapporto potendo i falli iu e::;so rilevati essere di ammaestrament~ anche pel nostro esercito. • l n ~u~;tno H<89 ed in rebbraio 1890 ho esposto le m1sure principali pa·ese per diminuire i danni della febbre tifoidea uell't>l'ercito. E;;se con~istono essenzialmente neUa soppreq. --ione delle fosse dc!le latrine e nel miglioramento delle ac' (Ue potabili. Que~t'ullJma precauzione principalmente f.'Sl'rciLa un efiHt.o deci.,ivo sopra rorigme e lo sviluppo della malattia. L'e~pe rirnz:1 di qua~i 3 anni ha Jimostrato come, tutte le volte che nelle c11serme "'Ì è ,:;oc:t1luila un'acqua pura


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lllV.(STA

ad una contaminata, l'epidemia che si era manifestata non ha tardato a diminuire e ad estinguersi intieramente; cd inversamente ogni volta che l'acqua, fino allora buona, era stata contaminata per un motivo qualunque, la malattia era ben tosto comparsa e si era sviluppata finché. aveva durato la causa. « Questa convinzione mi ha spinto a perseverare nells inslalla:z.ione dei fìUri perfezionati in tutti gli stabilimenti nei quali non P.ra possibile di fare arrivare acque naturali di una qualità irreprensibile. Al t• gennaio 1889 esistevtl un numero dì accasermamenti rappresentante 230000 posti disponibili, nei quali era stata riconosciuta 11ecessaria la installazione dei fi1tri. Al 1' gennaio 1890 questo numero era disceso a 153000; attualmente è di soli 61000, e vi é tutto a credere cl;le sarà scomparso alla fine dell'anno. Presentemente esistono 18759 candele tìltranli, che funzionano in 264 ~tabili­ menLi. « La diminuzione della febbre tifoidea ha seguito un andamento paraHelo1 come si può giudicare dalle cifre seguenti. (( Nel 1886-87 il numer·o dei casi di febbre tifoidea è in media di 6881, e quello dei decessi 864; nel 1889 il numero dei casi è di 3491, quello dei decessi 572. (( Quindi la diminuzione nel numero dei casi è della metà e nel numero dei decessi di un terzo. È da notare che in ciascuno degli anni 1889-90 i casi di malattia hanno diminuito in una proporzic1ne mttggiore che i decessi. Ciò è àovuto senza çl.ubbìo a che, fra Je acque rimpiazzate o migliorate ne esistevano alcune che co'ltenevano ii germ~ tifoideo in proporzione relativarQente debole, e cl)~ detern:i~a_vano pochi casi mortali. Bisogna anche considerare che le p.re.cauzioni d'ogni genere, le quali furono raddop·j?iatenei corpi di truppa, -sono tanto più efficaci quanto meno forli sono le influenze morbose, e che quindi è più facile di prevenire le e·pidemie benigne che di a.rrestare le epidemie micidiali. « I risultati del 1890 sarebbero stati ancora più soddisfac~nti se !"epidemia d'influenza, che ha Jominalo nei primi mesi dell'anno, non avesse aggravato un certo numero di casi, come fece per altre malatti8, e se, d"altr·a parte, non


D'IGIENE

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fossero bruscamente scoppiate epidemie locali di febbre tifoidea in molle guarnigioni, dove nulla le faceva prevedere, in seguito alla contaminazione, constatata dopo il fallo, dei condotti municipali che fornivano l'acqua alle caserme. Vi i• tutto a sperare che tt~li accidenti diverl'anno p1ù rari a misura che l'attenzione delle autorilli civili sarà maggiormente rh;hiamata su questa specie di pericoli. « Ad ogm modo, tenendo couto che i miglioramenti introdotti nel 1890 sono stati graduati, e non daranno tutto il loro risultato che nel 1891, è lecito credere che. quando sarà terminata la l'iforma. il numero dei casi sarà l'idolto di tre quarti e •tuello dei decessi di due tei'Zi. Questa previsione è confermata dai risultati ottenuti nel governo di Parigi , dove la sostituzione di buona 8C(JUa negli stabilimenti intra muros ha potuto realizzarsi fin dal termine del 1889. cc In questo governo nel1888-89 il numero dei casi di febbre tifoidea fu in media di 1270 e quello dei morti 136. Nel1890 i casi di malattia furono 309 ed i morti 52. Quando gli stabilimenti ea:tra muros, compresi in questa statistica, saranno provveduti di filtri, come è già ordinato, il risultato annunziato sarà largamente raggiunto ed anche sorpassato. Non vi è ragione perché Ja stessa cosa non si verifichi nel complesso del territorio, e confido che la statistica generale del 1892 ne fornirA una splendida testimonianza. « Ho tanto più fondamento a sperarlo che incontro da tutle le parli nell'armala il più pt•emuroso concorso. Il comando ed il servizio di sanità in tutti i gradi deHa gerarchia rivileggiano di zelo per assicurare il benessere degli uomini e migliorare l'igiene. La loro sollecitudine non si esercita solamente sulla qualità delle acque, ma si estende ai diversi ·punti che interessano lo sviluppo delle epidemie, come l'affaticamento eccessivo, la pulizja del corpo, la disinfeziohe delle caserme, ecc. Questi sforzi combinati avranno cer·tamente per risultato la diminuzione io proporzione notevole della mortalità generale nell'esercito nonchè delle giornate d'ospedale. l)


iO O

111\"IST.\

Studio critico del proceut 41 depurazione e di •terUlssazlone delle &oque pot&btli, del rl.ott PouCHIH. (~uovo apparecchio slerilizzatore dell'acqua di Rouart, Geueste ed Herscber). - {Anna/P.s d'flvgiine publtque et d" médt'Cine léqale. aprile 1891). L'Autore ricorda che le recenti scoperle batleriologiche: e la loro applicazione alla etiologia di un certo numero di malattie hanno nato alla depurazione delle acque per renderle rotabili un significato t>«sen?.aai m ent~ daverso da <Juello che ;n·e"a pet· lo p8$1Sato, per cui le qualità ot·ganoletlicile hanno perduto molto clelia loro importtmza, ed P cambiato il valore dea da\·er,..i processt da depur~tzione. Attualmente ti processo di depurazione delle acque ~i puit riassumere coRi: Eeparare dall'ac!Ju& poto bile tutto ciò che é organismo vjvente e !asciarvi il meno possibile di materie or~aniche per modo che il ltflUIÙO co:oltlui!"C8 un cathvo mezzo dt cultura. Gli agiPmsti :.i pa·eoccupano poco della proporzionr dei sali minerali e dei gas disciolti; certo n qualità i!:lieniche uguali sarà: pref~rillile un'acqua piacevole ol ~u~Slo ad una in"iph.la o di gusto piil o meno s~radevole, ma IU&.ndo SI tratta tlt aC·JU8 la I'UÌ COillam nazione é possibile <tUCSta sapidil8 diviene una condizione secondario. Pef'chè il termine di depurA.zione applicalo ad un'acqua potabile .,;a giu~hflcalo, è oggi necessarto che le operazaoni, alle quali 'luest'ncqua snrà sottoposta, ce la forniscano e"ente da anicrorganismt ~wnza inlroùur\·i elementi estranea alla sua composizione chimica. l processi uMli finot•a cons,~tono in una filtrazione piu o mt•no perfetta; nell'utilizzare cioè i fenomeni Jt porusilà e di attrazione capillare per tis«are alla ~uperfìcte od JO s~>no della ,o«tanza tìllronte i mierot·~en ismi sospe~i uell'acqua. Il filtro ideale sarebbe coc;tituito eia u na sostanzn polverulenla abbastanza poro!'!& e di poco costo per potH essere rinno,·ata molto so"eoti, esrludendo da un u:;o ulteriore ciò che ha servito precedentemente. Qut>sti filtri surt-hbero allora molto dispendiosi. Neglt ultimi anni Fono stati propo~li ed esperimentali ,-e~. processt di •Jepurazion~> i !•ili d \·ers•: alcuni hanno


n'JGIE.~

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dalo cattivi risultati, altri hanno dalo risultati eccellenti per un certo perioJo, uno solo ba fornito costantemente ed ìr: ogni circostanza acque essolulamenle sterilizzata. L' aulore parla solamente ùi queste due ultime specie. Il proce11so di A nderson, consiste nell'agitare l" acqua so:::pelta con )lmalura di fer ro o di guisa, e quindi nel determinart> coll'agitazione all'aria rossidazione e la precipitazione allo slato di idrato e di comhmazione or~ran ica ferrica del l:ale ferroso disciolto n~Ua prima pa1·~e dell'operazione, eJ infine nel ehiarificet·e I'&CIJU& con une filtrazione sulla sabbia. Questo proce$$0 ùa risultati abbastanza buoni, ma non dà un.'acqua assollttamente pril)a di micrortJM~ismi,

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completamente sterile. Il proce.~so Hetcaston che cou~iste principe.lmenle nel precipitare i sali calcari e magnesiaci può essere utile per l'indu::.lria, ma non poh·ebb~:J- sodJistare ai desiùer~tli auuali dell'Igiene. U processo .li((.ign.e'l- cbe cousisle a fillt'81'e l'uequa atLraven;o il cat•bone animale e ramiauto in poh·ere dù Sltl principio buoui t'isultati, ma nou tarda a lasciar passare i batteriJi e pe1• conseguenUl a di\'eOil'fl sospetto. L'ultima mo,Uficazione di questo processo, consistente nel t'sre agire s ull'acqua, prima della filtrazione, un miscuglio di carbonalo di soda, calce ed allume, dà migliori risultati, a lmeM al pr incipio, ma altera la composizione chimica òell' acqua. l migliori r isultati Corn1ti dalla tmrazione svettano ai fitlri Cbamberl and od ai sistemi analoghi. mu essi hanno ancor a l'incon,•eniente che i pori si ostruiscono pt·eslo e che, come gli altri filtri, dopo un tempo più o meno lungo lasciano pas sat·e dti micror ({anismi, se non sono ripuliti a periodi variabili secondo l'inquinamento dell'ooqut~ e la pr es~ion~:~ soLto cui il filtro funziona. Un apparecchio ingegnoso di Andrè per ripulire 1 filtri Cbamber loud n~ r ende r uso mollo piil facile e cerlo Esso con~iste esl:eGzìalmente di spazzole in caoulchouc mo~e automaticamente che puliscono la super ficie della candela filtrante. Inoltre, per evita1·e il deposito dello stra to 'ischioso, che rallenta cos1 rapidam ente la lUlrazione, Andre ha intro -


iOz

lUVfSTA

dotto nell'interno del suo apparecchio dei corpi polverulenti. i rJualì distaccando questo sti'sto vischioso formano una specie di intonaco protettore e danno alla candela ed alle batterie di filtri un rendimento più considerevole e piu regolare. Non rimane più a carico dei filtri cosl costituiti che la loro fragilità e la possibile esistenza di fessure, o di una porosità eccessiva, circostanze che possono permeltere il passaggio di microrganismi nell'acqua filtrata. Riassumendo nep;li apparecchi e sistemi sopra descr·iltr, che sono i migliori, rimane sempre qualche dubbio sul risultato finale della depurazione, perché viene sempre un momento jn cui l'acqua non è più assolutamente sterile o per il lungo tempo di funzionamento o per un accidente sopravvenuto. Rimane ad esaminare un ultimo processo che ha dalo cogli sperimenti risultati costanti. I signori fratelli Rouart hanno cercato non più di depurare e filtrare l'acqua, ma di sterilizzarla mediante il calore sotto pressione. 1 signori Gcneste e Herscher si sono pure occupati di questa que~tione e dalla lol'o collaboraxione é risultato l'apparecchio che porta Of!gi tl nome di Rouart, Geneste e Herscher, col quale ~i può ottenere l'acqua sterilizzata nelle condizioni di assoluta sicurezza. L'appat·ecchio si compone: 1• di una caldaia, 2° di uno scambiatore. 3• di un complemento di scambiatore, 4• di un chiar ificatore. Caldaia. - Rsl:!a può essere riscaldata rapidamente col fuoco, col gas o col ,,.apore: nei grandi apparecchi é contornata da un serpenlino nel quale l'nCitua si riscalda prima d'entrare nella caldaia. L'ucqua è mantenuta nella caldaia ad un livello costante o per l'Ellimeutezione dil'etla dalle acque dei condotti della città, o con uno dei congegni comunemente usati a quoslo scopo. L'acqua nella caldaia é tenuta ad una temperatura costante tra 120' e 130' senza sensibili! produzione di vapore, operando solto pressione ed in recipiente chiuso; quindi due vantaggi importanti: fo assenza di evaporizzazivne, locché ha per effetto di non modificare sen· sibilmente la composizione dell'acqua, che conserva quasi tutta l'arja che contiene in dissoluzione; 2° economia, non


D'IG!E~E

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dovendo~ i fornire ìl calorico lah>nlP per l' evaporizzazìone dell'acl]ua. Affine di rendere l'apparecchio automatico si può rnunirlo di regolatori della temperatura, i quali non lascìnno u,-cil'e l'acqua se non ha ra~giunto la temperatura voluta. n opo che l'acqua è stata nella caldaia per un tempo suffici~nte alla sterilizzazione complela (variabile secondo la temperatura) essa passa nello scambiatore. Scambiatore. - Questo appareccbio ;;i compone di un ser· penlino nel quale circola l'acqua calda sterilizzata circondato da un in viluppo impermeabile nel qualt- circola io senso inverso l'acqua fredda da sterilizzare prima di essere spinta nella caldaia. Con questo apparecchio si ha una grande economia d i spese: difatti l'acqua c:;terilizzata che esce calda dalla caldaia si raffredda nello scambi11tore mentre l'acqua da ;;tcriltzzare vi si riscalda ad una temperatura prossima a 100'. Complemento dello seambiatore. - L'acqua sterilizzata, già roffr·eddala nel serpentino dello scambialore, percorre un secondo serpenlino tuffato in un recipiente aperto superiormente questo complemento di scambiatore, raffreddato mediante acqua c!1e non p!isserà nell'apparecchio, ha per effetto di fare sortire l'acqua sterilizzata presso a poco alla stessa temperatura dell'acqua di alimentazione. Esso non è sempre necessario. Chiarificatore. - L'acqua sterilizzata così raffreddata altnl\·ersa un chiarificatore, dove deposita tutte le materie in ;;ospensione. Si può aggiungere allo sterilizzatore uo chiarifìcalore rudimentale all'entrata dell'acqua, il cui scopo sarebbe di ritenere le grosse impul'ilà che potrebber-o ostr uir·e le parti della macchina. L'apparecchio deve essere sterilizzato prima di metterlo in funzione, e per ciò basta di fare arrivare l'acqua nella caldaia direttamente senza che passi per lo scambiatore. L' aCf[Ua sterilizzata, non essendo piu raffreddata percorre i serpentini ed il chiarificatore alla temperatura di 120• o 130• e sterilizza tutto lo spazio che deve percorrere prima di esser e raccolta e per il tempo creduto necessario. L'apparecchio descritto presenta i seguenti vantaggi:


RIVISTA

1" sterilizzazione dell'acqua ad una temperatura di cui può disporre a volontà; '.!: riscaldamento sotto pressione, senza distillazione, ciò che conserva , almeno in parte l'aria disciolla nell'acqua; :~· economia di combustibile per la soppres~ione dell'evapor·rzzazione, e !"impiego dello scambiatore (l kg di carbone basta per sterilizzare 100 litri d'acqua}. L'apparecchio è fisso o mobile, di piccole o di grandi dimensiom, e può applicar si tanto al servizio di cillà, come ùi caserme, ospedali, trupJ ~ in campagna ecc. La srcurezza di ottenere acqua sterilizzato è r esa. più contpleLa mediante due rubinetti corrispondenti a dei tubi che pescano nella caldaia ad altezze liivet·se e lasciano sempre, quando rapparecc.hio non funziona, una soluzione di continuità tra l'acqua da sterilizzare e quella già sterilizzata. luoltre rl rubinello di uscita ha una portata tale che, sotto )a pressione di 2 kg, la massima quantità d'acqua che ne può uscire è quella corri~pondente al tempo du1·ante il quale l'acqua deve rimanere netrappareccbio per una sterilizzazione completa. Gli spperecchi domestici ;:ono ratti cogli stessi principir, solamente è soppresso lo scambiatore. il tillro è contenuto nello ~:'lesso recipiente con la caldaia ed il riscald&rnento è automatico. Quelli per ~li ospedali uanno serpentmo di riscaldamento, caldaia, alimeutatore, 1egolatore òd ct~.lore, chiar·iftcatore e scambiatore. QuesL'ultimo i' <.li><poslo in modo èa fornire in uo sol tratto una cer·ta qn~tn­ lità d'acqua slet•ilizzaLa calda a Circa 80•, e Vi é aggt UillO Ull !;trbal0io ù'acqua ster•ilizzal!l fredda. L'autore dà IJUiodi le tabelle indicanti i risultati d~:-lle esperien:z.e ft~lle anche dal punto di vista b11tlCl'iologico coll'acqua della Senna sola o coll'aggiunta di coltura di diversi microorgani!'lmr. Questi r isultati dimostrano che, per ottenere una !'~leriliz­ zazione assoluta e cer·ta si deve riscaldare l'acqua nell' appart:cchio o per 15 minuli a 120o; o pe1· 10 minuti a 130<>. l cambiamenti che subisce l'acqua sono di poca impor•Lanza sah·o per· riguardo alla materia organica, la quale dimrnuisce di circa la metà portando la temperatura a 140•. e di poco ~i


l}'tGIENS

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piu del ter·zo porlandolo solo a 120' o 130•. L~:~ materia or~anica é bruciala dall'ossigeno contenuto n~ll'acqua. la cui proporzione per conseguenza diminuisce. È pure notevolmente diminuita la proporzione dei gas disciolti nell'acqua, ed infine è pr·ecipitata una certa quantita di carbonati alcalini-terrosi. I signori Rouart, Geoeste e Herscher costruiscono ora un apparecchio capace ùi dare 500 litri d'acqua sterilizzata all'ora. per cui potrà fornire l'acqua potab1le per agglomerazione di persone come caserme, o~pedall ecc Una moJificazione nella disposiz•one interna delrapparecchio permette di a vere acqua stel'ilizzata calda o fredda a volontà, ciò che è utile uei servizi di chirurgia, di ginecolo~ia ece. In conclusione la superioriiA di qu~sto apparecchio sopra tutti i sistemi finorA proposti è la certezza di avere ~empre un'acqua assolutamente sterilizzata qualunque sia la sua origine. Esso non diminuisce il valore degli al~ri processi di depurAzione. che possono essere utilmente applicati in certe cìrco~tanzt' . in l"pecie dei filtrt a candela di porcellana del Chamberland col sistema di ripulimento pt•opo..to da André; ma offr•e una sicurezza più. completa, e tnll~giore regolarità nei risu Ila. ti. Senza contare i servizi che può rendere ad agglomer·a<:ioni di persone obbligate a ser·virsi per un motivo qualunque di acq1.1a contaminata, a corpi di truppa in cAmpagna, agli equipaggi dei baslimenti, a colonne dì spedizione, l'apparec(~hio sterilizzatore mobile, insieme alla stufa a disinCezionE> ed al polverizzatore di soluzioni antisettiche di Geneste e Herscher ros1itui!OCC IJO arsenAle rne~'liante il quale ~i può lottare colla desiderabile efficacia contro le malattie infettive. D germe Ulogeno trasportato c1&lle aoque eU un 8ume .

La Rioisia d'io iene e sanità pubblica nel suo fascicolo ultimo del 1' aprilP, nelle nole pratiche pn l'ufficiale sanitario riferisce che in questi ultimi mesi si P verificata nel ter1·itorio di Foligno un' epidemia di tifo, lA quale ha pre4f>


iO ti seutaLo ci1·costan~e e falli inleressaoli eò isLJ'UlltvJ cue mèrilano tntLs l'attenzione dell'epidemiologo e ùell'igieni~ta. Siccome si tratta di un nuovo fatto che vale a conferLUa della po~ibililà del trasporto del ~erme pe1• mezzo delle acque cot•renli come del re slo venne gia dimostralo anche r1er l'epidemia• di lil'o svoltasi in Firenze per le acque di Mouleregfti, epidemia di cui recente mente si fece parola in •tuesto ~Jorrral t>, cosi credia mo utile di informarue i noslri leLLori. Nel caso di cui ora si lratla risullò dimostr ato cbe l'epidemia proveniva dall'n1quinameulo delle acque del Menolre, poiché ha seguito esattamente il C<Jrso del flume. E se, a compr ovare l'asserto, non bastasse il sapere che t colpitt dichiararouo di aver bevuto ui q uelle acque, sta il falLo, che, t11Lii i villaggi e le case discosti dal fiume, i quali si provvedevano di altre acque sorgive, rimasel'O immuni, come pure l'infezione reslò circo~crtlla agli abitauli delle sole sponde del Menvtre. Ma v1 ha ancot'a di più: nel centro del villaggio Caseno,·e~ gravemente colpilo, si trova un gruppo di abitazioni detto CoHecasolc, che !<i alimenta dell' acqua di una l'onltma, la 'tua le !<:la alle falde del monte; ebbene, non v1 si ebbe ad osservat·e alcun lifoE'O, all' infuori th un ~otiovinelto t•be per ragir>ni del rnesliere di fabbro ferraio, si recava all' ofncina. presso il fiume. e beveva di quell'acqua. .Mediante la di~infezione delle (eci , delle biancherie e delle case, impedito l'ulteriore inquinamento delle acque del flutne :Menotre e provveduto all'altmenlazione idrica, consigliando altre sorgenli o l'acqua bollita, J'ep1demia scemò ti' intensita quasi subil{). Hisulla quindi evidentemente confermata l'inconlestai.lìle impol'tanza pralica d elle pronte denunzi~ dei casi di malaUie iofeltiv~ e diffusive, e la potenza delle disinfe::ion i, per 81'reslare un'epsùemia.


'iO i

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA tua...unto della statt.tloa sanitaria dell' esercito apac nuolo pel 1888. - Dott. M. M. PACREco. - (R!•oista de 'anidad militar, 15 marzo-1• maggio 1891). Crediamo utile di f.ar·e cP.noo dt r1uesLo riassunto statistico in conhnuazJone ed a complemento di •Juello pel 18R7 di cui fu r~cenlemente faLLo parola tiU 'luesLo qiornale nel rasci-

co:o di marzo u. s. a pag. 4::?8. La mcortalita generale delle truppe spagnuole della penisola, delle 1sole adt~tcenli, e delle provincie d'oltremare fu uel 188" mollo minore di quella dell'anno anlecedenle. Infatti i morti furono 8\3 !<OprA una forza media di !13,39\ uommi, e quindi <~i ebbe la proporzione del 9,02 p. 1000 della forza; mentre nell"anno antecedentu la mortalità er·a salita tino al 16,6 p. 1000 a causa speciahnenle delle malall1e infeUiv·· L'aulort! fa quindi uno stud10 comparath·o fra la morlalilé. dt>ll'eo::erciLo spagnuolo e quello di altre nazioni, e atlerma che s~ la propor;c:torte p. 1000 é nell'esercito spagnuolo superiore a quella di allri es~>rciti, ciò sì deve sopratullo alle cause seg uenti: t• perché secondo la leage attuale <>ul reclutamento vengono soUopo!'>ll a vi<>ita solo quelli che allegano infermità o difetti fisic1; 2" perché non ef'istono pt·escrizìoni abbttsl.anza ~e "ere che valgano ad eliminare prontamente gli individui affetti da li<>J inci)'liente; ae perchè, nou es~endo ancora stabilita per lezge la vaccinazione obbligatoria, i soldati c:ono in ~ran numero Yaccinati per la prima YOl\a quando vengono chia. rnah alle armi, ragione per cui il vaìuolo quasi sempre infler isce.


i08

RIVISTA DI STATISTICA MRIUCA

La mortalità p. 1000 degli individui curati, distmla pt'r gruppi morbosi, fu Ja seguente: Malattie comuni mediche ~6,aa Vaiuolo . . 75,47 Morbillo . . 57,7!1 Tubercolosi • 314.28 Malattie collluui chirurgich-e . :,,21 Malattie venet•ee e sifilitiche. 0,2~ Lesioni traumatiche . . . 14,53 Vaccinazioni e rioaccinazioni. - Ebbero esit.o favorevole: 72 p. 100 fra i vaccinati; 65 p. 100 fra i rivaccìnati; mE-dia gt>net·ale 68,5 p. 100. Riforme. - Furono riformati 2663 individui, il che dii una proporzionalilà del 29,24 p. 1000. Le malaUie che ct:tusarono un maggior numero dt riforme furono specialmente la lisi e le ernie. Licenze temporanee di convalescenza. - Ful'ono in numero di 1845. Le malattie dell'apparato respiratorio e il vaiuolo motivarono il maggior numero di licenze. La mor·talita nelle tre principali colonie fu la seguente: Forza media i:'iumero assoluto Per tOOO tlei morti delle truppe europee della f017.a

Filippine Cuba. Portorico

1573

22466 3453

i8 681

.w

11,i4 30,31 i2,73

La mortalità elevata dell'isola di Cuba é dov-uta anche m quest'anno alla febbre gialla, la quale nell'anno antecedente (18Rì) aveva dalo la cifra straordinaria del 64 p. 1000 della forza.


70!)

VARIETÀ

di NawYork. - I bacllU antt,•dutl d&l Talmud. - (Medical Record, febbraio 1891).

NAP THALI HERz IMBERT,

All'ei:oca dell'influenza l'autore pubblicò nel Jewish Standard di Londra un arllcolo nel quale dimostrava come i savi del Talmud al tempo di Giacobbe avessero dt>sct"itto la storia di questa malattia fin dalla sua prima comparsa. Ora eh~ il mondo é messo a rumore per la scoperte del bacillo di K:ock, intt>nde rimettere in luce alcuni fatti osservati dai savi del Talmud duemila anni addietro. Secondo il Talmud, l'origine di tulte le malattie note o sconosciute è nell'aria fredda che dà nascimento a gran numero rli piccoli esseri, come fa la madre terra. Sulle ali dei venti la peste, il colera e l'influenza volano dal nord al sud, dall'est all'ovest, portando nel nostro mondo le loro freccia avvelt!nat.e, e le invisibili legioni attaccano l'essere umano nel suo vero domicilio: il corpo. Nell'ari a vive e si muove una calca innumerevole ·d'insetti invisibili cbe minacciano continuamente la nostra vita, e se i nostri occhi potessero vedere queste orde di esseri pericolosi (marikim), o d'invisibili demoni ladr1 nel nostro domicilio (sheidim), nessun essere vivente resi$terebbe a tale vista. Questi esseri pericolosi sono divisi dal Talmud in quattr·o sp€'cie: K inim è un insetti) invisibile che abita nell'addome degli uomini e degli animali; Zoolim ,, una specie di verme; Mu.rna qualche cosa di simile alla trichina, e Kordalws un demonio io visibile. Gli esseri del primo gruppo non son reputati pericolosi, ed il Talmud dice che un buon pasto li caccia via. Non è così ctei


l

710

VARIETÀ

Zoolim, i quali producono la lebbra e la consunzione, si annidano nella pelle dei lebbrosi, s'insinuano nella terra e nel legno ed amano abitare negli indumenti sudici, donde gli abiti e le case dei lebbrosi divengono infetti. Il M.ttrna infesta i polmoni degli uomini e degli animali, il Kordakus o Shed, invisibile demonio, preferisce abitare nell'acqua o nel vino. Le parti spol'che del corpo umano, delte case e delle veslimenta sono ,·isitate dagli esseri invisibili della seconda e terza specie, e producono nell'uomo la lehhra e la consunzione, quindi il primo dovere d'una donna i:> il tener pulita la casa; il purificar l'aria é una regola del Talmud. Il luogo occupato da un cadavere è impuro, e l'aria impura si estende a quattro cubiti di distanza in ogni dir·ezione, dentro il qual limite nessun uomo devE' avvicinarsi, altrimenti sllrà impuro ancorchè non abbia toccato il cadavere. e dovrà lavarsi secondo regole prescritte, prima che l)ossa esser dichiat·ato puro. Il Tiilmud osserva che non esistono lebbrosi in Babilonia, perchè i babilonesi s• lavano sopesso nell'Eufrate, e bevono molte sost~nze fermentate, Quando una cucina fosse èlh•enuta immonda per la carne di animali immondi, bisogna purificare il metallo col fuoco, il veti'O con l'acqua, e dislruggere i vasi di terra cotta. E proibito di bere acqua che per più ore sia l'fmas.ta in un vaso scope•·to, perché può esser divenuta sede degli esseri della quarta specie; è ·proibito mangiare certi animaletti che vivono nella terra e nell'acqua percbl• possono aveee assorbito, questi esseri, invisibili demoni. Ogni uomo può uccidere un animale con qualunque rnezzo, ma prima di alimentarsene è necessario un accurato esame (Bedika) eseguito dall'uomo dell'arte. Devon<' essere esaminati i polmoni e gli altri visceri, perchè la presenza di piccole macchie bianche dentro od intorno ai visceri indica l'esistenza dei Zoolim. La carne presa al macello dev'essere purificata con sale ed acqua per un'ora, giaccbè gli animali sono il mezzo pel quale gli esseri invisibili entrano nel corpo umano, onde è proibito di vendere la car ne condannata dall'uomo dell'arte (treipha) per carne dichiarata buona (ko.sher), anche ad un Gentil~, a meno che egli stesso non la richiegga.


711 Furono i savi del Talmud quelli che piantarono la pietra angolAre della medicina nell'anatomia, e nel collegio di Rubbi Jsmael il coltello anatomico era adoperato sui cadaveri degli uccisi dai romani per dimostrare ai giovani i nervi e le vene del corpo umano, e per familiarizzarli collaoorio della natura dentro le secrete camere della cita. I ~acerdoti avevano condannalo i lebbrosi allo sfratto dalla societa, ma i saggi del Talmud cominciarono a curarlt con un'operazione, mercé la quale mettevano allo scoperto i focolai uascosti dei Zoolim. Secondo il TaJmud, nella sorgente <ii ogni malattia si deve trovare il mezzo per la sua cura, donde la prescrizione di dar del vino a chi ha la febbre, perchè il ~alore prodotto dal vino ~cacci il calore febbrile, e di curare le punture degli scorpioni con l'olio di scorpione. Il Kordakus, essere invisibile della quarta specie che abita nell'acqua o nel vino, può entrare nel cor•po umano e produrvi una maJattia. Allora bisogna insufllar nelle narici dell'infermo un certo liquido, e l'infermo deve dirè: io fiuto l'acqua che ù il tuo sangue, e quest'acqua ti ucciderà. L'idea di sperimentare una linfa è mollo moderna, ed è "' seppellito espressa in frasi mode rne, ma il vocabolo linfa e ra dal Talmud io una tomba di duemila ~ecoli, e chi sa se la linfa <:On la quale insufflavaoo le narici degli infermi non fosse analoga a quella del dott. Kocb. È una supposizione con la quale l'autore chiude l'erudilo articolo, che rivela analogie meravigliose fra le teorie mediche del Talmud e le batteriologiche attuali.


712

RIVISTA BIBLlOGHAFICA ----'~---

:Relazione medloo-ltatistloa. •ulle oondlzlonl at.ntt&rle dell'esercito Italiano per l'anno 1888, com!Jilato dall' Ispettorato di sauita militare. - Ufficio stal.i$lica. -Direttor·e colonnello wed1co ispettore d•1tt. comm. SANTANt:;RA. 1891.

Non potendo riassumere la Relazione, che ristretta e succosa come è !'!ecessiterebbe quasi iot~ra riprodurre per darne una ftiusla idea, ci limitiamo a stralciarne alcuni dei più generali ed important i dali, a nche per richiamare la atlenzione dei colleghi su questo ulile lavoro B. 11'. JJ. - Come nella Relar.ione, abbiamo aggiunte alle cifre del 1889 in riscontro a quelle del t888.

Dati statistici generali. l888

768:l00!4 Giornale <li as<>egno (ll•uppa). 209918 Forza media Entrali in luogh i di cura . 153663 p. 1000 forza . » 733 • • )) in stabilimenti spedalieri 421 Morti nei luoghi di cura 1405 » fuori 427 1832 • totali' . 8,7 • » p. 1000 . Rivedibili . 2787 Riformati in rassegna speciale . 3203 2602 per r imando . • p. 1000 . H,l•

t889 i99(»8:lt)

218917 164027 749

428 1312 429 176t

8 2848 3591

2640 12,1


i t3

RIVlSTA BIBLYOGRAFfCA

Inviati in licenza minore di 3 mesi » » di 3 a ·1 2 mesi in tot~le Il » )) p. 1000. Giornate di malattia . )) )) p. 1000 . » " n egli stabilimenti spedalieri • » n e~ l i stabilimenti spedalieri p. 1000.

1888

1889

5840

610S

1597 7437

7~07

1699

3'3

35,7 2706\96 34

1902795

2032286

t888

1889

76560 1:3440 65120 311 13

8~302

622514 8

674210 9

35,4252~309

Infermerie di corpo.

Entrati . Transitati agli spedali Cur·ali » p. ·1000 della forza . Morti Giornate di cura » p. 1000 della forza

14053 702't9 321

Ospedali cioili. 1888

l{imasti il 1• gennaio Entrati. J> p. 1000 della forza Cut•ati . Traslocati. H imasti il 3t dicembre. Giornale di cura Media individuale. Morti

t88~

8o8

1)()9

14291 68 1il159 31 959 289726 19

147f>7 67

h 311

15716 95

930 269388 17 310


RIVISTo\

Stabilimenti spedalieri militari.

Truppa: rìma!:'ti il t• l:tenneio f!ntrati nelranno . • curali in totale m orli . rima<>li al 31 t.l!cembre. • l) degenza media individuale giorni Ufficiali: rimasti • entrati cur·oti. » morti

rimJ~ti

Non apparlenent• all'e"ercito· entrali lnscriiLi in osservazione G1ornate di <·ura di uffic1ale . ~ di truppa • degli estranei aJreser• • cito degli inscritti in o"ser vazione . . • • in tol&le De;:tenli ~10 rnalmente in media. individui di truppa •

..

JSh-S

l %:l

4598

iì2t/i 8123(1

i634::l 809H 10.. 1 52137 20

SG i!ti

99i

38

56-<5 21 37

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ìli 1i 37 ';62ti 6000

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a ~):)

9S<r.2 BiJ l

1780R

20."59

1613069

176289!:!

121U7

15638 1

31:!37

312Hl

1733581 ~i3

1971353 5401

HOi

Ml30

Dettagli 8u i rijfJrmati e dt>funti.

Riformati : ~ollufficiali :t caporali soldati . •

JSSS

18·1

5-· .2.357

G4 212 ;!:JM

2602

26$0

187

Totale


l

715

nlDLIOGRAFJCA

Per ernie. malattie di petto » tubercolosi » vizi cardiaci . Jl epilessia e neurosi » melaLtie oculari. À psicopaiie . scrofolosi . li postumi di traumi. 'l irlfezJOne melarica . • Defunti: negli stabilimenti militari civrli Il • nelle infermerie !ii corpo fuori dei luoghi di cura Per vaiuolo. l) morbillo forme ti fiche. meningite cerebro-spinale. Jt • infezione malarica. » tubercolosi » affezioni bronco-polmonari cardiopatie » annegamento » accidenti In servizio armalo l n ris('.S Per suicidio . ln licenza di convalescenza !,)

))

..

!888

l$89

511

:-,o;

501

i82

218

273 120

169 100

147

158

152

99 94

J23

6-i

6i'

8:3

42

30

1081

997

311 13

310 5 429 5

\.27 10 9~

'14

275

278 !J

40

38

39

2:31

32ò 50+ 30 28 38 3

572

3i

20 57 2 5

95

4 83

2-i-ì

~:jfl}

(t ) In diverse stallsliehe estere questi deruntl 0011 sarebbero eom11u tatl. .....• Se cos1 si facesse pure da noi, a vece deii'B Jl. iOOO dì morU avremmn nep-

pura ìlll,7.


1 16

B.lVlSl' \

Stabilimenti d ac'}ue.

Curali ne~li stabilimenll termali: ufficiali • • • truppa . • a Recoaro: ufficiali . . . . . • • truppa. . . . . . alle l:'tazioni marittime (truppa).

t888

i'\89

Mi

552

946

1034

1t4 6i

t03 Si

309

3M

inferm!rie !peciali (oJCituti d'ist,.u;;ione).

Forza rot::dta Rima:.~li

Entrali

p. 1000 della forza Rimasti G1ornate di malattia. p 1000 di prt>!'enza Morti nellt> mrermerie. fuori. m totale p. 1000 della forza Mandati io liceuza ùi convalescenza » p. lOOO della forza. •

t888

1!189

1S:l9 71

2022

2i83 1336

3102

49

<)- -

18992

20l2i

28 6 3

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40

l53i ~::>·

_,

3 1

4,8 ifJ

~i

i0,9

4A,9

2

Cla!si clliamttte alle armi per ùltru,;ione.

Durata cC\mplec:-.iva del periodo d' islruzione: (!iorni. . . . . . . . . . . 126 Giornate pa_:.ale, cornples~i\·amente~ alle 2400-i32 2iiH320 armi. . . 19100 t 673S Forza media 8.'Hi 4668 Malati • . 4964 Rifl•rmati. . 1225 23 Morti . . . li 30153 53322 Giornale di malall1e.


'ili

BJBLIOG RAFJCA

l!aeema;ioni e r:aiuolo. tSSS

f~'l!l

\' accinati . Rivaccinau . Innestati con ''8ccino urnanizzalo a con e~ìlo po!=itivo . • con eco1to positivo, su lOOO,pel ''ac-

t sa 126!76 5G2

110Gìi

7955fl

U6:!:l2

cino animale Còn l'sito J.IOSillvo. <;u toOiJ, pel vaccino uman1zzato. li con es1to po!=ilivo ~u 1000 in genert' . • con e!'liLO positivo nei ''ergini • • 11 ne~li altri Colpili do vaiuolo: ufficiali

li21

1713

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lruppo

" •

morti .

32-2 h20

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mor·ti.

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estr•~tnel all'e~Prcitn.

21 l 2i-!l

n • ~13

12

;,

morti

Colpiti in totale

morti

Forza ma:-s1ma

11->'55

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• minima. • m~lia Eulra U nell'anno: tr uppa.

6757 1031~

6aR4 7215

i~~lU

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2118 ! ;if;

t:l5 :2!1

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ufficiali

!\l orli nei luoghi di cure: truppa. •

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fuori d~:~i luogb1 di cur a: truppa. " • • ufficiali Giornale di malattia. p. 1000 ùi pr esenza

8 3

11

1815HZ> 46

lOM90 40,H


718

RlVISTA Bl1lLIOGRAFICA 188S

Rientrati in Italia per malattia • » e morti . . » e riformati . )> ,. e mandati in licenza per rassegna Suicidi in Africa .

22;

t889 8~

8

2

:3:)

:30

183

52

6

2

NECROLOGIA

-

Maggiore medico dott. cav. Dl Fede.

Adempiamo dolenti al mesto ufficio di ~nnunziare ai colleghi una nuova perdita, pel Corpo Sanitario molto sensibile e grave. Colpilo da inesorabile malore cessava di vivere il28 maggio ultimo scor~o il maggiore medico doU. cav. Di Fede Raffaele. Ottimo collega, amico carissimo a molti di noi, egli per le egr·egre qualità intelleLluali e professionali, ed ancora pella abile volontProsità di cui era dotato, concorreva ad illustrare la nostra clas:::e ed a renderla utile ed apprezzata nell'Esercito. Appena la sua natale Sicilia veniva ad accrescere coi meridionali suoi splendori il uoblle serio della redenta e ricostituita patt·ia itahana, il Di Fede, allora allora laureato in medicina, si ascr·iveva alle file del patrio esercito, e seguendone poi volonteroso le ~orti, prendendo pade con onore all'ultime sue lotte (campagna del 1866 e del1870), perveniva con lenta, per quanto dai suoi personali meriti un po' accelerata, carriera al grado di maggiore medico, che otteneva fino dal 188i. Ricco di buoni studr, che continuatamente fecondava coll'a· moroso clinico esercizio e con assidue anatomiche esercitazioni, egli era giunto a costituirsi ben meritata la fama di abile e fortunato operatore. Uomo di cuore seppe · meritar!'li be11


N.ECR.OLOG-IA

719

due volte il distini1vo dei benemeriti della pubblica salute, col zelante affettuoso concorso nelle cure ai coler·osi delle due ultime epidemie da cui fu tra,·agtiata la sua diletta Sicilia. ~el campo scientifico raccolse qualche valevole plauso con alcuni lavori degni di nota, tra i quali meritano particolare ricordo i suo1 studi Sulle fa sciature di guerra {1873) - Sulla dispersione dei malati e f eriti in guerra e sui treni-ospedale 11879,, le sue chirurgiche comunicazioni Sulla allacciatura simul~ tanea della femorale superficiale e comune (187i) - Sulla ntJurorajla del radiale (1885) - Sulla cistotomia ipogastriea (1887 e 1S8H) - Sulla laparotomia per ferita con protrusione dello stomaco (1890). Egli poi, nel tempo che :fu applicato al comando generale del corpo di stato maggiore, concorile con ass1duo studio alla creazione. allestimento ed ordinamento del materiale sanitario di guerra, e seppe pos;cia riYolgere le cognizioni speciali, acquiilìle in quella faY<lrevole po(>izione, a beneficio della patria istituzione della Società della Croce Rossa, del Comitato cenLralc della quale era zelante ed operoso membro. Con simili precedenti era certo che avrebbe :;;sputo, nella assicutatagli ulteriore ascesa della gerarchica scala, trovare lat·ga occasione di studi e lavori ul!li alresercito ed alla patria e di decoro al corpo sanitario militare, al quale era tanto orgoglioso di appartenere. Ma inesorabile morte lo colse a ~oli 49 anni! Alla desolata consorte sia tenue ma non inefficace conforto il sapere condiviso il suo lutto dai colle~hi tutti, in nome dei quali noi non ci peritiamo di dare al perduto amico il supremo VALE. B.


ì~O

NOTIZIE Crooe aoua It&Uan&. Il 2~1 aprile u. s. ebbe luogo in Rome l'assemblea generttl . dei soci della Croce Ros~a alla quale interveuoero in buon numero le dame e parecchi persouag-g1 t1·a i quali l'illustre ::t•nerale Raffa··le Cadorna. Il pr~> ..idenle òeliA~"ociazione, conte Gian Luca Della Somaglia, seuotore del Re~otuo, ''l esp(lse il "UO rPn1hconlo morale Pconomìco per l'anno 18~)(}. Premes~e alcuoP noL1zie d'inte1·esse generAle com·· il coucor:::o di Ginevra per la migliore memor1a c:ulJ' aburo della Croct> RossA. vint.o cla duo 1tallan1 (pr1mo e secondo premtO), i proressori Giulio Cesare nuzzati e Costantino Castor i dfllla uwversità d1 PedO\'a: l'iri\'IO a Ginevra df'!~h studi dd ComilAto Centrale, sul servizio della Croce Rossa nelle guerrl' na\'ali ed Hl tre ccs~> d'intere"'""' lutto uoslro, come l'al·ruolamento del personale deii'Asl"Oclaziooe e le es.:rcll.a7.ioni colle "~Ue unità ospedal1ere, passò ad espo1 re le condiz1oni economiche delle Croce Ro"sa Italiane e le c1rre del "UO bilancio. De questo risulta chA la provvida i.-t1luz.ioue pM•fuede n~~:i un attivo 1:11 L. 3,4~7.24-5 11 in uumerar•o: tls L. l.52i ,45• 38 in materi11le sarliturio. epperò u11 patr1momo ~oc•ale tli L. \014-,699 4H. Si è procPclulo pof:cia flll'elezione de1 memhri del Comirato L~nlrale in !-<Oslituzìone de1 cin•rue uscenti tll'r anzi11111tù ,. del lll!:lr<·ht~>'e liuircioli, din11~~10nario. Furono pr·oclamali el~lli i f:ifWOfl Baroffio comm. Felicet rnagf!iore l!er.eralt ml'dil-<'. PnstemJ.<tky, prof PtJolo. riconfermaLi SilvPstr elli comm. Augu!'LO, BalP~lra Ùùtl. P1etro, MtJ7.zoni pror Gaetano, e Sern_v comm Emtlto.

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11 O•rèt.t.o:re

nou. FEua RARorrao generale medico. 11 Collabot·~LOt-e per la 1-1.• Me ru:'\a

11 J:(ccie.t.t.Ot't'

GIOVANNI Pt:TELLA

O.r RIOOLFO Lt" l

.lltdko da t" d ou.

Captlllftll ttltt/ICd.

NUTINI FEDER ICO, Gerente.


CAB TA RIFORME PER CONGIUNTIVITE CRONICA otolle 1... 1ui oau clall8&7 all81B Dott. B . '111 X N l O I cop(totoo tudlco


NUTINI FEDERICO, Gerente.


. FERULA-GRUCCIA AD AUTOESTENSIONE INTERNA PER OSPEOAU E. PER SEZIONI 01 .SANITÀ (propo~ht dal tenente oc·lonnello rr.rùico .Yo~'M)

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ERRATA-CORRIGE (Ftactcolo N. 5, p~i11a 71.7).

Alle cifl'C indicate d61 \'erso 14 al 21, .'lostiiuire le seguenti:

Colpiti da vaiuolo: ufficiali »

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morti . lrupp11 ll

» l)

mot·ti .

estranei all'esercito. » mo~·ti Colpili in tolale Il rnorli l)

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:2 1 226

204

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5

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9

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1

247 12

213 5 -



MEMOR.I:E

OR.I:O::tN.ALI

LA

CROCE ROSSA ITALIANA l . !lUCI PA~$ATO, I'I<EEB:O."TE li \\'\'E:O.IRE. Il. Sl/0 EòPERTIII::'lfU Ili !1(181tiTA li.IONSCOS 1,;1\0SP!;I.)A!.f:J)A MOSTAGJU.

Pt;R 11. ,..OTTnr..a

OOMENJCO GALLI

--

C A PIT.i.l"O !ol F.IIICU

l.

L' associazione della Cro~e R o~sa lL'llia na. non avendo avuto occasione di cimentar:> i da principio in g1·andi prove di ;;uerra) ebbe ne1J>assaMJ u.n len~o sviluppo. E:-sa preslò l'o~era ~na amprameme solo nella breve campaaoa del 1866: ma posci•t mandò doçunquedei soccor ·i ogni qualvolta, in seguito a ~ravi vicende militMi, vi ftu·ono sofferenze da mitigare: nell'ogr<J romano cltll'ante la guerrn del 1 '67. nel conflitto fran eo-tedescu del 1870-'i l , nella guerra turco- rossa del 18i7-iS e nella colonia africana dopo la glorio!\a ecalomb~ di Oogali. Più rapido incremento e più ellicace or~anizzazione ~i iniziarono a datal'e c'la! 1875, nel r}nale anno il comitato centrale, che aveva avuto origine e sede iu \1 ilan·o, cedeva le sue prerogative ed attrilmzioni ad un nuovo t:omituto centrale costituitosi in lloma, nllincM l'i~litoziooe ricevesse matlgiol'e impulso e potesse più fncilmente metter~i in rapporto col Ministero della guert'a. 46


)la fu liOio nel l XH? che 1.1 Croce Ro-.•a italiana ··e:--o di essere un'istituzione pri,-ala e fu ricono:;r.iuta quale ente morale; venne allor·a dichiarata rome facente parte dell' esercito in te111po di gu('rra. entrando cos1 per diritto nell'orbita tlelle isLcluzioni d~llo Stato e di,·entaodo parte integrale tlel servitio ~.,nitario mllrtare. L•orgarwzazione. il funzionamento e la dotazione delle priocipa•i j.;tituzioni eserull\e (o-pedali da guerra. po"t. di 'occorso. treni ospPdalr) non :.o lo della Croce 1\<•ssa ma anche del soHano militare Ordine dr Malta, furono A"iù ampiamente tllustrati "u ltnesto ~iornale nelle due IIIP.morie intitul..te c l treni-ospedali della Croce Rossa ~ (anno 18HH, pa~. :_; l~). c « Le as:>ociazioni di soccorso ai ferili in guerra» (anno 18\10. pa!.!;. l:;~! ) scritte dal gener,lle medico ,.peuore Barollro. che l t Croce R os~a _,j i• recentemente compiaciuti dt nominare memhru ùel suo cornitnto centrnle. Per completare quindi le notizie che gioYa rendere di conosceoz:t comune t'II'Ca lo stato prr.w'll/1' di rtnesta lilantropiea \ ssociazione non mr resta -:he fare un'esposizione sommari;l di tollo rrò eire e5 ·a ru caso d1 guerra potrehhe attnnlmente mettere a dispositione del reszio esercrlo e della regia mnr·ina, io aiuto eJ a compll'mento del serrizio sanitario milrtare. 1° Treni-ospedali. N. n . - Il completo arredamento oeressario per ciascun treno-ospedale 'iene ..>rn custodiw dai -:otto comitati risteùeoti nelle tilla di Torino- ~lilano. l'ta· cenza, \ rccnza. \ ero na, ~Janlo\a. Bolo).,rna, ~t oden:1, Reg,::io gmilia. Fireoze,Napoli. Bari. Homa. Palermo. Solo a Roma. nei ma~a1.1.eni del comitato •·entrale, :.e ne tro\>ano due I'J'. e t } 0 ) uta uno di es,;i (il l~ 0 ) c destinato per ri ern o per e venlualt:~ r·ifornimento degli altrr.


