PERCORSO ANTOLOGICO
T 20 Pulvis et umbra sumus LATINO ITALIANO
LETTURA ESPRESSIVA IN LINGUA ITALIANA
Nota metrica: sistema archilocheo secondo, composto di esametri dattilici alternati a trimetri dattilici catalettici in syllabam.
La lirica si apre serenamente su immagini di vitalità e di rinascita: ritorna la primavera (vv. 1-4), accompagnata dal luminoso quadretto mitologico delle Grazie danzanti (vv. 5-6). Ma il grave ammonimento dei versi successivi richiama improvvisamente l’idea del trascorrere del tempo (v. 8) e dell’inesorabilità della morte (v. 7). Al ciclico avvicendarsi delle stagioni (vv. 9-13) corrisponde infatti, in malinconica antitesi, il tempo, lineare e finito, della vita umana (vv. 14-16). Anche il motivo del carpe diem (vv. 17-20), che di solito nella poesia oraziana contrappone un’intensa carica di vitalità al pensiero del tempo e della morte, appare qui solo accennato in pochi e desolati versi. Il ricorso agli exempla illustria, storici e mitologici, ribadisce l’irreversibile caducità della vita umana: Enea, Tullo Ostilio e Anco Marzio (v. 15) non hanno potuto, benché re o eroi, sottrarsi al destino di morte; Diana e Teseo (vv. 25-28), benché solleciti o coraggiosi, non hanno potuto salvare i loro protetti dalla fine; il genus, la facundia e la pietas (vv. 23-24) non restituiranno a Torquato la vita, quando gli occorrerà discendere per i cammini dell’Ade.
Danzatrice o baccante, affresco dalla Casa del Cicerone a Pompei, I secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
Carmina IV, 7
Diffugere nives, redeunt iam gramina campis arboribusque comae; mutat terra vices, et decrescentia ripas flumina praetereunt. Gratia cum Nymphis geminisque sororibus audet ducere nuda choros. Immortalia ne speres, monet annus et almum quae rapit hora diem. 5
Svanirono le nevi, tornano già le erbe nei campi, agli alberi le chiome; la terra muta vicenda, e i fiumi decrescendo scorrono fra le rive; la Grazia, con le Ninfe e le sue gemine sorelle, osa guidare ignuda le danze. Ma l’anno e l’ora che rapisce i fecondi giorni, ti ammoniscono a non nutrire speranze immortali. 5
5. Gratia... sororibus: le tre Grazie (Aglaia, Eufròsine, Talía), dee della bellezza e
della gioia serena, compagne di Afrodite. Abitavano, come le Muse, in Olimpo.
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