Viaggio nella poesia di Laura Mansini
Rosanna Gasperi: remenga nostalgia “ Scavezo sarmentei de ricordi / do zigotoi, do s-cocioni sechi / e col fuminanto dela malinconia / ‘nvio via quel fogo….”Inizia così la poesia “Stragnar”(Straniamento) scritta da Rosanna nel 2014. È una delle sue preferite, ed infatti in questa piccola scena nella quale l’autrice accendendo il fuoco nel camino si lascia trasportare da un sentimento che non ama e la fa soffrire “una remenga nostalgia”, racconta il rimpianto di un’età giovane, dei primi amori, di margherite sfogliate invano, senza cadere in languori romantici, che, di fatto, non le appartengono.
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anizzara doc, Rosanna Gasperi è nata da mamma Letizia “Ziòla” (Ciola) e Bepi “Perlon” (Gasperi), nel 1953. Così si descrive: “ La mia era una famiglia semplice ed unita. Tranquilla e serena la mia giovinezza, durante la quale, dicono, ero coccolata da tutti, perché da parte di mamma, ero la prima nipote. Due nonni cantori ed attivi! Ricordo ancora l’emozione quando alla Messa Cantada ci portavano nel Coro, dietro l’altar maggiore ed aprivano quei libroni grandi di Musiche sacre. Tutte quelle note sulle pagine mi sembravano moscerini.” La musica ha fatto da contrappunto alla sua serena giovinezza. Lei ed il fratello “strimpellavano a recia” la fisarmonica e la chitarra assieme al loro orgogliosissimo papà. Il padre, a quei tempi, era promotore e direttore del Coro “La Tor” e suonava nel gruppo musicale “La Bisca”. Rosanna ha abbandonata presto la musica innamorandosi della poesia, sin dalle scuole elementari, quando sul Corrierino dei Piccoli, leggeva le rime del Signor Bonaventura .“Qualcosa scribacchiavo, dice, ma non avendo nessun punto di riferimento col quale confrontarmi, mi arrangiavo”. Tuttavia trovò a Trento una prima risposta alle proprie ambizioni. Racconta infatti “A sedici anni, mentre lavoravo presso una casa di Riposo ho avuto l’onore di conoscere Maria Merler, una donna gagliarda, tosta, con voce squillante”. Grande attrice trentina Maria
Merler, per molti anni fu primadonna del Club Armonia, e poetessa. Anche in tarda età, quando anch’io l’ho conosciuta, era una signora di vivace intelligenza ed estremamente ironica. Le sue poesie divertenti, allegre, erano in grado di alleggerire lo spirito degli abitanti della Casa. Rosanna ne è stata colpita e ha iniziato a scrivere, mettendo in versi le sue sensazioni ed approfondendo sempre più la ricerca poetica. Schiva, sempre sorridente, capace di profonda ironia, è stata finalmente accolta nel mondo dei poeti in Vernacolo dall’indimenticabile Luciano De Carli, fondatore del Cenacolo Valsugana, che il 4 Maggio 2011 le fece il dono di una bellissima raccolta dei suoi versi sparpagliati, in tanti fogli, pubblicandoli in un libro intitolato “Falive”. “Luciano ha voluto metterli in ordine” mi dice sorridendo. Infatti all’inizio della presentazione del libro De Carli scrive :” È stata una vera sorpresa trovarsi fra le mani una cinquantina e più poesie in dialetto “caldonazzaro”, di Rosanna Gasperi. Sono tutte poesie che richiamano la vita del suo caro paese. Ama Caldonazzo, continua Luciano, e non saprebbe mai staccarsi dai suoi angoli più caratteristici che le ricordano persone care, musiche a plettro o di fisarmonica, i “Biscaroi”. In genere le sue poesie sono corte, liriche di 15/20 versi, in cui la Poetessa si interroga, chiude un proprio ragionamento, fissa obiettivi, ri-
Rosanna Gasperi
percorre piste che già aveva tentato, ma su cui ora passeggia sicura… La gioia di scrivere e l’ironia della Gasperi sanno aggiungere altre vie, altri modi per versi che creano sicura emozione e consapevole adesione”. Le parole di De Carli, hanno riempito di giusto orgoglio Rosanna perché dette da un grande della cultura trentina. Lei lo ricorda con ammirazione. “Per me fu un onore essere accolta nel Cenacolo della Valsugana. Lì, grazie ai componenti, con confronti, critiche e consigli, ritengo di essere cresciuta positivamente. Non ho mai scritto in italiano, non ci riesco. Credo fermamente che il dialetto rappresenti una cultura da mantenere sempre viva. Mi affascinano le parole vecchie de sti ani, quelle più o meno messe nel dimenticatoio. Non mi ritengo poeta, è una parola importante. Forse aspirante, apprendista, ma semplicemente dilettante” Però, come le diceva De Carli: “ Vara che ‘fondo ala cèla ghe sempre ‘l pu bon.
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