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Anno XX.XXII.
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Roma 1894
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L'ITTIOLO E I SUOI USI TEBAPEUTICI ~ota di rumacologia ellniea del dott. Giova-i
Petella
medico di l" classe oelln r. Marina
rcontinua:~fone)
c) SulCazione antiparassitaria dell'illiolo fu ampiamente discusso dal dott. Unna se V'eramente es~ sia diretta, os5ia che il rimedio abhia un reale potet·e parassiticida, o se l'effetto terapeu!ico conse~ua aJ una necrosi dell'ep1tetio superficiale Jermtco. ad una esfoliazione dell'epidermide, e quindi sia un'a.tione indirei La, parassitifuga. secondo la te01·ia del Be;nier. n prirno dt questi due autori non disconosce l'mfloenza della desquamazione epidermica ueUa cura delle dermatosi par:tssitarie, avendo egli messo in evidenza, per il primo, la particolare proprietà dell'acido salicilico, un parassìtifugo di prim'ordine (Eine besondere Eir1enscha[t d.er Salicil.riiu re, 'lonatshefte f. prakt. Dermatologie, 1882, pag. H!8), ma, oppostamente alle idee assoluti~Le del Besnier, per il quale l'elietlo curativo ottenuto con mezzi meccanici (pietra pomice, snùl1ia; polvere di marmo) o con mezzi chimici (acido
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salicilico), è la conseguenza indiretla della desqunmazior.e, il dott. "Cona s~tenne che nell'iuiolo si debba riconoscere il doppio potere, parassiticida e parassitifngo, sodìsfacendo ~sso alla doppia indicazione) causale e sintom~,ttica, nella cura della pity1-iasis versicolor, fa più superficiale ed innocente dermatofitosi dello strato corneo, da entrambi g1i autori addotta per esempio. Il potere riducente del rimedio e la proprietà che po.->siede di aumentarl:l la compattezza dello stt·ato corneo, per la più rigogliosa cheratoplasia cbe induce sull'epidermide, furono a 1n-iori additali dal dollor Unna, l'uno come bastevolè a compromeHere la vitalità del fungo para$sita. in grazia alla sottrazione di ossifeno che g)i è necessario. l'altra come efficace ad impedire la desquamazione: donde la spiccata virtit antiparassitaria ed antidesqonmativa dell'ittiolo. Cbe il dolt. Iinoa ave.;se ùen anisato, lo provarono Je ricerche sperimentai i e le ulteriori osservazjon i di autori diversi. Il potere antisettici:> dell'illiolo) henchè negato dal N ussbaum oella sua prim;t comunicazione ( 1887), fu poi accertalo, •n b;ttleriolol!ia, dal dotl. Fessler ~ugli streptococchì dell'eresipeltl, palesandosi efficace pei'6no alla debole d{)se dell' l :4-000. Se un siiia.Uo risullato sia piuttosto da ascriversi all'azione ritl,pc-ente sui tessuti, aozichè a quella immediata sui microrganismi p:ttogeni aerobi od all'una c ·all'altra insieme, ÌIDJ?Orla poco per Ja pratica: il fatto sta che anche il dott. Kleih giudacò doversi l' iUiolo riconoscere quasi come uno speciHco contro i'eresipela. Gli sperimenti ùel 'ùoll. Lau~ux su nove specie mìcrobicbe, cioè 5 diversi st.afilococchi e streptococchi, il bacillo tifoso, il diplococco pneomonitico, il micrococco gonorroico e il trioophyton Lonsurans. provarono che, eccezil)ne fatta
3 dello streptococco pio~eno che sembra il più resislente, esigendo per iscomparire una proporzione d' itliolo dal 6 al 7 p. 100, le altre specie non resistono a soluzioni del 3 nl ~p. 100. Il medesimo sperimenlatore, perciò, venne alla con· elusione che ruso dell'iuiolo al 5 ed ancbe al 10 p. l 00, non presentando, in pratica. incoi'IYeoienti di sor·ta ed assicu..-ao.do lar·gamenle unil buona antisep>'i~ possa prestare utile senizio. Anche i~ dott. Colomi.Jini, presso noi, istituì al}~urate ricerche sul gonococco del ~eisser e trovò che una -:~toluzio.ne di ittiolo al 3 p. l 00, fatta agire per 5 minuti, impedisce nel più chiar>O modo lo sviluppo delle coloni(', menlt·e qoelln. al 3 p. 100 le ritarda grandemente: inoltre. -eguali ricerche sullo stafilococeo piogeno aureo ed albo gli diedero per risultato che l'illiolo al 3 p. 100 ritar·da ed al 4- p. l 00 rende decisamente sterili le colonie. Snl p(Here antìsell ico dell'ittiolo si banno, però, ricerche batteriologiche piit recenti (settembre ultimo} e sono del dottore Abel, che le e$egui. nell'istituto igienico d~ll' rni~er$ilà di Greifswald, su divet·si altri microrganismi. Rispetto alla sen'ibilità di essf ver.s~ l'illiolo, l'autore li divide in due gruppi: nel primo comprende Io stre{1tococco piogeno, lo strept. dell'eresipela ed il hadllo della difterite, che sono i più sensibili: nel secondo, lo stafilococco pio~eoo aureo (ottenuto da un foruncolo), lo staf. piog. bianco (da nn ascesso), il bacillo piocianico (da una gangrena senile~, il bacillo tifogeno, lo spirillo colerìgeno, il bacillo mucoso dell'ozena, che nppartiene al groppo del bacillo ùi Friedliinder, ed il bacillo antracogeno ..I microrganismi del primo ~roppo si mostrano ememamente sensibili alle so- • lozioni deboli di iLLiolo (5-6 p. l 00'1, che spie~a la sua diretta .a~ione battericida in breve tempo (pÒchi minuti): donde .R I SUO l USI TElL>\PEOTlCl
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L'IT'I'IOLO
l'indicazione del rimedio contro le malattie da essi provocate, come già in pratica si u~a con successo. C'è però da rilevare che il bacillo difteritico, in colonie bene sviluppate, appalesa una discreta resistenza e quindi se l'itliob non è appropriato alla cura della difterite - il che sarebbe sempre da ricercare - è peraltro indicato nella protìlassi dt questa infezione (per gargarismi e per uso interno). I microrganismi del secondo gruppo oppongono una resistenza all'ittiolo più o meno pronunziata, occorrendo soluzioni fortr (50 p. l 00) o addirittura l'uso de\ rimedio puro, per arrestarne o jmped!rne lo sviluppo in coltura, ed anche un tempo relativ.lmente lungo lda 4- à 30 ore, secondo le diverse specie). Jl limite di sviluppo nel brodo ittiolato è del 3 p. 'l 00 per il bacillo piocianico, che è però ancora. vitale dopo 5 giorni,. del .i. p. l00 per il bacili~ dell'ozena, del::> p.l 00 per gli stafilococchi piogeni e per lo spirillo colerigeno. ~el medesimo brodo al 3 p. t 00 i bacilli tifogeni periscono dopo due giorni e quelli del carbonchio dopo tre: le spore poi di quest'ultimo, disseccate su fili di seta, conservano, come era da aspettarsi, la loro proprietà di sviluppo, anche dopo 141 giorni, nel brodo itLiolato al 50 p. 100. Dopo ciò non si potrebbe raccomanda1·e l'ittiolo nel trattamento antisettico delle malattie, i cui provocatori sono appunto microrganismi che resistono alla sua azione: nondimeno, si è Yisto che n el tifo e nell'ozena esso ha prestato buoni servizi, che il dott. Abet attribuisce piuttosto all'influenza che il rimedio spiega sull'organismo, anzicbè al potere bauericida di esso. Il medesimo sperimentatore raccomanda poi di conservare l'ittiolo ali() stato puro ovvero· in soluzione al 50 p. l00 e di prendere tutte le precauzioni prima di usado diluito: all'uopo si adopeçi l'acqua sterilizzata e non è un fuor d'opera che si sterilizzi anche ìl recipiente. Egti ba ·osservato cbe nelle deboli soluzioni, fatte
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E t SUOI USI TERAPEUTICI ~oo acqua comune, possono contenersi pér !.ungo tempo germi
patogeni, ad es. lo stafilococco aureo, con pericolo di provocare un'infezione, per evit,are la quale basterà sterilizzarle col calore umido anche ripetute volle, senza che il potere an· tisettico dell'ittiolo ne resti perciò danneggiato. L'azione disinfettante del rirnedìo sul tubo gastro-enterico ru sperirnenta!a dal dottor Reale, nella clinica medica dei\Tniversità di Napoli, su infermi di catarro cronico dello -stomaco con forte dilatazione del viscere e gastroxinsi, ed 11 risultato ne fu sodisfacente. Convinto anch'io che per ~nteroclisma, in soluzione tiepida di acqua prima bollita, filtiolo, a motivo della sua innocuità potesse giovare, adoperandolo ad una dose, che con altri antisettici di egl1ale .energia ma senza confronto più periwlosi non sarebbe lecito sorpassare, non bo esitato a provarlo, come dirò .appresso, in due casi di ileo-tifo e con esito pure sodisfa~ente.
All'w~o interno dell'iuiolo avevano aperta la via gli sperimenti di Baumann e Schouen, che ne propinarono dap· prima dosi di o gr . .a cani di media grandezza con risnltatò di assoluta tolleranza ed innocuilà; indi re elevarono ~ 110-H gr. in diversi altri animali, ·senza' che si manifestas-sero disturbi nel lJenessere generale: dosi più forti di i 8-24, gr. .al giorno produssero, invece, scariche alvine diarroiche, -dalle quali gli animali si 1·iebbero completamente, in uno {) due giorni. li ~ussbaumJ sperimentando sopra sè stesso, arrivò a prender~e fino a 5 gr. al giorno senza risentirne da~o di sol't<l . Prima di lui, però, il pror. Zuelzer, di Berlino, studiando l'influenza dei preparati ittiolici sul ricambio materiale, sopra 5 studenti di medicina che si offersero vo{enterosi, stabilì che l'iltiolo può esser preso per.anni senza
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alcun pet·icolo. anzi con vanLn~gio. avendo - a suo a\•viso la eminente proprietà. di favorire la produzione di nuoviprincipi albuminoidi organici e di ritardarne la distruzioneSarebbe, in altri termini, un alimento di risparmio, io quanto agisce endentemente a diminuire re:limina:zione del l'azoto. Dalle eaperienze del prefato autore risultò che J'ittiolo alla dose di 4-6 gr. al giorno. in capsule gelatinose, ~ Len tollerato dallo stomaco e che con l'uso prolungato di ess(} migliora lo stato generale. subbietli>o ed oh bieuivo, e si riscontra nn anmento del peso cor·poreo : il che constatò pure il dottor CranstoÒn , posteriormente. E risulto pure, all'esame uroscopico. che, a parte qualche Jieçe variazione. peraltro insignificante, nel ''olume. nel grado di acidità, nell'acido urico. ,nell'acido fosfoglicerico, nella calce e nellamagnesia, ed a parte anche il relativo aumento della sodae del clol'o dietrQ l'uso del solfoiLLiolato sodico, le difTer~nze fra l'urina normale e l'ittiolica. si pronunziarono caraueristicamente, pet· t]uest'ultima: in un aumento della mat~ria colorante. poco meno del doppio, io uno spiccato odore d~ violette, che si accentun con aggiunta di acidi, in una sorprendente diminuzione delle materie fisse c della quantitir totale dell'a,zoto (determinalo Gol metodo di Kieldahl), coin· cidenle a preferenza con l'orinazione del dopopranzo e ma~ giore durante la nolle, proprio aiiJopposto di quanto avviene nell'urina normale. Tnfine, di più segnalata importanza fu la determioaziolle del r.1pporto fra l'acido !'Oiforico preformat~ e quello coniugato, areo dosi qne~to di particolare nell' urina itLiolica : che la quantittà totale del solfo. !ungi dal trovarsi aumentala, come sarebbe da aspellarsi, è iovere dintrnuila, e ciò pet· il fatto che l'acido solforico preformato è note,·ol mente minore (?O p. l 00) nell'urina iLliolica. mentre il soJfo neutro c, al contral'io, cinque volte maggiot·e , come-
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dimostrano le cifre assolnle del solfo totale e, ancot· più chiaramente, quelle relatiçe. Con l'11so interno dell' rlliolo si ha, quindi, nell'urina: aumento di solfo incompletome.Qte ossulato, diminuzione di acido olforico preformato per riten?.ione permanente di materiale nutritivo solforoso e, nello stesso tempo, ritenzione di una certa quantità di materie fis:<e ed in ispecie dell'azoto. Siffatta duplice ritenzione di solfo e di matermle azotato nell'organismo indrr.a ad evidenza che vL è. con l'ittiolo, produzione di albumi nati. contenenti app110to eotrami.Je le so~taoze. Ancùe il dottor Reale confermò la qua"i Ct>staote (7 volte sn 8 l'asr) òiruinuziooe dell azoto, la cuì cifra giornaliera espulsa con le urine, determinala con lo ~tesso metodo di Kieldahl modific..'lto da Wilfarth, si abbassa - a parità di condilioni alimentari sioo aiJa meta di lJUella anteriore all'n.~ dell'ittiolo. Non resta, da ultimo, che se~nalare un'altra proprietà di que,.to rimedio e poi passerò alle sue piu razionali applicazioni terapeutiche. Il dottor Damìens~ dietro consiglio del Dnjardin-lleanmetz. istituì una serie di ricerche fisiologiche e clinrcbe per provare che, ad operato per la via ipodermica. rittiolo spie;.:a anche un'nzione analgesica, senza p~>rdere «fuella !>Ua propria ischemizzante, antiflo~istica. Esper;meoti pratici sulle rane e sui conrgli approdarono al ri~ultato che esso è completamente innocuo alla do~e cbe potra adoperarsi con etlìcacia 10 terapia. , e il con1glio sopporta do~i ipodermiche di illiolo di l a 20 gr .. ~enza presentare disltubi manifesti, è evidMJte che• iniettantlone all'uomo in una sola volta uoa dose di gr. 0,06-0,IIJ in acqua sterilizzata, non si espone il nostro organismo ad accidenti spiacevoli. tanto piu che, d'ordmario. hastaoo 3 centigrammi. Il rimedio è assorbito rapidamente e compie-
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tameote, ma non produc-e anestesia cutanea come la .cocaina : la sua· azione consistè in una proprietà analgesica e pare che si eserciti, a preferenza~ sui dolori nevralgici. Per il fatto della sun inngcuità assoluta sarebbe da t-enersi presente: se non da preferirsi, in q~er casi, nei quali la morfina non può essere usata a lungo.
III. Parte clinica. e terapeutica..
Co11 la piena conoscenza delle proprietà fisiologiche dell'ìtLioJo- ed alfuopo, per le più ampie particolarità, riruand& il lettore alla hibliog_ratìa che ho raccolto iu fine di questo scrilto .e m~ssime ai lavori di Unna, cui la dermatoio~ia va debitrice di molteplici progressì - e con l'esatta concetto delle differenze cl~e it rimedio presenta nelle dosi alte e basse, dell'indicazione più razionale di esso nei singoli casi di malattia, tenendo presenti le costituzioni individuali, e della forma più adeguata per u.sarlo giovevolmente, da solo, associato o alternato con altro farm<1co, si procederà flduciosi alle applicazioni terapeo:tiche e se ne trarl'à pt·oficuo risullato. L'ittiolo, :ehecchè sf sia deHo in contrario, Ju_n·gi dall'essere un ·sernplice ausiliario in dermatot'er.apia, - come vorrebbe il Jackso-n, è rimedio per sè d'intrinseco . valore,,. anéhe per altre. malatt.ie che' non sieno soltanto le cutanee, ed è rimedio tale che vuoi essere adoperato con sapi,ente disceroìmento. C-osì ~i spiega perchè nelle mani dj Unna, il più fecondo dermatologo moderno, al dire del nostro prof. Darduzzi, e nelle mani di parecelii Stloi segua~i ha dato splendidi successi, non rimanendo però
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mai inefficace in quelle altrui, e perchè ha avuto ammiratori entusia~sti ed estimatori indifferenti. Lo stesso Eli i ol, che non è fra gli entu~iasti, conviene che in certe malattie è rimedio sovrano. In un lavoro, come il presente, non sarebbe possibile porgere, per filo e per sej:(DO, tutle le più minuziose indicazioni in ciascun caso di malauia; epperò, di natura qual'esso è.. sintetico, mi limiterò a segnalarle per sommi capi, tralasciando di citare nomi di autori ad ogni passo, poichè li bo indicati in massa nella letteralur~, ed a se- • gnalare pure. dove occorra, il piccolo contributo della mia esperienza personale, per quanto essa non sia d'un dermntologo ex professo, sibbene d'un medico di marina, osservatore gener·ico d'ogni specie di in!ermità in una grande famiglia militare, da cui non sono escluse le donne nè i bamuinì. Il nome dì Unna è a capolista, non solo della cronologia, ma benanche della specialità terapeutìca. Cominciando, dunque, dalla. dermatoterapia, l'ittiolo si usa con Yantaggì.o: 1° In tutte le forme rosacee, come con néssun altr·o rimedio, tanto per· uso esterno che per via interna nei casi gravi concomitati a disturbi circolatori generali per difetto di tono muscolo-vasale. Per uso esterno la dose è subordinata. allo stato dell'epidermide ed alla condizione più o meno irritabile o indolente dei vasi. Praticamente, nelle forme rosacee, che tendono all'eritema e<i all'eczema, sopra una pelle di color rosso-chiaro, arterioso, ad epidermide sollile, liscia o leggermente deiquamantesi, quasi sempre pri>a di comedoni e di nodi acneici, .si useranno pomate a debolissima dose o, meglio ancora, paste e nrnici all'ittiolo, oppure, tralasciando l'uso esterno di esso
IO o !imitandolo, come ho pr·aticato ~opra me mede5imo. alla ~apunala ittiolica. con acqua calda, lo si darà esclusivamente per bocca. Nelle forme, invece, che tendono all'acne nodosa indurata sopra una pelle ad epidermide spe5sa eJ irregolarmente scabra, a fondo Lorgido, fosco, rosso·bluastro, arl abito venoso, priva di comedoni, che sono co;;tanti nell 'acne vera, e non tendente all'eczema. si u~erll l'iuiolo per uso esterno, o piene mani. e se ne oltertà l'eJT~tto des:derato. per la lenta azione a traverso l'epidermide ispessita. (~li elfelll della dose debole e forte appari,cono, quindi, e•idenLJ in qtteste due forme, poi che lo scamhio che si facesse fra loro, dell'una piuttosto che dell'altra dermatosi. condurrebbe a risultati prec13amente opposti: la dose bassa non combatterebl.le, nella •·osacea ncneformH la tendenza della cute alla fibromatosi. e l'alla prorocherehbc, nella rosace:l. attiva, un eczP.ma, cui tende per natura. 2• :\'all'acne iY&tlll.rata l'illiolo •aie ancor più che nella rasacea e fa concorrenza al solfo, ;;ul quale ba il vanta;.:gio di non produrre dolorose congiuntiviti nei prtzienti che presentano una idiosincrasia ver;;o quel meLalloine, ed ai preparati di piombo e di mercurio, che con ru ...o simuhaneo del solfo determinano uno spiacevole, beochè pa~;;eggero, coloramento O'Curo della peli~, dovuto a combmazioni chimiche. ~ei casi gravi di acne, l'iuiolo :;i a ..socia bene, alleroatnmeote, al sublimnto {il secondo rimedio capitale contro di essa) meglio che col solfo, oltre che il trattamento meccanico col sapone alla polvere eli marmo si combina eccellentemente con le pennellaziooi, pure alternale, d'ittiolo: l'nn rimedio. poniamo, si u~erit d i giorno) e l'iuiolo d t sera. l'er uso interno que Lo è superiore al solfuro di calcio che si dà sollo forma di pillole chet·ali·
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nate. utile sohatllO ll.ella forma pu~tolo·a dell'acne. ed all'ar:;enico che non si può prendere a luotlo: è perciò uo loro suc~edaneo altrettanto utile quanto innocuo. ed io fa>or ,;uo milita ancbe il f lto che se ne j:tiovauo altri dJsturhi compagni dell'acne e. sopra tutti, i gastro-intestinali. 3' l~ iodh:ato negli ec.::emi rti raria na•uriJ.. che Uona distingue, sotto l'aspetto t!liolo~ico. in a) nerrosi ed in /J) parassitari. a) Gl' infermi della prima specie, per lo più adulti, pel' lo meno nou giovanetti_ non ·ono persone assolutamente !;aoe, ass:1i spesso attempate, e pre~entaoo eczemi a focolar multipli. caraueristici. simili allo ::o~·ter per le >ewcole che decorrono lungo i ma!~iori tronchi nervosi c.utaoei, senza però iovader·e tutta la regione da essi ionen·at.n. e distinti dallo .:ostu per· l'assenza di ~>lrttomi Oog1stin ne1 contorni e di dolor1 ,·eri, ma per la presE-nza d'un intenso prurito e per il decorso cronico. Que:;to eczema oeurogeno, che per· la sua rorma potrebbe chiamarsi rczl"m.a n·petico. predilige la regione del nervo radtale, è costantemente simmetrico in ambo i lati, ai polsi, rna tal-rolta colpisce tutte e quattro le estremità, la faccia, i dintorni della òocea e del naso, in ~uisa da essere appena disti n~uibile dall'erpete lauiale: è raro nel Lr·onco, di cui occupa in generale la linea medinna. Con la sua apparizione coi ncidono dislurhi generah della salute, massime >iscer;~li, catarri gastro-inte$tioali, concrezioni uriche o biliari. eccesso rormativo d'addo uri.co. os~ahlria, ecc., e, qua.-i sempre, una sorprendente anemia ùella pelle e delle mucose. Contro di esso l'ittiolo a forte dose . usat•) in modo periodtco, i! di effetto rnvorevole: ·e le vescicole sono inLatte il r1medio è iodil:ato allo stato puro, per ottenere il lo1·o t·apido essiccamento, 'empre che si tratti di estrllmità_.
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perchè alla faccia si raggiunge lo stesso risultato con una soluzione acquo.sa al IO p. 100. Ad impedire le recidive, sue pr-oprie,_ba.;tano le pennellazioni con liquido sempre più debole. In par·i tempo l'uso inter-no del farmaco trova adaua indica~ione. ~on ho avuto occasione di osservare casi della specie e nemmeno di quegli aflri eczemi nervosi, intermitlenti, assocrati ad asma, che a preferenza si riscontrano in fanciulli e bambini; ma riferisco i successi ottenuti da Unoa e da altri con l'uso interno, prolungato, dell'iuiolo in pozione (5-10 gocce al giorno) e con l'esterno d'una debole soluzione ò meglio d'una còlla all'iltiolo zincico. Fra le malattie discretamente comuni nell'infanzia il dermatologo amburghese include il lichen -urticatu.'f, che, simile in prìnçipio ail'o:·tiçaria. neurogeoa, può in progre.sso condurre ad una grave forma di eczema, non raro peraltro negli anni più avanzati della vita. Divenuto cronico ed estrem~rnente pruriginoso, si confonde con la Yera prurigo - di Hebra seniore, dalla quale taluni cara~teri lo distinguono, ma per Unna si tratta d'una semplice neurosi convertita pllco a poco in un eczema pruriginoso. aggravato dal grattamento e da un eczena parassitico, secondario, per innesto di germi dermatofitici fatto dalle unghie, (( velenose » secondo la tradizione popolare. Contro questo fiche nurtioatus l'iltiolo a gocce, per os, ed io forte solozi9r.e acquosa (a p~rti :eguali) per uso esterno, penl)ellato due volte al giomo. sulla superficie, foss'aocbe totale, del corpo, dall-e mani d'un cosi sapiente dermatolo~o, arrecò subito un notevole miglioramento ed una perfetta guarigione. A questa dermatoneurosi si collegano: ~·orticaria comune, -l'eritema m~ilti(01'Yf!e e il nodoso, t) erpete prog~~itale e i1 labiale, ed infine la de1'matite erpetiforme, grave malattia descritta da Duhring. Esternamente, l'ittiolo a forte dose è in
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generale approprialo ad esse: basta pennellare per una sola Yolta, una goccia d'iltiolo, possibilmente diluito, sopra una yescicola d'orticaria o di erpete labiale, per vederle rapidamente essiccare e cessare il prurito. II suecesso di un uguale trattamento nell'eritema multiforme è talvolta !\Orpl'endente, ma negli stati cronici occorre, talaltra, ricorrere al pirogallolo, dando l'itliolo per· uso interno; nell'eritema nodoso, quando il salicilato di soda e l'atropina, due rimedi eccellenti, risultassero infruttuosi, non è da tralasciare l'illiolo, anche per la via interna; lo ste~so dicasi dell'orticaria cronica, di cui ho curato con successo un giovane ufficiale, e della òermatite erpetiforme, che Unna si riservò per una descrizione a parte. b) Fra gli eczcniì parassitari è da collocare, anzitutto lo . scrofoloso, o, per dirla senza ~iro di parola, il tubercoloso. ~on è qui il caso di darne la descrizione in soggelli di piccola età, ad abito scrofoloso, m:t basterà dire che reczema è prevalentemente eritematoso, umido, crostoso, conduceote all'edema li ofatico del tessuto sottocutaneo facile a suppurare, oppostamente agli altri eczemi, e cosi caratteristico per la sua particolare topografia alla faccià e al capo, per gl'ingorghi glandolat:i che non mancano quasi mai, e per altri sintomi morbosi concomitanti, da non potersi scambiare con altro, neanche quando s'inizia sotto differenti aspetti simultanei. - Ho avuto agio di adoperare l'ittiolo io parecchi casi di questi eczemi scrofolosi, circoscritti, sopra bambini di miserevole aspetto, non tutti però della classe povera, ma non mi è riuscito che in un solo di essi' di farlo P!·endere per bocca, a motivo della ripugnanza che desta il suo odore e sapore. Per uso esterno ho seguito il metodo dì Uona: strofinazioni leggermente fatte con acqua di calce ed olio di olive a parti eguali, sui punti eczematosi, fino alla caduta delle:
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~roste: indi lavande con sapone all'iuiolo, prl)ticate a seconda
del grado di azione che se ue desidera, sostituendole, se mal tollerate, con frizioni di un li nimento al 5 p. t 00 di itlioJo nella stess~acqua ed olio, ripetute Lre volte al giorno. C<lme cura locale n.on avrei potuto ottenere risultati migliori, entro uno spazio di tempo non minore d'un mese: forse l'uso interno del rimedio avrehbe potuto abbreTiare il trallamenlo, ma per· la rngione che ho dello dovetti ricorrere ~Ile solite cure ricostituenti con gli sciroppi iodo-ferruginosi e con l'emul$ione ScQit. L'ittiolo è poi efficacis:;imo in quell'altro gruppo di eczemi parassitari che !\Ono le diverse intertrigini. sulla cui vera origine Gnna non ammette ecrezione che sieno da . innesto di diveni micr6fiti specifici, non escludendo, però, che l'ipersecrezione glandolare ed il calore cutaneo delle parti confricantisi fra loro sieno due momenti favorevoli al diffondersi • ed aggravarsi della dermatosi, specialmente nei bambini e nelle persone grasse. Presso noi , il prof. D1 Lorenzo, direttòl'e di clinica dermosifilopatica nel brefotrofìodell' Annun.zi,tta di :Xapoli, ha avuto lar):(o eampo di sperimentare l'azione dell'ittiolo, che proclama rimedio sovrano. La pomata alla lanollna al 1O p. 100, sug~erita per le a.trezioni intertriginose, presentando qualche inconveniente, il Di Locenzo la sostitnisce ·con un glicerolato alla stessa dose. Eguale prescrizione ho io medesimo fatta, innumerevoli volle e sempre con suc:·~esso-, a bambini di v.fficiali d~ marina, ma in questi ultimi tempi ho p1·eferito, stii miei propri, l'uso del sapone all'ittiolo con eccesso di grasso, tutte le volte che un eritema. essudativo stava per insorgere, e ne ho ottenuto, sempre, 'il desideralo effetto. DiC<I qui, per-in·cidenza, che un caso brillante di guarigione., effettuatasi dopo un mese di cura insiste1Hecol glicerolalo prima al 5 e poi al'l O p. l 00, ed accuratamente eseguito dalla •
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madre, una signora intelli;,?entissima che seguiva fiduciosa, con occhio vi:zile ed amorevole, i progressi della guarigione, lo ebbi a Spezia in un bambino, lattante, d'un ufficiale superiore di mari nn. Si trauava d'un et~ema rubr·!J,m capitis, dìf· fu::.o <i !la fronte ed ai d intorni degli orecch i ed anche un poco alle gu mce, co n esmdazione incessante d'un liquido giailognolo, alquanto gommoso, che però, a motivo della brevità e scarsezza dei ca peli i, non formò qnella cbe Weicbselzopf chiamò plica polonioa. La dermatosi durava da parecchio tempo e si aggravava, di quando in quando, col gràllamento: il bambino era a mal partito, per lo stato generale di deperimento in eui il forte pr'+t:ito, l'insonnia, la continua perdita di l inCa plastica ~ssudante e· la niuna cura del male, che si aveva in mente doYesse rispellat·si come benefico emuntoio (l) di immaginario morbo interno, lo avèv~!lO ridotto. È superfluo cb'io riferisca la gioia dei genitori nel veder risanato il loro figliuoL~tto, che d'allora (un anno fa) è stato sempre bene e cre:>ce florido e Yispo, nonchè la gratitudine yerso di me e la propaganda fatLa a favore dell'iuiolo. Anche nell'eczema margina,um, di origine notoriamente parassitaria (dato da un fungo detto trichothecimn dal Neumann) , l'ittiolo è da -consigliarsi, in aggiunta all'acido sali· cilico (3-1 Op. 100), per afJrettame la guarigione. Nelle altre form e di eczema·, l'itt~o è di non piccolo valore come coadiuvante, sia a dose de 1~{4 -3 p.l 00) per accelerare l'essicca· mento delle superficieu ide, sia a dose forte( 10-50 p.l 00) per far riassorbire infiltrazioni consistenti. Pomate composte di illiolo, ar.ido salicilico e zinco, in divet-se proporzioni, corrispondono bene pure# nella. cura dell'eczema pa'rassitario delle superficie flessorie !iell~ articol<!_~ioni, dèll' eczema psoriati· forme, dell' ~czerna flarf!J.nl di Unn.a, altrimenti. }leuo acneico da Lniller o lichen circumscriptus dagl'inglesi.
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Infine, nn buon antidoto sarebbe altresì l'ittiolo a forte dose per la pitiriasi del capo e per la così detta seborr~a secca del capo, due dermatosi parassitarie, ed anche per l'eczema che talvolta ne risulta. Il solfo in pomata, che finora è stato raccomandato contro di esse, ma che ha i suoi incon· venienti, potrebbe essere sostituito dal!!ittiolo, ricco di quel metalloide, ma, per parte mia, nor. l'bo ancora sperimentato. - Per finirla con gli eczemi, dirò che nel lor.o trattamento, quando siano ribelli ai ben noti altri rimedi antieczematosi, non è da tralasciare !a prova con l'ittiolo. 4° Contro i fu:F.uncoli la derroatoterapia, nei suoi pru recenti progressi, possiede un rimedio, che è universale per tutte quelle altre suppurazioni provocate da micrococchi (favo, ascessi, paterecci e flemmoni), ed è la garza-empiastro o cerotto adesivo al mercurio ed acido fenico (non saprei come meglio volgarizzare il Quelksilber-Carbol·P~astermull dei tedesclii, di cui il Beiersdorf, di Eimsbiittel- presso Amburgo - è il più noto preparatore di numerose qualità diverse). Per applicarlo sul cuoio capelluto è necessità radere i capelli: epperò, volendo evitare tale sacrificio, si può ricorrere alle nozioni con una pomata d'iniolo, di dose proporzionata al caso (1 0-50 p. -1 00) ovvero ad una combinazione di e$so rimedio col sapone potassico ultragrasso. ~ella mia pratica di bordo,, non disponendo nè del cerotto nè del sapone, ho sc6guìto, nella cura dei furuncoli, il metodo del dott. Félix: applicazione d'un cerato canforato all'ittiolo e toccamento del cencio necrotico con una punta affilata di lapis infernale; e non l'ho mai abbandonato. Nella ceppaja di furuncali o faro o te.~paio che è dir lo ste$SO, questo metodo è da tenersi in considerazione. 5° Nei patl'recci a primo stadio, quando non sono riuscito a troncare il processo suppurativo, l'ittiolo mi ha r.orri-
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sposto almeno come lenitivo del forte dolore, ed in ogni caso è valso a !imitarne l'estensione. Lo slesso posso dire delle altre flogosi infettive della pelle. sopra enumerale. 6o ~ei geloni (ery1hema pernio) ho usato con immancabile profìlto, diffondendone l'uso, un linimento (già sperimentato con successll dal dott. b.lonk, medico della marina Germanica) di ittiolo e olio di trementina o di oliYe, a parti eguali o nella propor·zione del 4-0 -50 per l 00, sempre che la pelle è intatta: nel caso di geloni ulcerati mi sono avvalso, invece, del glicerolato al 5 e al l O p. l 00. Il lavarsi col sapone all'itLiolo è ottima cosa per prevenire le recidive. 7" ~eli' en~sip~la ho già. accennato che l'iuiolo è considerato quasi r-ome uno specifico, adoperato a fo,rte qose, sotlo forma di pomata (20-50 p.1 00) o di sapone-unguento, che Unna compone di sola pòtassa ed olio di olive, come eccipiente, che, molto meglio del grasso, favori~ce l'assorbjmento del farmaco. Ricerclte compar·ative, eseguite nella clinica medica del prof. Stolnikow (Varsavia) hanno accertalo che con l'ittiolo la cura dell'e resi pela si abbrevia della metà: il che costituisce un vantaggio senza pari. ~eli' eresipela delle estremità è da preferirsi il collodjone o, meglio ancora, la ve!nice solubile od ancbelopflastermull all'illiolo, che si applica bene anche al tronco: laddove, per la faccia, conviene la pasta o la stessa Yernice, oppure il salbenmull all'ittiolo, un unguento adesivo di~teso su garza. In alcuni casi di eresipela, da me curati con unguento a forte dose, secondo il metodo adoperato nell'anzidetta clinica e comunicato dell'assistente dott. Klein , tanto al capo che alle estremitit non ho avuLo che a lodarmi dell'ittiolo per la reg&lari là del decorso, pct' l'alleviamento delle sofferenze otlenuto dopo poche ore e per l'es.ito in guarigione dopo pochi giorni '
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I miei colleghi provino e vedranno che il rimedio è di effello indiscntibile. Mi sta poi in mente che la cura.abortiva dell'e · resipela faccialt:l, vanta ta dal dott. Talamon di Pa-rigi, polve riz~ndo in loco una soluz!one eterea di sublimato all' ·l p. 100, e l'allra della med~ima infezione, in generale, con l'olio essenziale di trementina provato dal dott. \Vinclder, di Brema, (1) debbano - per l'intenso dolore o bruciore che destano e per le mi~uziose avve1·tenze ~b e richiedono, mas sime laèprima - cedere parte dei loro vantaggi a quella con l'ittiolo, che è sceYra di inconvenienti, ben tollerata, facile ad applicarsi ed eg~talmente giovevole. Ad ogni modo, sarebbe utile sperimento, secondo IDP.,, la alternare o ma~ari associare l'ittiolo al snblimato o alla trementina, sia per rafforz~re l'azione curativa che p.e r attenuare i fenomeni dolorifici provocati da quei due rimedì. È una mia idea- ripetoche potrebbe mellersi alla pro.va. 8° ::ieHa pseudo·er~ipela, da causa ignota ma indubbia· mente mìcrobica, che ebbi occasione di osservare a bordo della ,Jiaria Adelaide, quasi ogni giorno, per dir così, tanti furono i pazienti che si presentarono alla visita medica e per lo più colpiti alle e&lremità inferiori - il che non deve meravigliare, pe1· l'uso che banno i marinari di andare a piedi nudi nelle prime ore del maltino e di rimboccare i calzoui a mezza gamba, dumnLe il lavaggio e la pulizia dei ponti, delle batterie e dei corridoi - 1'ittiolo aJ l0- 20 p. l 00 in pomata .alla ·lanolina ed all'olio di olive, rrii diede successi inaspettati. Per lo più dopo 24 ore .di appli cazioni, ripelule due volte al giorno, pre\'ia lavanda della parte
(t} Y. per le r.omunicazion• dei citati autori gli articoli di rivista medica a pag. !.633 ·e i637 di questo nostro giornale, Anno !89!.
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-con acqua calda e sapone. il rossore svaniva, ii gonfiore .eedeYa, il dolore si alleviaya: io breve, dopo :2 o 3- giorni di esenzione dal servizio, senza passarli all'amministrazione dell'ospedale di bordo, i marinari ritornavano in .:piedi a riprendere le loro rispettive occupazioni. Meno po·Chi casi, venuti troppo tardi a chiedere il soccorso delt'arte, l'esito in suppurazione non fu che la rara eccezione. ll dott. Belletti, che mi coadiuvava a bordo nel servizio .sanitario, può attestarlo. 9o ~elle scotto,t~re, quanto più presto si ricorre atrit· 1iolo, altrettanto rapjdo è l'effetto calmante che se ne otliene, nonchè l'efficacia ad impedire la formazione delle flittene: con altre parole, una scottatura che, con le solite cur-e, passe·rebbe al secondo grat;lo, con l'iuiolo, invece, si limita nllo ~lato iperemico, cbe per razione antagoni stica del rimedio presto si dilegua. 1 marioari si tt·ovano nella fortuntlta condizione di e:;sere soccorsi immediatam~ote, ed io potelli accertarmi, con espe<rimenti cnratiYi comparati sui fuochisti e macchinisti della .i.llaria .ldelaide., che rittiolo va!e a paralizzare mera>igliosamcnte gli effetti delle scottature. Sicuro del fatto, non esitai un giorno a trattare con l'ittiolo una scottatura alla faccia sinistra, da cui fu colpito, per dis,graziato accidente, l'allievo-cannoniere Coelli, nello eseguire un tiro al bersaglio ~on un piccolo cannQoe. Per incompleta chiusum dell'ottnra~ore avvenne che, slahbra.tosi il fondello del bossolo di carica, granelli di pvlvere incbmbusta sfuggiti col gas scottante penetrarono sotto la pene; e si proiettarono anche nella congiuntiva che ne diventò,nera, ma per forluna l'occhio restò illeso .dalla ustione. Soprachiamato d'urgenza, provvidi dapprima al~·anestesia cocainica .dffll'occhio ed alla sua polizia e disinfe:zione, e poscia mi occupai della scotta turi\, che aveva tra~fì-
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ÙT!lOLO
gurato il p-aziente in modo-singolare, per. il contrasL.oJra l'una metà sana d~lla faccia e l'aspetto turgido e rosso vivo dell'aiJra, a:ssai dolecnte. NM àvevo sotto mano che un residuo di p6mata all'ittiolo al 20 p. 100, venutami bell'e preparata dalla liberlllissima Societil di Amburgo; me !}e s~rvii, quindi, i:n maocanza d'altra meno forte e, tr1rnne· sulle palpeore già edematose; ne spalmai col dito tutta l~ superficie scottata, compresa la_{ronte (già in quaLche pt;~nto s;dtanò cominciate a sollevatepiccol'e vescicole), rico,prendola con cotone idTo-: filo. L'effetto della medkatura f~ prodigipso~ non mi aspet-:tavo un così sotlecito alleviaÌnento del dQiore, nè una tanto rapida detumescenza dei t~ssuti, S\li,quali dopo ·f2 ore ripettWi l'unziope ittiolica e così di seguito, metodicarnenJe, nòD senza averlì prima detersi con. acqua calda e sapone ittiolato. Per concluder-e, rinrerrno santi io meno d'una settimana, con meraviglia di tutti bordò, per la brevità della' eur~ e per la niuna traccia residaale della scottatura, eccezione fatta di 1Jnn pigmentazione azZtlrra, a g•·an-uli, peraltro assai ra'da, do:vuta alla P,oh'ere: restò an-eora qualche giorno al. l'os-pedale per la cur.a della congiuntivite e poi ritornò allègramente fra i suoi compagni. Dopo ~iò, non si presentò caso di ustione .di primo e se,cond'O grado ch'io non trat~assi allo stesso modo-e sempre con ìdenti~o buon effetto. Anche qui -si provi e ·sì toccherà coJ di'to l'efficada: deU'ittiolo. Contro gli eritemi. gli eczemi e le callosità da càlo·r·ico raggiun.te,- Uona eonsiglia l'.ungnent,o all'ittiolo, di media forz:r, anche a titol0o di profilassi~ come già sì pratica rn Germani-a i~ alcune fabbriche. Wct Nei conditomi acuminati a la11ga base e nel cheloidi egli raccomanda lo stesso rimedio, allo stato puro negli uni, sono forma di collodione negli att:rì, ed anche nelle. cicciJ.r_ici estese e-profonde d.eHa faccia., postume del vaìuol-o e·dell'acne. 1
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2t 11• Gli. studi speciali di Gnna sulla lepra sono da consultarsi per il trattamento di essa coo l'ittiolo. Quanto- al!a psoria~>i, alla sioos-i ed al lupus egli non asserì, mai, che que:;Lo farmaco valesse, da solo, a curarli , ma· fu frainteso quando lo dichiarò un coadiuvante, insieme cioè col catrame e con la crisarobina, o alternatamente, nella prima dermatosi ~quamosa: col catrame e col sapone potassico nella seconda pustolo~a: ed un-complemento di cura, a seconda dei casi, nella terza derm.atosi di natura neoforma tiYa specifica. Ho nuualmenle in cura, per una psoriasi piantare e palmare, semplice cornea, da altri medici presupposta di origine sifilitica, un impiegat() del Ministero della Marina: a nulla essendo nllso il tratt~mento interno specifico, ho voluto provare gli effetti dell'ittìolo, che alla pianta dei piedi, dove la malattia s'era appena iniziata, ha fallo sc!lmparire l'<lpidamente la manifestazione morbosa, ed alle mani , le cui palme erano dhenute discretamente callose e solcate da ra)!adi percbè più inveterata, queste sono già·guarite e le callo5ìtà si sono rammollite ed in taluni punti la pelle è ritorn:,ta sottile e liscia. Ho usato, naturalmente, l'ittiolo ad alta dose (25-50 p. ' 00) ed anche per uso interno e mi pro· pongo, a cura finita, Eli far del cnso una comunieazione a parte. [)i aclle mentay1·a ebbi poi a curare, l'anno scorso, un lavorante, addetto al cantiere ùi costruzione dei sigg. Orlando in Livorno. )li an·ah;i della formola di Unna, cbe il lettore troverà nel ricellario, e dopo due mesi di cura seppi, poi, dal fratello, soLL'urtìcinle cannoniere, che la malattia era presso che guarita. Andrei troppo per le lunghe se volessi diffondermi sulle molteplici app!icazioni qeU' ittiolo, ma, per essere il più comE I S(;OI USI TERAPEUTICI
L'tTTIOLO
pleto possibile, dirò sommariamente che ha corrisposto bene.. in piccola chirurgia: i 2° Nelle ferite bw.nti del cuoio capelluto, un gran numero delle quali, specie se piccole, guarisco.no, bene e presto usandolo puro, senza sutura e senza medicatura; I(J stessodicasi per quelle, nette, delle dita e detla mano. 13° Nei cavi ascessoidi, pllriglandolari, e nella cura dell'idrocele, giova meglio delle iniezioni di tiniur.a di iodio. cheè senza confronto più dÒiorosa. · u.o :'ielle contnsioni e nelle distorsioni lo ho adoltato in massima (dal 2 al 1O p. f 00 in soluzione ·acquosa), come u11 buon succedaneo, in determinali..casi: dell'acqua vegetominerale, della tintura d'arnica e dello stesso ghiaccio. f[) un personaggio altolocato ebbi, ultimamente, occasione di prescriverlo per una storta al piede destro. abbastanza gonfio emolto dolente, facendo imbevere della soluzi-one, di tanto intanto, la fasci2tura con bende di garza idrofila fissate sull'articolazione e ricoprendola con carta~guuaperca per mantenel'la umida: dopo 24 ore di continui bagnuoli falli a questomodo, senza cambiare la fasciatura che per vedere una volta sola lo stato delle parti, l'illustre paziente si levò di lello epotè l'indomani camminarP. a piedi, passo passo, per lungotratto. •1.5° Nelle linfadeniti e linfangiòiti, nel1' epididimite enella borsite prepatellare Ìl collodione ittiolato sarebbe da preferirsi alla tintura di iodo. · 16° ~egli stati varicosi de!le gambe, quand'anche sianoescoriati ed ancor più se associati ad eczema rubrum, glt effetti curativi sono veramente meravigliosi, p iù con l'ittiol() sodico che con l'ammonico. Una signor·a di età avanzata, chene soffre ai -m_alleoli di ambo i p:edi, ne ha ritratto, dietr() mio consiglio, ~eneficio map-gior·e che con altr·i rimedi. p
B l SUOf USI rBRAl'EUTICI
~ 7° {;n'applicazione eminentemente salutevole si ebbe,
poi, l'iltiolo nel campo della Gim,cologia, per op,era del Freund, di Strasburgo, eu i tennero dietro moltissimi altri specialisti, come si può vedere nella bibliografia. Pr~sso noi, il dotl. Polacco, da ~lilano, ed il Kurz, da Firenze, si fecero propagatori, per i primi, dei servizi che il farmaco rende nelle più svariate malattie delle donne, come potente aolllges:co locale e come indubbio risolvente delle forme essud!ltive, tanto più sollecito quanto più presto si usa ad ir.izio di malattia . Che io sappia, tre soli osservntori contestarono questo importante acqnisto della terapia ginecologica moderna, e furono Oberth> v. HeriT e Pée. Temerei di uscire dal dominio del mio esercizio professionale tecnico-militare, se prendessi a discorrerne di proposito, ma non so tenermi dal segnalare per incidenza che, anche in questa patte, ottenni due successi terapeutici in due distinte signore della nostr.1 fami~lia militare, l'una inferma di parq.metrite essudatiça, postuma di gravissimo ileo-tifo, e guar-ita la mercè delle frizioni topicbe di ittiolo e sapone verde a parti eguali sulle pareti: ipogastriche e dei tamponi glìcerolati (a l 'l Op. 100), in loco, oltre che con l'uso ìntemo delle capsule ammoniche: e l'altra di leggiera cervico- m..etr'it6 con piccola erosione papillare del muso di tinc:. in seguito di parlo, avvenuto peraltru normalmente, e guarita con l'uso alternato dell'ittiolo puro sull'erosione, del tamponameoto glicerotato e delle irrigazioni acquose al 5 p. 100. 18" Nella mastodinia semplir.e e nella mastite a primo stadio, non cb è nelle ragadi ai cape noli, l'ittiolo non ismentisce la sua benefica azione. 19° Inoltre, nel campo della medicina interna, il suo uso comincia dalla semplice corizza e si e.;t.ende al catarro· bronchiale ed al grippe, facendone inalare per 't 5 minuti
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L'ITTIOLO
vapori emananti da una soluzione acquosa, che si riscalda a lento fuoco. Nei catarri bronchiali cronici il nostro prol'. Bozzolo lo ha trovato anche utile. Pure nell'o~ena se ne ~arebbe avuto buon effetto. 20° Nell'angina catarrale, per quanto ingt·ato possa riuscire il gargarismo al 2 p. ~tOO in acqu:r prima bollita e poi tesa tiepida, torna efficace, ed oltre che nei marinari ho pronto il rimedio sopra .me medesimo . .?1° Nei reumatismi muscolari, dolorosi p. es. come la lombaggine, nei dolo?' i nem·algici, pon iam·o dello sciatico, pennellaziooi topicbe fatte r.on un linimento etereo-alcoolico di ittiolo arrecano un beneficio, di c,ui non si saprebbe ap,prezzare l'egu:~le Anche nelle carie dei denti il cloroformio ittiolato sì appates.a nn buono antiodontalgico, applicandolo, more solito, con un tampoocino di cotone idrofilo: serve insomma come antinevralgico, in generale. 22" Sulle articolazioni invase dal reumatismo acuto o • cronico l'azione sedativa ed antiflogistica in genere non potr·ebbe esse1·e più ev.idente, come accertò anche il prof. Bozzolo. Per parte mia, alle consuete nozioni con pomata mer curiale e di belladonna insieme, preferisco quelle di lanolina a!l'ittiolo. Per u:;o intel'no, associato al salicilato di soda, affretta il decor~o della polial'trite; il che è pro~ato dalla dose di salicilato inferiore alln media normale. 23° Xegli accessi dol{)rosi di gotta un'applicazione di pomata al 30 p. -100 approda a lenire rapidamente le sofferenze. 24° Nei catarri gastrici ed entllrici spiega una llenefica azione, ~a per lavanda con la sonda o per en~roelisma, che per iogestione in cap5ule o pillole: donde il miglioramento <Iella dispepsia e dei Jisturbi cefalici e ner-vosi che ne d;pendono .
