Ieri avvenne di Massimo Dalledonne
La rapina di “Leo” e “Lupo” alle banche di Borgo
Il primo colpo alla Cassa di Risparmio. Poco dopo toccò alla Banca Trento. Per un bottino di circa 900 mila lire. Sono trascorsi quasi 77 anni da quando “Leo” e “Lupo” svaligiarono i due sportelli degli istituti di credito di Borgo. I due protagonisti sono altrettanti garibaldini, partigiani del battaglione Gherlenda.
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ra il 27 settembre del 1944 quando i due salirono in autocorriera a Castello Tesino. Destinazione Borgo Valsugana per un ardito colpo di mano in paese. “Dopo aver preso contatto con Eugenio Veronesi per avere viveri e con una collaboratrice per informazioni, verso le 13.30 i due si recavano alla Cassa di Risparmio chiedendo del direttore. Il tutto sotto lo sguardo curioso di alcuni passanti. Parlato con il direttore – si legge nel volume – dovettero attendere l’arrivo del ragioniere per l’apertura della cassaforte. Dopo mezz’ora di lavoro per compilare gli assegni e registrare i conti di prelevamento, i due rilasciarono il buono di prelevamento della Brigata firmato da Bruno e da Cimatti”. Fecero un salto anche all’ufficio postale dove, però, non c’erano soldi in cassa. Poi fu la volta della Banca Trento. “C’erano molti clienti, si fecero riconoscere intimando il silenzio, armi in pugno, a tutti i presenti e, obbligando il cassiere
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a compilare i relativi assegni, fecero contare il denaro liquido. In quel mentre – si legge nel libro – entrarono dei tedeschi che, pur essendosi intrattenuti per parecchio tempo, non si accorsero di nulla. Finito il loro lavoro, i due intimarono nuovamente ai presenti di non parlare fino a sera, pena la vita”. Usciti dalla banca, i due partigiani si imbatterono anche in alcuni elementi del CST, fatti prigionieri a Castello Tesino. “Si stavano ripresentando e furono ammoniti a non farlo se non volevano essere passati per le armi in una eventuale cattura”. Nella ricostruzione dei fatti viene ricordato anche dell’altro. “I due si recarono poi dal negozio Solenni per comperare scarponi per i compagni sprovvisti. Da Rinaldi acquistarono due cappotti per poter ben correre in motocicletta che prelevarono, poco dopo, da un meccanico del paese. Ma la moto non funzionava ed allora, una volta abbandonata, ritornarono
per prenderne un’altra”. Nel ritorno a Castello, per strada, Leo e Lupo si imbatterono nel maresciallo comandante del distaccamento di Castello Tesino. “Durante il rastrellamento di Costabrunella era stato rilasciato per il suo comportamento. Questi, accompagnato da altri soldati, li guardò e proseguì senza far cenno alcuno. Le strade erano già bloccate dalla Polizia Trentina e, quando arrivarono ad un posto di blocco, in luogo di fermarsi alla intimazione i due proseguirono a tutta velocità con le armi in pugno fra lo stupore degli stessi soldati”. Il bottino delle due rapine fù di 900 mila lire. “L’azione scosse molto il morale dei tedeschi – conclude il resoconto della giornata – che si videro beffati in casa loro. Per i due garibaldini venne emessa una taglia per una eventuale cattura o segnalazione. Gli assegni, però, vennero in seguito bloccati e tutto il denaro raccolto non potrà essere adoperato”