BELLATALLADAVIDBALDISSONERICCARDO CON DAVIDEPREFAZIONEBEPPEORIGINALIDIPINTIDIMECCONIDISAPIENZA ALLE DELLAORIGINIGUARIGIONE : SCIAMANESIMO NEUROTEOLOGIAE
Promosso ad Ulan Bator (Mongolia) da David Bellatalla in collaborazione con Need You Onlus, Croce Rossa della Mongolia, Rotary International e Montura. Il progetto offre un aiuto concreto a ragazze madri con figli disabili, assicurando ospitalità, assi stenza, avvio e sostegno all’autonomia familiare e professionale. Le do nazioni raccolte attraverso la mostra ed il libro sono integralmente devo lute a Need You Onlus, per volontà degli Autori. “ALLE ORIGINI DELLA GER“UNAINTERNAZIONALEDISOSTIENENEUROTEOLOGIASCIAMANESIMOGUARIGIONE:E”ILPROGETTOSOLIDARIETÀGERPERTUTTI-FORLIFE”montura.it | needyou.it I sostegni a favore del progetto “Una GER per tutti” potranno anche essere effettuati nei seguenti modi: BONIFICO BANCARIO SU: c/c Banca Fineco SPA CODICE ContributoCAUSALE:(AL),Str.intestatoVersamentoContributoCAUSALE:IT-06-D-0301503200000003184112IBAN:progetto“UnaGerpertutti”suc/cpostalen.64869910aNEEDYOUONLUS,Alessandria134-15011AcquiTermeC.F.90017090060Progetto“UnaGerpertutti”
EDITORIA CARTOGRAFIA Accurate representation of the territory in descriptions of trails, routes and competition courses rappresentazioneUn’accurata del territorio per descrivere cammini, itinerari, percorsi di gara Decine di pubblicazioni tra libri e cataloghi, disponibili nei negozi o scaricabili gratuitamente dal sito. Dozens of books and catalogues available in stores or as free download from the website. CINEMA E TV Più di 70 film e/oco-prodottisostenuti in vario modo, vincitori di numerosi riconoscimenti. More than 70 films co-produced or backed in various ways and recipients of numerous awards.
ATTIVITÀ LUOGHI PROGETTI Il territorio e i luoghi d’eccellenza da conoscere e tutelare The region and its outstanding places to know and protect
Importanti progetti di solidarietà e cooperazione allo sviluppo in Nepal, Mongolia, Perù e Italia. Major charity and development cooperation projects in Nepal, Mongolia, Peru and Italy.
Molteplici attività al sostegno dei giovani e di iniziative sociali e culturali: festival, concerti, mostre, teatro Multiple youth support programmes and social and cultural initiatives: festivals, concerts, exhibitions, theatre
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE : SCIAMANESIMO NEUROTEOLOGIAEDAVIDBELLATALLARICCARDOBALDISSONECONDIPINTIORIGINALIDIBEPPEMECCONIPREFAZIONEDIDAVIDESAPIENZA
Хайрт эхнэр Ганцэцэгтээ зориулав. Хайртайм болдым A mia Moglie Gantsetseg, con Amore e Gratitudine. David
In questo libro cercheremo di trovare tracce plausibili e ipotesi accattivanti per venire a capo di questo percorso evolutivo che ci caratterizza. Lo sciamanesimo e la neuroteologia costituiranno il nostro fil-rouge per cercare, nel percorso labirintico delle origini della guarigione, la consapevolezza del sacro e l’inevitabile senso religioso dell’esistenza, quella strada maestosa e affascinante, per continuare ad esplorare e conoscere, per migliorarci e per lasciare alle nuove generazioni il meglio di noi stessi.
La nostra caratteristica neotenica ci consente di continuare a giocare ed apprendere anche in età adulta, siamo scimmie bambine, come giustamente affermano i paleoantropologi e biologi evoluzionisti. Questa peculiarità che ci caratterizza non è dovuta alle dimensioni del nostro cervello, bensì a qualcosa di più complesso e affascinante: la plasticità della nostra mente.
David
Di tutte le miriadi di specie animali che popolano il nostro pianeta, noi siamo di gran lunga la più straordinaria e diversa, nelle più disparate accezioni dei due termini. Ma perchè solo noi?
PRIMA DI COMINICIARE
I nostri parenti più stretti, scimpanzè, bonobo, gorilla e oranghi, con i quali condividiamo oltre il 98% dei geni, continuano a muoversi furtivamente nelle foreste, come facevano i loro antenati sette milioni di anni fa. La loro vita, come quella di tutti gli altri mammiferi e della stragrande maggioranza delle specie animali, è dedicata unicamente alla sopravvivenza: trovare cibo e acqua, mantenere un’adeguata temperatura corporea, evitare i predatori e soprattutto, riprodursi.
La nostra qualità più grande, specificatamente umana, è l’insaziabile curiosità. Siamo passati dalle caverne e dagli anfratti naturali, ai grattacieli, ai computer e alle astronavi. Lo abbiamo fatto in poche migliaia di anni, un battito di ciglia dal punto di vista evolutivo. E in questo breve cammino non abbiamo mai smesso di porci domande e, una volta ottenute le risposte, le abbiamo utilizzate per porci ulteriori domande.
11 PREFAZIONE IL CAMPO È MINATO DI DAVIDE SAPIENZA 19 ALLE NEUROTEOLOGIADELLAORIGINIGUARIGIONE:SCIAMANESIMOE DI DAVID BELLATALLA 21 CAPITOLO 1 ALLOL’INTRODUZIONESPECCHIO 34 CAPITOLO 2 UNO SGUARDO DA DIILAMICHEVOLMENTEETRASLITTERANDOLONTANO;RICONOSCENDOLAVOROLÈVI-STRAUSS 42 CAPITOLO 3 ESCIAMANESIMOBIOLOGIA 48 CAPITOLO 4 IL RUOLO TRANSECOSCIENZADELLANELLASCIAMANICA 55 CAPITOLO 5 UN RELIGIOSADELL’ESPERIENZANEUROFISIOLOGICOMODELLO 60 CAPITOLO 6 TRASCIAMANICA:L’INDUZIONESUONIE DANZE 65 CAPITOLO 7 DELMENTALERAPPRESENTAZIONESIMBOLISMOETEMPOSOGNO 68 CAPITOLO 8 METAFORICOESCIAMANESIMOPENSIERO 71 CAPITOLO 9 IL MONDO SPIRITUALE COME ANALOGICOPROCESSO 76 CAPITOLO 10 RELAZIONI TRA I ESENTIMENTILEEMOZIONI NEGLI STATI MODIFICATI DI COSCIENZA 82 CAPITOLO 11 INIZIAZIONE DIRETTA: MA DI QUALE MORTE E DI QUALE RINASCITA SI PARLA? 86 CAPITOLO 12 LA UNSCIAMANICA:CERIMONIARITUALESOCIALE? INDICE
90 CAPITOLO 13 UNTOTEMISMOADUSOSOCIALE:POSSIBILESPUNTO 93 CAPITOLO 14 MA LA GUARIGIONE NON PROVA NULLA? 97 CAPITOLO 15 PEPTIDI GUARIGIONEENDOGENIOPPIOIDINELLAENELLATRANSESCIAMANICA 100 CAPITOLO 16 ETRADELLONEUROTEOLOGIASCIAMANESIMO:CORPOCERVELLO 104 CAPITOLO 17 L’IPNOSI COME TERAPIA DI GENETICAUN’EREDITABILITÀSCIAMANICA:GUARIGIONE 112 CAPITOLO 18 LO STRANO ORDINE DELLE COSE E IL CASO DEL NUMEROCROMOSOMADUE 116 CAPITOLO 19 CONCLUSIONI PARLANDOTRASITORIAMENTE... 122 GLOSSARIOEANZIBREVE,BREVISSIMOSUCCINTO, 129 NOTE 143 NOTE AZZURRE DI BALDISSONERICCARDO 145 SOMMARIO 147 NOTE AZZURRE SU ESCIAMANESIMONEUROTEOLOGIA 200 OPERE CITATE 205 DETTO,SENZACOOPERAZIONESIMBIOSI:FATTO 207 LE OPERE DI MECCONI
La Vita è uno stato modificato di coscienza. Almeno così la percepisco. Uno stato modificato della coscienza che l’universo ha dimostrato a più riprese di avere. Follia? Si diceva lo stesso prima che Lovelock confermasse come Gaia, Terra, sia un organismo vivente. Certo lo sapevano le culture native di tutto il globo, ma nell’era moderna l’imprimatur scientifico significò affrontare la svolta impressa quasi due secoli prima da Von Humboldt prima e Darwin poi. La Vita è l’origine della guarigione. Almeno così la percepisco. Uno stato modificato della coscienza universale che quando è connessa con noi, ci fornisce il farmaco che non si può creare in nessun laboratorio: il soffio vitale. La Vita fa parte della morte, certo. C’è molta più morte che vita nell’universo. Così ci direbbe Alan Watts, esploratore delle profondità umane e cosmiche, implorandoci di non uscire dal solco che la Saggezza Del Dubbio (titolo di uno dei suoi libri più potenti, edito nel 1951) ci permette di scorgere quando ci sentiamo, arrogantemente, sicuri. Lo farebbe per ricordarci che l’ostinato sacrificio sull’altare della stoltezza materialista, iper razionalista, della cultura lineare invece di quella ciclica che è il motore della Vita, produce i risultati sotto gli occhi di tutti. La storia ultra millenaria della pratiche spirituali di tante diverse espressioni di Homo sapiens ci dimostrano ampiamente che è possibile cercare la guarigione in ciò che è dato; che la scintilla poetica della vita, la poiesis degli antichi greci, è il miracolo palpabile, la prova della potenza che l’immaginazione umana ha sprigionato fin da quando è iniziato quel viaggio dal centro dell’Africa che si è irradiato per tutto il pianeta. È allora che Homo sapiens diventa l’eccezione. Questa eccezione diventa una forza potente del processo evolutivo. Senza intenzione, senza meta, inizia il viaggio incredibile che porta a noi, a me che scrivo, a te che leggi. Da quello che oggi è conosciuto come il deserto dei Dancali in Etiopia attraversando lo stretto di Bāb el Mandab, il nostro antenato penetra la penisola saudita e da lì, verso nord e verso est, va in Asia e in Europa: addirittura attraversa i mari, fino all’Australia. Ma non basta. Si va in Micronesia e in Polinesia sulle canoe a doppio scafo nel Pacifico, raggiungendo il Sud America occidentale. E la storia non finisce: si va a nord
IL CAMPO È MINATO UN MESSAGGIO DAL VENTO NELLE TERRE DELLA PERCEZIONE
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12 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA in Siberia, si attraversa lo stretto di Bering, ci si espande nelle Americhe, nei Caraibi e poi giù giù, fino alla Terra del Fuoco. In tutti questi luoghi, noi sappiamo quale incredibile lavoro su quello che oggi chiamiamo inconscio o stato alterato di coscienza, fecero i nostri antenati. Nessun luogo fa eccezione. E la geografia, non mente mai. Una geografia che era cosmologia e anche, come l’avrebbe chiamata lo psicologo Piaget, epistemologia genetica. Ché lì tutto risiede: l’essere umano e il suo ambiente in equilibrio che consentono all’evoluzione di compiere il proprio dovere . Culture che guardavano senza timore nelle profondità dell’acqua allo stesso modo in cui esploravano le terre aperte e quelle montuose, lo spazio profondo dei cieli e i mari. Lì dove loro sentivano la Vita come connessione, proprio lì, sapevano che risiedeva l’equilibrio: la guarigione non era l’opposto della malattia, perché la guarigione è sempre un cammino. Una cosmologia che prevedeva l’accettazione del rischio nell’investimento del vivere. Non c’erano le mine, ma quel conoscere procedeva con la cautela che si usa in un campo minato: quello che è diventato la Torre di Babele dell’astratto battibeccare che caratterizza troppi cul de sac di ciò che crediamo di sapere, dimenticando che prima deve venire la conoscenza e che la conoscenza passa giocoforza dal corpo – il corpo umano per noi, che non è altro che una forma della Terra. La conoscenza che abbraccia l’incertezza, la saggezza del dubbio. Ché la sicurezza non è data nell’universo, sembrano dirci da quel lontano tempo, ma dal vicino spazio che possiamo vedere visitando i loro luoghi, percependo le loro terre interiori, palpando i loro sogni ininterrotti e che ancora fluttuano nell’aria respirata dai nostri antenati in cammino nel cuore caldo del Cosmos, come lo chiamavano geni quali Goethe o Von Humboldt. Questo libro di parole è un libro di conoscenza. Un viaggio iniziatico e di spoliazione delle certezze. Questo libro è una sfida degli autori a se stessi. Un’offerta di viaggiare accettando che il sentiero è incerto e il ritorno a casa in dubbio. Nelle parole di Bellatalla, antropologo, e di Baldissone, genealogista, vale la pena di degustare, centellinare, assorbire, lasciar decantare, la conoscenza universale All’origine della guarigione . Come un volo d’aquila radente che ci offre la visione del contesto e anche quella del microcosmo, ho ascoltato questa proposta di viaggio: fidati, cammina con il cosmo, scoprirai orizzonti inimmaginabili, perché tutto ciò che sappiamo, oggi, deve essere ricondotto al grande viaggio di quel gruppo di antenati che hanno osato. Hanno osato senza sapere di osare, hanno cercato la piccola certezza di ogni passo accettando la sfida della totale incertezza di tutto il cammino, che è appena iniziato: parliamo di soli 55.000 anni, nulla davanti agli oltre 4 miliardi di anni compiuti dal nostro pianeta. Io trovo formidabile l’illustrazione di Beppe Mecconi, che vediamo alla fine del capitolo 3, è la targa sulla porta delle parole scritte nel capitolo Il ruolo della coscienza nella transe sciamanica . Dopo aver letto il libro una volta, rileggerlo con l’aggiunta delle illustrazioni ha chiarito a me stesso che il messaggio del vento nelle Terre della Percezione (quello che umilmente
L’ALBERO COSMICO | L’albero Bo, Asherah, Aśvattha, Java-Aleim, Yggdrasil. In tutti i miti, in tutte le culture è presente l’albero sacro, simbolo cosmologico associato ai culti legati alla Natura, alla longevità, rappresentativo del Cosmo vivente, è l’immagine della vita nella sua totalità. Unisce il regno dei morti nel sottosuolo, con il mondo degli uomini, e con gli spiriti del cielo.
14 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA vorrei consegnare a questo volume), era di fare affidamento alla transe che ognuno può sperimentare. E quella specifica illustrazione, che si intitola L’albero cosmico , per me rappresenta la coscienza con la quale dialoga questo libro concluso, nella postfazione, da una citazione ben nota del filosofo Friedrich Schelling. Citazione che mi fa pensare ai miei antenati partiti dall’attuale Etiopia 55.000 anni fa, capaci di immaginare, di creare e nel corso del grande cammino, lasciare l’arte a raccontarci tutto, dalla grotta di Altamira in Spagna alla Valle Camonica in Italia, da Alta nel Finnmark norvegese, alle grotte di Lascaux in Francia: « L’arte deve iniziare con consapevolezza e terminare nell’inconscio ». L’arte è l’espressione totalmente unica dell’essere umano. L’arte è appunto una presa di coscienza della nostra psiche. La coscienza dell’universo nella quale si trova la nostra. Nel suo capolavoro finale Horizon , Barry Lopez si pone di continuo la questione: dove siamo? Dove stiamo andando? Le esperienze in luoghi remoti del mondo, dall’Artico all’Antartide, dall’oceano Pacifico all’Australia, a Madre Africa, restituisce come sempre la sua visione connettiva, non separatista. Si lascia carezzare dalla saggezza del dubbio e riesce a dare la giusta forza alle certezze in continuo divenire. A un certo punto Lopez viaggia con alcuni membri del popolo Pitjantjatjara di Mutitjulu, nella comunità di Uluru, che è poi Ayers Rock, il più imponente massiccio roccioso dell’outback australiano. Con loro, ci racconta, comprende bene questa relazione. I tre uomini parlano tra loro osservando il simbolo totemico della loro cultura (simbolo per noi occidentali turistico e iconico): Barry ascolta. Non osa prendere appunti. Gli parrebbe scortese: non vuole interrompere il flusso della conversazione. Vissute le esperienze, la coscienza si altera, diventa cioé altro. E infine a distanza di tempo, quando ricorda, sa di avere elaborato. Sa di avere lasciato fluire la sua coscienza. La coscienza è il fiume e la conversazione del fiume con il territorio illumina le connessioni, le intuizioni, la visione dell’interezza: «Un po’ di tempo dopo mi tornarono alla mente ricordi del posto di cui avevano parlato inizialmente e compresi che avevano circumnavigato la roccia. Mi avevano guidato intorno a Uluru senza fare ricorso a un cambiamento di prospettiva, per me invece necessario, nella comprensione del tutto. Ciò che per loro non aveva soluzione di continuità, per me era separato in due parti: ciò che riuscivo e ciò che non riuscivo a vedere coi miei occhi» È sempre dove la vita si palesa per ciò che è, come nell’illustrazione di Mecconi, che troviamo la sorgente della guarigione. Della Vita. Posso chiamarla acqua, posso chiamarla respiro: è sempre l’origine della guarigione. Ogni respiro e ogni sorso d’acqua sono l’inizio e anche la fine del ciclo che viviamo - in ogni istante. Ma del quale la separazione, come scrive Lopez, con le sue «due parti » non è quello che gli aborigeni dell’outback vedono: il loro mondo è intero, senza «soluzione di continuità». In Horizon , come in tutta la sua vita e i suoi viaggi, Lopez si chiede ciò che tutti noi ci domandiamo, anche nel libro che leggi adesso: « E se oggi gli orizzonti che più contano dovessimo trovarli dentro di noi?»
IL TEMPO | Cos’è il tempo? Filosofi, scienziati, poeti, artisti hanno cercato di dare una risposta a quello che è uno dei grandi interrogativi irrisolti dell’uomo. Nel IV secolo Sant’Agostino scriveva: “Se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo, non so cosa dire”.
Bellatalla questa dichiarazione di umiltà l’ha fatta spesso; Alle origini della guarigione porta il nostro viaggiatore, antropologo, geografo della psiche umana, a ribadire con la forza dell’esperienza – corporea e psichica – non concetti, ma linguaggi di riconciliazione tra le parti separate che la coscienza del cosmo non prevede di separare, ma di lasciare evolvere con indipendenza. Interconnessa. Interstellare. Prima che leggessi questo volume, un giorno David mi scrisse: « ritengo che la parte più straordinaria della scoperta scientifica sia, nella maggior parte dei casi, uno straordinario bricolage , dove la capacità di mettere assieme qualcosa che apparentemente non appartiene a quell’ambito della ricerca sul quale si sta lavorando (e a tale proposito la serendipità nella scienza fa storia), sia stata la molla in grado di farci superare qualsiasi ostacolo. Inoltre, ritengo che nel percorso evolutivo quella che noi definiamo imprevedibilità , termine coniato per giustificare la nostra non-conoscenza di qualcosa, sia uno degli aspetti più affascinanti per qualsiasi approccio cognitivo alla storia del Sapiens . (…)
Mi auguro che molte delle ipotesi che ho cercato di raccontare in questo testo vengano in futuro riconosciute come sbagliate, perché quella stessa ricerca che avrà lavorato per screditarle, avrà contribuito a fare l’ennesimo passo in avanti per le conoscenze scientifiche della nostra specie Strade».parallele, tra scienza e (saggezza del) dubbio, che per chi ama lasciarsi guidare dalla scintilla poetica della Vita significa connettere i bagliori stellari lungo un sentiero dove tutto è concesso perché non dobbiamo dimostrare nulla se non che la Vita biologica non avendo scopo, né una meta, è l’avventura più straordinaria che ci è data in dono: un lasciapassare verso le Terre Libere e Incognite, quelle degli orizzonti interiori che nessuno può recintare, per procedere nella wilderness del pianeta terracqueo che ci ospita e nella wilderness interiore che si rigenera e che ci guarisce ogni giorno. Ecco che il testo di Baldissone che impreziosisce Alle origini della guarigione riesce nell’impresa non indifferente, che dimostra implicitamente e senza sforzo la via indicata, evidentemente condivisa dai due autori: costruire un Uroboro che collega in maniera illuminante le tante scatole cinesi delle diverse discipline trattate.
Lo fa con l’incessante creazione di connessioni e rimandi in ambiti apparentemente lontanissimi tra loro ma funzionali al volume, proprio come l’acqua sgorga dal torrente e diventa fiume. In tal modo questi insight assumono le sembianze di inevitabili spunti di riflessione per ogni mente aperta e curiosa. Offrendo, in definitiva, la possibilità di muoversi – direi proprio, di viaggiare - liberamente lungo nuove e possibili rotte. Dunque, questo lungo sentiero della Vita, il cammino che abbiamo fatto, prima consapevoli di fare parte di e poi allontanandoci da questa appartenenza, richiede certamente una guarigione. A meno che il nostro imperscrutabile destino non sia quello di essere androidi mercificati, vale la pena, citando Bellatalla, capire che « l’introdurre il concetto di spirito in considerazioni generali di carattere scientifico e biologico, significa entrare in un campo minato ».
16 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
IL CAMPO
Artisticamente e culturalmente, amo i campi minati. Sono le distese dove alcuni esponenti culturali e scientifici invece di ascoltare la saggezza (del dubbio) hanno preferito arroccarsi nell’Egocene, metifico spinoff dell’Antropocene. Tra i campi minati devi camminare con acuta consapevolezza e una percezione sensoriale aperta. Proprio come lo sciamano che guida l’altro, cercando di non fare implodere l’organismo spirituale e fisico. Amo il campo minato che questo libro ci svela, perché mi costringe a non avere ipotesi bensì, semplicemente, a sospendere il giudizio e ascoltare. Dopotutto è quello che dovremmo fare: che ci piaccia o meno, il Grande Viaggio ci chiama e sarebbe giusto rispondere. Perché questo viaggio è la guarigione, è il linguaggio del corpo, dei sensi, della visione. Come scrive il poeta svedese Tomas Tranströmer nella sua poesia Marzo ‘79 : Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio, Mi recai sull’isola innevata. Non ha parole la natura selvaggia. Le sue pagine non scritte si estendono in ogni Midirezione.imbatto nelle orme di un cerbiatto. Linguaggio non parole.
Ritengo che questo libro dia qualche suggerimento e una mappa per evitare le mine bastarde del dogma: non solo quello della versione più obsoleta, ma purtroppo ancora diffusa, delle religioni monoteiste. Anche il dogma che talvolta anima troppo zelanti scienziati, forse coloro a cui Bellatalla si appella per essere in futuro smentito. Perché la Scienza dei Von Humboldt che, istigato da Goethe a intingere la Scienza nella Poesia, si rifaceva a un principio comune e universale, era la discendenza dei principi originari, già colti dai popoli indigeni del mondo come pilastri del quotidiano vivere nel campo minato dell’esistenza; i principi originari di filosofie come il Taoismo; i principi originari che, a ogni respiro, a ogni sorso d’acqua, in ogni visione del nostro personale Tempo del Sogno, ci fa capire che siamo tutti aborigeni, tutti nativi, tutti capaci di guarire perché la guarigione è dentro di noi. Si chiama semplicemente Vita. Nell’immaginifico romanzo di Anton Quintana Vento che parla, sabbia che canta , l’errante sciamano mongolo Bod Pa trascorre l’intera narrazione a ingannarci. Ma l’apparenza inganna e lui lo sa. Sa che la Vita ci chiama ma anche che noi, nel campo minato vogliamo la guarigione e per averla non possiamo girarci dall’altra parte. Sa, lo sciamano, che dobbiamo non solo guardare, ma affrontare ciò che siamo perché, come scrive Quintana, « poco dopo Bod Pa cominciò a chiamare il vento con lunghi fischi leggeri in modo da farlo uscire dal suo nascondiglio; per esperienza sapeva che il vento non riusciva a resistere ». Davide S. Sapienza Alle falde dellaMaggioPresolana2022 È MINATO
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“OGNI PROGRESSO DEL SAPERE CI PONE DI FRONTE AL MISTERO DEL NOSTRO STESSO ESSERE” MAX PLANCK, PREMIO NOBEL PER LA FISICA DAVID BELLATALLA ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE : SCIAMANESIMO NEUROTEOLOGIAE
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Gli studi interculturali finora condotti stabiliscono l’universalità delle pratiche sciamaniche nelle so cietà di cacciatori-raccoglitori e tra i primi alleva tori nomadi di tutto il mondo, sin dalla più lontana Questiantichità.principi o denominatori comuni universali dello sciamanesimo, riflettono particolari e com plessi processi neurologici che ci forniscono nuove indicazioni per una diversa teologia evolutiva su cui vale la pena investigare. Il paradigma dello sciamano, se così lo vogliamo chiamare, coinvolge processi neurali peculiari, rico difiche del sistema mnestico e riattivazioni funzio nali di strutture neurognostiche che sono di interes se cruciale per questa ricerca.
Questo percorso investigativo ci rivela come gli universi cognitivi dello sciamanesimo rimandino ad alcune operazioni fondamentali del cervello e alle risposte della coscienza avvenute nel corso dell’e voluzione, che rispondono alla consapevolezza che il nostro corpo è fatto anche di tempo e di spazio, di desideri, di repressione e di ambiguità, oltre che di stati percettivi, emotivi e cognitivi. Si tratta di cercare la nostra identità attraverso espe
L’INTRODUZIONEALLOSPECCHIO
Questa tipologia di ricerca rivaluta anche le implica zioni neuro-biologiche di quella forma primordiale di guarigione per arrivare, attraverso un affascinan te viaggio tra gli stati modificati di coscienza e della transe, a ciò che conosciamo meglio come forme di sciamanesimo.
Il motivo di questo saggio è determinato dalla con sapevolezza che sia giunto il momento per il Sa piens di cambiare paradigma, di procedere ad una svolta necessaria e funzionale per il proseguimento del nostro lungo percorso evolutivo, anzichè mutila re la nostra esistenza, personale e sociale, semplificandola in ragione di metodi e di ascesi: è arrivato il momento di decidersi ad abbracciarla nella sua complessità e anche nella sua ricchezza corrosiva. Si tratta di un approccio che potrebbe fornire un im portante ponte di collegamento tra le disquisizioni scientifiche e quelle religiose, evitando speculazioni intellettuali tra gli addetti ai lavori, relativi alle diver se interpretazioni e ai significati degli stati modificati di coscienza negli intricati universi dello scia manesimo, dalle origini fino alle recenti esperienze mistico-ascetiche dei neosciamani, alla luce delle recenti scoperte in ambito neuroscientifico.
Con questi presupposti possiamo affermare che il paradigma sciamanico può contribuire a riconcilia re le prospettive scientifiche e religiose fornendo un quadro bio-psico-sociale più generalizzato che esplica le basi biologiche delle esperienze e delle pratiche spirituali, e fornisce una piattaforma di la voro, per nuovi approcci di neuroteologia, per una rinnovata teologia evolutiva.
Nella favola di J. M. Barrie, Peter Pan, colui che ca valca la capra come il dio Pan dell’antichità classica, quando per la prima volta incontra Wendy, è intento a catturare la propria ombra, che aggirandosi nella cameretta, sfugge ogni volta alla sua presa.
22 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA rienze e contaminazioni che ci mettono a confronto con “il nostro Io, come paesaggio umano”, dove troppo spesso, il generale ingloba il particolare, ren dendolo invisibile e alle volte, persino inesistente.1 Il matematico Charles Lutwidge Dodgson, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Lewis Carroll scri ve :“Nel nostro paese, in genere si riesce ad arrivare in qualche altro posto, correndo così velocemente come abbiamo fatto noi”. Questo dice Alice rivol gendosi alla Regina, che le risponde: “qui invece devi correre più che puoi per rimanere dove sei!”. E ancora, Alice chiede al Daino: “scusa puoi dirmi come ti chiami? Mi aiuterebbe un po”. E il Daino ri sponde: “te lo dirò se ci spostiamo più in là, perchè qui non riesco a ricordarmelo”.2 Lavorando sulle inferenze cognitive, nei suoi affa scinanti Trattati di Logica3 il matematico inglese concettualizza l’estensione della rappresentazione mentale come la totalità degli oggetti e degli eventi che sottostanno alla rappresentazione stessa.
L’ombra che accompagna ogni essere umano non riguarda solamente il fenomeno fisico bensì la me tafora dell’inconscio, cioè del lato oscuro in ognuno di noi: quella parte non riconosciuta del Sè che è la sommatoria degli Io divisi.
James Hillman, nel suo Saggio su Pan, scrive “Pan ci dice che il più forte desiderio della natura ‘dentro di noi’ è quello di unirsi con se stessa nella consapevolezza”6; Pan è l’ombra, e Peter cerca di ac ciuffarla, perchè sta cercando sè stesso; la sua è la caccia all’anima, La chasse à l’âme, che non a caso è
In breve, la transe o stato modificato di coscienza in cui lo sciamano opera, rappresenta l’evoluzione di una forma di plasticità dell’organismo che va disfacendosi della propria animalità, procedendo verso la costituzione della consapevolezza e della cultura, che tende a riconciliare i continui strappi e le tensio ni che la Riteniamocaratterizzano.chenelpercorso evolutivo, gli umani ab biano acquisito una nuova consapevolezza grazie alla quale superare gli inveterati modelli di pensie ro e comportamento dei propri cugini, per trovare nuove risposte in materia di guarigione.
Ciò significa imprevedibilità ma non assenza di regole5, la stessa che per molti versi caratterizza le cerimonie sciamaniche di guarigione, in cui l’incon sueto può divenire la chiave risolutrice e rafforzare l’agire Cerchiamodell’officiante.digettare un po di luce sull’ombra che avvolge questo particolare e intrigante mistero.
Contingenza evolutiva significa potere causale del singolo evento che diviene generatore di molte sto rie alternative ed equivalenti, e dove alla fine solo una prevale.
Perchè un’attività fisiologica possa contribuire a un’esperienza emotiva, deve comunque esserci una rappresentazione cognitiva della stessa che, in forme diverse, interagisce con la coscienza per gene rare i sentimenti.4
Le attività e le esperienze rituali degli sciamani, come ad esempio, il volo estatico dell’anima, la ri cerca dello spirito adiutore, l’esperienza di morte e rinascita, l’OBE (Out of Body Experience - Espe rienza fuori dal corpo) coinvolgono strutture fon damentali della cognizione, della coscienza e delle rappresentazioni della psiche, riconducibili alla con sapevolezza del Sé e dell’Io. Molti etnografi hanno documentato, al di là di ogni ragionevole dubbio, di essere stati testimoni di esperienze psicofisiche che vanno ben oltre le pos sibilità accettate dalla medicina scientifica.12 È giunto il momento di cercare una traccia, una
Tali pregiudizi includono la definizione della religio sità in termini di esperienze particolari (si veda la critica di Carol Rausch Albright a Ramachandran e Blakeslee) o di assunzioni a priori, descritto ad esempio nei lavori di Eugene D’Aquili e Andrew Newberg10, nei quali i ricercatori si concentrano sull’esperienza mistica e su l’assoluta unitarietà dell’essere come base primordiale dell’esperienza religiosa, attraverso una verifica scientifica sui pro cessi neurologici nella percezione della spiritualità.
Le ricerche condotte dall’antropologo Winkelman ci dicono che molte delle pratiche religiose associate alle società di cacciatori-raccoglitori di tutto il mon do, implicano un complesso di caratteristiche, prati che e credenze specifiche, riassunte nello sciamane simo, in cui universi e i modelli concettuali hanno le loro basi in strutture e processi innati che forniscono rappresentazioni mentali, pratiche di guarigione ed esperienze spirituali.11
La comprensione neuroteologica degli impulsi religio si in termini di biologia umana e psicologia evoluzionistica8 rende più comprensibili alcuni aspetti della spiritualità, attraverso un’attenta rilettura che eviden zia come troppo spesso la ricerca sia stata influenzata da distorsioni tendenziose, prodotte da concettualizzazioni specifiche della cultura o della religione.9
23 CAPITOLO 1 / L’INTRODUZIONE ALLO SPECCHIO
anche il corpo, la vita e il tan gibile dell’universo sciamanico. Spesso la capacità di risanare, ritornare ad un equilibrio, non dipende unicamente dal visibile, ma anche da quel mondo invisibile in cui l’ombra sembra voler rappresentare le molteplici forme del corpo di cui quello fisico è solo la forma visibile. Questo territorio dell’ombra è la patria degli sciamani, il luogo dove agiscono tra immagini, metafore e uscite dal corpo nel regno quantistico del sacro.
La ricerca interculturale e interdisciplinare sulle pra tiche religiose può aiutarci a superare i limiti sulle definizioni dei concetti culturali e delle ideologie le gati alla religiosità.
Per esempio, attraverso la ricerca che utilizza cam pioni interculturali sistemici, si è giunti alla conclu sione che esistono modelli universali delle pratiche magico-religiose e che tali modelli ci possono forni re dinamiche e strategie transculturali per una teoria neuroteologica d’insieme.
Negli ultimi decenni il ruolo delle funzioni cerebrali nelle esperienze spirituali ha ricevuto sempre più cre scente attenzione, non solo nei testi accademici ma anche nelle pagine di importanti riviste scientifiche.7
L’idea è quindi quella di ridelineare il paradigma sciamanico della neuroteologia e porre lo sciama nesimo alla base dell’evoluzione cognitiva nell’espe rienza spirituale. Di seguito verranno descritti i mo duli rappresentativi innati e i processi naturali che forniscono le basi dello sciamanesimo.
anche il titolo del grande saggio sullo sciamanesimo siberiano, scelto dalla famosa antropologa francese Roberte Quell’ombraHamayon.èinrealtà
Il rituale sciamanico induce effetti terapeutici at traverso meccanismi derivati dalle dinamiche psi cobiologiche dell’ASC, dal rilassamento dovuto agli effetti dell’azione serotoninergica e al rilascio endo geno di oppioidi, e sull’attivazione del cervelletto in questi processi.
Le strutture e la percezione della coscienza nelle pratiche sciamaniche si manifestano nell’uso univo co degli stati modificati di coscienza, nella guarigio ne religiosa17, nelle malattie chiamate in gergo emergenze spirituali18, nelle dinamiche della dipendenza, nelle forme di pensiero delle contemporanee espe rienze religiose spontanee19 e anche nella moderna rinascita dei cosiddetti modelli neosciamanici.20
Le basi del paradigma sciamanico nella psicologia evoluzionistica e nella psicobiologia della coscienza spiegano la sua diffusa presenza nelle società anti che, così come in quelle contemporanee. Questa base psicobiologica rende lo sciamanesimo
Come già dimostrato da molti ricercatori, numerose sostanze psicoattive, nonchè attività fisiche estre me, digiuno14, deprivazioni sensoriali e del sonno, e anche la meditazione profonda, sono in grado di ri durre i livelli di serotonina cerebrale, determinando una disinibizione dei lobi temporali, e la conseguen te generazione di ritmi lenti, ma soprattutto attivan do la sincronizzazione delle strutture del sistema limbico e del lobo frontale.15
Queste dinamiche neurali integrative determinano quella che possiamo definire con il termine di flessibilità cognitiva: un significativo miglioramento dell’attenzione, dell’autoconsapevolezza, dell’ap prendimento e della ricodifica delle memorie, che determinano quei meccanismi che relazionano il Sé all’attaccamento, alle motivazioni e ad una coscienza della consapevolezza più estesa.16
Lo sciamanesimo implica adattamenti sociali che utilizzano potenziali processi biologici forniti dagli stati modificati di coscienza (da qui useremo ASC, acronomo di Altered States of Consciousness) per facilitare l’integrazione con l’officiante, per svilup pare l’esperienza personale e, quindi, la guarigione come verrà descritto in seguito.
Lo sciamanesimo, attraverso l’esperienza di transe (preferiamo l’uso del vocabolo di origine latina al ter mine anglosassone per motivi che riguardano la filo genesi del termine; Lapassade 1990, Bellatalla 2018), rielabora le emozioni, gli attaccamenti, i legami so ciali, il senso di Sé e l’identità dell’Io, vivificando quel lo sviluppo primordiale della coscienza che molto probabilmente ha costituito le prime manifestazioni degli umani cosiddetti culturalmente moderni.
24 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA strada percorribile che possa fornirci spunti e anche chiarimenti in proposito.
In sintesi, i processi sciamanici intensificano le con nessioni tra il sistema limbico e le strutture cerebrali inferiori e rielaborano queste informazioni attraver so percorsi sinaptici integrativi, sincroni a onde len te (theta e delta), nella neocorteccia frontale. Secondo Winkelman e Fabbro, questa funzione cognitiva viene determinata da una diminuzione dell’attività del neurotrasmettitore serotonina su una popolazione di neuroni dell’ippocampo.13 L’ippocampo, liberato dall’influenza inibitoria della serotonina, inizierebbe a generare le caratteristiche onde lente Theta, come viene rilevato dall’elettroe ncefalogramma (EEG), che favorirebbero la genera zione delle tipiche perturbazioni elettriche del lobo temporale e che molto probabilmente, determinano una modificazione dello stato ordinario di coscienza (ne parleremo approfonditamente nel capitolo che tratta il cromosoma numero Due e l’epilessia).
BABAU BIANCO | Su uno sfondo di disegni rupestri uno spirito adiutore apparve a un bambino inuit, futuro sciamano, che aveva da poco perduto i genitori, dicendogli di non avere paura, perché anche lui combatteva quotidianamente contro pensieri pieni di tristezza.
Ciò riflette una grave lacuna sia dal punto di vista linguistico ed etimologico23 nonchè un’insoddisfa cente indagine storica sullo sciamanesimo di carat tere planetario; in sintesi si tratta di un ennesimo esempio di deliberato etnocentrismo e di motiva zioni che non sono scientificamente fondate, e nel cui merito non intendiamo entrare. Gli studi empirici basati su campioni mondiali, la ricerca sistematica interculturale e transculturale, nonchè le analisi quantitative formali24 stabiliscono che esistono paradigmi universali dello sciamanesi mo in cui il concetto di sciamano ha uno status in terculturale ed etico storicamente affermato.
un paradigma naturale per le teorie dell’esperienza religiosa, e inoltre, illustra il valore di un approccio neurofenomenologico all’esperienza religiosa.21 Esiste un dissenso, a livello accademico, riguardo alla natura dello sciamanesimo.22 Alcuni autori anco ra sostengono che il termine sciamano e il concetto di sciamanesimo dovrebbe essere usato per riferirsi solo ed esclusivamente a pratiche di culture dell’a rea siberiana, regione da cui il termine occidentale shaman, deriva.
Due terzi del nostro cervello si formano dopo la na scita e sappiamo dagli studi evoluzionistici che le esperienze vissute dal soggetto e l’ambiente sociale e naturale nel quale vive, sono determinanti nel processo dello sviluppo biologico del cervello umano.
Lo sciamanesimo non è un concetto arbitrario o cul turalmente determinato, ma piuttosto un comples so specifico di caratteristiche, che si ritrovano tra gli officianti di pratiche magico-religiose dei primi gruppi di cacciatori-raccoglitori e nelle prime so cietà pastorali e agricole di tutto il mondo. Questi cosiddetti professionisti della guarigione, empiricamente simili nelle loro caratteristiche, non sono limitati alla Siberia o all’Asia centroLasettentrionale.lorodistribuzione mondiale non è il risulta to della diffusione delle tradizioni, come valutato dall’analisi dell’autocorrelazione illustrata da Win kelman e altri ricercatori, bensì di una prerogativa peculiare dell’Homo Sapiens legata alla neotenia, che rievoca lo sforzo di un’umanità che non si è ancora costituita, ma anche di una consapevolezza dell’individuo e della sua cultura che ancora non si è separata dalla Natura.25
Come sottolinea il paleoantropologo Ralph Hol loway, le osservazioni sui calchi ricavati dalle pareti interne dei crani fossili del genere Homo, evidenziano la divisione degli emisferi cerebrali e il peculiare sviluppo di alcune aree specifiche: in altre parole, non soltanto si era innescata la crescita quantitativa del cervello ma erano iniziate alcune trasformazioni graduali nella sua organizzazione interna.27
26 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Queste trasformazioni, coinvolgono le aree del cer vello che sovrintendono ai compiti di pianificazione e di previsione, e alla creazione di modelli e mappe mentali della realtà, del linguaggio e del pensiero Possiamospeculativo.immaginare che nella mente dei nostri predecessori costruttori di utensili cominciasse a prendere forma l’universo sognante dei nostri desideri, la capacità di immaginare con ambizioni ed emozioni, che tendevano ad assumere nuovi signi ficati: la plasticità biologica del nostro cervello co minciava ad esplorare nuovi territori.
Da uno studio del 2010 è emerso come la nostra specie sia la più neotenica di tutte nel genere Homo. La selezione naturale avrebbe agito per fissare la mutazione neotenica in virtù dei suoi effetti benefici adattivi.26
27 CAPITOLO 1 / L’INTRODUZIONE ALLO SPECCHIO
• la capacità di divinazione, diagnosi e profezia.
Generalizzando, le caratteristiche dello sciamano includono:•latranse, un’esperienza ASC, nota anche come viaggio dell’anima o volo dell’anima. l’uso di paraphernalia, canti, musica, tamburi e danze.
•
• relazioni con manifestazioni di esseri e entità, anche mitologici, il controllo della loro azioni e della loro trasformazione.
• la leadership carismatica spirituale, ma non politica, nel gruppo.
• azioni che coinvolgono ripercussioni su per sone, animali e cose
• azioni propiziatorie di diverso tipo. Queste peculiarità includono le caratteristiche fon damentali che si ritrovano nella descrizione dello sciamano di Mircea Eliade.29 Gli sciamani in genere si impegnano in attività di guarigione, in riti propiziatori e in cerimonie divina torie che coinvolgono, una famiglia, alcuni individui o l’intera comunità tribale.
Le cerimonie si svolgono generalmente nell’abitazio ne dello sciamano (capanna, gher, casa, maloca, tenda, ecc.) ma anche in luoghi naturali (foreste, grotte, presso corsi d’acqua o alture, vicino a luoghi di se polture, e altro ancora), oppure nelle abitazioni delle stesse persone che hanno richiesto la cerimonia. Il rituale non è una ripetizione di formule accom pagnate da liturgie codificate, come avviene nor malmente per le grandi religioni, bensì è la prepa razione individuale (e a volte collettiva) a mettersi in gioco su un piano transpersonale (che è insieme teatro e rituale), e anche l’interazione visiva e inizia tica, in cui partecipanti e pazienti sono trascinati in un’atmosfera spirituale che li allontana dal proprio “Io” per condurli verso una coscienza empatica e allargata. Attraverso30la musica, la danza, i profumi, le luci ed i suoni si procede ad una intensificazione dei cinque sensi, focalizzandola verso quel luogo dell’anima dove si trova un “varco”. Ritmare, cantare, muoversi contribuiscono ad inten sificare quella spinta necessaria ad attraversare la soglia in una dimensione dove lo spazio e il tempo, le categorie fondamentali dell’esperienza umana, si presentano in tutt’altre forme rispetto all’ordinario. E pensare che nell’antichità, questo processo di coinvolgimento era già stato riscontrato e descritto; per esempio, Plotino, che era sicuramente ben infor mato su cosa stesse avvenendo durante le cerimo nie di guarigione, scriveva: “l’arte di cantare in un certo modo, di gridare, di aspirare e soffiare al fine di raggiungere le potenze superiori è il ‘susurrus
In tal senso diviene più ragionevole pensare che gli sciamani differiscano sistematicamente dal mondo dei praticanti magico-religiosi che si trovano anche nelle società più complesse, come ad esempio quelli etichettati come pranoterapeuti/guaritori, mistici e medium, posseduti e sensitivi di ogni genere.28
• il chiarimento e la visione in processi tera peutici di interazione focalizzati sul recupero dell’anima.
• ASC deliberatamente indotte finalizzate alle ricerche di visioni, che comportano un’espe rienza iniziatica.
• l’elezione di uno o più spiriti adiutori e stabi lizzazione del rapporto con esso.
• le esperienze e relazioni di ordine spiritua le come l’ineffabilità, il carattere transitorio dell’esperienza, il senso di unità e la certezza dell’obiettività e della coscienza intuitiva.
Le cerimonie operano attraverso i simboli, il modo più efficace di esprimere le forze della Natura, su molteplici piani di lettura ed interpretazione. René Guenon dedica un intero volume ai simboli del Sa cro, rivelando le loro funzioni, i loro molteplici signi ficati nel mondo, evidenziandone l’universalità e il valore culturale profondo.31 Il luogo stesso dove verrà officiato il rito ha un valore simbolico: la gher o yurta, la maloca o il tepee diverrà il luogo di raffigurazione del cosmo, e l’albe ro sacro, prescelto e consacrato per il rituale, diver rà l’axis mundi che metterà in contatto i tre mondi paralleli: il tamburo dello sciamano sarà il mezzo con cui muoversi durante il viaggio estatico, e molto altro All’osservatore,ancora. estraneo al contesto etnico nel quale la cerimonia si svolge, il rituale appare ricco di rap presentazioni simboliche astratte. Se alcuni oggetti e determinati comportamenti dello sciamano pos sono sembrare facilmente comprensibili e interpre tabili, al contrario, svelare i significati di altri aspetti del cerimoniale è tutt’altro che semplice e intuitivo. Le simbologie e le forme del rito fanno riferimento ad un esteso e complesso sistema di valori. In altri termini, il significato dei simboli nella cerimo nia sciamanica è polivalente e comunica simultanei messaggi a diversi livelli di percezione, sia cosciente sia inconscia. La moderna psicoanalisi ci ha rivelato come il sub conscio operi mediante associazioni simboliche. Al cuni autori sostengono come i simboli e i concetti astratti attivino processi metacognitivi sui modelli di elaborazione nella rappresentazione mentale, sia di ordine emotivo sia cognitivo, attraverso l’idea che più informazioni di carattere esterocettivo e ente rocettivo, insieme alle loro rappresentazioni, influi scano diversamente sulle nozioni di concretezza e Nell’inconscioastrattezza.
Le categorizzazioni delle rappresentazioni mentali e le loro proprietà semantiche seguono sia il percorso analogico, in altre parole quello non concettuale sui sensi di tipo modale, sia una pista di ridescrizione distaccata dai meccanismi di ancoraggio.
risiede quindi la chiave di lettura per l’esplorazione della coscienza dell’individuo. Il ritua le sciamanico deve essere osservato come un siste ma di riferimento che integra la moltitudine degli oggetti utilizzati e le forme di rappresentazione del ‘viaggio’, come il complesso sistema di significati che rappresentano il mondo. Nel rituale, lo sciamano si adopera e si mette in gio co: il suo scopo è portare sollievo, sanare, ripristi nare le condizioni di equilibrio interiore e esterio re, attraverso un percorso/processo tutt’altro che scontato, in cui rischia, affronta, combatte e mette in gioco la sua stessa sopravvivenza. Durante la cerimonia terapeutica, la seduta divina toria o il rito di caccia, lo sciamano attinge a pie ne mani dal mondo mitologico: giustificherà le sue azioni e gli avvenimenti anche grazie all’interpreta zione di questo universo.
28 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA magicus’ ... essi desiderano guarire se stessi dalle malattie” attraverso il controllo dell’Io e del Sé (Plo tino, Enneadi 2.9.14). Questa è, a grandi linee, la funzione primaria della cerimonia sciamanica, votata ad ottenere un risul tato concreto e tangibile, per una persona malata o per la collettività. Il rituale sciamanico non è, e non sarà mai, lo stesso perchè è un viaggio dell’anima, un’esperienza che si rinnova di volta in volta, dove le certezze sono ben poche, ed al contrario, i mutamenti sono molteplici.
SCIAMANO SIBERIANO | Dettaglio di danza rituale accompagnata/guidata dal ritmare incessante del tamburo atto ad aprire i varchi verso gli altri mondi sotterranei o celesti.
Improvvisamente si accendono le luci, e la strana fi gura ora al centro della stanza si ferma e solleva una sorta di grande scettro dorato. Si levano cori soavi e inizia una lenta processione di adepti che circonda rapidamente la figura dell’officiante, mostrando de vozione e sottomissione; il nostro soggetto comin cia a sentirsi coinvolto empaticamente in quello che sta succedendo anche se non ha capito la propria funzione in questo scenario. Quello che abbiamo appena descritto è l’approssimativa rappresentazione mentale dei simboli percet tivi che rielaborano le interazioni tra il sistema senso motorio e le funzioni cognitive superiori, per arrivare al risultato multimodale dell’immagine mentale.
La figura canina procede lentamente, venendo intera mente allo scoperto. Le fattezze del corpo sono uma ne, solamente una folta coda equina aggiunge l’enne simo ingrediente alla anomala situazione; il soggetto cerca risposte e prova un senso di turbamento.
Utilizziamo un esempio per comprendere meglio quanto appena scritto: il nostro soggetto o assisten te immaginario, si trova in luogo a lui sconosciuto, un enorme edificio, forse un tempio, per imponenza e maestosità architettoniche; grandi saloni e lunghi corridoi delineati da possenti colonne. Vede com parire da dietro un angolo della stanza nella quale si trova, una testa di un cane: dalle fattezze sembra un toy-terrier ma le dimensioni del muso sembrano più quelle di un grosso dobermann. Il nostro soggetto si sente disorientatio, fuori luogo, ma non prova al cuna Questapaura.prima rappresentazione mentale di quello che sta vedendo, mediante le operazioni di denominazio ne, classificazione ed etichettamento, rispecchia il primo processo di ancoraggio cognitivo.
La categorizzazione e l’elaborazione concettuale che opera attraverso l’attivazione delle aree neurali dei si stemi sensomotori (embodied cognition) e il processo di ricodifica simbolica legata agli stati mentali in trospettivi, determinano un collage multimodale ben più complesso di quello espresso della teoria amo dale, poichè l’azione dell’amigdala e dell’ippocampo determinano una differente attività dei processi neu rali dell’intero impianto simbolico stesso.32
30 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Inferenze e metafore permettono di categorizzare l’essere che il soggetto sta osservando come una possibile figura religiosa, forse una derivazione o deformazione del dio Anubi dell’antico Egitto; il suo battito cardiaco allora rallenta e la temperatura corporea scende leggermente. Terza fase di rappresentazione mentale: il codice simbolico legato al linguaggio descrive e traduce le informazioni sensoriali cane-dobermann-Anubi-es sere-divino attraverso l’uso dei simboli nella tipica cognizione staccata o amodale
La nostra mente elabora autonomamente vantaggi e potenzialità della circostanza in cui si trova, po nendo al centro della percezione l’aspetto fisico dell’esperienza, nel quale la corporeità della percezione precede le ricodifiche mnestiche e le conse guenti emozioni.
Seconda rappresentazione mentale: inizia il processo di oggettivizzazione che consente a qualcosa di sconosciuto di assumere connotazioni simili a qual cos’altro, costruendo un lemma ontologico in cui far rientrare le pertinenze (con la soluzione, la meno peggiore, di quelle disponibili in memoria) di ciò che si sta osservando.
Si può avviare così un processo di multimodalità che rifiuta l’integrazione tra i moduli distinti grazie al controllo sovramodale da parte dei processi neurali che si attivano nel prosencefalo.
Con l’esempio precedente abbiamo voluto sottoli neare come attraverso le recenti ricerche in ambito neuroscientifico, stiamo procedendo verso un ap proccio più partecipato ai diversi processi mentali, in cui la corporeità della percezione pone al centro dell’indagine l’esperienza empirica del corpo che vive la condizione specifica in atto. Il come mi sento mentre osservo ciò che sta acca dendo, le sensazioni che provengono dal corpo e i ricordi mnemonici che vi partecipano, determinano i sentimenti che si uniscono alla prospettiva senso riale, producendo la soggettività. Marleau-Ponty e Husserl avevano già intuito nei loro lavori il ruolo primario della percezione sostenendo che “relativamente alla cognizione e all’azione in generale, la percezione è basilare e ha la precedenza”.34 Come vedremo in seguito, parlando degli stati mo dificati di coscienza e soprattutto nella transe sciamanica, questo passaggio risulterà fondamentale ai fini della neuroteologia. Lo sciamano narra, mima, canta, si muove e si atteg gia con grande talento, come un provetto attore sul palcoscenico, ma con la sostanziale differenza che lo fa in stato di transe Lo stato modificato di coscienza è la condicio sine qua non per poter operare: senza di esso la cerimonia sarebbe solo una rappresentazione drammatur gica fine a sè stessa. È qui che le metodologie di ricerca, i modelli antro pologici e interpretativi iniziano a prendere strade diverse, e occorre valutare quanto la ricchezza cor rosiva della vita tenga lontano il ricercatore da sè Osservare,stesso.
31 CAPITOLO 1 / L’INTRODUZIONE ALLO SPECCHIO
Lo strano personaggio sta sollevando ripetutamen te lo scettro, sulla cui sommità c’è un simbolo, un anello attraversato da una grande onda. Ad ogni alzata, i cori crescono di intensità, come cresce altret tanto l’eccitazione dei devoti.
In breve, il nostro assistente non sta sognando ma sta codificando al meglio un collage multimodale, cioè in funzione di quando tutto quello che sta os servando gli potrà tornare utile.
Quarta fase di mappatura: la mente del nostro as sistente procede verso un processo di attenzione selettiva del vissuto, isola dall’insieme il simbolo sullo scettro (soprattutto mentre viene sollevato), e coordina corrispondenze premotorie e motorie sul simbolo per arrivare alla sua memorizzazione esplicita, ricollegandola ad una complessa serie di cono scenze e esperienze che hanno a che fare con culti religiosi e con il sacro. A questo punto, pensiamo che siano stati chiariti tutti i limiti dell’approccio cognitivista classico alla rappresentazione della mente che Susan Hurley de finisce giustamente come “un sandwich”: due parti poco proteiche (il pane), che riguardano agli aspetti sensoriali e quelli motori, che contengono la carne, ovvero i processi cognitivi.33 La strategia comunemente adottata per le indagini scientifiche era quella di gettare il pane e mangiare la carne, ovvero concentrarsi sui processi cognitivi e tralasciare il corpo.
partecipare, sentirsi coinvolti emotivamente, guardare con attenzione, cercare significati transculturali, rimanere distaccati dal contesto ceri moniale, abbandonare precondizionamenti e giudizi formali, utilizzare interpreti e attrezzature audiovi sive per “comprendere meglio”; questi sono gli at teggiamenti riscontrabili nelle centinaia di resoconti di ricercatori e studiosi che hanno potuto partecipa re ai rituali sciamanici nei diversi angoli del pianeta.
32
Che lo sciamano non sia un malato mentale e nep pure un mero ciarlatano millantatore (negli ultimi decenni quest’ultima categoria è in grande crescita, praticamente in tutto il mondo), gli studi etnografici e antropologici degli ultimi cinquant’anni lo hanno assodato; e dunque? È necessario a questo punto seguire un percor so storico e ripartire dalle tracce nell’antichità di questa particolare figura, per cercare di sbrogliare la complessa matassa e trovare l’uscita di questo labirinto.
Entrò in trance, mentre balbettava davanti a questi uomini. Invocò il potere dell’acqua, e l’acqua bagnò i presenti fino alle caviglie; prima che la donna gli ordinasse di smettere di scorrere, evocò un luccio e lo afferrò per mostrare agli uomini la propria forza, infine disse a tutti gli uomini di togliersi le mutande, e tutti i presenti lo fecero. Quindi chiese loro di prendere in mano i propri organi genitali, e poi uscì dalla trance.
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Durante le cerimonie gli sciamani non sono tuttavia caratterizzati da esperienze di possessione (si vedano in nota i lavori da Bourguignon, in poi36), in cui la persona è controllata dagli spiriti e subisce passiva mente ciò che accade.
Le ASC sciamaniche implicano l’attivazione di aree del cervelletto e nei nuclei subcorticali dei gangli della base, che vanno a interagire con il recupero delle memorie nella aree procedurali, associative e di priming, ricodificando a livello emozionale le tracce mnestiche, riconsolidando valenze e inten sità, senza sollecitare il controllo del SNA (sistema nervoso autonomo), e stimolando la persona a fare propri e incorporare, i processi preverbali nell’espe rienza e nella coscienza.37 Marjorie Mandelstam Balzer, nel suo Sciamanesimo e Modernità, riporta quanto accaduto alla sciama na Alykhardaakh della comunità sakha (yakuti) nel nord della Siberia: “Prima di morire fu spesso messa sotto pressione, affinché desistesse dall’esercitare pratiche sciamaniche e confessare di essere una ciarlatana. Ma non lo era; e insistè nel voler dimostrare il proprio potere agli uomini della comunità yakuta che comandavano il Soviet del villaggio. Li invitò perciò tutti nella sua capanna e li fece sedere su delle panche. Per prima cosa si mise davanti al fuoco e cominciò a danzare e ad invocare gli spiriti Benigni (si tratta degli spiriti adiutori; nda.).