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E J SUOI UST T.ElU.I'EUTICI
2:jo In un caso abbastanza grave di entero-periwnite, in persona di un ufficiale capo-macchinista di ~larina, vidi, insieme col compianto dott. Accorsi, di Spezia, cons~guire la auari!Zione con l'uso esclusivo, esterno ed interno. deJI'iUìolo. l" 26° In due ca:;i di ileo·tifo a bordo della Jlaria Adelaide u~ai, nei primi ::dorni, l'enteroclisi con un litr9 e mezzo d'acqua bollita per OJZni volla, addizionata òi itLiolo atr 1-1 p. ·l 00, e contemporaneamente feci pr·endere le r.apsule per bocca, senz'altro rimedio, fino alla defervescenza febbri~e. che in uno avvenne a mezzo il terzo settenario e nell'altro alla lìoe. Uno eli e5si, un fuochista, che per la febbre piìt elevata (massima 39°,5 in tutta la malattia) sbarcai <>ubito all'ospedale dipartimentale di Spezia, prosegui la medesima cura nel ripart(} del medico-capo cav. Bar:Jsso: nè in lui, nè n all'altro infermo si ebbero sintomi allarmanti nè complicanze di ;;orta. Lascio per ora indecisa la questione se il regolare de· corso e la henignitit dell'infezione sieno da riconoscere al!'in11uenza dell'ittiolo: segnalo soltanto il fatto e dièo che anche il dottore Reale trovò il rimedia efficace per uso ioter·no . . 2i0 ~ella nefrita cronica sarebbe stato trovato utile, per uso intèrno, da alcuni os:>ervatori, fuorchè dal compianto mio mae;;tr·o prof. Cantani. elle nella sua clinica vide anzi la malattia peg,.;iorare. Anche nella nefrite acuta l'azione fu piuttosto sfavorevole. 28° ~ella cistite purulenta, inYece, con febbre pio-ammoniemica, ed in un altro caso di piemia e setticemia da metroperitonite e pararoetrite purnlenta, disinfettando i focolai accessibHi esterni, l'ittiolo diede al Ca01ani risultati eccellenti. 29' Preconizzato nel r~wnàtismo articola1·e blençrrraguo, !'ittiolo pas~ò alla cura diretta della uretri~ neisst:riana e delle suè complicazi'onl. Conosciute, l'ann.o scor·s.o, .le co<
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L'ITTlOLO
municazioni del. nostro Mnnganotti, di ~eisser, Ehrmann e Jadassohn, non indugiai a provare l'ittioloin soluzioneacquosa (1 -5 p. ·l 00), lasciando da parte le rutinarìe allr·e iniezioni endouretrali, ma per l'esiguità dei casi, peraltro guariti a capo d'un me.>e in media, senza presentar n~cidive, volli aspettare altr~ occasioni per poterne parlare con cogniziòne di fatti. Venuto que~t'anno alle stampe il layoro del dott. Cotombini, aiuto della clinica dermo-s;filopatiea di Siena, e lette le sue br·illanti conclusioni sulla cur·a della blenorTagia a àiver·;;i stadi ·con l'iniolo in acqua distillata e slet·ilizzata (1 -8 p. 100), mi sono compiaciuto di questo progresso -e lo addito ai miei colleglli che vole~sero provarlo sui loro infermi, come testè è guar·ito di una uretrite cronica, con iniezioni al 4 p. '100. un giovane impiegato del ,\Jinistero della Marina, elle s'era a me rivolto per un rimedio non sapendo a quali allre mede!e appigliarsi, tante ne aveva saggiate. Anche nella pl"ostatite i suppositori all'ittiulo hanno risposto efficacemente come sedativi e risolventi. 30° A conclusioni identiche è pervenuto anche il dott. Villetti ron le sue ricerche sull'uso dell'ittiolo nei catarr·1 uretro-vescicali, di cui fece lettura alla r. Accademia medica di Roma l'ultimo giorno del'93. In pieno accordo col dott. Colombini (del quale credo non conoscesse ancora il laYoro) per ciò che ha tr·atto alle uretriti semplici e blenorragiche, il Villetli, a riguardo dei caìarri vescicali, ha trovato che le lavande con soluzioni acquo.;e d'ittiolu calmano i dolori,_ nnnieotano l'attività dei germi pat(lgeni e, distruggendo i mi crorganismi urofagi, impediscono il progresso della malattia e la fermenlaziooe ammoniacale inlravescicale, oltre che modificano lo stato ~atarrale délla mucosa ed inducono la cessazione dei disturtli disurici. 31° Ritenuto dal dott. Peroni, di Torino, come un sue-
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E l Sl"OI USI TERAPEUTICI
ceJaneo del mercurio nella cura dell:! sifilid.e, per quanto io sappia, l'illiolo non ha avu to, adoperalo da altri nelle manife~tazion i di ess~t, che a~sai scarsi e contrastati successi. Il dott . Segrè, di ~f i lano, pur riconoscendo ad esso un valore effettivo nel sanare taltme malallie veneree, come innanzi si è accennato, non concede al rimedio che u.n valore molto secondario nella cura delle forme sifil;tiche. 3~ Nella balano-posti~ soluzioni acquose d'ittiolo dapprima debolissime e poi più elevate, ma sempre deboli, sarebbero oltremodo etJìcaci. 33° Infine, non rni resta clte riferire un vanta.:zgio ottenuto, recentissimamente. dal dott. v. Witkowski, di Varsavia, in quei colpi ti d\ colera, che, sup(;\rato il periodo algido; e curati nello stadio tifoideo con i ttiolo a media dose: approdarono tulli a guarigione, che egli aùrib.uis,ee al rimedio propinato. 0
• Il lettore, che mi abbia attentamente seguito fin qui, nella rassegna della composizione chimica, dell'azione biologica e delle indicazioni terapeutiche dell'ittiolo, può da sè dedurre che, dale le speciali proprietà di questo farmaco a base di so! fo, io ~i t~ al suo potere riducente ed esplicantisi principalmente in un'azione topica cheratoplasica, antiflogistica, analgesica, astringente., antisettica, essiccante ed in generale risolvente. ed io un'azione intraorgaoica essenzialmen te identica che si tradu~e con una produzione di nuovi albuminati, non debbono recar meraviglia le indicazioni di esso in tante e tanto diver5e malallie, e, astraendo ?alle e:>ilgerazioni cbe ac-cempagnllno (lgni r·imedio nuov1l, che e:;so è davvero da solo o associato,
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L'ITTIOLO
un prezioso rarmaco, teoricamente iJeale e praticamente utile in moltis~ime contingenze morbo->e. Ed ora, per rendel'e più fade il còmpito a coloro .che volessero servirsi dell'ittiulosotlo le ~ue di\·ene forme farmaceutiche, stimo utile r.rcco~lierne, qui appre_sso, le prescrizioni - beninteso quelle che mi sembrano più tipic'he e sono di uso più comune - !asciandone al criterio del medico la scelta per i ~iogoli c.•si di mahtLit>, dopo quanto ho sommariamente indicato innanzi, nonchè la libertà di comporne altre a proptio talento, e rilevando soltanto, qua e là, qualche partico 1are avvertenza e indicazione.
IV. Formolario terapeu.,tico.
Soluzioni. l. Pr. acqua bollita
gr. 100,0 ittiolo (ammonico, sodico, litinico, zincico] gr. 0,5 2,0- 5,0- 10,0- 2S,O. S . Per uso esterno, in generale. Ed in particolare per lavanda gastrica o vescicale, per enteroclisma, a dose debole. 2. Pr. acqua sterilizzata gr. lOO,Q ittiolo gr. 1,0 - 8,0 S. Per ini~zioni endouretrali. (A dose minima nelle uretriti acutissime, appena iniziate: a dose maggiore nelle acute e subacute: dose massima nelle croniche).
3. Pr. acqua sterilizzata gr. 10,0 ittiolo gr. 0,3 S. Per iniezioni ipodermiche. {Nei dolori nevralgici}. 4. Pr. alcool} etere } ana. gr. 5,0 ittiolo) S. Da l goccia. per bambini di un anno a W goèce per fanciulli di dodici al!ni: da prendere nella seguènte pozione: gr. 30,0 acqua sciroppo del Tolù gr. 10,0 tintura di vaniglia gocee 2 5. Pr. alcool a 90o . . ana gr. 50,0 etere solfior1co ittiolo.gr. 5,0- 1o;o- 30,0
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R I St:Of USI TERHEL'TrCI
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s. Uso esterno. (Per pennella- li. Pr. paraftìna. gr. '70,0 :zioni, nelle nevralgie periferiche, cloroformio gr. 30,0 nel reumatismo muscolare ed arittiolo gr. 100,0 ticolare}. S. Per frizioni. {Sulle parti con6. Pr. glicerina pura gr. 100,0 tuse). ittiolo gr. 5,0 - 10,0 Pomate. S. Uso esterno. (Usatissima in 12. Pr. vaselina gr. 100,0 g inecologia, per tamponi. Come ittiolo gr. 2,0 - 5,0 - 50,0 S. "Cso esterno. eccipiente si comincia ad adopegr. 95,0 rare anche il retìnolo, che è un 13. Pr. lanolina. olio di olive gr. 5,0 prodotto della distillazione a secco ittiolo gr. 2,0 5,0 - 50,0 della· colofonia. n glicerolato è da S. Uso esterno. preferirsi alle pomate in talune - (La dose debole di queste due dermatosi inrantili). pomate Yaria da gr. ~ a 5: la 7. Pr. glicerina pura 1 ~ forte ha il suo minimo nel 10 1 ana gr. O>O,O etere 1 l p. 100, ma, secondo i casi, le coittiolo gr. 80,0-50,0-100,0 stituzioni e le età, può salire fino S. Per uso esterno. (Ogni ora., al 50 p. 100 ed anche più). nell'eresipela della faccia). 14. Pr.lanolina ~ S. Pr. cloroformio gr. 1,0 ana gr. 25,() acqua ittiolo gr. 3,0 ittiolo gr. 50,0 S. t:so esterno. (Contro la neS. Uso esterno. (Contro l'iperi'\Ta.lgia dentaria .da carie). drosi palma.re e plantare). 9. Pr. tra.umaticina gr. 100,0 15. Pr. sugna gr. '70,0 ittiolo gr. 10,0- 15,0-50,0 olio di oliYe gr. SO,O S. L'so esterno. (Per pennellaittiolo gr. 100,0 zioni, in talune dermatomicosi ed S. Uso esterno. (1\el trattamento in altri morbi cutanei, previa ap· della lepra, secondo Unna). plicazione di una soluzione eterea 16. Pr. ung. di paraffina gr. 100,0 del medesimo rimedio, se si vuoi ittiologr. 5,0-10,0 - 30,0 renderne l'azione più attiva). cuma'l'ina gr. 0,5 - 1,0 IO. Pr. olio di trementina S. Uso esterno. oppure l '7. Pr. vaselina o lanolina gr. 100,0 olio di olive gr. 50,0 ittiolol· . b.ma ana .gr. 5,0 ittiolo gr. 20,() - 50,0 cr1saro S. Uso esterno. (Contro i, geloni ·acido salicnico gr. ~,O non ulcerati). S. Contro là·sicosi (Quinquaud).
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t.'tTTIOl.O
Vernlcl solubUl.
Còlle- gelatlne glloerolate
18. Pr. anrido gr. 40,0 gr. 20,0 acqua Si stemperi uniformemente, indi si aggiunga, mescolando bene: ittiolo gr 40,0, ed infine: soluzione concentrata di a lBumina gr. 1,0 - 1,5 S. Uso esterno. (Nelle dermatosi varie). gr. 22,5 19:Pr. acqua calda gr. 2,5 acido fenico gr. 25,0 ittiolo s. ed agg. a freddo, poco a poco, amido gr. 50,0 S. Uso esterno. (Per gli scopi della picco!~ chirurgia).
(Bnna).
Collodlone. 20. Pr. Collodione
gr. 20,0
etere ~ gr. 10,0 . . ana Jttwlo S. Col) pennello infisso nel tappo di sughero. gr. 30,0 21. Pr. coUodione etere gr. 3,0 ittiolo gr. 1,0 - 3,0 cloridrato di cocaina gr. 0,2 22. Pr. collo<lione elastico gr. ~0,0 gu t t:aperea 1 it~iolo l ana gr. 10,0 etere q. b.
Còll&-gel&tlna (Pick). 23. Pr. gelatina bianca secca gr. 50,0 aeqÙa distillata gr. 100,0 Si sciolga a bagno maria, agitando continuamente, e si aggiunga ittiolo gr. 5,0 -10,0- 20,0 {Per gli usi dermoterapeutici}.
..
24. Pr. gelatina gr. 5,? glicerina gr. 20,0 acqua distillata gr. 70,0 · itti.òlo gr. 5.0 - 10,0 (Còlla molle}. 25. Pr. gelatina gr. 10,0 glicerina .g r. 40,0 - 85,0 acquadistill. gr. 20,0 -45, ittiolo gr. 5,0 - 10,0 (Còlla dura~. gr 20,0 26. Pr. gelatina • glicerina gr. iO,O ittiolo gr. 5,0 - 10,0 (Còlla durissima}.
l
Paste.
2'1. Pr. acqua <listi!!. glicerina ana gr. 10,0 destrina m. a lento calore ed agg. ittiolo gr. 1,0 - 3,0 (Contro le intétrigini e i leggieri eczemi della faccia e delle mani, che nou . sopportano alcun • grassv, ed anche contro gli eczemi universali, superficiali). 28. Pr. olio di lino 1 . 10 0 bolo bianco l ana gr. ' ittiolo gr. 1,0 - 5,0 29. Pr. acqua distillata. g r. 150,0 amido di riso gr. 30,0 Si cuoce a lent{) tuoeo, a consistenza di pasta, con glicerina pura gr. 20,0 e si aggiunge' ittiolo gr. 10,0 - 25,0- 50,0.
E 1 SUOI USl TEU.PEUTICl
30. Pr. litargirio g r. 10,0 aceto puro gr. 30,0 Si euoee a consistenza di pasta e si aggiunge olio di olive sugna \ ana gt-. 10,0 ittiolo l (Contro le secrezioni e i pizzicori cot.'lnei provocati dagli eczemi nenosi). 31 Pr. vaselina pura gr. 30,0-60,0
31 Pflaatermull e salbenmuU all'ltttolo.
Di questa varietà dì cerotti e unguenti adesivi, che sono in grande uso in Germania più che da noi e che tutti possono preparare a lor piacere, avendo dell'ittiolo, il lettore troverà una descrizione generica, sommaria, nel capitolo del prof. Barduzzi, di cui è cenno altrove (V. letteratura) ; amido J ond'io mi dispenso dall' ent~re "d d" . ana. gr. 30,0 OSSI O l ZIDCO nelle particolarità. Qui dico solittiolo gr. 5,0-10,0- 15,0 tanto che la Casa P. Beiersdorf e (Pasta composta, secondo il me- comp., accreditatissima, :mette in todo del Lassar). commercio : Saponi. l . uno pflasterm.uU, cbe in Del sapone con eccesso di grasso 1/ 5 di m. q. contiene 10,0 gr. d'itdel 3-4 p. 100, preparato in pezzi tiolo e cbe si adopera a p1-eferenza dal Douglas, di Amburgo, con it- contro le affezioni reumatiche; tiolo al 10 p. 100, si è detto nella 2.altro pjtastermull,cbeètitoI Parte. Qui è parola delle seguanti lato a superficie eguale con l 0,0 gr. altre combinazioni: di ossido di zinco e 5 gr. d'ittiolo, 32. Pr. sapone verde gr. 100,0 indicato contro l'eczema secco; ittiolo gr. 10,0- 20,0- 50,0 3. un salòenraull di ossido di S. Per frizioni sull'addome. (Si zinco (gr. 10,0) e ittiolo {gr. 2,0), prescrive più spesso in ginecoloper la cura degli eczemi umidi, gia per facilitare il riassorbimento di parti cutanee infiammate o fatte degli essudati). ruvide; è uno dei preparati più SS. Pr. sapone potassicocon eccesso - usati dal dott. Unna; di grasso ! 4. altro salòenmull a.J.l'ittiolo 1olio cadino ~ ana gt'. 50,0 puro, che si adopera particolarittiolo gr. 25,0 mente negli ecze~i invet~rati. (Contro la si cosi, secondo Unna). Un empiastro .semplice adesivo, 34. Pr. sapone-unguento potassi co di facìle preparazione, sarebbe poi gr. 20,0 il seguente : ittiolo gr. 5,0 - 10,0 85. Pr. empiastrodiachi16n.gr. 100,0 (Contro l'eresipelaJ. -ittiolo gr. 10,0
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L'ITTIOLO
s. Si distenda a caldo sopra un pezzo di calicot. Sull'Ichthyol-Pj7astet-(taffettàa!l'ittiolo),speciale preparazionedella Società di Amburgo, hodettoqaanto basta, anche nella prima parte. Inftne un empiastro cerato, che all'occorrenz'l. non sarebbe da dimenticare, se altro mezzo man.: ' casse, è questo : 36.: Pr. cerato canforato gr. ~5,0 ittiolo gr. 4,0 ;::\el trattamento del favo, secondo il metodo del dott. Féiix, di Bruxelles. Si applica generosamente, tre volte al giorno, sull'antrace benigno, ricoprendolo con cotonè asettico: dopo 24 ore si causticano con lapis di nitrato rii argento i punti bianchi di suppurazione e, dopo il distacco dei eenci necrotici, si ripete l 'applicazione del cerato soltanto una volta al giorno). Supposltorio. 8'7. Pr. ittiolo gr. 0,2- 0,5- 0,'7 burro di cacao q. b. per fare un suppositorio
(:\ella cura delle prostatitil. N.B. Si b4di acchè il supposisitorio non venga preparato riempiendo con ittiolo puro il cono YUOtO bell'e pronto, come Se ne trovano nelle farmacie, perchè il rimedio ']l<>trebbe in tal' caso, col liquefarsi dell'involucro che lo contiene, nuocere a motivo della sua concentrazione. Occorre, pel·ciò, indicare a chiara nota che sia .Preparato mescolando esattissima: raente. Pozione composta. del dott. v . Wltkowakl. 38. Pr. fiori di ·altea gr. 30,0' J'. dee. a colatura di gr. 180,0 ed agg. ittiolb sodico gr. 1,2 tint. di menta peperita gr. 4,0 jodolosciolto in etere q.b.gr. 0,8 olio di mandorle dolci gr. 20,0 gomma arabica q. b. per emulsionare S. un cucchiaio da tavola ogni due ore. (~ello stadio tìfoideQ del colera;.
Letteratura. Nes.sun rimedio .nuovo ha. avuto Ìa. fortuna di eécitare tanta atti: vità. bibliogratìca. quanto ne· può vantare l'ittiolo e, per esso, la Società di Amburg-o, che nulla. ha tralasciato -per provvedermi, con. una generosità di cui debbo renderle pubbliche gra:~:ie, non solo dei suoi prodotti, ma benanche dei numerosi lavori apparsi su questo farmaco. Una così ricca letteratura, che tende sempre più ad aumentare, è indizio certo del valore i neon testa.bile dell' ittiolo, massime se si considera che a capolista degli scriitori è il nome di Unna: ed eccone l'elenco,. che è Jungi dall'esser completo. Unna - Jcht)lyol bei inn.eren Krankheiten. - Deu~che mediz.-Zeit. K 17, 1883. Baumann und Sch•tten. - Ueber das Ic/Hhyol. - Monatshefte fllt Praktische Dermatologie, tr. Band N. 9. 18S3. Bozzolo. - lllioLo cà olio di GauUheria p,·ocu,wens n el reumatismo e nella (eOòre. - Guzetta degli ospedali. 1884.
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E l SU OI VSI TERAPJ!UTICI
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SULLA CURA DELLE FERITE l
NELL( GUERRE PASSATE E NELLE GUERRE FUTURE.
Memòria òel rlott. Pìe Cro t lubriaeo maggiore medieo addetto alla scuola d'appliC3zione di sanità militare di Firenze.
L'opportunità dell'argomento sMnunciato non ha bisognodi prove, sopratluHo Ol!gi che~ in seguit(l all'adozione negli eserciti delle armi a ripetizione e di piccolo calibro, la terapia chirurgi-ca di guerra viene con ragione fatta segno a nuovi· studi e deve necessariamente andare incontro a molte erilevanti riforme. Jo però non intendo, nè potrei in un brel'e articolo;. tr"àttare largamente lo spinoso ed impor tante tema. Mi propongo solo di esporre sommariamente i criteri generali direttivi della cura delle ferite nelle guerre passate ed ia quelle avvenire, allo swpo principalmente, di porre in rilievo le differenze che essi 'presentano dalle norme tera-· piche della chirurgia comune, e le grandi difficoltà che si son dovute e si dovranno superare per applicarli. E che tali dilferenze e difficoltà esistano, 3.nzi s'incontrino ad ogni passo, si può di leggil!ri comprendere seper poco si consideri l'ambiente nel quale l'attività della chirurgia militare deve esercitars! e svolgersi.
SULLA CUR.A DELLE FERITE NELLE GUERRE 1>.\SSATE, ECC- 37
La civiltà moderna non consente che il servizio sanitario in guerra sia consider-ato un « impedi1nentum bellicwn • come ai tempi dell'antica Roma. }la è certo che esso dev'e~sere subordinato alle necessità dell'azione guerresca. Che si direbbe di 4uel generale, il quale, preoccupandosi più del soccorso 11i feriti che della nttoria, in ossequio a tale nobile sentimento ritardasse una marcia onon facesse eseguire nlle sue truppe uel tempo e nel modo voluti, un movimento decisivo e cosi perdesse la battaglia? Dalla cur·a dci fe•·iti dipende la salute di molti uomini, i quali un )!iorno potl'anno ancor;\ essere utili alla società ~d alla patria: ma dall'esito di una battaglia può dipendere la salute stessa della patl'ia: non c'è da esitare sulla preferenza.
Il Pirogoff definì la guerra dal ponlo di vista chirur~ico -c un'epidemia di traumi ». Noi oggi possiam(l circoscrivere
.ancora di più il concetto di quel grande chirurgo miljtare, dicendo che la guerra è un' epzdemia di trau,mi per ann·i da fuoco . I nfalli a misura che queste armi si svno rese più perfette, la vittoria o la di5faua si è deci5a a maggiori distanze, e le armi bianche, che sono armi di Yìcinaoza, hanno perduto terreno, cosicchè le perdile da esse tagionate nel!e ultime guerre t·appresentano una proporzione minima, inferiore ali" l p. l 00 io coof•·onto di quelle prodotte dalle armi da fuoco. Io quindi riguarderò solo la terapia delle ferite derivanti da queste armi. Ed i~tanto nolo subito come essa, pur avendo segui,to nelle sue fasi i p!'ogressi degli ·altri rami 4ella scienza medica, e soprattulto dell'anatomi~t e fisiologia
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SUL~\
CURA DELLE FERITE
patologica e dell'igiene prolìlallica, abbia dovuto nello stessotempo sottostare ed uniformar·si ad un comples$0 di condizioni sfavorevoli, di veri ostacoli al suo pieno e regolaresvolgimento, provenienti da imperiose necessità militari_ l la storia delle ferite a·arma da fuoco in guerra e dellaloro cura contiene numerose ed indubbie prove di questemie affermazioni. Epperò non sarà inutile fame un breve' cenno . È credenza generale che le armi da fuoco furono :ldoperate per la prima volta dall'e.:;er·cito inglese alla battaglia di Crecy nel l 346, s~bbeoe le prime notizie sull 'uso delloschioppo, che fu la prima arma da fuoco portatile, si trovino nel racconto del fatto d'armi di Forlì avvenuto ne~ 1l8,1 fra il conte Guido da .Monteleltro difensore di quell~ città, c Giovanni D'Appia generale al servizio del Papa_ In ogni modo conviene rimontare alla fine del secolodecimoquin<o per veder cominciare la storia sciemificadelle lesioni da esse prodotte, Girolamo Braunsweig e Giovanni Gersdorff in Germania, Beren)!ari~ da Carpi e ì\1arcello Cunano in Italia ftH'ono i primi a scrivere su questeferite e sul loro trattamento. · A quei tempi era una grande preoccupazione per i chi-rurgi la presenza dei corpi stranieri nelle ferite, e perci() si affrettavano ad estrarli con manovre spe:.so rozze e coO> mezzi svariati, incruenti dapprima, più' tardi anche co& incisioni dilatatrici e con sbrigliamenti. Del resto la cur& era semplicissima, specie in Germania: si ungevano seton~, o s'imbevevano pezzi di esca. con olio tiepido e por s'introducevano nel canale della ferita per mantenere libero e facile l~ scolo dei secreti. Era una vera cura aspettante. I chirurgi italiani e francesi, dominati ancora dall'empirismo fantastico <lei medio evo, usàvano un tratta.-
NELLE GUERRE PASSt.TE E NELLE GUERRE Ft;TURE
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roento più complicato con unguenti, polveri e penacee miracolose, finchè nella prima metà del secolo decimosesto Giovanni Da Vigo ed Alfonso Ferri caldi S'Jstenitori della dottrina della velenosità delle ferite d'arma da fuoco, dettero credito e diffusione coll'autorità del loro nome ad una vera " therapia crudPlis » cioè alla causticazione del focolaio traumalico col ferro arroventato o con l'olio bollente. Per fortuna sifftttto lrnll.ameoto fu di corta durata. Bat-tolomeo ~~a~gi nel 134:1 ed Ambrogio Pareo nel 1552 pubhli · cando i loro studi intorno alla natura delle ferite d'armn da fuoco, dimo~trarono luminosamente che esse non erano nè avvelenate nè ust.e e dettero il bando al ferro rovenre ed a. tutti gli altri caustici . Pareo poi fn un vero riformatore della terapia chirurgica traumatica. Egli !imitò l'uso delle sonde, degli stuelli, dei setoni e di tutto ciò che poteva disturbare il pr.9cesso di ci catrizzazione delle ferite; ritornò al semplice olio tiepido ed adoperò un balsamo contenente sostanze aromatiche e trèmentina; ed infine colla invenzione della legatura immediata dei vasi, strappò gli amputati e gli oper·ati di ogni specie alla tortura del ferro rovente, u~ato fin allora come mezzo emostatico. Aot:he in Italia due uomini rompendo le antiche tradizioni, fecero fare molti passi innanzi alla terapia dei traumi cruenti, furono Fabr:zio d"Acquapendente quasi contemporaneo dr Parev e Cesare Magati ~h e insegnò e scrisse al principio del secolo decimosettimo . Fabrizio propugoò la t·iunione immediata delle ferite con empiastri agglutinativi e colla sutura superficiale.e profonda, e curò molto remostasia, la nettezza ed il riposo della ferita; la semplicità della medicazione. Magati nel suo celebre libro < de rara m.eJicatione vt~lnemn~ »-insistette supralntto sulla
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SULLA CrR.\. DELLE FERITE
neces~ilà di ro.edicare le ferile con dolcezza e sulla rinnova-
zione della medicatunl a lunghi iuterr:~lli, 1 igettuodo i mPzzi imprt~pri che allora $Ì adoper:H·ano. Co:ne si vede, questi due chirurgi furono Yeri precursori, tre :>ecoli e mezzo or sono, di molte idee O).'gi in vigore inlt'l'llfl alla cura dei traumatismi aperti. ~el tratL·tmento delle lesioni crueme di ~uerra Beiloste si th notare alla fioe del diciasselle,;imo secolo ed al principio del diciollesimo come il rontinnatore delle idee del ~hg:tti, levando ancor piti. alta la voce contro le Yarie manone per dilatare i canali delle ferite ed estrarne i corpi estranei, contro gli unguenti, i balsami e tutte le altre formale empiriche: contro le frequenti medicnzioni: Ma la pratica di Bellosle, sebbene raccomandata da G. L. Petit e da \iseman, non ehbe elle un numero ristr.etto di aderenti. Inreee la più grande inOtlenz!l, circa il lrattamenlo cnrali\'O delle ferite in guerra, dopo ..\mbrol!io Pareo, venne E~sercitata da Ledran. il {1uale fu un n dei più fervidi propugnatori della dottrina degli sbrigliamenti preventivi: Secondo \!llesta dourina una ferita d'arma òa fuoco non poteva guarì re se non v.en i va trasfurmala in Ceri la apertn: perciò ogni ferili a canale do\'"eva sbrigliar~i e ridursi a supedìcie p~an:~. Oltre a ciò le incisioni aravano anche lo scopo di prevenire lo strozzamento dei tes:<uti che ~i~areLbe tleterminato soprag~unl{endo l'infi •mmazione. . Questa f)tnlica ebbe tanti ~eguaci, che potè dominare in Lutti ~li e erciti dalla prima meta del secolo dicìottesimo sino alle guerre di Crimea e d'It.alia. Ebbe però anche valenti oppositori. Uno di essi fu Huuter. il quale, poiche viJe diversi casi di gnarigiOI'le sotto ~a crosta, non >olle mai che nn interv~nto intempestivo ed iogimtifìcato espo· ncs:;e a perdere risultati cosi favorevoli .
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~~LLE
GUERRE PASSATE E NELLE GUERRE FUTURE
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)fenlre poi nei secoli antecedenti molti chirurgi eransi sforzati a semplificare la cura delle ferite rigettando la vieta farmacopea medioeYale, nei primi anni del seeolo noslro si rivolge l'attenzione non alla medic.atura, ma all'ambiente, per cercare le cause degli accidenti che sopraggiungono ai traumatismi cruenti . E gli sfoi"ti dei ohirm·~i sono diretti a sottrarre le fer·ite dal contallo dell'aria, tanloche un eminente chirurgo italiano, il Nariooni, escla:nava: < potessi io difendermi dall'aria, come so difendermi dai medicamenti nocevo li l )) Tale nuovo indirizzo è fecondo di vari metodi di medicazione, fra cui il metodo occlusivo, che più tardi diviene metodo antheuico. !\fa tuili ~li sforzi faui in dh•erse epoche da uomini di forte ingegno e di larga esperienza per condurre il lratl,:-1menLo delle ferite sulla via di una tel'apia semprice e razionale dovevano ess.ere come sprazzi di luce gillati io un gr;ln deserto di tenebre. Imperocchè anche In tempi a noi mollo vicini si continuò a curare le ferite con unguenti, bal5ami, cerati e filac"Ciche. colla medicatnra rinnovata tutti i giorni, e per prevenire le complicazioni con emetici pur{!anti e salassi; e ciò t.mto nella chiro:·gia CÌ\'ile, che io quella militare, anzi in qnesta le condizioni erano assai pe~giori. In:anto doveva -renire la luce piena e vivida, e la luce venne per merito di due fra i più grandi nomffii del nostro secolo, Pasteur e Lister. Ho accennato alle condizioni della chirurgia miliLare: vediamole un poco piu dappresso . .\i tempi d1 Gersdorff e di Pareo, i veri chirurgi erano ancor·a rari sui campi <ti b:ttla~lia. I pochi che seguiYano le milizie, non erano già. al servizio di lJUeste, henst al sen·izio della persona del principe o del gran capitano che le comandava. l soldati ferili morivano ~òha ndonati nei
SULLA CI!RA DELLE F.ERliE
fossi e su lle vie, od erano fi niti dal nemico, se non tro'avano un ricovero in un convento o presso abitanti generosi ed ospitalieri. I loro medici erano i compagn i barbieri, gl i empirici, i castratori di cavalli, che l'allettamento di un guadagno, per quanto modesto, spipgeva a seguire gli eserciti inga~giaodov isi come medica1o1·i ed usnrpaodori il titolo di maestri chirurgi. Slllly. nel 1597 crea i primi ospedali di guerra all' assedio di Amiens; l\1chefieu più tardi forma le prime nmbulao4e, e più tardi aocorn, gli eserciti essendo divenuti permanen~i, sorge h necessità di un vero e proprio -er.: vizio sanitario e si instituisce nn corpo di chirurgi militari addetti ai reparti di truppa. Tollavìa le cose non mutnno ·gra n fatto, si medica da tal uno forse piti rnramente sotto l'inlluen~a delle dottrine del Magàti e del Belloste: ma non me~lio, n~ con mnggiore empli~;ità di prima: ed i feriti !ungi dall 'essere soccorsi sul cnmpo di battaglia od all'ospedale ambulante, non sono di solito curnti ed operati che ne~li ospedali stabili delle ciUà.. lvi vengono trasportati con i piiì disadatti mezzi e SP-esso col più deplorevole ritardo, ed ivi si p1·atieano le amputazioni, operazioni predominanti. sin oltre la meta del secolo decjmonono. D'altra parte, le armi da fuoco si perfe~ionano, la loro gittata diviene più lunga, il tiro piu giusto. la for1..a di p~· nel razione dei proiettili più considereYol~, ,e ltl ferite, per conseguenza, divengono più numerose e più gravi. l 'auenzione d"ei cbirur·gi militar-i è chiamata viema~gior menle sulle fratture .degli arti e sulle lesioni articolari, e s'impegna giit la lotta fm l':~mputnzione e la conservazione, fra l'amputazi one immediata e quella tard1va, ~elle guerre-della repubblica e dell'impero francese comincia a sor~ere pet· opera di molti chirurgi e specialmente
a.
:-iELLE t:UERRE P\SSUE E l'iELLE GUBRRE H TURE
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di Percy e di Lombard la r·enzione contro gli shrigliamenti pre~enti~i e contro l'assurda p1elesa di trasfonnare ron qualche incisione il canale contuso sca v~to da un proietttle, in una comune ferita ~anguina ote. Larre) li sostiene ancora. Il setone è riservato a casi speciali in cui un 'irritazione si reputi neces;;aria; ~l i unguenti ed i balsami !'ono el iminati, si adopera e si raccomanda, specie da Percy, l'acqua semplice o mista ad alcoo! ed a qualche legl{ero a~tri ngeote. Larre~ adopera in molli casi l'occlusione permanente della feritn. In massima si riconosc-e inopportuno l'uso di fasciature lunghe e complirate. e si preferiscono quelle semplici con c1aval!e, fazzol etti, un pezzo qualunque dell'allbi:.;linmento del soldato. pr·e"enendo cosi In pezzuola triangolare d i ~laJor- Esmarch. Si prntica l'immobilizzaztone degli arti frauur:1tr. e si ri corre di solito agli apparecchi a stecche od ai fanoni di paglia. Larre! adoperava a preferenza questi. diO'ondendo co3ì un mezzo antico di contenzione che Ambrogio l•a•·eo aveva inventato ed usato su se stesso allor·chè euhe una gamba frntt urata. In Germania, sor·e nel 1809 il metolo di Kern~ della medicazione aperta. Era la quintes enza della semplicità, e perciò si fece pre lo strada presso i chirurgi tedeschi; in In~h ilterra fu adotlato dal Liston~ in Italia d.1 l Signoroni; ma negli eserciti si continuò a medicare con empiastri ed unguenti. l n Inghilterra liennen usa i cataplasmi, ai quàli fa acquistar credito la do urina fisiologica di Brous~ais, e medica con lìlacciche asciutte o oliate, rinnovando di rado la medieatura. ln Francia si r·itorna agli shrigliamenti pre· ventivi, rimessi io onoré dal Dopo~ tern, e si medica con eccitanti ed antisettici ùngli uni , con emollienti dagli altri. Però Bauden5 che oellJel cl!ma di !:;gitto e di Alderia vede
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SUI.l.A CUR.\ DEI. LE FERITE
molle guarigioni sollo la crosta. si mo:.tra risoluto avversario delle ioci:;ioni primarie: al contrario di 11ir·ogoJT. che nel t>tucaso nel 18i-7 in.,ieme cogli antichi metodi di mediraziooe. · e~ue la pratica de~!: sbrigliamenti. Infine la quesLione è portata n t> l 184.8 dnvnnli all' Accatlemia di medici nn di Parigi. e ,.i riwhe rontro le ioci·ioni ·mmediate nelle fer·ite d'arma ila fuo co. :\ella prima guerr.1 dello Sèhle!>wig-Holstein del 184-8-:50, trionfa il metodo della terapia semplice e le incisioni '\"engono praticate solo per dare libero scolo al pus; si fa lar)!O uso di fomenti tiepidi e J.!Uiacciati ed anche dell' immersione p.arziale a permanenza. fnquanto alla pratica delle operazioni, prima delle guerre na'poleoniche. la cura rlemoÙLint era in grande vogu. Bil,:uer. clururgo di Federif!O il grande, nella guerra dei selle anni , sollevò indarno la voce contro l'abuso delle amputazioni, e Federigo doveue emanare un edillo per proiuire ai suoi chirurgi militari di amputare. se non io ca o di can$!rena già mnnife;;ta. l chirnr~i della repubbl ica e dell'impero f•·nncese erano ancora partigiani dell' ioien·enlo operati' o nella cura delle • ferite d'arma da fuoco e continuarono ad amputare larga~ente, sopratlullo Larre), il quale in un sol ~.dorno, dopo la batta~lia della ~Jo;;ko"a, esegui. Mli solo ~00 amputnioni! " algr.,do la corre~re già m:mife-'rarasi a favore del metodo conserrativo. il Larrey iosiste\'!l con forza sull'idea che la ferita d'oper·azione rappresentnsse un traumatismo piu semphce di lfuello c.•~ionatu dnl proieuile e rendesse piu facile e meo'l pericoloso il traspono dei fenti a grandi dist:10ze. agevoJ. odo rosi quella di · semioa~ione, che specie nelle lotte gi;,!anle~che di quel tempo, era il mezzi) più
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:u:u.B GL'ERRE. PASSATE E NELl.E GUERRE FUTURE
4.5
efficaee pet· sottrarre i feriti agli effeLLi perniciosi de!l'in1-{0mbro e dell'nmmassamenro. Sotto questo aspetto l'amputazione era più conser·vativa della stessa cura a.<~peltante. Per tali t·ngioni eglì DA allargò i confini forse più che non abbiano fallo i chirurgi militari delle epoche antecedenti, e contt·ibui pure a decidere i chirurgi a praticarln immediatamente, prima d'insorgere la febbre traumatica e gli accidenti consecutivi. ~ei fatti d'ar·mi più limitt1ti e meno sanguinosi che succedettero alla Restaurazione, il minor numero di feriti e la possibilità di una cu ra più ordinata e più completa permise maggiori e piu fortunah tentativi di conservazione e l'amputazione pem·dette terreno. Cosi avvenne io A.lgeria per opera del Baudens e degli altri chirurgi di tJnella spedizione. In seguito, la statistica porta un grave colpo alla cura demolitiva, poichè riassumendo i risultati ottenuti nelle guerre di Crimea, dello Schleswig, d' llalia e degli Stati Uniti, essa mostra, appoggiandosi su cifre enormi, la slJperiorit.à del metodo conset·yativo. Fu pure nel perir,do delle guerre napoleonicbe, cbe soHo gli auspici di Percy prendono posto netta chirurgia di catnpagoa le reseziooi articolari traumatiche introdolle poco tempo innanzi nella p1·aticn ~ivile dal ;\loreau e dal Park. Anche l'emostasia chi rur~ ica ebue in quel tempo notevoli perfezionamenti. Dopo la gr·ande riforrlla portata dal Puréo colla legatura immediaLa dei >asi, aYeva pure reso grandi senizi in guerra la compressione mediata col randello immaginato dal }fot·el nel 167i all'assedio dì Besant:on e col Loreolare di uo altr·o eminente chirurgo militare G. L. PetiL. )Ja durante le guerre napoleoniche, il Massot prima, e poi uno dei più. illustr~ cbirnrgi dell'esercito inglese il Guthrie
SULJ.A CI:R \ DEllE n:RITE
raccomandarono ed e~elo(-oirono la legatura in sito dei due e"'tremi dei vasi divi~i. Eppure. i risultati complessivi furono nssai lontani dal corrispondet-e a così nlevtmti progressi ed alla valentia ed operosità di tanti uomini clte illustrarono il Joa·o nome ed onorarono la chirurgia militare ;n quel lungo periodo di guerre. Giit nei se~oli precedenti J'organiut!zione sanitaria militare ave\'a fatto molLo cammino. Gli eserciti erano stati forniti di un personale medico stauile. ed eransi iostatuite ambulanze ed ospedali mobili. Ma ambulanze ed ospedali si tenevano a grande distanza dalle linee di combattimento. e ne derivava, siccome ben nota il Del orme ( 1). che il socc.orso :~spettava l'uomo ferito. non gli andava incontro. 1 chirurgi della repubblica e dell'impero, invece. vanno dinanzi a lui e ~li portnno il soccor·so sul luo)!o istesiìo ore fu colpito dalle armi nemiche. A c1uesto nobile ed umanitario intento mirano due i~titozioni di\enule ramose i corpi mobili di chirurgia di l'er·c, e le ambulanze ,·ofanti di Lnrrey. Tuuavia. non è a qu.este ambulanze mobili, dice un altro distinto autore francese, Chauvel l~). che si fa h chn ur;.?ia nttiv;l: è al gran quartiere generale che Larre~ circondato da lJltat·aota aiuti e collaboratori, pratic:t lb più delicate ed importanti operazioni. Frattanto, migliaia di feriti riman~ono senzà soccorso sui campi di battaglia:- molli Yi muoiono dissan)?oati od assiderati: quelli che ~oprarvi>ono sono fortunati se po~,-ono arascinarsi da sè sulle grandi linee di tappa per e.serP tra· !Il V. DEtOIIlll! - Traitédt chlrurgr'e d~ gwern. T . J.èr, Paris J888, p •g. t99. (2) CIIAUVRI, ET :NtYHR • Traiti pralltjue de chirurgie à'armée. Pari~, t890·
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NELLE GUERRE PA SA T8 !
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~p~>rlati ~u carrelle da contadini
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in locali improvvisati ed impropri. e quindi caricati su altre ,·euure non meno gros· sulane. es.posti nll'i :llemperie, ~enza cibo e senza soccorso, raggiung('re i lontani ospedali. Per altro l'aria pura delle rrraudi strade :;arebbe ~tala preferì hile per questi ferili a o quella di siffaui ospeth'di ricolmi •ii in!ermi infelli di tifo, di dissenteria epidemica, di cnn:.!rPn:t nosocoJoi:.~le. Hn co~i deplorevole stato di cuse ,·enne a ra~ione auribu"to in J.!ran parte alla iostabilitit ed al disordine de,di ordinamenti sanitari e soprattutto alla dipendenza assoluta del per~onale medico dalle autorità ammini:'lralive cbe gli paralizzavano ogni iniziativa e la cui incompetenza ed impre,·i · denza erano ej!Uagliale soltanto dal dominio tirannico che su di e~so esercitavano. Ma è innegabile che un gt·ao peso nella b1lancia do,·euero avere aache le speciali condizioni della )!uerra. E di \"ero. come non dovevano e non dehl>ono spie~are nn;\ dauno~a inOoenza sul servizio di soccorso ai feriti, i movimenli continui dipendenti dali n llulluazione àella lolla, la mutahillta dei coma ndanti. ).!li $postamenti l!iornalieri delle truppe, la incertezza del domani di,•ennta sistema, i roresci alteruanti:>i lalora a co1 ti intervalli colle vittorie ~ Nella campagnu di Crimea} e soprauuuo in qnella d'Italia le armi divenute encora più precise, i proiettili oblunghi sostituiti alle palle sferiche, i cannoni 1·igat1 a q11elli lisci, la Yelodta, la potenza di peoetrazione dei proiettili di molto aumenlal3, influiscono tristamente sulla )!1"3\'ezza e frequenza delle ferite. In Crimea 1 chirur;u in~lesi preferiscono le medicature umide con lint imhe\·uto di acqua e che mantengono um1do con irrigazioni fredde o fomenti ghiacciati. ~on fanno sbr1gliamenti che in caso di necessitit, e si atteugono alla chirurgHI conservativa assai piu che alla demoliliva. l'iro~oiT nell 'eserci to russo segue un indirizzo analogo e per la prima
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SULLA CURA DELLE FERITE
volta introduce nella chirurgia di guena gli apparecchi gessali. La pratica dei chirurgi francesi ed italiani è meno uniforme. Scrive e Legou e~t. si valgono ancora, senza abusarne, delle incisioni primarie ; Qu.esnoy, Vallette le1proscrivono asiiOlutamente. Del resto, la solita medicazione di cui i calaplasmi, le tilacciche e il cerato sono i p!'incipali elementi. Si rimedica sovente e la freque~za delle complicazioni settiche, specie della cangrena oosocomiale obbliga· a ricorrere agli eceitnnti ed ai caustici. Ma ne~suna efficace precauzione, nessuna razionale misura profilallica con'ro le malattie infetti,·e chiruq~icbe, ed i risull.ati sono spaventevoli : i feriti mùoiono in grandissimo numero. Per. vpporsi ai danni dell'accumulazione di malati e feriti sul campo di ballaglia fu ìmpiantnto nell'esercito fran eese un attivo sistema di sgombero per via acquea. In 22 mesi, dice Scrive, vennero trasportati in battelli a va-. pore dalla Criinea a Costantinopoli 23000 feriti e circa 90000 malati. 3Ia le nari, di solito noll'lggiate dalla marina mercan:ile e non ·adattate a quello speciale servizio, · mancavano dei mezzi più indispensabili; perciò malati e feriti confllSi insieme arrivavano, dopo tre ·giorni di traversata, a Costantinopoli, tutti p~ggiorati, e molli morivano in viaggio. Xè migliori erano le condizioui dell'esercito jnglese nel primo anno deiJa spedizione: ma poi con misure igieniche h.en intese, colla creazione di hatacche-ospBdali col miglioramento dei l)·asporti, - le perdite d-i quell'esercito diminuirono in modo sorprendente. ~ella campagna d' Italia, jl. metodo generale di cura non è gran fatto mutato. Qualche anti5eltico, l'acido fenico stesso, viene talvolta adoperalo nelle ferite infette. Sono
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~ELLE GUERRE
PASSATE E NELLE GUERRE FtTUBE
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utilizzati per la prima volta in guerr'a i tubi da fognatura dello Chassaignac. I chirurgi italiani per immobilizzare gli arti fratturati, usano molto le steccbe e speeialmente le docce di lalta e di semicanale deii'Assalini; il Cortese consiglia ed adopera semi-stivali di cartone inamidato nelle fratture complicate della gamha. Molti chirurgi francesi seguono questa pratica d"'gli italiani, e Io stesso chirurgo in capo dell'esercì to di spedizione, J. Larrey, raccomanda i semi-canali di latta. Le resezioni praticate piuttosto largamente in Crimea, sono lasciate in disparte dai chirurgi france~i; ma gli austriaci e gli italiani ne eseguono in buon numero, confinando in limiti sempre più ristretti le amputazioni. I~fine si adopera con vantaggio l'anestesia nelle gr·andi operazioni, come erasi già fatto in Crimea. Anche in questa campagna, sebbene la guerra si svolgesse in un paese civile e pieno di risorse, si lamentarono gli stessi inconvenienti delle guerre precedenti, ed anche qui le malattie infeLLive uccisero più uomini, che il fuoco nemico. Nella guerra di secessione Chisolm seguito da pochi altri chirurgi, ravvicina i margini delle ferite da armi da fuoco, e li sutura coo o senza ravvivamento preventivo. ~la la grande maggioranza riconosce, dice Otis, che l'acqua è il migliore dei topici. Si fa pure uso di qualche antisettico e si sostituisce la stoppa catramata alle filacciche. I chirurgi americani spiegarono una grande attività operatoria, eseguenào 39,363 operazioni. ~Tercè un trattamento curativo semplice ed adeguato, e mercè una organizzazione del servizio sanitario, sapiente e provvida . si ebbero in questa guerra i più splendidi successi. Nel 1864 nello Schleswig-Holstein e nel 'l866 in Boemia 4
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ed in Italia la chirurgia militare s'informa ad un grande eccletismo. Tanto i prussiani elle g!i austriaci seguendo la pratica di Volkmann e di ~eudorfer usano molto il permanf.!anato di potassio e medic:mo col cotone anzichè collef.lacciche ( l). Così ottengono delle medicazioni più nelle e .nello stesso tempo occiu:)ive e che possono lasciare applicate più lungamente. Si valgono pure dei bagni freddi e caldi a per·manenza e della med1catura all'aperto. Non si parla d.i sbrigliamenti, ed inYece prendono grande sviluppo le reseziooi e la cura aspettante, a svantag~io delle amputazioni. I chirurgi italiani si staccano meno dagli antichi sistemi. Tuttavia anah'essi amputano poco e' resecano e conservano di più. Seguendo gli insegnamenti del Cortese fanno largo uso .dell'acqua fresca nella medicazione delle ferite invece degli unguenti cbe; come egli dice,•a « irrancidiscono · e portano dolore tra l'una e l'altra ap(31icaziooe di medicatura (2). ) Inoltre, piuttosto che adoperare apparecchi con sostanze soli d ificantisi ed apparecchi chiusi in genere. si · valgono per immobilizzare gli ar'li fratturati di ferule di legno, di docce metalliche e di cartone. Quando scoppiò la guerra franco-germanica, il metodo antisettico di Lister era già conosciuto. \"olkmaon oe aveva sperimentati i sorprendenti effetti ed aveva altresi posto
(l) Nella pratica ehitur~ra militare italiana. il medico di reggimento Tosi, ora eoloonello medieo, usava sin dal 1804 il sublimato corrosivo in solu:tione acquosa al 3 per 1000, la>·antlooe le ferite recenti e le piaglle suppural1ti ed inzuppandone gli oggetl.i di medicazione. l r,sultati ottenuti furono tali che egli In una noU~ pubblicata nel Giornale di medùina maittJre del ISili pag. i58, conolude con queste parole: è sono convinto che la detta soluzione abbia la veca azione aotisettJca e dia il grande risullato di prevenire le infezioni. • (i} CORTESI:. Guida teorico-pratica del mediço militare in campagna, Torino iSO~, Parte r, pag. 97.
NELLE 6UEitHE PASSATE E ~ELLE GUERRE FUTURE
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in rilievo la necessità d'introd urlo nella pratica chiruraica di guerra. Epperò, mentre i chirurgi tedeschi adoperavano nei primi posti di soccorso e di cura l'ovaua ili Bruus inzuppata di acido fenico o di permanganato potassir.o, e Burow a ~letz si giovava pure delle irrigazioni continue all'acetato di alluminio, negli ospedali adottarono largamente la medicatura di Lister. Così si potè restringere io più an~usti confini la cbirurgia demolitiva e dare uno sviluppo del tutto nuovo alia cura conservativa. I chirurgi francesi, invece, da principio si mosLrarono an~ora ligi alle antiche idee ed ai vecchi metodi. !\fa poi vistasi la gr-ande frequenza delle complicazioni settiche, .a poco a poco i cerati e gli emollienti fecero posto all'alcoo1, al fenolo, alla medicatura all'ovatta, del Guérin e si rinunciò a·gli sbri · gliameoti ed :tlla ricerca ed eseresi immediata dei corpi ~stranei. Non di meno i risultati, in complesso, tio:J furono migliori che nelle allre guerre. Per contrario, mercè un indirizzo terapico informato ai pitì sani principi della scienza e mercè un ordinamento sanitario, che seppe trarre partito da tutte le J'isorse, la ~hirurgia militare tedesc1 ottenne successi senza pari e ~gnò l'inizio di un'èra nuova nei fa:;ti della chirurgia·militare. Tali successi non potevano non richiama1·e !'.attenzione dei ehirurgi sul nuO\'O m~todo di cura deHe ferite, al quale in gran parte erano doYuti. Si vide p1·e~to che non bastava praticare l'autisepsi secondaria negli ospedali; ma in ossequio al principio che le sorti e spesso la vita di un ferito dipendono dalla prima medicatura, bisognava portare il metodo antisettico sìno ai primi post! di soccorso, sin sul campo di battaglia; pratieart-, in altri termini, l~antisepsi primaria. ~
SUI.ll CLRA D&ll.& FEIUTE
Ora molti autorevoli chirurgi militari, impressionati forse, non soltanto dei tanti e svarinti intoppi attinenti direuamente alla pratica chirurgica di campagna, ma nltresi delle molte complicazioni e meticolosità, onde era circondato il metodo primitivo di Lister. conclusero che l'anLisepsi primaria in guerra era impossibile, quella secoodaraa molto dif'licile. Ma i perfezionamenti P. le sempliOcazioni successi•e del metodo antise~tico e gli studi compiuti per renderlo alluabile in guerra, dall' Esmarch, dal Bruus, dal Ber~mann, dal ~l osetig, dal Bardeleben, noochè le brillanti prore falle da quest.o m~todo sempli6cato nella guerra turco-rus~a, in quella serbo·bulgara, nella spedizione del Tonkino, ed in ultimo nella i::hur~ezione del Chili, banno posto ormai fuori diseussione che nelle guerre future può e d-eve es5ere praticr.ta tanto l'nntisepsi secondaria negli stabilimenti di 5!• linea. quanto quella primaria snl campo di battaglia e nelle formazioni sanitarie più ficin"' alle truppe combattenti.
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** La chirurgia militare moderna fonda il suo :;istema di trattamento delle ferite per armi da fuoco in guerra sul principio che tali ferite sieno, in gran parte almeno, asettiche. Ciò a tutta prima può sembrare inverosimile, ove si pensi alla poca cura della nettezza che, per i disagi inerenti alla viLa mnitare, il soldato può avere in campaf!l'la. Tuttana, l'esperienza delle guerre p1ù recenti ha luminosamente provato che le ferite d'arma da fuoco occluse sul campo di battaglia con semplici tamponi antiseuici. furono tronte tJuasi lotte guarile od in via di guarigione o per lo meno senza alcun segno di infezione, al giungere dei
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relativi infermi negli o5pedali. Gli stessi pezzi di uniforme, spinti dal proiettile nel fondo della ferita non provocarono fenomeni di reazione, e perciò Bergmann, Klebs ed altri conclusero che anche tali brandelli di abiti sieno da ritenersi Mettici. Ciò sarebbe pure confermato dalle ricerche di batteriologia (l). L'asepsi dei proiettili è stata generalmente attribuita al loro riscaldamento : ma recenti esperien;~,e batterioscopiche fatte dal Messner e dal Lagarde hanno messa in dubbio siffau.a azione sterilizzante esercitata dal riscaldamento (2). In ogni modo anche i batteriologi concordano coi cbiru•·gi nel ritenere aseuicbe la maggior parte delle ferite per colpi da fuoco. Se esse qRindi sovente nella pratica presentarono fenomeni d' infezion e, (u perchè bene spesso vennero contaminate dalle dita o da istrumenti. Adunque l'indicazione fondamentale nel trattamento delle ferite da arma da fuoco recenti è di manlenerle nello stato asettico, e ciò si ot~iene mirabilmente coll'occlusione mediante i tamponi antisettici. Ecco la ragione per cui la mediealura occ~nsiva antisettica portata sul campo di battaglia, si considera come uno dei più utili progre~.si della chirurgia militare moderna. Disgraziatamente le difficoltà per applicarla non sono poche nè Uevi, né sempre essa raggiunge lo scopo cui è destinata, perchè, come accennavo testè, non Lulle le ferite sono asetticl1e, nè tutte si pr·estano ad una buona ed eiTicace oc(l) n PCulll io seguito ad esperimenti CaUI sui coniglì, ba concluso che i frammenti di stolTe oeUe ferite ed U contAtto di queste c.ogli abiU non sono. In massima, perioolosl, per ciò che si riCeri$ee all'Infezione traumatica. • Ar'hi~u de mèdecine el de phar ma-cù vlilitairu. Septemllre f893, pag. ~(2) Archi!les "?l!édicalt.' Belges. Mars !893, p~g. Y.U. - J.rchiv.es de mèMcint d Ife phat'11W.cit militail'es. Septem bre t893, pag. 266.
