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alimentazione, ed è interessante notare come nelle nostre interviste in nessuna occasione si menzionano i "nazisti" ma solo i "tedeschi". Sentiamo i nostri reduci: Giovanni Bertuccio, dopo la Russia va in licenza, poi «sono rientrato al corpo a Laion vicino a Chiusa d'Isarco dove mi prende l'8 settembre: c'è stata battaglia poi gli ufficiali ci dicono di dare le armi. Se non ce le avessero fatte posare non finivamo in Germania. I tedeschi ci hanno messo nel greto del torrente e ci hanno portato a Bressanone. In treno a Brema e a piedi a Bremerword: eravamo incolonnati e i civili ci gridavano: "Traditori!". Era un campo di concentramento dove erano morti 30.000 russi di tifo petecchiale. In quel momento saremo stati in 60.000. Si mangiava solo alle 20,30: rape secche, due etti di pane e un cucchiaio di marmellata. Il console italiano veniva alla mattina per convincerci a combattere con i tedeschi. Sulla schiena c'era IMI (militari internati). Quelli che si sono arruolati per la Repubblica di Salò, appena arrivati in Italia sono scappati con i partigiani. Un giorno è arrivato un ingegnere che cercava falegnami, mi sono offerto e ci hanno portato ad Amburgo. Con uno di Varese siamo andati a fare case prefabbricate. Il tedesco per cui lavoravamo era un civile ed il primo giorno ci ha dato venti litri di minestrone che, in due, abbiamo mangiato tutto! Lui pensava che l'avessimo nascosto. Il giorno dopo due pani da un chilo e mezzo e di nuovo il minestrone, ma non siamo più riusciti a mangiarlo tutto. Ci siamo stati fino ai primi di maggio del '45. Intorno ad Amburgo avevano fatto un fosso anticarro ma gli americani quando sono arrivati vi hanno buttato dentro dei carri armati e ci sono passati sopra come un ponte. La sera che sono arrivati ci siamo messi le nostre divise lacere e l'abbiamo aspettati sul portone della fabbrica. Buttavano sigarette dai carri armati. Quanti carri armati! Allora ci hanno spostato in campi di raccolta e di noi si è interessata la Croce Rossa. Siamo rientrati in treno fino a Pescantina e in pulmann fino ad Alessandria. Arrivo a Isola il 5 agosto 1945 e salgo a Montessoro a piedi. Sulla Ciappa ho visto la strada tutta bianca: era siccità quell'anno». Bertuccio non è l'unico che dopo Francia, Albania e Russia è costretto anche a subire i campi di prigionia in Germania: Giovanni Argenta dopo la licenza è a Bressanone. L'8 settembre ha il turno di