ESCLUSIVO L’HOTEL DI LUSSO DI F. F. COPPOLA È IN BASILICATA
A TUTTA LOGISTICA
Global mobility, confezionamento, stoccaggio e spedizione La movimentazione di merci e persone sarà sempre più green Per ridurre gli sprechi e aumentare la competitività basta poco
FRANCESCO ARGIRÒ PRESIDENTE DI BLISS CORPORATIONIl roadshow che parla alle Pmi
Dopo Bergamo e Salerno, tappa a Treviso per scoprire le eccellenze del territorio. Una provincia nona in Italia per export, che fa da traino all’industria del Nordest
Il progetto Forbes Small Giants cammina al fianco delle piccole e medie imprese. Il nuovo mensile (siamo appena al secondo numero dopo l’esperienza del trimestrale durante il 2022) sta raccogliendo grande interesse. Ma il rapporto stretto, reale ed empatico con gli imprenditori si palesa in occasione degli eventi organizzati in tutta Italia. L’anno scorso furono sei, quest’anno saranno nove, a testimonianza del crescente successo. Il primo è stato in febbraio, nel complesso bergamasco del Kilometro Rosso, con il pieno di imprenditori, startupper , potenziali finanziatori, società che offrono servizi alle Pmi oltre alle immancabili testimonianze delle piccole e medie aziende locali. Il 16 marzo scorso Forbes Small Giants è approdato a Salerno, al Lloyd’s Baia Hotel di Vietri sul mare. C’erano oltre 200 persone. Un piccolo bagno di folla. Aprile invece sarà il momento della tappa di Treviso, in Veneto, una provincia che si colloca al nono posto in Italia per export e che vanta distretti industriali d’eccellenza come quello dello sportsystem e del legno arredo. Numeri importanti derivano anche dalla cosiddetta Inox Valley (Treviso è il numero uno in Italia per export di elettrodomestici in acciaio inossidabile) e dalle terre del Prosecco: proprio qui si concentra il 54% degli ettari che concorrono alla produzione totale delle bollicine più famose d’Italia. La copertina di questo numero è dedicata alla logistica, che abbiamo analizzato attraverso tre storie d’impresa e una ricerca. La cover story è dedicata a Bliss Corporation, azienda leader nella mobilità internazionale di dipendenti aziendali, famiglie e animali domestici. Un’impresa che si è distinta offrendo sul mercato non il semplice servizio di trasloco, bensì un’assistenza al cliente a 360 gradi, con l’obiettivo di sollevarlo da ansia e stress legati al trasferimento della propria vita all’estero. Il giornale prosegue articolandosi nella classica divisione in aree tematiche, tra Piccoli Giganti ad alto tasso tecnologico e innovativo che fanno della trasformazione digitale il loro
motore fino a quelle che invece rimangono ancorate all’artigianalità e alle proprie tradizioni. Aprile è anche il mese del Salone del Mobile e Small Giants presenta anteprime su numeri, giro d’affari, espositori e partner della fiera più importante, a livello mondiale, per gli operatori del settore casa-arredamento.
Infine la classica sezione dedicata alle startup e agli incubatori e un nuovo spazio, denominato Anni d’Oro, in cui facciamo gli auguri alle realtà che
festeggiano compleanni importanti. Dai 90 del Gruppo Illy ai 100 di Colmar, insieme a notizie di aziende virtuose, aneddoti e curiosità riguardanti il mondo dei Piccoli Giganti italiani.
Tanti gli approfondimenti del mese, dalla logistica green al Salone del Mobile, attraverso ricerche e storie virtuose di imprenditori, startupper e potenziali finanziatori
“Non soltanto mobili e oggetti: vogliamo sollevare le famiglie dallo stress relativo al trasloco all’estero”
FOTO
12 In vino business
INSIDER
15 Ospitalità da Oscar
Mirko Crocoli
LEADERSHIP
24 La bellezza
è sostenibile
Maurizio Abbati
COVER STORY
29 Il trasloco delle emozioni
Edoardo Prallini
A TUTTA LOGISTICA
37 Supply chain in un unico partner
Fulvio di Giuseppe
40 Il food delivery responsabile
Fabiola Fiorentino
RICERCA
43 Essere green costa poco
Edoardo Prallini
SERVIZI
49 Per ogni esigenza un servizio di mobilità
Fulvio di Giuseppe
52 Esperienza a misura d’impresa
Matteo Calzaretta
TRASFORMAZIONE DIGITALE
55 Questione di etichetta
Raffaella Galamini
58 Al servizio di chi lavora
Fulvio di Giuseppe
INCHIESTA
60 La locomotiva del Nordest
Piera Anna Franini
SALONE DEL MOBILE
66 M’illumino di design
Carola Desimio
MODA E DESIGN
71 La storia si Cova in cucina
Samuele Lazzero
74 L’innovazione che calza a pennello
Matteo Calzaretta
Sommario
INDUSTRY
77 Il profumo dell’eccellenza
Samuele Lazzero
80 L’intelligenza è nell’aria
Maurizio Abbati
AGRIFOOD
83 Qualità in vasocottura
Maurizio Abbati
86 Il primo gelato creato dalle api
Raffaella Galamini
IMPRESA IN NUMERI
88 Le strategie di presenza digitale
Matteo Calzaretta
WOMEN FRIENDLY
91 Food beauty in rosa
Fulvio di Giuseppe
94 Il caffè che rende libere
Stefania Di Pietro
CULTURA
97 Custode della tradizione
Matteo Calzaretta
100 C’erano una volta i corniciai
Matteo Sportelli
STORIES
103 La regina del verde
Andrea Salvadori
106 Innovazione senza età
Raffaella Galamini
IL ROADSHOW
108 A tu per tu con i piccoli giganti
STARTUP
113 Il caleidoscopio del progresso
Matteo Marchetti
116 L’artista dell’occhiale
Giacomo Spotti
117 Trasporto intelligente
Andrea Salvadori
ANNI D’ORO
RUBRICHE
120 Il diritto d’autore nelle opere dei software
121 Crisi d’impresa e il ruolo degli advisor
UFFICIO
124 Un ritorno a colori
Valentina Lonati
LIBRI
130 Letture d’impresa
Il miglior acceleratore e incubatore di startup innovative digitali in Italia.
Per Digital Magics, l’incubatore certificato di startup innovative, “Magic is something you create” non è solo un claim: è la promessa dell’esperienza per chi ci lavorerà insieme. Da 20 anni acceleriamo la crescita dell'ecosistema innovazione italiano nel mondo.
Aziende pharma amiche della maternità
Secondo l’Istat, dal 2007 in poi in Italia la mortalità supera la natalità. Un fenomeno che ha determinato una riduzione della popolazione femminile e una conseguente riduzione delle nascite. Tuttavia, Farmindustria sembra aver individuato le pratiche da mettere in atto per contrastare questo andamento: durante un recente convegno dell’Associazione delle imprese del farmaco dedicato alle donne si è parlato di come il settore della farmaceutica abbia registrato un numero di figli superiore del 45% alla media nazionale. Merito soprattutto di un modello di welfare all’avanguardia, che prevede misure per la genitorialità e la conciliazione vita-lavoro. Previdenza e sanità integrativa sono infatti diffuse per il 100% dei dipendenti del pharma, mentre per il 73% esistono forme di flessibilità oraria, come part-time e smart working, servizi di mensa, carrello della spesa e trasporto. Per quanto riguarda i congedi retribuiti, sono del 36% superiori alla media dell’industria per le donne e del 31% per gli uomini. Le pari opportunità per i dipendenti sono un altro elemento che ha permesso al settore farmaceutico italiano di avere tassi di natalità superiori alla media: le donne rappresentano
APRILE 2023 - NUMERO 5
Supplemento al volume 66, aprile 2023, di FORBES ITALIA registrazione presso il Tribunale di Milano al n°260 del 7 settembre 2017
Copia non vendibile separatamente
Editore
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Milano
Presidente
Denis Masetti
Amministratore delegato
Marco Forlani
Direttore responsabile
Alessandro Rossi
Executive editor
Edoardo Prallini
Contributor
Maurizio Abbati, Matteo Calzaretta, Massimiliano
Carrà, Andrea Celesti, Mirko Crocoli, Lavinia Desi,
infatti il 44% del totale - il 47% tra gli under 35delle persone impiegate, spesso come dirigenti o quadri.
La parità di genere è quindi una realtà consolidata e che continua a crescere sempre più velocemente, come dimostra l’aumento dell’occupazione femminile del 15% dal 2016 al 2022. L’esperienza di questo settore dimostra che invertire la rotta demografica non è impossibile e che richiede un percorso fatto di investimenti, politiche attive per la famiglia e il welfare e una maggiore considerazione della maternità nel mondo lavorativo.
Carola Desimio, Fulvio di Giuseppe, Stefania Di Pietro, Fabiola Fiorentino, Piera Anna Franini, Raffaella Galamini, Samuele Lazzero, Valentina Lonati, Matteo Marchetti, Matteo Novarini, Matteo Sportelli, Giacomo Spotti, Andrea Salvadori
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IN VINO BUSINESS
Nel 2022 l’export di vino italiano ha raggiunto la cifra record di otto miliardi di euro, il 12% in più rispetto all’anno precedente. E il re dei mercati esteri si conferma il Prosecco: tra gennaio e settembre (gli ultimi dati disponibili nel database Nomisma), le bollicine venete vendute nel mondo ammontavano a 274 milioni di litri, pari a un incasso di 1,15 miliardi di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021. Una ricchezza che ricade principalmente sui 15 comuni della denominazione, Conegliano, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo, Susegana, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Follina, Miane, Vidor e Valdobbiadene.
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OSPITALITÀ DA OSCAR
FRANCIS FORD COPPOLA HA VOLUTO
RITROVARE LE SUE RADICI INVESTENDO IN UN RESORT DI LUSSO IN PROVINCIA DI MATERA, PAESE D’ORIGINE DEL NONNO
Palazzo Margherita, dimora risalente alla metà del XIX secolo, fu costruito dalla famiglia omonima a Bernalda, in provincia di Matera. Nei primi decenni del XX secolo, pregevoli dipinti e stucchi hanno arricchito l’elegante salone. Un piccolo e raffinato giardino all’italiana (tutelato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali) è il fiore all’occhiello della proprietà. Francis Ford Coppola è sempre stato affascinato, sin da bambino, dai racconti del nonno Agostino, emigrato da Bernalda all’inizio del ‘900. Per questo, appena ventenne, volle visitare il paese natio di suo nonno. Partì quindi alla ricerca di quei sentimenti e legami con la terra d’origine che il nonno gli aveva trasmesso. Francis Ford Coppola era certo
che “Bernalda bella”, come affettuosamente Agostino chiamava il suo paese natio, rappresentasse un legame fondamentale con le sue origini e la sua famiglia. Per questo, nel 2005, il regista ha acquistato Palazzo Margherita con la speranza di riconnettersi al suo passato. Lo ristruttura in collaborazione con il celebre architetto francese Jacques Grange, lo scenografo Dean Tavoularis (Oscar per Il Padrino Parte II) e la figlia, Sofia Coppola. Il palazzo rappresenta a pieno l’eleganza delle residenze italiane di un tempo: ampie camere da letto, un raffinato salone decorato con stucchi, un cortile interno che apre le porte al giardino storico e, oltre le vecchie mura, una piscina. Tutto è in linea con il desiderio del regista di creare un ambiente in cui i suoi figli potessero sentirsi come a casa. Infatti Sofia e Roman tornano spesso con le loro famiglie e amano condividere con i propri
Una piccola gemma composta da nove camere, di cui sette suite e due standard direttamente connesse al giardino. Ogni camera, nel rispetto delle volte e degli antichi volumi, si differenzia dalle altre in dimensione e dettagli d’arredo. La nota di continuità risiede nel comfort e nella volontà di perseguire alti standard. La cura nei dettagli richiama l’unicità di ogni ambiente, conferendo a questo boutique hotel una naturale raffinatezza, eleganza e un tocco di calorosa accoglienza tipica dell’Italia meridionale.
Il proprietario è proprio lui. Sei premi Oscar, 14 nomination, sei Golden Globe, tre David di Donatello, due Palme d’Oro
Ritorno a casa
Il nonno Agostino emigrò dalla Basilicata all’inizio del ‘900. Il regista visitò per la prima volta Bernalda, in provincia di Matera, a 20 anni appena compiutiIl cortile interno che apre le porte al giardino storico Nella stuttura ci sono nove camere, di cui sette suite e due standard direttamente connesse al giardino
a Cannes, un premio Bafta e il Leone d’Oro alla carriera. Patton, generale d’acciaio, ApocalypseNow, la trilogia de Il Padrino costituiscono monumenti del grande schermo. Il successo di Francis, quindi, si accompagna a quello di mostri sacri di Hollywood, grandi interpreti nei suoi film: da Martin Sheen a Dennis Hopper, dal compianto Marlon Brando alla celebre coppia di amici e rivali (di pellicola) Robert De Niro e Al Pacino. Ma non tutti sanno che nelle vene dell’immenso filmmaker scorre sangue italiano. Di Bernalda per la precisione, incantevole borgo in provincia di Matera (patrimonio Unesco), in Basilicata. È proprio qui che Francis Ford Coppola è tornato nel 2005 per dare alla luce questo resort di lusso dedicato a
ospiti provenienti da ogni angolo del mondo. Palazzo Margherita è stato anche la location che l’amata figlia Sofia ha scelto per convolare a nozze nell’estate del 2011. Ne abbiamo parlato proprio con il regista hollywoodiano.
Una perla incastonata tra le bellezze di un territorio magico, già patrimonio Unesco. Cosa per lei Palazzo Margherita?
Palazzo Margherita è una piccola gemma di ospitalità tutta italiana, molto legata alla terra lucana. Anche se la proprietà è estremamente curata, arredata da uno dei designer più apprezzati nel mondo, Jacques Grange, resta una calda dimora che accoglie con quel calore informale ti-
pico di questa terra generosa, la Lucania (preferisco chiamarla con il suo antico nome).
Quali le motivazioni di tale scelta? L’investimento per riconvertire questo antico palazzo in un raffinato, elegante e confortevole hotel è stato imponente, ma il risultato e le belle soddisfazioni che stiamo raccogliendo mi rendono orgoglioso del lavoro fatto. Certo, i collegamenti potrebbero essere implementati: parlo non solo dell’aeroporto, ma anche della linea ferroviaria. Questa zona d’Italia non è ancora raggiunta dall’alta velocità.
Cosa contraddistingue Palazzo Margherita rispetto agli altri suoi hotel?
Rossella, ci parli di lei e di questo rapporto con la famiglia Coppola.
Faccio questo lavoro che amo da ormai 20 anni. Sono arrivata a Palazzo Margherita subito dopo l’apertura e da11 anni ho l’onore e l’onere di occuparmi della gestione di questo splendido boutique hotel. Ho il grande privilegio di conoscere tutta la famiglia Coppola: sono persone amabili e gentili, molto legati alla proprietà. Sofia Coppola si è sposata qui nell’agosto del 2011.
Primo incontro con Francis?
Il mio primo incontro con Francis Ford Coppola è avvenuto qui a Palazzo Margherita, due giorni dopo l’apertura a marzo del 2012. Era il primo pomeriggio e mi avevano fatto accomodare nel maestoso salone. Lui è arrivato un po’ in ritardo perché influenzato, ma entrando si è immediatamente scusato. È una persona gentile e generosa, e con me lo è stato ancor di più. Il mio colloquio si è trasformato in una lunga chiacchierata che è terminata dopo cena! Quel pomeriggio è stato subito chiaro che avevo non solo incontrato uno dei registi più iconici di tutti i tempi, ma un hotelier appassionato che voleva creare un progetto sincero d’ospitalità: un hotel deve rispecchiare il luogo in cui è collocato. Nel nostro caso, l’ospitalità, l’accoglienza e il calore del Sud doveva essere tangibile in tutti gli aspetti.
Perché soggiornare a Palazzo Margherita?
Palazzo Margherita è il perfetto luogo da cui partire per esplorare questo meraviglioso territorio, ancora poco conosciuto ed incontaminato. La nostra posizione geografica consente inoltre di avventurarsi alla scoperta di luoghi della vicina Puglia, come ad esempio la Valle d’Itria. Negli anni, per ogni itinerario che proponiamo, ho creato una rete di servizi basati sulla conoscenza diretta di luoghi e persone. Questo ci permette di creare delle esperienze uniche, autentiche e personalizzate per ogni ospite che decide di passare qualche giorno con noi. Tutto ciò costituisce il patrimonio delle esperienze genuine che i nostri ospiti possono vivere durante un soggiorno a Palazzo Margherita.
Come avete affrontato i due anni di Covid-19? Come altre, anche la nostra struttura ha subito un danno enorme: l’intera stagione 2020 è andata persa. Per l’ospitalità che garantiamo, non c’erano i presupposti per accogliere i nostri ospiti. Inoltre, visto il clima pandemico, le difficoltà dei collegamenti ed essendo la nostra clientela per il 90% straniera, molti hanno posticipato o cancellato il soggiorno.
Dalle riaperture sia delle frontiere che dei confini regionali interni, c’è stato subito interesse per il Palazzo? Possiamo dire che, con lo scorso anno, abbiamo dimenticato finalmente i danni e le difficoltà dei due anni di pandemia. Abbiamo una clientela con una percentuale altissima di americani, ma stiamo lavorando per incrementare il mercato europeo, che facilmente ci può raggiungere. Il desiderio più grande è che la fetta di mercato italiano possa crescere.
Siete soddisfatti di come sta procedendo oggi la struttura?
La stagione 2022 è stata veramente straordinaria. Tra poche settimane riapriamo e il 2023 si profila molto interessante. Il miglior riconoscimento è il costante aumento dei cosiddetti repeat guests, quegli ospiti che decidono di tornare a Palazzo Margherita di anno in anno. Non c’è miglior soddisfazione.
Unico investimento del regista in Europa, e nella terra natia di suo nonno. Ci vuol raccontare come tutto è partito?
L’amore e la passione per il suo lato ‘italiano’ e per le origini lucane sono chiaramente manifestate nell’accuratezza del progetto di recupero e di trasformazione della dimora storica. La famiglia Coppola non ha lesinato in alcun aspetto pur di dare a questo piccolo gioiello di ospitalità tutta l’attenzione ed accuratezza che si riserva alle cose che si amano. Aggiungo che avrebbe meritato un po’ più di apprezzamento: non è scontato che si facciano investimenti di questa portata in un territorio poco conosciuto nel Sud.
Il regista ha allestito gli ambienti in modo tale che i figli potessero sentirsi a casa: Roman e Sofia infatti visitano spesso il Palazzo con le rispettive famiglie
Palazzo Margherita per me è un sogno che si avvera: i suoi magici giardini, le famiglie che si riuniscono nel sontuoso salone per qualsiasi occasione, le feste, l’ora del tè e le serate di film. Poi, quando i bambini sono lì, la gioia è ovunque! I miei figli amano tornare qui ed io sono entusiasta di questo nostro angolo di eccellenza italiana, ove ripercorro tutti i racconti che mio nonno Agostino mi narrava e ritrovo i sapori della cucina tradizionale lucana.
Oggi vive e lavora negli Stati Uniti. La mancanza dell’Italia in tutti questi anni si è fatta sentire?
Sì certo, sono americano, ma i miei genitori dicevano ‘ricordati, sei anche ita-
Non solo luxury
liano’. Con questo intendevano il senso della famiglia, l’importanza del cibo e delle tradizioni, la passione per la musica. In tutti i campi in cui mi sono misurato durante la mia vita, dal cinema alla produzione vitivinicola, passando per l’ospitalità dei miei hotel, l’italianità è fortemente identificabile in tutti i miei business. C’è sempre un po’ d’Italia in ciò che faccio e questo mi fa sentire sempre connesso alla terra d’origine.
La rivedremo presto nelle zone di Matera?
Attualmente sono molto impegnato nel montaggio del mio nuovo film Megalopolis, un progetto importante che richiede ancora tanto lavoro. Ma certamente troverò l’occasione, durante la prossima stagione estiva, di tornare a Palazzo Margherita.
Sogni nel cassetto per questa terra?
Lo ripeto da anni: non è comprensibile che la Basilicata non abbia ancora un aeroporto. Le regioni limitrofe ne hanno tutte più di uno. Sogno ancora che si possa portare aa termine il progetto dell’aeroporto di Pisticci, in provincia di Matera. Anche per me sarebbe molto più facile tornare in Basilicata, potrei venire molto più spesso.
Il palazzo è stato arredato da Jacques Grange, uno dei designer più apprezzati al mondo. Pur essendo
estremamente curato nei minimi dettagli, conserva l’atmosfera tipica della calda dimora lucanaNel family bar dell’hotel, la raffinatezza e la cura del dettaglio rendono l’ambiente unico
TRASFORMAZIONE GREEN
Pnrr, 550 milioni per la transizione Il 40% dei fondi sarà investito al Sud
IFONDI GREENTRANSITION E DIGITAL TRANSITION mettono a disposizione 550 milioni di euro per sostenere la transizione digitale e sostenibile di pmi e start-up. Nello specifico, il fondo Green Transition Fund sarà dotato di 250 milioni di euro, mentre al Digital Transition Fund sono assegnati 300 milioni. I fondi rientrano nell’ambito degli interventi del Pnrr e saranno gestiti da Cdp Venture Capital Sgr per conto del Ministero delle imprese e del made in Italy. Il 40% delle risorse investibili saranno riservate agli investimenti nelle regioni del mezzogiorno.
Gli investimenti saranno gestiti da Cdp Venture Capital per conto del ministero delle Imprese e del made in Italy
MILIONI PER PMI E MID-CAP LOMBARDE 5O
Da Cdp 50 milioni a Finlombarda per lo sviluppo di Pmi e mid-cap del territorio.
Sostenere il tessuto imprenditoriale lombardo e promuovere gli investimenti delle piccole imprese sono gli obiettivi del finanziamento che permetterà alle aziende con sede legale o operativa in Lombardia di realizzare
investimenti legati all’acquisto di macchinari e all’espansione del proprio business. La Finanziaria regionale potrà concedere nuovi finanziamenti di importo massimo pari a 7,5 milioni e durata minima non inferiore ai 24 mesi. Inoltre, la provvista Cdp dovrà essere messa a disposizione per almeno il 51% a favore di Pmi.
OBIETTIVO: AUMENTO DI CAPITALIZZAZIONE Puglia, stanziati 60 milioni per imprese e startup innovative
Sono stati stanziati 60 milioni di euro per Equity Puglia, il nuovo strumento di ingegneria finanziaria che si propone di dare a pmi e startup innovative la possibilità di aumentare il livello di capitalizzazione e di conseguenza la propria solidità patrimoniale. Il nuovo fondo sarà gestito dalla finanziaria regionale Puglia Sviluppo e cofinanzierà i fondi di investimento. L’intervento vede aumentare la somma iniziale da 18,3 a 41,7 milioni di euro. Il prossimo step per l’attivazione della misura sarà la selezione degli intermediari finanziari gestori di fondi di investimento. Uno strumento che, come sottolinea l’assessore allo sviluppo economico della
Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, darà alle aziende medio piccole e alle startup “l’opportunità di
accrescere la propria competitività attraverso l’accesso al mercato del capitale di rischio in collaborazione con
intermediari finanziari, che avranno la responsabilità di identificare e selezionare le iniziative da sostenere”.
CRESCE IL FOTOVOLTAICO IN VENETO NUOVA GIGAFACTORY PER FUTURASUN
NASCERÀ UNA NUOVA GIGAFACTORY IN VENETO. FuturaSun, azienda padovana produttrice di moduli ad alta efficienza, sottoscrive l’acquisizione di un terreno da 24mila mq a Cittadela, in provincia di Padova, dedicato alla costruzione di una gigafactory italiana, che produrrà circa 2Gw all’anno di moduli fotovoltaici ad alta efficienza realizzati con le tecnologie più innovative. Così l’azienda si impegna a sviluppare nei prossimi anni un investimento complessivo di 25 milioni di euro. “Con questo nuovo polo industriale crediamo di poter valorizzare la nostra città natale e nello stesso tempo divenire punto di riferimento all’interno del piano REPowerEU e del Green Deal Europeo”, afferma l’amministratore delegato di FuturaSun, Alessandro Barin. “L’obiettivo è far rinascere la filiera industriale italiana ed europea del fotovoltaico a supporto delle strategie continentali di transizione energetica”.
PERCORSI DI FORMAZIONE
VIA AL PROGRAMMA PER LE ECCELLENZE SICILIANE
Sottoscritto un accordo tra Banca Agricola Popolare di Ragusa ed Elite, società del gruppo Euronext, per agevolare le piccole medie imprese nell’accesso a percorsi di formazione. Il programma disegnato sulle esigenze delle imprese prevede moduli di approfondimento trasversali per meglio prepararsi nel gestire le sfide della crescita su temi come l’internazionalizzazione, l’innovazione, strategia e finanza, cultura aziendale, la buona governance ed il reperimento delle giuste risorse finanziarie. “Le aziende che prenderanno parte a questo percorso verranno selezionate nei territori tradizionali di riferimento di BAPR”, spiega il direttore generale di BAPR, Saverio Continella, “rafforzando il nostro ruolo di sostegno all’economia siciliana”. “Sappiamo di poter supportare sempre più imprenditori e manager nel raggiungere ambiziosi traguardi” afferma Marta Testi, l’amministratore delegato di Elite.
DONNE, imprese e accesso alle Stem
Quasi settemila le imprese femminili finanziate negli ultimi sei anni attraverso l’incentivo Fondo Impresa Femminile di Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo del Paese controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si tratta di finanziamenti e servizi a sostegno dell’autoimpiego, come Resto al Sud o SelfieEmployment, della creazione di impresa come ON –Oltre Nuove Imprese a Tasso Zero, dell’innovazione come Smart &Start Italia o della cultura e del mondo no profit come Cultura Crea. “Arriveranno una serie di attività e iniziative focalizzate sulla diffusione e sul consolidamento della cultura d’impresa tra le donne, l’empowerment e l’accesso alle Stem in tutto il Paese attraverso varie modalità”, afferma l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella. “Tra questi anche percorsi di alta formazione e di accelerazione e borse di studio”.
