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minestrone mettevano il granoturco, però non mangiamo male. Mi mandano a lavorare in un hotel e imparo l'inglese. Poi torno al campo alla mensa ufficiali del quartier generale. Parto da Durban con la nave indiana Malaya nel gennaio '46 e sbarco a Suez. Sono a Napoli il 6 marzo 1946: avevo tenuto 50 franchi per fare un pranzo e mi devo accontentare di tre fichi secchi. Nei negozi vedo scarpe esposte ed il prezzo con molti zeri, penso: "I l'en scemmi" 397. Lo spettacolo dell'Italia distrutta, della popolazione che mendicava, rubava, delle ragazzine che si prostituivano, mi metteva rabbia, malinconia. A Principe arrivo il 10 marzo: sei anni esatti, la mia giovinezza, mi si stringe il cuore. Il primo che vedo è mio padre: riconosco il suo passo mentre scende le scale. Con lui avevo un ottimo rapporto. La nostra casa era stata bombardata, adesso abitavamo un po' più avanti. Li ritrovo tutti, meno male». Aldo Grazi (avevamo trovato suo fratello Arturo Grassi in Etiopia398) è il primo paracadustista isolese: 185a compagnia artieri minatori della divisione "Folgore". Partito nel 1937 per Casale Monferrato fu anche a Roma, Tenda e in Sicilia. Arrivò alla Scuola Paracadutisti (IX battaglione) di Tarquinia il 31 marzo 1942 e partì in aereo per l'Africa Settentrionale il 3 agosto successivo. La "Folgore" presidiava il fronte nel punto più a sud dello schieramento italotedesco, che si stendeva dal mare alla depressione di El Qattara: “(...) una fossa torrida e desolata sita a una cinquantina di metri sotto il livello del mare. L'acqua della stagione delle piogge vi ristagna per metà dell'anno in paludi salate (sebke) che, a sentire gli indigeni, emanano misteriosi miasmi febbrili. Sia quel che sia, la vita prolungata vi è impossibile. E si direbbe che la natura stessa ammonisca il viandante del deserto ad evitare quella zona, ché l'intera depressione (lunga circa tremila chilometri) è rinserrata tra pareti
____________________ 397 Sono matti. 398 Per uno sbaglio all'anagrafe, Arturo e Aldo hanno un cognome diverso.