Il passato in cronaca di Waimer Perinelli
Quando Martin Lutero fu a Trento Martin Lutero fu a Trento in incognito durante la sessione di apertura del Concilio. Questa è una fake news, un'affermazione affascinante ma non suffragata da alcuno scritto o ricerca storca. A raccontarla è invece una leggenda popolare composta da più vicende intersecantesi, utile nella narrazione degli eventi e, come vedremo alla volontà contro riformatrice della Chiesa. Una notizia raccolta anche dalla rivista Tridentum del 1910 e raccontatami cinquant'anni fa da un amico cultore di tradizioni popolari.
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gombriamo subito il campo dall’idea che storicamente Lutero fosse a Trento nel 1545. Il monaco, presbitero agostiniano, nato ad Eisleben nel 1483, se passò da Trento nel suo viaggio a Roma dove fu inviato nel 1510 per alcune questioni inerenti il suo ordine religioso, non ne fu particolarmente colpito. Nulla è riportato nei suoi scritti dove naturalmente si parla della città eterna della cui vita, scrivono alcune fonti, non fu scandalizzato. Fu invece colpito dalla bellezza architettonica, dal fervore artistico. Dobbiamo pensare che si stava progettando la grande Basilica di San Pietro con architetti del valore di Raffaello e Michelangelo. Narra una leggenda che egli fosse colpito invece dalla santità tanto da prostrarsi in ginocchio in piazza del 30
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Popolo esclamando «Salve Roma santa, città di martiri, santificata dal sangue che essi vi hanno sparso». Nulla faceva presagire quanto sarebbe successo solo sette anni dopo quando, forse influenzato dalla vendita delle indulgenze praticata da papa Giulio II (che commissionò a Michelangelo il Mosè) e Leone X, elaborò e pubblicò le 95 tesi della Riforma per le quali venne scomunicato nel 1521. Roma era lontana, ma entriamo nella leggenda e allora lo troviamo in incognito per osservare i padri della Controriforma. La Rivista Tridentum 1910 scrive che a Rovereto una vecchia, originaria di Pinè, “..gran raccontatrice di favole, sosteneva che Martin Lutero fu a Trento (nel 1545 ndr) e che inutilmente i padri del Concilio cercarono di convertirlo....Il grande monaco
sostenne con calore la disputa e uscendo dal duomo, per allontanarsi protetto dal salvacondotto dell’imperatore, tracciò sul pavimento con un dito bagnato nell’acqua benedetta le sigle misteriose: M M M M P P P P che furono spiegate come mai muterò mente mia-piuttosto patirò pene perpetue.” Capita nella storia che uno scritto o più documenti finiscano per contrastare o confermare una tesi. La regola vale anche per le leggende, purché rimangano tali e non si voglia trasformarle in fatti realmente accaduti. E così troviamo un racconto molto simile a quello appena riportato, un po’ più ricco di particolari, così come la fantasia popolare ama fare. Si racconta di un mendicante proveniente dal nord Europa con il capo