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA De Martino scriveva: “Appena lo studioso si volge al mondo magico, nell’intento di penetrarne il mistero, subito si imbatte in un problema pregiudiziale dal quale dipende in sostanza l’orientamento e il destino della ricerca”.
Come può avvenire una cosa simile? Come può una sciamana interagire con il subconscio degli astanti? Quale complesso sistema di comunicazione sotten de il suo intervento?
Subito comandò loro di osservare cos’era accaduto, dato che erano tutti lì, tutti seduti, tutti senza mutande. Essi implorarono il suo perdono per aver dubitato dei suoi poteri e si inchinarono profondamente, promettendo di non disturbarla mai più”.38
LABIRINTO UNICURSALE | L’incisione rupestre raffigura uno sciamano officiante nei pressi di un percorso rituale, ma non un dedalo dove è possibile perdersi, bensì un cammino sacro da percorrere con assoluta fiducia per raggiungere la meta.
(Plotino – Enneadi 4.8.1)
34
Ritrovare evidenze archeologiche nella preistoria che confermino la presenza di sciamani e di cerimo nie ad esso collegate è un campo di investigazione estremamente complesso; tali problematiche sono principalmente dovute all’enorme lasso di tempo intercorso tra il Paleolitico e le prime osservazioni etnografico-antropologiche sullo sciamanesimo.
“Spesso mi risveglio a me stesso fuggendo dal mio corpo; straniero ad ogni cosa, nell’intimità di me stesso, vedo una bellezza tanto meravigliosa quanto possibile. Io sono (...) unito all’Essere divino e, giunto a questa attività, io mi vedo con lui al di sopra degli altri esseri intellegibili. Ma dopo questo riposo nell’Essere divino, ridiscendo dalla contemplazione al pensiero razionale, mi domando come sia possibile attualmente questa discesa e come l’anima abbia mai potuto venire nei corpi, restando in sè stessa, come mi è apparsa, benché fosse in un corpo.”
2 UNO SGUARDO DA LONTANO
TRASLITTERANDO E RICONSIDERANDO AMICHEVOLMENTE IL LAVORO DI LÉVI-STRAUSS
Per quanto riguarda la recente critica avanzata da alcuni studiosi sull’interpretazione di quelle che vengono definite “immagini primordiali e universalmente riconosciute come rappresentazioni di sciamani” e sulla valutazione artistica di questa particolare tipologia di arte rupestre, che riconduce l’intero percorso semantico ad una mera interpreta
Ciò non toglie che il ricercare legami e affinità stili stiche ed estetiche, tra quanto è stato finora rinvenuto, e l’analisi dei diversi aspetti sociali, culturali, religiosi ed artistici nelle forme dello sciamanesimo che oggi conosciamo, possano trovare una propria legittimità in ambito investigativo e scientifico.
Che le pitture rupestri, i petroglifi, le simbologie ri correnti ritrovate nei cinque continenti e l’oggettisti ca preistorica conservata nei vari musei, non siano stati creati per puro piacere estetico, ma per essere utilizzati in specifici campi sociali e religiosi, è ora mai assodato.
Ciò nonostante, l’approccio scientifico per una ricerca in tale ambito si confronta immediatamente con i problemi correlati ai criteri teorici e alla metodolo gia necessaria per un’indagine che voglia assume re un aspetto pluridisciplinare, attraverso un vero e proprio rapporto di complementarità, lasciando co munque aperti spazi in ambiti interpretativi e addi rittura possibili letture esegetiche.
SCIAMANO RUPESTRE | Archeologi e antropologi hanno riconosciuto negli antichi dipinti e nelle incisioni rupestri ritrovate in ogni angolo del pianeta, in immagini zoomorfiche che uniscono caratteristiche umane a quelle animali, significativi esempi riconducibili all’universo sciamanico.
La prima relativa ad una metodologia d’indagine co gnitiva, dove l’approccio alle immagini, siano esse pitture o petroglifi, che rivendica come sia riduttivo il ricondurre i simboli e le immagini finora ritrovate, unicamente come una espressione di relazioni naturali e sociali disgiunte da qualsiasi contesto magi co-religioso, e dove il loro significato sia unicamente quello estetico/artistico.
36 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA zione di segni arcaici elementari e di simboli o ma trici artistiche primarie/primitive, che nulla hanno a che vedere con qualsiasi riferimento magico-religio so, ci sentiamo di disquisire sulla sua utilità per due ragioni sostanziali.
Il Sapiens, rispetto ai suoi cugini, già all’epoca gestisce un linguaggio articolato che determina una complessità sociale che nessun altro del genere Homo, Intelligenzaha. simbolica, linguaggio articolato e ra gionamento astratto sarebbero in questo caso il frutto di una deriva evolutiva singolare, l’esito di una sequenza di eventi contingenti, un’innovazione innescata da cambiamenti exattativi o cooptazioni funzionali (diverse funzionalità che le strutture anatomiche e neurali assumono quando mutano della funzione nella continuità della struttura; in altri termini sistemi e strutture nate per una determinata funzione che improvvisamente cambia svolgendo compiti e funzioni diverse).2
In secondo luogo, riteniamo che l’approccio semioti co al segno/simbolo sia decisamente preferibile alla negazione sistematica di qualuque sistema specula tivo, in quanto fornisce un considerevole aiuto allo studio e alla comprensione dei simboli antichi e alla loro interpretazione su basi transculturali e su mo delli comparativi interdisciplinari. “Lo sciamano e l’antropologo godono dello status di interpreti di simboli, strumenti culturali per la percezione e la disposizione della realtà. Come interpreti nella comprensione dei molteplici significati del segno e della funzione significante, svolgono anche un ruolo nell’integrazione dei simboli come generatori e stilizzatori di modelli di sistemi: religiosi, medici, sociali ed economici. Sono, quindi, vettori significativi di una forza che produce configurazioni”, in queste parole dell’antropologa Lola Romanucci-Ross ritroviamo la sintesi di quanto appena affermato.1
Con tali presupposti possiamo iniziare a vedere come lo sciamanesimo ha svolto un ruolo nell’evo luzione cognitiva e sociale attraverso la produzione di specifici processi del pensiero analogico, del simbolismo visivo e dei complessi rituali finalizzati al le game sociale del gruppo, che evolvono e cambiano nella gestione delle conseguenze cognitive e sociali della transizione culturale nel Paleolitico Superiore e Medio.3DavidLewis-Williams e Michael Winkelman voglio no attribuire queste peculiarità alle prime forme di
Le diverse raffigurazioni storicamente documenta te, referenti alla figura dello sciamano nell’arte ru pestre del Paleolitico Superiore e Medio, indicano il ruolo fondamentale nella transizione che ha portato gli esseri umani, definiti riduttivamente come anatomicamente moderni, a produrre un comportamento culturale definito come altrettanto moderno Il rituale sciamanico, l’ASC e la complessa cosmologia correlata presentano un’integrazione crossmodale nelle tipologie emergenti del pensiero dell’intero Pa leolitico e per gli adattamenti ai cambiamenti ecolo gici e sociali riscontrabili sin dal Paleolitico Superiore.
Dal punto di vista semantico le caratteristiche cen trali dello sciamanesimo nell’arte rupestre del Pa leolitico Superiore indicano che tra queste culture esisteva una simbologia ben consolidata e centra lizzata sul culto.
37 CAPITOLO 2 / UNO SGUARDO DA LONTANO attività sciamaniche, applicando analogie etnogra fiche ai modelli neuropsicologici e interculturali, e anche all’interpretazione dell’arte del Paleolitico ad essa relazionata.4 Jean Clottes e Lewis-Williams, così come afferma Robert Ryan nelle sue ricerche, concordano sul fat to che le pratiche sciamaniche, su base neurologica, fossero centrali per l’attività di questa tipologia di arte L’approcciorupestre.5di Clottes e Lewis-Williams, basato sulla neuropsicologia e sull’etnologia, fornisce un’idea inte ressante per reinterpretare le esperienze religiose del Paleolitico Superiore e il loro contesto sociale e cogni tivo, mostrando comunque ancora molte lacune. Lewis-Williams, David Whitley e altri ricercatori utilizzano dati etnografici per mostrare la validità dell’uso dello sciamanesimo, per la rilettura compa rata di questa tipologia di arte rupestre, un modello neurologico ed etico dello sciamanesimo che rende possibile una diversa e più accattivante interpreta zione dei manufatti preistorici per la ricostruzione di attività culturali e religiose ad essi collegata.6
In sintesi: lo sciamanesimo è attestato con una serie di caratteristiche significative nell’arte rupestre, fornendo un modello o paradigma per spiegare le rappresentazioni, le funzioni e le attività umane col legate alla rappresentazione nelle antiche pitture e nei Alcunipetroglifi.7aspetti dell’arte rupestre di questo periodo, sembrano riguardare attività o riferimenti stretta mente connessi con lo sciamanesimo così come lo conosciamo oggi, tra cui l’interazione con la Natura e con il mondo sovrannaturale, attraverso rappre sentazioni umane, antropomorfe e di animali nelle cerimonie e nei riti, la cui funzionalità si esplica an che nella collocazione dei luoghi prescelti: anfratti, pareti rocciose, presso corsi d’acqua e siti funerari, o grotte naturali, per uso rituale, che sono stati am piamente descritti e studiati in tal senso.8
Le ricerche di Lewis-Williams, iniziate oltre trent’anni fa in Sud Africa sulla tipologia pertinente ad un modello sciamanico , si sono dimo strate illuminanti poichè la sua analisi semiotica semplificata del grafo o del segno, prende in con siderazione diverse connotazioni di ordine socia le (riti di iniziazione o di passaggio, divinazioni, scene di caccia, addomesticazione ecc.) piuttosto che quelle soggettive.10
Le prove includono somiglianze dirette con gli stereotipi dello sciamanesimo, come la raffigurazione dell’officiante, le forme di rituale, gli aspetti della danza di gruppo, le attività di caccia, gli strumenti e i copricapi utilizzati nelle le diverse pratiche sciama niche, al fine di soddisfare le esigenze individuali e d’identità di gruppo condivise, soprattutto durante la transizione tra Alto e Medio Paleolitico.9 Riteniamo importante valutare le interpretazioni se mantiche del segno, che fanno riferimento alle af finità del simbolo nel contesto culturale, in relazio ne ad un’indagine più peculiare, di tipo semiotico e neuropsicologico, per una più soddisfacente lettura, anche transculturale, della figura dello sciamano nei petroglifi e nelle pitture rupestri.
Nel suo lavoro Science and Rock Art & San Rock Art, il ricercatore critica il paradigma empiristico compa
Dal nostro punto di vista il contesto concettuale e simbolico della rappresentazione è ben più com plesso, nonostante l’aspetto più interessante nelle ricerche di Williams stia nel sottolineare l’universa lità delle rappresentazioni simboliche che non sono associate al solo utilizzo di psicotropi e agli stati modificati di coscienza in genere.
Secondo i due ricercatori si tratta di visioni e simboli derivati da forme di allucinazione durante gli stati modificati di coscienza, trascritti e codificati in for ma di meta-racconto grafico dell’esperienza scia manica durante la transe.
Secondo il ricercatore si tratterebbe quindi di visioni di esperienze piuttosto che riaffermazioni di miti. Concordiamo solo in parte su questo punto, mentre dal punto di vista neuropsicologico il pro blema maggiore rimane: come separare le azioni dello sciamano quando questi è in transe, da quan do non lo è? E, ancora più pertinente, come poter dimostrare che sia lui e solo lui l’autore del segno o della raffigura zione, e quali sono le motivazioni del grafo?
Il modello neuropsicologico, sviluppato alla fine degli anni ottanta, ipotizza piuttosto un processo associativo collegato alla rappresentazione di im magini preistoriche e le corrispondenze alle forme visive prodotte dal cervello durante gli stati di tran se dello L’ipotesisciamano.11sibasasull’universalità
“Le vicende e le immagini che si ritrovano nei miti, sono intenzionalmente di ordine psicologico, non debbono quindi essere interpretate letteralmente, bensì come metafore ... sono rivelazioni delle speranze, dei desideri ma esprimo anche le paure e i conflitti della natura umana, quest’ultima mossa
Per cercare possibili risposte ci sono almeno tre or dini di problemi sui quali cercare di lavorare: il primo è di ordine semantico e culturale, orientato a com prendere i diversi aspetti del segno nel contesto mi tologico, archeologico e storico della raffigurazione; il secondo è di ordine cognitivo e comunicativo, su bordinato all’evoluzione dei processi di elaborazio ne e della funzione sociale del segno; il terzo riguarda la neuropsicologia e si rifà alle più recenti teorie dell’interazione tra fenomeni entoptici e specifici simboli culturali, delle antiche raffigurazioni.
Per un esame sincronico delle relazioni tra rituale sciamanico e narrazione (sia essa mitologica, leg gendaria o folclorica) dobbiamo innanzitutto consi derare il funzionamento di quest’ultima nel momen to in cui i passi narrativi assumono la loro valenza, come avviene anche nel grafo o nella pittura rupe stre, per conferirvi un riconducibile e preciso signi ficato Sappiamoculturale.chei richiami a storie (o frammenti delle stesse), a figure mitologiche, gesta epiche e leggen de narrate durante la cerimonia, sono funzionali an che al coinvolgimento empatico degli astanti, per il successo del rituale in corso.12
38 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA rativo, il metodo relazionale comparativo e la reti cenza verso altre tipologie interpretative, che sino ad allora erano considerate quelle più accreditate.
dei processi di ride scrizione simbolica, sui percorsi panculturali nell’u tilizzo del simbolo, che ridisegnano i confini tra se mantica e storicità della rappresentazione. Secondo questa tesi, le immagini disegnate o graf fiate sulla roccia sono quindi da leggersi come raffigurazioni e proiezioni delle visioni durante la transe piuttosto che figure di esseri e vicende mi tologiche o di complessi costumi rituali.
SCIAMANIMALI | Figure rupestri identificate come sciamani; in questi casi creature maschili antropomorfe con parti appartenenti a animali diversi: corna di renna o toro, orecchie di lupo, coda di cavallo, zampe di orso…
Così come avviene per i concetti astratti, anche nel simbolo ricorre la teoria affettiva interiorizzata, ov vero, in sintesi un maggiore contenuto emozionale nella mappatura mentale.
Da quanto appurato dal puntiglioso lavoro con i na tivi, emerge che il significato delle immagini raffigu rate, che indicano aspetti religiosi e sacrali, nonchè la loro valenza sociale finalizzata a ricordare spiriti, luoghi sacri ed eventi, rappresentano un punto di riferimento per le nuove generazioni.14
Per la ricercatrice sono fondamentali, sia l’orienta mento sia il riferimento contestualizzato alla tipo logia di raffigurazione e ai conseguenti riferimenti mitologici, leggendari e storici, nei quali sovente figure riconducibili ad officianti e rituali sciamanici sono stati rinvenuti.15
In breve, possiamo pensare che le evidenze finora emerse negli studi dei petroglifi e delle pitture ru pestri con raffigurazioni di sciamani e/o cerimonie, includano elementi e connotazioni che non solo riguardano la sfera mitologica e leggendaria ma in cludono il ruolo dell’ambiente e del territorio con funzione sia sociale che magico-religiosa.
E arriviamo al terzo nodo da sciogliere: quello le gato alla neuropsicologia moderna, che interpreta i simboli (come le spirali, gli zig-zag, i nodi, i labirinti,
Per quanto concerne le interpretazioni di ordine co gnitivo riconducibili al segno e alla sua contestualiz zazione individuale e culturale, possiamo iniziare la nostra analisi partendo dall’evidenza della maggior importanza del valore evocativo del simbolo astrat to, rispetto alla raffigurazione realistica.16
40 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA dalle energie degli organi corporei, che agiscono in opposizione o sintonia degli intenti”: inutile ag giungere altro.13
Le ricerche di Robert Layton su significati e valenze sacre nelle pitture rupestri degli Aborigeni dell’Au stralia, ci possono fornire un ulteriore traccia investi gativa, estremamente interessante sull’argomento su cui stiamo lavorando.
E ancora, la ricercatrice dell’Oregon University Esther Jakobson nelle sue indagini sull’area settentrionale della regione di Tsagaan Salaa, negli Altai della Mongolia, sottolinea l’importanza della scelta della superficie dove il petroglifo veniva realizzato.
Segni e simboli astratti determinano stati mentali e processi cognitivi che rievocano esperienze intro spettive, attivando specifici processi metacognitivi nel cervello.17 Se entrando in una chiesa vediamo il simbolo della Croce sospeso sopra l’altare, anzichè la statua del Cristo morente crocifisso sulla croce sul fondo della navata, attraverso le memorie che ricollegano il sim bolo alle nostre esperienze, alle letture, alle immagini memorizzate, alla fede, al significato religioso, teolo gico e escatologico, e al sacro in generale, l’idea è che più informazioni emotivamente e sentimental mente ricodificate, contribuiscano diversamente al coinvolgimento delle interazioni cognitive.
In estrema sintesi, avviene che ampliando il coinvol gimento con l’ambiente esterno ed interno (estero cezione e interocezione), con una valenza più alta nel caso del credente cattolico davanti al simbolo della croce, e all’opposto più emblematica nel caso di un individuo totalmente ignaro della dottrina e della storia del cristianesimo, il processo di perce zione e cognizione assume caratteristiche comple tamente diverse quando è agganciato, oppure non lo è affatto, a percorsi metacognitivi e di sentimento della coscienza.
Al contrario, come Hopper e Collison avevano pro posto, supponendo che non sia affatto facile ricondurre la pittura o il petroglifo ad una singola occa sione cerimoniale, l’esistenza dell’arte rupestre del Paleolitico rende invece estremamente probabile una motivazione strettamente personale indipendente dalla tipologia dell’esecutore.19
E ancora, per una riduttiva e semplicistica analogia etnografica, concettualità e significato dei simboli sono spesso oggetto di congetture che isolano il se gno dal contesto e suscitano plausibili perplessità e inconsistenze.20
41 CAPITOLO 2 / UNO SGUARDO DA LONTANO ecc.) incisi o dipinti accanto alle figure sciamaniche dell’antichità, come fenomeni entoptici. Come descritto brevemente più sopra, Dowson e Williams sostengono che si tratti di immagini che in condizioni di costrizione, coazione o iperazione del soggetto, come nel caso della transe sciamanica, avviano una sorta di cocktail rappresentazionale coalescente tra i fosfeni e i diversi simboli cultural mente specifici, delle visioni interpretate dalle scia mano durante lo stato modificato di coscienza.18 Ci sono due aspetti importanti che remano con tro questa tesi che, per quanto affascinante, non riteniamo esaustiva. Il primo è quello relativo all’e secutore del segno, in altre parole, l’artista che se condo la tesi proposta, dovrebbe essere solo ed esclusivamente lo sciamano, durante o dopo lo stato di Evidenzetranse.archeologiche, in ogni area del pianeta, sottolineano l’importanza delle raffigurazioni ricon ducibili ai diversi aspetti religiosi e del sacro, e fanno pensare a diverse tipologie di autori del petroglifo o della pittura rupestre. Questa asserzione sottende il significato che la rappre sentazione rifletta dal punto di vista storico e cultura le, la presenza di individui specializzati in questo tipo di attività, anche al di fuori della figura dell’officiante, per quanto concerne le raffigurazioni simboliche simili rinvenute anche al di fuori dello sciamanesimo.
La distribuzione mondiale dello sciamanesimo nell’antichità, in diversi gruppi umani e tra società all’epoca geograficamente e temporalmente separate, non è più sostenibile come una semplice conseguenza della diffusione da un’area originaria, lasciando invece pensare che la fonte dello sciama nismo sia geograficamente indipendente e piutto sto, soggetta alla psicobiologia umana. Winkleman ritiene che le uniformità riflettano un fondamento biologico che coinvolge le cosiddette strutture neurognostiche (si tratta di moduli innati di integrazione cognitiva che generano una deter minata condizione di interazione intraemisferica)1 e Damasio ci dice che le reti neurali definiscono le forme di percezione e di conoscenza per gli aspetti della rappresentazione mentale e nella produzione di mappe della mente.2 Altri ricercatori scrivono che questi moduli implica no che le strutture di elaborazione e di rappresenta zione mentale siano innate, e siano postulati come
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SCIAMANESIMOEBIOLOGIA
Ci sono nello sciamanesimo le basi biologiche a cui sottendono gli stati modificati di coscienza, e nello specifico, cosa avviene nella transe sciamanica? E quali sarebbero queste basi biologiche?
42 substrato del pensiero religioso, come evidenziato in numerosi lavori.3
In breve, l’intelligenza simbolica del Sapiens è il ri sultato di una riorganizzazione di elementi o moduli cognitivi, dove il linguaggio e il pensiero cosciente interagiscono in modo complesso e articolato con tutte le funzioni intellettive. La componente mo dulare della sua teoria deriva dal concetto di meta-rappresentazione, inizialmente avanzata da Dan Sperber6, così come le idee di trasformazione o interconnessione di spazi concettuali di Arthur Ko estler e Margaret Boden, utilizzate per supportare l’idea di comunicazione tra questi domini.7
Questi autori ritengono che l’ASC stia alla base della spiritualità nello sciamanesimo, costituisca una for ma integrativa specifica di consapevolezza, in rela zione ad una attivazione prevalente del cervelletto sulle strutture ad esso correlate, ovvero i circuiti che collegano l’ippocampo al setto, e da queste all’ipo talamo e al sistema nervoso autonomo.4 Nel Sapiens l’evoluzione in ambito cognitivo ha comportato l’acquisizione di moduli di dominio spe cializzati con funzioni specifiche, come puntualizzato nei lavori di Mithen.5
AFRICANA | Da un dipinto parietale africano rappresentante un rito per invocare la pioggia: un albero cresce dal ventre di una donna e sale fino al cielo, dove uno spirito femminile rovescia le acque di un fiume.
Mithen utilizza la nozione di “ontogenesi che ricapitola la filogenesi” per supportare i suoi argomenti evolutivi con i modelli dello sviluppo infantile, come nel la voro Beyond Modularity di Annette Karmiloff-Smith8, in cui si rivendica una componente dell’intelligenza generalizzata anche nei bambini più piccoli.
In sintesi che i modelli cognitivi siano preesistenti e l’idea che la creatività sia dovuta all’analogia e alla metafora, a loro volta istituite dalla comunicazione attraverso i domini cognitivi, è evidente nei lavori di Boden e di Fondamentalmente,Koestler.9
I punti fermi che conosciamo sono il “cosa” e il “quando”, ma ancora ben pochi sono i “perché”. Mithen ha posto saldamente la ricerca paleoantro pologica e archeologica come strumento primario d’indagine nell’agenda cognitiva, ma abbiamo anco ra molta strada da fare prima di sapere “cosa stava succedendo nelle menti dei nostri antenati”
La capacità di astrazione e di elaborazione simbo lica espressa nei petroglifi, nelle pitture rupestri e anche nell’oggettistica finora ritrovata, sembra ricondurre le ragioni del cosiddetto ‘balzo in avanti del Sapiens nel Paleolitico Superiore’ ad una sorta di innesto tra l’evoluzione del linguaggio articolato e l’evoluzione della coscienza introspettiva.
Entrambe le condizioni vengono mitigate dal soste gno affettivo di un’altra persona e dalla sommini strazione o produzione di oppiacei endogeni.
Ciò comporta il coivolgimento emotivo verso l’altro, attraverso la riattivazione e il recupero mnesti co nella valutazione del dolore altrui come se fosse proprio: e sappiamo quanto a livello di crescita per
Studi recenti che hanno utilizzato tecniche di neu roimmagine, hanno evidenziato che il dolore fisico e il dolore psichico si basano sull’attivazione degli stessi circuiti neurali. È assodato che il dolore fisico è esacerbato dal dolore psicologico e viceversa.
44 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Le conseguenze di un tale balzo, dovute al proces so co-evolutivo di cui abbiamo appena accennato, sarebbero andate ben oltre le loro funzioni adattive originarie, in altri termini, l’autocoscienza avrebbe determinato una riorganizzazione del sistema sen soriale spostandolo verso quella che Damasio chia ma coscienza spontanea o viscerale, che dall’interno riverbera la mente come un occhio interiore.10
Come questo sia cominciato e come si sia sviluppato rimangono domande ancora sul tavolo di lavoro, e che ancora aspettano sperimentazioni e verifiche Andiamoscientifiche.quindi per strade di indagine alternative.
Le strutture cerebrali interessate a tale processo, la corteccia anteriore del cingolo, l’insula anteriore e area somatosensoriale, sono alla base dei sentimen ti di empatia e compassione.11
l’uso centrale di Mithen dell’i dea che “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi” sia la strada per mappare lo sviluppo cognitivo dalla storia della vita nell’evoluzione, come proposto in precedenza da Thomas Wynn (citato più volte da Mithen), è un problema abbastanza complesso non solo in biologia, e l’analogia che Mithen desidera ap plicare ad essa, rivela ancora perplessità ed esita zioni sulla complessità dell’analisi comparata nell’e voluzione cognitiva.
In questo processo coevolutivo, l’aspetto e l’impor tanza sociale dell’individuo comincia a prendere una nuova forma e si evolve adattivamente, attraverso la consapevolezza cosciente, al fine di prevedere il comportamento degli altri, in funzione di una proiezione di Sé a livello sociale.
La particolare elaborazione cognitiva delle informa zioni rilevanti per il riconoscimento di Sé, degli altri e del mondo animale, sono alla base degli universi sciamanici, così come delle prime forme di animi smo, e altrettanto valgono per il mondo degli spiriti, come avviene anche nel totemismo.12
Ciò implica inevitabilmente l’uso di specifici mo duli di rappresentazione, che lo stesso Winkelman riconosce come preverbali e innati , per compren dere il Sé in relazione con gli altri e con il mondo Glisovrannaturale.esserialleati, animali o spiriti adiutori, così come nel totemismo in genere, implicano l’uso di una sorta di “intelligenza innata della storia naturale”, che impiega capacità preverbali nel rappresentare le specie animali al fine di formare l’identità personale e sociale, su basi metaforiche.
45 CAPITOLO 3 / SCIAMANESIMO E BIOLOGIA sonale questo rappresenti una tematica fondamen tale in numerose tradizioni religiose.
Oggi, molto spesso si parla del “potere della Natura”, di “intelligenza naturale” e di “come la Natura abbia il potere di riportare le persone a contatto con la propria anima”; sono solo alcuni dei tanti accattivanti slogan per corsi di coaching e ricerca personale indirizzata al benessere olistico. Facciamo un pò d’ordine e cominciamo a chiarire alcuni aspetti importanti sull’argomento.
Secondo Joseph Needham, nell’antico pensiero pratico-filosofico e pragmatico cinese, non esisteva neppure un vocabolo corrispondente all’idea classi ca occidentale di ‘Natura’ o ‘Legge di Natura’.
Il termine che più vi si avvicina è ‘li’, che il filosofo neo confuciano Chu Hsi, uno dei maggiori pensatori cinesi di sempre, descrive come “le innumerevoli figure, simili ad una venatura, contenute nel Tao”, definizione che Needham ‘traduce per la comprensione degli oc cidentali’ come “principio di organizzazione”.13 “il ‘li’ è una legge naturale e inevitabile delle situazioni e delle cose, il suo significato è che le situazioni umane e le cose naturali sono fatte in modo tale da collocarsi esattamente al loro posto nel momento giusto. Il significato di legge sta nel fatto che esse si adattano al loro posto, senza il più piccolo eccesso o difetto” “Gli uomini dell’antichità, investigando le cose, e scoprendo il ‘li’, vollero spiegare la naturale inevitabilità delle situazioni umane e delle cose naturali, e questo significa semplicemente che ciò che essi cercavano di spiegare, erano tutte le posizioni esatte in cui le cose si adattano insieme, in maniera precisa. Questo e solo questo”14.
Oggi sappiamo che si tratta di un’integrazione dell’attività cognitiva controllata indirettamente dalle strutture cerebrali profonde (cervelletto), che estranea i percorsi neurali che determinano l’usuale stato di consapevolezza fobico-esplorativo-analitica, perennemente improntata alla ricerca della gra tificazione e del piacere personale. “Purtroppo abbiamo tutti bisogno di dopamina”, ricordava Eugenio Ghersi, perchè è una catecola mina, “un importante messaggero chimico nel cervello, coinvolto nelle aree che interagiscono con i meccanismi della gratificazione, della motivazione, della memoria, dell’attenzione e nella regolazione dei movimenti corporei”15, verso modalità di coscienza più emotive, integrate e trascendenti. La sincronizzazione del sistema limbico con i lobi frontali dei due emisferi cerebrali sembra essere alla base di questa diversa via di accesso alla coscienza del preconscio e dell’inconscio.
È altrettanto vero che gli aspetti biologici alla base dell’esperienza universale dello sciamanesimo sono discussi spesso in termini di estasi: questa è una modalità integrativa di coscienza, che riflette il sim bolismo di presentazione e le strutture di base della coscienza coinvolte in tale processo, assieme al pensiero metaforico che delinea le caratteristiche del pensiero analogico e la sua relazione con gli uni versi sciamanici.21
Ma è anche possibile investigare i rituali dell’animismo e del totemismo, con un’analisi comparata tran sculturale, che ci può fornire chiarimenti essenziali sui meccanismi che stimolano il sistema nervoso au tonomo per la produzione di oppioidi naturali, che modificano le dinamiche referenziali dell’identità per sonale e del rapporto con gli altri, fornendo una di versa identificazione sociale del soggetto che, come abbiamo accennato e come vedremo nello specifico più avanti, caratterizza la cerimonia sciamanica.
Con tali presupposti, lo stato di coscienza nelle ce rimonie sciamaniche costituirebbe quindi uno stato di veglia sognante, come Tart aveva già ipotiz zato negli anni Settanta, nella sua ricerca sugli stati di Probabilmentecoscienza.16 in questa specifica situazione ven gono coattivati a livello cerebrale sia lo stato di coscienza onirico, che determina la vivida rappre sentazione mentale, sia lo stato di coscienza della veglia, che stabilisce la consapevolezza di poter esercitare la propria volontà di azione.
In questi termini la metodologia investigativa neu roteologica ci potrà condurre a collegamenti con il percorso dell’evoluzione sociale umana, con i pro cessi di attaccamento e con le risposte biologiche dovute all’azione degli oppioidi endogeni nei pro cessi di guarigione.
Come riportato dallo psicologo giapponese Tomio Hirai, durante le fasi di meditazione Zazen dei monaci, tutti con grandi esperienze meditative, si riscontra nel lobo parietale un’intensa attività EEG tipica del sonno, anche se durante la meditazione tutti sono completamente svegli e concentrati.17 Giungono alle stesse constatazioni Green ed i suoi colleghi, confermate in seguito anche da Austin che ha analizzato sistematicamente i quadri EEG tipi ci del sonno, su soggetti svegli che praticavano lo stesso tipo di meditazione.18
La cosiddetta padronanza sciamanica delle capa cità di questi moduli precognitivi è esemplificata dalle seguenti connotazioni: gestione controllata dell’azione, cambiamento di identità fornito dall’in terazione con altri individui, animali e spiriti adiutori, e consapevolezza del ruolo sociale.20
46 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Importanti sono le osservazioni di Paolo Rocchetti, quando ci parla dell’epifisi, la ghiandola endocrina più nota come pineale, dei suoi processi e attività di collegamento e scollegamento e del processo di distacco dalla consapevolezza del corpo, come condizione che permette esperienze speciali senza i limiti fisici, consentendo al corpo di purificarsi e ricostrursi.19
OBE, ESPERIENZE FUORI DAL CORPO | L’esperienza extracorporea, nelle quali una persona percepisce di uscire dal proprio corpo fisico, di proiettare cioè la propria coscienza oltre i confini corporei, a volte viene chiamato Io Sottile o Corpo Astrale, è questa una tra le più comuni delle esperienze dello sciamano.
NELLA TRANSE
Evolutivamente parlando, la coscienza si è prodotta dopo lo sviluppo della corteccia, in forme diverse, in tutti i mammiferi. Richiede la capacità di mettere in relazione più cose nello stesso momento e, attraver so i sentimenti coscienti che rielaborano cognitiva mente le emozioni che si sono evolute come stati del cervello e risposte del corpo1, riconosciamo noi stessi come soggetti delle nostre esperienze mentali.
Le recenti ricerche scientifiche, relative al complesso e scivoloso argomento della coscienza in ambito psicobiologico e neuroscientifico, stanno iniziando a fornirci importanti risultati e i primi punti fermi sui quali poter continuare ad investigare. Nonostante i progressi finora ottenuti, ancora molti passi devono essere compiuti per sostenere molte delle teorie al riguardo della coscienza e allontanarci definitiva mente dalle obsolete definizioni e connotazioni della coscienza come ‘l’apparire di un mondo’, che ci rimandano più nell’universo filosofico di Platone che in quello neuroscientifico di Solms o Damasio. Invero, nella storia del pensiero si assiste ad un pe renne tentativo umano di comprendere la mente co sciente. Una delle ipotesi è che la coscienza sia una forma di conoscenza superiore che accompagna i pensieri e gli altri stati mentali ma, a nostro avviso, le cose si presentano in ben altre forme, e la transe scia manica può aiutarci in tal senso nel ri-definiere alcuni punti fermi sulla coscienza su cui poter lavorare.
Gli aspetti biologici della transe sciamanica sembra no riflettere una modalità operativa della coscienza che possiamo definire integrativa e fondamentale per la natura umana, come lo sono il sonno profon do, il sogno e la coscienza di veglia.2 Lo stato modificato di coscienza della transe, a dif ferenza degli altri ASC che non sono indotti e con trollati, si caratterizza per processi neurali che pro ducono sincronizzazione, coerenza intraemisferica ed un aumento e integrazione delle scariche attra verso il tronco encefalico, producendo una diversa regolazione del comportamento, delle emozioni e del pensiero, rispetto a quanto avviene in uno stato ordinario di coscienza.
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Mark Solms e Oliver Turnbull nel 2014 avevano ipo tizzato che “vi sono ormai evidenze che le zone critiche nella generazione dello stato globale della coscienza siano certe strutture del tronco encefalico. In queste funzioni, infatti, sono particolarmente coinvolte alcune strutture che sono distribuite in COSCIENZA SCIAMANICA
4 IL RUOLO DELLA
i collegamenti tra i meccanismi attenzionali di base nella formazione reticolare del tronco encefalico e nell’area setto-ip pocampale del cervello medio (il Sistema Attivante Esteso Reticolare Talamico – in inglese Extended Reticular and Thalamic Activating System o ERTAS, scoperto da Giuseppe Moruzzi e Horace Magoun negli anni Cinquanta), producendo schemi di scariche neuronali sincronizzate verso i lobi frontali.
Al centro di queste scariche c’è l’attività nella regione ippocampale-settale del sistema limbico che riceve informazioni terminali dal SNA (sistema Simpatico e Parasimpatico) e dal SNC (Sistema Propriocettivo ed Esterocettivo) funzionando come un grande proces sore centrale che integra emozione e memoria.6 In breve, questa plasticità neurale riflette i meccani smi che il cervello usa per imparare, in circostanze diverse, attraverso la stabilizzazione dei ricordi. Il meccanismo neurale detto PLT (Potenziamento a Lungo Termine: si tratta del rafforzamento della con nessione funzionale sinaptica tra due aree cerebrali), che sta alla base di questo processo, coinvolge in modo diverso i ricettori interessati (NDMA) facendo memorizzare l’informazione a livello molecolare.
Le ricerche di laboratorio su svariate specie, dalle lumache ai topi fino ad arrivare ai moscerini della frutta, avvalorano la tesi che eventi molecolari convertono le esperienze di apprendimento in ricordi a lungo termine.
49 CAPITOLO 4 / IL RUOLO DELLA COSCIENZA NELLA TRANSE SCIAMANICA
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Inoltre siamo a conoscenza che gli ASC attivano pro cessi neurali nel sistema limbico, producendo una sincronizzazione limbico-frontale e interemisferica e uno stato parasimpatico dominante, di estremo rilassamento e di focalizzazione interno-viscerale dell’attenzione, ovvero della coscienza spontanea.
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tutta la porzione più profonda del cervello, a partire dalla zona sovrastante il midollo allungato fino al ponte, in un’area che si estende rostralmente attraverso il mesencefalo fino a una parte del talamo”.3 Sappiamo che le esperienze di ASC sono attivate come conseguenza alle risposte del sistema ner voso da diversi altri fattori, che a volte agiscono in concomitanza: ad esempio, lesioni, affaticamento estremo, privazione del sonno, digiuno, ingestione di psicotropi di vario genere, uso di tamburi, canti, musica, e altro ancora.4
Kenneth e Levitsky, assieme ai lavori di Winkleman, ci informano come gli ASC stimolino il sistema ner voso serotoninergico nei diversi processi neurali nel nostro cervello.10
La base fisiologica di questa forma di coscienza in tegrativa è illustrata dall’ampia varietà di agenti e processi neurali che provocano scariche a onde len te nel sistema limbico e conseguente sincronizzazione Questeintraemisferica.5dinamicheevidenziano
I recettori della serotonina, con le loro più alte con centrazioni nervose nel rafe inferiore, nella par te arcaica del tronco encefalico, nell’ippocampo, nell’amigdala del sistema limbico e nelle aree visive e uditive della corteccia frontale, agiscono come un sistema modulatore attraverso le diverse aree del cervello.
In altre parole, la memoria a lungo termine di un’e sperienza è conservata nelle proteine fabbrica te dalle cellule dopo che l’esperienza è avvenuta8 e sappiamo che le proteine formano i geni, i quali a loro volta controllano la produzione di sostanze chimiche necessarie per rendere stabile la memoria; bloccandone la sintesi si blocca la formazione della maggior parte dei ricordi.
50 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Tra gli effetti importanti della serotonina ci sono l’integrazione dei processi emotivi e motivazionali, e inoltre la ricodifica delle informazioni attraverso i livelli funzionali del cervello, soprattutto attraverso la via mesolimbica11, utilizzando in questo processo di co-azione anche le memorie a lungo termine di cui abbiamo scritto precedentemente.
L’attività elettrica del cervello, che misuriamo con un encefalogramma, riflette la sincronizzazione dell’attenzione e della consapevolezza, che si de termina con la produzione di onde cerebrali (theta) più lente, e con andamento più simmetrico rispetto a quello che contraddistingue gli stati ordinari di L’effettocoscienza.viene amplificato quando si utilizzano pra tiche come il canto, la musica prodotta dal tamburo, la ripetizione di cicli di parole, come la glossolalia, che l’apostolo Paolo definiva come il parlare in al-
Ciò comporta specificatamente la trasmissione di informazioni dalle strutture cerebrali preverbali, emotive e comportamentali, ai diversi sistemi cognitivi sia per il riconoscimento del Sé, che degli altri, che del sistema culturale interiorizzato, mediati dal linguaggio e dalla corteccia frontale.12 Riassumendo, l’effetto complessivo dell’ASC in ge nerale è quello di integrare in modo più costruttivo le informazioni provenienti dall’intero organismo, per rendere più consapevole il soggetto delle pro prie esperienze memorizzate a livello di coscienza integrativa e funzionale per la circostanza vissuta. È qui che l’uomo di Neanderthal comincia a perdere terreno nella corsa dell’evoluzione.
Nel lavoro di Winkelman sullo Sciamanesimo come origine della Neuroteologia, manca a nostro avvi so, un aspetto saliente per consolidare e ampliare le affermazioni e le considerazioni finora descritte: il ruolo dell’epifisi o ghiandola pineale e della molecola della dimetiltriptamina (DMT). La ghiandola pineale contiene tutti gli elementi essenziali per produrre la DMT, come ad esempio, i più alti livelli di serotonina (precursore fondamentale per la produzione della melatonina) rispetto al resto del corpo. La pineale è in grado di convertire la serotonina in triptamina: questo passaggio è cruciale per la formazione della molecola del DMT, la dimetiltriptamina. Nella stessa ghiandola si trovano le metiltransfe rasi, che sono gli unici enzimi in grado di converti re serotonina, triptamina e melatonina in compo sti Oggipsichedelici.13sappiamoche il lavoro di Rick Strassman sulla DMT prodotta dalla pineale è ampiamente suppor tato dalle più recenti ricerche di laboratorio e che la produzione della molecola dello spirito è tra le componenti più importanti alla base delle esperienze mistiche e spirituali. Tutte le discipline spirituali fanno resoconti psiche delici delle esperienze vissute durante le pratiche: incontri con diverse entità, forme emozionali estati che, senso di appagamento amorevole, sensazione di morte e rinascita nonchè suoni e voci paradisia che, tutte caratteristiche tipiche riscontrate nelle esperienze di laboratorio condotte con la somministrazione di DMT.14
Queste condizioni biologiche forniscono una base per esperienze di ampliamento della percezione-cognizione, con un senso di connessione, unità e integrazione personale che molto probabilmente ‘hanno fatto la differenza’ tra il Sapiens e le specie Homo a lui prossime con le quali è convissuto per lungo tempo.
SINAPSI | Miliardi di connessioni all’interno, miliardi all’esterno. Tutto è collegato, indissolubilmente congiunto, unito. I neuroni, le galassie … Occhi chiusi: gli scienziati continuano la loro ricerca per la comprensione dell’universo, per dare un significato alla vita stessa, ma molti rinnegano la scienza ... occhi chiusi
pertanto affermare che non occorrerebbe che la pineale si trovasse nel centro del cervello se questa posizione avesse il solo scopo di fornirci me latonina; la ragione principale della sua posizione è piuttosto la sua produzione di DMT. Considerata la breve durata della DMT, che è solo di pochi minuti, la sua propagazione per mezzo del liquido cerebro spinale senza passare dal sistema circolatorio nelle più importanti aree cerebrali, ovvero i centri visivo, uditivo ed emozionale, permette alla molecola di esercitare un’influenza determinante per le nostre esperienze interiori ed esteriori. Quanto detto finora ruota attorno ad un elemento comune: un elevato stato di coscienza, una matrice energetica all’interno del nostro corpo dalla quale vengono messi in atto sistemi correlati, che potrem mo definire forze vitali, o spirito.15
Però, l’Introdurre il concetto di spirito in conside razioni generali di carattere scientifico e biologico, significa entrare in un campo minato. Facciamo una
pineale inizia a vibrare, a de terminate frequenze, indebolisce le sue molteplici barriere interne (i livelli di enzimi, betacarboline, monoammino ossidasi MAO), con il risultato finale di un’onda psichedelica che dà luogo a stati sog gettivi di consapevolezza mistica. Normalmente si crede che la posizione della ghian dola pineale permetta alla stessa di rispondere me glio alle condizioni di luce. Tuttavia, se osservato at tentamente, il tragitto dagli occhi alla pineale risulta stranamente tortuoso.
52 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA tre lingue scioltamente, o in quella che suona come una lingua straniera che il parlante non comprende e che normalmente non ricorda di aver parlato, la meditazione profonda e l’iperstimolazione.
Sappiamo con certezza che la ghiandola rilascia un flusso costante di melatonina che dura per molte ore, e i cui effetti si sviluppano nel corso di giorni e Insettimane.conclusione, un ormone come la melatonina non ha bisogno di accedere al liquido cerebrospinale. Inoltre le proprietà psicologiche della melatonina sono alquanto insignificanti, e questi effetti psico attivi secondari non giustificherebbero l’immediato accesso ai collicoli e al sistema limbico, ovvero alle strutture profonde che regolano le percezioni e le Possiamoemozioni.
Una collocazione della pineale nel collo o nella par te superiore del midollo spinale, da cui rilasciare la melatonina direttamente nel flusso sanguigno, sa rebbe sufficiente a segnalare le condizioni di luce all’essere vivente che la ospita. L’attuale posizione della pineale potrebbe allora essere motivata dal la possibilità che la melatonina influenzi importanti centri cerebrali vicini, come la ghiandola pituitaria, che regola la funzione riproduttiva. Eppure, anche tali esigenze non richiedono una collocazione della ghiandola così in profondità.
Queste pratiche possono causare nuove visualizza zioni che determinano stati di risonanza, in modo che sistemi multipli vibrino e pulsino in funzione del la Quandofrequenza.laghiandola
La melatonina trasportata dal sangue potrebbe svolgere ottimamente il proprio ruolo, anche se pro venisse da qualche altra parte, come avviene per gli ormoni secreti dalle ovaie e dalle surrenali. Forse la melatonina ha bisogno di un accesso imme diato al liquido cerebrospinale, e questo potrebbe essere il motivo per cui la ghiandola pende dall’e stremità di un ventricolo che contiene tale fluido.
PINEALE | Ghiandola Pineale: l’occhio dell’Anima.
Qual’è la differenza? Cos’è che se n’è andato, cos’è che c’era fino ad un attimo Questoprima?cifapensare che c’è un qualcosa che ci ani ma quando è legato al nostro corpo; è presente nel la materia, si mostra tramite il movimento, il calore, riceve e trasforma in consapevolezza informazioni, stati d’animo e percezioni, commutandole in pensie ri e quindi immagini fruibili a livello cognitivo.
54 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Questa forza o spirito vitale ha una storia legata alla nostra evoluzione, sperimentata attraverso mi lioni di anni.
Allora un approccio neuroteologico allo sciamane simo, cioè uno studio della correlazione tra il fenomeno della percezione soggettiva collegata alla spiritualità e il percorso evolutivo della funzionalità biochimica del cervello umano, può aprire nuove prospettive alle investigazioni future.
breve riflessione, per comprendere meglio quanto appena scritto: si paragoni per un attimo la vita alla morte, o meglio lo stato di essere vivi a quello di essere morti. Ad un dato momento, stiamo pensando qualcosa, ci muoviamo, proviamo emozioni e sensazioni. Le cel lule del nostro corpo si dividono, rimpiazzano quelle morenti nel fegato, nei polmoni, nella pelle e nel cuo re. Un momento dopo non respiriamo più, il cuore si ferma, e di conseguenza anche il flusso sanguigno.
La spiritualità è strettamente connessa con inten se esperienze religiose, ragion per cui un percorso conoscitivo transculturale e interdisciplinare potrà offrire diversi punti di vista su una questione così Nelloarticolata.stato ordinario di coscienza la separazione tra l’Io e il mondo esterno è massima, e la perce zione del mondo è determinata da continue attività cerebrali fisiochimiche che, interponendosi tra il quello che ci circonda e il nostro cervello, costru iscono la visione mentale del mondo fisico senza che ne siamo razionalmente consapevoli.
In questo processo siamo in grado di riconoscere significati e nozioni di verità e falsità, conoscenza e illusione, su basi prettamente cognitive.1
Più comunemente si assiste invece ad una concen trazione emotiva dove desideri e paure divengono forze prorompenti, così come altrettanto avviene per amore, rabbia e odio che offuscano la coscien za dell’Io, rimpiazzandola con l’oggetto stesso dell’emozione.2Unostatomodificato della coscienza (ASC) può es sere interpretato come il culmine di una forte emo zione e può risolversi con il subentro pervasivo di altri contenuti della coscienza, quelli che Stanislav e Cristina Grof decodificano come: l’identificazione
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UN NEUROFISIOLOGICOMODELLODELL’ESPERIENZARELIGIOSA
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Con una leggera intensificazione dell’emozione, il senso del Sé inizia il processo di allacciamento all’ambiente, alle persone e alle cose. È questo il momento in cui si sviluppa il senso di empatia, simpatie e compassione; l’Io comincia ad estendersi oltre i confini dell’ordinario, attraverso una poten ziale espansione della coscienza. Aumentando l’intensità dell’emozione può verifi carsi il temporaneo annullamento della separazione con l’ambiente circostante, come ci raccontano le epifanie di Joyce, il senso di unità mistica di Plo tino, e altri ancora.
I processi mentali che agiscono, determinano un percorso di oggettivazione che coinvolge dap prima oggetti corporei dotati di forma, e succes sivamente costruzioni mentali dettate dai lemmi ontologici e dalle inferenze elaborate dalla no stra mente.
Inoltre, in condizioni estatiche è stata registrata la liberazione nella corteccia prefrontale di N-acitila spartilglutammato, una sostanza simile ad alcuni al lucinogeni dissociativi (ketamina e ossido nitroso), che determina tra l’altro l’aumento di concentrazione di serotonina.
E ancora, la stimolazione dell’ipotalamo e del fascio prosencefalico, da parte della corteccia prefontale si correla alle esperienze di gioia estrema ed estasi.
56 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA con il processo evolutivo, con gli altri, con animali, piante e persino con la materia inorganica e altro ancora.3 E ancora Grof risponde alle perplessità di Ronald David Laing: ‘la coscienza non è qualcosa che possa essere derivato o spiegato in termini di qualcos’altro. Essa è un fatto di esistenza primario da cui deriva ogni altra cosa. Questo, detto molto in breve, sarebbe il mio credo. È una cornice di riferimento in cui io posso realmente integrare tutte le mie osservazioni ed esperienze’.
L’attivazione simultanea dei due sistemi è respon sabile della condizione o esperienza di ineffabile unione mistica, rapimento, senso di beatitudine ed estasi, tipiche di intense esperienze spirituali. Nel lavoro di Emmonds e Paloutzian vengono pro posti due percorsi spirituali distinti: il primo favori sce emozioni intense e positive sia a livello indivi duale sia nei rituali comunitari; il secondo, di tipo contemplativo, evidenzia il distacco dalle passioni e lo sviluppo di un profondo stato di calma. Le due strade mostrano due percorsi neurali: predo mina il sistema nervoso simpatico nel primo caso, mentre nel secondo quello quello parasimpatico.7
In tal senso possiamo vedere ogni singolo livello di interazione emotiva come una tendenza al senso di collaborazione, attraverso l’identificazione del Sé, nell’ambito del proprio livello emozionale, come una forma di realizzazione dell’Unità. Numerosi lavori hanno posto in relazione l’esperienza religiosa con le emozioni, che fin dagli albori sono state ricollegate a specifiche caratteristiche del SNA.4
L’aspetto più interessante, evidenziato da diversi studi, è l’attivazione simultanea del sistema nervoso simpatico e di quello parasimpatico durante l’apice di un’esperienza religiosa, meditativa, e di preghiera5, così come nella transe sciamanica.6
Come le ricerche di Fischer avevano evidenziato, entrambe le strade, nei loro punti estremi, conduco no all’estasi Neurofisiologicamentereligiosa.8 parlando, l’incremento dell’attività della corteccia prefontale mediale e della corteccia del cingolo accresce l’attività dei nu clei reticolari del talamo, vera e propria centralina di smistamento delle informazioni sensoriali, e del sistema mesolimbico dopaminergico. Il modello del le strutture cerebrali attivate durante l’esperienza mistica, proposto da Newberg e Iversen e succes sivamente modificato da Fabbro, oltre ad eviden ziare i due processi neurali attivati dai sistemi nervosi simpatico e parasimpatico e le loro interazioni, ci mostra chiaramente innalzamenti e diminuzioni dei diversi neurotrasmettitori nella concentrazione ematica nelle diverse strutture cerebrali durante l’e sperienza stessa. Quello che ci sembra importante sottolineare in questi processi neurali è la liberazio ne di β-endorfine nel nucleo arcuato dell’ipotalamo stimolato dalla corteccia prefontale. Questo oppioide endogeno rallenta la respirazione, riduce la paura e il dolore, e inoltre produce sensa zioni di gioia ed euforia.
FEMMININO SACRO | L’energia del Divino Femminile, uno dei due aspetti dell’Energia Cosmica. Madre Natura, Madre Terra, Dea Madre, Gea o Gaia, lo Yin, l’energia lunare, l’elemento acqua, le emozioni, l’intuito, le premonizioni, l’innata (e forse inconsapevole) padronanza delle energie sottili.
La connessione tra questi processi e la sintesi della DMT, che, come ricordato, è prodotta dalla ghian dola pineale che trasforma la serotonina in tripta mina, apre un quadro affascinante: la possibilità di una neuroteologia dello sciamanesimo, come studio degli stati di coscienza che comprende l’interazione di diverse realtà, fuori e dentro la sfera cerebrale.9 Dobbiamo però iniziare a osservare questi aspetti utilizzando una lente più grande e potente, che sia in grado di cogliere appieno le interazioni che non riguardano più solo la nostra mente.
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Perdipiù, il livello di serotonina prodotta dal rafe dorsale nell’ipotalamo laterale cresce considerevolmente assieme all’aumento di melatonina.
C’È UN UNIVERSO IN ME | L’Universo è anche dentro di noi, popolato da cento trilioni di esseri microscopici: batteri, virus, funghi e altri microorganismi che compongono il microbiota, ma anche di detriti del Big Bang e più connessioni di quanti sono gli atomi dell’Universo stesso.
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In effetti la coscienza, dal punto di vista neurofisiolo gico, è il prodotto di un insieme di attività selettive: di verse aree encefaliche sottocorticali, assieme al siste ma nervoso periferico, creano immagini e generano sentimenti, costruendo una mappa prospettica delle due componenti della soggettività.
Quali sono le modalità di questo stato modificato e come, all’interno delle diverse culture, vengano Qualiinterpretate?funzioni svolgono e quali sono le forze che en trano in gioco in queste complesse dinamiche?
Attraverso le indagini di carattere neoevolutivo, oggi è maturata la convinzione che le capacità cognitive, e più specificatamente quelle musicali, si siano evolute nella nostra specie da protoforme e comportamenti comuni verso altre attività.
Gli elementi costituitivi, l’articolazione e la sintassi combinatoria di musica e danza, intese come gene ratrici di forme espressive distinte, mantengono dun que stretti legami e significative interazioni con altre manifestazioni dell’agire e del sentire, costituendone una vera e propria modalità di rappresentazione.3
Quali che siano gli inneschi o gli eventi che motiva no la transe, indipendentemente dalle forme e dalle circostanze a cui è associata nel rituale sciamanico, essa si presenta come uno stato di forte intensità rap presentativa, e se vogliamo, persino teatrale o spet tacolare: però, a differenza di altri stati modificati di coscienza, nella transe sciamanica la dissociazione è di tipo attivo, e quindi controllata. Come si opera un tale cambiamento e in che modo avverrà in seguito il ritorno alla normalità?
In sintesi, la musica, la voce recitata o cantata e la danza non hanno in sè il potere fisiologico di scatenare la transe, ma sono in grado di interiorizzarla, socializzar la e renderla più efficace per le finalità volute: sono quindi il principale strumento per intensificare gli stati modificati di coscienza.
La neurofisiologia ci consente di definire in termini og gettivi uno stato non ordinario di coscienza come un evento discontinuo nelle variazioni di livelli di attiva zione mentale, votato a costruirsi come un complesso intrinsecamente non definibile che istitusce continuità ad un mondo unitario di natura relazionale e allo stesso tempo referenziale, in riferimento ad una realtà diversa da se stessa.
L’induzione sciamanica della transe utilizza la capaci tà funzionale della musica4, portatrice di effetti ome
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L’INDUZIONE TRANSE SCIAMANICA: TRA SUONI E DANZE
DELLA
RUPESTRE | Rappresentazione pittorica di uno dei più antichi dipinti rupestri raffigurante, probabilmente, uno sciamano danzante. Questa interpretazione è rassomigliante a un ingrandimento al microscopio di una cellula neuronale.
La diffusione pressochè planetaria di queste modalità lascierebbe supporre anche una universalità biolo gica, ma siamo ancora lontani dal poter provare che l’esperienza sciamanica del volo dell’anima sia una struttura psicofisiologica innata che riflette i potenziali neurognostici di base e fornisce una prospettiva di sè stessi in terza persona 11
La transe sciamanica è spesso indicata con termini come volo dell’anima e viaggio dell’anima e ha omo logie dirette alle moderne esperienze extracorporee, che riflettono esperienze di viaggio e incontro con entità del mondo spirituale o soprannaturale: la bi bliografia al riguardo è praticamente sconfinata.
Ci sono due ragioni che remano contro quest’ipote si: la prima è quella relativa alle cause che possono determinare l’OBE (Uscita Fuori dal Corpo) ricon ducibili ad una malattia, ad un incidente o trauma e altro ancora (come ampiamente documentato nelle esperienze di pre-morte) poichè non comportano la volontarietà e l’azione attiva dell’attore nello scatena mento della stessa; la seconda relativa a quanto acce de nelle esperienze mistiche o di ‘viaggio astrale’ che evidenziano differenti tipologie nel simbolismo rap presentazionale e di autoconsapevolezza cosciente.