La bellezza è sostenibile
Leader in prodotti professionali per acconciatori ed estetisti, Pettenon Cosmetics punta a diventare B Corp entro il 2024
di Maurizio AbbatiQualità di un prodotto professionale made in Italy distribuito in 114 Paesi e sostenibilità del ciclo produttivo nel rispetto dell’ambiente. Due aspetti che l’hanno portata a essere già nel 2021 società Benefit e nel 2022 carbon neutral, con l’obiettivo di diventare entro il 2024 B Corporation. Un binomio che rappresenta bene la mission che si è data Pettenon Cosmetics, azienda impostasi ai vertici internazionali in un settore in costante evoluzione come il professional hair & skincare. Qui innovare è un must, grazie anche al supporto di moderni laboratori di ricerca interni presso i quali si sviluppano nuovi prodotti, a un reparto per il controllo qualità e un laboratorio microbiologico, a un processo produttivo interamente in house e alle cinque accademie di formazione. Livelli di professionalità che hanno fatto di Pettenon Cosmetics una consolidata realtà internazionale, con volumi di export che si attestano attorno al 70% del fatturato complessivo, destinati peraltro a salire per strategia già definita. Ma ora l’azienda padovana è
RIDUZIONE DELLE SERIGRAFIE NEL
PACKAGING PER FAVORIRE IL RICICLO
E AZZERAMENTO
DI EMISSIONI DI CO2: L’OBIETTIVO
DELL’AZIENDA
È DIVENTARE
SEMPRE PIÙ GREEN
pronta a una nuova sfida, dopo aver valutato “l’apertura del capitale a potenziali partner per continuare a sostenere gli investimenti e per accelerare lo sviluppo della nostra azienda”, spiega l’amministratore delegato Federico Pegorin. “Sempre mantenendo il nostro modello di business, che ci ha permesso di continuare a crescere a doppia cifra anche negli ultimi anni”. Pegorin, insieme alla sua famiglia, ha rilevato Pettenon nel 1988, portandola poi assieme al fratello Gianni alla dimensione
odierna, con quasi 200 milioni di fatturato, 590 dipendenti e degli impianti all’avanguardia. Uno sviluppo davvero consistente da quel 1946, anno in cui Mario Pettenon diede vita a Morgana, impresa di stampo artigianale a cui fin dall’inizio collaborò proprio Arturo Pegorin, padre di Federico e Gianni, che lo hanno affiancato negli anni per raccogliere la sua eredità professionale. Abbiamo parlato dell’evoluzione di Pettenon e dei suoi obiettivi futuri con Federico Pegorin, amministratore delegato.
Pettenon Cosmetics sta consolidando una crescita che ormai dura da diversi anni. Quali sono gli obiettivi futuri?
Il momento che stiamo vivendo è di intensa trasformazione. Ci siamo sviluppati come un’azienda multicanale, adottando una precisa strategia di brandizzazione, con una pluralità di marchi che ci garantiscono di andare incontro alle diverse esigenze del mercato, dal canale professionale alla
grande distribuzione. Da Fanola ad Alter Ego Italy, da Echosline a Inebrya, da Nevitaly e Sensus fino a Sinesia: ogni nostro brand ha una propria precisa identità. In aggiunta, in questi ultimi anni abbiamo investito nella differenziazione distributiva, siamo entrati nella Gdo, con la linea Alama, che ci sta dando molte soddisfazioni. Questo canale, infatti, sta puntando su articoli di sempre maggiore qualità. E stiamo crescendo nel canale online, che ci permette di avere maggiore copertura geografica, raggiungendo anche quelle realtà territoriali minori in cui non sono presenti i grandi store, dove la varietà di prodotti disponibili è inferiore.
Nel professional hair&skincare c’è una continua evoluzione legata alle diverse tendenze e alla crescente attenzione alla sostenibilità che accomuna molti consumatori. Quali sono le nuove frontiere?
I prodotti che oggi stiamo sviluppando
sono orientati proprio verso la sostenibilità, a cominciare dagli ingredienti, di cui abbiamo ridotto il numero concentrandoci su quelli che danno migliore risultato in base agli studi e alle comparazioni eseguite dai nostri laboratori, con una attenzione costante a naturalità e biodegradabilità. Stesso discorso vale per il confezionamento, con l’impiego di plastica riciclata o l’uso della sgrammatura nel tentativo di ridurne il peso e fare quindi flaconi più leggeri con consumi ridotti e quindi vantaggi per lo smaltimento. Nel packaging invece abbiamo avviato una riduzione delle serigrafie, così da favorire il riciclo. E poi c’è il progetto dell’azzeramento delle emissioni di co2 entro l’anno, che per noi significa molto.
Si è parlato di importanti novità dal punto di vista societario e di un progetto di espansione del mercato che va ben oltre i confini italiani e anche europei. La nostra intenzione è quella di spingere sull’acceleratore per proseguire nella crescita dimensionale di Pettenon Cosmetics, che dal 2020 ad oggi è stata a doppia
cifra malgrado le difficoltà che come molti altri settori anche il beauty ha attraversato. Per fare questo è necessario aprire il capitale di minoranza ad altri ingressi, così da fare nuove acquisizioni e aumentare la produzione, con l’obiettivo di ampliare lo sguardo a livello internazionale, promuovendo la nostra divisione di private label nei diversi paesi. Intendiamo aprire nuovi stabilimenti su quei mercati dove già oggi siamo presenti e che hanno buoni indicatori di sviluppo commerciale, come l’Asia o l’America, che guardiamo da sempre con molta attenzione. Oltre a questo, c’è la volontà di aprire ad altri player importanti a dimensione e vocazione internazionale, che magari hanno già marchi ben posizionati sul mercato, ma non hanno siti produttivi di proprietà all’interno dei nostri confini. Ritengo sia necessario fare operazioni mirate ad accrescere questo aspetto dimensionale per proseguire nella nostra crescita, perseguendo sempre l’obiettivo della qualità dei prodotti e della sostenibilità in tutto quello che facciamo, che per noi restano due valori fondamentali”.
TRASLOCARE EMOZIONI
LEADER NELLA GLOBAL MOBILITY
BLISS ACCOMPAGNA IL CLIENTE
NEL TRASFERIMENTO ALL’ESTERO
SOLLEVANDOLO DA ANSIA E STRESS di
Hans Selye, medico attivo nella prima metà del ‘900 ricordato per le ricerche effettuate sullo stress, identificava nel trasloco la terza causa di affaticamento psicologico tra i cosiddetti life event traumatici per la persona. La letteratura scientifica infatti parla chiaro: le conseguenze riguardano tutti, dai bambini agli adulti, e possono andare dall’indebolimento psicofisico al disorientamento esistenziale. “Il nostro compito è quello di sollevare la famiglia da qualsiasi pensiero o ansia relativa al suo trasferimento all’estero”, afferma Francesco Argirò, presidente di Bliss Corporation. Un gruppo attivo nel settore della global mobility che ha compreso come, per differenziarsi sul mercato, avrebbe dovuto puntare su qualcosa di più della semplice logistica del trasloco. Qualcosa che andasse a toccare la sfera empatica ed emozionale delle persone: “Non a caso bliss, in inglese, è traducibile come ‘pace dei sensi’”, continua Argirò. Perché è quello l’obiettivo dell’impresa: accompagnare il cliente in tutte le fasi del servizio, facendogli vivere una esperienza unica in termini di cura, attenzione, efficienza e presenza comunicativa in uno stato di piacevole sorpresa.
Eppure quando Argirò fondò la Moving & Logistics, prima delle tre società del gruppo, l’intenzione era soltanto quella di accogliere l’eredità del padre: “Lui è stato un pioniere. Dopo un’esperienza negli Stati Uniti fondò una società di traslochi in Italia, negli anni ’80, quando questa era tra le attività più in voga. Io ho fondato Bliss nel 2008, quando avevo 26 anni, perché avevo già le competenze per gestire questo tipo attività. Ho sbagliato e imparato tanto, poi ho avuto la forza di modificare la nostra mission”. Dagli anni ’80 a oggi il mercato è cambiato com-
pletamente, la globalizzazione impone alle persone di spostarsi continuamente e il trasloco, in un certo senso, è diventato parte di un disegno più grande. Da questa intuizione nascono le altre due società del gruppo: “Dopo Moving & Logistics ho fondato nel 2011 Pet Services, che si occupa del trasferimento di animali domestici, e poi Relocation, dedita a servizi che vanno dalla ricerca della casa a quella della scuola per i bambini, dalle pratiche di immigrazione alle utenze varie”. Il gruppo Bliss in questo modo è in grado di soddisfare tutte le esigenze di una famiglia o di un’azienda che si sposta, completando il cosiddetto mobility circle
Le tre linee di business viaggiano in maniera verticale - un cliente può acquistarne anche soltanto una, soprattutto se si tratta di una famiglia privata - e il portafoglio è molto diversificato: “Abbiamo clienti retail, corporate ma anche partner mondiali, che pesano almeno il 50% sul nostro volume di affari”. I servizi si sviluppano attraverso una filiera di fornitori distribuiti sul territorio, “che incontriamo più volte durante l’anno per instaurare con ciascuno un rapporto di sinergia”, precisa Argirò. Perché il tema, anche quando il filo del discorso prova a
Yembo, l’app per i sopralluoghi virtuali Fa risparmiare tempo ai dipendenti, è cost effective e riduce notevolmente l’impatto ambientale del personale aziendale
spostarsi su numeri e dati, ritorna sempre lì: “Ci teniamo che tutti coloro che fanno parte della nostra azienda, partner compresi, si adeguino ai nostri valori e aderiscano ai nostri progetti di sostenibilità ambientale. Altrimenti rimane una rete un po’ aleatoria”. Non a caso, lo slogan utilizzato da Bliss è ‘muoviamo le vostre emozioni’, proprio a sottolineare il fatto che a traslocare non sono soltanto mobili e vestiti, ma anche e soprattutto il bagaglio emotivo.
Insomma, non è l’unica azienda a erogare il servizio di trasloco, ma è tra le poche a farlo in modo diverso. Con un’attenzione particolare alla salute delle persone, ma anche del pianeta, testimoniata ad esempio dall’utilizzo di packaging eco-compatibili: “Stop all’uso di tinte. Gli imballaggi vengono realizzati con materiali naturali che si abbinano a un’estetica accattivante e i cui componenti sono ottenuti con una filiera controllata, cioè con risorse che provengono da materie prime riciclate”. Bliss ha un at-
teggiamento etico e pro-attivo per la salvaguardia dell’ambiente, con l’obiettivo di costruire passo dopo passo un valore e un impatto sociale positivo per tutti gli stakeholder Ha ottenuto tre certificazioni Iso, riconoscimenti che contribuiscono a incrementare il valore dell’organizzazione e che attestano la creazione, l’applicazione e il mantenimento di un sistema di gestione del lavoro conforme a specifiche norme di riferimento. Lo testimoniano anche progetti esterni come la partnership con Regala un albero, progetto di salvaguardia ambientale attivo in Italia che ha come obiettivo quello di riforestare una porzione di suolo della nostra penisola attraverso la piantumazione e la crescita di nuovi alberi. Oppure la collaborazione con 3Bee, azienda e startup agri-tech nata nel 2017 che dall’anno della sua fondazione ha dotato oltre tremila apicoltori di un sistema di analisi e monitoraggio dell’alveare, permettendo loro di intervenire in modo rapido e mirato sulle api, al fine di preservarne la
Tre società per completare il mobility circle Dopo Moving & Logistic c’è Pet Services, dedicata agli animali domestici, e Relocation, per servizi che vanno dalla ricerca della casa a quella della scuola per i figli
salute e di limitarne la moria del 30%.
Tuttavia l’impegno per un futuro più sostenibile, per degli specialisti del trasloco, non poteva avere inizio se non dalla logistica. L’obiettivo di Bliss è trovare un equilibrio economico ed ecologico che consenta all’azienda di crescere in numeri, senza ricadere sull’ambiente. E l’innovazione tecnologica è sicuramente un aspetto fondamentale per rispondere a questo tipo di esigenze. “In
questi anni abbiamo scelto di integrare all’interno dei nostri sistemi una tecnologia che attraverso l’intelligenza artificiale ci ha permesso di effettuare sopralluoghi da remoto. Si tratta di Yembo, una società leader nei sopralluoghi virtuali che, sfruttando l’utilizzo di software all’avanguardia, ci ha permesso di effettuare numerosi traslochi in ogni parte del mondo, garantendo ai nostri clienti un servizio di qualità e con-
fermando la grande competitività della nostra azienda sui mercati in cui operiamo”, prosegue Argirò. I risultati? La riduzione delle visite di persona fa risparmiare tempo ai dipendenti, snellisce la loro mole di lavoro, è cost-effective e riduce l’impatto ambientale del personale aziendale.
La ricerca e lo sviluppo di Bliss sono finalizzate a rendere quella del cliente una wow experience, ovvero cucita su misura, non fa-
cilmente reperibile sul mercato. Con un occhio di riguardo non solo al consumatore finale, ma anche a coloro che fanno parte dell’organizzazione, dai dipendenti ai vari portatori di interesse. “Le tematiche come inclusione, diversità e parità di genere sono al centro dei nostri progetti”, dichiara Argirò, che oltre ad un ambiente di lavoro favorevole al benessere può festeggiare anche qualche importante risultato economico.
Nel corso degli ultimi anni la struttura aziendale è stata notevolmente rafforzata, con un +31% del numero delle assunzioni tra il 2021 e il 2022, e un +300% entro il 2023, grazie al più recente potenziamento del business sul territorio di Milano. L’anno in corso infatti segna un passaggio definitivo per l’azienda: quello dai modelli di business production oriented ai nuovi customer oriented, che si adattano perfettamente alla versatilità e al dinamismo dei nuovi mercati in cui opera il settore, e che offrono servizi in base alle esigenze della domanda. Il banco di prova sul quale si giocheranno le nuove sfide dell’azienda sarà proprio quello suggerito da un’utenza sempre più informata e consapevole. Si rivela dunque fondamentale integrare tutti quei sistemi capaci di raggiungere obiettivi che siano non solo fortemente innovativi, ma anche in grado di garantire la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza sul lavoro e l’erogazione di un servizio di altissima qualità, per superare le aspettative di tutti gli stakeholder
Ne è prova l’ultimo risultato ottenuto dall’azienda a chiusura del 2022, ovvero il mantenimento delle certificazioni Faim-
plus 3.2 e Faim Dsp 3.2 di Fidi, una delle più importanti organizzazioni a livello internazionale nel settore della global mobility, di cui Bliss Corporation fa parte, nonché unica certificazione di qualità riconosciuta nell’industria di settore. “Un traguardo importante per la nostra organizzazione perché certifica il grandissimo lavoro che abbiamo svolto e gli sforzi che sono stati profusi per lo sviluppo del dipartimento che si occupa dei servizi di Dsp e relocation”.
I risultati raggiunti privilegiano l’azienda e la qualità dei servizi di trasloco internazionale e di relocation offerti, facendola emergere all’interno delle molteplici dinamiche competitive. “Il settore della global mobility in Italia è un mercato molto di nicchia. Possiamo affermare che abbiamo buone possibilità di essere tra le prime tre nel nostro Paese”, prosegue Argirò. “Come gruppo fatturiamo circa sette milioni di euro, abbiamo una quarantina di dipendenti e collaboratori divisi su Roma e Milano e la nostra prospettiva, con l’apertura della sede meneghina, è quella di ampliare le dimensioni ed il campo d’azione del nostro business”.
SUPPLY CHAIN IN UN UNICO PARTNER
Confezionamento, stoccaggio, logistica: Deles protegge il prodotto e il produttore con soluzioni moderne e attente all’impatto ambientale
di Fulvio di Giuseppe
Da oltre 60 anni trasformano le esigenze dell’industria in servizi e sistemi per l’imballaggio. Ma di innovazioni, da quando negli anni Cinquanta a Saronno nacque come scatolificio, nell’azienda Deles ce ne sono state tante. E non può essere altrimenti per un gruppo che negli ultimi venti anni ha decuplicato il proprio fatturato, arrivando agli attuali 130 milioni di euro. Venti anni, come quelli che il ceo, Stefano Scaroni, celebra insieme all’azienda. È infatti entrato in società nel 2003, che in Deles considerano l’anno del cambiamento: è il momento in cui, con nuove risorse e nuovi obiettivi, il gruppo si presenta sul mercato come partner unico, in grado di rispondere a tutte le esigenze delle imprese in ambito di imballaggio, creando l'embrione di quello che diventerà qualche anno dopo il modello One Source.
“L'azienda è nata partendo dagli imballaggi e la protezione del prodotto”, spiega Scaroni. “Poi abbiamo spostato l’asse, uniformandolo a quello del cliente. Abbiamo lavorato sulla fragilità del prodotto, sul packaging, sull’evoluzione del design e dell'elettronica, per assicurare e garantire la scelta dell'imballaggio giusto”. Un modello che permette di soddisfare in un’unica fornitura tutte le attività e soluzioni per la cura del prodotto durante il suo intero ciclo di vita, attraverso l’integrazione trasversale di competenze specifiche. “Il modello One Source prende in carico tutte le problematiche del cliente. Costruiamo così un sistema di valore intorno al singolo prodotto, in grado di proteggere il prodotto stesso e di consolidare la credibilità del produttore. Un valore che ritorna all’impresa e la arricchisce, incrementandone il rendimento e la competitività”.
Scelta più che indovinata, se al momento Deles può vantare nove stabilimenti, quattro aree di attività, 500 dipendenti e 3.500 clienti, tra cui colossi imprenditoriali come Artemide, Sky e Stellantis. Una visione a
lungo termine che si articola su alcuni punti fermi, a cominciare dalla ricerca di nuove soluzioni in linea con modelli di business sostenibili, impegnandosi a lavorare per un’economia circolare nel settore del packaging. Ma nella mission del gruppo c'è anche quella di nuove supply solutions, con il reparto r&d concentrato sull’innovazione, per stare al passo con le tendenze
in costante evoluzione e anticiparne di future. Un aspetto strettamente correlato al design e che ha visto, sin dal 2005, l’istituzione di un Deles Lab, il dipartimento interno focalizzato sulle attività di ricerca e sviluppo. “I nostri progettisti e ingegneri sono in grado di progettare, prototipare e sviluppare soluzioni di packaging personalizzate che ottimizzano gli ingombri, ri-
ducono l’impatto ambientale, abbattono i costi e garantiscono la massima protezione”.
I risultati sono concreti: dal 2013 al 2017 sono stati ridotti gli scarti di produzione di oltre il 70%, grazie all’ottimizzazione del materiale lavorato e tutti gli scarti di produzione delle materie plastiche – per esempio, richieste dal ciclo produttivo, vengono riciclate attraverso i produttori che provvedono a rilavorare il materiale e riposizionarlo sul mercato come prodotto rigenerato.
Per una significativa riduzione delle immissioni di co2 generate dai trasporti, Deles sostiene inoltre una logica di filiera corta cliente-fornitore, che consente anche di reimmettere tempestivamente gli scarti di lavorazione nel processo di riciclo del fornitore.
Un gruppo con esperienza internazionale con un obiettivo comune: affiancare e supportare le imprese lungo tutto il percorso che porta i prodotti fino al consumatore, mettendo a frutto le competenze nel settore dell’imballaggio e della supply chain. Per farlo, risulta indispensabile il contributo dei giovani, con lo sguardo di
CON IL MODELLO ONE SOURCE È POSSIBILE SODDISFARE IN UN’UNICA FORNITURA LE ATTIVITÀ PER LA
CURA DEL PRODOTTO
DURANTE IL SUO
INTERO CICLO DI VITA,
RIDUCENDO GLI SCARTI
DI PRODUZIONE
E SOSTENENDO
UNA LOGICA
DI FILIERA CORTA
CLIENTE-FORNITORE
Deles rivolto al futuro attraverso la propria Academy: “L’obiettivo è quello di condividere le nostre competenze distintive, realizzando corsi di formazione altamente specializzati nel campo del packaging e
delle relative aree di competenza che rappresentano il nostro core business”. Intanto, per consolidare il proprio impegno a livello internazionale, a inizio febbraio a Gorzów Wielkopolski, in Polonia, è stato inaugurato un nuovo stabilimento produttivo che impiega oltre cento persone. Nella nuova sede si sviluppano soluzioni innovative e sostenibili di packaging e supply chain per i nuovi televisori Sky Glass, prodotti da Sky in prossimità dell’impianto. È il terzo stabilimento in Polonia, nazione nella quale Deles investe ormai da anni. Ora tuttavia l’impresa vuole allargare il proprio raggio d’azione e guarda oltre Oceano. “Tra i punti su cui investire c'è il mercato degli Stati Uniti”, assicura Scaroni. “Uno dei nostri obiettivi è quello di aprire lì una nuova sede entro un anno”. Oltre allo sviluppo di un mercato internazionale, il futuro di Deles è ricco di altri progetti:
“In linea con quella che è la nostra filosofia, abbiamo in cantiere investimenti per soluzioni tecnologicamente avanzate e digitalizzate e prodotti ad alto contenuto di sostenibilità”.
www.delesgroup.com
Il food delivery responsabile
Vegery facilita la ricerca di piatti vegetariani e vegani raggruppando i migliori ristoranti in un’unica app
di Fabiola FiorentinoIservizi di affiliazione delivery odierni hanno nel tempo cambiato il nostro modo di percepire lo stacco dalla settimana lavorativa. Contornando generalmente i fine settimana di un preciso desiderio: ricevere comodamente a casa, con pochi e semplici click, il nostro comfort food preferito. Eppure, nelle lunghe liste di sushi, pizza, panini e cibo etnico presenti all’interno di queste app rimane quasi del tutto esclusa una buona fetta di consumatori prettamente vegani o vegetariani. Costretti a ricercare con cura pietanze idonee da ogni singolo ristorante. Questo è il contesto in cui si inserisce Vegery, il primo food delivery vegetariano e vegano d’Europa. Ma come funziona? Vegery seleziona e raggruppa solo piatti vegetariani e vegani dai ristoranti della zona indicata in un’unica piattaforma, oggi disponibile per iOS e Android. Selezionando esclusivamente le proposte che rispondono ai requisiti dell’alimentazione vegetale di tutti i ristoranti, ne facilità finalmente reperibilità e consegna a domicilio. All’interno della proposta digitale di Vegery sono attualmente raggruppati circa 80 ristoranti di Milano, sia onnivori che veg, che, con le sole loro opzioni vegane e vegetariane, hanno aderito al servizio. Tra questi vi è Flower Burger, il primo fast food al mondo a offrire burger vegani e colorati, Kebhouze, catena di kebab che offre più opzioni 100% vegetali, i locali La Colubrina, VegAmore, Soulgreen e tanti altri.
"Il percorso che ci ha portato fino a Vegery non è stato affatto semplice, abbiamo affrontato molti rallentamenti e battute di arresto dalla fondazione della startup, ma adesso possiamo dire di essere davvero fieri della nostra idea perché ogni giorno abbiamo la prova concreta di quanto questa venga apprezzata”, afferma Simone De Maria, ceo e cofondatore di Vegery. “Infatti, sono molti i clienti che ci ringraziano per
aver raggruppato in un’unica piattaforma i locali con opzioni veg e, dall’altro lato, anche i ristoratori di Milano sono contenti di dare più visibilità ai loro menù esclusivamente vegetariani o vegani. Aver ascoltato con attenzione le esigenze di entrambe le parti ci ha portato a sviluppare un progetto che non esisteva prima e che ora è presente sul mercato. Tutto grazie a Vegery”.
In un’era in cui l’attenzione per uno stile di vita sano e l’impegno nel ritagliarsi dei momenti per sperimentare nuovi paradigmi nutrizionali si fanno sempre più forti e preponderanti, Vegery si inserisce affrontando una problematica comune: l’esclusività della ristorazione nei confronti delle proposte vegetali. La sua storia parte nel 2017, in Puglia, da un’idea di Simone De Maria, classe 1993, che decide di dedicarsi a un progetto sostenibile per il pianeta e
sano per le persone: un food delivery specializzato in cibo sano. Da qui, il primo naming dell’idea: SanaSana. Insieme a Simone, anche Andrea De Filippo, classe 1998, prende parte al progetto e, nel 2020, i due decidono di cambiare target e specializzare il servizio nella consegna, anche in formula take away, di soli piatti vegani e vegetariani.
Nel 2020 SanaSana viene candidata al concorso Estrazione dei Talenti della regione Puglia, che permette ai potenziali startupper di intraprendere un percorso imprenditoriale con uno degli incubatori presenti, SprintX, e viene proclamata vincitrice. Il 18 Maggio del 2020 SanaSana è, finalmente, online. Il servizio viene inizialmente attivato a Milano perché da sempre attenta e orientata all'alimentazione veg e, ben presto, arrivano i primi ristoranti affiliati, i primi ordini e le prime grandi soddisfazioni. Dopo qualche mese, il progetto Sa-
naSana vince il premio Pin (Pugliesi innovativi), attraverso cui ottiene un finanziamento a fondo perduto per costituire la società. In questa occasione viene firmata la partnership logistica con un servizio etico PonyU, che garantisce un minimo salariale ai propri fattorini in assenza di consegne. PonyU, infatti, prevede una paga minima oraria per dare valore al tempo di ogni lavoratore.
