PROGETTI SUL NOSTRO TERRITORIO
il recupero degli ulivi abbandonati di Elena Castiglione L’ABBANDONO DEGLI ULIVI È UN FENOMENO IN CRESCITA NEL NOSTRO PAESE, SOPRATTUTTO NEL CENTRO SUD, DOVE IL 25% DEL NOSTRO INESTIMABILE PATRIMONIO RISCHIA DI ANDARE PERDUTO PER SEMPRE! MA C’È CHI NON SI È ARRESO A QUESTA REALTÀ!
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ierluigi Presciuttini, un imprenditore della Tuscia Viterbese, ha capito che per ridare sostenibilità economica a questo settore bisognava intraprendere una strada incentrata sulla qualità e sul controllo della filiera. Doveva trovare una soluzione a doppio binario: da una parte recuperare il più possibile gli ulivi abbandonati, dall’altra creare un olio di alta qualità risolvendo il problema dell’ossidazione provocata dalle alte temperature in fase di raccolta che ne compromette la qualità. Cresciuto tra gli ulivi e il frantoio di famiglia, il dott. Pierluigi Presciuttini si innamora letteralmente di questi alberi e la passione unita a una caparbietà senza pari nella continua ricerca per mettere a punto una tecnica che apportasse continui miglioramenti agronomici nella gestione degli oliveti, lo porta a intraprendere la strada di questo progetto. Questo creativo imprenditore ha capito che attraverso la tecnica a vaso policonico e l’individuazione del giusto periodo di raccolta, sempre nel rispetto di una coltivazione naturale e sostenibile, senza uso di prodotti chimici dannosi, avrebbe raggiunto gli obiettivi che si era proposto. “Attualmente gestisco circa 3000 piante e quasi tutte sono state recuperate dall’abbandono negli ultimi 4 anni. Molte cultivar sono caninesi, molte altre frantoio e altre
leccino e moraiolo. Con l’obiettivo di produrre un Olio assolutamente straordinario, sono sempre in cerca di oliveti abbandonati da recuperare. Mi attraggono in particolar modo le piante che sono state lontane dall’uomo per molto tempo in quanto sono le migliori per qualità di produzione e rusticità del portamento”. Pierluigi Presciuttini negli ultimi tre anni ha recuperato oltre 3.500 piante delle 100.000 abbandonate. Il sistema a vaso policonico nella gestione dell’olivocoltura gli ha permesso una razionalizzazione tale da poter recuperare queste piante in velocità. Come lui stesso ha dichiarato in varie interviste, da solo riesce a recuperarne dalle 50 alle 60 al giorno! Ma come abbiamo accennato in precedenza, doveva trovare una soluzione a doppio binario. Questo tipo di gestione ha risolto il problema del recupero, ma un’altra intuizione gli ha permesso di risolvere il quello dell’ossidazione scaturita dal raccolto durante le ore più calde. Infatti con la raccolta delle olive di notte ha evitato sia i processi ossidativi che quelli fermentativi (per questo il suo frantoio si chiama … di Notte!). Immediatamente dopo, dal raccolto viene estratto l’olio che viene microfiltrato e imbottigliato in atmosfera protetta. Un progetto ambizioso che sta dando... i suoi frutti: un olio pregiato di alta qualità... e tutto italiano!
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