CROCio~ ROSSA. lTALL\..'iA

72~

L'arredamento dei l:) treni-ospedali oggi esistenti fu, per i primi ·l S.. fatto costruire dal comitato centrale. e per il 15° dai sollocomitaLi della'Sicilia riuniti: l'arredamento di quest'ultimo treno può servire solo per 100 infermi, mentre gli altri l;. possono disporre di ~00 leui ciascuno. io Ospedali di gl(erra da j00 letti, ~. 4-. - $(1no stati costruiti per cura d'el comitato centrale ad imitazione degli o,vedali da campo dell'esercito, dai quali non dilferisconoche per essere esattamente divi~ibili in 'Z sezioni di i 00 letli ciascuna sen1.a ùisogno di una dotazione cnmtJlemt'ltta1·e. Il materiale r·elativo tr·ovasi a Boma. ~laotova , Napoli, Firenze. 3° fl~pedali di ynerra da .iO leai. (mod. 1887) ~. 13.Di questi o:;pedali l furono faui co1 fondi del comitato centrale e lrovansi a .Perugia, Torino, Bergamo, Ancona. Alessandria, Udine. PadoTa; gli allri 6 furono costruiLi dni sottocomitat~ di ~lilaoo, Yerona, Torino. Brescia, Cremona e Lncca presso i quoti vengono conservati. Sono simili non solo per la dotazione ma anche per le casse, agli ospedali da campo di cui rappresentano una quarta parte. ~o OliTJedali da montagna da .50 Imi. (mod. 18H~) ~. ~­ -Anche i11 lluesti ospedali la dotazione corrisponde all'incirca alla 4-n parte ~i quelln degli ospedali da campo, ma le casse furono fatte di dimensioni mioot·i per renderle someggiabtli. Oue di essi furono cosu·uiti coi mezzi del sottocomitato di Genova, gli altri ron quelli dei sottocotnitati di Palermo. Xa· poli, Firenze. )l ilano, Yerona, Bologna. 5° Posti di soccorso, N. 3:;. -Essi distioguonsi in 15 posti di ·l' classe, e 20 di 'ì" classe. Il materiale viene conserYato dai sottocomitati residenti nelle diversE' citta presso le quali o la stazione ferroviaria cl lo scalo marittimo dovrà funzionare da posto di soccorso.


iiH

lROCE RO!'-.A IT\1.1.\ \ .4.

6° 0\Jtrdalt turilorittli. ~- :;. - :l \1 ila no. nezia, Cuneo e Napoli sonn ~latr già accaparJ·ati, nell' even~ trralità di una ~uerra, vasti e adatti locali per es:ier·e convertili in ospedali per malati e feriti con nn numero complessi\'o di circa :3000 letti. i 0 .llllga:.:mi Ji rifornimml4J . .:'\. 6. -Essi conten~ono quantità immen~e di hiancherie, di medicazioni ecc. 8° D"po~ili ili [1~'-rsonnle, N. :l. - Questi depo·dli fn nz·unano come drstrelli di reclutamento. L'incarico d~JI' arrolamento i• <;uddivi~o fra diversi ~ollocomitati principali e O)!gidi -.i può già fare n',;egnnmento sopra ~ . :)O:> arruolati appartenenti al personale direuh·o. e ~. SiH nppartenPnti al perc.:onale dr assistenza.

Elecenlemenlt'\ fu provveduto lutto l'attrezzamento e arredamento neces~ario per trasformnre in ttari-o!$prdult due nan di lunga eorsa che dal ~J inisteroclella marina verranno aflidnte dia Croce Rossa, e saronno de~tinate a seguire la :;•Juatlro. O,tnuoa di que~te na\'i p•JtrehiJe lr:tsporlare 12:1 ammalali o ferili coricali. E poi che nella guerra di lerrafer·m•• sara nece5sarin di ,.fruttare per uua pìrt rapida di,~eminazrone dei ferili nnrlre le \"ie lcquee navigabili. prevedendo--i che la crrcolazione dei treni o" pedali e dei treni attrezzati do\ rit ... pe..;so subire inevilaltilmente dei ritardr danoo:;issimi, cosi la Croce Rossa sta gih provvedendo per· mettersi ingradu rli organizzare que:;to nuovo servizio ùr amlmlan.:P flt~rinli. Sr sper·a anzi che nell'a uno corrente potrà es ere etTeuualo un primo esperimento. EJ ora che ho ,}i mostrato per ro,j dire la piJltn:ialità della Croce Rossa Italiana. la quale oell'ullima asseml1lea generale dei soci tenutasi il 30 aprile uhrmo scorso ha dichiaralo Iii possedere oggi un attivo di L. 3,4H7,24.5 in numerario, e di


f!ROCE llOSS., I1',\l.l.A..'\A

L. J.:i?'i, \.:) \..38 in materiale samtario e quindi un patrimonit sociale di L. ~ , 01 \..699.4-H, augnriamoci per il hene della patria che non :-ia molto ,·icino il .•!Ìorno in cui si dovrà usurruire di tutte que;;te ri,..or·:.e costrtuenti come nn immenso e1o · porio della cariti1 italiana. Per quanto ~randr siano gia i mezzi dr soccorso con umanitaria previdenza raccolli. essi saranno probabilmente inferion al bisogon; poicht'• tenuto 1·onto della micidtnlita dell~ ar·mi e della natura delle guerre moderne nelle quali s1 con· tnhtano masse enormi di comballenti. l'esperiema fo:-se dimostrerà che i mezzi di cun1 non ~ono cre:;cioti 10 proporzione dei ruezzi dr olfesa. e pul'lroppo non tuili i ferili potranno ::.empre riceverP IJUei 'OCCOrsi Jffimediati dtl' :.ODO st~e" O indispensalJili per salvare la vita. È necessario 'fuindi eh~ la t:nwe Rossa llaliaoa rie;;ca in urrmrrl' ad e~tendere o..!nGra pin la sfera delle "ue attrillu:i.ioni. e <111indi In ~ua potenza l1enelica. Snrebbe perciò desiderabile che e.;sa pote"e pron'edere non soltanto a racco· ~liere del malt•ri tle e ad blruire il personale dipendente, ma anche a r'endere popolari le nozioni 1·he si rtdriedono per saper prodigare utilmente i sorcorsi d'nr;{enza. Questa lodevole mizlatl\a. senta intaccare rl patrimonio so· cu1le, fu già rre~a da alcuni dei sottocomrtati della l:ruce no,sa; m:. e mestieri che rumamtaria propaganda cr~r,a e continui. nell'intento di dill'ondere più vastamente nel popolo ltstruzione sui primi soccorsi. completando cosi l'opera dell'Esercito il quale diffonde questo msegnamento non solo ai portoferiti ma anche a;lli allien 1lell'accademia milrtare. della scnoln 111ilitare e della :.cuoia dei sottuftic1ali. l n t:ermania esiste già da molti anni. per iniziati\ a del prof. Esmarch, una vru.ta a.v:mr;a;iont dri primi ~oc~or~i. la quale porta il nome di Samaritana in omaggio ad una fra le prù


126

Cl\ OCE IIO!'SA I'fAI.lA "'A

pietose parabole del vangelo. Essa consta ;.:iit ùi ')000 ~oda­ lizii, con 800,000 membri, i quali hanno studiato quanto occorre per rendersi idonei ad e~sere pri1lti soccorritori. :'\ti minore è l'importanza che viene data a questa istruzione popolare presso altre nazioni, come nell'Olanda, Srizzera, Belgio, Austria-Unglteria, lnghillerra: istruzione eminentemente praticn. e che nel nostro secolo industriale riuscirit proficua non soltanto all.e vittime delle hauaglie, ma a nche alle vittime del lavor·o. \uguriamoci adumrue che la Croce Rossa, per prepararsi a compiere la sua missione io tempo di ~uena, diventi in tempo di pace la Samaritana d'Italia: allora :;i potrà essere sicuri che nccanto a chi soffre si troveriL sempre chi soccorre e (Juesta filantropica associazione, già tanto benemerita, rappresenterà nel modo piu suhlime il trionfo della carità illu· minata dalla !ICienza. JJ.

11 sottocomitato •·egionale della Croce Rossa di Napoli eon lodevole iniziativa ha eseguito nello scorso aprile un e:-et·cizio di mobilitazione della durata di giorni dteci col ~no ospedale da montagna N. 20. Scopo di questo esercizio era di fare un'istruzione pratica per· il personale: e di sperimentare con prove più lunglte e complicate delle pr·ecedenti se il materiale ~i presta. a superare le molte difficoltà inerenti alla natura dei lnoghi nei quali deve essere trasportato. Furono quindi prescelte diverse localiti1 elevate come l'eremo di S. ){ichele (metri UO), i laghi del ~latese (metri 1007), e il ~antuario di ~lontevergine (metri U.06) per


CROCE !!.OSSA l rALUNA

avere l'opportunità di pralieam ripetutamente il some~~io, cotnc quello che costituisce iJ punto es~enziale nelle mobilita· zioni de~li ospedali da montagna, i l[uati verrebbero meno allo Si'opo se non potessero dovunque seguire le truppe, e portare i loro soccorsi non molto lontano dai luoghi di com· loallimento. Ilo creduto non inutile l'e::porre sommnriamenle i ri!luhati prati~i di t(ne:Ha esercitazione, nell'intento di contribuire a diffondere maggiormente la conoscenza degli ospeùali da 1110ntagna della Croce 1\o:'sa, tanto più che ospedali consimili dovrnnno pure rar parte del nostro materiale sanitario di mobilitazione. Il materiale di nn ospedale da montagna da :>O letti (di cui fu già fatta menzione su 4 ua~L·> giornale dal generale medico ispetlore Baroffio, anno 1890. pag. H>31 ' è contenuto ìn ca.'>se e colli portanti ognuno una indicazione speciale rappresentata da numeri al'ahi o romani o da lellet·e. Le casse. di forma rett~ngolnre. sono munite di due anelli in ferro nella parte anteriore e di altri due anelli simili in quella posteriore. Tali anelli sono destinati a sone~gel'e le casse sui basti dei muli. \i sono tre specie d1 casse: 1• Specie. Ca.s.ie tinte in colO'I· bigin. - Sono lunghe cm . 80, larghe cm. ,n, alte cm. 1-8. Contengono gli o~getti letlerecci, la biancheria, gli utensili da cucina e dispensa, il magàzzeno della biancheria, gli oggetti varii (brocche, cat:oelle, candelieri, orinali, ecc.), i viveri di riserva. Si distinguono coi nnmer·i ara hi da l a :2i. Ciascuna delle casse dall' l al l O contiene il materiule per tre infermi di truppa: nelle casse 17 e 18 sonvi gli oggetti per uffJciaii infermi. Il magazzeno della biancheria trovasi nelle


ra~se !H. :!0, :?1. i1. l~li allrezzj ~~li O~j:(etti ~·arii '000 roll(lfati nelle casse t:~ e t~ · 7li uh~n,;•li d.1 rurioa 'ODQ a....~­ :-lati nella cassa :?:): i vivN: .fii J'i.;erva ..;ono collot·ati m·lle ca..;~etle e nelle houi,.tl1e e;;i~tenti nella ra.;-;a ?6. :\ella c:~, ~a 31 sonvi i bacini pet· lavacri e le va~rbetLe per hngni locali. t • Specie. ca~.~l' tmlf m ('lllllr rerriP .'i('ll ro. - Hanno le stesse dimen ioni delle precedenti meno una che è Jtlll lun~a .

f,!'.j port:~oo 1 numeri f!lutaoi dall' l al \ Il. Sono dt spet-

tanza d('i sanitnrii perchè con tengono ~Ili strumenti chirur~ici, j.(li O!!S:etti di medic:ltllra ed i mezzi protetic1. 'el :\ 0 I trovan:-:i gl1 strumenti l'hirurgil'i ed o!Zgeui v:arii; dal Jl al \ ..;ooYi gh O~J!elll di medicatura; la ca .. sa \ Il contiene lt> tele metalliche, e Oitl{etti di\ersi. La cas a \l è ptu lnn$!a di l i cm. delle prec.,Jeoti pen·hi• rontiene le ferule ed i divers1 apparecchi per fratlure. !)• 1.\pecie. Ca\St' pa ml'dirùtall l' altrt•:zi di {arn111ria. - Sun., verniciate r{)lorlfuuo e vengono distinte colle lettere alfaheticlte dalla A alln G. Le ca:\se \ e B sono lun~he cm. ~o. alle ~8. larghe 21' •. ... i 11prono a lihro. Sono munite di un'assicella che aùhassata può ,Pnire da tavolino. Le casse t: e O hanno le dimens1oni delle precedenti. Si aprono anteriormente ed io modo t'he la parte che viene ahhassata poò . ervi1·e da tavolino. le hoccelte de·medirinali ed 1 ''arit recipienti contenuti nelle IJUattru cas,;e anz1dette por t.•oo oltre alle eticheue una numerazion e corrispondente a 'tuelln dei riparti della cMsa aflinch,• siano ,..empre ricollocati nell'ordme prestabtlito. La cassa E ha le Messe dimen..ioni delle preceùenti: contit>ne ti magazzeno dei medicinali e det recaptenu vuot1 e si apre dalla parte superiore.


Le casse F e G hanno le di111ensioni di 11uelle tintP in verde scuro e contengono ~li aurezzi ed UJ.:~etti çarii occorrenti al senizi11 della farmaci:t. Per non coofoudere le chiaYi di una specie delie c.1:-.:>e con un 'allr.l, si atl.lccè ad e~se una catenella con dischetto ro tondo per le casse del materiale letlerercio. oo mezzo disco per tluelle degli strumenti ed o~~eHi di medicatura. una placchetta a trianaolo per la farmacia. I colli ,;ono in numero di 1:): ~el collo ' l rarue da cuc111a: .,. i. • :. .,. a )) pe•· fa rmacia: » 4 harella. l•anderuole. stanghe, cinghie: » i) m:~teraflsl di r.rioe; » 6 apparecchio di lamiera per estensione e -tnrnpelle; >i 7 :;ed•li da campagna e vassoi: >i ~ va~che da hagno con scheletro di legno e lucchetto. (Questo collo non fu portato essen1lo:.i constatalo cht' non i> :'OIDe)!giauile). ,. !l barile:

o .,.

)l

1

» »

l ~ Yanghe e zappe:

Il cesta da caro~ con ta~liere ecc.:

13 forziere: l~ tenda con nrrnatura {t• parte): » H .bis )) » (2" parte}; .,. 15 tavola per operazioni. Una tabella indicanLe ~li oggetti i! applicaLa alla superlicie interna del coperchio delle casse, come pure a1 colli l' fì~satn la tnbella degli oggetti enlrostanli. » »


i311

CROCE RO,::o.\ lTALL\' \

Ogni ospedale cln :;o le-tti é pure provveduro di una cassa da caocellerta oYe l'ontengonsi i registri prt>scrìlli dal re,riolamenLO di guer·ra (parte t•); e inoltre rome J,tuida pratica profes~ronale ri fu recentemente agg-iunto il Com1wmlw di chirm·!Ji'l di y1m·ra compilato :,ulla storia medi•·o clmur~it·a della guerra di secessione d'1merica dal generale medico i~}Jetlore 8arof6o e &!al mag~1ore rnedi~:o .~forza. Tutto i! mnlerialf' deve essere lrasporrnto pPr le vie onlinarte io non pm dt 3 carri. ordtnariamente ad una p<triglia: va as..:ettalo in un !<o lo ca t-ro-me rei pel trasporto terroviario, e. in montagna. dovrebhe e~sere ,omeggialo da ~5 muli. Il ~ollocomitato regionale di Napoli affidò la direzione tlel ~uo ospedale da monta~,rnn mohilizzato ('\ ~O) ad un medico

.·apo r·iparlo capitano) coadiuvato da due suballerni. uoncbt• dn un farmaci:.ta P da nn rontol•ile. Il personale di a~~•stenza fu così composto: l capo ~orve~liante: l i fra surve:.:lianti e infermieri, e j io~ervientt: in tulto l :.> nomini di bas:.a for1.a. \ s,.i~Lettero all'e perimento i delejZuli del comitato centrale di Roma, del comando del corpo di :>Lato maggiore, e ciel mi~Lero della ~uerra rra Ì t(Uali il tenente eoJonneJIO mediro l:uidn. al quale io uaorlo spec·iale intt>ressa va di constnt~rel esito tinale di que~ta prova. perchc\ prevedendo gli incon\enienli princ:tpali rlte J' e~perie n za aHehbe dimostralO, egli ;n-eva propo~to che si sperimentassero ;anche alruni suoi nuori mo· de Ili di cas~e e di sacchi impermeabili apposilatnente falli ,.o:-.trnire per rura del comitato centrale. L' e~perimeoto ... rie:>cito nt>l suo complesso mollo soddisfacente. avendo offerto una nuora orcasaone per app1·enare In competen1.a e In inizintiva del personale e la utilità pratica del materiale di cui dispone la Croce Rossa. Infalli. oun solo riesci :.empre po~sihile il someg~ro nono-


131

.:tante le Tie di5astrMe ·e la ioe=-perienza dei mnlauieri j quali sono in genere abituali a ~:'lrica re delle co!'be o dei ~acchi, non già delle casse: ma. appen1 raggiunti' le locacalil.à predestinate. sì potè sollecitamente pr·oVYedere all'impianto dell'ospedale, 'iÌstemnndone gli ufficii. la farmacia. la ··amera d'operazioni. la tenda d'Isolamento, le cucine ecc. dimodochù dopo poco piìr di tre ore dall'arrivo l'ospedale stesso avrel>loe poutLo funzionare. ~iccome però nessuna cosa •' perfetta tino dal suo inizio: cosi l'e3pe•·imento ha diroo~tt·ato che alcnne parli del materi.lle sono o difellose o snpernue. ~on ne farò 'fui una espo~>izione dettanliata che riescirebbe noiosa e inopportnnr.; accennerò snlu alle cose pritulipali nella considerazione, J.:iit e.sp•1~ta. che o:;pednli con$imili rlowanno fàJ· parte anche del nostr·o malf'riale sanitario di mobilir;~xioTte.

l~li ospedali dn montagrH\ della Croce Rossa llanno - fr·a tanti pregi - on peccato originale proveniente dall'es~ersi allenuti troppo slreuamente per la loro dotazione a quella gi[t pre~tahilita per gli ospedali da campo da 200 leLLi, di coi es~i rappresentano quasi esattamente la quarta parte del contenuto. Trallandol'i di ospedali da monl·l~na destinati a mobilitarsi pe•· vie dirfìcili cn in epoche nelle quali a stento si riescira a riunire il numero dei quadrupedi occorrenti per il somel-!gio, essendo es~i già st:~ti requisiti in gran parte per sltri scopi. sembra eviden te cl1e dalla dotazione loro ~i t/qn•,•/,!Je esclllder~' tultu ciù che, Jlllte ~'~Nendo utilt ~ non r da

ri trnPrsi cmltP ,\lr1•tta llll'ntP necP-'!.~ario tm.;i intlispt'nsa.lii[P. Sp ciò :-:i :1mmette ne risulte1·ebbe:

l o che alcune cose potrebbero essere soppresse; come ad e~em pio i be l'retti da JH.tlP., l1! pin.nPlle di (;Ho io, l' es1:a, la


73~

CROCA ROSSA liAUAS A

cas!feltn per analisi dell'acqua. e del l'ino, il neli!Lli::~a/01'1' ad

alcool, ecc. 2° che alcune altre potrebbero essere modilicate: come ad esempio, la farmacia, Ja qua1e potrebbe essere mollo ridotta e~sendovi ora nn numero di medicinali e attrezzi superfluo per un ospedale prevalentemente chirurgico. Reclamerebbero inoltre una modificazione essenziale: o) il sistema di rhiari ora in uso: b) la t~mda. a) Chiavi. - L'esperimento ha ripetutamente dimostrato che spesso le serrature si guastano. le chiavi si rompono. e inoltre ricbiedesi molto tempo e moltissima pazienza per cercare la chiave relativa tutte le volte che si deve chiudere o aprire una cassa qualsiasi . Fatta ecceziòne per il forzi~re e per la cassa~. 16 contenente i viveri di •·i~erva, sarebbe utile avere per tutte le casse una chiave unito,a, senra congegno, di quelle che diconsi chia,•i a quadretto o a triangolo, e procurare che In cbiusura delle rnsse sia autornatiea usando la chiave olo per l'apertura. b) Tenda. 71tr opt•mzioni o per ùouJmento, (modello .irenn). - Di questa tenda il generale medico ispettor-e Baroffìo scri:;se già un cenno su questo giornale nella rivista hibliografica pubblicata a pagina l ~3~ nell'anno l 888. Però, sia perchè da. quell'epoca essa fu in nlcune cose vari&ln. sia per oJl'rire modo di valutare ~li inconvenienti rilevati nell' t>sperirnento, reputo utile di farne un cenno de· scritliTo. La tenda risulta di due parti contenute in due colli distinti: lo scheletro e il te lo cogli a.ccessorii per montal'la. Allorché i· montata presenta un rellangolo col lato frontale di metri 4,50 e illnterale di metri 2,50. l'altezza nel centro è di metri 2, iU, la cubatura di metri 27. Lo scheletro è composto di 7 monlanLi (quattro agli an-


CROCE ROS~~ HAI.lA:\A

goli e tre sulla linea meaiana) e di i> a:-te (tre loogitudinali e due trasver.;ali delle di testata). l montanti sono di,·isi in due: il pezzo inferiore è munito di HM ghiera per- ricevere il pezzo snperiore. D:tl montante che sta nel (;entro della tenda partono dal vertice due cnLene di. cendenti e piit in hasso due aste di ferro ori7.zontali, e questi quaLtro tiranti vanno a fissarsi sulle aste orizzontali .;he st~nno sui dne lati piit lunghi della tenda. Dal verlice dei montmli centrali che :::ltnoo sui due lati più brevi scendono due aste di ferro che si fissano agli nogoli. L'asta nrrzzontAie piì1 alta (della di piorente} e quelle dei qnauro lati (dette di testata) si innestano sui relativi montanti mediante occhielli nei qnali entra un boltone. 11 telo è diviiw in tre parti: il tello e due fiancate laterali che si uniscono nl centro dei due lati l•revi. Di fronte sta un leml•o sollevabile che forma la porLn e le due testate hanno un lioeslrino. ~el telo del tetto sonvi sette fori per i montanli e delle coreggie per lis:;arlo àlle aste orizzont6li. Cii aecessorii sono costi tuiti da l;. picchetti. llDa sçaletta. un martello di legno. ono scalpello in ferr·o, dieci cordicelle per· fermare i mont.anLi e le aste ai piccheui. Questa tenda pesa io complesso chilogrammi 133. Essa è "velta e solida: però l'esperimento [attone avrebbe dimostrato che ~ alquanto conlplicata e difficile a monLat·si; inoltre pr·esenta un inconveniente ~rave, cioè cbe gontJando!l.i il legno per l'umiditit, non si possono più scomporTe i montanti e le aste. A questo difetto si potrel.ll1e rimediare facendo in modo che le estremiLit ID legno dei montanti e delle aste destinate a entrare nelle rispeuive ghiere fos.:;em totalmente rive.-tite di metallo. Ciò non astante sarehbe sempre desiderabile che. per la dotazione degli ospedali in discorso, venisse d'ora in avanti pre-


ferita la tenda da medicazione mod. nuiJa. toltane la fodera bianca. superllua nel caso !'pecia le. ~(' ciò a \'\'e oisse si anehl.ie il vantag~io di possedere nn a tenda più semplice, piu rapace, meno pesante; inollt·e si tontrihuireblte n rendere sempre maggiore l'uniformit i1 nel materiale sa nitnrio rra la Croèe 1\ossa e I'Esereito. Oltre le t•ns:;e e ' colli d1 cui ho fatto menzione e che CC•stitui$.Cono attualmente il caricamento regolamentare deJ,:Ii O$pedali da montagna della Croce l\o$sa. per iniziativa del comitato centrale e del Lenente colonnello medi co cav. Guida. durante queslo e·err.izio di mobilitazione furono sottoposti ad esperimento gli oggetti seguenti: A) ,, uort> ca&.'f~ di forma più lunga e piìt si retta di quelle ora in uso. Esse corrisposet·o ottimamente alla prova, essendo pilt facilmente somcggrahill e di minore o:o:tacolo al transito per sentieri anJ,'Usti. Queste nuo\'"e casse sarebbero poi ridolle ad un numero minimo dovendosi in esse riporre solo le stoviglie. gli strumenti, i medicinali ecc.; la b~ancheria . gli ogjletti Jetterecci ecc. ,.e,·reùbero inV't-ce conlenuLi nei fl) Sacchi impertnl'ltbili i quali fecero ottima prova re~i­ stendo ai rnaltrallamenti dei somt>ggi ripetuti, f\ alle piog~ie IOI'renziali da cui furono colpili durante 11 vinggio. Ne furono speri•nentali di forme diverse, a sezione trasversale quadrata o rotonda, e con vari i metodi di chi usura. Qualunc1ue di que~ti ven~n prefet·ito oli1·ir11 sempre gr<,~ ndi vantaggi a confronto delle ca...,se .. ia perchi! essendo essi meno pesanti e più adauahili ul bnsto se ne polraono cal'itare anche lì'e per ogni mulo , ~ia percM in 111ancanza di quadrupedi si prestano anclte ad essere trasporLati da uomini sia sopra il capo che sulle spalle-. C) Letti piPgheMli di rari'!! forme. Pii1 semplice e pratico degli altri risollv essere quello presentnto daJ,·omitato


centrale, formato •li un lelaw o arrnatnr·a di ferro npn•nte~• a Jiuro. con piedi di 5o~tegno •·ìpiegabilt e con una Lela liS$:lln mediante una funicella che si S\OII!e a spirale fra la tela e l armatura. Il ) ltJ.vttra 11/ltrina. In ri~ta delle d'flicolt"t di trvYart· della paglia in moutagoa ed in localit.t do,·e. se pure n~ e:.t..;teYa, fu in ~ran parte requi$ila dalle truppe passate prec~­ dentemente, si sperimentò nnche t'alga della :;-p.yt1•rn mori11a (presentata dalla dilla Piazza di c:enoYa) perchè e5sendut:.-.a com pressibile e le~tgiera non rie:;ce di molto nstacolo a I.'S·t.r~ :;ome~giara. Essa venne inollre rnccomandata per e~sere morhHla. troproduui' .L di m-.eui. restia alla macerazrone, :;u:;cettiltile di lavatorn. incombnstiuile. Per quet-te tjoalità il mmtslet·o della marina ne nneuùe giil permesso l' rtso a !tordo di tutti i bastimenti di lon~a na' igazione addetti al trasporto d t pas.:e~geri.

\oche l'esperimento cl1e ora ne ru fallo anehbe dato ri.;ullali ~oddisracenli eJ è da augurarsi che ~li ospedali da montagna ne posseggano come riserrn la tJU•ioliLà neces!iarin per t·iempire alcnnt pagliericci da desliunrsi ai malati o fenli piì1 graYi. E) Cop,·ttMi iml'ermrabilt Anche tJue,ti t•ome i sacchi di cni ho parlato piu sopra, de, ono la loro tmpermeal~tlitit aù un sapone di allumina. Scopo dell'esperimenlo era di V'edere se si prestavano hene non solo a proteggere dalla p w~gta le casse port<~le a ~;.alma sui muli, mn anche ad improv,·i..,are delle tende e baracche mellendovi per sosLei(no dei bastoni a punta ferr:un (alpenc:toJ...) e assJcorandolt con delle runicelle fi:.-sate a dei piccheui. Essi corrispo:.ero abbastanza ht·ne nell'un caso e nell'altro. Giova però ossenare che, •Juando i copertoni stanno distesi su lle i\alme, queste oll'ron o maggiore presa ai venli e, f1m~io-


CROCE ltO<;SA l'CALr \'\A

nando quasi come da vela, potranno qualche ~olta conLrihuire a far cadere gli animali da soma. F:ssi ioc,Jtre hanno un peso notevole ed un prezzo elevaLo.

Ed ora rbe ho ultimato questo resoconto dell'esercizio di mobilitazione cui ho avuto la fortuna di assistere, sento il dovere di ristgt•àziare l' \:\sociazione della Croce Rossa per le cortesie che uai ha asnto. ~~iova sperare che ~imiti esperimenti tanto istruLtivi di\'erranno sempre pi1'1 rrequenli, nell'intento ùi rendere più dif· fusa la conoscenza esalta dei mezzi di snccorso di~ponibili e del modo di ralersene. Auguriamoci anzi che, col cessare del periodo di crisi economica che ora aLtrnversiamo, possa anche l'Esercito mohiliLare sempr·e nelle grandi manoHe le sue istituzioni ospedaliere al SE'goito delle truppe. invitando ad interrenire rol ~uo materiale anche la t:roce Rossa, come indispensabile com plemento del cm·po ~·mitario militare. Cosi la coororde operositlt òell'uno e òell'uJtra in que~li simulacri di guerra, !doverà a far meglio conoscere !a reciprotilit delle attribuzioni, diverse nei Jirnili. idenliclte nello ;;copo, che ù 'Juello di coopet·Hr·e alla sAlvezza di chi lta versato il proprio sangue in difesa ti ella patria.


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SU DI UN CASO 01

VERTIGINE EPILETTICA NOTA CUNICA DEL DOTT. ALFONSO MASUCCl lllrDICO D1 , . Cl.A5•& Nl>tLA 11.• ll.Altl~A

L'epilessia, dopo l'isteraa1 t~ senza alcun dubbio la nevrosi, che si presen~ sotto il maggior numero di aspetti. Il suo campo, una volta IDf•lto ristretto e bene definito, in. questi ultimi tempi si è venuto a mano a mano allargando, comprendendo in sè molte manifestazioni morbose, che prima vagavano incerte nel campo della patologia nervos a; che, poco conosciute o non bene sludiale, non s i sapeva a quale malattia riferire. Una intera serie di ca~i, che per l'addietro 1100 si ,·oJiero a ttribuire a nessuno dei ooroplessi sintomatici conosciuti, vennero poi, in ispecie Jopo gli studi del 1'r ousseau e del Griesinger, annoverali fra le epilessie. Quest'ultimo autore propose il nome dì sfati epilettoidi per queste forme incerte; però nulla ~i oppone a che esse vengano classificate addiriLtura col nome di epilessia. Se prima si riteneva come carattere diagnostico indispensabile di 'fues!Jl malattia la presenza. dei fatti convulsivi, poi col petit mal si giunse siuo al punto da ritener E> solo il fenomeno della mancata coscienza come l'elemento principale delraccesso epilettico; ed oggi ~i .. convinti che anche questo ultjmo fenomeno può mancare, bastando talvolta una semplice vertigine od una semplice alterazìone dell'attività psachice, che si manifestino sotlo forma

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SU DI l'~ CA~O

di accessi, per dire che si tratta di epilessia. lettoidi possono presentare le più diverse forme; però le comuni sono gli accessi di vertigine ed anche di semplice leggiero sbal01·dimento, senza vera abolizione della co:scìsn1~a Il Griesinger (A rehio f. Psychiatrie und Xerr>enkra parla specialm~nte di due gruppi di fenomeni epilettici, taluoi accessi di vertigine e certi stati morbosi, in ritenuti come ipocondria ed isteria, ma che in realtà delle epilessie con fenomeni intercalari molto pronunziati con debolissimi ed incompleti parossismi Il Westphal so:stu~naì• che questi stati Ppilettoidi sono uno dei sintomi più di quasi tutte quelle diverse malattie, che appartengono classe delle psicopatie. Quale imporl8nza abbiano per i dici militari queste manifestazioni epilettiche è inutile che il dica, e sarebbe qui fuori proposito trattare simile arlftl.i.<W mento; però non credo inutile riferire il seguent~ caso vertigine epilettica ed illustrarlo brevemente, tanto più esso ci presenta altri fatti degni di considerazione e qual~:llià.ll fenomeno clinico, che riesce sommamente difficile d'mutf\!f~:W. petrare colle nostre attuali cognizioni sull'essenza e sede della epilessia.

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** Guarese Luigi, figlio del fu Michele e di Anna r'"'"'UUIAO· nativo di Napoli, di anni 20, appartenente alla leva del numero di matricola 30622, timoniere, entrò come in marina nel maggio 1888 per liberare dal ::-erYizio militare. suo fratello, che col lavoro procacciava il Yilto alla famiglia. Bambino fu colpito dalla scarlattina; a quattof. dici anni ebbe l'ileo-tifo, del resto ha goduto sempre bUOIIll-:J• salute. Presenta un vantaggioso sviluppo scheletrtco; é della persona, con torace ampio, collo lungo, occht celesti,. capelli rosso-castani, pelle lentigginalll; è di temperamento pacifico con una certa tendenza alla malinconia. Assicura di non avere mai sofferto disturbi da parLP; •iei nervi. JJ suo cranio é regolarmente conformato e non presenta nessuna asimmetria. Il padre mor-ì a 45 anni io seguito di una ma-


DI VERTIGI!\E EPILRTTICA.

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lattia acula; la madre è epilettica con accessi convulsivi, che si ripetono ogni du e~ o tro giorni; il fratello, diciannovenne, gode ottima salute. Debbo però ap:giungere che avendo interrogato personalmente la madre, l'[uesta negò con uoa certa vivacità la malattia attribuitala e mi coofes!;!ò che solo durante la. gravidanza dell'ultimo figlio era andala soggetta a frequenti attacchi di convulsioni eclampsiche. È di temperamento nervoso e soffre spesso d"emicrania. Nessuno altro fatto ereditario si ha da notare nel rimanente della famiglia. AITuolato come infermiere, dopo pochi mesi chiese ed ottenne il cambio di categoria e venne imbarcalo sulla R. corazzata Ruggiero di Lauria in qualila di fuochista eventuale. Quivi cominciarono a manifestarsi i primi sintomi del male. Egli veniva colpilo improvvisamente da un malessere generale, con abbagliamento della vista, scotomi scintillanti davanti agli occhi, capogiro e vertigine, per cui era costretto a sedersi o ad appoggi»rsi a qualche parte per non cadere a terra. Tutto ciò finiva dopo 3- 4 minuti senza lasciare posto mi di sorta alcuna. Questo disturbo si ripeteva ogni !',-6 giorni, e l'infermo era avvertito della sopravenienza dell'attacco, pochi minuti prima, da una grande prostrazione di forze e da notevole debolezza nelle gambe. Egli attribuì questi fatti al soverchio lavoro davanti ai forni, al puzzo ed al caldo delle macchine. Sbarcato dal Lauria, verso la meta del maggio '1889 fece ritorno alla categoria infermieri e fu adde~to alrospedale dipartimentale di Spezia, ove rimase per qualche mese senza e~sere mai molestato da quei fenomeni morbosi, che si erano manifestati per- la prima volta a bordo. Ai principi di agosto fu imbarcato sul ~aooia come allievo-timoniere, e qui si ripetettero gli attacchi forse anche con maggiore intensita di prima e della durata di ·~irca 10 minuti. Divennero cospicui i disturbi della visione, giacché alla vertigine si accoppiò dapprima l'annebbiamento e poi la perdita completa della vista. È degno dt nota il fatto che il paziente non perdeva mai la coscienza di sè stesso e che comprendeva perfettamente di avere perduto in quel momento la facoltà visiva; per quante domande io abbia fatto, per quanto abbia insistito su questo punto, l'infermo ha P>empre recisamente


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SU DI UN CASO

affermato di essere slalo sempre presente a sè sless.o. ~el sett.embre trasbordò sulla corazzata Italia, cont;nuando a presentare questi accessi di vertigine e di cecità, che aumentavano a grado a grado di frequenza, in modo da aversene in media uno ogni due giorni. In qu~l tempo anche io mi trovavo imbarcato sulla Italia, e posso assicurare che non solo l'infermo non si è mai presentato alla visita medica per chiedere consiglio e spiegazioni sulla sua malattia, ma ancora che non ho inteso mai parlare di un così strano ammalato, benchè gli attacchi fossero così frequenti ed avvellissero quasi tutti durar1te il giorno. L'infermo ricorda di esse:-e stato assalito dal male nelle ore della notte, solamente tiue volte, mentre trovavasi di gunrdia in coperta; non sa dire nulla circa la comparsa di questi attacchi durante il sonno; afferma però di avere dormito sempre bene, di non avere ma1 sofferto l'incubo, dì non essersi ma1 svegliato la mattina con peso di testa, debolezza agli arti inferiori ed altri fènomeni, che possono far nascere il sospelto di un accesso epilettico a'Vvenuto nel sonno. ~el mese di gennaio i890 il Guarese passò sulla R. nave Dandolo, e qui apparve per la prima volta nel campo fenomenico l'abolizione della coscienza. L'attacco era preceduto da sintomi premonitori abbastanzt~ rilevanti e che si manifestavano una decina di minuti prima: debolezza alle gambe, vampa di fuoco, che dal basso saliva alla t~sta, tremolio generale, salivazione, ronzii all'orecchio, e dopo seguivano il capogiro e la perdita della coscienza. Questo ultimo fenomen.o aveva però, al dire dell'infermo, una durata brevissima, tanto ciò è vero che anche questa volta nessuno pose mente alla sua malatLia ; egli, edotto dalla esperienza, al primo allarme si metteva a sedere in un angolo e rimaneva lì fino a che non fosse passata ogni cosa, il che d'ordinario avveniva dopo circa un quarto d'ora. In seguito a cause poco apprezzabili andò soggetto a copiose rinorragie, che durarono circa 4 mesi, ripetendosi l'uscita del sangue dal naso quasi ogni giorno, e dopo le quali le manifestazioni epilettiche assunsero un carattere più spiccato e divennero più frequenti, 8Yt>ndosi uno, due ed anche più attacchi convulsivi al giorno. Alla pel'ditll


DI VERTIGINE EPILETTICA

della cosci~nza tenevano dietro spasmi dolorosi agli arti superi or~ di breve durata, ma che riuscivano grandemente mole:.ti all'infermo e che lo preoccupavano molto dippiù della stessa malattia principale. Pare che anche in questo periotlo del morbo i fatti convulsivi foss&o poco accentuatj o quasi nulli, e che predominassero i frequenti, ma brevi distllrbi della coscienza, giacchè si credette tr·attarsi di accessi di lipotimia, dipenden~i dailla contìnua epistassi. E per questi fatti l'infermo venne sbarcato e ricoverato all'ospedale militare di Messin&, dove r.imase una quindicina di giol'ni e dove . fu colpito parecchie volte dal male; e qi là fu rinvialo ed accolto nell'ospedale dipart.imentale di Napoli ver.so la tìne del mese di maggio. Qui vi non si tardò a riconoscere. la vera oatura della malattia, e, come per tutti gli epilettici tenuti in osset>vazioue, fu dato incarico ai signori medici di guardia di assistere l'infermo dllrante il pèi•iodo copvulsiv.o a di scrivere poi un accur<ato rapporto sui fatti osser\lati. Riferirò hreYernente quanto abbiamQ potuto osservare io ed i miei c.olleghì, dott-Ori Campanile e Monaco. Gli attaccl'ìi d'epil~$Sia avvenivano d'ordinario nelle ore del pomeriggio, e più spesso ver.so sera, mai dur~nte la notte; e si ripetevano con una certa regolarità o~nì tre o quattro giorni. L'infermo; dalla camparsa dei sintomi ·preaursoriJ che di sopra sono stati accennati, fatto avvertito della prossima sopravenieuza del male, si metteva a sedere sulla sponda del letto e rimaneva li taciturno ed accigljato aspettando l'attacco; talvolta. pe~ò veniva colpito dalle convulsioni :ment1•e passeggiava nell~t sala ed una vQ!ta mentre si recava alla lskina. Questi segni premonit.Qri cominciiiVano a maoi(eswrsi solo un dieci, at massimo qui.ndiçi minuti prima dell'accesso, e non era rar.o il caso rli osservare l'infermo in una data ora quieto e tranquillo e s;icuro òi essere risparmiato per quel giorno dal rpale, e mezz'ora dopo poi vederlo in preda di un auacco violento. L'infermo poi avesra un sacro orrore per il letto ed era convinto che coricandosi, le convulsibni si sarebbero sviloppate più presto e più fortemente. L'accesso epilettico s'iniziava col periodo convulsivo e con la perdita completa della coscjenza; però le


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SU 01 UX CASO

convulsioni tonico-cloniche erano poco pronunziate e taloro. a malapena accennate, e la CO!;Cienza ritornava interamente dopo soli tre o quattro minuti al massimo d'assenza. Il paziente si dimenava alquanto sul lello e talvolta tentava di mordere gli assistenti; d'ordinario vi era un po' di schiuma alla bocca e spesso leggiere convulsioni cloniche nei muscoli della faccia. A questo periodo seguivano d'ordinario due fenomeni importanti: la cecità e le contratture agli arti superiori ed inferiori, fenomeni, che ora si presentavano nello stesso tempo ed ora l'uno appresso l'altro, ma che non ho visto mai mancare. Talvolta rinfermo, appena ritornato in sè. si lamentava della mancanza della vista, e talaltra quesltl perdita avveniva dopo un certo tempo e gradatamente. Egli com1nciava ad avvertire scotomi scintillanti dinanzi agli occhi, poi vedeva girare le cose e le persone d'intorno a sé, ed a ciò seguivano a poco a poco l'offuscamento ed infine la perdita della vista. Questo disturbo durava un paio di miuuti, durante i quali l'infermo non aveva punto smarrita la coscienza, giacché rispondeva aggiustatamente a tutte le domande e si mostrava conscio del suo stato, ed in qualche accesso si ripeteva fino a. due volte. Le pupille erano d'ordinario molto dilatate; il riflesso pupilla.re quasi del lutto abolilo. Le contratture molto più pronunziate negli arti toracici che negli addominali, ora comparivano immediatamente dopo le convulsioni ed ora sr manifestavano dopo un certo tempo; s'iniziavano d'ordinario nei muscoli dell'avambraccio e rapidamente r·aggiungevano il loro massimo d'intensità; duravano circa un quarto d'ora e sparivano colla. stessa rapidità con cui erano apparse. Erano simmetriche e pigliavano lutti e quattro gli arti; solo di rado erano risparmiati gli arti inferiori. Producevano all'infermo un vivo dolore, sino a farlo p1angere, e bastava il più leggiero contatto, la più Ieggiera pressione sui muscoli contratti, perchè il dolore aumentasse. Premendo con ~na certa forza :sui ventri muscolari, le contrazioni aumentavano con grande molestia del paziente, d quale diceva di sentirsi le braccia e le gambe come trafitte da mille e mille punte di spi!Ji. Quando questi spasmi si manifestavano, mentre egli aveva libera la coscienza, allora


DI VERTIGfNE EPILliTITC.\

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prevedeva la sopraHenienza dei crampi, avvertito da un vivo senso di formicolio agli arti, e cominciava a lamentarsi prima ancora che le contrazioni si mettessero in atto. Su questo importante fenomeno delle contratture postepilettiche tornerò a dire qualche altra cosa più appresso, ed allora preciserò la forma e la sede di esse. Un altro fenomeno, che non mancava mai, era la perdita negli arti dei sensi, termico e dolorifico, e che ora appariva al mostrarsi dei crampi cessando con lo sparire di quesli, ora si manifestava indipendentemente da essi. Mentre, come si é visto, vi era una notevole iperestesia tsttile, a questa poi si accoppiava una ancora più notevole analgesia, e pet' quanto profondamente si conficcasse lo spillo nelle carni l'infermo non riusciva mai ad avvertire il dolore delle punture. Parimenti la coda di un cucchiaio ben ri!Scaldata sulla fiamma ad alcool ed applicata sulla pelle, non gli produceva nessun senso di calore, ma solo molestia per il contatto. Questi disturbi della sensibilita si presentavano su tutta la superficie deRli arti, nessun punto eccettuato, dalla punta delle dita alla rAdice di essi, e terminavano con un& linea netta e precisa, oltr·epassata la quale, anche di qualche millimetro, si riscontrava la sensibilità normale del petto e (lell'addome. Non mi è mai riuscito di trovare sulla testa e sul tronco la benchè minima zona anestesica, e per quante volte abbia cercato di cogliere in fallo l'infermo, non vi sono mai riuscito; e nM tardai a convincermi che egli non mentiva punto. Talvolta l'accesso epilettico terminava col cessare delle contratture: il paziente provava un gran senso di sollievo e subito si 1oetteva a passeggiare per la sala lagnandosi solo di un certo senso di stanchez:.::a; altra volla seguiva un secondo attacco. L'infermo cominciava ad essere inquieto, si lamentava rli un senso di fuoco che dal petto saliYa alla testa, di una certa difficoltA di respiro, e di un sapore metallico nella bot'ca. A ciò tenevano dietro il capogiro, l'annebbiamento della vista e la cecità: solo qualche rara volta ritornavano le deboli convulsioni cloniche e la perdita della coscienza. In generale dopo una ventina di minuti i fenomeni epilettici scomparivano, lasciando come postumi un po' di stanchezza, un vivo


dolore soLto ripocondrio destro e leg-giera paresi deglt arli super·iori, fatti che dura,•ano al massimo un q uarto d'ore. Applicando il termometro sotto l'ascella, rmmedialamen~ dopo cessalo l'accesso, si J•iscontrava un leggiero aumento di temperatura; questa però non ha mai ollrepassato 1 :~ g radi; come pure si aveva un'abbondante emissione di urine, io c ui molle volte si nola vano tracce di albumina. L'infermo, durante la s ua parmanenza in sala, è s tato s empre trallquillo, vivendo di accordo con ~utti, un po' malinconico e desideroso di liberarsi dal male che lo affliggeva. l suoi sentimenti non mostrarono nulla di anormale: aveva uu affetto grandissimo per la madre ed invece parlava con una certa indifferenza dr suo rratello. L'esplorazione ele ttrica non fece notare mai nulla di speciale: i riOessi cutanei e tendinei erano legg~>rmente aumentati; tal volla ebbi ad osservare una notevole ipPrestesia della regione addomirlale. La forza, misurata al dinamometro, era dt 60 alla mano destra e di 4!> aUa sinistra; il campo visivo era leggermente dimrnuilo. Fu sottoposto alla c ura di bromuro potassico, arrunirustralo in dose discrete, senza aver·toene alcun notevole vantaggio, e finalmente, essendosi rigorosamente accertato tratlar~ì di epile~ia, venne, a norma dell'articolo 18 dell'elenco delle infermit.A ed imperfe7iOni fis iche. esimenti dal servizio militaN maritlimo, dictùar·ato noo più idoneo a continuare uel servizio, e fu riformato verso la fine del mese di luglio.

