In controluce di Sabrina Chababi
O’ sol levante mio’ sta ‘infront a te Ho cominciato questa pandemia con la decisione di non tagliarmi i capelli perché così mi sarei ricordata tutto quello che ora è consentito o proibito fare. Inoltre fin da bambina il taglio ha sempre significato un “cambiamento” e al momento non vorrei cambiare questo disastro di situazione per qualcosa di ancor peggiore. Si, sono fatalista o superstiziosa un po’ come i Cinesi. Ed è proprio di loro che voglio parlare in questo articolo.
S
iamo a Milano nella prima cerchia della città. Palazzi storici e abitanti della Milano bene che guidano macchinoni lussuosi e tate asiatiche per i bambini. E poi ci sono, loro i piccoli imprenditori milanesi, sia italiani che stranieri, che con pochi metri quadri vendono quello che è necessario a casa o per la nostra persona. E oggi, che mi sento vanitosa, vado a trovare Francesca una signora cinese che ha un efficientissimo ed economico parrucchiere nella zona “degli artisti” dove tutte le vie sono dedicate a pittori o scultori. Il negozio è modesto e con poche sedute. Appena entro Francesca mi igienizza mani e scarpe e mi fa aspettare 10 minuti finché non ha sanificato intensamente la postazione. Il locale oggi è vuoto, la pandemia colpisce la loro attività. L’arredamento ricorda l’orgoglio cinese: richiami e massime alle pareti; su di un tavolino il tradizionale gatto che saluta. Francesca è silenziosa e come ogni cinese mi ricorda che il lavoro è la loro prima regola di vita da quando nascono fino a quando muoiono. Mi dice anche che lei non andrebbe mai dal parrucchiere perché è uno spreco di soldi e che loro vivono per risparmiare, per aprire le loro attività o prestare soldi ai familiari e connazionali. Una sorta di banca cinese garantita dall’etnia. Francesca ha vissuto il so-
gno cinese. Ventisei anni fa è venuta in Italia dalla Cina a raggiungere la sorella maggiore per aprire un’attività. Lei già sognava l’Italia, il cibo, la musica e le città d’arte anche se non ne conosceva nemmeno il nome. Era una ragazza che voleva evadere da un sistema rigoroso, forse oppressivo. Lei è gentile con me ma ha lo sguardo duro, penso sia dovuto all’ambiente in cui ha vissuto.
“Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato.” Sono in 4 in famiglia e cercano di mandare avanti un negozio che al massimo gli fattura 30 euro al giorno. Mi elenca l’affitto, i prodotti, le tasse ecc.., mi dice che lei e la famiglia, come in ogni famiglia cinese, non percepisce stipendio ma tutto va in una cassa comune per il futuro. Futuro, parola che a Francesca non ha mai fatto paura essendo nata in uno
Stato dove se volevi qualcosa non esisteva il “comprarla” ma dovevi crearla con le tue mani e i propri mezzi. Francesca non si sente responsabile di aver portato il COVID-19 in Italia perché secondo lei sarebbe potuto partire da ovunque. Lei però si sente orgogliosa di come il suo Stato ora sia il più sicuro al mondo per la lotta contro la pandemia. É felice del suo governo e di come velocemente e senza mezzi termini abbia segregato un “continente” come la Cina di 1,405 milioni di abitanti in zone che noi chiamiamo rosse e che loro già dalla primavera avevano diviso. Ci sono i controlli di tamponi a “sorpresa” fatti per aree o comuni dove se solo uno è contagiato nessuno può nemmeno varcare la porta del palazzo. Ora la Cina ha ripreso totalmente la vita: la bella vita dice Francesca. Lavorano, escono, si riuniscono in locali e discoteche funzionanti e colme, senza paura di contagi. Il sistema politico dopo questa pandemia ha deciso di eliminare le tasse per i piccoli imprenditori permettendo loro di pagare solo affitti e consumi. Francesca vuoi tornare in Cina? “Si, e lo dice per la prima volta sorridendo, perché lì so che anche se guadagnerò poco sarò tutelata e so che avrei uno Stato che non ha paura di niente, neanche del Covid”.
augana
NEWS Periodico gratuito d’informazione e cultura
37