cazione al Mondiale. Questa esperienza internazionale non è stata semplicemente una partita di calcio. Due tifoserie, due popoli in cui c’è tutta una storia politica e di cultura dietro, vivono questa partita oltre l’evento sportivo, lo ricordano le guerre fatte. Una partita da brividi per atmosfera ed ambiente, si respirava la storia: c’erano 80.000 persone, i tifosi della Scozia con la maglia della loro nazionale e il tipico kilt. E poi ci sono stati i vari derby indimenticabili tra cui Roma e Lazio oppure Inter e Milan. Seguire il presidente Bandecchi è stata una scelta importante rispetto alle dinamiche della vita arbitrale.
PAOLO TAGLIAVENTO: DA ARBITRO INTERNAZIONALE A VICEPRESIDENTE DELLA TERNANA
Paolo Tagliavento, ex arbitro internazionale, celebre per essere uno dei migliori direttori di gara che il corpo arbitrale italiano abbia avuto in questi anni. Carriera da arbitro e ora la carica di vicepresidente della squadra della città in cui è nato e cresciuto, la Ternana, fonte di soddisfazioni sportive, ma soprattutto sociali. Di questo, ma anche di tanto altro si è parlato con Tagliavento. Il mondo del calcio è poliedrico, si sa; ricoprire ruoli, sviluppare strategie di gioco, studiare l’avversario per anticiparne le mosse. Nel suo caso invece il ruolo che ricopre è ben diverso, estraniandosi da tutto e tutti per fungere da unum super partes all’interno della partita. Come è nata l’idea della carriera arbitrale, per arrivare poi ai massimi livelli raggiunti? Ho cominciato un po’ come hanno iniziato tutti gli arbitri: semplicemente iscrivendomi al corso
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per diventare arbitro. Ho giocato a pallone sin da piccolissimo, inizialmente nella squadra del quartiere. Avevo circa 8 anni. Quando la domenica entrava l’arbitro, era solito fare la cosiddetta ‘chiama’; è sempre stata una figura che mi ha affascinato e a cui mi sono sentito vicino. All’età di diciassette anni ho deciso di lasciare il calcio giocato per intraprendere tutta un’altra strada iscrivendomi al corso arbitri. Ho cambiato divisa, ma non ho abbandonato la passione per questo mondo. Le partite da ricordare. Quali tra le più belle arbitrate? Ho arbitrato 221 partite in serie A e circa sessanta all’estero tra Europa League e Champions League, sceglierne qualcuna in particolare è difficile. Se devo indicare una partita nello specifico, dico senza dubbio uno Scozia-Inghilterra a Glasgow, valevole per la qualifi-
Le sfide mi sono sempre piaciute e ho deciso, a seguito di un progetto importante, di tentare questa nuova sfida e il pensiero di poterla vincere insieme alla mia città mi ha entusiasmato. Decisamente è stato un bivio importante, ma ringrazio il presidente Bandecchi, che mi ha dato l'opportunità di scegliere la Ternana. Una volta parlato con lui non ho avuto più dubbi: ho capito quanto volesse metterci e quanto era importante il progetto e il pensiero di poter crescere nella squadra della mia città, con la mia gente. Lei ed il mister avete avuto più occasioni d’incontro in campo così come fuori. Che rapporto ha con lui? Quando arbitrava che ricordo ha del cristiano Lucarelli calciatore? Diametralmente opposti. Nella partite che arbitravo durante la carriera, era un capitano di temperamento, con grande carattere e quello, tengo a sottolineare, non l’ha mai modificato. Sicuramente abbiamo avuto svariati contrasti nel terreno di gioco, dovuti più alla tensione emotiva e alla foga agonistica che alle personalità contrastanti. Ora abbiamo gli stessi obiettivi, facciamo parte della stessa famiglia e abbiamo la stessa voglia di raggiungere successi. Se devo essere sincero, era molto più difficile da gestire caratterialmente nella veste di giocatore piuttosto che da allenatore.