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Se non m'inganno, il presente caso clinico non è privo di una certa importanza, perché non solo presenta dei fenomeni. che di l'ado si osservauo " che è diffiCile potel'e giustamente interpetrare, ma ancora percbè ci fa assistet>e allo svolgimento completo clelia malaLtia, cominciando dai sintomi incerti e passeggieri e progr edendo poi a grado a grado sino ad arrivare alle più gravi e complicate manifestazioni della epilessia. Come si vede, io non mi t'ermo neppure un istante a discutere sul merito della diagnosi fa!la: benché manchino le convulsioni tipìcht} lonico-clonicbe, o siano talvolta a mala


pena abbozzate, b~ncbe manchi •l periodo comatoso e le contratture fecc•ano nascere il sospetto che possa trattarsi d1 fatti isterica, tuttavia l'insieme dei fenomeni osservati. l'an· damento generale della malattia sono tali da non lasciare nessun dubbio sull'esa! tezza di questa diagno'll. Ed ora, meL-tendo da parl~"> altri falh degna da nota, ma occupero brevemente dei fenomPni piu ìntere~santì, che offre que8lo caso clinico e elle sono: la vertigine. la cec1tà, i crampi ed i di· «lurb1 della seo,ibilit.t to Verltgtn.e. - La verli~ìne. intesa nello t<trAllo senso della parola. cioe r.ome disturbo ~ubbiett1vo dell'erplilibt•io, colltituisce an generale un .sintomo mollo Jubb1o. che si raRcontra jn diverse malattie. e che talvolta rapprPsenta semplicemente un incomodo delle pel"'ione ner"ose, henche non presentino alcuna lesione orgamra, e SI accompagna a disturba dello ~tornaco e più rlt raro dell'inteshoo. Piu fre'luenti della ver· tigine vera sono glì 3tordtmentl. che da~li ammalati vPogono confusi con la Yertigine. Spel'lso nou ·~ al caso rli dislanguare se si tratti dell'uno o ciel l'altro fatto. e tal volta -1i riscontrano amhedue le forme in uno sle~~a. malattia: ma spe~"'o si da il nome di capo~riro allo l'tordimento, il quale può mostrarsi nella mag~ior parte delle malattie nervose <li vrigiue centrale. Negla epilettici compaiono delle brevi I'lterruzioui della co~C'ienza fra i diversi accessi convul~avi. ed auche "enw di questi, ora sotto forma ò.1 attacchi da vertigine, ora Nme un repentino assopimeuto, talvoltn comt:' uno stato di annebbiamento, durante il quale il malato continua a parlare ed agire come un aut.om~t, restando pero una lacuna di tutto ciò nella sua memoria. Queste forme varianti all'infinato si de~ignano sotto il -Home di petit mal ed anche di vert1ame epiletLica . Si tratta in fin rle• conti di manifestazaonL rudimentalL di forme rruste della malattia. che molt~ volte e per lungo tempo rappre;;;entano e-.si? sole tutta quunta la maJattin ~t~s~'a. E nou è cosa rara 11ella patoiOflll:l del sistema uer\•oso l'•mbaltersi in queste forme abortive. a mola pena delioeute, di un dalo morbo, c be poi a poco a poco ~vol?f'ndosi e completandosi vanno a costituire tutto il quadro rlinico Ili IJUt>llada~ nffezioue, o rhe talora rimanendo ~lat.ionar1e formano l'unica maoif~~la-


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SIJ 01 UN LA~O

zione di una malattia. il cui sv1luppo. iéoor1amo perchf'> , si e arrestato sul nascere. Però, a mano a mano che ~ono progredite le nostre cognizioni suiJ'ec;~tenUi dell'epilessia e che si ~ ono meglio studtatì eerll Ce!!Omeni morbosi, que~te formé fruste sono state più esaltamente classificate e distinte l'una la Il' altra; e ct-rto non "l puo ne~ere che m. date cood1zioni e con l'aiuto di certi delf'rminalJ criteri, rnoll1 comples:,1 ">intomatici debbano considerarsi come estrinsecazioni della epile~c:ia. L ·e~presc;ione peci t ma l comprende in se molta. roba. percltè non t,Orga il desiderio ed il bisogno di !imitarne il SJgnificato e di riferirla -.olo a un determinato gruppo di fenomeni. Si comprende di leggiert come altro sia una verttgme iup:ace, ed altro un accesso di lipotimia o tma breve perdita della coscienza (abaence); vuoi dire per lo meno che la cau"a pruna de morbo ha agtto nei 'ari casi 10 diverso ~rado d'intensità e 1'orse anche su punti diversi della massa cerebrale. oppure clte il sistema nervoso abbia reasrito dl,·er<tamente alla stesl-<8 cau'-a. Quando un d~~:;! urbo psiclHco si manifesta e t-i accomp8~na con l'abolizione della cosciema é segno evidente che lo c:quilibr10 tra le diverse funziom del cervello, che l'eccttazione dei centri seosoriali sono molto mag-tori d1 qua n ]o il di<~turbo si limita. ad un semphce ~tor­ JJmento. Hughliog~ Jack:.on dishn~ue le convulstom m tre clas"i, le quali diffet·iscono a seconda che i centl'i c:caricantist d1ffe.riscano di grado, 8 seconda cioe che i centri impegnati per i primi nel pnrossismo appartengono a f(radi dilfer•·nti "''tto il punto ,Ji vista dell'e"ohwon~ Jel "i"tema nervoso centrale. Questi gradi ~ono tre: 1' Grado. Midollo spinale. hulbo, ponte di Varolio. 2 Grado. Cenlr• della zone Rolandica (reg1ona motrice corticale) e forse anche ì gangli del corpo striato: 1 Grado. Centri dei lob1 prefroutali (centri motori ~u­ premt. seztone motoria dell'organo clelia mente). Gh acces~i eptlt•tltfornn appartengono a quellt òèl ~rado me,lto, cioè sono prodotti da scariche eccessive. che hanno priuctpio nella c:ez1one dei centri nervoc:i di grado medio; gli ac(·essi di epilec:sia vera sono Jovece pertinenti al grado phi alto e prodotti da scariche comjocianlt m parte dei lobi


111 \'ERTIGl'ìl~ EI'ILE ( Tlt!A

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prefroolali Benché quel!li siano ineccilab1h. pure non S1 può negare che le loro cellule nella normale atlivit(l subic:cano un ecttùlolismo e mell.ano in l1berlà dt!lle energ1e· m altri termini, secondo il concetlo detraulore, nell'interno delle masse cellulari avvengono delle reazioni chimiche 1.arllcolari, si formano e vi si accumulano dei prodotti ~pe­ ciali esplosivi, capact cioè di scarica r~<i !';U cerLi determinali punli e per certe dale v1e conduttrici, determinando CO!<l la ~nv recctl3zione de1 cenLt·i nervosi ed i faLli convulsivi. Le cellule diventano c;imili a torpedini, carielte di f ulminato fl<~iologico e pronte n scoppiare alla prima occasione. Jackson rtl1eoe che in tutte le convuls1001 gra\"1 v1 <>ia perdita della coscienza: questa non è una tunzioue de1 centri cerebrali più a lti. ma semplicE>nle una concomitanza del loro runz.lonamento; invece essa ~i perde tard1 o non ~~ perde- affatto negli accessi epilettiformi, e quando ce!'Aa, ciò avviene perché la scarica eeeec;c:inJ SI lrasmetlP in alto nei reolri eense~riO­ molori superiori per il tramite delle fibre seusilive. Adunque, allorché si La l't~boliziontl della cosr1enza. c:i lraLia c:empre d1 un disturbo mollo pronunziato cnra mleressamento d1 c•entri nervosi importantic:simi. Per·ò, dallo stato ùi perfetto equilibrio ps1chico sino al punto in cui scompar... ogni rapporto tra la coscienza ed il moudo est.erno corre un cer·Lo tratto, e vi ha uua serie di menlfec:taziOlli morbose, che benchè~ di lieve momento, non possono non e~sere <"omprec:e nel campo della patoloi!ia. L"olfuscamento della raroiUl percettna (diimruer•ww"inde dei tede"cln), lo !-Lupore, il d~llrio, la vertigine, le lllusiooi e le allucinaztoni e via dicendo reppr esent.sno <:tali particolari morhos1 dei sensi e della coscienza, che tlccupano un posto intel't'rledio tra due condizioni pc:senzialmente diverse della nostra mente: la conservazione P la perJita della coc:cienza ist.essa. Vuoi dire che se il rapporto tra rio ed il mon io esterno non e del tutto distrutto, ha pero subito delle alterazioni più o meno gravi, le quali J•er un certo tempo po~;"ono costituire l'unico sintomo della malattia ed esser~ ìl primo passo verso clislurbi nervo i molto più importanti. Più che 111Lro, torse si tralta di un di'er~o ~rado d"inlensità d1 una •lata <'&usa, eli un d~-tlo pro-


Sl l)[ u;~ f.A/,0

cesso: 111 scoppio rlelle e~>llule-torpetlini noo é stato CQ$1 Corte da distruggere ogni legam&, e la ~carica nervo!>a non ha pr•odotto il suo effetto elle a meta; a quindi inw~.:e ·1ella scomp&M;a totale "'' .. avuto solo rannebbiamenlo della perceziorw. Cosi che, da quanto si è dello, non se1nbra difficile il comprend(>re come nella epiles~ia si possono avere d"'gU acces!>i fUgac1, costituiti da un sempltce perturbamento della coscienza; delle manifestazioni ancora più lie"i di (JUeUe deJ pelit mal, cbe a mals penR entrano nei lunilt della patologia, ma che pur tutt.avill rlevono es!'lere cou~1derati come dei veri attacchi epilettici: tr a un momentaneo offuscamento deUa vista e le mRuifestaztoni piu alte del morbo f. solo quist.iooe di grado, di quanti(;; Bbogna però •·.onfessare cht.> volte rie<:ce mala~avole il distwguera l'un gt•ado !lall'altro; che non sempre si puo òlre cnn cerlf>zza se manca o pur no il fenomeno dell"abohla coS<cienza, Pd allora bisogon interamente alla buona ferlt: del paztente. Si sa che la peto; clila della CMdenzn nt>l petit mal dura poclussnno LP.mpo. talora un breve istante, e che l'infermo d·orrlwarto non avverll" punto questn morn!'nlaoea interruzioni> deliA <:u(' facolta per cettive. Or·a, se du rante un pPr iodo di stordimento

avviene la :50Spen~ione della co~cien1..a, egli non a' ver~ punto <JUt>SLO momento e credera in buona fede d'e-. erlj l'l&ato semprA presente a q, stesso, ed il medico d'altra par te llOQ avrà ne<~<~un criterto per gmdicare se vi fu o pur no questo fenomeno. l uoltre non sono pochi i cafli di epilelll"ia ~psie procursice della «cuola rrance«e). in cui :;rli consciameule si mno"ono. parlano, Ctuumjnano, compiono lll fine dt'gli alti complicati pur non avendo la co<~cienza eli loro stessi. Herpin, Gowers, Bourneville, B ricon t'd altri ci-

tano numerosi casi di aut.omalil:fmo, per fino di automali&moprofessionale, osser\'ali in individut epilettici, specte in e&guito ad attaccbl di ver ligiM. Quindi, pure ammettendo ehe molli òtsllubt oervo!'i, meno pronunzJali del ptccolo male, debbano ~sere considerati come veri accessi di epilt>s!'ia, io credo che non sempre si possono isolat·e questi stati l'uno dall'altro, e llbe forse nel maggior nu mero di casi si ac<'omp8!!nano al fenomeno della mancanza di coscienzA Un a e-


01 \ .EftWìL'\..& EPII.r.rllCA

cl'sso di vertigine, di una certa durata. devE>, secondo me, sospet.to cbe, anche per un brevisguno jptante, la percezione sia venuta meno. ~el nostro caso pare che realrnenl~ in principio ,;iasi lralt.ato ~olo di vertigine, di un disturbo cioè dell'equilibriO: l'infermo vedeva girar~i gli oggetti d'attorno e s1 appoggiava a tJUalcbe parte per non cadere. Se, durante questo c;;tato, e~Ji ""esse o pur no la mancanza della co~cieoza per qualche mmuto é impos~ibil~> argomentare; peri•, ~'~lao do alle ripetute sUA a::l~lcurazioni, non vi è alcuna difficoltà ad ammettere .-he egli era sempre ronsc10 di sè. tanto ptù che, allorquando col progredire del morbo appare nel campo fenomen1co la pet·dila dei sensi. l'infermo é il pr1mo ad accorgersene. Quindi possiamo r1tenere c-he la malattia nel Guare~ ,._ cominciat.a con le sue più semplici manife~ll\ùoni; e che si fo~--e trattato t]i attacchi epiletlìct lo indicano, ollre che il decorc-;o ulteriore del morbo, l'aura ed i ~>intorni che precedevano il 1 erio•io di YerliS!ine L'tncJI\·iduo, tigho di madre epilettica, o f·er lo meno di una donna molto nervosa, gmnto all'eta in cui d'ordmario l'epilessia ereditaria si manifesta. ba incominciato a presentare le prime forme, 'aghe, indeterminate del male; e forse la vita del mare, ti mestiere faticoso di fuochista, l'at•ia conii nata e calda delle macchine, ilt·eRpirare gas ctu•bonico (Ermudwlvs-Epilepsie) sono s tati la causa occasionate. la prtma spinta alla comparsa di un morbo, cut egli era per ragioni d'atavismo pt·edtf<poc;;to. Fa meraviglia come nessuno a bordo si <>ia mai accorto di que;.ti disturbi e come l'infermo non abbia mai chiesto consiglio ai medici od a\'Ulo la curio~ità dt sapere a che cosa altrihutre il "UO malanno, che pure lo molestava cost spesso: ciò J•UÒ essere dipeso da una certa stranezza di cat·atler e. comune a molti epilettic•, t: che nel Guarese non face,•a difetto. Ora ~i r1tlella un poco a tJU8nli pericoli è egposto un individuo ~i­ mile a bordo. Sia l'he come fuochh•ta :;i trovi vicino alle macchine in movsmP.nto, o come gabbiere debba continuamente manovrare sugli alberi, o come semplice marinaro andare <>u e g'iù per scalelle rJpide e malage,·oli, salire sulle ruuralP, lavorare talvolttt sul fuoribordo della navi' e via ~empre indurre il


7:>0 dicendo, e~li al miu1mo atlaaro corra il rischio di cadere in mare o sulla coperta, o di capitare ron un urto tra ~l'in­ castri t!t una ruola o di farst male io un modo qual«ia<:i. E cio senza escludere ti caso che qualche ,-olta po~sa riusctrtl danno~o unche agh allri. Quindi ra d'uopo tenere ben d'oc~hio Lali sosrgeLLi, spiar ne le più piccole 1nanirestazioni del morbo, e quando sorge il "O"peUo che tratLasi d'epilessta 1nvierh subito agli ospedali dipartimeolalì. Ma pur troppo non tutte le verli~Zmi sono di natura epilellica: 1 fugaci e leg~ieri disturbi della cosctenza si riscontrano io molte e svariate arr~ztoni del sistema nervoso: molli di lluesli fenometu pos<>ono essere fl\cil menle F<imulati; e però occorrono delle norme per potere stabilire con esattezza se i fatti osservati entrano o pur no nel campo della ep1le""'8. li ~othnagel consiglia di attenersi ai -.eguenti criteri: t• ra mesti~:ri l'accetoso parossistico, prodotto dagli stes"• r~tti, che ag~ndo più dìffu$omente e più inten!lamente danno le forme ~ordmarie 1lel male: 2' i parossismi devono rappre. senuu-e tutto il ru~tdr•• de!Ja malattia e non debbono dipendere da altre pos<~tbtll malattie; :1' la concomitanza con 'era accessi epilettici. E diretti nel nostro caso, dopo un periodo stezionat"io, non l~lrtlal'ono e comparire altri pit't importanti fenomeni. quali la perdita della co~rienza, la cecit8, le con' ulsioni, che non llte<ctarono più oe!'<sun dubbio !'<Ulla diagnost E questo pas!'<aggio dalle forme più leggiet·e alle pìu g ra-vi venne determinato, o pet· lo meno fu accontpagnato da un ratto, che A prima viste sembrerebbe di nes..un rilievo. cioè l'episl8"'"' Tultt conoscono la grande questione, durata lungo tempo tra i patologi per decidere se oelrepiletosia ~i abbia enemio ovvero iperemia ùel cervello, e come la g rande mag~ioraozl\ degli scrillori sì siano pronuuziati in favore tlell'euemia. Ora il nostr o caso parla molto chlllramente a vantag{CìO di questa ullima opmione. Dippiu ~i !'a che le affezioni na~ali croniche, la r inite ipertrofiea a preferenza, che la tumefazione del tessuto erettile (Hack) sono spe!'<M causa dt epilessia. Non saprei dtre se tl no .. tro ammalato abbia a'•uto o pur no qualche etfeztone nasal~; però la continua emorragia, che é durata tanto tempo reststendo


DI ''IU\TIGI:'1! EI'ILtffiCA

ad ogni mezzo curauvo, fa per lo meno sospellard di qualche co-.a. Quindi, conchiudendo, po"'"'amo ritenere che la malattia nel l'lua rese, coroincia'ta c·on sintomi mollo mih, ... ~

dipoi aggrttval8 in seguito alle COJUOse perdite di ~angue, io dipendenza for e di qualche affezione del naso. 2• Cecita. - Nella epil~sia non mancano 1 di..lurbl della v•sta, ed tno de1 sintomi, che "'' os-.erva mollo dì rrequl"nte e che ba un certo valore d1asrno"tico è lo scotoma sctntillante. Esso coo-.i>~le in :;cmtille che invatlono una metà del campo ''l..lSO ed tuter-.engono ad acce""'· Prima si mostrano fenomeni lumtnMI, provenienti da destra o da smistra, che rappresentano una pioggia di scintill,•, o figure simili a r uote ìnfocate. o linee luminose a z1g- zia: a poco a poco la <~cw­ tìllazione <~i e"lende alla linea mediana, di rado la oltrepassa. Questo fenomeno subbiettivo della vista d'ordinario é uu smtoma precurl'ore dell'accesso l'pileltico; ma talvolta t\ uo vero equ"·alente epilettico. rn altro fatto, che <~i può os<~er­ vare e c Jf' nel nostro ea...«< non manca del lullo , è la ri:urette.z~a. concentrtca del campo v•sivo di entrambi gli occht. Talora ~i nota questa ris!rettezza , e mafl~iore pei color i, prtma del compar1rl' dell'attacco; anzi pare che in tale ~U!dto il campo ,.j ..i\·o vada ;:empre più reslrin;:rendo!=>i fino a che v1ene ad e;;sere ridotto arl un punto: allora insorge l'acces,;o epilettico. I n mollt ~oggetti l'aur a é appunto dala solo da questo ::rt•at!uale re."tringimeoto , il quale spesso pe r~•"'le per qualche tPmpo doro l'attacco e diventa cost un buon criterio per dtstinzuure l'epiles::.ia vera dalla simulata. Afllne a quest<.• fenomeno, rna piu raro ad aversi , è la cosidetle a.ne8tesia. della retina, che coustste principalmente in una rapida s tanchezza degli occhi. Secondo W ilbt•and è caratteristico per questa affezione che all'esame perimetriC•l la forma del campo visivo varia :;econdo che si va da destra o da ~i111stra. dall'allo o dal basso. ma nel Guaresè non rni e riuscito mai dì r1<~contrare un "llffille fatto. Per que!<li olil'turbi vt;:oi,·i puramente Cunz1onali imporla notare che il reperto del fondo dell'occhio è del lutto negativo e che le pu pille !'lono perfettamf"nLe mobili. Infine oella l'pilessia <~i pilo


752 avere l' amaurosi doppia ad accessi e spesso rapidamente passeggiera. Si é detto cbe esl<eodo qui Je pupille ampie e r1gide $i Jebba 0011 probabilità trattare di una lesione periferiCa, ma neL maggior numero dei eH si la mobilità pupilla re é cotlservata, e quindi piulloslo è da pensare ad un disturbo centrale. La cecita nel presente caso clmico rappt·esenta un faLLo 1mportante e costituisce uno de1 tènomeni più cospicui e pill frequenti della malattia. Qw, dove gli atti convulsivi sono molto attenuati ed incompleti, si accentuano e prevalgono le forwe. che nei casi ordinel"ii o non si hanno addtritnra o sono a mala pena accennate. E non solo questo disturbo della vista accompagna altre manifestazioni del morbo, ma ancore si presenta da solo, costituisce da sè tulto quanto l'accesso, ed acqu.ista qu.indi il valore di un 'Vero equivalente epilettico. Nell'infermo l'amaurosi è compal"sa fln dal principio del male, prima ancora che si manifestasse la perdita della coscienza, e dopo non è mancato mai in ne!Osuno attacco convulsivo. Esc:.a segue immediatarnente alla vertigine, con cui si accoulpagna; e però posAiamo in qualche modo st-abilire ctre si tratta di uo esteso d1sturbo della corteccia dei lobi posterio1·i del cervello. Qui app1·es~o vedremo se •JUesta opinione vada o pur no d'aceorJo con gli altri Cenornen1 osservati. 3• Contratture ed anestesia. - Dopo gli altacctù convulsivi non è raro os..<>ervare afa:.Ja, emiplegia, d'ordinario transitorie, ma talvolta defiuillve; anestesia parziale unilaterale ed anche bilaterale, i cui l•m•ti sono talvolta singolan Questi fatti dipendono da congesttoni cerebrali, da piccoli focolai emorragici, che si producono nei centri nerYosi quando la stesi venosa è nel più alto grado. Però il Todd, Alessandro Roberlsoo ed altri autori dicono che in tali casi i.!Hervìene un esaurimento de~li elementi nervosi centrali, che colpisce anche le fibre della via moll'ice, le quali congiungono i centri motori più elevati cogli iuferiorì. Oltre questi disturbi, che in \ero assumono aspetto vario e che sono per sé stessi poco importanti. si hanno talvolta dopo un accesso di epilessia dei fenornerù spastici, delle contralrture, diverse tra loro per iutensitA, per durata, per esten-


n1 VlRTIGl'IE EPII.ETTit.:A

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consiùerar~ come un' emanaz1one diretta della cau"n m•Jrhosa, come una con tinuazione, soLto nllr·a furma. dell'acce~c;o convulsh·o. e che pos....ono puranche Rosti tutre (juesrattacco e rapprPsenlare da solt> lutto il periodo convulRtvo Il Trousseau ed 11 Xolhnagel sta! •li!'>COhO anzi una forrna inlermeù1a. di pa~c;aggio, tra il grand ed 1l pl'lit , al, controdic:Linta dalla roer,iita della coscienza e da "l'asm1 tonici, cliffllc:i aah arti toracici ed addominali. Pero 10 rredo che unche que!>te manifec;taziom debbano rienlraa·e uel quad1'ù dena f<rande epilel>sia, e che a volere creare dt•lle ('ate~<ll'le dt\'f! r-.tt, "econdo 11 cil\·er~ u u•odo di J.H'e<>entl4r:;t det ialti spa.. mo.J1ci, sia un lavoro malagevole e di nt·--~una pratica utilita Secondo m~. " l!rnpN che in un attacco epilettico c::j oc;c;er,·eran••o fenomeni di contrallure, in t[ualsiaf'<i modo esc;e l'i maoife..tano, .. i dovra parlare "empre o ,.oJo del yrand mal. perchè 'li tratta di una stessa causa, t·he produce etletti, se nOJJ identiri, alrueuo afllni tra loro Ma non -. mit< intenzione J'inlralt•' nl'rull ,.,uiJe var1e forme tli cram pi. che po;;sono comparire cluranle il periodo conv Jl~ivo , io dirò lJrHemente <>olo di quelle contratture, c !te uppaiouo dopo Hnilo l"accesso, che ;;j OL'ganiZZliDO quando lutto l:>embra ce;:salo, e che pos,-uuno deuo:niuare: contratture pust-eptll!ttichc. Ed il uosli'O caso offre un ballassimo e"emp10 di tali allerazioui. Sl.l\ndo alla teoria. i crarupi po,.. ono f'::>serc prodotti da un eccildmeulo 111 qualsiasi punto co...} 1611a na motoria che Jella . eo,.:iliva , nel primo ca,.,o ..., parlera ,Ji cr ampi dtrecti, nel <.econdo di ,.ijle:sxt Nel u·ampo dtl'elt.o la forma JOHebbe el'lc;ere pr• •porzio•" t le a l't;Jccitamento, per t·ui 1 crampi rlouici dir1•lti pos:::ono esscr·e Jll'Odotlt solo ola Ìrl'ltationi inlermillenli; ma possono anche tll'l pro1~es~i morbo:.i produ.rre nei 11erv1 di moto un • corulltilll..-ulo crampieo • ~ quin•li aver"' alla loro ecciluz.ione e """ :>O•O una cunlrazlone o un tetano, ma tmcùe ur1 cramJ•O donico. Però molti ammeU•mo l'h\1 lutli i crampt clonici <-1ano crampi riJh•!~!'i coii'Jpotesi che nella ...ostanza g r igia !;i lrovmo coudtz•oui tali, per cui una st!mplice ir ritaz.1one ùia una stme di coul razioni. Jo quanto poi ai crampi t01uci t'd 11lle cc•nlrazi•Jni iH•Iale ::~embra che anche qui sta mollo piu

:;ioni, cbe l:' l poc:-.ono

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oU DI U~ CASO

frequente l'origine riflessa della diretta. Il crampo può originarsi o da abnorme irritazione, o da aumentata eccitahitit~: l'ultimo fatto dovrebbe essere il più comune, benché nei singoli casi non sia spesso possibile la distiuzione. Di quale natura siano queste contratture post-epilettiche è ben difficile assodare, ed è mia opinione che possano verificarsi e l'uno e l'altro fatto. I l fulminato fisiologico (Iackson) laJ.. volta agira direttamente sui territorii dei nervi di moto e tal'altra v'influirà per vie indirette e chi sa quanto c..:omplicate. La C<'lrica nervosa potrà benissimo scar·icar·si solcr sui centri di secondo grado, su quelli cioé della zona Rolandica, ed anche su di uno solamente di questi c~otri, e si avranno quindi fenomeni poco estesi, contratture limitate a qualche gruppo muscolare o ad un arto ; e la coscienza rimar!'tl intatta, perchè il dtsturbo funzionale causato dallo scoppi~ di una cellula-torpedine non è s tato cosi forte da trasmetter~i ai centri di grado superiore, oppure vi è arrivato talmente indebolito da non protluere effetto di sorta. Quindi, secondo me, anc)le in questo caso si tratta unicamente di diversa sede e di diversa intensità delle scariche: le CQntratture post-epilettiche non sono che veri accessi epitet1iòi, nei quali la perdita della coscienza non si avvera perch& il punto di partènza dello squilibrio cerebrale si trova nella regione motrice corticale. Niente c'impedisce di amrnetl\"re che un eccitamento si orij:rinì nei centri m0tori degli arti toraeici: Ol'fl a seconda che · la sua zona d'irradiazione .sarà più o meno ~rande, !.ii avrà maggior e o minore numero di fenomeni, che accompagnano il faUo principale, i crampi cioè degli ai'ti sopra detti. Se la scarica si propt~.ga indebolita soltanto ai sottostanti c~ntri eortico- motori degli arti addominali, si avranno le manifestazioni, apparse appunto nel nostro infe rmo, cioe contratture molto pronunziate negli arti superiori e leggi~re ne.gl'inferiori. E pai~hé ad una sover·chta eccitazione succede 1' esaurimento degli elementi uerv()Si, cosi possiamo spie.garci anche la paresi che compariv.a negli arti appena cessati i crAmpi. E che realmente si triltlì di veri accessi epi!etti.ci ce lo dimostra il fatto, ehe molte volte insieme agli spasmi tonici 1 o durante la loro pre~enza, si


DI YIRTIGl\E EPILETTICA 8 vevano i disturbi della

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vista e quelli della coscienza: vuol dire, ripeto, che la causa morbosa (Ira agiva su di un punto solo, ora su punti diversi della corteccia cerebrale: ma si trat'ava sempre di un nuovo attacco, diverso nella forma per la diversa sede della scarica. Le contratture quasi esclusivamente pigliavano i muscoli flessori qegli arti. Le bt•accia erano addossale al tronco ; gli avambracci piegati sulle braccia formavano con queste un angolo di 45 ~radi ed erano in semi-pronazione; le mani fortemente ftess•> erano alquanto inclinate verso il margine radiale dell'avambraccio; le dita erano eaggruppate intorno al pollice. l muscoli più interessati erano: il gran pettorale (nervi . toracici anteriori del plesso brachiale) ; il grande rotondo (n. sotloscap. med.); il brachiale interno (nn. muscolo cutanPo e radiale); il bicipite brachiale (n. muscolo cutaneo); il lungo supinatore (n. radiale); il pronatore rotondo ed il quadrato (n. mediano); il palmare lungo (n. mediano); il t;ubitale interno (11. ulnare); i muscoli interossei e lombricoidi (nn. mediano ed ulnare); l'adduttore, il breve .flessore e l'opponente del pollice (no. med. ed uln.). Negli arti addominali le contratture, comP, si è già detto, erano molto meno pr·onunziate, e si limitavano ai muscoli gastrocnemio, plantale e soleo (n. tibiale post), per cui il piede si presentava esteso (tlesRione piantare), addotto ed alquanto rotato in modo chP la punta guardava in dentro ed il calcagno all'infuori, con le dita un po' disposte ad artiglio. Gli arti inoltre erano 1'ede di un'altra importante manife!ltazione morbosa: l'anestesia termica e dolorifica. Sinceramente è '{uesto il punto più difficile ad inlerpelrarsi nella presente storia clinica. e se non facessero buona testimonianza le ripetute indagini dei miei colleghi e mie, quasi quasi si potrebbe dubi la re della esattezza delle osservazioni fatte. È invero cosa molto strana il vedere nervi di uno stesso plesso e fibre nervose di uno stesso ramo, dei quali alcuni si trovano in istato di sona eccitazione enorme , mentre altri sono completamente paralizzati. Forse la carica nervosa scaricandosi con gra nde intensita sulle fibre di senso produce tale un cambiamento nella di~posizione mo-


7:>6 lecolare o nella cotnpo~•zume .. hiuuca da distrugger!! od irnpew•·oe per qualche tempo la funzione; mentre «ulle fibre dJ "llOlG alliSCt' '!Oiaanent.t> eccildodole l On·ero resaurimt: nto cornmcia fin dal prtncip1o, offrendo le vie st:nsìt•ve una manore re~istenza ad un forte eccita•uento? O la ~over•:h ia eccitazione dt:i nt:-r"VI di moto e«>ercita un'influenza. direrno co«i inibitraee ~u qut:lli d1 c:enso, P. l' 1perfunzwne detrh uni è lutla a dio:capito dell' allività degli altri ? Sono tutte congetture vaghe, for~;e sen1a nessuna base scientìfic". Dalla ffuehkl dell'aneste,ia non c:i po,. ... on~ trarre ,•onclu::.10u1 SIcure !'Ul luogo Iella lesioni;'. benché determinate forme diano cou una certa probabililu .lei buoni rì"uHa i. L' anes~sia c:ompleta e d" urJioar·io prodotta da 11llerazioni perifer1che, falla astrauone daU'ane::;tt~><ia funz1omtle. che 'fUasi sempre è complda: 1nvece J aoe.'-lesia pa•-ziale è più frequen ..,.u"''".."" d1 uatura centrale che periferica. L'analgesia F=i ha il spe"';-.o nell' aneslet-ra fun:Liooal~ Però biso~na notare url"ane~lesia pur·ziall' non parla sempre con certezza con :una lo:,ìolle 1 ertl'er•ca. 1otendo ruolte Yolle avere que,ta "1'1;!1116. L'avere O""erYato co,.tantemt!llh' nr•l cuso che il l.li"turbo <-i limitava nettamente ai soli arll ll'ehl,e far pen,.at•e ad uua lt!sione perift>r·tcn, e ~:ert" la "<'ienza uon ha ancnra òelto rultima parola sulle manife"'ta• z.ioni d'or ;m.. ,.pinale e p ..riferica, che si banno nella ep .. lel" sia~ ma per amore di ltrAvitll l•· a lascio di occuparmi di un ... imile argolllenlo. l lei r·eo:to il non es"ere bt'lle osservate le n•gole auatorntche, i r·rJlessi llor·moli, i crampr, la mancauza d t 'lU&I'-r~tst segno d t l.-'sione or ,.::anic~, la ri:-lreU(' ua del çampo "j,_j,-o, l' amLhr•tta. d c.lecur'"O, l' t•tiologta, sono tutte cose, che pa rlano in favore di un· aneste'-~i& J'unzionnle. Seuooch.. bi..,o,ma far rtflellere, arrl\·ati a ·1uesto punto, che tale disturbo s1 os"er\ a d" oròioarJo o eli" ister·tsmo, e qurudi ~orgl.! "I•Onlaneo il ,.o~petto che nel no-.tro caso si tratll di fduomeni istenct HCcoppiaLi alle manifestazioni del· l' tspiJe ...,.,ia , <-t c:ia cioè d&\'anli a l un &l1illlalato d' i~le ro­ ep J~>,.-ta.

81'!l cil~ arcdttwiJO '{U<>-lO UlOdo di H•dere la 'JUÌ'-lÌColle "l esmphticlli e, ... j renda piu a~evole l'interpretoLtorw di cerll


fc:nomeni, pure io credo che nel no~tro ca"'n risteri~mo si dehha mettere da parle e che bhOf{na lutto rtferire al morbo princtpale, all'eplless:ia. Prima di ogni altra cosa fa d'uopo o:-<"ervA re cht> nell'iC<t~>rtR ti dic:turbo "en~itl\o eh.... 111 1i ordtnarto si presPnta ~ l't>mìanestec:ta. Tutte le parti poc;le a de«tra o a sinistro ùella lmea mediana son•J ins~>n<~ibih, talora solo il tegumento, più spes"o ancJu~ J,. pal'lt profonde, muc:coli, arhcolazioni, ecr.. rane"l~ts .. !renerate. molto l'li rado parziale, cioè vi ha f:Olo analgesie , oppure analge,..ta e termaneslesia. Le muC(lC<e degli occlu, del na@o. delill bo~ca, det ~enìlali sono u~malrneole wsen,tbili da una meta •iel c·orpo. Vi ha ambliopia, ri..Lreltezza dPI campo vìc;ivo, dis:turbt nella percezione det color-i, a nosmia. Ora nel no~tro ca!"o manca •(Uef<lO dishJr bo :.renPra le eli Lulta una metà del corpo, ed invece si ha un di~tnrbo limitato <>olam~nt~ &«li arti, li ci" f> dow• avven~ono le conlrnl\ure. È ve1·o cne un accesso isterico comune t•d int·ompiP.to pu•'l esseri> confu.:;o con un acce. !'IO eptlettJco . .. vt-ro che J t•ramp r1 ffu« c:i ol'ser'vano anche, •· certo r.on maf{~iore frequPnza. neH'tsleria, é vero che delle t·onvul~toni parziali epilelloich co ltluis<"ono talvolta tutto racc·esso Ìl'lerico, c che lali accessi si presentano trt modo da stabilire un 'ero c.~.ato dt male epil~;>llt­ forme , pèrò non mancano mat Ct'tlerLi dtiTerenz•ali, anche minimi, che ci ~uidano Alla rirPr ca di una ~iusla diagnosi. Talvolta accessi di epile"'"ia, o qolo dt vertieme. "'' producono allraverso all'isteril'lmo, malattia princtpale e primìtiva; tal'allra si hanno accel<"'ì con fenomeni eptletlict mi::,ti ed accid<>nl• isleriformt, seuza che si posl'IAno confnnd~>re con quelh della vera t!llerc-epil~ia In f!<?nerale io trovo che tli questa parola !-lt fa troppo abuso, e <~i •· mollo corrtvt ad llmmettere in molli ca~>i una simile rliasrnosi; for~e ciò dipende dal fallo, ehP realmente 10 non po il C&"• ...i hanno delle manifel'tazioni, che non si Sii bene Il quale deiiP. due nevro-i attribuire. Certo esse hanno nareccni punlt di coola~to e fenomeni di comune, e nessuno puo ciire dovP tintsce r unA e comincia r altra : tra due malallte affini e,tc.touo sempre delle zone neutre , :ielle zone intermedie, dove ì sintomi si attenuano, «i toccano, «i confonrlono P. "'i ~r'.8m -


SU DI Cl'{ CASO

biano a "Ticenda, ed allùrs la diagnosi del morbo, piò che da altro, v!ene desunta da,! quadro completo di esso, dal $UO generale andamento. È tutto quanto un insieme di plccoli fatti, per sè stessi poco importanti e molto vaghi, che fanno traboccare la bilancia da una parte piuttosto che dall'altra. Quindi, se le contratture ed i distur~i sensitivi fauno sorgere il sospetto che si tratti d'isterismo nel caso nol'tro, vi i• però una serìe di considerazioni, per cui siamo indotti a rimanere nel campo dell'epilessia. Il decorso generale dell'affezione, la rigidezza delle pupille, le convulsioni tonico. cloniche, bencbè poco pr·onuoziate, il lieve aumento di Lem. peratura, la presenza di albumina nelle urine dopo gli accessi, la cefalea e lo spossamento, che seguono, sono tu\U falli, che militano in favore della epilessia. La scarsezza dei movimenti abnormi, la mancata premeditazione apparente di essi, l'assenza <li altri sintomi isterici, come il crampo risorio, le grida, la volubilità p::sic,bica caratteristica, i movi· menti ondulatorii del ventre al principio e nell' intervaUo delle crisi, sono anche fatti , che nou depongono certo in pro di un attacco isterico. Dippiù nel nostrù infermo sono mancate del tutto le stigmate i8teriche, che non fanno ma.i difetto in un accesso d'isteria. P er quante osservazioni abbia praticato, non potetti mai constatare la presenza delle. discromatopsia, dì punti dolorosi alle apofisi spinose delle vertebre dorsali, ali~ costole, ai malleoli. di zone isterogene, di zone frenatrici, di trasferimento della sensibilità de. una perle all'altra del corpo, e via dicendo: tutli fenomeni questi, cbe hanno un ilOmenso valore, •tuando l'i vuole stabilire la na· tura di un dalo morbo. Si og~iunga a tutlù ciò che r isterismo maschile non é così frequente come oggi si vuoi far credere; che durante i crampi e l'anestesia si avevano dei fenomeni certamente di origine epilellica, quale la vertigine, il ripetersi dei fenomeni convulsivi (clonismo dei muscoli della faccia), l'abolizione del t·i/lesso pupillare; che questi sintomi formavano un tutto insieme e si succedev~;~no runo all'altro e si scambiavano a vicenda; e si avra un cumulo di fatti, per cui noi dobbiamo ritenere che si tratti nel nostro caso esclusivamente di epilessia. Del resto, se anche


DJ YERIIGI'I!: fl'ILEITICA

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nor1 si volessero ritenere per buone tutte le raf!ioni addotte, e si fosse propensi ad attribuire uoa parte dei sintomi osservati all'isteria, resterebbe sempre il f11tto, notevolissimo e non così facile a riscontt·arsi, di coutratture e di Anestesia fun zionale, limitate ai "oli ar ti; sta in ciò appunto. se non m'inganno, l'importanza e la stranezza della presenti> storia clinica; sta nella difficoltà di bene intet·petrare ~>imili falli la ragione di questo ~critto. Ed ora, giunti alla fin t", ci domandiamo: esiste n .. lìa massa cerebrale un centro, un punto solo di essa, il cui disturbo funzionale sia capace di pr odur re i diversi fenomeni osser·valt? A questa rlomanòa, pe-r quanto sia ~raode il de.,iderio di riferire ogni cosa ad un unico centro. bisogna sinceramente rispondere di no. Si !0\&rebbe invet·o tentati di riavvicinare almeno i di:<turbi della vista con quelli di senso, ammettendo una lesione là dove le due vie si toccano, cioè n~>lla capsula inter na; ma SÌ SCorse SUbito Che CIÒ è del tutto impossibile. L'esper·ienza insegna che la lel'<ione della sezione posteriòre della capsula interna produce l' emiane!'-tesla completa. ciò che manca comple tamente nel nostro caso; inoltre non tutti sono d'accordo nell'accettare l'opinione della scuola francese, specie dello Chareot, secondo cui una IP!tione della capsula dii l'ambliopiA e non l'emianopsia, come pretendono i teteschi (Fr . Muller). Quindi anche un simile tentati\'O riesce inutile; e mentre per i distur bi 0culari bisogna ril'<alire alla corteccia dei lobi occipitali , p~r quelli di l>enso conviene andare più in alto della eapsula interna , giacchè unu lesione dei fasci sensiti vi all'alte zza d~>l ponte e del midollo a1lungato pr odurrebbe emianestesia con o senza anestesia crocia ta del tr igemino, ed una lel'<iooe della me tà pMteriore del mido1lo spinale nella s ua parte più elevata darebbe luogo ad anestesia com pleta del tronco, d-egli ar ti ed anche del eapo, venendo ad essere interessata anche la radice ascendente del o• paio, che contiene una gran parte delle fibre sensitive del ner vo. rnvece le lesioni della cor teccia cer ebrale o delle vie sensitive della corona raggiata nel centro ovale hanno cosi poca estensione da interrompere la continuità solo del fascio del volto , o del braccio, o dì quello.


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della gamba: e ,, sa Ìllnltre. ~he l rti... tuftbo !òdn-ittvo e tanto ma~iore, quan to più si ,:. vkior alla (·orteccia: ~.:o­ ~icché anche per spìe~are lE> osservate alterazioni della ~en­ sibilità fa d'uopo ricorrere ad un disturbo runzivna!e dei centri nervosi situati nella zona Holandica. nei lobi prefMn· lali. Il sintoma dell'accesso epilettico p in jlenerale resprlc'"'· sione da una irritazione della corteccia cerebrale. on l miLata 8 qualche punto, ora diffuJ<a a parecchi cenlri, isolati e distantr tra di loro. Secondo me, reprlessia è una neuro"i molto <'Ornplessa. la quale colpisce non snlo f)Ualcbe zona, ma tutta la massa encefaliCEt · t} un disturbo completo del cervello, dai centri più elevali ai piu bassi. A ruria d' sm'nuzzare questo povero cervello in parli minutissime. "~ é finilo col distruggerne e perderne di vi«ta l'umt.a. La percezione di un unico eccitamento, J}l'r arri\•are alla lll)"tra coscienza. non !'i limrt.A ad eccitare una dala cellula o un gr•1ppo di cellule, ma miliardi di elemt.>nti cellulari "e t!ro•:•) eccitAli per via delle connessioni, che hanno fra lorn, p~r cui l'alto della coscienza di una percezione, anche semphcis.sìma. è il risultato di un laYorio, che inlPres..ooa un !l''8u numero ril distretti cellulari della corteccia, anche ASsai t.-mlani tra loro. Questa cooue-GSione intima e eonllnua delle varie parti ner\'ose del cer vello fa sr, che •m dalo disturbo non può rimanere limata lo a questo o r(uel punto, ma si diffonde a tulla la massa eucefalìca : una sola ruota ·il lUe."-to complicato meccanismo. che funzioui male o ~i ru-r~>sti . g-enera un grave perlurbamenlv o la fermata dell'intero apparecchio. Perc16 se molti fenomena che si osservano nella epilessia, sono di difficile inV.rpell'azfone colla teoria delle localizzazioni, si l'omprendono invece e si spiegano 1uando si sarA ammesso il ~nerale perlurbamento di tutto il "'lSlt"nra nervoso.

••• Un'ultima parola ed ho fimto. Oggt. che lt! malattie mt>ntali sono divenute cosi fre'}uenli; o~g1, che la psichlatr•a ha dimostralo il grande uec;.sn ~'be corre Ira le nevrosi ed


01 \'IRTIGt:-.z EPU.STTICA

7til

i dislurbi della mente, tra le nevrosi e la delinquenza. ~ dovere di noi medici 111i1itari, affine di evitare falli dolorosi e tristi~simi, 1h studiare l~ pìù piccole ma!lifestazioni morbose, di spiare Bltenlameote i minimi c:e~ni . che possano farci sospettare qualche coc;a, e di i!'olare subito quearli individUI, net ~ 1uali si mostrano i ~intomi. anche intZiah. di un rlisturbo nervo"o, di una infezione psicbica. SecontJo me, meglio dieci furbi a ca"'a loro che un epiletltco o un istertcH in cac:erma St tenga ~empre presente a sé ste~so il faltn (h" molte 'IJI'P il ddinquente o il pazzo di oggi P. il povet·o eptletlico 1ii i~ri, in cni noa ,.j avevaul') che fenomeni in apparenM mitissirni e di nes ... una importanza: sono appunto le forme vac:rhe, indt~lerminate di epilessia. quelle che precedono erl nnnunziauo le manif~luioni tragiche dt .><:sa. A bot•do de:ta Cottjien;a. li 20 aprile 1891.