'SULLA CURA DELLE FERITE
clusiorre. .Ma c· è da sperare che lo sturlio ~ l'esperienza. varranno a dissipare molti ostacoli ; tanto più che, giusta le previsioni, le ferite che produrranno le nuove armi di piccolo calibro, saranno, per la phì gran parte, suscettibili di una efficace medicatura occlusiva. l Vediamo ora breYemenle da quali norme pratiche pu<r e dev'essere oggi guidata il trattamento dei feriti nei -vari scaglioni del servizio sanit~rio ìn campagna. Campo di battaglia. - Quantunque da certi daLi statistici appaia cbe la pr•oporzione fra le perdite e le- forze combattenti siasi sensibilroerit.e abbaSSl;tta nelle ultime guerre., pure si pnò prevedere che nelle· guerr·e future le armi mòderne di piccolo calibro ed a ripetizione da11J,nno un · numer~ a'ssai maggioÌ'e di feriti, in una determinata unità di: tempo, che non fac.essero le armi ill uso nelle guerre passate. Le ragioni oh~ indltcono a giudicare in tal gui~ sono molte e di molto valore; ma non è qui il luogo di svolgerle, ed i·o m1 limito ad e.sporre unicamente un fatto storico: nella battaglia di Sadowa le forte degli austriaci e dei prussiani erano pressoch'è eguali, ma i primi e,rano armati di fucile Lore,oz a carica anteriore, gli all't'i di fucile Dreyse a retroearica. Ebbene, g)i austriaci ebbero p}ù de·l doppio di perdite dei. pn1ssiani. Ora · poi che il fue-ìle a ripetizione tira, neHa stessa u:ni:à di tempo, rl doppio dr ·colpi del semplice fucile a retrocarica, non è e·gli logic() il pensare ~he, anche senza tener çonto delle altre circo~ stanze, si {iovrà avère per lo meno' im< numero doppio 9r fer·iti ? ('l). (!.} 'Queste app..:ezz~'ent(} è ronda:to soltauto sulle quafità bali~tiehe delle àrmJ m9àerne: s'intende ben-c come molte circostanze e segnatamente ·le no'rme tatticbe che Si'·seguiraJin'o nelle guerre avvenire, potranno tU:Odilìcare .Più o meno gli effetti dt>ll'aumentata. potenza delle armi.
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Si può dunque ritenere che saranno tanti i feriti, i quali in breve tempo cadranno sul terteno, che non si potrà, siccome praticavasi in passato, aspetlare le interruzioni del fuoco o la fine del combattimento per ral!coglierli. Invece i porta feriti dovranno tenersi in continuo e diretto rapporto colle linee dei combattenti, per allontanare .al piu pre:>to i feriti dal campo di batLaglia e trasportarli in luogo re lati va mente sicuro. Per la stessa ragione devesi rinunciare al proposito di fare applicare la pr·ima medicatura sulle linee di fuoco. L'idea di voler provvedere di medicatura i feriti sul campo di battaglia deriva da un concetto inesallo delle condizioni del campo stesso e dello stato d'animo dei feriti· e di coloro che devono soccorrerli. li ferito più è grave e più ha vivo il desiderio di essere innanzitutlo trasportato fuori àel terreno del combattimento, per ei'sere al più presto sottratto al pericolo di una nuova ferita. È p<•i una vera illusione il pensare che un porfa feriti possa attendere a medicare un ferito colla calma e tr·anquillità che sarebbero necessarie, mentre piovono le palle d~i fucili a ripetizione. Purtroppo i portaferili per disimpegnare convenientemente il loro compito, che è e dovrebb'essere esclusivamente quello di raccogliere e trasporlar·e i feriti, devono essere fomiti non solo di speciali qualità tecniche, ma anche di una buona educazione militare; poichè vuolsi tener sempre presente che questi soldati senza l'entusiasmo della lotla e senza il miraggio della gloria, devono affrontare il pericolo al pari, e forse più ancora dei combattenti, recandosi di continuo fra le file di que3Li. l n siffatte condizioni è già molto se si potrà ottenere da essi un discreto servizio dì trasporto durante il fuoco ; benchè a mio parere anche nelle guerre avvenire la grande
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maggioranza dei feriti sarà raccolta e soccorsa a bnllaglia finita. Circoscritta così l'ozione dei porlaferiti. si eviterebbe il grave inconveniente dell'infezione delle ferite per le im proprie manipolazioni di persone disadatte a medicnrle, e si appagherebbe il desiderio di molti chirurgi crle la prima medicatura sia eseguita dalle mani del medico. ,\la disgraziatamente questo ideale non è facile a conseguirsi; poichè aoz.irutto non sono i portaferili quelli che più {Ìi frequente contaminano le ferite sul campo di battaglia, ma i feriti stessi ed i lcro compagni che spesso lasciano il fucile per accorrere in soccorso del camerata ferito ; e poi sonvi dei casi nei quali il soccorso pronto ed immediato è imperiosamente richiesto. In un caso di grave emorrngia o di lesione ·di un arto, per la quale senza l' immobilizzazione sia reso impossibile od assai disagevole il trasporto. è certamente minor male quello di affidare ai portaferiti l' incarico di apprestare oon adatto materiale, le prime cure, nnzichè lnsciar·e i feriti senza soccorso, in balia della loro sorte. Non fa d'uopo dire che la sola medicatura applicabile sul camr>•l di battaglia è quella ocdusiva antisettica. Posti di medicazione. - ~e i posti di medicazione co mincia propriamente l'opera dei' chirurgo. Quivi l'antisepsi dovrebb' esser·e rigorosa e tutte le ferite dovrebbero ricever vi la prima medica tura. Disgraziatamente però sono difficili l'una cosa e l'altra, spesso anche impossibili. Si è generalmente ammesso, da Ravaton in poi, che le perdite per armi da fuÒco corrispondano a1 ·10 p .. 100 delle forze combattenti; ma, specie nelle ultime guerre, si sono osservati dei grandi sbalzi, dal 4 al 30 p. l 00 secondo le campagne e secondo i combattimenti. Alcuni vorrebbero una proporzione del15 p. 100 di feriti da soccorrere. Ma se anche
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il numero dei feriti non varierà sensibilmente da quello di prima, allorché sia regolarmente ripartito su tutto l'esercito, sarà senza dubbto di molto più grande, se riferito solo alle truppe direttamente impegnate nel fuoco delle armi a tiro rapido. l n ogni modo, pur attenendosi alla proporzione deU 5 p.1 00, un reggimento di 3000 uomini manderà al posto di medicazione, in • una giornata campale circa 450 feriti; e notisi che questa cifra non è superiore al vero, essendo già stata sorpassata, prima dell'adozione delle nuove armi, nella campagna del 1870-11. D'altra parte, se si pensa che i feriti l(!ggeri non abbisognevoli di trasporto, difficilmente supereranno il terzo dì tutti i fet·iti, e cbe occorrono almeno 45 minuti per trasport-are un ferito dal campo di battaglia al posto di medicazione situato soltanto a 1500 metri dalla linea di fuoco (l), si vedrà quanto tempo e quanti uomini sarebbero necessari per eseguire senza grande ritardo il trasporto degli altri due terzi dei feriti di un reggimento. Circa poi il lavoro chirurgico, un medico militare francelìe il dott. Heuyer (2) fa un altro calcolo. L'intervento chirurgico, egli dìce, anche col personale meglio esercitato richiede non meno di otto minuti per una medicatura semplice e di 20 per una medicatura complicata. Perciò ad un posto di medicazione anche lavorando colla massima alacrità e senza perdere un minuto di tempo, accorreranno almeno 12 ore per assicurat·e il primo soccot-:;o a 4-00 fet'iti e metterli in grado di essere sgomberati.
(i) V. Zur Frage des Trasp!V'IU der l'erwunde'm aut àen Sthlachl{ekk. D.r L&IJRNB5CIIl!:R (Deut.che militariirzUiche Zeitschri(t. 1893, Hert, 5). (~J Archlv. de médecine oet de pharma.:ie mililltires. Année !89:!, pag. 483.
T. 20.rnc.
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SULLA CUR.o\ DELLB f&RITE
Se a tollo eiò si ag~iuogo chò i posti di medkaz:one il ptù delle volte non sonQ al sicut·o dal fuoco nemico. e che dolendo seguire le fasi del combattimento sono soggellt aspo· star-si di conLinuo fermandosi io siti disadatti, perche non sempre scelti in conformilil. dei bisogni chirurgici, ma più spe5sO imposti dall'azione militare, e che l~ medicatut·e e gli atli operativi si fanno per lo più all'aperto, sotto la polvere, la pioggia e tuue le al tre tnfluenze nocive esteriori, si avrà un· idea ahbastanza adeguata delle diflicoltà che incontra il funzionamento di questo riparto sanitario di guerra. ~è a promuoYere ed agevolare la soluzione di tali difficoltà si potrebbe pensare ad un corri.;pondeOle aumento del personale e del materiale; dappoiche da un lato sllrebbe impro\ viù o e mal conseoltto distrarre molti uomiui dal vero scopò della guerra rhe è quello di comoauere, e dall'altro una grande ahbondanza di material e sanitario non sarebbe conriliahile r.olle esigenze della tauica. Per fortuna le ferite delle nuore armi si presteranno Lene ad una medicatora occlusiva antisettica, la sola veramente praticabile ai posti di medicazione. ~oo si do_vranno, ;;e non in ca:>i eccezionali, esplorare le ferite, nè estrarre proiettili. ~on si dovranno nemmeno fare grandi operazioni, ~e non quando non si possano assolut"lmente rita1·dare senza pericolo di vita per l'infermo, o servano a renderne po:>sibile il tra porto. Del rimanente, io credo che tutto l'ordinamento ·:mitario di prima lmea dovrà so~Lostare a rilevanti modiHcazioni, per esser posto meglio in rapporto cogli eiT<!tti presumibill delle nuove armi e colla nuova tattica. A tali modificaziooi non isfugJ.;iranno di certo i posti di medicazione. Se.:ione di sanitd. - Tnt·1 nto, secondo J'ordinnmenlu ora vigente in tutti gli eserciti, la sezione di sanità (Hauptver-
NELLE GUERRE PASSAI! E ~ELLE GUERRE FUTCRE
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bandplcttz Amlmlaoce) è il complemento dei posti di medicazione, eli cui è de·tinata a continuare l'opera e. quando occorre, a correggerla ed a perfezionarln. Quindi ne sono pres:'OChè u~uali le norme e gli obbiellivi. ~è gla inconvenienti e le ditTicollà nccennale dianzi per i posti di primo ~occor:>o sono minori per le sezioni di snoità; poichè, sebbene queste di~poo..,rano di più Jar~hi mezzi e di più numero'o per~onale, siiTalte condizioni favoa·e,-oli sono contrabhilancie.te dal più gr[,n numero di feriti che vi nccorrono e dal maggior lavoro. Alla sezione di sa.oili1, lutti i feriti cui non fu apprestala :dcuna cura o che ne ebbero una !Uanca eà imperfett:-a, devono es;;ere medicati. IJuivi, pincchè al posto di medicazione. si presenteranno casi nei quali sarlt mestieri ricorrere ad una medicatura piu comple,;sa da qoella semplicemente occlu,:;iva; ma la medicatura più comune sarà sempre questa uiLimn. Oltre l'occlusione antisettica delle ferite, potranno pre·entarsi altre due indicazioni, come ai posti di medicazione, così pure e molto più alle sezioni di sanità. Esse sono I'indicatio t'itati.~. la quale può richiedere d'urgenza un auu operativo, e quella di rendere trasportabili 1 feriti. Il primo scopo si con~egue col compiére l'operazione richiesta; l'altro coll'assicurare l' emostasirl provvisoria o definitiva e coiJ'immobilizzare le membra frallurate mediante apparecchi provvisori di facale rimozione e di facile riapplicazione anche durante il trasporto del ferito. Ospedali dc' campo. - Yeoiamo infine agli ultimi lnoJo:hi di cura di campagna. che sono ~li ospedali da campo. Port affermò essere 1mpossibile segttire negli ospèdali da campo i metodi di medicatura che si tengono negli stabilimenti di ri-
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SULLA CUIL\ DELLE FERTIE
serva ed io quelli Lerdtoriali in tempo di pnce ( l ). Imperciocchè, stante la gr·ande affluenza di feriti, non è possibile curare la netlezza e la disinfezione delle parti cutanee circo~ stanti alla lesione, nè attendere alle. altre manovre proprie di unn medicatura tipica, senza una grande perdita di tempo a scapito d~li altri ferili . È ooa utopia ed nna pJeta malintesa, soggiunge Port, quella di voler riguardare come intangibili ed immodificabili nella pr.llica di guerra i metodi di medicazione che veùonsi applicare nelle ).trandi clinic~e. Le affermazioni dei Port sono degne di considerazione, poichè davvero farebbe opera improvvida quel chirurgo che all'ospedale da campo in un momento di molto lavor·o, si p-onesse ad applicare con eccessiva scrupòlosità medicature antbettiche complesse Ht dove potrebbe bastare quella semplicemente occlosiva. Ma non è meno vero cbe in qnesti stabilimenti si ha l'obbligo di attuare i metodi di medicazione se non delle grandi clìnicbe, cerlo degli 05pedali lerriwriali e degli altri stabilimemi civili congeneri; e ciò sia detlo in parricolar modo di <[negli ospedali da campo che non sono molto a''anzaLi e che perciò banno carattere di ma1giore stabilità. Per altro, ti la\"Oro degli ospedali da campo nelle gnerre moderne è subordiualo a quello degli stabilimenti di prima linea nel senso c11e se ai posti di medicazione ed alle sezioni di sanit..'L non si ~ andati in cerca di proieuiJi e si è operato poco, concentr·ando tutta l'attività sull'applicazione della medicatura oeclusiva e sulla immobilizzazione delle frallore complicate, si raccoglieranno nell'ospedale da campo i frutti di questo lavoro sapiente e benefico. I risultati vi·
Cl) V. HaAaT. - .1/eUidi Jlt medùattll"a anttrettfca in pau ed tn g1,1erra.
Trocluz. Fabiani, N:~poli 1887, pag. 68.
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tali e funzionali della chirurgia di una camp~gna dipendono dice AndeL dalla chirurgia di pt ima linea (l). È inutile dire che negli ospedali da campo trovano posto tutte le operazioni ; e queste si dovranno eseguire con tutto quel corredo di mezzi che la scienza modern01 esige. In essi trovano parimente posto gli apparecchi immobilizzanti con ·ostanze solidifìcabili. Ed oggi che il metodo asetltco tende a sostituirsi a quello antisellico, converrebbe pure, :1 mio avviso, provvedere affinchè q11esto metodo, certo non ndauo e male attuabile ai primi reparti sanitari dt campngna, potesse essere utilizzato negli ospedali da campo. Infine gio'\"a notare come il lavoro che si prevede esorbitante, delle sezioni di sanità e dei posti di medicazione, imponga l'obbligo di studiare e di risolvere un altro problema, quello di avvicinare semprepiit gli ospedali da campo alle file dei combattenti, per potere con facilità rice-çere certi feriti gravi anche direttamente dal campo di bauaglia.
••• )lolti punti che qui ho toccati di volo, meriterebbero un piti ampio svoiS?imento. Da quello che bo esposto però si potrà comprendere quanto sia dirersa la pratica chirurgica di guerra da quella ordinariJ, e come ad onta delle grandi risorse provenienti dai progressi della scienza ; delle facilitazioni portate dalla convenzione di Ginevra; del valido aiuto delle società di soccorso e della carità privata, dei meglio adatti mezzi di trasporto e di dispersione dei
(t) Aco&T. - .lfantul cù GIUrurgit d'armu. Paris, !886.
SUi..L.\ CURA OELLE i'RIUTE
feriti, le difficoltà òa prevenire e da vincere sieno ancora enormi e noo pochi i prol.>lemi che restano a risotvere. E devesi pure a~giungere çlle in ragione degli stessi mezzi di cui la chirurgia militare può disporre, è cresciuta la responsabilità sua. Se nella pratica comune le ferile deconoilo aseuicbe e guariscono rapiùamento senza infiammazion~ e senza febbre, si potrebbe mai conseolil·e che negli stabilimenti sanitari di guerra dominassero, come un tempo, la piemia~ la setticemia, la cancrena d' ospedale e le altre malattie infettive chirurgiche t Eppure, piu sono gravi i traumi e maggiori sono le difficoltà del loro tmttamenlo in guerra. Guardiamo le feriLe ar·ticolari e le fratL.ure diafisarie complicate; esse richiederebbero senza dubbio una p-ronta cura definitiva con un1 rigorosa antisepsi primaria e colla immobilità bene assicurala: in guerra tali feriti devono raggioos::ere gli slabilimt:nti di seconda linea e talvolta quelli di riserva per pnter essere soLLoposti ad unn terapia veramente regolare e melodica. Oggi che la chirurgia addominale, anche traumatica, ha falli cosi sorpren.den li prpgressi, nelle lesi oni del ventre con ferita. dei visceri con,·errebbe intervenire allivamente, prima che l'emorragia interna o la senicemia peritoneale rendesse1·o frustranea l'oper.l del chirurgo. Eppure. sono tanti gli ostacoli, sono tante e tali le condi~iooi sfavorevoli per l'esecuzione della laparotomia nelle prime formazioni sanitarie di campagna, che molti autorevoli chirurgi militari a?che oggi la respingono in modo assoluto, ad onta dei suoi quotidiani successi . Lo stesso potrei _dire delle affezioni Lraumnticbe dei centri nervosi, nelle quali la chirurgia oper;1tiYa moderno, al pari che in quelle spontanee, vanta tanti meritati trionfi. .Ebbene, !n guerra per molle fratture camp!icate del CJ'anio, per molli traumi della colonna vertebrale non si può attnare
~Et.lE GUERRE P!SSATK E 1'11U.LK GUEllll! FUTUI\.B
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una terapia efficace, se non fJUtmdo sono già insorte quelle !!ravi complicazioni che con un pronto intervento si sarebbero potute prevenire e scon~inrare. Qui potrei moltiplicare gli esempi, ma mi limito a considerare ancora J'ane,le ia chirurgica. Perfino questo mezzo cbe Tppocrate disse divino e Figuier pose fra le grandi merari~lie del nostro secolo de\ e sotto:-tare a rilevanti restrizioni nella sua applicazione in guerra! La narcosi. com~ è noto. è per S8 stessa una operazione delicata e che richiede preparati\ i preliminari, assistenza e tempo. Tollo ciò, -e torna a vantaggio degli anestesi1.zandi, è, specie ai luoghi di cura di prima linea, di danno agli altri ferili i quali pure sono althisognevoli di urgente soccorso. Egli è perciò che io t:1li luoghi di cura !"anestesia vuoi~ essere riservata alle sole operazioni molto lunghe. mollo gr·nvi e molto dolorose. ftscher (l) a coofPrma di tale concetto instituisee un raiTronto rra le cure appre:.tate ai posti di primo soccorso coll'aiuto della nar·cosi, dopo l'assalto di ~1alakoiT io Crimea, e quelle che, sen~n l'anestesia seguirono alla battaglia di Eylau nelle ffl!erre napoleonicbe. Dopo l'a5salto di " alal..off convennero alle ambulanze francesi 5016 ferili: cui occorsero :):>0 operazioni, le quali furono ultimate solo dopo quattro giorui : im ece racc.onta Larrey che dopo la sanguinosa batta~lia di E)lnu, le operazioni furono tutte terminate nelle prime l~ ore, pur essendo stati numerosissimi i feriti da operare e da medicare. i vede dunque come l'irnporlanza del mandato del cbirur~o militare nelle guerre moderne i> pari alla somma delle difficoltà rlte deve superare per compierlo.
(t) FI~<:UF.Il. • Krlt{)lchlrltrgie. Stuttgart, l&tt, pag. 6U, Il Band.
64. SULLA CURA DELLE FERIU NILLE GUERRE PASSATE, ECC.
Nel nostro secolo realista si è detto che l'uomo è il capitale più prezioso degli Stati e della societa. Noi possiamo aggiungere che, oltre l'interesse, il principio uman itario impone il dovere di conservare la migliòr parte della nazione, riunita nell'esercito. anche nei momenti in cui i fucili a ripetizione e le potenti artigliet·ie moderne minacciano di distruggerla. Solo un corpo sanitario, mi piace di concludere colle parole di Habart (~),i cui membri ~ongiungano lequalitadell'uomo di scienza a quelle del combattente, può essere una valida garanzia per l'attuazione di questo postulato.
(tJ t. HA.liAl\T, - Di e Gtscho•s(rage der Gegenwart unà ihre Wechselbezje h'iingen .zur i;ritgUhi1·urgie. Wien, !890.
Firen::e, n(fl)embre /893.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
C. GOLGI. - Sulle febbri malarlohe eatlvo-a.utunnall c1i Boma. - {Pavia, ottobre, 1893).
L'autore ha eseguito le sue ricerèhe nella clinica medica diretta dal prof. Baccelli in Roma, su malarici curati dal prof. Rossoni. Dopo una diligente rivista critica dei lavori sulle febbri malariche estivo- autunnali, conclude col pr of. Baccelli, che non ancora tuita è nota la dottrina del proeesso nosogenico delle febbri ma.lc.riche.
In base alle sue ricerche l'autore ammette: i• che, a differenza di quanto accade nelle intermittenti classiche, terzaoe, quartane e loro combinazioni, nelle febbri esti\·o-autunnalt i reperti parasitologici del sangue circolante (essenzialmente dati dalle piccole amebe estivo- autunnali), non rappresentano_ altro che un indice non necessario, sebbene qu~sicoslante di questo speciale gruppo di febbri malariche; le piccole amebe circolanti non hanno nulla a che fare con la palogenesi del processo febbrile : esse non sono che la prima fase di uno sviluppo ben più lungo, di durata non deteJ•mi nabile; 2° che l'intero processo non si svolge nel sangue circolante, ma negli organi interni. S negli org_ani interni che speciali forme di parasiti malarici compiono le divetse fasi del loro sviluppo ; 5
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RIVISTA
3° che la dottrina fin qui data del ciclo evolutivo quotid~ano o biduale delle piccole amebe estivo-autunnali circo-
lanti nel sangue, non t1·ova appoggio nei fatti da lui osservati: perciò egli crede non giustificata la classificazione, che, in ba:;:e al criterio parasitario-emalologico, vorrebbe ammettere febbri quotidiane vere (estivo-autun)).ali) e terzarre estivo-autunnali o maligne, diverse dalle terzane classiche; 4• che qualsiasi classificazione di queste·rebbri sulla base dei reperti parasitÒJogici, per ora, non può essere data con sicuro fondamento. Come n~lle anemie perniciose progressive, nelle comuni anemie gravi e nelle leucemie, il midollo delle ossa e la milza contengono in grande quantita globuli rossi nucleati e per rara eccezione questi elementi si trovano nel sangue circolante, così le amebe circolanti nel sangue dei malaric( estivi rappresentano sollanto un indice a<'cidentale, non necessario, di questo speciale gr·uppo éli febbri malariche. Lo • stesso relatore, in casi di anemia consecutiva alriofezione . malaJ•ica, ha trovato nella milza e nel midpllo delle ossa enorme quantità di globuli rossi nucleali e fis~i. Anche nella leu.;emia ce·rti leucociti, che stanno fissi nel midollo delle ossa, si trovano solo eccezionalmente nel sangue circolante. Con metodiche osservazioni del sangue della milza il relatore ha dimostrato che l'intero processo non si svol~e nel sangue c•rcolante, ma negli organi interni. L'esame del contenuto splenico, in qualunque periodo (inizio dell'apiressia, apiressia avanzata, imminenza dell'accesso, accesso a va n-' • zato, defervescenza) ha dato risultato positivo riguardo alla presenza di para~iti, con la differenza però che, nei diversi periodi, i parasiti medesimi si riscontrano in dh·ersa fase. Nei differenti pe-riodi si trova una prevalenza delle forme riferibili all'una o all'altra rase. I parasili rnalarici dentro il tessuto splenico non sÒno distribuiti in modo· uniforme, ma a focolai; e mentre in laluni focolai stanno raggruppate forme , riferibili a certe fasi, in altre po~sono prevalere le forme appartenen ti a una fase più o meno diversa. Le forme di segmentazione nella milza si osservano con miglior risultato parecchie ore (3-4-5·6) prima dell'isorgenza della febbre.
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Nelle febbri estivo- aut-urmali si osserva difficil~ente quella regolarila e quell'allineamento nelle successioni delle fasi di sviluppo che è caratteristico per Je intermittenti comuni. Per tale fatto si spiega clinicamente la graduale insorgenzadeHa febbre, la forma continua o subcontinua di essa, e la meuo frequente comparsa del brivido·in tale gruppo di febbri malariche. Negli organi interni (milza, midollo delle ossa) i para~fti delle febbri estivo-autunnali possono pr0babilmente percorrere tutte le loro fasi comprese quelle ripl'Oduttive dentro le cellule (sviluppo in leucociti od in elementi dei tessuii). l parasiti inclusi sono tal volta in quantità così grande da risultarne l'immagine di vere forme cistiche. I parasiti inglobati di tutte le fasi in prevalenza offrono fisonomia di forme attive e di sviluppo progressivo, anziché di forme colpite da processo regressivo. Perciò è fondata l'idea che i parasiti delle febbri estivo-autunnali, .inglobati d'alle cellule miàollari o spleniche de.ntro_quest.e tròvin.o le condizioni adatte per vivere e ulteriotmente s:vilupp:ar&i, con vero ciclo endocelluiar·e~ e trovino pure condizioni particolari di protezione. Coll ciò si spiegherebbe la pon infrequente impolanz&. della e!iinina e la facilità deHe l'ecidive nelle febbri estivo-autunnali. Sulle diverse speciali localizzazioni, il relatore osserva ehe in un malato, mentre il sangue del dito aveva· dato l'is.ultato negativo, quello della milza dette abbondantissimo :l'eper·to positivo di para~ili in diverse fasi di sviluppo, con numerose forme di segmentaiione. L'ammalato morl per iofeziove malar:ica' gra~issima, probabilmente joealizzata esclusivamente alla milza. Oltre un allro cas~ quasi _analogo, cita pure l'autore UIJ caso classico di perniciosa colerica, terminato con la morte, e in ,cui all'autopsia si osservò nel · l'inte.s.tino sorprendente localizzazione di pat'.l}sili malarici in tutte le loro fasi di sviluppo, mentre negli aHri organi ìl reperto parasitario e.ra sommamente scarso o mancante. Conclusioni. - In base alle sue ricerche l'autore disti:Qgue le febbri da infezioni malariche in due grandi gruppi. Primo gruppo: - Febbri ta cui rwtogenesi è legata a pa~
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rasili che hanno sede prevalente e prevalentemente compiono Je fasi del loro cielo nel sangue circolante. Secondo gruppo: - Febbri la cui patog~nesi é le_gata a parasiti che hanno sede preoalente e prevalentemente com. piono il loro ciclo in condizioni di relativa stabilit.é., negli organi interni (pat·ticolarmente miJollo delle ossa e milza). Al primo gruppo appartengono le f~bbri cagionate: a) dall'amoeba malaerisfebris quartanae; b) àall'amoeba malaeris ~'ebris tertianae. Al secondo gruppo appartengono le febbri che clinicamente si presentano sotto tipi mu}liformi, ~pessissimo irregolari (quotidiane, bidue, irregolari, subcontinue, subentranti, perniciose). Trati.asi in ogni caso di generazioni parasitarie, che tro,·andosi ne' parenchimi negli organi in diversa fase di sviluppo; a periodo abbastanza regolare, oppure con successione più o meno continuata, dàono origine a gettate, o colonie di giovani forme, che, in quantit.é. grande o piccola, oJ insignificante, possono essere riversate nel sangue, dando luogo al noto reperto di piccole amebe endoglobulari. Dal Iato clinico, é da osservare che l'esame microscopico del "6angue nelle febbri del primo gruppo fornisce sempre risultato positivo, nel secondo gruppo invece (febbri estivoautunnali) .nè é assolutamente costante il reperto specifico pel sangue circolante, né le forme parasitarie che si vedono nel sangue circolante presentano quella successione di fasi che invece è così caratteristica per le febbri del primo gruppo: soprattutto nQn v'ha rapporto di proporzione fra il re per lo ematologico e le manifestazioni generali dell'infezione malarica. A questo stesso gruppo devonsi pure ascrivere le ftlbbri intermitlenli di vario tipo, legate alla presenza nel sangue di semilune o di' corpi falciformi, la cui biologia non é ancora bene determinata. Le semilune derivano assai probabilmente dalle piccole amebe endo globulari (estiv~-autunnali). C. S.
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Della sensibiHta -colorata. - D. LE DANTEC (Archioes de médeeine naoale et colonìale, AouJ, 1893).
L'autore si è trovato per caso in presenza di un fenomeno curioso di cui non ha tr·ovato mai indizio nell-a letteratura roeòica. Questo fenomt\nO che egli chiama sensibilità colorata è assolutamente ignorato dalle persone che lo provano e lo si riscontra nelle aneRtesie isteriche, nelle quali ogni dive.rso modo di eccitazione della pelle si rivela nel soggetto colla visione di un colore differente che l'autore chiama spettro. Dagli stu(ii sperimentali che l'autore ha fatLo sovra alcuni casi clinici da lui. ris-contrati eg:li deduce le seg.uenti conclusioni: La sensibilità colorata é la trasformazione dfun fenomeno della sensibilità generale non differenziata, in un fenomeno della sensibilità speciale differenziata.. Questo fenomeno si incontra in modo notevole presso gl'isterici anestesici, ma il colore dello spettro varia non solo secòndo il genere di eccitazione ma ancora secondo gli individui. Cosi, il pizzicemento della pelle è rosso per molti. verde per altri. Lo spettro può essere dìfferente -secondo che si porta l'eccitazione sul membro superiore o sul membro inferiore. Lo spetl1•o sarà _poi tanlo più colorato quanto più l'e,ccita- · zione sarà forte; ed è in genere più intenso nell'occhio corris pondente al lato eccitato, dimodoehè anche un'ammalala isterica anestesica può dire, ad occhi chiusi, da qual lato fu fatta l'eccitazione. Il segno dell.a sensibilità colorata, o segno' dello spettro, è caratteristico d'una anestesia essen~iale, sine materia, come accade appunlb nella .isteria anestesica. La sensibilità generale non è. che assopita, e si può dire che le isteriche sentono per mezzo degli occhi. La constat~tione di queslo segno perroellerà dì stabilire una diagnosi precisa fra una lesione organica e UI;}a lesione essenziale, e sarà sovrathllto utile nella diagnosi delle nevriti periferiche. Certi fenomeni patologici come le aure sensoria.li dell'epi· lessia parziale (visioni colorate, fosfeni), come la visione.
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colorata scintillante dell'emicrania onalmica, rientrano probabilmente nella categoria dei fenomeni della sensibilità colorata. Il fenomeno dello spettro può spiegarsi colla trasmissione dell'eccitaziOne periferica al centro della sensibilità generale dapprima e poi per irradiazione al centro della visione che deve essere nelle vicinanze. Sarà importante lo studio di questo ·r~nomeno nella sordità isterica, poiché l'audizione colorala non è che un capitolo della sensibilità colorata.
G. Prooesso r&pldo e slouro per l& rioeroa dell'&lbumtna e del gluooslo nell'orina. - D. BENNO- LAQOER - (La Indipendeneia medica, 1893).
Questo proc~sso permette in tr~ o quattro minuti e in un solo saggio, manipolando sopra la stessa quantità di urina e nello stesso tubo, di scoprire i'albumina e lo zucchero con una rigorosa esattezza. L'investigazi<me dell'albumina si pratica come di consueto: l'orina chiara e filtrata si riscalda fino all'ebollizione in un tubo di saggio cb'e contenga la quinta parte della sua capacit·à; si aggiunge allora un decimo del volume d'acido nitrico, ma in una sola volta e non a goccia come di solitor e si cessa dal riscaldare. Se si forma un precipitato copioso e persistente l'orina è albuminosa. Se il liquido si conservò chiaro si aggiungono da 10 e 20 goccie di soluzione di Atmen: lo zucchero si renderà manife:;.to, riscaldandando durante uno. o due minuti ~ per la colorazione grigio- scura che potrà giuhgere fino al nero. Se l'urina contiene albumina, si lascia raffreddare e si fil t.ra pr·ima di procedere alla ricerca dello Z'tcchero. Tutta l'operazione si compie con facilità in 3, o 4 minuti. Il liquore di Alrnen si prepara nel modo seguente: si sciol~ano 4 grammi di tarlrsto doppio di potassa e soda in 100 par·ti soluzione di soda caustica al 10 per cento; quindi si pone in digestione questo liquido al bagno maria, con due
MEOJCA
grammi di sottonilrato di bismuto, fino a che si disciolga. Questa soluzione è chiara, e messa in boccetta coloraLa si conserva per due anni. II processo si fonda sulla proprietà del glucosio di ridurre l'ossido di bismuto in ;soluzione alcalina Questo metodo permette di scoprire la presenza di grammi 0,50 a 0,10 di zucchero per cento, ed è forse più sensibile, più rap1do, e più sicuro di quello di Trommer, Haller e Fehling; infine offre anche il vantaggio che non presenta, come il processo di Trommer, le cause di el"rore che possono risultare dalracido urico e dalla creatinina.
G. Gangrena complloante U colera. - (Brit . ..W:ed. Journ, 2 settembre 1893).
Il D. Durr (Rev. de med. luglio 1893) fa notare la gran rarità di simile complicazione. Egli espone il seguente caso di un uomo di 50 anni, il quale aveva sofferto per qualche tempo una dispepsia e che aveva molta paura d~l colera. Il 19 settemb~e fu preso da diarrea premonitoria e due giorni dopo da un tipico e grave attacco di colera. La reazione si manifestò il 22, dopq di che il paziente abbandonò il letto senza permesso. Fu preso da dolore nella gamba destra, cui nel successivo giorno teon~ro dietro la formazione di ecchimosi, un abbassamento di temperatura ed anestesia. Il di segu~nte le dita dei piedi erano affetti di gangrena. I! 28 morì, la gangrena si era estesa fino al ginocchio con assenza della linea di demarcazione. S<>lo la gamba fu sezionata dopo la morte; nulla si rinvenne tranne, forse, un certo restringimento dell'arteria libiale posteriore. Il Durr ricorda aUri dodici casi simili compreso un allro da lui stesso osservAto. La gangrena può essere secca od umida. Dei dodici casi, tre erano di gangrena umida e tutti e tre mortali (Mouchet) e gli altri nove di gangrena secca con due guarigioni. Tn questi ultimi l'arteria che irrorava le parti gangrenose era obliterata. Questa obliterazione é costante e può essere spiegata in tre modi: 1•) embolismo; 2•) arterite parietale; 3') an.
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giospasmo localizzalo. Potain dice che nella febbre tifoidea esiste spesso spasmo delle arterie degli arti, ma dopo la morte esse si trovano permeabili. Parcot l1a insistito sullo spasmo arter1o~o nel colera; cosi in un caso il polso sinistro era impet·cettibile, più tarJj es:!o potelle nuovamente :;entirsi. Lo ~pasrno puo ~essare o può essere il primo .::tadio de1l'obhteraz10ne. · Nel easo di Durr gangrena della mano, vi furon due distinti periodi, uno c1oé rli spasmo e l'altr·o d'oblìterazione dell'arteria sep~trati da u9a remissione in cuj il polso si poteva sentire. Facendo delle deduzioni da altri morbi infettivi, il Durre disposto a credere chefaog10spasmo è consecutivo all'arterite pmtlostoché primario. Ea•odatl pleurloi pulnntl. - (Brii. M~d. Journ 26 agosto 1893). li Dotl. J. C. \Vilson, in una m~rooria su questo so~getto (Med. News, lu~o~lio) dice che le pulsazioni sono sempre smcrone colla sistola venlricolare: dt regola e.._c;se pos~ono ri levarsi coll'ispezione e la palpazione, ma molte volle solo con quest'ultima. Quando è intrapleurica, la pulsazione può essere limitata a due o tre spazi intercostali. Piil comunemente essu occupa la ma;tgtor pat·le della supertlcte antel'iore del torace fino alla linea &::>celiare anteriore sinistra: in I{Ualche caso e stato osset·vata posteriormente. Ordinariamenle la pulsazione è dt forza moderata e richtede una certa atLenzion~ per scoprirla. Nella ma,z;g-ior p81·te dei casi il hquido essudato e purulento. La di8flOOSi differenziale tra questi versamenti pulsanti e l'aneurisma aortico può solo in casi eccezionali presentare ditlicollà. L'aoeurJstna dell'aorla ha una relazione ben definita colrasse longitudinale anteriore del torace: lo invadere che esso fa tlt regioni che hanno normalmente percussione chiara è ctrcoscritto; esso é di regola seJe di rumori sincroni col ritmo cardiaco. l segni dell'empiema pulsante si osscr\'ano generalmente sul lato sinistro del torace a una certa distanza della Jinea mediana: l'ottusi la alla percussione e uni-
'i3 formemenle estesa alla base del torace e fanno difetto i rumori. Gli altri sintomi che si as~ociano ai versamenti pulsanti sono: i) un certo grado di paresi dei muscoli intercostali, come si osserva solo in grandi ver~amenti di lunga durata; 2") oecrosi locale e perforazione della pleura pariatale; 31 pneumolorace latente o manifest(l, 4') stato atelettasico del polmone totale o parziale, con aderenza del polmone sinistro al pericardio. lt:BDtCA
VJ:o<cE:-~T. -
Butl'auoclazione dello •treptococoo di Fehlet..n e del baotllo tt1lco nell'uomo e negU &ntmall. - (Annales de z•Jnstiiut Pasteur. N. 2, 1893).
Per lo scopo del nostro :;tiornale riportiamo òi f!Uesto lavoro le considerazioni prallche relative all'infezione mista oell uomo. Gli esperimenti e le ricerche balteriolo~iche conrermano e, uell'istesso tempo, permettono d'interpretare nel loro insieme i risultati osservati nell'uomo per l'associazione dello slreplococco (!lreptococcw pgogenes) e del bacillo del tifo. Lo slrept.ococco di Fehleisen si unisce assai frequentemente con altd gt!rmi patogeni. Di fallo s'incontra nella difterite, nella scarlallina, nella tubercolosi. ove spie~a azione importante nei fenomeni Ji consunzione ecc. L'autore é di avviso per le sue osservazioni e per le sue ricerche, che lo stesso microbi o prenda pure gran parte in un certo numero di casi di febbre tifoide, i quali terrninano con ]a morte. La sua presenza nella febb re tiroide fu ,:rià avver11ta da Nelter, che lo riscontrò in un caso di tifo complicato da endocarditd ulcerosa con infarti multipli. Altri sperimentatori, come Eugenio Fraenkel, hanno osservato il germe asl'Oc'ato al bacillo del tifo, e Karlinsky ha trovato pure, dnrant•> la ''ila,. nelle complicazioni polroonari del tiro 6 volle su 9, lo slreptococco, combinato o non, col bacillo di Eberth. L'autore ag~?iunge che su 30 autopsie di febbre tìfoide, 6 volle ru ossçrvata l'unione strepto-tifica, quale associazione priuuliva o secondaria, che rende più gra'e il decorso del
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RH'lS!A MEDI CA
tifo. Le complicazioni dipendenti dallo statllococco piogeno bianco ed aureo sembr·ano meno gravi. Su 41 accessi o suppurazioni diverse avvenute nei tifo~i, l'autore osservò 32 volte lo staphglocoeeus pyogene.'l aur eus, solo o 10 unione con l'allius. l ri<tpetli>i maiali, nono"tante suppurazioni talora diffusissime e periol>liti multiple, guarirono. AJ contrario lo streptococco fu tsolato 8 volte do! pus, tanto solo, qu~n to unito al bacillo di EberU1 e 5 essi relativi terminarono con la morte. Conelt4Sione. - L'e...~me batteriologico delle complicazioni lo~li che si presentano nel tifo addominale ha un'Importanza grandissima. Queste complìca<!:ioni abbisognano di un inter\·ento immediato ed energico E pure del lutto necessaria UJùgiene rigorosa de~l'inle gumenti e di cavità, che possono ciar ricatto a questo get•me patogeno.
c. s Gt~t)tEL.
- BoarlattiDa negli adulti. - (Centralblalt .fiir BakieriolO!Jte und Parasitenlmnrle, XIV vol., X. , 1893).
Dalle istorie cliniche di 162 malati di scarlattina, i quali furooo curati nell'ospedale cantonale di Zurigo dal J8i9 al 1889, l'autore g•unse alle seguenti conclusioni, per ciò che si riferisce alla scarlattina degli adulti L8 disposizione per la scarlattina negli ~odulh é un poco minore, che nei fanciulli; es~a aumenta, <~P per lungo tempo noo si manifesta alcuna epidemia e quando questa soprav viene, allora raggiunge una maggiore estensione. La malattia decorre pÌù lievemente che nei fanciulli, la n,efrite sopl'aggiunge di rado e in forma più lieve. All'inconlN il r-eu[Jlatismo articolare 'JUale complicazione si riscontra mollo più frequenlemt!nle negli adulti, che nei fanciulli. La scsrlaUina traumatica fu osservat.a solamente negli edotti.
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c, s.
Hl Vl STA CHl HUHG l CA
Operazrone del ge.nglti. -
MARTIN JoaoAN. - (The Lancet).
La frequenza di queste affezioni, i molli insuccessi che si olleugono con i meLodi odierni, lA pover tà della letleratura in questo argomento, incoraggiano l'autore a pubblicare il risultato di 25 casi oper&li già da due anni senza riproduzione. H vocabolo ganglio è stato indifferentemente applicato a due malattie diverse, cioè allo sviluppo di una cisti in immediata connessione con un tendine, e ad un'infiammazione acuta o cronica dello stesso foglietto sinoviale, per la quale ultima lesione è meglio adatto il termine teno-sinooite. Si son divisi i ganglii in semplici e compo!=>ti, ma questi ullimi non sono che dilatazioni della sinoviale tendioea, dovute ad una tenosinovite o borsite. Il vero ganglio, quello di cui.si occupa rautore, è quella piccola cist~ connessa al foglietto tendineo, di grandezza variabile da una teslà di spillo ad una nociuola, come un sacco formato dalla capsula fibrosa internamente rivestit.a di membrana sinoviale. Il contenuto di questi ganglii varia i n consistenza e colore da un liquido scorrevole, chiaro, trasparente, roseo, ad una soslan7..a giallast-ra o rossastra vinosa molto difficile ad estrarsi con gli aghi aspiratori. Di ~olito ha la cosisteuza della sinovia, ed è di colore rossigno. I ganglii sono tumori levi gs li rotondi od ova,Jari, darmo senso di elasticilà e di tensione, sono scev1'i da aderense con i tessuti sovrastanti, ma fis~ti al foglietto del tendine.
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RTVISTA
Nel loro accre~ iment.o potosono comprimere i nerv1 cutanei e produr dolore. danno talvolta impaccio nei movimenti, ed indebolimento dell'arto pet· inazione. La sede più frequenl~ dei ganglii, e il dorso della mano, in corrispondenza dei tendini dell'estensore comune delle dita, ma se ne vedono anche nel dorso del piede sul lungo estensore. L'autore ne ha visti sut peronieri, sull'est.en"ore radiale lungo e bre,•e, sull'eslen!'ore lungo del pollice e sul lungo flessore. Un piccolo e doloroso ganglio dè tendini flessori delle dita in vicinanza delle falangi, di volume variabile da una te~ta di spillo ad un piccolo pisello, molto duro ed aderente al foglietto lenclineo è stato spesso confuso con un'esostosi o con un encondroma. Billrolh crede che il ganglio cominci con una protrusione saniforme del fo~liet.to, e che il colletto !<.i vada facendo sempre più stretto, tìnchè si perda ogni comunicazione fra il contenuto della borsa e il fogliello. Pagel crede che sia una degeneraz.iune cistica delle celiule delle frangie sinoviali all'interno del foglietlo tendineo. Gosselin Jo ritiene distensione di corpo subsinoviale, O\'vero cripta o follicolo sino>iparo con orificio obliterato. L'autore s1 allit>ne al concetto che i ganglii siano protru.,ioni erniose della sinoviale attraverso lacerazioni o fori del fo~lìetlo fibroso, che con la compressione subiscano un'infiammazione plastica che obliLera il colletto, e chiude al di fuori della cavtlu sioo,·iale il piccolo sacco. Infatti es!'i si producono più facilmente io quelli che compiono fati<.'o!>i laYori manuali, compaiono in modo subitaneo e doloroso, alraccurata dissezio:le si mostrano faUi d'una capsula tlbrosa formata di tes!!uto areolare ristretto ed indurito agli estremi del tumore, e uoo sono riducibili appena compaiono, come dovrebbet·o essere se fosse vera la teoria del Billroth. La cura dei tlan~lii è stata finora coronata da ingenuita superiore al succes~o. La rottura eseguita flettendo l'artico· !azione e comprimendo il g&n,~Zlio con le dita o con un libro o non approda, o dà solo un'apparente guarigione, perchè la pressione esercitala sul liquido della cisti produce u11a distensione • della capsula, il liquido si effonde nei ter;suti
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circo<>tanti, ·1 ,:tanglio collabisc, ed i punti dist~i e lacerati cicatrizzano lasciando un sacco chiuso e tapezzato da membrana sinoviale sana. L'elettrolil<i adoperata da \Vahlluch pro<iuce {lontìore infiammatorio dopo ogni applicazione, e nuJraitro. Le puuture seguite da raschiamenlo interno della cisti e successiva compressione su di un palmare sono seguiti da numerose guari~ioni, ma spesso alcune parli della sinoviale restano intatte e reprislinano il liquido. È necessaria molta avvedutezza onde evitare l' apertura del fogliello tendineo, onde evitare l'adesione dalla guaina al tendme, e la consecutiva rigidità della parete. Il setone di fili di seta carbolizzali, crini di cavallo o categut, è soggetto ad infettarsi nelle medicazioni, e può su<>citare infiammazioni pericolose ed estese. L' incisione di lullo il franglio ed il riempimento deiJa cavità con garza antisettica lascia una vasta cicatrice che spesso aderisce al tendine, e limita i movimenti. L'escissione che si esegue con uua incisione l~ogitudinale di lutto il tumore senza aprir la cisti che vtene ritnossa, lascia una lunga e larga cicatrice spesso aderente al tendine. L'iniezioni di liquidi irritanti previa aspi· razione è sempre seguita eia recidive perch~> illiqutdo iniettato non giunge ad alterare la membrana secernenle la quale guarisce e secerne di nuovo, o è troppo irritante, e si ricopre di uno strato di linfa coagulata che protegge la sinouale ; questa in seguito o t~rna al prislino stato dopo il riassorbimenlo della linfa, o la linfa si organizza, si distrugge la membrana secernente, ed al poslo di es~a si produce una cisti di nuova formazione, una capsula fibrosa contenente il liquido iniettato, che non è più ria!."sorbito. Ad evitare questi inconvenienti l'autore usa liquidi moderatamente irritanti, e li estrae prima che l'infiammazione s:ia insorta, indi applica una forte pressione perché ~i riassorba il liqurdo residuo prima che la linfa si ol'ganizzi. Egli aspira con una siringa o grosso ago, compriruendo forte~ mente il tumore durante l'aspirazione, indi lasciando l'ago in sito, riempie la siringa con liquido di Morton (iodo centigrammi 60, iodul'o di potassio gr. 1,80, glicerina gr. 30) la avviLa di nuovo all'ago, e spinge il liquido riempiendo il sacco.
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Estrae allora l'ago, fa un po'di massaggio sul tumore onde il liquido possa raggiungere tutte le inlel'De parli della cisti ed uscire in j:!ran quantità della piccola ferita, inji applica una ferula che immobilizza le dita, ed una fasciatura compressiva sul tumore, e sospende il braccio al collo. Nei 25 operati dall'autore, al secondo giorno il tumore era scomparso, non si notavano segni d' infiammazione, onde egli riapplicava lo stesso bendaggio compressivo con la ferula, al quinto giorno toglieva la ferula, al decimo la fasciatura, ed i piccoli tumori erano scompa1·si. Dopo un anno e nove mesi la guarigione era permanente in tutti gli operatt meno uno nel quale residuo un leggiero ispessimento fibroso. Una delle mlgllorl appUoaztonl dell'lodoformlo in chtrargi&. - ARBUTHNOT LANE. - (The Lancet, luglio 1 1893).
L'au tore assicura avere ottenuto ottimi risultati dal iodoforroio, nelle erose cavità articolari di grande estensione, non tanto per impedire lo sviluppo .dei microbi in esse cavita, 11uanto per occluderle completamente onde non si riempiano di sangue, e non divengano un nido formidabile di bacilli tubercolari. Allorché in un osso si forma una vasta cavità mediant:e il raschia mento o la sgorbia, nessuna esterna pressione può impedirP che si riempia di sangue. L'autore in tal caso applica la fascia di Esmarch al disopra della cavità articolare onde impedi r l'emorragia, rade e sgorbia la cavità, la lava accuratamente, l'asciuga con le spugne, indi ·lava del iodoformio in una soluzione carbolica al 5 per cento, lo spreme in una pezzuola onde asciugarlo più che è possibile, lo introduce nella cavità ossea, e ve lo comprime fortemente, come farebbe un dentista nell'indoratura di un dente, finché il iodoformio giunge a livello dell'orlo della cavità. L'autore non può dire quanto iodoformio resti in tal modo incapsulalo pella ferita quando questa giun ge a cicatrizza-
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zwne, ma r'~iene che con r accrescimento dell'osso esso venga interamente eliminato prima cne la cicalrice sia compiuta, ed il sostituire un materiale_ amicrobico al sangue che fuori de' vasi di vieo buon terreno di cultura, gli ha tfatto speraroe i buoni risultati ch'egli ha infatti ottenuti e che compendia in alcuni casi clinici. Sonda In permanenza ed infezione urlnarl&. - FÉLIX LEGllEU. - (Journal de médeeine et de chirurgie, settembre, 1893).
