183
Difatti il giorno successivo il comandante passò in rivista i nostri soldati ed, avendone avuto un'ottima impressione, passammo a far parte del 311° ftr. Cambiammo le mostrine e fummo trasferiti, prima, alle caserme jugoslave di Terzatto e, dopo otto giorni, a Delnice in Croazia. Qui eravamo di scorta lungo la strada alle colonne che rifornivano i vari distaccamenti nella Ravnagora nelle cui gole fu distrutto un nostro reggimento poco prima del nostro arrivo in zona di operazione. In questa zona montana eravamo soggetti ad attacchi da parte dei partigiani sia di giorno che di notte. Tutti gli uomini erano "al bosco"; nelle case c'erano solo donne e bambini. Una mattina, durante il servizio di scorta, ho sorpreso nel sonno in una casa un uomo (un partigiano). Chi avesse trovato un partigiano avrebbe usufruito di un mese di licenza premio. Ho informato il mio capitano che era poco lontano. Ci siamo guardati in faccia dicendo: "Vedremo al ritorno il da farsi!". Al ritorno l'uomo non c'era più. Una sera, dopo che ero stato tutto il giorno in servizio di ronda, rientrando in caserma, il comandante mi comunicò che bisognava uscire subito perché a Kupiac (località sulla linea ferroviaria per Zagabria chiamata "cimitero dei treni" per il grande numero di convogli saltati in aria) era stata scoperta una bomba sotto i binari. Siamo subito usciti dal presidio con la mia compagnia; comandavo il plotone mitraglieri. Era una serata stupenda con una luna bellissima: sembrava di giorno. Mentre gli artificieri toglievano la bomba fummo attaccati dai partigiani; ci ritirammo nel fortino di Kupiac e rispondemmo per tutta la notte al fuoco dei partigiani. Al mattino rientrammo, per fortuna senza feriti, portando sulle spalle la bomba recuperata (un 149). In Croazia ho trovato Gianni Denegri (l'ex capo stazione di Isola) che prestava servizio nel genio ferrovieri a Karlovac, poco lontano da Delnice. Ci siamo salutati tramite un suo collega che comandava il treno armato che giornalmente ci portava a Kupiac. Al momento del suo rientro in Italia ci siamo incontrati, salutati, abbracciati; quando è arrivato a Isola con mie notizie, io ero già in ospedale ferito. Infatti sono stato ferito il 30 giugno 1943 in una azione di guerra a Iopsidal. Il giorno prima avevo assistito da una altura ad un combattimento tra croati e serbi (cetnici)