SOPRA UN CASO Ili

PARUISI DISSEMINATA OKGU ARTI SUPERIORI L~ttura fatta alla conrerenta :~cientillea del mese

.n mart.o 1891

pres o l'osped31o mibtare prloelpale di Ban dal dolt Cl•rrado 8alaee•, sollot~neote roetl1CO

AJ letto N. 4 del reparto meJicino trova8i Ja cii'C8 3 meei r1coverato Castelli Davide, guardia di finanza, dell'mtendenza Fogg1a, di anm 3i, per una rara forma di neuropatia, la eui storia è molto interessante, sia per il moòo d'insorgere e procedere dei rcnomeni, come per la "peciale ÙJ~lribu zione delle lesioni e dei sintom1. Senza esservi nulla d• notevole quanto ad eredità e collateralitA, risulta che per il passato J'inrermo ha alquanto abusalo del vino e della venera, poco dell'alcool, e nei 12 anni da che ra la guardia, ha sempr·e abitalo caserme umide e ~i i> trovato continuamente e~posto all'azione di cagioni reamatiztanll, massime negli ultimi g1orm che precedettero la !!ua entrala all'o~pedale, avenrlolo più volle colto la piuggia a corpo stanco da lungo cammino. ~ella sua infanzia non ricorda di aver sofferto malattie di rilievo; a 12 anni però ru colto da una rebbre Lerzans, a t 9 dal tiro e da una forma leggera di reumatismo arllcolare ~d a 24 anm ebbe un'ulcera che curò da sé stes:::o ed allo quale. dice, non seguirono manirestaziom, che avessero r1ch1amata la sua alleoziooe. Ricorda però che in quel tempo ebbe a soffrire dolor1 per le ossa, eh~ lo lravagliavano piì1 RpecJal-


163 mente dì notte, ma che and11rono a mano a mano dileguandosi ~enza alcuna cura mercuriale o iodica. Da circa 10 anni lrovasi a prestare servit~lo in sili palustri del circondario di Manfredoma, ed in questo luogo periodo di teropo è andato frequentemente sog~elto a fc!bbri malar1che, che l'infeJ•mo ha sempre combatluLe coi ~ali di chinina. uon ricorrendo che poche \"Olte alla visita del medico. In questi ultimi tempi però le febbt•i si ucceutuarono a tal puulo che il Castelli. sentendosi s!oi'Oito di forze, fu coslreltu a ricoverare in quest'ospedale rnllitsre il giorno 21 d~il d.cembre u. s. Qui "·enne constatala resisteuz.a di una grave cachussia palustre. esplicantesi con accentuata oligoerll!a, v.:>luminoso tumore di milza, che arrivava in basso a circa 0,0~ solto la linea omhehcale traS\'er.sa ed in avanti alla linea paraslernale sinistra, e denutr·izione gerleral~ con quasi totale scomparsa del pannicolo adiposo. Fu allora sotloposlo alln cura dei chinacei, dell'arsenico e del fl!trU e ;!li si presc:rtsse una viLtirazione rtparalnce, e mentre lutto sembrava auJarè ~·er rl ro ..zlto. ecco cb~> il matlJol> .te! g~or·no :W dicembre l'tnl'ermo avverti cli aver perdula ù'uu tralto la quatti completa motilità degfi arti superiori. Questo fatto, che riusciva di sorpress per tutti, non escluso rmiermo, r·ichiedeva evidentemente uno studio accorato, e da informazioni, assunte dal CasteJU medesimò, si vennt> a sapere che, già prima che fosse entralo all'osp~::dale (circa lo giorni avanti), cominciò a d avvertire un certo grado di indebolimento degli arti superiori, dimagramento consecutivo di quesU, mfbStme delle breccia. e dolori come ureoli, che dalle ~palle s'irradiavano ai gomiti e qualche volta alle mani. Come al solito, non ass~":gllò alcun valore a questi fatti, crt:dendoli Lrailsilorii e legati a reumatismo passeggiero lanlo piu che lt::f!:p:eri dolori ed un certo grado di debolezza li a''vertiva aucbe 10 tutto il resto del c01 po. Fra una proba)Jile infeziOne sifililica, che l'mt'errno avrebbe sofferte nel1884, l"az.lòne <Jel fr~ddo umido, al •1uale sappiamo esseTe andat6 il Ca~telli ft·equentemente soggetto, e una grave infez10ne palustre in aHo, l"i ritenne quest'ultima cc,me causa più probabile della rapida para lisi, e:ia perché capace, come


SOl'RA U:i CA<;O

tutte le 111fez1om g ravi, di produrre fenomeni consimili, sta perchè si era innanzi ad un infermo, la cui nola predominanl~ era la g1·ave caclte~sia malarica. Si ricorse allora alle iniezioni ipodermiche rli chinina, al decotto di china, unito a dosi frazionale di chinina. ma in un mese circa di questa cura poco si olleone quanto alla paralisi. mollo però quanto all'infezione palustre esssendosi ridoUo abbastanza il tumOI'e di milta e mi~liorato lo stato olig-oemico. Intanto da un esame fisico ed elettrico, più volte ripelLtlo, per essere certi della costanza dei fenomeni, risullò che mentre i mu ~coli elevatori delle spalle, quelli del collo e della faccia erano integri quanto a furu:ione e nutrizione, pareccb1 gruppi muscolari delle spalle. delle braccia. degli avambracci e delle mani avevano, quale più quale meno, perduta l'eccilabilil.à motrice e su di ess1 si seorgevano le uot.e di una rapida atrofia. L'infermo poteva allont.anare di poco, tanto in avantì, come indietro ed infuori , rar·to superiore destro dal tronco, menlrt~ il 8ir1istro poteva, con rapido movimento di abduziont>, porlar•lo in posrzione orizzontale senza per ò polerlo 1t1an~enere in talr posizionP, perchè subito dopo l'art{) ricad~:wa per proprio peso in posizione perpendicolare. Perduta completamente era la tlessi•me degli avambracci lOUIIe braccia, mentre era ancora possrbile il moviment.o di estensione perché, fieUendo a rtificialmente gli avambracci, e portando nel contempo le braccia in posizione orizzool$le. l'inrermo poteva, sebbene con lentezza, compiere il movimento di estensione degli avambracci Abolito era ancora a destra iJ m9vimento di supinaztone, mentre a sinistra si compiva con diftìcollà, ed egualmente aboliti erano i movimenti di estensione delle mani e delle dita. come pure l'abduzionedelle mani, ad eccezione dell'e!'olensione d~l pollice destro ed io parte anche del sinistro. Erano poi integri i movimenLi di flessione delle dita $Ulle mani e ùi queste sugli avambracci, e La n lo airuno come all' 11llro lato il pol:-o era in pronazione complelà e mant.enulo alquanto fles~o c;ull'avambraccio. Un particolart-, che va r endendosi a mano a a mano meno manifesto. è cb e la flessione completa delle mani !'lugli avambracci non è diretta, ma Rccompagnala da mart a-


DI PARUJSI IJTS::.EMn.A,TA DKbU AliTI ~UPEIHOJU

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tissima addoz1one del margine cubitale dell~;; mani. l movimenti di aHootRnamento e ravvicioamenlo dell€' dita erano alquanto lenti, ed alla mano destra quasi abolili. Quanto all'acrojia, i mu~oli più colpili. senza essere complet.&menle t~lrofi ci, erano i deltoidi.prevulenlemenle il de,lro, •ruelli delle braccia ed m minor gt·a do quelli d<>lla regione esterna d~gli avarnbracct, al radiale a:Jleriore cJestr o eJ i mo'Scoli tenàri, ipotenari ed iulerossei. u n certo ~rade> di paresj e d'atrofia st riscontl'ava ancl.Je negli artl inf~rior1: rintermo, mfalli, non poteva camiDJmu·e speditamente, il suo passo et•a lento e cadenzato, sollevava dj poco i piedi dal suolo e andava incontro a facile stanche?..za, per cui era costretto a passlll'e in Jello molle ore della giornata. Non es1sLeva pèrò titobazioo~ od incoordinaziooe dei mo,·rmenU volontarn, nè ~:~lcun disturbo nella ru.nzione della vesérca e del retto. Quanto all'esplorazione elettrica i ris1tllali sono stati dei pii) nelli: la conll'azione si lo riscontrata perfetta io lutti i muscoli che hanno conservala la motililt\, essa si è trovata abolita nèi mu~oli inerti. l risultati sono stati gli stessi sia applicando la corrente ai mùscoli, sia faèendo uso della elellrizzazione ne· vro-muscolare, appiicando cioè uno dei poli dell'apparecchio sopra un cor·done nervoso e l'altro l-~Opra uno dei mul>coli animali da que sto nel'vo. La reazione elettrica quindi si è mostrata abolila nei muscoli delle spalle, delle braccia, meno i trtcipili, che rispondono leggermente, nei radiali ed io tutti glJ allr1, eli<:~ nell'a vambraccio sono innervatt dal ner vo radiale, meno il corto e lun~o estensore del pollice destr·o, cbe rispondono con una certa energia. La sensibilità (lattile. termica, ciolorJfìca, elettrica, quella al solletico, alla pressìone) si è lr•ovata leggermente aiTlevolita ne~~:H artr super iori come uegl'inftWiori e que~lo aflievolimeoto i> maggiore nelle zone del muscoli inerti degli arti superiori. l r1flessi cremaslericj, patellari e dei tendini d'Achille erano mollo affievolili; quelli degli arti superiori.poi~complelamente abolili: né si sono mai verificati movimenti flbrillari ~ui rnu~c()h paralizzati.


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::>Ot'RA U ~ CASO

Questo era lo stato del nostro infermo ver~o il principio del gennaio ultimo, e tale r imane tutt'ora, ad eccezione dt un g raduale e le!lgiero miglioramo>nlo delle C()ndizioni genP· rali e dell'atrofia degl'arti superior i in particolare. Si tratta, dunque, d'una malattia apirettica, che dura <la circa tre mesi, caratterizzata da a lcuni dolori alle estremitu dej:tl'arti super ior i e dall'tmpotenza motrice degravambracci e d in parte delle braccia, delle mAni e degl'arti inferiori. Questa impotenza motrice è limttata a certi gruppi must~o­ lari, i muscoli così colptti sono più o meno a trofizzati, (•ssi hanno tutti perduta IR loro contrattilita elettrica e la loro molilità rtflessa; infine l'irregolarità, che presenta la sede di questi sintomi, r. o n è che apparente, poichè essi sono rigorosamente localizzati secondo la distribuzione aoatomiM di certi cordoni ne1·vosi. La sensibilità è alterata in un'estensione molto minore, ma questi di~ordir.i h&nno la stes~a localizzazione Anatomica dei disturbi di motilitA. A vendo così esposto nei loro dettagli i caralleri clinici di questo fatto , passo alla discussione ed alla diagnosi. La prima quislione a risoh·ere c la seguente : e essa una paralisi propriamente detta, o é un· atrofia muscolare con impotenza motrice consecutiva? Non mi sembra t.:he si pos~a nel caso no~lro ammettPre un·atrofia muscolare progressivn, tunto per ti rt~ppo rto cronologico dell'at.r<>fia e dell'impotenza motrice, come per il modo di dislt'ibuzione delle lesioni e dei sintomi. Nell'atrofia muscolaee progressiva la diminuzione di volume dei muscoli precede i disturbi di movimento. Le deformihi purziali, la ~comparsa delle sporgenze normali, falla ogni riserva dai dolori iniziali. ecco il primo sintoma per ordine (li dAla; l'impotenza motrice, più o meno completa, che ;:rli succede, i> la conseguenza diretta del degradamento del sistema muqcolare; ci ha meno movimento prodollo, per<'hé ci ~ono meno elementi contrattili per produrlo, ecco lutto: ma i muscoli alterati obbediscono alfa volonta, non ci è dunque pat'alisi, perché que~ta parola, nel senso preciso che convien darle, indica r esistenza di un disturbo nell'inner vaziÒne motrice volontaria; questa è intatta, solo il muscolo ~ insufficiente a compiere le manifestazioni;


OI PARALISi DISSEMINATA DiGLI ARTI SUPBIUORI

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piu è jostrUiciente, più le manifestazioni motrici sono difficili ed incomplete. Si ba cosi un 'rapporto rigorosamente proporzionale tra. la pei·dita muscolare ed il grado dell'acinesia, questa seguendo quella, come l'effetto segue la causa che lo genera. Ora nel caso nostro abbhamo delle informazioni circostanziate sul modo di origine degl'accidenti, e noi sappiamo che la difficolt.à. e l'energia motrice ha preceduta costantemente quel che l'infermo chiama dimagramento delle parti. Un secondo argomento, che si oppoue alla diagnosi di atrofia muscolare progressiva, é che certi muscoli sonò inerti, benchè presentino ancora un volume suffciente per una contrazìone e-fficace. Lin terzo argomento è che tutti i muscoli atrofizzati, queUì che lo sono meno e quelli che lo sono più, hanno perduta la loro COJ;tkattilità elettrica, e questo argvm~nto ha tal~ un valore, che basterebbe da sé solo per eliminare la diagnQsi di atrofia muscolare progressiva. Lo stesRo celeb1'e .fisiologo Schifi dice di non aver potuto mai constatare mancanza totale di contrazione nelle vere forme di atrofia muscolar·e progressiva. Un quar to argomento, poi, é che i disordini sono st1 etta· mente cla:E'sificati secondo l~ distribu:tioM dei nervi. Aggiungo che nell'atrofia muscolare progressiva l'atrofia dei muscoli segue nei suòi progressi un corso particolare, il quale, senza essere costante, è nondimeno abbastanza frequente per divenire caratteristico. Essa esordisce nei _piccoli muscoli delle estremità, massima agh arti superit>ri, o ve d'ordmario comincia coll'attacca1'e gl'interossei e poi i muscoli tenari ecj ipolenal'i, ciò che nel caso nostro non si ·verifica, e<ssend,o questi gruppi di piccoli muscoli i meno attaccati. La causa dell'acinesia non sta dunque l)ell'atrofia dei mu· scoli, ma nel sisi.ema nervoso~ non e un' atr:ofia muscolare iocip.enle, ma u11a v-era paralisi, e dobbiamo ricercare in quale parle del sistema nervoso sta la causa di questa paralisi. Cèrto non è nell'encefalo; non solo l'infermo non presenta alcun disturbo da parte dell.'inlelligenza e dei sensi 1 rna lutti i fenomeni, che in e-sso coll!statiamo, sono incompatibili con


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l'idea di una parali~i .rorilnne enct:fal•ca ~ella par·ah,., per J.,~,one •lt•ll'encefalo, in ratti. l'atrotìn accade quando. la le8ionu

non guaa·endo. la paralisi per,.aste, rna quesl'utrotìa é e" enz•almenlt> lardJva, 6>'Sa è leg~tla alla de~enerazJOne ~econ­ daria ùi r.erle parli del midollo, e que::.lo lavoa•io J·egt·Asccivo, prodollo da altera7.ione ent'eralica, nou cr.mincia che dopo alcunt mesi, come hanno stabilito le runarclJevoli o~ erva­ zioni di Turck, meglio aoco•·a p1·ecir;ate da Chare<.tl Dagli studri d1 l'iirck r1sulta cbe la distruzione della capsula interna •h un erui'-fero arreca, dopo alcuui me:-1, una dt·••enenuione ,econdaru1, la qual•• !<Ì può S6,lOire nel peduucol<• ctrebrale corrispondente, nella protuberanza, nella piramid•• anterior.~ tJel bulbo e nel ra;.celto laterali~ Jel midollo d11l lato opposto alla lesione cer ebrale; ma piu tardi Cha rcf)l ha dimol>'lrato che le lesiont corlrcah uelle circun'\'oluziom e oJeJ centri pSÌCOmOtOI'I pOSSOilO ugualmente produrre, 81101'• •Ju&ndo !<leno ec;lese. del.!enerazioni "e.::on !arie discend• n Li, il che Jll"C vereblw che "' "ono ra~crlli diretll , che van no dalla capsula internt1 alle c1rronvoluzioni, senzn intel'l·uzione a livello l t-t nuciPi centralr di s_o,.lanza p:ri!!:ia. Oltre al. atrolia t·apitla, SI oppone anche la per.Hta ne1 movimeuti rlffess•, che, ,·icever...a, inles10111 encefaliclm dovrebbero P:-"ere esageraLi. l.'euceralo es:: endo fuori quislionc, egl .. cl! iat-o che la paralhl ha la sua 1 r•gme nc:ll'apparecchio <.opiualc. Ma questo si compone del lllldollo e dei ner Yi, che ne parluno: tratta ..i dunque rlelermmnre se la cau,.a del a pal't~l "• c;ta nel •uidollo o ne1 nerv1 periferici. In (lUé~ta <JUI>'llone slti tutto I"Jnteresse del fotto. Nelle pnrali81 per lesione del midollo l'atrofia può rnaucnre completamenl.t: s~ la les1one ha cor.opletarnente it l~r­ rolla la conlmuila dell'as<:e l.'pmaJe, ...enza produrr e l'alterazione, 1a clrsorgaruzzazìone del segmento iuf~l'io re. Quando •tuesto segmento esso ~les<:o alterato. J'alrotìa succede, ma non e mar contemporanea atr im~.otenza motrice; la nutrizione dei mu!>cOJi non comincia ad tlSSere comprome sso che quando la toro eccitabilità e perduta, cioè a dll'e cìnr]Ue o se1 mesi dopo il prjnctpio della paralisi ..\.tora


III PAliAl.ISI OlSSEm~AfA Dli!GU ARTI SUPEIUORI

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a" 1 ' la contrall1lilà ele~tr1ua e ab.:lhl8, , •ulte..• 1 mU"COTì &bbrano un volum~ a~,ai piu consiJere\ol" di quello, che ' •ed1amo Ot'l nostro C8':0 <>pedale. 0' Altra parl~, volendo ammetter~ una Je~ione del midollo, uoi non po1rerntno lo.:allzzerlu che ud rigouliamenhJ ·erv.dl!t>, rd a!!o,.' man~'he­ rebbero almeno s:li Accenni di disturbi da parl~ lei movimeuti automatid rlel respiro e della Jeglulizione. Di pd1, E'""endo la rArali!':i limitata ai ples~i brarhieli. bisO!!"Ilf'rebbt>, nelri(•Ote::-• di un'alterazione ol•·l midollo. ammetter•• in que!':l"or·lowno una tnoldìtìc11ziooe. l1m1kttol allP <·P Jule origtnali dci ner' r, che l~o rmAuo •fllt"li plo·.. si; •nn poicitè la parAii->i ll0rl occupa che alcune iell• Lranche. bi!<O$!"nert>bbe ammetterP. in{•llrr< che qUP'"I.i\ JO( J,t!cttlioue, .o se~u•to di non sfl quAle affinità elettrica. non ha wle•·e::;!.'alo cbe a t!une •lelle ceiiJit>, ecro f[u.-llo che comincia ad e~c:t'rl' .ZJà molto "-lreordins rio ed a sorpossare i limiti del pOR!'-IbilP. Cu\ l'he costllUI .. l"e, poi. non piu una l ffkolta. ma 'Jna vt>I'8 impos>~ibilità per la JocalizzaziontJ della parali ... i 10 una lesione Jel midollo, é lo "lato ditferl:nle. uel quale "i trovano le dJvtlr~e branche ,Ji uno stes..o ner,·o; col>ì a dee: tra, come a sinic:tra il nervn mP.Jinno è intalto, ad t'CCt'zione del ramo mu ... colo-eutanPO esterno, o pt>rf rant... J,.l Casc:erJo, cl1e. ordin11r iam•·nte, '-8ppiamo tlt•rivart> dal nt>rvo mediano nel suo primo tratto ,. che, durante il suo c11mmìno nel brae.·io, sapp1amo che ,-, ciepulato all' inner\'azioue del coraco JJrachla!e, del bicipil~ e del brachiale enter re, Jiveulanà' culatleo >-olo nelrtl\·nmbraccio pel lato loJ',.ale del me111bro. Abbiamo ancora \'Ìslo che a dec;tra gli e~lPnsori proprii del pollice, a dillerenzn Ji lutti t!li aHri mu,.coli tnner,oli dal radiale, reagi'>cono ati('Ort~ allo stimolo elettrico. n· altra parlt è dtm('•le com epir·"' cornt li Jue cordoni nervo..i, il cubilnle t>d Il radJale, che enlrtunbi tl'8ggono parte dellt l01·o fib1e doll'oUAYO nei'"Vo cervirniP, il primo 1\ c<'mplettun<'nle intel:!ro, mentre 11 "econdo ;. tn m&c:!':ima parte paralizzato. fatto che r·sulta ··hiaro non ~lo dall'esame dei mo' m-: nh volontt.srii, ma anche dall' esploraz.iont. eleltr.ca dei cordono nervuc;i e Mi mu..coli, lnnervati da es!'L Cbe co~e 'i211 f:('a, u etti. quella 1e~"'ionc uelle mani ~u1-l • vam-

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~OPRA U"'

CASO

bracci, accompagnaLa da marcatissima adduzione del margine cubitale delle mani, se non la prevalenza dei cubita li sui radiali paralizzati 1 Oltre a ciò i nervi radiali presentano una condizione delle più mteressanti, vale a dire che, mentre i rami che forniscono agli a'!ambracci cd alle mani sono paralizzati, le branche, invece, che sono deputate all"innervazione del muscolo tricipite sono in parte intatte, come intatta è a destra la branca di questo nervo, deputata all'innervazione degli estensori proprii del pollice. Questa distribuzione dei disordini, ;:uiJa quale ho Cl'eduto necessario intraltenermi, sopratulto perchè di grande aiuto per la diagnosi, io credo che sia inconciliabilé con l'idea di \lo' alterazione del midollo, ed al contrario parla in favore di un'alterazione disseminata dei nervi periferici dei plessi brachiali. Questo dalo diagno~tico acquista maggiore importaJJza a fianco ùegl'altri, più sopra menzionati, quale l'alrofla precoce dei muscoli e la perdita rapidissima dell'eccitabilità l'leltriea. Parrebbe dunque accertato che nel caso nostro tratti~i di una paralisi disseminata dei ner•oi periferici dei plessi brachiali e più specialmente delle branche di diramazione dei neroi radiali. Questa paralisi, per fortuna dell'infermo, paro non segua un decorso progressivo, il che si rileva sia per la migliorata nutrizione dei muscoli, Ria perchè il grado della paralisi, massime in questi ultimi giorni, f> diminuito, per cui credo poter formulare una prognosi fausta quo ad nilam (} riservata quo ad 1Jalewdinem, È possibile dunque che l'infermo gu~trisca completamente, o in gran parte, della sua paralisi, e questo pt'onostico é avvalorato non solo dal fatto clu~ la statistica registra lesioni consimili, seguite da guarigione più o meno completa , ma sopralulto dall'analisi delle lesioni anatomiche, dalle quali i nervi vengono, in questi casi, colpiti. Sappiamo infatti che quando un nervo è colpito da processo infiammatorio, non molto intenso, e che dura da poco tempo, per lo più le fìbro nervee vere e proprie si mantengono inalterate, ed allora tutta l'alterazione risiede nel te~­ suto interstiz-iale, che comincia a proliferare, mentre, d'altra


DI PAI:l,AUSI DISSE'II'U.TA DEGLI ARTI SUPERIORI

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parte, nell'interno del nevrilemma, come nt>l lasso tessuto connettivo che lo circonda, si va formando un essudato che può variare dal sieroso al purulento a seconda dei casi. Se poi il processo infiammatorio dura a lungo ed ha raggiunto un alto grado, anche le fibre si disfanno, poichè la guaina midollare cade io detrito, per essere rimpiazzata da cellule di grasso, ed il cilindrasse scompare affatto. Si comprende quindi come in tutti quei casi in cui il processo infiammatorio non abbia intaccato il cilindrasse, ma si sia limitato al tessuto interstiziale ed alla guaina di mielioa, la guarigione possa effettuarsi, potendo quest'ultima el"sere facilmente reintegrata; e, se è vero che questi casi sono rari, e. anche accertato da tutti i grandi maestri di neuro-patologia che se ne sono avverati. Venendo ora al nostro caso speciale, noi non abbiamo il dritto di ritenere che il cilindrasse dei cordoni nervosi all'etti sia stato profondamente leso, perchè in questo caso avremmo riscontrato un progressivo peggioramento invece di un graduale miglioramento; ond'é che a ragione dobbiamo pre,·edere, se non una completa guarigione, almeno un rimarchevole miglioramento. Qual'è stata pertanto la vera causa di questa nevrile? Ecco una quistione d'interesse capitale, che riesce molto difficile risolvere nel caso nostro, come in moltissimi altri di malattie nervose, sia centr-ali, che periferiche. Molte volte la difficoltà nasce per la mancanza di dati anamnestici capaci di spiegare l'msorgere di certa lesioni. ragione per cui si dà il più delle volte la colpa alle infreddature, all'umidità ad ai rapidi squilibrii di temperatura: nel caso nostro invece la diftìcolta é creata dalla coesistenza di pit'1 dati etiologici, ognuno dei quali potrebbe da solo essere stato causa delle lesioni che abbiamo studiate. A chi, dunque, di questi dali spetta la preferenza~ Alla malaria, alla sifilide oppure al fatto reumatico t Sanza dubbio l'infezione palustre non paò mettersi fuori posto, ma, se da un lato non si può escluderla, non credo d'altra parte che si possa attribuirle tutta la colpa, ed invece credo che la grave inreziohe palustre, lentamente acquistata


'>0PfU ON' CASO

dal Costelli per la prolungata sua dimora in sili maler:ci abbia preparata la cataslroìe, alterando gradatament~> il 1~ tlsmo e forse anche il chimismo del sistema uervol'n, 1\l!o stesso modo che sappiamo avvenire per gli altri tessuti, rendendolo quindi meno atto a resistere alla influenze. di qualunque natura esse c:ieno. capaci di agire direttamente o indirettaruente su di esso. QuesLo modo di vedere è favorevole. quindi ad Ull shstema ù1 cura, in etti entrino a rar par·le i chinact>i e l'arsenico , perché in tal modo si rende l'organismo piu resistente, cercando di eliminare o attenuare quell'infezione, che a vrebbe agevolata l'insorg~re della nevrile; e ciò è tanto più giusto, 111 quanto che il lieve miglioramento che l'infermo !Jresenta è con grande probabilità dovuLo alla cura anlimalartca rongiunla alla cura elettrica. Quanto alla siftlide, non è &'l;!solutamente provato cbP l'infermo abbia sotlerto ryuesta infezione, né risoontransi t'atti obbietliv1 tali da farcela ammettere; ciò non perlantn. per Plimìoare •tuesto dubbio, da piu di un mese si è istituita una cura mista di mercur1o e ioduro, ma nulla tlo'ora s'E> o,-c:ervato di ~peciale, all'infuori del lento e graduale miglioramento .-!Je gia si ini:dava prima della cura antlsifilit.ica. La cauc:a determinanle sembra, aduni]ue, che sia c:tato il l're~do-umido, menlre l'ir1fez10ne palustre ave,'a predisposti) rorganic::mo alla malattia, nè a questo modo di veder~ si può opporre il modo rapido d'in·~orgere della paralisi, essendo •rue~to, anzi, uno dei principali caratteri delle I•ar aJi,..j a frigo re. Cura.· Sappiamo già quanta importanza abbia nel ca~o nostro l'anunioistazione dei chinacei, i quali vanno dati ~otto forma d1 decotto di china, unilo a piccole dosi di chii1ina, non essl!ndo p1ù 1! esco di agire con for•ti dosi di que"-to sale per le considerazinni fatte pìu sopra. Anche l'arsenico lrova la sua indicazione. sia perclHì rac<'omandato nelle cron1cile infezioni da melar1a, !Oia perché, s;econdo l'autoreYole giudizio dt>ll'Hemmond e dt altri neuropatologì insig-ni, impedirebbe la de:::enerazione degli elementi nervei.


lll PAR!l.lsf DIS!:-E'IIf\AT.\ DEGLI .\Jrii ..,Ul"ERlORI j/3 L"ioduro di pot»ssio è stato raccomandato m tutte le flo!!O"Ì r roniche del midollo e d~i ner'i. fidando sulla benefica az.oo .... che esP.t cita su l'erti prodotti patologici. S1 consigliano do:;i piullosto generose (1 a 3 grammi) coU'avwrlenza di !lmetterne rauuniuislrazione ~e dopo un certo tempo non indur·e modificszioni rilevabil1. La slricnina, pe1· la ;;tU8 az1one eccttaute sull~ cellule e fibre nerYa:>e, perc he ltlduce un aum~nto nell'allivitil rìlles!-'8 del midollo ed anche perché neuro- tonica, credo the trovi qui ltt sua indicazione, es"'eudo nostro intendimento comhal· to3t e l"inerz1a dèl n n i t! dei mu,..coli. e h la parecchiO lempo non rice,·ono rinlluenza del l~ slimolazione fisiologicu e del troflsmo dei ct>ntl'i. e non ta-o,·ando d'altre parte controindicazione alcuna per la sua ammioil'trazione, essendovi assenLa completa di fenomeni ir ritath'i. ~ella f'~&!!tOn•• Jll'lffi&\"eralt.. eJ aulunnnle ::;ono anche indi· cati 1 bagni idrott~rapici, t fJII&ll però 'ogliorto es;.oere datt con norma severa, perchf. ~e un· idr<Jlerapia ben <'Olldolta, 8i,temalics può :_.io,are molli,c;;imo polrt!bbe al contrar·() riu CJre pe ricolo~& ag~:mdo intempesti,amecte e con mezzt troppll ~ner!Iie1 , ond' e che IH!<ognerti incominciato con la semplice abluzione ceon la ~pugoa per pas are a 1naoo a mano all' innaffiatoio ed in ultimo alle docce legu:1ere. e, me.zl o clt~ le docce sempliCI, potranno ~iovare le cn,i .Ielle docce scozzesi, o docce alternativamente calde e rredde. La più efficace però e nel nostro caso la c ura oleLLrica Quanto torm utile- per rHe:<lart> l'altività motrice, lo ~timolo elettrico 1n casi anche gravi, C" lo prova la p•ù e::~te;oa esper enza. m ~pcc e •tu ella di Erb. "l quale ha ratto 'edt:we che, anche quando un nervo si era rigener·ato, pure avt>va biso~Cno dell'eccitazione elell!'ica per r i&cfJuistare le ~ue prorrieht ed obbedire alrimpulso ,oJitivo. ~: utJle, in ultimO, cht\ l'infermo csrnrnini. per qut>l ta nto che ~li é possibile, durante il giorno, e che far.c1a e~e rcizil moderati e razionali con gli arti superiori.

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED

RIVISTA A'fEDIOA ParaUii conseouttve all' avvelenamento oo1 vapori a carbone. - P. BouLLOCHE. - (Journal de -"!.edecine et de Chirurgie, aprile 1891). L·avvelenarnenlo coll'ossido di carbonio può essere &l~ uto o cronico; il piu 5pesso pe~6 è l'asfissia che segna l'inizi() degli accid~nti. Al periodo comatoso s uccede un periodo di paresi generalizzata che cessa dopo qualche ora; altre volte la paralisi si localizza ad una metà del corpo, ad unr) o più gruppi di muscoli. Eccezionalmente essa non compare che più giorni od anche qualche settimana dopo la fase asfittica. Quando si studia la sintomatologia di queste paralisi si vede che queste p1·endono le forme più di "erse; ora s i locali nano ad un solo muscolo o ad un gruppo muscolare, avente la medesima innervazione, ora assumono il tipo emiplegico o monoplegico. Come l'Alcool, l'ossido di carbonio colpisce di preferenza gli estensori e prmcipalmente quelli delle dita; alcuni muscoli isolati sono anche stali inter essati, come quelli dell'occhio, della vescica, il deltoide. In 32 casi pubbl1cati BouiJoche non ba ri5contrato che se1 casi di monoplegia dt tutto un arto, il superiore quasi sempre, e quattro volte la pareplagia. La forma più frequente dell'intossicazione ossicarbonica è l'emiplegia; essa è o secondarie, presentandosi dopo una paresi dei quattro arti, o primaria, sopraggiw1gendo subito dopo l'asfissia; queste emiplegie hanno d'altronde una s in· tomatologia molto varia. Si riscontrano casi in cui solamente la sensibilita è lesa in seguito all'avvelenamento col carbone. 11 più spesso i


RIVJST.o\ llEDICA

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disturbi della sensibtlità complicano le paralisi e l'anestesia é allora il sintomo più ordinario; talvolta però si notano dolori o inlormentimeuti. Ma molto più frequenti sono i disturbi di nùtT*i.:ione; essi sono stati rilevati in quasi tutte le paralisi che hanno duralo un certo tempo; uno dei più caratlertslici è una sperie di ingorgo nel membro paralizzato; vennero pure riscontrati un penfigo generalizzato, una zona, vescichelte d'erpete, sudori localizzati ed escare. I muscoli sono fortemente lesi nelle loro reazioni elettriche e possQliO presentare la reazione di degenerazione. Queste paralisi generalmente sono state sempre susseguite da guarigione. Però alcuni ca~i di paralisi generalizzai~ hanno avuto per esito la morte. Il modo di produzione di questt> pat•alisi non è identico, e le lesioni che le producono sono evidentemente di natura ùiversa. Le une si riferiscono certamente alle nevriti periferiche; negli altri casi vi ha sicuramente uua lesione centrale, generalmente un rammollimento cerebrale, Pertanto alcune emiplegie o monoplegie passeggiare sono difficili a spiegare in tal modo. Anche Boulioche ammPlle che in certi ca!'i entri in causa l'isterismo. L'ossido di carbonio agirflbbe come provocatot'e dell'isterismo, come fanno l'alcooli~mo o l'avvelenamento col piombo o col solfuro di carbonio. 11 tetano secondo gli ultimi lavori. - L. HASSLER. medico militare. - (A rehìoes de .\fèdeeine et de Pharmacie militaires, aprile 1891).

Le ricerche di Vaillard e Vincent fatte nel laboratorio di Val-de-Gràce sono fondamentali. Essi hanno ottenuto il bacillo di ~icola'ier allo stato di culture. Poscia, analizzando queste culture pure ed inocnlandole agli animali, sono giunti a risultati nuovi ed imprevisti, tanto dal punto dì vista dt!l veleno elaborato dal bacillo del tetano, quanto al riguardo della patogenesi nella malattia e dell'immunità contro que~la terribile affèzione.


Ne1 l~'an;ci, il hacill l :Ii i-ltcOIIH"'l' "'i ur lll Uflic&nl"llte nella ptaga, ove :-ecet·u·· un \eleno o to.rwa. di UJlli e;;tt'!'tna altivtta. che collo ;,.na i ffu,ion~ produce la ruHiatJa. I. 101· crobo elabora pure il suo wlPno uei meu1 artll'lciali: ::<t può hi scopdrlo e ~ludiat't) le ::-ue )1ropri~Là Se la naturn parassitaria dell'offelionc cd :1 meccan1'-nlO <>.econd cu.i il mic. obo f •oduct il tetano SI lrù\ ano CO'>I dt!fìniLÌ\·ament$ stabiliti, riman.s,rono o.ncora punti Oi'~'Uri e cnntradillot•ii. tanto nella sua storta :>perituenlale. quanto nella sua eziolo~ia. L'moculaztone tt;di a 1ìmttli rl ··ultm·e 1 ur~ t.lt>l bacillo tetamco dE'termina certamente il tetano. mo, contrariameute a ciÒ che "' o:::s nd nel bOrno o nb,.:li animai sr nt»nE'amt•nte colpiti liAI tetftllO, l'a~~ute Jl8lO~rtmo 11011 si mol• .J•Iicu 11el punto iuldlato; esso ~compare anclte, dopo qualche ora, dalla r~>gionc in cui è ,.talo iutrodo•t·'· Gl ac.:t•IPnl. L•nHllci non ha11110 tl~f'pure un cor::;o rapido. Qua:;ta parltcolar·ita, che è iu rontraJ,Jizione cor dali Acqui<~:tt sull·· mulattie ,,a. raS$ilarr t:. la dr cui evoluzi(lne •• "'empr-e 111 r~laziont> colla pullulaz nn~ del mict•l· ·O pato~e.no. è stata diwo:-lrata da VailiArrl_ e Vincent e "i !->piega l'nn un fl\tlo eh~ era sfug2•lO at loro prt!d ·ce~"( ri: le culture del bacillo tetamcn tno· culato a;nscono sollalito col veleno c e <. •Ot.e11gooo; e.h .mi· mali soccombono al veleno che il bar.illu ha elaborato rn ril rv e 1100 pere ot: que,tn abb18 'Ì!o':-t.l• ·' puJJn!alO llSI lt'S• suti. L'attivitit di tale veleno i> prodig1osa. poicht! hasta • •• di centimetro cubico di uua cultura ~Lel'ilizzat.ll con filtt·aZIOilt> p~>r pr.1clurr • in una C8\'Ì3 un tetano mortsle, e 1 ••·• dr centmwtro cubico pet· uccidere un ~orc!io. Per pro\'al'P che il mkrobo non interviene p~t· nulia nel letauo ,.pertmentalm~ul" ottenuto coll'iuoculazione d culture pure, 6"'"1 iml!ltann a..: i an rmali molto -.~n<>ibjlj dosi cousrderevoli di bacilli Lelanrd puri, Aia 5tinvanr ed iu Yi& di ~vt­ lupp• alll\0. ma in tu ml)mento in cu1 11 \'eleno non é an· cora c;,tato secreto nelle cultura aJop~.::rata, sia prO\"YÌStr •Ielle lnro spore, ma prì,·ati con una lavatura di ogni sor lll dì veleno, e ctò senza pro Jurre il lt;lano l n ques<~> c-Jndizroni, l'agente patogeno non \'egela in i'eno tle1 tessuti; per con~eguenza oon elabora ti suo \'el e no e resta iucapaee di pro-


MEIJ!CA

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vocare la malattia. Que::-lo ratto .. labih"'c~ la di1fere111.a pro· fonJa cbe es1"te lra la gene~i del lelano provoealo clalrmoculazJone di culture pur·e e quella del Letano che 8opraggiunge nelle condi~ioni ordinarie ùell'inrez10ne. Nel primo caso, si mietla col nùcrobo la dose di veleno sufficiente per uccidere, nel secondo caso le ~pore, ~enUl to:rin.a, imbrattano una piaga e <kvono, pr·•ma di suscitare la malallia , ~<urmog!Jare ed t>laborare il veleno spec1fico. r l't~ulh1li nega li vi tlell'moculaz•one negli animah. anrhe a dos~. consiJ<!t·evole, di bacilli o spore tetantcbe Keuza to.cina J1rnol>trauo che il microbo ~oJo, pent:trando 111 un lessuto ~ano, non puo produrre Ja malatt1a; ma esso le provoca cert11menle, -.e a lui ._i associa uu organismo comuue come il TlltCrOI!r(ctlfUS profli!JiOSl,8, O !'Ì altera la vita}il8 tle1 tesSUll con una uuezrone pr·ecedentc d'acido lattico, di trimetilamina oJ an• he con una semphee contu,ion~. Un mPzzo non weno approprialo a pt·odurre il lelano saru qu<•llo d'infettare un" piaga, poi di !asciarla scoperta alle "'POrcizie ester-ne. Qu~-'Pla condiziOne è u~evolment~ r~alizzala introducendo in uno s•.:ollamenlo della pelle un pezzo di ovatta impregnala di !'ipore senz11 tozina; Js ferite beante è toi'lo invasa da microbi diversi e sempre ~opraggmnge il L,.tano. Tutte que:sll' no1.ioni ci permettono meglio di eomprendere i fatLi cbe si r••reriscono all'eziologia del l~lano spontaneo. Non l•a!'Lera la p4:>nt>traziooe dell'tl.lent.e patoj:teno nell'organismo perchl' la malatlm Sl S\"iluppi, e si ..piega cosi la rarita relativa del tetano, malgrt1tlo rubiquitu del mtcrobo che lo provoca e la fuctlita con la quale esgo può es"ere portato 10 contatto delle pl&Jne. Diverse cou<lizioni sotw uece:ssarie perclt~ si produco l'infezione: un disturbo nella vitalilé dei tessull in cui il bacillo à penetrato (conlut~•one dei IDU"'COli, ÌDieZIOne rf8CI!ÌO tattiCO, 6<'.C.), Jo "lato delia piaga che lo riceve (Aperta ed anfrattuosa), infine e soprattutto l'associazione con certi mtcrobi, rappresenllluo altrettanti fattori di 1wimo ordine. Co~i si spiep:a l'azione telanigena della terra, cosi ricca di mscrobi dive~1 e quellA dei prodotti raccolti neJie piaghe dei lelaruct, 10 cu1 il bf!cillo di Ntcola1er é sempre mescolato ad sllre speci~.


778 RIVIS1A L'autore, con Vaillard e Vincent, crede che la fagocitosi può spiegare il ~1stema difensivo di un organismo sano contl'o le spore ~enza to:tina del bacillo del tetano. La conseguenza che ne deriva si è che tutte le influenze che nuocciono all'azione dei globuli bianchi, sia impedendo loro di affiuire al punto imbrattato, sia parulizzanùo la loro attività, d<:vono favorire lo sviluppo delle spore e per conseguenza la comparsa del tetano; la qual cosa si è osservata nelle esperienze fatte da Vaillard e Vincent, in cui si videro spore senza toxina produrre il tetano ne~li animali, io seguito all'intervento di un microbo determinato (il microbus prodigiosus), o d'un agente chimico (acido lallico, trimetilamina). E in conseguenza dell'azione del freddo sui fagociti che, ;:.ecoodo rautore, si potrebbero spiegare le celebri epidemie di tetano, osservate da Larrey nelle campagne d·Austria, da Bertheraud in quella d'I!alia, ecc., e riscontrate sui ferili che avevano subito bruschi e notevoli squilibrii di temperatura. Per ciò che riguarda !"immunità, Vaillsrd ha e:tabiiito che un primo attacco di tetano non mette al riparo contro un ulteriore attacco e ciò é nn carattere comune alle affezioni parassitarie il cui agente non si coltiva che in una porzione limitata dell'organismo e determina la malattia colla produzione di una tozina della natura delle diastasi. Per altro è possibile, mediante la to.cina slessa, conferire ai conigli l'immunità contro il tetano. Basta iniettare loro, a più riprese ed in più giorr.i, una dose conveniente di un liquido di cultura filtrato su terra poro~a e scaldato in seguito a 60" per un·ora. Questo riscaldamento attenua consirlerevolmente il veleno tetanico, ma non lo distrugc:e, giacché è ancora capace di produrre nello cavia una malattia mortai{'. Le stesse culture scaldate a 6à' non banno prodotto l'immunitit. La temperatura di 65• distrugge il potei'e tossico del veleno tetanico, e senza dubbio è neces!'ario, per ottenere l'immunita, che la toxina ancora attiva eser·citi una speciale azione sugli P.lementi degli organi sens1bili ai suoi effetti, Behring e Kitasato hanno riferito nel dicembre 1890 cùe l'immunità contro il tetano poteva essere conferita ai conigli rolla semplice azione di una ~ostanza chimica, il tricloruro rli ìodo.


MEDICA

Behring J1a stabilito d'altra parte la notevole proprietà che ha 11ueslo agente chimico di prevenire o di impedire gli effetti deJ veleno difterico, quando s'iniettano simultaneamente l'uno e l'altro negli animali sensibili. Il tricloruro di iodo godrebbe della medesima proprietà per rapporto al veleno tetanico e si può con questa sostanza chimica conferire l'immunità ai conigli se, contemporaneamente alla to~ina, lo si inietta in soluzione al 5 p. 100 ed alla dose di ift a 1 centimetro cubico; l'immunità persisterebbe per piu dt un mese. QuesL'ultimo fatto ha bisogno di essere confermato. ~on è improbabile, perché un agente che conferisce l'immunità sperimefltale non è lontano dall'essere un medica· mPnto ed anche un antidoto contro le infezioni accidentali. Contribuzione allo studio delle paraUIIl aloooUohe. CARPE~TIER. -

(Gazette des H6pitau~, N. 33, 1891}.

Conelu.~ioni.- La paralisi alcoolica si osserva pt'eferibilmenle nel s·sso f~mmioile. Essa si riscontra soprattutto negli individui che fanno uso d t liquori che contengono essenze, e specialmente l'assenzio. Vengorlo in !"eguilo l'anisette, il vermoulh, il bitlet·, ecc. Quest'intossicazione colle essenze si rivela con segni speciali ed in particolare con un.'iperalgesia, soventi generalizzata, coll'esagerazione del riflesso piantare, con dolori estremamente acuti negli arti inferiori. La paralisi alcoolica, interes~a nte gli arti inferiori in modo simmetrico, e certamente la più frequente; ma può limitarsi agli arti 5uperiori e talvolta occupare i quattro arti. Nei casi molto avanzati si può riscontrare un'atrofia generalizzala del si::.tema muscolare. Le lesioni che si riscontrano agli occhi sono multiple: l'amaurosi per atrofia della papilla venne constatata iu qualche caso. La pro gnosi dipende soprattutto dalla durata della paralisi. E possibili! ottenere un miglioramento molto sensibile ed anche la rcstitutio ad integrum quando la malattia è di data recente. La diagnosi deve E>s::er fatta:


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RJVISTA

1° quando non esistono chs fenomeni paralitici; 2° quando esistono anche distur·bi della coordinaZIOne. Quando la paralisi esiste sola si deve dia~nosticarla dalla par·alisi arst!nicale, salurnina, mercuriale, e da quella prodotta dali solfuro di,:carbonio. Quando vi si aggiungono altera1.i0ni motorie si deve diagnosticare dall'atassia locorootrice comune, dalle pseudo- labr della difterite, del 'aiuolo, dell'avvelenamento mer<.'uriale, e dalle pseudo-tabi delle nevropatie.

Degli entozoarl 4&1 cervello. - M. S. SzcZYPIORSKI. (Ga~ette des Hòpitau:.c, N. 30, 1891).

Conelusioni. - l parassiti vescicolari che !>ono stati trovati fino ad ora nel cervello sono i cisticerchi e gli echinococchi I prirui, relativamente più. frequenti ed abitualmente molto più numerosi, cambiano facilmente di forma, ramificandosi all'infinito. Allo stato rresco, i cisticerchi sono sempre r·iconogcibili per la str·uttura ondulata della loro vescicola codale. Essi possono essere generati dalh1 tenia, da cui il paziente sia gia affetto (auto-infezione). Es!'i risierlono alla periferia del cervello. Gli echinococchi sono più rar·i; essi costituiscono generalmente una cisti unica ripiena di liquido e di ve:-cichette figlie. Essi hanno la propr·ietà di aprirsi una strada attraverso i fori e le ossa del c!'anio. La loro sede abituale è il parenchirna. L'embrione di questi parassiti penetr>1 ,nell'encefalo per la via vascolare sanguigna. È introdotto nel tubo digestivo cogli alimenti; coll'intermediario del cane affetto da tenia; o meglio proviene dal verme nastriformc del suo ospite. I!: impossibile tracciare il suo quadro clinico tipo a cagione del polimorfismo del tutto particolare delle manifestazion• morbose provocate dal parassita. Generalmente le cisti da echinococchi sono caratterizzale dalla cefalea persistente. dalrepilessia, dalle paralis• parziali ma durature, dalla demenza cresc.ente, dal decorso progres·


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MEDICA

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sivo, dall'iòizio all'età di venti a trenta anni, dalla durata dl due a tre anni.

l.cistìcerchi sono caratterizzali dal decorso irregolare, dall'inizio all'età di quaranta a cinquant'anni, dall'epilessia passeg~era con acceE<si, dalle ·c ontratture, dai vomiti, dai disturbi psichici, dalla cefa.l:algia intermittente, daHa durata da qua lche mese fino a 12 e più anni. Soventi essi passano inavvertiti. La diagnosi deJl'jdahde è possibile quando la cisti compare all'esterno. Quella del cisticerco puo essere aiutata dall'esistenza ddla lepra periferica e della tenia. L'esito abftu.ale è la morte, che soventi avviene subitamente. Devesi però o:sservare che, quando si tratta di cis~i ­ cerchi, la progoosi non è ecce.ssivamente grave, poichè, in 20.,5 p. 100 dei casi, la loro pre~enza non viene manifestata con alcun sintomo allarmante. La.morte in questi casi è dovuta sia ad una malattia aceidentale, sia ai progressi dell'età. Cura profilattica: espulsione della tenia; esa:me delte cami da maéello; applicazione deUe prescrizioni igiéniche alla campagna. Tratt.ament0 curativo: tt·apana'Zione, incisione del tumore appariscente sul cranio. Nella maggior parte dei casi, la cura non può essere che sintomatica. Delle neJriti parziali; valore pronostico della persistenza dell'albuminuria. - C uFfE.R e G"sTou.- (Jov.,rnal de Médecine et de Chirurgie, aprile 1891).

Gli autori hanno .fatto oggetto dei lo)'o studi alcuni casi d'albumio.uria, i quali pre$_entano un gl'ande interesse dal punto di vista pratico. Questi studi sono basati suU'osservazione di più.falti del genere seguente: una malata è affetta da nefrite albuminurica·durante la gravidanza ed è curata colle regole ordinarie; malgrado cbe questo trattamento :;;ia regolarmente seguito, dopo un certo tempo la quantità d'albumina ri· rimane sempre la stessa. Dopo un anno1 Cuffer, consultato,


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Rl\"JSTA

l re~nme non modificava "ensibilment.e l'albuminul·ia l!' coo!>1ghò RJ1ora alla malala di cessare otmi cura. di nutrir::-i ~~ n vilt.o ordinario, ,ii comporlar,..i 1n una pa1•ola coma se nou presentasse albumiua ndle orine, facen.!ole tuttavia notare che !:'e quesla albuminul'ia, m quella condizioni, nou presentava alcuna gravezza, es.. u indi· ca\'a P• rò che uuo dei reni era stato l~so e che rlmaocva un punto debole da sorvegliare e da cut·are. Sono falli di •lUe .. ln genere confrontali coll'o!'servazione anatomica che hanno ~ondollo Cufier a concludere cbe, 'Juando nulla t>Uò sptegar•· la perFistenza di una quantità fissa e ~ostanle d'albumina, '(uando ne ...sun mezzo terapeulico riesce a vincere ralbununuria. quautlo mfine il mulalo gode di uua buona salute, fa d'uopo, se per lo avanti v1 sono slal1 1 :.t:gni di una nt:frth• acuta, pen'<are ad una uefrite parldale. :'{on è necessal'io, in quesli casi, allrilwire un p1·onostico grave allo pre~cnza di una lJU&nllta anche couside1·e-çole di albumina (2 a ~ grarnmi). Il malato è un infermo che può "'vere a condizione però di U:!are c.·rLe precauzioni. Oa quanto "Opra ne deriva che non é necP!-'sar·Jo coulìnare 1 malalt in camera e sott.omellerli ad un regime severo, alla diela lnllea, giacchè non ~i rarebhe allro rhe iodebolirlt inuttlmeute. Venne constatalo ìnfalli, in quesU casi, che nessun :.;Pnere di altmenlazione esercita,·a qualche influenza ~ulla quantttà d'albumina. È necessario prevenirli del Joro slulo. arfinchè evitino ogni C8U!'<8 di raffreddamento o disol'dine dietetico. Dovranno evitare qualsiasi irritazione renale e bandire •JUindl qualunque medicazione che possa infiammare t reni. Gh asll'ingenti saranno mollo utili in I'}Uesti malati. l RÌ assicur (• tlapJ•rirna che

L& dermatomloslte aouta. 1/fJpilaux. N. 28, 1891J.