Il dottor Legueu ha richiamato l'attenzione sull'utilit.à che si può trarre dalla sonda in permanenza per rimediare agli accidenti infettivi, temibili nei soggetti in cui l'apparato urinario 6 inf~tlalo, sia spontaneamente, sia in seguito ad una esplorazione o ad un cateterismo. Nei soggetti la cui vescica è infettata, una condizione di primo ordine domina la produzione della febbre : è la ritenzione dell'urina. E::;sa vi espone, qualunque sia il suo grado. La distensione ha però una gran parte, perché essa aumenta singolarmente l'altitudine alla recettività. Negli affetti da re· slringimento. nei !>rostatici, la febbre non comincia soventi che quando la vescica viene messa in tensione. Coi cateterismi ripetuti, si può nella maggior parte dei casi vuotare regolarmente la vescica e far cessare la febbre, ma vi sono casi in cui, malgrado i cateterismi ripetuti, la febbre persiste od aumenta. Vi sono malati nei quali a ciascun tentativo di cateterismo si é respinti con perdite, ed é in questi casi che la sonda in permanenza trova le sue indicazioni e dà risultati sorprendenti. In appoggio di questa affermazione, l'autore riferisce il seguente caso osservato da Guyon. Si tratta di un pruslalico da molto tempo infetto; ogni cateterismo determina,·a in lui una nuova esacerbazione di febbre; lo stato generale andava aggravandosi ogni giorno e gli accidenti diventaYano di più in più minacciosi. Guyon, chiamato a consulto, consigliò la sonda in permanenza, considerando che essa sola poteva modificare la situazione; sotto la sua influenza, la febbre cessò ed ·il malato
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riebbe la salute. Dopo d'allora egli ha potuto riprendere senza alcun inconveniente l'uso dei cateterismi intermittenti e vive in uno stato molto soddisfacente. Tale risultato non de..-e sorprenrlere, perché il drenaggio delle ca vita pur·ulenti e settiche non ha d'uopo d'essere dimostrato. La sonda permette inoltre di portare direttamente nel focolaio vescicale le soluzioni antisettiche necessarle. L'azione della sonda, d'allronde, non si limita alla vescica; essa agisce in un certo modo sui reni e diminuisce la poJiuria per H fatto solo che essa sopprime la distensione. Con la febbre che scompare, scompaiono _anche o s'affermauo i disturbi digestivi che sono l'appannaggio forzato degli urinarii a questo periodo. Questo risultato, così importante per i malati, questo miglioramento dei disturbi diges-tivi è apprezzabile soprattutto in certi prostatici avanzati che sono cachettlci senza essere febbrili. In essi il cateterismo l'ipetuto non basta sempre ad ottenere i disturbi digesti vi; la sònda in permanenza giunge allora a questo risultato e ciò fin dai primi giorni della sua applicazione. A. fianco di questi malati infetti che hanno spontaneamente la febbre, perché affetti da restringimento o prostatici, non vuotano la vescica, ve ne sono altri che hanno accessi dì febbre provocati; essi hanno la febbre ogniqualvolla un traumatismo del canale, il cateterism<> per esempio, realizza le condizioni ·della penetrazione nel sangue delrurina carica di elementi infettivi. In essi, la rnizione spontanea effettuata a traverso un'uretra escoriata dai cateteris-mi precedenti, basta talvolta a provocare l'accesso franco, acuto, della febbre urinosa; ed, in questo caso, la sonda in permanenza mette per qualche tempo I'urelra al ripar·o da questo contagio. Le lavature della vescica attenuano alla lunga la virulenza dell'ambiente vescicale e quando p~ù tardi la sonda è tolta, la mizione può effettuarsi spontaneamente e senza incidenti. Ma il più spesso, negli affetti da restrinltimento soprattutto, sono i tentativi della dilatazione che pt'ovocano la febbre; per mettere la sonda in permanenza, fa d'uopo praticare dapprima l'oretrotomia interna. Dopo l'uretrotomia, la sonda viene lasciata due o più giorni, secondo il grado di
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jnfezion~, tino a che la miz.ione !<pontanea possa farsi senz.a accidenti . Riassumendo, si può dii'e che la sonda in perma11enza prende posto fra i mezzi curativi dell'infezione urinaria; essa risponde a due indicazioni urgenti in simile caso; permette l'evaèuazione e la disinfezione della vescica, e sopprime i traumatismi che provocherebbe l'introduzione di una . sonda mobile. È bensì vero che ad essa venne rimproverato di favorire l'infezione, di creare un ~naie aperto tra la vescica e l'esterno, di facilitare cosi l'introduzia,ne dei microrganismi da.Westerno nel mezzo vescica le ; ma oggidi, con le precauzioni in· uso, con la proprietà che presiede a quesra specie di cateterismi, J 'obbiezione ha pochissimo valore. La sonda, al r.ontracio, permette di fare in ciascun momento, quanto soventi ·l'esige lo stato della vesCica, delle la·" va:ture di· nitrato d'ar~ento.
RIVISTA DI ANATOIIIA E FISIOLOGIA ~ O RMALE ·E
PATOLOGICA
Veleni batterici e- coutra.vvèlenl. -
BucHN'E R. (Mimchner med. Wockenschr. e Centralb. fii,r dte med. Wis.sen•ck., N.. 32, 1893)-.
Le ptoroaine già prima tanto celebrate ora no"n sono più consiQ.erate e solo le tossa"lbumine s-ono riguàrdate come il p.P6prio veleno mor boso. Queste, le alassine, sostanze battericide contenute nel siero del sangue normale e le en:zime hanno fra loro:ciò di comune cbe sono distrutte da temperature di 50"-709". La causa però di questo effetto 6
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non è il calore, ma l'azione della molecola dell'acqua aumentata dal calore; poichè da una parte queste sostanze alle stato secco possono sopportare alti f!radi di calore e dall'altra il B trovò corpi che aggiunti all'acqua impediscono l'azione alterante e questi sono i sali neutri ed in particolare i solfati alcalini. Fra le molecole di questi sali e quelle dell'acqua vi ha una fo.rte attrazione, dimodocbè queste agiscono meno attivamente di prima, mentre p. es. i nitrati non hanno con l'acqua akuna relazione. Se quindi si aggiunge il solfato di soda alla albumina attiva la resistenza di questa al calore è aumentata almeno di 10 gradi, e questo vale anche per i corpuscoli del saogu~. Invece dai nitrati non è prodoUo alcun cambiamento in questa condizione. Rispetto al modo di agire delle tossalbumine sull'organismo animale, il B. ricorda solo, che esse operano diversamente dai veleni ordinari, poiché anche prendendo per esempio, grandi dosi di veleno tetaijìco, la reazione non comincia mai prima che siano passate circa 8 ore. Anche per studiare l'azione, nella sua natura affatto sconosciuta, delle antitossine sulle tossalbumine ha preso per base dei suoi sperimenti il tetano. Per fare un esatto do!<amento egli pre..: parò la to>~salburnina precipitando le culture filtrate mediante il solfaLo di ammoniaca e di soda , ~ la antitossina con la stessa precipitazione dal siero del sangue di un coniglio immunizzato. Egli determinò e~attamente razione e la reciproca forza dell'una sull'altra mescolandole in diversè proporzioni e sperimentando successivamente sugli animaJi, così da avere un miscuglio che non proiucesse nei sorci alcup sintomo morboso, mentre la stessa quantita di tossiua da sè sola li uccideva in brevissimo tempo. La soppressione dì questa azione ven~fica è considerata come effetto di una specie di neutra.lizzazione, come una combinazione della tossina e dell'antitossina in. uo nooYo corpo simile alla combinazione salina degli acidi e degli alcali. Ma questo, secondo il B., non è esatto. Con ripetute iniezioni di taJe mescolanza neutra si osserva che l'animale a poco a poco diventa imm"\)ne, che quindi la tossina è distrutta nel corpo, ma l'antitossina rimane e pel suo accumularsi
DI AN ,A TO~IA R FISIOLOGIA
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;nduce a poco a poco la immunità. Una seconda ipotesi am·mette che la lossina sia distrutta dalla antitossina, ma anche .questa opiniol!e il B. ha dimostrato -erronea, prendendo per i suoi esperimenti due animali diversamente sensibili al veleno tetanico, il sorcio e il porcellino d'India. Gli speriment~ sono tanto interessanti che merita riferirli ~sattamente. Dapprima il B. come sperimento preliminare, .iniettò i sorci con t;.. di mg. di Yeleno tetanico e quindi i porcellini d'India. Tulti i sorci morirono per tetano, i porcellini d'India rimasero io vita per lo più senza ammalare. -Quindi il B. iniettò 23 sarei con 14 mg. di veleno tetanico al quale era a~giunto 1,35 mg. di antitossina; 9 sorci rimasero immuni, 11 ammalarono leggermente e 3 perirono. Se si ammettesse che dalla antitossina il veleno sia stato distrutto, bisognerebbe, poiché i sorci rimasero quasi lutti in 'Vita, e poichè un sordo è accisò da •:•• di mg. di veleno solo, -che dei H mg. iniettati pìù di 13 '1.. fossero stati distrutti. Ma ciò non può essere poiché avendo il B. fatta precisamente la stessa iniezione di H mg. di tossina e di 1,;!5 mg.. di antitossina in 23 porcellini d'India, 8 morirono di tetano, 12 ammalarono e 3 rimaser•o sani: quindi l'azione nei porcellini .d'India a cui, come l'esper imento p1·eliminare indicò, 1/ 1• di mg. di lo ~sina non aveva assolutamente alcuna presa, era tl~lremamente forte; perciò doveva esservi ancora una con· siderevole quantità di Lossina. Da questi sperimenti scaturisce: che la organizzazione specifica del corpo animale in .cui è introdotto il miscuglio della tossica e dell'antitossina costituisce una importante condizione per la qualità del re· -sultato, o in altre p~Jrole: le due sostanze non agiscono direttamente l'una sull'altra, non esiste alcuna azione distruttiva della antitossina sul ,·elena tetanico, nè in vetro né nell'interno del corpo, ma ambedue le sosti<nze operano solo ·per mezzo deHa organizzazione del corpo animale, poichè ~mbedue influiscono sull'organismo, sui lessuti e sui territori cellulari in senso oppo~to. Questa influenza nella antitossina può solo rendersi manifesta come azione immuniz-zante. Anche l'opinione di Brieger, Kitasato e Wassermann che nella glandola timo sieno contenutA sostanze che distruggono il .veleno, il B. non potè confermare.
RIVlST.\ DI ANATO'liA B FJSlOLOGl.\
Quindi non esisl~ alcuna azione antit.oss1ca, non ec:iste un siero curati,·o. ma MIO abbiamo delle sostanz~> immunizzanti e nel caso più favorevole pos'!tamo ~oio imperlire lo esten· dersi della distruzione con una rapida immunìta, e a conferire questa immunità non solo prende parte la sostanza ma anche la aUivìtà realtiva delle cellule., e se e quanto queste poc:sono inOuire in un organismo malato non l> 1'\al.o ancora dimoslratfl. A ogni modo gli sperimenti del Behring hanno provato che nella malatt1a alquanto progredila ciò non è più possibile. Il B considera In sostanza immunizzante. la cos1 della antitossina come una proteina baUerica affine alla tossalbumina. Per la pratica si tratta quindi di ottenerla più che è possibile pura e scevra di veleuo. A ciò non è neces«ario far pa«sare la coltura attraverso il corpo animale e preparllre l'ant'lossina con s1ero sanguigno.
RIVISTA DI TERAPEUT1CA
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Trattamento dell'epitelloma della faooia. DARIER. - (Lyon médiea.l, ~. :lO, 189:1).
Dott. :\f. A.
Dopo molti tentativi col clorato di potasse. la resorcina, l'aristol, l'acido acetico, ecc., l'autore è arrivalo al sdguente programma di cura. È bene di sbarazzare dapprima la superficie ulcerata dalle croste che le ricop1'ono, per mezzo d1 cataplasmi anliaettici di fecula di patate cotte in una soluzione di sublimato all'i p. 1000. Se esiste uu rilievo epidermico troppo salidute, spesso e resistente, bisogna toccarlo leggermente col gaJvano cauterio per permettere agli agenti ch1mici di penetrare fiuo agh strati profondi del male.
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RIVISTA DI TERAPEUIICA.
Detersa la superficie su cui deve~i agireJ la si insensibiJizza per mezzo di una leggìera compressa dì ovalta bagoata m in una soluz1one di cocaina allO p. 100. Giò fati<> si imbeve tulla la superflcie malata con un fine pennello bagnato in una soluzione concentrata di bleu di metilene (1 gr. sopra 5 g:·. di alcool e 5 gr. di glicerina)_ Tutte le parti tinte in bleu sono allora leggerìssimamente toccate con uno stiletto di acciaio bagnato in una soluzione d'acido cromico al quinto: producesi una reazione color porpora. Si riapplica ancora del bleu; e quindi si lava diligentemente il contorno del mal~ per 1eva1·e l'eccesso di colore. Medicazione successiva: cataplasmi di fecula di patate e semplici compre~se di sublimato in permanenza per evitare la formazione di croste che ritarderebbero le operazioni susseguenti. Le toccatnre collo stilello {acido cromico~ sono ripeLute quallr'Q o cinque volle, a due o tre giorni d'intervallo, poscia non si adopera più che il bleu di metilene, fino che la pelle, modificata. non ne assorba piu il colore. Que~to tréltamenlo dura da S sellimane a due mesi per gli epiteliomi superficiali, secondo fa loro estensione (circa un mese per ogni centimetro quadrato). Nelle forme terebranti con induramenti larghi e profondi sarebbe indicato di rare delle iniezioni interstiziali di bleu di m'elìleoe nel mentr-e si (anno pure le to-~calure di cui sopra sulta superficie ulcerata, mostrandosi: molto prudenti nel maneggio dell'acido cromico in questo caso. l risultati immediati ottenuti con questo nuovo trattamento sono rapidi e bl'illanti. Saranno essi durevoli~ oppure si avranno delle reddive? È probabile che in molti casi si avranno delle reridive; ma il trattamento è cosi ~emplice e ra pidamente efficace che sarà sempre facile di vincere anche le rocidh·e, specie se il malato ne é avvertito.
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llott. •Qll& doool& delle. gol& & getto, aQe 1D41oazlonl • m&nlera dlapplloarla.. - Dotl. REVILL.ET o'ALLE\"AlU>. - (Lyon médical, 2:1 juillet, 18!l:l).
La doccia della gola a getto e un trattamento che puòrendere, secondo l'autore, importanti serviziì in certe f•ringiti croniche, e che tullavia ~ raramente adoperato. Come indica lo stesso nome, questa doccia alla gola consiste io un getto di liquido che vi,·ne a pereuotPre con una certa forza le pareti laterali e posteriori del farmge. L'apparecchio u tale scopo necessario è facile a farsi e poco costoso. Basta avore un recipiente qualunque che posseconteoere due o Ire litri di liquido; un tubo di caoulchouc: lungo m 1 o 1,50 pesca nel lif}ui lo e funziona da sifone, ed è munito di un rubinetto che permette di regola•·e la correnti! ~ dt una cannula che lascia passare un getto del volume d'una penna d'oca. In una parola é l'apparecchio di cui ci si serve comunemente sia per le doccie nasali sia per le iniPzioni vaginali. Mt!tlendo rappare.!Chio in funzion e bisogna badare a due cose: 1• Il getto non deve essere troppo forte: deve ave1'e un& altezza massima ùi 'tO a 50 centimetri al di sopra della tavola alla •1uale à appog~iato il malato; se avesse maggior forza contunderebbe il fondo della gola e det~rmioerebre delle vere echlmosi: 2" Bisogna l'accomandare vivamente al malo.to di pronunciare a voce bassa la vocale A durante il tempo della respirazione in cui si fa la doccia 1 ctoé durante l'espirazione. La doccia della gola é dapprincipio alquanto molesta, ed esige de parte del malato una certa dose di pazienza e di persever·anza; ma a te••mioe di qualche giorno queste difficolté sono superate e l'ammalato si sottomette docilmente. Il liquido deve essere alla temperatura di 33• o :~6· all'iocirca. Si adoperano sovente lé acque minerali solrorose, m& si può anche valersi di soluzioni contenenti o clorato di potasse o borato d1 soda. noncbè di antisettici come la creolina e la resorcina; l'acido borico, per la sua debolissim~
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tossicilà, è una delle sostanze le piti facili a essere utilizzate. La durata deUa doecta è di fJUSUro o cinque minuti da principio: al termine di qualche giorno si può aumentare tino a 20 o :IO minuti. L'autore ha potuto osservare comparativamente nei malati razione curativa della doccia dt gola polverizz11la e quella della doccia a geuo, la quale ultima è certamente piti efficace. Intatti la doccia a getto non solamente mette la faringe io contatto coo delle sostanze medicamentose, ma ancora produce sulla mucosa un'azione meccanica causaLa da una serie ùt colpi successi\•i che si ripetono m tempo brevissimo , inoltre essa agisce come un lavaggio e lra~cina fuori il liquido e le croste che ricoprono la faringe, effetti che la 1 oh·entzaziune non può s·aggiungere. · Per lutti questi motivi la doccia a getto deve essere preferita alla polverizzaziooe nel lraltamento di certe affezioni della gols, come la faringite cronica atonica e la faringite croruca atrofica secca. L'autore t'ttiene che se questo trallameoto oon ha dato finora migliot't risultati e se non è più soYente impie~ato, ciò dipende dall'essere spesso male applicalo dai malati, i quali non se~;:uono le raccomandazioni più SOP,ra 11Ccennate, e quindi si docciano più spesso il palato e il dorso della lingua cbe non la cavità faringea. G
Pa.patna.. - SITTM~.sr.s.- (Brit. M ed. Journ.,26 agosto 1893).
Il dott. Sillmann (Mii.neh.. med. Woch., 29, 1893) ha fatto numerose osttervaztoni sulla papaina ottenuta dal frutto del papaya carico che vegeta ai tropici. La papaina è una polvere giallastra, ha sapore aromatico che s'ass:>miglia in qualche modo a quello dell'eslraLlo di carne; essa è un potente solvente dell'albumina. L'aulMe ha trovato che circa 5 grammt di albume d'uovo coagulato misto ad acqua calda sono trasformati in un liquido opalescente oello spazio di due ore da circa 3 centigr. di papaina senza lasciare albumina libera. L'azione é la stessa in un mezzo alcalino o legger-
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mAnle acido Come ert.. da aspettarsi. e$$a fu trovata uttle nella deficienza del succo gaslr'Jco, nel facilitare la digestione dell'albumina e a permeLlere che essa passasse p1i1 presto nel duodeno, facendo così riposare lo ~tornaco. Fu usata in do::.i di 21) a 10 centigr. pres~ immedJatamente diJpO ogni pasto. Due o tre do~i produs~ero la cessazione del dolore nella gastrite acuta e dopo altre 24 ore l'appetito ritornò e la ~uariziooe si ottenne in due o trs ~io rni. Nei t'asi cronici il trattamento de\'e prolungar"i per un paio di settimane: in Lre di e~'-i , 10 cui cerLam~nte dovette esistere un'ulcera, la guarittione avvenne rapidamente; un paz..iente p. es. polé nuovamente mangiar carne senza alcuna molestia. ~otevoli risultati si ottennero in tre casi di grave antica dilatazione dell•> stomaco: il trattamento alla pnpaina fu coadiuvato dall'elettricitA e dal massaJ:r::rro dell'epiga!';trio e della parete addominale. Io uno di questi pazienti si nol.ò graduale regr·esso dei smtomi dispeptici ed egli é ora in grado di mangiar carne tre volle al giorno. Uu altro era coslt·elto alla lavatura dello stomaco quasi ogm notte; ora ciò non e più necessario e.l anche esternamente notasi una diminuzione del volume dello stomaco. Due casi .:ii carcinoma del piloro migliorarono manirestamentc. Un fugace successo si ebbe nel trattamento delle nevrosi gasLt·1che. L·autore raccomanda di sperimentare la papaiua col meno di acqua possrbile ne! trattamento delle membrane difteritiche. 11 « piohi » n elle &Jfeztonl gentto- urt.narie. - (Brit. M ed Journ., 26 agosto 1893).
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Il Friedlànder (Th~rap. Mon.., lu~lio 1893) ricorda l'uso che fanno del piclJi da tempo immemorabile gl'indigeni deU·America .meridionale e specialmente nel Chile, in certe malaltie. L~ loJi lributategli nei ca~i di c1stiti, ecc., indu!"sero l'autore a provare la sua efficacia. Egli perciò preparò un estratto della pianta (Fabriana imbricata) e trovò che esso contene,·a un acido resinoso, del tannino e un alcaloide. Gli esperì• menti sugli animali non furooo compleLi, ma dopo esser::~.1
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assicuralo delle sue innocuità il FriendHioder sommini~rò tre ,·.olte al giorno un cuccbiajo da thè dell'estratlo ad individUI affetti da cistite, prostatite, nevrosi genito-ur·inarie, blenorragia acuta, epididimite, malattie in cui è stato finora indicato l'uso interno di medicamenti. L'effetto generale pro· dotto fu buoRo, qualche volla sorprendente: esso ~i mostrò specialmente nel miglioral'e la disuria, il tenesmo vescicale cCin emissione di sangue e pus, i dolori alla regione lombare. ecc. L'estratto che ba un piacevole sapore amarvarom&tico, aumenta l'appetito e per questo, se non altro, è pr eferibile al copai-.;e ed all'essenza di ::>andalo.
Emolo. - (Brit. Med. Journal del 26 agosto 1893). 11 dott. W. Allan Jamieson, presidente della sezione di dennatoloma del congresso dell'associazione medico-britannica tenutosi in Newcastle-on- Tyne fa conoscere le proprietà Lerapeut.che di un preparato la cui composizione è tenuta segn ta dalla casa fabbricante e che è chiamato Errwlo. n materiale del qual& l'emolo &i ricava, trovasi in gran quantità presso Dunniog ltel Pethshire. Analizzato dal dottore Readrnan F. C. S. fu trovato actine a lla terra folloni•~: ma se ne distingue per moltis~imi Yersi.L'emolo contiene steal.ite, acido silicico, allumina, con tr acce di calce ed è probabilmente al primo di quesli ingredienti che esso deve le _s ue proprietà peculiari. La sua delicata tinta rossa è dovuta alla presenza di piccolissime quaotita di ossiJo di ferrQ. P osto sulla lingua non produce quella sensazione di sabbia che si ha coHa terra follonica. Una piccola qoantità, cioé un cucchiaio da thè, gettata nelle acque crude, la rende immediatamente prive di durezza. Usato in questo modo agisce comt: un sapone naturale pulendo le mani e laseiandole morbide e lisce. Gli operai addetti alla sua estr·azione si accorse~o che ~e già callose loro mar.n eran divenute cosi delicate da esser& inadatte al lavoro prolungato. Questo fatto indusse il doltor Jamieson a sperimentare l'azione dell'emolo contro le produzioni cernee della palma della mano e della pianta dei
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piedi. È noto come contro queste affezioni é efficace l'acido salicilìco, ma il suo uso non è scevro da inconvenienti. Invece una pasta fatta di emolo e a cqua applicata sulla parte e ricoperta da tessuto impermeabile (guttaperca, seta oliata, e cc.) allo scopo di evitare l'evaporazione, pt•oduce il rammolJimenlo delle masse epidermoidali che si possono distaecal'e a strati, lascian~o le parli lisce e morbide. Il Jamìe::;on ha trattato in sitratto modo parecchi e.asi di eczema e sempre ha ottenuto i mE\desimi oLtimi ris ultati. Anche come una comune polvere aspersuria l'emolo é superior e alle allre in commet•cio. Sembra pure che esso abbia propr letà entipr uriginose perchè è stato effh.:ace a diminuil'e il prurito nell'eruzione morbillosa e nell'orticaria dopo il t rattamento colla tintura di iodo. L'tclroclorato di fenooolla. nelle febbrl.41 ma.larla.. -Dott. LmGl LoNGO. - (Rivista veneta, luglio, 1893).
L"autore por ta con questo Javoro il suo contributo clinico a conferma dell'efficacia. dell'idroclorato di fenocoUa contro le febbri da malaria, efficacia che fu già sperimentata e ammessa da varii altri dopochè il prof. Albertoni nel '1891 propose l'idroclorato di fenocolla come ottimo s uccedaneo del chinino. Riassumendo ciò che l'autore riferisce in questo suo lavoro si possono formulare le seguenti conclusioni. L"idroclorato di feMcolla e in realtà un eccellente rimedio conLro la febbre da malaria, dispiegando la sua azione vantaggiosa anche nelle forme piu gravi dell'infezione e spesso eziandio in quei casi che si mostrarono ribelli al chitlino. È un coadiuvante di quest'ultimo rimedio, rinforzandone l'a1.ione e rendendola efficace in queì casi nei quali usato in precedenza d,a solo er asi c hiarilo impotente a vin<:ere la malattia. La dose di 1 grammo nelle 24 ore proposta dal prof. Albertoni, è spesso insufficiente e bisogna. a seconda della gravità dei casi. accrescerla a 2-3-4 ed anche 5 grammi senza tema di produrre inconvenienti di qualch& rilievo negli
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organi della digestione o in quelli del circolo o del sistema JJ('I"\"0"'0.
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L·azione dell'iùrocJorat.o di fenocolla é spesso lrans•toria, olenùo gli acce~si febbrili rinnovarsi anche dopo sommimPtrato con buoni effetti il rimedio: nece~sita quindi r ipeterlo : talvolta f8rvi seg11ire immediatamente J'u~o del chinino cbe in allora agisce con maggiore efficacia e riesce a vincere definitivamente l'infezione malarica.
G. TR<.I"'~· -
Nelle malattie 4& lntesione spiegano le ao.tanze medloamento1e &utiplretlohe l'azione &d esse attribuita? - (Centralblatt jiir Bakteriologie und Parasitenkunde, vol. X l V, N. 8, 1893).
L autor e è contrario alruso delle so~lanze m~dicamen tose che abbassano la temperatur a. La febbre è un mezzo di difesa dell"o•·ganismo contro la malattia, poichè ostacola lo s'•iluppo di balteri. Sono cau~a della febbre i batleri o foN!e le toxine da essi elaborate e queste ncn sono modificate da~li antipiretici, al co nlra••io questi spiegano un'azione nociva sul cuore gié. artìe'"olito per le paralizzanti loxine. ~ella minacciante debolezza di cuore essi possono accelerar e r esito letale. La curll della febbre deve consister e nel forni re al corpo malet·iali combustibili, afftncht\ non si nutra 1roppo delle sue proprie !!Oslanze e non consumi se stesso. e nell'islesso tempo nel rinforzare il cuore. A questo doppio scopo, secondo l'autore, giova il cogna c, che egli usò in g randi dosi in un caso dt febbre puer perale con lemperatlll"a sino a .w·- C.· Il rimedio fu somministrato per 4 notti e 3 giomi nella quantità di litri 2 '/,. È necessarro usare oltimo cognac, poiché quello di qualilit scadente produce disturbi di stomaco. C. S .
RIVlSTA Dl TEC~li~A E SERVIllO M~OICO MILITARE ,.,.
Svolgtmeuto sommario del teml per l'e1ame verbale sull' ammbùatrazione e sul servblo s&Dltarlo ln guerra presorlttl dal § 8 delle norme dl masstma. p.r gll esaml dl avanzamento del oaplta.nl medlol per i signori A. BALor~I capHano contabile e M. CusA:-11 tenente me.jico.
(Contin.u.a.;éone). 22 ~. Treni- traspor·to-jeriti e malati. I treni-trasporloferiti e malati si suddividono in: treni aitrenali trasporto- feriti e malati, e Lreni proooisori trasporto-ferili e malati. I primi, i treni attrez~ati, son falli cpn carri chiusi da merci, o da bestiame, apporta ndovi adatLamenli speciali, per i quali alle pareti dei carri sono sospese le barelle rigitle mod. 1878. I treni praooisori trasporto- feriti e malati sono rappresentati dai treni ordinari vuoti, di ritorno, che han trasportato al sito di radunata truppe, vettovaglie, munizioni; ovvero dai ll'eni rormati con materiale promiscuo dispombile~ i quali venissero assegnali appositamente a questo servizio. Questi treni trovano l.a loro app1icaz1one specialmente du · rante la mobilitazione (passaggio dell1esercito dal piede d'i pace al piede di guerra), quando cìoé non è stato ancora possibile riunire i ea.rci più adatti per la formazione dei treni aitrez•at(. Nei treni attre,ua~i i feititi e maia Li son trasportati coricàli (su barelle}, mentre nei lreui procoisori essi sono invece trasportati o seduti (carrozze da viaggiatori), o coricali (carri da mer•ci o da bestiame, improvvisando un giaciglio, anebe con panche se non si ahbiuno barelle).
RIVfSTA DJ TECNICA K S.RRV1Z10 MiDICO lUUTAJlE
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Anche dopo costihliti i treni- trasporto-feriti attrezzati, e i treui-ospedali, si può, per gli infermi alli a viaggiare sedoli, servirsi per questi di qualche vettura ùagli ordinari treni-viaggiatori. Tali treni pero, essendo di uso promiscuo (per viaggiatori ordinari e per infermi) non entrano nella cate;:toria dei lreni-traspor to- rerili e malati. 225. l treni- trasporto-ferili e malati attrezzati, sono in massima assegnati in ragione di quattro per armata, e eia~ scuno di essi è capace di trasportare normalmente 280 feriti, 0 malati (8 per carro su barelle disposta in due piani) (1). La sospensione deUe barelle alle pareti dei carri é fatta pet• mezzo di materiale speciale, modello svi.::zer(), modificato e adattato ai nostri veicoli. Questo mater tale per la -sospensione è costituito pr incipalmente da montanti rettangolari di legno, alli m. 2,05, munìli alla metà della loro altezza di due fori ovalf, pel passaggio di <lue grappe di ferro ad uncino. Ogni montante è fissato alla parele uel carro media n Le una robusta staffa di (erro. Due cuscinetti di legno ser\•ouo ad impedire il contatto immediAto del montante con la parete. Le barelle sono fissate ai montanti l)er mezzo di speciali cinghie, nelle cui aste si mfilano i manici delle barelle stesse. Ogni carro è provvisto di 8 montanti, i quali a due a due servono per due barelle, disposte, come si é dello, io due piani . Ad eccezione dei montanti, tutti i materiali per la sospensione delle l'arelle (grappe, cinghie, staffe, ecc.) son conteouli in speciali casse, delle casse d"alcre;•tJmento. L'esecuzione d'attrezzamento dei treni-tra..••JlOrto·f<:!riti è affidata ad operai delle o fficine fer roviarie. Ogni treno attrezzato è provvisto inoltre di casse da me· dicazione, casse-viveri e utensili, cesla- cuciiJa, barili, banderuole e la nl~rne. Tutto il matel"iale !i"un treno-trasporto-feriLi e malati attrezzato consta perciò di 280 barelle rigide mod. 1878; (t ) In caso di grand& affiuenza dl malati e feriti da trasporUJre, Je barelle possono esseie di~poste auche su tre piaoi, e allora Il nwuero del trasportati è aumentato, srno ad una metà di pia.
RIVISTA Dl T.EC~ICA
280 montanti; - 12 casse di attrezzamento; - 2 casse da medicazione; - 1 cassetta da zoccoli per montanti (complemento del materiale d'attrezzamento) (1); - 2 casse viveri e utensili; - 2 ceste-cucine; - 12 barili da acqua (da litri 40 a 60); - -i banderuole a stendardo (2 nazionali, 2 di neutralità); - 2 lanterne di neutralità (per trent). 2-26. Ogni treno-trasporto feriti e malati attrez.oato è composto dei seguenti oeicoli: 1 carrozza mista (ili 1• e 2a classe) per gli ufficiali medici; 35 carr·i chiusi da merci o da bestiame, attrezzati, pel trasporto dei feriti; 1 carro-bagagli; 1 carro scorta pel trasporto dei materiali di soccorso, delle cassette d'arredamento, ecc. La disposizione di tutti questi oeicoli è la seguente: carro per bagagli ; 18 carri per feriti; carrozza degli ufficiali medici; carro scoria; 17 carri per feriti. 227. 11 personale assegnalo a un treno- trasporto-feriti e malati attrezzato comprende: 1 capitano medico, direttore del treno ; 3 ufficiali medici subaUerni, come assistenti; 2 sotlufllciali ; 5 caporali maggiori. o caporali, aiutanti di sanità; 35 soldati come infermieri; 4 attendenti. Nel viaggio gli ufficiali e i sottUffìciali prendono posto, ma separatamente, nella carrozza da viaggiatori; i caporali e gli attendenti nel carro scorta e nel carro bagagli; i soldati, uno per ogni carro, nelle vetture dei feriti. Quando occorra speciale assistenza, può essere destinato a viaggiare, finchè ne sia il bisogno, nel carro-feriti qualche aiutante, ed anche qualche ufficiale medico. Se il treno debba sdoppiarsi, il direttore destina il perso· nate che .deve servire per ciascuna delle due meta. Il personale ufficiale è .t ratto dagli ufficiali medici, che ab-
(l) Gli zoceolì s'introducono sotto il montante, quando l'altez1.a interna delle ;par~ti -del carro sia superiore a
m. !,O~. Es~i poi, a loro volta, sono fissati alla parete e al pavìmo,nto del veicolo .
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.& SERVIZIO MEDICO MlLITAltE
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biano fallo almeno un corso pratico ferroviario di stazione (1); 11 personale di truppa è tratto ordinariamente dalla milizia territoriale. 2_28. II materiale d'attrezzamento e sanitàrio dei trenitrasporto feriti- e malati è conservato, -in tempo di pace, presso i depositi centrali, donde, all'atto della mobilitazione, è spedito, giusta gli ordini dell'intendente d'armata, ano stabilimento sanita"!~io avanzato, ove è messo ·!.l disposiziane del direttot•e di sanilà d'armata. 229. Il direttore d'uno stabilimento sanitario, impjantalo presso una linea ferroviaria, appena che vede, o prevede, la necessità di eseguire Io sgombero, ne avverte telegraficamente la direzione di !';anità d'armata, la quale ne rife~isce al proprio intendente, provocando le disposizioni, perchè, a mezzo dell'impresa-lrasporti-sia ..spedito il materiale mobile dei treni-trasporto alla -stazionè ferroviaria, presso Ja quale è lo stabilimento da s·gombrare. La direzione di sanità d'armata destina il personale di servizio pel treno, _consègnando al direttore di questo tutto il materiale d'aitrezzamento e sanitario, gli stampati, oggetti di cancelleria e denaro, e con lo stesso treno invia jJ ·personale alla stazione, cui esso è destinato, o alle stazioni fra le quali deve essere ripartito il materiale mobile del treno stesso. Contemporaneamente la direzione di sanil.à avverte dell'invio d-el treno il dfrettore, o i direttori degli stabilimeQ.ti, elle devon essere sgombrati, e questi dÌrettori pr-ovvedono subito, a loro volla, pe.l trasporto dei feriti e malati, con carri requisiti, Q con barelle, alla stazione ferroviaria-o ve deve eseguirsi il carico sul treno. · · 230. Anche i treni- trasporto- feriti provoisori sono forniti, sebbene in minor quantità, di una dotazione di materiale speciale (barelle rigide, casse da medi.cazione, barili, banderu_o le, lanterne, stampati), il quale è somministrato voHa·per volta dalle direzioni di sanità d'armata, che lo spediscono, unita(l) Per !,a conosceMa del servizio. dei trasportHecroviari sono istituiti due corsi d'isttuzione·: uno detto .di uercizio per abilitare specialmente a dirigere il trasporto in fèrrovì<1, e uno detto di s&azion.e per abilitate specialmente al servizio di comandante di tappa, o di ufficiali di caricamento.
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RJYJSTA DI
TBC~ICA
mente al personale di servizio, alle stazioni, O\'e deve averluogo il carico dei feriti. La formazione dei treni proooisori è var ìa, adoperandosi i treni con la stessa composizione che hanno nel momento di essere attuali per lo sgombero dei malati e feriti. La composizione del personale di servizio non differisce da quella stabilita per i treni attrezzati: [rattandosi però di un minor numero di malati e fet·iti da trasportare, l'organico del personale può esse-re .anche relativamente ridotto. 23'1. Treni- ospedali. - I treni-ospedali sono instituiti per lunghi viaggi, anche di pat•ecchi giorni, essendo forniti di quanto può occorrere per soccorso e t~limentazione dei fe· riti e malati. Ogni treno- ospedale serve normalmente pel trasporto di 200 infern1ir adagiati su speciali letti- barelle, sospesi alle pa· reti dei veicoli, ed è costituito con vetture intercomuoicanti di tutt-e e lre le classi, le quali vet.ture, al momento del bi· sogno, sono concentrate nelle officine delle società ferroviarie. Qui vi ne so n tolti i sedili, e gli allri oggetti inutili allo scopo, e poscia le vetture, nel numero prestabHito sono spedite in quella città ove le associazioni di soccorso hanno in deposito H materiale di attrezzamento. L'operazione dell'attrezzamento dei detti tr-eni-ostledali è eseguita ~agli operai delle stesse otficine fert·oviarie. · Questo materiale di attrezzamento e di arredamento comprende: barelle, allr-ezzi per la sospensione; oggetti letterecci per 200 infermi; biancheria di ricambio, òggeUi di complemento (barili, padelle, scaldaletti, ecc.), oggetti per uso vario, ecc.; armamentario chirurgico; materiale da medicazione; provviste alimentari; medicinali; utensili di cucina. La barella adottata nei treni-ospedali é quella delta bare !la-let~ueeio (sistèma Tosi), e consta di due stanghe di legno e di. due supporti di ferro a cavalletto. Ciascuno di questi supporti é costituito da una parte mediana orizzontale, i cui estremi scendono verticalmente fino ad un terzo dell'altezza, e poi si r·ipiegano in curva, leggermente rientrante per formare i piedi derla barella. Due lamine di ferro, fissate con chiodi alla parte interna del supporto a cavalletto, for-
E SERVIZIO MEDICO
~lUTARE
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mano a circa un terzo dell'altezza delle gambe di questo, due aperture ovali, nelle qua!i sono introdotte le stanghe. Sulle stanghe si tende una robusta tela ripie~ata in ~tto, e man· tenutavi da una cordicella. Ogni barella ha un materasso ripieno di crine vegetale e un cuscino. La sospen>'ione del-le barelle è fatta , secondo il sistem-a della società veneta, per mezzo ùi montanti fermati alle pareti delle vetture, e di mensole fi~sate a questi, sulle quali poggiano le barelle. 232. Ogni treno-ospedale è composto delle seguenti vetture: 1 carro-bagagli; una vettura intercomunlcante di t a classe (ovvero una vettura Pulmann, o sleeping cars) pel trasporto del direttore, del medico capo, dell'ufficiale delegato dal .Ministero della guerra, dei medici assistenti, del cappellano; una ''ettura interc.omunicante, a due compartimenti per la farmacia , e per i viveri; una vettura intereomunicante, anche a due compartimenti, uno pel contabile e per uno dei sorveglianti, l'altro per ufficiali genérali, o superiori, infermi; una vettura- cucina; una per l'alloggio del personale d'assistenza non comandato di servizio; vetture per malati e feriti (l); carro da merci, detto carro-scorta, che serve come magazzino per la biancheria. Oltre a queste, si tieoe a disposizione una vettura in più di Y:Uelle assegnate al trasporto degl"infermi, é questa vettu~a serve per segregare i contagiosi, i morti, ecc. La disposizione di questi veicoli ~la seguente: bagagliaio; carrozza per il per&Onale superiore; - carrozza per l'ufficio di contabilità, e per ufficiali generali, o superiori, infermi;una ffi';)li:i .:!elle carrozze pet' . malati e feriti; - carrozza per rar,nacia e magazzino-viveri; - carrozza per la cucina; :l'altra metà delle carrozze per malati e feriti; - carrozza pel personale d'assistenza non comandato di servizio; - carrozza a disposizione; - carro-scorta. 233. Il personale per ogni treno-ospedale comprende: 1 di· (Il Secondo cbe la capacità. deUe vetture e per H-tvt8 barelle, il numero delle carrozze per feriti varia da 1.6 a i4 o a. i!. Il totale dei ' 'eicoli perciò oscilla fra ~4 e ~O.
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RIVISTA DI TI!C~ICA.
rellore del treno; 1 medico capo; 1 delegato del Minist-ero della guerra, preferibilmente coi grado di capitano; 3 medici assistenti; i contabile; 1 cappellano; 2 capi sorveglianti; 4 sorve~lianti di 1a classe; 4 sorveglianti di ~ classe; 24 in· fermi-eri; 1 cuoco; 6 inservienti (2 per la cucina. 4 per il servizio del personale superiore); 1 attendente per l'ufficiale delegato. Il personale del treno-ospedale è fornilo dalle associazioni di soccorso. A costituire il personale di bassa forza possono essere · assegnati militari di milizia territoriale, purché non abbiano sel'vito nell'arma di artiglieria, e del genio, o nelle compagnie di sanita e di sussistenza. L'ufficiale delegato del Ministero serve a facilitare al di· rettore del treno i rapporti con le autorità militari, con i comandi di stazione, e con gli agenti superiori delle ferrovie; egli mantiene la disciplina tra i l'ICOverati nel treno, e dipende dalla direzione di sanita d'm tendenza d·armata, o dalle direzioni territot•iali di sanità, secondo che il treno viaggia su linee di tappa, o nell'interno del paesè. 234. Quando occorre sgombrare uno stabilimento sanitario, il direttore di questo fa richiesta d'un treno alla dsrezione di sanilà d'armata, la quale' si rivolge all'intendente d'ar·mata, cui spetta decidere, se sia da impiegarsi un treno-trasporto· ferit~ o un tt·eno·ospedale. Qualora si riconosca preferibile servirsi di un treno-ospedale, l'intendente d!armata dispone, a mezzo della direzione dei trasporti, perché sia spedito il treno- ospedale alla stazione corrispondente allo stabilimento da sgombrare, e ne avverte il commissario delegato della società di soccorso che è presso la propria armata, per le disposizioni da dare al delegalo dell'associazione direttore del treno-ospe~ale designalo (1). 235. l veicoli· fert·oviari, da viaggiatori, o da merci, desti· natt a comporre i treni-trasporto-feriti, o i Lreni·ospedali, devono prima essere ripuliti, Ja.vali ed aereati. Di regola,
, (t) V. Regol. oel trasporto Slllle ferrovie dei ferìti e malati in
guerra, § 98.
99 .dopo compiuto un trasporto df malati e feriti, il treno dE}ve .essere ripulito; lavato e spurgatG: dopo parecchi viaggi deve .poi essere a.oche disinfettato. La pulizia interna dei véicoli ~petta al personale sanitario del treno: quella estern_a al per-sonale ferroviario. . 236. I treni attrezzati trasporto feriti, e i treni-ospedali pOrtano l'inseftn& della neutralità sopra una placca · metallica attaccata alle pareti esterne dei veicoli. I treni procoisori, ;5t,ante la precarietà del loro impiego, non hanno tale dl-,stint.jvo. Tutti i treni sanitari, compresi quelli provvisori, sono poi provvisti di banderuol-e nazionali e di lanterue di neutralità. ·Queste banderuole e lanterne non devono essere adoperate .quando il treno è in marcia (per evitare equivoci dannosi al servizio), ma soltanto quando iJ treno d~ve ferl)larsi in ' uria -swione ferroviaria, ed è avvenuto, od è imminente, l'arrivo di 438 rtiti dell'esercito avversario a)la st1;12.ione. Se il treno-:tra~porto-feriti é provvisorio, il direttore di esso fa at~cç~re, insieme con la banderuola nazionalé, una banderuola di neu~ aralità, se di giorno, od una lanterna di neutrali! a, s.e di notte. flimettendosi in marcia il treno, le banderuole e le lanterne :si ~olgono.
237. Nella scelta dei malati e feriti d'a trasportare con lf.reni sanital'i, i djre~~ori degli stabilimenti da sgombrare .devono evitare di far viaggiare quelli con lesioni, o malattie .degli organi viscerali, che presentano sintomi pericolosi: .quelle bisognevoli .di urgentis~ime opeMzioni, o che possano .soggjacere a gravi com.plicazi.oni (emorragie, shok, asfissia) in seguito a un' operazib{le recentemente ·Sub}ta: i feriti con ,frattura delle vertebre., o con lesioni delìe grandi articolazioni: gli ammalati d'it;~fezioni acute diffusibili, e quelli affetti '.da gravi disturbi psichici. Qualora dagli ufficiali medici addeHi al treno si riconosca ,gravissimo Jo stato di qualcuno degl'infermi da essere caricati, o si reputi dannoso per lui il trasporto ferroviario, 'il di l'ettore del treno- trasporto fer1ti e malati, o il medico.-<la(JO del lreno·ospedale, possono, sécvndo i casi, ritlularsi ~i ricevere l'infermo, facendolo riportare al luogo donde esso
RlVIS.TA DI TECNICA 100 proveniva, ovvero riceverlo, facendone speciale annotazione. Se pero si trattasse dello sgombero d'un luof!O di cur'8, non impiantato in locali stabili, occorre ricevere qualsiasi malat(} o ferito, salvo a scaricarlo in qualche stazione intermedia~ o\·e siavi uno stabilimento sanitario (t).
Seroi;io di tappa. 238. Il servizio di tappa ha per iscopo di provvedere al collegamento delresercito operante con i suoi centri di rifornimento e con i siti di sgombero: la sua azione perciò cC>nsiste principalmente: a) nel rendere ordinati e celeri i trasporti per rifornimenti ed approvvigionamenti, e per lo sgombero; b) nel ricoverare ~ nutrire uomini e quadrùpedi, e rimelterli, quando sia possibile, in stato di riprendere servizio, nel pròvvedere al magazzina~gio, alla manutenzione, e alla riattazione dei mater·iali diversi, che vanno o vengono dall'esercito; nel caso che uomini, quadrupedi e materiali debbano sostare per qualche tempo nella ztma d'a.zione del servizio di tappa. Il servizio di tappa è organizzato per armat~, e dipende dallo stato maggiore dell'intendenza d'armata. 239. La locali t& o ve per chi viene dall'interno det· paese. dirigendosi verso resel'cito, cessa il servizio ordinario interno, e comincia l'azione della direzione dei trasporti d'armata chiamasi tappa di base, la quale In massima coincide èon la sla;ione di transito, e deve essere in. diretta e facile comunicazione coi depositi centrali dell'armata. Dalla tappa di base comincia a svolgersi la linea di tappa delrarmata, seguen~ una ferrovia, per avvicinarsi quanto più si possa alle truppe. In massima questa linea si estende dal deposito centrale al quartiere generale d ell'in~endenza d'armata e segue possibilmente una ferrovia. Alrultima sta-
(t ! v. ~R~gol. pel trii-SPOrto sulle ferrovie dei malati e feriti in guerr~. SS t06 e t 07.
E SE.RYlZIO :UEJHCO .MJLITAR.E
zion~ ferroviat'ia, ove cessa la possibilità o la co,n.veuJenza & -:. trasporti per ferrovia, si stabiliscono gli stabiliment_i 8 avanzati, per continuare, òccoi'rendo, i trasporti per via ~rdiilal!ia. La località ove é posta questa stazioee·si cbiaroa tappa di testa d'i linea ferroviaria. Da questa tappa la Jinel:!, occorrendo, continua per via ordinaria, oer· avvicinarsi tanto alle truppe da permetter-e che la continuazione dei trasporti Bino alle formazìòni di- 1• linea possa farsi con i mezzi propri di tali ser-vizi. La località, ove si arresta il movi~lito ese-
guito con ~ m_ez~i pro~ri del_l'intende~z;a d'a~mata,_ e_ o ve perciò comnic1a il rag.g10 d'azwne degh organt ammuustr~ tivi addetti direttamente alle· truppe dicesi tappa di te8'ta:. Secondo c~e la linea di tappa si sviluppa su ferrovia, o -su strada ordinaria, si ha la lìnea di tappa ferroviaria.. o.d ~Jrdin:aria.
se un'armata ha più al'terie di comun1cazioni con i suoi C()rpi d'armata, essa potrà avere, secondo il rmme~o di strade ~J>tilizzate, più d'una tappa di L~s~ e -quindi più linee di tappa, ~o~e potrà avere più tappe testa di linea jerrovtarìa. Pariroenli una sola linea di tappa p;t~ò -sePvire per più armate, ~in questo ca-so, la, d'irezione di es8a linea fii tappa comun& si appartiene all'intendeaza generale d'e!?ercito. La t!)ppa di testa può spostarsi in- avanti o in dietro, seeorri:lo che le tr·uppe avanzano, o retrocedono; conseguentemente- anche la linea di: tappa si àllunga, o, si accor~!a. Alla iappa di testa si fa il ripar-to per corpi d'armata e.-per_ divisioni di cavalleria di tutti i pers.onaii e- maledali, che devono ra~giungere, l'arçnata, ed ivi ~ eoncentrano per8Q· naJj e materiali, che dai corpi d'"arrnata sono spediti all'indietro. Similmente alla tappa di base si dirige tutto ciò che dall'interno del paese è inviato per r,1lggiupgere rarmata_ eortispondente. Lungo la linea di-tappa sono impiçmtate delle stazioni. speciali, dette luoqhi di tappa, H cui numero è maggiore nelle linee di tappa ordinarie ov.e sonb in ma:;::sima a distanza di tàppa ordinaria (25-30 km.): tra questi luoghi di tappa ve ne ha di ,(juefli di mag~iore importanzaj.,deUi luoghi principali di tappa. In ogni luogo d ì tappa, vi ha un comandante di tappa, un
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RIVISTA DI TECNICA
eomanàante di presidio, e, per le tappe jerrooiarie, anche un comandante di stazione. Il comandante di tappa è anche comandante di presidio, se è superiore di grado o di anzianità all'ufficiale, che comanda le truppe nel puo territorio. Il comandante di tappa provvede a dare celere e regolare transito a tutto ciò, che va all'esercito, o da questo ritorna: e assicura le comunicazioni strad~li e telegrafiche nella zona. del suo comando. Il comandante di stazione s'interessa di quanto riguarda per i trasporti, l'esercizio ferroviario. Il comandante di presidio è un vero comandante militare locale, che con le sue truppe concorre ad assicurare le linee dt tappa. e gli sU!bilimenti che in esse, o nelle adiacenze, possono essere impiantati. 2W. Nel servizio sanitario di tappa si distingue: una parte direttiva rappresentata dal direttore di sanità d'armala, e dal comandante di tappa, e una parte esecutiva costituita dai posti di soccorso, dagli ospedali e dalle infermerie di· tappa_ Pròvvedono all'impianto e funzionamento di questi stabiliment.i sanitari di tappa: a) quanto al materiale, i depositisttnitari, le risorse locali, le società di soccorso; b) quantoa ì personale, ufficiali medici della milizia tert•itoriale. personale sanitario delle associazioni di socco.rso. 2i1. I posti di soccorso. sono instituili tanto sulle .strade Ol'dinarie, quanto sulle ferrovie, e sono sotto la diretta sor-· veglianza del comandante di tappa. Essi sono stabiliti ner siti (specialmente nelle stazioni ferroviarie), ove si prevedeche vi sarà grande passaggio di truppe e di malati. Sulle vie ordinarie i posti di soccorso sono a non molla distanza, mentre sulle ferrovie sono a distanza di centinaia di chilometri. Ogni posto di soccorso si compone (1): a) quanto a locali, di uM camera in ottime condizionit igieniche, e collocata in modo, che ne sia facile l'accesso-dall'interno dei! a stazione, e l'uscita all'esterno; b> quanto a materiale, di almeno 4 letti, di due barelle
(t) V. Regol. del serv. in guerra, parte 2•, S U3
E SERnZIO MEDICO MILITARE
IO!l
lettiga, di alcuni oggeUi da medicazione, e di~ualche medicinale più urgente; c) quanto a personale, dell'urtìciale medico, e Jii alcuui militari di truppa di ~anita. compito di tali posti di soccorsi é il provvedere agli ammalali e ferili che sono nei convogli di arri,·o, di partenza 0 di transit.o; dirigendo all'ospedale prossimiore o a quelli in!lbili a proseguire il viaggio; soccorrendo d'urgenza i {!ravissimi, per inviarli poscia all'ospedale; medicando, o altrimenti aiutando gli ammalati leggeri, che possono subito proseguire il viaggio; concorrendo all'assistenza, al traspot·to ed alla ripartizione dei malati e ferili, che ginngessero per essere ricoverati negli ospedali locali. 2~2 Gli ospedali di tappa sono creali colle risorse locali, o a cura della società di soccorso; ovvero sono ospedali da campo resi immqbilizzati permanenti. Que!<ti ospedali di tappa si distinguono in ospedali di transito, situati specialmente pre;.oso la tappa di tést11, e ospedali di scarico instituiti preferibilmente verso la tappa di base. Essi servono sia per il ricovero dei feriti, che non possono continuare il viag~io, sia per facilitare lo sgombero, rice,·endo i con,·ogli di ferili da sgombrare, ed assicurando a questi il movimento verso la loro destinazione definitiva. 243. Le infermerie di tappa servono per curare i malati e feriti leggeri, e riroandarli presto nelle file dei combattenti, e giov«no pure ad impedire l'affollamento di malati e feriti negli ospedali. Esst. sono impiantati a poca distanza d!illa tappa di testa. 8
Nota. sull'organlzzaslone d'un servlrJ.o eU tra1porto del malatl a Llone pe.- mezzo dl una vettura-tramway. - Dott. Ca. Vuw, médecin principal de 2- classe. (.4.rchices dc médecine et de pharmacie militaires, septembrr., 189:1).
