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i eravamo illusi che le barriere fossero cadute, i muri abbattuti, i ponti ricostruiti, il tutto in nome della globalizzazione. Era un’idea buona. Sarebbe stato tutto più facile nel progettare un modello di società universale fondata sulla pace, sull’uguaglianza sociale, sulla solidarietà. Le risorse del Pianeta sappiamo non dureranno in eterno, i cambiamenti climatici saranno sempre più violenti e frequenti, perché il modello industriale applicato non ha rispettato la natura; e circa 400 famiglie al mondo controllano quasi il 70% del PIL mondiale. La crisi che arriverà dopo il Corona, che dovrà convivere fra noi fino alla scoperta del vaccino, porterà miseria e fame, povertà e morti in tutti i Paesi. Questa tragedia epocale è il vero primo atto della globalizzazione. Anche le nazioni più forti hanno snobbato la difesa sanitaria dei propri cittadini. Un Paese come gli USA ha sempre trattato, dal punto di vista sanitario, la popolazione come fossero pecore (tranne la riforma Obama), applicando, in caso di epidemie tipo questa, il principio della sopravvivenza darwiniana. Boris sta espiando la colpa di essere stato il primo ad auspicare l’applicazione di questa teoria... e adesso professa il lockdown totale, così come il suo compagno di merende Donald. Il nostro problema non è solo sanitario, ma è anche maledettamente di natura economica. Dovremo ricostruire non solo la macro-economia, ma prima di tutto la micro-economia, quelle piccole attività che fanno vivere tanti giovani commercianti e famiglie di artigiani dando pure vita alle città. Non ci sono immobili da ricostruire come dopo una guerra. Qui
c’è da far ripartire i consumi; ma senza poter lavorare non ci sono le risorse per comperare i beni e il giro si ripete, con le aziende, le quali non producono perché non c’è domanda. Il turismo vive di gente che va e che viene girando il mondo. Mesi di arresto totale dei flussi sta mettendo in ginocchio anche i più importanti colossi alberghieri così come le compagnie aeree. Senza voler fare lo stregone, penso che non vedremo normalità e assestamento sociale, prima della fine dell’anno, sempre che tutti rispettiamo lo stare in casa. Globalizzazione? Un termine che doveva essere un prodigio di sviluppo economico mondiale e invece è diventato sinonimo di pandemia, di disoccupazione, di povertà, di miseria politica, di disparità sociale visto che nemmeno questa minaccia planetaria riesce a mettere d’accordo i politici dei diversi Continenti. Anche se non ne sento la ragione, sembra un mezzo castigo di Dio, un segnale che avverte di cambiare strada altrimenti il pianeta morirà senza usare armi
il dorsale
Come si cambia
di
Gian Paolo Pinton
selezione quasi naturale della specie senza usare le armi nucleari. In questo caos è auspicabile che la gente di buona volontà, in ogni parte del mondo si riunisca e tenti di creare una nuova rete di pensiero solidale che si contrapponga alle violenze dei politici arroganti, criminali ed egoisti. Noi ci proveremo. Con o senza l’Europa. Ricordo che il 9 maggio ricorreranno i 70 anni del suo primo atto fondativo. Uomini come Schuman, Adenauer, Churchill, De Gasperi misero la mente e il cuore in questo progetto. Pensare che in queste ore drammatiche politici come il duo olandese Rutte-Hoekstra, la stessa Merkel, il neoduce ungherese Orban, il baby cancelliere austriaco Kurz, possano minare i presupposti di costruire una rete di sostegno per la ripresa degli Stati europei più deboli, è davvero deprimente. Inoltre, oserei dire quanto vergognoso sia che continuiamo ad avere, nonostante il coraggio di Conte, politici italiani che sono considerati meno dei portaborse europei: parlo di Salvini, Di Maio, Gualteri e del sottobosco di ministri e sottosegretari incompetenti che sta distruggendo l’Italia e riducendo in povertà il 90% degli italiani. Dopo la pandemia sarà l’ora di Mario Draghi. Il tempo per leggere non manca: consiglio una storia rilassante: “La felicità arriva quando scegli di cambiare vita”, di Raphaelle Giordano, ed. Garzanti.
Il Pianeta si è ribellato alla violenza di un modello industriale basato sulla globalizzazione e sul non rispetto della natura. da fuoco. Una morte naturale, la risposta della natura che è stata violentata dall’impazzita fuga in avanti del profitto senza regole, del progresso senza occhi, da tutti gli uomini privi di scrupoli. La ripresa è possibile, ma dipende da una nuova cultura globale, senza la quale c’è il rischio che una volta trovato il vaccino, i più forti ripartiranno come prima e i sopravvissuti più deboli al cor19 moriranno per mancanza di risorse o piani di ricostruzione. Quindi una
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