A. Rt!lt•>~D. -

(f,!l.:ette des

Le malattie infettive, il reumatismo, la febbre tifoidea, possono delermin~tre, sopra un'e~tens1one più o meno grande del si!>tema muscolare a fibre slriale. infiammazioni che si limitano ora a lesioni le~gere, ora terminano colla formazione eli vert accessi. Venne giu descritta, d'altra parte, la mio .. ile da


llEOtCA

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sopralfalicarnento, che si svolge come un'affeziOne acuta, accompagnata da febbre più o meno intensa e che si c.,olica con una grande impotenza funzionale, con dolore, spontaneo 6 soLto la pressione, ed infinP con edemi e talvolta con purp11ra. Rémond espone che alcuni autorr, cioè Uoverrir.ht. Hepp. Wa gner, Welzoldt e Plehn, hanno cercato di cost~Luire, all'mfuOI'i di questo quadro ben stabilito, una miosite particolare, alla 'luale essi attribuirono i seguenti caratteri. La malattia comincia con un brh ido e contemporaneamente compaiono dulori notevoli nei muscoli. Si riscontra contrattura, edema ìu corrispondenza delle parli colpite. L'invasione avviene in modo progressivo; i muslloli delle estremila, poi 11uelli del tronco, dell'esofago, i muscoli respiratori di\•entano successivamente dolorosi. La lingua, il cuore, il diaframma, i muBcoli dell'occh.io re8lano immuni. ~ello stesso tempo la milza si tumefa e ~i presentano sulla pelle eruzioni, ora analoghe a11'orl.lcazia od alla risirola, ora simili io tutti i punti alle purpura. L'eccitabilità elet~rica ùei muscoli Mn e sembruta modificata nei malati, nei quali il dolore non impediva que:-ta rìcPrca. Questi sintomi presentano grandi "Varietà secondo i casi: ora essi sono 1 segni di Lesioni geaeralizz.ate e la morte p~r asfissia viene rapida.meutt· a troncare revoluzione della malattia; ora, invece, tutto si limita ad un accesso di febbre fugace, ad un po' di impaccio fun zionale, di edema. e talvolta di erllZioni pruriginose. La ~uarigione av viene in !JU&ltro o ciniJue giorni ed una desquammazione piu o meno iut9nsa resta soltanto ad indicare le diverse alterazioni presentate dal malato. Dal punto di vista anatomo-patologico, i muscoli interessati presentano tumefazione 6 dissociazione delle fibre, degenel'8zione p:ranulosa disseminate. infiltrazione embrionaria interstiziale. Gli accidenti cut.anei !'Ono, o un semplice rossQre diffuso, o macchie rosse, papule, orticaria. purpura, ecc. Questo gruppo, allo stato a ttuale, é ancora mal costltuito1 e


RI\"ISTA

la "U8 natura e ancOL'8 i;:tnola. Secondo Unverrichl que"li ac~ cùl•·nli rappresenterebbero ì smloma di una infezione paral's:itaria. Caduta apontanea delle unghie nel èUabetiol. - A t CB!{. - (Jour,~al de .\feclPcine et de Cltiruryie, aprsle 1~9 1). c.,!ut:~la compLcazaoue non è sta la osservata fino ad ora eh, e ·c•·zamtallssimamenle. La CHÙUIII ielle UDitbìe !lt M<:erva ptù fr ... quet~lemenle ai pieda cile alle mani; essa pul't av ..ellirt- in due modi differt>nl1. lo olcu r1r casi, nessun renomeno precedente, nes:::oun disturbo ulteriore accennano al da<:tac~o. al quale a vvaene aiiOI'II come in certi casi jj sìfllide o J1 ala""'" locolllulrice e, ~enza 1 ::-intomi coucomitantt, sarebbe molto diJhcllt• lo stabilir e una diagnosi preci::-a. ln altr1 casi la perdi la (kll'ungbia i• p1•eceduta da un'emorragia sollo-ungueale che la ,;colla e ne permetta il distacco. IJil~'"li versamenti :--angus,.rni ~tlo· u o;:rueali con luUa probabilitil ~ouo dovuti non !<Oio alltl nllel'aziMi del ~an~rue delle pareti va:-colari che esi~tono 01•! diahete, ma snl'lu.>, almeno in cerh CR~i, alle lesioni rlei nervi che ~i reran(l alle dita inlert:"'Sàlt>.

Dell'adenite periferica generalb:zata come aegno eU R · bercoloal. - <'~<A:"CIIER. - Jor(rn.al de M11decwe et de Chu,ryie, dicemure 1~90).

La tlia~nosi delln tuber colo--i ~ "Pe~"O co,i !l.tlicile eh fa d'uopo approfiltare di tutli i dati che po<:souo essere di qualche a mto. Vi sono fanciulli nei quali i gau~Jii sono a!ttuanto iperlr~ fici ed nn po· induriti: questi ganghi, invecè di es!'ere appt!na apprezzabili al laLLo come allo stato norma!!•, SI riconMcono facilmento• e danno al tatto la '5eo~azione di piccoli g1·anelli dt piombo. E!!!;;i scorrono sotto il dilo, ma l'tono indolenti e non preseutano alcuna aderenza alla pelle. Dal punto di vistA di questa ricerca, i ganglii possono essere d1vssi in più g ru ppt: 1 ganglii inguinali, e nel caso in dtscor-.o


MEDICA

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non si tratta che di gang!ii superficiali, di visi eElsi s lessi in due gruppi: quelli cbe sono alla b ase del triangolo crur·ale e quelli che s1 lrovano alla !"118 sommitA; quelli non ricevono a lcun Iinfetico dai "'isceri. Va.Jgooo in seguito i linfaLici ascellari, cbe souo i n cerlO roodo misti, poichè sono in eomuo,cazìone colla pleura; poscia i gang lii cervicali situati lungo lo ~tern o-masto1deo, in comunicazione colla laringe e colla lrachea; ed infine i ganglii della testa situati gli uni dietro la nuca, altri più all'infuori, altri in vicinanza della paroiide, ed altri !>ottomascellari. TuUe queste catene si toccano formando una vera coperta gangliouare. Ora tutti questi gangli possono essere atfetl1 coi caratteri indicati in m odo più o meno gener alizzato e divenire a1lora un elemento importante di diagnosi. Da un lavor o di Legroux risulterebbe cbe ogni individuo affetto da uua tuberclllosì locale presenterebbe l'adenopatia sottocutan ea generalizzata. Grancher non crede che questo rapporto sia cosi costante; tuttavia, quando si vedono comparire per eseu1pio accidenti che fanno temere la meningHe e che questo segno esiste, è mestieri tenerne gran conto. Lo stesso dica$~ quando un fanciullo presenta accidenti addominali fehbJ'ili: la tubercolosi peritoneo- intestinale è allor·a f!ua sì certa. Le!!roux considera d'altronde quest'adenopatia generalizzata, che scompare soventi coll'eiA, come una manifestazione primilì\a d&lla tubercolosi . ;l.iarinescn ba s tucJ1ato la struttura batteriologica di questi ~an glii. Eglì li ha studiati a dtfferenti grad1 di sviluppo, ma il flltto più importante dal punto di vista Ili queato segno diagnostico, si è che i più piccoli di questi ganglii, anche quando non pre~entono ad occhio nudo in verun modo l'aspetto lubercoloso, contengono bacilli e comunicano la tubercolosi a gli ammali per inoculazione. Queste ricArche eonfermano quindi il valore diagnostico di ques to sep-no. Grancber ba potuto presentare n ella sua clinica due fanciulli nei quali esso é stato molto utile nell'inizio; l'uno pr,.senla,,a segni ancora oscuri di meningite, l'altro di tubercolosi intestinale ed il de cor so della malattia ha confermalo la loro natura luberco losa. In un terzo caso però il 50


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Rlfi"TA

!-Cgno faJii, percbe l fenoment cerebrali SCOmparvero ben presto. Ma iu •Jueslo ulluno CASO l'adPnopalla non era <'O"~t generalizzata •!Winto doveva es11ere per· avere tullo il suo si~nificAI.f). t•: ner.E'~sario soggiungere che perché questo segno 11bbia tutlo il ~uo valore, devesi ·verificare con grande altenzsone 8+> non e...sstono le~ioni leggere dPJia pelle o del cuoro capelluto, capaci di produrre una adenopatia più o meno estesa Insomma, si lralta di nn segno dJ probahilil.il, ma non di certezza e che può, unendosi agli altri. pren le re uno ~trande importa.uzn nella dtagoo,i.

D bacWo tUloo nell'ortDa. - H . NEUMANN.- (Arc hu,es de M Mectne et de P!lartilacie mtl,taires, gennaio lR9t). Tn certi <'asì dubbt di ileotifo si è cercato di fare la diagnosi, sia collo studio del sangue ottenuto coo una puntura della cut.e o con una puntura della milza, sia coll'esame balterio)0 • gico delle materie fooali. Ma queste ricerche ~ono 8S"~8Ì tiehcale; le prime ittolke non sono sempre cost innocenti come ei Jiee; le seconde sono dtffictli. lunghe e poco pratiche dal punto di vhsta cltnico. Neumann disinfetta gli organi genìt~l1 con una <~oluzione antisettica forte - ftttlo il cateterismo della vesCica con un catetere metallico slerìlizzalo - lascta scolare per misura di prec~uziooe le prime gocce d'orina in un calino e raccoglie 10 seguito io un bicchiere da esperienze sterilizzato il contenuto ,·escicale. Colle precauztoni d'uso toglie immediatam~·nte una goccia dt ltquido che egli essmma, seduta stante, col micro- J :-copio. Quest'esame può esser e dt primo accJtito positivo, ma cio ~ as«at raro; l'orina contiene allora una grande quantita di bacili• cho presentano i caratteri mor fologid e la mohilita olel bacillo tstico. Lo confronta colle preparazioni secche •. veriflt'4 se i batlerii ~i colorano col metodo di Ziegl, se si ùecolo· rano col metodo di Gramm, ecc., infine fa cullure ><Ili mezzi abituah. Soventi l'esame immediato é oegati"o e non diventa posili\ o che colle l'Uiture e coll'tsolamento coi metodi delle pia~tre,


MEDICA

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impiegando una grande quantità d'orina, 20 a 25 gocce, per ..se m pio. Neumann esaminò in Lei modo le orine di 48 tifosi e vi trovò 11 ''olte il bacillo d"Eberlh. In lre casi i bactlli erano poco nu,nerosi; un bacillo per goccia. nel pr1mo caso, quindici nel secondo caso c. vent1cinque nel terzo; negli allr·i otto casi i bacilli erano innumerevoli. Queste cifre concordano con quelle di altri esperimentatori che banno r1scontrato il bacillo litìco 6 volte su 41 casi. Seilz lo trovb 2 volte iu 7 malati esaminali; Konjajeff3 volte su 20 e Hueppe l sola volla su 16. )lei casi di Neumann i bacilli erano genorttlmenle (8 volte su ti) molto numerosi e le orine presenlavano, ad occhto nudo, un inLorbidamento manifèslo. Questo segno clinico è ,mpor•lante, percha l'orlll8 dei nefriliei diventa limpida colla filtrazione, mentre che l'orina ricca di batterii resta sempre tor b1da. La presenza del bacillo di Ebertb nell"orina i• dovuta ai focolai infettivi sviluppatisi nei reni. Questi focolai si svolgono ptù rapidamente nei re111 che nel regalo e soprattutto che nella milza, ma, quando vi SI producono, provocano '"eri emboEsmi capillari con tutte le lol'O conseguenze. Si potrà quindi a!Tertnare. con Konjajetr, che vi ba o erri le linfomatoso (nefrite batterica circoscritta) ogni qual volta si sarà conslal.alo il bacillo tifìco nell'orma. L'infiammazione diffu!la del rene può sovenLi manrare. Se nei due casi osservati da Seìtz la nefrite acuta era manifesta. pet· contro solo una volta su tre Koojajeff riscontrò albumina in quantità notevole, globuli dt pus, cilindri degenerati, e, 24 ore dopo l'esame, globuli s anguigni: negli altri due cast non trovò che tracce di albumina e qualche globulo· di pus. Neumann htt osservato nei s uoi casi, s ia l'assenza deU'albumina, sia la sua presenza in debole qnantità. In un caso di epatite con tUerizia, l'orina conteneva bilirubina e qualche raro cilindro tìoamenle granuloso. In un altro caso l'orma, leggermente albuminose, conteneva numerosi globuli di pus. La nefrite diffusa è re lati vàmente indipendente dalla nel"tite circoscrilta, come venne stabilito da due autopsie : ora in


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Rl\'IS1 A

questi due casi, benché le orine fost<Pro mollo ric~he in olbu . mina, uon si riscontrarono mai bacilli lifo~i. Qu(>sle nefr 1ti d1ffuse, paragonab1li a quelle ùelle difteriti, sono prodotte dai veleni elabot'8li nelreconomia e non localmentt\ dai batt~>r 1 1, Altro fa\lo: la pre~nze di una g rande quantità òi bacilli tiIlei nell'orina non implica la gravezza della prognosi. Neumann e Konjajeff sono d'accordo nell'affermare che la bacterauria non ha piu impor·tanza dal punto di vista della prognosi che un'abbondante eruzione di macchie rosee. colla quale esc:a ha d'altronde intimi rapporli. Queslo dato, in opparenza partttlossale, può sp1e~arl"i col fatto che l'orina, quantunque ar1da, offre al bacillo d'Ebel'lh un eccellente mezzo di cultura - Il mezzo nutritivo l'l rinnova costantemente e basta a tutt1 i «uoi bi~ogn1. - Queslo batterio vt sì mollìplice rapidamente e può conhnuare a «-vilupparsi lungamente dopo cl1e la sorgente renale é esaur ita. Neumann tr(lvò il bacillo lifico ne11'<1rioa dei malati in piena con-v&le!'cen:ta: dopo IO g1orn•. 4 casi, dopo 16 f:!iorn~ 1 caso; ed anche dopo 21 gìorm, 1 caso. L·orina di un malato con,·a]e!'cente da cileci giOt'lll conteneva più eli 100,000 batlerii per goccio, ben<'hé per il fotto dt>lla convalescenza l'orina fof'se notevolmPnte accrf'sciuta: non è che dopo molto tempo ctle l'orina 1 idi venia "teril .. Non .occot·re JOSJ!\lPre bull' impot·tanza rapitale di que~lo fatto dal punto di vista della pro()Jassi. Riassumendo. la pre"enza del bacillo tifoso nell'orino dimoslra resi.,lenza anteriore o attuale della febbre tifoidea: la sua assenza non ha che \JO valore relativo e non rotrebbe infirmare la dtagnosi. Bulla 41apoll clesU uoeul epattol. - Pet.. - (Centralb.

J. (h r, ~- 2, 1891). )o seguito a 25 osser,·az•oai di ascessi del fegato, lra i IJU&li 13 non erano a scesc;i tropicali, raulore ha potuto raccogliere e coord10are i !".inlOIDJ di questa affezione nelle seguenti categorie: 1• Sintomi obbiellivi. Oltre la febbre etica cronica J'mgro:--


789 ~amento dell'organo lintmalato é

un smloma che non manca mai e t;be !Specialmente si r1cone>sce durante la vite, l'accre-cimenlo dJ volume ba i seguenti carallerJ: a) aumeuto 1iel lobo destro in alto; b) dislocazione in allo della 1111ea più o meno con ves~ che segna il limite del polmone e ùel t'egalo; c) spostamento in alto e diminuito movimento del limite dei due visceri tanto nel respiro come nella cambiata pos1ztone laterale. 2" Dolori subit-lll \'Ì nella regione epatica 1rradiant1si 10 alto ed aJia spalla de!'ltra, la depresllione P"icbica ,lei paziente, l'anoressia. l'in-:onnia, il dimagramento. 3° Momt>nli ezJoloA'iCi dlverst per d1ss~utel'ia tropicale, calcoli bilian. flogo~i dì or gam 10 relazione colla "ena porta. tifo addominale, ecchinococco, traumi, ecc. Però bisogna ricooo~cere che per certi casi non rar1, anche l'eziologia degli ascessi epatici non tropicali P. molto oscura. 4° Si danno ac::cessi epatici clt~ per i loro reuon•eni poco decis1, per il loro pù·colo volume e per Ja loro sede centralt:: si soltra~gono completamente alla dia~no ..i dmica. EtlperleAZe oUillohe ool metodo 41 Kooh nell' o•pe4ale IDJUtare 41 Konaoo. - VoGL - [)•tu8ct,e med. lVo,.h., N. 18, L8H1).

Sopra i 2t soldati Lub•·rcoiQSÌ ai quali sì 1ifertsce la re la z.iooe di Vos.rl si o::.servò con pa r ticolare diligenza l'andamento della temperatura durante la r~>aziooe. Si const-atò che anche ammalati non tubercolosi reagivano, benchP debolmente, ad una iniezione dt 1-5 milltgrarnmi. l tubercolost l'ea,mvano ad 1 milligrammo in di\·erso modo, cioe alcuni mollo debolmente, altri con allissima temperatut·a. Di solito la reazione si e.:: tese in questi ulluni a tre giorni ed 10 essa -<i poteva dic::tinstuere l'invt~o.::ione, l'acme e la defervesceoza. Molto spe!lso si mostrò al pruno g1orno 'Oio un debole aumento d1 temperatura, a l!lecondo gtorno •n vece rapida asce~ (3!lo fino 8 i<rl ed al terzo giorno caduta fino ad un o: imrno acme vespertino, a parltre di là la tt>mperatura discendeva ancora fino 8 lrovarllt nel giorno sucre~c::ivo sotto In normale


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(crisc). Procedendo lentamente nelle do10ature e osservando accuratj~simamente

le crisi (senza d1 che si manifestano dannosi effett.1 cumulativi dell'infezione) si raggiunse sempre un grado ru reazione che si dimostrò quale t€mperatura massima per tuuo il decorso della reazione. Questo massimo grado .ti reazione è chiamata da Vogl reazione prindpa!e. Essa è determinata dalle individualiLà, e nei ca~i trattati !'<i e~plicò in parte già con l milligrammo, in parte con 3, :; o 7 milligrammi. A partire dalla reazione principale, anche con dosi celer·mente crescenti le reazioni furono sempre più piccole e colla dose di 35 nùiJigr. in Lutti i casi esse finirono. Dopo la pausa di alcune settimane dopo la prima reazione sì incominciò un nuovo periodo di iniezioni nella stessa maniera del prim!?. in tutte le ispezioni di controllo la reazione fu negativa. Con questo reperto concorda il fatto che alla chiusura degli esperimenti nessun infermo presentava escreato; i bacilli erano scomparsi già molto tempo prima clallo sputo. Da queste osservazioni Vogl conchiude che la tubercolosi incipiente può e<"sere condotta sullo via della guarigione con sufficiente sicurezza. E1ofagtte e1foUaUva. -N. RetciJMANN.- (DeuC$ell.e n-.ecl . Wochens. e Centralb.j. die medie. Wissensch., N. 8, 1891).

In un uomo di trentatrè anni che da circa dieci anni soffriva eli lievissimi disturbi di deglutizione sj manifestò a un tratto durante un pasto una completa chiusura dell'esofago da non potere più neppure ingbioltire i cibi liquiru. Cinque giorni dopo l'infermo cacciò fuori una membrana alquanto grande senza che ne seguisse alcun miglioramento. Introducendo una sonda, si giunse nel terzo inferiore dell'eso!agu sopra un ostacolo che però fu supet•ato con una forte pressione, di modo che la sonda arPiv6 facilmente nello stomaco. Dopo questo tempo il malato polé di nuovo ini{hiollir~> tutti gli alimenti. Pochi giorni dopo egli evacuò per secesso una membrana eguale a 'JUella che prima aveva rigettata per la bocca. L'ultima, solo quest~ fu esaminata, aveva la super-


i9 t tìeie di 100 cmq , era d colot-e bigio bruno e nel me~zo era :rroscre 1/1 di mm. La s ua f'llperflcie non ere !iscie, ma mentre --opra uo lato aveva delle scanalature lineari, e •1uesLe corrispondevano dall'altro loto delle analoghe rìlevatezze. Al rnicrl)scopio le. membrana ri~ullò costituita di più slrali di eptte!ìo piano con grosst> cellule, nucle i e cor puscoli nuclea ti. aveva struUure eguale e quella del normalP epitelio esofajzeo. Si trattava adunque in que-.to ca~o di una infiammaziOne catarrale dell'esofago, per la quale si e•·ano formate ùelle -pesse membrane costituile dalle cellule epiteliali normali. onde era a '•venula una pron ta chiUsura dell'esofago. P~r quec:ta malattia t• s tata p r oposte la denorninaztone di ~>l'o­ fallile esfoliativa .

Sulla que1tione della identità. della varicella e del valaolo. - C. B ocHSINGER. - (Cenlralb. f. J..lin. Med. e Centralo. f. d.te medtc. n'i$.~ensclt • N. 7,l 91). l 'n ragazzo di diec1 anni ammalò nell't~pr1le dell'anno pa-.salo di varìcella; quattor òiCI dei suoi compagm dt ~tudio furono 1mpediti dalla stessa malaltia di andare a scuola. H caso era &ffatto tipico e decorst- senza aumento di templralura in pochi giorni; l'esanlema era ~>emplicemenle co~ltluito da vescicole pallide traspaa•t>nti. 11 fratello tredJcenne del malato, dal giorno deUo molallia d1 fJuesti rtma,..e in ca!!a s~>nza es«ere isolato. La madre. una ~ign.1ra di •1uarant'anni, per evitare dt spargere la malattia, neppure usca Precisamente dodici gior ni dopo la comparsa dell'e«anlema nel primo ragazzo , emmalerono il fratello e la madre, ma il primo di varicella tipica (non si fol'm ò neppure una pu!!tola marciosa), ma la madre di vero vatUolo g rave con tutti i s uoi caratteri: forte febbre prooromica per due gioa·ni con dolori lombaa·i, m-ande pro!!lrazione. nolo sviluppo ciclico d<'lle pustole, febbre alta durata dodici g1orni e r1manenta delle caratteristiche cacalrici "aiolose. In quel tempo non fu menzione io Vieona di altro caso di vaìuolo vero. AmlJeJue i ragazzi erano s tati vaccinati, una prima v()lla nel prilll() anno delle loro \'ìla e una seconda volta nel H.<;s, la madre


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Lre volle, rtuaudo era bambina, quindici anni tndietro e fina lmente cinque anni indietro insieme ai figli. Tutti gli innesti furono positivi. Dopo questa osserv~nione, non v'ba dubbio pel dott. Hochsìnger che il vaiolo e la ' 'aricella siena etiologieamenLe la stessa malattia, e che l'ultima rappresenta una particolare lieve forma di vaiolo esclush•a della età inrantile. Sull' ematoorite , nuovo apparecchio per l ' eeame del .angue. - Heo1N. - (Skrmd. Arch. .f. Phustol. e Central.JJ. f. die med. TVissensclt ., N. 1, 1891).

A somiglianza del lattocriLe in cui i corpuscoli del latte sono separa li per forza centrifuga dal siero, il Blix, sotlo la cui direz1one ha lavorato il Hedin, hfl cercato di determinare il volume dei corpuscoli sangui~ni nel sangue preservato dalla coagulazione mediante l'azione della forza centrifuga. Il pt·ocesso posto in opera dall'autore è il seguente : Per mezzo di una sotlile pipelt$ di vetro è misurato un volume di sangue e un volume di un li11uido che impedisce lat coa~ulazione ed altera pochissimo i c01·puscoli del sangue. Questo è il liquido del MiJUer: 1 p. di solfato sodi co, 2 p. dr cromato polassico, 100 p. di acqua, che Jopo molte prove si è ll·ovato offrire grandi vantaggi sugli altr1 miscugli rae"comandati. La miscela é aspirata in piccoli tubi di vetro 11. grosse psreti, la spezzezza del cui lume è 1/ 8-1 mm. quadr. e divisi per la lunghezza m 50 p. eguali. l tubicioi di vetro poggiano in una doccia di !alla che e fissata sull'asse dell'apparecchio di rotazione. Con olt.anLa giri per minuto della manovella sono impreS<!'lP ai tubi 8000 rivoluzioni, velocità con la quale jn 5-7 minuti la separazione des corpuscoli è cosi completa dtt non potere più essere aumentata dalla continuazione della for·za centrifuga. l limiti fra i corpuscoli bianchi e il plasma salino sono anche più rnanifesl.i perché qui si trova un piccolo strato di leucociti. Il volume oltenuto dei corpuscoli ha naturalmenLe un valore non in senso assoluto. ma pel confronto col sao~ue di diversi rnùividui o degli animali. Può incorrers1 w


i!l3 qualche et•rore per mancanza di es~rctlio nel leggere la graduazione ~otto 1 <wol. p. 100 LA esallezz.a del metodo come hanno dimostra to o:oc:ervazioni di t'tscontro, è o un dtpresso la !'lt6$c;a che con la numer8Ztone d~i corpuscoli !'Otto il micro.;;copio. Sugli esantemi m.e41o1Dall. - H. G. BROOKE:. - (.V.onat.~b. f. p racc. Det'mat.. e ( encrntb. f. die med Wi!!.~enselt, N. 6,

1891). !fon Lenendo con~o delle semplict forme infìammalor•te e delle neoplasmattehe, il tntlJgior numero de(lli esantemi me· dicinali ~ .ii origine aogioneurotica. Corne pel ststema ner''OSO d"l cuore. v~ "'Ono anche per la pelle delle sosta nze r.be provocano con quasi perfetta regolarita in tutte le pet'<'one gli stessi fenomeni {per esempio il nitrito d'a m !le, che produce la iperemia sulla faccia), che quindi hanno un'a zione t~pe('iflca. Ve ne sono altri 'belladonna, ~iusquiamo) che producono effetti meno precisi e meno regolari. La ma~~ior parte dei medicamenti.l'lme la ch!nina, l'tdrato di cloralro, l'antipirina non mostrano akuna regolaritn nella loro azione sulla pelle. que;:;ta tlti<Jne è qussj affatto subordina ta ad una idio"incrasta inriividw~lt:. La topo~ratta. la maggior ... o minore inten"itu, la esten~ione e la durata degli e!>anlemt &n!doneurotici potrebb,.. spie;;ur:• per le diiTer~nzn funztonale fisiologica dei centri n or' osi e delle estremtta de• nervi, e l'autore non cr P.de ammis.c:ibile la distinzione dt esantemi medicina li specifici e dinamici. Hann() una importante influenza sulla eruzione la condiztone e la qualità del te~~uto cul8neo, da cui dtpende c:e si produce un ~Pmphce ertterna, o vesctcole o pustole o porpora o edema. Ove i renomeni angioneuroLici ~ono congiunti <'.<In importanti fenomeni d'tnlìammaztone p ua ricercar;:! oltre la intluenz:;~ nervosa anche una azione dlrella del medicamento circolante nel sangue sul te::Ssuto cutaneo.


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8 ugU eaanteml meclicinall eatei'DJ. - J. CoLCOT Fox. (Cenrralb f. die med Wissensch, N. 6, 1891).

Il Fox distingue gli esantemi che avvengono in conseguenza della applicazione locale esterna dei medicamenti in tre gr.1ppi. Nel primo di essi, la irritazione locale rimane esclusi'"amenle limitata al luogo che sta in direlto rapporto col medicamento applicato. Queste eruzioni sono nello stretto senso della parola localizzate, si pr oducono per una causa che agisce perifericamente e non sono di natura specifica . Nel secondo gruppo l'azione della sostanza è parimente locale, ma si estende oltre la superficie di applicazione o in forma di un alone che la circonda, ovvero la eruzione si dilata senza scontinuità dal luogo di partenza per una maggiore o minore estensione (come l'acqua sulla carta bibula). Questi esantemi sono provocati in individui particolarmente dispostivi per una azione specifica sul sistema nervoso periferico . Il terzo gr uppo finalmente dipende da una irritazione centrale e decorre con o senza fenomeni d' intossicazione ~enerale. Queste eruzioni o cominciano localmente e poi si estendono, mentre ad una certa distanza compariscono eruzioni simili che confluiscono con la originale e possono costituire un esantema più o meno ~enerale, o la eruzione si forma ìn vicinanza del luogo di applicazione o distante da questo senza fenomeni locali. Gli esAntemi appartenenti al terzo gruppo debbono pa ragonarsi a quelli che derivano dall'uso interno dei medicamenti. Sopra UD& pardoolare forma 4l malattia del •lateaa nervoso iD UDa famlgU&. - M . NoRME. - (Arch. fur

Psyeh. XXII e Centr.j. die medie. Wissensch. 1 N. 6, 1891). Quest~ malattia ha colpito tre fratelli di una famiglia c:he negli ascendenti non ba alcun precedente ereditario; il suo corso è cronico; in due fratelli cominciò senza causa nella età della puberta (10 e H anni), nel terzo nella eta virile (30 annj) in coincidenza con una scossa fisica e mor ale. Dopo un corso lento progressivo per a lcuni anni, !legui poi una


MEDICA

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pausa senza miglioramento. La malattia cominciò con disturbi atassici di coordinazione alle eslremilà inferiori che presto diventarono cosi grad che i malati non poterono più camminare senza gruccie. Seguirono poi simili disturbi di coordinazione. nelle estremi là superiori e nei muscoli foni<'i della loquela (muscoli della larinFte e della respirazione) che presero un carattere esplosivo. Quindi si manife!\tarono altri disturbi: mimica esagerata, debolezza deJ potere visivo per un CP.rto grado di atrofia del nervo ottico (semplice primaria), abbassamento della intelligenza con irritabilità (imbecillità) ; nistagmo atassico; debolezza funzionale di certi muscofi dell'occhio (muscoli retti superiori e esterni) vivacità, senza aumento, dei riflessi. La sensibilità rimase affatto integra ; nessun fenomeno di Romberg, nè atrofia, nè paralisi ecc. La maggiore rassomiglianza della malattta è con quei casi descritti come atrofia cerebellare che spesso presentano nistagmo, parest dei muscoli oculari, disturbi di coordinazione delle estremità e della parola, difetti d'intelligenza, vivaci la de1 riflessi, sensibili la intatta ecc., solo non mai questi fenomeni sussistono in!'lieme, ma si trovano sempre separati. L'autopsi11 di uno dei fratelli che venne a morte per una intercor'renle polmonite, mostrò una piccolezza del cervello, cer velletto e midolla spjnale estesa a tutte le parti senza traccia di pro.~esso infiammatorio. AJI'e~ame microscopico si trovarono soh1 nelle radici anteriori e posteriori della midolla spinale ed in alcuni tronchi dei nPrvi periferici. le co~i dette fibre sottili straordinariamente numerose, a spese delle fibre grosse; la qual cosa è attribuita a una difettosa struttura del sistema nervoso. Il Norme, concludendo afferma e~servi una malattia congenita del sistema nervoso centrale derivante da disposizione di famiglia con condizioni istologiche normali, i cui sintomi clinici si avvicinano più che altro a quelli dell'atrofia del cervelletto.


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Rioerohe cbtmtoo-batteriologiohe BUI baoilll tubercolari. - HMnteRScLAG. - (Centralb. f. klin. Medie., e Centra/b . .f. die medie. Wissensch., N. 13, 1891). Queste ricerche furono cominciate nel laboratorio del Nencki e terminate in quello del Nothnagel. n lavoro é diviso in quattro parti. La prima riguarda la composizione chimica della sostanza del corpo dei bacilli lubet·colarj. I bacilJi furono colti,·ati nel brodo glicerinato e sull'agar glicerinato e peptonizzalo. La separazione dei batteri dal terreno nutritizio fu fatta per mezzo dl'lla filtrazione della coltura nel brodo e succet-~~iva lava.tui'a con acqua acidulata con acido acetico. I batteri freschi avevano un colore leggermente roseo e un odore gradevole di fr·ulta fresche. La quantità di acqua in loro riscontrata fu in due analisi di 83,1 e 88,i p. 100. La sostanza disseccata conteneva 26,2 e 28,2 p. 100 eli una materia solubile nell'alcole e nell'etere, lecitina, grasso, una sost11nza velenosa. La composizione elementare della parte insolOJbile nell'alcole o nell'etere che era costituita da albumina e cellulosa era di 51,62 p. 100 di C.• 8,07 p. 100 di H., 9,09 p. 100 di Az. e 8,0 p. 100 di cenere Nell'estratto alcoolico etereo fu trovata, insieme col grasso e la lecitina, anche una sostanza venefica che potè essere es~ratta riai residuo rimasto dopo la evaporazione dell'alcole con la bollitura nell'acqua o nell'alcole diluilo. Piccole quanlita di una tale soluzione iniettate sotto la cute dei porcellini d' India o rlei conigli producevano crampi clonici e tonici e la morte nello spazio di 12 fino a :)1 ore. Dalla parte insolubile nell'alcole e nell'eter•e potè essere estratto per mezzo di una soluzione all'i p. 100 di potas~a caustica, un corpo albuminoide che, dopo acidulazione con acido acetico, roteva essere pJ•ecipitato col solfato di ammoniaca. Nel residuo che rimaneva dopo la separazione dell'albumina potè esser·e d!mostrata la cellulosa. Chirnicamenle differiscono i bacilli tubercolari dalle altre specie di batteri per la grande quantità di materia solubile nell'alcole e nell'etere e per la esistenza di un veleno che desta convulsioni nella sostanza del loro corpo. La seconda parte tratla del ricambio materiale dei bacilli


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tubercolari. Questi vegetano, come è noto nel brotio peptonizzato solo dopo l'aggiunta di 5 p. 100 di glicerina. L' Hammerschlag ha dimostrato che questa può essere sostituita dallo zucchero d'uva, dallo zucchero di canna, dallo zucchero di latte, dal glicogeno; dalla destrina, dalla mannite; egli crede che queste sostanze tengono verso i bacilli 11 luogo di un importante mezzo nutritivo e sono da essi in parte ossidate per la produzione del necessario calore, in parte sono trasformate io cellulosa. Dei prodolli del ricambio materiale potè ottenere ( Hammerschlag, come riferisce nella 3' parte, solo un corpo albuminoide dalle colture di brodo filtrate, il quale de;:tava nei conigli la febbre. Questo fu ottenuto con la precip1tazione per mezzo del solfato di ammoniaca. Filtrando le colture di brodo sviluppate e seminando di nuovo il filtrato cor.t bacill1 tubercolari si ottennero coltur~ tipiche di questi bacilli. Dopo avere vegetato per otto mesi nel brodo glicerinalo alla temperatura di :39• C. i bacilli tubercolari perdettero completamente la loro viruleoza, dopo 4 o i mesi nelle stesse condizioni il risultato non ru costante. Però la loro forza ve~etativa, cioè la loro attitudine a vegetare sopra un altro terreno di coltur a morto non fu neppure dopo 8 mesi in alcun modo danneggiata. Con tali colture attenuate non potè oHenersi la immunit-à. Sulla importanza oltnloa. del gas lntestlDall. -

C. NoR· ( .'ldunchener med. Wochensch. e Centralb. f. die med. Wissensch., N. 9, 1 91). VACK e \V. B RAUTJGAM. -

Un'azione nociva dei gas intestinali sull'organismo può, teoricamente avvenire: 1• per gli schistomiceti; 2• per irritazione chimica; 3• pPr influenza tossica; 4• per cause meccaniche. lo primo luogo é stato dimostrato dallo sperimenl.o cbe nell'aria che si spande dall'intestino nella cavità addominale non si rinvengono microrganismi, cosa che poteva preve-


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IU\"ISH

der;,i a priori, po~eJtè per la umiclttà che !:;Ì trova nel tubo intestinale 1 germi non possono rtmanere attaccali alla parete intestinale o alle fecce. ~eppure si può dim ostrare con lo spetimenlo una perniciosa tnfluenza infettiva o chimì;.;a dei ~as inLestinali "'Ul peritoneo E neanche i gas tnlesttnah: !"anidride carbonica. l' iàrogeno, !"azoto, i carburi d'idrogeno, !"ossigeno e finalmente r iclrogeno solrorato c; piegano alcuna azione tossica. Ora, poiché non è dimoslrahiltl alcuna azione o tnfetti\ 11 o chimica o tossica dei gas intestinali sul peritonco o Rull'organismo llenerale, non rimangono che i nocumenti lDPC· canici delle ~randi raccolte di gas nella cavitil del ventre. E •Juesti non Mno m falli di poca importanza. Fra es:::1 il prmcipale è la compre~sinne del polmone operata dal re,.pingimeoto in alto del diafragma e le l'tue p~>rJColose con~eguenle . Viene quindi lo ~poslamento del cuore, lo schiacciarueuto dei grossi va~i. la forte pressione sul conleout'() dei vi!;ceri addominali " la ... tasi che ne dert\'a. È finalmente pure da considerare la ùic;ten::.ione del periloneo, la lacer azione di piccoli ,·asi, lti in~ufficiente provvista del peritonE'o di .. an~e arterio:-o. rogtacolo ella circolazione !in fatica ecc. 1 mentovati disturbi meccanici cagionano innanzi lutto una notevole depressione del potere clt assorbimento del pt!t'tloneo. Di qui segue elle il primo espediente lerapt>ulico nel grave meleorismo è di ristabilire il potere riassorben!e de peritoueo pt>r aumentare con cio la forza di resistenza dei malati.

Orlu& nera, aaoUe nera. - Il. SENA roa. - (Ciw r . A ntt. e Cen.tralù . .f. dre med. Wissen.xeh., N. 13, 1891). ll Senator accenna come solto la designazione Jenerale di melan.ina ~ono state comprese wolte ltoslanze coloranti e\ i-

denLemenle Ji,·erse che solo henuo 1! carattere comune del colore nero. ~on ha mollo il Senator ha osservato un caso in cui la orina uscita di color rosso bruno ed imbruntt!lsi di più all'aria dava la reazione col cromalo di pola..,,a e acido solforico, mi\ in pari tempo conteneva molto indican,


1lEDlCA

cosicché. secondo lui, il colore scuro della orina dipeude'ia da questo. La sezione cadaverica dimostro in questo ~·aso la mancanza di sarcoma melanotico. Anche i derivati d·•lla materia colorante della bile posqono mentire la pre"Pnza della melanma nella orina. Dalla emissione di una orine che dà lt1 reazione dell'acido cromico non s1 può quindi conclu· dere con ..,icurez7.a all'esistenza di tumori melanot1ci, come neppure tutti i tumor1 me1anotici danno occasione al verqsmento della ml'lanina nella orina. Deve anche notar~i che vi sono orme che derivano da maiali con tumori melauotici, che contengono melanina e luttavill non 4.lanno la reaz1one dell'acido cromico. t;n buon mezzo recentemente proposto per di..,linguere 11 melanogeno dall'indican consiste nell'uso dell'acqua di bromo o del cloruro di farro. i quali, l'uno P l'altro, non ag1scono sull'indican. In un caso di estesa meiAnosi, il Senalor osservò olt1·e la melanuria, la separazione di un l~rTuido ascitico colorato in hrnno ""Curo dal quale col ripo!<Oeli più ~iorni precipitava un deposito nero. La materia colorante .5i comportava come ·tuella della orina, traLtandolo con l'acqua di bromo Il Sètl&.lor inoculò nella cav1tà addominale di quattro conigli la melanmn di tumori melanotic: dell'uomo, l'ortna evacuata dopo conleneva mollo indican ma non melanop;eno, cioè non si tingeva in ..,curo con l'acqua di bromo. TrattameDto della eDaresl Dottama -G. P . \' AS Tlesuovex. - (Wien1•r med. Presse e Cen,rali.J.f. dte med. Wi$sensch .. N. :>, lR91).

Il vao Tienhoven crede che la causa della enut·e~i notturna (funzionale) consista io una debolt!Zza delle sflntere della vescica. A cagione della difettosa chiusura della vescica l'orina arriva, per lo pill nelle pr1me ot'e della notte, d4tll& ve~cica nella ponione pro~talica ,tell'urelra, e da qut ecc1ta per via riflessa, l'alttvilA del muscolo delrusore. Muovendo da <'{uesto concetto il va o Tienho' ~n penso di poter combattere la enuresi notturna facendo giacere i ragttzzL col bacmo sollevato. In conseguenza ii que<>la posizione l'orina


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RlVJSTA

non può nelle prime ore de11a Mlte uscire dalla vesciea, poi<:hè non rag~iunge l'oritlcio delruretra . Ma quando nelle ore più tarde della noLte l'orina arriva nella porzione pro. s tatica, il ~onno allora è cosi profondo e quindi la eceitabilité riflessa cosi piccola che 11on ha più luo~o la uscita dell'orina. P et· tenere sollevato il bacino il vao T ien.hoveu adopera un telaio di le~nJo che pone sotto la estremità a nteriore del lPlto, in modo che questo formi con l'orizzonte un angolo di più che 45•. Finora il van Tienhoven ha curato con questo metodo 14 ragazzi, ed il r isultato è stato buonissimo.

Studi auU'esiologta della difterite . - (Medical Record, aprile 1891).

MtT CAELL PR UOOEN.