La vettura è costituita da una casst1 su quattro ruotE-, che può marciare sulle rotaie, avendo lo scartamento normale delle vie ferrate di Lione. Alle due estremità stanno delle
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RmSTA D' TEC:SICA
piattaforme, e &"vanti a ciascuna di que;:;te si possono aUaccare i cavalli.
La lunghezza del ,·eicolo è di m. 5,80: la larghezza della cassa é di m. 1,398; la sua altezza, dalle r·uole alla copertura, è di m. 2,05; una parte é sormcntata da un lucerna rio di m. 0,25 di altezza sopra Ja copertura. L'interno deUa vellura é divi,o in due compartimenti: uuo di essi contiene due panchelle fisse sulle quali si possono sedere 8 uomini di fr•oote, quattro re-r p11nca. È munilo di quattro sportellilli (4. per lato) a vetro m obile con tendine che s'aiLano e ab-bassano a volontà. Vi si entra per la piattaforma, alla q-ual~ si accede per mezzo di una scala a rampa fatta in modo che il conduttore può mettere sulla p ia ltt~for•ma una sedin mobile. La vettura è chiusa da questa parte da una porla che scorre in un'incastro. L 'altro compartimento è fatto ad imitazione dell'interno della vettura regolamentare a quatlro ruote pel tr·asporto dei feriti. Vi si possono disporre quattro barelle sospese in due piani, oppure otto malati seduti su due panchetle mobili a cerniera. che si possono t·ialzare contro le pardi della vettura per far posto alle bat•elle.
Allo scopo di rendere possibile l'introduzione delJe b'a relle per la pialtaforma che corri~ponde a questa estremità' della vettura, il parapello della piallaforma è mobile e si apre come una porta: si accede alla pialtafvrma per mez.zo di uno sgabelil> che si cala per la manovra di carico delle barelle e si t·ialza duran te la marcia della vettura. La pia ttarorma è divisa dalla cassa da due porle a due baltenti, ciascuna abbasla11Za larga pe1· lasciar passare una bar·ella. L e barelle si rna;Jovrano e dispongono come nella vettura regolamenLare a quatlro J'Uote pel trasporto dei ft>r iti. 1 due compartimenti del trafnway non sono sep~ati da alcuna 1->arete. IL compartimento destinato alle barelle non ba s;.•ortelli, ma è provvisto di Iuc.:ernar io, i cui vetri si possono aprire. Le paneheLle sono ti vestite tli cuscini mobili fatti di t1·ine, contenuto in una tela forte impermeabile. Inoltre i malati .seduti neito scompartimento a sport€·lli possono appoggiarsi·
B SERVIZIO MEDICO "lfiUTAU
ai una spaJliera imbottila e riv~stila come i cuscini. Nella spallier•a e nei cuscini non vi sono né bottoni, né giunture, ciò per facili\are la pulizia e la di~iorezione. 8 Oltre i cuscini delle panr.hette ve n'hanno due altri, sospesi per mezzo di cinghie al soffitto del compartimento per malati seduti. Sono destinaLi a essere messi, se occorre, sulle bar'elle, cosi come ancbe i ùue cuscini delle panchetle mobili: di guisachè ciascuna delle quattro barel:e può rice· vere un cuscino di lunghezza e l9rhezza convenjente. Le b11relle sono del modello regolamentare, a compasso: quando non servono, si arrotolano e si mettono ciascun~ sotto uoa delle panchelle. un piccolo armadio, situato fra le due porte dalla parte di tlove entrano le barelle, racchiude gli oggetti necessari alla pulizia del "eitolo. Dei picroli sportelli praticati a ciascuna delle estremità della veltura permetLono di coM'ispondere dall'interno con il conduttore. !'lell'invet•uo la vettura può anche essere ri$~aldata. !,'interno è dipinto a o1ìo in color acaiù. IL pavime11to e spalmato di olio di lin<> bollente, ed è ricoperto da un pavimento mobile bucherel'alo egualmente ~palmato di olio di lino bollente, dimodochè tutte le Jmrtì della vettura sono fae~ lmente lavate e disinfettate. La vt-tLura porta la bandiera. tricolore e quella della con· venzionA di Ginevra, ~be la fanno distinguere da lontano ai condutlol'i di ~:~li ri tramway. Possiede inoltre le lantet·ne a "etro ''erJe e rosso come le altre vellure. Questo lram\.vay fu inaugurato il 4 aprile ultimo scorso, e d'allora in poi ha fuuzionato regolarmente ogni giorno, La vettura non è sot· loposta ad orario fisso, eppure non n& risulta alcun inconveniente per la circola,iooe delle vetture ordinarie. Le spese per l'impianto tli qceslo servizio furono le seguenti: 1• lire 1,977 per costruzione della vettura; 2•lire goo per il suo equipaggiamento; 3• lire 8,267 pel' l'impianto dei raccordi militar·i colle vie già esistenti. La vettura fu presa in .caricamento dall'ospedale Oegenettes, che fornisce ogni giorno un gril.duato incaricato di dirigerla, di 8l~Sicurarne la pulizia, di sorvegliarne la conservazit>ne,
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RIVISTA DI TECNICA E SERYIZIO KEDlC.O MIJ.LTARE
di l:!ituarvi i malati e di assistenti se occorre durante il percorso. Il conducente del treno incaricato di guidare i cavalli è mantenuto òall'o!:pedale, e l'ora della partenza dall'ospedale per andare alla rimessa è fissata ogni giorno dal medico capo, affinché si possano prima praticare le pulizie e le disinfezioni che egli ritiene necessarie. G.
RIVISTA D'IGIENE VtLLE~11N , ConN.ET, SoNMANt. -
bercolosi. - Conoluaionl. nat med. Congress).
Sulla profilassi della tu(Reoue d'Hggiene e X in-
Stimiamo utile riportare. le conclusioni emesse in due congressi scientifici sulla profilassi della tubercolosi, essendo questa, anche per gli eserciti e le armate, argomento di str11ordinaria importanza. Congresso d'igiene in Parigi. - VILLEMIN. - I. La tubercolosi è di tutte le malattie quella che fa piu . vittime. Nelle grandi città conta da un quarto a un ~ettimo n~lla mortalità. Per ispiegarsi l'elevamento di tale cifra bisogna sapere che la lisi polmonare non è la sola manifestazione della tubercolol?i, come si ~rede a torto .nel pubhlico. Di fatto, paçecchi.e bronchiti, pleuriLi, meningiti, Pèritoniti, lesioni ossee ed articolari, parecchi ascessi freddi, ecc., sono malattie della stessa natura. I l. La tubercolosi è una malattia infeziosa, paras.sitaria, causata c:\a un microbi o; ma essa non è tr.asmissibile a un indi~id(lo sauo da un malato che in certe condizioni speciali.
RIVISTA D'IGIENE
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OHre la trasmissjone ereditaria diretta, il microbio della tubercolosi penetra nell'organismo per le vie aeree con l'ar ia inspirata, pel canale digerente con gli alimenti, per la pelle e le mucose in seguito ad escoriazioni, punture, ferite ed ulcerazioni diverse. JIL La sorgente contagiosa più frequente e più temibile si trova negli escreati dei tisici. Quasi innocui allo stato umido divengono so?rattutto perico!osi ridotti in polvere. Assumono tosto tale forma quando gli sputi sono espettorati sul suolo, sul pavimento, sui muri, ecc; quando imbrattano l~ vestimenta, le coperture, glì oggetti di biancheria da letto, i tt~ppeti, le cortine, ecc.; quando sono emessi nei fazzoletti, nelle salviette Allora disseccati e polverizzati sono posti in movimento eon la scopatura, e la scopettatura, la battitura e !a scopeltatura delle stoffe, dei mobili, delle coperture, delle vestimenta. Questa poi vere, sospesa nall'aria, penetra nelle vie respiratorie, si depone sulle superficie cutanee e mucose prive di epidermide, sugli oggetti comuni che servono per gli usi abmentari, e costituisce cosi un pericolo permanente per le peesone, che dimorano nelratrnosfera io tal motlo inquinata. li principio contagioso della tubercolosi ~i trova pure nelle deiezioni dei tisici, sia che provenga da lesioni intestinali, tanto comuni in quesfaffezione, sia che derivi da escreati inghiottiti dai malati. Spessissimo questi sono colpiti da diarrea, imbrattano le coperture del Jetto e le 1enzuola1 e costituiscono una sor~ente d'infezione contro la quale occorre porsi io guardia. In conseguenza fa n·,estieri: 1' Essere ben convinti della necessità di prendere le più grandi precauzioni relativamente alle materie çli espettorazione dei tisici. Esse devono sempre e in ogni luogo esser.e raccolte nelle sputacchiere contenenti una certa quantità di liquido e non materie poi verizzate, come sabbia, crusca, segatura di le~no e ceneri ecc. Devono pure ogni giorno essere versate sul fuoco (1) e nettate con racqua bollente. (l) G1i escreati di tubercolosi sono anche re;i sterili in gra1.ia den·azione dell'ar.qua bollente o dei vapori di essa. C. S.
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Non devono mai essere versate sul letame, nè- nei cortili ·e nei giardini, ovEI potrebbero ·rendere tuoerco1osi anche gli ucceHi che le man~!iano. L'uso 'delle sputacchiere non deve limitarsi agli ospedali e alle abitazioni private. ma é necessario ·estenderlo a tutti gli stabilimenti pubblici (caserme, opifici, stazwni ferroviarie, ed altri luo:zhi di riunione) ; 2• Non lasciare disseecare la biancheria macchiata da deiezioni tubercolo<=e, ma tuffarla e favi a ri~an ere pel' qualche t.empo nell"acqua bollente prima òi lavarla, oppure bruciarla:: 3• E~·itare di dormi're nel letto di un tube.rcoloso e di abitare nella sua camera il meno possf.biiE>, se precauzioni minuziose non furono pre.se contro gli escreati e contro le irpbrattature della su&: biancheria con le defezioni;, 4• Ottenere che le camere di albergo, le pehsfoni, le cascine, le ville, ecc., occupate dai tisici nelle stazioni balneari e ·climatiche sieno mobiliA te e tappezzate. in modo che la <;lisìnfe.zi.on-e vi .si possa eseguire facilmente e completameqle dQpO la P.artenza di cia~çun rrialato. Il pubblìco è il primo interessato. a preferire le abitazioni, nefle quali -simili precauzioni ·igieniche sono osservat.e; · 5• Non $ervirsi di og~etti ,contaminati (la tub~rcolosi, (biancherie, oggetti rli IPLto, vestimenta, oggetti di toe1etfe 1 tappezzerie, mobili) che d~po .disinfezioni efficaci .. l V. 1'!1a gli escrfali dei tisici e le deiezioni al vi ne, sebbene sieno !:origine più e&Il)Une di tubercolosi acquisite, pu·r e non sm1o la sola causa. ll parassita della malattia può trovafiSi nel lalle, nella carne e nel sangue di animali mal!)ti, che ser.vono aH' alime,nlazioné dell'uomo (bue, vacca, èonigli, uccelli). . ·L Il latte, la cui provenienza .è genéraltnénte scono§ciuta, deve attrarre. specialmente l'attenzione ·delle madri e delle nutrici, in !'agione dell'alli~udine- dei fanciulli a contrarre la tubercolosi (in Parigi muoiono ogni anno più di due mila fanèiuUi tubercolosi di età minore a due anni). La madre tuhereolosa non deve mai allattare ii proprio llglio.; es$a deve l}ffidarlo ad una nutrice vo,busta, che vivà.in campagna iH una ~asa non frequentala da tisici, ove per le rui,gliori condizioni igieniche i pericoh I.Ìel contagio tubercoloso sono
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minori che nelle città. Se sarà rmpossibile l'allattamento materno o di nutriee, si farà ricorso alla nutriziQne artificiale con !aLte di vacca, bollilo (1). Il latte Ji asina e di capra non bollito offre pericoli minori. 2. La carne di animali tubercolosi deve essere pr<~ibita. Il _pubblico è molto interessato ad assicurarsi se l'ispezione di carni, dchiesla dalla legge, sia convenientemente e rigorosamente esercìtata. :3. L'uso di bere il 8angue caldo nei mattatoi è pericolo8o e del re!\LO senza efficacia. v. Tutti gli uomini non hanno, allo stesso grado, la suscettibilità di contrarre la tubercolosi. Yi sono individui particolarmente disposti, i quali devono usare grandi precauzioni per evitare di offrire condizioni favorevoli al conta~io più sopra ricordato. Questi !"Ono: 1• Le persone nate da genitori tubercolosi· Q appartenenti a fami~lie che hanno molti membri di essa colpiti da tubercolosi; ~ Quelle che sono indebolito per privazioni ed eccessi, l'abuso di bevande alcooliche é particolarmente nefasto; 3• Sono pure predisposti alla tubercolosi gl'individui malati o convalescenti di morbillo, di tosse com•ulsa. di vaiuolo e soprattutto i diabetici.
X Congresso medico interntuionale in Berlino.- CoRNET. - I. La sor~ente _principale della diffusione della tubercolosi é riposta nell'essiccamento dell'escreato di persone tìsiche e nella inspirazioue della poi vere di esso escreato dai sani. Tenendo umido l'escreato e allontanandolo allo stato umido o dopo l'azione del calore (ebollizione), il pericolo d'infezione diminuisce moltissimo. È necessario che un'istruzione popolare, semplicissima, la quale sopratluHo dimo8tri i pericoli dell'e8creato diss~c cato e la necessità di allontanarlo allo stato umid(J, si diffonda in tutte le classi sociali, che questa verità con pa1·ole e con iscritti sia sempre tenuta viva e rinnovata. ({) O meglio sterilizzat~ secondo il processo di So x h let.
C. S.
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RIVISTA
2. Una .seconda via, non egualmente importante dell'infezione, la quale è sempre da considet·arsi piccola, in confronto del primo modo, è riposta nell'uso di latte naturale od in modo imperfetto sterilizzato o di carni di animali tubercolosi. Le vacche galatlofore de,·ono perciò essere poste sotto la vigilanza medica di veterinarii, ma inoltre il latte, specialmente nell'alimentazione di bambini, di malati e convalescenti e nell'uso abbondan(e deve essere usato soltanto dopo coltura. Inoltre le leggi di polizia sanitaria prescrivono quanto segue: f u La carne di animali tubercolosi, i quali hanno la malattia diffusa a più di UJ? organo o i quali sono gié mollo rlimagrati, deve essere esclusa dal commercio e perciò distt·ntta; 2• La carne di animali, i quali mostrano solamente in un organo alterazioni non molto considerevoli, può essere posta in vendita, ma, con espressa denominazione della malattia, da indicare come di minor ,·aJore. Questa carne deve essere mangiata ben cotta. Con norme legali è pure da prescriversi la sollecita, forzata rnattazione di animali tubercolosi con parzial~ indennizzo al posses~ore;
3• Norme genet•ali internazionali contro la diffusione della tubercolosi devono essere prese in considerazione pel' meglio localizzare il pericolo d'infezione. La protezione unilaterule diverrà più efficace quando la profilassi sara curata da tutte le naiJoni con eguale energia; 4~ La tubercolosi ereditaria dai genitori ai figli esiste, ma, per la sua rarifà, non merita considerazione s.peciale, d'altro lato anche perchè tutle le norme igieniche, ad esempio, ia proibizi~ne del matrimonio pei tisici, non sono attuabili; 5• Momenti disponenti, i quali rimangono in massima parte ignoti, hanno importanza, ma. secondaria, nello sviluppo, dell'infezione; . 6° Terapia della tubercolosi.- Non esiste alcun rimedio per l~ guarigione sicura della tubercolosi. La terapia si ri-
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duce ad un'alimentazione conveniente ed abbondan~, ad abbondante razione di aria, ad eventuale ~ somministrazione di creosoto (1) e nei processi locali all'uso di acido lattico ~ iodoformio. Tuttavia la scoperta del bacillo della tubercolQsi, anche per la sua cura, è di grande importanza. SoRMANI. - J. N elle città, che, per la loro giacitura geogra.fìca e topografica, servono quali stazi?ni climatiche o quali luoghi di cura di tubercolosi, i quali vi accorrono dà varie nazioni, esiste un pericolo- J·eAie pt>r causa di , qu~sta riunione Bisognerà quindi raccomandare uoa disinfezìone accurata degli alberg~hi e dei luoghi di pensio11e, disinfezioni che dovrebbero essere eseguite da persoae tecniche sott<> la vigilanza · dell'autorità municipale. 11. Le ca.rro.zze di viaggiatori dovrebbero essere costruttE} ìn modo da prestarsi ad una .più facile disipfez~one e dQvrenbero periodicamente essere sottoposte ad UJ?.a dis~nfe zione molto accurata, specialmente del pa:vimepto. Un desiderio simile deve es!>ere espre~so per le na't'i, che servono al trasporto dei viaggiatori, soprattut:to. di emigranti. Agl'individui tisici, -che desiderano emigrare, dovrebbe essere vietato l'imbarco. III. Sarebbe utile d'istituire ai confini una vigilanza sulle bestie bovine o sùlle alcune -derrate alimentari (latte conden~alo, burro naturale e artificiale, carni in conserva) con lo sçopo d'imJ?edire ad animali o a carni infette l'ingresso negli Stati. ' I v. Disiofattare tutti gli stracei e in vigilare, sotto il punto {ii vista della tubercolosi, .i grandi opit}ci industriali, ove si trovano riuniti operai di più nazioni.
c. s. (l) Ed in appresso è stata, speriment.a ta utile la cura associata d'in~ezioni di tubercolina con l'uso del croosoto. G. S
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R. KocH. -La filtrazione 4ell'a1)qua ed 11 ooler&. (Zeib;<!'hrift fu r Hygiene und Jnfectionskrankheitgn 1 volum-P- XIV, fascicolo 3°, 1893 e Rivista d'igiene e sanità pubblica, N. 15, 1893). L'acqua, come veicolo dell'infezione colerica, ha molla importanza. Alcuni, i fanatici dell'acqua, la credono il sot-o ed unico veicolo dei ge!'mi del "Colera; alll•i, ed a questi appartiene pure l'autore, ammettono possiblle la trasmisJSione del colera da uomo ad uomo, ma sostengono che la parte principale nella diffusione della 'malattia sia dovuta alla lrasmisswrre indiretta per mezzo di diversi interme-diari, tra i quali l'acqua è uno dei più importantì. Nella epiqemia di Amburgo l'acqua ha avuto uo_a parte -considerev-ole. Di fàtto Amburgo, Altona e Wandsbeck sono tre città contigue di modo che formano quasi una sola città. Esse sono nelle stesse condizioni, a.d eccezione dell"acqua. Wand~beck fa uso di acqua fiftrata pl'o-veniente da uri lago ché non é molto esposto eS.d inquinan1euti di· materie fecali. Amburgo usa. l'acqua dell'Elba non filtrata presa a monte della città. Altmia f~:~. uso pure dell'acqua dell'Elba, pres~ -però a valle della citta e filtt·ata. N~ila re-cente epidemia•A,mburgo fu crudelmente flagell&'t a .dal colera, Altona e \Vand$beck furo'no quasi risparmiata. Altona fu preservat!l perchè filtrava l'acqua, nonostante eh~ questa. fosse più inquinata di quella di Amburgo. l.e deìezioni dei colerosi inquinarono l'acqua dell'Elba e i germi rispettivi inf~Harono gli abitanti di Amburgo, i qun.J;i beve'Vano .l'acqua del fiume, senza alcuna depurazione pre~ liminare. ; La teoria Jocalistica nella epidemia di Am]lurgo è stata def tutl~ abbattuia. Ad Allona · l'esperienza ha dimos~rato quanto sia ulile la filtrazione ~ell'acqua potabile contro diffusione del colera. È necessario però per una buona .filtrazione che le acque forrp.ino un adeg_u ato strato di )imo J:llia superficie della s.abbia. Questo strato di limo, secondo la qualità delle acque .si fortta fra otto e ventiquattr'ore, _e dopo un certo · tempo
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è necessario di toglierlo. lio strato di sabbia non deve. es-
sél'e inferiore a 30 cenLimetri e l'acqua lo deve attraver~are con una velocità di circa iOO millimetri l'ora. L'acqua filtrala non deve contenere ph) dì 100 germi .in 1 centimetro cubo. Questi germi degli strati inferiori (ghiaia e ciottoli) sono per lo più acquatici ed innocui. In pratica possiamo contentarci di questi risultati, poicbè senza gl'audi spese per impianti non ,sarebbe possibile eliminare i pochi .,8 rmi delle acque, che pure attraversano il filf..ro. Con esempi p tratti dall'epidemia di colera nel manicomio di Nìetleben (Halle) e di Altona conferma l'autore la verità delle, norme sopraindicate. ' Anche per la febbre tif-oide può affermarsi che una buona canalizzazione ed una distripuzione di acqua ben depurata debba diminuirne il numero dei casi. L'acqua però non è il solo mezzo di trasmissione della febbre tifoide, anzi ·r an· tore è di avviso che il tifo possa propagarsi senza l'intervento dell'acqua. Ma siccome talvolta la febbre tifoide si propaga con l'acqua, così le due mala~tie posson,o servire per indice della filtr~zione dell'acqua e del funzionamento più o meno regolare della ~analizzazione. In Germania qualche volta i grandi filtri non funzionano bene in inverno per cagione del congelamento. A.·nche in estate spesso non fun zionano bene a cagione dei vegetali microsc<>pici di cui abbonda l'acqua. I filtri di piccolo modello per uso di famiglia non ~ono tla consigliarsi perchè s' inquinano facil~ente: Sulle condizioni .dei filtri !'.autore da le segue~ti regole:1. La velocità di 1iltrazioM non deve superare mai 100 millimetri l'ora. A questo scopo ogni -filtro deve essere munito d'un apparecchio che permetta di misurare e di re~o lare la velocità della filtrazione. 2. Durante il funzionamento, ciascun filtro deve essere quotidianamente sottoposto ad un esame batteriologico. Il filtro dovrà dunque e.iòsere costruito per modo da poter ottenere dei campioni d'acqua all'uscita di ciascun filtro. :3. Un'acqua filtrata. che contiene più di 100 germì viventi per centimeh'o cubo non deve penetrare nel serbatoio co8
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mune di acqua filtrata. La costruzione del fillro dovra permettere di eliminare complelament~ raequa che non é epurata A sufficienza senza che e«sa possa mescolarsi a quella del serbatoio comune. ÀC'JUa del souo..~u.olo. L'acqua d~l sottosuolo, la qual" per mezzo dell'aerazione e dPJia filtrazione si può ~pogliare del ferro che !;pes~o contiene, può servire come acqua potabile. I n Germania già esistono molti stabilimenti di tal genere ed essi vanno aumentando appunto perché l'acqua del soltosuolo c1 fornisce una sicurezza 85-.."'luta contro 11 pericolo (riofezioni. Utilisstmi sono i pozzi fatti con tubi dt ferro ed in cui rAcq1ta é sollevata per mezzo di una pomp11. l pozzi a !;erblll.oio, all'incontro, sono assolutamente da eliminare, perché s'inquinano facilmente e possono diffondere malattie, come si osservò anche recentemente nell'epiderota coleriet~ di Altona. Però anche il pozzo a serbatoio potrà essere utilizza~o. Basterà riempire il serbatoio fino al livello dell'acqua con ~hittia e di sopra con sabbia a gra'ni molto piccoli sino al mar~ine del pozzo, muoendolo di una pompa aspirante. I n questo modo rl pozzo a s.erbatoio diventa un pozzo a tubo, anzi presenta ~u questo U vantaggio che la sua parte inreriore è immersa in uno strato che non offre quast alcuna resr::olenza all'acqua del sottosuolo (l)
c. s. Del valore antbettloo del cloroformio e dell'acqua olorotormloa. - HE:-.ROTAY. - (Ga::ette des !l()pitau:z, ~- 79, 1893).
Il dottor Henrotay è stato condolt.o a ~tudisre le proprieta auti"-eltiche del cloroformio cercando un mezzo pratico ed infallibile di dismfeltard grl strumenh tt.glienti e pungenti senza alterarli. Il proces!$0 utilizzato ha consi:òtito nel disinfettare &Jia s tufa secca dei fili di seta ùa sutura n. 5 deHa lunghezza di
(l) Questi aurei consigli dovrebbero essere bene accolti in ItAlia, ove abbonclano l poul a seruatolo & specialmente in Firenze. c. S.
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iO a i5 millimetri. Essi erano in selluito introdotti in una cultura pura, virulenta, di bacillo antrace, ricce di spore e
lasciata nella stufa ad incubazione per ventiquattro ore. l fìh, .cosi impregnati di batteri carbonchiosi, fu rono messi nel cloroformio, nel cloMtlio, e, dopo tempi di permanenza variabtli, un certo numero di fili furono ritir&t! per essere messi in cultura. !.'autore ha messo culture dei fili che erano rimasti uoa mezz'ora, un'ora, ventitre ore, sei giorni, otto P'ÌOr ni, ventun grorni e vsnticinque giorni nel cloroformio. Tutti questi tubi hanno pullulato e dato cullure di bacillo antrace. Le roeJesime esperienze, ripetute ulilizzando l'aciJUa cluroformica, hanno dato risultati pure negativi dal punto dt '"i"ta del potere antisettico di questo agente sulle spore del bacillo carbonchioso. 1 pezzi di filo di seta, trattati come sopra, e messi in cultura dopo aver soggiornato nel'acqua clorofor mica per un giorno, tre, sette, venti giorni, hanno lutti dato culture d i bacilli che essi racchiudevanl) nella loro trama. Il cloroformio e l'acqua cloroformica non hanno quindi azione battericida sul bacillo cutrace sporulato, anche dopo un contatto relativamente mollo lungo. l soli effetti che questi agenti pare abbiano sono di rallentare le~giermente la germinazione e di diminuire nolevolmente la formazione delle spore. ;\la, il bacillo antrace non è l"ordinario nemico contro ti .quaiP il chirur!!o melle tutto in opera per lottare VIttoriosamente. Si é perciò che resta al dottor Gurotiry l'obbligo di stu-diare l'azione del clorofor mio e dell'acqua clorolor mina sull'li staftlococchi p10geni aureo e albo, per avere un·idea netta .del \'&lore di questi agenti come antisettici.
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RIVIST&
•o•ohe e cl111'twlone de.l oolera. - cvc:ncra,rblatt fiir Bakteriologie lume, N. 7, 1893 .
SJMMONDS. -
Sul principio della epidemia di colera in Amburgo in cut la sala incisoria era piena di cadaveri di colerosi sezionati il relawre e:seminò batter1ologicameute una mosca, fra molle cùe li si trova,•ano, e con le colture isolanti osservare numerosi bacilli del colera. Allora ru di ricucire ~ubito i cadaveri sezionati, e di lavar bene i voli. Nelle mosche osservate iu appresso non si riscon rono piu bacilli col<?rosi. Con ulleriol'i r1cerche fu osser·valo che i detti germ1 sono rimanere in vita nelle mosche per un'ora e mezzo il qual tempo muoiono per disseccamento. Questo tempo l>ast.. vole per impor·•are la malattia a notevole distanza. È quind1 necessario di disinfettare accuratamente tutti oggetti imbrattati con deiezioni coleriche e di tutti gli alimenti dal contatto delle mo.scbe.
c. s. •ezsl eU dlfesa dell'organl8mo oontro mlorobl dopo la vacoiD&slone e nella guarigione. (.-\nnale.s de l'lMlitut Pa1teur, 1893, fascicolo :J-).
SANAI\ELLr. -
L'autore ha eseguilo le sue ricerche all'istituto soLto la direzione di Metchnikoff. Per lo scopo del nostro giornale ci limitiamo a rinnr·unw solamente le conclusioni. Relali\'amente resito dell'infezione in un animale nato, egE ha trovalo che: t•f mi<'robi post:ono svilupparsi senza difficoltà, anche siero dr animali vaccinati; 2• l microbi _i:! vece di allenuarvisi, vi acquistano al tra rio una 'irulenza maggiora ; a• Il siero di animali vaccinati non è dotalo di proprietA antitossica e non impedisce la formazione di loxine crobiche;
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D'IGIENK
i• Gli animali "accinali sfuggono all'inrezione in grazia del concorso dei fegocili. !l'efficacia 8 per ciò che rifruar•Ja l'esito della guarigione negli aromalati curati col siero Lerapeutico, l'autore ha trovato che: 1• J1 sit>ro di animali vaccinati e dotalo di proprietà eminentemen te preventive ; t;t L' inoculazione di questo siero agli animali riesce ~mpre a prevenire la malattia; 3o 11 siero stimola l'attività cellulare provocando il Cllncorso de1 leucociti nella circolazione generale e sulla sede Jell'iooculazione ; ~· La distruzione di microbi nell'organismo treUeto col 41 iero preventivo si esegue sempre dai fagocili; 50 Il raffreJdameoto del corpo paralizza l'azione dei fagociti, che non reagiscono più allo stimolo del siero prevenlivo e l'organismo curato soccombe inevitabilmente alfinfezione.
c. s.
VARIETÀ D corpo I&Dltarto amerloauo. - La Daova aouol& del •ervblo 1&D1tarto mUltare dlW&IhlllgtoD. -(Are h irJes de medecine et depharmacie militaires- novembre 18H3),
Il quadro del corpo di sanità ameriC&JlO comporta: 1 chirur~o generale col rango di brigadiere generale; 6 chirurghi generali &~giunti col rango di colonnelli ; 10 • ,. supplenti - tenenti colonnelli; 15 » col rango di magg1ori ; l25 assistenti chirurghi col raogo di t• tenente durante i primi 5 anni e di capitano a partire dal esto. L'effettivo dell'esercito americano é di 25,000 uomini circa. L'avanzamento ha luogo per anzianità, ma degli esami di prova hanno luogo pèr l'avanzamento da tenente a capitano e òa capitano a maggiore.
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VARIETÀ
Il chirurgo generale riceve senza le inJennità 2i ,500 lireall'anno; il chirurgo generale aggiunto 22,5000; il chirurgogt<oerale rsupplente 20,000; il chirurgo 12,500; l' assistent~ chirurgo 8000. Quesli stiptmdi sono aumentati di un decimo ogni cinque-. anni, fino ad un massimo del 40 per cento, cosicchè lo stipendio di chirurgo assistente portato a 10,000 lire quaodl). passa capitano, raggiunge dopo venti anni di servizio14,000 lire. Ogni ufficiale ha diritto ad un congedo di un mese, a pagaintera, per anno; e se egli non ne gode per quattro anni, può ricevere dopo questo tempo quattro mesi di · conged() in una volta sola. Il riposo si acquista dopo 40 anni di servizio ed "è applicato d'ufficio a 64 anni di età. L'ammontare della pensione è ditre quarti dello stipendio che aveva l'uffidale al moment() del ritiro Il reelutamento del corpo si eff~tlua fra i giovani laureati dalle facoltà riconosciute, i quali abbiano subi~o con success() un esame, davanti una commissione speciale che si riunisce due volte all'anno, io aprile e in ottobre. La cifra dei candidali da ammeltersi, che dipende dalle vacanze previste, non è mai alta; per l'esercizio in corso è di sei. Il candidato deve dimo's trare di essere cittadino americano; avere l'età dì 22 anni al~eno e di 28 al più; presentare un diploma di una facoltà di medicina regolare, e un certificato firmalo da due medici di onorabilità conosciuta~ che faccia fede della sua abilità professionale e diano le referenze morali d'uso. Egli subisce prima di tutto un ~same fisico e firma un& dichiarazione nella quale aff~rma di non presentare c nè infermità fisica nè incapacità mentale •· che possa f~r& ostacolo al compimenlÒ dei doveri professionali militari. I vizii di refraziooe che non siano nè troppo sviluppatir né accompagnali. da lesioni materiali e che possano esser& corretti con appropriate lenti, sono compatibili col serv izio medico. · L'es~nrie tecnico versa sull'aritmetica, geometria, storia eletteratura, chimica e fisica, anatomia, fisiologia, chirurgia~
VARIETÀ
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rrieoe, patologia. batteriologia, terapeutica, maLieria medica ~ tossicologia, medicina pratica, ostetricia, ginecologia, malattie dei bambini, clinica medica e chirurgica e medicina operatoria. Fino ad ora i giovani, che aveano subito questo concorso con successo, erano immediatamente ammessi nei ranghi dell'esercito. un ordine ministel"iale del 21 giugno 1893, crea su proposta del chirurgo generale, una facoltà di medicina militare, destinata a completare la loro istruzione medica e militare. Questa facoltà é insediata nell'c Army medical museum • di Wasbington, che contiene come si sa, la collezìone più completa del mondo di pezzi chirurgici. Il decano delle novelle facoltà è il colonnello Charles H. Alden, chirurgo generale aggiunto, incaricalo inoltre dell'insegnamento « dei doveri dei medici militari in tempo d guerra. ~ Gli altri professori sono: II tenente colonnello \Villiam H. Forwood, pel' la chirurgia militare; cura dei feriti in tempo di guerra e amministrazione degli ospedali. 11 colonnello John $. Billings, chirurgo; igiene militare. Billings è il redattore capo della rivista bibliografica ben conosciuta l' lndea: rnedieus ed inoltre il direttore di quest'altro monumento bibliografico « L'inde;c eatalogue oj the Library of tlte Surgeon General's Offlee. • La biblioteca dell'ufficio del chirurgo generala è una dipendenza de l' Army medicai museum; gli alltevi hanno dunque a disposizione un museo patologico speciale e una biblioteca di primo ordine. Nessuna &ltra città degli St.ati Uniti potrebbe presentare simili risorse. Il magg1ore Charles Smart, chit•urgo; medicina militare, chimica medica; direltor·e del laboratorio di chimica. Il capitano Walter Reed chirurgo assistente; rni<"rografia clinica e igienica; direttore del laboratorio di anatomia patologica. Il capitano Julia.n M. Cabell chirurgo assistente; aggiunto al professore di cnirurgia militare e istruttore militare.
Y.!RI&TÀ
Le lezioni avranno luogo .dalle 9 alle 12 e dalle l alle i, lutti i giorni dal J• novembre al 28 febbraio inclusi, ad eccezione del sabato e della domenica, dei giorni di resta legali e della settimana che comincia col 25 dicembre. Alla fine del corso gli allievi subiscono un esame di classificazione. L'assistenle chirurgo, alru~~ila della scuola di \.Vasbington, sarà designato per servirt} in soltordine in un posto militare importante, dove sarà iniziato ei regolamenti militari, alla redazione dei rapporti, in una parola a Lutto ciò che gli è necessario di imparare per esst>re all'altezza di capo servizio. Egli sarà in seguito nominato in un posto di frontiera, dove passerà quaLlro anni prima di essere nominato aJI"interno. In seguito .del resto, gli assistenli chirurghi. avanti di passare a grado superiore, saranno tutti chiamali, .per uo anno, in un() dei ~t·andi centri sanitari degli Stati Uniti, dove essi potranno rionovellare il patrimonio scientifico frequentando gli ospedali e le accademie scienlifiche. Alla fine di quest'anno e5<si indirizzeranno al chirurgo f!eneralc un rapporto dettagliato, dove meneranno in luce i vanta~gi professionali ricavati da questo sc.ggioroo. L'organizzazione ammnristrativa della nuova facoltà militare non offre nulla di ben paf4ticolare da notare. H decano è responsabile della disciplina inLeroa; il piu giovane professore adempie le funzioni di secrelario. Un consiglio della facollà ha Luogo il primo lunedt di ciascun mese, da ottobre a marzo, o più s.o-venle, se il chirurgo generale lo giudica. Le risohizioni relativamente alle questioni della scuola, ag1i istrumenti da acquistare ecc. sono solloposte all'approvazione del chirurgo ~enerale. AUa fine dell'anno, un rapporto informa il presideAte sul funzionamento della scuola duranle l'esercizio finito e sui risultati degli esami finali degli allie~i.
M.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
8o1plrl e b&ol. - Doll. R. GIGLIARELLI. compagni, 189:l).
(Perugia, Buon-
Segnaliamo con vero piacere ai lettori del Giornale quest'altro lavoro del collega e camerata nostro, il capala:10 medico Gigliar elli, lavoro che afferma una volla di più la sua rema di scrittore dotto e forbito. · 11 nitido, ele.:,aanle volumetlo è dedicalo alle giovani donne, cui porge consigli ed ammaestt·amenli igienici e morali, r i· ferentisi, come il titolo stesso fa capir•e, a quegli inesauribili fornitori di sospiri e di baci che sono appunto Cupido e Imeneo. L'autore si merita veramente l'oraz.ienoomnelulitpunctum, poìchè è riuscito rla par suo nel difficile oompit9', con pieno e costante riguardo al pudor femminile, con stile ornato ed attraente. Egli ha fatto veramente un'opera buona e filan tropica nel più largo senso della parola. Aggiungiamo che il libretto, oltre agli opportuni a ccenni fisiologici e medici, è corredalo a dovizia di ricordi tratti dallo storia di tutti i tempi e di tulll i popoli, di nozioni di stor1a naturale, di etnologia, ecc., che fan fede della vasta coilura dell'auto•·e, & rendono questa lettura interessante ed istrultiva anche per il pubblico medico. R. L.
RlVlSTA
E. MA:-<GIANTJ. -La salute del aoldato. - (Estratto dalla Rioi8ia militare, Roma, 1893). È un lavoro di volgarizzazione, diremo anzi meglio, di apostolato. Ha lo scopo di persuadere sempre più la numerosa ed intelligente classe dei nostl'i ufficiali dei corpi combattenti che il più valido conll'ibuto al miglioramento fisico del soldalo, e perciò della nazione intera, deve essere portato dalla loro continua sorveglianza sulla conservazione della salute, ben più importante, nell'interesse generale dell'éliminazione delle malattie. Il lavoro e scrtllo in quella forma brillante che l'autore ci ba già fliltO apprezzare in altri suoi scritti. Dopo aver dato succintamente, ma evitando di annoiare, un sommario di nozioni anatomo-fisiologiche necessarie per i profani alla medicina, passa in rivista prima gli amici, poi i nemici del soldato. I primi sono le cause, ordinarie od infettanti, dell'e malattie del soldato. Tra i secondi, oltrd all'aerazione, alla buona alimentazione, alla nettezza, ecc., egli dà la massima importauza agli esercizii ginnastici. Su questo argomento si diffonde assai ampiamente, porgendo nozioni e consigli che saranno utili non soltanto alla categoria speciale di lettori a cui il lavoro e principalmente dedicato, ma an~e a tutti quelli, medici o no, cui interessa la salute del soldato. R. L.
Les ma1&4lea du aold&t, étude étiologique, épidémiologiqne, clinique e~ prophylactique, par le D. A . MARVAUD, mé· decin principal de 1~ classe. - Paris, 1893, édit. Felix Alcan (prezzo fr. 20).
L'autore Ri è proposto di mettere a disposizione, non solo dei medici militari dell'esercito attivo, ma anche dei medici civlli chiamati a servire nella ri::>erva e nella milizia territoriale, un trattato essenzialmente pratico destinato a fam i·
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BIBLIOGRAFICA
gliarizzarli colle ~ i verso questioni che !'itlellono la medicina militare. Quest'opera• comprende cinque parti. La prima parte é consacrata ad uno studio generale sulla roorbidità e mortalita del soldato considerale nell~ differenti condizioni della vita militare: nelle guarnigioni, nei campi, 6 mtìne nelle spedizioni militari. Le parti susseguenti sono riservute ad uno studio speciale delle malattie più frequentemente osservate fra i soldati. Nella seconda parte figurano le malattie injettice ~he costituiscono il gruppo più vasto della patologia militare, e producono le più grandi diminuzioni fra i soldati. LB terza comprende alcune ma 1attie generali, non infet-tive, fra le quali un particolare sviluppo é stato dato allo studio della debolezza di costituzione e del reumatismo. La quarta è consacrata allo studio delle malattie loc.alizzate nei grandi apparecchi organici. Infine, nella quinta, l'autùre ha studiato certe malattie osservate accidentalmente fra i soldati: maJattie veneree, malattie da alimentazione, e diverse accidentalità imputabili all'accesso di calore (insolazione), o di freddo (congelazione). Il dott. Marvaud ha eliminato per quanto fu possibile tutto ciò che non è inereote all'esercito, ed ha avuto cura di insistere particolarmente su tutti i fatti che rossono interessat•e il medico militare dal punto di vista della pratica e del suo servizio nei corpi di truppa e negli ospedali.
G.
CONGRESS I
XI congresso medloo Internazionale. XlV sezione. •ecUclDa e olllrurgla mWt ar e. Es~endo considerevolmente aumentato il numero delle comunicazioni facoltative ~he verranno fatte alla XIV sezione, ct·ediamo opportuno di riportarne qui l'elenco per intero; ben inteso che i temi proposti dal Comitato ordinatore rimangono gli stessi, quali furono precedentemente llnnunziati in questo stesso giqrnale.
1. HABART, medico di reggimento (Vienna): Praktische Demonstrationen von Scbusspraeparaten (6, 5 und 8 mill.). 2. SANTINt, medico capo di -t• classe nella R. marina (Spezia): Sulla profilassi della tubvcolosi nelle navi da guerra. 3. MENDINI, capjtaoo medico (Roma): Sull'illuminazione del campo di battaglia. 4. "DE~OSTHEN, medico principale dell' esercito Rumeno (Bucarest): La question des hernies inguinales dans l'armée. 5. lnE:o.t: Le traitement de la pleurésie purulente dans le service chirurgica! de l'hòpital centrai de l'armèe roumaine à Bucarest, avec une statistique. 6. KocHE~, colonneliQ medico, professore di chirurgia (Berna): Zur Wirkung des Kleinkalibers. 7. Lrvi, capitano medico (Roma): Sur une enquète an· thropométrfque et médicale faite sur les militaires des classes 1859-63. 8. Mt::NNELLA, capitano medico (Lucca): Sul traspor.to dei feriti in .montagna.
CO~GRESSl
9. RHo, medico di 1• classe nella R. marina (Livorno): sulle febbri tifoidee e sulla cosidetta febbre tifo- malarica, considerata come malattia castrense e coloniale. 10. GREENLEAF, Surgeon, lieutenan~ colone! (Washington): oescription a od praLical demonstration of a vehicle (Travois) for the trasportation or wounded in countries wbere wheeled vehicles cannol be used. 11. THORNTON PARKER, assistant surgeon (GrovelandEtats- Unis): A devi ce for transporting wounded. 12 . .MACDONALD, medico ispe.tore della marina inglese (Londra): Arobulanc.e applian.c es suited for the naval servic.e bolh afioat aod ashore. 13. IDE~1: Tbe nutritive processes or Lhe lO\Ver planls and ani mals as a source of lhe col)lamioalion or drinking water. 14. PETRESco, colonnello medico (Bucarest): La statistique médicale dans l'arrnée Roumaine: la morbidité et la mortalité · 15. MoNTANARI, colonnello medico (Ancona): Sull'andamento delle malattie veneree neli'Ase:·cito ilaliano, con confronti estesi alla popolazione civile. 16. DEAN R., medico direttore della marina (\Vashington): The sobsistence of armP-d iorces of sea, illusttated by the analysis of the Navy ration of United States. 17.· JAcosv, Assistenzarzt (Wiirzbourg): Demonstralion zweier Tragbahren. 18. SMITH J. R., surgeon-colonel (S. Francisco Ca!.): International uniformity in Army medicai Statistics. 19. MoNTANARI, ~loonello medico (Ancona): Cenni e considerazioni su di un'epidemia di meningite cerebro-spinale dominaLa in Foggia, e in diversi paesi della provincia, e sopra alcuni casi constatati in .taluni presidi del VII corpo d'armata durante il 1• semestre 1893. 20. SESTI;-o;r, medicù di 2• clas:;e nella R. marina (Spezia): Conservazione e distribuzione delle acque potabili a borJo delle naYi da guerra. 21. BEHDJET Bev, colonnello medico (Costantinopoli): Sur le traitement du trachòme. 22. CARASSO, tenente colonnello medico (Geoova): Nuovo metodo di ~ura della tubercolosi polmonare.
H6
CO:-IGRESSl
23. PASQUALE, medico di 1' classe nella R. marina (Napoli): Studii sul colera del1893 nel 2• dipartimento marittimo. 2i. Bo~oMo, capitano medico (Roma): Contributo alla cura chirurgica dell'empiema. 25. IDEM: La trapanazione dell'apofisi mastoide nelle otiti medie purulente. 26. IDEM: L·osteotomia e l'artrotomia nelle osteosin oviti tubercolari e cura consecutiva l9cale e. generale. 27. I oE~f: La cura radic1-1le delle ernie nei militari. 28. BERNARDO, capitano medico (Bologna)': Gli ospedali da campo e il servizio dei feriti nelle guerre future. Le conferenze, che saranno fatte nelle sedute plenarie del Congresso sono finora :e !ieguenti: NoTHNAGEL (Vienna): Adattamento dell'organismo alle alterazioni patologiche. BABES (Bucarest): Dei doveri dello Stato in rapporto agli ultimi risultati ~ello studio delle malattie infettive. BtzzozeRo (Torino): Accrescimento e rigeneraziòne dell'ol'ganismo. STOKVIS (Amsterdam): La clinica nei suoi rapporti con la farmaco·terapia P la materia medica. VIRCHOW (Berlino): Morgagni e il concetto anatomico. BROUARDEJ, (Parigi): La lotta contro le epidemie. LAACHe (Cl'istiania): L' ipertitfia idiopatica del cuore. RAMON Y CAJAL (Madrid): Mortologia delle cellule nervose. JAcoar (New York): Non nocere. DA~ILEWSKI (Pletroburgo): sun·azione biologica del fo sfol'O nelle sue combinazioni organiche. Altri illustri scienziati, tra i quali Forster (Cambridge) e Kocher (Berna) sono stati designati dal comitato d'organizz.azione per fare delle conf~renze; ma non si sa ancol'a quale argomento abbiano scelto. La seduta inaugurale, come pure quellè generali del Congresso, avranno luogo al Teatro Costanzi; quelle della XIV sezione al nuovo Policlinico presso il Castro Pretorio. Un comitato speciale pel' gli aUoggi sarà presto costituito allo scopo di a<osicurare in pl'eeedenza· ai signori congres-
CONGRES:Sl
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sistì le camere di cui hanno bisogno, sia negli alberghi, sia nelle case private. I signori congressisti della XIV sezione saranrw invitati nd onorare di una loro visita jl nuovo ospedale militare Quelli che nel loro viaggio passet·anoo. per Firenze o per la Spezia saranno rispelli vame.Hte pregati di visitare la Scuola di sanità militare e l'ospedald militare della marina. È in progetto una gita nei dintorni di Roma, probal:>ilmei;te con dimostrazione di un treno 7 ospedale. I medici . militari, esteri e nazionali, si riuniranno a banchetto nella. sala dell'Acquario Romano, gentilmente concessa dal Municipio Per tutte le indicazioni relative al Congresso in generale (pagamento di tassa d'ammissione, riduzione sui prezzi di viaggio, allogg~o,. ecc.) dirigersi al segretario generai~ del conJ!resso, professore· Maragliano. a Genova; per tuttO ciò che riguarda la sezione di· medicina militare in particolare al dott. Ridolfo Livi, capitano medico addetto ali'Ispe~tor~to di sanilà militare presso il Ministero della guerr a, .Roma.
Adesioni alla. XIV sezione dell' XI Congresso medloo ~nterna.zlonale ricevute a. tutto n 31 gennaio 1894.
Astegiano Giovanni, tenente colonnello medico, Padova. Baccarani Ottavìo, maggior generale medico, Roma. - Ber· nardo Luigi, capitano medi~o, Bologna. - Bonavoglia Luigi, id., Roma. - Borrooe Daniele, colonnello medico, Roma. Bima Mauriz.io, capitano medico, Roma. - Bar:goni Altilìo, id., Milano. - Cipolla Giuseppe, meggiora·generale medico, Roma. - Carasso Giovanni, tenente colonnello medico, Genova. - Cermelli Corrado, capitano medico, Alessandria. - Cusani MartìnoJ tenente medico, Roma-. - ·Della VaHe Francesco, capitano medico, Roma . - Dell'Olio G. Battista, id., Viterbo. - De Angelis Lazzaro, ìd., Roma. - Fabris Domenico, id., Rol))a. - Givogre G. ~attista, ten~nte colonnello medico, Firenze. - Guerriero Francesco, id., Bologna. Gozzano Francesco, maggiore medico, Piacenza . - Galli Domenico, capitano medico, Roma. - Gigliar elli Raniero, id.,
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CO~GRESSl
Perugia. -Guarino Luigi, id., Orvieto. Giuliani Francesco, id., ~0·1ara. - Garabelli Luigi, id., Frosinone. - Imbriaco Pietro, maggiore medico, F1renze. - Leurini Francesco, capitano medico, Firenze. - Livi Ridolto, id., Roma. Mosci Francesco, maggiore medico, Bologna. - ·Moschini Enrico, capitano medico, Roma.- Maislo Pasquale, tenente medico, Roma. - Marini Ernesto, id., Roma. - Panara Panlilo, l-enente colonnello medico, Cava de' Tirreni.- Pasquale Fer-linando, capitano medico, Foligno. - Pistacchi Giuseppe, tenente medico, Roma. - Regis Stefano, colonnello medico, Roma. - Ricc•ardi Ettore, id., Roma. - Santanera Giovanni, maggiore generale medico, Roma. - Sforza Claudio, maggiore medico, Firenze. - Tosi Federico, colonnello medico, Firenze.
• Il Diret.tore
Dott. SnvA.No RxGlS colonnello medico ispettore. 11 Collaboratore per la R .• Marina
Il Redattore
D ... TEoDQRlCO RosATI Jle4ko dl ~· 'lGIU
NUTUO FEDERICO, Gerente.
SULLA C'URA
ADENITI INGUINALI SUPPURA~TI [Il urmmE L.\ GUIRIGIOXE I'ER Pllll4 JmNZIOSE f.onr~r~>nza lett.:1 n•·lt'O~J•e•lnlt• militare di Perugia ~al tencnt~ medico dott. Fraancoe11eo Ll&l'larll\ Il 25 novem!)rl' t893
La cur.1 rlel huhhone venereo e delle adeniti ingninali se di fronte a.!li alti prolllemi della moderna terapia cltirurgica ,. 110 argomento di cltirur)!ia umile non pertanto pei pazienti ~di non piccolo inLNe':'P. Si 11.11a di uoa malallia che colvi,ce •'on abbal>tanza frequenza ,-j puù dire rutta l'età media della \'Ìt:l, dalla prima pul>erla alJa più. matura vir•lità. :Xei wililari. per la loro ~iol"'ane età e per que ·a simpatia ··he giammai manca t•·a \ enere e )larte e Tice\'er-a. ,·. una ,!ros--a causa di morbo"ità. Il capit.tno metii··o Quinzio calcola al z:.>.!l l p. 10()0 la morbosità dell'esercito per ukeri ed nrlcniti venerre ( 1) . .l\elle 7rnndi guarnigioni infatti i riparti t"enerei sono sempre affollati, ed 10 essi il bubbone e f1·equen1i~~imo . {'n'altra caosa d'ingorghi inguinali nei militat·i è rappresentata dagli strapazzi cor-
---(l) o~INZIO. Le llltJ l«llìP dtll'e•ercito, Conft•rcnza. Firenlr, iS92, pag. 3~4.
