SUPERBONUS
Il pasticcio della cessione del credito e i numeri del Superbonus di Marco Ventimiglia
N Oltre 20 miliardi di investimenti ammessi a detrazione per i lavori in regime di Superbonus al 110%: per la maxi agevolazione fiscale si può già parlare di un successo ma non mancano gli incidenti di percorso.
omen Omen, dicevano i latini, a significare che il destino è già scritto nei nomi delle persone. Ma, e ci spostiamo ai giorni nostri, il caso del Superbonus giustifica appieno l’esercizio della proprietà transitiva, applicando il detto storico anche al più celebre, da molti anni a questa parte, dei provvedimenti di legge adottati nel settore dell’edilizia. Eh sì, perché dal momento della sua introduzione nella primavera del 2020 l’agevolazione fiscale si è meritata il superlativo non soltanto per il maxi recupero al 110% delle spese sostenute, ma anche per la quantità record di chiacchiere, polemiche ed interventi correttivi che ha provocato. L’ultimo episodio, sul quale ci soffermiamo prima di esporre le cifre a consuntivo, è relativo al balletto legislativo intorno alla cessione del credito, quest’ultima prima introdotta, poi di fatto bocciata ed infine resuscitata in un ping-pong normativo di ardua comprensione. Innanzitutto va ricordato che la possibilità della cessione del credito (anche multipla), insieme allo sconto in fattura, rappresenta un meccanismo chiave del Superbonus al 110%, un’agevolazione che comporta non di rado la “movimentazione” di importi vicini se non superiori ai centomila euro. Cifre che sarebbero chiaramente insostenibili per tanti soggetti della filiera dell’edilizia e per la grande maggioranza dei clienti privati in assenza, appunto, di questa facilitazione. Senonché, con l’emergere di una serie di truffe milionarie, vere o presunte, il Governo ha poi deciso una brusca stretta sulla cessione del credito, limitandone l’effettuazione ad una sola volta, e non solo in relazione al Superbonus ma anche per altre agevolazioni edilizie. Il classico rimedio peggiore del male, considerato che l’effetto è stato il sostanziale blocco delle richieste di lavori edilizi eseguiti in regime di detrazione fiscale, sia per la citata im-
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possibilità di far fronte direttamente alle spese da parte di molti soggetti interessati, sia per la legittima attesa di un ulteriore provvedimento che rimettesse le cose a posto. Ulteriore intervento legislativo che, in effetti, si è infine materializzato… Infatti, con un nuovo decreto ad hoc il governo ha reintrodotto la cessione multipla del credito (fino a tre volte), accompagnando però la marcia indietro con un significativo inasprimento delle sanzioni ed ulteriori procedure burocratiche da espletare. In particolare, viene introdotto un codice associato al credito d’imposta maturato, con l’obbligo della sua indicazione “nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni” secondo le modalità indicate dall’Agenzia delle Entrate. Quanto alle sanzioni sulle truffe, i colpevoli vengono puniti “con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 50.000 a 100.000 euro. Se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per altri la pena è aumentata”. Un regime sanzionatorio che potrebbe pesare non poco sull’ambiente degli addetti ai lavori, anche perché c’è il comprensibile timore di commettere errori involontari. Comunque, l’incertezza normativa che praticamente accompagna il Superbonus dalla sua nascita non ha impedito il successo della misura, comprovato dal fatto che alla fine del 2021 sono già sostanzialmente esaurite le risorse disponibili, ovvero i circa 20 miliardi di euro messi a disposizione dal governo soprattutto grazie ai fondi europei che finanziano il PNRR (acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). A fornire i dati esatti è il sito di ENEA con la quantificazione mensile dell’ammontare economico dei lavori eseguiti in regime di Superbonus, la ripartizione per tipologia di immobile degli interventi effettuati nonché l’individuazione della loro dislocazione sul territorio nazionale. ■