62 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA ostatici a più livelli5, e moduli cerebrali associati ai sistemi di emozioni e sentimenti reiterati nel canto e nella Questedanza.6dinamiche di comunicazione risalgono ad epoche precedenti all’uso del linguaggio articolato, il loro potenziale e sostanziale fattore evolutivo è stret tamente connesso con le emozioni, i sentimenti, la sincronizzazione e la cooperazione del singolo con il gruppo.7 Si tratta di un sistema comunicativo inter personale sofisticato, modellato su esigenze espressi ve con effetti determinanti per la buona riuscita della coesione e del riconoscimento sociale. Sono sostan zialmente forme di linguaggio del corpo e di micro espressioni facciali (ma non solo quelle) in grado di fornire informazioni empaticamente percepibili ai membri del gruppo; rappresentano un comune deno minatore biologico uguale in ogni individuo perchè soggiacente ad altre manifestazioni improntate alle diversità Assodatoculturali.8chemusica e canto producono onde ce rebrali (soprattutto theta, alfa e delta), per quanto concerne l’elaborazione neuronale del suono, l’ipotesi avanzata dal ricercatore Bjorn Merker che la codifica e ridecodifica sia svolta unicamente dall’emisfero de stro, è ancora oggi argomento di discussione teorica.9 I lavori di Molino e di Donald ci illustrano come la danza, l’enactment e il gioco trovino le loro origini in modelli mimici o di replica che forniscono precise indicazioni su ritmo e melodia, sulla semantica affet tiva e sul comportamento socialmente riconosciuto e Ancheaccettato.10lepratiche sciamaniche necessitano di suoni (prevalentemente percussivi), di danze e di imitazioni ritualizzate per il raggiungimento della transe da parte dell’officiante e del coinvolgimento empatico del malato e dei partecipanti. L’uso del tamburo da parte dello sciamano, della dan za e dell’imitazione riflettono solo in parte i meccani smi espressivi emersi nel lontano Paleolitico. Musica, voce e ritmo percussivo si sono evoluti nel corso dei millenni per rispondere anche alle dinamiche sociali e culturali; tuttociò senza mai perdere di vista l’essenza e la funzionalità che svolgono nel favorire lo scatena mento della transe e per il convolgimento degli astan ti durante la cerimonia.
George Herbert Mead aveva rilevato come requisito sociale di base: la capacità di vedere le prospettive degli altri attraverso stessi.12
MAPPA ASTRALE | Interpretazione pittorica di una mappa cosmologica dei Ciukci siberiani, rappresenta le vie da seguire per i viaggi spirituali celesti. L’assunzione rituale di amanita muscaria era spesso legata a queste esperienze.
Il viaggio dello sciamano in tal senso può ragionevol mente essere visto come la manifestazione di questa capacità autoreferenziale, che avviene per modalità visive e mappe mentali, utilizzando un sistema sim bolico non verbale denominato simbolismo presentazionale, che opera come un collage multimodale della percezione; in estrema sintesi: sarebbe come osservare sè stessi mentre stiamo osservando qual cosa che accade nel mondo che ci circonda.13
In tal senso l’esperienza EOB dello sciamano rievoca una trasformazione della coscienza espressa del ter mine greco ekstasis: “stare fuori di sé”. Concordiamo invece sull’idea che il corpo costituisca una base neurologica per l’esperienza e la conoscen za umana14 e in un elaborato processo cognitivo della metafora nel pensiero analogico15.
A questo punto le tessere del puzzle cominciano ad unirsi: la cerimonia sciamanica, ben lontana dalla messinscena offerta dai millantatori, diviene il labora torio sperimentale nel quale, sin dall’antichità, abbia mo cercato risposte. Ma quali?
Questo sistema di mappatura fornisce allo sciama no un mezzo di autorappresentazione esteriorizza ta, creando nuove forme di autoconsapevolezza che consentono di interagire su se stesso e indirettamen te sul malato.
Il corpo umano sembra concepito per vibrare (Ein stein 1952), è un sistema emettitore-ricevitore che crea suoni come emanazioni di sè, e in quanto oscil latore-ricettore, riceve dalla musica anche informa zioni estetiche che vengono trasformate in emozioni.
Questo rappresenta il punto interessante in questo saggio, soprattutto se focalizzato sui risultati che questo comporta al fine di ottenere gli effetti positivi che tutti i partecipanti al rito si aspettano.
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La duplice valenza delle esperienze interiorizzate dallo sciamano nella transe coinvolge la riorganizzazione delle stesse in cui: non solo l’immagine cor porea gioca un ruolo primario che rievoca il volo dell’anima ma coinvolge fisicamente l’officiante in un sistema comunicativo che influenza sia malato che i partecipanti al rituale in atto. Dubitiamo che questo complesso percorso espe rienziale sia basato su processi neurali predefiniti. Le immagini del corpo che combinano memoria, perce zione, affettività e cognizione in un sistema di informazione simbolicamente efficace, coinvolgono sia il sistema nervoso autonomo che il simbolismo rappre sentazionale (la cultura).
Con tali presupposti, concludiamo che la musica at tiva meccanismi di riconoscimento e associazione di significati, influenzando sia il nostro stato psicologi co che il nostro stato di coscienza.17
Bettina von Waldhausen nella sua pubblicazione ‘in Memoriam Florian Fricke’, trascrive le parole del mu sicista tedesco, in una sua conferenza tenuta nel 1996: ‘il canto pervade il corpo e lo prende in modo tale che ogni cellula del corpo, dalla pianta del piede alla sommità della testa, cominci a vibrare. Per poterlo realizzare ho sperimentato su me stesso cercando di trovare dove risuona l’armonia nel corpo.
Le consonanti vibrano sul corpo, nelle ossa e nella carne e le vocali risuonano negli spazi del corpo. E tutto risuona come un concerto di gong: il canto e la parola hanno un grande effetto terapeutico’.
Il fisico francese Emile Leipp scriveva che il coordinatore del nostro sistema uditivo manda ordini a muscoli e ghiandole preposti all’ascolto e ciò può avvenire solamente se la musica è parte di un certo condizionamento socio-culturale, se cioè scatena meccanismi di riconoscimento e associazione di significati che agiranno sul nostro stato fisiologico.
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Queste strategie utilizzano anche processi onirici, ri chiamati attraverso le attività rituali, che rielaborano i processi cognitivi di sogno e di veglia, in una sorta di incubazione onirica che riduce barriere, euristiche e strategie cognitive verso una consapevolezza cosciente, rafforzando la sensibilizzazione dell’Io con le strutture operative dell’inconscio.
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Le pratiche sciamaniche determinano la ricodifica delle immagini al fine del conseguimento dell’o biettivo prefissato: la guarigione, l’identificazione del percorso necessario all’ottenimento dello sco po prefissato e il coinvolgimento di forze esterne reclutate per favorire il buon esito della cerimonia.
Lo sciamanesimo si concentra sulla coltivazione di immagini mentali, sviluppando visioni interne che utilizzano gli stessi substrati cerebrali coinvolti nell’elaborazione delle informazioni percettive.2
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Una rappresentazione mentale è fondamentalmen te un complesso cognitivo che rappresenta la realtà esterna che si colloca all’interno di una ben più vasta architettuta concettuale, ma è anche un processo mentale che fa uso di un determinato simbolo per spiegare e descrivere la natura delle idee e dei con cetti, tant’è che oggi si parla più frequentemente di rappresentazione concettuale.
L’immaginario coinvolge processi di comunicazio ne psicobiologica, fatti di messaggio, contenuto, codice, segno e mezzo, che mediano relazioni me taforiche tra diversi domini di esperienza e livelli di elaborazione delle informazioni, integrando in formazioni inconsce e psicofisiologiche con livelli affettivi e cognitivi.3
ERAPPRESENTAZIONESIMBOLISMO,MENTALETEMPODELSOGNO
Zolla scrive che buona parte della vita comune si svolge nello stato di sogno, non averne consape volezza è come mutilare la propria esistenza, e poi aggiunge “pochi sanno dove ha inizio il regno dei sogni, conoscono dov’è il confine e stanno davvero attenti a non varcarlo. I più vivono nel sogno e non sanno nemmeno quante volte ogni giorno varchino il confine che scinde la realtà dai sogni”.4 Hunt propone che le esperienze sciamaniche e la loro capacità di autorappresentazione siano basate sullo stesso sistema che sta alla base dei sogni.5 Sognare coinvolge processi fisiologici presenti in tutte le specie di mammiferi, scrive Jonathan Win son6; l’ubiquità del sonno onirico nei mammiferi e lo sforzo di recuperare il senso di unità e appartenen za, riflettono la sua base biologica.
Derek Brereton sottolinea che l’universalità del so gno nei mammiferi indica che il sogno costituiva già nell’antichità un preadattamento nella coscienza umana; inoltre, descrive il sogno come un processo per rappresentare il sé in uno spazio sociale emotivamente saliente.
Wilson esamina le prove cliniche e anatomiche, so stenendo che il sogno è un adattamento evolutivo nei mammiferi per i processi di apprendimento, producendo associazioni nel sistema mnestico du rante il sonno.
Il sogno implica processi di gioco sociale e intel lettuale, che forniscono la costruzione di scenari a basso rischio che implicano la costruzione mentale di diverse situazioni e la fusione di oggetti e relazioni interpersonali, e permettono una rimodellazione virtuale attraverso una schematizzazione analogica.
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Questo sistema rappresentazionale, complesso e flessibile, fornisce un ulteriore significato all’indivi duo, attraverso la mediazione di mondi interni ed esterni, e colma il divario tra input percettivo e co noscenza concettuale.8
Tale processo di schematizzazione analogica della traduzione tra modelli interni ed esterni, fornisce le basi per la costruzione del significato.9
L’etnografo americano C. D. Forde racconta la testi monianza di un guaritore Yuma: “la prima volta che ebbi i miei sogni ero molto giovane, ma non cercai di curare finchè non fui vecchio abbastanza. Allora li ho ricordati, sempre con assoluta chiarezza, senza dimenticarmi nessun particolare. Quando so di una persona malata, può accadere che vi riesca, anche se non ho avuto un sogno o un potere specifico per quella malattia. Se mi sento bene so che i sogni arriveranno e sarò in grado di curare quella persona. Quando mi sento bene sono molto forte e sono luminoso dentro. Anche il paziente e i suoi parenti lo sanno, perchè sembra che io attiri a me il malato”.10
I sogni forniscono un processo peculiare per la costruzione di scenari virtuali che sono privi di rischi e facilitano la gestione del mondo sociale ed emotivo attraverso una rielaborazione per il successo, che migliora la preparazione e la plasticità Locomportamentale.11sciamanesimousa deliberatamente questa pos sibilità onirica nella transe durante i rituali, che ine vitabilmente si intersecano con i cicli naturali del sogno, forzando l’imitazione rappresentativa per raggiungere gli scopi prefissati. Nel modello culturale aborigeno il tempo del sogno è piuttosto una ‘dimensione’, uno strumento fonda mentale per comunicare, decifrare i significati dei presagi, per comprendere le cause della malattie e della morte.12
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Il “tempo del sogno”, visto in questa dimensione cognitiva, diviene allora uno spazio nel quale è pos sibile riconoscersi e riconnettersi ad un principio comune e universale.
PEYOTE | L’utilizzo di sostanze psicotrope rappresenta uno dei vari metodi con i quali lo sciamano può raggiungere i luoghi altri, lontani dal consueto. In Centro America gli Huicholes utilizzano il peyote (Lophophora williamsii) che provoca visioni ed esperienze psichedeliche.
La creazione di qualsiasi genere di immagini o map
E PENSIERO METAFORICO
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SCIAMANESIMO
Queste forme di rappresentazione erano già state osservate da Preuss nel lontano 1923 a proposito della magia simpatica, in cui “l’operatore imitando ciò che desidera ha già immediatamente l’oggetto desiderato”.4 Erano state riprese poi da Frazer parlando delle leggi dell’imitazione e del contagio5: l’esperienza fuori dal corpo, quella del volo dell’a nima, dell’identità e della trasformazione attraverso il mondo animale e il totemismo ne suggeriscono l’idea L’esperienzacompiuta.dello sciamano costituisce pertanto un sistema rappresentazionale collaudato, nella sua strutturalità ma non nella forma, per il raggiungimento dello scopo prefissato.
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Questo sistema di informazioni visive fornisce una base per la rappresentazione metaforica attraverso i domini dell’esperienza, collegando le informazioni inconsce, non volitive, affettive e psicofisiologiche ai livelli somatici, psicologici e cognitivi dell’organismo.6
Gli sciamani utilizzano metafore ed immagini mentali durante le cerimonie, ciò avviene attraverso un pro cesso particolarmente complesso che sopravanza la comune idea dell’utilizzo metaforico che rende, cognitivamente parlando, fruibili i significati in esso contenuti. Si tratta di modelli analogici che vanno ben oltre quelli trattati nei lavori di Paul Friedrich che li defisce come tropi, o modelli figurati.1 Dobbiamo piuttosto parlare di percorsi culturalmente riconducibili all’effetto dei cambiamenti nell’architettura cognitiva2, ossia nella possibilità d’interazione tra modelli di pensiero che utilizzano l’ambiente, la corporeità dell’officiante e del mondo animale utilizzando schemi già collaudati, per map pare in modo analogico le nuove informazioni, rimo dellandole sulle esperienze già fatte. La capacità di agire del, e sul corpo è la strategia principale per il trasferimento analogico, che utilizza lo schema cor poreo come modello per riconoscere, conoscere e quindi poter agire tramite esso. Nell’imitazione e nella messa in atto del rituale ven gono utilizzati i tropi di contiguità basati su un’analogia tra le parti del corpo e altri contesti esteriori, per creare uno schema immaginativo sul quale po ter interagire. La proiezione mentale delle relazioni anatomiche come ampliamento della percezione è una forma di metafora universale ed efficace che si basa sulla relazione tra la singola parte e il tutto.3
DENTRO/FUORI | Chi siamo? Quelli che appariamo agli altri? Quelli che solo noi conosciamo? Quelli che celiamo persino a noi stessi? Tutte queste cose? E quanto ancora non sappiamo di noi?
Le rappresentazioni modali, in questa forma, ci for niscono i principi organizzativi basati su emozioni, affetti e sentimenti che ci rimandano al coinvolgi mento empatico e alle derive indotte nel rituale scia manico di guarigione. In sintesi, si tratta di un siste ma multimodale di informazione in entrata e in uscita con conseguente catalogazione ontologica, ed infe renze e aspettative che devono essere soddisfatte.
70 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA pe mentali scaturisce da meccanismi neurali che permettono in seguito di interagire con esse (si tratta del lavoro svolto nelle cortecce associative ), le immagini così elaborate generano scenari com binando le risposte del sistema nervoso autono mo che ricodifica ciò che avviene dentro e fuori dall’organismo.7 Tali ricodifiche determinano ciò che stiamo provando emotivamente e sentimen talmente Vierkandtparlando.nel1937
scriveva che “ nella danza dei Dakota, la presenza del bufalo rappresentata drammaticamente dal danzatore e la presenza effettiva del bufalo costituiscono per noi due fatti indipendenti: ma nella coscienza del danzatore dakota la comune qualità della presenza impegna così fortemente il desiderio e l’impulso da cancellare le diversità: i due processi, in virtù della pura presenza vissuta, diventano una sola cosa”.8
Ernesto De Martino sintetizzava scrivendo: “al pari dell’anima esterna, del padroneggiamento degli spiriti, della fattura e dell’imitazione, la forza magica è un istituto in cui si esprime il dramma esistenziale dell’esserci esposti al rischio di non esserci, e che si riscatta da questo rischio”.9
La natura intesa sia come mondo naturale esterno al soggetto, sia come ambito oggettuale indagato dalle scienze, si costituisce a partire dalla coazione a colle gare impressioni sensoriali a oggetti esterni.
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Edward Burnet Tylor nella sua monumentale Primitive Culture del 18712 aveva postulato le origini della religione nell’animismo, nell’inferenza degli spiriti e nei sogni come fonte di esperienze che promuovono ipotesi animistiche. Altri moduli di elaborazione innati, coinvolti nell’autorappresentazione, forniscono fonti ancora più convincenti per l’universale tendenza uma na verso l’animismo, da cui lo sciamanesimo attinge come complesso di credenze e sistema ideologico.3 Ritrovare nello sciamanesimo solo similitudini ricon ducibili all’animismo, significa perdere di vista i due aspetti salienti che li diffenziano. Mentre nell’animismo si attribuiscono proprietà spirituali a determinate real tà materiali, nello sciamanesimo, all’animale o all’og getto, appartengono alcune potenzialità che servono unicamente ad agevolere il compito dell’officiante durante il rituale. Ancora più evidente la differenza nelle capacità rappresentative dei due diversi aspetti cognitivi dove nel primo è particolarmente evidente l’influenza di un sistema culturale basato sulla proiezione del proprio inconscio sulla natura, al contrario nello sciamanesimo si determina socialmente e cultu ralmente la figura di un officiante che fa da tramite con spiriti ed entità di vario genere, al fine di interagire con esse per portare risultati tangibili (come la gua rigione) per il singolo individuo o all’intera comunità. Ovviamente una forma di parallelismo può riscontrarsi nell’uso dei simboli e dei significati a cui essi culturalmente rimandano.
9 IL MONDO PROCESSOCOMESPIRITUALEANALOGICO
Il mondo spirituale al contrario, si costruisce tramite un processo di trasposizione analogica, per cui viene proiettato negli altri e negli oggetti esterni un accadere psichico e su questa base si determina l’omogeneità esistente tra i fatti spirituali dell’esperienza interiore e quelli che siamo costretti a proiettare negli altri corpi umani.
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La peculiarità dello sciamanesimo, rispetto alle conno tazioni proprie dell’animismo, consiste nell’interazione con il mondo sovrannaturale, attraverso l’uso degli
I simboli restano, per l’intero percorso evolutivo del ge nere umano, il modo più efficace per esprimere le forze della natura e i rapporti che abbiamo con essa.4 I simboli sono segni che conservano l’esperienza umana, talvolta più potenti della realtà che rappresentano.5
ASC dello sciamano durante le cerimonie, per il man tenimento della condizione di equilibrio dell’identità personale e nel rapporto con tutte le manifestazioni del visibile e dell’invisibile.6
Dal nostro punto di vista questa peculiarità rimanda alle dinamiche evolutive cha hanno caratterizzato la lunga storia dello sciamanesimo. Le dinamiche inter personali e le conseguenti elaborazioni cognitive nel soggetto che contraddistinguono il rituale sciamanico evidenziano un radicale cambiamento che deve essersi verificato nell’evoluzione attraverso la plasticità biologica del nostro cervello.
Le pratiche sciamaniche ad esse relazionate, amplifi cano queste condizioni peculiari e hanno portato al cuni ricercatori ad avanzare la coraggiosa ipotesi che l’officiante abbia la particolare capacità di entrare in relazione con gli stati mentali del malato e degli altri partecipanti, durante la transe. Questo suggerisce la possibilità della ‘previsione del comportamento attraverso una teoria intuitiva che implica l’assunzione degli stati mentali altrui, che lo sciamano rende propri coinvolgendo i propri sentimenti come modelli per i pensieri e i comportamenti degli altri’ Winkelmann prosegue asserendo che ‘gli spiriti sono usati nello sciamanesimo per manipolare aspetti inconsci del sé, dell’identità personale e di quella comunitaria. I loro atteggiamenti e le loro azioni riflettono le dinamiche delle relazioni sociali e interpersonali del gruppo umano, in forma di linguaggio intrapsichico. Il risultato è quello di agire nel sé più profondo dell’individuo, fornendo indicazioni precise sulle dinamiche comportamentali individuali e di gruppo’. Sappiamo che le credenze spirituali sono costituite da sistemi simbolici complessi, che implicano dinami che percettive e comportamentali organizzate, e che operano indipendentemente dalla consapevolezza e dall’identità ordinaria.9 Ma nel caso dello sciamanesimo non si tratta di un’ef fettiva rievocazione di spiriti, bensì di una stimolazio ne della psiche in una situazione o stato di coscienza percettivo amplificato. Evocare non è poi così poi diverso dall’isolarsi, oppure dal raccogliersi in gruppo, per amplificare lo stato di percezione e di concentrazione potenziando la ricetti vità interiore: è invece lo stato modificato della transe indotta nello sciamanesimo a fare la differenza. Le pratiche di guarigione sciamaniche interagiscono con i complessi sistemi simbolici umani, ristrutturando e integrando le dinamiche inconsce mediante specifi
72 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
I recenti studi in ambito neuroscientifico hanno di fatto evidenziato le varie modalità di queste forme vitali, confermando le dinamiche e le risposte neurali specifiche nella porzione dorso-mediale dell’in sula7 e le conseguenti trasformazioni sensomotorie Incorrispondenti.breve,lerisposte neurali durante un’osservazio ne specifica comportano una trasformazione delle rappresentazioni sensoriali associate, elicitando chi osserva in una serie di processi simili a quelli che sa rebbero evocati se il soggetto stesse realmente eseguendo l’azione (i neuroni specchio).8
Si tratta della soggettiva comprensione di ciò che ser ve non solo ad identificare il tipo di forme vitali che caratterizzano le azioni osservate, ma di conoscere anche le ragioni che le hanno indotte, ponendo sul piano empatico anche la percezione delle caratteristi che del pensiero e dell’emozione che l’agente prova al momento dell’azione.
LA TARANTA | Il tarantolismo è una sindrome culturale di tipo isterico del sud Italia. La cura tradizionale è una terapia sonorocoreutica durante la quale il soggetto viene portato a uno stato di transe nel corso di sessioni di danza frenetica che danno luogo a una sorta di esorcismo musicale.
Per lo sciamano l’intersezione tra sacro e identità per sonale produce sistemi culturali e simbolici del Sé; per i partecipanti fornisce modelli interiorizzati per mediare gli effetti del rituale su emozioni, attaccamenti e com portamenti, consentendo alla cerimonia di produrre cambiamenti emotivi che influenzano la coscienza.
Le pratiche sciamaniche coinvolgono i partecipanti nel recupero dell’anima attraverso le estensioni del mondo animale e degli spiriti adiutori.
In altri termini, l’insieme di emozioni e di informazioni che lo sciamano in stato di transe comunica ai partecipanti durante il suo viaggio conducono ad un’esal tazione dello stato di empatia, che per certi versi possiamo ricondurre ad uno stato modificato prossimo all’esperienza estatica.12
La relazione tra officiante e partecipanti porta così ad un crescendo febbrile della situazione, nella quale i vocalizzi, i suoni misteriosi e versi d’animale emessi dallo sciamano, rendono partecipi tutti coloro che si trovano coinvolti nella cerimonia.
ci processi neurali, che hanno luogo in diverse regioni del cervello e delle quali parleremo in seguito.
Ritroviamo un esempio significativo di queste dina miche nei diari dell’esploratore Knud Rasmussen, che racconta della conversazione con lo sciamano eschi mese Aua sui suoi viaggi nel regno dei morti L’antropologo danese ricostruisce l’atmosfera e le im magini mentali prodotte nel corso della situazione at traverso la testimonianza diretta dello sciamano, e ci convince che quest’ultimo deve avere un’idea precisa dello stato d’animo delle persone presenti Canti, interrogazioni degli spiriti, attese, paure e spe ranze dei partecipanti di poter vedere in spirito i propri antenati non solo servono allo sciamano socialmente riconosciuto come mediatore tra i mondi: le grida, i gemiti e i pianti degli astanti in un certo qual modo anche rafforzano la sua condizione di transe e lo guidano verso il soprannaturale.
La drammatizzazione messa in atto durante la ceri monia e lo stato di transe dello sciamano mediante l’interazione con gli spiriti permette all’officiante di fornire ai partecipanti stimoli potenti: questi stimoli li coinvolgono emozionalmente e riconsolidano un sen so condiviso di partecipazione e di risocializzazione, incorporando quello spirito altro che produce la modifica dell’identità del malato e dei partecipanti.
Tutto ci lascia pensare che la guarigione sciamanica integri i processi visivi e corporei per unire le informa zioni inconsce con la mente cosciente.
74 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Queste pratiche riflettono aspetti delle dinamiche dell’autorappresentazione di cui abbiamo parlato e coinvolgono diversi modelli e idee del sacro: nei processi culturali proprio l’intersezione tra il mondo spirituale e sociale fornisce maggiori potenzialità personali e d’identità.11
In questa atmosfera di coinvolgimento emotivo, sia i partecipanti sia l’officiante hanno bisogno di prove empiriche per potersi liberare da dubbi e timori, e la conferma reciproca li mette in grado di affrontare ogni genere di prova.
Il cambiamento terapeutico nella cerimonia può es sere anche pensato come una capacità umana innata di estendere le capacità funzionali della rappresentazione del Sé con un ampliamento percettivo condivi so, in una situazione dove l’interazione dell’officiante “conduce per mano il malato” e i partecipanti nel rimodellare inconsciamente tali processi percettivi e cognitivi.10 Nella pratica rituale i processi di coinvolgi mento empatico e di partecipazione emotiva vengo no agevolati dall’identificazione del mondo spirituale da parte dello sciamano, che fornisce nuove rappresentazioni personali e sociali ai partecipanti.
DOPPIA MASCHERA | Incontrerai molte maschere nella vita, ma ben pochi volti, scriveva Pirandello. Chi siamo realmente? Indossiamo una maschera, oppure abbiamo bisogno di una o più maschere per proteggere l’io più nascosto.
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L’orientamento comunitario delle pratiche sciama niche ha importanti effetti sociali, psicologici e psicofisiologici. Le caratteristiche evolutive adattive degli esseri umani hanno prodotto una neuropsi cologia che ha richiesto l’adattamento a un mon do sociale: questo ha inevitabilmente prodotto la costruzione della personalità e ha reso possibile la spiritualità.
Il sistema nervoso umano si è evoluto in un contesto che richiedeva un’interdipendenza sociale che produceva una canalizzazione dello sviluppo neurologi co e psicologico individuale e l’adeguamento della vita emotiva personale. “I sistemi religiosi possono funzionare essi stessi come unità evolutive di ordine superiore, in cui l’interazione sociale e i diversi aspetti cognitivi individuali sono incorporati e trovano significato”.
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10 RELAZIONI TRA I SENTIMENTI E LE EMOZIONI
Le definizioni classiche dello sciamanesimo di Mir cea Eliade ponevano la figura dello sciamano come un tramite che, operando attraverso un’interazione estatica, connetteva il mondo degli spiriti ad un sin golo individuo, ad una famiglia o all’intera comunità.
La capacità umana di auto-moderazione emoziona le, attraverso l’interiorizzazione sociale, si basa sulle relazioni simbiotiche che derivano dalle dinamiche di attaccamento dei mammiferi che forniscono la base per la vita emotiva.
Andiamo per ordine verso le nostre prime conclusio ni. I sentimenti differiscono da tutte le altre esperien ze mentali per due ragioni fondamentali: il contenuto in cui emergono è il corpo dell’individuo, e la valenza è l’elemento che lo definisce, traducendolo istante per istante in stati mentali, che per estensione riguar dano anche gli affetti.
In breve, nell’evoluzione il ruolo di mediatore della cooperazione sociale del cervello richiedeva processi simbolici come base per produrre coesione sociale e consenso. In altre parole, un ASC interagisce in maniera diversa con gli stati del sentire, che generano idee ed interpretazioni riguardanti il momento pre sente e le anticipazioni future.
MODIFICATI
Il riferimento al corpo è prevalentemente caratteriz zato dall’antico mondo delle viscere, che è varia mente ubicato nell’addome, nel torace e nello spes sore della pelle. I contenuti dei sentimenti spontanei che arrivano alla nostra mente corrispondono preva lentemente alle azioni in corso nelle viscere (contrazioni, rilassamento, dilatazioni, infiammazioni ecc.) e NEGLI STATI DI COSCIENZA
CUORE O CERVELLO? | Il cervello è l’organo principale del sistema nervoso e regola la maggior parte delle funzioni del corpo e della mente, ma i segnali che il cuore invia continuamente al cervello influenzano la funzione dei centri cerebrali superiori coinvolti nella percezione, cognizione, ed elaborazione delle emozioni.
sono governati dal grado di attività e di risposta, che può essere lineare o complessa.
L’azione di molecole circolanti nel sangue nelle ter minazioni nervose, come cortisolo, serotonina, do pamina, oppioidi endogeni e ossitocina, è al centro della rete di modificazioni delle attività viscerali, e quindi dei sentimenti spontanei e delle esperienze dello stato vitale dell’organismo.
Le regioni sottocorticali si attivano per rispondere a ogni genere di sensazione, impulsi, motivazioni, og getti, circostanze e emozioni. L’innesco delle risposte emotive avviene automaticamente, senza che inter venga la nostra volontà.
Uno stimolo esterno determina una particolare emo zione immediata, che in realtà è l’esito di una rapida e complessa trasformazione dello stato dell’organismo. Siamo portati a definire questo processo come pura mente emotivo, ma in realtà tutto ha inizio con interventi che modificano l’omeostasi di fondo.4
La conseguenza è la sintesi di quanto ricordato: in determinate circostanze, per esempio mentre si sviluppa un’emozione, il cervello costruisce mappe del corpo simili a quelle che creerebbe se esso fosse ef-
Nei gangli della base e nel cervelletto avvengono i processi di consolidamento delle tracce mnestiche con particolare intensità e valenza, al fine di sincro nizzare le strutture del sistema limbico con i lobi frontali, favorendo l’accesso della coscienza a mate riale preconscio e inconscio; in tal modo il sistema nervoso autonomo non viene altresì allertato.
Tali sentimenti scaturiscono dal flusso sotterraneo dei processi vitali del nostro organismo, indicandoci lo stato complessivo della regolazione vitale: quindi possiamo definirli omeostatici, ossia orientati a riportarci all’equilibrio vitale allertando le azioni di autore golazione Riassumendo,necessarie.quando proviamo sentimenti sponta nei siamo sintonizzati con l’omeostasi.
Le analisi di laboratorio mostrano che in uno stato modificato di coscienza come l’esperienza estatica si sviluppa una forma integrativa di consapevolezza in relazione ad una attivazione prevalente dell’ipota lamo e del sistema nervoso autonomo, attraverso i circuiti che collegano l’ippocampo al setto.5
78 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
La valenza giudica l’efficienza corrente degli stati corporei e il sentimento annuncia il giudizio al proprietario del corpo.3
Tuttavia il nostro cervello è incessantemente influen zato dal mondo esterno, che costantemente si inter faccia con il corpo e, attraverso le risposte emoziona li causate da stimoli sensoriali e codifiche mnestiche, genera sentimenti stratificati, in cui i processi emotivi hanno un ruolo di estrema importanza.
I sistemi e le aree cerebrali coinvolte sono ubicate per lo più nell’ipotalamo, nel tronco encefalico e nei nu clei basali del prosencefalo, le cui le strutture princi pali sono l’amigdala e il nucleus accumbens.
Lo stimolo emotivo, quando è richiamato dalla me moria, e non è presente nella percezione, rievoca e ricodifica il materiale inconscio per generare senti menti stratificati riconoscibili.
Tali azioni includono il rilascio di sostanze specifiche che in determinate aree del sistema nervoso agiscono simultaneamente sulla mente e sul corpo, come avvie ne ad esempio nelle ghiandole endocrine, che iniziano a produrre molecole in grado di modificare funzioni corporee. Il metabolismo viene modificato per conci liare il rapporto tra richiesta e produzione di energia: il livello di controllo del SNA (Sistema Nervoso Autono mo) si abbassa e le difese immunitarie incrementano la loro attività. Questo, è il momento in cui le risposte emotive assumono un ruolo fondamentale.
Prima di entrare nel merito dell’entrata in transe da parte dello sciamano, riteniamo opportuno fare chia rezza sulla differenza tra la transe sciamanica e l’estasi mistica; quest’ultima (da non confondere con la transe estatica), come sottolinea Rouget, presuppo ne una deprivazione sensoriale: silenzio, solitudine e immobilità.7Latransesciamanica, al contrario, necessita iperstimolazione: il suono o rumore, il movimento o danza e la partecipazione degli astanti/pubblico.
Appare quindi evidente come la transe sciamanica, a differenza di altri stati modificati di coscienza, ne cessiti di una duplice modificazione: psicologica, in quanto richiede una predisposizione al superamen to della soglia e allo scatenamento della transe; ma anche sociale e culturale, che completa e trasforma l’officiante impegnandolo in ruoli e attività più com plesse, che coinvolgono tutti i presenti e il malato nell’evolvere del rituale sciamanico.
La prima fase necessita di diverse e particolari con dizioni che agevolano l’officiante nel raggiungere la condizione ottimale per spingersi in quello stato ‘di soglia’ necessario al ‘distacco/salto’ verso uno stato modificato di coscienza. Costume, copricapo, ma schera, paraphernalia, ambiente circostante, oli e in censi bruciati, condizioni ambientali, stagionali e me teorologiche, persone presenti alla cerimonia, ritmo ossessivo del tamburo e tintinnio di campanelli, can to e digiuno sono gli elementi principali (ce ne sono altri ma più specifici e comunque relazionati alla tipologia di rito ed al contesto culturale) per raggiungere il primo gradino.
Durante la fase di rottura o passaggio verso lo sta to di transe lo sciamano invoca chiamandolo a sé lo spirito adiutore; venendo meno al suo stato ordinario di coscienza, perdendo apparentemente la propria identità in favore di uno stato passivo di possessione.
79 CAPITOLO 10 / RELAZIONI TRA I SENTIMENTI E LE EMOZIONI NEGLI STATI MODIFICATI DI COSCIENZA
Al contrario di quanto si possa credere, ciò avviene in piena lucidità, nonostante nel momento in cui avviene la trasformazione sia facile cogliere una certa tensione tra le due dimensioni: una passiva, in cui lo sciamano sembra perdere il controllo della propria identità, e una attiva di osservazione, nella quale egli sembra conservare la lucidità nella misura in cui è as servita alla dimensione interiore che sta vivendo.
Ciò avviene attraverso l’interconnessione tra cortec ce associative e cortecce di ordine inferiore: una del le componenti della coscienza corrisponde a queste integrazioni, simultanee o in sequenza, delle diverse aree coinvolte, come ricordato in precedenza. Se solo per un attimo proviamo ad immaginare la complessità e le variabili che intervengono quando nella mente si costruisce la visione dell’io in grado di osservare Sé stesso e dell’interazione dei processi
Vediamo nello specifico cosa accade nel processo di induzione della transe dello sciamano.
Più in generale, la mente crea immagini attraverso meccanismi neurali che generano mappe che in seguito interagiscono sull’intero sistema cognitivo.
fettivamente modificato da quella stessa emozione; (...) all’interno delle sue regioni somatosensoriali, il cervello può simulare certi stati del corpo, come se essi si stessero effettivamente verificando.6
Nello sviluppo della transe si possono riconoscere quattro fasi distinte: la ricerca della condizione di so glia; la successiva rottura/superamento della soglia, nel quale si passa da uno stato di destabilizzazione ad una fase di spostamento delle percezioni; il pro cesso di graduale controllo della nuova condizione attraverso l’azione di forze strutturali esterne; e infine una nuova destabilizzazione e un graduale ritorno ad uno stato ordinario di coscienza.
80 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA omeostatici conseguenti, non ci può essere dubbio che al confronto il montaggio di un film hollywoodiano sia una bazzecola.
Qualcuno potrebbe definire questa lettura come una semplice illusione, ma al contrario, i processi biologici per cui tutto ciò accade sono certi. La parte della mente cosciente, che tende a domina re la successione degli eventi, consiste in immagini che continuamente vengono rielaborate dal recupe ro di memorie incosce e emozioni ad essa associate.
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Ma questo sdoppiamento è una dissociazione o una possessione partecipata?
A livello psicologico la capacità di padroneggiare queste particolari condizioni distingue immediata mente e inequivocabilmente il soggetto psicotico o posseduto che subisce passivamente queste situa zioni senza nessun controllo, dallo sciamano, che al contrario gestisce le diverse fasi del rituale con un preciso obiettivo: identificare la ragione che ha cau sato la malattia, riconoscerne le cause e verificare le possibili soluzioni, per poi combattere, ritrovare l’ani ma perduta, lottare anche fisicamente, e finalmente superare o rimuovere gli ostacoli al recupero della condizione di equilibrio: la guarigione.
A livello dei fenomeni corporei, e più precisamente psicobiologici e neurofisiologici, le manifestazioni si assomigliano, ma i sistemi culturali sono profonda mente diversi: l’idea di uno spirito che si impadronisce completamente della personalità del soggetto, come nel caso della possessione, è estranea al paradigma sciamanico, dove invece l’officiante interagisce in maniera attenta ed attiva con l’esperienza della transe.
Le immagini dall’interno contribuiscono alla multime dialità della coscienza, alla costruzione di sentimenti, e quindi alla generazione della soggettività.
Il processo multimodale che ne deriva è il costituen te essenziale dell’esperienza mentale, in cui la pro spettiva dell’individuo si costruisce incessantemente sulla base di sentimenti spontanei e provocati, che generano immagini accompagnate da emozioni e correlati mnestici per arrivare alla sincronizzazione dell’intero sistema.
Occorre distinguere la transe sciamanica dalla pos sessione, onde evitare confusione, in quanto si tratta di stati modificati di coscienza che riguardano la sfe ra del sacro, della spiritualità.
In questa fase della transe sciamanica la relazione tra vissuto immaginario passivo e osservazione vigi le e partecipata della dimensione interiore è di tipo riflessivo, e allo stesso tempo è costituita da ciò che viene vissuto. È questa una condizione che espande la coscienza dello sciamano verso dimensioni mitolo giche, primordiali e ancestrali, e di fatto determina il crollo della mente bicamerale.
In breve, diverse parti del cervello interagiscono con il corpo, creano immagini funzionali ad una mappatu ra prospettica dell’individuo e del mondo, realizzando le due componenti della soggettività.9
Lo psicologo statunitense Julian Jaynes scriveva: “di solito non pensiamo all’apprendimento di una nuova forma mentale inconscia, magari un rapporto completamente nuovo fra i nostri emisferi cerebrali ... allora la coscienza non potrebbe essere per l’appunto una nuova creazione? 10
Lasciando ai posteri le dissertazioni sulla terminologia più corretta da adottare, muoviamo verso la fase suc cessiva, quella del graduale controllo della nuova con dizione attraverso l’azione di forze strutturali esterne.
L’uscita dal corpo, così come la possessione parteci pata, è un tratto costitutivo del viaggio sciamanico.
siberiani. Queste affinità, e altre ancora, sono la prova della imprescindibile universalità dell’universo sciamanico al di là delle più diverse vicende storiche, sociali e ambientali.
Così come ci raccontano anche altre religioni nel mondo, le costruzioni dell’identità dello sciamano sono rievocate anche nell’esperienza transculturale di morte e rinascita, che costituisce la condizione essenziale dell’iniziazione diretta dello sciamano da parte degli spiriti adiutori.
Questa esperienza include una crisi psicologica, che in seguito evolve in malattia fisica, sofferenza, allu cinazioni, visioni, esperienze fuori dal corpo, e cul mina con l’esperienza di morte, seguita dallo smembramento e dalla ricomposizione degli organi interni da parte degli spiriti adiutori, e infine dalla rinascita del L’universalitàneosciamano.diqueste esperienze nel processo di iniziazione, e il successivo utilizzo della transe du rante le cerimonie, rimandano ai numerosi processi neurognostici che bypassano i sistemi funzionali delle euristiche, i procedimenti o scorciatoie mentali intuitive soggiogate al sistema nervoso auto nomo, le risposte naturali alle condizioni di stress
11 INIZIAZIONE DIRETTA: MA DI QUALE MORTE E DI QUALE RINASCITA SI PARLA?
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Nella cerimonia buddista del Chöd, letteralmente ‘il taglio’(si tratta di un rituale che appartiene unica mente al buddismo Vajrayana o tantrico; nda), Giu seppe Tucci ci ha indicato tutti i diversi passaggi di questo particolarissimo rituale che conduce il mo naco alla rinascita spirituale oppure al Nirvana. Dap prima, si esprime con il taglio del nucleo, da dove i cinque sensi dipartono, che costituisce la chiara Luce della Coscienza, per poter riconoscere i diffe renti aspetti delle proprie paure.
‘La figura dello sciamano ridotto a scheletro è la personificazione della morte. Come i semi di un frutto dopo che la polpa è marcita, le ossa rappresentano il potenziale di una rinascita. Lo sciamano neofita deve morire per conquistare la conoscenza di ciò che è immortale. Lo smembramento sacro del corpo è una manifestazione del regno della moltiplicità; dalle sue ossa lo sciamano rinasce a un più alto ordine di esistenza’. 1
Una volta raggiunta questa dimensione trascenden te, si invocano spiriti e divinità, e qui ha inizio il viaggio di morte e rinascita, in cui le carni dell’adepto e il sangue nel calderone si convertono in un nuovo corpo di luce che trascende la sfera di Amoghasiddhi (poichè la cerimonia riguarda tutti i Cinque Buddha supremi) che rende il giovane iniziato, forte come un’aquila che potrà volare per sempre.2
SMEMBRAMENTO 2 | Dipinto sulla parete di una rupe a!ustraliana che raffigura il rito dello smembramento del predestinato prima della ricomposizione del corpo da parte degli spiriti adiutori e della rinascita come nuovo sciamano.
Gli studi e le ricerche condotte sul campo ci portano invece verso un altro tipo di approccio, verso un’al tra dimensione di quello a cui stiamo assistendo.
In breve, come descritto precedentemente, alcuni processi inconsci possono essere resi consci attraverso le connessioni tra le informazioni provenienti dai bisogni vitali dettate dall’omeostasi: queste in formazioni attivano le aree motorie e premotorie dando origine a risposte opportune, utilizzando processi cognitivi esecutivi per l’organismo.5
La psicologia e la psicodinamica del Sé ci aiutano a comprendere questo processo di attaccamento e distacco, nonchè di identificazione dei diversi modelli cognitivi per l’interiorizzazione dell’intero Aprocesso.riprova di quanto scritto, gli effetti terapeutici, che derivano dall’orientamento delle cerimonie sciamaniche di guarigione attraverso i processi personali, interpersonali e sociali, come l’amplia mento dell’identità di gruppo, la coesione comu nitaria e la reintegrazione del paziente nel gruppo sociale, hanno conseguenze bio-psicosociali.
84 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA e anche i conflitti intrapsichici legati agli aspetti di natura pulsionale ed esistenziale. Questa rottura delle strutture dell’Io è vissuta at traverso la costruzione di immagini per arrivare ad una connessione transpersonale del Sé, con il mon do circostante e con il Sacro.3 Il processo di integrazione funzionale crescente influenza gli aspetti percettivi di tutti gli aspetti dell’esistenza, che attivano pulsioni innate verso l’integrazione psicologica.4 La guarigione sciamanica ristruttura l’ego e l’identi tà, usando il rituale per attivare gli imperativi ome ostatici organici e produrre una nuova costruzione di sé a livelli più elevati di integrazione psicologica. I rituali contribuiscono a questa integrazione di sistemi neurali che portano a continue oscillazioni della coscienza, per consentire allo sciamano di prendere il controllo delle proprie creazioni mentali. Sono quei momenti nei quali si assiste ad una sor ta di improvvisa interruzione della cerimonia. Lo sciamano smette di percuotere il suo tamburo e di cantare le sue litanie, si ferma, appoggia a ter ra i suoi strumenti, si toglie il copricapo e, in uno stato assolutamente ordinario di coscienza, chiede qualcosa da bere. L’immagine che ci facciamo di quanto appena descritto è che forse l’officiante ha voluto fare una pausa durante la sua performance, rafforzando ancora più l’idea e l’immagine di un at tore praticone che sa come gestire la situazione, senza frustrazioni o stress.
SCIAMANO RENNA | Uno sciamano siberiano in transe, lui e lo spirito della renna, l’animale sacro per eccellenza nel mondo sciamanico, sono adesso una cosa sola. Il mondo esterno poco a poco scompare, e inizia il Viaggio verso i mondi paralleli.
Innanzitutto dobbiamo abbandonare definitivamen te l’idea in termini di rituali rigidamente codificati e nelle ossessive ripetizioni di formule, accompagna te da collaudate espressioni gestuali rigorosamen te prestabilite. La descrizione precedente potrebbe adattarsi perfettamente alle cerimonie delle grandi religioni ma, nel caso del rituale sciamanico, le cose stanno su un piano completamente diverso: sono piuttosto l’intensificarsi continuo dei cinque sensi per spostare l’attenzione e la partecipazione emotiva sul piano della coscienza condivisa che può determinare una scelta specifica anzichè il suo esatto opposto.
Ad esempio, i rituali animali sono una forma di comunicazione che coordina il comportamento, contri buendo ad atteggiamenti cooperativi funzionali alla sopravvivenza collettiva.
12 LA CERIMONIA SCIAMANICA, UN RITUALE SOCIALE?
La funzione biologica del rituale consiste nel facilitare il flusso di informazioni per sincronizzare i comporta menti individuali nel contesto sociale. Questo coor dinamento richiede un’azione sia a livello individuale che di gruppo. Il rituale attiva lo scambio di informazioni dai livelli neurologici a quelli mentali speculativi e sincronizza l’individuo con il gruppo.
In tutti gli organismi dotati di sistemi nervosi e di una
86 Che cos’è una cerimonia sciamanica?
Il rituale è anche una strategia comportamentale e un meccanismo fondamentale mediante il quale si ottie ne il coordinamento, e la conseguente cooperazione, delle risposte interne tra i membri di una specie.
Laughlin e McManus affermano che la cerimonia scia manica fornisce quadri teorici e probatori per interpre tare i rituali sociali umani in una prospettiva evolutiva e identificarne le loro funzioni adattive1, e questo ci pare un interessante spunto per alcune riflessioni mirate. Gli esseri umani condividono con altri animali forme di rituale, comportamento e comunicazione. Rituali ani mali, cerimonie e atteggiamenti formalizzati implica no comportamenti stereotipati che hanno funzioni di comunicazione e di segnalazione sociale.
Questi comportamenti basati sulla genetica fornisco no strutture specializzate di informazioni che facilita no l’interazione tra i membri della stessa specie, co municando una serie di importanti messaggi su base sociale. Il rituale coordina l’azione degli individui in schemi collettivi, socialmente coerenti e coordinati.
In breve, il coordinamento rituale dei gruppi socia li costituisce un meccanismo di socializzazione: è un antico canale evolutivo di comunicazione che opera in virtù di funzioni biologiche omologhe (cioè sincroniz zazione, integrazione, e sintonia) sia tra gli umani sia altri vertebrati, come sottolineato nel lavoro di D’Aqui li, Laughlin e McManus.2
87 CAPITOLO 12 / LA CERIMONIA SCIAMANICA, UN RITUALE SOCIALE? mente, il processo che definisce la gestione ed ese cuzione delle risposte comportamentali, si può riassu mere nell’azione determinata dalle informazioni pro venienti dai processi di omeostasi, dalle elaborazioni nei sistemi nervosi, dalle mappe neurali, dalle immagini e dai sentimenti elaborati dalla mente, sottese dalla soggettività, dalle memorie, dal ragionamento e infine dal linguaggio verbale e dall’intelligenza creativa.3 Questo impulso biologico si manifesta anche nelle pratiche sciamaniche così come in altre pratiche spirituali e religiose. Il rituale di guarigione fornisce conforto e legame con il mondo esterno e con gli altri, integrando le persone mediante il supporto sociale, l’identità di gruppo e il senso di partecipazione.
Forse proprio il legame comunitario contribuisce alla guarigione suscitando forme di attaccamento media te Seneurobiologicamente.perunmomentoconsideriamo
Tuttavia, pur nella specifica asimmetria di ruoli che caratterizza la relazione terapeutica, l’incontro medi co-paziente si configura come un’esperienza interper sonale non semplicemente tecnica, perchè implica una serie di elementi non solo razionali ma anche emotivi ed affettivi, che accomunano medico e paziente.4
Lo scenario al quale lo sciamano sta per affacciarsi è l’invisibile, con tutte le conseguenze che questo può comportare. Le constatazioni di Tobie Nathan a pro posito del disturbo e della cura, sono precise e significative, secondo il principio per cui ogni evento che produce un disturbo è causa della rottura di un equili brio tra l’organismo e il mondo.
Le rappresentazioni mentali di paziente e officiante si fondano su una precisa sequenza di condivisioni: sulla constatazione del disturbo, sui postulati dell’intenzione dell’invisibile, sull’esplicitazione di questa intenzione e sulla conseguente risposta adeguata sempre diretta all’invisibile.5
Questa traslazione di attenzione e operazione cogni
Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione non sulle verità delle interpretazioni ma sulle conseguenze della loro messa in atto. Nel mondo scientifico le analisi di laboratorio, l’osservazione e l’anamnesi del paziente offrono al medico informazioni sull’eziologia della ma lattia e sulla possibile terapia. Il medico occidentale riveste un ruolo di dominan za socio-culturale, conferitogli dalle sue conoscenze scientifiche e dalla sua competenza clinica.
Ma questo coinvolgimento è raramente riconosciuto nella relazione terapeutica: al paziente è generalmen te riservato il ruolo di malato, la malattia è un suo pro blema, e non riguarda la vita personale del medico. Nei gruppi sociali lo sciamano partecipa direttamente a tutte le fasi della cerimonia di guarigione, e un tale compito mette in gioco la vita stessa dell’officiante.
una qualsiasi condi zione di malattia, sia essa fisica o mentale, confrontan do i sistemi di metodo investigativo, il luogo d’indagi ne, la condizione del malato, la filosofia del rimedio e le conseguenze dell’intervento, inizieremo ad avere un quadro più significativo di quanto scritto sinora. Riassumendo: il metodo utilizzato nelle cerimonie sciamaniche si colloca all’estremo opposto di quello scientifico; nella presa in carico del disturbo, lo scia mano dissocia il sintomo dalla persona, e allontana così ogni legame, senso di responsabilità o dipenden za della malattia dal malato.
Questa dinamica si trova nei racconti e nei resoconti di etnografi e antropologi: alla richiesta di guarigione da parte del malato o dei suoi cari, segue una fase di perplessità, a volte venata d’angoscia, da parte dello sciamano che non può sottrarsi alla richiesta; segue poi la sua preparazione meticolosa della cerimonia.
La nostra esistenza è determinata dall’interazione con quel mondo esterno che viene rievocato da mi riadi di immagini che continuamente la nostra mente costruisce. L’aspetto più sorprendente che le neuroscienze hanno rivelato attraverso le indagini di neuroimagining funzionale - la tecnologia in grado di misurare il metabolismo cerebrale visualizzando i processi neurali coinvolti - è però l’esistenza di un mondo mentale parallelo, che per molti versi è tal mente sottile da non richiedere le attenzioni del si stema nervoso autonomo.
Il grande grecista e antropologo irlandese Eric Dodds scriveva: “la malattia fisica e mentale può essere considerata una condizione estrema, che permette al corpo di sviluppare certi poteri che normalmente non possiede”.6
Nel caso della terapia sciamanica la situazione cam bia radicalmente: l’intervento produce immagini che interfacciano universi paralleli attraverso l’enunciazio ne della pluralità di appartenenze dell’individuo, e con nuove affiliazioni a dimensioni dei qualia, che sono gli aspetti qualitativi delle esperienze coscienti. Ma in cosa consiste tale approccio, e su cosa possia mo focalizzare la nostra attenzione per comprendere meglio il processo evolutivo che lo ha caratterizzato?
Il flusso dei processi vitali del nostro organismo, che noi viviamo come sentimenti spontanei e omeostatici, si interseca con le risposte emotive innescate dan do origine a sentimenti stratificati.
Dall’approccio della medicina occidentale consegue l’assegnazione del malato a categorie note, il suo iso lamento e persino la sua separazione da altre perso ne affette dalla stessa patologia.
Gli affetti determinano un aspetto importante dell’in tegrazione delle esperienze, e sono una componente essenziale della coscienza che attraverso processi di soggettivazione, ci permette di considerarle nostre.
Se l’approccio scientifico si può descrivere come l’in terrogazione minuziosa del visibile, del percettibile e del misurabile, quello sciamanico consiste nello spo stamento dell’interesse, e delle immagini che la men te costruisce di conseguenza, dal visibile all’invisibile, dall’individuale al sociale, dal fatale al rimediabile.
Le pratiche di guarigione sciamaniche rafforzano gli attaccamenti che soddisfano i bisogni fondamentali degli umani nel più ampio contesto del sistema com portamentale bio-sociale dei mammiferi.
88 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA tiva, che coinvolge l’interazione tra sistemi emozionali e sentimenti, sposta cognitivamente la condizione del malato: la malattia viene percepita come una necessità, un tramite con l’invisibile, e persino un’occasione.
Se le mappe mentali prospettiche sono relazionate ai sentimenti che accompagnano le immagini questo mondo mentale parallelo è quello degli affetti.7
I legami di attaccamento, che si sono evoluti per mantenere la vicinanza tra piccoli e genitori, creano una base più idonea e sicura per il Sé mediante l’of ferta di conforto e protezione da parte di una figura referente.8Questiattaccamenti contribuiscono allo sviluppo emotivo attraverso l’offerta di relazioni che influen zano gli adattamenti del Sé con il senso di apparte nenza e di condivisione con gli altri: potenziando il comportamento altruistico, che è modellato sul ruolo gratificante e benevolo dell’aiutare l’altro, e generando Nellaaffetti.cerimonia sciamanica questi aspetti divengono determinanti per la buona riuscita del rituale, ponendo la funzione attiva e partecipata del singolo individuo assieme alla capacità dello sciamano di esercitare la sua funzione catartica nell’evolvere della cerimonia, nell’azione coattivante attraverso gli affetti.
SULL’ORLO | Uno sciamano africano osserva estatico un incavo da lui scavato e colorato a cerchi concentrici sul suolo. Sta per scivolarvi dentro o sono le cose al suo interno che stanno provando a uscirne?
L’uso dello sciamanesimo e di altre pratiche religiose orientate ad esempio al culto degli antenati e all’inter dipendenza con le specie animali, come rappresentazioni sociali e con il mondo, si manifesta per la prima volta negli aspetti fondamentali del totemismo.
Il pensiero totemico utilizza processi analogici, stabi lendo un’omologia entro le diversità tra specie animali e nelle diseguaglianze tra i gruppi umani; le differen ze tra gruppi umani sono rappresentate attraverso le dissomiglianze tra le specie animali.
L’uso del mondo animale nelle rappresentazioni so ciali e cognitive, è un aspetto fondamentale del pen siero metaforico e analogico: è un sistema universale per dare maggior concretezza di espressione a que ste rappresentazioni, e cementare la creazione dell’i dentità sociale e personale.8
In sintesi, il totemismo implica la costruzione di re lazioni metaforiche tra i gruppi sociali e animali, di sponendo la discendenza degli esseri umani secondo modelli forniti dal mondo animale.7
Questa peculiarità che distingue anche i gruppi umani attribuendo loro caratteristiche del mondo animale, diviene rappresentativa per l’identità di gruppo, e avvalora le differenze e i modelli culturali socialmente accettati.
Il sistema multimodale nella rappresentazione men
Correlazioni e analogie tra totemismo e sciamane simo sono campi d’investigazione piuttosto com plessi e sono stati trattati diffusamente in numerosi lavori di indagine e di ricerca comparata nel corso del secolo scorso.
Le analisi di Anisimov, ad esempio, mettono in evi denza l’origine totemica di molte credenze sciamani che prendendo spunto dai processi di trasformazione storica dei modelli zoomorfici totemici verso quelli Zeleninantropomorfici.1vedecome fondamentale nesso tra totemi smo e sciamanesimo la funzione terapeutica e la rior ganizzazione dei miti finalizzata al riordinamento del sistema sociale e dei rapporti interpersonali.2 Il significato del totemismo per gli studi antropolo gici sulla cognizione era stato anticipato nei lavori di Claude Levi-Strauss3, Adolphous Peter Elkin4 e di Friedrich5, e confermato negli studi più recenti che collegano il pensiero totemico alle relazioni e all’e quilibrio ecologico.6
TOTEMISMO AD USO SOCIALE: UN POSSIBILE SPUNTO
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Ascensione | Il rito della salita fino al vertice di un albero è presente in varie parti del globo, simboleggia l’ascesa verso il mondo superiore. Gli aborigeni australiani innalzano un particolare palo nei luoghi sacri del Tempo del Sogno, e vi salgono sistemando frasche verdi sulla cima.
a cui l’informazione arriva, rientra nella memoria prospettica sperimentale, che fissa il ricordo così ricodificato attraverso le attivazioni dei gangli della base e del cervelletto, nell’area autobio grafica della memoria. La nostra attenzione deve adesso rivolgersi verso ciò che avviene esattamente nei gangli della base. Lo striato ventrale, formato dal nucleo accumbens, amig dala e ippocampo, è deputato, assieme alle aree corticali, alla modulazione delle emozioni, della memoria, del comportamento e dell’esperienza cosciente.