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1:30 SULLA CURA nBLLE ADE:\ITI 1:'\GUitliALI SUPPURA.:Ur, ECC . porei e dalle marce: il conting~nte non dìsprezze,·ole di adeniti inguinali da cause comuni, non compreso nel calcolo sopra citato aOluisce nei reparti chirurgici. L'ingorgo ingninale in genere è mahttia benigna, se :;i ha riguardo alla vita. La possihilità della diffusione del processo all'articolazione dell'anca e del peritoneo con esito mortale, ammessa dalla. ma;;gioranza degli scriuorì e constatata da vari (Aiberl, Labbè) de,·' essere molto rar;~ : per conto mio nella S\arialissima casuistic.a che mi è pas· sala sotto mano, non ho mai riscontrato tali complicanze. Viceversa non sono molto rari quei casi misereYoli nei quali dopo molti mesi di malattia l'inguine ~i trasforma in un largo piastrone di tessuti induriti e scav;Hi in ogni senso da sen i fistolosi. Qu<1lche volta il pus pratica lunghi e tortuosi tragitti tra i muscoli del la coscia. In ogni modo gli scollamenti, gl'incuncamenti 1ìstolosi, il torpore del granulazioni, l'accartocciamento delle labbra cutanee sono epi:-orlii che non lasciano quasi mai d'intralciare. l'eroi zione di un "adenite inguinale rendendone la guari.gio oltremodo stentata e trasformando per lunghi mesi il pa, ziente in un invalido. E perciò che la malattia as3ume il can•llere di una infermità seria e tormentosa. Si consi inoltre che la lunga de~enza a !ello, o per lo. meno l'a sione prolungata dalla _vita attiva e dalle qu!:ltidiane abitudini, spesso si rillelle sini:>tramente sulla nutrizione generale, sul sistema nervoso e sulle malattie preesistE>nti. Così l'adenite ingttinale può aprir la -porta alla tubercolosi e tirare in campo disturùi nervosi (neurastenia, isteri nei prerlisposti. o.l aggravare una condizi"lne gastrica od inte:;tinale morho$a già in atto. . Un metodo di cura che meni in. modo sicuro e celere "U!lrirr.ione della malattia in p11rola s'impone·, e alla e, e.
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sULLA CURA DELLE ADE~lTI 1:'\GUJ~ALl SUPPtiBA'XTI, E'CC.
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resenti un vero quesito terapeutico all'ordine del giorno Pp lo dimostra il numero incessante di pubblicazioni al ritJuardo. Ma quanto valgano in genere i comuni metodi eu· ~atiri e più specialmente quelli risoluti\·i ed abortivi, val la penn di di~cutere un poco con i reperti anatomici alla Illao(l e con l'analisi della forma clinica del morbo.
f·l
:\elle numerose operazioni di enucleazioni di gangli praticate da me ho riscontrato costantemente la presenza del pus nella glandola, l'ascesso! io(\ endo-glandolare. Si po- · rrebbe credere che tale reperto corrìsponda solo agli stadi ;avanzati del processo, e quando clinicamente la presenza del pus è diagnosticata. Quello invece che mi ha C:Oipito in alcuni oper.11.ioni precocissime è stato di tr·ovare già il pus bello e formato quando nè l'esame obbiettivo, nè i criteri clinici permettevano sospeuarlo. Tra le svariate storie che potrei riferire in proposito s.:el;;o la sef(uente che all'uopo è di speciale valore dimostrativo: - .Bertuol i\icola, carabiniere a z8 anni. Giovane sano di buona costituzione, seuza precedenti morbosi, ~nLrava il 1• agosto n. ~. in que5to ospedale per adeniti multiple in ambo gl' in,.{uini. Da dieci giorni si era con · ta;riato di ulcere Yene•·ee e da qu·1ttro o cinque a\eva avTertitQ dolenti a e pi:;coli ingorghi negl'inguini. All'esame obbiettiYo: cicatrici superficiali recenti nel solco balanico al posto delle ulcere. Negl'inguini intumeseenze rotondeggianti affatto i:;olate l'una dall'altra e del tutto scorrevoli, dolenti alla palpazione, della grandezza, nell'inguine destro, .da un cece ad una ciliegi 1, nel sinistro da un pisello ad un cece. rennellazioni iodiche, fasciatura compressiva, riposo. Per molli giorni stato stazionario, l'infermo però si
.J 3z SULLA CUR.\ OEti.E :\DENtTl nGUAN.\Ll SCPPURA::"lTI,
. lagnava sempre di dolùntie viraci _che a me semb pt:r lo meno esagerate. Yerso la metà del mese q ganglio a destra si fa più grosso, fino a ra~giungere volume di una nor.ciuola, a sinistra invece stato staziona persistente. Essendo eçidente l'eroluzione progressiva destra prop<•ngo l'operazione di enucleazione che l'i domanda anche p~r il lato :;inistro a fine di sfuggire al p di una doppia operazione. 1!i'esame anatomico dei gan anche quelli di sinistra, uenchè della grandezza di un aci di canape a quella di un cece e a capsula integra, senza ecce~ione, presentavano nel centro uno o più solini, n seconda del loro volume. Del resto che In forma morbosa arrivi subito alla duzione endo -glandola re di pus lo dimostra il fatto nei casi avanzati esso Lrovasi non sollanto nei gangli grosso volume, ma bene spesso anche in quelli che devono ritenere di grandezza normale. Il processo arr snbito a quell'esito, si potrebbe anzi dire che cominci esso e che quasi J'nscessolino centrale preceda l'i glandolare; questo almeno déve desumer;;i dall'esame ~angli non più grossi di un acino di canape che n fianco di altri mollo più voluminosi .;i rinreogooo loro goccia di pus nel éentro. )la _ciò non basta, men il pus è di ' precoce formazione, non ha gran tendenza moltiplicarsi e nemmeno a rias::orbirsi; resta dirò stagnante là dove si forma. Qualche caso clinico varrà documentare tale ass~rzione: ~apoli Antonio, carabinie giovane di mediocre costituzione, entrò nell'ospedale due luglio per ingorghi inguinaii cominciati lentamente una C{uindicina _di giorni e senza precedenti ·venerei. adenite a sinistra suppurò e fu pqnta~ iJ. de:.tra i?vece trattata ripetutamente con vescicatori e compressione.
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SULLA CCRA DRJ.LE ADE~ltl lNGUI~ALI SLPPURANII, ECC.
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i.t agosto, a destra, apparirano segni non dubbi di sup-
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urazione. a sinistra invece l'incisione cutanea aveva in :.ran parte cicat!Ìzzato, restando solo un punto dal quale eva qualche goccia siero-purulenta. La cicatrice sorra1 :tava un indurimento non molto esteso nel quale si accennava indistintamente qualche piccola durezza gangliforme. Il venti agosto si procede aWoperazione da ambo i lati. A destra soppnrazione larga endo e peri-glandobre, a sinistra si cade su di un tessuto secco, !igneo, nel centro .del quale si snicchiano pochi gangli, della grandezza di una ciliegia, di consistenza molle, suppurati nel ceutro ed 1n qualche punto presentanti la forma dell'ascessolino mi· gliare; sebbene il processo durasse già da due mesi e pa· resse all'esterno estinto. Ma a dimostrare la lunga immobilità del pus nel ganglio n1i si permetta di varcare i conlìni dei gangli inguinali per colpire un caso ancor più dimostrativo. Tanto l'anatomia e la fisio-patologia delle glandole l io fatiche è sostanzialmente u:;ruàle in tutte le regioni. )larchello Pietro, sol· .dato nel 20° fanteria, giovane di valida costituzione, entra .all'ospedale il l 7 agosto per ingorgo sottomascellare a .destra. In. questa regione inratti l'ispezione rilerava una rimarche,·ole protubernnza che alla palpazione sentivasi ~ostituita da una durezza rotonde!!giante dcJia grandezza di un uovo di p:ccione del tutto scorrevole nei tessuti cireostanti, niente affatto lluuuante e per niente dolente. La peìle mostravasi rugosa per recenti applicazioni di revulsivi. L'infermo narrò che portava quell'ingorgo da due anni, -che vedeva ingrossarlo c diminuirlo a periodi, che aveva subito ''ari trattamenti a base di rivulsivi e di cure in1erne iodiche, ma sempre inutilmente. ll 20 agosto si pro tedè all'enucleazione del grosso ganglio e piit profonda-
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134 SULL! CURA DIU.LE ADE~tTl INGU!NAI.t SùPPGltANTT.,
mente all'indietro se ne tr·ovarono altri due della dezza di una nocciuol:J. Tutti a~·evano integra la ma nel centro del gangi i.o rpaFgiore si constatò un grosso almeno quanto una cili~ia. I tessuti circosta erano perfettamente integri. Quella raccolta di pus chi da ..quanto tempo trovavasi nel centro di- qu.ella gian e pur testava stazionaria senza invadere la periferia~ Pare insomma che la virulenza del processo si esa() nel punto del primo innesto; necrosato e dis.fano un territorio gland-olare, da un lato il processo resta local zalo e non invade il circostante tessuto, daH'altro i dotti morbosi non si riassorbono, restando il ganglio una condizione morbo~a di cronico ingorgo. Gi:1mmai trovato il tumore inguinale limitato ('ld una sola g i gangli invece sono colpiti in vario numero: bene è compromessa -gran parte della catepa superficiale àponeurolica; in quei casi poi In cui ·si' sente colla paJ zione una larga base infiltrata anche le glandole sono ~ttaccate. Jl ganglio si present~ .sotto due <lspelli. Alcune conserva più o meno integra 4ta capsula, si tondeggiante ed .ba grandezza svariata, da quella di acino di canape a quella di utJa piccola mela; ha Mn stenza più o meno densa ed al taglio presenta_ una stru tura compatta. Se piccolo può trovarsi a fiancò di detla forma -seguente, della quàle rappresenta il pri stadio; di grosso volume non sono molto frequenti . .A volta il ganglio ha consistenza più o meno molle, quasi . mucoso od adiposo, costitutto internamente ed nap1ente da grossi granuli. Sotto questa forma it gangi pr65enta una grandezza m.edia e la configurazio'ne di un màndorla. ~egl'individùi linfatici t'<ÌJe conformaiione è ·
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ADE~lTI l:XGUJ:'\ALI SUPPuRANTI, ECC. 135
acceniUata: il ganglio ò spesso rappresentato da una grossa massa granulosa più o meno molle e co5tilUJsce allora quel c)le dicesi un'adenite fungosa. In entrambe le forme, come abbiamo accennat07 il reperto costante è il pus. L'ascessolino è della grandezza di un acino di mij!lio a quella di un acino di canape; per poco che il volume del ganglio sia considerevole su di uno ste:;so taglio :;e ne notano diYersi. In qualche punto dalla fusione di più di es:~i è costituito un ascesso più grande, quanto un cece più o meno. Qunlche •olia, se il ganglio è incapsulalo e l'asct-sso periferico, la ca.psula può da questo mostrnr:>i perforata. Giammai ho riscontrato nei gangli inguinali materia caseosa. Il connettivo, nell'inizio. della malattia e assolutamente integro; a periodo inoltrato mostrasi iogor·gato ed anche inOitn\lo di pus, aderente alla· capsula glan(lolare e non ben distinto dalla massa dei gangli nelle forme ~ranolomatose . Le fibre aponeurotiche appaiono grosi'e, succulente e distese dai gan~li che a loro volta. rimangono qua.si strozzati nelle proprie nicchie. Se il processo è durato a lungo il connettivo subisce una degenerazione sclerotica, divien duro e secco come il legno, ed il cottello vi stridE" contro. Altre volte esso assume l'aspetto lardaceo e subisce ingrossamenti tali che anche a sfaldarlo in spesse fette, dopo aver prodotto brecce ragguardevoli, non si riesce a raggiungere tessuti normali .
Tali reperti illuminano la forma clinica dell'adenite inguinale comune. ~on intendo qui parlare di quegl' ingorghi fugaci che accompagnano lesioni banali e superficiali della cute. Un'escoriazione derroatica dell'asta, un'erpete prepu-
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ziale irritato, una crosticina di eczema sulle pareti scrotàli. un po' di inlertrigine anale e via dicendo possono dar luogo aù un leg~ero ingorgo inguinale. Quivi per lo più è un sol ganglio che si palpa, scorrevole sotto la cute e che soltanto alla pressione mostrasi leS!germente dolente. Oues(ingorghi in genere seguono il cido della lesione originaria e col guarire di qnestn si dileguano in pochi giomi . ~è tampoco intendo parlare degl'ingorghi sifilitici: anche quando questi assumono un \ olume considerevole, nella maggior parte dei casi non suppurano. Ho osservato anche in qualche caso ingorghi ad evolnzione piuttosto rapida ma a decorso indolente cbe nè l'anamnesi, n~ l'esame obbiettivo arriva a legare ad alcuna cansa. Lentamente questi ingorghi, senza quasi dare nessuna molestia, quietamente e (JUasj spontaneamente assolvono il loro ciclo. ~la uen diverso è il decorso dell'adenite. dirò suppuraliva, che è la piti comune. Qualunque ne sia la causa una iotumescenza si stabilisce ora Tapidamenle ora alqu·mto lentamente nell' inguine. ~ssa o ò rappresentata da gangli iDJ.,"rossati e separati tra di loro i quali di soliw l1anno un'evol uzione len ta e solo tardivamenLe si cir!ondaoo di una zona d' infilLramemo. Il più delle volle invece il tumore è dal bel principio d:una certa grandezza, i >ari gan).!li si sentono ma non ben staccati Lra loro; altre volte infine tutto l'inguine pare ricolmo da una gran massa dura a superficie cutanea nlliformemente rotondeggiante, nella rJuale pe1 ò colla palpazione si avvertonil più o meno distinti i vari bernoccoli glandolari, mentre la base. senia confini netti si approfonda nella regione crur·ale. Ora rapidamente dopo quaLtro o cinrtue giorni la pelle si arrossa e una franca raccolta si percepisce al disotl•>: qualche rotta invece la calotta superi?re d'un ingorgo di piccola mole fluidifica e
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Ja scarsa raccolta ~be ne segrre riposa sopra una es~:a•a ziono dura di cui si palpa hene il lordo circolare. Infine, neJ 1e larghe rotumescenze, dopo dieci o più giorni la pelle comincia appena a marezzarsi e non segue una raccolta nuid:l libera ma una mollezza flunuante. ::Uettendo in relazione queste forme cliniche coi reperti anatomici descriui, è chiaro che !'e il pus glandolare trova subito per la sua topo~rafia d'or·igine la via del conneuivo sottocotaneo, una raccolta fra oca si sta bi lise e e se i focolai endoglando1ari sono tutti evacuati, all'ingorgo dei gangli può sostituirsi w1 vero ascesso connetti vale sottocutaneo. Se al contrario i fo ·olai purolenti sono molteplict, Yari piccoli filoni iuter.,Jandolari ili pus si scavano nel connetùro iogninaie; le l" note obbiettive allora della raccolta si avvertono in periodo inoltrato e si ha la sensazione di sempli~e mollezza fluttuan te. Il più delle volte la febbre nelle adeniti inguinali manca, quando vi è, per lo più è mite, di rado mostra qualche piccola. vivacitit. Insomma il processo dell'adenite inguinale suppurante rnramente p1·esenta una forma decisa acuta e lla piuttosto andamento subncuto. Es:io è anzitutto glandolare, delle glandole anzi colpendo punti limitati. Il connettivo non pntecipa mai in fJI"ÌlJlo tempo al processo, ma solo quando i prodolli morbosi delle glandole "Vi si s()OO evacuali. Trallasi sempre in primo tempo di una vera adenite cui tien dietro periaden iLe . Giamm<ti, come da taluni è ammesso . ho riscontrato nell'inguine il vero tipo dell'adeno·Oemmone . Qu ivi fin dall'inizio, glandola e connettivo circostante sono presi simultaneamente, in blocco; colla palpazione se:n lesi un ingorgo uniforme dl.\1 eonnett"vo sottocotaneo ai tessuti profondi come nel comune flemmone e mai o quas.i mai vien fallo di ranisare la forma nodulare centrale del ganglio. L'esito è più o meno ra-
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pido in :;uppurnzione. Con un'incisione precoce profonda si capita, attraversando uno strato di tessuti più o meno spes~o ed uniformemente iofiltrato in un focolaio purolento unico dal quale esce fuori un qualche cucchiaio di pus denso; eYacuato il quale lo sgorgo è rapido, uniforme, progressivo. e la guarigione è immancabile nel giro di pochi giorni. Di tali forme morbose con abbastanza frequenza si riscontra il tipo nella re~ione sotto mascellare. ~e ho visto alrasr.ella e nel reparto ne abbiamo riscontrati due esempi tipici, uno verilìcatosi a metit altezza del braccio per spel latura ad un dito e l'altro sotto un angolo mascellare per ferita suppurante alla tempia .
..\.rrivati a qnesto punto sorge naturale la domanda quale reli::zione lega le varie forme anatomiche e cliniche colla dìversità di etiologia? :Xoi osserviamo adeniti suppurate per ulcere veneree, per· blenorragia, alle volte per sifilide e spesso ancora senz;t alcu·o-a causa rintracciabile . Ebbene il fatto anatomico, il fatto clinico •si sono mantenuti ugual i di fronte alla varietà etiologica. Yenga l'ingorgo da ulcera venerea o da blenorragia, da sifilide o da lesioni inapprezzabili, sono sempre gli stessi asce~solini e gl' istessi ingorgh i ~ l andolari che s'incontrano; la gradazione di acuzie, l'estensione del processo non si trova in nessun rapporto costante con le varie caus~ . L' istesso bubbone consecutivo all'ulcera venerea spesso è dei più miti. Le piccole glandole a lenta evoluzione del carab . Bertu()l proveni val) O da ulcere molli. Ho visto d'altronde di rado il cavo d' un bubbone venereo presentare aspetto ulceroso . Si sà che finora la fisiopatologìa dell'ulcera molle n"on è
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ancora ben determinata (1). [ suoi batteri specifici non furono potuti isolare dal Ducrey {2), il quale potè conchiudere dai suoi esperimenti chA il bubbone venereo devesi piuttosto ai prodotli dell'attirità ritale di essi che alla loro azione diretta. D'altra parte lo Strauss anch'egli ha portato un colpo di mano alla recchia teoria dualistica del Ricord sul bubbone irritativo etl ulceroso. ammettendo la >irulenza del bubbone seconda1·ia a contagio postoperatorio, e forse nell'ulcera molte come nella dura, nella blenorragia come in lesioni minime che sfuvgono alla ricerca, la causu dell'adenite suppumtiva sara unica e rappresentata dai comuni batteri della suppurazione, stafilicocchi, streptococchi, ecc. Un'indagine batteriologica su questo argomento potrebbe essere intrapresa su larga scala negli ospedali militari ove il materiale clinico è così abbondante e sv<triato.
Con tali elementi possiamo portar giudizio sul valore dei principali metodi di cura dell'adenite inguinale e nell' istesso tempo comprendere quali debbono essere i veri elementi di un processo terapeutico razionale ehe possa condurre in modo sicuro a ~uarigio ne. Dal Hiday e dal Gucrin che lra i primi e con maggiore autorità vantarono i Yescicanti quale mezzo risolutivo nelle adeniti, a volta a volta sorge qualcuno a documentarne novellamente l' eflìcaci a. t: o! concetto moderno delle suppurazioni, pel quale quei piccoli focolai purulenti altro non rappresen tano che ill'isullalo della vi t~ di colonie batteriche, (t) Jul!ien - Mor~agrli !89ll, parte t•, pag. !87. (2) Giornale i rllernaziQnale delle scienze mediche, dicet;nbre 1888.
fiO SUL\ CUR.\ DELLE ADEXITl l~GlH~.Hl Sl:PPURA~Tf. ECC. ogni discussione diventa oziosa sul Yero valore di nn simile trattamento. Ma noi n~n vogliamo tener'ci a semplici induzioni teoriche e qnalsiasi valore esse possano avere ricorriamo pur sempre all'esperienza clinica. È con vera mera~iglia che c'è occ.orso leggere casuistiche felici di cure abortiYe Ihercé i vescicanti . Per conto nostro noi abbiamo Yisto adoperare, (lbbiamo adoperato ed abbiamo trovato adoperato moltissime volte il vescicaote con un esito unico e costante negativo. Il ve~cicante non ha altro valore che tJuello di far perder tempo e di coprir la pelle di dure squame. La compressione con la sua azione meccanica sui vasi sanguigni, sui linfatki, sugl'interstizi istolo~ici può spiegare quakhe caso di successo, ma nella maggioranza dei casi non vale a raggiungere alcun risultato e può riuscire nociva. llercè essa ascessolini glandolari periferici pos~ono scoppiare nel circostante connettivo ed il pus infillrarsi in piccole nappe nella trama interstiziale pr·eparando in tal modo scol1amenti e seni purt~lenti. Un valore meno ipotetico è forse.rappresentato dall'un guento mercuriole, il q~ale alcune volte pare agevolare realmente J;t risoluzione. Per lo meno quando essa non de,·e verift'Carsi ne resta accelerata la suppurazione. Un mezzo abortivo fondato su ricerche LatLeriologiche è quellf. proposto dall' Aubert. Esso poggia sul risultato posi ti vo ai alcuni studi sugli schizomiceti specifici dell'ulcera molle, ehe tra le altre proprietit avrebbero quélla di perire ad una temperatura superiore a 38° o 39". E~li ha voluto avralersi di questa nozione per la clinica ed ha con::.igliato i semicupi caldi al disopra di 40° prolungati per otto a dieci ore, per· trasformare un'adenite 'Virulenta in una adenite semplic.e e perciò suscettibile di risolvere. Si otterrebbe ·
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così la guarigione in ciw1 quindici giorni. Anch'egli ~·orta le sue casni~ticlt~ felici, ma a prescindere che le, nozioni batteriologiche sopra citate non furono conferm~te da ulter·iori studi e da altre considerazioni ancora, ammesso put· vero il fondamento scientifico del suo metodo, è difficile trovare un ammalato che si presti a rimanere lunghe ore in un semicupio, nè age\·ole d'altra parte tradurre in atto un semicupio a io• per' un tempo prolungato. D3to pure esatto il metodo, esso non sarebbe applicabiie cbe in casi eccezionali e nella pratica civile ; giammai in un servizio d'o:;pedale. La via seguita nella maggior parte dei tentativi di una cura rapida o addiritlul'a abortiva dei bubboni, una Yolta iniziata la suppurazione, è a base di punture evacuatric; seguite o no da iniezioni modificatrici. è la puntura de1 ganglio prima ancora che la l'Uppurazione sia. palpabile per evacuare con la pressione il pus centrale ed evitare il c.ontagio dei tessuti circostanti~ cosi come fu constglialo dal Broca o la puntura evacuatrice seguita da iniezioni di nitrato d'argento al 9 °/o (Cordià) di benzoato di mercurio ( tfelmder) ecc. Che se una sacca purulenla di piccole propor·zioni è bella e formata, sono le stesse punture evacua triei con le stesse iniezioni o con quelle al ~ublimato, secondo il Pizzorno, o p(lrtando all'interno di essa, mercè un ago, dei fasci di crini drenanti (metodo Bascoul) che si otter· rebbero nella ma·ggioranza dei casi delle guarigioni rapìde e con cicatrici invisibili. Per mio conto confesso di non aver mai provato la puntura di una glandola per la semplice ragione che non avrei saputo dove dirigere l'ago. O l'ingorgo è duro ed anche se consecutivo ad ulcera molle. non è dello debb1\ per forza suppurare., o l'ingorgo è molle e siamo di già più o meno ùi fronte ad una lesione còn-
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neltivale. )la ammesso pure che si possa raggiungere un focolaio purnlento prima ancora che abbia va1·cata la zona del tessuto glandolare, se questi focolai, come abbiamo Yisto, sono nel!:\ maggioranza dei ~asi molteplici nell'istessa glandola e contemporanei io ll)Oite glandole, come fare a colpirli tutti? Così la puntura evacuatrice, seguita o no da iniezione, non raggiunge effettivamente che la raccolta sottocutanea. Se in un dato caso, con un meccani~mo che abbiamo di sopra accennato, il processo glandolare è spento, si che l'ascesso sollocutaneo nel momento dell' inten·eoto rappresenta tulla l'affezione, il coalito per prima delle sue pareti non è impossibile, dirò, a dispetto del metùdo, perchè è risaputo che condizione essenziale di rapida guarigione in un ascesso è la sua larga apertura cui non van·à controbilanciare il profitto delle iniezioni. Ricerche batteriologiche hanno messo più che in sospetto il Yalore disinfettante delle iniezioni. Esse possono ricacciare i germi negl'interstit.i dei tessuti e d'altra parte le condizioni nelle quali son chiamate a spiegare le loro virtù battericide sono le più sfavorevoli. I batteri trovar~ i annidati nei coagoli e nelle anfruatto,;ità ove restano pressochè al riparo dell' azione chimica. delle soluzioni iniettate. Comunque negli ospedali militari è stato di recente su larga base speriment:~to il metodo Pizzorno e an ch'io ho tenfalo tradul'lo in pratica. Per me, i casi in cui ho potuto razionalmente attuarlo sono stati rari, quelli cioè ad ingorgo limitato e ;. sacca purulenta franca. Ricordo in u~ caso specialissimo di avere ottenuto una rapida guarigione, in altri invece dopo un'adesione apparente della cute la raccolta non tardaya a _Fiprodursi. Nè migliori risultati furono ottenuti da altri collegru; per quanto pazienti sperimentatori. Così per
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me sono addirittura inesplicabili tutte le serie fortunate a rapida guarigione riferite al metodo Pizzorno e consimili. p 1ù rJzionale è il metodo dell'i ncisione al bistori più o meno ampia dal momento che la fluLLuazione è chiara e tale pratica raccoglie la grande maggioranza delle opinioni. con esso infatti si arriva abbastanza frequentemente alla ~uaJ'i~ione; puro neanche questo rappresema la via sicura. Se come abbiamo detto innanzi il processo glandolare è esauri to per l'evacuazione completa di pochi ascessolini periferici e ad esso ha fallo seguito un semplice ascesso connettivale, con un buon colpo di bistori sr apre un'ampia via alla guarigione, ma se, come nella maggioranza dei casi succede, piccoli iocolai glandolar·i esistono all' infuori di quello sottocutaneo, il compito terapeutico non è soddisfatto colla semplice apertura di questo. Nel fondo del grande ascesso sporgono inlume::;cenze glandolari più o meno erose ed isolate dal tessuto circostante, che formano ostacolo spesso insuperabile alla riparazione. Procedendo nella cura, i giorni passano e ad onta di tutti gli eccitanti si va poco aranti e spesso ci si accorge di fare qualche passo indietro. Silenziosamente attorno a quei corpi globulari si scavano sinuosità. purulenle e quelle intumescenze resrano immobili. veri corpi estr·anei, ad impedire una c_ompleta riparazione. Altre ·;olte, a furia di stenti, la riparazione >a lenta. ma procede innanzi; un po' per volta le granulazioni invadono anche le glandole e l'incisione cutanea cicatrizza o quasi. Non ostante, gl'inguini sono sempre tumescenti per durezze dolenti. la deambulazione non è libera. Quelle guarigioni sono effimere; cessato il riposo nuore accensiopi flugisticbe sopr::~vvengo no e gli ammalati fanno punto e da capo . La condizione sine qua non della guarigione diventa allora evidente; l'asportazione della glandole s'impone. Inutili
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tutti gli sforzi fatti innanzi, perduto tutto il tempo trascorso. Così bene spesso ho visio ostinazìoni curative risolversi in sofferenze e perdita di tempo per l' infermo e vari anni addietro in un numeroso reparto di chirurgia ebbi a praticare enucleazioni di glandole su tanti di quegli atnmnlaLi che do~ vari mesi di cura si credevano guariLi o prossimi a guarire, da rie!llpire un grosso Yaso di glandole. L'enucleazione deHa glandola ammalata ecco il vero compilo terapeutico dell'adenite suppurante, con essa comincia il vero periodo di riparazione. L'esperienza clinica me ne aveva addimoslrata la necessità, la constatazion~ anatomica delle lesioni me ne ha spiegata la ragione. Con un processo lento a focolai multipli, a localizzazione estesa su buona parte del pacchetto glandolare, qual'altra via di I'iparazione se non la eliminazione artificiale di quel cap1J;t mortuum? D'altrc..nde come sperare che un organo divenuto lJUattro o cinque volle più grosso del normale, internamente sca~ valo da vacuoli puruleoti ed in gr3n parte isolato dal resto dei tessuti possa ritornare ad p1·i.~timw~ ed essere restituito alla sua funzione? La cou~ei·vaziCfe ad ogni costo il più delle volte non riuscirebbe che a mantenere una spina nella regione affetta. Og~i che grazie all'antisepsi quest'operazione è diventata innocente, ogni discussione dovrebbe cessare, ma i pericoli e le catastrofi degli atLi operativi i più semplici sono ancora troppo recenti perchè il loro ricordo non si rifletta sul nostro spirito, e tutto l!Uesto pullulare di me~ todi a base di punture,· di drcnaggj capillari e di altri simili mezzi anodini per me non rappresenta che strascichi di !empi andati, nei quali la chirurgia prendeva le vie più tortuose a raggiungere un còmpito terapeutico ed anche essa segui~a la massima -« quod non sanat medicina, sant:tt fe?'tttm, ecc. ». Al ferro anche in chirurgia dovevasi ri~
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correre in ultima _Istanza, quando non si poteva fare diversamente. Fortunatamente oggi l'acc_ordo degli autori sulla neçes· sità delle enucleazioni in fatto di adeniti in genere è pressochè cumpleto. Riguardo aUe adeniti inguinali molti credono ancora alla efficacia delle semplici incisioni, ma in yari scrittori è evid.ente la poco dimestichezza con la lesione e quasi discutono di forme fittizie che no-n corrispQndono al reale. Così il Broca nella sua traduzione francese del trattato di chirurgia clinica deii'.4Jbert oppone al consiglio dell'autore di estirpare le glandole, una volta invaso dalla suppurazione il connettivo periglandolare, fin dal principi.o per economizzare tempo e pericoli all' infetmo, oppone dico che nell'inguine come dappertutto vi sono due specie di adeniti: dei veri adeno-flemmoni e delle adeniti croniche, in massima tuber~~olari; riserbando solo a quest'ultime ia enucleazione.
L'enucleazione delle glandole dell'inguine è operazione facile e scevra pressochè da qualsiasi pericolo, perc.hè può iarsi tutta col dito e con l'aiuto di un cucchiaio di Yolkmann e dj una forbice curva chiusa che agiscono da Jev-a. L'ope· razione dev'esse-re eseguita largamente se non . si vuole avere il disappunto di vedere protuberare durante la cura in mezzo alle granulazioni qualche altro gaw~lio ed essere costretti a ripeterla. Incisa la cute ed asportati i primi gangli il dito enucieatore non senLe più resistenza e crede_ avere esaurito il ·com piro; si palpi allora dall'esterni)., Ja regione, sui confini del cavo praticato e verso 1a sua base, la sensazione di à~rezzà guidèrà ad ulteri{)re ricerca. Così facendo, nella gran maggioranza dei casi bisogna esren' 10
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dere molto l'operazione sui lati, sfondare la aponeuro:;i cribriforme ed andare alla ricerca dei gangli profondi . Resta in tal modo scoverta l'arcata del Pouparl e spesso anche (per quanto è ampia la zona operatoria) i muscoli sottogiacenti della coscia. li fascio vascolare oon è mai Yisi bile ma è avvertito dall'indice mercè la pul~azione dell'arteria. ~e risultano spesso dei cavi vasti. net quali sembrerebbe potere affondare il pugno. La riparazione 'ciò non ostante avriene con relatiYa prontezza. Nei ca' i IJiccoli qualche volta c raggiunta io un mese, ia media però è di quarautacinque giorni. Vi sono dei casi in cui tarda oltre due mesi. Tratlasi allora di cavi immensi in cui da principio si nota un ricolmameoto rapidissimo che in seguito si allenta e mano mano illanguidisce. Finchè sono tessuti sani che germo~liano granulazioni, la riparazione è rapida, ma quando tutto all'intorno è il tessuto neofurmaw che deve pr{)vvedere all'ulteriore riparazione, questa si fà sempre più lenta e negl' nllimi giorni diviene addirittura stentata . Io tutti i modi presto o tard1. si arriva ad una cicatrice mediocremente larga, rimarchevole• solo perchè infossa la specie nelle vaste perdi~e e la guarigione è delìuitiva, senza periwlo di recidiva e senza alcun disturbo funzionale. Ho praticato numerosissime operazioni di questo genere e giammai mi è occorso oes:;on incidente. Solo una volta ricot·do essere stato chiamato d'urgenza io una sala di venerei ove M li' atto operatorio si era verificata una seria emorragia. Il caYo operatorio infatti e1·a ripieno ùi sangue venoso che dilagava largamente all'esterno, evacuandolo con batufoli ùi garza non si riesciva a vedere il punto s11nguinante. Tullo mena'\"a ad ammettere una lt>~ione della g1·an vena femorale, ciò non ostante con Io zafTo se ne venne immediatamente a capo e al rinnovare della medi-
-sfLLo\ Ct:RA DELT.E ADE~ITI l~GUINALI St:PPURA~TI, ECC.
~atura dopo cinque giorni nessuna
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traccia restava della fe · rita vasale. Non ho mai visto ferite di vasi arteriosi importanti, nè può essere diversamentE, chè la femorale resta ahba~tanzn garantita. Al più qualche piccolo zampillo si può notare dalle pudende esterne. Pt!l' più anni mi son tenuto contento di questo metodo del quale ho avuto l'empre a lodarmi ; in seguito mi sono ~imanùato se non si poteva far di meglio. La chirurgia aveva realizzato l'estirpazione di vere sacche purnlente, e l'adesione diretta degli accessi freddi. perchè non poter tentare la guarigione per prima dei bubboni~ Era stato Ticono:;ciuto che il drenaggio non era indispensabile nelle riunioni delle ferite. che bastava non lasciarsi dietro qual· ehe angolo morto. Nelle bre(~ce strette e profonde due specie di suture potevano più agevolmente raggiungere questo scopo: la sutu:-a dell'Emmet per la perineorafia e la sutura continua profonda perduta. Ispiraudomi a tali principii nel febbraio 1891 ebbi a trattare in persona del tenente di artiglieria C. G. nell'ospedale di Napoli un seno fistoloso all' inguine· destro, lungo pochi ce n!. Esso menav-a ad un picwlo ganglio suppuralo. Enucleazione e raschiamento del seno, sutura a punti staccati e profondi, guarijaione per prima nel giro di dieci giorni di una lesione che durava ~i-à da parecchi mesi. Sui primi del 1892 ebbi occasione di tentare la cura per prima in due ammalati privati dei qnali in uno da ambo i lati; in due operazioni ebbi risultato positivo. in una terza risultato incomplelo. Il ~- ottobre 189~ all'ospedale dei Graniti io ~apoli operai di aòenite doppia un soldnto di cavalleria. A sinistra la suppurazione ayeva invaso il conoetlivo, a destra si manteneva endoglandolar·e. Guarigione completa p,er prima a :Sinistra, a destra io un punto di sutura mancò l'adesione
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che si era verificata nel resto del campo operatorio. L'opportnnità di applicé\re il metodo in vari altri .casi avuta in questo spedale e studiarlo meglio mi spinge a sottoporreall'auenzione dei collegh i il mio modo di procedere. Ecco in che consiste. Taglio della cute lungo la piega inguinale che sorpassi i limiti dell'ingorgo; enucleazione dei gangli ammalati. Il più delle volte restan denudati come abbiamo detto l'arcata del Poupart e r muscoli profondi della coscia. 11 cavo da far scomparire colla sutura spesso è molto profondo ed anfrattuoso, specie in. basso. Fisl'O il primo punto di sutura nell'afrattuosità piu bassa del ca>o che spesso è rappresentata dall'angolo che ~epara il pettineo dallo psoas. La natura muscolare delle parti da suturare appariscentis- _ sima premunisce da ogni pericolo per i vasi, con sutura continua passo nel connetlivo profondo rammassandone tutti i brandelli e a mano a mano salgo verso l'alto. ~ei più de1 casi mi capita di dover appoggiare queste masse connettivali suturate all'arcata del Poupart. Colla guida deL dito cerco di approfondare il meno possibile l'ago nelle fibre dell'areala, per evitare di colr\Prendere nell'an sa qualche elemento del cordone spermatico, qualora mi trovi in corrispondenza del canale ioguinale. Cosi facendo io costituisco grossolanamente una sutura a forma di T della quale il lungo gambo si prolunga nel connetti>o profondo della cogcia e l'asta trasversale rappresenta l'innesto di ~sso all'arcata del Pouparl, o se si vuole unisco lateralmente i due lembi del man~cotto connettivale profondo, .che poi fisso sull'arcata del Pouparl. Ben presto raggiungn la cute che suturo a punti staccati od a sopra~itto . Lo stiramento delle parti profonde e la compartecipazione del connellivo sottocutaneo aila 1·iparazione della per'dita dei tessuti profondi tendono a produrre l'entropion di uno o di entrambi i
:SULL.\ CUR A DELLE A1lE'\ITl INGUINALl SUPI'UBA!\TI, SCC.
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margini cutanei e questo parmi sia stato la causa di qual-che insuccesso; negli ultimi casi ho perciò messo gran .cura ad evit(lre un simile accartocciamento in basso dei margini e nll'uopo, finita la sutura profonda, ho leggermente scollato il derma dal sottoposto connettivo e solo quanto bastava per affrontare bene le superfici delle sezioni della cote. ~ella maggioranza dei casi mi sono av'Valso del catgut pe1' la sutura profonda, negli ultimi tempi t 10 tentato con esito felice la seta accuratamente sterilizzata. Applicata una medicatura semplice alla garza al sublimalo, immobilizzo la regrone con ona fasciatura destrinata che rimuoYo verso il settimo giorno. Per il primo e -secondo giorno dopo l'operazione spesso èvri qualche alterazione di temperatura l'.be può rasentare anche i 39°. Quando l'adesione si è verificata, la cicatrice ha bisogno (Jnalche volta nei primi giorni di speeiali core. In qualche punto di essa si forma qualche vesciC()Ia che bisogna pungere con un ago. Altre volte la sutura profonda ha ade· rito, il cavo è scomparso, ma la breccia cutanea si slabbra in qualche punto e ciò imp-orta qualche altro giomo di .cura. Altre volte l'adesione avviene nella massima parte, ma si forma un piccolo vuoto nel centro, ciò specialmente si è verificato in qualche caso a vast~ breccia operatoria ; pare allora che la sutura profonda ceda in qualche punto. Altre volte infine, ma raramente, si trova del pus nel campo <lperatorio. La rottura costanto ed ineYitabile degli ascessi glandolari nell'atto dell'enucleazione, con l'immancabile contaminazione dei tessuti circostanti spiega bene il fatto. Daltr·onde in qualche caso la sutura fu un tentativo avanzato. Per Ja disinfezione del connelliYo mi sono sempre :~vYalso di larghe irrignioni alla comune soluzione al millesimo di snblimato. Non ho voluto provare qualche altro
150 SULLA CURA DELLE ADE:\ITl l~GUI~ALI SCPPU RA:\TI, ECC-
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mezzo più energico, come so~uzioni concentrate di cloruro• di zinco, ecc., per tema che la consecutiva tr,tnsudazionesier-osa non mandasse a monte il risullato della. sutura profonda. L' infilu·azione sicrosa postoperatoria, infatti, in qualche caso produce una certa intumescenza della cica-:trice recente, con formazione di bolle, come abbiamo notato; spesso levando la sutura, dai forellini di essa filtra del siero. Ciò non oslante ho mirato sempre ad evitare i}o drenaggio. li drenaggio rendere!Jbe pressochè impossibil~ la sutura profonda e con la conformazione della regionenaturalmente incavata, con la .perdita di tessuti profondi non mi pare che la semplice sutura dei lembi cutanei possa menare alla guarigione, troppo vuoto restando al disotto di essi . Ciò non ostante da una rivista della Riforma medica (1) pare r.he il Ledgewitck Waton abbia anch'egli realizzato la cura del bubbone per prima mediantelarghe escissioni dei te~suti ammalati e con la semplicesutura dei lembi cutanei. Comunque, prescindendo da altreconsiderazioni, io tengo al mio metodo, perchè con esso· all'arc:~ta del Poupart denuda~a. all'anello ingoinale e crurale mdeboliti non sorrappongo la•semplice cote. I brandelli connettivali con industriosa cura rammassali da unasutura al catgut od alla seta, ripristinano il rivestimento-profondo della regione e convalidano il canale inguinale e· l'anello crurale indeboliti. Che ciò sia Yero lo dimostra iJ-. fatto clie nella cura r~dicale delrernia è adoperata una sutura analoga, come con compiacimento rilevai poster·iormente nel trattato sulla cura radicale delle ernie del LucasChampionnière.
(i) Anno !.893. parte t.•, pag. 58.
SULL \ CURA DELLE ADENITI L'\GUlNALl SVPPURA~TI, ECC.
151
Frattanto ecco i casi : Abbiamo riportato la storia del carab. Bertuol Nicola, qui occorre !'olo a~?giunJ.!ere che l'ammalato, operato il 19 aj:!osto, il 31 era perfnttamente guarito e dopo pochi 11iorui che lo tenni in osservazione fn messo in sortita. n L' iste,;so po~siamo dire del carab. Napoli, la cui storia fu riportata disopra. A ~inistra non ostante si fo~se aHenturata la sutura in un tes~uto che aveva subito la degenerazione sclerotica, pur si ottenne nel giro di pochi giorni una bella gn~u·igione per prima. Ciotola Luigi, soldato del 27° artiglieria, giovane di valida costituzione entra il 4 settembre u. all'o::.pedale con un'ulcera molle a sinistra del frenuhl e con largo ingorl?O all' inguine destro. Gl'impacchi umidi al sublimato non menano alla fluttuazione e neanche alla risoluzione, dopo dier,i giorni la pelle si marezza ·d i rosso. L'inguine destro si manteneva protuberante, duro, con vasto infiltrameoto profondo. 11 17 settembre quando si procedè allo s>otamento, si trovarono compromessi anche i gangli profondi , restando denudati i muscoli del triangolo di Scarpa nell'ambito del campo operato1·io. Si asportarono 7 o 8 gangli della grandezza da un cece ad una grossa mandorln. di aspetto granulomatoso, per la mnggior parte pres.entanti nel centro ascessolioi migliori multipli . Connettivo relati Yamente sano. Sutura profonda c superficiale col ·metodo descritto. La sera dell'operazione 37° 6', il ·18 a sera 39\ il 19 38°. Complicano falli gastrici provenienti dal cloroformio. Il 25 setlembre si r!muove la sutura, ma dai forellini di essa nel centro fuoriesce del siero e la cute si accascia su d'una piccola cavità sottostante. li 2i la ferita operatoria adesa si slabbra nel centro e ne risull~ un cavo valutabile ai quinto del primitiYo. Questo cavo fu
1:)? 'UI.1...4. CURA DEtl.E ADE~ITL I'XGUI~ALr Sl.iPPURA~TI, ECC. lento a riparare impiegando,·i 40 giorni. Però in un caso analogo per vastilù del cnvo operatorio e per costituzione dell'infermo, trnttandosi di un caporale di artiglieria, :~d ouenere la goari~ione occorse pressochè tre mesi con la medicatora per "econda. Ghidini ltalo serg.ente del 54.0 faot.: gio'lane di buona t'Oslilnziooe entra i116 sellembre all'ospedale per ulcera molle al solco balaoico ed adenite biinguinale. All'inguine sini· siro si sentiva una intumescenza grossa quanto un uovo di piccione a base profonda e non ben delimitata, a cute integra e non ben scorrevole; a destra invece r in~or:;ro era di minor Yolumt'. Il 19 enucleazione io ambo i lati. Gan~Jj multipli a capsula integra con piccoli focolai snppurati nel centro. Solita sutura. Apiressia completa postoperatoria. Il 26 si rimuove la sutura e si trovano le feriLe aderite. A de$tra però, alcunr giorni dopo, la linea di adesione si slabbra nel mezzo ove si applica un piccolo tubo a drenaggio. Questo si affonda "olio la cute e 'i resia per vari giorni scavando una piccola fo~ea cl•e è stata lenta a cicatrizzare. L' infermo è pe~ciò restato parecchio tempo nell'ospedale a far bella mo ·tra della ciratrice del lato sinistro lineare e poco visibile. )lagone Giuseppe, cap. del 19° fanteria, di mediocre costituzione, entra all'ospedale il 2.\ settembre per l•lenorragia recjdivante che aveva dato luogo ad adenite all"inguine destro. Quivi ingor~o quanto un piccolo uovo di gallina. bernoccoluto e non ben mol>ile. Il 'ii enucleazione \perdurava secrez.one purulenla dall'uretra): ·ono esportati gangli superficiali e profondi con denudazione dell'arcata crurale e dei sottoposti muscoli della coscia. G·mgli molteplici di varie grande1..ze a costituzione granulomato~a, a
c;ULLA CURA nELLE .\IIENITI I~G U INALl SUP PU RANTI. ECC.
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p'ccoli focolai purulenti centrali. utura profonda e superlictale. Guarigione per prima. Esce il 18 ottobre dopo vari ctiorni dn elle la cicatrice era rassodata. l' Palombo Costanttno soldato nel 5~ 0 fanteria, gionne a nutrizione floscia ed adiposa, entra il 4 ottobre per adenite biinguinale seguita ad ulcere molli già da vari giorni riparate. J.' ~ si procede all'operazione : io nessuno dei lati era percepibile llulluazione, non ostaote da entrambi si trovò del pu> interglandolare e grossi gangli lardacei a focolai purolenti multipli. Solita sutura. L' in[ermo d'intelligenza alquanto ottusa, dopo l'operazione si dimena nel letto. Il 'j 0 giorno slabbrament(l delle ferite operatorie e pus. Lamia Filippo, soldalo nel 20• fanteria, di costituzione linfatica, en1ra il <lfj ottobre pet· adeniti biioguinali iniziatesi lent::mente d.t quasi un mese senza precedenti venerei. Il :20 svuotameoto di ambo gl'inguini con larga perdita di sostanza, denudazione dell'arcata del Poupart e dci muscoli. Gangli granulomatosi di consistenza molle con a~cessoltni centrali. olita sutura. Adesione per prima in ambo i J;l ti con leggero slabbramento della cute. Guarigione completa al ventiqualtresimo giorno. ~lancini Alfredo sergente nel 20° fanteria. gio~ane di costituzione linfatica, entra nell'ospedale il 4 novembre con due ulcere nel solco balano-prepuziale datanti da due ~et rimane, di apparenza molli ed accompa~nate fi n dai primi ~iorni da ingorgo all' inguine sinistro. Il 6 si avvertiva un tumore h'l"Osso quanto on uovo di piccione, a ba:>e mal definita, con pelle poco scorrevole e calda, fortemente dolente alla pt•es~ione. Enucleazione di due gangli grossi Cjuanto una oocciuola, ·aderente a fibre aponenolicbe io~orgate, di costituzione granulomatosa con piccoli ascessi
15-i SUU•.'- CGRA DELLE ADE~HI I~GLI~Ut SUPPCR.'-'\TI,
migiiari all'interno. (o terzo )!artglio, grosso quanto 11 pic~ola mandorla, non era suppurato, altri piccoli gan ~Ji come un acino di canape ed incapsulati erano semplicemente rammolliti. Febbre pei due primi giorni seguenti all'operazione. Il 13 !'i rimuove la prima medicatura; ,ione parfetla della feri•a cut. nea. ma nel centrc, pkco raccolta siero purulerna, che si evacua disumendo nrl centro le laubrc cutanee. Di presente non ancora è pt>rfetto l'n rollamento della cute li dove si lro>ava la raccolta. lo !:e;!:uito le ulcere si sono mostrate di natura siflliaica. A qne.;ti ca-;i posso aggiun~rre quello dell'o::pedale r!ei Graniti in ~apoli , pur non Yolendo tener calcolo dei d della mi·t pratica pri>ala. Io tal modo il numero delle op~ razioni complessivo è stato di quattordici, sn !) ammalati. essendo in ;s l'affezione uilaterole. Su queste l i operazioni ho ouenuto 8 successi compleai. 3 incompleti e 3 i cessi definitivi. Quanto a quest'ultimi, io un caso di razione doppia. e~so è dovuto (nel Palumbo) al r rore,so avanzato, alla costituzione eù alla indo~1lita dell'infermo. L'insuccesso verilìcatosi da· uno dei lati nel Hhidini è da ascriversi a pura accidentalità, tanto è vero che si è rillcato dal lato dove il processo era meno a\·nozato: i insucce--i parziali sono da riportarsi ad imperfetto LClmento delle superfici di sezione della cute, (ca o del l'os~dale dei Gr:mili) alla va ·tità della perdita dei profondi (caso del Ciotola) alla imperfella disinfezione cavo operatorio (caso del Mancini). Quando l'ade~iooe si ottiene in modo tipico per intenzione, essa i! bella e confermata al l~· ~ioroo, al 15° permetto all'infermo di cammioarP.. Yeri ....,•• u"'v"• tfualclte leggero slabbramento dei margini cutanei, la
:-;L'LL-\ CURA DELLE ADE:'\ITI L"\GlJIN.\I.l SUPPl:RA:\'TI, ECC.
l~;:)
~i protrae fino al ~0° grorno. L'esito di un Lale pro"e:->o
0 una cic.atrice lineare, sotti-le, a fior di cute, appena vica i tipici, leggermente adP.reote ai tessuti sot-
~ibile nei
toposti. affatto indolente alla palpazione ed alla deamhulazione.