Il 18 maggio 2021 il progetto diventa startup innovativa e l’anno seguente si aggiudica un altro contributo grazie alla misura TecnoNidi, fondo rivolto alle imprese di piccola dimensione che intendano avviare o realizzare piani di investimenti a contenuto tecnologico nel territorio della Regione Puglia. Sempre nel 2022, l’azienda ha poi ottenuto l’incentivo Smart Money. Oggi SanaSana, che ha cambiato nome in Vegery, vanta l’ingresso del terzo cofondatore Ubaldo De Santis, già program manager in
L’operatore di rete Fissa e Mobile
Chiama ilti rispondiamo in 3 squilliESSERE GREEN COSTA POCO
Piccole azioni piuttosto che interventi su larga scala: lo studio di Alessandro Creazza, direttore del Green Transition Hub della Liuc, mette in evidenza il gap nella logistica tra Pmi e multinazionali e i prossimi step per favorire la transizione ecologica
Nell’era dei modelli Esg (Environmental, social e governance) e del cambiamento climatico, la riduzione dell’impatto ambientale è una priorità anche e soprattutto per le imprese. Un’efficiente gestione e pianificazione delle attività che si svolgono nell’ambito della catena di distribuzione, dall’acquisto delle materie prime all’uso del consumatore, dal trasporto al consumo di energia, richiede una logistica attenta al riciclo e alla minimizzazione dell’emissione di co2. Una logistica green, per intendersi, che può portare benefici non soltanto al pianeta, ma anche al business delle aziende stesse. Tuttavia la consapevolezza al riguardo, in Italia, pur essendo in miglioramento, non è abbastanza diffusa sul tessuto imprenditoriale. Le multinazionali sembrano aver raggiunto un buon livello di informazione verso la sostenibilità e la logistica verde. Il 95%, infatti, ha obiettivi dichiarati che persegue nel tempo. Per le piccole medie imprese, invece, ci sono ancora dei passi in avanti da fare.
“L’elemento principale che distingue le multinazionali dalle Pmi è la pressione normativa”, afferma Alessandro Creazza, professore associato di Logistica e supply chain management e direttore del Green Transition Hub della Liuc, con il quale a ottobre 2022 ha realizzato uno studio proprio sulla logistica green. “Il tema è il bilancio di sostenibilità. Nelle multinazionali è obbligatorio, mentre nelle Pmi ci sono due possibilità: se è richiesto dal cliente o dal committente viene realizzato, altrimenti è visto spesso come un costo”. Non stupisce se oggi, tra le piccole e medie imprese, il 45% non abbia ancora preso in considerazione questo percorso di transizione ecologica. Piccola eccezione per quelle che lavorano nel settore della logistica dei trasporti: “Anche se sono più piccole rispetto alla manifattura, sono già
sostenibili perché devono rispondere a un committente”. Altro elemento in grado di fare la differenza tra azione e immobilismo sembrerebbe il lavoro svolto dal top management. Più un’azienda è di grandi di-
mensioni, più i ruoli dirigenziali sono in grado di trasmettere ai dipendenti gli obiettivi da perseguire entro un certo arco temporale.
Tuttavia la situazione per le Pmi è in mi-
Il tallone d’Achille
Il problema è la consapevolezza del proprio impatto: solo il 38% delle Pmi misura le prestazioni ambientaliLe imprese che lavorano nella logistica dei trasporti sono tra le più sostenibili
glioramento e la normativa pubblicata dalla Commissione Europea a dicembre 2022 può essere un importante punto di svolta. L’informativa di sostenibilità è ormai al centro di un importante processo di regolamentazione, con il perfezionarsi di svariate novità regolamentari adottate all’interno dell’Unione europea. A dimostrarlo la Crsd (Corporate sustainability reporting directive), direttiva secondo cui tutte le grandi aziende dell'Ue dovranno divulgare
i dati sull'impatto delle loro attività sulle persone e sul pianeta e sui rischi per la sostenibilità a cui sono esposte. Ponendosi all’interno delle azioni del Green deal europeo e dell’Agenda per la finanza sostenibile, estende i soggetti coinvolti (comprese le Pmi quotate e, su base volontaria, anche le non quotate), prevede l’adozione di standard unionali per rendicontare la sostenibilità e getta le basi per l’adozione di standard di trasparenza sulla sostenibilità
a livello globale.
Le soluzioni verdi per diminuire l’impatto ambientale e contribuire ad una logistica più verde non prevedono necessariamente interventi su larga scala, costosi e invadenti. “Abbiamo notato che a fare la differenza spesso sono azioni semplici di pianificazione dell’attività logistica”. Una soluzione per trasportare gli oggetti, per esempio, è utilizzare le cassette della frutta che, una volta lavate e sanificate, grazie alla carat-
Occhio al vertice
teristica di poter essere schiacciate, andranno ad occupare poco spazio all’interno dei camion. “Così si possono caricare molto di più i mezzi, con il conseguente risultato di riuscire a trasportare più prodotti e meno aria. In questo modo si ottimizzano i viaggi e si riducono emissioni e costi”. Altre possono riguardare la pianificazione delle spedizioni per sincronizzare le consegne con i clienti e ridurre i tempi di attesa dei camion nei magazzini. Conseguenze dirette? Riduzione dei veicoli in circolazione, diminuzione delle emissioni di co2 e anche dei costi operativi. “Spesso si pensa alla sostenibilità come ad un cambiamento che implichi grandi investi-
menti, ma non è così. Invitiamo le imprese a concentrarsi innanzitutto sulle piccole iniziative. Nell’indagine che abbiamo realizzato emerge che sono proprio questi piccoli interventi a risolvere l’inefficienza operativa”. Tra le misure adottabili anche il monitoraggio dei consumi degli edifici: “Esistono ormai software economici che permettono di identificare quali sono i diversi consumi nei vari spazi di lavoro. Questa tecnologia permette di individuare i consumi trascurabili che però pesano sui costi operativi, come ad esempio l’aria condizionata utilizzata nelle aree poco affollate”.
Anche perché l’aspetto che oggi accomuna
La logistica verde in Italia
Il sondaggio: la vostra azienda ha degli obiettivi di sostenibilità dichiarati?
(es. bilancio di sostenibilità, bilancio sociale, codice etico)
HIGHLIGHTS
• 95% circa delle aziende multinazionali ha obiettivi di sostenibilità dichiarati;
• Influenza di logiche Esg e leggi a livello internazionale;
• Tra le Pmi il 45% NON ha dichiarato obiettivi di sostenibilità;
• Gli investitori istituzionali preferiscono le Pmi attente all’ambiente;
• Settore logistica e trasporti: il 53% ha obiettivi dichiarati;
• Settore manufatturiero: il 41% ha obiettivi dichiarati;
L’elemento comune a tutte le aziende è la necessità di ridurre i costi energetici: installare pannelli fotovoltaici è un ottimo punto di partenza per ottimizzare le spese
tutte le imprese, grandi o piccole che siano e indipendentemente dal settore di appartenenza, è proprio quello: la necessità, specialmente nell’attuale congiuntura economica, di ridurre i costi energetici. “È senz’altro uno dei primi interventi da fare, soprattutto nei magazzini. È preferibile istallare pannelli fotovoltaici e sistemi di produzione di energia alternativa oppure sostituire gli impianti di illuminazione con sensori di movimento e luci a led”, precisa Creazza. Un altro tema su cui lavorare è quello della formazione delle risorse umane. L’eco-driving, ovvero la formazione per autisti al fine di imparare a guidare meglio per ridurre i consumi è un fenomeno ancora troppo poco diffuso. Ma il vero tallone d’Achille delle
L’elemento fondamentale è il lavoro dei manager.
Più un’azienda è grande, più i ruoli dirigenziali riescono a trasmettere ai dipendenti gli obiettivi
Pmi è un altro: la scarsa misurazione delle prestazioni sostenibili. “Solo il 38% delle realtà rispondenti misura le proprie prestazioni ambientali. Il trasporto è il settore che viene più misurato. Mentre le Pmi ancora non sono abituate a farlo, non adottano particolari modelli né fissano specifici Kpi”, continua Creazza. Le piccole medie imprese fanno più fatica a recuperare il dato, processarlo e pubblicarlo, anche perché non sono costrette a pubblicare il Report di sostenibilità. E questo rende più difficile il processo. “È proprio su questo che stiamo cercando di lavorare sempre di più: senza la misurazione è più difficile capire dove andare ad agire e in quale comparto attuare processi di efficientamento energetico”.
PER OGNI ESIGENZA UN SERVIZIO DI MOBILITÀ
Nuova offerta di noleggio e un progetto rivolto al mondo B2B: Trivellato rinnova la sua strategia con proposte verdi e su misura
Servizi
di Fulvio di GiuseppeLo scorso anno ha spento cento candeline. Era il 1922, infatti, quando Giuseppe Trivellato decise di aprire un garage per la riparazione di motocicli a Vicenza. Ma nonostante un compleanno a tre cifre, la mentalità non è mai cambiata e risponde a due imperativi: crescere e innovarsi. Il merito è proprio di quello spirito, lungimirante e un po’ anti conformista, che ha guidato tre generazioni riuscendo a portare una piccola attività famigliare a diventare una grande realtà nel settore automotive. Cento(uno) anni dopo, Trivellato ha ancora voglia di stupire. Lo fa grazie a un’impresa che oggi conta oltre 400 collaboratori, 14 sedi dislocate tra le province di Vicenza, Padova, Rovigo e Verona, e un solido legame con la Stella di Stoccarda, come concessionaria ufficiale Mercedes-Benz e smart, oltre che unico Amg performance center per il Veneto.
Dopo l’anno del centenario, l’azienda vicentina ha deciso di inaugurare il 2023 implementando la propria strategia di mobilità integrata, attraverso un ecosistema di servizi tailor made ad alto valore aggiunto. Tra le novità lanciate quest’anno, figura in particolare Trivellato Business Solutions, il progetto rivolto al mondo B2B, per supportare le imprese nella scelta delle migliori soluzioni di mobilità aziendale, grazie ad un parco auto premium firmato Mercedes-Benz, con focus sull’elettrico e ibrido. Ma l’obiettivo Trivellato è quello di proporsi come un unico interlocutore anche attraverso una nuova offerta di noleggio a breve, medio e lungo termine multi-marca, capace di erogare soluzioni complementari per il trasporto sia dei privati che delle imprese. Una prospettiva supportata naturalmente dalla tecnologia digitale, chiave indispensabile per la realizzazione e diffusione di questa nuova business strategy
“Da più di 100 anni ci poniamo prima di tutto come ‘consulenti del mondo auto’, facendo del servizio al cliente il nostro punto di forza”, dichiara Luca Trivellato, ad del Gruppo. “Grazie al nostro know how centenario, oggi siamo in grado di offrire ai nostri interlocutori soluzioni di mobilità che vadano da zero a cinque anni,
TRIVELLATO
VUOLE OFFRIRE UNA NUOVA GAMMA DI SOLUZIONI DEL TUTTO
PERSONALIZZABILI, DA QUELLE ASSICURATIVE ALLE GARANZIE DI PROTEZIONE, DALLA MANUTENZIONE ALLE SOLUZIONI RIVOLTE ALL’ELETTRICO FINO AI PACCHETTI PER FLOTTE AZIENDALI
allargando la gamma dei brand proposti. Ma il vero valore aggiunto di Trivellato sta proprio nella capacità di garantire servizi personalizzabili che vadano anche al di là delle automobili: dalle soluzioni assicurative alle garanzie di protezione, dalla manutenzione alle soluzioni rivolte al mondo dell’elettrico, fino ai pacchetti riservati alle flotte aziendali”. In sintesi, un nuovo concetto di ‘noleggio’ che si concretizza con Rentastic by Trivellato. L’obiettivo è quello di garantire soluzioni di mobilità a 360°, per un pubblico sempre più attento ed esigente. La mission principale è proprio quella di offrire esperienze a misura di cliente, ponendosi come partner esclusivo per qualsiasi esigenza legata alla mobilità. Il nuovo progetto ha il merito di allargare, di fatto, la platea di interlocutori verso cui si rivolge l’azienda, arricchendo l’offerta attraverso un servizio di noleggio multibrand, sempre all’insegna della qualità e dell’eccellenza che hanno contraddistinto la storia Trivellato.
"Per il progetto Rentastic siamo partiti dall’esigenza di offrire soluzioni concrete basate sulle reali necessità di viaggio e di spostamento sia di business sia di privati, aziende e professionisti”, spiega Alberto Friso, direttore finance & insurance e noleggio per Trivellato. “L ’expertise di Trivellato ci ha permesso di costruire la nostra proposta in modo strutturato e flessibile, va-
lutando tutte le variabili in tema mobilità, con un occhio di riguardo, naturalmente, al mondo dell’elettrico e dell’ibrido, sempre più fondamentali. Oltre al noleggio a breve, medio e lungo termine, siamo inoltre in grado di offrire tutta una serie di servizi collegati come carrozzeria, officina, stoccaggio pneumatici, consegna dell’auto a domicilio. La proposta Trivellato è in continuo aggiornamento, con la previsione di inserire anche mezzi di mobilità alternativi: e-bike, monopattini elettrici, microcar, e-scooter”.
In linea con la volontà espressa da Mer-
cedes-Benz di spingere sempre di più sulla mobilità green, Trivellato promuove da tempo iniziative volte alla tutela del territorio: dalla scelta di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale delle sedi agli interventi diretti per sostenere le comunità locali. Con Trivellato per il territorio, invece, ogni auto venduta diventa un nuovo albero piantato nelle zone coinvolte dal ciclone Vaia, aiutando così a risollevare le aree boschive dell'Altipiano dei Sette Comuni.
“Rentastic by Trivellato conferma ancora una volta l’importanza del saper coniugare competenze e innovazione, utilizzando le
nuove tecnologie per agevolare il cliente e soddisfare le diverse esigenze”, sottolinea Luca Crisà, digital strategy & innovation director di Trivellato. "In questo senso, ci affianchiamo a privati, aziende e professionisti per supportarli con soluzioni digitali ad alto valore aggiunto, come l’Equalizzatore Trivellato, sviluppato in partnership con la startup innovativa Voltaage: un software in grado di calcolare la soluzione di mobilità più vantaggiosa, valutando tra motorizzazione endotermica, ibrida o elettrica, in base all’utilizzo della vettura. Rentastic vuole essere un punto di riferimento anche
per il tema noleggio in relazione alle flotte aziendali, proponendoci come dei veri e propri facilitatori nella scelta dell’alternativa migliore e più conveniente per le imprese, a seconda dei bisogni. In più, possiamo garantire un ampio ventaglio di servizi accessori alla mobilità in chiave elettrificata: dalla wall box per agevolare la ricarica domestica agli abbonamenti per le colonnine, fino alla rigenerazione delle batterie auto”. Perché mai come oggi ‘mobilità’ fa rima con ‘necessità’. E la storica azienda automotive lo sa da oltre cento anni.
www.trivellato.it
Servizi Esperienza a misura d’impresa
Banca Progetto copre le esigenze di credito delle Pmi italiane attraverso la rete commerciale distribuita sul territorio nazionale
Cuore tecnologico e animo umano, Banca Progetto è sempre più vicina alle Pmi e migliora costantemente la sua efficienza operativa, favorendo benessere e professionalità a chi ci lavora.
Artigiani digitali: così possiamo definire l’ecosistema di questa struttura in costante innovazione che opera nel mercato del credito a famiglie e imprese. Nata nel 2015, ha ottenuto, per il quarto anno consecutivo la certificazione Great place to Work, a conferma dell'alto livello di soddisfazione e del commitment dei dipendenti.
Un ambiente in cui i lavoratori credono nelle persone per cui operano, sono orgogliosi di quello che fanno e stanno bene con i colleghi. Essere una di queste aziende dimostra che il centro dei valori di Banca Progetto è da sempre l'impegno verso le persone, il rispetto dei diritti umani, l'attenzione alle condizioni di lavoro, il continuo miglioramento del clima aziendale, il work-life balance, la parità di genere, il rifiuto di ogni forma di discriminazione e intimidazione, il benessere collettivo. L'azienda aspira a diventare un luogo sempre più inclusivo, nel quale tutti siano liberi di esprimersi e dove le opinioni di tutti vengano sempre prese in considerazione. L'obiettivo a lungo termine è raggiungere l'eccellenza nel business così come nella gestione delle risorse umane, alzando sempre lo sguardo
LA CHALLANGER BANK
ad oggi raggiunti insieme alla mia squadra, che ha portato una startup a diventare un punto di riferimento per le Pmi e per le famiglie italiane. Nel 2022 abbiamo investito in modo massiccio in tecnologia e risorse umane, che è poi il binomio su cui si basa la nostra attività, sempre nel pieno rispetto di una finanza sostenibile”.
verso nuovi e più sfidanti obiettivi.
Con sedi a Milano e Roma, e una rete commerciale presente su tutto il territorio nazionale, Banca Progetto è specializzata nei servizi per le piccole e medie imprese italiane e per la clientela privata, in particolare in prodotti di cessione del quinto destinati a dipendenti privati, statali, pubblici, para pubblici e pensionati e in finanziamenti a medio-lungo termine alle Pmi. “Il 2020 è stato l'anno della svolta, il 2021 quello del consolidamento e rafforzamento del posizionamento nel mercato e il 2022 quello dell'ulteriore accelerazione del percorso di crescita con un importante incremento dell'utile netto e un ottimo andamento dei principali indicatori economico-finanziari”, spiega l’amministratore delegato Paolo Fiorentino. “Sono molto orgoglioso dei risultati
La Banca, nata in un momento di profonda trasformazione del settore in Italia con l’obiettivo di diventare in breve tempo piattaforma di riferimento per le famiglie e le imprese, continua a macinare ottimi risultati: i dati dell’esercizio 2022 evidenziano un totale attivo di 6,7 miliardi di euro e un utile netto di 52 milioni. Il miglioramento dell’efficienza operativa della banca è confermato dal cost-income ratio (il rapporto tra i costi operativi e il margine di intermediazione di una banca) al 34%, al netto degli oneri non ricorrenti, che si confronta con il 39% dell’anno 2021.
Banca Progetto ha superato gli obiettivi del piano industriale in termini di nuove erogazioni e di risultati complessivi. Il motore di questa crescita sostenibile sono innanzitutto le persone che lavorano nella banca e per la banca: negli ultimi due anni è più che raddoppiato il numero delle risorse, oggi 213, che includono giovani professionisti con un’età media di 30 anni e che sono chiamati a sviluppare nuovi prodotti e servizi. Inoltre si è esteso il network esterno estremamente efficiente degli agenti e dei mediatori, che comprende oltre 150 partner.
di Matteo CalzarettaLe erogazioni alle imprese, ad oggi oltre settemila, hanno registrato un’importante accelerazione arrivando a 2,7 miliardi di euro alla fine dell’anno, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente (2,2 miliardi di euro). I finanziamenti erogati rappresentano il 60% del totale erogato dalle associate (4,5 miliardi di euro). Nel 2022 la banca ha lanciato anche il prodotto di acquisto pro-soluto di crediti Iva, con volumi registrati intorno ai 100 milioni di euro.
Un focus in merito alla clientela retail inoltre fa emergere un altro aspetto interessante: nel corso del 2022 i finanziamenti erogati con la cessione del quinto hanno raggiunto i 171 milioni di euro, in crescita del 13% rispetto ai 152 milioni del 2021. La raccolta totale tramite i conti di deposito, a fine 2022, si attesta a circa 4,4 miliardi di euro, principalmente sulla clientela retail , con 90mila rapporti tra Italia, Germania, Spagna e Olanda, gestiti con un servizio totalmente digitale.
Perfezionate anche due operazioni di cartolarizzazione, con sottostanti portafogli di finanziamenti elargiti dalla Banca alle piccole medie imprese italiane e garantiti dal Fondo centrale di garanzia, che hanno permesso di raccogliere un miliardo di euro. Tali operazioni hanno consolidato la presenza della Banca nel mercato della finanza strutturata finalizzata ad operazioni di raccolta e confermano la fiducia degli investitori sulla qualità dei crediti assegnati e sulla solidità del modello di business.
Trasformazione digitale
QUESTIONE DI ETICHETTA
Digital signage innovativi e riorganizzazione manageriale: così Nicolis Project ha triplicato il suo fatturato dal 2020 a oggi
Trasformazione digitale
Le etichette elettroniche permettono di aggiornare con facilità prezzi e promozioni, nonché di gestire le scadenze evitando gli sprechi alimentari
Accompagnare il mondo del retail nel passaggio dalla carta al digitale: è l’obiettivo di Nicolis Project fin da quando lanciò la prima etichetta elettronica sul mercato italiano. Stefano Nicolis, fondatore dell’azienda, ebbe l’intuizione di comprendere che era il momento giusto per avviare una rivoluzione digitale, tuttora in atto. Oggi la società veneta è specializzata in etichette elettroniche, digital signage e sistemi di comunicazione a scaffale, proponendo soluzioni avanzate e personalizzate. Negli ultimi anni sta puntando sempre più anche sull’internazionalizzazione. Per affrontare la sfida dei mercati, la ditta di Villafranca di Verona ha trovato un partner d’eccezione: Microsoft. Il Profimax Cloud sviluppato da Nicolis Project è basato su tecnologia cloud proprio del colosso fon-
MICROSOFT, PARTNER
DELL’AZIENDA, OFFRE LA TECNOLOGIA PER REALIZZARE IL
PROFIMAX CLOUD, UNA PIATTAFORMA
CHE CONSENTE
DI CENTRALIZZARE
TUTTE LE INFORMAZIONI
DI QUALSIASI
HARDWARE PRESENTE IN UN PUNTO VENDITA
dato da Bill Gates. Si tratta di una piattaforma che consente di centralizzare tutte le informazioni di qualsiasi hardware presente in un punto vendita. Uno stru-
mento prezioso per ottimizzare il retail sia per la semplicità di utilizzo che per la versatilità. Per essere sempre più competitiva, Nicolis Project è inoltre andata incontro nel 2020 a una profonda riorganizzazione, voluta dallo stesso fondatore. Ecco quindi l’introduzione di un general manager, Enrico Romano, professionista di provata esperienza che ha fissato obiettivi strategici e creato un nuovo team di lavoro. “In due anni e mezzo il fatturato è passato dai 12 milioni registrati a giugno 2020 ai 41 milioni di euro del dicembre 2022”, spiega Romano. “Performance che sono valse per ben due volte alla nostra società il premio di Leader della crescita, attribuito da Il Sole 24 ore e Statista alle prime 500 aziende italiane per crescita di fatturato”.
Potendo contare su una salda leadership nel settore della digitalizzazione del retail e su una fase di forte espansione, Nicolis Project sta bruciando le tappe. “Ci era-
di Raffaella Galaminivamo posti come obiettivo i 35 milioni di fatturato nel 2025. Raggiungendo l’obiettivo dei 41 milioni nel 2022, ora puntiamo ai 60 milioni”, puntualizza il general manager. Per continuare a crescere le prospettive sono ottime. “Oggi si stima che le etichette elettroniche coinvolgono solo il 20-25% del mercato italiano del retail ma è facile immaginare che nel breve-medio periodo tutti le vorranno. Le attuali etichette elettroniche durano dieci anni senza dover cambiare la batteria e consentono di aggiornare con facilità in un punto vendita prezzi e promozioni, nonché di gestire le scadenze dei prodotti evitando sprechi alimentari. Inoltre il ritorno dell’investimento è stimato in un periodo tra i sei e i nove mesi. Alla luce di questi dati si comprende l’appeal del prodotto soprattutto da parte di supermercati e ipermercati”, sottolinea ancora il manager. All’inizio sono stati i settori del food e del retail a mostrare interesse
per la digitalizzazione dei punti vendita, negli ultimi anni si sono aperti nuovi fronti: pet, Brico, farmacie. Segno concreto dell’interesse per i pacchetti a firma Nicolis Project. A sorreggere la crescita dell’azienda inoltre c’è la spinta all’internazionalizzazione. Se il cuore della società batte in Veneto, l’azienda è presente anche in Spagna - a Barcellona ha appena inaugurato i nuovi uffici - mentre in India è presente un ufficio sviluppo software che fa campo alla sede italiana. In Cina inoltre si trova l’azienda che produce i sistemi di aggancio per le scaffalature. “L’apertura della nuova sede a Barcellona coincide con una crescita del mercato spagnolo passato da uno a quattro milioni di euro. Il nostro obiettivo è di diventare la prima realtà anche nel mercato iberico per centrare così l’obiettivo dei 60 milioni di fatturato. Stiamo poi valutando altre aperture a New York e a Dubai”, prosegue il general manager di Nicolis Project.
La possibilità di contare su un partner come Microsoft apre di certo a nuovi orizzonti. “Si tratta di una partnership nata con l’obiettivo di far evolvere il mondo del retail in Italia e all’estero e di semplificare la gestione delle tecnologie e dei dati nel retail. La piattaforma Profimax Cloud ci permetterà una rapida espansione grazie alla semplicità di installazione e di integrazione di qualsiasi dispositivo”, puntualizza ancora Romano.
