Il passato in cronaca di Massimo Dalledonne
Un Santo itinerante a Borgo Valsugana
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na lapide, ancora oggi ben visibile in via Francesco Dordi 11, ricorda l’accaduto. Sono passati 244 anni da quando, presso una casa a Borgo Valsugana, per ben due volte si fermò San Benedetto Labre. Una figura a cui è stata intitolata, in tempi più recenti, lo stesso edificio sede dell’Associazione Mano Amica (Ama) e luogo di incontro, fraternità e casa di ospitalità temporanea. Un santo itinerante. Così viene ancora oggi ricordato Benedetto Labre. Della sua presenza a Borgo ne parla, nel volume “Sotto gli stracci un fuoco”, padre Silvio Menghini degli Artigianelli Pavoniani di Trento. Libro edito nel 1996 in cui si ripercorre la vita di questo uomo, vissuto nel secolo XVIII in Francia. E’ il secolo dei “lumi”, quello che segue ad anello il regno di Luigi XIV, detto “Re Sole”. Benedetto Labre nasse il 26 marzo del 1748 a Amettes, un paesino della diocesi di Boulogne, nella regione dell’Artois. I genitori erano mercanti, profondamente cristiani. Finita la scuola, a 12 anni venne accolto dallo zio paterno Francesco Giuseppe, parroco di Erin. Successivamente si trasferì a Canteville, ancora
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da un sacerdote. Era Giacomo Giuseppe Vincent, il fratello della mamma. All’età di 18 anni decise di iniziare la sua vita di pellegrino di Dio, di vivere la sua fede per le strade del mondo. Visse da postulante. La sua casa era la strada. “Errabondo, pellegrino, alla ricerca di Lui, nella totale povertà, misero, straccio itinerante e penitente. Si dice che, nella sua breve ma intensa vita – si legge nel volume – percorse 30 mila chilometri. Sempre e solamente a piedi”. Non solo in Francia. Arrivò anche in Italia, A Loreto, nella Santa Casa. Così come a Roma, a Napoli ed in tante altre città. E fu, proprio durante uno di questi suoi spostamenti che, attraversando le vallate alpine, arrivò a Borgo Valsugana. Era il 1777. “Vi arrivò da mendicante e viatore in foggia di povero pellegrino – si legge da uno scritto del tempo a firma di don Battista Frigo – con una corona al collo, con medaglia ed un piccolo crocifisso. Arrivò in casa del fu Pietro Brocco a ricercar dell’albergo, dimandando di Teresa Brocco, nata Benetti. Entrò in casa per poi andare a visitare la Santa Casa. Il giorno seguente, dopo la Messa, fece una
breve colazione e ripartì”. A Borgo ritornò alcuni mesi dopo. Era stato a Roma. Continua ancora il racconto del sacerdote Frigno. “Dopo aver cenato andò a dormire in soffitta. Non posso dire se sia stato là due o tre notti, ma so benissimo che in una delle notti ebbe un parlamento. Lo stesso Labre, alla domanda della padrona di casa su cosa fosse successo, rispose che era un’anima che aveva bisogno di orazioni. E lui lo aveva esaudito. Quando se ne andò via – conclude Frigo – lo potei vedere in piazza entrare nella bottega di Marco per comprare un po’ di lardo. Poi se ne andò giù per il Borgo”. Diversi anni dopo, dopo una serie di traversie che lo hanno portato a girare l’Italia, Benedetto Labre trascorse le sue ultime ore di vita nella casa del macellaio Zaccarelli a Roma, a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria ai Monti. Con lui, oltre all’amico benefattore, anche due sacerdoti della Congregazione della penitenza di Gesù Nazareno. Morì il 16 aprile del 1783, all’età di 35 anni. Il 20 maggio del 1860 venne proclamato beato. Tredici anni più tardi arrivò anche la canonizzazione. Sulla facciata della casa in via Dordi a Borgo, di proprietà della famiglia paterna di don Benedetto Molinari, c’è una lapide dedicata a San Benedetto Labre. Patrono della casa in cui dimorò, per due volte, nel lontano 1777. Esattamente 244 anni fa.