L’arte contemporanea in controluce
di Eleonora Mezzanotte
ART in NATURE Quando l’arte ritorna alla natura
Drago Vaia, Marco Martalar (2021)
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a notizia del maestoso Drago Vaia, opera lignea dell’artista veneto Marco Martalar, ha fatto il giro del web e non solo. Le immagini suggestive e splendide di questa creatura mitologica avvolta dalla nebbia, coperta da una candida coltre di neve o immersa nello spettacolare paesaggio soleggiato di Magrè hanno riscosso un interesse particolare e diffuso, attirando sull’Alpe Cimbra un gran numero di visitatori incuriositi. Un’opera che nasce dall’intento nobile del suo artefice di ridare vita al legno recuperato dagli arbusti abbattuti dalla furia della tempesta Vaia, che si scagliò disastrosamente sui boschi del Triveneto nell’ottobre del 2018. Duemila scarti di arbusti e tremila viti, due mesi di incessante lavoro tra ottobre e novembre dello scorso anno per creare il drago ligneo più grande d’Europa. Arte che nasce dalla natura, che nobilita un materiale tanto comune quanto prezioso come il legno, che sorge sulle ceneri di un disastro ambientale per dare forma e contenuto ad un gesto, ad un’intenzione artistica. Drago Vaia appartiene a quel filone
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dell’arte contemporanea che prende il nome di Art in Nature e che nasce sul finire degli anni Sessanta in Europa dagli impulsi della Land Art americana. Le opere d’arte che si riconoscono sotto quest’insegna sono, proprio come Drago Vaia, opere che instaurano con il luogo in cui sono inserite un dialogo simbiotico e armonico; prendono dal sito i materiali per la loro realizzazione e si accomodano con garbo e discrezione nello scenario naturale di cui sono come un prolungamento. La bellezza delle opere di Art in Nature non risiede soltanto nel valore estetico del risultato finale a cui pervengono, ma nello scopo non dichiarato di far tornare alla natura ciò che è nato grazie a lei. I lavori plasmati dal genio creativo e dalla manualità di questi artisti, infatti, non hanno ambizione di vita eterna, ma considerano il tempo, le condizioni atmosferiche e ambientali variabili strettamente connesse al modificarsi dell’opera. Gli artisti impiegano materiali recuperati dal luogo, entrano in contatto con i ritmi della natura, ne rispettano
gli equilibri, in uno scambio reciproco di azioni, movimenti, sguardi. La natura che fornisce l’idea, la materia prima e lo sfondo, l’artista che dona alla natura il frutto del suo lavoro, fatto di pazienza, concentrazione, rispetto. Con questi presupposti e sotto questi auspici è nata l’avventura di Arte Sella nel 1986, parco d’arte contemporanea tra i più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. L’idea di tre amici, Emanuele Montibeller, Enrico Ferrai e Charlotte Strobele fu foriera di fortunati risvolti nell’ambito dell’Art in Nature, non solo in Trentino ma anche in Italia e in Europa. L’approccio europeo alla natura, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, ha risentito molto delle teorie ecologiste e della lotta ai cambiamenti climatici, tanto che pure l’arte diventa uno strumento attraverso il quale sublimare un rousseauiano ritorno alla natura. La Land Art americana, di cui si è accennato sopra, prevedeva opere immense di distruzione o parziale modificazione dell’ambiente originario, dove si legittimava l’uso di dinamite, bulldozer ed escavatori per