Nel futuro immediato quindi l’azienda veneta intende consolidare la presenza nei paesi dove già è operativa e conquistarne di nuovi allargando anche il raggio d’azione. “Nicolis Project intende entrare nel mondo del fashion e del luxury con nuovi prodotti digital signage. Un progetto che è già in corso e che uscirà sul mercato nel 2024”, assicura Romano. Infine l’azienda veneta è entrata nel mercato della logistica proponendo un nuovo prodotto on light per la gestione virtuale degli spazi fisici e l’aumento della produttività. Una realtà commerciale su cui si intende investire per rafforzare la presenza visti gli ampi margini di crescita. In un’azienda così innovativa, non poteva mancare un’attenzione spiccata per i temi della sostenibilità. “L’impegno è concreto, dalla ricerca di materiali sostenibili al packaging riciclabile ed ecologico. Non mancano poi progetti sul territorio come il Green Future Project, in collaborazione con la start up italiana Treebu. Nel 2022 abbiamo piantato in Italia, nei pressi della nostra sede, 120 alberi di Paulownia. Un tipo di albero che cresce velocemente e assorbe fino a cinque volte più co2 di ogni altra pianta”, conclude Romano. Un modo, come amano ripetere in azienda, per “andare a segno lasciando il segno”. Anche quando si parla di ambiente. www.nicolisproject.com
Al servizio di chi lavora
Automation Service è leader in Italia nella riparazione e nella manutenzione per le macchine a controllo numerico
Si riconoscono in un motto ambizioso: think big. E pensare in grande è quello che hanno fatto una quindicina di anni fa, cominciando a investire - e credere - in un ambito che allora era in fase nascente: l'economia circolare. Perché Gabriele Marchina e Gloriana Iarrera si sono specializzati nel "rimettere in funzione ciò che per gli altri è solo uno scarto". E questo modello di crescita economica, alternativo a quelli basati su una visione lineare, si è rivelato vincente. La loro azienda, Automation Service, è diventata leader in Italia per l’assistenza e la rigenerazione dei ricambi Fanuc, Mitsubishi e Siemens. Ora è parte del gruppo Bas, ha sedi a Londra e in Messico e, con le sue tre divisioni, è un laboratorio indipendente specializzato nel recupero di ricambi Cnc (acronimo per ‘controllo numerico computerizzato’) e nella revisione e manutenzione ordinaria e straordinaria delle macchine utensili a controllo numerico. "Il nostro obiettivo primario è quello di recuperare l’immenso valore di uno scarto tecnologico, trasformando un prodotto destinato a inquinare l'ambiente in un servizio prezioso”, spiega Iarrera. Si garantisce così la "massima efficienza ai clienti e la piena sostenibilità ambientale a tutto il pianeta”.
I numeri che rivendicano orgogliosamente sono la testimonianza concreta del loro lavoro: assistenza entro le 24 ore, oltre 3.800 clienti in Italia e nel mondo, 1% di rientri in garanzia dei ricambi. Ma i dati
sono solo l'aspetto in superficie del lavoro di un gruppo che è ormai una solida realtà imprenditoriale, nata in Italia ma con una crescente diffusione sui mercati esteri. Il merito è anche e soprattutto di un lavoro di costante ricerca e innovazione, all’insegna di un altro indovinato claim: “Il nostro lavoro è evitare che si fermi il tuo”. Il rapporto con il cliente si struttura infatti at-
traverso il supporto a 360 gradi e il contatto diretto con un referente specializzato. Parallelo e alternativo al servizio di assistenza tecnica qualificata c'è un magazzino ricambi multimarca, che permette di risolvere ogni problema tecnico. E ancora: il laboratorio e il team di tecnici effettua riparazioni presso il proprio laboratorio ma vengono offerte anche operazioni di diagnostica e manutenzioni all’interno del parco macchine del cliente. In magazzino infatti c'è una vasta disponibilità immediata di ricambi elettronici nuovi o ricondizionati, affidabili e compatibili con le macchine dei brand più diffusi sul mercato globale.
"Il nostro core business è la rigenerazione applicata all'assistenza del cliente”, evidenzia Iarrera. “Ma per noi l’assistenza è un servizio completo che non si ferma
di Fulvio di Giuseppealla riparazione. Chi utilizza macchine utensili cnc ha esigenze specifiche in base al settore di appartenenza e alle relative caratteristiche produttive e per questo anche l’assistenza deve essere studiata su misura e noi prevediamo un'ampia gamma di offerte diversificate e personalizzabili". Tra queste, quella da remoto, "che ora si sta specializzando con sofisticati dispositivi che permettono al nostro esperto di vedere contemporaneamente la stessa cosa dell'operaio, come se fosse sul posto”. E anche la possibilità di accedere ai manuali tecnici attraverso cui procedere con la manutenzione delle macchine seguendo la procedura corretta. Tutte azioni che concorrono a un obiettivo: scongiurare un fermo macchina, che comporterebbe lo stop alla produzione del cliente, gravando sui costi dell’azienda. Per evitare questa prospettiva,
la rapidità è fondamentale. “Per rendere anche plasticamente questa immagine abbiamo cambiato il logo, con la B(ee) di ‘ape’ che certifica la nostra operatività e laboriosità, ma anche B(e) come ‘essere’. Ed è stato rinnovato anche il sito, con eshop: lo abbiamo reso un po' più smart, perché è l’elemento che caratterizza il nostro gruppo, l’essere veloci e professionali”. Senza dimenticare l’aspetto green, per quella che è diventata una Società benefit. “Fedeli alla mission della nostra azienda, ci prefiggiamo una serie di traguardi nell'ambito della sostenibilità e del benessere sociale”. Un team dinamico e affiatato, sempre pronto a nuove sfide. Come quelle intraprese negli ultimi anni, nonostante un periodo complesso come quello della pandemia. Le ultime tappe del viaggio di Marchina e Iarrera, cominciato come tante
storie di successo quindici anni fa in un garage, sono state nel Regno Unito, con l’apertura nel 2019 della sede londinese del gruppo Bas, e in Messico, con l’apertura dell’impianto l’anno successivo. È del 2021, invece, la scelta di trasferire la sede centrale da Corte Franca a Cazzago San Martino. È proprio nella sede operativa che il gruppo ha realizzato la sua academy, con servizi di coaching, tenuti da professionisti con oltre trent’anni di esperienza nel settore della macchina utensile. Full immersion e formazione personalizzata con corsi di formazione alla manutenzione dei cnc per tecnici junior o apprendisti, coaching su argomenti a richiesta del cliente e corsi per la taratura di assi e mandrini (effettuati presso la sede operativa del cliente). Per pensare (e fare) in grande.
www.b-automationservice.com
LA LOCOMOTIVA DEL NORDEST
LEADER IN CALZATURE E ARTICOLI SPORTIVI
IL TREVIGIANO PUÒ VANTARE TRA LE SUE PERLE
IL SETTORE DEL LEGNO-ARREDO, LA INOX VALLEY
E BUONA PARTE DELLE TERRE DEL PROSECCO
Si narra che la bella Treviso venne risparmiata da Attila e che prosperò sotto i Goti e i Longobardi. Fu Comune fiorente, dunque corteggiato da un’infilata di Signori, ma alla sequela dei fidanzamenti a corto raggio preferì il sodalizio - non da pari a pari, noblesse oblige - con Venezia, con la quale condivise le sorti fino all’Ottocento, tra la cessione all’Austria fatta dal gran barattiere Napoleone Bonaparte e le battaglie risorgimentali. Si fregia di includere nella propria provincia la cittadina di Vittorio Veneto, sinonimo di rivalsa sul nemico. Di lei inoltre si dice che fu “marca gioiosa” (a tavola) “et amorosa”. E di fatto oggi accoglie una bella rosa di ristoranti intriganti. Quanto al secondo aspetto ricordiamo che diede i natali a Lorenzo Da Ponte, coautore insieme al sublime Mozart di una terna di opere che valgono più di altrettanti trattati d’amore: Così fan tutte, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni. Durante il primo mezzo secolo del Novecento la gaudente provincia sprofondò nella povertà e conobbe il fenomeno della emigrazione. E i trevigiani - va detto - erano assai apprezzati per essere operosi, mansueti e di corpo robusto. Così attestano le cronache dell’epoca.
Archiviato il cinquantennio dei due conflitti mondiali, Treviso ha cambiato pelle conquistando la palma di una delle province italiane più prospere e dalla vivace imprenditoria. Si contano 79.489 sedi di imprese che impiegano 324mila addetti, il 15,7% dei quali opera in grandi aziende e il 36,9 % attivo in imprese con meno di dieci dipendenti. Il 36,3% è impiegato nel settore manifatturiero, il 5% nell’agricoltura, il 15,4% nel commercio, il 20,9% nei servizi alle imprese, l’8,25% nelle costruzioni, il 6,4% nei servizi alle persone e il 6,6% nelle attività di alloggio e ristorazione. In tema di valore aggiunto: il 33% deriva dall’industria, a fronte di una media italiana che scende al 20%; il 2,8% nasce dall’agricoltura (2,2% la media nazionale) e il 57% dal terziario (media italiana al 72%). Il 93% delle aziende ha meno di dieci dipendenti, il
5,9% meno di 50 e solo lo 0,1% supera le 250 unità. Così la Camera di Commercio Treviso-Belluno Dolomiti su dati Infocamere, Istat e Intesa San Paolo. Treviso ospita un bel quartetto di distretti. In testa, quello dello Sportsystem di Asolo e Montebelluna, tra i leader mondiali delle calzature tecniche e di articoli sportivi. Da queste parti si fabbricano scarpe da sempre: basti pensare che già nei secoli di dominazione veneziana vi operava la corporazione dei ‘calegheri’ (calzolai). Storia antica e recente che ha trovato il suo scrigno nel Museo dello scarpone e della calzatura sportiva di Montebelluna, che conserva oltre duemila manufatti legati al mondo del design, della progettazione, dell’innovazione tecnologica e della produzione di settore. Tutto partì con lo scarpone da sci, abbracciando via via il segmento delle
scarpe da calcio, tennis e basket. Attorno a colossi come Tecnica Group, Lotto, Rossignol Lange, quindi Geox e Stonefly, sono fiorite 249 imprese, più 56 filiali, che impiegano oltre 4.750 addetti. Aziende che sono parte attiva della rivoluzione 4.0: si va da Geox, che già in tempi non sospetti creò la scarpa respirante grazie all’uso di materiali di ultima generazione, a realtà più piccole come La Scarpa, che si è inventata calzature biodegradabili in grado di decomporsi dieci volte più rapidamente di una scarpa normale una volta arrivate a fine vita. Così come Novation Tech è diventato leader europeo
nella lavorazione e produzione di componenti in fibra di carbonio e materiali compositi per il settore dell’automotive, dell’aerospazio, dello Sportsystem e dell’occhialeria.
Fra Conegliano e Vittorio Veneto ha preso forma la cosiddetta Inox Valley, tale perché dedita alla lavorazione dell’acciaio inossidabile per elettrodomestici (Treviso è la numero uno in Italia per export di elettrodomestici), apparecchi per uso domestico e attrezzature per la collettività. Ad accendere la prima scintilla fu il gruppo Zoppas. Poi per gemmazione nacquero i subfornitori, diventati via via dei piccoli giganti e che a loro volta si sono aperti a nuovi settori, come le attrezzature da cucina, gli impianti per la preparazione degli alimenti e prodotti legati al mondo del cibo (macchine da caffè, friggitrici), ma anche piccoli elettrodomestici (come i ferri da stiro), e impianti di condizionamento. Oltre a Zoppas Industries, allargatosi anche al settore dello Spazio, sono attivi grandi aziende come De Longhi, Electrolux, Falmec. Fra le Pmi spicca Irinox FOTO, tra i leader nelle carpenterie per quadri elettrici in acciaio inox, che ha inventato un abbattitore rapido di temperatura ad uso domestico. Nel distretto si contano 38 sedi d’impresa e 24 filiali produttive e distributive attive nella fabbricazione di
Aziende 79.489
Addetti 324.000
Export 14,5 miliardi
Una cantina progettata da Eugenio Campo, attività trevigiana del legno-arredo; tra i settori di punta anche quello degli elettrodomestici in acciaio inox (in alto a destra) e del Prosecco (in basso)
apparecchi per uso domestico impiegando 3.700 gli addetti. Sono 75 le sedi d’impresa e 47 le rispettive filiali che operano nella fabbricazione di attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione.
Altro cluster importante è quello del legno-arredo, che dall’area orientale di Treviso, la cosiddetta Sinistra Piave, sconfina nel Distretto Friulano del Mobile Livenza: intersecandosi. Si lavora agli arredi casa, ma anche ufficio, commerciali e di nicchia fino alla componentistica, imballaggi, infissi e serramenti, pannelli, pavimenti e semilavorati. Nell’area trevigiana si contano 898 sedi di impresa più 422 filiali. In questo distretto spiccano realtà universalmente note come Veneta Cucine, Gruppo Homes, Alf Group, Euromobil, ma anche gioielli di dimensioni
898 IMPRESE E 422
più contenute come Eugenio Campo, che ha brevettato la “Cantina di vini” a controllo domotico.
Si chiude con la nota frizzante che proietta, anche mediaticamente, Treviso nel mondo. Rientra infatti tra le terre del Prosecco, le bollicine più bevute al mondo. Il 54% degli ettari che concorrono alla produzione totale di Prosecco, una regione vinicola che si allarga ad altre città venete e del Friuli Venezia Giulia, si concentra proprio nel trevigiano, che di ettari ne vanta 15.344 e imbottiglia circa il 50% dell’intera produzione (319,2 milioni di bottiglie). Non solo: nel 2022 sono state 191,2 milioni le bottiglie (pari al 30% del totale) ad essere commercializzate con la menzione ‘Treviso’ in etichetta. Otto bottiglie su dieci finiscono sul mercato estero, con gli Usa in testa alla classifica, rappresentando il 24,6% dell’export (seguono Regno Unito con il 23%, Germania con l'8,8%, Francia con il 5,8%).
Nona provincia in Italia per export
Inchiesta
Si tratta di un’area da sempre vocata e consapevole che quella del vino non è un’arte, ma una scienza. Proprio a Conegliano nel 1876 prendeva forma la prima scuola enologica d’Italia, l’Istituto Cerletti, attiva ancora oggi. All’alba del Novecento qui si formò, per esempio, Tancredi Biondi Santi, tra i padri fondatori del Brunello di Montalcino.
Sommando i vari cluster, Treviso totalizza 14,5 miliardi di esportazioni, equivalenti al 20% del Veneto, in nona posizione tra le provincie italiane che più esportano nel mondo, alle spalle di Milano, Torino, Vicenza, Brescia, Bologna, Firenze, Bergamo, Modena. I prodotti più esportati in assoluto sono i macchinari (quasi 2,3 miliardi di euro), quindi i mobili (1,8 miliardi), gli elettrodomestici (1,5 miliardi), il tessile e l’abbigliamento (1 miliardo), le calzature (1 miliardo). L’export di bevande (che conta 829 milioni di euro) è riconducibile quasi esclusivamente alla vendita di vino ed in particolare di Prosecco.
La crisi del 2008, che tante morti seminò sul campo dell’imprenditoria italiana, anche qui ha lasciato un segno vivissimo. “Quanti vissuti, quanti racconti purtroppo anche tragici come quelli relativi ai suicidi hanno segnato le famiglie degli imprenditori locali“, narra Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno. “In molti, per far fronte alle difficoltà, hanno avuto la forza di rinnovarsi, di adattarsi ai cambiamenti del mercato e di investire in nuove strategie. La capacità di reinventarsi è stata una delle chiavi del successo per molte imprese. In tanti hanno saputo cambiare repentinamente settore di produzione, abbandonando ciò che non era più richiesto dal mercato e aprendosi a nuove proposte di prodotti e servizi”.
Oggi anche qui non mancano imprese impegnate a riportare in Italia la produzione, che negli anni era stata dislocata nel mondo. Così come hanno compreso che ‘piccolo è bello’, solo quando la prospettiva è di crescere: “Molte imprese hanno scelto di crescere attraverso acquisizioni e fusioni, consolidando il loro mercato, diventando più forti e accrescendo la velocità nel rispondere ai mercati”.
M’illumino di design
Il Salone del Mobile, a Milano dal 18 al 23 aprile, rinnova
il suo concept espositivo e offre un ricco palinsesto culturale
di Carola DesimioInstallazioni immersive, dinamiche, dal tocco avveniristico e la luce, mezzo espressivo che investe gli spazi e ne definisce la percezione. Tutto questo e di più al Salone del Mobile di Milano, l’appuntamento annuale della città con il mondo del design. “Oggi la luce non è più solo oggetto o corpo illuminante”, afferma Maria Porro, presidente del Salone del Mobile. “È tecnologia, riguarda l’architettura e l’interazione”. Diverse le novità che caratterizzano l’edizione 2023, lasciando intendere una riflessione radicale dell’esposizione. “Abbiamo colto la necessità di spingere sull’acceleratore del cambiamento e di essere i primi a progettare e sperimentare una necessaria evoluzione del sistema. Lo abbiamo fatto a partire dalle reali e concrete esigenze di chi il Salone lo fa e lo vive. Così, ci siamo resi conto che la dimensione umana è, oggi, un’impellenza. Che l’uomo, in quanto fruitore dell’evento, espositore e visitatore, dovesse essere riportato al centro dell’esperienza”. Questa nuova edizione del Salone è organizzata su unico livello per “facilitare i flussi attraverso un lavoro quasi urbanistico sul disegno interno dei padiglioni”. Innovando spazi e percorsi torna dopo quattro anni Euroluce, la biennale dedicata al mondo dell’illuminazione, con l’integrazione di contenuti culturali che toccano la sfera dell’arte, dell’architettura e della scienza. “Una metamorfosi che in prospettiva interesserà tutto il Salone e che ha l’ambizione di contribuire a ridisegnare il modello fieri-
stico”, continua la presidente. Lo spazio dedicato alla componente luminosa si estende in oltre 30.250 mq di spazio espositivo, in cui sono disposte le opere di 321 espositori, di cui circa il 45% esteri. “Per illuminare Euroluce, abbiamo spento tutto: uno degli investimenti importanti che abbiamo fatto è quello della schermatura totale delle fonti luminose esterne naturali perché sappiamo che per tante aziende partire dal nero è essenziale per far vivere a pieno l’esperienza luminosa”. Diversi spazi dedicati all’incontro, allo scambio, alla cultura e alle arti animano la 61esima edizione del Salone del Mobile. “Abbiamo sviluppato un programma originale di attività culturali connesse alla luce, sia artificiale sia naturale, con la cura scientifica
Salone del Mobile
e la direzione artistica di Beppe Finessi.”
Nasce così The city of Lights, “un progetto plurale che crede nella bellezza e nella forza della presenza di voci differenti”, spiega Finessi. “Per questo, è stato immaginato e realizzato coinvolgendo artisti e curatori diversi per attitudine, generazione e provenienza”. Il percorso dal respiro policentrico esplode attraverso più nuclei pulsanti, mostre e accadimenti “proprio come quando in una città incontriamo un teatro, un cinema, un museo, una galleria”, continua il direttore artistico. Tanti sguardi e sensibilità diverse si mescolano in una dimensione in cui la pluralità è protagonista. Arte, architettura, design prendono vita attraverso le installazioni a sottolineare che, conferma Maria Porro, “il Salone crede nella forza di una moltitudine di visioni differenti e nel dialogo tra voci anche lontane tra loro proprio per il valore aggiunto che il confronto genera”.
Massimo Curzi cura l’esposizione di fotografia contemporanea di Hélène Binet, mettendo in risalto la correlazione tra luce naturale e architettura all’interno del repertorio artistico della fotografa. Martina Sanzarello regala un connubio tra arte e design, partendo dalla lampadina a incandescenza. A cura di Matteo Pirola l’esposizione dedicata agli apparecchi luminosi che i designer moderni progettano prendendo ispirazione dai corpi celesti. Ancora, una rassegna di immagini di architettura d’interni a cura di Michele Calzavara e la libreria specializzata in design e architettura a cura di Corraini Editori, progettata dallo studio Formafantasma.
Esperienze immersive e talk animeranno il cuore della biennale, in una grande arena denominata Aurore. Lungo l’intero percorso espositivo un’enorme scritta luminosa al neon realizzata da Maurizio Nannucci: you can imagine the opposite (dall’inglese, “puoi immaginare il contrario”).
Un’edizione che, in oltre 170.300 mq di superficie netta espositiva e 1.962 espositori, oltre 550 giovani talenti under 35 e 28 scuole di design, si presenta al pubblico con grandi novità. Tornano i buyer cinesi. Assenti espositori e buyer russi, che vengono sostituiti dagli Emirati Arabi e dall’India, oltre che dal ritorno della Cina stessa. “I segnali sono estremamente interessanti dalla Cina, che è stata l’area maggiormente
LA CINA È TRA I MERCATI CHIAVE PER IL SETTORE ARREDAMENTO
E CI SARANNO MOLTI
BUYER PROVENIENTI DA
PECHINO. ASSENTI
INVECE GLI ESPOSITORI
RUSSI, SOSTITUITI DA
EMIRATI ARABI E INDIA
interessata dai blocchi, tra i mercati chiave per il settore arredamento e quest’anno ci aspettiamo finalmente un ritorno importante dei buyer”, spiega Porro. Ma ci saranno anche nuovi operatori, come Emirati Arabi e India che, per esempio, ha attivato pro-
cedure di precedenza per ottenere il visto per chi verrà a Milano a visitare il Salone. Per i visitatori russi, purtroppo, la situazione non cambia rispetto all’anno scorso”.
Prende vita inoltre una riflessione sul ruolo della formazione nel mondo del design con il SaloneSatellite. 28 tra scuole e università del design provenienti da 16 Paesi e circa 550 giovani talenti da 34 Paesi indagheranno come il progetto cambierà il futuro, individuando le sfide che il design e il suo insegnamento dovranno affrontare. “In questo nostro tempo connotato da grandi cambiamenti ambientali, economici e sociali, saranno indicazioni preziose che potranno orientare studenti e designer emergenti verso il significato dell’innovazione nel futuro. Per andare ancora più in profondità, organizzeremo un confronto tra i direttori di cinque importanti scuole di design, che si confron-
teranno in una tavola rotonda su questo argomento. Abbiamo bisogno di interpreti dell’oggi che sappiano fare delle sintesi e che diano senso alla progettazione e al suo insegnamento”. 550 giovani talenti del design presenteranno i loro progetti, pensati e creati in risposta alla domanda che la fondatrice Marva Griffin ha posto alla base di quest’edizione: “Design, where are you going?”. All’interno dei due padiglioni del SaloneSatellite, un’installazione speciale con telescopi permette di ammirare un cielo immaginario, rappresentato pensando al presente e al futuro del design. L’atteso protagonista è Gaetano Pesce, scultore, designer e architetto italiano basato a New York, che racconta le tappe fondamentali del percorso che l’ha portato ad essere un punto di riferimento nel settore. “Le aree del SaloneSatellite Award saranno contraddistinte dalla presenza di sole e luna. Nelle due piazze verrà allestita un’installazione speciale con telescopi, che permetteranno di ammirare un cielo immaginario che rifletterà il presente e futuro del design. La scenografia e la grafica dell’intero allestimento prenderanno forma a partire da giochi di luce e ombra e dalle variazioni di colore che la luce presenta dall’alba fino al tramonto”.
In una Milano che si prepara a diventare città olimpica, continua Maria Porro, “il Salone rappresenta un momento e un luogo caratterizzato dalla volontà di accogliere talenti da tutto il mondo, di essere aperti e inclusivi, di stimolare creatività ma anche confronto e dibattito, di interpretare i segnali che il mondo del progetto ci offre per il futuro. E poi il Salone è, oltre che un’istituzione imprenditoriale, anche un operatore di cultura presente all’interno della città da ben 61 anni. È in città che abbiamo sempre realizzato i nostri eventi e queste presenze al di fuori del recinto fieristico hanno rappresentato un’alternativa al tradizionale modo di fare produzione culturale a Milano, che ha coinvolto non solo esperti del design e grandi progettisti, ma anche i cittadini. La città per il Salone non è solo una quinta espositiva ma un tessuto nel quale far ‘accadere’ il design”. E poi la luce, che secondo Beppe Finessi “rappresenta un ulteriore motivo di attrazione e di poesia, avendo l’eccezionalità di essere impalpabile”.
Crognolo, il primo vino di Tenuta Sette Ponti.
Nato nel 1998 dal progetto vitivinicolo della famiglia Moretti Cuseri. Un supertuscan elegante, dotato di un'identità unica: tra valorizzazione del territorio e dei vitigni, eccellenza, rigore e innovazione realizzati a partire da una tradizione capace di evolversi. La migliore selezione di una varietà storica di Sangiovese proveniente da un clone unico. Un aggiunta di Merlot per dare immediatezza e longevità.
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LA STORIA SI COVA IN CUCINA
Sei generazioni alle spalle e grande attenzione alle tecnologie 4.0: così Cova Cucine porta valore al suo business e alla comunità locale
Moda e design
di Samuele LazzeroDire ‘Cova Cucine’ significa nominare un pezzo di storia della Val di Non. Si tratta di un’azienda di famiglia, sei generazioni alle spalle. Tutto nacque dal volere del signor Giovanni Cova che decise di intraprendere, nel lontano 1821, il mestiere di falegname. Attività, quest’ultima, che proseguirà sotto il controllo del figlio Battista e del nipote Enrico, il quale porterà il nome della famiglia al di fuori del territorio noneso. È stato sempre Enrico Cova, inoltre, a ricevere nel 1923 il diploma di medaglia d’oro durante l’Esposizione permanente d’arte industriale di Firenze. Fra il 1938 e il 1974 furono i suoi tre figli a guidare congiuntamente l’azienda, effettuando anche cospicui investimenti: tra questi il più importante è l’apertura di una nuova sede, più funzionale alle sopravvenute esigenze
e ai ritmi di produzione più sostenuti. Nel 1974, avvenne poi la svolta che imprimerà un nuova direzione all’azienda, ovvero l’acquisizione totale delle quote societarie
da parte di Vittorio, uno dei fratelli, e la focalizzazione sempre maggiore nella produzione di cucine. Nel 1985 sono entrati in azienda anche i figli di Vittorio – oggi 95enne - i quali attualmente gestiscono ognuno una determinata area aziendale. Dal 2014 sono entrati anche i nipoti. Cova Cucine non è un’azienda come le altre: ha qualcosa di più. Innanzitutto il cuore pulsante dell’impresa è la famiglia che, forte della tradizione e del know how di cui è portatrice, mira ogni giorno con impegno e dedizione a raggiungere il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione, artigianalità e produzione industriale. I valori che da sempre permeano e contraddistinguono Cova Cucine invece si possono identificare in tre parole: flessibilità, territorio e solidità. Flessibilità, perché la produzione è in gran parte su misura e disegnata sulle esigenze del cliente; territorio, perché è nella Val di Non che l’azienda è nata ed è lì che deve
continuare a crescere; e infine solidità, a testimonianza della qualità e della cura con la quale le cucine sono progettate e costruite, per durare nel tempo.“Devo dire che siamo orgogliosi di quello che abbiamo sempre fatto e soprattutto di come lo abbiamo fatto”, interviene Walter Cova, amministratore delegato. “Non è sempre facile far coesistere la tradizione e l’innovazione, ma noi ci proviamo costantemente, giorno dopo giorno. Ovviamente dobbiamo guardare al futuro, anche perché il mercato globale attuale ce lo impone e, se vogliamo continuare ad essere attrattivi, dobbiamo per forza migliorare continuamente. A dimostrazione di ciò noi, in questi anni, abbiamo investito molto a livello di industria 4.0, cambiando frequentemente macchinari e tecnologie interne. Siamo molto attenti anche al tema della transizione ecologica: per questo abbiamo impegnato molte risorse nell’installazione di un impianto fotovoltaico di ultima generazione che ci
consente di coprire la quasi totalità del nostro fabbisogno energetico”.