~on tragj?o dalla mia breve casuistica per·centuale tli sorta , ma il successo a\'ulo nella maggioranza dei casi, e la razionalità del processo mi promettono un risultato anrora piu favorevole a mano a mano clre n.i ~ari1 dato perfezionare il metodo nei piu piccoli dettal!li. Circa la indicazione di e~so dirò che lt'OYa la sua ragion di essere a preferenta •ruando il connettivo è sanv, ma varie volte il ~ucces:;o non mi c mancato. a nel re quando bo trovato del pus fuori delle glandole, e nel cnrnb. ~apoli applicai la sutura in un 1e~suto fortemen te alterato. pure Cltl~nendone esito positivo. l no studio più largo polrù con maggiore approssimazione indicare fin dove è applicabile. D'altra pane la sferà di sua azione è sui.Jbordinata alla soluzione di un altro que:.ìto, qual' t! questo: in presenza di un'adenite ioguinale, che accenna a suppurare, bisognerà ricorrere di primo acdri10 alla enucleazione dei gangli, o restare in una aspellativa armata. incidendo cioè l'ascesso ed estirpando le glandole a mano a mano cbe sorge il ùi$O~no~ .Non pos:-o documentare con cifre e con una casuistica ben studiata e ben ;eguita l'idea che io caldeggio, cioè di ric0rrere alla enr1cleazione in primo 1empo, subito che i resta persun ·i della impossibilità della risoluzione; ma tale condotla mi è st.·tta suggerita da larga e:;perienza. ~è parmi che Ja per~i-
156 SULLA CUR.\ DELLE ADE~ltr INGUINALl SUPPURA~Tr, ECC.
il
stenza della lesione primitiva valga a controindicare l'operazione. Ill\Iagone aveva la blenorragia ed il Mancini le nlcere, che l'ulteriore decorso dimostrò sifllitiche, quando furono ope1·ati. Un maggior numero di osservazioni potrebbe chiarire questo punto, per quanto è -àa pensare che se non la guarigione, la profonda modificazione della lesione iniziale, sia condizione per lo meno favorevole all'esito operatorio, cosa del resto che può spesso ottenersi quando non si è sicuri dell' indole dell'ingorgo e si mantiene l'infermo per vari giorni in osservazione. Che se operando in primo tempo può 1·itenersi che in qualche caso l'operazione poteva risparmiarsi, non sarà un gran male per l'ammalato, essendo essa affatto innocente e permettendoci in ogni caso di prevenire le grandi perdite di tempo, perchè le enucleazioni secondarie vengono sempre dopo lungo tentennamento~ La possibilità poi di raggiungere con più sicurezza una guarigione di prima, sarà un motivo di più per intervenire al più presto possibile: !)el resto uno studio largo e me todico occorrerebbe sui due fbe!odi, su quello che dirò aspettante o sintomatico di fronte all'altro che può dirsi radicale o della enucleazione precoce, per chiarire ogn i dubbio. Esso dovrebbe essere eseguito da una sola persona con uniformità di criteri, ed alla precisione clinica della casuistica doyrebbe andar parallelo uno studio batteriologico. Spero le oécasioni mi si offrano per una simile in~agine. Frattanto dalle cose esposte parmi possa conchiudere: 1." Cbe la uatura delle lesioni nell'adenite inguinale suppurantè dimostra irrazionali i metodi di cura aborti va; 2.• Che due metodi di cura sono solo discutibili: il metodo aspeltante o sintomatico, e quello radicale o dell' enucleazione· precoce;
SUlLA CURA DELLE ADE~ l TI l.NGUINALT SUPPURANTl, ECC·
l 37
3.° Che è possibile forzare l'evoluzione di questa malattia, sempre lunga, nel giro dì venti giorni, mercè una cura chirurgica che mira alla guarigione per prima; .\..° Che questa possibilità è una ragione di più per l'intervento precoce.
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PARANOIA PRIMITIVA ORONIOA (CASUISTICA) Per il dott. Leonardo «:o:;netti medico capo di i• classe nella R. Marina
Il mari naio Ett. Pier., condannato in contumacia per di serzione, è stato tenuto in osservazione all'ospedale dipartimentale della Spezia, per giudicarne lo stato mentale e la responsabilità giuridica per il reato commesso. Dalle informazioni assunte si Ì.' potuto stabili!·e che l'avo materno del padre di esso Pier., non che tm fratello dello ~tesso avo (certi Giu. di Fab. di \'al. in Garf. ) furono maniaci; che manifesti accenni di eredit:1rietà psicopatica si ebbero in due zii paterni; che oo fratello vivente ed emigrato in America è mattoide. Dal seguente specchio appare manifesta la filiazione degenerativa : Giu . .(:ll'o materno cM patire} 1naniaco
_l\_ Ros. Giu.
___________/\.__________ ;so _____ ___ /\ (a va p:llern:l)
~ o Oli v. morta
2• ~l ari an.
3° Yinc.
emigrata
(Padre)
4.0 Donat.
~i com. mattoide
.:______
4• Frane. mattoi~e
2° Silv.
3° Oliv. morta
4,0 Cost..
5• Ass.
(i• Ett.
P.\RA:'\OJA J)RilUHVA CRON IC.\
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Oa bambino Pier. orinava a letto, era volubile e poco affezionato ai 6enitori : poi divenne irascibile, esattato. A 10 anni fuggi dalla casa paterna, nè dette più nuove di sè : tornatovi dopo due settimane, senza che si fo~se mai saputo dove era stato, non volle più attendere nl mestiere di scalpell ino in marmo . e nel settembre del ·1886 si arru.olò vo· lontario nella regia marjoa, in qualitit di mozzo . Ben presto però si rivelò d'indole vivace e perntcJosa, poco tntellir!ente, svogliatissimo, poco utile io qualunque serrizio. di riproveYole condotta. Divenuto torpediniere peggiorò nella condotta, tanto che nel 1890 disertò a Suez dalla regia nave Palinuro. Catturato dopo po~hi mesi in Alessandria d'Egitto, e tradotto in Napoli, fu condannato a due anni di reclusione, pena che scontò nel reclusorio militare di Savona. Durante la sua permanenza in tale stabilimento penale,' lasciò molto a desiderare in fatto di con dotta. Caparbio, non diede mai ascolto ai consigli e alle ammonizioni riceYute; non die' prova di ravvediment{); si mostrò insensibile, e non costante nei propositi . Venuto fuori dal reclusorio nel dicembre del 189~, in feb braio 1893 disertò alla Spezia dalla regia nave Ves«-vio; nè essendosi più ritrovato, fu condannato in contumacia, dal tribunale militare marittimo del 4o dipartimento, a 5 anni e quattro mesi di reclusione militare, per reato di diserzione da bordo, con recidiYa io ispecie e alienazione di effetti. Tra:;cor~i otto Il) esi dall'epoca della diserzione, · il padre Yenoe a sapere che suo figlio Ell. trovavasi ricoverato nel manicomio di Nizza. E vi si recò a ritirarlo, e accompagnatolo alla Spezia, lo consegnò al comando del corpo reale equipaggi, e quindi all'ospedale dipartimentale.
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PARANOlA P.RHUIIYA CRONlCA
Da informazioni avutEI dal regio console di Nizza si seppe che il 18 febbraio del corrente anno esso Pier. era stato ricoverato d'ufficio nell'A sile Prité de.s aliénés di quella ciuà, perchè riconosciuto affetto da delirio alcoolico. Frequenti le punizioni in servizio, per indisciplina, minacce, vie di fatto verso i compagni, ferimento, assenze illecite, recidività nelle mancanze.
Esame fiaico. Esame generale. - Individuo di 23 anni, nativo di ~l assa Carrara, fìglio al vivente Vinc. e Ros. Mat., che lo concepì essendo già quarentenne; scaJpellino in marmo prima di arruolar.;i in marina; di costituzione robusta; ben nutrito. - Cranio brachicefalo con trigonucefalia. - Capelli folti e spessi, di colorito castagno. Barba ruvida, rossigoa . Sopràcciglia dense e riun;te sullt glabella. Fronte alta, ma ristretta. Orecchie sullo stesso livello, a deboli rilievi, appena lobulate, Mperte da fìua peluria. Occhi situati orizzontalmente sulla stessa linea: congiuntive oculo-palpebralì iniettate pel' congiuntivite cronica, a bordi palpebrali ricchi di ciglia, benchè affetti da blefarite: ciascuna iride bicro· matica, e sul fondo celeste-grigio del corpo irideo brillano delle m,acchiette grigiastre: tensione dei bulbi oculari, uguaJe nei due lati. Zigomi coperti da adipe. Carnagione bianr..a· della faccia, con parti tnolli ben nutrite. J\'ella mascella inferiore mancano i primi due molari veri, distrutti da carie. Arto superiore sinis~ro denutrito, paretico, con speciale impegno delle· dita pollice, indice e medio. Cirsocele del testicolo sinistro. Piccole cicatrici al capo sulla regione oc-
PAR.A..'~:OJA PRDUTlVA CRONICA
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cipitale. sulla pariet.ale sinistra, sulla coronaria; alla fronte sulla bozza destra. Abbondante sviluppo di peli in tutto il corpo. Tendenza alla polisarcia.
C1·aniom.et1·ia. - Diametro antero-posteriore massimo millimetri 492 » Diametro trasversale . 153 Jndice cefalico . 80,52 Curva longitudinale millimetri 360 )} 320 Cuna trasversale. » Circonferenza orizzontale 555 Capacità cranica (somma delle ,1 ,135 tre curve) Semicirconferenza destra. · . millimetri 280 )) 275 Semicirconferenza sinistra Diametro bif1·ontale minimo • » 1l l » Altezza della fronte i54 Cr(Jniometria. - Lunghezza totale del viso » 174 ~ Diametro bìzigomati~o. 115 I ndice del viso . 66,09 Jl!isure antropomet1·iche. - Statura metri ·l ,65 » 1,67 t~rrmde apertura delle braccia centimetri 88 Perimetro toracico » Linea iugulo-xifoide . 20 )) 17 Linea 'ifo-ombelicale » Linea ombelico-pubica 16 » Linea biiliaca 35 )) Lunghezza dell'arto superiore 76 )) Lunghezza dell'arto inferiore 99 11
PAllA ,.Ol.\
PRnlffi~'A
CRO'UCA
Circonferenza del braccio ùestro . millimetri ~~O Circonferenza del braccio ~i» uo nistro. chilogrammi 61,500 Peso del corpo .
Esame funzionale .
Collo robusto e torace hene sviluppato. - Tipo di rel'pirazione prev.llentemente addominale, con 22 atti respiratorii a mi nuto. - Toni cardiaci netti : 90 polsi ritmici. 'fermogenesi : la media di 16 ossE'rrazioni Lermometriche, praticate comparativnmento sotto i ca\ i ascellat'i~ ha rivel<~ LO un aumento di 3 decimi nell'astella destra: e tale aumento persiste costante nelle variazioni termiche giornaliere del c01·p·>. )httinn: ascella destra !6°3', sini:.tra 36". Sera: ascella destra :36° i', sinist1·a ;u.;o l' . .'•mtbiliLrì. - Abolizione delle diverse sensibilità nel braccio sinistro, specie nell'aml1ito dei nerri mediano e radiale. \ tlle dtta la lmea mediana dell'anulare (assP rerlicale del dito) separa In zona insensibile del pollice, indice e meJio. da 11uella sensib1le del mignolo, tanto nella palma. tJuanto ne\ dorso della mano. S. &opfi!JI'IIfica. tl•1lorificn, tattill:', terntiw. - Sono tutte più o meno to:·pide, per quanto se ne può comprendere, perrh~ l' infermo prest:l po•~a o nulla attenzione agli espe· r-imeotì. ri.ytn. - ~on è stato possibile \'aiutare con precisione il dsas, nò il campo visivo. Ad ogni modo non può esse1·vi
P.\R.\;\OU PRI'IlTI\'A CRO:'\ICA
t~elfvno, nè nell'altro alterazione significante. La pet·cezione
tlei eolori fondamentali non e alterata. Ot{ato. - Torpido: non avverte l'odore acetoso. (;u,._«lo. - Son distingue l"amtJro. nl' il salaw, nè l'ncido. ~ chiama aspro il dolce. floulittt. - Cammina un po' cun·o. e con le gambe divari('ate (incesso da vecchio). - Paresi dell'arto superiore sini;;tro, nel quale la pt·eensione Jella mnno è quasi unicamente affidata alle dita mignolo e anulare. - Pupille centr.tli. rotonde, hen re.1genti. allo stimolo luminoso. - Lteve tremolio alle mani . •flownenti ri~essi. -Deboli i rrlles. i cremasterico e addominale. Pronto a stnistra il rifle)so patellare. appen:\ ac-Gennato a de~tra. ~on mancioismo. l)inamollletria. - .\1 -16 settembre ~1. D. pressione 31 Ghilograromi. )1. g. 3. - Al 19 ottobre, dopo la cura con Garrente indotta praticata ~iornalmente all'arto paretico, )1. D. SW, l1. S. :,;.
Funzioni psichiche.
Fmommi psicosensori. -
Yi è torpore della percezione.
anche percbè l'infermo è sempre come distrauo, o meglio ~:;:;orto nelle sue idee predominanLi. È di frequente soggetto
.ad illusioni: il leLLo; che ha conge~ oi di sicurezza. diventa per lui una macchina a Yapore. « Qui ci sono le ruote. c'è il a.lore, non manca nulla per cort'ere. )) Quindi preferi~ce <lormire per terr:~, o. e in leuo. si scopre per non soffrire il r.<Aido dt-lla macc1lill3. ~el braccio paretico ha sensazioni moleste. << Qui deoDro (accennando il braccio) ci ho il foco
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P,\R!ANPIA
PR~~IITtVA
CRONICA
io. Come devo fare? » E picchia sul braccio con l'altra mano, e pigia con le dita i p~nti che chiama morti . << Già quesro qui é rotto. )) Ed all.e abnormi percezioni ab biettive (ilhtsiQni} se ne uni&cono delle subbitttive {allncinazùmi), anzi 11lcune di queste sono suscitate dalle prime. (:osi il letto: macchina, che corre più del treno; è spinto dai dia-roti·: questi vengono la nolte da nn fine~trino, si arrampicano su per l' imbouitura della camera, circondàno il letto, e lo spingono veLocemente. Alle volte essi diavoli lo -interrogano s.ui suoì desideri, ma .non li appagano mai, .e ftrEscono per fare -il cQmodo lòro. « Lo so che vengono per farmi paura, ma io non · ho paura di niente, pe~chè sono coraggioso. » E si ar- · rabbi-a contro i diavoli, e-bestemmia, e tira le pantofole loro addosso. Str·appa i fiocchetti dell'imbottitura della camera, per impedire ai diavoli di anampicarsi sulle pareti. Segna. una croce con l'inchiostro sull'imbottitura della parete che cotri.ilpo!lde aHa spalliera da capo; ma i diavoli tornano lo · stesso. AJ!e volte invece dei diavoli sono gli africani che lo torme.ntano: uno di t>ssi; molto grarfde e nero, ha cercato di entrare dalla finestra; ma per impedi.tglielo l'infermo ha appeso i pantaloni t~ll' inferriata. La notte gli appare sua madre, la M.-adonna, Cristo, e quella ragazza che fu compagna a lui negli esperimenti che fecero nel manicomio di Nizza. Per guarire ting-e d'inchiostro l~ m'ano paretìca, e di un viso umano~ abbozzato sulla imbottitura della camera, djce: «questo è . un francese che mi farà guarire il braccio. » Si lamenta di una pioggia co~tipua nella camera e di rumori ::JSsoràanti, prodotti_secondo lui da operai che lavorano nei press.i della loqdità. Un giorn.o alla vi:;ita mattiQale, menu·~ lo si interrogava, accennando dalla finestra, dice: « vede, v,ede lì quell'animale 'i di quelli li la notté ce ne vengono tanti. )) Non mancano allucinazioni ipgonogene: -i diavoli
PARA:-lOIA PRUHTH'A CROXICA
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cbe lo trascinano sul letto in Francia, al manicomio di ~izza , do"e rh·ede la ragazza degli esperimenti, i dottori, e sente che tutti lo applaudiscono. fdea:ione. - Co1·so delle idee. - Turbato j) corso delle idee, le quali sono attratte nel vortice delirante della propria personalità. ingigantita (deli1·io di gmndezza), e l'attività psichica (attencione), concentrata com'è sull'idea .coatta, assorbe tale quantità- di energie, che toglie al pensiero la necessaria spinta iniziale, sicchè la velocità di esso è diminuita. Dalla seguente autobiografia rìlevasì tutto il disturbo della ideazione: t Rosa :\lattei, 28 luglio 9-l di Spana, fier. Ett. « Figlio di Cm·ibaldi morto a Caprera e ri.sciuscistato a « S. Tons. - Dichiaro essere stato magnel'izzato in Ffrancia « per sapere tutti i miei segreti e per farne ilperimenti iìsici c morali quindi mi anno ammazzato e messo dentro una « cassa e legato e per mezzo di tubi di tolta cui dovono il << respiro e da mangiare. Lostesso è stato di una ragazza « che fu promessa per ispos.> dandoci il comando dalla « Francia e dall' Italia. Jo dico questo perchè tutto quello « <'he io studiavo segretamente per il bene dell' I talia tutto « mi era ripetuto per mezzo di un telefono negli orecchi il « ritratto di tutti quelli che ammaz:avono tutto vedevo a~la « ?'ire di nolte nei muri . » « Signor dottore io mi S(}DO già « confessato e poi loro sono quello che io penz(l perche « sono stato magne-tizzato sono stato 40 giorni senza man« giare alle carceri di Nizza in una camera oscuro façen« domi diventar giorno e nolte quando volevano. » Egli, figlio di Garibaldi, chiamato da una società di Francia, doveva andare in Africa pel' il bene dell' Jtalia; ma i suoi nemici, pet· invidia, 1o fecero carcerare a ~izza. Vinc. Pier. (quello che ora si dice suo padre) lo consegnò ai medici del manicomio per trarre lucro dagli esperimenti. }lagne-
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PARANOfA PRIMfTlVA CRONICA
tizzato, fu messo in comunicazione elettro- telefonica con una ragaz2a per iscoprire la procr·eazione senza coito. Prodotto: d~ tali esperimenti è stato la nascita di nn ·figi io. Questi vieneistruito col telefono, e apprende tutto senza bisogno dt andare a scuola. - Ecco le idee che ora assorbono tutta l'attenzione di Pier., e mentre egli o non risponde o riesce breve nel rispondere alle domande che gli si rivol.gono, qtJando lo si pone nel campo degli esper:_imenli subiti, dì'Venta loquace. Im.nwginazione. - È stata in lui coltivata dallo studio. del disegno, e persiste vivace, sebbene anch'essa turbata dalle idee coatte. Fra i diversi disegni, fatti durante il tempo. che è stato all'ospedale, riproduciamo i più interessantt,. cìoè la fec{)ndazione ~lettro-telefonica (tìg. I") e l'istruzione· telefonica (fig . Il'). !lfem01'iD!. - All'autobiografia scritla nello scorso ottobre pone la data del 28 luglio 94. Alla domanda da quantO' t-empf) è al serv.izio risponde che è: più di 4 O anni. Oic~ che il suo numero di matricola ~ sopta 20 mila, ma noo :Sa p-rec-isarlo. Serba ticordi confusi. della reclusione, di Alessandria d'Egitto, di Nizza, e desct·ive m in uta mente gli esperimenti del manicomio di quest'ultima città interpretandolfa modo suo. Non ha riconosciuto un ammalato dello stess() riparto, che fn· compagno di lui alla reclusione. Stenla a fare i computi anche facili. • · Attenzione. ~ Di.stratl.o c.ome è dalla continua preoccupa· zio ne d.ella sue idee coatte, · non ptesta attenzione a quantodi reale accade j.ntorno lui. Non si preoccupa ..se qualcunoenLra nella sua camera, non parla nè con gl'infermieri che che lo assistono; nè con gli altri inferm_i. È necessario insistere perché risponda .alle domande che gli si rivolgono. Passeggia continnaroente per la camera, e ·bisogna ingiungergli di star fermo per farlo smettere.
•
a
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PAI\Al'\OJA PlUMlTIVA CRONICA
Fi~ura 1•. - Disegl!o della (uond4-
;ione e1ettr~tdt(O· nica. -
~el~cerchio
maggiore si ~vedono un uomo e una donna riwùli da tubi per la reeonilazioue. •
L'uomo con UJ1 pugnale cerea porre in fuga il diavolo, che t~nta disturbare
racCOJ?Piamento.Nel
è&cìiio ffiei'i3tto:Si vedono i bambini prodotti dall'accoppiamento. Nel cerchio minore e disegnato l'apparecchio elettro -telefonico.
Figura 11•. - Disegno dtU'islruzìone telefonica. - Le indicazioni spiegathe sono nella 1\gurn. stessa segnata dall'infermo.
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l' \RA:\OJA PRillJTIH CRO\ICA
Stnzimenti. - Umore. - UsualmentP ò serio; ma se presta allenzione sorride alle burlette. t:na sera si mise a ridere sgangheratamente udendo lo scrittura! e leggere le prescrizioni medicamentose del medico di guardia. rn f!Ìorno, datogli in mano uno specchio, cominc1ò a r idere, e non voll!va mir;;m~i, ma all' in,{i•mzione fatt.tgli. riUardo nello sper,chio e si wise n ri dere di gusto. tffelto cerso i s11oi. - Fin da ragazzo fu poco aiTez;onalo ai genitori : ora non vuol sentire a pnrlarne. « Xon voglio che mi parli dei gen1tori. perchi• roi hanno ingannato. » « Basta di quelli li. )) Si adombra a sapere rbe è stc:to con dannato per di-.erzione, e accusa il padre di averlo imbrogliato. Yenuto questi a trovarlo, e~!i non lo riconosce per tale, ne risponùe sillaba alle domande che quegli ri\·olgc, non gli porge la mano per salutario. non si comm uove punto quando il buon vecchio piange. « ~J io padre è Garrbaldi. ~ Questo qui non è mio padre, è quello che per i nlere~,;e mi • ha Yendnto ai dottori di :\izza. » (Delirio mdaboltco). Sentimenti 'religiosi. - « Qnand~ si muore tutto è finilo. « Sono stupidi quelli che credono a Dio. Se c'era Oio, non c sarei qui. » roli.:ione e istillLO - Caraltl"t't' e societole.: :a. - É d'iodole arrendevole, ma spesso s' impunta, palesandosi te,;tardo. ~oo si è mo:stralO ;liTallo ,:;ocievo!e. ~on ha desideno. :\on si lamenta di essere all'ospedale. l)jo;pi:lciulo della paresi del braccio sinistro, tiene a ~uarirne. Abituaimente è calmo; ma se i diavt?li lo tormentano diventa impulsivo. Mai dedilo alle be\"'aude spiritose, non be,·e tutto il poco vino che gli ~i prescrive. ~on pare che sia masturhatore. Cl•scien.:a. - 8:1. di essere all'ospedale. (( Questo è un (( manicomio, perchè è come quello di Nizza. E poi se mi « hanno messo a me che ho male dentro ... »
PAR.\~OIA
PRDHTI\'A t:RO:ilC.\
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Linguaggio e sct·ittum. - Stenta a formare le frasi (bmàifasia). ~on ha difetti di pronuncia. ~ella leU ora procede a scatti: cosi nella scrittura. Pare che abbisogni di uno sforzo mnemonico per coordinare le lettere nella formazione deUa parola. Disegna con prospeuiva, ma non sempt·e da giusta propor1.ione aUe pnrti della figura. Fwonomia e mimica. - Faccia senz~ espressione. Sguardo indifferente. Quando discorre gestisce poco. Sonno e SOfJni. - Dorme poco. Sogna, ma non ricorda i sogni. .Per completare lo studio psichico si riportano i seguenti stralci del
Diario clinico.
/ J settemb1·e. - Da quanto tempo siete militare 1 « E' da molto, da l O anni. ' - Come è elle disertaste? - « Percbè mi voletano imbarcare, e mi fa male il mare, non posso navigare. "& Come faceste per disertare? < Gscito dalla caserma comperai gli abiti borghesi, e andai « a Genova, dove rimasi 4- o i) giorni. Poi da Genon andai « a Mentone, a ~Jonaco, a Nizza, dove i paLriotti, per invidia (( ùi mestiere. mi ubbriacarono. fu Quirico che mi delLe «-l'oppio nel-vino. E fui arrestalo, messo in carcere, e poi {i. magnetizzato. » - Che cosa vi facevano al manicomio di Nizza ? - « ~l i trattavano male. ~li danno delle bastonate. Mi « banno aiTogato due volte nell'acqua bollente a bruciare
PARANOIA PRDHTlVA CRONICA l iO « come un'aringa. )li hanno rotto un braccio qui. ~l ì hanno
« magnetìzzato alle carceri? anche prima , e io non l'ho mica « !:aputo. ~ - Come hanno fallo per magnetizzarvi ~ « Mi banno messo in una carcere oscura . .M i hanno fatto « stare li 40 giorni. )li davano nn pochellino d'acqua, quanto « un dito cosi . Tutti i 4.0 giorni 4 pagnotte, perchè mi da< vano a intendere che era notte, invece era giorno. » 23 settembre. - Che male avete al braccio sinistro'! - « Dopo la tegatur.1 che mi fecero a ~izza con la camicia « di forza , il braccio si gonfiò. ;\li legarono meno forte, e « mi fecero le bagnature; ma io non ci sentivo più col brac« cio ..... Un giorno mi ~ro vo scritto vicino al mio letto del « manicomio di Nizza: voi siete di nobili sentimenti. t"Yon ab« biate paura che non ti facciamo nessmt male. » 24 settembre- .\.vendo ?.sserito che s'intende di siluri, lo si interroga in proposito, ed egli risponde che si caricano con la polre1·e da guerra. - E l~ polvere di pace qual'è~ -- « Quella per sparare gli Ùccelli. » c Là (manicomio di .Yiz-.za) mi mettevano nudo in una «camera e mi guardavano da su. La paglia in mezzo alla « camera. Jo girava intorno, e quanto più girava, andava « su. Girando col pensiero in su, Yedevo passare i signori. ~ 25 settemb1·e. -Come va Pier.? « Pensavo ai fatti miei, come mi hanno portato qui, per« eh è, cosa ho fatto io? ~ - .hete disertato. - « Io non sono scappato, ma sono andato via giusto per « ~ervi re tanto meglio che cosi. Là mi hanno chiamato questi « qu•d' in Francia e servivo meglio: È che non ho fatto « a tempo. Mi hanno chiamato in questa società per andare
PARANOH PRIMITIVA CRONICA
per andare a scoprire dei posti Ht dai selvaggi. « :\ia poi mi hanno ingannato. Non ·potevo andnre diretta~ mente io Africa perchè la com.pagnia stava in Francia. Cl « ~ono andato per amor proprio, mica per essere pagato. A. « mangiare e vestire ci pensava il capo della società che si <<chiama Quirici, e che fu lui che mi mandò a chiamare. « Mi ha fatto sapere che dovevamo andare a i\'fassaua là « tntti gl' Jlafiani. Io sono andaLo. Poi i dottori hanno fauo « con,iglio di prendere a me, perchè sarò più forte io. 27 settembre. - « Quando mi hanno legato co{ tubi al « manicomio di Niz~a, mi banno legato qui in una cassa con « tutta ta forza che ave~'ano , e io gridavo, nilO potevo mica << resistere, ma io non sapeva mica che mi legassero. per« chè faceva delle cattive azioni. Credo, come infuttì era, « che mettessero dentro que:>ta cassq qui delle materie grasse,« perchè mi potevo muovere da una parte e dall'altra. E « la mattina non mi ricordava più, ed è venuto uno elle « mi ha detta: Pover ~wmo l - Mt hanno Legato un braccio, «ma più lento allora. Il brae:cio era gonfio così. E r.ni hanno « lasciato stare così, e non potevo servirmi. E poi quando « mi hanno mes:;o in un'altra cassa dove stanno quelli che « muoiono, e poi con l'elettrico mi hanno fatto girare tut~o « li. }li hanno fritto andare nel bagno di acqua bollen~. « Poi mi hanno affogato con la do.ccia, che era sopra al « bagno li. ~li dnvan delle bastonate. lo non faceva mica « niente . .M i. hanno fatto tante cose, ma non mi ramm,e:nto. » 30 settembre. - « Non si può dormire qui, lavorano; « lì scendono quelli con le corn·a che vanno lì, e questi « cosi qui (i fiocchi dell' imbottit~wa che tappezza le pareti « della camera) non si possono vedere. Scendeyano a uno » per volta (i diavoli), e facevano il giro sopra questo coso « qui (l'orto st~pet·iore dell'imbottitnr'a). » <.< in Africa,
PARA~OU
PRIMITIV.\. CRO:XICA
8 ottob1'e. - < Stanotte sono stato in Francia, non mica ~ io sono stato, ma ·il letto, cbe ha le ruote. Qui sott~ « (al letto), c'è la macchina. Ho visto mia moglie che è « in esperimento ancora. Ci fanno gli esperimenti r.on la ~ elettricità qui nella pancia, come mi hanno fatto l me. « Ha avuto un ragazzo, che l'hanno messo da un'altra « parte per sapersi costituire da sè stesso, in modo che « quando sia un poco più grande quello lì sappia tutto « comi'! un uomo grande, perchè col telefono ci mettono « le parole dentro la testa, ci dànno tutta l'istruzione, non H come nelle nostre scuole. Mettono quelle cose che ci ho « detto io intorno alla testa, in. mezzo c'è un telefono che « corrisponde alle orecchie, e poi lo mettono in una forma « di ferro, come m! hanno fatto a me, che mi hanno messo ~ un busto di ferro. » 9 ottobu. - « Ho dormiLo bene. Sotto il letto c'è il ca« lore. È venuto uno come quello che io ci feci la figura «(un diavolo). Per non farlo venire ci vuole della roba « bianca. Garibaldi l'ho vedutollf'allra sera insieme al dot« tor-e, quello che mi ha medièato a me. Garibaldi diceva c: che andassi fuori con lui per andare dagli Abissini con « lui, perchè lì c'è .degli Africani che non si conoscono mica. » IO ottobre. - « Stanotte sono stato in Francia nel solito c: posto, li ho ragionato con mia mogHe e col dottore. Si < dice che il figlio è venuto sordo, perchè ci hanno messo c: quella ròba che ci ho detto nella testa. Poi sono ritor« nato qui e mi hanno salutato tutti. Senti.vo gridare a « tutta forza. Mi hanno detto che ci era piu poco tempo «·per mia moglie a stare li. La sera non so come facciano < a far correre il letto. Yengono qui ·(i diaroli), si met~( tono ~ntorno al letto , e elle si muovono. È segno che « hanno qualche im-~nzione da fare. :.
PARANOIA PRT.\!ITI\'!. CltO~ICA
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J4 ottobre. - < )Jio padre è vivo e sta lì. Ce l'ho detto ~ che si chiama Garibaldi. Quando poi a ~izza lo vidi li 4 dentro, perchè lì c'e:·a tutti i cosi, il geoernle, tutti quelli <<che sono graduati, c'era mia moglie. Quando ero nella «strada '"'edevo che tutti mi salutavano. C'era un uomo « grosso che era un dottore, quello dirigeva tutte le ope« razioni che mi facevano. Bevevo acqua e vino, un bic<< chiere, me lo davano così per niente. » /5 ottobre. - « lo se muoio, risuscito e vado in Francia. «Me l'hanno gia fatto un'altra volta, che mi misero nella «cassa da ffi()rlo insieme ::. quei cinque morti in una stan< zetta. I morti vedono. Io dopo un momento sono riso« scitato, per~hè mi hanno detto che tutti sono risuscitati, « poi ero voito con i piedi in su, e il letto non er-a così. « Per farmi risus~itare mi hanno fatto risuscitare nella bocca « con un tubo di gomma, e io sentivo che e1·o risuscitato, <' percbè loro mi parlavano anche qui nell'orecchio. Sono « rima;;lo lì insieme coi morti, che non mi hanno detto << niente, perchè loro li hanno mandati vin; e io sono ri« masto lì. perchè tutti sono venuti a trovarmi. Io non c potevo parlare, nè rispondere a loro, poiché io stavo male «qui (accenna l'ombelico) per l'operazione che mi avevano (\ falla, perchè mi hanno aperto nella vancia, e dove c'era « una budella me l'hanno attaccata CM l'altra. )l i facevano « tutte queste cose non pe1·chè ero ammalato, ma per fare « espe1·imenli, che sono invenzioni, che hanno trovato adesso. t< Potevano prendere un animale. > .
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* * Da tutto quanto è stato esposto risulta: manifesta la ereditarietà morbosa, spiccati alcuni segni degenerativi, affermatavi in varia guisa la specialità del disturbo funzionale,
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PARANOIA PRilUTI\"A CllONIC.~
cresciuto rigoglioso nel fertile teneno somatico di un OI'ganismo predisposto alle .psicopatie. Lo studio analitico delle facoltà mentali non rivela in Pier. che ciascuna di esse sia già pl'ofondamente intaccata, anzi ve n'ha qualcuna, l'immaginazione, che è come cresciuta in auirità. ~ è manca il raziocinio, quando ristretto in limite angusto. l\Ia le idee hanno perduto il giusto equilibrio nella loro associazione ; ma le combi nazioni di esse non più risentono il controllo del giudizio critico; ma i centri inibitori non riescono più a tener chiuso il baratro dell' incosciente; ma l'armonia delle fur.zioni intellelluali si è scomposta, la coscienza si è sdoppiata e f' io inconsciente ha sopraffauo l'io cosciente. E dai profondi strati dell' inconsciente vengono ora sprigionandosi le immagini remote dell'atavil>mO, nè più si dileguano, sfuggendo alla critica della coscienza indebolita; ma piglìano corpo, si rasrgruppano, e s'impongono arbitre (idee fisse). t\è la scienza ha più la forza di reagire, scomposta come è dal delirio. che ttarezza le allucinazioni : la coscienza sta inerte innanzi al naufragi•> dell' intellello. Egli, Pier., non è il figli<• di uno scalpellino ignoto; ma di Garibaldi eroe: quindi le gr·andi imprese da tentare, in Francia. prima, in Africa dopo. Egli è forte: quindi gli esperimenti nel manicomio di ~izza. In lui non avvezzo al vino, la psiche esplose nel delirio alcoolico quando i patriotti di Francia lo trascinarono al frequente ·uso dei liquori in Nizza. Ma tjlle delirio non ba costituita tutta l'entità morbosa di Pier., ed invece è stato qualche cosa di aggiunto, un aggraraote alla psicopatia già . in atto. E nel delirio di grandezza la chiave di volta di tutto l'edificio morboso, che ha sconvolla la mente di Pier., e gli ::Ttri delirii parziali da esso sono allacciati e conca-
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PARA:\"OfA PRUUTIY.\ CROXICA
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tenati insieme. Al forte figlio di un eroe le grandi imprese, la invidia degli amici di Francia, gli e~perimenti del manicomio di ~izza, dai quali ullimi egli esce trionfante vincitore. Jl coito magnetico, l'istruzione telefonica, la risurrezione dei morti sono aspeni Yllfi assunti dal delirio di grandezza. Ed i> principalmente questo "delirio, che ci l1a spianata la via a riconoscere in Pier. il pervertimento intellettuale permanente e ben definito dalla paranoia. Di$gregatasi l'intelligenza negli strati più recenti, più !abili, son rimasti n nudo gli strati più profondi, più remoti, più tenaci (l'inconsciente) . Io base alle considerazioni esposte Pier. è stato prosciolto da ogni azione penale, e riformato dal servizio militare. Spezia, dicembre 1893.
RIVISTA - DI GIORNALr ITALIANI ED. ESTERI
.RIV ISTA MEDICA
F . KLEMPERER. - Sul significato dell' • Herpes lablalls & nella menlngite oerebro-splnale. - tBer liner klinische Wochenschrijt, N. 35, 1893). L'autore dopo avere esattamente descritto tre casi clinici di meningitis celebro-spirale da lui osservati, ricorda i lavori di Bàrensprung, Hebra, Pfeìffer, sulla nalura dell'Herpes labialis, che dovrebbe essere a rigore separa to dal zoster. Klempe.rer io 19 ca~i di m:la t!ia febbrile trovò nelle vescichette di herpes micrococchi che egli ritiene quale causa di esso. Secondo l'autore l'herpes può Yaler e come segno, che ordinariamente germi infiammatori non specifici agiscono quale momento etiologico o complicante (infezione mista). Nella meningitis tubercolosa genuina l'herpes labialis non si manifesta. C. S.
Sulla conoscenza dl malattie del sistema nervoso centrale e periferico successive a sifilide. - (B erliner klinische Wochenschr~ft, N. 35, 189:{).
DINKLER.
Un nt\.lato, il quale 20 anni pr ima della sua morte aveva contratto sifilide,·in appresso riportò trauma al cranio, nove mesi dopo il trauma,-apoplessia con afasia, più tardi ebbe paralisi di diversi nervi cerebrali. Dopo morte si osservò:
RIVlSU )JEOTCA
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cicatrici alle fauci, eodarterite sifìlitiC'a delraorta e dei vasi cerebrali, ispessimento ed opacamento delle meniogi, cisti emo 1·ragiche in ambedue i nuclei lenlicolari, finalmente scie· rosi dei cordoni posteriori nella parte cervicale della midolla, degene1·azione diffusa di radici in diverse parti della regiooe dorsale della midolla, att·ofla degenerativa dei nervi ulrutt•is, madianus, radialis, ecc. C. S.
Ricerche batteriolog i che s ull'infezione url(Centralblatt fur Bakfe,.iologie und Para.'3itenlwnde, vol. XIIJ, N. 22-23, 1893).
KROGltiS. -
narla. -
L'autore osservò 22 c.a si di cistite primaria e secondaria, di cui uno solo complicato con tubercolosi dell'apparecchio urinario. Dall'urina estratta con le necessarie cautele dalla vescica ottenne in tutti i casi i germi patogeni seguenti: 1• In 16 casi un bacillo non fluidificante, di cui H volte in C'oltura pura; '},• l,jn bacillo fluidificante, 1 volla in coltura pura; :3• Lo stafilococco piogeno aureo, 2 volte in coltura pura; 1• Il gonococco di Neisser 2 volte, di cui i volta in coltura pura; 5• Lo staphyloeoccus ureae liquefùciens 2 volte, la prima YOlla in unione al bacillo fluidificante, la seconda volta al gonococco. li bacillo non fluidificante per le sue proprietà somiglia"a in tutto e pe1' tutto al baeterium coli eommune. GJi esperimenti eseguiti con esso in 15 conigli dimostrarono che ha una potente azione piogena. Probabilmente é identico al bacter{u,t pyogenes di Clado e d'Aibarran ed Hallé, i quali l'ottennero pure dall'orina vescicale. U bacillo fluidifican t e fu già nel 1800 descritto dall'autore quale nrobacillus liquefaciens seplieu.s. Con tutta pr obabilità si tratta del proteus oulgaris, che è un comune abitatore dell'intestino e che ha pure grande azione piogena. 12
HlVISTA
Conclusione.- t• Il piu frequente produttore dell"infezione
urinaria è il bacterium coli commune. ·2- Altri germi, come il proteus oulgaris, lo staphylococcu.s PfJO;Jenes e Il yonococcas sono molto più raramente causa di cistiti. :5• Le urine patolo;:-iche, che qua~i senza eccezione sono acide, il più delle volte conten~ono soltanto una coltura pura di uno stesso microrganismo.
c. s.
11 diabete della prima età. -
Dt"FLOCQ E DANCHEZ. -
(Journàl de Médecine et de Chirurgie, 1t:93)."
Gli autori honoo riferito un caso di diabete osservato in un fanciullo di 18 mesi. Se il diabete é raro nell'infanzia, é as~olutarnente eccezionale al disotto dei due anni, e per dare un'idea di queste rarita, il chimico Berlioz, il quale possiede più ai 20,000 ano · lisi d"ot•ine nei Buoi ut·chivi, non ne ha unà sola relativa ad un <'aso di diabete al disottl) di due anni. l\ 1•l ca~o in discorso, il ~anciullo, il quale aveva sempre goduto buona salute per l"addistro, era alquanto malato da quiudici gior·ni; egli orinava costantemente, era costipato e dima,;rava; poscia, rapidissimamente, fu collo da vomiti, quindi da coma ~:on ipotermia e soccomhette. Si é vedendolo :1el C()ma che venne ri.!ea del diabete, ed essendo state esaminate le b ancherie nelle quali ~>gli era avvolto nelle ore che precedE>ttero la sua morte . si .constatarono quàsi 25 grammi di glicosio. Dallo sludio di que~to fatto e di alcuni aìtri consimili !:'i è potuto notare, -come eziologia, l'eredita, ed anche l'influenza della dentizione. Come sintomatologia, fa d'uopo mettere in prima linea le morlificazioni del ~at'attere, le collere, le crisi nervose nei fanci11lli che per lo avanti erano di un naturale calmo. Si nota ~nche la C()Stipazione, poscia la poliuria congiunta
MEDICA
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ua poltJipsia; e questa sete, così tipica per sè stessa. è considerata sovente come un sl:'gno d1 eccell"lnle appetito. 11 dimagrimento, che non manca mai, è certamente il segno capittlle pee la diB:goosi. Questo contrasto così ~vidente fra questa denutrizione così rapida ed una alimentazione soddisfaceol<:~, appartiene esclusivamente al diabete infantile. I fanciulli fondono, per così dire, di g1orno 10 giorno; alla fine, -soao ,-eri piccoli scheletri. Quando arriva il coma, esso sopraggiunge bruscamente ed in un modo inaspettato dopo uo periodo di costipazione ostinata. Ma non sempre il coma l.ermina la scena, e la roo!'le può sopraggiungere per sfinimento, bronco-polmonia, gangrena polmonare, ecc. La guarigione, quantunque eccezionale, può però osservot·si. Il d~corso della malat~ia è in gene1'ale f'.ccezionalmeiltc ra· pido. Nel malato di Dufiocq e Danchez la durata totale é stata di quindici giorni. 3
A ccidenti cerebrali gravi nell'lndlgestlone. - CoRTI.\L. - (Journal de Méd~!ciP.e et de Chirurgie, 189'3). Il dottor Cortial. medico militare, ha riferito due casi d'indigestione nei quali gli accidenti cerebrali erano di una gravezza estrem!l. In uno dei casi, il malato, caduto senza conoscenza, si trovava in un collasso completo clie era stato <liagno!:ìlicalo per emorragia cerebrale da un medico che 11on l'aveva esaminato che di passagj:tio. Questo stato durò quasi .un intiera notte e non cedette che ai salassi ed ai clisteri purg-anti. In un secondo malato, gli accidenti comparvero nella notte, durante il sonno, e consistetle1·o in una serie di viQleoti ac· ces"i eclampsici. Fu praticato un salasso di 500 grammi; fu dAto in clister·i il clòralio alla dose di :i grammi, e, dopo ripetuti vomiti, gli accidenti cessarono a poco a poco. Ai medici militari è da to di osservare frequentem ente l'in<ligeslione come una affezione ad inizio bru~co con sintomi
l HO
Rl\'lST \
lalvolla ~ra,•i. È soprattutto durante i periodi di marcie e di manoTr•' cLe -.i osservano quesh casi; Corliul ne ba ''isli due casi dur·nntc le manovre del JSJO, nei quali Ju perdtta improvvic;a della conoscenza, nel cot·so della marcia, avrebbe potuto far commettere un er·rore di diagnosi Al medico non pt·e"enulO. :\ei casi d'tn•ii!!eslioo ... però. la re"-pirazione non é disturbala come ne• casi di colpo di calore ed é sempre possibile anche d'assicurarsi che lo stomaco è disteso e sen:;rbile ad una fot•te prcc;sione. Se i sintomi ceJ·ebra.ri diminuiscono, non si deve esitare, il salassa ::.'impone, e"'"O solo !•ermelte al malato di ripren- • dere sufficientemente conosc(>nza per assorbire la f[uantJlà di be,·ande calde necec;sarie a vuotare lo stomaco col vomito.
LANZ. - Sulla oonosoeDza del « genias epldemlous lt. (CencraliJlart /llr Bakteriologte unti p(,r~itenku11c/e. volume XIV, ~- 9-18!13).
n 1 febbraio i892 furono operate dal professor Ko··he r otto pa1.ientt per Sll'uma C•scisione); di queste uei due giorni '-ucces,.ivi all'operazione auunelerouo cioqut> t! i polmorul~. mentre il decorso della ferita procede"a del lutlO normAlmente. ~ello stesso tempo giac·evano nel riparto tre ca~i di strumHis, èa cui es-tratto il pus ct>n puntura, si oss-er\·6 il diplobecillo capsulato di Fraeokel Le soprannominate polmoniLi, ad eccezione di un caso. furono contratte direLtamente nella ~ala di malule, in cui si trovavano le metapncumoniche strumitidi. St.' poteva farsi qualche conghiellura ~ulla causa dell'infezione, non ero per nulla chiaro il modo eli dirfusione Jf essa. '\ella sala, oltre uba pa1.iente llll:llata di strumilis, la quale non presentava all'ascoltazione che ronchi dil'fu!'lt senza espPttorato e "enza nes.!'lun altro fenomeno morboso, si trovavano pur~ tre pazieuli di polrnontti. Ma, accertate meglio le cose, SJ venne- a sap.-re ('he ogni malata, contro la sua affermazione, espettot•avn ancora molto copio!'lamente1 ma non emetteva l'e"pellorato nella spulac-
M.EOICA
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chiera, sibbene nel rispelli\'o ràzzoletlo. Lo sputo. più mucoso che purulenlo, conleueva grandi quantità di pneumoeocchi tli Fraenkel. Da ciò dunque si s~orge come sia necessario rll raccoçliert? e Jisinrettare l'escreato dei polmonitici, il quale ~u() ca ~rionare una lunga serie eli malattie. n pr·ot: Kocher· ha inoltre disposto nella sua clinica che la pulitura antisettica delhi cavila boccale faccia parte degli atti preparativi per la narcosi, allo scopo di eliminare una delle po::=sibi!i sorgenti d'infezione.
c. s.
G. Sn:ve~s . - ContTibu to alla 1itdologla della febbre. - (T/te Lancet, agosto, 18V3).
THOS.
Una bamb_ina di tre a nni, sei mesi prima della sua entrata nell'ospedale Evelina, cadde percuotendo l'occipite, e da •luel tempo non stette mai bene. Era debole, aveva costipazioni '' entrali frequenti ed ostinata, quando nei gi0rni prima della sua ammissione cominciò a perdere involontat•iamente le feceie e l'orina, eù un giorno prima ebbe una com-ulsione che ~omineiò nella mano e bt•accìo sinistro, passò rapidamente al desLro, fu accompagnata da str abismo, dopo éli che la bambina rimase inconscieote. Cosi entrò all'ospedale, con la testa retralta, comatosa. con t'espirazione rrregolare, membra rrgiòe, in preda a rre· quenti aUaccùi convu1sivi più accenluatì a sinistra; volto abballuto, pelle arida e calua, occhi semichiusi, temperaluea a H •.5. polso a 10:1, buono e reg'11ar(', respi-razione 18. Fu diagnosticata una meningite probabilmente tubercolosa. La temperatura gradatamente sali alle 9 anL a :~9°, alla mezzanotte a 40°, all'i aut. del giorno seguente a 400,1, a lle 2 ani. a 40•,f>, ed alle 3· anl. discese a 40•. La bambina divenne pallidissima, il polso si rese imperceUtbile, la t-emperatura salì di nuovo fino alla morte, ra:rgiungendo il grado di J~·,5. Dodici ore dopo la morte, all'autopsia si rin,·e::~ aero pochi
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RIVI ST.>\
tubercoli ne· polmoni, reg-ato. m•lza e reni, il cervello era al a corleecta oe1 p•mto in cui si trovavano alcuni tuberc()li, uella !:'ci:>sura de::;lra dì Rolando. Alla base v'era effusione purulenla nelle adiacenze della scissura di Sii vi o ed tn lutlr. le allre prominenze, molli piccoli lubet·coli gr•igì erano !!parsi lungo i "·asi della scissur·a di Sii vio, e nelle circonvoluzioni frontale e parie~le ascendente di destra. centri motori d~l braccio e della faccia. v'éra una concrezione 1!1 piccoli lubercoli g1alli, cbe occupavano un'area della ;,!'randezza di uno scud<). A sin•>~lra, uel punlu cor rispontlon~e. v·eranù pochi lul>et·coli spar:>i. Ne' tagli del cervello non si rinvennero lesioni, finchè non si giunse ad aprire il venlricolo laterale, dopo di ché sulla ~uperficie H corpo . tristo di destra s.i tro"ò un no.iulo tlel diametro di cinque milhmelri che si fll' •iettava ùentro 11 't!n· trìcolo. Qnesto nodnlo era piu dut•o che il resto del cervello; era eviJeutement~ di nalul'a tuher·colosu, ma non ca:,eifìcato, si e;;tendevu aLlraver~o la sostanza bianca del corpo slrralo incrociandosi col nucl••o caudale Xel punto piu int rno 'el corpo striato sinistro v'et•ano due piccoli noduli s•mili A quello di destra~ l'uno innanzi l'altro, che si proiellavano nel ventricolo, si approfolldiYano per poco nella sostanza bianca. Quesli tre noJuli eran9 strettamente limiLati alla regione dei corpi slt•iall, a non inva le,·ano altre parti del cervello. ~t!ssun'altra lesione fu rinvenuta, ecceLLo un piccolo nodulo ca~eoso nel cervelletto. Secondo alcunè recenti ricerche di Baie Wbite. nel corpo striato esiste un centro termogenetico. la cui le!'ionc produce tmmancabitmente elevazione di temperatura, e nella pa1·~ profonda Jelltt. corteccia v't} mollo probabilmente un centro termota~sico, onde lesa la cortecda :.<i drsLurba la runzione geuerale termo- regolatrice t> ne risulta egualmente aumento di calore eorporeo. Ollt•e a ciò, nel midollo allungato si riconosce un Cl>nlro termolilico che presiede all'abbasssmeolo di lemperatura operato dai polmoor, cute. ecc. ~el cal!o presente csisl~va una lesione ben definila nei cot·pi st!'iali, e . nel tessuto nervoso circostante dovevano esservi altre lesioni, Laiche i Lubercoli della corteccia potevatJO ron~e,lo, la Jura mudre aderente
MEDICA
183
8,,er le!.Oo il 11olere rermolass:ico, quanlur.que il numer o dei tubercoli al di hi della scissura di l~olando Ios<sP. nicrolo. Si può quindi arguire che se quest~ alterazioni de' corpi striati avevano fallo salire la temperatura del corpo poco prima della morte, dovevano averlo potuto fare anche qualche tempo prima, perché. i tubf:'rcoli et-ano di vecchio •lata, anteriori alla meniugite che aYHa prodc.tto la morte. Qu~ndo dunque la bambina godeva buona salute malgrado lo svilupro de' tubercoli, il C{'ntro tl•rmolas!>ico della corteccia ed il lermolitico d~lla midolla erano ben nuLrtti e bene irrorati di sangu~, quindi ht regolazione del calore da una parte e Ja di;;pel'sìone dall"altra si mantenevano in equilibl'io. Allorché in seguito, in conseguenza della meningite, il cuore divenne debole e la nuirizione generale si fece insutliciente, i centri su men7iooali sotrriruno con temporaneamente, e non potevano più neutralizzare la accresduta produzione di calore per la lesione del centro let·mogenelico. Certamente, una parte di rru eU'elevat.a temper8tura spetta al processo infiammatorio della base del cranio, ma l'ipertermia che coincise col pallor e estremo del volto dev'essere attr·ibuita alla lesione del centr o lermolitico e lerrootas!>ico, r esi inelti a neutralizzare l'aumentata produzione di calot·e ope1•ata dal centro termogenetico.
lllla.latUa. di Morva.n. - EtSE.NLOHR . S . 16 e Deut. med. 1l'oclt).
(Brit. med. Journ .
Il dott. Eisenlohr r iporta un caso ùi questa malattia ocin un gtovane di 21 anno. Noon vi erano anlecedeuti nervo:si e sifilllici. Due anni e mezzo cil'ca or sono alcune ve.c;cicole comparvero sul pollice sinistro. Da allora, identiche 'escicole accompagnale dallo sviluppo d'un pate1·eccio si mani restarono in otto differenti occas ioni, a intervalli piuttost-o regolari della dut·ata di par et:chie settimane. Pochi mesi or sono uoa porzione della 2' falange del pollice venne aspor tala. Nè questa piccola operaz.io11e nè l'ap ~;wlura di raccolte pur ulenle, cagjocor~a
·184
BlVlSTA
narono alcun dolore. L'ullimo sviluppo delle bolle fu dovuto ad un tentativo di la,·oro. Le unghie di tre dita caddero durante quest'ultimo attacco. Del tutto recentemente una vescicola é comparsa sul pollice destro. Attualmente unitamente a queste boìle esiste Jeggiera paresi del braccio sinistro. Non vi è denutrizione e le r ea:tioni elettriche l>ono normali. Il riflesso del tric1pite sinistro è ~bolito. Su tutto quanto il brl\ccio sinistro e le adiacenti parti del torace, le sensAzioni di caldo e freddo come quelle di dolore sono alterate. 11 senso tattile é intatto tranne nella mano. La sensibilità farado-cutanea è anche in diminuzione. Una lieve diminuzione della sensìbilita è stata pure notata di recente nella mano destra. Alle gambe i riilessi profondi !>Ono più accentuati a sinisl!·a e i superficiali più a destra. In seguito ad un'iniezione di pilocarpina il sudore fu molto meno profuso dal lato sinistro della faccia. Non vi è diminuzione del cam~lO visivo. l sintomi di questo caso sono quasi certamente dovuti a sirìogomielia del midollo cervicale. ln alcuni casi sono state notate alterazioni dei nervi periferici, ma c;ò non pol1'ebbe spiegare tutti i sintomi. Il cambiamento notato nei riflessi paria in favoré d'una lesione spinale. S'ignora tutt'ora perché ~!cuoi e&!>i di gliomatosi spinale e di s iringomìelia debbano avere l~:~ apparenze della malattia di :\forvan. • G. G.
