Umana-mente di Chiara Paoli
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Vaccino sì o vaccino no
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opo aver vaccinato medici, infermieri e gli ospiti delle RSA, è da poco iniziata la campagna di vaccinazione degli anziani over 80. Non sono mancate le polemiche e le difficoltà di prenotazione. Il numero verde è sempre occupato e trovare la linea libera appare come un miraggio e per i più vecchi prenotare on-line risulta difficile, vista la poca dimestichezza con le moderne tecnologie, il computer e tutto ciò che riguarda internet. Coloro che hanno figli ricorrono all’aiuto delle generazioni più giovani per prenotare, gli altri passano le ore al telefono (numero verde 800 867 388, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18 e il sabato mattina dalle 8 alle 14), cercando di ottenere un appuntamento. Con la prenotazione della prima dose, si ottiene immediatamente l’appuntamento anche per il richiamo, che viene fissato a 3 settimane esatte di distanza, quindi a 21 giorni. Saranno 35.000 i trentini nati prima del 31 gennaio 1941 che verranno vaccinati in questi mesi e a loro seguiranno le maestre, in primis quelle che lavoro nei nidi d’infanzia e nelle scuole materne. Sono aumentati infatti i casi di Covid-19 nella fascia 0-6, dove i più piccoli non sono tenuti a indossare la mascherina vista la tenera età e dove le insegnanti sono a stretto contatto con raffreddori, tosse e malanni di stagione, che a volte celano dietro di sé il terribile virus. A quest’ultima categoria verrà proposto il vaccino Astrazeneca che è consigliato per persone al di sotto dei
65 anni (anche se AIFA ne raccomanda l’uso al di sotto dei 55 anni) e prive di patologie. Qualcuno lo ha ribattezzato il “vaccino all’acqua di rose” perché in realtà questa tipologia mostra un’efficacia che non supera il 60% e quindi garantisce una copertura decisamente inferiore rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna che raggiungono il 95%. C’è chi è scettico su qualsiasi vaccino, a prescindere dalla copertura garantita; chi sostiene che in pochi mesi non sia possibile creare in laboratorio, sperimentare e testare sufficientemente un vaccino. In realtà il mondo in cui viviamo corre ormai a mille all’ora e sforna ogni giorno novità, io non credo ci sia da stupirsi se anche la scienza e la medicina hanno messo il turbo. Onestamente poi, visto come stanno andando le cose, preferisco di gran lunga vaccinarmi, piuttosto che vivere una vita in lockdown mandando in rovina l’economia e spingendo le persone sull’orlo della follia. Io nonostante tutto sono ancora ottimista e mi auguro che possiamo uscire presto da questo terribile pantano, che ci sta privando della nostra libertà, della cultura e delle bellezze che ci circondano. Il vaccino lo vedo come il male minore, per ottenere un bene supe-
riore e generalizzato che influisce su coloro che ci circondano, perché la nostra vita è fatta di comunità e socialità, anche se in questo periodo rischiamo di scordarcelo. In questo periodo i discorsi spesso degenerano e si rischia di prendersela con chiunque a prescindere perché tutti sono ormai stufi di questa situazione pesante che ci opprime ormai da un anno. Speriamo si possa presto vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia e ci auguriamo che con le belle giornate primaverili, gli umori possano risollevarsi e i casi di positività diradarsi sempre più…se poi sparissero definitivamente, sarebbe proprio un’immensa liberazione. Il motto più sentito in questo momento è sicuramente questo: “Libera nos a malo” (dalla nota preghiera del Padre nostro, prendendo in prestito il titolo del saggio del vicentino Luigi Meneghello o più recentemente ascoltando la canzone di Luciano Ligabue, a voi la scelta).
augana
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