Oltre al tema energetico l’azienda è poi molto attenta anche alla sostenibilità, in relazione ai materiali che adopera per la produzione delle cucine. “I pannelli che utilizziamo nei prodotti di Cova Cucine sono al 100% ecologici, certificati Fsc”, prosegue Walter. “Il materiale di cui ci serviamo, infatti, proviene totalmente da legno recuperato e riciclato, che viene selezionato accuratamente e trattato con processi a basso impatto ambientale. Anche i collant sono a basso contenuto di formaldeide. Tutti i manufatti sono dipinti con vernici poliuretaniche bicomponenti all’acqua. Infine, anche sotto il profilo della gestione dei rifiuti e degli scarti di produzione tutto è organizzato attraverso una raccolta differenziata che permette il recupero e il riciclo dei materiali. Tutto questo però non ci basta ancora: da quest’anno abbiamo deciso di fare un piano triennale proprio per fare formazione e per essere accompagnati da una società esterna in un percorso che ci porti a spingere ancora di più sulla sostenibilità”.
Per quanto riguarda, invece, il mercato in cui opera e la distribuzione, l’azienda si avvale di partner e rivenditori esterni. “Noi al momento operiamo prevalentemente nel Nord Italia, in particolare in Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia, ma stiamo cercando di spingerci verso
nuovi confini: infatti abbiamo aperto da poco un rivenditore a Roma e alcuni in Svizzera. Venendo al nostro sistema di vendita, per la distribuzione in ambiente trentino ci serviamo di uno spin-off di Cova (che è l’azienda produttrice), ovvero Delta Cucine, con sedi a Trento, Riva del Garda e Cles, e anche di tanti altri concessionari presenti nel nostro territorio. Per le altre regioni sopra citate, invece, ci avvaliamo in toto di rivenditori esterni”, puntualizza Walter Cova.
Anche dal punto di vista finanziario tutto va per il meglio. “Per quanto riguarda la sola Cova Cucine, abbiamo incrementato notevolmente il fatturato arrivando nel 2022 a circa cinque milioni, mentre se guardiamo al gruppo nel suo insieme, che ricomprende anche Delta Centro Studio Cucine, arriviamo ad un totale di circa 13 milioni”. In conclusione è d'obbligo ricordare anche l’impegno nel sociale che caratterizza l’azienda: questa infatti sostiene la comunità locale contribuendo all’organizzazione di attività sportive per i ragazzi e sostiene progetti sociali importanti come la Fondazione trentina per l’autismo. Un’impresa familiare da un lato capace di far tesoro degli insegnamenti tramandati di generazione in generazione e, dall’altro, rispettosa del contesto in cui si trova, che viene preservato e valorizzato sia sul piano ambientale che su quello sociale. www.covacucine.it
L’innovazione che calza a pennello
Medusa lancia sul mercato una linea di sneakers per bambini puntando su ricerca dei materiali e sostenibilità
di Matteo CalzarettaUna storia che ha origini lontane quella dell’azienda veneta Medusa. Un racconto che parte nel 1938 a Villanova del Ghebbo, in provincia di Rovigo, quando Narciso Borile, prima di tre generazioni, aprì un piccolo laboratorio di calzature. Sin dall’anno di apertura ha avuto sempre un occhio di riguardo per l’innovazione: grandi investimenti in macchinari all’avanguardia, ricerca di materiali, ecosostenibilità e risparmio energetico sono i principi guida dell’azienda. Sempre fedele al made in Italy, mattone dopo mattone, Medusa è ad oggi una forte realtà con più di 100 risorse, distribuite nei vari reparti. L’intera fase produttiva avviene, infatti, all’interno del calzaturificio, avvalendosi di metodi moderni, senza rinnegare la tradizione dei mastri calzaturieri, base e fondamenta dell’impresa.
Per decenni, l'attività principale di Medusa si è concentrata nella produzione di calzature formali. Nel 1998 Alessandro Borile, oggi amministratore unico dell’azienda, in rappresentanza della terza generazione di Medusa ha deciso di ampliare il raggio d’azione e di sperimentare un cambiamento di produzione introducendo la calzatura che oggigiorno più si plasma alle esigenze e tendenze dell’epoca moderna: la sneaker
Il lancio nel 2012 di 4B12, brand di calzature per adulti dall’animo sportivo, rappresentò un’ulteriore sfida verso la modernità e la crescita aziendale, con diversi
NELLA
FASE DI PRODUZIONE CONVIVONO TECNOLOGIE MODERNE E TRADIZIONE DEI MASTRI CALZATURIERI, BASE E FONDAMENTA DELL’IMPRESA
showroom dislocati sul territorio italiano ed estero. Presentate ad inizio febbraio a Milano, le collezioni primavera/estate di queste sneakers sono disegnate per interpretare le esigenze del vestire moderno e facilmente distinguibili grazie alla loro proposta non convenzionale di colori, materiali e forme, adattandosi a chiunque voglia esprimere una forte personalità. Un prodotto d'eccellenza, in cui la moda si impone come espressione artistica basata su studi accurati dei materiali. Ciò è possibile grazie a una continua ricerca nel campo del prodotto, che sposa una profonda conoscenza artigianale degli elementi e dei processi di lavorazione. I modelli della linea Man propongono scarpe realizzate in pelle con dettagli che creano contrasti di stile, mentre le linee Woman spaziano da modelli più minimal a quelli glamour, ricchi di dettagli preziosi e colorazioni di impatto.
La novità di Medusa si chiama 2B12 Urban Attitude (figlie del marchio 4B12). Si tratta della nuova linea che l’azienda dedica ai più piccoli. In tema di novità,
Play e Supreme sono i due inediti modelli per bambini, che riprendono lo stile che caratterizza i modelli di 4B12 per adulti. Play è una sneaker realizzata totalmente in pelle, con inserti scamosciati. Il fondo è in gomma in vari colori, l'interno foderato in pelle e tessuto, con fussbett estraibile e chiusura facile e immediata. Suprime recupera per la tomaia forma e colori dell'omonima linea ammiraglia per adulti, in pelle di vitello, con suola "a cassetta" cucita.
La nuova linea è già disponibile da febbraio nelle vetrine delle migliori boutique di tutta Italia e in negozi selezionati all’estero. Ulteriori dettagli e uno sguardo al futuro dell’azienda emergono dalle parole di Alessandro Borile e del direttore commerciale Marco Montanari.
Perché le nuove 2B12 rappresentano una calzatura oltre gli stereotipi?
AB: 2B12 nasce per dare ai figli scarpe uguali a quelle di mamma e papà. Per i bambini assomigliare ai genitori è importante, li ammirano e li vogliono emulare. Il padre è visto come un supereroe, la madre come la donna ideale. Per noi il desiderio di appartenenza è molto importante quindi abbiamo riprodotto e adattato, in versione baby e junior, i due modelli più rappresentativi di 4B12: Play e Supreme. Un modo quindi divertente per camminare insieme mano nella mano.
Come pensate di estendere sempre più la vostra offerta ai paesi esteri?
MM: Anche all’estero, come in Italia, manteniamo un rapporto diretto tra azienda e cliente. Distribuendo direttamente abbiamo il vantaggio di conoscere le esigenze del
negoziante e cerchiamo sempre di essergli vicino, passo dopo passo. Non facciamo questo solo per fidelizzarlo, ma perché vogliamo creare un rapporto umano con le persone con cui lavoriamo. Riteniamo che questo sia il valore aggiunto che ci ha permesso di conquistare importanti quote di mercato.
Cosa ci riserverà il 2023 in ambito green?
AB: Per ogni modello di sneakers 4B12 e 2B12 che abbiamo attualmente in campionario, stiamo progettando una versione completamente green ed ecosostenibile, una capsule che sarà presto in uscita.
Ad oggi che ruolo copre la lunga esperienza di Medusa nella produzione di sneakers così innovative?
MM: Per essere al passo con le richieste
nel mondo delle calzature, che è in continua evoluzione, è fondamentale investire in modo costante in ricerca e sviluppo. Il nostro calzaturificio ha un'esperienza pluridecennale, investiamo moltissimo nella ricerca dei materiali, nella qualità e nel controllo di tutta la filiera. Facciamo tutto questo da sempre, ci crediamo e vogliamo essere competitivi, uscendo con importanti novità. Insomma, vogliamo essere una certezza per tutto il mercato, ma soprattutto per i nostri clienti. Nell’ultimo anno, inoltre, abbiamo perfezionato la nostra strategia di marketing e di distribuzione. Essere presenti nelle migliori boutique ha accresciuto la brand reputation di 4B12, che nelle ultime due stagioni ha raddoppiato il fatturato. Proprio per questo stiamo attirando l'attenzione di diversi fondi di investimento. www.medusashoes.com
IL PROFUMO DELL’ECCELLENZA
Nata
a Milano nel 1920, Nuncas è un’impresa familiare diventata punto di riferimento nel settore della cura della casa
Nuncas è un’azienda che nasce a Milano nel 1920 grazie all’intuizione imprenditoriale del suo fondatore Nunzio Cassata. Ben presto ha successo grazie alla creazione e diffusione di un nuovo prodotto che permette, come vuole la moda di allora, di mantenere le calzature sempre immacolate: il famoso bianchetto White Nuncas. È proprio da qui che nasce una lunga storia imprenditoriale di una famiglia che è ancora oggi pienamente operativa. Si è giunti attualmente alla quarta generazione e alla guida dell’azienda ci sono figli di Luca Manzoni e Rosy Cassata, Carlotta Manzoni, direttore marketing e comunicazione e Aurelio Manzoni, corporate social responsability manager.
Grazie al know how acquisito negli anni, oggi Nuncas è diventato un brand di riferimento nel panorama italiano ed europeo nel settore della cura della casa. È un azienda efficiente, sostenibile e moderna, che ha fatto della qualità un must della sua produzione, differenziandosi per questo dall’offerta proposta dalle grandi multinazionali. “Semplificare lo stile di vita domestico con prodotti innovativi e di altissima qualità, sviluppati nella salvaguardia dell’ambiente e di chi li utilizza è la nostra mission”, interviene a questo proposito il ceo della azienda, Luca Manzoni. “Noi proponiamo in vendita oltre 200 referenze che cercano di rispondere a tutte le esigenze della clientela, anche le più specifiche”. Tutti questi prodotti proposti sono l’esito di un lungo processo portato avanti dal dipartimento in house di ricerca e sviluppo, che ogni giorno si impegna per cercare di intercettare i nuovi bisogni del mercato, per migliorare i prodotti esistenti e per crearne nuovi ad alto tasso innovativo. “La casa va curata e gestita”, aggiunge sul punto Rosy Cassata. “È per questo che con il nostro team ricerchiamo soluzioni pratiche ed eccellenti che possano semplificare questo compito e rendere ogni gesto fonte di piccole soddisfazioni quotidiane. Voglio inoltre porre l’attenzione anche su un elemento che molto spesso viene ritenuto di secondaria importanza: il profumo. Noi riteniamo fondamentale che il cliente provi,
IL TETTO DELLO STABILIMENTO DI SETTIMO MILANESE È STATO INTERAMENTE RICOPERTO DA PANNELLI FOTOVOLTAICI: L’EDIFICIO È COSÌ IN GRADO DI AUTOSOSTENERSI DEL TUTTO DAL PUNTO DI VISTA ENERGETICO
durante lo svolgimento delle proprie incombenze quotidiane, una sensazione il più possibile piacevole. Pensiamo che sia davvero importante riuscire a identificare una nota olfattiva esclusiva. È questo quel quid in più che dà al nostro prodotto un’anima diversa da tutti gli altri”.
L’azienda è molto sensibile anche al tema della sostenibilità ambientale, che si declina in diversi modi. “Devo dire che abbiamo sempre avuto a cuore il tema della sostenibilità, sin dalle nostre origini”, precisa Luca Manzoni. “Oggi più che mai questo è diventato un valore guida per Nuncas. Per
esempio, abbiamo ricoperto il tetto del nostro stabilimento di Settimo Milanese con pannelli fotovoltaici. Questo ha consentito al nostro edificio industriale di essere il primo in Lombardia in grado di autosostenersi completamente dal punto di vista energetico, non emettendo nell’atmosfera neanche una molecola di anidride carbonica. L’impegno di Nuncas per la sostenibilità però non si ferma qui: cerchiamo anche di affinare l’efficacia e l’eco-compatibilità dei nostri prodotti, secondo criteri di atossicità e di alta qualità. Persino gli ingredienti alla base delle profumazioni sono naturali e anallergici. Inoltre, anche per quanto riguarda il confezionamento, utilizziamo flaconi in plastica e cartoni riciclati. Come se non bastasse, abbiamo poi anche creato una linea di prodotti per la pulizia con 100% attivo di origine vegetale, tutti totalmente e rapidamente biodegradabili e
anche ipoallergenici, a beneficio di tutte le pelli, anche le più delicate. Insomma, ce la mettiamo tutta per preservare l’ambiente e la salute dei nostri fidati clienti”. Per quanto concerne invece la distribuzione, i prodotti Nuncas sono reperibili da un lato attraverso il canale proprietario e-commerce e, dall’altro, in Gdo, retail e punti di vendita specializzati, diffusi capillarmente sul territorio italiano ed europeo (in particolar modo Francia, Spagna, Belgio e Olanda).
Fiore all’occhiello il servizio WashPass, ideato e sviluppato dal colosso cinese Haier in partnership con Nuncas. Si tratta di un servizio basato sulla tecnologia IoT e sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale che, a fronte di un abbonamento mensile, consente di ottenere un ecosistema di lavaggio professionale a casa propria, incluso di detergenti specifici e sviluppati ad hoc. Questi detergenti, unici sul mercato, sono
sviluppati nei laboratori di Nuncas e inaugurano il concetto molto innovativo di chimica disaggregata. “Disaggregare la chimica dei detersivi è l’idea di raggruppare tutte le materie prime in miscele che possono essere ricombinate direttamente nella lavatrice creando il detersivo migliore per qualsiasi bisogno, senza aggiungere ingredienti non necessari in quel lavaggio”, spiega Luca Manzoni. “Il detergente non è più contenuto nel classico flacone, bensì in quattro erogatori, ognuno contenente i cosiddetti ingredienti attivi. La separazione delle materie consente, infatti, di evitare le incompatibilità e aumenta la loro efficacia. L’intelligenza artificiale, infine, provvede a determinare la giusta combinazione di ingredienti da erogare. Con questo sistema i risultati di lavaggio migliorano anche del 70%”.
L’intelligenza è nell’aria
Tecnosystemi, leader nel mercato del condizionamento e della ventilazione, trova nel capitale umano la sua bussola
gie rinnovabili e applicazione del concetto di sostenibilità.
Innovazione nei sistemi produttivi oggi significa guardare a un futuro nel quale efficientamento e tutela dell’ambiente occupano un ruolo di primo piano, la capacità di coniugare efficienza tecnologica con un impatto positivo sulla qualità di vita. Un percorso che Tecnosystemi ha intrapreso con decisione nel 2021, costituendosi come società benefit e inserendo nel proprio oggetto sociale la creazione di valore per l’uomo e per l’ambiente. Tanto che ogni anno viene redatta una Relazione d'impatto allegata al bilancio economico secondo gli indicatori Gri Standards del Global Reporting Initiative.
Tecnosystemi nasce nel 1992 commercializzando accessori per il condizionamento, per avviare quattro anni dopo una linea di produzione e proporsi come importante riferimento made in Italy, a livello nazionale e internazionale, nel mercato del condizionamento, del ricambio dell’aria e della ventilazione. Ma la grande svolta, che la porterà a quel forte sviluppo che la vede oggi avere oltre cento punti assistenza e mille rivenditori in Italia con un catalogo di oltre seimila articoli, inizia nel 2013, con il trasloco nella sede di Vittorio Veneto e un nuovo asset societario che porta alla guida dell’azienda la famiglia di Anna Munari e Giorgio Rigoni. Si avvia così un processo di automatizzazione 4.0 dei magazzini che consente di ottimizzare il flusso produttivo e rispondere prontamente
agli ordini, con divisioni di lavorazioni lamiera, stampaggio iniezione ed estrusione, lavorazione tubo rame, stampaggio gomma riciclata, assemblaggio manuale e confezionamento con isole robotizzate. Lo sguardo è rivolto al futuro, anticipando le richieste del settore con strategie aziendali pianificate su lungo periodo, concretizzate nella scelta e introduzione di tecnologie altamente innovative, investimenti in ener-
Di nuove tecnologie e di servizio di qualità per offrire al cliente un prodotto sempre più in linea con le varie esigenze abbiamo parlato con Anna Munari, amministratore delegato di Tecnosystemi. “La nostra fabbrica intelligente, come ci piace definirla, comprende altissima automazione 4.0 integrata in processi molto differenti tra loro, ma che ci permettono di realizzare la nostra vasta gamma di articoli. Passiamo da macchine automatiche per il confezionamento a macchinari per la lavorazione della lamiera, fino a presse di ultima generazione per lo stampaggio. Ogni anno entrano nuove tecnologie. Un’azienda deve sempre guardare avanti, investire e permettere alle persone di acquisire nuove competenze. L’automazione infatti per noi va di pari passo con la valorizzazione delle persone, che possono rimanere sempre aggiornate e presidiare importanti competenze digital, stando al passo con i tempi. La nostra visione orientata al futuro non si ferma qui: a fine 2022 abbiamo acquistato un nuovo plant
di Maurizio Abbatiin zona industriale che sarà adibito a nuovi macchinari 4.0 di ultima generazione e alla creazione di nuovi processi produttivi che creeranno posti di lavoro e opportunità per la comunità circostante”.
Cosa significa per voi essere una società benefit?
Da giugno 2021 abbiamo riscritto il nostro oggetto sociale e dichiarato l’intenzione di generare un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità. I nostri impegni spaziano da una spiccata sensibilità sul tema delle energie rinnovabili alla scelta di bioplastiche, passando per l’economia circolare basata sul riciclo, la tutela della salute dei dipendenti e progetti concreti di inclusione sociale. In questo momento di forte attenzione al tema dell’energia sono fiera di ricordare che ancora nel 2017 siamo stati visionari: abbiamo coperto il nostro tetto con un ampio parco foto-
voltaico con potenza pari a 1.172,36 kWh. Creare e sviluppare business in modo sostenibile è possibile ed è importante essere di esempio per altre realtà del territorio.
Come cambia il ruolo di un imprenditore in una società che guarda al benessere delle persone e alla tutela ambientale? Il ruolo dell’imprenditore è molto cambiato negli ultimi decenni. Lavoriamo in squadra, bisogna lavorare per obiettivi determinati e condivisi e bisogna raggiungerli insieme. Ritengo che il vero capitale di un’azienda sia quello umano. La mia mission è da sempre la valorizzazione delle persone e dei talenti, in quanto ognuno ha una propria spiccata attitudine. Il vero compito di un imprenditore è comprenderla e attuare un percorso di crescita per le sue risorse. ‘Le persone al centro’ è il mio motto e si concretizza in un vero e proprio progetto di inclusione. Non ci sono uomini e
donne, esistono competenze, valori e attitudini. Sono fiera di affermare che la nostra è un’azienda composta da un 50% di personale femminile. Questa è la mia casa e mi stanno a cuore tutte le persone, così come tengo in forte considerazione il loro benessere. A tal fine ho voluto creare un programma per tutelare la salute, che è il valore più prezioso della vita. Abbiamo organizzato iniziative per la prevenzione, con visite mediche specialistiche oltre che attività formative e di sensibilizzazione. Un esempio fra tutti: abbiamo sostenuto la prevenzione del tumore al seno, allestendo una vera e propria clinica mobile in azienda per permettere alle nostre donne di effettuare mammografie ed ecografie gratuite. L’agenda 2030 dell’Onu e i suoi 17 obiettivi sono la nostra bussola, da cui nascono le progettualità che vogliamo portare avanti.
www.tecnosystemi.com
QUALITÀ IN VASOCOTTURA
Passione, ingredienti e preparazione: Baghi’s realizza i suoi lievitati con prodotti naturali di prima scelta
Agrifood
di Maurizio AbbatiUna passione che si fa professione. È quanto accaduto a Fabio Pellizzari, creatore e custode dei segreti di famiglia che stanno alla base dei prodotti di Baghi’s, gli artigiani della pasticceria made in Italy. Ad accompagnarlo in questa avventura Riccardo Gasparin, autore delle grafiche, del packaging e del marketing dell’azienda ma anche appassionato di enogastronomia con un diploma da sommelier, che lo porta a creare abbinamenti gustosi tra dolci e vino. Una passione per il buon cibo, la genuinità, i sapori veri, che ha portato Baghi’s a selezionare con grande cura ogni ingrediente adoperato, lasciando fuori additivi, aromi artificiali o coloranti. Insomma, quello che in natura non c’è, qui non ci deve stare.
Si lavora partendo dalla farina macinata a pietra da grano italiano, lievito madre vivo, uova di galline allevate a terra di allevamenti locali, burro ottenuto per centrifuga, agrumi canditi prodotti internamente acquistando la frutta fresca o ancora il cioccolato biologico dell’Ecuador. Il risultato? Va assaggiato, perché è difficile con le parole descriverlo, come del resto nelle occasioni in cui si parla di alta cucina o di pasticceria. L’elemento che rende Baghi’s diversa è la vasocottura, tecnica con la quale viene realizzato anche il panettone. “Una modalità di cottura verso la quale all’inizio c’era un certo scetticismo. Soprattutto qui da noi, in Italia, non era conosciuta”, racconta Gasparin. “Adesso siamo in diversi a utilizzarla e viene molto apprezzata, perché conserva meglio e più a lungo i sapori, senza contare il fatto che non c’è rifiuto, considerato che il vetro si può riciclare. Quindi va incontro anche ad una maggiore coscienza ambientale”.
Baghi’s mantiene una forte connotazione artigiana. Ma come avete selezionato le
L’AZIENDA DI CASTELLO DI GODEGO, VICINO
TREVISO, HA SCELTO DI NON APRIRSI ALLA GDO PREFERENDO ENOTECHE
E GASTRONOMIE
SELEZIONATE, CHE SIANO IN GRADO
DI VALORIZZARE
E RACCONTARE
IL PRODOTTO
vostre fonti di approvvigionamento per la materia prima?
La materia prima per noi è la cosa più importante, forse ancora più della lavorazione.
La difficoltà non sta tanto nella tipologia del prodotto, poiché si tratta in sostanza di materie semplici, ma se si cercano de-
terminate caratteristiche la selezione si fa più difficile. Come ad esempio la farina macinata a pietra che ha più fibre e più gusto. Per il burro in particolare l’Italia non ha grande tradizione e quindi ci siamo rivolti al mercato nordeuropeo, dove c’è una cultura maggiore. Molto ci abbiamo messo anche nella scelta del cioccolato. Mentre per le uova è stato più semplice, perché nella nostra zona ci sono diversi allevamenti con le caratteristiche che noi vogliamo.
Si può pensare di crescere per conquistare nuovi spazi sul mercato e allo stesso tempo mantenere i valori della produzione artigianale su cui oggi fate leva?
Crediamo sia possibile crescere senza perdere il carattere artigianale, ma ad esempio non se si vuole guardare alla grande distribuzione. Noi lavoriamo sostanzialmente con il lievito madre ed è difficile garantire quantitativi fissi di fornitura come quelli
che richiede di solito la Gdo. L’obiettivo che ci siamo sempre dati è quello di non cambiare il prodotto. Forse aumentare la produzione è più facile per la biscotteria che non per i lievitati, che restano però la nostra specificità. Anche di recente abbiamo avuto richieste dall’estero per quantitativi assai più grandi e ci siamo visti costretti a rinunciare.
Un problema a cui molte imprese, dalle piccole a quelle più grandi, si trovano ad affrontare è quello della rete distributiva. Come avete pensato di risolverlo?
Oggi lavoriamo principalmente con l’estero, attraverso i grandi store di lusso. In Italia, le zone più vicine le seguo direttamente io, mentre quelle più lontane sono affidate a una rete di agenti. Qui noi ci rivolgiamo soprattutto alle enoteche e alle gastronomie specializzate. Cioè a quei negozi che fanno attenzione alla qualità, e non più di uno per ogni centro abitato. Il supermercato
di paese, tanto per dire, non ci interessa, ma solo perché guardiamo a chi è in grado di spiegare il prodotto e possa far comprendere il motivo di un prezzo più alto. Si tratta in qualche modo anche di fare educazione alimentare.
Avete mai pensato di affidarvi alle vendite online?
Ci sono state delle richieste e abbiamo clienti che vendono online, ma si tratta di realtà specializzate e di settore. Non ci interessa come canale in generale, sempre per la solita ragione, quella di un rapporto particolare con il consumatore. È per questo che facciamo grande attenzione all’etichetta, dove sono spiegati bene tutti gli ingredienti utilizzati.
Come nasce l’idea dell’abbinamento tra dolce e vino?
Tutto parte dalla mia passione di sommelier e quindi dall’idea di un prodotto di accompagnamento per la degustazione del vino o della birra che non fosse proprio uno snack. Al biscotto salato abbiamo pensato perché qui in Italia quasi non esiste, ma si tratta di una cultura più sviluppata nel nord Europa.