Gordon Bower nel suo Associative Network Model, assume che le emozioni costituiscono i nodi centrali di una rete associativa: questi nodi emozionali sono coordinati e connessi con le idee relazionate ad even ti con la medesima valenza funzionale, e con l’attività del sistema nervoso autonomo, che determina mo delli di reazioni muscolari ed espressive.11
92 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA tale dei simboli percettivi, già vista e analizzata in precedenza, trova la sua esatta corrispondenza in quello che abbiamo appena enunciato. Tale processo cognitivo avviene soprattutto attraver so il recupero delle memorie nelle situazioni emozio nali. Come gli studi sulla psicologia delle emozioni ci confermano, i ricordi che sono percettivamente cen trali, vengono soprattutto ricordati in associazione con le situazioni emozionali9 nelle aree della memoria dichiarativa, dopo che l’intera area della neocortec cia attivata ha codificato l’informazione, poi archi viata attraverso le azioni neurali nei lobi temporali e nell’ippocampo, e infine recuperata nell’area prefron tale Sappiamodestra.inoltre che nel recupero dell’informazione mnestica i ricordi periferici sono di tipo pre-attentivo.
La focalizzazione e la ricodifica avvengono in modo automatico e inconsapevole nelle aree inconsce del le memorie procedurali e associative: queste opera zioni sono infatti mediate da strutture subcorticali10 e infine riconsolidate per l’intensità e la valenza che essi L’arearichiamano.mnemonica,
Riassumendo il nostro ragionamento, possiamo elencare i diversi passaggi: 1. dominio e relazioni metaforiche nei primi stadi del pensiero religioso, 2. sistemi di espressione per creare e consolidare il Sè in rapporto con gli altri e con il mondo na turale, 3. aspetto emozionale e ricodifica delle memorie, 4. conseguente attivazione di aree specifiche del cervello e 5. conseguenti consolidamenti del pensiero reli Questagioso.linea di pensiero sembra coincidere perfet tamente con la storia e l’evoluzione dello sciamane simo in tutte le sue forme, indipendentemente dal contesto culturale a cui storicamente può essere ricondotto.
Possiamo ora collegare le ultime affermazioni a quan to asserito all’inizio del capitolo: se stiamo cercando gli aspetti neuroteologici dello sciamanesimo nei processi evoluzionistici, e più precisamente se cer chiamo denominatori comuni che possano sostenere un percorso plausibile anche in chiave sociologica e culturale, ci sembra di essere sulla buona strada.
Paradossalmente, la commissione dichiarava che il fluido non esisteva nella misura in cui non esisteva no gli effetti che ne avrebbero dovuto dimostrare la reale e indiscutibile efficacia. E ancora, al fine di spiegare le guarigioni a cui assi stevano, i membri della commissione scrissero: “si vedono uomini colpiti, a quanto pare, dalla stessa malattia, guarire secondo regimi opposti o del tutto diversi; dunque la Natura è abbastanza potente da mantenere la vita nonostante il cattivo regime e da trionfare al tempo stesso del male e del rimedio. Se può in tal modo resistere ai rimedi, a maggior ragione essa ha il potere di operare senza di loro”.1
Tale fluido è invisibile (come d’altronde l’attrazione newtoniana e anche il campo elettromagnetico, aggiungiamo noi), e la sua esistenza sembrerebbe confermata dalle guarigioni dei pazienti che pren dono parte alle terapie. Il baquet avrebbe potuto essere riconosciuto dalle commissioni come un dispositivo insieme terapeu tico e dimostrativo, dal momento che il potere cu rativo costituiva al tempo stesso la dimostrazione dell’esistenza del fluido e ne spiegava gli effetti.
93 Parigi, 1784. Sono state nominate due commissioni da Luigi XVI, per indagare sulle pratiche del medico viennese Franz Anton Mesmer, e mettere alla prova la sua terapia medica rivoluzionaria: il baquet, lette ralmente la tinozza piena d’acqua, intorno alla qua le i malati vengono magicamente curati attraverso il fluido magnetico che costituisce l’essenza delle terapie mesmeriche.
La prima commissione giunse a questa conclusione: “il fluido senza immaginazione è impotente mentre l’immaginazione senza il fluido può produrre gli effetti che venivano attribuiti al fluido”.
Le commissioni, di cui facevano parte anche Lavoi sier e Franklin, dopo due settimane di lavoro con malati sia poveri sia benestanti, non avevano rag giunto alcuna conclusione. Si decise per un metodo di indagine più risolutivo: si chiese ad un operatore di magnetizzare un soggetto senza avvisarlo e di far finta di magnetizzarne un altro, o ancora, mentre il soggetto aveva gli occhi bendati, magnetizzare un punto del suo corpo, e di comunicargli che se ne stava magnetizzando un altro.
La seconda commissione andò oltre: “la speranza concepita dalle pazienti, l’esercizio al quale si sono MA LA PROVA
NULLA?
GUARIGIONE NON
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Il recupero dell’anima comporta spesso rappresen tazioni e immagini mentali delle esperienze vissute dello sciamano in stato di transe. Le interpretazioni psicologiche suggeriscono che questa esperienza rappresenta le manifestazioni tangibili delle paure e degli aspetti dissociati del Sé.
L’anima del malato può vagare nel regno dei morti e il compito dello sciamano è quello di riportarla al suo proprietario anche a costo di feroci lotte che mettono a rischio la vita stessa dell’officiante.
L’immaginazione, alla quale i commissari dettero il potere di spiegare gli effetti attribuiti da Mesmer al fluido, è tuttoggi altrettanto presente nell’ef fetto placebo che assilla l’industria farmaceutica quanto nella suggestione che si sospetta alterare la scena psicoanalitica, che è ancora più temibile perchè implicita.
Il processo omeostatico, la coscienza spontanea e il sistema emozionale che coinvolge e ricodifica il sistema mnestico nonchè i sentimenti della coscien za che ne emergono rendono possibili condizioni di cambiamento e di recupero dell’equilibrio: ecco allora che anche guarigioni apparentemente mira colose iniziano ad avere un senso più comprensibile e Nellacompiuto.cerimonia di guarigione sciamanica la perdita dell’anima è spesso la condizione centrale del ritua le, quella che Jeanne Achterberg identifica come una lesione al nucleo o essenza del proprio essere.3
Questo travaglio si manifesta nel sentimento di per dita di significato della vita, nel suo senso di appar tenenza e di connessione con gli altri e col mondo.
In questo caso possiamo facilmente constatare che la suggestione non è una vera variabile, perchè lo sperimentatore non sarà mai in grado di controllarne le variazioni. Dal punto di vista sperimentale la suggestione rappresenta un ostacolo perchè co stituisce un contropotere rivale che si oppone alla scena terapeutica come realizzazione della compe tenza dello Ricapitolando,sperimentatore.sembrainvece che attraverso l’evo luzione e lo sviluppo dell’omeostasi, il corpo umano abbia avuto la possibilità di intervenire direttamente in modo più sofisticato sulle cause che agiscono su di esso. Il sistema nervoso autonomo ha assunto un potere di iniziativa, e durante la cerimonia sciamanica o nella scena sperimentale che non è più una semplice prova o una messa in scena, invece di essere sotto messo diviene un fattore irriducibile della situazione in Qualunqueatto. tentativo di scoprire cosa stia realmente accadendo durante il rituale si scontra con l’eviden za che l’altro, il malato a cui la cerimonia si rivolge, non è mero oggetto di questa iniziativa.
Tale perdita comporta frustrazione e anche dispe razione da parte del malato: ma laddove una parte del Sé ancora cerca di reintegrare l’equilibrio perdu to con volontà e determinazione, si può individuare un elemento costituente e significativo come chiave della guarigione.
La prova cui il malato dà senso, quella che lo in fluenza secondo le modalità e le condizioni stesse del procedimento, è la chiave di volta dei processi di guarigione descritti in precedenza.
94 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA assoggettate ogni giorno, la cessazione dei rimedi di cui potevano fare uso in precedenza e la cui quantità è tanto spesso nociva in un caso del genere, sono cause molteplici e sufficienti dei risultati che si dice di aver osservato in casi simili”.2
BABAU NERO | Uno sciamano canadese, in uno dei suoi viaggi alla ricerca di spiriti alleati, vide sbucare da una spaccatura tra i ghiacci questo mostro che lo terrorizzò al punto che non fu in grado di farselo alleato e dovette lottare e sconfiggerlo per poter proseguire il suo viaggio.
Come ricordato in precedenza, le reti comunitarie di supporto sociale svolgono ruoli vitali nelle relazioni di attaccamento e nella reintegrazione del Sé. Attra verso il recupero dell’anima si riacquista il senso del Sé sociale precedentemente alienato dal trauma.
Nella cerimonia, la partecipazione della comunità al recupero dell’anima manifesta l’importanza delle re lazioni sociali nella guarigione, evidenziando l’effet to del potere derivato da altri testimoni/partecipan ti empatici nel cosiddetto riequilibrio dell’anima.
Aristotele ha poi aggiunto l’idea della potenza delle tre anime: quella nutritiva, responsabile delle fun zioni vegetative, quella sensitiva dei desideri e del le passioni, e infine quella pensante (Aristotele, in Dell’Anima).
La lotta, la caccia, la richiesta di liberazione o la ri cerca dell’anima in luoghi inesplorati, comporta ogni genere di strategia da parte dell’officiante, che deve confrontarsi e sconfiggere anche le proprie paure/ ombre per poter far ritorno vittorioso dal suo viaggio nel regno dei morti.
Una volta recuperata l’anima del malato, che si ritie ne venga trattenuta dagli spiriti per diverse e pecu liari ragioni nelle quali non entriamo nel merito per ovvi motivi di spazio, lo sciamano deve fare molta attenzione a non perderla nuovamente; la posizio na in un luogo sicuro e la trattiene legandola con cura, utilizzando diverse strategie e operazioni che necessitano fatiche e sforzi congiunti con gli spiriti Infineadiutori.lo sciamano restituisce l’anima al malato come corpo eterico, che costituisce il campo mor fogenetico o vitale del corpo materiale, e alla psiche dello stesso, che è frutto del comportamento, della memoria, del sentimento e dell’azione.
Per Platone l’anima dell’uomo era tripartita (così come lo è nella gran parte delle culture sciamaniche): quella razionale era situata nella testa, quella emotiva tra il collo e il diaframma, e infine quella istintuale nelle viscere (Platone, in Repubblica e Timeo).
In tal senso il rituale sciamanico gestisce, attraverso l’emotività e la coscienza, l’immagine predefinita del Sé, ripristinando e ricodificando le memorie incon sce per la ricodifica cognitiva necessaria al raggiun gimento dello scopo prefissato.
Se riportiamo in forma di lista i sei vocaboli in corsivo nei due periodi precedenti, ritroveremo le linee guida di quanto scritto finora.
Tra gli Nganasan, lo sciamano può raggiungere il re gno ultraterreno tramutandosi in uccello, oppure in un toro come raccontano le storie degli Yakut, o an cora come cervo o renna come avviene tra i Chukchi della Siberia.
96 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Nel rituale di cura i sistemi di attribuzione dello sciamanesimo stabiliscono relazioni con il mondo spirituale, che invece nelle varie religioni sono ti picamente soggette al controllo esclusivo dell’offi ciante: lo sciamano fornisce così al malato un siste ma di auto-potenziamento sia fisico, attraverso la stimolazione del sistema immunitario e omeostatico, sia psichico-funzionale, attraverso la stimolazio ne della coscienza.
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Siamo convinti che per diversi aspetti, nei quali non entriamo nel merito, la natura soggettiva della co scienza e il suo potere causativo all’interno del cervello siano stati per troppo tempo considerati scien tificamente solo in maniera marginale, tralasciandone gli essenziali aspetti evolutivi e neuropsichici, che sono certamente correlati all’aumento della riprodut tività e a migliori possibilità di sopravvivenza. Crediamo non sia un caso che l’apparente ma so stanziale riammissione della coscienza in ambito psicologico, sia coincisa con gli avanzamenti delle neuroscienze, che hanno reso possibile lo studio dei correlati fisiologici di quasi tutti gli stati mentali.4
Come abbiamo sottolineato precedentemente, le pra tiche di guarigione sciamaniche utilizzano forme com portamentali complesse di socializzazione, di coinvolgimento emozionale e di attaccamento mediate da oppiacei endogeni per promuovere la sincronia psico biologica all’interno del gruppo, rafforzando l’identifi cazione e l’interiorizzazione delle relazioni sociali.
Nei rituali sciamanici oltre al tamburo si utilizzano an che oggetti, paraphernalia, costumi e copricapi con simboli culturalmente carichi di significati e rimandi ontologici, che assieme alle azioni dell’officiante e all’incedere della cerimonia in qualche modo condi zionano le risposte fisiologiche ed emotive, il sistema endocrino e il sistema immunitario del malato, collegandoli per molti versi agli aspetti e alle reazioni psico-somatiche, come riscontrato nei più recenti.1 I peptidi oppioidi endogeni sono sostanze prodotte naturalmente nel corpo: le endorfine, le encefaline, le dinorfine e le endomorfine, come anche la morfina ed altri oppiacei prodotti in minima quantità, possono essere inclusi in questa categoria. Sappiamo che alcuni comportamenti dei mammife ri, ma anche degli uccelli, vengono mediati da mec canismi di produzione di oppioidi endogeni, che negli umani hanno effetti anche sulla coscienza e sulla salute, e che includono le risposte del sistema immunitario.2Unodiquesti comportamenti è l’attaccamento, che in primo luogo consolida la formazione di legami interpersonali (si pensi all’accudimento della madre per il nascituro, come primo e significativo tra mol ti altri esempi); inoltre l’attaccamento promuove la sincronia, rafforzando l’identificazione e l’interioriz zazione delle relazioni sociali, come Frecska & Kulc sar hanno evidenziato nei loro lavori.3
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PEPTIDI OPPIOIDI ENDOGENI NELLA GUARIGIONE E NELLA SCIAMANICATRANCE
La produzione e rilascio di oppioidi endogeni du rante la cerimonia sciamanica, plasmata a tal fine nel corso della storia umana, si dimostrano vantaggiosi anche ai fini della guarigione: questo è un tassello fondamentale del puzzle che pian piano sta prendendo forma. Il medico Carlo Manfredi dell’Omceo afferma che “è ancora necessario saper attingere agli ancestrali riferimenti dello sciamano, che sono ben rappresentati nella parte più antica del nostro cervello, per il soddisfacimento dei bisogni primari del singolo e della specie, e integrarli con gli strumenti innovativi e potentissimi derivati dalla conoscenza scientifica e dai progressi della tecnologia. La traccia che seguiva lo sciamano resta ancora valida per dare inizio alla relazione di cura e far emergere il medico di oggi”.6
La corteccia nei lobi frontali del cervello è coinvolta nell’elaborazione cognitiva del processo decisiona le: il processo mentale così attivato illumina i con tenuti che riguardano il sentimento, determinando l’innesco e le aree coattive di questo processo (nu clei del tronco encefalico, le cortecce dell’insula e del L’amigdalacingolo).gioca un ruolo chiave nella formazione e nella memorizzazione dei ricordi associati a eventi emotivi: nel nostro caso, la sua attivazione avviene con il riconoscimento di una certa configurazione (connessa alla rappresentazione mentale o a quello che sta accadendo in quel preciso momento duran te la cerimonia), in coattivazione con altre aree del sistema limbico, dove agiscono gli oppiodi endoge ni, mediante gli specifici ricettori. Questo legame dei peptidi oppioidi esplica un’azio ne prevalentemente modulatoria sulla sensibilità dei recettori, per altri neurotrasmettitori. I peptidi oppio idi esercitano un’azione relativamente lunga, su aree sinaptiche vaste, e la loro azione dipende dal sistema neurotrasmettitoriale nel quale vengono liberati.
Queste molecole hanno mostrato un’azione regola trice sul comportamento e sulle emozioni, che non è legata a comportamenti elementari come quel li riflessi, ma piuttosto a quelli di tipo organizzativo, come parte di comportamenti motivati nell’ambito di programmi fondamentali di adattamento e so Ipravvivenza.5processiche determinano le attivazioni sopraelen cate, da un punto di vista evolutivo possono essere considerati vantaggiosi ai fini di un processo di consa pevolezza crescente nell’interazione universale dell’in fluenza reciproca, e in tutti gli aspetti dell’esistenza.
Le aree corticali coinvolte nelle interazioni di affilia zione, ovvero corteccia frontale orbitale, lobo temporale e amigdala, sono anche le aree con la più alta densità di recettori oppioidi.
98 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
A proposito dell’ ‘incontro’ tra cura sciamanica e medicina scientifica scrive: “Il nostro farmaco mantiene sempre la connotazione di un investimento affettivo, di una promessa variamente modulata nella cultura delle diverse persone, di una parola ‘magica’, di un incantesimo biologico o di un “miracoloso tocco salvifico”.
CORTECCIA PREFRONTALE | Maschere, negative, positive; siamo più di quello che sappiamo di noi stessi. Esplorando sempre più a fondo il cervello umano si scopre che il segno basico è simile all’albero sacro, presente in tutte le mitologie
Per comprendere il funzionamento di un organismo vivente è necessario prendere in esame i numerosi sistemi che lo compongono, e cercare di individuare le dinamiche con cui tali sistemi interagiscono tra loro, al fine di prevedere l’indirizzo verso cui evoluti vamente l’intero sistema organico si muove.
Troppo spesso abbiamo perso di vista il lunghissi mo percorso storico in cui questi diversi sistemi si sono formati, o meglio ancora, ci siamo compiaciuti di selezionare delle supposte facoltà superiori: ci ri feriamo ovviamente ai sentimenti e alla coscienza come il più recente e importante traguardo a livello evolutivo su cui valesse la pena di investigare.
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Le ricerche antropologiche sullo sciamanesimo han no seguito finora la stessa linea di ricerca, confon dendo l’origine, la contaminazione e la diffusione dello sciamanesimo con un percorso di continuo adattamento alle dinamiche delle situazioni conti genti in cui si è trovato. Come per la storia evolutiva, che individua le linee che indirizzano lo sviluppo progressivo di un or ganismo, si sono a volte tralasciati quegli aspetti biologici che sono all’origine di questi progressi: le reazioni chimiche e fisiche difensive e stabilizzanti che hanno prodotto le prime risposte emo tive molto tempo prima del Precambriano1, e che molto più tardi, attraverso la nascita dei sistemi nervosi, hanno portato a quella che noi oggi chia miamo L’evoluzionecoscienza.umana è anche caratterizzata da una continua interazione della coscienza con i conte nuti della soggettività, ma molto diverse e com plesse sono le condizioni in cui queste ultime si sono Scrivesviluppate.Damasio: “nè le singole parti del sistema nervoso nè il cervello nel suo insieme, sono gli unici produttori e fornitori dei fenomeni mentali” 2
Noi aggiungiamo che è assolutamente indispensabi le che i sistemi nervosi e le altre strutture dell’orga nismo interagiscano in modo continuo per rispon dere alla prima e più importante richiesta genetica: Persopravvivere.affrontare lo studio di questa collaborazione si richiede un ambito di investigazione più ampio ri
In un certo qual modo è come se il percorso evolu tivo avesse seguito una progressiva e sistemica line arità, gradualmente secondo i darwinisti, con acce lerazioni improvvise secondo i filosofi evoluzionisti.
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TRADELLONEUROTEOLOGIASCIAMANESINO:CORPOECERVELLO
I due emisferi cerebrali interagiscono e allo stesso tempo congetturano separatamente.3
L’enorme numero di neuroni del sistema nervoso enterico (oltre cento milioni, una quantità superio re a quella che si trova nel midollo spinale) viene sollecitato dal SNC attraverso quello autonomo, ad esempio durante una particolare condizione emoti va. Tuttavia il sistema enterico, grazie ad un parti colare sistema di plessi, è anche in grado di reagire agli stimoli del SNA in maniera autonoma con meccanismi o processi riflessi, che riguardano quelle informazioni biologiche antiche a cui facevamo rife rimento nella genesi dello sviluppo dell’organismo.
La relazione con i processi neurali dello stato di transe indotta dello sciamano, che abbiamo cercato di descrivere in questo saggio, ci permette di consi derare l’aspetto evolutivo della risposta sciamanica alla malattia.
Il processo avviene sotto il controllo del sistema ner voso parasimpatico che recupera rapidamente memo
La sensazione di benessere, lo stare bene con il proprio corpo e con la propria mente, è esattamente quella condizione di equilibrio che lo sciamano in stato di transe, durante le cerimonie di cura, cerca costantemente di ristabilire.4
I diversi meccanismi biologici che le cerimonie sottendono evidenziano l’importanza dei processi fi sici e mentali che hanno luogo sia nello sciamano sia nel Durantemalato.lecerimonie di guarigione, gli aspetti fisio logici generali riguardano anche le importantissi me interazioni del sistema nervoso autonomo che, come abbiamo visto precedentemente, attraverso complessi percorsi neurali, influenzano la sincronizzazione interemisferica e l’integrazione limbi Nelco-frontale.lontano 1826, Bertrand Alexandre aveva intuito qualcosa del genere e scriveva entusiasta nelle sue osservazioni sull’estasi: “il fenomeno della doppia anima, vale a dire di una doppia intelligenza in uno stesso individuo, è molto frequente tra gli estatici; (...) questo tipo di intervento deve venire da altrove rispetto alla coscienza”.
Le attività sciamaniche si relazionano non solo con i processi comportamentali, emotivi e cognitivi, ma anche con i livelli fisiologico e mentale dell’organi smo, utilizzando lo stato modificato di coscienza della transe e altre procedure per attivare e integra re i sistemi cerebrali e fisici con tutte le loro funzioni.
Ma cosa ha a che vedere tutto questo con la neuro teologia dello sciamanesimo?
101 CAPITOLO 16 / NEUROTEOLOGIA DELLO SCIAMANESINO: TRA CORPO E CERVELLO spetto ai pur complessi processi evolutivi: un ambi to in cui gli approcci filosofico-culturali e neuro-psicobiologici possano svolgere la loro parte in ragione del percorso di indagine scelto per le finalità volute.
Al momento sono stati identificati più di venti neu rotrasmettitori che sono coinvolti nelle funzioni del sistema nervoso enterico, tra cui la serotonina. La serotonina svolge un’influenza fondamentale sul benessere psicologico ed esistenziale: potremmo definirla come il sorvegliante addetto allo stato di equilibrio dell’organismo.
Con l’aumento della suggestionabilità (fino ad ar rivare all’ipnosi) e i conseguenti comportamenti condizionati che si riscontrano nelle numerose testimonianze raccolte sul campo dai ricercatori, la stimolazione del sistema nervoso autonomo viene attivata e, attraverso l’azione sui gangli basali e sul cervelletto, si avviano i processi mnestici inconsci nelle aree procedurali e associative.
Le corrispondenze e le attribuzioni psicologiche as sociate vengono ricodificate e consolidate in nuovi significati mnemonici: la nuova codificazione può arrivare anche alla cancellazione dei significati pre cedentemente utilizzati, e produce sia cambiamenti cognitivi sia l’aumento della funzionalità percettiva.5
102 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA rie e ricordi inconsci con grande risparmio metabolico grazie alla stimolazione somatosensoriale in entrata.
Con queste considerazioni possiamo iniziare a pen sare alla condizione del paziente in un contesto culturale più ampio, in cui le risposte strutturali psi cologiche e fisiologiche inconsce che interagiscono attivamente durante il rituale, consentono ai gua ritori sciamanici di evocare risposte cognitive ed emotive che determinano cambiamenti fisiologici.
La neuroteologia cioè la correlazione stabilita secondo principi sia scientifici sia religiosi tra il feno meno della percezione soggettiva della spiritualità e la funzionalità biochimica del cervello umano, trova dunque nello sciamanesimo il suo terreno di Ielezione.risultati neuroscientifici e psicobiologici finora ri portati, non solo evidenziano i diversi aspetti evolu tivi, biologici e cognitivi di coscienza e sentimenti, ma possono anche descrivere un percorso spirituale in cui lo sciamanesimo appare ancora lo strumento più funzionale alla sopravvivenza fisica e mentale del Sapiens.
IL CERVELLO DELLO SCIAMANO | Il cervello umano rappresentato come un vorticare ininterrotto di contatti tra sinapsi che vanno a formare un dedalo nel quale l’Io cerca di trovare la via migliore verso altre e diverse realtà, mentre i simboli sciamanici stanno a indicare sia le strade possibili che la meta da raggiungere.
Nel giudizio di molti, una persona facilmente ipno tizzabile mostra indiscutibilmente una forma di fra gilità o debolezza della personalità. Altrettanto potremmo disquisire, per quanto ri guarda le capacità di colui che pratica l’ipnosi, sulla facilità con cui indurre in un soggetto debole vo lontà e comportamenti attraverso la manipolazio ne del suo inconscio.
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17 L’IPNOSI COME TERAPIA DI GUARIGIONEUN’EREDITABILITÀSCIAMANICA;GENETICA?
Una persona che per propria volontà non può inve ce essere indotta in stato di ipnosi evoca l’immagi ne di una mente capace e di una forte personalità: eppure, evolutivamente parlando, è esattamente il Lecontrario.1persone altamente ipnotizzabili mostrano confini cognitivi più permeabili, che per questo consentono un maggiore e più rapido accesso al flusso di informazioni dalle aree implicite del sistema mnestico, all’incoscio, nonchè alle aree cognitive nella neocor teccia, tramite percezioni anomale. Nel corso dell’evoluzione, la permeabilità dei confini cognitivi, che si manifesta come nell’ipnotizzabilità, si è indiscutibilmente rilevata vantaggiosa per la so pravvivenza, grazie alla maggiore facilità di sviluppo di strategie Quest’attitudinecreative.transculturale fornisce un riferi mento comune per una teoria dell’esperienza reli giosa basata su attendibili basi neurofisiologiche e forse anche genetiche: considerando, per esempio, i recenti studi di neuroimmunologia che dimostrano gli stretti collegamenti tra spiritualità e salute2 e le ipotesi e le ricerche tuttora in corso sul genoma, in dirizzate a ricostruire quella propensione adattiva verso ciò che definiamo il Sacro nel processo evo lutivo degli umani.3 I rituali sciamanici stimolano i processi di guarigio ne attraverso quelli che Winkelman definisce stati terapeutici di coscienza, e che sono molto proba bilmente la conseguenza dei processi di rispecchia mento e guida caratteristici degli ominidi; questi casi che sono riscontrabili anche nella pratica dell’ipnosi, facilitano il cambiamento psicosomatico e sovente portano alla guarigione. Sappiamo di muoverci su un terreno di indagine in stabile e pieno di insidie: non a caso le critiche mos
Ci sono luoghi comuni che dobbiamo sfatare, per poter procedere verso delucidazioni e speculazio ni funzionali al nostro percorso sui differenti aspetti della neuroteologia dello sciamanesimo.
PSICO | L’ipnosi è un fenomeno psicosomatico causato tramite una suggestione dovuta a un’immagine o un suono. Coinvolge sia la dimensione fisica che quella psicologica del soggetto, è una condizione particolare di ‘funzionamento’ influenzando sia la condizione psicofisica sia il comportamento.
McClenon sostiene che l’ipnotizzabilità in quanto qualità ereditaria produce risposte fisiologiche e psicofisiologiche specifiche che facilitano la guari gione sciamanica, della quale tratteremo in seguito.
Tale processo di induzione aumenta le convinzioni e le aspettative, producendo effetti placebo: que sti effetti si sono sviluppati nel corso dell’evoluzione come meccanismi di difesa in forma di sistema so ciale-neuronale e hanno conseguenze fisiologiche importanti anche per la guarigione.
James McClenon sostiene che un fattore centrale che contribuisce alla psicologia evoluta degli esseri umani e alla loro propensione biologica per i rituali e le credenze religiose (gli esempi storici in tal sen so sono molteplici, da Oriente a Occidente), sia una qualità ereditabile, manifestata nell’ipnosi. McClenon affronta la questione delle origini del la religione, osservando che la guarigione rituale riflette anche una capacità biologica della fede religiosa . Egli sostiene che la tendenza alla suggestionabilità, che si basa sulle capacità ipnotiche dell’officiante, fornisce un maggiore recupero psi co-fisico dalla malattia e promuove la sopravvi venza e la riproduzione.
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106 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA se da Stewart Guthrie e altri, a proposito dell’ere ditabilità (anche genetica) della sensibilità all’ipnosi rimangono ancora sul tavolo di lavoro, poichè non abbiamo finora trovato evidenze scientifiche nè per accoglierle nè per rifiutarle.4
L’ipnotizzabilità dunque implica un’attenzione fo calizzata, con una criticità consapevole periferica ridotta e un’attenzione cognitiva ridirezionata, che facilita l’attenzione sulle rappresentazioni immagi nifiche interiorizzate.
Inoltre sappiamo benissimo che istintivamente, quando non siamo sicuri delle nostre argomenta zioni logico-razionali, cerchiamo di far appello all’e motività del nostro interlocutore, per raggiungere il nostro fine.
L’associazione dell’ipnotizzabilità con esperienze anomale vissute dal soggetto quali visioni di spiriti, apparizioni, incontro con i defunti, esperienze ex tracorporee e di pre-morte, sogni precognitivi, per cezioni extrasensoriali e altro ancora, hanno fornito le basi per comprendere alcuni aspetti salienti dello sciamanesimo e delle tradizioni religiose in genere.
Secondo il ricercatore la terapia o rituale ipnotico, fornisce notevoli vantaggi grazie ad una maggiore capacità cognitiva derivata dall’accesso alla mente inconscia, alle memorie e alle visioni, che egli defini sce come creative, sia dello sciamano sia del malato.
D’altra parte l’ipnotizzatore è un maestro nell’in nescare e pilotare i meccanismi emozionali del suo soggetto, così come nell’aiutarlo ad agire nei suoi Sappiamosogni.inoltre che quando siamo emotivamente alterati, i nostri usuali schemi di comportamento vengono facilmente stravolti , o al contrario, bloccati. Muoviamo5 quindi con cautela i nostri passi valutan do ipotesi di lavoro che potrebbero presto trovare risposte concrete.
La presenza delle capacità ipnotiche in altri primati suggerisce che si tratti di un antico processo adat tivo, che si è sviluppato per facilitare le dinamiche sociali ed ambientali. Il comportamento ipnotico e rituale degli altri ani mali, la cosiddetta inibizione motoria con le conse guenti reazioni che essa determina, identifica i loro aspetti biologici e adattivi, perchè fornisce chiari
LA REGINA DEI PESCI | Un mito inuit racconta come una fanciulla sacrificata al mare dal padre sia diventata una divinità delle acque e da allora possa essere convocata dallo sciamano come spirito adiutore aiutandolo nel viaggio negli altri mondi.
La noradrenalina è un ormone che egualmente fun ziona come neurotrasmettitore nel sistema nervo so centrale ed è prodotto dalla ghiandola midollare surrenale: interviene nelle aree del cervello che sono predisposte a gestire l’attenzione e il movimento, ed è ugualmente coinvolta nei processi neurali delle ri sposte e delle ricodifiche delle memorie.
I principali meccanismi neurali sottesi alle pratiche sciamaniche (e di ipnosi) hanno effetto sulle emozioni e di conseguenza sul sistema psico-neuro-im munologico: i rituali modellano il comportamento suscitando sentimenti in modo che influiscano di rettamente e positivamente sulla salute del malato.
McClenon vede l’ASC come parte di una tendenza generale verso l’ipnotizzabilità: questa tendenza ri sulta dallo spostamento delle elaborazioni cognitive del cervello, riorientate mediante i sistemi di neurotrasmettitori colinergici e la loro correlazione ai processi nodali ad essi associati nella fase onirica.
Le pratiche sciamaniche sfruttano all’occorrenza
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108 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA indizi sui meccanismi di riduzione dello stress e di attivazione delle risposte neurali per il rilassamento: una di queste, è ovviamente la produzione di oppioi di endogeni, di cui ci siamo occupati in precedenza.
i comportamenti ripetitivi e stereoti pati del rituale producono un’integrazione motoria, percettiva e cognitiva sia del singolo partecipante sia nella relazione con altri. L’integrazione a sua volta promuove la coesione del gruppo che viene vissuta come unione o unicità di pensiero: questo è uno degli aspetti classici dell’e sperienza religiosa.
D’altra parte, sul piano del rapporto interpersonale, l’ipnosi si presenta come una relazione fortemen te emozionale7, che normalmente facilita ed acce lera il trattamento psicoterapico proprio perché si basa, in maniera privilegiata, sulla comunicazione non verbale e su meccanismi simbolici fortemente regressivi, definiti in gergo psicologico innescatori di transfert.
Questa base ipnotica dei rituali di cura dello scia manesimo suggerisce una correlazione positiva nel trattamento degli stessi tipi di condizioni nei cui confronti l’ipnosi medica ha dimostrato di avere effetti clinici significativi: somatizzazioni, disturbi psichiatrici lievi, condizioni ginecologiche semplici, affezioni respiratorie, dolori cronici, condizioni ne vrotiche e isteriche, problemi interpersonali, psico sociali e culturali.
Questa caratteristica comportamentale si trova in diverse specie animali, perché i movimenti ripeti tivi facilitano l’induzione ipnotica producendo ri lassamento e una diversa fissazione dell’attenzione ; inoltre facilitano la riconciliazione, riducendo Ricapitolando,l’aggressività.
In breve, l’ipnosi interrompe i normali cicli di cam biamento tra le vie aminergiche, che modulano l’ec citabilità dei neuroni spinali, utilizzando la noradre nalina come neurotrasmettitore, quelle colinergiche, che controllano le attività corticali e ippocampali connesse con l’apprendimento e la memoria, e le attività più profonde dipendenti da vie localizzate nel ponte e nel talamo, che comprendono l’induzione del sonno nelle fasi REM in cui l’acetilcolina è il prin cipale L’acetilcolinaneurotrasmettitore.operanellesinapsi tra le fibre pre-gan gliari e i neuroni post-gangliari del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, così come in alcune si napsi del sistema nervoso centrale e della midollare del surrene.
SPIRITO IN KAYAK | Per gli Inuit la caccia con la canoa è sempre stata essenziale per la sopravvivenza del gruppo. Ancora in tempi moderni (il disegno originale risale alla seconda metà del ‘900) vengono rappresentati gli spiriti adiutori in forme animali mentre partecipano a tale pratica.
Questo confermerebbe la nostra ipotesi della ne cessià di una rilettura dello sciamanesimo attraver so la L’evidenteneuroteolgia.espontanea riduzione di attività senso motoria durante l’ipnosi sembra accordarsi con le teorie che sostengono che la percezione si serve an
In sintesi, le funzioni specifiche dell’emisfero domi nante nel sonno sarebbero le seguenti: collegamen to con la coscienza, verbalità, descrizione linguisti ca, creatività, ricerca delle somiglianze concettuali, analisi temporale, analisi dei dettagli, aritmeticità ed analogia con un calcolatore numerico.10
L’enterocezione permette alle sostanze chimiche in circolo nel sangue di agire direttamente sia sulle strutture nervose centrali sia su quelle periferiche: il cervello agisce sul corpo trasmettendo determi nate sostanze direttamente o attraverso la circola zione sanguigna ad una specifica regione, attivando strategie di sorveglianza e conseguenti informazioni specifiche adeguate alla situazione, sono quei pro cessi che Damasio definisce omeostatici 13
Durante l’ipnosi il confine cognitivo si fa più labile e, attraverso l’interazione ri-direzionata nel processo, lo spostamento dell’attenzione emisferica si attiva solo per necessità.
Riassumendo: nel sogno, dalle profondità encefa liche e corporee, le attività mentali svolgerebbero prevalentemente nell’emisfero destro (non vocale e sede del cosiddetto Io indistinto); nell’ipnosi tut to avverrebe come nel sonno, ma con l’aggiunta di una continua co-presenza dell’Io distinto (emisfe ro vocale) pronto ad intervenire attivamente, come infatti accade nell’ipnosi più o meno profonda, fino alla deipnotizzazione spontanea.9
Per contro, le funzioni specifiche dell’emisfero subalterno sarebbero: nessun collegamento con la co scienza, quasi non-verbalità, musicalità, senso figu rativo e configurazionale, somiglianza visiva, sintesi temporale, visione olistica, immaginazione, geome tricità e spazialità.
Dunque l’ipnosi come condizione di modificazione guidata ma pur sempre naturale dei processi sen soriali, percettivi e psicofisiologici può essere, a ben vedere, riconosciuta concettualmente come il tanto ricercato anello di congiunzione psicosomatico12, che permette di cogliere meglio quel misterioso salto dalla mente al corpo con il quale hanno inizio i processi di guarigione. Damasio dedica un intero capitolo del suo ultimo libro Lo strano Ordine delle Cose, al compito di sor veglianza neurale dell’enterocezione in quanto ere dità evolutiva di un sistema più primitivo.
Questo caleidoscopio di informazioni ci condu ce verso un’ipotesi più che sostenibile: l’ipnosi, così come la suggestione guidata nelle cerimonie sciamaniche, opera grazie ad una predisposizione pan-culturale ereditata grazie ai suoi effetti terapeutici e di guarigione.
110 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA l’ipnotizzabilità, la dissociazione e la propensione alla rappresentazione mentale creativa, utilizzando la labilità del lobo temporale sinistro e i confini cognitivi riconfigurati descritti in precedenza. La dimensione di fondo comune a questi processi è un “fattore di transliminalità” che implica connessioni potenziate tra gli aspetti inconsci e consci della mente.
La corteccia cerebrale svolge un ruolo importante nel mantenimento dello stato ipnotico, anche se sembra più probabile che la sede principale dei fe nomeni attivatori dell’ipnosi sia soprattutto il nostro cervello arcaico, quello rettile emozionale.11
111 CAPITOLO 17 / L’IPNOSI COME TERAPIA DI GUARIGIONE SCIAMANICA; UN’EREDITABILITÀ GENETICA?
Oggi sappiamo che lo stato di coscienza ipnotico è un contesto privilegiato per far operare creatività e fantasia17 ai fini di una rapida riconversione esisten ziale, al punto da poter applicare anche all’ipnosi la definizione che Bertini dà del sogno: “luogo di rigenerazione del presente nel passato”.18 Noi diremmo ‘luogo di progettazione del futuro vissuto nel presente’ in modo da attivare dinami che di cambiamento più adattive come forse, sto ricamente parlando, abbiamo sempre fatto senza esserne coscienti.
Questo sistema parapercettivo potrebbe trovarsi, secondo Penfield16, nella parte superiore del tronco encefalico, dove si troverebbe anche l’interruttore per la corteccia, cioè per il Sistema Reticolare Ascendente e le aree circostanti dell’ipotalamo dorsale, dove si posiziona la percezione della co scienza sentimentale.
che di altri canali cognitivi: secondo queste teorie, l’operazione percettiva consiste in un vero e proprio processo di costruzione della realtà14 in cui l’origina rio input sensoriale serve solo ad innescare un vasto processo rappresentativo, che è in qualche modo congruente con le aspettative preesistenti.15
Non ci sono dubbi che adattivamente il processo fun zioni: siamo certi che lo stesso Darwin assentirebbe.
Lo studio dell’evoluzione umana necessita di sfor zi comuni: ricerche interdisciplinari che partano da dati empirici anche frammentari, come nelle indagi ni paleoantropologiche e archeologiche, ma anche da assunti teorici di antropologia molecolare e filo sofia evolutiva, che in un secondo tempo potranno trovare le auspicate conferme di laboratorio.
Queste dinamiche non si conformano completamen te alla narrazione darwiniana del processo adattivo: o meglio evidenziano il fatto che derive genetiche prevalgono sulla selezione naturale, favorendo mu tazioni locali a discapito degli adattamenti.
che un piccolo gruppo uma no, che alcuni ricercatori e paleontologi stimano non superasse le poche migliaia, iniziò circa 160mila anni fa la sua deriva genetica: il cosiddetto collo di bottiglia degli evoluzionisti, effetto dell’isolamento da altri gruppi avvenuta per crisi ambientali (qualun que esse siano state) determinò dapprima la dimi nuzione degli effettivi membri di questa comunità, che successivamente vide ricominciare a crescere il numero dei suoi membri.1
È comunque interessante notare quanto rileva uno di questi critici: “di fatto questo nuovo assetto cromosomico deve aver conferito ai nostri
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Più di sette miliardi di Sapiens che popolano il pia neta, presentano una variazione genetica molto ridotta, che proporzionalmente scende ulterior mente, man mano che ci si allontana dal continen te Tuttociòafricano.cisuggerisce
Le perplessità manifestate da alcuni critici nei con fronti degli effetti della traslocazione robertsoniana, cioè la fusione cromosomica avvenuta tra i due cromosomi 2a e 2b, si fondano sulla mancanza di suoi vantaggi adattivi evidenti che possano motivare la sua ereditarietà.
Una piccola variazione del corredo genetico che provvede alla regolazione dello sviluppo è in gra do di innescare e modificare linee e ritmi evolutivi e produrre divergenze irreversibili, anche partendo da sistemi genetici assai simili.2
Questo percorso evolutivo non solo sarebbe una prova della validità dell’orologio molecolare dell’antenato originario, dopo la sensazionale sco perta dei genetisti di Eva mitocondriale3, ma aiuterebbe a sciogliere i dubbi espressi da molti studiosi sulle origini e soprattutto sulle ragioni evolutive del cromosoma numero 2.
18 LO STRANO ORDINE DELLE COSE E IL CASO DEL NUMEROCROMOSOMADUE
113 CAPITOLO 18 / LO STRANO ORDINE DELLE COSE E IL CASO DEL CROMOSOMA NUMERO DUE antenati qualche tipo di vantaggio sugli altri”
Un recente studio italiano ha permesso di identifi care il gene responsabile dell’epilessia mioclonica corticale; il lavoro è stato coordinatato dal profes sor Giorgio Casari, direttore del Centro di Genomica Traslazionale e Bioinformatica e professore ordina rio accademico a Roma, che ne ha pubblicato il re soconto nel 2014 sulla rivista scientifica scientifica Annals of Neurology (vol.75).
L’epilessia mioclonica corticale (ADCME) è caratte rizzata da movimenti involontari ritmici alle estre mità degli arti, che sono frequenti nelle crisi epilet tiche. Lo staff del laboratorio di Neurogenomica del San Raffaele, diretto dallo stesso Casari, studiando una famiglia che presentava questa forma di epiles sia, ha individuato nel cromosoma 2 quella sequenza del genoma che contiene il gene responsabile della malattia. Si tratta del recettore adrenergico alfa2B (ADRA2B) che svolge un ruolo critico nella regola zione di neurotrasmettitori da neuroni adrenergici. Il lavoro pubblicato dimostra come la mutazione genetica, alteri la funzionalità della trasmissione del segnale elettrico tra neuroni: il recettore mutan te interagisce meno stabilmente con una proteina strutturale, detta spinofilina, che aumenta patologi camente la sua attività, provocando l’ipereccitabilità corticale nei pazienti studiati. Nella pubblicazione si legge: “Qualche volta si fa una distinzione tra due forme di crisi focali con alterazione della coscienza. Nella prima, l‘alterazione della coscienza si verifica fin dall‘inizio della crisi, mentre nella seconda si verifica prima una crisi focale senza alterazione della coscienza sotto forma di un‘aura, spesso con una strana sensazione di calore e di nausea che dallo stomaco risale verso la gola, e che solo in seguito comporta un‘alterazione della coscienza”. In questa fase “le persone colpite appaiono assenti, trasognate e dissociate dal mondo che le circonda, come se fossero in trance o in un sogno”.6
Comunque, lo stesso autore cerca poi strade al ternative per giustificarla. 4 E gli sciamani con tutto questo cosa c’entrano? E la neuroteologia dello sciamanesimo? Facciamo un passo alla volta. Da Ippocate di Cos, il padre della medicina, che de finisce l’epilessia come morbo sacro, scrivendo che il cervello è la sede della malattia come di qualsiasi altra malattia con manifestazioni violente, alle pre cise descrizioni di Ernesto De Martino nel suo lavoro con i Tarantolati delle Puglie, in tutte le culture scia maniche del mondo l’attacco epilettico è uno dei segni premonitori più importanti per riconoscere il futuro sciamano.5
Gli studi antropologici più recenti confermano che lo sciamanesimo è sempre stato legato ad una forma di epilessia (nella maggior parte dei casi ereditaria) e che alcuni degli individui colpiti dal la malattia hanno imparato a gestire e utilizzare gli attacchi ed i conseguenti stati mentali (ASC) da essa derivati, in modo cosciente e attivo, fi nalizzando alla cura questa loro nuova capacità. “Sciamani si nasce e allo stesso tempo lo si diventa: serve forza, determinazione e pazienza per passare dal piano umano a quello dei Tenger, gli spiriti del cielo. La vocazione divina è una richiesta che va ben oltre la scelta umana e determina l’attività dello sciamano. La vocazione divina si presenta come epilessia ereditaria, e la malattia deve esse-
Allora lo strano ordine delle cose nel percorso evo lutivo del Sapiens avrebbe forse comportato, per qualcuno dei nostri antenati, quella nuova capaci tà di interagire con la mente, attraverso uno stato modificato di coscienza controllato che oggi chia miamo transe sciamanica: la pietra d’angolo della neuroteologia dello sciamanesimo.
Riconsideriamo il percorso evolutivo del nostro co mune antenato, quel gruppo di Sapiens che circa 160mila anni fa per qualche motivo rimase isolato: e se una mutazione genetica, la traslocazione robertsoniana del cromosoma numero 2 che determina il nuovo numero di cellule diploidi (23 paia di cromo somi, mentre gli altri primati ne hanno 24; quindi 46 cromosomi nell’uomo e 48 negli altri) avesse dav vero dato inizio ad uno straordinario nuovo ordine delle cose?
Questo evento, oltre ad aver generato nuove pato logie come, tra le altre, la sindrome di Down familiare e la sindrome da delezione, potrebbe anche essere stato il fattore causale della transe nelle per sone affette da epilessia, che come abbiamo visto, è anch’essa determinata dai geni del cromosoma numero 2.
114 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA re trasformata attraverso la forza di volontà dello sciamanesimo, nella capacità di portare il bene, cioè la cura di cui gli altri hanno bisogno. Se il candidato rifiuta questo compito, la pena è la degenerazione in pazzia o morte” (intervista con la sciamana Aghin-Buriate Namjil Ut gan; registrazione effettuata in Mongolia, provincia del Dornod, distretto di Dashbalbar; cass. 3/1997, archivio personale Bellatalla, 1997).
In alcune persone gli attacchi epilettici sono rari o si manifestano in modo incompleto, ma producono varie alterazioni della personalità, che vanno da un eccesso di emotività ad una religiosità ardente, da forme di estremo moralismo sino a vere e proprie forme dissociative. Nei resoconti di testimoni e nei rapporti medici si legge sovente che durante gli episodi le persone prendono a colloquiare con entità soprannaturali, con persone inesistenti o appartenenti ad altri mondi: è quindi possibile che dal punto di vista neurologico il lobo temporale sia all’origine di questi fenomeni. Il ricercatore canadese Michael Persinger nel cor so delle sue ricerche decennali ha sottoposto alcu ni volontari ‘normali’ al condizionamento del lobo temporale per mezzo di onde elettromagnetiche. I volontari hanno avuto sensazioni che hanno inter pretato come il tentativo di qualcuno di entrare in contatto con loro per influenzarli, come se fos sero in balìa di entità soprannaturali. Il ricercatore spiega questi fenomeni con il determinarsi di una situazione simile a quella liminale che si crea tra perdita ed acquisto di coscienza, come nelle epilessie o nel coma.7
Alcuni attacchi epilettici nascono dalla corteccia temporale: nel corso dell’attività convulsiva si pos sono sentire suoni e voci, e vedere immagini più o meno complesse.
E se ora gettassimo un sasso nello stagno?
ALCHIMIA DELLE PAROLE | Il linguaggio scritto e orale diventa realtà viva, espressione tangibile di una delle numerose manifestazioni misteriche. Le parole nel loro intrecciarsi mettono in circolo contenuti, idee, visioni, favorendo in chi legge una vista diversa, forse l’accesso a livelli di conoscenza superiori.
Ma è davvero possibile concepire una qualsiasi cosa facendo astrazione della sua relazione con i suoi componenti e il resto del mondo?
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Riteniamo piuttosto che ci sia una base biologica delle culture umane: nell’interpretazione di Damasio, l’omeostasi è la vera responsabile della comparsa di strategie comportamentali e di azioni sociali atti a garantire la conservazione della specie.
Le prime forme viventi sono emerse tre miliardi e mezzo di anni fa sviluppando una membrana cellula re che permetteva a quanto racchiuso all’interno una relazione selettiva col mondo esterno.
L’importanza delle esperienze spirituali nell’evolu zione del Sapiens è stata ampiamente argomentata: quale essere capace di elaborare pensieri di cui è co sciente e di ipotizzare eventi futuri, si è da sempre confrontato con la ragione della propria esistenza.
Questa nuova condizione è invece ancora generalmente interpretata come l’atto di separazione della cellula dal mondo esterno e l’espressione primordiale di una forza vitale individuale e autonoma.
Lo stesso Damasio cita a questo proposito Spinoza: “ogni cosa, per quanto è in essa, si sforza di preservare, non è altro che l’essenza della cosa stessa” 2
Non è forse la capacità di pensare una qualsivolglia entità in assoluto nient’altro che una tecnica cultu rale, che abbiamo semplicemente ereditato dei suoi inventori, i filosofi Greci classici?
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Le domande ‘che ci faccio qui’ e ‘cosa accadrà dopo la morte’ hanno generato il senso del sacro come strategia evolutiva per rispondere indirettamente alla questioni sollevate dalla consapevolezza di sè e della propria morte.
TRANSITORIAMENTECONCLUSIONI...PARLANDO
In tutte le epoche e in tutte le culture storiche finora studiate e analizzate, il pensiero religioso ha sempre contribuito a dare conforto e a reindirizzare implicita mente in funzione evolutiva questa necessità cognitiva.
Il biologo evoluzionista inglese Richard Dawkins af ferma che “i neuroscienziati hanno trovato nel cervello un’area del Divino” 1 che ci ha permesso di sopravvivere meglio dei nostri cugini ominidi che ne mancavano: prodotto indiretto di una tendenza psi cologica fondamentale, si è comunque rivelata utile alla sopravvivenza del Sapiens, e riteniamo che deb ba essere investigata anche nei suoi aspetti culturali. Si è indagato a fondo sulle origini della cultura e mol ti comportamenti sociali che si sono rivelati incredi bilmente efficaci in termini di evoluzione e sono stati spesso ascritti all’inventiva di intelletti formidabili, menti straordinarie e genialità visionarie.
Quella che definiamo la mente culturale umana (Da masio 2018) e che contraddistingue molti dei nostri antenati apparve solo in seguito, con la costruzione del complesso sistema delle memorie e di conse guenza del linguaggio verbale e della creatività.
Le relazioni culturali devono aver avuto successo nei processi di correzione delle tendenze dell’organismo, riportandolo entro intervalli omeostatici più utili e funzionali: è qui che a nostro avviso emerge la figura dello Seguendosciamano.questa linea evolutiva, è ragionevole pen sare che alcune risposte culturali siano sopravvissute ad altre in quanto forme vantaggiose di comporta mento e Possiamosocialità.supporre che queste risposte evolutivamente vincenti siano state associate ad esperienze concrete ed affetti positivi che, come ampiamente
117 CAPITOLO 19 / CONCLUSIONI
Pur non avendo un sistema nervoso nè una mente, questi organismi sono dotati di varie forme di percezione, memoria, di comunicazione e persino coor dinazione sociale. Le elaborazioni che essi fanno si basano su reti chimiche ed elettriche, come quelle dei sistemi nervosi nel nostro cervello.
E in questo caso, siamo sicuri che questa tecnica sia lo strumento adeguato a ricostruire la nostra storia Ievolutiva?batteri,le prime forme di vita che conosciamo, so pravvivono ancora oggi. In eoni di evoluzione molte delle loro specie sono state inglobate in cellule più grandi, come ad esempio in quelle del nostro corpo, in una forma di simbiosi che possiamo definire coo perativistica: in ogni organismo umano ci sono più batteri delle cellule eucariote che formano i nostri Itessuti.batteri percepiscono e rispondono all’ambiente circo stante attraverso molecole con cui inviano e ricevono messaggi: la ragione ultima è ovviamente la sopravvi venza, ma sarebbe difficile separare a questo riguardo l’interesse del batterio da quello della colonia.
Tecnicamente le nostre cellule sono nate incorpo rando nella loro struttura i batteri, secondo un unico principio generale: la cooperazione. Le cellule nucleate cooperano per formare i tessuti, i quali cooperano per formare organi e sistemi, e via dicendo. In sintesi, si rinuncia all’indipendenza per qualcosa di più grande che altri organismi posso of frire. Questo è il punto di partenza per comprendere fino a dove siamo arrivati. Tutti i meccanismi necessari per regolare la vita, ancor prima che si sviluppassero i sistemi nervosi e una mente, si basavano su quelli che oggi definiamo comportamenti emotivi, e i processi vitali erano orientati dai precursori del sistema endocrino e del sistema Successivamenteimmunitario.3sigiunse alla comparsa dei sistemi nervosi che rese possibile il sorgere della mente, delle immagini e delle mappe del mondo esterno e le sue relazioni con l’organismo-mente, determinate dall’intervento dei sentimenti, che altro non sono che l’espressione della soggettività.
Il sorgere di emozioni complesse e dei sentimenti nelle esperienze mentali generarono nuove motiva zioni originate dall’intelletto e che non solo erano es senziali per l’omeostasi, ma potevano anche essere trasmesse culturalmente secondo la selezione cultu rale operata dal gruppo.
Le numerose specie che ci hanno preceduto aveva no a disposizione un insieme di relazioni sociali spe cializzate come la competizione, la cooperazione, la produzione di oggetti specifici ma elementari pre valentemente di uso comune, e soprattutto reazioni emotive semplici e immediate.
L’ipotesi del filosofo statunitense Daniel Dennett sui vantaggi genetici del pensiero religioso connesso all’innamoramento ci sembra avvincente: ma poichè ci offre come prova tangibile solamente una valenza o attitudine riferita al gene VMAT2, che è coinvolto nel la sintesi di una molecola trasportatrice delle mono ammine, non ci sembra possa ancora essere valutata Laadeguatamente.5sostanzialeomologia
Anche questo stesso saggio sulla neuroteologia dello sciamanesimo verte sulla tendenza innata alla trascen denza della sfera individuale che si concretizza negli stati di transe della cerimonia sciamanica: in queste condizioni, l’officiante diviene un tramite tra il micro cosmo individuale e il macrocosmo, come sottolinea to esplicitamente nei racconti mitologici, nei resoconti di etnografi e ricercatori e negli stessi racconti degli sciamani.7 Le ricerche svolte ed elaborate in questo saggio, mostrano gli effetti neurofunzionali associati all’eperienza della dimensione del sacro durante le ce rimonie sciamaniche e suggeriscono l’esistenza di un possibile cambiamento determinato da cause e fattori interni ed esterni che vanno ben oltre la cosiddetta convergenza o flessibilità evolutiva8: questo cambia mento effettivo ha determinato l’essenza e lo sviluppo dello Senzasciamanesimo.entrarenellospecifico, i rimandi agli antichi te sti religiosi in ogni area del pianeta, le tradizioni spi rituali orali e le testimonianze dirette che spaziano dai mistici agli sciamani in ogni continente, sembrano suggerire un cambio di percorso durante l’evoluzione, che ha coinvolto unicamente la nostra specie, poichè ciò che il nostro apparato conoscitivo ci comunica del mondo esterno corrisponde a qualcosa di reale che supera le nostre capacità meramente cognitive.9
Il grande studioso Lawrence Eugene Sullivan, esperto di religioni indigene del Sud America, scriveva: “vedere in modo nuovo e straordinario, significa che lo sciamano assume una forma nuova e straordinaria.
118 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA dimostrato dalla ricerca biochimica e molecolare, de terminano la produzione di oppioidi endogeni come endorfine, encefaline, dinorfine e endomorfine: com ponenti che stimolano il sistema immunitario, riduco no il dolore, permettono una maggiore tolleranza allo stress e stimolano la partecipazione sociale4, esattamente come avviene nella transe sciamanica.