La mancanza di precisione su ciò che realmente si de}.)ba per una membrana difterica, e sulla forma morbosa che accompagna la produzione d»lle pseudoment))rane, ha gittato l'incertezza s ugli s~udi elle l'autore aveva pubblicati nel giornale amerir.ano delle scienze mediche nel 1889, ed ba indoLto i clinici a consiJer are e trattare ogni mfiammazione pseudomembranosa come locale P.spressìone dell'infezione acuta che va sotto il nome di d it.~rile; condizione di cose prudente e sicura al letto delrinfermo, mtt generante confusione dal punto di vista etiologico, essendo riconosciuto che l'infiammaziòne pseudomembranosa della mucosa può esser prodotls da diversi agenti. Negli studi 15Urriferiti il bacillo Ji Loeffler ru ISOi blO ver cultura ed inoculato negli animali con esito virulento 24 volte su 28 casi, Babes lrovò il bacillo della dinerile in tutti i 42 casi da lui esaminal1, d·Espine lo trovò sempre in J4 casi, artmaon 15 volte su 16, Spronk Wintgens e V an den Brink in tutti i loro 15, Kolisko e Paltauf in 50 , Zarniko 18 volle su 20, Beck 50 volte su 52, SQresen 7 volle su 10, Escherich 20 volte su 22, Fangl in tutti i suoi 18 casi, Brieger e Fraenkel io tutti i loro 22. talcbè si banno ora nella letteratura medica i risultati di a16 casi della cosi della difterite, in 30'2 dei quali fu l'iovenuto H bacillo di Loeffier. caral~erizzare


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!\f• ·lli~.-imi e~ami rli controllo ratt da vat·t auhri hanno t.la-

bililo che que~lo bacillo patogeno non ~i trova che m• Ila locale affezione diflertca, e ml\1 si rinvaene in altre malattie od in wrganlsmi sani, clae il co~l delto bacillo pc:;emlo·difteri<'O è '<lt\lo rinvenuto tanto nellt! wembraue dineJ•i..:he quanto iu individui $801 o affetti da allre malattie, cb1· que!:to bacillo pseudo-tiinerico ~ morfolof{icam~nte e biologt<'amente simile, se non identico, al bacillo dellA din~rite, ma non é \'arulenlo per gli ammali comuneme'1le asso~geUat.i ad innesto, e le et'tlc·al'i iuoculaziona di viru!': svtluppato dallecullnrl! dt•l bocillodt Lc•eiJiar·, capaci d'indur·re por·alisi ed allt-i santomi to«,;ic•, s1wvono u r·Rf· forzare la Cl)lllune convanr.Joue che il bacillo ù1 Lodller ..;ia l'azente cau<>ale ùt>lla malattia eia ... va "otto il nome i 1: • rt~>­ ril-: almeno in un :;tranJissimo nutne&·o di C'&St. D'altra parte, molli u"'.:ervatori banno tro,•alo coll•acillo di Loolller associato più o meno fr·equenlemente uno !:lreplo· cocco simile al p1ogene ed a quello di:!ll'erestpeta, eù in molte inliemmazioni psendo membranose -.Jmulanllla diftenle hanno con.,Lalalo la mam·anza del bacmo ùi Loelller, e la Jll'esenza dello streplocoeco. Que~ta rorma tU tlitlerìt.e che i'i potrebbd dire ~puria . si a::socin èOmunemcnLe alla ~Cilrlallina. alm<•rhillo, alfere.'<tpela ed alle inlìa~nmazioni llemmon•>se, rna non f"Ì può ancora dire che f)Uesta !':ia una condizioue e"clu~i,a. Cost L.oelller ha osservato dte lo streptococeo può ca~ionare una malalli11 simile alla diflertle "è "''in!"inua nel ìann:z .... nelle n .. linfaliche del fai'l11~e e ••el polmone, Fraenl..el ha ottenuto culture qua:-i pnre da «lreptococco •" Jue ca~• ùi dirterìte atipica , Ra~kin ha trovato lu streptococco e non il bac11lo di Loelller in tre cosi di scnrlatlina dJfterica. Heubner ha fallo la stessa O""ervazione, \Vun •• Bourges m no"e ca«i Ji "'carlattioa con r Rpida ùirlerite trovarouo lo streptocncco e 11011 il bacillo di Loelflt>r, menlre tro\'arono quesL "ullimo 111 1luE' ca"i d1 tat·do ;;vilu{lpo di difteriti'. Roux e Jersìn in tre c:ll- di !':Uppo>-ta difterite tipi"tl cnu '"1luppo da pseudomernhroue attorno alle lnn<>ille, :sulla llll;!U8 e $Ulle laLbra , lro\·orono streptococcht ~ n1.1n bacalli .Jj Lof'ffitjr, ClJaolt>mes!e e Vtdal hanno t·iporLalo CO!"i di e:;~udalo tiL rmoso simile al ù&f· Ler·ico. con presenza dt streptococchi. 51


IIIVb'IA

In una ,erie di rkerche, comptule dall'autore nel 18~'1. ira 2i casi !'Il trovò 12 volle lo "lreptococco, \.l mai il bacillo Iii Loettler, cw cho indu~se akuni scrittori tedeschi a r1tent!te che l'autore negasse rtmporlanUl eliolo!r1C8 del uacùlo Ùl Loefller, ma l'autore os-.ervava t·he 16 di •1ut>i 2i casi Si verill· cavano 10 un grandP a::oilo durt~nlt> la prevalenza tlella scarlaltlua e del morbiHo, e 5 appartene, ano ad ammalali 111 coudìuoui simili, e conctuudeva che m olli casi di dineJ•itP potevano esser prodotti dallo ~treptococcn, ,·osa che Loetller stef-l'O amnwtlo, rot•nlre dall"altr·o lal.<l Balllll;.l'arten o~ser 'a che nella Ioìla pt!r l'e~aslem:A 1l bllcù.o di Loertler pu•) u'l:eJ· potuto perder e la "'Us VItalità iu meuo ud un gran nurnt!ro di allri batter·J, e nou esf'er piu riYelato dulie culture. Si è detto cbe l'agar glicermala che l'autore ha usato per le culture a piatto ~i a rneuo (jpporlnna del siero Jel ~angue "'uggerito •la Loelller, ma l'autore assP ri~ce d'awr potuto, col meuo da lUI adoperato. i~olare il bacillo dt Loertler dalle altre forme balleriche presenti nelle pseuùomembrane. ponl'ndo il 6 p. 100 di glic.-rina ueil'agar, e spargendo il mezzo di cultura su gran numero di la"lre, con UAO strato sottilissimo dt mater•tlle, che permeliPS~t' Al bactllO di LoefflAI' di venir~ racihneul~ a coutalto CCII mezzo di cullt:ra. L'importanti', lSecondo l'autore, non ,., la t~cnit·a della cultura, ma il r•iconoscore 1 sinlornt e le leJOioni che ca•-attenuono la difterite, ed il distinguerli ÒAJ :;intoml c dalle le..iolll dw rivdìuo membrane d'altra natura. Se quec.ta di·-linziooe non è J>O"sihil"' al Ietto t.lelrnalvlo, bi~ogna srùr'tarsi di acqui!'lat·e col nuovo ru~,>· to.lo biologiCO qul:'lle cogmzioru eltolog•cbc dt lutto il :,:rupp<l delle p-..eudomembrone, che po«snoo autorizzarri a dee• 1"1'6 se qulll gruppo debbe o no e~$ere d1slinln iu var1e rla'"'"'· A tale "copo e_!:tli Ila inll•apre~:~o una nuova serie di studi -.u 12 ca'~a di letale mllammaztoue pseudomembranol-a occor:-1 in du a ..aù finfanzul, nei quali per molta mesi non era rtcorSA star·lallina n mot•billo, casi l'C('vri d11 og111 complicanza d1 re,..spola o d'mfiamma1.ione !'luppurativa. u11o dei quali !'Ottnnto t>r A complicato con la ln~!.'e couvul-.i\·a Il risultato de-ll'esame t- e"~re ...so uella forma Se!>!Ul:}nte: t• Una bambina di 3 anni nel ~ ~etiPmbt·e 1890 m(l ... trava


,

KltDfCA

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pseudomembrane nel faringe, nel 24 sinLomi larinp;ei, nel 25 !!i esegul la traclteotomia seguita da elevazione di temperatura ed asfì~c;ia. L'autopsia mostra,·a resistenti pseudomembrane sulle tonsille, sulla faccia poster iore dell'epiglottide, sul laringe, trachea. bronchi medi, forte congestione e broncopolmonite posteriore ad ambo i lati, degenerazione parencbimatosa dei reni. All'esame microscopico ~i rinvennero bacilli piuttosto grossi in discreto numero sulle pseudomembrane, molli micrococchi agglomerati e sparsi. Sulle placche d'agar ~tlicerinata, di gelali n& peptonizzata gl'innesti con le pseudomembrane dettero luogo a csratteristi~be colonie del bacillo di Loelller, e dello statìlo«Qcco piogene aureo, le culture prese dai reni riuscirono negative, l'inoculazione delle culture del bacillo di Loeftler in una cavia fu seguita da morte in 36 ore, con edema emorragico, essudato bianchiccio oel punto dell'iniezione, effusione nelle cavità sierose, moderato gonfiore della milza. Le culture pre~e da ll'animale sul punto d'inoeuJazione, riprodussero il bacillo di Loeffler isolato, mentre dal sangue del cuore e rialle alll"e viscere non si sviluppò nulla. Il caso di questa bambina fu se~uito da altri lrc immediatamente nello stesso fabbricato. 2· Una bambina ùi anni i il ()gennaio 1SfJ11weva pseudoroembrane nel faringe che s.i estendevano alla cavità nasale, il i6 fu operata di tracbeotomia, il 21 pegjliOrò molto, il cuore divenne debolissimo, alle 6 pom. mori, e l'autopsia fPce vedere delle pseudometnbr ane che dall'epiglottide si estendevano ai bronchi meJ1, polmonite po~teriore dei lombi medi e superiori, degenerazione renale. Al microscopio si trovò g1-an numero di cocchi ammassali o sparsi nelle pseudomembrane, ma non bacilli. Sulle culture a piatto si sviluppò ampiamente lo streptococco piop;ene e lo stafilocoeeo pìogene aureo, ma non il hacillo di Loeffler. La bambina non era mai stata esposta al conta~io della di ner ite. ;lo Cn bambino di tre anni il t• febbraio 1~91 mosl1'8va pseudomembr aoe sul faringe; nel ~riorno 2 per grave dispnea fu eseguila la tracheolomia, nel giorno 3 8i mostrò l'albumina nelle orine, al 4° giomo mori. Il reperto anatomico rìv~>lò den~e p~eudoroernbrane sul ~aringe, trachea e primi bt'o~ chi,


80>i

!HVISTA

degenerazione renale, non polmonite, il microscopio ::>\elo molti bacilli e molti micrococchi, sulle culture a piallo si sviI uppò il bacillo di Loeffler abbondantemente, lo streptococco e lo stafilococco piogene aureo. Un'iniezione soltocutanea di una cultura in brodo di 4 giorni del bacillo di Loeftler, fatta ad una cavia, produsse difterite nel punto d'iniezione, morte delanimale in 36 ore, riproduzione sulla piaga del bacillo di Loeffler , nessuna cultura si ottenne dal tessuto r enaJe. Dello stesso tenore delle precedenti sono le allre 9 osservazioni dalle quali rautore trae le seguenti conclusioni: In 11 casi sopra 12 si é rinvenuto il bacillo di LoerJler sempre nel sito della lesione locale, parimenti in 11 casi l>U 12 si rinvenne lo strep~ococco pio~ene nel sito della lesione locale, il 11nale però si trovò tt'e volte nei reni, tre volte nella mil:t& e nel regaLo. Lo stafilococco piogene aureo fu trovato unuici volte nelle pseuuomembrane, una volta nei reni, una voltll nel fegato e nellu milza, nessun altro microrganismo mel'itò attenzione per diffusione o costanza di reperto. 1 streplococchi, come nelle ricerche di Loeffler, si trovano tanto nelle faringi malate come nelle sane, ma presen tano caralleri alquanto diversi dallo streptococco picgene. A misura che 1.. os!"el',·azìoni 8i moltiplicano, si reude palese il fat~o che una numerosa classe di infiammazioni pseudomembranose si tro,·t associala al parlicolat•e bacillo di Loeffler, e che lo strepLococco sovente assume nella difterite una qualche importanza gPnetica sebbene secondaria; come va••e dimostrato che in alcuni casi di difterite che clinicamente non si possono dis~inguere da altri, sieno prodotti da uno !'tr~pLococeo simile, ma non idet.tico a!lo streptococco piogene, cl1e si può chiamare streptococco della difterite. È perciò che il nome di difterite dovrebbe applicarsi esclu~iva­ mente a quella prodotta dal bacillo di Loeflle1', mentre si dovrebbe. meglio studiare la sintomatologia di 1fUelle difteriti che com plicano o simulano la difterite vera o primaria. Sia però unica o molteplice la causa della difterite, in ogni caso la !'ede clelia primili•a infezione e l'origine del male è sempl'e local1'l, quindi occorre un trattamento germicida, sia


MEDICA

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che si tratti del bacillo di Loeffler, dello streptococco, o di entrambi gli &ftenti infettivi. La bronco-pneumonite complicante, e l'avvelenamento sistematico mietono molte vite; la prima in molti casi è prQdolla dallo streptococco, ma se i prodotti secondari dello ~trepto ­ cocco si unisrono a rJuelli d~l bacillo della difterite per l'avvelenamento del sangue. non si può per ora stabilire; rimane però cert.o che il veleno localmente prodotto dal bacillo di Loeffter sia la cattsa d~>i sintomi d'infezioni:\ generale che s.i riscontra~lO nel la difterite primaria. l n questò medesimo an no Welch ed Abbott hanno trovato il ba ·ilio di Loeffler in tulli i casi di dirterite esaminali durante vita, ~d atlribuisconu 1! reperto dello streptococco a casi di complicanza, o di aberrazione delilo~ forma essenziale della difterite vera, ci0 che confermerebbe l'opinione dell'autore.

HIVISTA CHIH UHGICA La capsula adiposa del rene dal punto 41 vista chirurgico. - TuFFtER. - (Rer>ue de Chiru rgie,~. 5, tt:.90).

La chirurgia renale ha posto in prima linea l'anatomia delia regione lombare attraverso a cui s ì rallgiunge quell'organo, ma ha quasi lrascurat.o la storia dell'iovtluppo adiposo della glaodula, for~e per la sua incostanza e v<1riabilità. Eppure questa capsula adiposa è as~ai inter~ssante sotto un triplice aspetto: anatomico, fisiologico e chirurgico. Lo ~tudio anatomico di questa regione fallo pel' di~sezione non é preciso, distrugge i mezzi di fissazione della glandola t> la sposta. Il mi~lior mezzo è quello di rare dei tagli lras\-ersali del corpo intiero sopra soggetti congelati e preventivamente iniettati. L'autore praticò queste sezioni su 17 cadaveri


S06

RIVJJ:i'l'A

di var·ie età con gli appar·ecchi frigorifici e nel làboratol'io della Morgue. La capsula adiposa del rene è costante, ma non è invariabile. E~~a vat>ia coll'età; costituita nel feto e nel neonato da qualche lobulo adiposo giallo disseminato sulla capsula fibrosa della gianduia, raggiunge nell'adulto uno spessore Si}rnpre considerevola; più abbondante nella donna che netJ'uomo, e nei soggetti grassi che negli emaciatt, essa ingrassa. o dimagra col resto del tessuto adiposo. Lo stato pat0logico del rene vì influisce assai:· le uefriti, e specialmente le pieionefriti croniche prov·ocano una ipertrofìa enorme di questa capsula in modo da simulare u.n neoplasma: tale ipertrofia si riprod uee in seguito alla legatura Jell'uretere ed all'atrofia o alla dilatazione cistica o purulenta del rene; si produce parimenti in seguito alle nefreclomie parziali.

Questo stesso tessuto cellulare perirenale può ezìandio, invece che ipertrofizzarsi, subire atrofia> e in tal une pielonefritì scompare, sostituito allora da un tessuto lardaceo, duro e friabile da ingannare l'operatore; lo stesso succede in certi casi di neo plasmi ad evoluzione rapida: ed infine nelle suppurazìoni pe1·irenali si trasforma in uno strato fibroso, ineslensibile, legnoso, ade,rente1 che fissa la glahdula e limita e disturba l'azione operativa. · Tàle strato adiposo non è uniformemente distribuito attorno al rene e.la sua localizzazione spiega molti fatti patologici: 'sulla .faccia anteriore esso manca quasi completamente, ed una semplice lamina cellulare separa la glandola dal peritoneo; sulla faccia posteriore ha invece uno npessore noteYole: da due a quattro centimetri; sul mar(line conues.so uno strato spesso riempie lo spazio libero tra il rene ed il colon, e si continua col grasso in cui questo si adagia; sul margine eoncaoo si localizza in un nucleo spesso attorno all'ilo e discende lungo l'uretere ed i vasi spermatici, dove s'infiltrano. sovente gli spandìmenti sanguigni nelle lacerazioni del rene; sopra e sotto non è che una lamina sottile;


CHIRURGICA

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alle dt:e estremità iorma due cuscinetti: ti superiore corrisponde alla capsula soprarenale e al diaftamma, qui assai sottile: l'inferiore riempie il largo seno compreso tr·a il colon e la parete addominale, vi si continua coll'adipe sotloperitoneale, e l'estremo infer·iore del rene vi si immerge. In conclusione questa capsula continua ~ però molto più spessa sulla faccia posteriore del rene ed alle sue due estrPmità. Il suo aspetto é ben diverso nel vivo o sul cadavere: •lUi troviamo uno strato di grasso compatto racile a disgregarsi ed a lacerarsi colle dita: nel vivente invece l'adipe t'orma una massa fluido. che sfugge alla pressione ccn mobilità straor·dinaria, che si lacera >:otto la stretta delle pinze, e che non si lascia drviòere. specialmente alla sua estremità inferiorE>, per causa di fascetti fibrosi che vanno dal rene al cieco. Questa estrema mobilità e friabilità spiega gli insucces.,i di tutli i processi di n~fropexia che pigliano il loro punto d'appoggio in questa atmosfera grassa. Questo strato cellulare è piu vulnerabile ali~:~ sua inserzione sulla capsula propria del rene, e ~e si ha rura di cominciare a denudare l'organo dalla sua faccia anteriore, quasi sproV\'ista di grasso, questo tempo dell'opert~zione è assai più facile: e non vi è quasi pericolo d'emorragia, chè so110 poco numerose le vene contenute in quello strato, le quali anastomizzano la circolazione renate colle Yene dell' intestino crasso, ma non hanno pel chirurgo che una importanza relativa. lo generale non si accorda a questo strato adiposo che lo scopo, l'ufticio di mezzo di fis~azione del rene e ~la bene: ma questa parte non è la sola che gli spetti. Dovunque vi è un organo mobile, lo si trova circondalo o da una sierosa o da uno strato di adipe lasso e fluido. Il rene è dotato di un doppio movimento: movimento di espansione isocrono colle pulsRzioni cardiache, !imitalo ma visibile ed apprezzabile negli animali e doraule le operazioni sull'uomo, e l'altro movirn~ento di trasla.ione che seguita il diaframma o il fegato nei movimenti respiratori. QuPsti due movimenti di espansione e di traslazione verticale spiegano la necessità dello strato adiposo perirenale: e la sua distribuzione stessa è in rapporto con que!"ti movimenti.


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RIVISTA

Sul daoanti P poco abbondaute per~hé 1! per•ton~'o che lo riveste permette i suoi movimenu sulla massa inlestmale: alNndietro ha invece un maggiore spes;sore che il rene deve scivolare sulla parete lombare nssa ed immobile: in basso forma un cuscinetto elastico al termine della e~cur.,ione del rene: all'esterno permette lo scorrer e reciproco del colon e della glandola. riempiendo :;:rli spazi vuoti :>econdo le v~ riazioni di volume di questo tratto intestinale: infine sull'ilo esso è necessitato dai movimenti di espansione del bacinetto. Jelle erterie e delle vene renali, che devono effettuarsi con reciproca indipendenza. Da tutti questt falli ri::;ult~ che la capsula adiposa ser\·e non ~;olo come mezzo di fts<:azione del rene, ma ancbl' e specialmente a permetter gli i suo1 movimenti di espnnsione e d1 lra!=<lazioue. Queste con:::-iderilziooi anatollliche e fisiolog-iche hanno tutte delle applkazioni d• r t>lte alla chirurgia,. Le s uppurazioni pe1·irenali si diffondnno facilmente, ma non a ca-;o, ben"'• in punti prevedibili, data la locabzzazwne dell1.1 capsula sopra descr itta: la loro ~ede J'elezione é la regione J'elrorehale, ed esse l'i fa11no strada \·erso i lombi, mentre il rcc>ne è spinto io a\'anti, e solo di rado ed eccezionalmente han'lo sed., al davanti del rene e ~torris ne riporta un eseropto. Possono ancora svilupparsi llemmoni sopraren.ali superiormente, e sottorenali inferiormente alla ~hiandoltt nei due cuscinetti adiposi posti in quelle località. Queste due forme d a scessi perircnali sono ben dL~tinte è ""i differenziano f1·a loro pet· localizzAzione, sintomi, terminazioni ~peciali che li separano nettamente l'una dall'altra. Nelle ràccolte soprar enali il diaframma è respinto, dissociate le sottili fibr.- che s'attaccano al •JU8dl'alo dei lombi. a•·cala fibrosa del diaframrn11 talora manct~nte; si distacca la pleura da simulare una pleurite purufenta alla percussione ed all'ascoltazione, cha non si tJ.VV0t'te colla palpazione lombare, e che termina talora con una v o mica: tale raccolta è compre::;a tra il rene e lo spesso suo involucro fibroso inesten,.•bile iu avanti e la pat·ete costale indit>lro, quiudi la sua cavita somiglia in tullo a quella dell'empierna, non può rìempil>si dopo


CHfRURGICA

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l'evacuazione e lascia tramiti fistolosi che possono giustificare l'operazione d'Estlànder. Gli ascessi ~ottorenali sporgono invece nella regione lomboiliaca, danno nevralgia genito-crurate, iperestesia della radice della coscia e spesso anche una irritazione del nervo crurale e dello psoas che ricorda, all'infuori della localizzazione, il flemmone iliaco: discendono spesso verso il bacino é possono lasciare sov~nte incerti sull'origine delia lesione. Queste suppurazioni generano frequentemente delle jt.stole la cui direz.ion.e e pel'sistenza dipendono da questa localizza· zione specjale della 8tmosfera adiposa del rene. Il tragitto f'ì. stoloso si diviae spesso in due o Lre ramificazioni elle sboccano in cavità suppuranti alla estremìta supet·iore, a quella inferiore, e dietro il bacinetto. Tutte t(UMle fist,ole sono rivestite di una parete fibrosa, spessa, talora molto vascolarizzata, ma sempre di una durezza !ignea che invade perfino tutta la regione perirenale, trasformata allora in una massa fibrosa, inestensibiJe, aderente alle coste, in mezzo alla quale riesce impossibile ricono· scer·e i d.iversi organi. In q11esli. casi consiglia l'ltuter<', allorchè si deve intervenir·e ed operare sulla regione io tal guisa modificata, di allontana-rsi da questo focolaio per operare in tessuti sani ed avanzat•si in essi fino alla glandola renale. I rapporti del1a capsula adipqsa c0l coloo e colla pleura presentano .un doppio interesse. Dapprima l'incisione lombltre fatta per scoprire il rene cade sempt'e nel suo lato esterno 1"1;11 colon ehe fa ernia nella ferita, spesso vuoto, .flaccido, perduto nel grasso, con grave pericolo dì esser leso: e l'A. cita quattro ,osservazioni di Barker, Ditte!, Trelat e Mac Clean. La presenza, a questo livello, dell'intestino suscettibile di notevoli e frequenti cambiamenti di volume spiega in parte la p.e rsislenza dP.IIe fistole pel'irenali, per condizioni analogbe a quene che si ver-ificano nella fos~a ischio-rettale, che si invoc1)no a spiegare analoghi effetti. Parimenti nella parte superiore è. ùa rilevarsi li pericolo di ferire la pleura: la sìerosa sorpassa la 12• costa, fiUando questa è troppo corta io questo pu:nto o il diaframma è sottile


~l()

81\'JST.<\

o talol'a maocanLe. L'operatore impacciato dalla ioe:slensihilità dei tessuti a •ruesto livello cerca ù1 incidere il più in alto possibile e in mezzo allo ~trato ad1poso cade sulla pleura. Ba~ta, ad evit.are tale perkolo, ricordar.,. cbe la pleura ...orpassa ia 12" costa ma uon v1 aderisce, ed é separata dalla co~ta e ùall'aponenrosi lel quadrato de• lombt da uno ~trat.o cellulare: giunto ~nlla regione p~ricolo~a si mtroduca sotto l'aponeuro~i laghata dal bas"o in allo l'indice, che t'oll'uns.rhht raschia la faccia profonda e respinge m alto l'ad•pe ed il fondo cieco pleur ale: allora ~ul polpaslrello d~l dito si può incidere francamente 11 tessuto hbr oso. Finalmente qu~.. ta ca p"ulo udipo~a molle e friabtle,. dotata al più allo grado d• propr ietft assorbenti, che Ja ~ua flUidìta .. Deciale, le ~ua facile dissociazione spiegano facilmente. E tale a <;sor bimento è rapido ed as!'hl intenso. Nel primo ca~ operato dall'autore la 1110rte sopraggiunse per intos!'ttcazione ioùofol'mica· in un secondo caso, avendo impit•~a lo una Mluz.ion~ fenico al 5 p. 100 si ebbPro seri acciden ti di inlo&~ica­ z•one· in un terzo cal-lo coll'anliQep"i col !"Ublimato la vita dell'operato fu in ~e ri<> pericolo per ac.ciùenli ancoro piu gra\'i. E un msegnamento importante: t maiali nei quali si interviene per unn les10ne rene le hanno sempre un Rppareochto e~crelore in cosi catti"o stato da render.. di assoluta nPC>-!<"Ìl6 la massima precauzione nell'impiego llt qualstas: antiE:ettico. In concJu ... tonP l'atmosrera adip<)!'ta <iPI r ene pres••ula una localizzazione sp•,ciale: essa p r~Jom ina all'indietro ed alle e'-lremità dd rene: e m quei punti che hanno "ede le !lllftpuraz•oni pel"irenali: é pure là che sboccano i ~eni flstolnsi c .e ne con~guono. Questo g-rMso è molle, fluido , incapace a sct·Yire per la fis..azione chirurgica dell'organo. è Jiflìe~le alacera~i ~ fa o--ta· colo a denudare la glandola. Esso permette 1 mo,·imenti di e"paflsiOne e lraslatione dell'organo. c:uùi..,ce modif:l«:-oziou1 di ' 'olume e cons1stenza c:econùo lo t~lalo normale o ptJttJiogico del r ene e del soggetto, e per la sua tlutdtlà ~ rucilmente ùi~sociabile dalle suppur azioni e da.gli ~panùi meuli sanguigni traumatici che vi si dHfondono lar~amenle. Infine que~to ~ra~!'O e dotato di en• J·pka az1ont. aso..orbente.


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CHIRURGICA

e gli anlisellici ver-ati al suo livello vi si iofillrano, ne "Ono rapidamente assorbili e possono dar luò~o a gravi ac<'iJenli di tnlossieazione.

Cura delle perforazloDJ. trau:matlcbe dello •tomaoo e dell'lnteatlno. - P. REcLcs e P. NMUÈS. - ( RerJue de Chz r urgie, febbraio-ma ggio 18!Jl). La questione :ml rmglior rnetod.-) di cura delle perforazioni traumatiche dell'intestiuo è ben !ungi dall'e><!'ere risolta: gli uni vogliono l'intervento tmmediato, alll'i rastensiow'} sistematica: però runo e l'altra banno le proprie indicazioni e controintlicazioni . La tendenze dei chìrurghi ~verso l'intervento in11nediMo ~ molto forte. St!mbra logico e naturaJ~> pra~icare la laparoLomia e la suture intestinale antich•• att•·ndere aderenze problematìc1Je: eppure la mrwtalità nei r asi Iii intervento è con!'idere\'O(t>, e superJOre a C(Uella delrastensione. Senza po · ter~i ancora pr oouucìare in uwdo as~oJuto, allo stato Attuale dei processi operatJv1, conviene ammetlere che non tnllt< le l'eri te intes.linali sono identiche. che in alr.une la. laparotomia. s1 im~.one, che allre guariscono spontaneamente. Occorre tracciare a questo riguardo alcune regole cliniche. Si è aOermato che !e rerile intestinali abbandonate a loro stesse sono futalmente mortali: torse tale asserzionP ebbe or tgine dalla. g ravil..é delle ferite addominali prodotte iu passato daUe arm i da guerra, in cui la statistica registrava oltre il 90 p. 1110 di esiti infall!"tL Ora la stalrstica è migliorata, e Nimier nella guer1a del T onkino porta ti 22 p. 100 di ,ruarig1oni. Queste sono te l~sioni pil't gravi e meno frequenti che ooo le per-forazioni da p roiellili di revolver e da C(llpi di toltello: e fJUésle ultime possono guarire spontaneamente. Il iallo è nramai dimostrato ed ammesso per lo '"tornaco e per l'inl.flstino c•·a~so . Lo stesso non accad ... per l'intestino lenue. le cui perforazioni sarebbe1•o. secondo a.lcu11i, secnpre morlalì. Pure alcune o"servazioni, ben constatate, di cui una dell"autore. pro,·ano ad evidenzu le poss1bilit& della guarigioue SJIOnlanea: e anche


RIHST.\

nelle rP.laziiJni d1 gran part~> dell·· lllparolomie e<~e~u1 te in quest1 CA'-i ~i nota ra~~enza dJ imbrnttam~nlO dellA '-ieroc::a, mancanza di materie r~cali nel per il•)neo. !!li orine .:ià agclutin .. tì t>d ollurali: o«c::ervanone que,.ta ~·a sta ta fatta dallo sl~<;o ~· laton. D1mo~t ra ta dalla cltn ica, la gua1'1J.none &ponlanea '1ene confermala dalle esperienze su~l1 unimali che permettono anche di '-lUdlll l'Oe il1tlt'ccaoic::mo. t:auloN' riporta l'O,.Ser\azione dt nove cani :-u cui si produ"sero le>:ioni inle<ttinalt con proiettili del calibro di ciu•tue millimetri : 111 uno d ozi ilue volle: la seconda dopo una prima ,zuarigioue. in lullo cliPei cosi. Oue animal1 ~ono morti di emorrap-ia pet· rottut·a della nulta," tlì una 111·ter·1a mesente1•ica· !t ferite dell'tnltAino. 't taltro n~>l primi), clue nel c::ecou.Jo, non ave,·ano da to ec::ito né a aa.::, nè a materie ree~~li; ne!'suna traccia di t't!azione. O"'gh altr·i oUo casi, quattro son m orti dì pt-'rìtonite. lfU&llro guartrono: 11e1 quallr·o morti ~i ebbe un totale di sedtci perfMazioni, di cu1 la più partP oblilarate ~pmlanc.>amenle <>enza ~pBllJitneuti; un terzo "olo era beante. :ie i cac:i di ~uarig1one, prat calo dopo qualche tempo l't-sa me cl elle parti lese, "i ric::co11lrarono "'ernpre le traccia dP.lle p»r-foraztoni mtestioalt, rappl'c-.entat.• da cicatrici ad~r·enli alle an!'O intestinali adiacenti. cicatt·ict cht' dopo un surtktenle Inter vallo r·e~con o appena perceltib1li. Dallo !'tudto d t tali e--pe r imenti. come da oc:~ervazi ni d1 laparotornle e!"eguite, "l può "orprende:-e sul fatto il meccani~mo di Lalì !.!uarigiont spontanee S1 rilevu dap prima il rove,ciam ento della mucosa che~~ insmua tra i mRr~ini di'IlA fet·tta, rwesentanclo alla superficie intestinale un p1C•'olo rialm ro~­ ;;a.stro, wro tappo dovuto all'espander<t1 all·~lerno •Iella mucMa ern1ata i disse da alcuni che la mucosa non nvr.•bbe J'Otuto otturare che le perforazioni prodotte da strumenti RcuU t• taglientt· non t! "ero, e molli autori hAnno segnalato que"LO fHtlo anche in ferite prodotte da armi da fuoco. Altn pr ·Lesero che que"to tappo mucoc:o c::arebbe wcapaee di oppor~i all'uc:cita d Pile mater 1e infellt,·e nella ql!anlila anche miuima ~uftìciE>nte a pro•lur1•e l'infezione e c:arebbe e""O «tt'sso un agente c:ettico, ma ollrech~ • falli dimostrano il contrar o, spesso anche l'agente setticn. inYece rl.ella perilonilt' diffu~ s.


rHUll RGICA

ne può prodnrn~ una locale. od auche una semplice 1rrilazione Clrco,.ct·•UA cou effetto d1 rapide produzione di adet·enze proll'tlrici. Quando fUe<:;(CJ tappo lnUCO:.O 1100 :<i pr~~enta, J'inondKZIOIIe t! ella ~tero"'a può ancora e,..s~.>re prt!.' en uta ,fKile aderenze precoci che l'ansa rerjta contrae col per1toneo, coll'epiplcon. o dt preft"renza con un'an'-& vie. no. sPedalm.-ute ...e l'inLe~tmo e •fU8"'t vuoto. ad<!renze che m pocne ure "Ì fanno abbaslanzo solide. da oppol'si alla fuo1·uscita ùelle malerie inte ... tinali Altri meccani"'mi di c hiusur·n, ma asMu p111 rart, po ... sono vertfìcal'::-t: nello stomaco la mancanza <ii parallelbmo 11ei mar~ini d~llu rt·rlta. per la roobtlilà e lo iOPf'Uale re trAzione delle varie tun1che. ba!' LA talora aù impedire l'effusione nel perilnnt"o· un arrotolamenl) •tell't~J-•iploon può i8r:.i attorno aJ un'ao~a 1otestinale recisA " ri~LHlulire il ~anale: ovvtWO l'epiplonn ..,enetra nell'orificio anormalt> e '1 forma un tappo sali~nt a•· nrern(J, all'oppo"'lo de' •a,..pn ~alient'! a ··• <ttef'nrJ fallo dalla muc·osn Prniula: di tullt questi ca~• si sono rJsconlroti eo:empl Qualun JUC 'Ì8 il meccanismo ....ta il fal o che uei ca~i rilevati l>UCcede di non ri"contrare spandimento peritonenlc nelle

perforazioni inte;.tmali. Que~te pt!rCornzioni po~~ono dunque guarira spontaneamentP. Occorre ora ,JimMlrare cltf' f}Ue!>la guarilrione spontanea non e una eccezione, ma un ft~llo ahba!-l&nza frt·queote pe1· pot~:rvi l'are calcolo. A btle ~copo furono dagli autori racco' · r elltt letteratura me 1Jca tutte le oo:o:er\'azìon• pubL i ca te de'l o il t IO, è pt:r stabilirne k 'alidità, ec;seodl) 1alora la diagnoF-t òi perforazione inlc•slinale :t~sai difficile, tali Q&Sel·vazioni t'uron > di,·t,..ts in tre ca!.E',.:MIP. La prima calej:.!oria, la m ... no nurnero!'a, è qu~Ua det casi in cui l'autop'-18 d'un ferito mo.tto di malatlla intercorrent~ ha climo;.trato le traccie di r erforatJoni obliterate: in t ah c.a:;J non 'i •' conte!'leZJOne J•Ossibile. •ruesti ca'-i non sono che sei. "-: .. 'te "eCflllola rRtegorte. non ~a «:>bbe la dnnoc:trazion•• dell'autopsia, ma smfomi clnuci indi~>cutibili, I'JU&It ruscJtfl eh ga~ e dt mater1e int,.sllne!t della fersta, ec;pul~:;ione del prOiettile


Kl\ l STA 14deJrao(), "'tnntern••...i, ec ·., prnvarono la f't'altà ddla perCora-

zione A que,ti C8"1 c:i \'OIIe opporre che i !'tinLomi accennali $lanno perfell.amenle a limo~t1·are anche e di preferenza una ferita dellr• slr•maco o dt>l ~rros ...o intP<=lino che "i di,o::e pot~r $<Il • -.uarire spontaneamente. ~la amme:;!'la anche la fer1L<t di questi Or!lani, 1.. rnoltiplic1Ui delle perforazioDi nelle ft'rll"' aJdominah basta a far ritenere l"he anche l'intestmo teuue :oarà ferito mollo di f'r<'•tue nte insieme agli altri VÌ$Ct>ri, e qarè guarito S~pontant>amenle nei ca"i tli e .. ito di guarigione Le perforaZIOni delleuue sono in proporzioni molto eleHite in confrouto a quelle dello stowaco a dell'intestino cra,"o: '"U t23 casi si nfltaron•) i><\ perforazwni. di cui 4ll del era... "(\, :H dello stomacn :Jxll dell'mtestino tenue. La terza categor ia comprende i fall1 in cui non ~i ha aitra !taranzia deila peJ•forazione intestinalt>- che la perforaziOne della pllrE'te addomina le, pelle e muc;coli, con penetrazio11e nel cavo po>l'itonealt·. Constatata •jllA:'Ita pen"'lrazione '"Ì pun atft:rmard che lo stomaco o JUAiche anso ml~stinale è -.taLa foratA. Q ue,l~ a~serzione ~-' jimo,..trata coll'esperienza falla c;u 38 ca dav~>ri con 3i ca"'l d1 lesione vi~cerale, ed anche dal giudizto Ji altr1 autor 1, Delorme. Chevao;..e, Leg-ouest, che dichiararono 1•he • la per f.,razione intt•<;ltuale e il corollario quasi oiJ. blizatorio di o ..mi ferita penetrante ndl'addome. Le O"..el'\'87.ioni fatte su cada veli potendo venir · nppu~ua .e !>Ì fecero ricerche sui ca-.i pubblicati ùi lapar 1tom•e. eJ in 123 ca i SI notn il tubo ùiger tnle illeso 17 vfllle. :'ielle ~,..pe­ rienze "'U: cul.la,·eri si ha la proporzione del :J p. 101} c1rca di intt>Stini tll8"'1 , for ;.e troppn dPhole; in queste OS~f'r\'&Zioni qu,..lla del l t. troppo forte, perche molle r:li esst• praltcate m America, do\'e non si teme di proc~>dere alla laparotomia solo per cOII"tfltar e qp la par~>t» ac.ldornioale fu perrorata o no. Mac CormA". "U :!li la parotom1e per ferite d'arma da fuoco trovò l'ir>te,t1no forato 28 volte, e da cost una propor1.ioue del7p. IOO circa che embra la più e atta. Dopo qne::ote pre messe indl!spensAbìli pPr slftbthr e la validita delle rice1•che e riqpondere alle òhie~io n i mosse contro i (alli di !!U8M~ÌOne spontaneiJ dt>lle perforazioni lrauroatich~ <iell'mle«tino. zh autori pre..entano la loro ~talistica. che com-


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CflJBUllGIC.\

prende in un primo •1uadro lo ferite per armi da fuoco: 88 ca~i l'tu liate La prima conta fi ca~i con 3 guat·igiotti e 3 deces::~i; la "econda, in cui la les1one intestinAle era rivelata da quttlcbe qe~no fisico. comprende r)() falt1, di cui U guarì p;ioni e 12 decessi; infine la terza catego•·•a in cut la perforazione uon ha altro indizio che la penetrazione della parete addotllinaltl conta 26 casi con W gus rlgioni e 7 morti. In tutto 88 casi, di cui 66 guarigiOni e 22 dece~i; una mortalità del 25 r 101l. Un secondo ~~uadro <'omprende le ferite per arma taglier.te, pure tr·attate seuza inte .. vonto, in numero ùi 45: 21 volte un segno lbico dimostrò la lesione int~tinale. ed in 'tuesl~ si ebbero 16 guarigiom e 5 decessi, negli altri 2~ ca>'i. m rui nessun indizio si ave.•a fuorchè la pt>rforazione della parete addominale, non si contano dt>èe!>!!i: in lutto piiJ dell·~ p. 100 di guadivi~i nelle h't' categor1e prima sLabihte e

..

t·i~ioni.

Si pA""'8 in seguitll ad esaminar~ i risuJlali pre,.eut.ati dai faulO!' I dctrinlet•vento chìrur~o!lco e della la~·a rolomia. l .'opernzione, malgrado le Asserzioni conll'arie, è lunga. la esploraziOne e'-atla di tutto il tubo digerente non facile in molti ))Unti, r- du teme1·:ai lo s/J.oek; essa l' pericolosa; gl1 inconvenienti "'eanalalì, gli Prror i. le ~viste commesse. i dl"lll· ganni pro,·ali e segnalati da chirur·ght autorevoli sono numet·o~i.

Le ~tatisticl1P dell'intervento sono poro confortanti: una dPile piu compleLe, q uells di Collel', Ot! l Boston med. anrl :w r a. journal, nà una mortalità superiore al 60 p 100: in altra r·accol1.8 dAgli autori .,ì rag~iunge la Cifra di 6:J p. 100, m una terza di Stim~;on, nel .Vezc- Yorl; mecl. journal, quella del ~o p. 100, e finalmente in un'altra dello sle!>su autore piil recente <~u 29 essi di laparotomia praticate a NPw-York per fe· r ite addominali penetranti. 25 mol'li e 4 guarigioui, 8fì p. :00. Nello o;lalo attuale della scienza pertanto bisogna ammettere che r a.stensìone ~istemstica è meno rnic1diale che la laparotomtn. Occorre "tab1llr~ b~>ne hl 1hagno~i rli perforazione .,eou1 tutta\'ia ricot•rere el metodo di Senn, l'in«ufllazione del gas JH>-


Sl6

i\ VlSH

teudo esstll'e pericolo:!a, ma Mila es!•lora:tione della ferita medtante la ,;onda o col rillo a;:t'tlìco· ricouosctuta l'ape rlur6 del perttoneo, la perforaziun~ dello c:tomaco o dell"ìnlesllllo, allora e;j prat1ca la chiusu1·a della ferila addominale l'O! collodio all'io lorormio. corupress1one del ,.tmlre l'CIO • \alla e fascie aJ,ruonlo strette, inlezioUl ipodermit'he di nlorllnu . opJ ,10 mlern&lltenle e tlteta ~evera, HPI•ena qualche cucchiaio li a calli! tlt Ielle gelato. In c ... rti t:ac:i Lulta\'ia la la! arotomia t~ intlispenc:abilt>, dietro tndicaztOni preci;:e. Prtn•a tra esso l'emo1•ragia: le lesioni ùet gt·o-,si Vll!!l ~>o 11u prontamente mortali, quellu dei )Jiccoli V881 lo ::;wtu parimeuti, s ... bhene 111 mag~1or tempo, nou effeltua~~tlosi rnai emosla!:!tll spontanea nel ventre: "Pe!'lso i fenomeni dt slwcl• e di colla-. ..o sou" ùovull ad t>morragie inLPrne. data l'emorragia occorre iuler\enire colla lapal'vtomta. Allt•tt indic.:azione l'uscita unowdtala di gas, o d1 materie 111te,.tmuli dallu fer1ta, o se il dito a,.,ettico inlrodoLto in •IUP.-..18 ,.j ìrnbralla d1 matel'ie recali: se lo scolo delJI3 materie 1uvece comparisce c:o o piu tar h. alJora l'asten-.ion•· t3 in v~~ d t r igor e, es~enJos1 grà prodolle attor no alla fer ita ader tJIIZe c-he prOl~'lo!gonCl il periloneo. Il timpunismo dapprima localizzato alla ft·rtla, pot ditl'usv, la»cta ioret•ti ~ulla cura, ma. nPI dubbio che d idro 1 gas pOS!"ano u<~cire anche lutu~th in r~ttantt,è fo l'»e prud••nte u1 erat'P., Il ~l'neri! dt tr.tumatismn dà pure iu•ltcaztoui a~~at t~"eCi!'e: , calci di cavAllo sul vt!HLre producono cosi <~pesso la lacer azione amp1a di uu·ao::.a i Jlesl.insle, dtdla ,.e~c ca, o dt ahro 'i~cere che t-1 ritieue l'intllrvento necPssario, e talor a «eu/.& nemmeno aspettare l in ..orgere dell'tafiamma1.ione.

L'ultima indicazione sarebbe 111. reazione perit.nnealt: ti cornpartre di questa indica <·he Jt, rerHe 11011 si ~ono ob liler~te spontaneamenlt, e Jasc1arono <~fu~gire mal~riali ;::,eltici occon·e operare. N••laton ammette r oporatic.ue inuntldiata, come l'asU>nsione ..,e;teutalica, tna rep.1ta pe1 icolo::-a •IUt:sta pratica mte rmediar1a, perchè operando 111 ritat•clo allora si corre rischio di troYare non l'mizio della reaztone perito-

neult>, ma la peritonite conrermata ed avanzata· ciò è vero ma


CiflllURGlCA

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é raro assai, e le statistiche provano che si può guarire anche in que<~ti casi. e che. vista la loro rarità, é sempre meglio correre questo ris chio che quelli della laparolomia immediata.

o.. erva.z1oD1 aul tra.ttameuto 4elle piaghe, del dottore BLoca, professore oella clinica chirurgica di CopEmhagen . (Revue (le Chiru7'1Jie, oLLobr·e1 pag. 8J9).

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Nella sua memoria sul trattamento delle piaghe l'autore crede dover segnalare ed a ccentuare i per1coli dei tt•e principali antisettici, acido fenico, iodoformio, sublimalo corrosivo: con una rivi~ta critica della lelteralura speciale attacca energicamente il sublimato moslrandone i pericoli ed inconvenienti, eritemi generalizzati, eczemi, specit~lmente alle mani dei cbirurgru, stomatiti, diarrea, azione nociva sui reni, marasmo mercuriale, e cita 29 casi di morte per intossicazione da sublimato e altri 23 gra,•issimi, ma non mort.ali. lJ sublima to si sa ora che non ha le proprietà battericide fi. nora attribuitegli. e che dopo un certo leropo scompare daJ materiale con esso preparato. Esso ha dato eccellenti l'isultali, ma occorre notare che la sua applicazione coincide con quella della medicaziOne secca. Agi;iuugo.si che gli strumenti chirurgici non tollerano l'azione del sublimato, che gli sbagli nella sua applicazione sono più g rav1 e dannosi dì quelli dell'acido fenico e più f1'equenti, es~endo egli inodoro. Dopo vari leola~fvi all'ospedale Frederik l'aulOl'e es(>erimeolò la medicazione colla semplice ovatta sterilizzata, eecludendo rJuals~asi altra sostanza. Egli applica direttamente s ulla piaga della o,·atta idrofila che ricopre poi con altra ovatta idrofoba (non disgrassata). Lo strato inferiort> assol·be le secrezioni, lo strato superiore, non assorbente, le obiJliga à spendervisi, ed agisce come il mackintosh di Lisler, senza impedil·e però l'evaporazione, e quindi l'essiccarsi della medicazione e della piaga. ~lo sl.e5':!o pl'incipio della J.nedicazione all'ovatta del Guerin colla differenza per·ò che qui l'ovatta impiegata è steril•zzata, e di due specie. Questo metodo d' appJicaziooe dell' oYatta steriltzzata Cor-

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lUVlSTA

nisce una medicazione asettica, seeca, assolutamente pri,·a di qualsiasi prorrietA tossica, assorbente di sua natura, e che' mantiene la piaga asciutta e protetta sotto una dolce compressione elastica. Il medico può prepararsi egli stes!'o i pezzi necessari alla medicazione sterilizzando l'ovatta, e si rende cosl indipendente dal commerciante. L'autore dimoslra il valore di questo metodo ricordando le espet·ienze baLleriologiche falle sulle eminenti proprietà dei tamponi di ovatta sterilizzata che permette di conservare per tempo indeterminato :;relatine , urine, ecc., sebbene l'aria vi passi incessantemente. Passa quindi a descrivere i particolari del metodo st"S!'o; pulitura del campo operatorio con acqua e sapone, etere, soluzione fenicn, sterilizzazione degli stt·umenti col 'apore acqueo, poi soluzione feni<:a, irrigazione della piaga colla stessa soluzione: legature e suture col catgut alcolo-fenicato (immerso per 48 ore nell'acqua fenicata al 5 p. 100, quindi nelratcool puro con 6 p. 100 di acido fenico): drenaggio coo tubi di catgut tenuti in soluzione fenica, applicazione dell'ovatta idrofila munita dal lato della piaga di un doppio strato d1 garza idrofila, ad impedirne raderenza, s terilizzata contemporaneamente all'ovatta stessa. La prima medicazione, e cosi i tubi di drenaggio, si tolgono d"ordinario dal terzo al sesto giorno, la seconda medicazione, irlentica alla prima, J'imane in posto t,\a due a tre settimane. 1n una èSt~sa descrizione dell'andamento delle pia~ he trattate col suo metodo l'autore porta la statistica relativa. In un totale di 29 piaghe, la maggior pat·te risultanti da grandi operazioni praticate, medica le all'ovatta Hterilizzata, si ebbe di regola un decot•so ideale: su 16 casi in cui si poteva attendere una riunione per prima intenzione, si ebbe tale esito in tredici volte: su 13 casi in cui non potevasi aspettare la riunione senza suppurazione, •fUesto metodo d1 medicazione diede risultati conformi in tutto a quelli abitualmente ottenuti mediante le altre medicazion~ antisettiche. Anteriormente a1suoi primi saggi (gennaio 1877) la letteratura non registra l'uso di medicazioni asettiche come metodo


CHIRURGICA

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esclusivo, e nessuno aveva impiegato esclusivamente l'ovatta sterilizzata dopo le grandi operazioni. Le piaghe medicate all'uvatla sterilizzata guariscono, meno poche eccezioni, in un modo ideale. Però, esaminando le secrezioni di queste piaghe, vi ~i trovano dei microbi, perfino nei coaguli asettiei dei tubi da drenaggio tolli dal 3• al 5° giorno, senza cl1e perciò venga a mancare la riunione per -prima intenzione, senza traccia di suppurazione: sono dei monococchi, dei diplococchi e degli ststllococchi: le loro culture diedero di ordinario lo stajilococcus albus di Rosembach e quello di Passet. raramente lo sta{ilococcus piogenus aureus, o dei bacilli. Credendo la presenza dei microbi dùvuta alla medicazione all'ovalla, l'autore trattò ttna nuova serie di piaghe con altri rimedi, facendovi le stesse ricerche in rapporlo ai microbi stessi: medicazione all'iodol'ormio, garza all'ioòoformio, e me· dicazione tipica di Lister, escluso il mackintosb, per avere la medicazione a secco. L'andamento delle piaghe e la presenza dei microbi non offrirono alcuna differeoza tra questi trattamenti, e C(Uello in cui erasi unicamente servito della ovalla sterilizzata. Per espellere· i microbi dalle piagbt\ si deve ammellere che occorre medicare le piaghe con rimedi battericidi. L'iodoforroio non lo è, ma racido fenico nella medicazione alla Lister è tale. Con questa medicazione, in 17 casi con andamento ideale, senza suppurazione, due sole volte non ~:;i rinvenne traccia di microbi: in 14 casi si scoperse lo stajìloMecus ctlbus nei coa~uli asettici, e nella rnedicazionP, in un caso lo stafllococcus aureus, ed in due dei bacilli: quindi ancora dei mierobi nelle piaghe a decorso ideale. Dopo una rivista critica delle ricerche, molto scarse, su tali questioni, fatte anteriormente, l'autore fa la critica delle ricerche ~ue personali. Qualcuna delle specie di microbi rinvenute sono, pei caratteri morfologici e per le culture, iden li che a quelle descritte come specie piogene. Ora perchè non si manifesta suppurazione sulle piaghe in cui si "iscontrano tali microbi? L'autore emette varie


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RIVISTA

ipotesi, e secondo lui la più probabile è quella che es!'i restino indeboliti dai rimedi battericidi applicati attorno e sulla piaga, prima, durante e dopo l'operazione: o che forse non sieno identici veramente ai microbi piogeni. Furono praticate tre sole volte su conigli inoculazioni di culture pure di microbi trooati nei coaguli ASETTICI dei tubi da drenaggio, ricavati da tre lesioni tutte guarite per prima intenzione: in due di questi casi i conigli sono morti coi segni caratteristici d'infezione dei microbi inoculati. Ciò non ostante non ci si può credere Autorizzati a pronunciarsi su tale questione. Sta però il fatto che le grandi piaghe operatorie possono guarire idealmente, quand'anche vi si trovino dei microbi. Questi possono avere la loro sorgente più probabile nella epidermide non sempre lavata e disinfettala cor,venientemente, e forse anche provengono da regioni di questa lontane e poste all'infuori dellA regione disinfettata e medicata. Dai falli e ragionamenti suesposti derivano le seguenti conclusiOni: 1" Le grandi piaghe operatorie possono riunirsi idealmente tanto se sono medicate con semplici stoffe asettiche, come se medicate con rimedi antisetttci; 2a Le grandi piaghe operatorie asettiche, medicate puramente colla ovatta sterilizzata, guariscono generalmente per pt·ima intenzione; 3" Le secrezioni delle ptaghe a riuuione ideale, senza suppurazione, senza malessere del malato, contengono d'ordinario dei microbi (il più sovente mict·obo albus) sia colla me· dicazione fatta con rimedi battericidi, sia con sole stoffe sterilizzate; 4o Le piughe che contengono microbi (ascessi) unicamente medicate alla ovaLta sterilizzata possono presentare un andamento eguale a quello che si osserva quando si trattano con rimedi antisettici, battericidi. Quantunque il sublimato corrosi ''0 abbia dato risultati ideali, l'autore crede che deve esser raro che non esistano col suo impiego microbi nelle piaghe e relative secrezioni: lo strano odore di quelle medicazioni ne è una prova, e le osservaztoni


r CHIR.Ul\GIC:\

sulla sua poca stab11ita e persistenza nei materiali da medicazione: ed inoltre presenta inconvenienti e pericoli. Conseguenza quindi .sommaria e logica di questa memot•ia è la raccomandazione della medicazione esclusiva alla ovatta sterilizzata, inoffensi va, specialmente dove si attende la riunione per prima intenzione. Ma nelle grandi cliniche, dove la quantita degli agenti, e spesso la loro poca intelligenza od istruzione, ad evitare inconvenienti o peri col i richiede a maggior garanzia l'aggiunta di un rimedio antisettico, si raccomanda l'impiego dell'acido fenico: medicazione alla Lister, colla sola modificazione che lo strato esterno non sia di mackintosch, ma ovatta idrofoba slerilizzala, per avere la piaga medicata a secco. Sulla 41slnfeslone 4el catgut.- BRUNNER.- (Centralb.f. Chir., N. 6, 1891).