Guardando in prospettiva, siete alla ricerca di partner per sviluppare Baghi’s?
Abbiamo avuto qualche proposta, che stiamo ancora vagliando. Solo che noi siamo un’azienda giovane e quindi guardiamo alle prospettive di sviluppo senza fretta. Il nostro obiettivo resta sempre la qualità finale, perciò prima di lanciarci in un progetto dobbiamo garantirci un corretto approvvigionamento di materie prime all’altezza, che non è semplice trovare. Lavoreremo per ampliare la gamma dei nostri prodotti, senza però trascurare mai la sostenibilità.
www.baghis.com
Il primo gelato creato dalle api
Artigianale, gourmet e senza zuccheri raffinati: così
Il Gusto 17 propone una golosità sana e sostenibile
di Raffaella GalaminiFin dal principio fu il gusto dei desideri, scelto dalle persone tra voting sui social e in store. Il Gusto 17 è divenuto il biglietto da visita di un originale format che punta su un gelato artigianale gourmet e personalizzato. La felice intuizione di tre giovani laureati, Rossella De Vita, Vincenzo Fiorillo e Stefania Urso, con background diversi, dal marketing alla finanza. I tre nel 2016 hanno dato il via a questo progetto imprenditoriale con l’obiettivo di produrre un gelato che avrebbero mangiato con piacere. Il format ha preso piede nel giro di pochi anni a Milano e, durante il lockdown, ha conquistato anche i clienti delle piattaforme digitali. Oggi, nell’ottica di un’offerta healthy e di una spiccata attenzione ai temi della sostenibilità e della biodiversità, è arrivato il gusto creato dalle api. Un gelato innovativo dove gli zuccheri raffinati sono stati eliminati fino all’ultimo granello e sostituiti dal miele di acacia dell’apicoltore marchigiano Giorgio Poeta. Un nettare biologico dalle elevate proprietà che rende il gelato di Gusto 17 un prodotto salutare e adatto a chi preferisce un’alimentazione sana e sostenibile senza rinunciare al sapore.
“Due anni fa abbiamo avviato una ricerca per capire se c’era modo di ottenere un gelato senza zucchero raffinato”, racconta Vincenzo Fiorillo. “Sembrava all’inizio un’utopia, poi abbiamo avuto un’intuizione e deciso di indagare il mondo del miele.
LA GELATERIA
HA CREATO UN FORMAT INNOVATIVO ANCHE PER I PUNTI VENDITA: SONO EASY-TO-GO, DI METRATURA INFERIORE AI 20 MQ, CON TANTO DI LABORATORIO ARTIGIANALE E AFFACCIO DIRETTO SULLA STRADA
Il gelato è disponibile in vari formati, a partire dalla classica coppetta (foto in alto). Gli zuccheri raffinati sono sostituiti dal miele d’acacia
Avevamo già una collaborazione attiva con l’apicoltore marchigiano Poeta. Così abbiamo ottenuto il gelato creato dalle api. Abbiamo scelto il miele di acacia che in termini di gusto è il meno invasivo. Siamo di fronte a una prima linea di gelato senza zuccheri raffinati. Una linea premium non solo per qualità ma anche per costi: il prezzo del miele è ben superiore a quello dello zucchero ma abbiamo comunque cercato di 'calmierare' il prezzo per permettere a tutti l'assaggio”. Dal gelato al bon bon sugar free il passo è stato breve. Per realizzare questa novità, destinata a mutare profondamente il mondo del gelato artigianale, Gusto 17 ha trovato il giusto partner in BeFancyFit, piattaforma di digital wellness fondata da Cristina Marino. Così è nato Fancyfreeze, un bon bon gelato al gusto di fiordilatte
con una coulis di miele d’acacia, limone di Sorrento Igp e zenzero italiano bio. Una delizia racchiusa in una croccante copertura di cioccolato fondente. Perle di gelato senza zucchero: un’alternativa healthy grazie all’alto contenuto di vitamine, sali minerali e antiossidanti. “Il prodotto è andato a ruba, noi lo creiamo artigianalmente e abbiamo già alle spalle numerose altre produzioni. Abbiamo constatato che i clienti sono disposti a spendere più di un normale gelato per avere un prodotto salutare senza rinunciare al gusto”.
Una proposta perfettamente in linea con la filosofia di Gusto 17 che punta da sempre su ingredienti freschi selezionati, prodotti d’eccellenza del territorio, rispetto della stagionalità e produzione continua nel laboratorio artigianale: così nasce un gelato artigianale sempre fresco e gourmet.
Non solo 17 gusti tra cui scegliere ma anche un’esclusiva linea di pasticceria gelato a base di biscotti e cookie, bon bon, miniconi e stecchi prodotti sempre con gelato artigianale fresco. Fin da subito questo format inedito di gelateria artigianale ha ottenuto importanti riconoscimenti: dall’inserimento immediato nella guida Gelateria d’Italia di Gambero Rosso alla classifica di Forbes Italia delle 100 eccellenze italiane. Infine è arrivato anche il premio di Gelateria dell’Anno ai Food and Travel Italia Awards 2022. Giusti riconoscimenti per specialità che sono diventate in pochi anni dei grandi classici: si pensi ad esempio alla crema realizzata con le uova di Paolo Parisi o al gusto al pistacchio ottenuto da un eccellente fornitore di Bronte. “Siamo talebani nella ricerca delle materie prime migliori, a costo di non avere il gusto se non le troviamo”, sottolinea scherzando Stefania Urso. "All’inizio la clientela era sorpresa e si è dovuta abituare all’idea che in determinati periodi dell’anno il gusto preferito, soprattutto se alla frutta, può non essere disponibile”. Con Gusto 17 il gelato “è frutto di una creazione autentica ed artigianale e rifugge da tutto ciò che è preparato e artificiale”. Gelati, biscotti, stecchi e coni si possono acquistare nelle agri-gelaterie di via Savona 17 e via Cagnola 10 a Milano. “Abbiamo creato il nostro modello anche per il punto vendita. Il format è easy-to-go e di metrature ridotte, al di sotto dei 20 mq con tanto di laboratorio artigianale: la sfida è stata quella di creare un bancone per avere un contatto diretto su strada con i clienti. In questo modo l’interazione con i clienti è immediata e, per le dimensioni ridotte, i costi fissi sono più bassi. Un vantaggio da sfruttare per avere un prodotto di qualità sempre fresco tutti i giorni per tutto il giorno”. I gelati di Gusto 17 si trovano inoltre da Voce Aimo e Nadia in Piazza della Scala, a La Rinascente di Milano in Duomo e a Roma Tritone, oltre che in strutture premium di lusso. Gusto 17, oltre ad essere in vendita sulle maggiori piattaforme di delivery, ha lanciato il primo e-commerce del gelato su cui è possibile personalizzare i prodotti di pasticceria gelato: così da poter ordinare e ricevere un dolce su misura e sugar free direttamente a casa propria con un clic.
www.gusto17.com
LE STRATEGIE DI PRESENZA DIGITALE
di Matteo CalzarettaIl mondo web sotto la lente di SiteGround, tra i principali hosting provider indipendenti, una realtà che aiuta imprese e persone a creare siti web, migliorando sia nelle performance sia nella sicurezza la propria presenza online. L’azienda, nata nel 2004 ma attiva sul mercato italiano dal 2017, ha da poco reso noti i primi dati di un sondaggio condotto tra i propri clienti alla fine del 2022, con la partecipazione di più di 12mila aziende a livello globale, tra cui quasi cinquemila piccole e medie imprese. Secondo Luca Rodino, responsabile del
mercato italiano di SiteGround, “rivolgendoci ad un mercato globale, c’è una eterogeneità tra nostri clienti. Parlando di e-commerce si tratta di realtà che non solo si affidano ai nostri servizi, ma che inoltre monetizzano attraverso i loro siti”.
Oltre un terzo delle Pmi (il 34,22%) monetizza anche dai propri siti Internet, secondo quanto emerge dal sondaggio di SiteGround. In particolare il 52,1% capitalizza tramite il proprio store online e il 30,5% grazie a contatti e moduli di prenotazione. Meno rilevanti sono invece strumenti come sistemi di prenotazioni e form di iscrizioni a newsletter, rispetti-
vamente il 9,8% e il 7,6%.
Focalizzandoci invece sul canale di autopromozione più utilizzato dalle piccole medie imprese, è subito chiaro come i social media rimangano saldamente in testa, indicati come canale di comunicazione dal 35,5% degli intervistati. Una lotta serrata quella tra email marketing (20,9%) e Seo (21,8) per la seconda posizione, dove il Search engine optimization ha prevalso solo dello 0,9%. Di minor impiego, invece, strumenti e canali quali Influencer (3,6%), marketing affiliato (3,1%) e passaparola (2,5%).
Nello specifico ambito dell’email marketing, SiteGround ha indagato sulle ra-
gioni per cui diverse Pmi non utilizzano questo canale di autopromozione. Dal sondaggio è emerso che il 26,9% non ha una mailing list dei propri utenti; il 25,2% non crede sia uno strumento utile per la sua attività; il 20,6% sostiene di non essere in grado di gestire una cam-
pagna email e il 14,2% non ne ha mai considerato l’utilizzo. Poi ci sono e Pmi che non utilizzano il canale dell’email marketing perché lo ritengono troppo costoso (7,1%) oppure troppo complicato (6%).
L’ultimo punto del sondaggio si concentra
LO STRUMENTO DI AUTOPROMOZIONE PIÙ UTILIZZATO
È QUELLO DEI SOCIAL MEDIA. A SEGUIRE
E-MAIL MARKETING, SEO E INFLUENCER
sul metodo di pagamento più usato negli e-commerce. Da qui si evince con facilità che in cima alle preferenze dei clienti prevale l’utilizzo delle carte di credito o debito con il 37,2%; al secondo posto troviamo PayPal (29,6%), distanziato dal primo di solo 7,6%. L’ultimo gradino del podio, sempre in merito alla modalità di pagamento, è ricoperto invece dai bonifici bancari con il 9,5% delle preferenze, seguiti da sistemi di pagamento come Apple Pay (8,8%), Google Pay (7,5%), contanti alla consegna (4,3%), Amazon Payments (1,9%) e Stripe (1,2%). “Notiamo che la maggior parte delle Pmi ad oggi acquista servizi di hosting di fascia medio-bassa”, conclude Rodino. “Queste aziende hanno in seno, soprattutto dopo il Covid-19, la voglia di buttarsi sul digitale, ma non si cerca di scalare ponendo un freno all’investimento”.
Miomojo.
Dove L’Etica incontra l’Estetica.
Con creatività e passione dimostriamo ogni giorno che moda, etica e sostenibilità possono incontrarsi in prodotti fashion, realizzati con materiali cruelty-free di nuova generazione: performanti, bio-based, riciclati ed a basso impatto ambientale. Perché una borsa dalle mele, dal mais, dal cactus e dai funghi è pura innovazione al passo con i tempi
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FOOD BEAUTY IN ROSA
Cosmetica responsabile da un umile ortaggio:
Mariapia Paolillo valorizza il finocchio con prodotti innovativi e sostenibili
Women friendly
di Fulvio di GiuseppeIl bianco, il verde e il rosa. Da una parte il finocchio, che anima da oltre sessanta anni la produzione dell’azienda; dall’altra la nuova linea di cosmetica, che utilizza l’estratto di finocchio come base di creme viso e corpo per la cura e la bellezza della pelle. Una tradizione di famiglia, pronta ad aprirsi all’innovazione: è la Paolillo, fondata sui valori e i principi tramandati ai fratelli Paolillo dal padre Giuseppe. Due generazioni di coltivazione, produzione e commercializzazione del finocchio. Settecento ettari per una fornitura che sfiora i 160mila quintali l’anno, coinvolgendo più di quaranta aziende agricole del territorio. Il quartier generale è a Eboli, in provincia di Salerno, ma le zone di produzione sono dislocate in diverse regioni del centro sud, in base a varietà e periodi, mediante la realizzazione di programmi produttivi stagionali.
Perché il prodotto principe è lo stesso dal 1960 ma l’azienda non si è mai limitata a investire su ricerca e sostenibilità, utilizzando tecniche di coltivazione del finocchio a basso impatto ambientale. L’innovazione riguarda anche lo studio e la realizzazione di soluzioni all’avanguardia, ricercando
L’AZIENDA AGRICOLA PAOLILLO INVESTE
CONTINUAMENTE NELLA RICERCA DI NUOVE MODALITÀ DI CONSUMO DEL PRODOTTO E NUOVI PACKAGING, SEMPRE PIÙ FUNZIONALI E RISPONDENTI ALLE ESIGENZE
nuove modalità di consumo del prodotto e nuovi packaging, sempre più funzionali e rispondenti alle esigenze degli acquirenti. Solo con queste premesse, si può comprendere quale ambizione ci sia dietro l’ultima sfida del gruppo Paolillo: un marchio che coniugasse la riservatezza delle aziende agricole con la raffinatezza dell'universo di bellezza. Da qui nasce Foen, una linea di cosmetica ideata da Mariapia Paolillo, responsabile amministrativa della società. “Ho voluto valorizzare questo pro-
dotto da un punto di vista femminile, con la volontà di riutilizzare l’estratto del finocchio nel creare una linea di cosmetici naturale”. Le numerose proprietà benefiche dell’estratto di finocchio come base di creme viso e corpo, per un brand che si rivolge a chi si sente davvero vicino alla natura, al suo mondo e ai suoi ingredienti, in grado di garantire alla pelle un'azione delicata senza rinunciare all'efficacia. Il nome Foen esprime il suo riferimento al nome latino del finocchio foeniculum vulgare, e il packaging riprende tutte le sue sfumature cromatiche, dalle guaine fogliari di colore bianco al verde intenso del fusto.
“La cosmetica era un campo a me sconosciuto, perché come tutta la mia famiglia vengo dal settore dell’ortofrutta e del food, pertanto non avevo particolari competenze in materia”, ammette Mariapia Paolillo. “Eppure, nonostante la sfida fosse così difficile, sono state la passione e la voglia di vederla concretizzare a permetterci di superare tutti gli ostacoli”. L'intera linea di prodotti cosmetici è formulata con estratti vegetali naturali e le formule sono dermatologicamente testate, per il benessere di tutti i tipi di pelle, anche le più sensibili. E l’obiettivo è quello di dare all’estratto di finocchio il massimo delle opportunità di essere efficace sulla pelle, di combattere la ritenzione idrica e proteggere il viso dai
segni del tempo. Un’idea visionaria, che in famiglia non è mai stata messa in discussione. “Non c’è stata alcuna difficoltà all’interno dell’azienda perché fortunatamente ho una famiglia che non fa mai mancare il proprio appoggio”, spiega Mariapia Paolillo. “I miei fratelli Gennaro e Ciro, sebbene responsabili della lavorazione del prodotto da un punto di vista prettamente ortofrutticolo, hanno assecondato la mia proposta di una linea e un brand dedicato ai cosmetici”.
Un impegno che non ha mancato di dare riconoscimenti; infatti, le è stato assegnato dall’associazione Le donne dell’ortofrutta nel 2019 il Premio Danila Bragantini per l'innovazione con una motivazione eloquente: "Da un’azienda di produzione esclusiva di finocchio, Mariapia Paolillo si inventa una declinazione food beauty trasformando un umile ortaggio in fantastici cosmetici naturali e valorizzando gli effetti benefici del prodotto, non solo dal punto di vista alimentare”. Le sfide, però, non sono ancora finite: “Il progetto non è ancora completo”, ammette Mariapia Paolillo. "Il mio prossimo obiettivo è quello di ampliare la linea e inserire un prodotto con l’estratto di finocchio dagli scarti di produzione, per rendere ancora più sostenibile e circolare la nostra economia”. Un’idea green rigorosamente in rosa. www.paolillosrl.com
Il caffè che rende libere
Lavorato nel carcere femminile di Pozzuoli, l’oro nero della Lazzerelle dà una possibilità di riscatto alle detenute
Èl’oro nero per eccellenza e per i napoletani è considerato un momento di incontro e rito sociale, ma adesso il caffè diventa anche un veicolo di libertà all’interno di uno speciale processo di empowerment femminile. A conferirgli un ruolo di riscatto è la cooperativa Lazzarelle, un’impresa di torrefazione nata nel carcere femminile di Pozzuoli ed erede dell’antica tradizione di Arabica alla napoletana. Un gruppo di volontarie, guidate da Imma Carpiniello, ha pensato di sostenere altre donne più fragili, coinvolgendole in un percorso di affermazione della propria identità personale e lavorativa. Laureata in Scienze politiche e con un master in Politiche di genere e diritti umani, Imma è il supervisore di una squadra in rosa che ha reso le detenute capaci di reintegrarsi completamente nel circuito della legalità, mettendo inoltre sul mercato un prodotto artigianale, locale ed etico.
“Sono venuta in contatto per la prima volta con la realtà carceraria per motivi di studio e chiedendo alle detenute di cosa sentissero la mancanza, mi sono resa conto che fosse proprio il lavoro”, spiega Carpiniello. “Non stiamo parlando di questioni filosofiche su come esso nobiliti l’animo, ma di poter affrontare anche in carcere il costo della vita per tutti quei beni considerati non di prima necessità, come il trucco o gli assorbenti. Viene dato il sapone o la carta igienica,
ma il ciclo mestruale non è considerato, a dimostrazione di come il carcere sia pensato e gestito in una maniera prettamente maschile”. Così, dopo aver ottenuto
un fondo dalla regione Campania, Imma ha attivato da zero l’intera catena produttiva del caffè, prendendo spunto dalla lavorazione tradizionale. "Lazzarelle è una cooperativa che negli anni è diventata una vera azienda in grado di aiutare queste ragazze a riscattarsi e a trovare una loro dimensione personale e nel mondo del lavoro”.
Un’idea carica di prospettive future, appoggiata subito con grande entusiasmo da quindici detenute che fino a quel momento erano state abituate a svolgere soltanto dei progetti a scadenza. “Non è stato facile convincere le ragazze dell’importanza di fare impresa, investendo prima di tutto su se stesse e soltanto in seguito sul guadagno. Lazzarelle però ha pensato proprio a tutto, dall’acquisto dei chicchi di caffè ancora verdi ai corsi di formazione per le detenute, desiderose di un vero cambiamento”.
Chicchi tostati lentamente con un raffreddamento ad aria per un caffè che sprigiona tutti i suoi aromi, lavorato gentilmente e con quel tocco femminile che non guasta, così da diventare un prodotto di alta qualità. Inoltre, le impiegate di Lazzarelle sono state assunte con regolare contratto per combattere la mancanza di opportunità lavorative a fine pena. “Il carcere è un’istituzione totalizzante e infantilizzante. Totalizzante da un punto di vista fisico, sensoriale e psichico. Infantilizzante perché perdi tutte le tue capacità decisionali, poiché è l’istituzione che decide per te. Ciò incide sulla perdita
di Stefania Di Pietrodi alcune attitudini, come per esempio chiudere la porta, un gesto che in cella diventa un’eccezione perché c’è un agente che lo fa per te”.
E se dietro le sbarre si vive di norma uno stato di paradossale sicurezza, alla fine del percorso detentivo, questa condizione potrebbe anche comportare maggiori difficoltà nel ritornare alle normali abitudini quotidiane. “Durante questo periodo, il lavoro diventa allora uno strumento di formazione individuale verso il raggiungimento di una completa autonomia. Ecco perché lavoriamo sull’empowerment femminile, supportando quelle donne che vengono da contesti periferici, a bassa scolarità, molto spesso vittime di violenza fisica, psichica ed economica”, sottolinea Imma. “È molto bello osservare la loro espressione quando chiudono il primo pacchetto di caffè: sembrano domandarti ‘davvero l’ho fatto io? Non pensavo di esserne capace’”. Inoltre, le donne di Lazzarelle sono state coinvolte in tutti i processi decisionali, dalla scelta del pac-
kaging color magenta al nome dell’attività, perché è fondamentale imparare a mettersi completamente in discussione. “Fare il caffè a Napoli sembrava un po’ ovvio e così con un pizzico di ironia abbiamo deciso di abbracciare questa nostra napoletanità”, continua Imma. “Abbiamo aperto anche un bistrot presso la Galleria Principe di Napoli, dove sono impiegate le donne della torrefazione, accedendo ai benefici di legge che consentono loro di lavorare all’esterno. Seguiamo il reinserimento in società, fornendo anche referenze per un nuovo impiego”. Un risultato proficuo se si considera che tutte le ragazze impiegate nella torrefazione sono riuscite ad uscire definitivamente dai circuiti criminali.
“Quello del caffè è un settore fino ad oggi tutto al maschile. Da sempre esiste infatti il torrefattore e non la torrefattrice, poiché con questo termine si indica la macchina. Anche nei penitenziari femminili si tende a procedere per stereotipi, relegando la donna a compiti di pulizia o cucina”, prosegue Imma, che ha avuto
l’onore di ricevere un’importante onorificenza proprio dal Presidente Mattarella: “Un riconoscimento per il suo impegno civile, la dedizione al bene comune e la testimonianza dei valori repubblicani”. E se all’inizio c’era chi la considerava una visionaria, oggi le sue donne realizzano dieci quintali di prodotto in un anno e la miscela è già molto apprezzata e venduta presso il bistrot e anche sul web, in Italia e all’estero, soprattutto in Belgio, Francia, Olanda e Spagna. “Basti pensare che il valore di produzione dell’ultimo anno è stato di 180mila euro e che commercializziamo circa 40mila pacchetti l’anno della nostra miscela classica”. Un modello di business basato sulle capacità inespresse delle lavoratrici, già arrivate a quota 84, che hanno scoperto il bello di lavorare e soprattutto di collaborare. Donne protagoniste del proprio cambiamento, attive nella crescita della loro impresa e a fine giornata orgogliose di sorseggiare tra amiche la loro fumante tazza di caffè.
www.caffelazzerelle.jimdofree.com
CUSTODE DELLA TRADIZIONE
Fondata nel 1884, l’attività Tramontin continua a produrre gondole tenendo in vita un’arte quasi del tutto perduta
Cultura
di Matteo CalzarettaNelle storie di lunga data, da sempre, emerge un binomio perfetto tra innovazione e artigianalità. È questo infatti lo spirito che anima l’azienda Lo Squero Tramontin & Figli, simbolo della Venezia che resiste. Un luogo che si sottrae al tempo e che oggi sfida le convenzioni con due donne alla guida: Elena ed Elisabetta, due sorelle figlie della centenaria tradizione. Forti le radici dell’azienda nata il 2 Febbraio 1884 dal padre delle gondole veneziane Domenico Tramontin, il quale, appresa l’arte di costruire queste tradizionali imbarcazioni nel cantiere dei Casal ai Servi, apportò importanti cambiamenti al modello di scafo fino a quel momento costruito. Accorgimenti che riscontrarono un ampio favore, tanto da essere accolte definitivamente anche dagli altri costruttori.
Un piccolo cantiere navale che custodisce un’arte quasi perduta. “Dopo la morte di nostro padre Roberto nel 2018, pronipote di Domenico, abbiamo deciso di mantenere aperta l’azienda di famiglia”, raccontano Elena ed Elisabetta, eredi del noto squero veneziano. “Occupandoci della parte culturale e divulgativa, partecipando a progetti con il Comune e le scuole dell’area metropolitana, organizzando la domenica visite di istruzione quando lo squero non è in lavorazione”. Molti furono i clienti illustri che si servirono dai Tramontin: il cantiere fu fornitore ufficiale della Casa Reale Savoia, della Questura e del Comando dei Carabinieri. Inoltre ha esportato gondole in molte parti del mondo, dall’Europa all’Australia, passando per Giappone e America, in un viaggio oggetto di numerose pubblicazioni e documentari.
Il lavoro dello Squero Tramontin si è da sempre distinto per i tanti restauri conservativi: esempi calzanti sono la gondola che troviamo al Palazzo Barbaro di Venezia, costruita nel 1890, la gondola del 1939 per la Casa Reale, ora custodita a palazzo Ducale, e la gondola più antica esistente al mondo, appartenuta al poeta Robert Browning ed ora custodita nel The Mariner’s Museum a Newport, in Virginia. Ad oggi, nel cantiere di Rio de l’Avogaria a Dorsoduro, da poco più di un anno lavorano i
DELLA PARTE DIVULGATIVA E CULTURALE.
INVECE
per la Serenissima. Silvia, originaria di Campalto, dopo aver terminato il liceo, a vent’anni già aveva le idee chiare: ha iniziato il suo percorso da giovane apprendista presso un cantiere alla Giudecca. Una storia simile a quella di Francesco: anche lui, una volta uscito dal liceo e iscrittosi all’Università, rimase affascinato da questo antico mestiere, che non ha più lasciato.
Ma come si realizza una gondola? Allo squero si progettano e realizzano imbarcazioni tradizionali veneziane, tra le quali la gondola è sicuramente la più complessa da produrre. Non a caso il costo per una di queste si aggira intorno ai 35mila euro. Le gondole dello Squero Tramontin sono costruite con otto differenti essenze – rovere, ciliegio, larice, tiglio, noce, mogano,
ELISA ED ELISABETTA, EREDI DEL FONDATORE, GUIDANO L’ATTIVITÀ, OCCUPANDOSI
olmo e abete, oggi sostituito dal compensato marino – e si distinguono per facilità di voga tra i canali, resistenza che assicura longevità alla gondola e design perfetto che le ha fatto guadagnare il titolo di ‘Ferrari dei canali’. I legni vengono ancora oggi lavorati a mano utilizzando gli attrezzi base dell’antica arte degli squerarioli, che sono ascia, pialla, sega e martello. Si inizia con la scelta degli otto tipi di legno, messi poi ad essiccare in modo naturale.