Vista la situazione planetaria, la condizione sociale e lo scenario poco rassicurante che si prospetta per la maggior parte dell’umanità e soprattutto per le gene razioni future, è giunto il momento di effettuare l’ennesimo salto evolutivo, a partire dalla consapevolezza che ogni sforzo individualista e competitivo nei con fronti dei nostri simili potrà avere solo conseguenze Èdevastanti.oradiricominciare a imparare da noi stessi, dalla no stra storia e dal nostro corpo: è giunto il momento di ritrovare attraverso il dialogo, il rispetto della natura e la consapevolezza della funzione privilegiata della figura dello sciamano e degli stati modificati di co scienza per riprendere il cammino evolutivo della no stra specie, che ancora una volta saprà meravigliarsi e gioire, condividere e sognare, con una nuova consa pevolezza e un senso universale di armonia.
tra cervello e universo propo sta da Franco Fabbro, che sembra far sorridere molti, è invece a nostro avviso molto ben ponderata, perchè risponde ad esigenze maturate nei vari ambiti della filosofia dell’evoluzione, dell’antropologia cognitiva, della paleoantropologia, della psicobiologia e delle neuroscienze; la metafora interpretativa di Fabbro trova inoltre corrispondenze nella filogenesi del sacro, nelle strategie evolutive di cooperazione e nel rispecchiamento reciproco.6
L’ALBERO DELLA VITA | L’albero della vita, presente nelle tradizioni dei più antichi popoli, è strettamente collegato ai 4 elementi: fuoco, aria, terra e acqua. Elementi che si combinano per dare all’albero il suo potere. I suoi frutti, a coloro che riusciranno a trovare quest’albero, doneranno la vita eterna e/o la sapienza.
Viviamo in un mondo in cui il profitto e la tecnologia, regolati da algoritmi sempre più sofisticati, appaiono come fini a sè stessi, depauperando l’essere umano della propria umanità.
In termini neurologici, si tratta di dare continuità evo lutiva alla gestione delle potenzialità di un cervello che si è sempre più perfezionato e specializzato, e di farlo tutti insieme, con la coscienza dei nostri sentimenti e del nostro corpo. Possiamo farcela? Dobbiamo farcela! Per quelli che verranno dopo di noi, è questa la vera grande sfida che dobbiamo superare, insieme.
E questo perchè “l’uomo moderno ha bisogno di ritrovare l’Homo Sapiens alle radici del mondo”.11
La filosofia del corpo, già nei tempi preanatomici, ave va in sè le tracce di quello che si sarebbe andato for mando: perdere di vista queste dinamiche evolutive significa non avere più la facoltà di sapersi ascoltare, o forse riuscirci solo in parte, o solo quando ci fa più comodo; per poi tacere, fuggire o nascondersi davanti a noi stessi, e persino diffidare di chi si è realmente. Stiamo vivendo un momento cruciale nella nostra bre ve (su scala evolutiva) storia, quella del Sapiens: un momento epocale per la sua sopravvivenza.
Fedi e credenze hanno preso le mosse da ciò che molto tempo fa aveva privilegiato alcuni dei nostri simili, quelli che oggi chiamiamo sciamani: si tratta ora di riconoscere la loro coraggiosa accettazione di una chiamata ad usare la loro capacità o dono di saper guarire per aiutare gli altri, e perseguire il loro stesso scopo perpetuando al meglio la sopravvivenza della nostra specie.
120 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
In questo mondo una balena morta vale molto di più di una viva, il legname tagliato di un albero ha mol to più valore della pianta rigogliosa; c’è qualcosa che non funziona, qualche strana alchimia che ci ha fatto di perdere la rotta in quel meraviglioso e grande viaggio iniziato più di sessantamila anni fa.
La neuroteologia dello sciamanesimo ci suggerisce che l’essere umano per conoscersi deve innanzitutto fare un giro attorno a sè stesso: deve scoprirsi e, ap profondire la propria ragion d’essere con strumenti, esperienze e ipotesi adeguate, ma partendo dall’ester no, da quel mondo di cui fa parte, compiendo l’ennesi mo passo nel suo lungo percorso evolutivo.
Abbiamo viaggiato in un continuo processo evoluti vo, dettato sin dall’inizio dall’equilibrio dell’omeostasi e dalle scelte primordiali di collaborazione, che ci ha portato al vertice tra gli organismi viventi di questo pianeta; siamo arrivati ad esprimere valori e principi universali nei quali riconoscerci consapevolmente, du rante quello stesso percorso che ha saputo far cresce re in noi quello che definiamo senso del sacro, spiri tualità o religione.
È immerso nella pura luce, colori inimmaginabili di realtà sacre soffondono la sua sostanza o si concentrano dentro di lui come cristalli. L’esperienza di una luce celeste e di soprannaturali visioni si acuisce e riplasma la sensibilità. La luce soprannaturale rifà l’occhio offrendogli un’acutezza, un fuoco che penetra fino al cuore delle realtà invisibili. Scompare l’oscurità della distinzione tra le forme, le quali cessano d’essere separate da loro. Gli sciamani scorgono la realtà come assoluta immediatezza”.10
Facendo il punto, si potrebbe pensare di rovesciare il detto cartesiano “Cogito ergo sum”, in “Sum ergo cogito”, per ricordarci che la conoscenza e la coscienza che abbiamo degli eventi del mondo deriva inevita bilmente dalla traduzione nell’esperienza individuale e sociale: o ancora meglio, è il nostro essere agenti che ci permette di essere pensanti, e non viceversa.
EVANGELISTI ANTE LITTERAM | Nella grotta dei cervi, in Puglia, in Italia, è stata dipinta 30.000 anni fa un’immagine perfetta e ammaliante nella sua arcana semplicità contenente i simboli dei quattro evangelisti.
122 ancoraggio cognitivo la tendenza a fissare l’informazione come un riferimento di ancoraggio per fare una valutazione o per prendere una decisione; nel momento in cui questo valore o condizione di riferimento vengono fissati, il giudizio viene dato a priori da quest’ultimo nei confronti di qualsiasi altra informazione.
Per approfondimenti: Sloman S. & Fernbach P. L’illusione della Conoscenza 2018; Motterlini M. Trappole Mentali, come difendersi dalle proprie illusioni. 2010. Salmoni M. Biases 2016 attività cerebrali fisiochimiche fenomeni coscienti che interagiscono con gli aspetti fisico-chimici e fisiologici, che si svolgono nel cervello. Per approfondimenti: Bears M., Connors B. & Paradiso M. Neuroscienze: Eslorando il Cervello. 2020; Maira G. Il Cervello è più grande del Cielo. 2019 bias vedi euristiche axis mundi l’albero cosmico o asse dell’universo che rappresenta nell’ideologia sciamanica il collegamento metaforico e anche materiale tra i mondi: il cielo, la terra e gli inferi (visione cosmologica dell’universo come duale e tripartito).
BREVE, ANZI BREVISSIMO
Per approfondimenti: Eliade M. Trattato di Storia delle Religioni 1972 cambiamenti exattativi o cooptazioni funzionali funzionalità delle strutture anatomiche e neurali nel mutare la loro funzione originaria; in altri termini sistemi e strutture nate per una determinata funzione cambiano Perdiversesvolgendoimprovvisamente,compitiefunzionidalleoriginarie.approfondimenti:Douglas J. Futuyma. Biologia Evoluzionista. 1985; Ferraguti M. & Castellacci C. Evoluzione. Modelli e Processi. 2011 campioni interculturali sistemici modelli rilevati in ambito di studi comparati per un approccio sistemico interculturale campo morfogenetico la condizione a cui un sistema vivente deve la sua tipica organizzazione e le sue specifiche attività che determinano il carattere delle forme che producono. Ogni specie di organismo ha il proprio campo morfogenetico, benché i campi di E SUCCINTO, GLOSSARIO
Un esempio: immaginate di non trovare il vostro cellulare, la suoneria, che si ripete ogni due secondi, vi avvisa di una chiamata in arrivo: il telefono è da qualche parte, ma non sapete dove. Mentre lo cercate spostandovi da una stanza all’altra, tenete a mente il volume dell’ultimo squillo per confrontarlo con il successivo e capire così se vi state avvicinando o allontanando. Ma con che precisione si mantiene il ricordo dell’ultimo squillo? Già da diversi anni i neuroscienziati hanno osservato che, non appena la sensazione si affievolisce, il ricordo prende le sembianze della media aritmetica dei segnali più recenti, che forma una conoscenza “a priori” dello stimolo in questione. I meccanismi responsabili di questo fenomeno sono però ancora Persconosciuti.approfondimenti: Vester F. Il Pensiero, l’Apprendimento e la memoria. 1981; Arden J. Il Cervello
Per approfondimenti: Massironi M. Fenomenologia della Percezione Visiva. 1998; Bruno M, Pavani F.& Zampini M. La Percezione Multisensoriale. 2010 contingenza evolutiva è la probabilità di fissazione e di sostituzione genetica che dipende dalle circostanze nelle quali essa interviene; in breve: il potere causale di un singolo evento, che diviene generatore di molte storie alternative ed equivalenti dove, generalmente, solo una alla fine Perprevale.approfondimenti: Pievani T. La Fine del Mondo. 2022; Pievani T. La Vita Inaspettata. 2020 Cimarosti E. Credere nel Caos; Pensare la Creazione tra Progettualità Divina e Contingenza evolutiva. 2014; controllo sovramodale rappresentazione (memoria sensoriale) molto più astratta rispetto alle semplici caratteristiche dell’oggetto o della circostanza vissuta, è un processo di elaborazione che rende riconoscibili le cose che appartengono al mondo che ci circonda indipendentemente dal utilizzo che ne facciamo.
Per approfondimenti: Sheldrake R. Il Corpo Morfogenetico; il Tocco del Cuore. 1981 catalogazione ontologica definizione di un dominio di conoscenza circoscritto al significato che il termine ha assunto per il soggetto.
Per approfondimenti: Gatti D. & Vecchi T. Che cos’è la Memoria 2020; Baddeley A. La Memoria, come Funziona e come Usarla. 2001 collage multimodale della percezione il processo di selezione di determinate caratteristiche degli stati percettivi che, una volta isolati dall’insieme della loro totalità, vengono immagazzinati come informazione nella memoria a lungo termine e costituiscono dei nuovi referenti in grado di essere utilizzati come modelli ontologici.
Per approfondimenti: Bianca M. & Piccari P. Ontologia, Realtà e Conoscenza. 2014 codifiche mnestiche la capacità di informazioniimmagazzinareformare,erievocaremnemonichedi vario tipo, a seconda della funzionalità e del sistema cognitivo o nervoso che necessita del recupero. Le tracce mnestiche dette anche immagini mentali, engrammi, rappresentazioni, sono il mezzo attraverso il quale queste operazioni vengono messe in atto.
123 GLOSSARIO specie vicine possano essere simili.
Per approfondimenti: Gilovich T. Griffin D & Kahneman D. Heuristics and Biases. 2022 fenomeni entoptici Sensazioni visive di luci, di forme, di colori che in determinate condizioni possono avere origine dall’interno colorelefunzioneindipendentementedell’occhiodallanormalevisivachetraeimmaginidiforma,diluce,disoltantodalmondoesterno. filogenesi e ontogenesi La filogenesi è la storia del processo evolutivo delle specie e dei gruppi sistematici, che si basa sullo studio dei dati morfologici, strutturali (molecolari) e paleontologici degli organismi. È un campo di indagine della biologia evoluzionistica e della sistematica che consente di ricostruire l’evoluzione di un organismo in base alle somiglianze e alle differenze strutturali con gli altri organismi viventi. L’ontogenesi rappresenta i vari e complessi processi per indicare lo sviluppo, l’accrescimento e il differenziamento che subisce l’organismo per raggiungere la forma matura di adulto. Mentre la filogenesi analizza l’evoluzione di una specie o di un genere, l’ontogenesi analizza lo sviluppo individuale di un organismo. Per approfondimenti: Gould
Per Grasseniapprofondimenti:C.Antropologia e Epistemologia.2021; Piaget J. L’Epistemologia Genetica.2016 euristiche/bias Le euristiche sono scorciatoie mentali soggette ai processi neurali e all’influenza del sistema nervoso autonomo, che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. I bias sono particolari euristiche usate per esprimere giudizi, che alla lunga diventano pregiudizi, su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza, ma che vengono percepite come vere e accertate.
ALLE ORIGINI DELLA
124 GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA Felice.2017; Rossi S. Il Cervello Elettrico.2020 convergenza o flessibilità evolutiva è il fenomeno per cui specie diverse che vivono nello stesso tipo di ambiente, o in nicchie ecologiche simili, sulla spinta delle stesse pressioni ambientali, si evolvono sviluppando, per selezione naturale, determinate strutture o adattamenti che li portano ad assomigliarsi.
Per approfondimenti: McGhee J.R. Convergent Evolution: Limited Forms Most Beautiful. 2011 embodied cognition in italiano cognizione incarnata, è la relazione tra cognizione e corpo fisico, che ha permesso di comprendere come la cognizione si estende anche nel corpo: molti stati mentali esistono a partire dall’esperienza corporea.
Per approfondimenti: Shapiro L. Embodied Cognition. 2019; Palmiero M & Borsellino M.C. Embodied Cognition, Comprendere la Mente Incarnata.2018 epistemologia è lo studio critico della natura e dei limiti della conoscenza scientifica, con particolare riferimento alle strutture logiche e alla metodologia delle scienze; negli ultimi decenni il vocabolo viene sempre più usato per designare la teoria generale della conoscenza, quindi, la gnoseologia.
L’epistemologia genetica nello specifico è una disciplina che studia i processi cognitivi umani ricostruendo le fasi del loro sviluppo nell'individuo, dall’infanzia all’età adulta.
Balconi M. Carrera A. Neuropsicologia delle Comunicazione. 2020 lemmi ontologici e inferenze i lemmi ontologici sono costruzioni mentali arbitrarie che servono a dare una connotazione nota, riconducibile a qualcosa di cui si ha già esperienza, per catalogare ciò che non si conosce, tramite affinità concettuali e generando inferenze, cioè aspettative funzionali che riguardano catalogazioni concettuali simili all’assunto (il lemma) appena creato nella nostra mente.
Per(cross-modale).approfondimenti:
Loprete S. Storie e Sviluppo delle Neuroscienze Cognitive. 2021 gher/ger (in lingua mongola) o yurta (yurt nelle lingue turcoaltaiche), è la tenda tradizionale dei nomadi dell’Asia centro settentrionale. glossolalia espressione verbale di suoni, più o meno linguistici, normalmente incomprensibili. Come fenomeno anormale, indica i deliri verbali caratterizzati dalla creazione volontaria di parole deformate, associate sistematicamente allo stesso significato e che producono un linguaggio indecifrabile. Come fenomeno normale, risulta da fonemi articolati in forma musicale e tali quindi da esprimere, proprio per la musicalità che generano, degli stati d’animo. Per approfondimenti: Noorbergen R. Glossolalia;2016 integrazione crossmodale stimoli emotivi sulla base di informazioni sensoriali multiple che implica un processo di integrazione tra moduli cognitivi
Per approfondimenti: Boyer P. E l’Uomo creo gli Dei. 2003. macrotropi rappresentazioni di sistemi propri del modello analogico basati sulla somiglianza e sull’equivalenza per ragioni cognitivo funzionali. metacognizione metacognizione è l’insieme delle conoscenze che l’individuo sviluppa in base ai propri processi cognitivi e al loro funzionamento. È la consapevolezza delle strategie e dei meccanismi di regolazione attuate nello svolgimento dei processi cognitivi come memoria, apprendimento, attenzione, elaborazione delle informazioni. In estrema sintesi, quando siamo di fronte ad un problema, ci attiviamo per risolverlo: cerchiamo di conoscere e comprendere la situazione, pianifichiamo una strategia e, qualora percepissimo che quella che stavamo applicando non funziona, optiamo per un’altra di maggiore efficacia.
Per approfondimenti: Friso G., Palladino P. & Pietrobon G. Avviamento alla Metacognizione. 2016. Cornioli C., Meneghetti C. e altri. Processi Cognitivi, Motivazione e Apprendimenti
125 GLOSSARIO S.J. Ontogenesi e Filogenesi. 2015; Berg S.M. Evoluzione e Biodiversità. 2018; Campbell. Meccanismi dell’Evoluzione e Origini della Diversità. 2021 flessibilità cognitiva sono tutte le funzioni corticali e sottocorticali superiori deputate al processo di valutazione delle informazioni, al controllo discriminante e alla pianificazione del comportamento, al fine di usare regole diverse in contesti Perdiversi.approfondimenti:
Per approfondimenti: Ambrosio R. La Struttura della Matrice Extracellulare. 2020; Goglia F. Introduzione allo studio dell’Omeostasi. 1983; plasticità biologica La plasticità del materiale biologico è una proprietà cruciale per comprendere le modalità di trasformazione dei sistemi viventi, una capacità di riorganizzazione interna a fronte di pressioni esterne nel gioco evolutivo (plasticità come intreccio fra strutture e funzioni).
Tutti gli apparati del corpo di un organismo vi partecipano, in quanto condizione fondamentale per la sopravvivenza. In psicologia i sistemi omeostatici coinvolgono la gestione dei sentimenti positivi rivolti verso se stessi che richiama il concetto di motivazione: il modello omeostatico in tal senso è utilizzato per spiegare il funzionamento dei meccanismi fisiologici automatici, come astrazione in quanto risulta osservabile solamente il comportamento ad esso collegato.
Per approfondimenti: Denes G. Plasticità Cerebrale: come cambia il Cervello nel corso della vita. 2016; Domenici L. Viaggio alla Scoperta della Plasticità del Cervello. 2018 processi metacognitivi nel cervello strategie attuate nello svolgimento dei processi cognitivi come memoria, processogerarchicoinformazioni;attenzione,apprendimento,elaborazionedelleadunlivellosuperiorevièundicontrollorispettoalle
Per approfondimenti: Menarini R. & Neroni G. Neotenia. 2002; Labarre W. Shadow of Childwood. 1991 neuroimmunologia scienza che studia i meccanismi immunitari coinvolti nella fisiologia e nella patologia del sistema nervoso centrale. neuroteologia è lo studio della correlazione tra il fenomeno della percezione soggettiva della spiritualità e la funzionalità biochimica del cervello umano, stabilita secondo principi sia scientifici sia religiosi; il termine fu coniato da Aldous Huxley nel 1962. omeostasi è la tendenza naturale al raggiungimento di un equilibrio, di una relativa stabilità, sia delle proprietà chimico-fisiche interne sia comportamentali, che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso precisi meccanismi autoregolatori.
126 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA Neotenia prolungamento nella durata dello sviluppo di un essere vivente fino al raggiungimento della maturità; nell’essere umano è anche la conservazione di alcuni caratteri giovanili per l’intera vita dell’individuo (es. la curiosità, la giocosità ecc.).
In medicina è l’attitudine propria degli organismi viventi a mantenere costante il valore di alcuni parametri interni, che tende di continuo a essere modificato da vari fattori esterni e interni. In biologia designa la variabilità autocontrollata delle funzioni, all›interno di un intervallo di valori predeterminato. Le condizioni omeostatiche rappresentano gli elementi dell’equilibrio, mentre le reazioni omeostatiche indicano i mezzi per mantenere tale condizione in continuità.
Per approfondimenti: Damasio A. L’Errore di Cartesio. 1994 psicobiologia lo studio dei meccanismi del comportamento come unità integrata tra l’individuo e l’ambiente dove vive. Accanto allo studio dei processi psichici e del loro funzionamento nelle diverse situazioni di vita, la psicobiologia si avvale del contributo dell’etologia umana, che può essere definita come la biologia del comportamento umano.
Per approfondimenti: Pinel J. Barnes S. e altri. Psicobiologia; 2018. Rossi E. La Psicobiologia della Guarigione. 1987; Berardi N., Bisacchi P. & Doricchi F. Psicologia biologica. Introduzione alle neurosceinze comportamentali, cognitive e cliniche. 2019 psicointegratori o psicotropi sostanze in grado di agire sulle funzioni psichiche dell’individuo. psicologia evoluzionistica è una branca della psicologia che analizza la selezione e lo sviluppo di specifici processi psicologici in funzione del loro valore adattivo per l’individuo. Per approfondimenti: Buss D. Psicologia Evoluzionistica. 1994; Plotkin H. Introduzione alla Psicologia Evoluzionistica. 2002 quadro bio-psico-sociale è una strategia di approccio alla persone sulla base della concezione multidimensionale della salute che fa riferimento alle componenti fisiche (funzioni, organi strutture), mentali (stato intellettivo e psicologico), sociali (vita domestica, lavorativa, economica, familiare, civile) e spirituali (valori), per identificare in esse le variabili collegate alle condizioni soggettive e oggettive di beneessere (salute nella sua concezione positiva) e maleessere (malattia, problema, disagio ovvero la salute nella sua concezione negativa) di cui tenere globalmente conto nell’approccio alla persona. Per approfondimenti: Berardi N., Bisacchi P. & Doricchi F. Psicologia biologica. Introduzione alle neurosceinze comportamentali, cognitive e cliniche. 2019 recupero mnestico si riferisce al processo della memoria e ai fattori specifici implicati nelle fasi di registrazione, conservazione, codifica e recupero delle memorie sia esplicite/consce che implicite/inconsce. Per approfondimenti: Gatti D. & Vecchi T. Che cos’è la Memoria 2020; relazioni simbiotiche è una collaborazione strategica tra esseri viventi che offre benefici a Perentrambi.approfondimenti: Goutam Bhakta, Biyas Mukherjee, Deewa Basnett. Approccio Ecologico: Capire ciò che ti Circonda. 2021 semantica ritmico-affettiva il rapporto stretto tra le emozioni e la dimensione ritmica del linguaggio musicale
127 GLOSSARIO attività cognitive specifiche, di supervisione e di coordinamento, che consiste appunto nella metacognizione. processi neurognostici condizione dovuta a processi nell’integrazione interemisferica, fronto-limbica, e anche nell’integrazione del ponte di Varolio con il sistema limbico e frontale, per una condizione cerebrale di integrazione.
ORIGINI DELLA GUARIGIONE:
ALLE SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Una nuova geografia del cervello. Funzioni e risorse di un organo sorprendente. 2022 teologia evolutiva derivazione evolutiva tra scienza e Perspiritualità.approfondimenti: Wolfe S.L., Russell P.J., C. Starr et altri. Biologia Evoluzionistica e Biodiversità.2009; Sheldrake R. Scienza e pratiche Spirituali. 2019 teoria amodale, cognizione ostaccataamodale
il sistema dopaminergico del cervello è una serie di percorsi che moderano il controllo di alcuni comportamenti e dei movimenti volontari. Dipende dal neurotrasmettitore dopamina, che viene prodotto nel mesencefalo. Il sistema dopaminergico attiva sensazioni di cerebrale,nelcoinvolgegeneralmentericompensa,piacevoli,chepopolazionidineuronimesencefaloenellacortecciaspecialmentenel sistema mesolimbico. Per approfondimenti: Matelli M. & Umiltà C. Il Cervello. 2007. sistema parapercettivo è l’organizzazione delle operazione percettive che consiste in un vero e proprio processo di costruzione della realtà in cui l’input sensoriale serve ad innescare un vasto processo
128
Per approfondimenti: Schneider M. La Musica Primitiva. 1992. Merriam A. The Anthropology of Music. 1987. sistema dopaminergicomesolimbico
l’approccio amodale asserisce che la conoscenza viene rappresentata non nei sistemi specifici per modalità sensoriale ma attraverso le ridescrizioni degli stati di tali sistemi in un linguaggio Perrappresentazionale.approfondimenti: Robbins P., Aydede M. Situated Cognition. 2013; Feldman Barret L. & Niedenthal P. Emotions and Consciousness. 2007 transe/trance si tratta di uno stato modificato della coscienza che nel caso dello sciamanesimo, consente all’officiante di avere la possibilità di muoversi in una condizione estatica di consapevolezza (cioè nella sua forma attiva), con una percezione della realtà che va oltre ciò che i sensi fisici apparentemente segnalano.
Perpreesistenticongruenterappresentativo,conleaspettativeapprofondimenti:Ansermet F. & Magistretti P. A ciascuno il suo Cervello. 2008 strutture neurognostiche si tratta di moduli innati di integrazione cognitiva che generano una determinata condizione di
Per approfondimenti:Lapassade G. Stati modificati di Coscienza e Transe. 1990 & Transe e Dissociazione 1996. tropi, o modelli figurati trasposizione di significato di qualcosa per rappresentare qualcos’altro, al fine di renderlo, cognitivamente e emozionalmente parlando, più significativo e quindi fruibile. In breve: è l’uso di un’espressione normalmente legata ad un campo semantico che viene attribuita per estensione ad altri oggetti o modi di essere. Per approfondimenti: Mortara Garavelli B. Il Parlar Figurato. 2010
B.Perintraemisfericainterazioneapprofondimenti:Sablonièrre
129 CAPITOLOALLOL’INTRODUZIONE1SPECCHIO 1. Fachinelli Elvio. La Mente Estatica . Pag.42, 1989 2. Carroll Lewis; Alice nel Paese delle Meraviglie ; pag. 83 e succ. 1965 3. Cfr. Carroll Lewis; Il Gioco della Logica , 1887 & La Logica Simbolica 1894 4. Valnis S. Cognitive Effects of false heart-rate Feedback . In Journal of Personality and Social Psychology ; n.4. Pagg. 400-408. 1966 5. Pievani Telmo. Homo Sapiens e Altre Catastrofi . Pag.338; 2018 6. Hillman James, Saggio su Pan . Pag 67; 1977 7. Cfr. Kalweit Holger. Guaritori Sciamani e Stregoni ; 1987; Cfr. Halifax Joan. Lo Sciamano; il Maestro dell’Estasi . 1990; Cfr. Ashbrook James B. & Carol Rausch Albright. The Humanizing Brain: Where Religion and Neuroscience Meet . 1997; Cfr. D’Aquili Eugene & Andrew Newberg. The Mystical Mind . 1999; Cfr. Rayburn Carole A. & L. Richmond Lee J. Theobiology: Interfacing Theology, Biology and the Other Sciences for Deeper Understanding . Cfr.2002;Rottschaefer William. Philosophical and Religious Implications of Cognitive Social Learning Theories of Personality Zygon: Journal of Religion and Science n. 26, 1991; Cfr. Fabbro Franco. Neuro dell’EsperienzaPsicologiaReligiosa . 2010 8. Peters Karl E. Neurotheology and Evolutionary Theology: Reflections onThe Mystical Mind . Zygon: Journal of Religion and Science n. 36: pagg.493–499. 2001 9. Rottschaefer William. The Image of God of NeuroscientificEvolutionarilyCommitmentsBasedReflectionsNeurotheology:ofCulturallyReligiousorBasedTheories? in Zygon: Journal of Religion and Science n. 34: pagg.57–65. 1999 10. Cfr. D’Aquili Eugene & NOTE
GUARIGIONE:
130 ORIGINI DELLA SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA Andrew Newberg. The Mystical Mind . 1999 11. Winkleman Michael. Shamanism and Cognitive Evolution . in ArchaeologicalCambridgeJournal pag.71 e succ. 2002 12. Cfr. Boas Franz. The Central Eskimo . 1964; Cfr. Boyle J.A. Turkish and Mongol Shamanism in the Middle Age ; in Floklore n°83. 1972; Cfr. Gusinde Martin. Los indios de Tierra del Fuego . Vol.3. rist.2012; Cfr. Petri H. Trauma unt Trance bei den Australien ; in Naturvolker Unserer Zeit . 1971; Cfr. Ksenofontov G.V. Les Chamanes de Siberie et Leur Tradition Orale . 1955; Cfr. Radin P. The Road of Life and Death: A Ritual Drama of the American Indians . In Bollinger series n.5, 1945; Cfr. Shirokogoroff S.M. Psychomental Complex of the Tungus . 1935; Cfr. Dorsey James Owen. A Study of Siouan Cults 1889 13. Fabbro Franco. Neuro Psicologia dell’Esperienza Religiosa . Pag. 186 e succ. 2010 14. Basilov Vladimir N. Gli Sciamani e le Loro Pratiche Religiose . Pagg. 65 e succ. in Izbranniki Dukhov . 1984 15. Fabbro Franco. Ibid . Pag, 187, 307 e succ. 2010 16. Cfr. Pahnke W. & Richards W.A. Implications of LSD and MysticismExperimental 1970; & Lapassade Georges. Stati Modificati e Transe . 1987 17. Cfr. Winkleman Michael. Shamans, Priests and Witches. A CrossCultural Biosocial Study of PractitionersMagico-religious . in Anthropological Research Papers No. 44. 1992. 18. Cfr. Walsh Roger. The Spirit of Shamanism . 1990 19. Stark Rodney. A Taxonomy of Religious Experience; in The Psychology of Religion: Theoretical Approaches. Pagg. 209–221. 1997 20. Lapassade Georges. Dallo Sciamano al Raver . Pag 252. 1997 21. Cfr. Laughlin Charles, McManus John, and D’Aquili Eugene. Brain, Symbol and Experience: Toward Neurophenomenologya of Consciousness. 1992 22. Cfr. Siikala Anna. The Rite Technique of Siberian Shaman. in Folklore Fellows Communication No. 220. 1978; Cfr. Harner Michael. La Via dello Sciamano. 1999; Townsend Joan. Shamanism; in Anthropology of Religion: A Handbook of Method and Theory. pagg.429–469. 1997. 23. Bellatalla David. I Mille Volti dello Sciamano . Pagg. 87-105; 2018 24. Cfr. Winkelman Michael & White D. A CrossCultural Study of MagicoReligious Practitioners and Trance States: Data Base ; in Human Relations Area Files Research Series in Cross-culturalQuantitativeData,Vol. 3, 1987
ALLE
131 NOTE 25. Lapassade Georges. Dallo Sciamano al Raver . Pag 253. 1997 26. Pievani Telmo. Op.Cit. Pagg. 129-131; 2018 27. Cfr. Halloway Ralph. The Human Fossils Records Vol.3 e Vol.4. 28. Cfr. Bellatalla David. I Mille Volti dello Sciamano . 2018 29. Cfr. Eliade Mircea. Sciamanismo e Tecniche Arcaiche dell’Estasi . 1964 30. Vazeilles Danièle. Gli Sciamani e I loro Poteri . Pagg.28-29. 1991; Cfr. Kalweit Holger. Op.Cit. 1996 31. Cfr. Guenon Renè. Simboli della Scienza Sacra . 1975 32. Cfr. Riechen H.P. The Psychological Process of the Memory . 1986; Cfr. Goffman Erwin & Ciacci M. La Vita Quotidiana Rappresentazionecome . 1997; Cfr. Galloni Gloria. Identità e TeorieScienzaRappresentazione.CognitivaedellaMente . 2006; Cfr. Bellone Enrico. Qualcosa L à fuori; come il Cervello crea la Realtà. Cfr.2011;Lotto Beau. Percezioni, Come il Cervello Costruisce il Mondo . 2017 33. Cfr. Hurley Susan. Affirmations for healing Mind, Body and Spirit . 1998 34. Cfr. Maurice.Merleau-PontyFenomenologia della Percezione . 1945; Cfr. Husserl Edmund. Logical Investigations ; rist. dei suoi lavori del 1952 35. De Martino Ernesto. Il Mondo Magico ; pag.21. 1973 36. Cfr. Bourguignon Erika; Religion, Alterated States of Consciousness and social Change 1973. Possession . 1976 37. Cfr. Bellatalla David. Sciamanesimo e Sacro tra i Buriati della Mongolia 1996 38. Mandelstam Balzer Marjorie. Sciamanesimo e Modernità . In I Mondi degli Sciamani pag. XIIIXIV. 1998 CAPITOLO 2 UNO SGUARDO DA AMICHEVOLMENTEETRASLITTERANDOLONTANO;RICONOSCENDO IL LAVORO DI LÈVI-STRAUSS 1. Romanucci-Ross Lola. The AnthropologistCogito:ImpassionedShamanand ; Hoppal-SadovskyinShamanism Past and Present ; pag.42. 1989 2. Pievani Telmo. Homo Sapiens e Altre Catastrofi . Pag.128-131; 2018 3. Cfr. Winkleman Michael. Shamanism and Cognitive Evolution . in ArchaeologicalCambridgeJournal 2002 4. Cfr. Lewis-Williams David. Wrestling with Analogy: A PaleolithicDilemmaMethodologicalinUpperArtResearch ; in Proceedings of the Prehistoric Society n.57; 1991 & Agency, Art and Altered Consciousness: A Motif in French (Quercy) Upper ParietalPalaeolithicArt. In Antiquity n. 71; 1997;
5. Cfr. Winkleman Michael. Op.Cit ; 2002 Cfr. Clottes Jean & David Lewis-Williams. Les Chamanes de la Prèhistorie 1996; Winkleman Michael. Shamanism and Cognitive Evolution . in ArchaeologicalCambridgeJournal pag.71 e succ 2002; Cfr. Ryan Robert. The Strong Eye of Shamanism: A Journey into the Caves of Consciousness . 1999 6. Whitley David. 1. Shamanism and Rock Art in Far Western North America . in n.ArchaeologicalCambridgeJournal 2: pagg. 89–113. 1992; 2. Shamanism, Natural Modeling and the Rock Art of Far Western North Hunter-GatherersAmerican ; in Shamanism and Rock Art in North America , pagg. 22–44. 1994; 3. Cognitive ArtShamanism,Neuroscience,andtheRockofNativeCalifornia ; in Anthropology of Consciousness n. 9: pagg.22–37. 1998; Chippindale C., Smith B. and Tacon P. Visions of Dynamic Power: Archaic Rock- Paintings, Altered States of Consciousness and ‘Clever Men’ in Western Arnhem Land (NT) Australia . in n.ArchaeologicalCambridgeJournal 10: pagg. 63–101. 2000 7. Cfr. Ryan Robert. The Strong Eye of Shamanism: A Journey into the Caves of Consciousness . 1999 8. Cfr. Jacobson Esther. The Deer Goddess of Ancient Siberia . 1992 9. Cfr. Rozwadowski Andrzei. Shamanism in Indigenous context: Interpreting the Rock Art in Central Asia. 2004 10. Cfr. Lewis-Williams David. Science and Rock . 1980 11. T. A. Dowson T.A., LewisWilliams D., Bahn Paul G. et altri. The Signs of All Times: Entoptic Phenomena in Upper Palaeolithic Art in Current Anthropology; Vol. 29, No. 2 , pagg. 201-245; 1988
132 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
12. Novik Elena S. L’Epica Arcaica e la Sua Relazione con I Rituali . In I Mondi degli Sciamani ; Pag.29 e succ. 1984. 13. Campbell Joseph. Le Distese Interiori del Cosmo ; pag.64-65. 1992 14. Cfr. Layton Robert. Australian Rock Art . 1992 15. Cfr. Jacobson Esther. Repertoire CentralePetroglyphesdesd’Asie ; Fascicule n.6 Mongolie du Nord-Ouest, Tsagaan Salaa/Baga Oigor . 2001 16. Cfr. Barslau Lawrence W. Situated Situation in the Human Conception System & Abstraction in Perpetual Symbol System . 2003 17. Cfr. Crutch S.J, Reilly J and Ridgway G.R. Abstract Conceptual Feature rating: Role of Emotions and other Cognitive Domains . 2013 18. T. A. Dowson T.A., LewisWilliams D., Bahn Paul G. et altri. Op.Cit . pagg. 201245; 1988 19. Hopper A, & Collison D.
11.
13.
15.
14.
16.
133 NOTE L’Art Paleolithique de la Grotte des Eglises . Pag 121; 1976 20. Cfr. Hamayon Roberte & Francfort Henri-Paul. The Concept of Shamanism: Used and Abused . 2001; Cfr. Hoppal Mihaly & Siikala Anna Leena. Studies on Shamanism Cfr.1992;Solomon Anne. Rock Art, Shamanism and Grand ArcheaologyAnthropologyTheories.andofRock Art 2017; CAPITOLOSCIAMANESIMO3 E BIOLOGIA 1. Cfr. Winkelman Michael. Shamanism and Cognitive Evolution . in ArchaeologicalCambridgeJournal 2002 2. Damasio Antonio. Self comes to Mind: Constructing the Conscious Brain . Pag.134. Cfr.2010;Laughlin Charles, McManus John, and D’Aquili Eugene. Brain, Symbol and Experience: Toward Neurophenomenologya of Consciousness. 1992 3. Cfr. Kalweit Holger. Guaritori Sciamani e Stregoni . 1987; Cfr. Laughlin Charles, McManus John, and D’Aquili Eugene. Brain, Symbol and Experience: Toward Neurophenomenologya of Consciousness. 1992; Cfr. Boyer Pascal. E l’Uomo creò gli Dei . 1992 4. Fabbro Franco. Neuro dell’EsperienzaPsicologiaReligiosa Pagg 184-187; 2010 5. Cfr. Mithen Steven. The Prehistory of the Mind: A Search for the Origins of Art, Religion and Science . Cfr.1996;Gardener Howard. Formae Mentis. Saggio sulla dell’IntelligenzaPluralità . 1987 6. Cfr. Dan Sperber. Introduction Metarepresentationsin 1994 7. Boden Margareth. La Mente Creativa . Pag.34 e succ. 1995; Cfr. Koestler Arthur. L’Atto della Creazione . 1975; 8. Cfr. Annette.Karmiloff-Smith Oltre la Mente Modulare. Una Prospettiva Evolutiva sulla Scienza Cognitiva. 199 9. Cfr. Boden Margareth. Op.Cit .1995; Cfr. Koestler Arthur. Op Cit . 1975 10. Pievani Telmo. Homo Sapiens e Altre Catastrofi Pag.276; 2018 Fabbro Franco. Neuro Psicologia dell’Esperienza Religiosa . Pag. 174 e succ. 2010 Cfr. Winkelman Michael. Op.Cit. 2002 Needham Joseph. Scienza e Civiltà in Cina ; vol.2 pag. 448. 1981 Needham Joseph. Op. Cit Pag. 485 e succ. 1981 Ghersi Eugenio. Conversazioni con Eugenio Ghersi. Archivio personale Bellatalla Cfr. Tart Charles. Stati di Coscienza 1975 & Psi:
12.
134 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA Scientific Studies of Psychic Realm . 1977 17. Hirai Tomio. Curarsi con la Meditazione Zen . Pag.52 e succ. 1992 18. Austin J.H. Zen and the Brain . Pagg. 80-92. 1999 19. Rocchetti Paolo. Tra Cielo e Terra . Pagg. 250-251. 2020 20. Solomon Anne. Rock Art, Shamanism and Grand Theories. Anthropology and Archeaology of Rock Art . 2017 21. Margnelli Marco. Il Corpo e l’Estasi . 2004 e Cervello: Hardware degli Stati di Coscienza . 2000 CAPITOLO 4 IL RUOLO TRANSECOSCIENZADELLANELLASCIAMANICA 1. Ledoux Joseph. Il Cervello Emotivo . Pag. 262 e succ. 2018 2. Winkleman Michael. Shamanism as the Original Neurotheology in Zygon , vol.39 n.1; pag 198. 2004 3. Cfr. Solms Mark. Turnbull Oliver; The Brain and the Inner World . 2004 4. Cfr. Speedie L. J., Wertman E., Ta’ir J., and Heilman K. M. Disruption of automatic speech following a right basal ganglia lesion . In Neurology 43, 1768–1774. 1993; Cfr. Rouget Gilbert. Musica e trance . 1990; Cfr. Cirignotta Fabio et altri. Eating Epilepsy 1980 & Temporal Lobe Epilepsy with Ecstatic Seizure . 1980; 5. Mandell Arnold. Op.Cit. pag . 379 e succ. 1980 6. Winkleman Michael. Op.Cit. pag.199. 7. Rose S.P.R. Glycoproteins and Memory Formation ; in Behavioural Brain Research , n.66, pagg.7378. 1995; Rosenzweig M. Aspect of the Search for Neural Mechanism of Memory ; in Annual Review of Psychology , n.47 pagg1-32. 1996 8. Kandel E.R. Genes, Nerve Cells and the Remembrance of things Past ; in Journal of Neuropsychiatry , pagg.433-443. 1982 9. Lisman J. What Does the Nucleus Known about Memories? In Journal of NIH Research n.7 pagg.43-46. 1995 10. Walton Kenneth & Debra Levitsky. MeditationbyUseReductionMechanismNeuroendocrineAfortheofDrugandAddictionsTranscendental . In SelfRecovery: Ayur-Veda,MeditationTranscendentalAddictionsTreatingUsingandMaharishi pagg. 89 e succ. Winkleman1994; Michael. Alternative ShamanictoMedicineComplementaryandApproachesSubstanceAbuse:APerspective . In International Journal of Drug Policy n. 12: pag. 338 e succ. 2001 11. Fabbro Franco. Neuro Psicologia dell’Esperienza Religiosa . Pag. 187 e succ. 2010 12. Winkleman Michael.
135 NOTE Op.Cit. pag 199 13. Strassman Rick. DMT la Molecola dello Spirito . Pag 99 e succ. 2001 14. Cfr. Malcom Kelly. Mystical Psychedelic Compound Found in Normal Brain . 2019; Cfr. Dean J.G et altri. A Thematic Analysis of Accounts of DMT Experiences . 2019 15. Cfr. Strassman Rick. Op.Cit. 2001 CAPITOLO 5 UN RELIGIOSADELL’ESPERIENZANEUROFISIOLOGICOMODELLO 1. Cfr. Bradimante Laura. Misplaced Confidences: Privacy and Control Paradox .; Cfr. Bellone Enrico. Qualcosa Là fuori; come il Cervello crea la Realtà . 2011; 2. Cfr. Kalweit Holger. Guaritori Sciamani e Stregoni ; 1987 3. Cfr. Grof Stanislav & Grof Cristina. PraticaOlotropicaRespirazioneTeoriae Capra Fritjof. V erso una Nuova Saggezza . pag 128; 1995 4. Cfr. Ekman P., Levenson R.W., Friesen W.V. Autonomic Nervous System Emotions.DistinguishesActivities;Amongst 1983 5. Fabbro Fabbro Franco. Neuro dell’EsperienzaPsicologiaReligiosa . Pag. 307 e succ. 2010 6. Cfr. Bellatalla David. Sciamanesimo e Sacro tra I Buriati della Mongolia . 1996 7. Cfr. Emmons Robert A. & Paloutzian Raymond F. The Psychology of Religion . 2003 8. Cfr. Fisher R. A Cartography of the Ecstatic and Meditative State. 1971 9. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose pag 175-181; 2018 CAPITOLOTRASCIAMANICA:L’INDUZIONE6SUONIEDANZE 1. Cfr. Rossi Ernest Lawrence & Rossi Sheila I. Tecniche di Suggestione Ipnotica . 1979; e Rossi.E.L . The Psychobilogy of the Role of Mind-body Healing, 2006. 2. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose . Pag. 8889, 147, 311-312; 2018 3. Cfr. Rouget Gilbert. Musica e trance . 1990 4. Cfr. Wallin Nils, Bjorn Merker & Steven Brown, The Origins of Music. 2000. 5. Damasio Antonio. Op.Cit. Pag. 206-213; 2018 6. Molino J. Toward an Evolutionary Theory of Music . in The Origins of Music, pag. 165–76. 2000 7. Freeman Walter J. A Neurobiological Role of Music in Social Bonding in The Origins of Music ; pagg.411–424. 2000; Brown Steven. The Musilanguage Model of Music . in The Origins of Music , pagg. 271–300. 2000; Cfr. Merker Bjorn. Synchronous Chorusing and Human Origins 2000. 8. Cfr. Ekman Paul. Te lo Leggo in Faccia . 2003 9. Cfr. Sparing R. et Altri. in European Journal of
136 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA Neuroscience , vol.25, n.1.2007 10. Cfr. Donald Merlin. Origins of the Modern Mind . 1991 e Cfr. Molino J. Op.Cit . 2000 11. Cfr. Hunt Harry. On the Nature of Consciousnessthe . 1995 12. Cfr. Mead George Herbert. Mente, Sé e Società . 1934 13. Damasio Antonio. Op.Cit . Pag. 101 14. Cfr. Newton Nakita. Foundations Understandingof. 1996 15. Friedrich Paul. Polytrophy. in Beyond Metaphor: The Theory of Tropes in Anthropology, pagg. 17–55. 1991 16. Leipp Emile. Acustique et Musique . Pag.34 e succ. 1971 17. Cfr. Humeau Sofiè. Le Musiche che Guariscono 1990 CAPITOLODELMENTALERAPPRESENTAZIONESIMBOLISMO,7ETEMPOSOGNO 1. Cfr. Murphy G.L. The Big Book of Concepts ; 2002 2. Cfr. Baars Bernard. Nel Teatro della Coscienza . 2000; Noll Richard. Mental CultivationImageryasa Cultural Phenomenon: The Role of Visions in Shamanism . In Current Anthropology n. 26 pag.443–451. 1985 3. Solms Mark. Cosa Prova il Cervello . Pagg. 166-179. 2017 4. Zolla Elemire. Discesa all’Ade e Resurrezione. Pag.93; 2002 5. Cfr. Hunt Harry. On the Nature of Consciousnessthe . 1995 6. Winson Jonathan. The Meaning of the Dreams ; pagg.86-96, in Scientific American ; November Edition. 1990 7. Brereton Derek. Dreaming, Adaptation, and Consciousness: The Social Hypothesis.Mapping in Ethos n°28(3): pag.379–409. 2000 8. Rocchetti Paolo. Tra Cielo e Terra . Pagg. 250-251. 2020 9. Cfr. Shore Brad. Culture in Mind Cognition, Culture and the Problem of Meaning . 1996 10. Cfr. Forde Cyril Deryll. Ethnography of the Yuma Indians in University of California. 1931 11. Brereton Derek. Op.Cit. pag.379–409. 2000 12. Cfr. Tonkinson Robert. Living the Dream in Australia’s Desert ; 1991 CAPITOLOSCIAMANESIMO8 E PENSIERO METAFORICO 1. Friedrich Paul. Polytrophy . in Beyond Metaphor: The Theory of Tropes in Anthropology , pagg. 17–55. 1991 2. Cfr. Boyer Pascal. E l’Uomo creò gli Dei . 1992 3. Winkleman Michael. Shamanism as Original Neurology . in Zygon , vol.39 n.1. pag 202. 2004 4. Preuss Konrad Theodor. Die Geistige Kultur und Naturvolker . Pag.113; 1923. 5. Cfr. Frazer James. Il Ramo d’Oro. Studio della Magia e della Religione. Rist.2002 6. Noll Richard. Mental
137 NOTE Imagery Cultivation as a Cultural Phenomenon: The Role of Visions in Shamanism . In Current Anthropology n. 26 pag.423–441. 1985 7. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose pag 104-105. 2018 8. Vierkandt Ferdinand.Alfred TheorieentwicklungpsychologischeDiederZauberei . 1937 in Il Mondo Magico pag. 135. 9. De Martino Ernesto. Il Mondo Magico ; pag.141. 1973 CAPITOLO 9 IL MONDO SPIRITUALE COME ANALOGICOPROCESSO 1. Mezzanzanica Massimo. Dilthey; dell’EsperienzaFilosofo . Pag. 201. 2006 2. Taylor Edward Burnet. Primitive Culture vol.1 & 2; 1871 3. Marazzi Ugo. Testi dello Sciamanesimo Siberiano e Centroasiatico . Pag.1015. 1984 4. Leroi Gourhan. I l Gesto e la Parola. La Memoria e I Ritmi . Vol.II; pag 331 e succ. 1977 5. Wilson Matthew. I Simboli dell’Arte . pag 106. 2021 6. Bird-David, Nurit. Animism’ RelationalEnvironment,Personhood,Revisited:andEpistemology . Pag 57 e succ. 1999 7. Di Cesare G., Fasano F. et altri Mirroring the Social Aspects of Speech and Actions; the Role of the Insula; in Cerebral Cortex n.28 , 4, pagg. 1-10. 2018 e Understanding the Internal States of Others by Listeng to Action Verbs ; Neuropsychologia,in 89, pagg. 172-179. 2016 8. Rizzolati Giacomo & Sinigaglia Corrado. Specchi nel Cervello . Pag 226 e succ. 2019 13. Cfr. Winkelman Michael. Shamanism as Neurotheology;Original2004 , in Zygon, vol.39, n.1; 2004 9. Cfr. Boyer Pascal. E l’Uomo creò gli Dei . 1992 10. Cfr. Kalweit Holger. Guaritori Sciamani e Stregoni ; 1987 11. Cfr. Pandian Jacob. The Sacred Integration of the Cultural Self: An ApproachAnthropologicaltotheStudy of Religion . in Anthropology of Religion , 1997 12. Zolla Elemire. I dell’Occidente.MisticiPag.23 e succ. 1997 CAPITOLORELAZIONI10 TRA I SENTIMENTI E LE EMOZIONI NEGLI STATI MODIFICATI DI COSCIENZA 1. Teske John. Neuroscience and Spirit: The Genesis of Mind and Spirit. In Zygon: Journal of Religion and Science n.36 pagg 93; 2001 2. Ibidem . pagg 94–104. 2001 3. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose pag 125; 2018 4. Ibidem . Pagg. 59 e succ; 2018 5. Fabbro Franco. Neuro Psicologia dell’Esperienza Religiosa . Pagg. 3017-317; 2010
138 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA 6. Damasio Antonio. Self comes to Mind: Constructing the Conscious Brain; pag.134. 2010 7. Rouget Gilbert. Musica e Trance. Pagg.29-31;2019 8. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose . Pagg. 171-181; 2018 9. Ibidem . Pagg.180-184;2018 10. Jaynes Julian. Il Crollo della Mente Bicamerale e l’Origine della Coscienza . Pag.419. 1984 CAPITOLOMADIRETTA:INIZIAZIONE11DIQUALE MORTE E DI QUALE RINASCITA SI PARLA? 1. Halifax Joan. Lo Sciamano; il Maestro dell’Estasi ; pag. 114; 1990 2. Cfr. Giuseppe Tucci. in Vrech Riccardo. Chöd: la recisione dell’Illusione. 2011 3. Cfr. Kalweit Holger. Guaritori Sciamani e Stregoni ; 1987 4. Cfr. Laughlin Charles, McManus John, and D’Aquili Eugene. Brain, Symbol and Experience: Toward a Neurophenomenology of Consciousness. 1992 5. Solms Mark. Cosa Prova il Cervello ; 2017 CAPITOLO 12 LA UNSCIAMANICA:CERIMONIARITUALESOCIALE? 1. L aughlin Charles. Body, Brain, and Behavior: The Neuroanthropology of the Body Image . In Anthropology of Consciousness n. 8: pagg.49-68. 1997 2. Cfr. D’Aquili Eugene, Laughlin Charles, and McManus John. The Spectrum of Ritual . 1979 3. Cfr. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose; 2018 4. Malerba Luigina. Il Rapporto Medico-Paziente: Aspetti Sociali e Bioetici In Intercoscienza Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive . Vol.5, n.1 e 2. Pag. 90. 2007 5. Cfr. Nathan Tobie & Isabelle Stenger. Medici e Stregoni 1995 6. Dodds Eric R. The Ancient Concept of Progress ; pag 174, 1986 7. Damasio Antonio. Op.Cit ; pagg 117-136. 2018 8. Kirkpatrick Lee. ofApproachAttachment-TheoryAntoPsychologyReligion . In Psychology of Religion: Approaches;Theoretical pagg. 114–133. 1997 CAPITOLOTOTEMISMO13 AD USO SOCIALE: UN POSSIBILE SPUNTO 1. Cfr. Anisimov Arkadiy F. Cosmological Concepts of the People of the North . 1963 2. Cfr. Zelenin Kostantinovich.Dimitri Le Culte des Idoles en Sibèrie . 1952 3. Cfr. Levi-Strauss Claude. Il Totemismo & il Totemismo oggi 1962-2019 4. Cfr. Elkin Adouloh Peter. The Aborigenous;Australian1938-1956 5. Cfr. Friedrich Paul. Polytrophy. in Beyond Metaphor: The Theory of Tropes in Anthropology, 1991
139 NOTE 6. Bird-David, Nurit. Animism’ Revisited: RelationalEnvironment,Personhood,andEpistemology . Pag 57 e succ. 1999; Ratha Satya Narayana & Behera Deepak Kumar. Rethinking EcologicalinMan-NatureTotemism:RelationshipMain-tainingtheBalance . in Man in India n.70: pagg.245–252. 1990 7. C fr. Levi-Strauss Claude. Op.Cit. 8. Friedrich Paul. Op.Cit. , pagg. 17–55. 1991 9. Christianson SvenÅke & Loftus Elizabeth. Remembering emotional events: The fate of detailed information . In Cognition and Emotion n.5: pagg. 81-108. 1991 10. Bellelli Guglielmo. Ricordo di un Giudice, uno Studio sulle Flashbulb Memories . Pagg. 87-93 e pagg. 100105. 1999 11. Bower Gordon Howard, Wright William. Mood Effects on ProbabilitySubjectiveAssessment ; in Organizational Behavior and Human Decision Processes ; Vol.52, Issue 2, pagg.276-291. 1992 CAPITOLO 14 MA LA GUARIGIONE NON PROVA NULLA? 1. Chertok L. & Stengers I. Il Cuore e la Ragione . Pag. 37 e succ. 1989 2. Cfr. Stenger Victor J. The Unconscious Quantum; Metaphysics in Modern Physics and Cosmology 1995 3. Cfr. Achterberg Jeanne. Imagery in Medicine.ShamanismHealing:andModern 1985 CAPITOLOSCIAMANICAEGUARIGIONEENDOGENIPEPTIDI15OPPIOIDINELLANELLATRANSE 1. Frecska Ede & Kulcsar Zsuanne. Social Bonding in the Modulation of the Physiology of Ritual Trance . in Ethos n.17 (1): pagg. 70–87. 1989 2. Cfr. Panksepp J & Biven L. Archeologia della Mente. Origini Neuroevolutive delle Emozioni Umane. 1998 e 2012 3. Frecska Ede & Kulcsar Zsuanne. Op.Cit . Pagg. 74 e succ.1989 4. Solms Mark. Cosa Prova il Cervello . Pagg. 105-127. 2017 5. Ponsillo Nicola Gianmarco. Oppioidi Endogeni . In Dizionario di Neuroscienze . 2020 6. Manfredi Carlo. Intervista rilasciata nel 2021 in occasione della sua conferenza “ incontro tra cultura sciamanica e medicina scientifica ”. Carrara 2021 CAPITOLONEUROTEOLOGIA16 DELLO SCIAMANESIMO: TRA CORPO E CERVELLO 1. Le prime reti nervose apparvero nel Phylum Cnidaria: i loro nervi sono nello strato esterno del corpo, l’ectoderma , e la loro tutt’oggiavrebberosistemiinimportanti,consentedistribuzionedisvolgereazionilestessecheepochesuccessiveinervosicomplessiadoperato,echerealizzano.
