Pandemia Coronavirus... è guerra di Patrizia Rapposelli
Incoscienza giovanile “Care persone, soprattutto giovani volete capire che siamo in guerra e che il nemico non si combatte con il fucile?”
È
lo sfogo del Viceministro della Salute Sileri. Nel numero precedente abbiamo ripreso il mondo giovanile per la mancanza di responsabilità in tempo di Coronavirus, ma ad oggi, quando le cifre dei contagi e dei morti sono sempre più significative, la noncuranza giovanile è smisurata. Non è più una discussione tra negazionisti e opposti, nemmeno problema di colore politico, ma di sicurezza nazionale. Si lotta per salvare l’Italia. Il sistema sanitario è alla stregua e urla di fare zona rossa; l’epidemia da Covid si è diffusa a tal punto da diventare la pandemia più grave dell’ultimo secolo, gli effetti sul fronte sanitario ed economico sono devastanti e andranno ad incidere per lungo tempo sul benessere presente e futuro del Paese, una questione che colpisce sia i giovani che le persone avanti con l’età. Il virus colpisce in modo sproporzionato le persone anziane e quelle affette da patologie pregresse, ma i giovani si torna a dire non essere immuni. Oggi il quadro è di un Paese
coinvolto in tutte le sue Regioni, con un’età mediana che da circa 30 anni di metà agosto è risalita; il dato dell’età è fondamentale perché se quella curva dovesse continuare a crescere, a questo aumento si assocerebbero più decessi. Appare chiaro che i giovanissimi, tra i quali il contagio è maggiormente diffuso, dovrebbero porre particolare attenzione nel non infettare gli anziani. Questo con rammarico non sta accadendo. L’attenzione per il nonno o il genitore non sembra sfiorare la mente giovanile. Allo stesso tempo si dovrebbe tener presente che i dati dimostrano una percentuale sempre maggiore di ragazzi malati e una fetta non trascurabile con sintomatologia non lieve. In questo momento è necessario smontare il delirio di onnipotenza giovanile; il Covid difficilmente uccide un adolescente, ma ci sono delle conseguenze. Il numero di occupazione posti letto aumenta rapidamente e se le soglie dovessero crescere si metterebbe a rischio la possibilità di assistere altri pazienti non Covid. Il Paese si trova davanti ad una doppia sfida: da un lato gestire l’epidemia e
dall’altro garantire le cure per le altre patologie. È ripetitivo, ma le mascherine non vengono messe o tenute abbassate, si organizzano feste dove non esiste distanziamento sociale, manca l’attenzione nell’idea di dire non mi accade nulla. Nell’insieme non è da trascurare la sfida nel gestire l’incoscienza delle persone; il senso di responsabilità è uno strumento cruciale per riuscire a controllare la diffusione. La mancanza di senso di responsabilità giovanile sta risultando un problema per il Paese. Uno studio rivela che oltre il 70 per cento dei giovani ha una visione “gonfiata di sé” e non è in grado di mettersi nei panni degli altri e quindi, all’occorrenza, aiutarli. Sempre più concentrati su di sé, sempre meno attenti ai bisogni degli altri; è il ritratto delle nuove generazioni secondo Peter Gray psicologo del Boston College Usa. In tutte le guerre la storia insegna che sono i più deboli a rimetterci; il mondo giovanile è chiamato ad un bivio, può scegliere se andare da una parte o dall’altra, ma le conseguenze non mancheranno. È cronaca.
augana
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