Dopo la preparazione delle còrbe inizia la fase di messa in opera delle maístre per costituire la base della gondola, lavoro che si svolge nello stesso cantiere costruito da Domenico nel 1884 e oggi ancora in uso. La seconda fase consiste nel capovolgimento della gondola di 180 gradi e nella piegatura con irrorazioni di acqua seguite da riscaldamento con il fuoco, rendendo così il legno più maneggiabile. Dopo la chiusura del fondo, si passa alla fase di rifinitura ed intaglio per poi completare la gondola con la pittura, per la realizzazione di quella che è una vera e
propria opera d’arte composta da 280 pezzi diversi. Le gondole Tramontin sono riconoscibili dalla firma, costituita da tre piccoli triangoli e due più grandi a coda di rondine scolpite sulla caenèa, un pezzo
di legno applicato a poppa. Una caratteristica che rende ancora più uniche queste meraviglie figlie di un’attività che resiste a Venezia da oltre cento anni. www.tramontingondole.it
C’erano una volta i corniciai
Le botteghe veneziane che lavorano i telai delle opere d’arte sono poche, ma sopravvivono fedeli alla loro tradizione
ALDO TREVISANELLO, 91ENNE CHE HA
Laccature, dorature e intagli. Nell’epoca del “fai-da-te” qualche mestiere è rimasto fedele alle sue antiche tradizioni. Soprattutto nel luogo dove queste storiche professioni hanno acquisito lo status di eccellenza. I corniciai a Venezia infatti sono patrimonio dell’artigianato italiano e hanno coniato una storica lavorazione delle cornici: la cornice veneziana. Uno dei principali custodi dei segreti del mestiere è Aldo Trevisanello, il quasi 91enne corniciaio veneziano che ospitato nella sua bottega di San Vio, nel sestriere Dorsoduro, tantissimi grandi artisti. La chiave per fare la cornice di una grande opera? “Si deve adattare. Deve mettere in risalto il più possibile il quadro, senza oltrepassare il limite, senza molestare l’opera. La cornice non deve avere supremazia”, raccontò in un’intervista al Corriere del Veneto.
Proprio in quell’occasione Trevisanello raccontò anche del suo rapporto con i pittori: “De Chirico era esigente, voleva cornici intagliate e decorate in oro zecchino, come in tutto il periodo metafisico. A Venezia arrivavano tutti: personalità, artisti e critici da tutto il paese. Fino al ’60 la commissione della Biennale accettava i pittori veneziani e poi invitava gli artisti dalle gallerie di tutta Italia, insieme ai critici d’arte. A Venezia il più forte era Giuseppe Marchiori. E io ero amico di tutti”.
I corniciai veneziani erano proprio il punto di ritrovo degli artisti, ci dice un
OSPITATO NEL SUO NEGOZIO ARTISTI COME DE CHIRICO E VEDOVA, CONTINUA A ESERCITARE E TRAMANDARE I SEGRETI DEL MESTIERE
altro. “In città, in occasione delle mostre, Biennali e altri eventi c’era fermento e i corniciai diventavano come gli storici caffè parigini dove si trovavano scrittori e artisti”. Per tutto il ‘900 Venezia era infatti frequentata da artisti come Emilio Vedova, Renato Guttuso, Zoran Mušič, Giorgio Mo-
randi, Riccardo Licata, Armando Pizzinato, Saverio Rampin, Tancredi Parmeggiani, Carlo Levi, Ennio Finzi. Ma si presentavano spesso anche Giorgio De Chirico e Pablo Picasso, con cui i corniciai diventavano anche amici.
E quel rapporto di amicizia con gli artisti è stata per decenni la chiave per attrarli in città: “I nostri negozi”, racconta ancora l’artigiano, “erano luoghi dove gli artisti si sentivano a casa e dove potevano abbassare quelle maschere che l’essere artisti comporta”. Nel corso degli anni i cambiamenti tecnologici hanno decisamente trasformato il modo di fare una cornice. I passaggi sono ormai pochi e semplici: “Si sceglie la cornice adatta al quadro, poi si va al taglio della cornice. Dopo, si assembla la cornice tramite macchina graffatrice, poi si taglia il cartone per eventuale passepartout che
di Matteo Sportellipuò essere in cartone se è una carta o una foto o in tela se è un dipinto a olio su tela. Infine si pulisce il vetro, si chiude il tutto, si mette il gancio e la cornice è pronta”. Un tempo alcuni passaggi che ora vengono semplificati grazie all’utilizzo delle macchine venivano totalmente realizzati a mano. Esistevano inoltre alcune tecniche, poi progressivamente abbandonate, che rendevano ancora più preziose le cornici. Parliamo
per esempio della doratura, tecnica per cui i corniciai si affidavano a degli artigiani appositi. Per dorare una cornice si applicano prima alcune mani di gesso e successivamente alcune mani di bolo. Poi si applica la foglia, bagnando il bolo per renderlo appiccicaticcio. Si possono usare la foglia oro zecchino, argento fino, foglia imitazione. Si procede poi alla lucidatura (brunitura) con la pietra d'agata.
“Avevamo un doratore di fiducia”, racconta il corniciaio, “portavamo lì le cornici e dopo un breve periodo tornavano con un aspetto ancora più bello e regale”. La cornice dorata veneziana è un elemento ricorrente nella storia dell’arte. Parte del suo utilizzo si deve al gotico, che rimase in auge a Venezia fino all’ultimo quarto del Quattrocento e poi al XVI secolo, dove le cornici bulinate sono state le protagoniste.
Oltre a essere cambiato il modo di fare le cornici è cambiata pure la richiesta dei clienti. Il motivo? Gli stili di arredamento sono cambiati, diventando sempre più moderni, e sono cambiati i supporti attraverso cui si fa arte. “Fino agli anni Novanta”, continua lo storico artigiano veneziano, “le case venivano arredate in maniera più classica e quindi la cornice aveva un ruolo importante nell’arredamento. Lo stile più moderno ha tolto centralità alla cornice e tanti scelgono di evitare l’intelaiatura per ottenere uno stile più sobrio e più moderno”.
Altro elemento che ha cambiato il mestiere del corniciaio è l’evoluzione dei supporti di lavoro. Fino al ‘900 la tela era infatti il supporto prediletto dagli artisti. E le tele rendevano quasi obbligata la scelta di affidarsi ai corniciai per incastonare l’opera in un telaio che la rendesse ancora più preziosa. Con gli anni hanno infatti preso sempre più piede muro, rame e vetro, per non parlare degli Nft. Tutto ciò ha reso meno centrale il ruolo dei corniciai che, come si vede per esempio a Venezia, sono sempre di meno e sono diventati un mestiere a rischio. “Non torneranno più gli anni d’oro che il nostro mestiere ha vissuto”, conclude il corniciaio, “vedere entrare nella bottega artisti come Vedova, Mušič, Finzi e Licata ci rendeva consapevoli della nostra importanza per l’arte. A Venezia, il rapporto che si creava tra artisti e artigiani ha fatto diventare questa città il luogo perfetto per esporre e valorizzare le opere”.
E quando gli chiediamo se c’è speranza che il mestiere torni quello di un tempo, la risposta è eloquente: “Purtroppo Venezia ha perso gran parte dei suoi abitanti e ha perso quella verve culturale che l’aveva contraddistinta soprattutto tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Quindi non credo che il corniciaio tornerà a essere quello di un tempo ma dovrà essere bravo a evolversi e a tramandare i segreti del mestiere”.
LA REGINA DEL VERDE
contando
su strategie sostenibiliti e responsabilidi Andrea Salvadori
Una forte attenzione ai temi della sostenibilità ambientale, al sociale e al suo territorio di appartenenza. Un fatturato in costante crescita negli anni. Uno sviluppo costante sui mercati internazionali. Il 2023 sarà l’anno dei primi cinquant’anni di vita di Giorgio Tesi Group, l’azienda vivaistica di Pistoia che fa capo alla famiglia Tesi, leader in Europa per produzione di piante ornamentali, dimensioni e superficie coltivata. Una realtà capace oggi di esportare in più di 60 paesi nel mondo tutte le specie e le varietà di piante richieste dai mercati italiano, europeo e internazionale. Le piante di Giorgio Tesi Group sono oggi presenti, solo per citare alcuni clienti, nei Giardini Vaticani e del Santuario di Lourdes, nel parco parigino di Euro Disney, nel centro sportivo del Milan a Milanello, negli spazi verdi del nuovo centro Davinies Village di Parma, mentre i suoi cipressi di Bolgheri abbelliscono i giardini di Re Abdullah di Giordania.
Oltre alla sede di Pistoia, la capitale europea dei vivai, l’azienda possiede altre quattro filiali situate a Grosseto, Orbetello (sempre nel grossetano), Piadena (Cremona) e San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). In mezzo secolo di storia il gruppo è stato capace di crescere in maniera esponenziale e di diventare così “una vera e
L’AZIENDA VIVAISTICA
propria industria green, senza perdere di vista i suoi valori e le tradizioni”, spiega Marco Cappellini, direttore generale di Giorgio Tesi Group. “Sono i numeri a testimoniare la bontà delle nostre scelte strategiche. Siamo nati come una piccola azienda a conduzione familiare per diventare oggi un gruppo con 250 dipendenti e con un giro d’affari che lo scorso anno ha superato i 70 milioni di euro, di cui circa l’85% grazie all’export. Il nostro è un settore indubbiamente in crescita, anche per la consapevolezza che si è creata, a tutti i livelli della società, dell’importanza e del ruolo del verde per il futuro del mondo. La sostenibilità e il rispetto dell’ambiente sono infatti valori ormai rico-
nosciuti universalmente e, in questo scenario, i nostri prodotti sono perfettamente conformi ai più avanzati standard Esg. La nostra è stata infatti la prima azienda vivaistica italiana ad ottenere la certificazione Emas, una delle più importanti a livello europeo, oltre a potersi fregiare delle certificazioni ambientali e di sistema di gestione aziendale più riconosciute a livello internazionale, rilasciate da enti di certificazione accreditati come Certiquality e il Ministero dell’ambiente. Nel 2020, inoltre, siamo stata autorizzati ad utilizzare Vivai Fiori, il marchio di qualità che identifica le aziende certificate della filiera florovivaistica, che garantiscono il rispetto di requisiti agronomici, fitosanitari e ambientali applicati a piante e fiori”.
A gennaio Giorgio Tesi Group è stata premiata all’Ipm di Essen, la Fiera Internazionale delle Piante, come miglior azien-
da vivaistica europea per la categoria Finished plants & trees nell’ambito del concorso International Grower of the Year 2023, organizzato dall'International Association of Horticultural Producers. “Per noi è stato un enorme orgoglio aver ottenuto questo riconoscimento internazionale, soprattutto perché siamo stati la prima azienda vivaistica italiana a raggiungere la finale e ad essere premiata. Uno stimolo importante per guardare con grande ottimismo al futuro di questo settore con l’obiettivo di rilanciare con forza il ruolo del vivaismo italiano nel mondo”. L’azienda è entrata a far parte inoltre di #GreenHeroes, il progetto lanciato da Alessandro Gassmann assieme ad Annalisa Corrado e realizzato con il supporto scientifico di Kyoto Club per premiare quelle persone e quelle imprese campioni in Italia dell'economia circolare.
Giorgio Tesi Group ha un forte legame con il territorio ed è attivo da tempo nel sociale. “Da sempre attenta e sensibile alle necessità della comunità, proprio per rafforzare questo indissolubile rapporto, la nostra famiglia, rappresentata oggi dal sottoscritto, dai miei fratelli Tiziano e Romeo e da mio cugino Claudio, è impegnata in importanti progetti di valorizzazione e di sostegno al territorio seguendo i preziosi insegnamenti di mio padre Tullio e di mio zio Giorgio, il fondatore dell’azienda”, dice Fabrizio Tesi, legale rappresentante di Giorgio Tesi Group. “Abbiamo una fondazione che da quasi 15 anni si impegna per cercare di restituire dignità agli ultimi, prendendosi cura delle persone più disagiate. Sosteniamo lo sport cittadino sia come title sponsor del Pistoia Basket 2000, società che milita nel campionato di Serie A2 di basket, sia affiancando, con il progetto Giorgio Tesi Ju-
nior, otto società sportive e più di 1.500 giovani atleti, per diffondere i valori dello sport nella nostra comunità”. La società ha deciso anche di investire nella cultura del verde ed è attiva sul mercato con una sua casa editrice, cui fanno capo la rivista bilingue Naturart e la piattaforma di comunicazione integrata Discover Pistoia, entrambi pensati per informare mensilmente cittadini e turisti sulle eccellenze di Pistoia. E non è tutto, perché nel corso del 2023 sarà inaugurato Naturart Village, “un luogo vivo, aperto a tutti, dove sarà ospitato lo showroom dedicato alla produzione aziendale. Una location che vedrà fondersi all’unisono la tradizione vivaistica pistoiese con la valorizzazione dei prodotti tipici, l’arte e la cultura del territorio, sempre con l’ambizioso obiettivo di portare Pistoia nel mondo e il mondo a Pistoia”.
www.giorgiotesigroup.it
Innovazione senza età
The Longevity Suite esplora le frontiere del bio-hacking e allarga la sua rete a Bergamo, Como, Padova e Verona
TRA I TRATTAMENTI
OFFERTI LA CRYOSUITE
Vivere più a lungo e in piena forma psicofisica è una missione tutt’altro che impossibile. Le innovative tecnologie del mondo del wellness e della salute in questo ci aiutano non poco, attraverso una strategia mirata a ottenere un perfetto equilibrio tra salute, bellezza ed energia. Obiettivo da raggiungere, ogni giorno, grazie a uno stile di vita lungimirante, sfruttando al massimo il proprio potenziale. È la mission che porta avanti The Longevity Suite, network di City Clinic dal respiro sempre più internazionale. Il metodo Longevity, frutto del lavoro ventennale del team del dottor Massimo Gualerzi, medico cardiologo, cofondatore e direttore scientifico di The Longevity Suite, e della visione lungimirante di Luigi Caterino, cofondatore e ceo del brand, poggia su esposizione al freddo, detox fisico-mentale e consapevolezza estetica, per raggiungere bellezza esteriore e benessere mentale. La rete di Biohacking & Antiage City Clinic conta da poche settimane quattro nuovi centri nel nord Italia: Bergamo, Como, Padova e Verona e, entro l’anno, punta ad aprire nuovi centri internazionali in Portogallo e Medio Oriente, allargando così sempre più il suo raggio di azione.
“Il nostro obiettivo è il consolidamento del brand come leader nel mercato antiage a livello europeo, attraverso un format consolidato facilmente, internazionalizzabile e unico nel settore retail per la tipologia di approccio integrato di un background
TOTAL BODY, CHE PREVEDE LA PERMANENZA DEL CORPO
IN UNA STANZA CON UNA TEMPERATURA
TRA I -85 E I -95 GRADI, PER UN INTERVALLO DI TEMPO COMPRESO
TRA I TRE
E I CINQUE MINUTI
medicale, tecnologie estetiche d’avanguardia, trattamenti manuali sinergici, prodotti nutrizionali detox e una nostra linea di cosmetici”, commenta il ceo Caterino.
“Le recenti aperture nel nord Italia, cui seguiranno molte altre nel nostro Paese nei prossimi mesi, sono parte di un più ampio processo di espansione di The Longevity Suite”. Le recenti aperture a Padova e Verona vanno a incrementare la presenza della rete di Biohacking & Antiage City Clinic in Veneto e si affiancano alla sede di Treviso per offrire un’ampia gamma di trattamenti. Tra questi la cryosuite total body, con la permanenza dell’intero corpo in una stanza con una temperatura tra i85 gradi e -95 gradi, per un intervallo di tempo compreso tra i tre e i cinque minuti. Una tecnica efficace per diminuire l’in-
fiammazione cronica e combattere l’invecchiamento rinnovando la pelle, riducendo il ristagno di liquidi e accelerando il metabolismo con benefici su corpo e mente. Nella versione local, il beneficio del freddo è di particolare aiuto per ridurre ematomi e gonfiori e favorire i tempi di recupero fisico. Particolarmente efficace anche la led therapy, dove attraverso l’esposizione ai raggi infrarossi si possono rigenerare i tessuti danneggiati, detossificare l’organismo aumentando inoltre la circolazione sanguigna e migliorando la qualità del sonno.
The Longevity Suite sfrutta il detox con il semi-digiuno come arma in più contro le tossine e le infiammazioni. La drastica
di Raffaella Galaminiriduzione dell’apporto calorico, come testimoniano gli studi condotti a livello scientifico, è un efficace sistema di depurazione dell’organismo. Inoltre, per liberare la mente da stress e pensieri negativi, viene in soccorso la tecnica mindfulness attraverso pratiche di meditazione ed esercizi di respirazione e terapie olistiche.
I servizi offerti da The Longevity Suite puntano sulle tecniche più moderne per ringiovanire il viso e modellare il corpo attraverso face rejuvenation e body sculpting, mentre i bespoke programs sono studiati su misura per recuperare il perfetto equilibrio mente-corpo, con benefici sul sistema immunitario e la salute in generale e un’azione mirata contro l’invecchiamento cutaneo. Nella sua strategia sempre più internazionale, The Longevity Suite non è solo. A sostenere la crescita del network, un gruppo di investitori sempre più nutrito. L’advisory board di The Longevity Suite vede come ultimo ingresso la Wellness Holding di Nerio Alessandri, presidente e fondatore di Technogym, arrivata ad affiancare Marco Bizzarri, presidente e ceo di Gucci, Luca Poggi, board member di Ima, Boris Jean Collardi, membro del con-
siglio di amministrazione e del comitato della direzione generale del consiglio di amministrazione dell’Associazione svizzera dei banchieri e Roberta Benaglia, ceo di Style Capital Sgr.
La strategia d’espansione di The Longevity Suite ha prima puntato sulla presenza nelle città italiane più importanti: Milano, Roma, Bologna, Torino, Como, Padova, Verona e in località turistiche di respiro internazionale come Forte dei Marmi, Cortina, Porto Cervo, Porto Rotondo, lago d’Orta con la Spa del Gruppo Cannavacciuolo e Capri. Si sono poi aggiunte le
presenze anche a Ibiza, nei pressi di Botafoch, tra ristoranti alla moda e mega yacht e a Lugano, all’interno del Palazzo Mantegazza. Oltre 45 sedi in Italia e all’estero per proseguire l’avanzata in Europa e confermare il posizionamento luxury nel mercato antiage. L’apertura entro la fine del 2023 di una spa all’interno del Portrait Milano promosso da Lungarno Collection va in questa direzione, con un nuovo format nel capoluogo lombardo che sposa la customer experience di un grande albergo a cinque stelle.
www.thelongevitysuite.com
IN PRIMA LINEA CON I PICCOLI GIGANTI
Il
percorso a tappe delle eccellenze continua: le prime due tappe 2023 sono state a Bergamo e Salerno
di Carola DesimioSi respira imprenditorialità, passione e coraggio nel corso del viaggio di Forbes Italia alla scoperta delle eccellenze italiane. Da nord a sud continua il percorso di Small Giants, il progetto nato quasi un anno fa con l’intenzione di raccontare le aziende piccole per dimensioni e fatturato, ma grandi in termini di potenziale e prospettive. Dare voce ai piccoli giganti, valorizzare le nostre eccellenze, creare sinergie tra pmi e grandi realtà aziendali e creare nuove opportunità di business: questi gli obiettivi del percorso che mette
al centro il made in italy e la sua competitività nel mondo.
L’iniziativa, lanciata da Forbes Italia nel 2021, è nata per fornire agli imprenditori informazioni e strumenti utili per una migliore gestione della propria azienda, creare una connessione tra le aziende del territorio e approfondire la sinergia con le grandi realtà aziendali. Il roadshow 2023 è partito a febbraio da Bergamo, arrivando a Salerno a marzo e continuerà in altre sette località: Treviso, Bologna, Cagliari, Ancona, Lecce, Perugia e Palermo. Confindustria accompagnerà Forbes lungo tutto il percorso, delineando la situazione delle pmi del territorio in termini di pro-
La prima tappa si è tenuta al Kilometro Rosso, a Bergamo, davanti ad una platea di imprenditori e startupper locali (foto in basso). L’evento ha dato spazio alle voci delle aziende del territorio (in alto)
Da nord a sud Continua il viaggio di Small Giants con le piccole e medie imprese: un’occasione di dialogo e confronto con l’obiettivo di creare sinergie e soluzioni innovative
spettive di crescita, anche alla luce dell’attuale congiuntura economica. Tra storie di successo, tematiche green, infrastrutture e internazionalizzazione, le prime due tappe 2023 di Small Giants hanno messo l’accento sull’impatto delle pmi sul territorio. Dal Kilometro Rosso di Bergamo, il distretto dell’innovazione
che ospita aziende, attività di produzione hi-tech, centri di ricerca e laboratori, è stato inaugurato il viaggio che attraverserà la penisola. Dopo il saluto del direttore di Kilometro Rosso, Salvatore Majorana, e di Oscar Panseri, presidente di Piccola Industria di Confindustria Bergamo, imprenditori locali e manager di grandi
Le vie dell’innovazione Con l’aiuto di Confindustria, il roadshow dà luce alla situazione delle Pmi dei vari territori, individuando le criticità e le eventuali opportunità di sviluppo
aziende si sono confrontati durante le tavole rotonde. Tra le aziende presenti Bonacina 1889, People2Results, Miomojo, Banca Ifis, Alfa Romeo, Vedrai, TikTok, Diachem, BCode, New Oxidal, Fine Foods, Edenred e Fae Technology.
La seconda tappa di Salerno ha avuto luogo nella splendida cornice a picco sul mare del Lloyd’s Baia Hotel che ha visto, oltre alla presenza del presidente della Camera del Commercio Andrea Prete e del presidente di Confindustria Salerno Antonio Ferraioli, l’intervento di Danilo Iervolino, editore di Bfc Media e presidente della Salernitana. Diverse le aziende
campane a confronto durante le tavole rotonde: Tesi Group, Società Agricola Paolillo, Rago Group, Bioplast, Moda Passaro, Shop Now e Maestro Orafo. Ma anche grandi realtà aziendali come Banca Ifis, Stellantis, Domori, Edenred e The Space Cinema. Un’occasione di dialogo e confronto sulle grandi sfide che il panorama imprenditoriale sta affrontando, oltre che per individuare le opportunità di crescita e di espansione sui mercati esteri. Tante storie di successo raccontate attraverso la voce dei piccoli giganti che, come sottolineato dal direttore di Forbes Alessandro Rossi, “crescono in fretta”.
IL CALEIDOSCOPIO DEL PROGRESSO
H-Farm è un incubatore di startup e progetti che vuole creare una cultura dell’innovazione puntando sulle opportunità offerte dal digitale
Si definisce “una piattaforma che investe in innovazione”, altri parlano di “incubatore”. In realtà è tante cose messe insieme, perché il suo obiettivo è creare un nuovo modello in cui tre settori, oggi ritenuti affini ma ancora distanti, come scuola, mercato e mondo dell’innovazione, collaborino, si sostengano a vicenda e diano vita a realtà intercambiabili. H-Farm è nata nel 2005 da una visione utopistica dell’imprenditore Riccardo Donadon, il quale ha dimostrato di avere nel proprio dna la caratteristica principale di tutti i visionari: la capacità di anticipare i tempi.
H-Farm ha progetti e traguardi molto definiti, semplici da affermare quanto complicatissimi da trasformare in realtà: vuole creare una cultura dell’innovazione puntando sulle opportunità offerte dal digitale. Strada non semplice da seguire in una fase in cui dalla sera alla mattina emergono novità, cambiano schemi e si rischia di essere sballottati nel mare della trasformazione. Per tenere la barra dritta, bisogna avere idee chiare e skills elevate. Che significa mostrare la capacità di adattarsi ai tanti cambiamenti. Per farlo è necessario avere persone formate e preparate: non a caso in H-Farm la lettera ini-
ziale sta per human, perché anche chi punta sul digitale al centro del progetto deve sempre mettere l’uomo. “La missione è aumentare la consapevolezza della società sull’importanza di investire nello sviluppo dell’innovazione al fine di disegnare un futuro dove l’essere umano sia al centro, in armonia con se stesso e con ciò che lo circonda”, affermano gli ideatori. Tutto il contrario di quanto mostra Charlie Chaplin nella fabbrica di montaggio dell’immortale Tempi Moderni, pellicola del 1936 scritta, diretta e interpretata dal celebre attore londinese.
H-Farm è una sorta di caleidoscopio che può nascondere tante facce diverse.
Partito come ecosistema per le startup digitali, dal 2005 ha investito 30 milioni di euro per sostenere 128 nuove realtà. Alcune di queste hanno riscosso enorme successo, come Depop, che nel 2021 ha ottenuto una valutazione di oltre un miliardo e mezzo di dollari. I risultati del lavoro di questi anni sono evidenziati da un portfolio che comprende realtà provenienti dai settori più disparati. Solo per citarne alcune, Smau, Ponyu delivery, Mioassicuratore, Fubles, Travel appeal, Diana fashion ecommerce, Club Italia investimenti, Akqa agenzia di comunicazione.
Oggi buona parte delle energie è con-
IL 92% DEI
digitale in cui la tecnologia Apple punta a stimolare creatività e pensiero critico.
centrata su H-Farm Education, che ha come obiettivo quello di formare le nuove generazioni nelle competenze richieste in tema di tecnologie moderne. Punto di forza sono le sedi di Venezia, Vicenza e Rosà, con scuole internazionali, a partire dalle materne, la cui didattica segue il curriculum dell’International Baccalaureate (IB), che punta a formare studenti consapevoli, sensibili e preparati, in grado di esprimersi perfettamente in inglese e in italiano e ovviamente con un rapporto diretto, stretto ma soprattutto consapevole con le tecnologie più avanzate. Titoli conseguiti che ovviamente hanno valore legale. “Perché vogliamo far crescere le persone che immagineranno e cambieranno il mondo di domani”, spiegano i responsabili. Oltre alle materie tradizionali, il programma di studi prevede le basi di computer grafica, programmazione e animazione 3D, pure con l’utilizzo della realtà virtuale. Situazione impensabile in una scuola classica, ma che in H-Farm è realtà già da tempo. Perché su questi banchi futuro e presente si mescolano fino a diventare un’unica realtà.