Bruouer si occupò molto di questa importantissimo quesito che si è fatto o1·a tanto più degno dell'attenzione dei chirurghi inquantoché molti pratici ' 'orrebbero che il catgut fosse assolutamente bandito dal nostro materiale. Egli dapprima tratta del modo di preparazione del catguL greggio, q11indi dei diversi metodi di preparazione e di conservazione; al qual propoRito devesi notare che il metodo di sterilizzazione del catgut col calore asciutto spetta esclusivamente a Reverdin. Per ciò ehe riguarda alle esperienze cliniche relative alcatgut dobbiamo riconoscere che nella odierna storia clururgica furono segnalati non pochi spiacevoli accidenti (Kocher, Zweifel, Volkmann, ed altri), che si devono altt·ibuire al calgul fenicato. Nello sperimentare catgut. di varie sorta e di provenienze diverse, in gran parte conservato da lunghissimo tempo, l'autore trovò che la di~infezione al sublimato quale é praticata 1n di\·erse fabbriche é sufficiente a darci un catgnt libero da ogni germe. Parimenti il caLgut di Reverdin si mostrò completamente sterile. In quello preparato coll'acido fenico, col· l'acido ct·omico, o coll'olio di ginepr·o si trovarono molti micr·or·ganl$mi, però nessuno patogeno.


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Allo scopo di acéertarsi se la disinfezjone al subllmato sia sufficiente ad ottenere lo scopo, Brunner si fabbricò da sé del catgut con intestini d'animali morti di carbonebio. Questa sostanza innestata sopra animali non cagionò sempre la morte per carbonchio, però col suo metodo di disinfezion& riuscì sempre a rendere quel catgut innocuo. Brunner ci dà il seguente metodo di preparazione come iJ migliore e più sicuro. Il catgut greggio viene spazzolato con sapone potassico, si fa stare poi mezz'ora nell'etere, e quindi si tiene immerso 12 ore in una soluzione di sublimato corrosivo all'i p. 1000, finalmente si conserva in una mistura falla di sublimalo 1,0, alcool assoluto 900,0, glicerina 100,0. Fra le sostanze succedanee al catgut, la seta che si vorrebbe da alcuni preferirgli non meriterebiie affatto una tale preferenza, specialmente nel caso che si tratti di allacciature. Infatti morti chi rurghi che dapprima avevano seguito il consiglio di Kochers d' astenersi dal catgut e che perciò usavano ricorrere alla seta per le allacciature d'arterie ora si vedono costretti a ritornare all'uso della prima materia. L'ostracismo dato al catgut in favore della seLa costituirebbe bensì una semplificazione dell'apparato antisellico, ma sarebbe ben !ungi dal segnare un progresso della cbit·urgia ~nH­ settica.

Sul trattameDto delle luaaazloDl aDtlohe dell'arUoolazioDe della apalla. - TEoo. 1\.ocHER. - (Deuts. Zeitseh. f. Chir. xxx, Centralb. f. die medie. Wissensch, N. 2, 189i).

Da una Jussazione sotlocoracoidea dell'omero di sei mesi antica, che per morte conseguente ad allra malattia si rinvenne alla autopsia e da altre sei lussazioni della spalla solo riducibili mediante uu alto operativo, si dedusse che di !'egola queste gravi forme di lussazione dell'omero sono complicate da fratlura, pet> lo più dei tube1'coli; una volta si trovò aver preso parte alla irriducibilità anche la lussazione indietro del tendine del bicipile. Ma ordinariamente l'ostacolo principale non sono tali o simili complicaz~oni, ma le alte-


CHIRURGICA

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razioni della capsula, specialmente j suoi raggrinzamentì, ossificazioni e aderenze con la cavità glenoide nel luogo della lacerazione, dalle quali alterazioni è impedita la buona riùscita degli ordinari metodi razionali incruenti di riduzione. In questi casi segnatamente nulla vale !'uso ddla forza bruta. Anche la l'esezione della testa dell'omero è solo aòatta per alcuni casi speciali, e lo stesso è da dirsi di tutte le altre operazioni cruente che hanno di mira ii render libera la cavità glenoide e i! toglier di mezzo gli antichi residui raggrin1-ati e induriti della capsula. Un metodo chH non vuole molla forza e riesce quasi sempre è il processo della elevaziQne e eotazionEr del Koeher. Per la riduzione specialmente di lussazioni inveterate è stat.a dall'autore posta in opera 28 ·volte e 25 volte cou esito felice, fra cui 5 volte in 1ussazioni che rimontavano a quattro me$i addietro. Il modo tri esecuzione di tal metodo in questi casi fu il seguente: Il gomito trovandosi nella posizione di adduzione è lentamente ma con forza portato contro il corpo per far pr·emere la teste dell'omero sul margine anteriore della cavità glenoì'de. Per av·ere unt~ pré8a anche piu sicura per la rota~ione, è oen fatto portare il gomito un poco indietro a avvicinarlo più che è possibile posteriormente alla linea mediana. Così avviene, ed essendo il braccio flesso ad angolo retto, la rotazione a!Pinfuori dell'antibraccio, mentre si afferra con una mano il gomito, con l'altr.a l' articolazione della mano. Anche questQ movimento ~eve essere eseguito lentamente vincendo a poco a poco le resistenze, fiochè l'antibl'accio è del tutto dil·etto lateralmente. Se in questa manovra acèade che il deltoide non sia chiaramente sollevato dalla testa dell'omero, allora é opportuno favorire lo svincolamento di questa testa tirando Jateralmen~e per mezzo di una compressa. Si può ancora per fa vorìre il rHasciamento della tensione, alla fine della rotazione infuor.i aspettar.e un poco, mentre intant.o in ambedue questi primi tempi può essere facilitata eon la tensione della porzione superiore della capsula la uscita della testa tirando il braccio in basso. Il terzo tempo è pure eseguito come i pr-ecedenti senza violenza o rapidi movimenti. Persistendo la rotazione infuorj


RIVISU CRIRURGICA

del braccio, si conduce il gomito nella linea mediana del corpo direttamente in avanti, sollevandolo molto lentamente ma con forza finché si può, ed a poco a poco si fa cessare la rotazione in fuori per portare finalmente la mano contr o la superficie del petto dell'altro lato (rotazione interna dell'anLib:-accio). Sugli ordinari melod1 di estensione forzata, questo processo ha il vanta~gio del ne!::sun pericolo. Nei venticinque casi riusciti, 16 volte la riduzione fu possibile senza narcol'!i.

RIVISTA Dl OCULISTICA La llnf& Eoch 1n ooultsHc&. -- Dott. MoRABn·o.- (Bol-

lettino della poliambulan.za, di Mil ano; gennaio-febbraiO 1891). 1 cultori deJI'oftalmiatria non potevano restare indifferenti all'cntu~iasmo destato dal

metodo di Koch per la cura della tubercolosi e del lupus. Da una parte, mettendo a profitto le proprietà elettive della linfa di reagire sui processi tubercolari e luposi, era possibile decidere importanti quistioni sulla patogenesi di varie affezioni oculari, dall'altra, quelle già ritenute d'una accertata natura tubercolare. potevano ottenere rol detto metodo la loro guarigione. .Era già noto come non siano scarse le malattie oculari che ripetono la loro origine da infezione tubercolare o primitiva all'organo visivo o secondaria a quella dell'intero organi~mo.

Naturale quindi che anche in oculistica sì siano fatti numerosi esperimenti che vengono io questo lavoro riferiti dall'autore. Ma le conoscenze sull'etiologia e natura delle affezioni oculari, per le incerte proprietà elettive del rimedio pare si


1UV1STA Di OCULISTICA

siano poco avvantaggiate ; la ipotesi che avvicina per es. le granulazioni lracomatose al tubercoto persiste immutata, e le basi sulle quali poggia, non vennero sco!.'se né Lampoco corroborate da nuove pro,e. ADa~m.la pat ologica

della panoftalmUe. - J. SCHOBL . - (Annales d'oeulistique, gennaio-febbraio 1891).

L'autore ha riferito la storia di 27 casi di pa.noflalmiti, i di cui bulbi enucleati sono stati attentamente esammati dal punto di vista anatomo-patologico. Alcuni bulbi sono pure stati oggetto di ricerche batteriologiche. Quest'importante studio si riassume nelle seguenti conclusioni: 1' Il decorso clirùco della panoftalmite non è totalmentesimile a quello della coroidite purulenta, come si ammette generalmente. 2" DaJ punto di vista anatomico, nei cast di panoflaJmite, si possono riscontrare ora la coroidile purulenta, ora la retinite purulenta, e talvolta le due affezioni contemporaneamente. !l• LI!- retinite purulenta cagiona più !requMtemente della coroidi te purulenta la ' panoftalmite. 4' Tutte le volte che la panoftalmite è prodotta da un traumatismo della cornea che non interessa il tractus uveale. si può, con molta probabilità, ritenere la retinite puruleota come il punto d'origine dell'infiammazione. 5° Quando la rerita risiede nella ~clerolica e interessa soprattutto la regione ciliare ed ìl lractus uveale, è la coroidile purulenta che, secoodo tutte le apparenze, determina la paooftalmile. ()o In una panoftalmile secondaria., c.onsecutiva il più spesso ad una suppurazione della cornea, la ret.inite e la eoroidite purulenta costituiscono le principali lesioni anatomiche; talvolta l'una succede all'altra. 7' Nei casi di panoftalmite metastatica, compaiono dapprima ora la retinite, ora la corordite. Queste due affezioni possono presentarsi contemporaneamente.


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lllVTSTA DI OCULISTIC.\

s• ~egli stadi avanzati di panoftalmite si riscontrano proceRsi infiammatorii iperplasici di natura diversa. 91 I processi infiammatorii iperlrofici e cronici conducenti alla formazione di tessuti fibrosi sono simili a quelli che si osservano in altri organi a cavità, specialmente il polmone. 10• I processi infìummatorii iperplasici dell'occhio sono simili a quelli rlella stessa natura che invadono qualunque altro organo a tessuto connettivo. 11• Il contatto dell'aria atmosferica colle membrane profonde dell'occhio o l'incarceramento di queste ultime in mezzo a masse purulante arrivate alrapogeo del loro sviluppo, predispongono all'iperplasia. t2o L'ipertrofia wvece è favorita dai depositi essudati•>'i contenenti elementi cellulari suscettibili di un ulteriore sviluppo.

RIVISTADELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE -~

Esame clell'uretr& allo stato normale.-- GuYo.". - (Jour nal de Médecine et de Chiru1·gie, gennaio 1891.

Per poter fare utilmente l'esame dell'uretra malata fa d'uopo conoscere molto el!attaroente i dali che può fornire l'esame dell'uretra allo stato fisiolo$!iCO. QuAndo si esplora un'urelr'fl normale, questo esame deve rivolgersi su tre punti principali: la sensibilità, l'estensibilità e le secrezioni. Per la sensibilita, si deve scegliere una sçnda a pallina, perchè con essa è possibile di esaminare in tal modo un punto mollo limitato. Si riscontrano allora due specie di sensibilita: quella che e!'ìiste su tutta !"estensione della mucosa che é ottusa e raramente raggiunge la sensazione del bruciOre, e quella che esiste nella porzione membrano~a; in questa parte si nota sempre una sensibilità mollo viva, ma


RiVISTA DELLE MAUTTIE VENEJt&.E E DELLA PELLE

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che però varia secondo gli individui. Essa è limitata ad uno spazio molto ristretto, ma fa d'uopo tener presente che questa sensibilita è normale e può anzi indicare la regione in cui risiede. Lo studio della capacità dell'uretra fa rilevare che esiste un po' di restringimento all'ingresso ed anche in corrispondenza del punto doloroso. All'entra~ si nota spesso una vera atresia ed abitualmente si dice che il meato è stretto; ma il più spesso questo restringimento esiste UQ poco in·· dietro del meato ed è m quel punto che si deve sbrigliare. Quanto alla porzione membranosa essa non resiste allo stato fisiologico che quando è mollo sensibile. Invece la coincidenza della resistenza e del dolore non si osserva ordinariamente nel t·estt'ingimento vero. Lo studio delle t<ecrezioni fornisce pure indizi interessanti. Si possono infatti asservare allo stato normale ed in certi individui basta un debolissimo eccitamento per produrle. l'l più spesso si ha la produzione di una secrezione un po' filanle che i malati considerano come sperma: è la secrezione delle ghiandole bulbo-uretrali ch.e giunge facilissimamente al meato. Ma vi sono individui cbe anche senza nessun eccitamento presentano la stessa secrezione. Questi sono individui nevropatici i".quali arrivano molto rapidamente allo stato di spermalorroici immaginari. Ques~ secre-lione bulbo·Ul'etrale è quasi la sola che siri· scontri allo stato normale. Pertanto l'uretra posteriore può, in alcuni casi fornire una secrezione biancastra, opaca, che è p1·ovocata sià dal cateterismo, sia dalla defecazione; si lralta allora del liquido prostatico. Per l'esame della prostata fa d'uopo adoperare piu pl'Oce· dimeoti; l'esplorazione coll'uretra fornìsee i dati più sinceri, ed è Ja sonda a pallina ehe si deve usare; allo statG normale non si deve avvertire in questa regione alcuna sensazione particolare. Se si vuole in seguito esaminare ?iù lungi e penetrare nella vescica, fa d'uopo ricorrere allora ad un catetere metallico con piccola curvatura. Per v.tilizzara la palpazione rettaleJ Guyon ins.iste sulla


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li HSIA

neces ita il adoperare le d e mani e ti• e,ammare 11 malato non su di un fianco, ma sul dor~o Si deve proceder•· come ~• pratica nella palpazione \'Aginale appoggiando una dellt• mani sull'addome La pro~tatfl !le\'e avere una con--•steoza regolare in tutte le sue parli benciJé più o meno volununose. Inoltre, allo ~tato normale, ~s:<a é insensibile alla palpazione, ma fa d'uo{'o !.'icordarsi che ..e ht prtl~stone ùt·l dito viene esercitata un po' più in ba~so, essa provoca un cerio grado di <;en,..ibi!Jtà, perché 11llora entra in azione la pOI'zione membrano~a. Bulle mal&ttte 4elle gl&nclol e muooae 4ella boooa P. S. Urs:>~A . - (Monat!b. / . p1'akt. Dermat. e Centratlo. f. die med. Wi8senseh, '\ H, t891 L'Unna ha osservato due ca"i dì una rara malattia u cor,o molto cronico delle glandole rnucose dPlla bo<'ca, sulla 'fUale malattia fu r1chiamata la sua attenzicne dal prof. Balz. Es"a comincia con uo gonfiore indolente ed infiltraziOne della mt:cosa del labbro sup(>riore e inferiore, sulla quale si stabili<>ce quindi un lento processo ulcerath·o che penetru lentamente dall'esterno nella. profond1là. Attacca uno dopo l'altra te glandole mucose delle labbra e ces-<a spontaneamente solo con la suppurazione e la cicatrizzazione. La mancanza di tumefazione delle glandol~ soltomasct•llar-i, Jl cot·, o indolente ed estremamente lento, la ~uarigione <>ponta oea, la ne~suna influenza LJellratlameolo anlt~ifllilico fanno e eludere la sifili-ie primar~a e terziaria e la tubercolo&i. Un rimedio che agisce come spec1fico é la tintura di iodio per .,pt-nneUazion1. L'Uona propone di designare questa mnlatl1a delle ~landolt. mucostl delle labbra con la denominaw .·1e di malaltia del Bnlz. Fa contr&t<lO con questa la osser,azione d1 altra malatl1a simile ma \'eramente s•filitìca che I'Unna vid.. 111 una 'ecchta s1gnora. Oltre un tumore indolente grosso quanlo una mandorla tn mezzo alla guancta destra st trovava •lUi sulla mucosa della ~ancta una !'erie d1 p1ccoh lumorelli roton•h che avevano sede nell'interno delle ~dandole mucose. e che dalle


DELLE \1 <\tATTI E \·]~NEREE E !IELLA PELlE

~tU

glandole molar1 dt'J Jestro lato st '-'Onùnuavaoo m g randezza e consistenza decr·escenti sul labbro superiore verso sinistra. Poichè l' Unna aveva curato per degli anni la malata di sifilide, cosi egli suppose una inJìllrazione sitllit!ca terzi8l'la delle glandole mucose e ordinò l'ioduro di potassio, sotto il cui uso segui prontamente il riassorbimento. L' Unna fa pure notare che nella sifilide secondaria si osser,•ano ìrerruentemenle delle eruzioni ostinatamente recidive i11 certi punti della mucosa boccale, specialmente nel lato iolerno delle labbra e sull'orlo ,zt•ngivale, e quesLe eruzioni procedono da una malaUia delle glandole mucose ivi situate, la quale forse è occasionata dalla separazione del mercurio. Le pennellaz.ionl con la tintura di iodro allun~ata gli dettero miglior •·isultato della pietra di nitr·ato d'ar gento. L'Unna osservò pure in una signora, oltre un acne nella re$rione della bocca e del mento, una corrispondente affezione delle glandole mucose del labbro superiore in forma dì noduli duri gialli ombellilformi. Il tlolo nella. oura. 4elle ~a.la.ttte della pelle. - F. BuzzJ. - (Charilé- Arm. e Centralb. /. die medie. Wissenseh, N. 5, 1891). Il Buzzi riferiscA i re.sullati olLeouli col tiolo nella clinica del pror. Scbweninger. Ha usalo il tiolo puro •> allungato con acqua o meglio con une piccola aggiunta di glicerina per ~nnellalure, l'ha osato in soluzioni al 6-30 p. iOO per rmpac.chi, e in forma di pomata 2-30 p. 100, e eli sapone liquido, e finalmente ba usato il tiolo secco solo od unito ad allre materie sotto forma di polvere. Si e dimostrato particolarmente ulile il tiolo nella pLiriasi del capillizio , nelle forme acute (in polvere o soluzione acquosa) ed in ce-rte forme croniche di eczema, segnaLtlmente nell' eczP.ma umido agisce con ~rende efficacia. Secondo r esperienza dell' autore non si dà rimedio migliore del tiolo particolarmente in forma d'impacco, per guarire gli effetti della scabbia, le pustole e i picc<•li foruncoli. come nella prurigine1 nel prurito e nello eczema dopo la scabbia.


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RIVISTA DELt)! MALATTTt: VENEREE E DELLA PELLI!:

Si poté pure verificare una azione favorevole nell'acne volgare e vaioliformeJ nei comedoni, nelrerpete labiale e catameniale, nello zoster, in un caso di pemfigo e in un altro di dermatite esfoliativa. nelle ustioni, nell'eritema essudativo e nodoso e nell'acne rosacea. Con gr·andissimo vanta~gio si servì il Buni Jel Liolo per accelerare la cicatrizzazione, dopo la cauterizzazione, del lupo volgare, eritematoso ~cc. Relativamente all'uso interno del tiolo, gli esperimenti del Buzzi non sono ancora terminati. Il tiolo non è punto velenoso, non irrita la pelle, non guasta la biancheria e costa meno dell'i ltiolo, col quale ha a un dipresso cQmuni le indicazioni. Il liolo Ji((Uido è il tlolo secco con circa 60 p. 100 d'acqua. L'ultimo è concentrato più del doppio e quindi è corrispondentemente più caro.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Valore delle iniezioni sottoouta.nee d'oro e dt nsanpneae nella cura della tubercolosi. - JoH:- BL,\KE WHtTJ-;. - (The Medical Record, marzo 1891).

La storia dell'esperimento patologico riguardo al tubercolo dala da Laennec, dopo del quale le diligenti ricerche di CruYeillier, di Erdl, di Lombard e:.;tesero le nostre co~ni ­ zioni sullo sviluppo del tubercolo, ma era riservato a Klenke. e più tardi a Leberl ed a Viìlemin il dimostr are la possibi· lità di coltivarlo ar tificialmente mediante l'inoculazione rli \ Ìrus opaco o Lrasparf'nte. l n questi ultimi dieci anni le scoverte del Koch hanno certamente aperto una nuova era terapica. e la futura pratica medica dovrà esset' condotta, per mezzo delle iniezioni ipodermiche, alla negletta via de' sistemi assorbenti. Alessandro Monro, John Hunter, già da un secolo ci han convinto dello special potere assorbente del sistema linfalico.


r

RIVISTA Dl TERAPWTICA

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Virchow ha insegnato che la prima lesione della sci'ofolosi l'nfatiche, Shùppel ba dimostrato che una glandola scrofolosa non é allro se non una glandola tubercolosa, Friedltinder ha provato che i caratteri microscopici del lupus sono identici a quelli del tubercolo, tutti riconoscono che il sistema linfatk:o è proclive alle degenerazioni tubercolo!';e, donde l'autore trae l'inevitabile conclusione. che la vera e diretta via di cura della tubercolosi dev'essei' quella della pelle, per la •tuate si giunge immediatamente nel sistema assorbente. L"incapacita funzionale degli organi della digestione e d<>ll'assimilazione è il primo sintomo dell'invasione tubercolare, reso manifesto dall'atrofia de' muscoli e dal riassorbimento dell'adipe per deficiente nutrizione, e seguito da indebolita vitalitù respiratoria che favorisce l'accumulamento del muco nelle cellule e nei bronchi0Ii respiratori clte s'infiammano, e diventa:no il nido de' micidiali bacilli. Gli apici polmonari sono i primi ad essere invasi, perché si espandono meno nella respirazione ordinaria, ma l'inizio del processo è difficilmente percepibile, e spesso il primo segno del morbo è la perdila di peso, e la diminuzione della capacità respiratoria, ondl> Bennet sostiene che i rimedi diretti a correggere la cattiva assimilazione de' cibi, non ra· ramente arrestano il processo tubercolari', e fanno sparire tutti i sintomi generali e fisici della malattia. È or mai stabilito da alte autorità mediche, e riconosciuto dallo stesso Koch, che vi sia uno stato Lubercolare precedente alla formazione del tubercolo, nel quale non si trovano ancora bacilli negli sputi, ed 6 io questo stadio d'incipiente malattia che per lo passalo s'istituivano giudiziose cure igieniche e terapicbe. Ma son registrati anche casi di malattia avanzata, cbe han ceduto a ~emp1ici mezzi terapeut1c1. L'indurre nell'organismo una condizione sfavorevole allo sviluppo della vita microbica, per mezzo d'un rimedio che abbia un' azione elettiva sul tessuto tubercolare, lasciando in esso uno stato di vitalità che faccia da barriera all:ìnva~ione batterica, non dev'es::ere proprietà della .sola linfa di Koch, ma anche di !lUalche cosa che produca de' cambia-

i> l'iperplasia delle ghiandole


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RlVISH.

menti molecolari risultanti in uo ritorno alla fun zionale attivilA che è seguita dal miglioramento della nutrizione.

Abbiamo molti rimedi che posseggono questa virtù, ma i ptù efficaci sono i preparati d'oro, i quali hanno una decisa influenza sui poteri di nutrizione, e la loro amministrazione contro la tisi rimonta ai tempi Paracelso, se non che, nelle mani di avventati sperimentatori, e di quelli che adulteravano le preparazioni, essi produssero a volte di cattivi effetti, e caddero in discredito. Nel 1810 Christien ripose in uso il cloruro d'oro, e lo ritenne efficacil'Simo nelle degenerazioni linfaticbe. e nelle cachessie provenienti da tisi, da sifilide e da scrofola, Hoft'mann disse d'averne ottenuto completi successi nella cuu del cancro del piloro e dell' utero ; Hufeland , Hermann, Riecke, Meisner, Grotzner, Gozzi, Krimer, Delafied ne ritrassero giovamento contro l'idropisia dipendente da lesioni organiche di visceri importanti; Carron du Villards l'adoperava con vantagtzio come emmenagogo; Pourchè raccomandava il cianuro d'oro a preferenza del percloruro, iu tutte queste malattie ; Pitcairn e Neligan preferivano il pereloruro d'oro ai preparati di mercurio nella sifilide cronica; Neil, Cullerier, Mitchill, Biett, LaJlemand, Wendt, Le Grand, Eberke e Kopp esaltarono l'efficacia del tricloruro d'oro contro la sifiUde, la scrofola, la lisi, i tumori delle ossa, gli scirri, gl'ingrossamenti glandulari; Magendie dichiarò che il cianuro d'oro coagula il sangue, ed é quindi utile nelle emorragie; Chavanne ritenne il cloruro d'oro un eccellente caustico nel lupus, nel tubercolo sifilitico e nell'ulcera; Orfila afferma che sia più attivo del cloruro di mercurio, e che amministrato in piccole dosi irrita meno lo stomaco, ma che iniettato nelle vene d'un cane l'uccide immantinenli per vomito e soffocazione; Lauder Brunton ne' suoi esperimenti sui m8)Jimiferi trovò che le piccole dosi miglioravano l'appetito, mentre le dosi elevate irritavano le intestina, producevano catarro nelle vie respiratorie e qualche volta asfissia, e che le forti dosi iniettate nelle vene davan luogo ad edema polmonare e rapida morte. Aronowitsch iniettando nelle vene degli animali a sangue


Dl IfRAP.El.iTlCA

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fredd.o una soluzione diluita di cloruro doppio d'oro e sodio, e di solfuro d'oro e soJ10, vid.e originarsi una paralisi centraJe, con impedimento della runziooe respiratoria prima delle funzioni cardiaca e cerebrale dopo. Negli animali a' sen!.!ue caldo però le piccole dosi anche a lungo protraLte non producevano effetti rimarchevoli, ed essi si conservavano in buone condizioni fisiche, aumentando di peso. Quando le dosi aumentavano, allora soltanto l'appetito scemava, ne seguiva progressiva emaciazione, acceleramento del polso e del respiro, dtminuzione del calore corporeo. Quando s'intr•oducevano 0,3 a 0,5 grammi di cloruro d'oro Ml.to la pelle, l'animale diveniva irrequieto, si accelera'a il polso, cominciava una diarl'ea esauriente, ma in tre o quattro ore tulto pa~sava; quando invece s'iniettava un gramma del rimedio, questi sintomi si manifestavano con grande violenza, e l'animale periva in un'ora, con convulsioni ed arresto del respiro, senza che all'autopsia si trovasse edema polmonare. Bartolow vantando i preparati d'oro . contro il cancro, la scrofola, la sifilide ed il morbo di Bright, osserva che essi si decompongono nel canale alimtntare, e che solo una parte ne è assorbita io combinaz.ione con l'albumina. Ciò .spiega la loro ineffica<'i!l quando sono amministrati internamente, e la necessità del loro uso ipoJermic<•. Con l'uso prolungato di questo rimedio può avverarsi uno ptiali!"rno aureo, che però non é cosi profuso e debilitante come il met·curiale od il iodico. L'autore in un soggetto ha trovato una particolare intolleranza per la quale il polso ~ la temperatura scendevano al c.lisotto del normale per più ore; in questo individuo "olle sperimentare la linfa di Koc!J e tr·ovò gli stessi effetti. l pt•eparati di mangt~ncse, più digeribili di quelli di ferro, egualmente presenti nel sangue normale, sono stati piu volle efficaci contro l'anemia da tubercolosi. Hannon dopo ave1·li presi- per più giorni sentì migliorare il suo appetito, P rilevare il tono della circolazione e delle altre funzioni ; li sperimenLò nella cahessia sifilitica, nella scrofola e nel cancro, e vide sempre migliorate le qualità del sangue. L'autore li ha usati ipodermicamente e ne ha ritratto effetti ()3


834.

RJVIST \

esilar11nti, aumento di 11llivila VJlale e di pe!>o, polso p1eno eè allivo, temperalu1·a talvolta elevala fino ad uno slaò10 di vera r~zione, "'Lringimento nel petto che tal volla inceppa' a il reqpiro, indl dt'pressi<me di bN"e ùurala, poi aumentc' neU'appelilo, 0\lf<lioratnPnlo tie' ~intoroi m orbosi, accre"cimento del pe8o del corpo Con le combiuaziont di preparati di manganese ed oro J'aulOJ'C ha ollenulo ell'elli lodevolissimi nella tube rcoJo,.i. negl'auKrossamlnli gluanùolari, nelle ostinale malatlte Jet a pelle suecialmt•nte se di carattere leproso, nella pet·~islente anemi~<, nella mAlattia d1 Brighl. ~ nelle caches<~id !'Crofolose e sifi 1ltche. L'autore parla di una t•ombinazion<:> di clot'Ul'O doppto di sodio ed oro e ioduro di mau~anese, ma non dice come l'ha oltenuta, a•verte soltanto <'he !'C non ~~ u:;a molta flbthtà nellu preparazwne. si ha un dt>postLO che deprezia, e può anche rende1•e u•attivo il rimedio. Quando invéce il pt·cparalo ò ben fatto. •· ilmpido, ed lta un bui color gran .t ~ EgJi n•·ll'inizio della cu1·a allunga una gocc1a Ilei rimedio m uu grammo di soluzione in acqua distillala di acido f••uico atl'i p. 100, e l'miella ~nuo la pelle Quando questa d~ non cltl 1•1il l"CH:tione, l'aumenta, arrestandosi alla dose lllli"· s1ma tli tre goc<'ie. La storia di ollo cas1 che qui riassumiamo, riguarda 111 J, _ VJdUJ a Lutti gh stadi delht luberc.,Josi, presi 1t caso nP.ll'oc:pedale, e non ql!elti. In ùue v'era la complicanza dell'nibuminut•ia, in uno l'edema delle <'or de vocalt, in quatlt•o le rnalallia t>ra e•·editaria, negli altri no. in uno solo non fui'Ono lrovalJ 1 bacilli negh sp~.>ti, rna la cur~ duro l>Olo 26 giorni. «enza alcun m1ghoramento. Negli altri la cura dur·ò da 26 a 50 gior ni, la reazione feb· brile s1 ebbe in tuUi, lulli aumentarono in pe~o meno uno. Lulli mi:zliora'\AilO ne' :-lntomi generali e locali meno uno che mMt un mP~e dopo la fine della cura, in due allwlllinurici l'albumina ed i cilindri epiteliali scompar•vero da!l~ orine, alla fiue :.Iella cura L bacilli furono ricercali una o.o!a

volla, c si rinvennero.


DJ TIRAPEUTIC.,

x.n

Come termine di para~one l'autore ha trattato due infermi col metodo di Koch , ed ha ottenuto gli stessi risulta t• , meno qualche variazione nelle curve ter mometriche, donde conclude che tanto il tricloruro d'oro quar.to la linfa Koch pos~ono produrre buoni efte lt• nella cura della tubercolo~ . Tratt&meDto delle farlDgtU e delle &Dgi.De Dei reumatlol e Del gottoal. - fl EVF.RLEY ROBINSO:. - (Ga;;ette des Hòpitau:l!. N. 16, 1891).

11 reumatismo e la gott.a esercilano ~o venti un'influenza nelle raring1ti e nell~> angine, sia acute che croniche. È ne· cessar io, in tutti i ca"' ribelli ai metodi di ordintll'i cura, d1 ricer care 'JUesla cau~a d1atesica. Non ~olo le indicazioni lo· rali sono infatti modificate, ma le indicazioni aenersli prendono il predominio, l . Dal punto di vista del trtlttamento locale, Ueverley Ho hinFon st>gnala dapprima i cattivi effetti degli astringenti in tutte le infiammazioni diale...iche. Invece di dimmuire la "ecchezza, l'irritazione della mucosa arfella, essi non fanno rhe aumentarle. Questa intolleranza per gli astringenti é sovenli la le, che essa dheola un segno diagno<>lico. Al eontrarto, le inalazioni, le polvel'izzazioni emollienti produl'ooo un gran F~Oilievo. Le inala?.ioni saranno fatte coll'acque tiepida, aùdlzionata •ti benzoino. di tintura di Pucaliptug, di catrame, esse ~aranno fatte alla <>era al momento di mettersi a letto, perché le inalazioni praticate nella giornale cagionano •u\venti una grande "U~celtibilit.A ai cambiamenti di temperatura, a cui l'indi\'iduo ~~ e~pone uscendo. Le poh•e1izzazirmi F~aranno fatte con una soluzione alcalina addizionata di glicerina e ili una debole quantità d'acido fPnico , di timol. Le vari~ acque sulCuree potranno essere ugualmente adoperale in inalazioni od in polverizzazioni. La cocaina, come m~>zzo di sollie'>o immediato, è utilisstma, nel momento delle cri•i dolorose, principalmente sotlo forma di polverizzazioni. Il. Come cnra ~enerale, le acque arsenicali o sulfuree danno i migliori t•tsultati. È molto utile alli\'at·e l'elimtlla-


ti3tì

RIVISTA DI T.EJIArEUTICA

tione coi diuretici I&Gque minerali alcaline . coi pur!!auti leggel'i (podofllliua o deboli dosi 1H cnlomelano t<e il tègoto ~em­ b••a,.,!'le congt>.:.lionato), cogb ecr1tanti <!Utau ...i bagm li Yap()re, frizioni, massaggio), coll'es~,>rcizio. L'alimentazione ~at·à model'ata, ma sufficientP. 1;· soventi u ile il 1 roib rt> tutti gh al1menlt zueeheruu o fe.!ulenti. Infine Beverley consiglia n1olto il ferro. ma, perché 4ueslo medicamento dia lulli 1 suoi d$ultatl, é molt•J utile prescrivere simultaneamente inaJazioni dt ossigeno. L·a~"OCiazione della m ... Jicazione ferru gino'>S e delle inalazioni ossigenate aumenta il polare ossidante dei gloLuli ross1 e ''lene pre1>lo il rallentamento della nutrizinne.

~!VISTA DI TOSSI(OLUGIA E~IEDICI\A LEG.\U Sulla prova 4ella sllllulaslone 4el 41fettt 4ell'u41to ll.llllaterall. - O. KERN - (DeHlscl!e militariir:ztliehf Z,'ituhr.ft. ma:;!gio 189L L'::\ . osser\'8 che furono proposti "variati proces~i per scoprire la simulazione dei d•fetli dell'udito monolaterllli, ma che per Ja mas!'ima parte e'-si corrispondono :-olo incompletamenle. possono ben~i fornire la convuwone che il ~­ mulalore dà delle indicazioni fals•., e farlo cadere in nuove ine"allezze: ma non forni ..cor•o la prova che anche la primiltve allegazione eli sord1lb o dt debolezza u'udilo sia falsa. Un giudizio deci .. tvo st può basare solamente sopra quei mell)di di investij:l&ZionP i quali dnuno una prova og~ettivA et~ il ~imuJalore sente meglio dJ ruanto a~c:er•~ ·e. Fra 1 metodi finora proposti qu ..lto di Burchardt soritlisfa a que!'la esigenza; e!'SO si basa !>UI miglioramento nella trasmissione dei suom metliante un tubo cavo, e sorprende il simulatore con ('lO che egli riJ>' te anche le parole ~Jro -


RLV1S1'A DI tOSSICOJ.OGfA E MEDlCINA LEGAL& nunziat~ fuori del tubo.

Ma

l'u~o pratico di 'lueslo

837 metodo

P. limitato.

Più pratico sarebbe ancorà il metodo dj Teuber, il quale consìste nel far pervenirE' ad ogni orecchio dei suoni d1versi mediante due tubi di gomma indtpendenti uno dali· altro. Però se si fa l'esperimento parlando contemporaneamente nei due tubi, e si basa il giudizio di simulazione sopra l'in· capacità del simulatore dj ripPtere <~enza errori una serie di parole, rimangono ancora due dubbli da eliminare: 1° Si può esclu:lere che le parole vennero pronunciate dali' esperimentatot·e poco chiaramente? 2• L'asserzione deU'esaminalo di non poter ripetere oçni parola e vera o é dovut-a ad una esagerazione, erroneamente calcolata. di un difetto dj udito esistente? Dèl resio i simuJatori sono ordinariamenLe io Jll'&do dì ripetere una r arte delle parole pronunciate. anzi ~og:hono farlo quando souo sicuri di avet'E> in!eso Ol{lll parola coiTore·cchio dato per sano, ciò che mette in dubhto il risultato rlella prova. S e st adopera il processo del Teuber parlando alternalivamenle nei due tubi il 2° dubbio è ancora maggiore, poiché é pio facile pel simuJatore di rtpetel'e snltanto quelle parole che t- !':tcuro d'aver sentito coll"orecchio sano. Ma IUlebe quando ripelel'se le parole sentite ctJll' orecchio preteso sordo si deve ancora lener conto del perrcolo che una parola, pronunciata nél tubo dj uo orecchio, sia sentita coll'allro orecchio perché stata a questo trasmes:-e dall'aria circostante alla colonna d'arta del secondo tubo. F'inalmeute si deve notare che coll'ultima mauiet·a può essere speriment-ata con qualche speranza di successo soltanto l'allegazione dt una sordità completa, o quasi, monolaterale, e non di una semplice debolezza di udito. Ciò non di meno, secondo l'autore, al processo di Teuher rimane il merito di essel'e ba!>ato sopra un princ1p1o semplice e facilmente iotelligibile, ~ di pt't'!';tarsi e. S\'artate applicazioni. Perciò egli crede utile la comunicazione di un suo procr>sso ba;:ato !:'UI medesimo principill, e cha dice semplicissìmo e sicuro. mentre soJdisfa alresiJlenza. dt una prova posith·a della facoM uditiva, eù anche dt>l ~rado della ~ua acutena.


838 RIVISTA DI TOSSICOLOGL\ E liEDIC~A LEGALE Questo processo, che sarebbe analogo al metodo slereoscopico per scoprire la simulazione della cecitil o diminuzione di acutezza visiva monooculare, è il seguente. Due assistenti pronunziano nell'apertura dei due tubi, esattamente nello stesso tempo, una medesima frase, della quale l'assistente, che parla nell'orecchio sano, omette una parola determinala; per esempio: per l'orecchio sordo: due oolte due fa centi quattro per l'orecchio sano: due oolte due fa . ... quattro oppure : per l'orecchio sordo: la bandiera italiana è bianca, gialla, rossa e cerde per l'orecchio sano : la bandiera italiana é bianca . .... rossa e oerde. Se l'esaminalo ripete l' intiera frase, compresa la parola omessa, ne viene senza alcun dupbio comprovata la facolta di sentire dall'orecchio preteso sordo. Per abituare l'osservato sara bene di fare pronunziare prima alcune brevi Crasi intiere senza omissioni, che un simulatore non potrà facilmente ~simersi dal ripetere; e, dopo questa preparazi<'ne, gli sarà impossibile di accorgersi della mancanza di una parola nella frase decisiva, tanto piu se l'assistente la sostituisce con un mormorio indistinto. :È inoltre import-ante di scegliere la. frase in modo che la parola omessa si trovi nel mezzo, e non possa essere indovinata dal senso della. frase. L'esperimento si può ripetere piu volte frapponendovi di nuovo delle frasi intiere. Se nella prima prova si parla a voce alta, che si abbassa p:radatament.e nelle prove successive, si può anche stabilire il grado dell'acutezza uditiva dell'orecchio preteso sordo. Nel caso che non sia allegata sordita ma solo debolezza di udito da un orecchio, si sceglierà fin dal pi'incipio un tono di voce corrispondente.


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RIVISTA BIBLlOGRAFICA ---~-- -

Per cause assolutamente indipendenti dalla nostra buonA volonta, abbiamo rilar'<!ato di molto, di troppo davvero, la pubblicazione di questi brevi cenni bibliografici. Ne chiediamo venia agli interessati, coll'adempiere ora al nostro dovere. B. Du Paludlame et de aon Hématozoaire. - A. LA VEFIAN.

L'illustre medico principale dell'esercito francese, professore alla scuola di Val-dc-Gràce, ecc., ha teste r)ubblicato questo interessantissimo libro che amplifica ed illustra i noti suo: lavori, la incontrastabile scoperta sua circa il parassitismo ed il parassita della malaria. Premesso un succoso cenno storico sull'emato:wario, sul metodo d'esame, sui tentatiYi di cultura e di inoculazione. ricorda cou cura le ricerche faUe da altri posterior mente al suo primihvo lavoro, e tra questi con lodevole impar'Lialittl quelli di alcuni nostri eg1·egi italiani. Viene quindi a parlare degli elementi alteranti del sangue che possono confondersi cogli ematozoari, e descrive la forma del parassita nel mE.zzo esterno, il modo di sua penelrazione, le diverse condizioni relative. Accenna da ultimo ai mezzi di dife!>a ùell'organismo, all'azione benefica di diversi mezzi medicamentosi, rivedendo anzi la serie dei medicamenti propriamente detti. Finalmente parla delJa pl'Ofìlassi e dei mezzi di rinsanamerato delle localita infestate dal paludismo. 47 ben deltagliate osservazioni corredano gli studi e le deduzioni. Come facile è comprendere, anche da que!';to breve cenno sommario dello svolgimento del vasto argomento, i colleghi intuiranno la eccezionale alta importanza di questo libro, che dettato da un esimio instancabile e fortunato cultore della materia, offre tutti i requisiti per invogliare a leggerlo e studiarlo.


8\0

RJVl"TA

Le lnieuoDl bltravenose del ..u dl chlll1.na. nella lnte-

uone mal&rloa, pel prl)f. Gutoo BACCELLI.

E accusarci d'una non lieve mancanza il parlarno> ora, mentre rannunziala mt>moria fu pul-bhcata 111'1 gennaio 1890 •• Ma orniamo meglio sottostare a tale imputazione che defra udar"' 1 colleghi della conoscenza da qut>~to breve ma anteref-. santi~simo ~crilto tiell'ìlluslre clinico. cltP cì onora della "-Ua geo ile amicizia. Detta poche parole ~ulla interprPlazione di ciò rh<> n 'Ile eh nic-he dissertazioni rnsegna circa gli elementi colpìli dalla infe. zione malarira, cioè il globulo p~>ltec,sulo coanguigno, il ganglaomco pel tessuto nervo!'o ..... Nota che ~e fu ben pi!J tarda, oggi "-Oitaoto, dtmostrnto e comprovalo esso concetto P~-'1 sangue, specie pei lavori del Laveran l' del Golgi, come verità clinica era :-<Ialo ùa lui ~>spressa da Jun~bi anm. Da cic' 11 peu· sil'ro da !JOrlare d rimt>rlio direttamente a contatlo d'una almeno •l~>lle «eJi •tel male, la emat,ca , "pecie ne1le condiztorat d'urjlenza che Id per niciose preseutano. l pr mi relati,·r studt furono ri•mll• a sll:lbilire per le inie~ioni i11tt·avenose la do~:;e minima , l'ora pau op1•ortuna,e ol modo dì c.oo~tatare le mo.bflcazioni istologiche del sangue La formula fu COf:.i esco:ntala idrorlorato di chinina gr. l. clururo soritco ~r. 0,075. acqua lislillata !;r. 10 S1 u~a tiep1da. St impiea-a la ordinaria ~irinll8 del Pra,az:. t>d il Baccelli pN'rt.>t'i"c~> nella ~celta clelia vena, ratta artaturnente inlurgidtre come pel ~alasso. unA piccola . Rimandando i lettori alla lettura della memoria (che e pure pubbliCflla nella Rij(lrma r1•~'dica) pei mag!:!1ori dell.a!?h e pet· i ettl'i clinici illustrativi, crediamo dovere però t•ipelere le pocbe parole conclusionali. l'illu-.tr·e pMfe~--ore rr·ancamenL:l sconsi~lia tlal geneJ•altzzare tt•oppo il metodo, che tlovl'ebbe ~<~ere t•ic:ervalo ai <:a!'ti f.n'8\ tssimi e quando le allre vte d'assorbimento si mostraS!'Iero tnsuffi ...ienti; ad o:zoi modo vuoi e<;~~>re curala una tecnica e~;atta, un1.1 auli!!ep<o rrrPprensibtle...... Allora si avrà dìrillo di proclamare le iniezioui in · traveno<~e il rtmedao più t•nergico. il più f'icuro ed il più pronto, nella terApia della permcio,.e.