140 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA 2. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose ; pag.273; 2018 3. Cfr. Bertarnd Alexandre. Du Magnetisme Animal en France et des Jugement qu’en ont portrè les Societès savants, suivi de Considerations sur l’Apparition de l’Extase dans les MagnètiquesTraitement . 1826 4. Cfr. Hirshberg Caryle & Barash Marc Ian. Guarigioni Straordinarie . 1995 5. Cfr. Bumochir Dulam. Mongol Shamanic Ritual . 2002 CAPITOLOL’IPNOSI17COME TERAPIA DI GENETICAUN’EREDITABILITÀSCIAMANICA:GUARIGIONE 1. Semerari Carlo & Dell’Orbo M.Carla. all’IpnosiIntroduzione . 1985 2. Cfr. Koening Harold J. & Cohen Harvey J. The Link Between Religion and andPsychoneuroimmunologyHealth:theFaithFactor . 2002; Cfr. Oman D. & Thorensen C.E. Do Religion and Spirituality Influence Health? 2005 3. C fr. Kupiec Jean-Jacques & Sonigo Pierre. Nè Dio, nè genoma . 2009 4. Cfr. Guthrie Stewart. Faces in the Clouds: A New Theory of Religion . 1997 5. Cavallaro E. L’Ipnosi. Una PsicofisiologicaIntroduzione . In Caleidoscopio Italiano n.18 pag.17. 1996 6. Cfr. McClenon James. Wondrous EvolutionShamanism,Healing:HumanandtheOrigin of Religion. 2002 7. Cfr. Meares Ainslie Dixon. Una Tecnica Dinamica per l’Induzione d’Ipnosi 1960. 8. Cfr. Cavallaro E. Op.Cit. 1996 9. Cfr. Gherardi Danilo. Ipnosi, Neuropsichiatria ed Autocoscienza . 1982; Cfr. Hull Clark. Ipnosi e Suggestibilità . 1933 10. Cfr. Cfr. Levy-Agresti J & Sperry R.W. Differencial Perceptual Capacity in Major and Hemispheres.Minor 1968 11. Cfr. Melica V.M. Se l’Insieme delle Percezioni dell’Io si Destruttura…Ipnosi. In Rassegna Internazionale di Ipnosi Clinica Sperimentale N.2; 1981 12. Cfr. Granone F. Trattato di Ipnosi . 1979 13. Cfr. Damasio Antonio. Lo Strano Ordine delle Cose ; 2018 14. Cfr. Olivetti Belardinelli M. La Costruzione della Realtà . 1983 15. Cfr. Melica V.M. Op.Cit. 1981 ; Watzlawick Paul. La realtà della Realtà . 1976 16. Cfr. Penfield W. The Interpretative Cortex . In Science n.129.1959 17. Cfr. Melica V.M. Op.Cit. 1981 ; 18. Bertini M., Violani C. Cervello e sogno . in Neurobiologia e psicologia. 1982 CAPITOLO 18 LO STRANO ORDINE DELLE COSE E IL CASO DEL NUMEROCROMOSOMADUE 1. Dorit Robert L. & Hanczyc Martin M. Replicability and Recurrence in the Experimental Evolution;
141 NOTE in Molecular, Biology and Evolution, vol.17, issue 7, Pagg. 1050-1060; 2000. Morton Glenn R. Adam, Apes and Anthropology; pag.188; 1997 Prattico Franco. Eva Nera; pagg.25 e succ. 2007 2. Pievani Telmo. Homo Sapiens e Altre Catastrofi Pag. 127 e 281. 2018 3. Cfr. Cavalli-Sforza L.L., Menozzi P., Piazza A. Storia e geografia dei Geni Umani . 1997 Cfr. Olson Steve. Mappe della Storia dell’Uomo; il Passato che è nei nostri Geni. 2003 4. Buffa Pietro. I Geni Manipolati di Adamo Pag.91-100; 2020 5. Cfr. Roselli Amneris. Ippocrate, la Malattia Sacra . 2001; Cfr. Eliade Mircea. Sciamanismo e Tecniche Arcaiche dell’Estasi . 1964 Cfr. Halifax Joan. Lo Sciamano; il Maestro dell’Estasi ; 1990 De Martino Ernesto. On religion, The Crises and the Presence ; pag.27 e 131; 2014 Winkelman Michael. Shamanism Biopsychologicala Paradigm of Consciousness and Healing ; pag.172. 2010 6. Casari Giorgio, Qin Wang e altri. The α 2b-adrenergic Receptor ; in Annals of Neurology vol.75, 2014. 7. Cfr. Persinger Michael A. Neuropsychological Bases of God Biliefs . 1987 CAPITOLOCONCLUSIONI19 PARLANDOTRASITORIAMENTE... 1. Cfr. Dawkins Richard. L’Illusione di Dio . 2006 2. Spinoza Baruch. Etica, pt.III , pag.49. ed.1880 3. Cfr. Ledoux Joseph. Il Cervello Emotivo; alle Origini
delle Emozioni 2018 4. Valle, J. & Prince R. Religious Experiences as Self-Healing Mechanisms . In Altered States of Consciousness and Mental Health: A Cross Cultural Perspective, Pag.149–66. 1989. 5. Cfr. Dennett Daniel. Breaking the Spell . 2006 6. Fabbro Franco. Neuro Psicologia dell’Esperienza Religiosa . Pagg. 445-450; 2010 7. Cfr. Bellatalla David. I Mille Volti dello Sciamano . 2018 8. Gould S.J. Exaptation: A Crucial Tool for Evolutionary Psychology in Soc.Issues n.47 pagg.4375; 1991; Cfr. Rossi Anna Maria. Adattamento e Esattamento . 2012 9. Fabbro Franco. Op.Cit. 2010 10. Zolla Elemire. I Mistici dell’Occidente . Pag.23 e succ. 1997 11. Leroi Gourhan. Il Gesto e la Parola . Ed.1979
RICCARDO BALDISSONE AZZURRENOTE
Da Aristotele in poi, la condizione di ‘essere qualco sa’ ha contraddistinto ciascuna entità dall’altro da sé: per questo i praticanti dello stile orale sembrano ‘essere sé e allo stesso tempo qualcos’altro.’ Poiché invece l’universo orale di cui gli sciamani sono espres sione non avviluppa le persone nella camicia di forza dell’identità individuale, è stato possibile distribuire, per così dire, nella comunità l’esperienza convulsiva, elaborandola culturalmente in forma di transe perché diventasse una risorsa terapeutica. L’esempio sciama nico della valorizzazione terapeutica di una variante umana che la scienza europea definisce patologica è non solo un invito a valorizzare la neurodiversità, ma anche a rivedere radicalmente la narrazione tra dizionale dell’evoluzione come mera competizione.
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E poiché non dovrebbe essere difficile comprendere quest’opera di valorizzazione come una produzione culturale aggiunta al mondo, dovrebbe essere più facile concepire per analogia anche il discorso bio medico europeo – e la sua costruzione biologica del vivente – come una aggiunta umana al mondo.
SOMMARIO
L’incontro tra sciamanesimo e neuroteologia che si propone in questo libro mette in connessione sfere distanti e apparentemente incompatibili senza rimuo verne le differenze: per questo lo si potrebbe quasi definire, con le parole di Lautréamont, ‘bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire ed un ombrello su un tavolo operatorio.’ Ma quella che non è fortuita in questo incontro è la collocazione rispetti va di pratiche sciamaniche e scientifiche sui due ver santi principali delle culture umane, quello dell’oralità e quello della scrittura. L’uso della parola parlata si di stingue infatti dall’uso della parola scritta (e poi stampata e digitalizzata) non come semplice mezzo di comunicazione, ma soprattutto come modalità di co struzione dell’esperienza umana. A rischio di sempli ficare eccessivamente, si potrebbe dire che strumenti diversi come narrazione orale e scrittura costruiscono mondi diversi. Queste note intendono mostrare una tale differenza non in modo sistematico, ma esplo randone gli effetti nelle più varie attività umane, dalla scultura alla pratica clinica, dalla letteratura alle scien ze e dalla musica alla religione. A questo scopo, la serie delle note genera un percorso che simula l’esperienza della narrazione orale ma permette la sosta ad ogni passo. Ne risulta un itinerario che non solo attraversa discipline e luoghi diversi, ma viaggia anche avanti e indietro nel tempo. Lungo il cammino si ha l’opportu nità di fare esperienza dell’effetto stabilizzante della scrittura sui suoi oggetti, tanto vari quanto l’ormone TRF, la scultura michelangiolesca, il significato del so gno, l’isotopo dell’idrogeno di massa 2, l’America, la psiche umana e la natura. L’effetto di questa stabiliz zazione è che ciascuno di questi oggetti non sembra risultare dall’attività umana, ma sembra sia sempre stato lì, aspettando di essere rivelato agli occhi di tut ti (nelle parole di Latour e Woolgar). Al contrario, lo stile orale non consente disvelamenti né ripetizioni di elementi originari, ma solo riattivazioni: potremmo dire che opera secondo una logica di flusso e non di stato. Quest’ultima logica (e la nozione di equilibrio che ne deriva) è invece l’effetto del ruolo che le cultu re europee letterate hanno affidato al verbo ‘essere’: quello di confine tra l’interno e l’esterno delle cose.
Usiamo così spesso la parola ‘scienza’ e il suo termi ne correlato, l’aggettivo ‘scientifico,’ che certamente ci stupiremmo se qualcuno ce ne domandasse il significato. E fortunatamente nessuno ci rivolge la domanda ‘cos’è la scienza?’, altrimenti ci troverem mo probabilmente nello stesso imbarazzo di Ago stino, il vescovo di Ippona, davanti a una domanda Intornosimile.
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NOTE AZZURRE SCIAMANESIMOSU E NEUROTEOLOGIA
Poiché Wittgenstein voleva che il suo ragionamento sulla definizione fosse chiaramente comprensibile, ha sostituito una nozione evidentemente complessa come quella di tempo con quella familiare di gioco. Lo scrittore viennese ci ha ricordato che nelle nostre conversazioni usiamo la parola ‘gioco’ in modi diversi. Per esempio, un gioco di parole è certamente differente dal gioco di squadra dei partecipanti ad uno stesso progetto: una definizione che tenesse conto del primo senso della parola ‘gioco’ escluderebbe il Wittgensteinsecondo. ha fatto leva sulla nostra stessa espe rienza per mostrarci che è impossibile catturare en tro un’unica definizione anche una parola apparen temente banale come ‘gioco.’ Questo non impedisce che, se necessario, si possa definire con precisione l’uso della parola ‘gioco’ in un ambito specifico, come quello, per esempio, dei giochi di parole, o dei giochi di squadra: con una certa ironia, Wittgen stein ha chiamato ‘gioco linguistico’ la pratica del linguaggio in ciascuno di questi campi particolari.
all’anno quattrocento, Agostino ha scritto che sebbene credesse di sapere cosa fosse il tempo, quando la domanda ’cos’è il tempo?’ gli era stata ri volta direttamente si era trovato a corto di risposte. Ed effettivamente, la definizione di una nozione è questione tutt’altro che banale: prova ne sia il fatto che solo a metà del secolo scorso Ludwig Wittgen stein si è rivelato in grado di placare l’ansia di Ago stino (e la nostra) in proposito.
Se dunque qualcuno ci domandasse ‘cos’è la scien za?’ potremmo rispondere, col sostegno autore vole di Wittgenstein, che una qualsiasi risposta a questa domanda non solo non sarebbe ragionevo le, ma che escluderebbe aspetti sostanziali della ricerca scientifica.
148 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Il termine italiano ‘coscienza’ deriva dal latino conscientia, che risulta dalla combinazione delle voci cum, con, e scientia, conoscenza: ne consegue il senso di una conoscenza condivisa. Sul modello del
Se invece ci occupassimo di un ambito specifico di ricerca, l’uso della parola ‘scientifico’ sarebbe preci samente riferito a un insieme di procedure e criteri adottati dai ricercatori. Potremmo dire che questi ricercatori nel corso delle loro attività condividono un gioco linguistico: proprio questa condivisione per mette loro di interagire scambiando informazioni su metodi e risultati delle loro ricerche.
Per esempio, un ricercatore come Antonio Damasio lavora a mostrare nella sua ricerca neurologica che le nostre esperienze emotive sono essenziali per permetterci di prendere decisioni ragionevoli. Nel suo gioco linguistico, Damasio usa il termine ‘marcatore somatico’ per indicare la traccia neurologica della nostra esperienza emotiva: secondo il ricerca tore portoghese, sono proprio i marcatori somatici che orientano le nostre scelte.
Un altro esempio è quello di Rick Strassman, che ha studiato come una sostanza organica prodotta nel cervello dei mammiferi, la N, N-dimetiltriptammina o DMT, provochi una serie di effetti che definisce psichedelici: questi effetti vanno dalla rievocazione dell’esperienza della nascita all’anticipazione di quella della morte, dalle psicosi alle esperienze mi stiche, e includono anche l’esperienza del cosiddet to rapimento alieno.
Un terzo esempio è quello di Michael Winkelman, che ha riconsiderato le cerimonie sciamaniche non solo come interventi terapeutici, ma anche come evidenze neuroteologiche. In questo caso, Winkel man si è appropriato del termine ‘neuroteologia,’ che era apparso in precedenza come parte di un altro gioco linguistico: quello del narratore Aldous Huxley nel suo ultimo romanzo Isola, pubblicato nel 1962. Negli anni Ottanta del secolo scorso il termine ‘neuroteologia,’ soprattutto per iniziativa di Laurence McKinney, era poi diventato la definizione di un nuovo campo di studi sugli aspetti neurologici delle esperienze religiose. Abbiamo visto che Wittgenstein ha evidenziato la varietà dei giochi linguistici: purtroppo, la sua morte prematura gli ha impedito di esplorare in dettaglio le loro relazioni. Ce ne ha però lasciato un’immagine illuminante: sebbene gli usi della parola ‘gioco’ sia no tanto diversi, ne riconosciamo le ‘somiglianze di Wittgensteinfamiglia.’ ha argomentato che i membri di una famiglia ci sembrano tutti somiglianti tra loro perché ciascuno ci ricorda almeno alcuni degli altri membri, ma non tutti: allo stesso modo, ciascun gioco ci ri corda almeno alcuni degli altri giochi, ma non tutti. Se confrontassimo i giochi linguistici di neuroscien ziati come Damasio e Strassmann e di un antropologo come Winkelman, non sarebbe difficile notare le somiglianze di famiglia tra i loro usi della parola ‘coscienza,’ specialmente nella frase ‘stati alterati di coscienza,’ o ASC nel suo acronimo inglese. Prima però di prendere in esame le somiglianze di famiglia tra alcuni degli usi contemporanei della parola ‘coscienza,’ potrebbe essere utile tracciarne la tra iettoria storica.
PINEALE 2 | L’epifisi detiene un ruolo considerevole nel campo filosofico e delle dottrine esoteriche. Alcuni lo identificano come il terzo occhio, l’occhio di Shiva della tradizione induista, traccia atrofizzata di quell’organo della visione spirituale.
Di conseguenza, la nozione di ‘stati alterati di co scienza’ è stata spesso usata per indicare condizioni di distorsioni cognitive. Eppure, la locuzione ‘stati alterati di coscienza’ ha cominciato a circolare alla fine dell’Ottocento in relazione all’esercizio dell’ip nosi, che i medici francesi stavano allora introducen do nella loro pratica clinica: e la capacità dell’ipno tizzatore di indurre comportamenti nell’ipnotizzato certamente investe una sfera più ampia della mera cognizione e delle sue alterazioni.
In realtà, già nel secolo precedente Anton Mesmer aveva introdotto la pratica dell’ipnosi nella cultu ra europea: ma poiché Mesmer aveva giustificato la sua pratica con la nozione di fluido magnetico, che era stata considerata inattendibile dalle autorità scientifiche dell’epoca, l’ipnosi stessa era risultata scientificamente compromessa.
Nel corso dell’Ottocento, medici come Paul Broca, Jean-Martin Charcot e Pierre Janet avevano poi fatto ricorso all’ipnosi sia come anestetico sia come stru mento di indagine: è in quest’ultima veste che il giova ne Sigmund Freud aveva cominciato a sperimentarne gli effetti. Freud ha successivamente abbandonato l’ipnosi per una nuova pratica di intervento, che co nosciamo sotto il nome di psicoanalisi: e ci ha lasciato una descrizione della relazione tra ipnosi e psicoanalisi sotto forma di una brillante similitudine.
150 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA la parola greca syneidēsis, che è costruita alla stessa maniera, la parola conscientia ha poi finito per espri mere già nell’antichità classica la condivisione con sé stessi di una conoscenza spesso negativa: quella di una cattiva azione commessa. Nei testi dei moderni ricercatori scientifici, la parola ‘coscienza’ ha poi perso ogni riferimento alle nozioni etiche di bene e male che la caratterizzano ancora nei discorsi religiosi, morali e nel nostro lessico quotidia no. Almeno fino alle ricerche di Damasio, gli usi scien tifici della parola ‘coscienza’ si sono generalmente ri feriti all’esercizio della cognizione di sé e del mondo, mediante l’uso consapevole della percezione.
Il medico viennese ha ripreso un confronto tra pittu ra e scultura che Leonardo da Vinci aveva derivato da Leon Battista Alberti: mentre la pittura agisce ‘in mettere,’ ovvero con l’aggiunta di strati di colore, la scultura opera ‘in levare,’ cioè mediante la sottrazio ne del materiale superfluo. Freud ha affermato che l’ipnosi agisce, analogamente alla pittura, aggiun gendo ingiunzioni e suggestioni: al contrario, pro prio come la scultura, secondo Freud l’analisi scava nella psiche del paziente per portarne alla luce ele menti altrimenti inaccessibili. Non è difficile riconoscere dietro questo nitido parallelo che privilegia l’analisi rispetto all’ipnosi il pregiudizio moderno – ma di chiara derivazione platonica – che considera obiettivo dell’attività di
Étienne Félix d’Henin de Cuvillers, un seguace di Mesmer e delle pratiche mesmeriche che però non condivideva la sua teoria del fluido magnetico, pro babilmente per questo aveva poi cominciato ad usare negli anni Venti dell’Ottocento l’aggettivo ‘ipnotico’: lui stesso aveva notato che quest’ultimo termine era già stato registrato nell’edizione del 1814 del Dizionario dell’Accademia di Francia.
Latour e Woolgar hanno così descritto lo svolgersi degli avvenimenti: All’inizio i membri del laboratorio non sono in grado di determinare se le affermazioni siano vere o false, oggettive o soggettive, altamente probabili o abba stanza probabili. (...) Una volta che l’affermazione ini zia a stabilizzarsi, però, avviene un cambiamento im portante. L’affermazione diventa un’entità sdoppiata. Da un lato, è un insieme di parole che rappresenta un’affermazione su un oggetto. Dall’altro, corrisponde a un oggetto in sé che assume una vita propria. (...) In poco tempo, all’oggetto viene attribuita sempre più realtà e sempre meno all’affermazione sull’oggetto. Di conseguenza, avviene un’inversione: l’oggetto diven ta la ragione per cui l’affermazione è stata formulata in primo luogo. (...) Allo stesso tempo, il passato si capovolge. Il TRF è sempre stato lì, aspettando solo di essere rivelato agli occhi di tutti. In altri termini, l’ipotesi di lavoro – in questo caso, l’ipotesi che il composto TRF esista – è dapprima semplicemente un’affermazione dei ricercatori: a mano a mano, questa affermazione trova poi con ferma negli esiti degli esperimenti di laboratorio concepiti a questo scopo. L’oggetto dell’affermazione, cioè l’esistenza del composto TRF, è dunque il risultato dell’attività di laboratorio: eppure, nelle de scrizioni finali degli scienziati, l’esistenza stessa del composto sembra precedere e giustificare le loro affermazioni e la loro attività di ricerca.
151 NOTE AZZURRE ricerca la realtà così com’è, senza aggiunte da par te del ricercatore.
A conclusione della loro ricerca sulla ricerca, Latour e Woolgar hanno sottolineato (anche scrivendo in corsivo) il carattere generale di questa dinamica: La nostra argomentazione non è solo che i fatti sono costruiti socialmente. Intendiamo anche mo strare che il processo di costruzione prevede l’uso
Circa trent’anni orsono, questo pregiudizio è stato esplorato in atto da Bruno Latour nel corso della sua indagine antropologica nei laboratori dell’istituto Salk (in cui Damasio è stato poi professore aggiun to). Osservando quotidianamente per due anni le at tività della sua ‘tribù di scienziati,’ Latour ha potuto tracciare il percorso di identificazione di un nuovo composto, il peptide TRF (acronimo di Thyrotropin Releasing Factor, fattore di rilascio della tireotropina), un ormone secreto dal sistema nervoso: nel 1977, questo risultato è valso a Roger Guillemin, in quanto responsabile del gruppo di ricerca, il confe rimento del premio Nobel per la medicina.
L’aspetto straordinario dell’inchiesta condotta da Latour è stato il suo rifiuto di adottare il punto di vi sta dei suoi oggetti d’osservazione, cioè gli scienziati: in questo modo, lo studioso francese ha potuto prendere le distanze dalla loro (e nostra) moderna presupposizione che l’attività di laboratorio miri a svelare una realtà finora inosservata. Latour ha invece minuziosamente esaminato l’impegno profuso dai ricercatori nell’ideazione e nella realizzazione di procedure, strumenti di laboratorio e criteri di iden tificazione ingegnosi e innovativi: tuttavia, mentre proprio questi nuovi strumenti, procedure e crite ri hanno permesso l’identificazione dell’altrettanto nuovo composto TRF, il loro intervento (cioè l’in tervento dei ricercatori stessi) è stato poi accuratamente rimosso dalla definizione dell’ormone.
Nei limpidi versi di Michelangelo, la parola ‘con cetto’ svolge un ruolo simile a quello dell’entità sdoppiata di Latour e Woolgar: è al tempo stesso l’idea dell’artista e la sua manifestazione materiale nel cuore del blocco di marmo, che solo ‘la man che ubbidisce all’intelletto’ può arrivare a toccare.
Come per l’ormone TRF, il ‘concetto’ di Michelangelo non solo precede la sua messa in opera, ma è an che già nel blocco di marmo prima che la mano (e gli utensili) dell’artista lo raggiungano. Nel caso di Michelangelo, questa duplicità è probabilmente l’effetto della nozione platonica di forma, che precede le sue manifestazioni specifiche: è quindi come ‘concetto,’ cioè come forma, che l’opera è già nel marmo.
152 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA di alcuni dispositivi grazie ai quali tutte le tracce della produzione sono rese estremamente difficili da rilevare. Latour e Woolgar intendono dire che le attività di ricerca si svolgono su un doppio binario: il primo è quello della produzione di nuovi fatti mediante l’uso di strumenti pratici e teorici spesso altret tanto nuovi; il secondo è quello della cancellazio ne delle tracce di queste attività di produzione, che vengono opportunamente occultate proprio come le scorie di lavorazione delle statue descrit te da Alberti, Leonardo e Freud. Un esperto del ramo, Michelangelo, ha messo in rima questo processo con altrettanta maestria: Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un marmo solo in sé non circonscriva col suo superchio, e solo a quello arriva la man che ubbidisce all’intelletto. È solo per ragioni di chiarezza che infliggiamo a questo testo meravigliosamente sintetico una pa rafrasi in prosa: l’ottimo artista non ha concezione (concetto) di opera alcuna che un solo blocco di marmo non circondi insieme al materiale super fluo (superchio), e solo la mano che obbedisce all’intelletto la raggiunge.
È invece improbabile che Guillemin e la sua equi pe di ricerca all’istituto Salk abbiano condiviso la familiarità di Michelangelo con i circoli neoplatonici fiorentini: eppure, la separazione operata dai mo derni ricercatori tra l’identificazione dell’ormone TRF e il suo processo di produzione manifesta una somiglianza, se non proprio di famiglia, almeno di struttura con quanto affermato da Michelangelo e dai platonici in generale.
Proviamo a mettere a confronto l’operato dell’artista secondo Michelangelo con quello di Guillemin (come rappresentante dell’equipe di ricercatori da lui guidata) secondo Latour e Woolgar. Poiché Michelangelo sostie ne che non ci sia forma scultorea che non possa essere contenuta in un blocco di marmo, l’attività dell’artista è solo lo strumento che permette alla forma di essere ri velata: naturalmente, a patto che questo strumento se gua rigorosamente le istruzioni dell’autore della forma, ovvero l’intelletto dell’artista stesso.
Quindi, anche se la scultura come oggetto emerge fisicamente dal marmo solo al termine dell’interven to dello scultore, secondo Michelangelo la scultura come forma precede questo intervento: a tale proposito, potremmo usare le parole di Latour e Wo olgar e dire che la scultura secondo Michelangelo
L’aspetto che apparenta l’operato di Guillemin e quello dell’artista michelangiolesco non è dunque l’eternità dei loro rispettivi oggetti – un composto chimico e una statua – ma la supposizione che sia l’uno sia l’altra fossero, per così dire, già lì prima del le operazioni (gli esperimenti e la scultura) che ne hanno poi permesso l’emergenza.
153 NOTE AZZURRE condivide la condizione dell’ormone TRF, che ‘è sempre stato lì, aspettando solo di essere rivelato agli occhi di tutti.’ Per essere più precisi, bisognerebbe delimitare la portata temporale della parola ‘sempre,’ che nella frase precedente Latour e Woolgar usano retorica mente come un’iperbole: scrivendo ‘sempre,’ Latour e Woolgar non intendono attribuire ai ricercatori la supposizione che l’ormone TRF sia esistito sin dall’inizio dei tempi, ma solo da quando le condi zioni evolutive hanno permesso al sistema nervoso umano di produrlo. Allo stesso modo, secondo Mi chelangelo il marmo racchiude la forma fin dal momento in cui l’artista la concepisce.
È come se l’attività pratica di scienziati e artisti, le loro lunghe ore passate al lavoro in laboratorio e nello studio, diventassero solo un dettaglio inessenziale di fronte al risultato finale dei loro sforzi.
È certamente comprensibile che questo risultato – il composto, o la statua – dia un senso nuovo e compiuto al percorso della sua realizzazione: ma non è altrettanto comprensibile che questo percorso debba essere azzerato. Al fine di rendere comprensibile l’azzeramento del percorso di produzione di ogni nuovo fatto scien tifico, lasciamo per ora da parte lo scultore descrit to da Michelangelo, e consideriamo un altro tipo di azzeramento, che si produce nel corso dell’avvicendamento di fatti e teorie scientifiche. Possiamo con frontare questo avvicendamento con quello di una serie di personaggi evocati dall’antropologo James NellaFrazer.sua opera monumentale Il ramo d’oro, Frazer ha messo a confronto narrazioni di ogni tempo e di ogni parte del mondo. Proprio all’inizio del suo testo, Frazer ha ripreso da Strabone la regola che in epoca romana vigeva nel santuario di Diana a Nemi:Uncandidato al sacerdozio poteva accedere all’uffi cio solo uccidendo il sacerdote, e dopo averlo ucciso manteneva l’incarico fino a quando non era lui stesso ucciso da qualcuno più forte o più abile.
Frazer ha arricchito quest’enunciato sobrio e ag ghiacciante con l’evocazione della ‘figura severa e sinistra’ del sacerdote che si aggira per il bosco ansioso ed armato; e apparentemente, né la terribi le regola del tempio di Diana Nemorense né la sua sanguinosa applicazione sembrano avere molto a che fare con la pratica della ricerca moderna. Per quanto la concorrenza tra moderni programmi di ricerca sia feroce, di certo l’avvicendamento di teorie e fatti scientifici non comporta spargimento di sangue. Eppure, a ben vedere questo ricambio incessante sembra seguire proprio la norma che re golava la sostituzione dei sacerdoti di Diana a Nemi: nella sua espressione lapidaria in latino, mors tua vita mea, ovvero la tua morte (è) la mia vita.
154 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Per esempio, nel secolo scorso Albert Einstein non ha mai acconsentito alle conclusioni che Niels Bohr traeva dalla nuova fisica quantistica: benché l’autore della teoria della relatività avesse sottolineato l’importanza decisiva della posizione dell’osserva tore nella descrizione della simultaneità degli even ti osservati, egli non è mai riuscito ad accettare il fatto che modi diversi di interrogare la realtà potessero produrre diverse configurazioni della realtà stessa.
Potremmo dunque dire che mentre l’uccisione dell’officiante in carica produceva l’investitura del nuovo sacerdote di Diana, l’affermazione di nuovi fatti e teorie scientifiche oggi produce l’obsolescen za di teorie e fatti incompatibili con i nuovi. Seb bene la direzione dell’intervento causale sia nei due casi opposta, l’effetto di sostituzione sembra essere molto Certamente,simile.
Più precisamente, le moderne attività di ricerca scientifica mirano ad individuare nuovi fatti e nuove connessioni teoriche, la cui affermazione compor ta l’obsolescenza di teorie e fatti precedentemente accettati e non compatibili con i nuovi risultati della ricerca. Quindi, se volessimo descrivere questa di namica di sostituzione del vecchio col nuovo ricor rendo all’adagio latino citato in precedenza, sareb be preferibile invertirne i termini: vita mea mors tua, ovvero la mia vita (è) la tua morte.
mentre questo effetto era immediato nel cruento rituale Nemorense, nella sfera della ri cerca scientifica risulta dilazionato dai tempi del di battito accademico, e non è raro che interpretazioni rivali si contendano il campo anche a lungo.
Al contrario, Bohr ha evidenziato il ruolo di questa interrogazione, e ha considerato l’impossibilità di determinare contemporaneamente caratteristiche complementari di una particella subatomica come posizione e momento non come un limite della conoscenza umana, come Einstein suggeriva, ma come ‘una situazione nuova, non prevista dalla fi sica classica.’ E anzi, mettendo a confronto relatività e complementarità quantistica, Bohr ha rilevato ‘sorprendenti somiglianze per quanto riguarda la rinuncia al significato assoluto degli attributi fisici convenzionali degli oggetti.’
Generalmente si considera che un articolo scientifi co pubblicato da John Stewart Bell nel 1964 abbia posto fine alla diatriba tra Einstein e Bohr in favore di quest’ultimo, per quanto non siano mancati ulte riori strascichi della vicenda. Comunque, nelle ricostruzioni degli storici della scienza la compresenza di letture alternative del mondo fisico è considera ta come una anomalia temporanea: potremmo per questo paragonarla ad un’altra compresenza, quella dei pretendenti al seggio di Pietro che le descrizioni successive hanno similmente ricostruito come ecce zione alla regola. Nel corso della storia della chiesa cristiana è infatti accaduto più volte che il ruolo di papa sia stato rivendicato contemporaneamente da due o più per sone: la storiografia cattolica ha poi assegnato loro a posteriori il ruolo di papi o di antipapi. Se para gonassimo la posizione di questi personaggi storici a quella delle teorie scientifiche, ci accorgeremmo che accanto all’avvicendamento di papi e teorie ri conosciute sussiste non solo la serie degli antipapi, ma anche quella delle teorie (e dei fatti) che non
CONNESSIONI | Una teoria asserisce che due particelle che hanno condiviso parte della loro storia rimangono, anche se allontanate, in contatto. Il big bang accumuna tutte le particelle dell’universo, dato che in quel momento eravamo un unico insieme. Possiamo quindi affermare che tutte le particelle sono connesse tra loro.
Abbiamo già ricordato che, a differenza delle prati che mesmeriche nel diciottesimo secolo, l’interpre tazione tradizionale dell’agopuntura al momento fortunatamente non impedisce alla medicina euro pea di riconoscerne l’efficacia. Non possiamo che compiacerci di questa nuova attitudine pragmatica della medicina europea contemporanea: e però, la relativa incompatibilità tra il suo approccio biochi mico e l’interpretazione tradizionale dell’agopuntu ra ancora relega quest’ultima ad una funzione mera mente Potremmoausiliaria.invece immaginare approcci terapeutici diversi sotto forma di linguaggi diversi, e costruire le loro relazioni come traduzioni da una sfera lingui
156 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA sono riusciti ad ottenere il riconoscimento unanime della comunità scientifica. Abbiamo già incontrato uno di questi casi: la pratica mesmerica dell’ipnosi, che la teoria del fluido ma gnetico elaborata da Mesmer a sua giustificazione aveva squalificato davanti agli esperti dell’epoca. Il successo raggiunto da Mesmer mediante l’induzio ne di stati di cosiddetto sonnambulismo non si era rivelato sufficiente ad ovviare al giudizio negativo sull’interpretazione più generale che Mesmer dava del suo operato. Questo giudizio, dunque, verteva meno sull’operato di Mesmer che sul modo in cui Mesmer lo Fortunatamente,presentava.adifferenza di quanto accadeva nel diciottesimo secolo, la comunità delle scienze mediche europee sembra oggi disposta a ricono scere l’efficacia di pratiche cliniche come l’agopun tura, nonostante la giustificazione tradizionale del suo operato ricorra alla nozione di flussi energetici: questa nozione non sembra essere meno distante del fluido magnetico di Mesmer dai criteri di costru zione del corpo umano della medicina europea. L’integrazione dell’agopuntura tra le pratiche della medicina europea ha soprattutto motivazioni prag matiche, e non mancano studi che indagano sulle possibili cause organiche della sua efficacia: la compre senza dell’agopuntura e di altre pratiche anestetiche riconosce semplicemente il fatto che diverse modalità di intervento sul corpo umano possono produrre reazioni simili, quali appunto l’anestesia. Tuttavia, non possiamo escludere la possibilità che l’agopuntura non operi secondo i criteri biochimici accettati dalla medicina europea, e che la sua interazione col corpo umano produca una configurazione metabolica non necessariamente assimilabile a questi criteri.
Mentre la stampa non specialistica ha salutato questi risultati come la scoperta del funzionamen to dell’agopuntura, sarebbe più prudente (e meno semplicistico) accogliere questi studi meno come tentativi di spiegazione che di assimilazione ai crite ri scientifici europei di un’attività dall’efficacia pluri millenaria quale l’agopuntura.
Naturalmente, l’ipotesi che le tecniche anestetiche europee attivino un percorso metabolico differente rispetto a quello attivato dall’agopuntura non esclu de che quest’ultimo possa essere indagato secondo i criteri della biochimica: per esempio, la sperimenta zione in vivo su soggetti animali, i topi di laboratorio, ha evidenziato una relazione tra l’intervento dell’ago puntura e la produzione di adenosina, un composto dall’importante funzione di neurotrasmettitore.
Quando a partire dal primo secolo il termine signifi catus ha cominciato ad essere associato all’uso del le parole, il suo senso si è rovesciato: da segno che indica, è diventato ciò che è indicato dalla parola.
Potremmo considerare questa condizione come un esempio di uno slittamento di senso più generale, che equipara un’azione umana al suo effetto finale. Questo slittamento di senso è evidente nel caso del la traduzione di Wyclif, che ha equiparato l’attività di interpretazione del sogno al suo risultato, il signi ficato. Al contrario, sia in Daniele sia nei suoi modelli greci solo l’interpretazione dava senso al sogno: e anche quando questa interpretazione si rivelava ingannevole, solo il corso degli eventi ne rivelava il senso proprio.
questa duplice operazione è resa possibile dal fatto che entrambe le versioni del te sto tradotto si riferiscono allo stesso argomento, ovvero, quello che dal medioevo siamo abituati a chiamare nelle lingue europee ‘significato’ del testo. Il termine latino significatus, su cui la parola italiana ‘significato’ è modellata, in epoca romana aveva inve ce generalmente un senso diverso, quello di ‘indizio’ o ‘segno.’ Per esempio, secondo Plinio il fatto che la fiamma di una lampada formasse una spirale o flut tuasse era segno (significatus) di venti in arrivo.
157 NOTE AZZURRE stica all’altra: in questo caso, proprio la nozione di traduzione da un linguaggio ad un altro potrebbe aiutarci a riformulare la relazione tra l’agopuntura, come espressione di una tradizione clinica extra europea, e la medicina europea corrente. A questo scopo dovremmo però entrare nel merito della no zione stessa di traduzione. Per esempio, la traduzione di un testo cinese di agopuntura in un linguaggio europeo è un’opera di ricostruzione vera e propria: il traduttore si deve sobbarcare l’onere di coniugare verbi, declinare casi, generi e numeri, e inserire connettivi, oltre ad articolare sintatticamente il tutto. Un’opera analo ga di decostruzione e ricostruzione del senso me diante l’opportuna sequenza di ideogrammi, o più precisamente di logogrammi, attende il traduttore impegnato nell’operazione inversa, da una lingua europea al Apparentemente,cinese.
Due secoli dopo, Aulo Gellio si è espresso scriven do che la particella latina ve ‘assume un duplice si gnificatus’: così facendo ha confermato non solo il cambio di senso della parola significatus da indice a indicato, ma anche la trasformazione dell’indicato (o, nel nostro senso, il significato) in caratteristica della parola stessa. Queste trasformazioni sono state il preludio dell’in venzione medievale del significato come ciò che sta dietro, per così dire, ad una qualsiasi espressione linguistica. La nuova nozione è stata poi utilizzata anche retrospettivamente, come esemplificato dalla traduzione inglese del testo biblico di Daniele: nel quattordicesimo secolo, John Wyclif ha reso la frase ebraica ‘il sogno e la sua interpretazione’ come ‘il sogno, e la relativa congettura o significato.’ Wyclyf ha qui equiparato il risultato di un intervento di interpretazione al significato come caratteristica dell’oggetto interpretato. In questa traduzione illuminante vediamo già applicata al significato del sogno di Daniele la condizione descritta da Latour e Woolgar dell’ormone TRF, che ‘è sempre stato lì, aspettando solo di essere rivelato agli occhi di tutti.’
Questa precedenza rendeva possibile l’operazione di traduzione da una lingua all’altra come l’effetto di una resa in forme diverse dello stesso senso: e spinta alle sue estreme conseguenze, come nella narrazione dello pseudo-Aristea, faceva sì che i set tantadue traduttori del testo ebraico della bibbia ne producessero settantadue versioni greche esatta mente identiche.
In questa tradizione, il senso proprio delle parole non poteva che precedere il loro uso nel linguaggio.
La supposizione che dietro ogni parola ci sia un significato non è dunque il residuo di una concezione primitiva del linguaggio (come anche Wittgenstein sembrava congetturare): al contrario, la presenza della nozione di significato nei testi antichi è il risultato di una loro rilettura in chiave medievale e Potremmomoderna. allora sospettare che solo una motivazione teologica abbia potuto sostenere la prece denza del supposto significato di una parola sulle sue espressioni e interpretazioni: quella della pre senza di idee eterne nella mente del dio cristiano, sul modello delle idee platoniche. Questa presenza rimandava a sua volta alla tradizione ebraica, in cui Adamo era stato incaricato dal suo dio di nominare gli esseri viventi.
Non possiamo certo verificare l’identità delle settan tadue versioni della bibbia in greco che ancora oggi chiamiamo ‘dei settanta’: possiamo però confronta re il testo greco di questa traduzione con l’originale ebraico. Se lo facessimo in dettaglio, potremmo accorgerci che ad una parola greca come diaspora corrispondono cinque diverse parole ebraiche, con cinque diverse sfumature di senso. O meglio, poiché la parola greca diaspora (inventata dai traduttori della bibbia dei settanta più di duemila anni fa) ha assunto poi la rilevanza che sappiamo, le differenze di senso tra le parole ebraiche che è servita a tradurre si è per noi ridotta a una sfumatura.
Possiamo osservare che mentre l’intervento dei tra duttori ha forzato le cinque parole ebraiche e i loro sensi nel collo di bottiglia di un’unica parola greca inventata a questo scopo, gli usi successivi della parola diaspora ne hanno a loro volta moltiplicato
Per esempio, in Erodoto il re Creso solo dopo la sua sconfitta aveva realizzato il senso della profezia che la sua impresa bellica avrebbe distrutto un impero: non quello del persiano Ciro, ma il suo. Per i greci (almeno fino a Platone) il senso che prevaleva in questa narra zione non era però quello della priorità cognitiva del significato della profezia, che non a caso era espressa in termini estremamente ambigui: era piuttosto il sen so di un destino inevitabile che si sarebbe affermato indipendentemente dal suo possibile disvelamento. La tragica vicenda di Edipo non faceva che confermare questa dinamica inarrestabile.
Solo dal medioevo in poi i traduttori cristiani han no innestato la nuova nozione di significato sui testi greci ed ebraici, modificandone il senso. Per esem pio, nel 1584 il traduttore inglese di Erodoto di cui conosciamo solo le iniziali, B. R., ha aggiunto la parola ‘significato’ in riferimento ad un sogno; nel 1611 i traduttori della bibbia di re Giacomo si sono comportati allo stesso modo con il testo biblico di Daniele, e hanno reso la parola ebraica per ‘com prensione’ con ‘significato.’
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SMEMBRAMENTO
1 | È straordinario come, ovunque nel mondo, uno dei passaggi comuni nell’iniziazione sciamanica sia quello dello smembramento del corpo in tutte le sue parti, seguita dall’azione degli spiriti adiutori per la ricomposizione del corpo e dei nuovi organi. Il significato è la rinascita dell’individuo dotato di nuovi poteri. Qui è rappresentata la suggestione sudamericana.
160 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA i sensi, che, come Khachig Tölölyan ci ricorda, oggi associamo a termini tanto vari quali ‘immigrato, espatriato, rifugiato, lavoratore ospite, comunità in esilio, comunità d’oltremare, comunità etnica.’
La nozione di significato come entità che precede la sua espressione non ci aiuta di certo a comprende re questi processi sia di riduzione sia di espansione del senso delle parole. Seguendo un suggerimento di Wittgenstein, sarebbe allora in genere preferibile fare riferimento all’uso di una parola piuttosto che al suo significato: e come abbiamo visto con la parola ‘gioco,’ sarebbero le somiglianze tra i suoi vari usi a permetterci di comprenderne il senso. Ma se sono le somiglianze tra gli usi delle parole a illu minarci sul loro senso, allora queste somiglianze d’u so ci possono anche permettere di apparentare sensi espressi con lingue differenti. Tornando all’esempio del manuale di agopuntura e della sua traduzione in una lingua europea, potremmo allora riconsiderare ciò che garantisce la corrispondenza tra le due se quenze di logogrammi cinesi e parole europee. Abbiamo visto che il significato comune che appa rentemente garantirebbe la corrispondenza tra testo e traduzione richiede un vero e proprio atto di fede nella sua preesistenza. Al contrario, se le due sequen ze di logogrammi e parole non sono che usi particolari dell’una e dell’altra lingua, è sufficiente mettere a confronto questi usi per valutarne la reciproca con vertibilità. In altri termini, l’esito più o meno felice di una traduzione dipende meno dalla sua vicinanza al supposto significato del testo, che dalla somiglianza di due usi: quello del testo tradotto e quello del testo nella lingua originale. In questo caso, la traduzione europea del testo di agopuntura sarà più o meno riu scita a seconda della sua capacità di fare qualcosa di molto simile a ciò che il testo cinese fa.
Per questo la cosiddetta traduzione letterale di un testo, che si sforza di aderire al supposto significato di ciascuna parola, rischia di allontanarsi dal senso del testo anche più di una sua resa meno lessicalmente fedele. D’altra parte, abbiamo anche visto che una traduzione non letterale rischia di introdurre in un testo sensi a questo estranei, come, per esempio, la nozione di significato nelle traduzioni medievali e moderne di Erodoto e della bibbia. Possiamo allora osservare che la buona riuscita di un’operazione di traduzione non può affidarsi a un criterio predeterminato semplicemente perché il confronto tra gli usi di due testi nelle rispettive lingue apre nuove possibilità d’uso, come nel caso della parola diaspora. Poiché questi nuovi usi mo dificano costantemente i sensi di parole e testi, una traduzione risulterà più o meno felice anche a se conda del suo contesto e dei suoi lettori. Ma poiché le aspettative dei lettori possono disco starsi anche sostanzialmente dai sensi dell’autore, il successo di una traduzione può anche risultare da un uso del testo tradotto che si allontana da quello del testo originale: per esempio, la traduzione lati na medievale del testo greco in cui Aristotele aveva descritto la funzione che imprime il movimento alle sfere celesti è stata letta a lungo come la descri zione (anacronistica) del dio cristiano come ‘motore immobile.’ Oggi cerchiamo di distinguere il testo aristotelico da quello dei suoi interpreti medievali: e però noi stessi non possiamo fare a meno di usare il
161 NOTE AZZURRE nostro linguaggio corrente e le nozioni che implica nella lettura dell’uno e dell’altro testo.
Potremmo dunque adottare l’immagine della pittura come operazione additiva per illustrare le nostre at tività di scrittura e lettura. In questo caso, l’aggiunta di nuovi strati di senso non richiederebbe l’eliminazione degli strati precedenti, che verrebbero sem plicemente più o meno ricoperti, per così dire, da quelli successivi. Se volessimo spingere oltre questo paragone, potremmo dire che i precedenti strati di pittura, anche se non direttamente visibili, continua no in qualche modo ad influenzare quelli successivi con la loro presenza volumetrica in forma di grumi, striature o semplice spessore.
Inoltre, e sfortunatamente per lui, Wittgenstein non disponeva della funzione di ricerca, che ci permette
Ma in quest’immagine si rivelano i limiti della simi litudine tra pittura e parole scritte, poiché l’aspetto cromatico, che caratterizza essenzialmente la pit tura almeno fino alle avanguardie del Novecento, è solo parzialmente influenzato dai rilievi sulla super ficie del quadro: questi rilievi possono quindi svol gere un ruolo solo molto parziale di memoria delle stratificazioni di colore precedenti. Al contrario, le parole sono in grado di evocare una varietà di loro usi precedenti: Wittgenstein ricorre proprio al parallelo con la pittura per illustrare questa capacità evocativa delle parole, che secondo lui si manifesta come una sorta di ‘ “alone” di usi appe na accennati. - Come se ciascuna delle figure di un quadro fosse circonfusa anche da scene sfumate e vaporose disegnate, per così dire, in un’altra dimen sione, e noi vedessimo, qui, le figure inserite in altri Percontesti.’fornirci un’immagine della connessione tra gli usi di una stessa parola, Wittgenstein è stato costretto a inventare una fantastica pittura multidimensiona le: noi invece possiamo figurarci questa connessione facilmente, perché una sua nuova forma, l’ipertesto, è entrata a far parte delle nostre attività quotidiane.
In altre parole, potremmo dire che ogni nuova lettura opera come una sorta di traduzione del testo, cui ag giunge, per così dire, un nuovo strato di senso. Que sto strato non elimina i precedenti ma li riconfigura, avvolgendoli come l’ultima di una serie di scatole cinesi. Se volessimo ulteriormente generalizzare, po tremmo dire che ogni lettura, come ogni traduzione, continua per questo a produrre il testo stesso. Se torniamo all’esempio della traduzione europea di un testo di agopuntura, dovremmo dunque ammette re che per quanto l’uso del testo tradotto possa essere paragonato con successo all’uso del testo originale, la nuova versione non potrà che aggiungere qualcosa alla precedente. Se dovessimo ricorrere alle immagini di Alberti, Leonardo e Freud, di certo sarebbe la pit tura e non la scultura – l’aggiunta e non la sottrazione – ad offrirci un modello rappresentativo dell’operazio ne di traduzione, come anche, potremmo dire, delle nostre attività di scrittura e lettura in generale.
Per esempio, ogni volta che apriamo il collegamento ipertestuale di una parola su una pagina di Wikipedia, accediamo ad un altro testo in cui la parola è usata: questa catena di riferimenti è virtualmente illimitata, e ci permette di visualizzare quasi immediatamente in forma di testo le altre dimensioni d’uso della parola evocate da Wittgenstein in forma pittorica.
A questo proposito, Goody ha citato l’osservazio ne che la parola ‘paradigma’ era stata usata in ben ventuno sensi diversi nel famoso saggio La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn.
La funzione di ricerca digitale non solo ci permette di toccare con mano, per così dire, le somiglianze di famiglia tra gli usi di una stessa parola descrit te da Wittgenstein: più in generale, questa funzione imprime un’accelerazione straordinaria all’operazio ne di ‘scansione all’indietro,’ che l’antropologo Jack Goody ha indicato come una differenza fondamen tale tra l’uso di un testo scritto e quello di un testo orale, ‘proprio perché nella scansione dei dati infor mativi l’occhio agisce in modo del tutto differente Goodydall’orecchio.’haosservato che il flusso del discorso orale non permette all’ascoltatore che un confronto sommario tra le sue parti: al contrario, la presenza di un testo (relativamente) permanente prodotta dalla scrittura consente al lettore un’analisi retrospettiva del testo stesso, il cui effetto più eclatante è proprio il controllo delle variazioni degli usi delle parole.
162 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA oggi di visualizzare quasi immediatamente le ripeti zioni di una parola nello stesso testo digitale: grazie a questa funzione possiamo operare rapidamente la scansione del testo passando direttamente da un’occorrenza della parola all’altra.
Sia Goody, sia Margaret Masterman – la responsa bile del computo – sia lo stesso Kuhn apparivano preoccupati da questa varietà di sensi: potremmo allora osservare che probabilmente per loro il con fronto tra gli usi della parola ‘paradigma’ nel testo del saggio si riduceva ad un intervento questuri no, diretto a disciplinare le variazioni di senso del la parola ‘paradigma’ nel nome della sua coerenza
Seconcettuale.laparola‘paradigma’ fosse apparsa nel testo del libro della Genesi, probabilmente Adamo avrebbe condiviso le preoccupazioni in proposito di Goody, Masterman e Kuhn: e si potrebbe anche scherzare sul fatto che se l’autore del testo ebraico avesse avuto la nostra dimestichezza con nozioni astratte come ‘paradigma,’ il nostro presunto progenitore comune ne avrebbe potuto definire il senso in modo C’èinequivocabile.qualcosache sembra apparentare scrittori così diversi come l’autore del libro della Genesi, Michelangelo, Freud, Goody, Masterman e Kuhn: se ri prendiamo il parallelo tra pittura e scultura come attività di addizione e di sottrazione, quest’ultima operazione sembra poter meglio caratterizzare i vari interventi di Adamo (come selezionatore di parole adatte a nominare il vivente), dell’artista mi chelangiolesco (come ideatore e poi scultore), di Freud (come escavatore delle profondità della psiche), di Goody, Masterman e Kuhn (come definitori di termini astratti).
Queste operazioni di sottrazione mirano a liberare il campo dai materiali più vari, dai termini impropri alle porzioni superflue di marmo, dalle scorie psi chiche e comportamentali alle nozioni imprecise e incoerenti. Si potrebbe osservare che simili azioni selettive sono generalmente rese possibili da un’i dea di realtà che precede le nostre attività di inter vento e di interpretazione: una realtà cui le parole che usiamo devono necessariamente corrisponde
NAVE DEGLI ANTENATI | Il Viaggio a volte è rappresentato come una navigazione, un andare verso altri lidi, sconosciuti, ignoti; e così non raramente vengono rappresentati i capostipiti sulle parteti delle caverne dove abitavano i nostri più antichi progenitori.
164 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA re, e che va definita eliminando via via quello che rende questa corrispondenza incerta. Secondo questo approccio, la varietà degli usi delle paro le dev’essere irreggimentata entro definizioni che ostacolino la deriva incessante dei loro usi. Naturalmente, nessuno potrebbe negare l’utilità delle definizioni, specie nell’ambito di una attività particolare o, nelle parole di Wittgenstein, un gioco linguistico. Per esempio, la nomenclatura dei com posti chimici svolge il compito di stabilizzare la co municazione secondo regole di combinazione degli elementi, che a loro volta sono ordinati dalle versio ni aggiornate della tavola di Mendeleev. La stessa nomenclatura chimica è stata aggiornata più volte: per esempio, il composto formato da un atomo di carbonio e due atomi di ossigeno, e che è correntemente identificato come ‘diossido di carbonio,’ è stato a lungo indicato come ‘anidride car bonica,’ termine che è ancora presente nel nostro lessico. In questo caso, il cambio di denominazione non era correlato al comportamento chimico del composto, che sia sotto il nome di anidride carbonica sia sotto quello di biossido di carbonio ha conti nuato a produrre sugli esseri umani gli stessi effetti Diversointossicanti.èil caso di una stessa denominazione riferita a una varietà di entità dai comportamenti dif ferenti. Per esempio, composti chimici con ugual numero di componenti atomici ma comportamenti diversi erano stati già definiti da Jacob Berzelius nel 1830 come ‘corpi isomeri’: queste differenze tra isomeri di uno stesso composto sono state poi attribu ite a differenti distribuzioni spaziali delle sue parti, quindi identificate con l’aggiunta di una varietà di prefissi al nome del composto stesso. E ancora, nel 1921 Frederick Soddy è stato insigni to del premio Nobel per la chimica per aver inda gato sugli isotopi, ovvero atomi che occupavano lo stesso posto (in greco, isos topos) nella tavola degli elementi di Mendeleev, ma avevano peso e comportamento differenti. Nel 1934, l’identificazio ne di uno degli isotopi dell’idrogeno, il deuterio, è valsa a Harold Urey il premio Nobel per la chimica: pochi anni dopo, questo isotopo ha assunto una importanza drammatica a causa del suo uso nella produzione di armi nucleari.
L’espansione delle attività di ricerca ha evidente mente prodotto l’aggiunta di nuove configurazioni sovra- e subatomiche, e delle relative denomina zioni. Se attribuissimo a queste denominazioni un significato, dovremmo accettare, per esempio, che quello della parola ‘idrogeno’ sia inevitabilmente cambiato dopo l’identificazione dei suoi isotopi.
Eppure, l’uso della parola ‘idrogeno’ anche dopo questa identificazione nella maggioranza dei casi è rimasto invariato, mentre è stato modificato solo nell’ambito specifico dei giochi linguistici di chimici e fisici subatomici. Negli ambiti specifici della chimica e fisica subato mica è stata una diversa operatività umana che ha richiesto un aggiornamento della nomenclatura: le locuzioni equivalenti ‘isotopo di idrogeno di massa 2,’ ‘idrogeno pesante,’ e ‘deuterio’ hanno permesso di esprimere proprio questa operatività rinnovata ed espansa (anche in direzioni preoccupanti come gli armamenti nucleari).
Senza dubbio, quest’ultima descrizione si addice perfettamente alla parola ‘isotopo,’ che è stata inventata ad hoc da Margaret Todd nel 1913 a bene ficio del suo amico di famiglia, il chimico Soddy: e solo attribuendo alla parola ‘isotopo’ un significato preesistente alla sua invenzione si potrebbe evitare di riconoscere che l’uso della parola ‘isotopo’ ha let teralmente prodotto l’individuazione di una nuova entità, che per questo è stata, per così dire, aggiun ta al mondo.
Se dicessimo che l’adozione della locuzione ‘isotopo di idrogeno di massa 2’ – o, nella sua forma grecizzata, della parola ‘deuterio,’ da deuteros, secondo –ha isolato una nuova entità, avvicineremmo questa operazione all’intervento sottrattivo dello scultore michelangiolesco, che libera la sua statua da ciò che non le appartiene. Potremmo invece sottolineare l’a spetto innovativo dell’operazione di individuazione dell’isotopo descrivendola come l’aggiunta di una nuova entità alla varietà delle entità precedentemente contemplate dai chimici.
In altri termini, l’America non era sempre stata lì, aspettando solo di essere rivelata agli occhi di tutti: è stata la sua individuazione come continente da parte dei cartografi europei che ha assoggettato ai sensi della geografia (e della cartografia) europea una molteplicità di terre emerse, molto prima che gli europei ne assoggettassero territori ed abitanti.
Potremmo riconsiderare in questa luce il senso dell’espressione ‘scoperta dell’idrogeno pesante’ che abbiamo incontrato nel testo della motivazione del conferimento del premio Nobel per la chimica a Urey. ‘L’assunzione di un isotopo di idrogeno di massa 2,’ che Urey, Brickwedde e Murphy hanno reso pubblica per la prima volta in una comunica zione del 1931, ha individuato l’isotopo di massa 2 distinguendolo da quello di massa 1: questa distin zione ha ritagliato, per così dire, i contorni di una nuova entità.
Al contrario, la motivazione del conferimento del premio Nobel a Urey menzionava la sua ‘scoperta dell’idrogeno pesante’: questa espressione presup poneva, riprendendo le parole di Latour e Woolgar, che l’isotopo fosse sempre stato lì, aspettando solo di essere rivelato agli occhi di tutti.
La nozione di scoperta presuppone infatti che il suo oggetto preceda assolutamente l’attività di scoper ta stessa: a questo proposito, possiamo osservare che gli usi correnti della parola ‘scoperta’ espan dono per analogia quello del termine tardo latino discooperire, che aveva inizialmente il senso emi nentemente pratico di ‘rimuovere una copertura.’
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Se consideriamo tra queste ultime la scoperta per antonomasia, quella dell’America, dovremmo rico noscere che il suo senso era sfuggito al presunto scopritore Colombo: e comunque, solo l’adozione da parte degli europei del termine ‘America’ (applicato inizialmente alla sua porzione meridionale) ha individuato sotto forma di ‘nuovo continente’ un continuum di terre emerse e abitate, per contrasto con il ‘vecchio continente’ identificato come il continuum territoriale di Europa, Asia e Africa.
Comunque, già nel medioevo il verbo discooperire era stato associato alle attività di esplorazione che in italiano vanno sotto la denominazione di ‘scoper te geografiche.’
Considerando che la poesia era stata l’espressione essenziale del mondo omerico (o preclassico), e che anche nel mondo classico aveva mantenuto la sua priorità culturale, l’affermazione di Ovidio non solo è difficilmente contestabile, ma si presta ad ulteriori considerazioni. Nel suo studio magistrale sui nomi degli dèi, Hermann Usener ha fatto notare la straor dinaria somiglianza tra la produzione delle divinità
166 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA E però, se si concepisce la parola ‘isotopo’ sempli cemente come un tentativo di descrivere in termini umani una realtà preesistente, la sua aggiunta non espande, per così dire, il mondo, ma solo la sfera li mitata della nostra conoscenza del mondo: e questa sfera non può che apparire imperfetta e mancante al confronto con l’ipotetica conoscenza oggettiva del mondo stesso. Non è difficile identificare il mo dello storico di questo metro di misura oggettivo e inarrivabile delle nostre conoscenze: è quello di Adamo e del suo dio.
