Finché avrò voce -------------------------------------------------------------------Intervista all’attivista afghana Malalai Joya
Guidaci sulla retta via. Così inizia il Corano, uno dei primi versi almeno. Strane reminiscenze di esami di Storia delle Religioni, in cui non sono mai riuscito a superare il 21, tra l’altro. Non sono sicuro di sapere cosa intendesse Maometto ma, in questo momento, per me la strada corretta è Via dei Lucani, al numero 37. Che, per chi la conosce, è la sede di STALKER/ Noworking. Per chi non la conosce è un esempio fantastico di laboratorio artistico e movimentistico multiculturale all’interno di San Lorenzo. Io ero tra questi, ma sono le 19 di sera e posso facilmente vergognarmi senza essere visto. C’è da dire che non è colpa mia, ho vissuto per tanti anni lontano da Roma. Comunque sia, questa sera, ho rimediato perché la redazione di Scomodo mi ha affidato il compito d’intervistare l’attivista afghana Malalai Joya e lei sarà qui fra poco. In più ero incuriosito da come potesse essere una ex parlamentare afghana di 41 anni che, nel 2003, a soli 25 anni ha avuto il coraggio di prendere la parola nella Loya Jirga (simile al nostro parlamento) e dire testualmente: “Voglio criticare i miei compatrioti in quest’assemblea. Come potete permettere a questi criminali di essere presenti alla Loya Jirga? A dei Signori della Guerra responsabili della situazione del nostro paese? Loro opprimono le donne e hanno distrutto il nostro Paese. Dovrebbero essere processati. Potranno anche essere perdonati dal popolo Afghano, ma sarà la storia a giudicarli.” Il che, più o meno, può essere etichettato come l’ultimo discorso di Malalai nella sua terra natia, l’ultimo in cui non ha convissuto con la paura di un attentato, almeno.
54
Scomodo
Dicembre 2019