Società oggi di Patrizia Rapposelli
Violenza nei festini di Alberto Genovese Opinione pubblica condanna le giovani a una seconda violenza.
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agazze di eccessi, sesso e droga possono legittimare la violenza maschile? Mi chiedo se sono aggravanti. Uno stupro non è mai giustificato, ma quest’idea barcolla con il clamore mediatico della vicenda Genovese. Dicono “Se lo sono cercato” e il giudizio pubblico cavalca l’onda della corresponsabilità per quanto loro successo. Le vittime si devono difendere dall’attacco popolare. Dal danno alla beffa. Il mago delle start up Alberto Genovese arrestato a Milano lo scorso novembre con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di una ragazza di 18 anni e indagato tutt’ora per altre sei violenze commesse, riesce a spostare l’attenzione da sé alle malcapitate. A farlo non è l’uomo d’oro dell’Innovation Digital italiano, ma la pressione mediatica e dell’opinione pubblica riguardo la vicenda accaduta. Infatti, il comportamento delle giovani, trascinate nell’esca perversa dell’acme dionisiaca dell’imprenditore, sta passando sotto la lente d’ingrandimento di un pregiudizio sessista retrivo che inevitabilmente offusca e minimizza la responsabilità dell’autore delle violenze. Da vittime a poco di buono il passo è breve; risucchiate nel tritacarne del giudizio, delle allusioni e delle insinuazioni, raccontiamo di una seconda violenza, quella derivata dal sistema generale. Da una parte i social traboccanti di commenti e opinioni, dall’altra una corrente mediatica che tende a riprodurre costantemente ciò che è successo, alla ricerca di elemen-
ti utili a capire una storia che non ha nulla da comprendere. L’unica retrospettiva plausibile è quella che fa capire che non doveva accadere. Da Milano ad Ibiza i party lussuosi dell’uomo d’oro sono noti per quelli del giro: location di divertimento sfrenato, teatro di lusso, droga e giochi erotici, scenario agli occhi delle più giovani di opportunità. Nell’Italia “bene” i festini a base di sesso e cocaina rimangono silenziosi, ma da quella prima storia sordida a Villa Inferno nel Bolognese si è scoperchiato un mondo; un giro di feste a luci rosse dove le prestazioni sessuali venivano pagate con la polvere bianca o gli agganci giusti. È uno di quegli scandali peggiori, tollerati e silenziosi, crimini che pochi osano denunciare. “Tanti sapevano, droga, violenze e silenzi alla corte del mago”. La Terrazza del Sentimento a Milano è solo l’ultimo party costato caro ad una diciottenne, forse la storia più eclatante e brutale come sentito dire o considerata tale per il clamore mediatico prodotto. I racconti di violenze sessuali non hanno differenze, sono tutti disumani. A quella festa era chiaro ci sarebbe stata una “fattanza” e chi vi partecipava ne era consapevole, inutile negarlo. L’attrazione per un ambiente dorato fa emergere il potere e l’onnipotenza di chi può tutto. La droga nei piatti di portata e i soldi che l’imprenditore scialava per tutti. In queste feste le ragazze non hanno
disdegnato qualche riga di coca, maldestramente valutata la situazione, il finale lo conosciamo, ma questo non è un buon motivo per adombrare il carnefice e nemmeno un’aggravante. Ingenuità, evidenza di tanti problemi giovanili che caratterizzano la società d’oggi, ma a differenza di questi ultimi, la figura abusata è sovraesposta, attrae l’attenzione del pubblico in modo proporzionale alla gravità dell’accaduto. Forse i media e social network, ma soprattutto chi usa il web per dare libero sfogo alle proprie problematiche. non hanno considerato l’ulteriore violenza cui una giovane donna poteva essere sottoposta. Il giudizio dovrebbe preoccuparsi della fotografia lasciata da questa vicenda, un’educazione zoppa, una generazione fragile, preda di chi ha il potere di gestirli come pupazzi attaccati ai fili d’interessi- materiali- e adulti spesso disposti a chiudere gli occhi davanti alle atroci banalità. Nota: foto d’archivio non sono riferite all’articolo.
augana
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