Al confronto con la rosa del paradiso, quella men zionata nei versi del poeta non poteva che appa rire come un’aggiunta inessenziale e inadeguata a rispecchiare il suo modello inarrivabile: secondo Borges, questa straordinaria illuminazione sulla sup posta natura reale delle cose aveva forse raggiunto anche Omero e Dante. Qui come altrove, Borges ha esposto con feroce ironia la distanza incolmabile tra nozioni ed entità assolute e immutabili – in questo caso, la rosa del paradiso – e le pratiche umane: e qui come altro ve, ha mostrato che il confronto impari tra le due dimensioni non può che risolversi con lo svilimento degli umani e dei loro prodotti, che sono inevita bilmente limitati e soggetti al cambiamento. E allo stesso tempo, proprio narrando l’intuizione di Mari no che la rosa stia nella sua eternità e non nelle pa role del poeta, Borges ne ha minato il senso, perché ha anche praticamente mostrato la presenza della rosa di Adamo nelle sue parole di narratore. Si potrebbe però notare che proprio a causa del suo sottile gioco di rovesciamenti, Borges ha sì affermato la capacità additiva del linguaggio, ma solo come un ridimensionamento dell’aspirazione del linguag gio stesso a proporsi come immagine del mondo: al contrario, questa capacità additiva era stata già rivendicata apertamente da Ovidio, che aveva pro clamato con orgoglio incontenibile: ‘anche gli dèi, se è lecito dirlo, sono prodotti dai versi.’
Il narratore argentino Jorge Luis Borges ha descrit to mirabilmente questo confronto impari nella for ma di una illuminazione che avrebbe colpito il ce lebre poeta Giovan Battista Marino in uno dei suoi ultimi giorni di vita. Nelle parole di Borges, Marino ‘si stava spegnendo in un ampio letto spagnolo dal le colonne intagliate,’ e alla vista di una rosa recisa aveva mormorato il suo celebre encomio in versi del nobile fiore: ‘Porpora del giardin, pompa del prato, / gemma di primavera, occhio d’aprile.’ In quel mo mento era sopraggiunta la rivelazione: Marino vide la rosa, come Adamo poté vederla in Pa radiso, e sentì che era nella sua eternità e non nelle sue parole e che possiamo menzionare o alludere ma non esprimere e che i volumi alti e superbi che forma vano una penombra dorata in un angolo della stanza non erano (come sognava la sua vanità) uno specchio del mondo, ma una cosa in più aggiunta al mondo.
CICLO MISTERICO | Tre volti, occhi diversi, due teschi, due feti, la vita, la morte, incastri, il conscio, l’inconscio… qualcosa ci appare, sembra volerci dire qualcosa, non comprendiamo. Ma qualcosa s’è mosso dentro di noi, s’è attivato, purtroppo o per fortuna non siamo in grado di padroneggiarlo.
Nel primo caso – l’individuazione degli dèi – lo studioso tedesco ha sottolineato la precedenza di uno stadio arcaico, in cui il singolo fenomeno ve niva divinizzato: nell’icastica descrizione di Use ner, in questa fase precedente ‘quell’unica cosa che tu vedi dinnanzi a te, questa stessa cosa, e non altro, è il dio.’ Questo atteggiamento arcaico si è poi conservato a lungo nei componimenti po etici: ancora nel terzo secolo prima della nostra era, Asclepiade si rivolgeva al lume che aveva di fronte come a un dio. Considerata da questa prospettiva, possiamo dire che la cosa o l’evento soggetto a una divinizzazione temporanea non era un rappresentante improprio o abusivo (un feticcio, nella nomenclatura più tarda dei missionari cristiani) di una forza o un potere di vino universale, ma semmai un suo stadio precedente di elaborazione: ‘uno stadio precedente – nelle parole di Usener – che non conosceva ancora alcun dio personale, dotato di nome proprio e mito, ma solo dèi particolari, designati unicamente mediante Èaggettivi.’evidente che le trasformazioni nell’individuazione degli dèi, da entità momentanee a divinità particolari e poi a persone designate con nomi propri, pos sano anche essere interpretate come un processo di generalizzazione e centralizzazione: nelle parole di Usener, ‘un processo secondo cui il dio principale di una stirpe attiene un’autorità generale, in ultima istanza monoteistica, presso la stirpe stessa.’ È anche evidente che questo processo di centralizzazione, come nel caso delle divinità romane e greche, non abbia dovuto necessariamente raggiungere lo stadio monoteistico: ma è ugualmente evidente che abbia potuto manifestarsi anche sotto una forma di versa, come quando Ippocrate ha sostituito la divi nità particolare responsabile dell’attacco epilettico con cause di ordine più generale.
Naturalmente, noi siamo invece abituati a conside rare quest’ultimo passaggio soprattutto come un cambio radicale di percorso: secondo la nostra tra dizione moderna, ad una concezione ‘primitiva’ che sacralizzava l’evento patologico Ippocrate avrebbe contrapposto l’analisi razionale delle sue cause.
Eppure, l’autore del saggio Sul morbo sacro – generalmente considerato come il primo esame clinico dell’epilessia – apriva la sua trattazione dichiarando che il morbo definito sacro non era né più divino né più sacro degli altri, e la chiudeva con questa specificazione:Questamalattia chiamata sacra deriva dalle stesse cause delle altre, dalle cose che vanno e vengono dal corpo, dal freddo, dal sole e dall’irrequietezza mute vole dei venti. Queste cose sono divine, sicché non c’è bisogno di mettere la malattia in una classe speciale e di considerarla più divina delle altre: sono tutte divine e tutte umane.
168 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA e dei loro attributi e quella delle nozioni astratte: si potrebbe dire che, almeno secondo Usener, queste attività parallele di individuazione di dèi ed astrazio ni abbiano svolto analoghe funzioni di ordinamento della realtà.
L’autore del saggio Sul morbo sacro – Ippocrate, secondo la tradizione – non prendeva dunque le di
In realtà, l’approccio aristotelico ha probabilmente cominciato ad affermarsi nelle pratiche mediche solo mezzo millennio dopo, quando Galeno ha ri considerato la medicina ippocratica alla luce della priorità assoluta accordata alle conoscenze biolo giche da Aristotele stesso: questa impostazione ha poi determinato il corso successivo della medicina sia nel mondo cristiano sia in quello islamico. La medicina europea moderna ha continuato ad affer mare la precedenza della conoscenza biologica, e poi biochimica, sull’intervento terapeutico: in tempi recenti, nella pratica clinica questa precedenza si è anche manifestata sempre più nella forma di esami funzionali (analisi di laboratorio, radiologiche etc.), che hanno assunto un ruolo preponderante nella se meiotica medica.
169 NOTE AZZURRE stanze dalla divinizzazione degli eventi naturali, ma dalla loro associazione ad entità divine particolari: questa associazione, secondo Ippocrate, non era utile ai fini della cura. L’intento della cura era infatti la chiave della rifles sione ippocratica, che si distingueva per questo dal la letteratura filosofica contemporanea: come il filo sofo, il medico indagava su cose e persone, ma con l’obiettivo preciso di favorire il processo di guarigio ne. Questo obiettivo pragmatico aveva permesso ai medici di limitare l’eccesso di generalizzazione che invece un altro testo ippocratico imputava al filoso fo PiùEmpedocle.ingenerale, potremmo dire che nella letteratura medica europea, presumibilmente inaugurata da Alcmeone di Crotone e ampiamente arricchita dal la scuola ippocratica, le circostanze del caso clinico individuale controbilanciavano, per così dire, il peso delle cause generali di malattie e traumi: poiché il te sto mirava a guidare l’intervento pratico (per quanto minimamente invasivo) del medico, le conoscenze cliniche vi apparivano come meri strumenti operativi.
Dal punto di vista della relazione tra conoscenze e intervento terapeutico è difficile immaginare un contrasto più stridente di quello tra la medicina europea contemporanea e l’arcipelago di pratiche che va sotto il nome di ‘sciamanesimo.’ Comunque, pri ma di procedere ad un confronto in questo rispetto tra pratiche cliniche europee e pratiche sciamani
Aristotele, che era figlio del medico di corte del re Aminta III di Macedonia, ha poi esteso il linguaggio e le tecniche di osservazione della medicina al vivente in generale: nelle sue opere che con un termine moderno modellato sulla lingua greca chiamiamo ‘biologiche’ Aristotele ha descritto per la prima vol ta in maniera sistematica forme e funzioni di animali (esseri umani inclusi) e piante. In questo modo, le conoscenze che noi oggi definiamo biologiche han no assunto un ruolo autonomo rispetto ai loro usi terapeutici.
Nel testo aristotelico, le descrizioni del vivente sono presentate come conoscenze acquisite: Aristotele non ci ha fornito alcuna informazione sul loro pro cesso di acquisizione, come, ad esempio, il resocon to delle sue attività di dissezione. Per di più, Aristo tele ha rovesciato la relazione tra pratica clinica e conoscenze biologiche, cui ha conferito una funzio ne prioritaria: secondo la sua lettura inedita, sareb bero stati ‘i medici più orientati filosoficamente’ ad adottare i principi biologici come fondamento della loro pratica clinica.
170 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA che, è opportuno spendere qualche parola di caute la sui loro oggetti. Abbiamo visto che dobbiamo al più brillante allievo di Platone, Aristotele, l’individuazione della nuova sfera delle conoscenze biologiche. Potremmo no tare che la separazione aristotelica di queste co noscenze dal loro uso clinico seguiva l’analoga se parazione operata da Platone tra la conoscenza in generale e i suoi usi possibili. A sua volta, questa separazione era stata concepita da Platone come un vero e proprio sdoppiamento della realtà in due sfe re separate: quella delle entità immutabili, e quella delle entità mutevoli derivate dalle prime. Aristotele aveva poi obiettato che lo sdoppiamen to di entità immutabili e mutevoli non richiedeva la loro separazione. Per esempio, l’essere umano So crate era stato al tempo stesso una manifestazione della nozione immutabile (per Aristotele) di specie umana e uno specifico e perituro essere umano: mentre Socrate, come qualsiasi altro essere vivente, era stato inevitabilmente soggetto alla sequenza di nascita, trasformazione e morte, il ciclo incessante della riproduzione umana lo aveva reso partecipe dell’eternità della specie.
L’uso del verbo ‘evolvere’ in forma passiva, ormai raro anche in italiano, presuppone almeno gramma ticalmente un agente che faccia evolvere, in questo caso, le forme viventi. Si poteva immaginare questo agente come il dio cristiano della teologia naturale che dominava gli studi universitari sulla natura ai tempi di Darwin: comunque, secondo Darwin era l’operazione di ‘selezione naturale’ che aveva rico perto e continuava a ricoprire il ruolo di agente nel processo di trasformazione delle specie. Nella sesta e ultima edizione del suo capolavoro, Darwin aveva finito per adottare un termine astratto (e già corren te) per definire questo processo: evoluzione.
Nella nuova biologia evolutiva inaugurata da Walla ce e Darwin le indagini sull’agente della trasforma zione delle specie hanno considerato una varietà di meccanismi evolutivi tra loro alternativi: e anche tra i seguaci di Darwin, la sua nozione di ‘selezione na turale’ ha continuato ad essere interpretata in modi Sedifferenti.osservassimo questa molteplicità di interpreta zioni del meccanismo selettivo attraverso le lenti di Michelangelo e dell’approccio sottrattivo, la loro varietà ci apparirebbe come un eccesso da ridurre
Secondo Aristotele, proprio la ripetizione illimitata del ciclo riproduttivo conferiva alle specie viventi quel carattere di immutabilità che solo garantiva, secondo l’insegnamento del suo maestro Platone, la possibilità di conoscenza. Per questo secondo Aristotele le co noscenze biologiche, in quanto conoscenze dei carat teri immutabili della specie, non potevano che precedere qualsiasi intervento terapeutico sugli individui in quanto manifestazioni particolari della specie umana.
Solo a metà dell’Ottocento Alfred Wallace e Charles Darwin hanno modificato radicalmente l’orizzonte disegnato da Aristotele per il vivente, perché hanno esteso la nozione di trasformazione dal singolo in dividuo alla specie. Darwin ha concluso il suo testo fondamentale Sull’origine delle specie osservando che da una o poche forme viventi ‘forme infinite, le più belle e meravigliose, sono state e continuano a essere evolute.’
SIMBOLI | Figure, segni e altre immagini presenti nell’universo dello sciamanismo, soprattutto sui tamburi. Il tamburo è considerato il cavallo dello sciamano, lo conduce in luoghi “altri”, in universi paralleli, nel mondo di Sopra dove può incontrare gli spiriti adiutori o ancestrali, nel mondo ctonio dove ci sono le anime dei morti. Il tamburo fa volare lo sciamano, gli consente di raggiungere quei luoghi dove il grande pericolo è quello di perdersi e non fare più ritorno nel mondo dei vivi.
Woese ha anche ipotizzato uno stadio precedente a questa tripartizione, in cui una varietà di ‘aggre gati supramolecolari’ – i predecessori delle cellule – avrebbero usufruito di un bacino universale di scambio genico mediante modalità di trasferimen to genico orizzontale. Nelle parole di Woese, ‘[l]a componentistica delle cellule primitive deve essere di natura cosmopolita, poiché solo passando attraverso un numero di ambienti cellulari diversi può es sere significativamente alterata e raffinata.’
Secondo Woese, questo processo condiviso di raf finamento ha permesso a vari aggregati supramolecolari di raggiungere in tempi diversi la ‘soglia Darwiniana,’ cioè uno stadio di organizzazione pa ragonabile a quello delle cellule odierne. Ma anche dopo il raggiungimento di questa soglia, il trasferi mento genico orizzontale ha continuato ad operare perfino tra rami diversi dell’albero evolutivo, incluso quello dei mammiferi.
172 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA necessariamente: eppure, la traiettoria stessa del le conoscenze biologiche dovrebbe suggerirci un orientamento differente. Abbiamo visto che Aristotele aveva costruito il dispositivo della coppia di nozioni di individuo e di specie per catturare entro la forma immutabile della specie le trasformazioni dell’individuo, con cepite come un ciclo che si ripeteva all’infinito.
Wallace e Darwin hanno poi liberato, per così dire, le trasformazioni del vivente dall’apparato di cat tura della specie: questa apertura avrebbe dovuto suggerire la possibilità di pensare che il processo stesso della trasformazione era stato e continuava a essere soggetto alla trasformazione. In altri ter mini, si sarebbe potuto pensare ad una evoluzione degli stessi meccanismi evolutivi: al contrario, per almeno un secolo dopo Darwin il dibattito dei te orici evoluzionisti si è concentrato sulla ricerca del meccanismo evolutivo tout court Come nel caso della fisica, anche in biologia è sta to poi lo studio del microcosmo sottratto alla no stra sfera sensoriale ad aprire nuove prospettive: per di più, a differenza dei fisici quantistici, il bio logo Carl Woese ha ripensato il vivente in chiave evolutiva, cioè secondo l’aspetto dei suoi proces si di trasformazione. Questo approccio dinami co ha permesso a Woese non solo di aggiungere alla classificazione del vivente un terzo dominio, quello degli archea: Woese ha anche combinato gli archea con l’altro dominio primario, quello dei batteri, e con il dominio derivato degli eucarioti per costruire il suo ‘albero della vita,’ che descrive – anche in forma grafica – la sua genealogia del vivente.
Dunque, anche senza contemplare l’evoluzione umana, il recente riconoscimento di varie modalità evolutive differenti (a dispetto della tradizione Darwiniana) dovrebbe aiutarci a propendere per un approccio additivo alla nozione stessa di evoluzio ne. In altri termini, potremmo ipotizzare che una va rietà di dinamiche e meccanismi evolutivi sono stati e continuano ad essere all’opera sia in tempi succes sivi, sia contemporaneamente. E come fanno notare Goldenfeld e Woese, queste dinamiche potrebbero non essere tutte necessariamente casuali: È ormai stata segnalata una pletora di meccanismi che generano una risposta adattativa allo stress (...). Ci sono anche prove convincenti che non solo le mu
Leroi-Gourhan ha anche esaminato un altro effet to duraturo del buon uso delle mani da parte dei nostri progenitori: le immagini che costellano le superfici rocciose di ogni parte del globo. La mi riade di incisioni e pitture preistoriche testimonia di processi inediti di individuazione che hanno letteralmente aggiunto un’ulteriore dimensione al mondo, quella delle immagini di produzione Leroi-Gourhanumana. si è basato sulle trasformazioni sia degli strumenti in pietra sia delle immagini sia della scatola cranica come prove indirette di analoghe trasformazioni nell’uso del linguaggio verbale, che ha supposto espandersi di concerto alla varietà delle operazioni tecniche degli umani e alle dimensioni del loro cervello. Il ricercatore francese non aveva dubbi su questa connessione: [E]siste la possibilità di un linguaggio a partire dal momento in cui la preistoria ci tramanda degli utensili, perché utensile e linguaggio sono collegati neurolo gicamente e perché l’uno non è dissociabile dall’altro nella struttura sociale dell’umanità.
Naturalmente, la sostituzione della zoologia con la sociologia non ha comportato la scomparsa dell’evoluzione umana in senso biologico: sempli cemente, la velocità crescente della trasformazione delle operazioni umane e dei loro strumenti ha reso al confronto quella delle loro trasformazio ni biologiche relativamente trascurabile. La chia ve dell’evoluzione culturale è comunque rimasta operativa: gli esseri umani continuano a distinguersi dagli altri animali non per quello che sanno, ma per quello che fanno.
Potremmo anzi dire che sottolineando la correla zione evolutiva tra l’espansione delle abilità ma nuali degli umani e quella del loro volume cerebra le Leroi-Gourhan ha aggiunto un senso dinamico all’intuizione brillante ma statica di Anassagora, che secondo Aristotele avrebbe affermato: ‘grazie all’aver mani l’essere umano è il più intelligente de gli Secondoanimali.’la prospettiva evolutiva, non è stato il pos sesso ma l’uso delle mani – e la sua espansione in collaborazione con gli utensili – che ha caratterizzato gli esseri umani rispetto agli altri animali. Scrive
173 NOTE AZZURRE tazioni ma anche il trasferimento genico orizzontale possano essere non casuali.
Se poi prendessimo in considerazione il breve (su scala biologica) tratto di storia dell’evoluzione umana, non mancheremmo di notare un’ulteriore varietà di trasformazioni evolutive né isolate, né (probabilmente) casuali: sulla scorta delle ricerche di Leroi-Gourhan, ci accorgeremmo che sensibili trasformazioni morfologiche quali il notevole ingrandimento della scatola cranica dei nostri antenati (e presumibilmente del cervello in questa contenuto) hanno proceduto di pari passo con l’altrettanto no tevole sviluppo della loro industria litica, ovvero la produzione di pietre scheggiate.
tra i caratteri della spe cie segna appunto il confine specifico dell’umani tà, con una lunga transizione nel corso della quale a poco a poco la sociologia prende il posto della zoologia.
Leroi-Gourhan:Lacomparsadell’utensile
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In particolare, Leroi-Gourhan ha attribuito già ai Ne andertaliani, che producevano oggetti complessi e avevano un cervello ancora più grande del nostro, un ipotetico sviluppo delle capacità di parlare e pensare, il cui effetto potremmo chiamare ‘pensiero vocale.’ Noi abbiamo ereditato questa abilità narrativa, i cui prodotti necessariamente effimeri, le parole, hanno aggiunto al mondo una dimensione non meno stra ordinaria di quella delle immagini rupestri. Purtroppo, non siamo in grado di accedere diret tamente né alle narrazioni né ad altre espressioni dei nostri remoti antenati, come gesti, balli, canti e musiche: e però disponiamo almeno di immagini e di artefatti musicali, come i tubi di osso perforati a distanze regolari probabilmente usati come flauti. I paleoantropologi hanno infatti imparato a compren dere l’uso di strumenti di fattura remota per analo gia con l’uso di strumenti simili in culture tradizionali a noi contemporanee.
Per analogia coi testi scritti, si potrebbe considerare l’operazione di ricostruzione dei paleoantropologi come una traduzione ipotetica della serie di gesti dei nostri lontani antenati nella serie di gesti messa in atto dagli sperimentatori contemporanei: questa traduzione riposa sull’ipotesi che l’una e l’altra serie di gesti – che Leroi-Gourhan chiama ‘catena operativa’ – seguano la medesima ‘sintassi operativa.’
Nel caso della scheggiatura della selce è stato il confronto tra i prodotti finali (le pietre scheggia te) delle catene operative contemporanee e preistoriche a permetterne la reciproca traduzione: nel caso delle cerimonie sciamaniche, la tradizione narrata – possibilmente con l’ausilio delle immagi ni rupestri – ci ha aiutato a rilevare la somiglianza tra gli effetti sui partecipanti delle catene operati ve contemporanee e di quelle preistoriche, cioè la condizione che va sotto la definizione recente di stato alterato di coscienza. Potremmo dunque supporre che la condizione di stato alterato di coscienza sia il termine comune alle cerimonie sciamaniche contemporanee e primiti
Per esempio, la moderna pratica sperimentale di scheggiatura della selce ha illustrato la concatena zione operativa tra i gesti necessari a produrre le pietre scheggiate, e al tempo stesso ci ha permesso di tradurre queste moderne esperienze nelle serie di gesti presunti dei nostri remoti antenati. Analo gamente, possiamo ipotizzare che l’uso di tamburi, canti e musica nel corso delle cerimonie sciamani che contemporanee sia concatenato secondo una sintassi operativa molto simile a quella che presu mibilmente governava rituali analoghi decine di migliaia di anni fa. Secondo questa ipotesi, noi po tremmo considerare le esperienze cerimoniali descritte dagli antropologi come traduzioni contem poranee delle esperienze remote testimoniate più o meno direttamente dalla tradizione orale e dalle immagini rupestri.
Leroi-Gourhan ha proposto la nozione di sintas si operativa, che governa le relazioni tra gesti, per analogia con quella di sintassi linguistica, che gover na le relazioni tra parole e tra frasi: sebbene egli ab bia condotto questo parallelo sulla base dell’eviden za più rilevante dei Paleantropi, ovvero i prodotti dell’industria litica, nulla ci impedisce di estendere la nozione di sintassi operativa ad altri campi d’azione.
IL SOPRA/IL SOTTO | Sopra e sotto il mondo degli uomini esistono, per le culture sciamaniche (ma non solo), altri due mondi ognuno dei quali ha i suoi simboli raffigurati su ogni tamburo utilizzato per intraprendere il viaggio in uno o nell’altro mondo.
Secondo il Socrate platonico, la conoscenza di que sta nozione generale del sé avrebbe potuto poi aiu tare ciascuno a conoscere lo specifico sé stesso. In questa convinzione platonica era già chiaramente adombrata la presupposizione, comune a buona parte della psicologia e della psichiatria moderne, che almeno a partire dalla nostra stabilizzazione biologica come specie, la psiche umana era sempre stata lì, aspettando solo di essere rivelata agli occhi di Setutti.considerata da una prospettiva evolutiva, la presupposizione della stabilità della psiche umana ha operato e continua ad operare una duplice rimozione. In primo luogo, questa presupposizione ha cancellato il processo incessante di trasforma zione degli esseri umani sia sotto il profilo zoologico sia sotto quello sociologico (nell’immagine di Leroi-Gourhan); e in secondo luogo ha ignorato il ruolo di ricercatori e medici nelle indagini e negli interventi clinici sugli esseri umani.
all’emergenza della no zione di ‘coscienza,’ che Julian Jaynes ha definito ‘una nuova creazione,’ e che grazie alle nostre pre cedenti considerazioni possiamo ora descrivere come l’individuazione di una nuova entità aggiunta al mondo. Abbiamo ricordato che questa innovazio ne è risultata da uno slittamento d’uso della parola latina conscientia: questa parola, che indicava una conoscenza condivisa, nei testi di Cicerone ha cominciato a indicare la conoscenza di sé e delle pro prie Abbiamoazioni.visto che questo slittamento d’uso ricalcava esattamente quello precedente della parola gre ca syneidēsis, che già Democrito aveva usato per descrivere ‘la consapevolezza delle cattive azioni commesse.’ A questo proposito, è opportuno sottolineare che la nozione di coscienza come consa pevolezza di sé presupponeva una qualche nozione del sé, che aveva appunto cominciato ad affiorare nei contemporanei dialoghi platonici. In questi testi la nozione del sé aveva preso forma proprio come operazione riflessiva di un pronome su sé stesso: nel primo dialogo dal titolo ‘Alcibiade’ tradizionalmente attribuito a Platone, il perso naggio Socrate aveva forzato la grammatica greca con l’inedita locuzione ‘lo stesso stesso’ per indicare l’oggetto dell’ingiunzione delfica ‘conosci te stesso,’ ovvero quel ‘te stesso’ che noi ora designeremmo come la nozione del sé.
176 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA ve: ma è anche il luogo dell’incontro possibile tra le pratiche sciamaniche e le pratiche neurologiche di ricerca. Proprio in apertura di queste note, abbiamo incontrato alcune di queste pratiche di ricerca che si avvalgono delle nozioni di coscienza e di stato alte rato di Abbiamocoscienza.ancheaccennato
Per esempio, la Commissione Reale sul Magne tismo Animale che nel diciottesimo secolo aveva esaminato le pratiche cliniche del seguace di Mesmer, Charles d’Eslon, aveva insistito sull’inefficacia di tutti gli interventi terapeutici se operati all’insa puta del Certamente,paziente.solola concezione moderna dell’esse re umano come un’entità sdoppiata in un appara to fisiologico, il corpo, e un apparato psicologico, la mente, aveva potuto giustificare la necessità di
tenere il paziente all’oscuro della terapia a lui rivol ta per dimostrarne l’efficacia. In altri termini, solo la costruzione separata di corpo e mente aveva potuto far temere che la seconda avesse potuto esercitare un’indebita interferenza sul metabolismo del primo. Ed è per questo che la commissione aveva potuto giudicare i risultati positivi delle pratiche mesme riche come l’effetto di una intrusione intollerabile: ‘l’immaginazione fa tutto, il Magnetismo è nullo.’ Ma non erano solo l’immaginazione e la suggestio ne ipnotica a complicare il campo d’indagine degli scienziati commissari: le loro stesse relazioni, che avevano la pretesa di esprimere un giudizio defini tivo sulle pratiche mesmeriche, si aggiungevano al loro oggetto arricchendolo di un’ulteriore stratificazione di senso, come solo l’ultima di una infinita serie di scatole cinesi.
Analogamente alla trance, o transe, la nozione di stato alterato di coscienza già si prestava agli usi più diversi: per esempio, i saggi della raccolta edita da Tart avevano preso in considerazione alterazioni di coscienza correlate allo stato ipnagogico tra il son no e la veglia, al sogno, alla meditazione, all’ipno si, all’assunzione di sostanze psicotrope e alle crisi psicotiche. L’esame di questi stati alterati era stato condotto sia in forma dialogica sia come osserva zione qualitativa del comportamento della persona sia mediante l’uso di apparecchiature quali l’elettro Nelencefalografo.corsodeidecenni successivi, i ricercatori hanno ulteriormente ampliato questa varietà di strumenti analitici, specialmente grazie alla messa a punto di nuovi dispositivi ed apparecchiature di laboratorio. Ed è proprio a questa pluralità di pratiche di anali si, e specialmente alla produzione sperimentale di condizioni descrivibili come stati alterati di coscienza, che è possibile apparentare le catene operative che nelle cerimonie sciamaniche producono effetti anch’essi descrivibili come alterazioni della coscien za. In altri termini, è l’apparente somiglianza dei risultati, ovvero quelli che la scienza europea defini sce come stati alterati di coscienza, che ci permette di ipotizzare una qualche forma di traduzione del ri tuale sciamanico nelle procedure di laboratorio che producono effetti di alterazione di coscienza.
Tuttavia, in questo caso dovremmo far appello ad un tipo di traduzione differente da quella operata dai paleoantropologi tra catene operative contem poranee e primitive. A questo proposito, riconside riamo il doppio confronto tra l’esperienza contem poranea e la supposta esperienza primitiva sia della
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In questo caso, Tart era pienamente consapevole dei limiti delle definizioni scientifiche, come lui stesso ha Alcuniraccontato:annifa,ad esempio, ho cercato di trovare una definizione chiara della parola trance, un termine psico logico molto comune, usato in senso esplicativo oltre che descrittivo. Con mia sorpresa, per ogni caratteristi ca distintiva di una trance menzionata da un’autorità, un’altra autorità userebbe la caratteristica opposta.
I relatori della commissione, che con l’epurazione del mesmerismo credevano di salvaguardare l’immagi ne della scienza, stavano dunque piuttosto aggiun gendo un altro paragrafo alla storia della coscienza: e mutatis mutandis, si potrebbe descrivere in modo simile la mappatura dell’arcipelago degli stati altera ti di coscienza coordinata nel 1969 da Charles Tart.
178 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA scheggiatura delle pietre sia del raggiungimento di stati alterati di coscienza. In entrambi i casi, è la somiglianza tra gli effetti finali a permetterci la traduzione reciproca di presente e passato: nel pri mo caso, la somiglianza tra evidenze morfologiche, quelle delle pietre scheggiate; nel secondo caso, la somiglianza che risulta dalle interpretazioni di una varietà di elementi eterogenei, dalle testimonianze dei partecipanti (inclusi gli antropologi), alle narra zioni tradizionali e alle loro trascrizioni, e alle imma gini possibilmente riconducibili a fenomeni entopti ci, cioè prodotti dall’organismo senza una relazione immediata col mondo esterno. Nonostante queste differenze, in entrambi i casi possiamo ipotizzare l’omogeneità delle catene operative che hanno prodotto le pietre scheggiate e di quelle che hanno generato gli stati alterati di co scienza. Al contrario, sappiamo bene che le catene operative dei rituali sciamanici (contemporanei e non) differiscono sostanzialmente da quelle messe in atto dai ricercatori nei loro laboratori. È la somi glianza tra gli effetti a permetterci di ipotizzare la traducibilità reciproca di queste pratiche, malgrado l’eterogeneità delle loro catene operative.
Quanto ai primi, le parole russe di derivazione tun gusa шаманской [shamanskoy] e шаманить [sha manit’], ‘sciamanico’ e ‘sciamanizzare,’ coniate dall’arciprete Avvakum nel diciassettesimo secolo, avevano individuato per gli europei il ruolo di un esecutore rituale siberiano, associato nelle stampe contemporanee all’uso del tamburo e al travestimento animale, dalle pelli alle corna di cervo. Ma è probabilmente solo a partire dalla pubblicazione nel 1951 del testo di Mircea Eliade intitolato Lo scia manesimo che la nozione omonima ha preso forma per un pubblico più vasto della comunità degli an Possiamotropologi. ricordare che già ottant’anni prima Charles Tylor aveva considerato sotto la sua ampia ru brica di ‘animismo’ le pratiche degli sciamani dalla Finlandia alla Kamchatka. Tra l’altro, Tylor aveva rilevato l’associazione tra il ruolo dello sciamano e l’epilessia: ‘Tra le tribù siberiane, gli sciamani sele zionano i bambini soggetti alle convulsioni come individui adatti ad essere instradati alla professione [sic].’
Le catene operative di un agopunturista al lavoro differiscono sostanzialmente da quelle di un ane stesista: e anzi i gesti con cui l’uno e l’altro inseriscono nel corpo dei pazienti aghi di forma e fun zione radicalmente differenti sembrano parodiarsi a vicenda. Eppure, malgrado le differenze tra prati che, la somiglianza dei loro effetti anestetici ci per mette di tradurne reciprocamente l’operato, anche in mancanza di una comune logica interpretativa. Abbiamo ricordato uno dei tentativi di ricondurre la pratica dell’agopuntura alla logica interpretativa della biochimica europea: la ricerca coordinata da Maiken Nedergaard ha correlato l’intervento dell’a gopuntura e la produzione del neurotrasmettitore adenosina in soggetti non umani. Possiamo ora paragonare questo tentativo di interpretazione al confronto tra gli effetti dei rituali sciamanici e gli stati alterati di coscienza prodotti in laboratorio.
E a ben vedere, abbiamo già incontrato un caso simile, che per di più è parte integrante delle pratiche cliniche della medicina europea: l’agopuntura.
Per questo sarebbe preferibile ricorrere, piuttosto che al termine ‘estasi,’ ad un’altra costruzione lingui stica europea, quella di transe, che già nel dodicesimo secolo era apparsa in Francia come derivazione del verbo latino transire, cioè, passare: a patto però di ricordare ancora con Hamayon che ‘il comporta mento dello sciamano, chiamato transe dagli osservatori, è qualificato dalle società sciamaniche in rife rimento non ad uno specifico stato fisico o psichico, ma al contatto diretto dello sciamano con gli spiriti.’
Ma è nelle scritture cristiane che questo senso psicologico si è definitivamente affermato, prima in Marco come ‘sorpresa’ e poi in Luca-Atti come la fuoriuscita vi sionaria da sé di Pietro. È questo senso di fuoriuscita dalla dimensione or dinaria delle cose che le varie traduzioni della pa rola greca ekstasis hanno generalmente riprodotto: in particolare, nella letteratura mistica medievale il termine ‘estasi’ ha spesso descritto la condizione imprevedibile di comunione immediata e individua le con il dio cristiano.
Al contrario, narrazioni e testimonianze dei ritua li sciamanici – incluse quelle riportate da Eliade – sembrano concordare sia sulla capacità dell’offi ciante di raggiungere di propria iniziativa una con dizione diversa dall’ordinario, sia sul suo ruolo ge neralmente attivo nel corso della cerimonia: e anche il caso meno frequente dello stato catalettico dello sciamano – o della sciamana – potrebbe rimandare ad un’altra dimensione della sua attività, invisibile agli astanti. Il ruolo attivo dell’officiante sciamanico è dunque difficilmente compatibile con il senso generalmente passivo acquisito dalla parola ‘estasi’ nel corso della sua evoluzione, come effetto dell’assoluta subordinazione del credente al dio cristiano. Roberte Ha mayon ci ricorda invece che nelle cerimonie sciama niche ‘il contatto con gli spiriti è indicato come un mezzo per agire su di essi.’
Dunque, per tornare alla definizione di sciamanesi mo come tecnica dell’estasi coniata da Eliade, non sarebbe sufficiente sostituire la nozione di estasi con quella di transe, perché quest’ultima descrive solo lo strumento con cui lo sciamano entra in con tatto con i cosiddetti spiriti, o meglio, con ciò che è ordinariamente invisibile, per potersene valere nella sfera del visibile.
All’inizio dell’epoca moderna, Gian Lorenzo Bernini ha dato duplice e mirabile forma statuaria al rapi mento estatico di due giovani donne, Teresa d’Avila e Teresa Albertoni: la resa Berniniana dei loro tratti comuni – testa reclinata all’indietro, occhi semichiusi e bocca aperta – ha chiaramente espresso il godi mento estatico come uno stato di abbandono.
È però la monografia di Eliade che ha disegnato la nozione universale di sciamanesimo e al tempo stesso ne ha esposto il senso ad un’ampia serie di fraintendimenti, a partire dall’equazione ‘sciamane simo = tecnica dell’estasi.’
Possiamo ricordare che la parola ‘estasi’ deriva dal termine greco ekstasis, che, per esempio, Ippocra te aveva usato nel senso originario di spostamento (di un’articolazione); comunque, lo stesso termine era già apparso nei più tardi aforismi ippocratici nel senso figurato di spostamento mentale.
179 NOTE AZZURRE
Potremmo invece notare che gli sciamani sono esponenti di tradizioni culturali in cui la scrittura non è il principale depositario e il principio d’ordi ne dell’esperienza. Diversamente dal nostro mon do letterato, in queste tradizioni la relazione con l’esperienza precedente non è costruita come la rievocazione del passato attraverso le sue testi monianze, ma come la riattivazione dell’esperienza stessa, secondo la pratica della narrazione orale: è la permanenza grafica di un testo scritto a permet tere la mera ripetizione di parole e frasi, che invece nel flusso narrativo piuttosto ricorrono in una nuo va espressione orale. La sequenza di azioni che permette allo sciamano di raggiungere la soglia dell’invisibile quindi non opera come una mera ripetizione ma come una ricorren za che riattiva la sua precedente esperienza di alterazione: queste azioni non sono dunque separabili dalla pratica vivente dello sciamano sotto la forma astratta di operazioni ripetibili, ovvero di un tecnica nel senso moderno e strumentale del termine.
In altre parole, la capacità degli sciamani di raggiun gere la transe potrebbe essere concepita come una tecnica solo nel senso di una tradizione vivente che si rinnova costantemente attraverso la triplice somi glianza tra le varie esperienze di transe del singolo sciamano, quelle del suo mentore e quelle dei suoi allievi: ma comunque, la riduzione dello sciamanesimo alla tecnica della transe come raggiungimen to della soglia dell’invisibile non darebbe conto di ciò che accade al di là della soglia, e che sembra racchiudere il senso di quello che Hamayon chiama ‘agire in qualità di sciamano.’
Se dunque volessimo mettere a confronto le catene operative degli sciamani con quelle dei ricercatori che indagano sugli stati alterati di coscienza, do vremmo almeno distinguere tra ciò che precede e ciò che segue l’attraversamento della soglia dell’in visibile.
Tuttavia, come sottolinea l’etnomusicologo Gilbert Rouget, la catena operativa con cui lo sciamano raggiunge la transe non è semplicemente tecnica: La tecnica opera solo perché è al servizio di una credenza, e perché la transe costituisce un modello culturale integrato in una certa rappresentazione ge nerale del mondo. Qui abbiamo un dato intellettuale essenziale, che sta alla base sia della psicologia sia della fisiologia della transe
Quanto alla nozione di tecnica, sia in italiano sia in francese (lingua in cui Eliade ha scritto Lo sciama nesimo) generalmente descrive un insieme di ope razioni conformi a uno scopo, organizzate secondo criteri procedurali. In questo senso, la catena di ope razioni di cui lo sciamano si avvale per arrivare alla transe – quali, per esempio, canto, ballo e uso della percussione – potrebbe essere assimilata a una tec nica nel senso moderno e strumentale del termine: e sarebbe certamente possibile mappare l’arcipelago di procedure rituali con cui gli sciamani giungono a oltrepassare la soglia dell’invisibile.
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In realtà, potremmo arrivare a conclusioni simili a quelle di Rouget anche senza ricorrere alla nozione di credenza: questa nozione, infatti, porta con sé un bagaglio pesante, quello del suo radicamento nella cultura cristiana e nelle sue fonti scritte.
Dopo l’ingresso nel mondo dell’invisibile – che come anche Eliade ricorda è spesso descritto in forma di
Certamente, già dall’inizio della cerimonia lo scia mano opera come un attore consumato, che mette in scena una recita a soggetto perché necessaria mente priva di copione scritto: ma secondo quanto generalmente riportato da informatori e antropolo gi, dal momento in cui lo sciamano entra in una con dizione di transe la varietà e l’incongruità delle sue azioni sembra poter essere motivata solo dalla sua interazione con una realtà inaccessibile ai presenti.
In altri termini, sembra che una volta entrato in tran se lo sciamano veda altro rispetto a ciò che vedono i partecipanti alla cerimonia: e probabilmente, la re lativa imprevedibilità di questa visione altra sembra esigere da lui una straordinaria flessibilità d’azione.
181 NOTE AZZURRE
Nel primo caso (l’avvicinamento alla soglia dell’in visibile), bisognerebbe sottolineare che sebbene gli sciamani si avvalgano di strumenti tradizionali, non raggiungono la transe semplicemente ripetendo ca tene operative predefinite, ma piuttosto riattivano la loro esperienza di alterazione con l’ausilio di que ste catene operative e della partecipazione degli astanti. Si potrebbe dire che nella prima fase della cerimonia lo sciamano si adopera per rinnovare il suo contatto con l’invisibile con la guida della sua esperienza e con il sostegno degli altri partecipanti.
Non si può certo dire altrettanto dei ricercatori che perseguono la produzione di stati alterati di co scienza in laboratorio: poiché la chiave dichiarata della ricerca è l’innovazione, l’improvvisazione è spesso necessaria a garantire risultati che colmino il divario di conoscenza, secondo quanto recita la narrazione scientifica corrente. In questo stadio, il ricercatore dunque aggiunge al mondo metodi e strumenti d’indagine. La situazione del confronto tra ricercatore e sciama no sembra invece ribaltarsi dopo che quest’ultimo varca la soglia dell’invisibile: è a questo punto che le risorse della tradizione lasciano il passo alla capaci tà di improvvisazione dello sciamano.
Potremmo paragonare la capacità dello sciamano di vedere altrimenti con quanto accade nella tradizio ne orale europea, che ci è giunta soprattutto nelle trascrizioni dell’Iliade e dell’Odissea: in questo caso, la realtà non è mai trasfigurata se non nell’aspetto esteriore degli dèi, che possono assumere a piace re altre forme. Solo nella successiva rielaborazione scritta delle narrazioni omeriche la trasfigurazione di persone e cose appare anche come l’effetto di un intervento divino malevolo: nel caso di Aiace in gannato da Atena, che lo precipita in uno stato di mania, l’eroe fa strage di bestiame credendo di de cimare i suoi stessi compagni d’arme. Sia la mania di Aiace cantata da Sofocle, sia l’esta si delle giovani Terese immortalate da Bernini sono effetti diretti dell’intervento divino: al contrario, lo sciamano è in grado di raggiungere la transe, sep pure con l’ausilio del suo apparato eterogeneo di aiutanti. Da questo punto di vista, potremmo dire che lo sciamano in qualche modo condivide la capacità del ricercatore moderno di intervenire sugli stati di coscienza: e abbiamo visto che nel corso di questo intervento, la tradizione influenza l’azione del primo più di quella del secondo fino al raggiungimento della soglia dell’invisibile.
Potremmo cercare di descrivere questa proiezione enigmatica paragonandola agli effetti di due dimen sioni operative aggiunte di recente alla nostra esperienza ordinaria: la realtà virtuale e quella aumen tata. La realtà virtuale immersiva permette ad una persona di sostituire la sua esperienza visiva, uditiva e tattile con un’esperienza alternativa mediante l’uso di un visore, di una cuffia e di sensori che posso no anche trasferire nella realtà parallela artificiale le sue capacità operative: in tal caso, i movimenti della persona nello spazio reale sono riprodotti nello spazio virtuale, in proporzione variabile a piacimento.
Per quanto riguarda l’osservazione dei soggetti umani, il comportamento dello sciamano sembra generalmente (fatti salvi, cioè, gli episodi cataletti ci) far leva su una straordinaria riserva di energia, che gli permette di eseguire operazioni defatigan ti e prolungate nel tempo. Una simile iperattività sembra talvolta essere l’effetto dell’assunzione di sostanze psicotrope da parte dei volontari negli esperimenti di laboratorio: e i risultati degli esami obiettivi condotti nel corso delle sperimentazioni sembrano fornire dei riscontri fattuali della condizione di alterazione dei volontari. Tuttavia, è bene ricordare che l’ingresso nel mon do dell’invisibile è solo la condizione necessaria allo sciamano per operare. Da questo punto di vista, a differenza degli stati di alterazione indotta in labo ratorio solo condizioni volontarie di concentrazione profonda, di meditazione e di controllo del sogno possono essere paragonate alla transe sciamanica: anche in questi casi la transizione è la condizione di accesso ad una diversa operatività. Nella transe sciamanica, questa operatività reindi rizzata si manifesta spesso come un’iperattività non facilmente decifrabile: sono poi le testimonianze rese dagli sciamani stessi agli antropologi che ci permettono di leggere le loro azioni in stato di tran se come se fossero proiezioni (in senso geometrico) sulla dimensione del visibile di azioni compiute in una dimensione invisibile.
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immersione – sia la descrizione del rituale sciamani co sia quella degli stati alterati di coscienza in labo ratorio si sdoppiano nell’esame del comportamento di sciamani e volontari umani (anche corroborato da elementi fattuali come i tracciati elettroencefalogra fici) e nel contributo esclusivamente narrativo delle loro testimonianze.
Le proiezioni delle azioni virtuali nello spazio reale non hanno però con quest’ultimo alcuna interazione intenzionale: al contrario, le proiezioni delle azioni dello sciamano nella dimensione dell’invisibile en trano in relazione con lo spazio visibile attraverso la
Se osservate dall’esterno, le azioni di una persona immersa in una realtà virtuale appaiono scarsamente connesse con lo spazio tridimensionale circostan te e logicamente incomprensibili: un osservatore può attribuire un senso a queste azioni solo suppo nendo che siano una espressione nello spazio reale di azioni prodotte nello spazio virtuale. Potremmo anche dire che dal punto di vista di un osservatore, queste azioni sono proiezioni nello spazio reale e vi sibile di azioni prodotte nello spazio virtuale e (per l’osservatore) invisibile: in questo caso, potremmo paragonare realtà virtuale e transe sciamanica sotto il profilo della proiezione.
Possiamo, per esempio, considerare il processo di acquisizione della scrittura da una prospettiva europea. Nella Grecia postomerica, la diffusione del testo scritto ha non solo permesso di separare la narrazione poetica dal narratore: la trasformazione
183 NOTE AZZURRE persona del ‘paziente.’ Durante la transe, infatti, lo sciamano generalmente interagisce col paziente nei modi più vari, come se mediasse per lui tra la sfera dell’invisibile e quella del visibile.
A rischio di semplificare eccessivamente le cose, si potrebbe dire che la logica del flusso narrativo è modellata come un percorso, che ammette ricorren ze (come le famose formule omeriche) e risonanze ma non ripetizioni in senso stretto. Nel confronto tra l’operatività dello sciamano e quella del ricercatore è soprattutto questa logica di flusso che rende problematica la traduzione della transe sciamanica nello stato alterato di coscienza indagato in laboratorio. Le catene operative dei ricercatori e dei volontari risentono infatti inevitabilmente di un’altra logica, quella del testo scritto e ripercorribile a volontà. Ab biamo visto che la possibilità di rivisitare un testo per mette al lettore di individuare le ripetizioni di parole e frasi e vagliarne le variazioni d’uso: ma l’acquisizione della tecnologia della scrittura ha comportato anche altre trasformazioni fondamentali nella relazione con le parole e, mediante le parole, col mondo.
Possiamo ora tirare le somme del nostro confronto tra le catene operative di sciamani e ricercatori degli stati alterati di coscienza. Nella fase che precede la transe la ricorrenza di strumenti tradizionali impiegati dal lo sciamano contrasta con la produzione di tecniche innovative da parte del ricercatore; durante la transe l’operato dello sciamano diventa a sua volta impon derabile, e presumibilmente risponde ad una logica di improvvisazione per far fronte a situazioni altrettanto imponderabili nella dimensione dell’invisibile.
Da questo punto di vista, si potrebbe paragonare l’operato di uno sciamano in transe a quello di un musicista jazz o ad un esecutore di musica classi ca indiana, che costantemente ricombina a seconda delle circostanze il suo patrimonio di microstrutture ritmiche e melodiche. Se consideriamo che questo approccio non è troppo lontano da quello dei musi cisti barocchi, quando lo spartito non aveva ancora integralmente catturato l’intera composizione entro una simbologia scritta, potremmo considerare queste similitudini come il risultato comune della logica di flusso della narrazione orale.
L’integrazione prodotta dallo sciamano tra realtà differenti può essere meglio correlata agli effetti della cosiddetta realtà aumentata, che non sostitu isce la realtà ordinaria, ma la integra con l’aggiunta di ulteriori elementi. Potremmo dire che lo sciamano integra dimensione visibile e dimensione invisibile facendole convergere, per così dire, nella persona del paziente come loro luogo d’incontro. Comunque, non solo questa convergenza è tem poranea e problematica, ma di per sé non garan tisce neanche quella modifica della condizione del paziente che possiamo riduttivamente descrivere come ‘guarigione.’ Al contrario, gli stessi sciamani non assicurano l’esito positivo del rituale, e spesso descrivono il loro incontro con l’invisibile come un confronto rischioso oltre che imprevedibile.
184 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA delle narrazioni orali in testi scritti e quindi relativa mente permanenti ha anche permesso agli alfabe tizzati di svincolare la ricezione del testo dall’evento della narrazione, e di dilatare a volontà i tempi d’uso del testo stesso, come attività di lettura e di inter Lepretazione.nuoveattività di lettura e di interpretazione han no aggiunto alla dimensione visibile del testo scritto le dimensioni non immediatamente visibili del suo senso letterale e delle sue spiegazioni allegoriche.
Secondo la similitudine recuperata da Galileo, nel Seicento i filosofi naturali stavano quindi deliberatamente spostando la propria attenzione dai libri di fattura umana al ‘grandissimo libro’ dell’universo e alla sua ‘lingua matematica’ scritta in altri caratteri: ‘triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche.’
A sua volta, questo sdoppiamento ha permesso di concepire un argomento come relativamente auto nomo rispetto alla sua espressione verbale: e l’invenzione della prosa come genere di scrittura ha proprio dato forma all’autonomia dell’argomento affrancando il testo scritto dalla necessità di sotto stare alle regole del verso. Come la logica del flusso orale, la logica della scrit tura si è dunque evoluta col tempo: è solo l’eviden za dei testi scritti che ci permette di seguirne più facilmente il percorso. In questo percorso, la rein venzione europea della stampa nel Quattrocento ha straordinariamente moltiplicato gli effetti della scrittura stessa, al punto di replicare su una scala di massa gli effetti innovativi dell’esperienza del la lettura nell’antica Grecia: e nel caso dell’Europa cristiana, l’attività di interpretazione dei lettori dei nuovi testi stampati si è rivolta non all’epica omeri ca, ma al testo della bibbia. A differenza dell’antica Grecia però, l’attività diffu sa di interpretazione di uno stesso testo scritto – la bibbia, appunto – è costata agli europei due secoli di devastanti conflitti religiosi. Probabilmente anche per questo nel Seicento intellettuali di varie nazio nalità e fedi cristiane si sono dedicati alla costruzio ne di una realtà deliberatamente sottratta all’interpretazione, perché ridotta a parametri quantitativi e quindi computabili.
Inoltre, i fondatori delle nuove scienze non si ac contentavano di registrare queste ripetizioni nella
In altri termini, i filosofi naturali stavano modificando sia l’oggetto sia il linguaggio delle loro indagini: da libri e parole a fatti ed enti matematici, cioè, numeri e forme. Tuttavia, la loro modalità di lettura era rimasta la stessa: come la relativa stabilità del testo scritto permetteva di individuare le ripetizioni e di stabi lizzarne i sensi, così i filosofi naturali continuavano a ricercare le ripetizioni nei fatti da loro aggiunti al mondo, così da stabilizzare i fatti stessi e i loro sensi.
I filosofi naturali che hanno costruito le nuove scienze moderne, da Galileo a Cartesio e a Newton, hanno effettivamente aggiunto al mondo anche l’oggetto di queste scienze: la dimensione dei fatti naturali e quantificabili. Questa nuova dimensione fattuale e oggettivamente misurabile avrebbe dovuto scon giurare i conflitti sulla natura delle cose: per usare l’immagine ottimistica di Leibniz, in questo modo chiunque si sarebbe potuto sedere ad un tavolo, calcolare, e ottenere il medesimo risultato degli altri.
| Interpretazione del tamburo dello sciamano con rappresentazioni simboliche dei tre mondi: quello ctonio, terreno e degli spiriti. Le trasparenze, nelle quali si leggono altri simboli, stanno a rappresentare l’arcaicità dello strumento, utilizzato per aprire varchi verso gli altri mondi.
TAMBURO/PORTALE
la diffusione di queste attività speri mentali nel Seicento, Marshall McLuhan ha sottoli neato: ‘L’osservazione e la sperimentazione non erano una novità. Quella che era nuova era l’insistenza su prove tangibili, ripetibili e visibili.’ E ha suggerito come modello di questa nuova richiesta di unifor mità proprio la stampa: ‘La catena di montaggio dei caratteri mobili ha reso possibile un prodotto uniforme e ripetibile come un esperimento scientifico.’
D’altra parte, abbiamo visto che la ripetibilità è stata usata come chiave di accesso alla conoscenza sin dall’antichità classica: la ripetizione del ciclo di na scita, vita e morte degli esseri viventi aveva permes so ad Aristotele di adattare lo studio del vivente al pregiudizio filosofico che considerava oggetto di conoscenza solo entità immutabili. Alla luce delle nostre considerazioni sugli effetti della scrittura, possiamo ora associare questo pregiudizio all’emer genza della scrittura nella Grecia postomerica.
186 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA realtà ordinaria delle cose. Per questo, avevano co minciato a predisporre sistematicamente delle ver sioni controllate e ripetibili della realtà fattuale che si prestassero meglio alla misurazione dei fatti: gli Considerandoesperimenti.
Quello che noi chiamiamo ancora ‘esperimento scientifico’ è la messa in opera di catene operative precisamente definite e descritte, così che possano essere altrettanto precisamente ripetute: la ripeti bilità di un esperimento e dei suoi risultati è ancora oggi considerata dagli scienziati come la garanzia della stabilità dei fatti così aggiunti al mondo.
Possiamo considerare in questa chiave le attività sperimentali sugli stati alterati di coscienza: e anche in questo caso, è l’esigenza di fissare i risultati spe rimentali in forme definite e ripetibili che determina la logica della ricerca. Secondo questa logica, l’alterazione di coscienza non è tanto concepita come un transito ma piuttosto come uno stato (seppure temporaneo): è come stato ripetibile in laboratorio che se ne possono indagare le cause.
Inoltre, le osservazioni precedenti sugli effetti della diffusione della stampa a partire dal Quattrocento ci permettono di rilevare un’associazione simile tra la pratica della stampa stessa e la pratica sperimentale dei filosofi naturali. In altri termini, due rivoluzioni tecnologiche sostanziali, cioè la propagazione della scrittura alfabetica nella Grecia antica e quella della stampa nell’Europa rinascimentale, sembrano poter essere direttamente associate a due fasi fondamentali dell’elaborazione europea della cultura filosofi co-scientifica: e in entrambi i casi, la rinnovata con dizione di stabilità prodotta dai testi scritti prima e a stampa poi sembra aver indirizzato l’operato di filosofi antichi e filosofi naturali moderni.
Una terza rivoluzione tecnologica oggi in corso, quella della digitalizzazione dei testi, non ha anco ra prodotto effetti paragonabili all’invenzione della scienza antica e di quella moderna: comunque, la smaterializzazione apparente del testo digitale ha già trasferito il carattere di stabilità del testo stes so nella dimensione intangibile ed invisibile del suo contenuto di informazione. La stabilità attuale del testo scritto o stampato è in fatti diventata temporanea nella versione della sua visualizzazione digitale, che è però potenzialmen
È almeno probabile che l’esperienza aurale, che caratterizza lo stile orale come sua dimensione pri vilegiata, influenzi sostanzialmente la costruzione sia della sfera visibile sia di quella invisibile: è anzi possibile che addirittura getti un ponte tra le due sfere al modo in cui, per usare un esempio della nostra esperienza letterata, l’aggiunta della terza dimensione geometrica permette di connettere fi gure bidimensionali altrimenti separate.
te (e illimitatamente) ripetibile. Questa potenzialità meramente ripetitiva prolunga la traiettoria della scrittura e dei suoi effetti nella direzione opposta a quella dello stile orale, della sua logica di flusso e delle sue pratiche di riattivazione.
La scrittura e i suoi sviluppi successivi hanno quindi rinnovato a più riprese sia la sfera del visibile sia quella dell’invisibile. Ma allora, se supponiamo che le attività dello sciamano siano espressione di una tradizione principalmente ordinata secondo lo stile orale, sia la dimensione visibile sia quella invisibile da lui congiunte nella persona del paziente probabilmente si distinguono da quelle esplorate nelle indagini sugli stati alterati di coscienza.
187 NOTE AZZURRE
È altrettanto probabile che la serie di rivoluzioni scritturali, proprio enfatizzando a più riprese l’e sperienza visiva a discapito di quella uditiva, abbia per questo operato anche indirettamente sulla sfe ra visibile e su quella invisibile, riducendone le con nessioni aurali e quindi, di fatto, allontanando l’una dall’altra.
