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Vorremmo, come commento finale al documento, ribadire l'eccezionale importanza di scritti come questo. Di primo acchito sembra che le notizie riportate siano di scarsa utilità, tutt'al più un malinconico ricordo personale di giorni lontani. Invece da queste pagine ingiallite scaturisce la vera natura della guerra per gli umili protagonisti di quelle carneficine; un insieme di atti di obbedienza nei riguardi di qualcosa che assumeva contorni definiti nel Re o nella Patria. Ma, se pur obbedienti, non erano certo entusiasti di andare a combattere e l'ardore di uccidere neanche si affacciava alla loro mente. Ecco che la genuinità di questi diari diventa il fattore determinante: se essi fossero stati compilati pochi anni dopo la fine della guerra, gli avvenimenti descritti sarebbero stati gli stessi, ma l'autore avrebbe probabilmente calcato la mano su frasi sentite e risentite, su concetti retorici estranei alla sua natura; la macchina della propaganda avrebbe fatto da filtro ai suoi sentimenti e ci saremmo trovati a studiare documenti poco significativi della psicologia della nostra gente.