Non è finita, perché dal 2007 la scuola di Treviso è diventata uno dei sette istituti sul territorio italiano Apple Distinguished School, centro di eccellenza per la didattica
In H-Farm si studia in una scuola in cui gli insegnanti non seguono regole o strumenti preimpostati, ma danno priorità all’apprendimento e non alla lezione. E i numeri confermano che la strada è quella giusta da intraprendere. Parlando solamente dei più grandi, l’80,5% delle domande inviate alla prima Università ottiene esito favorevole e, dato ancora più indicativo, il 98,8% degli ex studenti H-Farm International School si laurea in corso. Ma non è finita, perché il 70% degli studenti si laurea con un voto superiore a 100 (la media nazionale è 96), il 92% dei laureati trova un impiego entro sei mesi e il 99% entro un anno, mentre addirittura il 100% è assunto nel posto in cui ha svolto lo stage, contro la media nazionale del 56%.
Un altro fiore all’occhiello è l’H-farm Campus, struttura che può ospitare fino a duemila allievi (tremila persone complessive con insegnanti e personale amministrativo) con quasi 250 posti disponibili nello studentato, un centro sportivo che comprende palasport, campi da tennis, padel, beach volley, baseball, rugby e skate park. Un investimento complessivo da oltre cento milioni di euro realizzato su 51 ettari di terreno, di cui oltre 27 destinati a parco e zona boschiva, e che comporta quasi nove milioni all’anno di ricaduta economica. Grande attenzione viene rivolta anche all’impatto ambientale: nel Campus sono presenti oltre quattromila alberi e, grazie alla collaborazione con Mmn, è stato azzerato l’impatto di oltre duemila dispositivi Apple compensando inoltre 369 tonnellate di co2. L’unicità di questa idea? Il pensiero di Riccardo Donadon. “Ci piacerebbe che in Italia il nostro modello venisse ripetuto o addirittura clonato. Da parte nostra ci sarebbe la massima disponibilità a dare un contributo a chi chiede di fare qualcosa insieme”. www.h-farm.com
L’artista dell’occhiale
Pezzi unici e non riproducibili: ogni prodotto realizzato da Filippo Galletti è portavoce dell’eleganza made in Italy
di Giacomo Spotti“Credo che i dettagli diano vita alla nostra unicità”. Così Filippo Galletti presenta le sue creazioni - perché di questo si tratta. Stiamo parlando di occhiali di lusso davvero singolari. L’idea è quella di realizzare delle vere e proprie opere d’arte che, essendo tali, sono uniche, inimitabili. In che modo? Realizzando ciascun pezzo con una combinazione d’idee, colori e varie essenze di materia che per forza di cose lo distinguono l’uno dall’altro. Fossimo nel campo dell’informatica potremmo definirlo un not fungible token, più noto come Nft, cioè un prodotto irriproducibile: “Non escludo che arriveremo a produrne anche sotto questa forma”, aggiunge Galletti. Gli occhiali sono realizzati con materiali pregiati, legni accuratamente selezionati che garantiscono qualità, storia e unicità all’accessorio. E sono creati completamente a mano, così che nessun pezzo possa essere simile all’altro. Ciascuno ha delle caratteristiche distintive, come ad esempio il tipo di legno.
“Ti dirò di più, è molto forte il nostro legame con le tradizioni di artigianato e bellezza che ha questo paese”, prosegue sorridendo Filippo. “Infatti ci affidiamo alla maestria dei grandi artigiani che tramandano la tecnica a nuovi talenti come si faceva nelle antiche botteghe. Gli occhiali vanno sul volto e quindi devono essere perfetti in ogni dettaglio, esclusivi e portatori di un look elegante, mai banale”.
Una passione trasformata in arte: “Qualche anno fa ho avuto modo di conoscere il mondo della moda e l’idea di realizzare un accessorio tecnico come l’occhiale mi ha affascinato. Da lì mi sono appassionato
da autodidatta perché, in realtà, io provengo dal mondo delle startup. Prima della pandemia mi occupavo di trading. Usciti da quel periodo ho imparato da solo la progettazione dell’occhiale, mi sono procurato i macchinari necessari e ho quindi abbinato la mia società alla realizzazione di occhiali artigianali, fatti da me, a mano”. Perché proprio il legno? “L’ho scelto perché è il materiale che più si accosta all’artigianalità. Nonché, sotto questo punto di vista, il più lavorabile”.
Però Filippo ha un imprinting preciso, che lo ha portato a questo sbocco: la sua passione viscerale per design e artigianato nasce grazie ai suoi nonni, artigiani di una volta che quando era piccolo gli fecero vivere e comprendere l’arte del legno. Da qui nasce il marchio Filippo Galletti Design, che oggi è diventato un brand in grado di realizzare occhiali di lusso dal peso di pochi grammi. “I modelli della nostra linea sono quattro: Aries, Taurus, Gemini e Scorpio. L’essenza di ogni pezzo è mostrare al mondo l’unicità della persona grazie ad occhiali unici. E non è nemmeno un caso la scelta dei nomi dello zodiaco in latino, come per ricordare il legame che c’è con questa terra. Al momento la produzione è piccola perché stiamo ancora crescendo, parliamo di 35 fasi di lavorazione per un totale 12 giorni di produzione, che in un anno mi portano a confezionare circa 250 pezzi unici. La volontà è quella di espanderci in tutto il mondo. Oggi i punti vendita sono due: uno a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, l’altro a Dubai”. www.filippogallettidesign.com
Trasporto intelligente
La piattaforma di Cargoful consente di velocizzare la logistica, dalla ricezione dell’ordine al dispatching
di Andrea SalvadoriImportante riconoscimento per Cargoful, la startup attiva sul mercato con una soluzione tecnologica per supportare i pianificatori logistici nella gestione dei trasporti e incrementarne così l’efficienza, sia in termini di costi sia di emissioni di co2. Nata sul finire del 2020 su iniziativa di quattro giovani ingegneri (il ceo Filippo Tamburini, la coo e cfo Erica Pezzica, il chief product & analytics officer Cosmo Valentino e il cto Alessandro Salvetti), Cargoful è risultata una delle tre startup vincitrici (le altre due sono Seay e Around) di GREENƎR, l’iniziativa di open innovation lanciata da Meta e LVenture Group assieme a Legambiente e Giovani Imprenditori Confcommercio, un’iniziativa volta a selezionare startup con soluzioni per accelerare la transizione digitale di aziende e Pmi. Cargoful ha così ricevuto un premio in denaro e crediti pubblicitari Meta per realizzare una prova di fattibilità con imprese del network di Confcommercio. Una nuova attestazione del mercato, dunque, dopo che nell’ottobre del 2020 l’azienda milanese è stata selezionata tra oltre 230 candidati per il programma di accelerazione B4i (Bocconi for innovation). La scorsa estate invece Cargoful ha realizzato un aumento di capitale di 250mila euro grazie a Smeup, l’azienda bresciana tra i player di riferimento in Italia nel settore informatico, tramite il fondo Cvc S2Capital. Le nuove risorse
sono state utilizzate dalla startup per il consolidamento del team di sviluppo tecnico, l’ampliamento della base clienti, lo sviluppo di ulteriori moduli della sua soluzione tecnologica e l’ottimizzazione
di quelli già esistenti.
Cargoful è un Transportation management system, un software realizzato con l’obiettivo di ottimizzare l’operatività delle flotte di automezzi delle aziende di trasporto e distribuzione. Come? Incrementando la saturazione dei mezzi, con la conseguente riduzione delle emissioni di co2 emesse nell’atmosfera sino al 10%, aumentando il livello di servizio verso i clienti e riducendo il tempo speso su processi basati su carta e manuali, attraverso un sistema di pianificazione automatica, personalizzato sulle esigenze del cliente e implementato con i dati rielaborati dall’intelligenza artificiale. Cargoful si posiziona dunque sul mercato con la volontà di supportare il comparto della logistica grazie ai benefici garantiti dall’innovazione digitale e, in particolare, ad una tecnologia facile da utilizzare. E di fornire una risposta anche alla sfida ambientale che il comparto della logistica deve oggi affrontare alla luce del boom dell’e-commerce accelerato dalla pandemia. La soluzione, modulare e nativa in cloud, si connette alle varie fonti dati presenti all’interno dell’azienda per gestire tutto il processo da una ‘torre di controllo’ unica a disposizione dei pianificatori e dei gestori delle flotte. Una volta che i mezzi lasciano il magazzino, la soluzione di Cargoful dà l’opportunità ai suoi clienti di conoscere in maniera predittiva quali ordini saranno consegnati in orario e quali in ritardo, suggerendo così possibili modifiche delle spedizioni. www.cargoful.tech
UN CAFFÈ DI 90 ANNI
L’azienda familiare nata a Trieste nel 1933, fondata da Francesco Illy, è apprezzata in tutto il mondo per la qualità del suo caffè, composto da nove tipi di pura Arabica. Punto di riferimento nella cultura e nell’eccellenza italiana, nel 1935 l’azienda inventa Illetta, antenata delle macchine per l’espresso, e un metodo di pressurizzazione che mantiene intatta la qualità del caffè, favorendone l’esportazione. Nel 1974 arriva quello in cialde e nel 1988 illy deposita un brevetto per la selezione digitale dei chicchi, che permette di scegliere solo quelli perfetti. Oggi illy è sinonimo di qualità e di gusto italiano nel mondo.
ILLY GROUP È STATO
FONDATO NEL 1933
A TRIESTE: OGGI
Un secolo di Calligaris
Eccellenza manifatturiera italiana con sede a Manzano, Calligaris festeggia quest’anno un secolo di attività. Cento anni in cui l’azienda da piccolo laboratorio artigianale è diventata leader nel mondo del design e dell’arredamento. Fondata da Antonio Calligaris nel 1923, è all’inizio una falegnameria artigianale di sedie. La prima sedia costruita è la Marocca, che ancora oggi rappresenta artigianalità e tradizione. Si trasforma poi in azienda industriale e nel 1960 introduce l’impagliatrice automatica che riduce significativamente il tempo di lavorazione per una sedia.
DALLA BRIANZA AL MONDO
CENTO ANNI DI COLMAR
MARIO E IRMA COLOMBO nel 1923 fondarono a Monza la Manifattura Mario Colombo & C. Un’azienda fortemente legata al territorio, allora polo importante nella produzione di feltro per cappelli e ghette. È proprio questo infatti il primo importante prodotto di quella che oggi, a cento anni esatti dalla fondazione, è conosciuta da tutti come Colmar. Il nome del brand nasce in quegli anni, annotato su un pacchetto di sigarette durante un esercizio di fantasia tra amici al bar e che racchiude le prime tre lettere del cognome e le prime tre del nome del fondatore: Colombo Mario.
Il nome del brand Colmar nasce da un esercizio di fantasia tra amici: racchiude le prime tre lettere del cognome e del nome del fondatore, Mario Colombo
400MILA EURO È L’OBIETTIVO DI RACCOLTA MINIMA
NUOVO CROWDFUNDING PER PASCOL
Pascol è una startup della foodtech valtellinese che permette di portare sul mercato carne bovina proveniente da allevamenti al pascolo, creando valore per le comunità locali, l’ambiente e la salute dei consumatori. Il 2023 sarà un anno importante per l’azienda fondata nel 2019 da Nicolò Lenoci e Federico Romeri: oltre ad essere diventata società B Corp, ovvero attenta a misurare le performance ambientali e sociali con la stessa attenzione riservata ai risultati economici, ha lanciato anche un nuovo aumento di capitale tramite la piattaforma Mamacrowd. Il gol minimo è di 400mila euro, il massimo di 1,5 milioni.
ATTENZIONE VERSO IL BENESSERE ANIMALE, FILIERA CORTA, TRACCIABILITÀ, AGRICOLTURA
RIGENERATIVA
E VALORIZZAZIONE DEI PICCOLI ALLEVATORI LE SONO VALSI IL RICONOSCIMENTO COME SOCIETÀ B-CORP A INIZIO 2023
La Wonder diventa società Benefit
NEL 1947 GIANFRANCO CARUTTI fonda a Cremona una piccola fabbrica per la produzione di valvole alla periferia della città. Oggi quella piccola azienda, che progetta e produce valvole per pneumatici e componenti automotive, si chiama Wonder, festeggia i 76 anni dalla fondazione e celebra il suo passaggio a società Benefit. Una fase fondamentale del percorso iniziato negli anni ’40. “Quello di mettere il bene dei lavoratori e della comunità al centro della nostra visione aziendale”, sottolinea Matteo Gosi, direttore generale e terza generazione Wonder. “È qualcosa che abbiamo sempre fatto, quindi per noi si tratta in sostanza di rinnovare questo impegno e di metterlo nero su bianco”.
“Il bene dei lavoratori al centro”
IL VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE Eccellenze Italiane
Dopo il grande successo ottenuto nelle 6 tappe del 2022, continua anche nel 2023, con ben 9 tappe, il viaggio di Forbes dedicato alla scoperta delle PMI, spina dorsale dell’Italia che cresce.
Un’occasione per confrontarsi su temi quali sostenibilità, innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione, welfare, accesso al credito e per creare relazioni professionali.
Il progetto è rivolto a imprenditori e manager che gestiscono PMI del territorio e alle grandi aziende che vogliono mettersi in contatto con loro.
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IL DIRITTO D’AUTORE NELLE OPERE DEI SOFTWARE
L’opera creata dall’intelligenza artificiale può essere oggetto di protezione?
Risponde Chiara D'Antò, cofounder Studio Legale Cdfr e tech & blockchain legal specialistLa questione non è di poco conto. È necessario partire dalla distinzione tra le opere ottenute dall’intelligenza artificiale con l’assistenza dell’essere umano e quelle create dall’intelligenza artificiale in maniera autonoma. Per le prime, l’implicazione della capacità creativa umana, rappresenta il tratto distintivo e quindi sembra indiscutibile che il diritto d’autore ricada unicamente sulla persona che ha dato vita all’opera. Più complesso è invece è il caso delle seconde, che implicano non solo la totale assenza di capacità giuridica, ovvero la capacità di stare in giudizio e far valere i propri diritti, ma anche forti problematiche connesse allo sfruttamento economico dell’opera e quindi su chi debba esserne identificato come il titolare. Sul punto, è certamente necessario richiamare la recentissima ordinanza n. 1107/2023 della Corte di Cassazione che, per la prima volta,
ha affrontato il tema della tutela della proprietà intellettuale di un’opera creata tramite soſtware. La Suprema Corte ha affermato che la protezione del diritto d’autore postula il requisito dell’originalità e della creatività, consistente non nell’idea, bensì nella forma della sua espressione: “L’uso di un soſtware per l’elaborazione di un’opera d’arte non esclude di per sé la tutela del diritto d’autore”, a meno che, all'esito di un accertamento di fatto in cui il tasso di creatività sia stato accuratamente e con rigore valutato, non risulti che l'utilizzo della tecnologia abbia assorbito l'elaborazione creativa dell'artista. In tale contesto quindi l’opera deve riflettere la personalità del suo autore ed essere espressione delle sue scelte creative. Certamente, bisognerà considerare che le intelligenze artificiali non creano collage, ma sono rappresentazioni matematiche di modelli. Il soſtware quindi crea nuove immagini sulla base di algoritmi matematici e sulla base delle richieste degli utenti. In tema tech e innovazione legale su questi argomenti, non posso non citare OpenAI, soſt-
ware house letteralmente esplosa sul mercato che ha creato diversi strumenti di intelligenza artificiale, tra tutti ChatGPT, uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale che utilizza algoritmi avanzati per favorire l’automatismo dell’apprendimento, per generare una risposta coerente rispetto al contenuto della conversazione.
Senza entrare nel dettaglio delle implicazioni e dei rischi legali connessi all’utilizzo di ChatGPT e/o a sotware simili, credo sia necessario provare a cogliere la richiesta di avanzamento tecnologico e trasformazione digitale che quotidianamente, in via trasversale, colpisce il tessuto sociale italiano e mondiale, con impatti anche culturali, organizzativi ed economici sulla vita di ognuno di noi. La digital transformation è per sua natura disruptive e, attraverso strumenti abilitanti come Ai, big data, blockchain e cloud, persegue l’obiettivo della metamorfosi della società contemporanea. Gestiamo il cambiamento e proviamo ad utilizzarlo per migliorare la realtà in cui viviamo e la qualità delle nostre vite.
CRISI D’IMPRESA E RUOLO DEGLI ADVISOR
Come
si deve comportare un imprenditore di fronte all'incapacità della propria azienda di generare flussi di cassa? A chi deve rivolgersi?
Ferlin,Nel corso della vita di un’impresa può capitare che la stessa si trovi nelle condizioni di affrontare una situazione di crisi che può essere causata da svariati fattori. Capita spesso che l’imprenditore oppure il management non agiscano tempestivamente ai primi sintomi di una potenziale situazione di crisi.
Sul punto di recente, il 15 luglio 2022, è entrato definitivamente in vigore il Codice della crisi dʼimpresa e dellʼinsolvenza, dopo uno slittamento di quasi due anni dalla data originariamente prevista (15 agosto 2020).
Gli ultimi interventi normativi hanno reso ancora più centrali le nuove misure idonee e gli assetti che consentano di rilevare tempestivamente lo stato di crisi ed intervenire (anche) ricorrendo al nuovo istituto della composizione negoziata della crisi. Va ribadito che la composizione negoziata si colloca all’esterno degli strumenti di composizione della crisi e dell’insolvenza e non costituisce una procedura concorsuale. Essa rappresenta piuttosto un percorso, uno snodo preventivo, per giungere a una soluzione della crisi.
Lʼimprenditore che si trova in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, per il tramite dei propri advisor che egli stesso dovrà nominare (finanziario e legale), i quali avranno il compito di redigere il piano economico finanziario con la relativa manovra finanziaria, rivolgendosi alla Cciaa di riferimento del proprio territorio, può richiedere la nomina di un esperto indipendente quando risulta ragionevolmente perseguibile il risanamento dellʼimpresa. Il nuovo Codice della crisi pone un forte accento
sullʼimportanza della prevenzione al fine di intercettare tempestivamente la crisi dʼimpresa: in tale contesto, dunque, tutte le imprese dovranno dotarsi di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, anche al fine di rilevare tempestivamente la crisi e lʼeventuale perdita della continuità aziendale. Per tutelare la figura dellʼimprenditore che voglia accedere alla composizione negoziata della crisi, gli intermediari finanziari sono invitati a partecipare attivamente a tutte le trattative del caso.
Viene inoltre affermato che lʼaccesso alla composizione negoziata non costituisce, di per sé, una causa di sospensione o revoca degli affidamenti, che può essere disposta solo se richiesto dalla disciplina di vigilanza prudenziale con apposita comunicazione che ne evidenzi le ragioni.
È fondamentale, preso atto della situazione di crisi in cui versa l’azienda, intervenire tempe-
stivamente per il tramite di advisor specializzati al fine di valutare il miglior strumento giuridico che consenta all’azienda di poter essere risanata in un percorso i cui gli attori al tavolo sono molteplici e con interessi diversi.
Un ritorno a colori
Lo smart working è un lontano ricordo e i lavoratori vogliono spazi diversi, giocosi, liberi da stereotipi e personalizzabili di Valentina
Lonati
Addio smart working? Quasi. A dirlo è l’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), secondo il quale i lavoratori da remoto sarebbero oggi soltanto il 14,9%. E pensare che in piena pandemia erano circa sette milioni, ovvero un terzo della totalità dei lavoratori dipendenti. Un ritorno al passato che sa di restaurazione, ma tant’è. Se si deve tornare in ufficio, allora che sia il più
possibile giocoso, colorato, libero dagli stereotipi. Via libera dunque alla personalizzazione delle postazioni di lavoro – flessibili o fisse non importa, basta poco per imprimere un guizzo di originalità – e alla scelta di accessori, arredi e oggetti che rendano più piacevole – o meno scioccante, ça va sans dire – il rientro full time alle scrivanie. Ecco qualche suggestione per creare isole di gioco e spensieratezza in ufficio.
MUUTO La scrivania che ti somiglia
CASSETTE PORTAOGGETTI, bacheche di sughero, portapenne, lampade da tavolo dal design minimal e pop: se si vuole dare un tocco creativo alla scrivania, allora vale la pena scoprire il marchio danese Muuto. Un universo di ispirazione e idee per trasformare la postazione lavorativa in uno spazio che ci assomiglia.
Solo il 14,9% dei dipendenti lavora ancora da casa.
ONE TO ONE - OTO CHAIR A
sedere con l’economia circolare
Una sedia da montare e smontare all’occorrenza, realizzata in plastica riciclata. Oto Chair è la seduta disegnata da Alessandro Stabile e Martinelli Venezia, prodotta con un solo stampo grande un terzo di quelli tradizionali e venduta ottimizzando tutti i passaggi produttivi, dalla logistica al trasporto. Disponibile in sei colori, l’assemblaggio è un incastro intuitivo che non richiede viti o inserti di qualsiasi tipo.
Il ritorno alle scrivanie deve essere spensierato e originale, a partire dall’arredamento
Ufficio
HAY – COLOUR CRATES Il contenitore
scanzonato
Se la postazione di lavoro è mobile, a contenere gli effetti personali ci pensano i Colour Crates del brand scandinavo Hay: una serie di contenitori multifunzionali dal design scanzonato – che ricorda quello delle cassette della frutta – realizzati al 100% con rifiuti plastici riciclati. Facili da spostare grazie alle rotelle montabili, possono essere impilati l’uno sull’altro creando diverse combinazioni.
Nuove forme di lavoro
RENDERE L’AMBIENTE LAVORATIVO il più possibile frizzante e leggero: è l’obiettivo che si è data l’azienda veneta Dieffebi con i suoi arredi e accessori per l’ufficio. C’è la scrivania Franny, coloratissima e dotata di pannello fonoassorbente per garantire più privacy e tranquillità; ma anche lo stool imbottito dalla forma accogliente e il tavolino della linea Zoey, per creare zone di relax dove fare una pausa.
Design divertente e funzionale I nuovi spazi abbinano la praticità alla comodità
Ufficio
VITRA – EAMES ELEPHANT
Tutto nasce
dal giocattolo
È TRA LE ICONE DEL DESIGN
più conosciute al mondo: l’Eames Elephant, il celebre elefantino di Vitra, fu progettato nel 1945 da Charles e Ray Eames, racchiudendone la filosofia progettuale sperimentatrice. “I giocattoli sono il preludio a idee serie”, diceva la coppia di designer. Oggi l'Eames Elephant può essere utilizzato come oggetto decorativo, per dare un tocco ludico alla propria scrivania.
Un tocco ludico alla propria scrivania può risollevare da una giornata stressante
L’elefantino di Vitra, progettato nel 1945, ne è un esempio ancora molto attuale
Io sono M€Taverso
Come fare marketing nel metaverso
Davide D'Andrea Ricchi
Pagine 176, € 21
Attraverso un narratore avatar di nome M€T, nato dalla fantasia dell’autore, il libro offre al lettore una panoramica che ambisce a far comprendere il nuovo fenomeno del metaverso e come esso potrà impattare concretamente nel business e nella vita di tutti i giorni. Il libro è strutturato in quattro capitoli, in cui si affrontano: la genesi del metaverso, il funzionamento e le economie dei principali universi virtuali, le strategie di marketing di ben 26 casi aziendali e, infine, le questioni legali relative alla tutela dei beni e delle proprietà virtuali.
E-SPANSIVA
Raffaella Dallarda Pagine 352, € 45
L’arte dei prodotti eccellenti
Riccardo Illy
Pagine 272, € 19,00
In un’ottica contemporanea, in cui le aziende mirano al raggiungimento di obiettivi di guadagno in tempi rapidi e perdono di vista il senso della pazienza e della cura, i marchi italiani spiccano per la loro capacità di creare prodotti di qualità superiore, in grado di resistere sia alla concorrenza del mercato che all’usura del tempo. Perché?
Lo spiega, in queste pagine, Riccardo Illy, presidente di Polo del Gusto. Attraverso il suo esempio emblematico, e raccogliendo le testimonianze dirette di altre aziende a conduzione, Riccardo Illy ci conduce all’interno della sua attività, mostrando al lettore le sue carte vincenti e descrivendo, con amore e passione, cosa significa fare impresa e farla bene secondo gli standard aziendali italiani che hanno portato il sogno di suo nonno a diventare una realtà apprezzata in tutto il mondo.
Capitali per crescere. La Finanza complementare al servizio delle Pmi
Mario Basilico
Pagine: 192
€ 24,90
Cloud Marketing Creators. L'evoluzione del marketing oltre le nuvole
Simone Ranucci Brandimarte e Sergio Spaccavento
Pagine: 208 € 20
Let's Franchise. 69 segreti per costruire una rete franchising di successo
Davide D'Andrea Ricchi
Pagine: 192 € 34,90
Capire la Spa per vivere appieno l’esperienza del benessere: ecco la guida alle migliori 50 Spa d’Italia, edita da BFC Media e Robb Report. E-SPAnsiva racconta in modo unico e sincero l’Italia del benessere, con i suoi valori, le sue eccellenze, le unicità e le tendenze. Come orientarsi allora in questo ecosistema di wellness , tra comfort, rigenerazione e incontri informali “in accappatoio”, di gourmet e Spa lover devoti alla cultura del well-being? Lo spiega ESPAnsiva, il manuale che risolve il problema di orientarsi e capire le Spa, la prima guida di destinazioni di wellness, comunicativa e social, che coinvolge, stupisce e appassiona, espandendo informazioni, utilità, curiosità e trend sulle migliori SPA d’Italia. Anche in modalità digitale e interattiva, attraverso virtual tour, musiche e QRcode, per entrare nell’universo delle mete di benessere.
Let's Digitalize. 69 step dal negozio fisico a quello online
Davide D'Andrea Ricchi
Pagine: 192 € 27