Agli antipodi dall’esperienza sempre rinnovata o, nelle parole di Marcel Jousse, revitalizzata dello sti le orale, la visualizzazione digitale è un’esperienza semplicemente ripetuta, nonostante la varietà delle sue espressioni grafiche in termini, tra l’altro, di di mensione, colore, tipo di carattere, allineamento e Proprioimpaginazione.questa varietà potenziale produce un ef fetto paradossale: la svalutazione della modalità di visualizzazione del testo digitale rispetto al testo stesso, concepito come una sequenza di lettere e spazi senza specifica determinazione visiva. L’uso della duplice funzione di ‘copia e incolla’ è un esempio operativo di questa svalutazione: una sequen za qualsiasi di lettere e spazi può essere non solo isolata dal corpo del testo ma anche disincarnata, per così dire, dal corpo del proprio carattere tipografico. Abbiamo infatti la possibilità di incollare la sequenza di lettere e spazi mantenendo solo il testo, ovvero le forme (invisibili all’occhio ordinario come quelle platoniche) delle lettere, che si incarnano poi nel corpo del carattere del testo di destinazione.
Da questo punto di vista, la digitalizzazione del te sto radicalizza ulteriormente il processo di astrazione inaugurato dalla scrittura alfabetica, con la sua vertiginosa riduzione della varietà di suoni del lin guaggio verbale ad una sequenza di lettere isola te. Potremmo dire che al collo di bottiglia prodotto dall’alfabeto nella dimensione del visibile ha corri sposto una moltiplicazione di dimensioni invisibili: tra le altre, quella del senso letterale, quella dell’in terpretazione allegorica, quella delle forme plato niche e poi aristoteliche e quella dei significati. Il testo che la funzione ‘incolla’ ci permette di man tenere è solo l’ultima della serie di illustri proiezioni della scrittura nella sfera dell’invisibile.
Comunque, la transe sciamanica in quanto condi zione di questa contiguità riattivata esprime, come sottolineato in precedenza, una tradizione caratterizzata dallo stile orale: ci si potrebbe allora do mandare se la sua traduzione nei termini europei di alterazione di coscienza non debba riferirsi ad una specifica modalità orale della coscienza stessa.
Un caso eclatante è quello dell’eroe Achille che, messa mano alla spada per uccidere il proprio comandante militare Agamennone nel corso dell’as semblea, è afferrato per i capelli dalla dea Atena che gli impedisce di intervenire se non a parole. Nel lin guaggio della psicologia contemporanea, potrem mo dire che l’eroe dà forma ad un intervento repressivo sulla propria pulsione aggressiva allucinando l’ingerenza divina a cui si sottomette prontamente.
In questa prospettiva, l’esperienza vivente dello sciamano è tanto più preziosa in quanto continua a riattivare una contiguità tra dimensioni visibili e invi sibili che proprio la priorità visiva della nostra civiltà della scrittura sembra aver pregiudicato.
Potremmo ipotizzare che come le nozioni di men te e corpo, la nozione di coscienza prenda forma nella Grecia postomerica come effetto collaterale, per così dire, della scrittura alfabetica e della sua capacità di assicurare la coerenza di un testo, e per analogia, dei suoi oggetti. Abbiamo ricordato che la nozione del sé emerge nel testo platonico come operazione riflessiva: analogamente, la nozione di coscienza, proprio come le parole syneidēsis e conscientia che finiscono poi per descriverla, sem bra affiorare dalla trasformazione di una pluralità di agenti in una unità che agisce su sé stessa spesso in modo conflittuale, perché costretta a interioriz zare una varietà di componenti scarsamente com Platonepatibili. notoriamente descrive questo conflitto di venuto interno con un’immagine di violenza stra ordinaria. Un auriga (la porzione calcolante e per questo dominante della psiche) guida agevolmente uno dei suoi cavalli (la porzione emotiva), e invece per tenere a bada l’altro cavallo (la porzione desi derante) tira violentemente il morso tra i suoi denti, ‘gli copre di sangue la lingua scurrile e le mascelle, e gli forza a terra le zampe e le anche, causandogli molto dolore.’
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La conversione delle modalità di rapporto di una persona col mondo in componenti interne alla per
Jaynes usa la nozione di ‘mente bicamerale’ proprio per sottolineare l’effettivo sdoppiamento di umani e divinità nella gestione del corso d’azione: ma così facendo proietta sul testo omerico, che ignora le pa role ‘mente’ e ‘corpo’ e le relative nozioni, un senso che emerge solo successivamente.
E a questo punto, non possiamo evitare di domandar ci se la nozione di ‘coscienza orale’ non sia una con traddizione in termini. Abbiamo già menzionato la definizione che Jaynes ha dato della coscienza come ‘una nuova creazione’: potremmo anche ricordare che secondo lo psicologo statunitense la coscienza è emersa dal crollo di un assetto psicologico preceden te che caratterizzava, tra l’altro, la cultura greca orale dei poemi omerici. Jaynes ha descritto questo assetto come ‘mente bicamerale,’ che rende conto dello sdoppiamento operativo tra umani e dèi con cui Omero ha reso i conflitti che noi oggi definiremmo ‘psicologici.’
sona stessa ha non solo prodotto dolorosi conflitti interni, ma ha anche sostituito la precedente relativa fluidità di relazione con una barriera tra interno ed esterno. Questo irrigidimento si è riflesso nella nuo va organizzazione delle voci verbali greche dopo la diffusione della scrittura.
Émile Benveniste ha sottolineato che analogamente al sanscrito, in greco la diatesi o forma attiva e quella media del verbo sono state le due principali modali tà d’azione originarie. Mentre la forma attiva descri ve un’azione operata su altro, quella media ‘indica un processo la cui sede è il soggetto.’ Al contrario, nelle prime grammatiche greche scritte che ci sono giunte non solo la forma passiva si era affiancata a quella attiva e a quella media, ma quest’ultima era stata ridotta ad un ruolo intermedio (e apparente mente ridondante) tra forma attiva e passiva.
Potremmo dire che nel mondo di entità circoscritte prodotto dalla lingua greca scritta e dai suoi appa rati di definizioni, le relazioni di interscambio rela tivamente fluido erano divenute marginali rispetto alla contrapposizione netta tra l’agire (espresso dalla forma attiva) e il patire (espresso dalla forma passiva). Siamo così abituati a questo schema bina rio che dal suo interno ci risulta difficile anche solo descrivere la funzione della forma verbale media in termini più semplici di quelli usati da Benveniste: potremmo dire che il suo effetto è nominare un’a zione rivolta ad altro ma che ha effetto anche su chi la L’antropologocompie. danese Rane Willerslev ha incon trato una serie di analoghe difficoltà nel rendere a beneficio dei suoi lettori anglofoni la psicologia degli Yukaghir, una popolazione della Siberia la cui cultura è tutt’ora legata alla tradizione sciamanica, sebbene la funzione attiva degli sciamani sia scom parsa durante l’era sovietica. Nel suo tentativo di descrizione, Willerslev ha applicato agli Yukaghir la nozione europea del sé, e si è trovato per questo in una sorta di terra di mezzo tra la serie di dualismi ad essa associati: [I]l sé Yukaghir è in uno stato intermedio: la sua anima è sia sostanza sia non-sostanza; [il sè] è il suo corpo e la sua anima, sé stesso e un altro reincarnato; è sia l’umano sia l’animale cacciato; è sia il predatore che la preda, e così via. In definitiva, Willerslev sembra essersi arreso all’evidenza che per gli Yukaghir – come probabilmen te per ogni altra cultura prima della stabilizzazione scritturale – ‘ognuno non è mai solo sé stesso ma sempre allo stesso tempo qualcos’altro.’ Poco meno di un secolo prima dell’antropologo da nese, il filosofo francese Lévy-Bruhl aveva gratifica to dell’epiteto di ‘primitivi’ tutti gli appartenenti alle culture in cui proprio la condizione di essere sé e allo stesso tempo qualcos’altro – definita pompo samente come ‘legge di partecipazione’ – appariva la Proviamonorma. a rivisitare brevemente la questione sol levata da Lévy-Bruhl. In ambito europeo, abbiamo visto che la nozione del sé era comparsa per prima nei dialoghi di Platone: il suo allievo Aristotele aveva poi costruito la nozione più generale di ‘esse re qualcosa.’ Proprio l’uso del verbo ‘essere’ aveva permesso ad Aristotele di immaginare i suoi oggetti
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190 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA d’indagine facendo astrazione dalle loro condizioni specifiche: secondo Aristotele, il fatto che qualcosa sia è la condizione necessaria perché questo qual cosa possa assumere caratteristiche specifiche ed entrare in relazione con altro.
In termini contemporanei, potremmo dire che la no zione aristotelica di ‘essere qualcosa’ rappresentava una conferma tangibile dell’intervento di stabilizzazio ne operato dai testi scritti sui loro oggetti. Secondo Aristotele (e quasi tutti i successivi teorici europei) la caratteristica comune di questi oggetti, cioè, delle realtà in generale, era appunto di essere qualcosa.
Nel confronto con gli esponenti di culture orali in cui questo processo di stabilizzazione non aveva semplicemente avuto luogo, Lévy-Bruhl – come quasi tutti gli osservatori europei – aveva candidamente rovesciato la situazione: invece di considerare l’in venzione aristotelica della nozione di ‘essere qualcosa’ come un dispositivo linguistico e teoretico che confermava la stabilizzazione degli oggetti dei testi scritti, l’aveva trasformata in una condizione natu rale cui curiosamente gli appartenenti alle culture orali sembravano sottrarsi.
Potremmo dire che sulla scorta della nozione aristo telica di ‘essere qualcosa’ il verbo essere ha operato nella cultura europea come una sorta di marcatore identitario proprio separando assolutamente una entità qualsiasi da ciò che è altro da sé.
Al contrario, lo stesso pregiudizio identitario ha permesso l’affermazione, nel corso del dibattito evolutivo, di nozioni quali la Spenceriana ‘soprav vivenza del più adatto,’ che sfortunatamente anche Darwin ha poi adottato, e che riduce l’evoluzione ad un confronto tra individui atomizzati; del mo dello genetico di Watson e Crick, che è ancora usato per isolare il patrimonio genetico dalle cir
Abbiamo visto invece che nella ricostruzione di Woese ben prima del raggiungimento della ‘soglia Darwiniana’ è stata proprio la condivisione orizzon tale del patrimonio genetico tra varie porzioni di re altà – gli ‘aggregati supramolecolari’ – a permettere la produzione di composti sempre più complessi: ed è solo il pregiudizio identitario del linguaggio europeo dell’essere che ha reso difficile l’emergenza di modelli, come quello proposto da Woese, che en fatizzano caratteristiche di orizzontalità, permeabi lità reciproca e condivisione.
Potremmo dunque osservare che allo sguardo di Lév y-Bruhl – come più tardi a quello benevolo di Willerslev – i praticanti dello stile orale sembravano ‘essere sé e allo stesso tempo qualcos’altro’ solo perché non condividevano il ruolo che le culture europee letterate avevano affidato al verbo ‘essere’: quello di confine tra l’interno e l’esterno delle cose.
Ma il ruolo di marcatore identitario del verbo essere non ha solo influenzato la cultura europea da Aristotele in poi, perché è anche stato proiettato a ritroso nel tempo: per esempio, la separazione asso luta che l’uso del verbo essere in funzione identitaria ha introdotto tra interno ed esterno ha permesso di concepire la formazione della membrana cellulare come un elemento di separazione tra l’interno e l’e sterno della cellula stessa, piuttosto che l’articolazione locale di una relazione di scambio selettivo tra porzioni di realtà.
Mentre quindi in Omero la cessazione dell’epidemia non dipende dall’intervento dei medici ma dall’estin zione della sua causa, cioè l’ira di Apollo, Ippocrate – come il suo contemporaneo, lo storico Tucidide –assorbe l’evento epidemico nella sfera d’azione me
191 NOTE AZZURRE costanze della sua trasmissione; e della più recente (e risibile) narrazione del ‘gene egoista’ propugnata da Richard Dawkins.
Questa riduzione della storia dell’evoluzione ad una sorta di corsa ad ostacoli di una miriade di concor renti in gara tutti contro tutti ha certamente osta colato la considerazione della produzione culturale umana come strumento evolutivo: solo sessant’anni fa Leroi-Gourhan ha evidenziato la correlazione posi tiva di evidenza litica, volume cranico e supposta ca pacità linguistica come fattore fondamentale dell’evoluzione umana in un’opera che significativamente è apparsa in traduzione inglese solo trent’anni dopo.
Lo stesso processo di accelerazione evolutiva innescato dall’elaborazione culturale umana – culminato, nelle parole di Leroi-Gourhan, con il passaggio dal la zoologia alla sociologia – rischia ancora di essere letto secondo il pregiudizio identitario come opera di una generica collettività umana, in cui l’individua lità della specie sostituisce l’individualità del sog getto singolo. Al contrario, abbiamo visto che una figura specifica, quella dello sciamano, ha incanalato gli effetti di una presumibile variazione genetica verso un uso sociale, trasformando la propensione convulsiva nell’abilità di entrare in transe e di pro durre effetti terapeutici. Se confrontiamo l’approccio sciamanico ai feno meni convulsivi con quello ippocratico, la differen za principale non riguarda certo la considerazione delle loro cause, che era rilevante solo nel caso di Ippocrate. Mentre per Ippocrate, infatti, il cosid detto morbo sacro non era che una patologia che richiedeva un intervento terapeutico adeguato, le culture sciamaniche hanno trasformato la tenden za convulsiva stessa in uno strumento di intervento Sullaterapeutico.basedelle considerazioni precedenti, potrem mo osservare che Ippocrate ha ereditato una speci fica tradizione medica più che centenaria organiz zata sulla base di una pratica di scrittura in prosa sin dai tempi di Alcmeone. La presenza del testo scritto ha accompagnato la stabilizzazione non solo della nomenclatura clinica ma anche del pa ziente come entità individuale: nei testi ippocratici, l’individuo non è solo il luogo in cui la malattia si manifesta, ma anche l’ambito specifico di osserva zione che permette al medico di assecondarne il decorso positivo.
La pratica ippocratica di osservazione degli effetti visibili delle affezioni sul corpo si riallaccia ad una pratica clinica ancora più antica, quella degli interventi terapeutici sui feriti narrata nei poemi omerici. Possiamo notare che in Omero la sfera delle pato logie traumatiche (le ferite di guerra) è chiaramen te distinta da quella dell’evento epidemico, che è descritto per analogia come l’effetto di un’arma di vina, le frecce scoccate da Apollo: Ippocrate (pos sibilmente sulla scorta di Alcmeone) trasforma poi questa causa direttamente divina in quella solo indirettamente divina delle congiunture ambientali e in particolare atmosferiche.
192 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA dica. In generale, possiamo osservare che la medici na postomerica espande il campo di intervento del medico dai traumi ad una varietà di alterazioni (tra smissibili e non) dello stato delle persone. Questa espansione comporta anche una applicazione più ampia della terminologia elaborata in relazione agli eventi traumatici: abbiamo visto come la parola ek stasis, usata dapprima nel senso di fuoriuscita fisica di un osso dall’articolazione, finisca per descrivere la condizione di essere fuori di sé. Lo stesso termine diagnōsis fa la sua comparsa in un testo ippocratico sui traumi con il senso di ‘rilievo ac curato’ della condizione dell’osso fratturato. Se con frontiamo quest’uso con quello a noi familiare della parola ‘diagnosi,’ ci accorgiamo di un rilevante slittamento di senso, che va ben oltre quello traslato della parola ‘estasi’: l’osservazione diretta dell’alterazione di ossa, muscoli e tessuti vari diventa infatti una de duzione diagnostica sulla base dell’osservazione. Più in generale, si potrebbe osservare che l’espan sione analogica di pratiche mediche basate origi nariamente su tecniche lenitive e chirurgiche rischia di applicare un approccio riduzionista a sfere d’intervento più complesse, quali le alterazioni me taboliche. Questo rischio è divenuto certezza, per esempio, nella moderna costruzione frenologica della Comunque,psiche. la medicina europea – quali che ne siano stati poi gli sviluppi – già nella sua fase ippocratica ha manifestato una tendenza alla pato logizzazione individuale, che ancora oggi relega la medicina sociale in un ruolo assolutamente subor dinato. In questo senso, l’uso curativo della transe distingue sostanzialmente l’approccio terapeutico degli sciamani da quello della medicina europea. Questa distinzione non riguarda certo l’appello sciamanico ai cosiddetti spiriti, o meglio, a realtà ordinariamente invisibili, e che non sono più invisi bili della pletora di entità aggiunte al mondo dalla cultura europea: microorganismi, particelle subato miche, entità astrofisiche e soprattutto le dimen sioni teoretiche che filosofi, teologi e scienziati hanno prodotto con l’uso della scrittura.
La differenza sostanziale sta piuttosto nella colloca zione dell’esperienza convulsiva sui due versanti op posti dell’intervento terapeutico: da quello della ma lattia, per opera dei medici europei, e da quello della cura, per opera degli sciamani. Questa contrapposi zione è il risultato di prospettive differenti: nell’Eu ropa della scrittura, è la costruzione della malattia come alterazione della condizione ordinaria dell’individuo che ha permesso ad Ippocrate di descrivere la convulsione come epilēpsis, presa o cattura (da parte del morbo) dell’individuo stesso. La parola greca da cui deriva il nostro termine ‘epilessia’ illustra dunque la conquista della fortezza individuale, di cui la malat tia appare come una tragica capitolazione.
Poiché invece l’universo orale di cui gli sciamani sono espressione non avviluppa le persone nella camicia di forza dell’identità individuale, l’anoma lia dell’esperienza convulsiva non è stata immedia tamente racchiusa nei confini del suo occasionale portatore genetico, ma è stato possibile elaborarne culturalmente una distribuzione, per così dire, en tro comunità più o meno ampie perché ne diven tasse una risorsa.
COSCIENZA | ‘Coscienza collettiva’ sono le conoscenze e le credenze condivise da un gruppo di individui, una nazione o la popolazione planetaria. Consente ai membri di condividere obiettivi, comportamenti, espressioni. Incoraggia gli individui a conformarsi alle credenze del gruppo. In breve, rende possibile la società umana.
L’uso della parola religio si è poi affermato nel corso del medioevo come riferimento esclusivo al cristia
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Naturalmente, nel caso del vivente in generale, possiamo individuare un’opportunità evolutiva solo in retrospettiva, sulla base dei suoi sviluppi successivi. È importante ricordare che il nostro sguardo retrospettivo proprio valutando i percor si evolutivi alla luce dei loro risultati più recenti rovescia la prospettiva evolutiva stessa: e se non tenessimo conto di questo rovesciamento prospettico prodotto dal nostro sguardo, rischierem mo di continuare ad attribuire alla nozione di evo luzione il senso di miglioramento piuttosto che di differenziazione.
In termini contemporanei, potremmo essere ten tati di descrivere questa straordinaria elabora zione culturale come una sorta di riconversione di una possibile mutazione genetica e dei suoi effetti in una risorsa evolutiva: e però, il termi ne ‘riconversione’ manifesterebbe un pregiudizio europeo nei confronti di questi stessi effetti con vulsivi in quanto interruzioni del controllo della Potremmocoscienza.
allora piuttosto suggerire che l’ambien te orale ha permesso alle tradizioni che definiamo sciamaniche di cogliere l’opportunità di una varia zione nella costituzione umana per elaborarne e metterne socialmente a frutto gli effetti. In questo senso, la costruzione sciamanica della transe sarebbe però non semplicemente espressione del lo stile orale, ma della sostituzione della zoologia con la sociologia che ancora oggi costituisce la specificità della relazione evolutiva tra umani e non-umani: quest’avvicendamento di priorità tra sferisce sul piano della cultura umana la più gene rale capacità del vivente di cogliere opportunità.
Le stesse tradizioni sciamaniche sono state per molto tempo classificate come uno stadio inferiore dell’evoluzione religiosa. Eliade ha realizzato il primo studio sistematico dello sciamanesimo per appropriarsene come costituente della sua storia delle religioni: e già nella prefazione al suo saggio aveva definito lo sciamanesimo come un ‘complesso fenomeno religioso.’ Come però ci ricorda lo storico Brent Nongbri, che ha esplorato ‘le origini moderne delle religioni antiche,’ il concetto di religione è una costruzione re lativamente recente: e non sarà inutile ripercorrere brevemente i passi di questa costruzione e dei suoi presupposti nella storia europea, per chiarire la relazione tra la nozione di religione e quella di scia Nell’anticamanesimo.
Roma, il termine latino religio da cui deriva la parola ‘religione’ indicava un complesso di consuetudini e cerimonie civiche che includevano anche delle divinità: non deve dunque sorprendere il fatto che ancora nel quarto secolo Agostino non era convinto del suo uso per definire la fede cristiana.
Nel caso delle culture umane, l’attribuzione storica del senso di miglioramento alla nozione di evoluzio ne ha motivato la collocazione delle culture stesse in un ordine ascendente, dai cosiddetti primitivi ai moderni europei. Quest’ordine, che ha giustificato l’impresa coloniale europea come missione civiliz zatrice, ha neutralizzato a lungo le differenze tra culture riducendole a stadi gerarchici di un unico sviluppo evolutivo.
195 NOTE AZZURRE
In parallelo all’estensione geografica della nozione di religione in età moderna, una corrispondente espansione retrospettiva ha trasformato il giudizio dantesco sugli ‘dèi falsi e bugiardi’ dell’antichità nel la nozione inedita di religione greco-romana. La nozione di religione è stata poi ulteriormente estesa a tutte le civiltà del passato, fino al punto di ritardare (per la sua incongruità) la decifrazione della scrittu ra maya in pieno Novecento. Non solo la nozione di religione, che presuppone una pluralità di religioni possibili, è almeno in Euro pa una costruzione moderna, che nasce dai conflitti di interpretazione di un testo scritto, la bibbia: le tre fedi abramitiche – ebraismo, cristianesimo e islami smo – su cui questa nozione è stata retrospettiva mente modellata rimandano allo stesso testo scrit to, che per gli autori islamici motiva la vicinanza tra i ‘popoli del libro.’
Un doppio filo lega dunque la costruzione della no zione di religione e l’uso della scrittura. Al contrario, abbiamo ricordato a più riprese che lo stile orale ca ratterizza la tradizione sciamanica, cui conferisce un indirizzo eminentemente operativo: i rituali sciamani ci non comportano l’applicazione di principi stabiliz zati dalla loro trascrizione, ma la riattivazione, rischio sa perché sempre inedita, della serie di esperienze di transe dello sciamano e dei suoi predecessori.
coloniale europea ha poi allargato il campo ad altre culture, le cui manifestazioni sono state assimilate alla nozione europea di religione. Abbiamo già ricordato che questa assimilazione, grazie alla nozione di evoluzione culturale come miglioramento, ha comportato per le culture più di stanti dal modello di religione offerto dal cristiane simo e dai monoteismi – come nel caso dello sciamanesimo – la degradazione a livelli inferiori dello sviluppo evolutivo umano.
Sono proprio queste esperienze di transe che ci han no permesso di avvicinare l’esperienza sciamanica a quella di mistiche cristiane: e tuttavia, abbiamo anche rilevato che a differenza dell’estasi concessa a queste ultime per grazia divina, la transe sciamanica è il risultato di operazioni compiute deliberatamen te con l’ausilio fondamentale dei partecipanti alla Abbiamocerimonia.anche considerato un possibile confronto tra le serie operative degli sciamani e quelle messe all’opera in laboratorio per generare e analizzare stati alterati di coscienza. Abbiamo allora osservato che mentre lo sciamano dà vita insieme ad agenti visibili e invisibili ad un processo aperto e irripetibile, l’attività del ricercatore è orientata dalla necessi tà di produrre effetti ripetibili in forma di stati osser vabili o Tenendoriferibili.presenti queste differenze sostanziali, è ora possibile prendere in esame la possibilità di as sociare questa varietà di esperienze a una serie di processi metabolici, quali prodotti della ricerca neu
nesimo: in seguito alla riforma protestante, le varie denominazioni cristiane si sono poi contese violen temente l’attribuzione di ‘vera religione.’ Da questo conflitto è emersa in Europa la possibilità di conce pire una pluralità di religioni, che includeva oltre alle confessioni cristiane anche il credo ebraico e quello L’invasioneislamico.
La combinazione di neuroteologia e sciamanesimo allarga dunque il quadro delle relazioni concepite da Huxley: l’incontro tra un corpo di testi scritti asiatici (il canone buddista Mahayana) e uno di testi scritti europei (le iscrizioni scientifiche moderne) si esten de a quello ben più ampio tra una famiglia presu mibilmente ubiquitaria di tradizioni orali e il corpus scientifico europeo quali rappresentanti dello stile orale e di quello della scrittura.
Abbiamo anche ricordato che la parola ‘neuroteolo gia’ è molto probabilmente un neologismo coniato dal romanziere e saggista Huxley, che peraltro nel romanzo Isola dove la parola appare non ce ne for nisce una definizione: comunque, la psicoterapeuta Susila – un personaggio chiave del romanzo – de scrive il neuro-teologo come ‘[q]ualcuno che pensa alle persone simultaneamente nei termini della Chia ra Luce del Vuoto e del sistema nervoso vegetativo.’ Il riferimento è qui alle due fonti dell’esperimento culturale in atto nell’immaginaria isola orientale in cui la narrazione è ambientata: buddismo Mahayana e scien za europea. La parola ‘neuroteologia’ combina infatti il prefisso ‘neuro,’ comune alla discipline scientifiche che si occupano del sistema nervoso, e ‘teologia,’ una nozione che secondo Huxley include il buddismo.
196 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA rofisiologica più recente: e abbiamo già sottolineato che questa associazione è stata esplorata da stu diosi come McKinney e Winkelman con l’aiuto della nozione di neuroteologia.
Abbiamo visto che proprio la differenza tra lo stile orale e quello della scrittura distingue la transe scia manica come percorso dall’alterazione di coscienza esaminata scientificamente come stato: questa di stinzione non impedisce però un intervento di traduzione tra queste esperienze.
La parola ‘neuroteologia’ svolge dunque per Hux ley la funzione di un doppio raccordo, tra oriente e occidente e tra religione e scienza. Secondo le con siderazioni precedenti, l’associazione di neuroteo logia e sciamanesimo riprende questa duplice con nessione ma ne modifica i termini: le coppie di poli che congiunge sono da una parte oralità e scrittura, e dall’altra transe e alterazioni metaboliche.
Possiamo notare che la parola greca neuron è apparsa già in Omero nel senso di ‘tendine’: probabil mente il medico Erasistrato è stato poi il primo ad applicarla ad un’altra fibra del corpo umano, quella nervosa, nel terzo secolo prima dell’era cristiana. A sua volta, la parola greca theologia è stata probabil mente coniata da Platone nel senso di discorso sul divino, e solo nel medioevo il prestito latino theolo gia è diventato un termine tecnico per designare lo studio sistematico del dio cristiano. L’applicazione della categoria europea di religione alle culture ex traeuropee ha poi esteso anche a queste ultime la nozione di teologia.
In altri termini, l’articolazione di neuroteologia e sciamanesimo non si limita a connettere scienza e religione, che sono categorie europee moderne e manifestazioni dell’universo della scrittura: al con trario, la considerazione delle pratiche sciamaniche apre l’orizzonte alle costruzioni orali della realtà, di cui la transe sciamanica è un’espressione eclatante.
Abbiamo anche già esplorato a questo scopo i sensi delle operazioni di traduzione. Abbiamo sottolinea
Più in generale, la traduzione della transe sciamanica nel linguaggio del metabolismo integra nel discorso evolutivo una tradizione di lunga durata e di grande diffusione di pratiche culturali che risuonano con le nuove interpretazioni dell’evoluzione in chiave plura lista e collaborativa: l’esempio sciamanico della valo rizzazione di una variante umana e della sua tendenza convulsiva come risorsa comunitaria è un ulteriore invito a rivedere radicalmente la narrazione tradizio nale dell’evoluzione come mera competizione.
In altre parole, c’è il rischio che il mondo sciamanico, che è letteralmente costruito come una narrazione, venga frammentato e ricostruito come una combinazione di reazioni biochimiche, e che l’esperienza della transe sia assimilata in maniera riduzionista ad una descrizione di cosa accade nel sistema nervoso dello sciamano.
Eppure, il rischio possibile di questa traduzione è più che controbilanciato dai suoi possibili benefici.
Potremmo applicare queste considerazioni all’operazione di traduzione in senso lato della transe scia manica in termini di alterazioni metaboliche. In que sto caso, siamo ora in grado di individuare il limite di questa traduzione nel linguaggio stesso in cui viene condotta: le nozioni di stato e di equilibrio (per quan to dinamico) che strutturano il discorso biochimico in quanto operazione di scrittura mal si adattano allo stile orale delle operazioni sciamaniche.
Potremmo ricordare a questo proposito che, per esempio, numerosi intellettuali autistici hanno riven dicato la loro condizione come una forma di neuro diversità e non una malattia da curare: e nelle parole di Harvey Blume, ‘la neurodiversità può essere tanto cruciale per la razza umana quanto la biodiversità lo è per la vita in generale.’ Pur riconoscendo la neces sità di supporto in casi potenzialmente invalidanti, i sostenitori del pluralismo neurologico considerano la variante autistica semplicemente come una delle componenti del patrimonio neurologico (e possibil mente genetico) dell’umanità.
197 NOTE AZZURRE to che la comprensione tradizionale della traduzio ne come espressione del significato comune è so prattutto l’effetto della reinterpretazione medievale in chiave platonica della tradizione giudaico-cristia na: la preesistenza dei significati alle operazioni di interpretazione è presumibilmente modellata sulla presenza delle idee nella mente divina.
È importante sottolineare che questa revisione ha non solo valore retrospettivo, ma anche (e soprat tutto) propositivo: il ripensamento in chiave plura lista del nostro percorso evolutivo non può infatti
Abbiamo però anche notato che l’operazione di tra duzione produce inevitabilmente uno slittamento di senso che si sovrappone, per così dire, ai sensi pre cedenti come l’ultima di una serie di scatole cinesi: ed è la prospettiva di chi confeziona l’ultima scatola a riorientare il corso precedente della serie.
Per prima cosa, l’introduzione nel linguaggio neu rofisiologico di una nuova lettura dei fenomeni con vulsivi in chiave non meramente patologica risuona con la recente attenzione alle varianti dell’umano come differenze e non insufficienze.
Abbiamo poi suggerito, sulla scorta delle osserva zioni di Wittgenstein, che si potrebbe invece valu tare una traduzione sulla base della somiglianza tra l’uso del testo tradotto e quello del testo originario.
Queste scelte sono ancora troppo spesso ispirate al monismo della nostra tradizione filosofico-teologica –ereditato poi dalla scienza moderna – che afferma l’u nicità esclusiva della propria costruzione del mondo.
198 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA non influenzare i criteri delle nostre scelte presenti.
Nel caso specifico della tradizione medica, il com plesso di tecniche di ricerca e di cura è nettamen te distinto dall’oggetto di queste tecniche, il corpo vivente. Eppure, abbiamo visto che in Europa la scissione tra attività terapeutica e costruzione del mondo sotto forma di descrizione e classificazio ne del vivente risale principalmente ad Aristotele: e se continuassimo ad applicare retrospettivamente il termine ‘biologia’ (che è un’invenzione moderna) alle ricerche aristoteliche, potremmo dire che non c’è biologia senza scrittura che ne stabilizzi entità e relazioni. In questa prospettiva storica, dovremmo allora poter considerare anche il discorso biomedi co – che include la sua propria costruzione biologica del vivente – come una aggiunta al mondo. In questo caso, potremmo descrivere visivamente le varie aggiunte umane al mondo come strati che continuano a sovrapporsi gli uni agli altri lungo una dimensione che potremmo definire temporale, o più precisamente, storica. Questa dimensione, che è il risultato della ricostruzione storica dell’accaduto, è certo anch’essa un’aggiunta umana al mondo: ma è un’aggiunta che ci permette – come già in queste note – di far posto per qualsiasi costruzione umana anche quando questa costruzione pretende (come nel caso di filosofie, religioni e scienze) di esaurire con le sue produzioni tutto lo spazio disponibile.
Al contrario, la ripresentazione nel linguaggio delle scienze europee di una tradizione altra come lo scia manesimo può avere un duplice effetto. Abbiamo già ricordato il suo apporto interno al discorso delle neuroscienze come valorizzazione della neurodiver sità: ma non è meno importante l’apporto esterno al discorso più ampio delle scienze europee, quello dell’esempio della transe sciamanica come aggiunta al mondo. In termini europei, la tradizione vivente dei rituali scia manici agisce come un dispositivo di supporto socia le, perché opera al tempo stesso sul ‘malato’ e sulla sua comunità. In questo senso, l’attività degli sciamani esprime pienamente lo spostamento di fuoco dalla zoologia alla sociologia che secondo Leroi-Gourhan è la chiave dell’evoluzione umana. Questo spostamento non esclude l’aspetto fisiologico dell’intervento che noi definiremmo ‘terapeutico,’ ma lo integra in un qua dro sociale più ampio. E non dovrebbe essere difficile comprendere questo quadro sociale come una produ zione culturale aggiunta al mondo. L’esempio della cultura sciamanica potrebbe aiutar ci a concepire anche la cultura delle scienze euro pee come una aggiunta umana al mondo. E tuttavia, questo parallelo è ostacolato dalla presupposizione europea di una distinzione sostanziale tra il com plesso delle conoscenze e il loro oggetto, la natura, che le scienze europee generalmente suppongono sia sempre stata lì, aspettando solo di essere rivela ta agli occhi di tutti: e abbiamo visto come questa distinzione si sia acuita per motivi storici, all’apice delle guerre di religione.
La dimensione storica è una delle forme che la narrazione orale ha preso nel suo incontro con la
Ringrazio Carlo Dossi per le note, Annalisa Mazzeni per l’accoglienza e l’ascolto, Lucia Ciarpallini per i suggerimenti e David Bellatalla ‘Denn man muß dem Weisen seine Weisheit erst entreißen.’ sessiva e incessante di sostituzioni che le scienze sembrano aver ereditato dal cruento rituale Ne morense, e che sembra curiosamente perseguire lo scopo che Eliade assegna a tutte le manifesta zioni del sacro: fermare il tempo. Chissà invece che non sia venuto il momento di lasciare il tempo al suo corso, che è anch’esso, storicamente, un ef fetto di scrittura, e di mandare infine in pensione il sacerdote del bosco di Nemi, affidando il tempio di Diana alla tutela di tutti quegli officianti che ne sappiano prendere cura.
199 NOTE AZZURRE scrittura. Finché continueremo a costruirla, questa dimensione potrà continuare a offrire spazio a tutte le aggiunte umane: e soprattutto, come in questo libro, alle loro reciproche traduzioni.
Proprio dalla dimensione storica che questa scrit tura non ha mai cessato di produrre possiamo fi nalmente riprendere il racconto di Strabone che tanto aveva impressionato Frazer. Stavolta però, come risultato del nostro percorso, possiamo al meno immaginare una via d’uscita dalla serie os
200 Pagina 145 IsIdore ducasse (comte de Lautréamont), Les Chants de Maldoror (Paris: 1869), 290. Pagina 147 LudwIg wIttgensteIn, PhilosophicalUntersuchungen/PhilosophischenInvestigations, G. E. M. Anscombe trans., 2 Aufl./2nd ed. (London: Blackwell, 1958), 5. Pagina 148 antonIo r damasIo, danIeL traneL & Hanna c damasIo, ‘Somatic markers and the guidance of behaviour: theory and preliminary testing,’ in Harvey S. Levin, Howard M. Eisenberg & Arthur Lester Benton (eds.), Frontal Lobe Function and Dysfunction (Oxford: Oxford University Press, 1991), 217229, 220. aLdous HuxLey, Island (New York: Harper, 1962), 164. wIttgensteIn, UntersuchungenPhilosophischen , 32. Pagina 151 Bruno Latour & steve wooLgar, Laboratory Life: The Social Construction of Scientific Facts (Beverley Hills: Sage, 1979), 17. Latour & wooLgar, Laboratory Life, 176-177. Latour & wooLgar, Laboratory Life, 176. Pagina 152 Latour & wooLgar, Laboratory Life, 176. m I c H e L ange Lo B uonarrot I , Rime (Firenze: Giunti, 1623), 1. Pagina 153 J ames F razer , The Golden Bough: A Study in Magic and Religion , 3rd ed., vol. 1 (London: MacMillan & Co., 1920), 9. Pagina 154 n I e L s B o H r , ‘Discussion with Einstein on Epistemological Problems in Atomic Physics,’ in P. A. Schilpp, Albert Einstein: PhilosopherScientist Cambridge(Cambridge:University Press, 1970), 201-241, 235. B o H r , ‘Discussion with Einstein on Epistemological Problems in Atomic Physics,’ 238. La traduzione italiana delle citazioni da opere straniere è dell’autore.
OPERE CITATE
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OPERE CITATE
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204 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
205
Questi due testi non si confondono l’uno con l’altro, ma inevitabilmente si influenzano e si illuminano a vicen da, proprio come due esseri umani nel corso della loro collaborazione. E proprio come tra due esseri umani, questa collaborazione non esclude le divergenze, che arricchiscono il lavoro comune e scongiurano il rischio dell’identità non solo di un testo con l’altro, ma anche con sé stesso: un testo, proprio come un essere umano, non è mai uguale a sé stesso ma continua a cambiare. E un testo cambia grazie ai suoi lettori, che lo coinvol gono in relazioni sempre nuove con altri testi (e altri esseri umani).
SENZACOOPERAZIONESIMBIOSI:DETTO,FATTO
Nel libro che hai tra le mani, questa relazione è resa esplicita dalla compresenza immediata di due scritture pensate per intersecarsi, ma che possono anche esse re percorse separatamente: proprio come due esseri umani che lavorano insieme, e che integrano quanto ricevono dall’altro essere umano, pur continuando a ri manere distinti.
Cara lettrice o lettore, ci teniamo a ricordarti una condi zione comune a noi e a te: dopo il parto, la relazione tra esseri umani non è più organica (ed è meglio che non sia neanche intesa così, se pensiamo ai davvero tanti cattivi esempi storici dell’unità organica di interi popoli e di fazioni estremiste in lotta tra loro, con conseguenze a dir poco nefaste) ma di integrazione partecipata.
In altre parole, dopo essere entrati nel mondo in una connessione simbiotica con le nostre rispettive madri, con la nascita siamo passati ad un’altra modalità di re lazione coi nostri simili: non quella di essere con loro – la nozione di essere è stata inventata dai Greci per conce pire l’assoluto, appropriata dai cristiani per descrivere il loro dio, e trasferita dagli scienziati cristiani moderni al prodotto di questo dio, la natura – ma quella di fare qualcosa insieme. Facendo insieme, gli umani fanno anche sé stessi: quin di la partecipazione dell’una con l’altro è anche sempre un’integrazione dell’una nell’altro e viceversa: l’indivi dualità e l’unicita del singolo divengono la ragione co stituente della partecipazione e della socializzazione, in fondo, quello che l’evoluzione ci ha sempre raccontato in molteplici forme. Il libro che stai leggendo, o hai appena terminato, spez za una lancia a favore del riconoscimento di questa ele mentare relazione umana, e lo fa non solo evocandone le radici evolutive, ma anche mostrandola con l’esem pio: due testi convivono sulle sue pagine, alternandosi e integrandosi nella lettura.
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Alcuni dipinti, relativi ai racconti mitologici o leg gendari, più vicini ad illustrazioni fiabesche: Scia mano siberiano, Spiriti in kayak, La regina dei pe sci, L’Albero, Volo, Femminino sacro, Extra corpus, Africana, Sciamano Huiciol . In altri ancora ho pre ferito arrangiare stili e tecniche, a seconda di quel lo che suggeriva il tema che volevo visivamente raccontare, a volte con manierismo raramente usa to prima, oppure con tecniche che non utilizzavo da molto tempo.
Quasi tutti i lavori sono nati di getto, pochi hanno avuto bisogno di ritocchi o ripensamenti o rivisi
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LE OPERE DI MECCONI
In seguito a quella risposta venne spontaneo con siderare un’integrazione pittorica al testo. Ho già realizzato in passato sequenze di dipinti de dicati “inconsapevolmente” a contenuti inerenti ai temi della ricerca di Bellatalla: Labirinti , Vestigia , Apotropia , Cronache dalla città di Altrove … quindi mi sono sentito immediatamente motivato e a mio agio nel realizzare, in maniera conscia o meno, i 43 lavori che accompagnano i paragrafi di questo libro. Era una gioia alzarsi presto al mattino per continuare il lavoro seguendo i suggerimenti di Da vid: “ Sei nel pieno di in una transe creativa, attingi dagli spunti che ti dà il testo, lasciati trasportare. ”
la prima stesura di Neuro teologia dello Sciamanesimo, incuriosito chiesi: chi interpreta oggi, nelle società occidentali, il ruolo dello sciamano? Rispose: “Questo compito è af fidato agli artisti: l’artista è colui che comunica i miti ai suoi contemporanei. Ma deve trattarsi di un artista che comprende la mitologia e l’umanità”
Conobbi Bellatalla quando presiedevo un Museo paleontologico, mi aiutò ad organizzare una spedi zione scientifica nel deserto del Gobi in Mongolia, da allora nacque la nostra amicizia e iniziarono le prime Quandocollaborazioni.Davidmiinviò
Sono nati così 43 dipinti stilisticamente molto di versi tra loro; alcuni – per la tecnica, i segni, le pen nellate quasi materiche, le trasparenze – immedia tamente riconducibili al mio modo di interpretare la pittura: Il cervello dello sciamano, Tamburo/por tale, Evangelisti ante litteram, Labirinto unicursa le, Babau bianco, Ascensione, Sciamano rupestre, Nave degli antenati, Sciamanimali, Simboli, Babau nero, Smembramento 2, Coscienza ; temi rivisitati e investigati con un approccio essenziale, adatto per accompagnare il lettore nei vari capitoli del testo.
In conclusione voglio citare una frase del filoso fo Friedrich Shelling, che mai avevo sentito così vera: “L’arte deve iniziare con consapevolezza e ter minare nell’inconscio”. (B.M.)
208 ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA tazioni. Molte sono opere nate dalla fantasia sti molata dal testo, altre sono elaborazioni di graffiti rupestri, foto inerenti ai temi trattati nel testo o disegni realizzati da sciamani delle diverse parti del Cosìmondo.scrivedel mio dipingere Mara Borzone, storica dell’arte. “Erano gli anni Ottanta, e il manuale ‘Dise gnare con la parte destra del cervello’ faceva discu tere gli artisti; secondo l’autrice, l’emisfero sinistro del cervello umano sarebbe stata la sede delle funzioni logiche; nel destro, invece, si sarebbero trova te le funzioni intuitive. In parole povere, il sinistro dovrebbe predominare sul destro grazie alle sue funzioni più “elevate”, prossime a ciò che comune mente viene definito raziocinio. È passata più di una generazione, la distinzione fra gli emisferi è rimasta sostanzialmente immutata, ma nel frattempo gli stu diosi hanno analizzato l’intelligenza umana scoprendo che può essere di diversi tipi, e che quindi le fun zioni delle due parti del cervello sono ugualmente importanti. È su questo legame, ossia sullo scambio dei significati fra parola e immagine, che si innesta la ricerca di Mecconi. Credo che il suo metodo consista, da sempre, nell’addentrarsi nella zona franca tra parola e immagini trasformando spesso la scrittura in segno pittorico… I testi, scritti dalla parte sinistra del cervello degli autori, sono catturati dalla parte destra di quello di Mecconi, in forma analogica; ma non si limita a tradurli in immagini, semmai ascolta le reazioni del suo emisfero destro, come in una sorta di scrittura automatica. L’esito non è voluto, non è neppure un obiettivo, è un procedimento.”
A tutti coloro che con la loro amicizia e con il loro affetto hanno saputo stimolarci per riuscire in ogni possibile miglioramento, a chi ha creduto in noi sin dall’inizio, sapendo che insieme saremo arrivati al termine di questo lungo lavoro, a chi tenendoci per mano non ci ha mai fatto mancare sostegno e Afiducia.tutti, vorremo dire grazie, ed esprimere il desiderio di trascorrere con loro un pò del nostro tempo, assieme, per poter gioire e riflettere su quanto questo nostro dialogo abbia dimostrato ancora una volta la forza della cooperazione e della Allocollaborazione.staffdiMontura, ovviamente, va un ringraziamento speciale per aver reso possibile questo sogno nel cassetto e la dimostrazione tangibile di come, ancora una volta, cultura e solidarietà possano correre insieme per un futuro migliore per tutti noi.
RINGRAZIAMENTI
Tanti: sono davvero tanti, considerando che ci sono due autori e un illustratore. Vorremo evitare la lunga lista di nomi, che assomiglierebbe ad un elenco telefonico, per menzionare chi ha revisionato il testo, chi è stato fonte d’ispirazione, chi ha contribuito partecipando alle diverse parti del volume, a coloro che hanno anche indirettamente fornito il loro contributo scientifico, e tutte quelle persone che nel lungo cammino preparatorio, ci hanno dato suggerimenti, chiarimenti e critiche costruttive.
In copertina Volo: lo sciamano, mediatore del rapporto tra uomini e spiriti, guaritore di malattie, è colui che attraverso lo stato modificato di coscienza della transe, fa da tramite con il sovrannaturale; allo sciamano è consentita l’ascesa al cielo tra gli spiriti supremi, così come la discesa agli inferi tra le anime degli antenati. Testi di David Bellatalla e Riccardo Baldissone Dipinti originali di Beppe Mecconi Prefazione di Davide Sapienza Alcuni dipinti di Mecconi sono stati ispirati da immagini, di tutte le epoche, presenti in volumi inerenti i temi trattati. Coordinamento editoriale UMONTURAfficioComunicazione/Montura Editing (Roberto Bombarda/Nikola Lukovic) Grafica ed impaginazione Grafart – Trento Editore Montura Editing Montura srl – Via Trento, 138 - 36010 Zanè (Vi) www.montura.it Stampa Saturnia Snc – Trento ISBN: nelFinitoCopyright9791280802064www.montura.it©MonturaEditing2022distampareaTrentomesediAgosto2022
Tipi di carta e caratteristiche Interno stampato su carta Gardamatt Art delle Cartiere del Garda. Copertina su carta Gardamatt Art delle Cartiere del Garda. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta dall’editore.
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Oltre 70 film co-prodotti o sostenuti, con sponsorship o product-placement. Opere che hanno partecipato a festival, che in parte sono ora presenti su piattaforme o sul sito aziendale.
More than 70 films co-produced or funded through sponsorships or product placement. Films that have been featured at festivals, some of which are now available on the company website and various platforms. And dozens more films, series and TV programmes supported by the supply of products. montura.it
E decine di altri film, serie e programmi tv sostenuti con fornitura di prodotti.
Più di 90 libri editi come Montura Editing o sostenuti da Montura, con oltre 200 mila copie distribuite gratuitamente in 20 anni, sempre in cambio di una donazione “libera e responsabile” a favore di progetti di solidarietà.
More than 90 books published by Montura Editing or backed by Montura, with over 200,000 copies distributed free of charge over 20 years, always in exchange for “free and responsible” donations to charity projects.
MARTINO L’ARROTINO Martino Viviani, 2017 UN PAESE MILLE PAESAGGI L’Altro Versante, 2017 SULL’ALTIPIANOE.GHERSI DELL’IO SOTTILE David Bellatalla, 2016 IN NOME DELL’ORSO Matteo Zeni, 2016 IL DET GIUSEPPE ALIPPI Luisa Rota Sperti, 2016 ILSKYRUNNER.CORRIDORE DEL CIELO Bruno Brunod, 2016, Mondadori Ed. VOLUNTEERS AA.VV., 2014 PRIMA DELLA NEVE A.Segre e S.Falso, 2013 #001 MOON LANDING AA.VV., 2011 FOTOTREKKING I GRANDI AUTORI AA.VV., 2011 FANGO AA.VV., 2011 DOLOMITI NEW YORK AA.VV., 2010 LA SCIMMIA ED IL BOOMERANG Nicolò Berzi, 2009 UNO MONTURA DIVERSO G.Malfer-V.Stefanello, 2009 ALDILÀ DELLE NUVOLE Fausto De Stefani, 2009 UNO MONTURA PEOPLE 08 G.Malfer-V.Stefanello, 2008 ALPINISTI SOTTO ACETO Manuel Lugli, 2008 UNO MONTURA CONFINI G.Malfer-V.Stefanello, 2007 I COLORI DEL GRIGIO G.Marzari-G.Malfer, 2005 ROCKMASTER G.Malfer-V.Stefanello, 2005 50 ANNI DI SOCCORSO ALPINO A ROVERETO M.Zandonati, 2005 UNO MONTURA VIAGGIO G.Malfer-V.Stefanello, 2004 Altrettante pubblicazioni sono state realiz zate con il sostegno o con la collaborazio ne di MONTURA Maggiori informazioni su www.montura.it e nei MONTURA STORE E numerosi altri pro getti editoriali, tra i quali 4 raccolte delle pagine pubblicate su “Internazionale”. A similar number of titles published with the support or collaboration of MONTURA. Further information on www.montura.it and in MONTURA STORES. Many other publications, including four collections of articles published in Interna zionale magazine. LIBRIEDITINGMONTURA
LA RESINA R.Carbonera-A.Rasi Caldogno,
de Bertolini,
SCALARE IL TEMPO. 70 ANNI DI TRENTO FILMFESTIVAL AA.VV., 2022 DONNE DI TERRE ESTREME Caterina Borgato, 2021 IN ASCOLTO NOMADE L. Bosi - P. Ligabue, 2021 VIAGGIO NEL MONDO DEI BAMBINI Manuela Ruaben, 2021 IL GRANDE VIAGGIO D.Bellatalla - S.Rosati, 2020 SULLE ANDE CON LE SCARPE BUCATE Giancarlo Sardini, 2020 FEELING ON TOP OF THE WORLD Enrico Tettamanti, 2020 CAMMINO NATURALE DEI PARCHI U.Antonelli e altri, 2019 LA COLLINA DI LORENZO Fausto De Stefani, 2019 I MILLE VOLTI DELLO SCIAMANO David Bellatalla, 2019 MANI nuova edizione Fausto De Stefani e Erri De Luca, 2019 LAYLA NEL REGNO DEL RE DELLE NEVI Reinhold Messner, 2019, Erikson Ed. VALLE DELLA LUCE ALPINISMO NELLE VALLI DELLA SARCA E DEI LAGHI Alessandro Gogna e Marco Furlani, 2019 DI PIETRE E PIONIERI, DI MACCHIA E ALTIPIANI Michele Fanni, 2018 IT’S MY HOME FOR THREE MONTHS Alessandro 2018 2018 2017 2017 2016
UN VIAGGIO LUNGO UNA FIABA Fausto De Stefani, 2018 (ristampa) RAGNATELE Collettivo Boschilla, 2018 KAZAKHSTAN A.Segre-S.Falso,
RESISTANCE Roberto Mantovani,
LA MONTAGNA PRESA IN GIRO G.Mazzotti-M.Corona,
FILMEDITINGMONTURA
DELLE MONTAGNE MINORI Collettivo Boschilla, 2018 SILENCE Bernardo Giménez, 2018 SENZA POSSIBILITÀ DI ERRORE Mario Barberi, 2018 RESINA Renzo Carbonera, 2017 LA PELLE DELL'ORSO Marco Segato, 2016 PICCOLA PATRIA Alessandro Rossetto, 2013 ALPI Armin Linke, 2011 IO SONO LI Andrea Segre, 2011 KENO CITY, YUKON Paola Rosà, Antonio Senter, 2019 FINALE 68 Gabriele Canu, 2018 ITACA NEL SOLE Fabio Marcari, Tiziano Gaia, 2018 IT’S MY HOME FOR THREE MONTHS A.De Bertolini, L.Pevarello, 2018 PAGINE DI PIETRA Federico Modica, 2018 DA ROVERETO AD AUSCHWITZ Giampaolo Calzà, 2018 RESET, UNA CLASSE ALLE SVALBARD Alberto Battocchi, 2017 OLTRE IL CONFINE A.Azzetti, F.Massa, 2017 DUSK CHORUS A.D’Emilia, N.Saravanja, 2017 POSTINI DI GUERRA A.Gonnella, D.Centrone, 2017 INSIDE Marc Daviet, 2017 A VENTIQUATTRO MANI Luca Zambolin, 2017 BREZNO POD VELBOM Alberto Dal Maso, 2017 PRENDIMINGIRO Stefano Castioni, 2017 MINGONG Davide Crudetti, 2016 BETWEEN HEAVEN AND ICE Federico Modica, 2016 SOLO DI CORDATA Davide Riva, 2016 ALBERI CHE CAMMINANO Mattia Colombo, 2015 IL MURRÀN Sandro Bozzolo, 2015 REVELSTOKE, UN BACIO NEL VENTO Nicola Moruzzi, 2015 CORRERE PER L’ESSENZIALE Alberto Ferretto, 2015 I SOGNI DEL LAGO SALATO Andrea Segre, 2015 L’ALPINISTA Giacomo Piumatti, 2015 VINO DENTRO Ferdinando Vicentini Orgnani, 2013 AL DI LA DELLE NUVOLE Alessandro Tamanini, 2013 LA PRIMA NEVE Andrea Segre, 2013 VERTICALMENTE DEMODÈ Davide Carrari, 2012 CHANGE Petr Pavlicek, 2012 IL TURNO DI NOTTE LO FANNO LE STELLE Edoardo Ponti, 2012 LINEA 4000 Giuliano Torghele, 2012 IL RICHIAMO DEL KLONDIKE Paola Rosà, 2010 ARIA Davide Carrari, 2008 E numerose altre cinematograficheproduzionietv. Numerous other film and TV productions.
BANGLA VENICE Emanuele Confortin, 2022 RISPET Cecilia Bozza Wolf, 2022 SARABANDA AL MARGINE DEL CIELO L. Bich - G. Rossi, 2022 UN VIAGGIO NELLE ALPI Roberta Bonazza, 2022 IL SERGENTE DELL’ALTOPIANO F. Massa - T. Brugin, 2021 TAKE AWAY Renzo Carbonera, 2021 INEDITA Katia Bernardi, 2021 NEVER GIVE UP LAURA ROGORA Pietro Bagnara, 2021 IL CERCATORE D’INFINITO F.Massa e A.Azzetti, 2020 LOS PICOS 6500 Marco Busacca, 2020 KINNAUR, HIMALAYA Emanuele Confortin, 2020 VALLE DELLA LUCE Alberto e Lia Beltrami, 2020 CACHONNE SUPRA A SCIARA G.Musarra-M.Brunello, 2020 CHOLITAS P.Iraburu, J.Murciego, 2019 MANASLU: BERG DER SEELEN Gerald Salmina, 2019 ANI, LE MONACHE DI YAQUEN GAR Eloïse Barbieri, 2019 ROLLY Pietro Bagnara, 2019 MEMORIEENTROTERRA.EDESIDERI
MONTURA EDITING montura.it Montura Editing è il laboratorio creativo e la “casa editrice” di Montura, il brand italiano leader nell’abbigliamento e nelle calzature per la montagna e per l’outdoor. Nel corso degli anni l’azienda ha sviluppato un percorso di comu nicazione originale, in linea con il motto “Searching a new way”: sostegno alla produzione cinematografica e lette raria; edizione diretta di alcune opere; supporto di festival culturali, mostre d’arte, rassegne musicali. Di particolare significato è il sostegno allo sviluppo di alcuni luoghi di valore artistico ed ambientale. L’attività di Montura Editing si completa con alcuni interventi di solidarietà, a livello nazionale ed internazionale. Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale di un Museo paleontologico. L’UNICEF l’ha insignito con il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
DavidRICCARDOMECCONIBALDISSONEBellatalla nato a La Spezia, vive e lavora a Ulan Bator (Mongolia) dove insegna e conduce studi in ambito antropologico culturale e cognitivo. Per oltre 25 anni ha svolto ricerche sul campo su nomadismo e sciamanesimo in diverse aree del pianeta. Nel febbraio del 2022 è stato nominato dal Ministero degli Esteri della Mongolia “Ambasciatore culturale della Mongolia nel mondo”. Per Montura Editing ha già pubblicato “Sull’altipiano dell’Io sottile” (2016), “I mille volti dello sciamano” (2019), “Il Grande Viaggio” (2020) DAVID BELLATALLA Riccardo Baldissone è nato a Roma (nessuno è perfetto, secondo lui) e ha, tra l’altro, vissuto e lavo rato a Londra in affiliazione con varie università - Birkbeck, Goldsmiths e Westminster - prima che Brexit e Covid lo costringessero alla fuga. Da molti anni indaga sull’invenzione e sulle trasformazioni delle principali nozioni del lessico europeo. Le sue ultime pubblicazioni includono Farewell to Fre edom: A Western Genealogy of Liberty (2018) e Autós: Individuation in the European text (2020). Sta per andare in stampa Mnemosyne: The invention of time and memory.
€ 25,00
BEPPE