BlBLJOGrtAFIC \

lluov-o proce..o operativo per l& our& r&Cllo&le delle ernie luguiu&U. - Statistcca per:sonale delle prune c€'nto

operazmni. - Cou figure .. romolitograftche. - Oolt pror. PAOLO P o:.TEMPSK\', chirur~o primar io dell'ospedale della ConsolaziooA, ecc. - Roma 1891. Facendo cenno del lavoro dell'illustre prof. Bas!liui di Padova, annuozcavamn pc·o,.sima la pubblicazwne di un lavoro sull'araomento del prot: Po<>tempsky, nel quale avrebbe de!'Crctto il r-uo ml'todo ed illustrati i moltis:simi cas. t>hnic1 ::rià da lui raccolti. È ~ppunlo lale lavor o che og~ri annunziamo e tentiamo di rca<o:::-umer~. PreoJc l'illustre autore le mosse da un rapcùo r tcordo delle ragioni che Cf'lll!ligliano la operazione e dello scopo che vunls: ottenert>. Acrenna ai metodi <' proce!lc;i finora tentati, rì<'ordaodo solo il nome di quelli che sono oggidl completamente abbandonati (Gu~rin, Gerdy, \\'ulgt.r, RoUJmund), ed indicando dee piu raccomanne,.oh (Czer ny, Schede. R•cr<el, Socin, Lucas·Chnmpionmére, Steele, Koenig) il comune intento; mtento che però era vulnerato dal pericolo, pur troppo fadle, della recidiva, che il Trélat polé constatsre av\enuta io oltre> il 40 p. 1.00 degh operati. Da con imparzittle giudizio al noc;tro Bassine ti mt>rcto d'aver ricercata ed atld1tala ben divo>rc:a e ben piu ~icura la via ai cltirur·~lti, e riconosce che ottenne cosl ri~ultati miglior•. vt>rament,. lusinabteri. Ma allora perch• studiò 1• praticò un metodo diverso 7 P ercbè gli sembrava che la rico!'tituzione dt un nuom canale inguinele, anche con parete po'>leriore pìu resistente, con oriflzic silu11li in modo !<favor evole per ru~cila dei visc:-er•i, non a vrebbP potuto garantire in modo assoluto ~e non da una recùhva, da una nuova Prnia che segui~se la nt~ova !4trada costrUila dal chtrurgo. E~Zli idei! il nuovo procesc;o su quello tlcl Bassini, per l'aggiungere un ben divPrso intento: la r/i!!irtuione compleca rltl canale ;n[ltll· naie. Eccone la dec:crizione (presa per tipo rerm~t obliqua estertw aCf}uisita e !!iu discesa nello <~eroto): Con ur.a Incisione parallela e disluoto circa due centìmell'i dalla piPga in.zUJnale. che mcomincio a du• o tre dJla tra·


RIVISTA

sverse dalla cresta iliaca ant.eriore superiore, si scopre l'aponeurosi del grande obliquo fino ad oltrepassare l'anello intérno e l'esterno di 2 cm.: scopronsi così l'aponeurosi ed i. due pilastri dell'anello inguinale esterno non che porzione del sacoo e suoi accessorii inviluppi. Praticasi esatta 1•emostasi, quindi pl'ocedesi a dissecare la pelle tino a scoprir b ene il ligamento del Falloppio; si incide allora l'aponeurosi del grande obliquo incominciando dal pilastro esterno e tenendosi il più possibile vicini al legamento, prolungando rincisione per un ceotinteko oltre l'anello interno. Si disseca col dito l'aponeurosi così· incisa di tanto da poterla trasportare in basso ad occludere l'apertura esterna del canale. Tratta in allo CO!J un uncino l'aponeurosi cosl scollata si incide identicamente il muscolo piccolo obliquo, il trasverso e la fascia verticalis, p,reparasi così esattamente lo strato grassoso peritoneale e scopresi la epigastrica, per modo da poterli condurre in basso senza sensibile stira mento. Allora si prepara il sacco, quasi sempre esportandone il cremastere perché imbarazza; isolasi bene il sacco fino al di la del suo colletto, lo si apre per accertare che alla sua superficie interna non aderisca l'epiJ?ioon nè l'intestino, si comprime in un klemmer, lo si torce e si sutura con punto a croce sotto il klem.mer e si escide; il peduncolo si ritira nel piccolo bacino, però prima di abbandon11rlo è bene spQclve.rizzarlo di iodoformìo. Si rìonoYa perfetta la emostasi, si pl'ocede all'isolamento esatto e dolce del cordone spermatico e suoi elemt<nti, legando ogni miuima venuzza se sanguiJJante. Si circonda allora il cordone e componenti cori garza, si spostano in basso ed in alto, e si procede alla sutura Qegli strati ò ssecati con illegameHto falloppiano. Si impiega il catgut forte, sf applicru;to punti staccati a mezzo cent.imetro l'uno dall'altro, e comprendenti un centimetro di tessuti, cominciando dal basso e nell'ordine seguente quanto al far penetrare l'ago: aponeuJ·osi, piccolo obliquo, trasveeso, fascia verticalis, lìgamento. È 4uasi sempre necessario un secondo strato di sulura, a punti inter posti ai primi, per assicurare un perfetto contatto delle parti divise. Il funicello spermatico, che. trova pi,i~saggio dall'angolo !;mperiore della inci~ione sufficientemente ap~rtO', collocasi sopra la sutura dell'aponeurosi del grande obJiquQ, e


BllllWGHAFICA

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si sutura finalmente il connettivò ·e la pelle, a due strati, col caLgut N. 1_; il primo strato (per duto) comprende l'aponeurosi superficiale, il secondo la pelle. Non usasi drenaggio. Nelle femminE: il processo è identico ma semplificabile coll'escissione del cordone rotondo. A questa breve ma chtarissima esposizione dell'atto operati vo l'autore fa seguire la enumerazione dettagliata di100 casi, dei quali 5 furono fatali, 5 dil'!dero già luogo a recidi va; si ebbero quindi 90 perfetle guarigioni. Vuolsi però notare che. dei 5 deceduti, uno aveva un'ernia voluminosissima, uu vero sventra· mento; in un altro l'ernia strozzata aveva necessitata la rttsecazione di 25 centimetri d'intestino, e dei punti intestinali si constatò poi eh e uno era. .vet'm lo meno; un teno aveva ricevuto un calcio di mulo nella regione dell'ernia e si riscontrò una chiazza necrotica di un'ansa del tenue; il quarto eJ'a tocco da degenerazione grassosa d~J cuore e morl per paralisi cardiaca, nel quinto poi l'ernia era gàngrenata ed erà stato necessario resecar~ 1m,50 di intestino, e pur in questo caso uo punto venne men9. Nessun operato risenti d"Snno nt~i testicoli: in un solo caso occorse di rompere il canale deferente nel. l'atto del1a operazione. Esposto cosi il suo metodo, che illustrano 5 tavole dimostrative chiarissime, ed enumerati con tutta franchezza i casi in cui fu applicato e gli esiti davvero apprezzevolìssimi ottè~uti, l'ììlustre profe.ssore conclude: « Ora non pretendo menoma« mente che questo processo dia costantemente buoni risul« tati, ma sono convinto che, allorquando si sa bene eseguire «e quan.do si ottiene una cicatrice per prima intenzione in « tutta l'estensione della ferita, esso possa con.s iderar?i come " ùno de.i migliori. Il tempo darà l'ultimo verdetto. » Compeesi d'ammirazione pella mod&stia con cui l'ill~sM-e professore parla del suo metodo, convinti della giustezza del riserbo col quale lo giudica e ne consiglia la applicazione, ere. diamo doveroso per parté nostra Io astenerci dall'e-sprimere una qualsiasi opinione... .. È però certo che é scientificamènte giustificato. praticamente promettente e che fa onore alla patria chirurgia ed all' operatdre ben noto pella coraggiosa attività con cui la illustra. Osiamo però esprimere un no~tl'o


8H

RIVISTA

concetto: se la impossibilità della recidiva si fonda sulla abolizione del canale, é certo che non potrassi mai raggiungere; col metodo Post~mpsky a noi pare che si abolisca il primo per sostituirvene un secondo, capa<\e delle stesse tìnali risultanze. Intomo alla mlalione al Congreaso lntemazlonale di medicina dl Berlino, nell'agosto 1890. - Rapporto al Ministero della R.• marina, del dott. cav. SANTINI FELICE, medico capo di 2• classe. - Roma, 1891.

Comandato quale rappresentante del Ministero della R. 8 marina, in collaborazione del doli. cav. Petella, l'egregio Santini ha redatta della loro missione tma esatta e completa relazione, nella quale nulla è trascurato, nulla dimenticato, e che seppe tuttavia mantenere stringata e succo~a cosi da render-e impossibile il riassumerla in un cenno sommario, ond~ indicarne il pregio e la utilità ai colleghi. Egli ne dà infatti una compiuta traccia dell'ordinamento del Congresso, e benché, pella impossibilità di presenziare tutte, anzi diverse, delle sezioni io cui dividevasi, abbia creduto me~lio prescegliere la importanLissirr.a, massime per un me. dico di marina, di medicina geografica e climatologica, pure seppe completare l'opera sua procurondosi gli elcmeuti necessari onde con fr utto rammentare i lavori cornpiulisi nelle altre sezioni. Ha cosi raccolti e l'i prodotti tutti i d1scorsi importanti pronunciati dalle itlu~traziooi del Congre~so: Las~ar, Virchow, v. Coler, sir Pagel, Bouchard, Baccelli, ecc. Ricorda pu re le parole e l'opera dell'Imperatore, della Imperatrice, del borgomastro di Berlino, Forehenbeck. H.iprocjuce le comuni~ cazioni del Lister sull'uzione antisettica del sublimalo, sull'uso, ornai dimostrato non necessario, dello spray; la comunicazione del Koc!1 sulla cura della tubercolosi. Ricorda poi quasi integralmente i la\·ori delle sezioni militare e marittima; gli studi sull'asettismo ed aotisetlismo; sulla elettricità in medicina, specialmente im(Jiegata col metodo gia proposto dall'Edison; sulla sospensior~G pella cur'a dell'atassia locomotrice, ecc.


BIBLJO<>MFICA

Trascorre r~pìdo attrav~rso la espO$~zione, ma non perciò n~ss.Qna dilpentic~ delJe cose d\ essa più impot•tanti. Ilius~r~

opportunamente ì diversi tnezzì e modi di isolamento, le baracche spedaliere, ecc. Finalmente fa con giusto entushlsrno · un cenno qelle operj;l dì rinsaoi!llento e ~pedaliere, dalle quall trasser.o tanto mi~lioramento diverse città, e delle quali rìcchi modelli offriva la mostra dell'esposizione. Questo ~~orio invogli i éolleghi a leggere quel -libro: è questo Jo scopo che ci siamo prefissi dèttandolo, beochè convinti eh~ le nostre parole sarebbero riescite monche ed inadeguate. lllanuale dl medicina legale mllltar.e del dott. cav. G10. BoNa,LUMI, colonnello medico. - C<.>n 44 tlgure inte-rcalate nel testo.

Abbiamo a ppena avuto il tempo dj ~correre IJuesto egregio vog}tamo p~rò ritardarne, nello scopo di pron~nciare s.u di ~sso la nostra opioion,e, lo annunzio. Al postutlo il nostro giudizio é inutile, perché un cosi utile libro sarà tosto, çe lo auguriamo, tra le mani dei colleghi tutti che potranno quindi gìttdioarlo ed apprezzarlo come a rioì pare che veramente merita. Lo averlo scorso rapidamente non ci ha impedito invero di rilevarne la importanza, e non deve impedirci di dichiararlo pr.egievole, tale da fare onore al collega ma,ssime pel senno pratico col q}lale è red!il.to, per l'ecletismo cpl quale seppe contenere l'oper~ nei limiti più desiderevoJi perché tornasse v~ramente utile a tutti, ma precipuamente ai giovani medici che si inizian.o nell'esercizio pratico d.elia militare medicina ed allo sp.ecialissimo tecoicisroo della medicina legale militare. Tutti i rela~ivi argomenti v.i son6 trattati con sobrio, roaestrevole, vef'amente pratico metodisroo. Espresso cosi il nostro sincero plauso per l'op~ra intera, vorrà il collega permetterei un mìnit:no rilievo intorno ad alcune pochissime parole, che abbiamo notate nel breve parl').grafo intitolato Regole deontologiche (Capo IV) .. ,. A noi fecero l'effetto d'una scappata della penna, nou desiderevole, lavoro~ ngn


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IUV'ISlA

perché sara forse interpretata in un senso non favorevole e certamente ben di \'erso dalla intenzione colla quale l'egregio colle~a Pha deltate. Conferenze dJ traumatologla e aervlzto aanltarlo Jn guerra, del tenente colonnello dott. PaETTJ ca''· C"-Rl.O, professore alla Scuola d'Applicazione di sanitA militare. Raccolte dagli ellie\'i ufliciali medici doH. E. MENZOTNE e dott. G. AoosTJ~t.

Ecco un altro bello e praticissimo lavoro uscito pure dalla Scuota d" applicazione ùi ~anita militare, e del f{uale al dott. Pretti e al volonterosi suoi allievi dobbiamo esser e mollo riconoscenti. Nella i~ Parte (Traumatologéa), dopo un succoso sunto degli agenti dei lraum91ismi, dettato con ecletica sobrietà, pal·la con perfetta cognizione, ma con succosa str ingatezza, che solo appunto la perfetta conoscenza dell'argomento rende possibile, delle condizioni accessorie, e delle essenziali della cura in campo delle principali lesioni traumatiche. La 2• Pal'te e consacrata al SeT'oi:zio sanitar;o in guer ra, svolgendo con metodismo tutte le fasi sue in base ai relativi militari regolamenti. Egli ind1ca al lettore tutte le nonne, LuUe le modalità di esso servizio, dal pl'imo momento ùella mobilitAzione, al IUQgO d'azione e fìoo al ritorno deg li intermi nP.gli spedali territoriali in palrra. Personale, materiale, istituzioni, sonn indicate con a"'soluta cura e con ordine eompiuto lodevolis!'limo. La Convenzione di Ginevr·a, le consejitueoze della neutralita, le Società di soccorso, chiudono la serie degli ar!lomenti dall'autore con vera competenza trattati. g un'altro libro, diremo senz·attro, che speriamo vedere ben presto tra lP mani di tuUi i colle~lti, perché tutti, iniziati od inizianlisi, ne trarranno utile ,·ero e sodo.


BIB!.IOGR.\FH:A

Gal4a pratica 4l tecnica batteriologica, pel dott. G. G!ARDI~\

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1891.

L'autore come addetto alla Scuola d" applicazione di sanità militare - Se; ione igiene e batterwlogia - ebbe largo campo di aoplìcart> le t:peciali sue co2nizioni sulla materia, di vedere •(uale fo~!>e il melodismo piu !<eroplice, utile, adatto per r·iescire a facili e pronti risultati: e di tali nozioni tras~e partito per redi~er~ un bre' ' "~1mo memoriale ad Ul<O appunto dei medici pratici. ove é in modo ~tringato ma l'UfficienlP espo,to 11 melodismo delle batteriolo~ìche ricerche. un cenno dellt> intziah preparazioni, delle soslonze e liquidi coloranti e metodi di colorazione; un'mùicazione sulla preparuztooe dei lec:'-uli, "ulle microlomie; finalmente la enumerazion~>, e per• alcuui ancl e un c~>nno applicativo, de JìvE'r~i metoJi d"esauw con o senza colora:.!ione; chtudendo 11 lavoro colla s{)l'<'il\lt' indtcazione dell'es&r••e dei batteri palogeni. È quindi. ben lo si ve.iP. uu libriccin • d"attuaht f'J utilio:simo

DUposlàoni regolamentari riguardanti l& tgteae militare. - Raccolte dal doll BrAGto FERRA"TE, tenente me· dico addetto alla Scuola d'applicazion~:: Ji sanilA militare. - Gahinellt> d"t_ient>. ~ la compiuta. esatta riunione di tulto ciò che 6 pre~cl'itlo relativamente all'i~1ene e alle condizioni che 11nclw indirettamente vi hanno ria:uardo. n m solo ne• militari re::(\ amen' . ma anche dalle le~Fri e J'eJ(olamenli ~ulla i~iene pubblica ngenlt nel Re~no. Es~a raccolta è distinta per arj:l"omenti, donde il graodP ultle di a,·ere sotl'occhi pPr osrni materia 11 complesso delle di.,posit.iont che co<~1 .,i inte!!t'ano, ~i completano e c{Ufl'i reciprocam•~nte si sp•et!ano e commentano La prima pArte o capitolo tratta in vero della abitcwone (casermE', accallet•mamento; luotrhi d1 cura; accao~uamenli ed accampamenti); il :<econdo clt>lla atiment'l::iotv•; il terzo del rertltar;o eri e'JII.Ìf'IJ•J(J'amento: il quarll> lei acoro (e '[uin l: (h•lle f'ser<:itaz1ont e marce); il qumto della cu ra della persona (iaiene deliA pelle, ~d accennando al ba~uo quasi in-


RIVISTA

cidentalmenle riassume le prescrizioni relative 81 ~occorsi ai !::ommersi); nel sesto trovasi riumto tutlo che ha riguardo alle vaccina~ioni e rivaccina~ioni; nel settimo sono raccolta tutte le disposizioni che accennano alla p rojilas8i delle malattie comuuicabili, diffusibili e simili; finalmente nell'ottavo ed ultimo capitolo sono riassunte, anzi quasi integl'almente riprodotle, tutte le prescrizioni igieniche regolamentari speciali per l'Africa. Benchè non sia che la raccolta di regolamenla1·i prescrizioni, ha il merito d'essere completa, d'essere ordinata col senno che emana dalla perfetta conosceòza ùella materia: costò di certo all'egregio collega molla ed ingrnta fatica, mentre ne risparmierà molta si colleghi che la studieranno e dovranno co~i quale merita apprezzarla. Jlrlanoeuvres du servloe de santé de l'avant dans la proohalne guerre, parE. \>:A voy, médecin principal de2• classe.

L'egregio collega dell'eset·cito francese ha trattato il difficile ed importantissimo tema con profonda conoscenza e tatto, cosi da riescire ad ingenerare convinzioni che forse daranno luogo a modificazioni veramente utili al servizio. Non gli hanno infatti fatto ùifetto, nella campagna del18i0, a cui pr·ese parte, le occasioni per valutare al giusto le condizioni di fatto e le necessità del sanittirio set·vizio perchè possa rispondere in guerra al suo alto scopo. E tanto più utile è il lavoro in quanto l'abile medico seppe tener conlo di tutti i risultatr e le esigenze delle mutazioni tattiche da allora attuatesi; e lo sarà poi sommamente ai neo-medici militari che una generale mobilitazione dovrà necessariamente far ammettere nelle me, abili e volonterosi colleghi nel campo dell'arte, ma profuni o quasi ai militari ordinamenli di guerra, od almeno alla atluazione dell'opera sanitaria in campo. Il servizio quanto alle formazioni è molto analogo io Francia al nostro, tranne qualche disparità piu di nome che di ·fatto; quello dei corpi d'armata mobilitati costituisce il servizio de l'avant, e comprende il servizio reggimentale e


BIBLIOGRAFICA

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la formazione inerente dei posti di soccorso, il servizio di ambulanza (le nostre sezioni di sanità), il servizio degli ospedali di campagna (i nostri da campo) ..... In tutte esse formazioni il servizio e esclusivamente affidato ai medici dell'esercito attivo. Con opportuni esempi illustrati da schemi grafici, dimostr·a quali siano le dh;tanze, quali le larghezze, quali i movimenti, eec., delle divisioni e di conseguenza delle formazioni sanitarie di divisione e corpo d'armata; quale è la entità del servizio che devono prestare, tenuto conto del numero dei combattenti e del minimo probabile di feriti e morti. Gli ostacoli che oppongono in campo il terreno, le distanz~>, ecc., alla prestazione di un buon servizio ed in ispecre alla pur tanto nece~saria mobilità delle sanitarte formazioni, alla mobilità del materiale, al servizio dei portaferiti, ecc.; nota la fatale insufficienza dell'azione dell'ambulanza, dei mezzi di trasporto all'ospedale. In Francia la nuova pare abbia inoltre conservate alcune attribuzioni della vecchia ambulanza, e sia quindi sopraccarica come ambulanza, assolutamente in· sufficiente come ospedale mobile. Quando sia dalle casse e cofani reggimentali, sia dalle vetture dell'ambulanze, si è tratto fuori per usarlo il materiale, sono immobilizzate, non è più falto seguire i movimenti delle truppe, donde aumento delle :iistanze, ecc. ecc., e sempre un servizio inadeguato. I portaferili non possono tener lo zaino; se lo depongono lo perderanno, perché lo depongono Il ove si concentrano all'inizio dell'azione le vetture dell'ambulanza, vale a dire a 1000 metri dall'installamento dell'ambulanza, a 200 circa. dietro i posti di soccorso reggimentali che stanno 11 600 metri dietro la fronte di combattimento..... E tutto ciò pe.- una delle più felici ipotesi. L'autore vorrebbe sostituire alle carrette di sanità reggimentali, almeno in parte, cofani portati a basto da muli. Vorrebbe limitare l'inutile materiale del quale è sopraccarica l'ambulanza. Vorrebbe le vetture a sostegno mediano assile, indipendenti quindi le barelle dalle pareti. Chiude il suo laYoro con alcuni esempi di manovre fatM


81>0

R IVISTA

tesi, con apphcazione al terreno, illustr ate da opportuni g raficr. Chi scrive crède che ci sarebbe del buono da prendere in esa me e considerazione a nche da noi. Ed é convinto as~?-o ­ lutamente che anche da noi é iodis peusabìle di stabili r~ delle annue manovre di i"el'Yizio sanitario divisionale in campagna, affidandone inte r·a la direzione e la resr.onsabtlita sgli ufficiali medici. ispettori, direttori di sanità, diretto ri d'osp€dale. È necessario che 'lue::t1 capi delle principa li unità sanitarte addette ai ripa rti tstlici ddl'esercito in campagna , abbtalw p<>rfetta non solo la teorica acquisibile sui libri, ma la pra tica n<,ziooe delle e!'igen7.e dei re lati' i ser \ izi e delle materiali necessità per poter vi sopperil·e. R icordiamoci che s pesso dovranno a gire di p ropt•ia a utorita, di pr opr ia iniziatiYa.. ... I capi di stato maggiore r ispeltivi hanno troppo da Care, troppo gr·avi pr eoccupazioni nel m omento :;;upr emo della lotta, per trova re tempo di occu~·ar>-i del dettaglio dei movimenti delle sanitarie unita .... . Non Yorremmo Vf-der· r·in nòvati i fatti che abbiamo notati quHndo all'intendenza incombeva no i mo \ imenti delle istituziont !'-anitarie asl'egnate alle truppe ,.ul campo del comhatt•mento: i capi di quel corpo avevano tali altre e numer o:se attribuzioni da adempiere, che al momento della lolta ,·edevansi indotti ad affidar e ai capi sanitari il carico di essi m'•vimenli, ecc ..... ai capi sanitari che sempre e ra n:;;i pr ima tenuti a tutto ciò estranei e che non pote,·an , quindi cou tutta la buona volontà che li animava , r·ie~cire efficacem ente neH'insoltto mandato.

L 'ernia ingu.lhale nel soldati e oura radicale. pel dottore CARr.o P ERSIC H F.TI'l ANTONI NI, medico milita re. H collega constata il numer o ingt:nte degli individui chtpercM a tletti da ernia sottraggor1si al tributo della le\'a, e Il numero nC>n picc:olo dei militar i che per !a stessa ca usa ne abbandonano le file. Il colleg-a vor rebbe quindi che almeno moralmente, si face~se violenza agli erniosi onde con sommo loro va ntaggio, come asser isce, si sottrae~s ero alla dura esi·


BffiLIOSRA,FICA

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stenza imposta all'ernioso e, con sommo vantaggio dell'e.ser.cito, t1on si so-ttraessero !lll'obbl.igo del militare servizio. È un'idea, un votò che coscienziosamente il collega fa ..... ma ehe rimarrà sterile, inutil(". L'ingente numero degli erniosi all'epoca della leva nou é - C~le la conseguenza dell'ingentissimo numero degli erniosi nella popolazione civile, ;fino dafl'inf-anzia, dall'età giovanile. Prova poi indiscutibilmente che la :;:orte degli erniosi giooani non dev'esst>re punto tanto dura e terrjbile, giacché nessuno, o quasi, si assoggetta prima della leva ali~ risat· cente oper:>zione della cma radicale. l 200 casi dei Ba.ssini, i 100 del Postempski, i numerosi dell'associ:azione di Milano non rappresentano· che n p~r 3000' E l1rova ancora che i chirurghi italiani nella grandissima maggiotanza nop sentono il dovere di consigliare, inculcare e q~asi itnporre la c.ura radicale. E prova ancora, a priori, che spontaneamente, volontai•iamente, nessuno o quasi nessuno dei milita1"i erniosi si assoggetterà mai a fat•si operare .... o, se lo farà, lo fara dopo esser.e stato pt•osciolto, rimandato dal servizio. Nessuno o òer1 pochi (per ragione di carriera) si assoggetteranno a farsi operare per restare al ser'Vizio, condizione che, in tempo di pace almenò, può sì essere e sarà un sentito nobilissimo dovere~ ma che, essendo pur sempre un onere e gravissimo, ai più f.<)l·na non del tutto desiderevole. Assoggettarveli pel' forza, per una disposizione regt:>Ja~ mentare cioè, sarebbe ad ogni modo impossibile: lé vigenti disposizioni, circa le opera2lioni cruente, ehe di eerto,1l.on saranno mai muta.te, e clre sono comuni a tulli i paesi civili, lo vietano. Nè sarebbe possjbile ed utile; retrocedere e ritornare all'ornai obliato temperamento di annov~rare i cinti tra gli oggetti di corredò l! Se in alcunì paesi esteri ciò praticasi è. perché jo quei paesi si ammettono prestazioni di servizio affatto speciali, dì individui disarmati, d'operai addetti al loro u)esliere, eee.; ammissjooi, per ora almeooJ per noi contrarLe alla legge, la quale all'art. 1 stabìUsce che sono obbligati al servizio gli idonei alle armi, mentre in Francia, Ìl) German~a, in Austria basta la idoneità a concorrere c\)munque .alla difesa del paese.


8:)2

RIVI ST...

Vi ha ancora, quando i risultati della cura radicale delbilancia militare. da fare una osservazione: nel militare riformansi, per ragioni morali, militari e finanziarie gravissimo, giustissime ed indiscutibili, gli individui che offrono pronunciati punti di ernia, ernie incipien.i, bubonoceli ..... Sarebbero ora tali individui, che co_ stituiscono la grande maggioranza dei riformati per ei'Dia, sarebbero, diciamo, da ascri·v ere a quella categoria di infelici, che, per meglio colorire il quadro, il collega ha descritti? Al postutto sarebbe a tale categoria di erniosi che con convinta coscienza si dovrebbe caldamente raccomandare la cura radicale, anche con un, per un quanto l.enue, reale pericolo di recidiva, ed anco un hntino di pericolo della \·ita? La maggioranza almeno degli operati fin qui appartenevano ad essa classe di erniosi 1 Finalmente i postumi della operazione, lasciando pure di parlare delle possibili recidive, sono proprio di nessun ostacolo agli entusiastici giudizi di idonei tè.? Quelle estese, larghe cicatrici, quelle cicatriziali aderenze, quei spostamenti di un organo delicato ed importante sono proprio e sempre lrascurabìli in un mi li la re 1 Non è poi giusto lo asserire nè che le ernie nel ml)itare sono causa d'un ooe1·e gravissimo pel governo, mentre è a vece mitissimo; nè che nessuna ernia nel militare possa classificarsi tra le vere traumatiche, violenti, come crede non si possa mai il collega .. .... No! Un certo numero di erniosi sono, appunto perchè si riconosce, o p r lo meno non si può scientificamente negare, la origine violenta della imperfezione, sono, dico, anche oggiùì transitati ai veterani o congedati con una compensativa gratificazione. N è le troppo radicali e spinte argomentazioni 8 cui il collega accenna varr·anno 8 mutare il criterio finot•a stabilito per simili giudizi. Ciò detto, é certo che ben male comprenderebbe il nostro pensiero cbi dalle nostre parole volesse dedurne che noi non ammiriamo i progressi fattisi nel campo operati vo della cura radicale dell'ernia. Che il Bassini, che il Poslempsky abbiano, grazie ai loro studi anatomo-patologici, alla loro l'~rnia vogliansi mettere sulla

6


BIBLlOGRAFtCA

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abilità operativa, alle risorse perfettamente applicate della medicazione antisettica, ottenuti splendidi risultati, non solo merita d'essere constatato e ricordato con elogio, ma siamo lieti di loro darne tutta la meritata lode, perché e elogio della chirurgia italiana, é dobbiamo quindi tenercene orgogliosi. Ma dal dire che essi seppero raggiungere un alta meta, al trarne la induzione che andranno sconvolti i principi• che t•egolano la questione militare, la que::stione del militare reclutamento, é un'altra cosa...... che non solo non speriamo, ma che osiamo giudicare una illusione, una, generosa se vuolsi, ma pur sempre vera utopia. La tartaruga (tortolse), ospedale volante, del sig. ALFREDO SA VILE T OMKINS, capitano dei volontari. - Londra.

Il nome le fu dato per l'aspetto che assume il carro da trasporto colla tenda r-ipiega lavi sopra, precisamE-nte come lo scudo superiore della tartaruga. Fu drstinta (al concor<>o dr sua Imperiale e Reale Maestà Augusta di Germania, tenutosi nel 1889) colla medaglia d'oro ed il primo premio; aveva ottenuto ed ottenne poi altre distinzioni e medaglie d'oro alle esposizioni di Londra, Liverpool, Bruxelles, Melbourne, ecc. In realtà consta di 3 grandi tende peli' installazione di 18 a 20 malati ciascuna; di una tenda, alquanto più piccola; operatot·ia; di una assai più piccola pel medico di guardia; finalmente di quattro tende-latrine piccolissime. Ciascuna delle grandi tende è trasportala da un apposito carro; le altre lo sono a mezzo di un carro molto più piccolo. Nei carri sono caricati tutti gli altri oggetti di dotazione: le 60 barelle-letto, la stufa, la cucina, ecc. Le tende possono essere anche tra· sportate a dorso d'animali (2 muli per tenda) e per~ino da port~tori sulle barelle-letto. Le tende infermeria possono tendersi intorno al carro da trasporto, eome anche senza di esso. Ogni carro al completo peserebbe 4858 libbre inglesi: esigendosi un tiro di 4 cavalli, calcolando 11 quintali per cavallo. Senza le barelle-letto il peso si ridurrebbe a 10 quintali.


IUVISIA

Ogni tenda misura 3:? piedi di lunghezza, 22 di larghezzn, è alta lO piedi c-on parete \:erticale di :>, raggiun~re 5280 pie-H di capacità, per una superficie di 7M piedi. È intieramente foderata con tale artificio da lasciAre ::mo spazio di ventilazione tra le due superfici. Pesa !lì6 libbre cogli accessori pel suo impianto. È ''entilala da finestre aperte nel cielo e pareti e chiuse da vetri !O:peciali. La tenda operatoria misura 24 piedì per 15 e H d'altezza colla parete verticale di 5; è capace di 2700 piedi cubìct, copre uoa superficie di 360 piedi; é pure fod~>rata e pe>'a 252 libbre, diHsa in 3 scomparti di J5 per 8 piedi. Il pe~o totale del piccolo carro sarebbe di 3746 libbre: esige :l ca· valli, calcolando 11 quintali per cavallo. La tenda degli assjstenli medici é a 2 lelli, interamf'nle doppia e pesa 55 iibbre. Quelle fatrine sono di 3 e '!t per :3 piedi con 5 di altezza. Le barelle-letto i>Ono del modello ~ orton . Le due stan!lhe laterali sono vuote e vi si possono innestare od a vece IIJ. gliere i bracci di impugnatura. 1 pieJi possono estender~i (per l'idur la a letto) come ripiegat•sì nell'int('t•no (per farne una barella). Ghiusa (arrotolanrlola) occupa ctascuna 6 piedi in lungo, 5 pollici in lar~o e 3 1/, in alt-ezza (spessore): pesi! !lO libbre. Compiono l'arredamento delle temle-ospedalt diversi oggetti accessori (bacili a trepiedi, secchi e secchtelli, por l.a-asciugamani, Ianternt>, rastrelliere d' nrmi), oltr e alle necessarie dotazioni di medicamenti, ~pntacchiere. biccbteri, og~elli dt medicazione, viveri d"uao e di riserva; ,rj ha1 no put•e delle stufe speeiflli (modello Tomkins}, forni e cucine, il t'iscaldatore Soeur- Bona, ecc. Riepilogandoci; 11 carro, con alcuni istrumenll accessori. il serbatmo pPr racqua, i closet in faenza (secchio e c:edile), il secchio orinatoio, 20 letti-barella Norton. pssano complessivamente 5i0 libbre; la tenda co~li accessori 3i6: la stufa, i lavabo, le coperte, ecc., ì60: biancherie, tele ùei materas:•:i, ecc., bian· cherie, tende-latrina, ecc. 592; provvigioni, ecc., 120; btr umenti da fabbro, falegname, ere., 19; peso totale 1593 libbt'P; delle tre tende4779j peso del piccolo vagone,dotato,libbre2503,


,....

BIBLIOGRAFICA

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della tenda chlruraica 2-,:!, dell"altt·a Len.la e latrme t~'L Og::eUi !>peciali tH ammobic'linmento ed arredamento ibbre 1296: colli de Imballo, ecc. 173, totale c•• era·e v821. Completa, confor tevole, splendide è, come mezzo mobile Ji ricovero t.emporerio !<pedaliero, la tenda tortot&P, e certamente il capitano Tom~e ns ha meritato le preziose disl n· ~•oni che ha ottenuto a Berlino ed allroYe. ;\01 ,.aremmo lieti di vederne qualcuno ò1etro le no;otr€' file dJ l' lmea ~e una campagna dovesse far-.i: ce (l'l augorit~mc. rua l J.le"'o. e 1l numero de1 ca,·aJl! c muli nect!::>S&ri ver la "ua momilunione, il numero «te~«o dei ,·eicoli, in riscontro ai 6(1 "-ofi ricoverati saranno un in..:upPrabile o-.tacolo al ne ~tro voto.

n orlDe d1 Flrense In ohlrurgta. BI ~'òCB J. -

~ota

del dotl. GIN()

1'91

La pos~'~ibilita. d"ess>'re conservt>to asl'ttìco, e la pr opl'ietù l'e!>"-ere ben tollt:'rato dai tessuti ~ono le JUalitlrhe essenziuli ti'ogni buon mater1ale ùa !òUlura. Ore tale é l erine di Firen:oe, che u:oa!!i mollo all'estero, specullment~ a Parigi, mentre in Italia ,·. qua;.i t-conosciuto. Pare f!Uinùi a noi abbia IÌJllO opera Ut:Je 6 buona l'autord ru::hibffi&ndo fatleDZIV116 det pratici su questo ffi<!ZZO, accennttu.!o pure come si appre~ti per l'u..,o chirur~ico.

htltuslonl d'Igiene del Fliigge. - Tr·aduzione del S.\NTORt, con annotazioni del CELLI, proft>s>:ore ordinario e 1rrettore del 'istituto spel mentale d'izieoe nella R.~ umverHtà di Roma. - Parte Il ed ullilna. Continuazione dell'argomento alirnPnti: ;.ostan:w alimentari, ' al ore alimentare; ,·estiario ed tgiene della l elle: abitazioni: fabbr icazioni (le1nperaturo. ,·enlilazione, illumiuezione); allontanamento delle male• te dr rifiuto; St:ppellimento dei cadaveri ; ig1ene indu"-lriale (profes"tOni e me ...lleri); pro· filassi (malattie infelli' ~. vaccinazioni); t:;:tene scola~ tlca: i!: ene de11;1J ospe iuli.


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RiVISTA

P erfezionamenti nella anestesia g eneral e e locale. Cloroformio 11nestetico assolutamente puro ed etere peranesteLico (anestetico locale rapidissimo, sicuro ed innocuo). - Preparazioni del laboratorio chimico del dott. ANTONIO AsTOLl't e compagno. - Pavia. È la enumerazione delle eminenti qualità dei due preparati, corroborata dalle dichiarazioni di distintissimi chimici e chirurghi operatori. Anche noi abbiamo avuto l'opportunità di esperimentarne l'azione e siamo lieti di attestare che, specialmente l'etere peranestetico, hanno qualita eminenti e perfettamente rispondenti allo scopo.

Orooe Bona lt&Uana. - Comitatv centrale. - Resoconto morale economico per l'anno 1890. - (29 aprile 1891).

Accenna al concorso internazionale di Ginevra per nn<~ memoria sugli abusi della Croce Rossa e gli studi per la questione del soccorso ai ferili in guerra di mare, che fu vinto dai professori ùocenti uell'ateneo padovano Buzzati e Castori; alla convocazione dei funzionari superiori in Roma; al via~gio del treno-ospedale; alla prova cii esercizio di un ospedale dì guerra in Napoli: alle eserci tazioni dei due ospedali da montagna (da 50 letti) del solto comitato genovese, che dimostrò l'eccellenza del materiale; all'altro consimile cùiJ'ospedale N. 20 (50 letti) a Napoli; al corso d'istruzione pel· l'allestimento dei treni tenutosi a Torino, con un viaggio di p1·ova a Torre Pellice; all'altro identico tenutosi a Bologna. Creazione e produzione preventiva delle cartoline postali, in franchigia, pelle partecipazioni a fare alle famiglie dei malati e fe1·ili in ~merra. Stato finanziario al 31 dicembre !890: Solto-comitati: numerario L. 680000; valore del materiale L. 340000.

Comitato centrale: numerario L. 280724;); valore del materiale 1 l87454. F u allestito un ospedale di 250 letti per la marina, scindibile in due di 125 ciascuno, da impiantarsi su d'un galleggiante.


BlBLlOGRAFrC.o\

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FR.oELICH. maggiore medi ~o nell'esercito Evizzero. - Appareoohlo pel trasporto del feriti lD montagna.. A giudicare dalle figure merita d'essere studiato ed esperimentalo. È costituito de un largo appoggio dorsale, sul basso del quale si articola il sedile che porta pure ingegnosamente articolate delle appendici per l'adagiamento (oriz· zontale, e diretto in avanti) degli arti; off're anche una appendice superiore atta a trovare un appo~gio sul vertice del capo del portatore. Sommario dl materia medloa per g U studenti, del dottore L. CoCCIA. - Napol1. Ci é sembrato molt.o adatto pella classe a cui quasi esclusivamente sarebbe destinalo. Notlzte sulle recenti applloazl onl meccaniche uaate nella preparazione dell'oaalgeno a aoopo Industriale, pel maggiore nel genio militare D. C. M.\RzoccHL Inutile il dire che l'autore fa accordare alla questione ogni interesse, perché uomo noto pelle sue speciali conoscenze, per l'ecletismo pratico di cui é dotato, pella facile chiarezza colla quale sa trattare certi qoesi1i che riescono cos1 compreusibilissimi anche ai profani della materia. A noi é sembrato poi che col tempo la medicina potrà trarre, almeno dal punto di Yista economico, delrutile dalla introduzione anche tra noi del descritto metodo di preparazione e conservazione. Enotolope cUa. manuale tlluatra.ta., del Pe-' Edizione Vallardi, Milano. A giudicare dai primi numeri di saggio ci sembro lavoro esatto, completo, util~. Pubblicasi a dispense (cent. 10).

Tb.e1a.uru1. TROCCHr. -

Dizionario enotolopedloo di mecllolna. e ohlrurgla per uao del medloi pratici , redatto dal prof. Euu:N13URG. Traduzione. - Pasquale e Vallardi, Napoli.-Fasc. 89 a 101. Conter.gono il seguito della lt~ttera E ed offrono notevoli le illustrazioni delle voci Elefan li asi, Elettro-.dia~nostica, Elettro-terapia. Elminti, Emeralopia, Emicrania, Edilizia, Endoscopia, Enteroclisma, Epilessia, Et·nie, ecc.


R'l8

lU Yl:;T.\

Ci dobbiamo fi11ahnente limitare ad annunziare alcuni ottimi scr iUi. elle pella loro natura non preswnsi ad es~ere riassunti, ma che pel carattere pratico s~n·ebbe pur !lene fossero ai colleghi noli e poteslSero cosi eo:sere apprezzati; tali sono: L'opuscolello del medico di m·eggimenlo nell'armata austriaca doU. J. RT. - U e ber Aaeptlk 1D der Krteg•ohiruTgte un4 1ter11latrle Eillhett trVerbiin4e . - 1891.

HA''"'

L'allt•o del medico di stato ulaggiore dello stesso esercito,

dott. HeR~IANN ALTER. - Dle Unlversal-Geblrgtrtn.ge, illustrato da diverse figure •·appresentanti barelle e mezzi di trasporto da montagna. - 1891. lncompatlblll e4 antldott. cista militare L OIACONO.

Tabella sinoUica del farma-

Lavoro sintetico, accurato, abile, cb~ pul• essere utile al medico come al farmaci8-ta. Contributo •pertmeDtale a llo stucUo del mezzi ohe l'orgallismo oppone alla lnfeziolle, pel dott. CuRz•o BERGONZINr.

Pr1mo inizio di fecontli studi, che coutiouati con paziente insislen7,a e mau mano perfezionati potranno certamente riescire utili nel campo applicativo. La benefloensa. a beneficio dell' lnfanz.la lnferma DotL. GHI:lRARno FERR~;RJ, aiuto all& clinica oto laringoia-

t.rica della R.• università di Roma. -

1891.

NCJn possiau1o cbe far plauso allo ~>Copo ed al lato pralico della proposta. Dott. VtTTORJ O GnAZZJ. - Le malatUe dell'orecohlo nel feto e nella prima. infa.nzia e loro gra.vi ooueguense

sull'acUto e sulla loquela.. tione di un ipocojocom.io.

Colla propo~ta della ere-


BIBUOf..R~FICA

lpopio: etlolo~ta, meocaalamo eU prodaztone, cura.

P ... RI'-OTTI. -

E uua completa, pref!e,·olt! monografia. Co;o;nuFt.IO, farmacista a Parenzo. - Trattato elementare dl farmacia galenica genen.le, con 100 inci~tioni tllu-

HraliYt>. - 1;o;9J. È un 1avoro pratico. ben condotlo, che polrebbe t~ssere uttle per un rarmscista. BAUMA'IN

tUJllo. -

dot'. E. - l prlml aooooral ln caso eU lnforBologna, l ro.

g u.n altro dei numerosi hbrethm sulla materia, da tanti già illustraLa. Ha per( il mertto d'essere chiat·o. conciso, ed in onta al carallt>t'e JIOpolart.>, scientiflcamente apprezzeYole. L"lgtene • gU atucll baoterlologtot. - Prolut<ione del professo re dott. P tETRO CA vd,JS al corso ù'igtene dell'anno .-coiastico l '!H-Y 1 lll la trii\ ersttiJ dr Genovp Inutile è ti rlire che h a elevato carallert.l scientifico pur manlenen iosi f'tuinenlemen te prat1ca. CozztJIJ'~t•.

- Le7J.oD1 •ulla patologia. e chirurgia del aeDI nasali. - Igiene dell'oreooblo.

So:!o la vori riguardanti la specialiw. l'ororerapia. alla quale l'eu'< re c( n tutte l"' ~ue forze: si e de Hcato.

Dlla.t&done completa d 'Uil& atenclli larlJ1gea ID 1lll traoheomlszato e portante la. c&DDala da. 7 aD.Dl.- Aot>EO Ton. - Firenze. E un caso rorLunato ed iHLruttivo. La dilatazione fu ottenuta operando ~radatamenle per la ,ja della bocca. dappr ilna collo specillo laringeo, poi con ~iringl1e o mandrino, qumdi coi cateteri del BeniquP., finalmente cot d~latatori di stagno dello Srh1òlter


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RIVISTA

Ing. R. BeNTtVEGNA. - La canallzsazlone distinta. a cbcolazione continua. Interessante conferenza dettala per concorrere ad accumulare elementi pella soluzione interessantissima e con ardore dibattuta della questione sul metodo meglio raccomandevole di fognatura d'una grande città. Ing. F. CoRRADINI. - La ~aaa nuova e le abltazloni aalubrl. È pure una popolare conferenza, che presenta tanto valore pell'igienisla e che l'autore, pur tenendosi nei limiti che la natura del lavoro gli assegnava, è riuscito a rendere interessa n tissi ma.

Intorno alla vaoolnazlone e rlvaoolnazlone obbligatoria. Nota del dott. A. LUCERI. - Maglie, 1890.

Conchindendo per la assoluta efficacia delle due pratiche, vorrebbe che lo Stato obbligasse a vaccinare i nuovi nati nei 6 mesi dalla nascita; che la rivaccinazioue fosse obbligatoria al :to• anno; che in cago di sviluppo del vaiuolo in una località, Ja dovessero e~!>ere rivaccinati lutti coloro cui già sono trascorsi 5 anni dall'ultima vaccinazione. Sono pr oposte un po' radicali che nessun paese na, tulte a l· meno, flnora adottate, ma che nessuno vorrebbe negare pos· sano riescire efficacissime. Della sordità e delle sue oauae principali. - Prelezione al corso libero di otologia, pel dott. V. GRAUI, in Firenze. Sulla cura dl alcune lealonl aorofolose della larlnge, pel dott. G. FF:RRERJ, aiuto nella clinica oto-laringoiatrica della R. a Università di Roma. - 1891.

Vi sono narrati e commQntati con sapiente praticismo due interessantissimi casi di condro- pericondrite laringea; ed a questi fanno seguito alcune osservazioni sul metodo curativo prescelto anche nell'intento di conservAre la integrità funzionale dell'organo della vece.


8lllUOG!l.\t'ICA

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Oap1sto provtnolale clegll esposti e delle pariorluU ln llllano. - Relazione generale (1889-90) e stati!Otica (1881-00), del direttore dott. cav. ERNESTO GRASSI, libero docente in ostetricia. È una chiara espOSIZIOne del veramente lodevole andamento di quel grandioso stabilimento.

JlalatUe uerToae e funzlouall del ouore. - Lezioni dettale nell'ospedale clinico Gesù e Maria, daJ prof. comm. A. c. . RoARELLI. Abbiamo ricevuto a titolo di saggio i primi due fascicoli, i soli finora pubblicati. A pubblicazione ultimata faremo un cenno critico dell'importante opera, che il nome dell'autore ci assicura degna ed utile.


CONCORSI

Premio Sper&DZ&. -

11• OODOOUO e rl&pertur& del 9 °

e del 10•. E aperto 1"11• concor;;o al premio istituito. dal fu dott. Carlo Speranza, cavaliere d1 pm ordini, professore emertto dt ter~pia

speciale, clinica medico. e medicina legale prP~~o la regta uni· ver~ita dt Parma. e dif'ettore emerito della focolta m~'diCO ­ chtr urgica presso la re~ia uoiversitA di Pavia. Sono in pari tempo r1aperli i concorsi 9" e 1IJ al ùetto pr~nuo gia pubblicati con avvi<~o 26 giuguo 18 R, non e<~sendosi. spetto al pl'imo, riconoo;ciula mertt«wole ùi premio ne d'wcoreggiamt•ntCt l'unica memoria me 1lal8. e non e:;::.endo ,taLa pl"f•sentalll, n~petto al l.<t!condo alcuna memoria. Tanto il pl'l:mio l'it"el'ibtle all'l lo concorso, com" f!Uel!l risguarùauli il 9° e il t !V, consistono 111 un~t medttglia d'o ro ,Jel valore d1 l. ~ da confcr1r~i a qtJt' mPoiico o 1nelit~ -cht rur~o ilahano, il quale avrà rtsposto nel modo più soddisfacenlP al relativo temo pr oposto dalla facolta medico-chir urgica delhi predetta un iv11rsit8 di Parma. Nel cu:so in cui il pr•emio non fo~"'~ conferilo. <::ara as,t>!::nala una 'IED ... GLJ' o"ARGE:-"TO a titolo d'incof'agg1amento a colui che me~rlio degli Altri SI sar·a a,·,·icinato allo scioglimdnto del tema stesso. l concorsi rimangonn aperti a tutto il lO aprile 1~92 e sono resrolali dalle condizioni infrascrille, deter minate .Jallo "'le«!;O benemer1to tP~tatore.

r·•-


l.:ONCilRSl

1:$63

Tema per l'll concorso- Prolila.~si e ie:rapia della mnlarra secondo oli ultimi stuili intorno alla sua eziologia. Tema pel 9" concorso (pubblica~o r~eJ surricordato av,·.so 26 giugno i8 8) - Stato presente ed esame critico delle nost,.e cogni::iont riguardo t'esfolo{Jia e laprojilasf!t deUa sifilide. Tema pel 100 concorso (pubblicato nell'a"Vviso stesso) Stato presente delle nostre conoseeru~-i~torno alla natura ed a.:-ione del oi!'us rabico. -Mezzi projUattiei della rabbia. 0

CONDIZIO~l

DEl CONCORSI.

l. 1 concorE<i sono aperti a tutli i medici e chirurghi italiani. ~- Cia.scunu memoeia dovrà. esser scrilla in lingua italiana o

lati'\a. 3. I concorrenti do"raono Lrasmellere, franche di porlo, le loro memorie alla regia universila di Parma, entro il 10 aprile 1892, passato Il qual tempo nessuna memori!l Mrà più ammessa al concorso. t Ciascun concorrente 1lovrà contrassegnare la propria memoria co1~ una-epig1'afe ed accompag~wrla con una scheda suggellata. al di fuori della quale sara r·ipelula la stessa epigNtfe e nel cui interno sara indicato il nome e cognome e dc.micilio dell'autore, colle prova della laurea mr•dica o medicochirur gica ripor tata in una delle umversilà ilahane. i). Le memorie perveuule nel termine stJdd€:tlo, ·verrt~nno separalamenle esaminate dai singoli profesl!orì componenlt la facoltà medico-chirurgica presso la regia università di Parma. i quali poscia {liudichcranno in pieuo consesso. 6. Il con~esso aprirà la sola schedA unila alla wemoria giudicata degna di premio: le altre memorie colle relative schede saranno r·esliluile, sopra domanda, ai loro autori, e, scorsi due mesi senza che siano richieste, verranno abbru.ciate. 7. L'autore della memoria premiata sarà fstlo conoscere al puhblico pi!r mezzo della Gazzetttt. di Parma e sarà. ìo,italo a rtcevere il premio. 8. La memoria pt·emitlla r·imarra depositata presso la regia


CONCORSI

univers-ità di Parma, con facoltà all'autore di trarne copia e di renderla. pubblica, nel qual caso dovrà essere stampata come venne presentata al concorso, salvo le sole modiflcazioni linguistiche. 9. Ove nessuno dei concorrenti abbia nel modo più soddisfacente sciolto il proposto tema, verrà concessa una medaglia d'argento a titolo d'incoraggiamento, a quello.fTa essi che si sarà maggiormente avvicinato alla. chiesta soluzione. Parma, il 10 aprile 1891. Il Sindato- A. CuGINI.

11 Direttore

Dott. FBLIU BAROFFIO generale medico.

G IOVANNI P ETELLA

n Redattore D.r RIDOLFO LIVI

Med.ko di l' ela~U

Capitano medico.

U Collabora t.ore per la R .• Mar~na

NUTlNJ FEDERICO, Gerente.



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