Sulla etlologi&d el colpo dl calore. - RosSBACR. - ( Det.ds. militiiriirzt. Zeitsch. e Centralbl. Jtir die medif'. Wissenseh., N. 43, 1893) .
Il Rossbach è di aV\"is::> che la causa del colpo di. calore non solo debba ripetersi dalla perdita di acqua e dallo accumulo del calore, ma .che invece si tralti di una autoin~os sicazione per urea o per altre sostanze non più utilizzabili per l'organismo ed agente in modo tossico, le quali sono normalmente separate con l'orina. In altre parole il R. consid~ra il colpo di calore come un processo uremico . A fondamento di questa o pinio né egli espone una serie di sintomi che osser-
.MEDICA
•f85
vansi tanto nel colpo di calore- quanto anco nella: uremia: 1• la maniera della r espirazione (pause del respiro eh~ spariscono rapidamente e sono seguite dall'acceleramento)~ z• crampi nelle estremità che continuano anche dopo il ricupero della coscienza; 3• evacuazioni diarroiche. L'autointossicazione avviene perchè la secrezione urinosa molto diminuila è surrogata da una molto copiosa secrezione _di sudore, ma questo contiene la urea e le altre sostanze tossiche sopraricordate solo in piccola quantità,, e queste sostanze cosi rientrano nel corpo. Oltre a ciò per la enorme perdita d'acqua si effettua il riassorbimento della urina concentrata contenuta nelfa veseica, e così la ur.ea ritorna direttamente nell'organismo. Oltre la ordinaria terapia il R. raccomanda in via di. profilassi di sugger ire ai soldati di urina re frequentemente per· impedire il riassorbimento della urina dalla vescica; quando il colpo .dì calore è in atto, in-iezioni di caffè caldo n.eWintestino retto.
Cura. del colpo dl calore c on la na.rèosl oloroformlca.. KoRFER. - (Deutseb,e med. WocheMc., e Centr.alb. fùr die med. Wissensc(l,., 1893, N. 28)
[n un caso grave. di colpo di calor e. elle e.rasi manifestato con violentissimi crampi cronici di lutti i muscoli del corpo e con molto aumentata irritabilità riflessa della cute,.il Korf'er provò la narcosi cloroformica e poté per tal modo non solo reprimere i mentovati fenomeni minacciosi, ma ebbe pure a osservare un favorevole effetto sul polso e sulla respirazione; l'azione de1 cuore divenne meno tumultuosa, il polso più cedevole, più ·pieno, meno frequente, gl-i atti respiratori _ che erano a séosse diventarono più profondi e più regolari. Dopo "/4 d'ora di pr·oionda narcosi, il cioroformio fu sospeso, il malato prese 0,02 di morfina e quindi . cadde in un sonno di più ore e fu completamente ristabilito, anche -di una leggiera paresi depa gamba sinistra. Nello stesso favorevole modo agì il. clorotormto in un secondo caso egaulmenle grave. La causa <;li que~ta fl:lvorevole influenza <iella narcosi clo-
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RLVlSTA
rof.ormica, secondo il K. deriva dal fatto che la soverch;a eccitabilità dt-i gangli cardiaci provocata dal sanf!ue ;;oprariscaldat.o é abbassata dal cloroformio 1 l'attività del cuorE} calmata e il muscolo cardiaco posto in condizione di riaversi dalla sua eccessiva fatica In quE}Sta maniera è evira ta la minacciante paralrsi cardiaci:! . Inoll1'e il cloroformio opera anche come calmante sugli altri centri nervosi for-temente irritati e così reprime le violente convulsioni che dallo1·o ca n t" l30no una s orgt:nle di ecce~siva produzione di calore. In terzo luogo· é pure da considerare r~zione deprimente del cloroformio sulla temperatura che si può osservare in ogni ol'dinar-ìa narcosi. Finalmente. in un narcoLizzato possono più facilmente essere impiegati g li ordinari mezzi di raffr·eddam'enlo che in un sltro uomo che giac~ privo di coscie11za, del-quale, per la aumentata irritabilila riflessa ì più piecol.i toccamenti dest~no convulsioni.
M. Scaùt:.t-ER. -
lUcerche sull'etiologia. del reumatismo a.rticola.re cronico. - (Sunto di K. Muller). - (CenJralblatlfàr Bakteriologie und Parasitenkunde, vol. Xl V, N. 19, 1893).
•
Il relatore aveva già fatto conoscere che nelle sezioni istoJogiche di membra ne· sinoviali cronicameute malate si l!'Ovano corti baciUi, i quan si possono coltivnre in labora~orio nei com\mi mezzi nutritivi artificiali. Adesso egli riferisce sopra una serie di colture ottenute col liquido estratto da articolazioni, malate d_t reumatismo articolare cronico, con utt sqo proce;sso particolare, mediante ?go ~vo. Tro;vò. sempre gli stessi corti bacilli, capaci di svilupparsi in lab<lratorit\ e patogeni -pei eonigll. Inoculati in un'articolazione1 nella quantità di 0,5-1,0 cc. di coltura in brodo, danno origioe a durevole infiammazione articolar e con tumefazione progre.ssivà dena capsula. Dalle articolazioni cosi modificate · si possono coltivare di nuovo i bacilli caratteristici. Nelle articolazioni nolJ si trovò pus, ma batuffoli articolar.}; nei quaJj, collie pu~e nella sinovia, si trovano ~acini. Dunque
ll'EDICA
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le alterazioni pa!olof!'iche del reumatismo articolare cronico sono un prodotto di questi germi. I bacilli sono corti, grossi, con uno strozzamento centrale poco profonJo e due corpuscoli po!ari. Sì colorano bene coi comuni colot·ì ùi anilina e si ::!ecolorano anche facilmente; nel m!glior modo si colorano con la fucsina carbolica. Le collure !<i s,•iJuppano bene alla temperatura di 2T>• C., de,-ono però essere mollo riparate dalla luce e sono assai durevoli; anche dopo 10-12 mesi le coltm·e ~'<ecche sono inoculabili. C. S.
THOR1'ER . -Sull'uso delia tubercolina. ln casi
avanzati dl tubercolosi. - (Cenualblatt flir Bakterioloaie und Par:Jsitenluàtcle, vol. XlV, N. 18, 18~3). (Sunto di Ki.'lbler di Berlino).
Il relalore 6 di par ere che la tubercolina, dopo le prime entusiastiche Accoglienze e i buoni risultati riferiti, sia caduta in rlìs~redit'l per l'applicazione inesatta che molte volte alcuni medici ne hanno fatto. Egli stesso reputa sempre la tubercolina anche ora un rimedio molto efficace e nella tubercolosi incipiente con l'uso di essa ha O!!servl'lto nella sua pratica, sospensione di tutti i fenomeni mot·bosi, anche nel polmone, cessazione della tosse, dell'espeUot·ato, scomparsa dei bacillì. aumento gt•andissimo di forze, miglioramento dell'aspetto e grande aumento del peso del cor po. Se il rimedio é usato nei casi avanzati, allora non ne segue più la guarigione della mala ttia~ ma la sospensione d~ll'emottisi; cessano o diminuiscono assai la tosse e l'espettorato, i sudori notturni e la febbre etica. Le tubercolosi della laringe mi· ghorano io modo e!=!l>enziale. Nel l'uso della tubercolina il relatore si re~ola in questo modo: le inoculazioni hanno principio con dose di 'lt. di roilligt·ammo ed ogni 48 ore questa 1lose è aumentata di un ventesimo di milligrammo. Dopo tre setlima.ne eli cura, se il ma· lato è giunto alla dose di 1/t. milligrammo, allora le dosi nelle
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RIVISTA
5 inoeulazioni succes<'ive sono aumentate ogni volta di " 10 di milligrammo di modo che il malato dopo circa 4 settimane ne riceve un milligrammo. Se la febbre non è ancora ces;;ala, allora la dose è aumentata; in certi casi la dose è aumentata di 4Jt milligrammo (allora ogni settimana n0n si fanno che due iuiezioni), finché dopo una cura di 9 1/ 2 settimane la dose giunge a 5 milligrammi. In modo analogo il rdatore aumenta la dose sino a 5 centigrammi, se durant~ il decorso della malatlia non avven~Zono considerevoli disturbi. Se invec <.~ durante la cura si manifestano grande inappetenza, anemia o febbre, allora la tuoercolina è sospesa o per lo meno non aumentata nella sua dose. • C. S.
Endoca.rcllte uloera.tiva. acuta prodotta da.l bacillo dtfterl.oo. - (Sunto di Escherich- Cenfralblatt fiir Bakteriologie und Parasitenkunde, volume XIV, ~.19, 1893).
Ho\YARO. -
Un lavoratore di .i} ~noi, gié. sano, ammalò con brivido, vomito, debolezza e palpitazione di CjOro e sette giorni dopo entrò all'ospedAle. Durante i 17 gior·ni, in cui egli rimase là in cura, ebbe febbre irregolare, il polso iu principio era aS!'ai pieno, 90 pulsazioni al minulo, in appre~so divenne debole e f!'equente. L'infermo morì in collasso. All'autopsia si trovò il cuore dilatalo. H miocardio dUI'O, piuttosto pallido. La valvola milrale, veduta dall'allo, era cr.perta da un trombo voluminoso bianco rossasti'O, della spes· sezza di 0,2, 1 cm., il quale cominciava alla base della valvola, la cuopriva del tutto ed aderiva fortemente ad essa. Sulla superficie inferio.re della valva posteriore si trovarono solamente piccole ulceri, le quali erano pure coperte con eguali masse fibrinose. I:'endocardio delle valve, dopo allonlamite le masse del Lrombo. ·appariva ruvido, ulcerato, sparso di emorrag'e. Inoltre sulle r>upel'ficie ventricolari delle valvole aortiche si trovavano alcune vegetazioni simili. Il fegato e·ra grosso ed iperemico, la milza molto ingrossata e disseminata
l\IEDICA
d'infarti. In ambedue i reni si s.c orgevano i segni di una. nefrite àcula e uello stesso tempo numerosi infarti. Nei pr~pa rati batterioscopici fatti tanto con la massa del tl'ombo, quan.t ò con la sostanza della milza e· dei reni si trovaron0 i bacil1i difterici. Gli stessi bacilli, ~n coltura pura, si ottennero dal polmone, dal fegato, dalla.milza, dai reni e dai tessuti della valvola mitrale. Le colture ottenute. rassomigliavano in tutto a quelle del bacillo della difterite, ma non erano patogene per le cavie e i conigli. Le sezioni microscopiche della val vola malata dimostrarono1 che là, ov.e a ve va sede il trombo, le fibre ~u::;colar~ erano d<;lgenerate, ro('pitelio mancava ed esisteva reazione infiammatoria del ' tessuto. Il processo iofiannnativo in alcuni luoghi era progredito sino alla formazione di focolai purulenti. La superficie era costit-uita da un essudato fibrinoso, in cui erano contenuti bacilli in numero considerevole. Il trombo era costituito da puecchi s trati; sulla superficie, uno strato spesso, formato esclusiYamente di bacilli, quindi' uno strato di fibrina, povero di cellule e disseminato di cumuli di bacilli çlisposti a haS.tri: Il prof. Welch è di avviso, che in'questo caso, n6nost?-nte la mancanza di virulen_z a, si tratti del ver~ bacillo di Loefflel' e elle q_uesto sia il primo esempio di pura endocardite difterica.
c. s.
ROTHMANN. -
klir~isch_e
Sull'enterith membr.a.na.cea.. -
(Berliner
Wochenscht'ijt,. N. 49, 1893).
La conoscenza dell'enterUis membranacea di frequente os . servata, nella quale mafise membran.ose sono emesse con le deiezioni, è stata fino ad ora incompleta, poichè, per cagione della natura lieve della malettia, non fu possibile intraprendere esatte ricerche analomo-patologiche. Soltanto Còrnil nella pseudo enterite del porco, malattia affine all'enterite membranosa, trovò i cosiddetti tappì iìbrinosi negli
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RIVISTA
<>lri.coli glandolari e neHe cellule utricolar·i. Il relatore, in un caso di cancro della base del cranio, combinato con enterite membranosa riuscì a studiare istolo~icamente questa malatlia. Per mezzo della colorazione del \Veigert ed anche meglio della colorazione con la tionina di Ehrlich Hoyer, che colora in modo specifico il muco, ottenne color azioni doppie, dalle quali fu possibile riconoscere la presenza di grosse masse di muco sulla supertlcie dell'intestino grosso, negli stessi otricoli glandolari e.i anche nelle cellule glandolari. Conclusioni. - 1. L'enteritis numbran.acea o meglb colica mucosa (Nothnagel) é una malàtlia del colon. 2. EssA é costituita da un'aumentala secrezione delle cel lule glandolari in seguito a dure,·ole costipazione. 3. La leggera infiammazione. della mucosa é da consi derare come secondaria. 4. Le masse secr•ete sono formate da muco.
c. s. Roux e V AJLLARO. -
Contribuzione allo studio del tetano.
- (A n.nal -s de l' Jnstiwt Pasteur, fascicolo 2', 1893).
•
Di quesl' imparlantissimo lavoro ci limitiamo a riassumere
la perle che tratta della cura de! tetano nell'uomo. È difficile che un m ed• co, specialmente negli ospedali: possa cural'e malati di tetano fino dal pr·rmo s~viluppv della malattia. Gli autori rif:!riscon.o i risu!tati ottenuti da Ya ri sperimentatori nella cura del tetano nell'uomo col si~>ro di sangue o con la relativa antitoxina di animali resi artificialmente immuni.. Fu il primo Kitasato che curò un bambino nel ri parlo del prof. Baginsky iu Berlino, ma l'esito fu letale. Pecò da questo primo esempio non potelte fal'si a lcun giudizio sull'effkacia dell'anlitoxina, perchè la malattia eea troppo avanzata e la quantità di siero iniettato lroppò piccola. In Italia ne furono curali otto casi, seguiti tutti da guarigione. L'antitoxina usata derivava dal siero di cani immunizzati ed era stafa preparata da l prof. Tizzoni e dalla si-
MEDICA
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goorina Catlani Le dosi iniettate non furono molto considerevoli. Seconrlo Rotler e ~li autori, le ess~nazioni italiane non sono Yalide, perché si riferiscono a tetani lenti, i cui primi segni non comparvero che 8 o 15 ginrni dopo la ferita e la cui guarigione è frequentissima, aucbe senza antitoxina. Renon, in due casi di tetano, l'ebbene avesse iniettato ri· spettivamente cc. 57 e 80 di siero attivissimo non ottenne slcun benefico risultato. . · Behring su 10 casi di tetano nell'uomo ottenne una guarigione, inoculando pe r r in tiers cura cc. 250 di siero attivissimo. Secondo Rotter questo caso avrebbe potuto, per la .sua meùiocre gravilà, guarire pure senza a11titoxina. Gli autori ne curarono sette casi, due dei quali terminarono con la guarip:ione e cinque con la morte. Il siero·inoculato era attivissimo ed oscillò in (juantità fra 20 cc. (fanciullo) e 402 cc. nei cinque casi terminati con la morte. Nei due guariti Jq quantità del siero inoculato fu rispetlivarnente di cc. 265 e 300. l guarili soff.:r:sero tetano benigno, il quale, secondo gli autori, guarisce con tuUe le rnedicature. In generale concludono dalle loro osservazioni che si possono inoculare all'uomo malato di tetano senza pericolo, do~i grandi di siero· di sangue di cavallo di g~andissima azione antitossica e che non bisogna es1tare ad ioiettarne fin dal pr·incipio una quantità sufficiente per rendere il sangue antitossico. Secondo gli autor·i, nelle condizioni attuali della chirurgia, In proporzior.e media di mortalità per tetano è del 50 o;.. Sebbene i risultati ottenuti da vari osservatori e dagli autori non sieno molto felici, pure essi sono ancora di avviso che l'uso del siero antitossico costituisca adesso la sola cura razionale del tetano. Ecco il process•) di cura che propongono gli autori: iniettare subito ed in una sol volta un centinaio di cc. di siero attivi<>simo, asportare il focolaio d'iniezione. Somministrare ancora il giorno dopo e due p:iorni dopo 100 cc. di siero al giorno. Se il tetano si arresta, dopo una diecina di gJOrni, • specialmente se non fu potuto asportare il f,)colaio, inocu-
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RIYISTA
lare ancora del siero per prevenire il ritorno possibile del tetano. Gli autori da uHimo emettono il parere che sarebbe utilissimo, specialmente, in circostanze di guerra, d'iniettare l'anlitoxina in casi di lesioni sospette a solo scopo preventivo. In questi casi, il rimedio é efficacissimo e non ne occorrono che piccole dosi per ottenere l'intento.
c. s.
RIVISTA CHIRURGIC A
•
GU aneurismi diffusi compllcan tl l e fratture della g amba. - MouRRET. - (Journat de' mèdecine et de chir(frgie,
agosto, 1893). Questi aneurismi costituivano prima della ·scoperta dell~ medicazione antisettica una delle più gravi complicazioni delle fratture della gamba, perchè esse con la suppurazione rendevano quasi forzatamente necessaria l'amputazione della cos<;ia: attualmente, essa e meno da temersi, purché il medico intervenga rapidamente seguendo una linea di condotta ben determinata. Studiando questa complicazione, !"autore dà le regole di quest'intervento che consiste essenzialmente nell'applicare il metodo di Antillo, vale a dire nell'apertura del focolaio e nella legatura diretta delle due estremità dell'arteria divisa, coll'aiuto dell'anestesia, dell' apparecc.hio di Esmarch e dell'antisepsi la più rigorosa.
CHlRUftGTCA
i93
L'aneurisma nella frattura delle gambe è molt0 più frequente di quanto non :;:i crede, perché Mourret ba potuto riunirne 27 osservazioni, alcune d-elle quali sono ir.eç.ihe e personali. Egli richiamt~ !>Oprattutto ratten.zione sulla possibile con fusione dell'aneurisma con un ascesso, giacché errori consimili sono stati commes·si e certamente non era facile l'evitarli . Quando infatti, l'aneurisma è mollo profondo, poco esteso, l'attenzione del malato e del chiruq~o non è rivolta a ricercare la sua esistenza, i fenomeni infiammatorii compaiono, si constata una tumefazione diffusa, dolorosa. con edema degli strati "uperfìciali, ma nou si pensa assolutamente a J'icercare i battiti isocroni a quelli del polso ed i moYimenti tl"espansione. Questi segni d'altronde, la cui ~sistenza caratterizzerebbe un aneurisma, sono, precisamente in questi casi, tropp0 poco pronunciati o mancano anche; di guisa che il tumore caldo, rosso, edematoso, doloroso e fluttuante è inevitabilmente preso ~er un ascesso. se t.al volla queslo errore di diagnosi è dovuto alla negligenza del chircurgo, vi sono per contro dei ca~i in cui l'errore non può essere e\·itato. · Cosi, su ?.7 osservazi(mi riunite da Mourret, 5 voHeTaneurisma fu preso per un ascesso ed aperto. La conseguenza dell'incisione fu l'amputazione della coscia, seduta stante )n due casi; dopo legatura della femorale in un caso; una volta la compr·essione della: ferita arrestò l'emorragia; infine, si ebbe un caso di morte rapida. Da quanto sopra ne deriva cfie deve essere attento ed accurato l'esame di un arto fratturalo ed affetto da lumefa:-~ione considerevole. Sarà sempre necessario pensare alla possibilità di una rottura va~colare, per poterla ricercare, conoscere e curare a tempo. Fatta la diagnosi, la vera cura degli aneurismi diffusi complicanti le fralture della gambà consiste nell'aprire a~et licamente il focolaio, nel nettarlo completsmente, nel ricercarE>, afferrare e legare le due·· estremità del vasò diviso ed a chiudere la rerìla, s.enz5t mettere il drenaggio, avendo la precauzione di faf'e suturé profonde esattamente strette. Checchè ne abbia detto Dupuylren, le ricerche saranno sempre 1:3
LUVISTA
abbastanza facili per un chirurgo alquanto esperto nelranatomia, e tanto piu facili quanto più e:::se sAranno fatte subilo dopo l'accidente. Sussiste, é vero, quesfobbiezione: non si hanno mai dati certi sull'arteria ferita. Ma si può rispondere che in generale, la sede esatta non è necessaria; basta conoscere se l'aneurisma si è formato nella loggia anteriore o nella loggia posteriore della gamba, e ciò è in generale abbastanz& facile ad essere riconosciuto, la sede della raccolta l'indica. E se, per caso, come in un'osservazione citata da Mourret, esistono due raccoll.e, la più grande deve corrispondere alla region~ dell'arteria ferita. Se l'aneurisma è anteriore, si dovcà legare rarLeria tibiale anteriore. Se è posteriore, fa1 à d'uopo fare le ricerche, sia sull'arteria peronea, sia sul tronco tibio- peroneo, sia infine sulla tibiale posteriore, ed, in quest'ultimo caso, l'assenza o l'indebolimento dei battiti dielro il malleolo inter no indicheranno una ferita -di questo vaso. Di guisa che oggidi si può nel modo seguente formulare il trattamento degli aneurismi complicanti le fratture della gamba: incidere il focolaio, ricercare rarleria ferita, tor·cerla o le~arla. e chiudere la ferita in modo da ~(lpprimere qualunfJue cavita, per piccola che sia, aeondizione di adoperare la più rigorosa asepsi. La legatura col metodo di Anelio-Hunter e l'amputazione devono riservar:òi ai casi, in cui qualche grave complicazione (:::uppurazione, gangrena) rende la legatura delle due estremità. ioutilé ed impossibile .
F. ÙPPENHEmER. - Estrazione di un proiettile dalla. cav ità na.sa.le. - (Berliner klinii$che Wochensehrift, nu· mero l, 1893).
L'autore e~tras~e dal nal'O un JH'Oieltile ad un paziente, che 1:2 ano: prima aveva cvr·so pericolo di vita per un colpo J'arma da fuoco sul capo. Il malato si lamentàva di una secrezione fetidissima del naso. All'esame diretto si riscontrò una massa grigio verdastra, friabile. Poichè il pazLente, 12
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CHIRl!RGICA
.eMi fa, aveva contralto sifilide, gli fu prescritto I:joduro di
ilotassio. Al secondo esame si ottenne lo stesso risultato. 11 relatore pensò che quplla mas~ fosse un proiettile. e .di fatto, dopo essersene bene accertato, lo estrasse. oopo l'operazione il relatore potette osservare, da cica'lf,rice ancora esistente, che il proiettile era disceso dal cer· ·-<rello nel naso. Il malato non presentava sensibili disturbi motori o psicbici.
c. s. IS«Jl pronostico e tratta mento delle r.otture della milza. - D. E. VtNCE:-<T. (Reoue d-J Chirurgie, giugno e luglio 1893).
Si ritiene comunemente che la terminazione dei casi veri -di rottura splenica sia costantemente la mortE':_ una sola con-
-dizione potrebbe motivare un prooostìco non assolutamente >lllortale, cioé la preseilza .di aderenze perispleni.che capaci -di impedire lo spandimento del sangue nel periloneo. Que~to ~iudizio del Collio dato più di quarant'anni fa non venne .ancora modificato: lo spoglio delle letterature meçliche dei vRri paesi dà un numeeo a.bba~tanza considerevole di casi, .quasi tutti colla medesima términa-zione fatale; appena si tro-van.o alcune osservazioni date come casi di guarigione e an.eora nessuna ammessibile alla critica come caso di indiscu<tibite Jacerazione spleni~a. Un esame delle statistiche pubblicate su questa lesione mos~ra la proporzione enorme della mortalità, quasi cQstante: J casi di guarigione sono pochissimi, e giova ripeterlo, non tutti ir;discutibili; as~erzioni ·provate dalrautore eolie rela.:.Zioni dimostrative di parecchi dei casi indicati' di cui una pevsonale. Ma devesi assolutamente ammettere che la gu~rigione co-stituisca un esito lanlo eccezionale nelle lacerazioni .della mi:Jza ?. Alcuni dei fatti citati mostrano la guarigio}1e possi~fle e specialmente l'osservazione dell'autore in cui, eon
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RIYISTA
ipertroJìa spleniea in un i11dioùluo affetto da cachessia malarica si ebbe rottura del viscere in seguito a una caduta~ sopraooioen:;.a con uno spandimento sanguiyno eonsidereoole nell'addome. laparotomia consecutiva e guarit]ione. In alcuni CbSi di guarigtoue si po:;e io dubLio la realtà della lacerazione spleaica: tal~ incertezza dipende da cio che la diagnosi è difficile assai a stabilirsi sul vivo, e non si ritieue per certo ìl fatto che allorquando è reso evide.nte all'autopsia. Da ciò ne deriva In conseguenza che dei ca~i di lacerazione della mtlt:a. seguiti da guarigione possono rimanere sconosciuti percbè non venne fatta la diagnosi di questa lesione. Con parecchie osse1·vazioni t·iportate o riassunte da ,·ari autori e specialmente df'l Collin viene dimo$trata. la possibilità di rotture superficiali della milza assai leggiere,. senza Jacera1.ione di grossi vasi, senza grandi spand1menti sanguigni, limitate alla sola capsula, perfino senza emorragia. ~elle rotture superficiali si forma e si depone alla loro superficie un essudato di linfa plastica che contribuisce ad arrestare lo scolo sanguigno ed a produrre il lavoro di ckatrizzazione: ma anche nelle lacerazioni più profonde si constatano modifi<'azioui curatrici• analoghe, la formazione di coaguli fibrinosi resi::tenti, in via di organizzarsi, quaiOI'B la sopravivv~oza sia suflìciente a permette-me lo sviluppo. Con un altro meccanismo pu6 ancora prodursi l'emoslasia in queste rotture, a condizione che la quantità di sangue versato nel peritoneo non !"Ìa cot'ì forte da produrre rapidamente la morte, e sarebbe l'interposizione fra le labbrA delta lacerazione, di una piega di epiploon che vi si applichi come un -turacciolo e vi contragga aderenze: anche questa eventualità vien dimostraLa possibile da qualche o~servazione di fatti constatati. Per lJUanto poco numerosi i falli constatati di rotture spleniche su~cettibili di guarigione, purA e~stooo e sono innegabili e l'autore a confermare meglio la sua tesi riferisce un'altra storia personale di uu caso di lapar otomia praticata per errore di _diagnosi, ed in cui prodotta accidentalmente una lacerazione della milza enormemente ipertrofica .presa
CHIRURGICA
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.ed operata per una cisti ovarica, ottenne non solo la cicatrizzazione della lacer~zione, ma anche la scomparsa del -tumore splenico in seguito all'itHervento. La sparizione di ~ltrni neoplasmi in seguito all'apertura -del ventre é ~ggì bene conosciuta, ma è 1Jur s.empre un fenomeno che èccita Ja sorpresa e che non riceve fin<lra spiegazione. L'autore crede quindi di poter stabilire questa prima con· -siderazione relativamente aìla gravit·à delle lacerazioni !:<ple· niche, che cioè il loro pronostico non é fatalmente mortale poiché esistono: to delle lesioni superficiali, leggiere susceltibili di gua:rigione spontanea., innegabili ; 20 delle lesioni in via di cicatrizzazione riscontrate alle .autopsie; 3• dei casi dubbi forse, n.1a probabili di guarigione; 4• dei casi rari, ma certi, di guarigione. Tale considerazione, secondo l'l)-tìtore mostrerebbe che la fatalità del pronostico fu esagerata perché un diagnostico in!".ufficienle lascia sfuggire all'osservazione un cérto numero di casi che terminano colla guarigione.: potrebbe <:\arsi -elie i progressi della terapia còntribuissero pure a diminuire la gravità del male. Esamina in seguito la questiòne se vi. sia un trattamento curativo efficace di tali _lesioni: gli autorì anche a noi vicini, Vigla nel 18H, Collio nèl 1.855, Bes.pier nel Dictonaire en-' ..cgclopedique asseriscono nettamente che non oi è trattamento nelle rotture oere della 11tilza, non può e~rseroi che .tjualche indicazwne a cui rispondere: ed anche al pres~ote bisof!na cnnfessare che 'nell'immensa maggiCJrariza dei casi -sarà lo stesso poiché la rapièlità degli accidenti non lascia il più delle volte il tempo di agire; ed anche nei èasi di più i unga sopravvivenza .l'incertezza delli1 diagnosi impedirebb'e ~empre l'intervento atlivo. La causa abituare della morte è l'emorrag!.a la ctii fre·qtrenza ed abbondanza da luogo a sincope rapidamentè morble, ciò è dimostralo da t11tti i fatti riportati: importa però - precisare colla statistica la durata della sopravvivenza onde
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RIViSTA
stabilire se essa sia abbastanza lunga da permettere l'intervento. Sopra 77 casi di rottura della milza, con indicazionedella sopra1•vivenza, si hanno 41 malati vissuti al massimodue ore; il 5~ p. cento; 17, vissero da 2 a 21 ore, il 22 p. cento, e 19, cioè il 24 per cento sopravvissero oltre le 24 ore. Queste cifre dimostrano in qual ristretto numero di casi sia possibile l'intervento, notando ancora che pure in questo ristretto numero le difficoltà della diagnosi si aggiungono a ridurlo sempre più a proporzioni esigue. Parec~hi processi razionali esistono per combattere gli accidenti che si determinanv in seguito alle lacerazioni spleniche: nei casi seguiti dii peritonile il trattamento non differenzia da quello àelle peritoniti, larga apertura, e lavatur& con o sen1.a drenaggiiJ della sierosa: negli spandimenti sanguigni si può usare per l'emostasia la compressione generale dell'addome, e la la pa rotomia che permette di agire direttamente sul. focolaio della rottura, seguita o non dalla· spleneclomia: tutli mezzi però che dobbiamo riconoscere non fondali che su indicazioni teoriche, ma il cui valore non .t dimostrato da documenti. La compressione contribuisce nel favorire l'emostasi accrescendo la tensione della cavit4. addominale. Masler propose d'injettare parecchi litri d'acqua fredda nel colon nella speranza di comprimere la milza dal basso in alto, ma il liquido iojettato non resterebbe nel grosso intestino ma supererebbe la valvola ileo-cecale, e se anche vi rimanesse sarebbe impossibile distendere l'intestino ad un grado tale da pot-er comprimere la milza. L'autore propone di fare lacompressione elastica e forte su tutta la parète addominaleanteriore medjanle varii &trati di cotone e fasciatura molto tesa, senza produrre scosse per non aumentare le lacerazioni, e facilitala da preventiva inj<!zione di morfina aH'ipocoodrio sinistro. Questo processo dovrebbe essere sovratutto efficace nelle rotture di milze ipertrofìche senza .ram· mollimento troppo accentuato. La laparolomia pare dovrebbe essere il trattamento indi cato per frenare le emorragie spleniche, ma di fatto rara-
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CB.IRURGICA.
ro" 11 te si potra af}plicare e non CO!'lituirà che il primo tP.mpo di una operazione, il cui secondo tempo consisterà o nella
compressione diretta colla garsa jodoformica, o nella sutura dei margini della lacerazione, nella allacciatura dt>i vasi rotti, nella cauter·izzazione col terroo-cauterio, o ne la splenectomia. La compressione diretta non é fattibile che nelle lacerazioni della faccia <·onvessa di grossE> milze e pare in l.lJli casi possa riuscire, come fu efficace a Dalton, Micheaux e Labbè in casi analoghi di lact>razioni o ferite del fegato. Poco affidamento dovrà farsi sulla sutura dei margini, per la poco rtsistenza del tessuto splenic.o che si lascia lacerare dai fili, massime se già alterato, eccettcchè si trattasse di milze sclerMate. con capsula ispessit<i da perispleniti pregresse. L'allacciatura dei oasi non sara applicabile che nella rottura di grosse vene superficiali; ma allora ~l sangue ne sorte con tanta rapidità che sopraggiunge la morte prima che si abbia il tempo d'intervenire. Forse la cauterizzazione col termo· caute T'io sarebbe più efficace. almeno ~u Jacerazioni superficiali e 1·istrette ed in una milza sana; di effetto più dubbio in milze alterate. La splenectomia è il vero mt>zzo radicale per sopprimere l'emorragia, ma anche questa potrà raramente praticarsi per molteplici condizioni sfa•orevoli: l'indebolimento rapido ed eccessivo delle forze per l'emorragia; il cattivo stato generale per cachessia palustre .dell'infermo; l'abituai~ ipertrolìa cospicua di tali milze che complica per ~e stessa notevolmente la loro o perazione. I casi in cui la splenectomia sarà più indicata sono quelli di rotture traumatiche di milze sane e normali in persone sane, e allora, se praticata abbastanza in tempo essa darà buoni risultati. Ma della splenectomia come degli altri processi non dobbiamo farci troppe illusioni: il loro campo d'applicazione sarà sempr e molto ristretto e limitato. A. C.
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Elettrolisi nelle anohilos1 1lbrose. Journ. , 2 settembre 1893).
GW YER -
(Br t t. Meri
Il dott. Gwyer (An.n. of surg. agosto 1893) r ichiama rauen. zione dei cltirurghl sulla grande efficacia della corrente gaiTanica per distruggere le aderenze fibrose di nuova formazione. Egli u~a ordinariAmente un grande elettrodo piano e uno a spugne con manico. Il grande elettrodo e in comunic~ zione col polo negativo e dev'esser e applicalo sulle aderenze; il piccolo sul lato opposto. Entrambi gli elettrodi debbono essere bagnati in una soluzione salina e la piu efficace si o mosL1·ata quella di cloruro ammonico . La corrente é ro,·esciata ed aumenLala finché il paziente nor: può più tollerarla. Più antiche sono le aderenze. piu forte dev'esser e la cor rente e G-.vyer ha più fiducia in una corrente forte u;3ala poco tempo che in una debole usata più a lungo. La correQie dev'essere applicaLa da JO a 30 minuti ad intervalli da l a 5 giorni. G. G.
Nuovo metodo per fissare 1 frammenti eU fratture composte e non oonulldate- S.SN:o~ - (Br ìt. Med . Journ., 2 settembre 1893). Il prof. Senn (A nn. of surg. agosto 1893) fa una ser·a difesa a favore del metodo di r icurrere più freqoente meote a mezzi dir ei!i per fissare j framm enti di fl alture comp(}sto e non consolidate. A preferenza delle suture. dei chiodi, delle Yiti, dei cilindri d'avol'io e dei elamps, Senn raccomanda, a g ui~a di ferule inteross~e riassorbibili , dei cilmdri ossei tlcuti e perforati introdotti nella cavità midollare i quali non ostacolano la formazione del callo e sono più rapidamente ria sSOI'bili ch.e i cilindri d'a\Torio o metallici. ·Ma il più sicuro e efficace mezzo di fissare direttamente i frammenti d'una frallu ra obliqua si é l'usare una fer ula ossea applicata h1 modo da circondare entramb1 i frammenti. Tale assicella
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CIIIR(;Bf.JCA
CtrCOlare f•reYiene alfa perfezione> gli SpO~lamenti laterali 8 longituJtnali: la rotazione del membro sottoslanto alla fra l· tura e l'an~olarilà del focolaio dt essa doHà essere pre,·enuta da un'aRsicella al gesso. Senn ha usato questo metodo tre volte e con eccellenti r 1sultati. G. G. una nuova slrlnga intratlmpanloa.. JJe.J. Journ. del 9 settembre 1893).
MrLLlG\:O.r -
(Bri.'.
Il doll William :dilli~am di :\Janchesl('r dice cbe la prima condizione da soddisfare nei ca!<i di affezioni suppurati ve dell'orecchio meJio é quelltt di puli re completamente e S\'l'llpolosamente la mucosa timpanica dimodochè le applicat.loni tnpiche po~sano Agire dirett.amente sullll superfir1e 8 mmalata. Le difflrolt.à di ciò 6!'!E'guire Rono alcune volle mollo ~randi. Questo è 11 caso quandf) la coesistente perforazione c molto piccola o situaLa troppo in allo sulla superJlciP èella membrana del timpaliO, p. e. quAndo la perfora· zione e nella membrana flaccida di SbrappeU.ln simili clrCO"Ianz~ il m-lodo o rdinario di siringare Jun~o il condotto auditivo esterno ò insufficiente. Pochissimo liquido trova pa~Sag!riO attraYer"() la piCCOla rerforazione per penetrare n~>lla ca\ità dell'oreccluo medio e cosi nettare la membrana mucosa all'ella. In molti cMi le lAvande dell'orecchio med10 per la " ia della tromba ù'Eustachio sono senza dubbio !<Odttisfaceuti, ma !"fortunatamente molti pa1.ienti :3offrono pet passa~gJO della sonda. Vari otoialri hanno invenlato delle ~iringhe intratimpanicbe atte ad essere introdotte nell'orecchio m edio pel m e~Lo auditivo a llraver~ndo la perforazione del timpano; lt·a le altre quelle di Harlmann, Blake, Polilzer e Prilchard ban reso e rendono buoni servizi. Esse 11er tanto sono un po' dirtlcili a maoeggiarst e. per la ro· Rizione in cui debbono essere tenute, impediscono parzialmente di vedere le parti dell'orecchio profondamente situate. Oltre a ciò e dtfficile tener rermo lo strumP,oto menlre, al tempo stesso, devesi compiere l'atto del siringore. Questo difficoltà sono in certa guisn sormontate Ul'ando una siringa
RI:VlST., CHIRUt\GLCA.
ìntratimpanica alimentata da un serbatoio situato in posizione elevata. I vantaggi di questa forma di siringa sono: -1o) essa può essere tenuta perfettamente ferma quando il liquido flu isce dal serbatoi!) nell'orecchio medio; 2•y che durante tult.o il tempo dell'alto op-erativo il punto della siring-a è costantemente tenuto d'occhio; 3•) che modificando l'a1tezz~ qel serbatoio la pressione del liquido può essere re~olata a seconda delle speciali indicazioni d'ogni singolo caso. G. G.
IUVISTA DI ANATO~IIA E FISIOLO.GIA NORMALE E
PATOLOGICA
RoDoLFo VfRCHow. - Trasfortnlsmo - e discendenza. (Berl{n.er klini~che Wochens~hri]t, N. 1, 1893). L'ipotesi della qisceudenza dell'uomo da un animale J?on è affatto provata. T.utto eiò che noi sappiamo dell'uomo· ro:::sile o preistorico dimostra che egli già era homo sapiens. Nessuna razza umana bianca ba avuto mai origine da negri; . nessuna famiglia di negri ebbe mai origine da popofo bianeo. Considerato l'uomo ~al la\o fisico é .dà ritenersi quale animal~ ed è da lungo tempo conosciuto che alcuni ani.mali sono ad esso più simili di aUri. Tanti> Galeno., quanto anatomici dell'antichita fondarono l'anatomia èell'uomo in base alla strutiùra delle scimmie e di altri .vertebrati. Meck,et conobbe l'analogia, che esiste nello sviluppo dell'embr ioM umano e di quello di altri vertebrati e questa con-o scenza servì a lui per jspiegare numerose deformità. Ma nè -eon tali conoscenze, n~ col fatto da lungo tempo noto che alcune di
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RmSTA. DI ANATO)(L\ E FlSIOLI)GlA
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queste !leformità sono eredilsrie, abbiamo potuto risolvere la questione principale. L'auLore é di avviso che molto possa giovare a ciò la patologia e ripete una sentenza di Alberto von Haller: pathologia physiologia m illusl'rat. La discendenza o il lrasformismo possono ricever-e molta luce dalla ft~iologia cellulare. · La biologia della rnalattia può concepirsi solamente dal lato cellulare; la base della palologia sta nella conoscenza della vita normale, e perciò l'autore, 40 anni fa, deftoi la pa· tologia, una fisiologia cellulare. I fenomeni della trasformazione sono di due specie o schiettamente cellulari, cioè le singole cellule si dispongono in modo, che il tipo del tessuto diviene un altro; o il mutamento consiste in una nuova disposizione e combinazione delle cell ule e dei tessuti negli ot·gani o nelle parli del corpo, mentre la loro struttura rimane invariata. Il primo modo è designato quale trasformazione cellulare (metaplasia); il secondo quale trasformazione organica o mostruosità. Alcuni patologi, cinquant'anni fa, ammettevano una terza forma di de~enerazione, cioè ùi cellule specifiche, che si sarebbero formate solto circostanze patologiche, come cellule del cancro, del sal"coma. corpuscoli tubercolosi. ;\fa l'autore dimostrò che le cellule del cancro sono epitelioìdi, quelle del sarcoma fibroidi, quelle del tubercolo linìoidi e la doltl·ina della eterologia acquistò nuova im(}ortanza. Le cellule patologiche hanno senza eccezione prototipi fisiologici e perciò, oltre i tipi del corpo umano, non danno origine a nuove forme. Ogn.i struttura abnorme, facendo astrazione dalla massa o dal ' tempo di sua formazione, può solamente manifeslsrsi con disposizione anormale. Ma anche la d1sposizione delle cellule nei tessuti non oltrepassa mai i confini fisiologici. La cute umana non produce mai né penne, n è ~quamme di pesce; le deformità massimE>, gli amorfi, hanno cute umana, se derivano -dall'uomo, pelle di agnello, se provengono da una pecora. Un dermoide umano contiene peli, un der·moide di oca, penne e precisamente il primo, peli umani, ìl secondo, penne di oca e non di pollo. Cosi ogni o~so di una deformità umana appartiene
IUVISTA
al tipo osso dell'uomo, ogni osso di una deformità animale al tipo animale. ~tolle cellule patolo:riche e molli te"suti patologici sono particolarmente dio. posti alla metaplasia: in tal uni qne'-'18 to.:n.leoza é cosi pronunciata, che essr sono sempre tra~ror· mati. Perciò da lun~o tempo i patolo~i distinsero le rormaztoni in provvisorie e permanenti {per es. nel callo) e iu sen"O analogo si parla orrgi di formazioni per prim.am e per IJe Cllndant intentionem o meglio, s~condo l'autore, per· forma zione diretta ed indiretta. ~f a nessun osso si forma mAi dir ettamente per prunam. in.ten.tionem, l'ossrficazione è sempre un processo secondario. Gli anaLomrci ammettono due specie Ji ossificazione, os.~t/lcatio e cartilagine eJ ossijfcalio e me,,,_ brana, <'ioè. nellt> o~sa a lun~o tubo, si tratta di un'ossificazione da cartilagine epifisaria e di una periostea. Cartrlagine e perioslio (le!'!s'u lo connellivo) fur·ono rilenuli da lungo tempo quali matri"i dell'osc:o. Perciò in O{:tni caso. di formazrone ossea era Ja riconoscere una melaplasia. pokh•' la tela ossea non è nè cartilagine, né tessuto connettivo. Più accurate ricerche hnono iost>gnalo che la matrice non s i cambia direll11menlt.. io tessuto o<>seo, ma prima forma un tessuto pr ovvisorio, che dopo una serie di tr asformazioni e di sladii IJ•ansitC\rii si ossifìca. Il tessuto adrpMO non forma alcuna eccezione a que~ta regola. In nessuna parte del corpo ~~ forma direttamente. Durante la v.ta embrionale si tr·ova la tela mucosa in certe parli del corpo. p es. sotlo la cute, che finalmente sarà :::ostiluita da tessuto adiposo. Le cellule muccse si cangiano in massima parte in cellule adipose, tultavia non senza aver prima. for·mato, per divisione, ammassi di cellule semplici. Anche il Lessul{) conoetti,·o molle può per metaplasia can~iarsi in tessuto ad i po~o, poich,; le sue cellule si trasformano in cellule adipose. Cosi tumori adipo~i (liJXJm.aia) possono f01·marsi tanto neJ.. tessuto soltomucoso dello stomaeo e dell'inleslino, quanto nell'aracnoi.ie del cervel~o. Anche pii.t meravil!lioso è il folto che il tessute> aùiposo può giungE-re ali'ossificazrone. Ciò si osserva particolarmente nel midollo giallo delle ossa, non solamente dopo fr·atture ed amputa-
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DI A~.\TOlliA .E FISIOLOGIA
zioni, rna aucbe neUe os.::a lubulari lunghP ille~e~ ov~ in 1\· Juni ca~i tutto lo spaz1o midollare ~~ riempie di tessuto osseo dur'ù come l'avorio. Anche questa é una metaplasia iu lireltél, poiché il midollo giallo si CAmbra prima in ros..."'' e questo, primA dell'ossifkazione, i'l tessuto fibroso. Ciò indica che il gras"o in primo luogo è riassorl>ilo dalle cellule del midollo, roa quindi subentra uoa proliferuzione cellulare, accompa!!nola rlu alti \'8 conge.::Lione dei va~i sangui~ni ed ha origine ~n te<>suto molle di granulazione, che inoltre le giovani cellule rot mde di questo 1e~ulo secernono una sosLanza basale. che dhrene 3empre piu spessa e finalmente s'impregna di salr di calce. l ntanto 1~ cellule rotonde prendono forma stellata e l'O!.-Srfical.ione è compi. la. La cosiddetta sclerosi del midollo e perciò una complicatissima metaplasia, costituita èa un'ìnlit:ra 3erìe di lrasformazionr 01 tessuti, ognuno dei quali derivo. dagli antecedenti. Il )!raùo più alto di questa osleosclerosi ha ricevuto ìl nome ùi eburnazione, perché uno soc:tanza dura. paragonata pel t'UO grado di durezza all'avorio a cui molto ressomit:rlia, ha "O~liluito il midollo molle primitivo. Si trovano di tempo m tempo tibie e femori. le cui ~azioni rassomigliano rer btrullura in tutto ad un dente d'elet'ante. ~In anche l'islologia e la microscopia de\'Ono inter\'eoire pet' formulare la teoria et'edilarJa. lstologicamente pal'lando l'eburmwone non è allro che os;.iHcazione, poiclte il l~ssulo sclei·otrco neorox·mato è osso e non dentina} quantunque di tempo in tempo possa offl·ir·c una certa somiglianza col cemento dei denti. Se dall'eburnazrone si volesse derivare una conclusione sulla possib1le deri,azione dell'uomo dall'elefante, sarebbe quasi lo stesso se da \108 Ieontiasi ossea ~i vole~ ... e fa re discendere l'uomo dal leone. ~ta ancùe, faceùdo del lutto aslraz l)ne dall'apparente leromorfis mo, rimane tutta' ia sempre l'eturnazione un proces<>o patologico con pal'licolat·ità òel lutto delerminate. Un fisiologo avrebbe sempre dirlìcolts nel riconoscere in es~a un tessuto normale. La formazione di un callo interno dl•po una thlllura è un pt'ocesso rig-enerativo, mediante il quale si otterrà una rcslituiio ad integrum; ed anche se queeto
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pr oce!:so giungerà alla pr(}literazione, cioè se formerà p1u <li quanto i' necessario (callas lu;;curians), tuUavia é slr&Ordinadament., utile. poichè ripara ad un esistente disturbo dell'organismo e in tuttt 1 suoi sladii ben conosciuti -corrisp'oude ai processi dell'ossitìcazione tipica. L'eburnazione come tale, anche nella sua infima forma quale callus iniernU$, è senza dubbio atipica, e rimane tale, anche se assume uo cal'atler~ permaneule. Propriamente parlando il processo è rigenerativo anche se il tessuto osseo neoformalo per nuova metapla~ia diviene spongioso, o midollare; poichè nell'jnterno di un osso normale non si trova alcuua tela ossea. ma tela medullaris, e finché non vi si for ma una nuova midolla, rosso non ha ancora riacquistato la sua forma tipica. Il callus internus appartiene adunque ai tessuti p.rov visorii. La teol'ia cellulare dell'autore omnis cellula e cellula spiega l;>ene l'inlricalo processo della ossitlcazìone. Se il tessuto o~seo si cambia io tessuto midollare, il Less~lo mldolfare in lP$suto osseo, mentre importanti mutamenti hanno luogo nella sostanza fondamentale, e~i,tono num~rosissime cellule, le quali. indifferenti a tutti i mutamenti. cooser"Vano le loro proprietà \'ilali, ma in a r monia con le muLate condizioni di vita pre11dono nuova forma. Ciò può denominarsi adattamento istologico. Le neofor ma.zioni oss~e dal per iostio sono costituite da ~llule di nuo'a formazione provenienti da segmenlaziooe delle stesse cellul~ del perioslio. Inter pretando la periostite essudati11a eome esito di una peoliferazione di cellule preesi· stenti diviene chiara la spiegazione dei complicati fenomeni e l'ossificaziooe perlostea rientra nel gruppo dei processi eeedital'ii. Nello stesso modo si spiega l"ossijlcatio e cartilagine. Sull'Msilìt:atio e medulla l'autore fa alcune breYi osservazioni . se questa avvit!ne nel midollo rosso, tessuto ricco di cellule, la difficoii.A teor etica è minore; poichè i processi delJ'eburnazione o ~ella formazione dei caUo interno negìi a dulli si osserva, il più. delle volte io ossa, che contengono miùollo giallo. Se si osset•va uo tale midollo senza speciale
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Dl A...~ATOliU. E PISIOLOGL\
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prep&razione o norme adt>guate non si veggono cbe gocc."'El di gras~o (!!ocre di olio) e più di «> anni fa era quasi coroune opinione, else il gt·asso fosse solt.anto un !"ecreto od essuJaLo !"lratificato nello spazio midoUare. Non si pen~va punto, che que,te goccioline di ~~·asso formnvano solo il eoull'nUl•) artiflciule in luogo di Cd)ule distrulle e CUe il mi· da'lo osseo non costitui,·a un semplice accumulo di grasso Jiquulo, ma un tessuto adiposo. L'Autore dimostrò che le cellule cartsla,:tinee si cambiano diJ'ettameote in cell'.lle adipose e il ~ras!<o è costiluslo da cellule per azione loro diretta e che non è nè un secreto, nè un infillralo. Posto ciò per base ru facile esl.ender·e l'osservazione anche al midollo QSSE'O.
Alla teoria dell'autore che i tessuti neor•• rmati, in generale, derivano da tessuti piu antichi, che le ç:iovani cellule banno orifrine da cellule antiche del tessuto primi Livo si tentò roslrluire la dottrina che nei prOCf''-~Ì rigeneratiti le Cf-llule elle compaiono non derivino da quelle stes~e dei tessuti, ma •la un'essu.lazione specifica dovuta ai leucocsU ed alle cellule linfatiche. Warton, Jones, Gustavo Zimmermann e Cnhnheim furono i sostenitori di questa teoria. Essa però, ancile accettata in lullo, non è contraria in t•rincipio alla patolo~ia cellulare. Anche in questi casi la neoformazione è ereditaria. solarnente devono essere cercale altrove le cellule orrginarie. Pero dubbia 1·isnane non solo la pàrle che prendono le cellule bianc·he del sangue nell'essudazione purulenta, ma anche se l'e.,sutiazione purulent.a rappre"enti il principip di una trasformazione. Nell'ultimo congresso medico internazionale in Berlino (1890) la discussione sul tema sino a qual punto i leucociti prendano parte alla neoformaz1one di tessuti non fu p~r nulla favorevole alla nuova teoriA. La possibilit.a di una j)l'Oliferazione é collegata alla continoa7.ione di vita delle cellule. Alcuni e!Prnenli rimangono piu lungo tempo o più corto tempo, dopoché hRnno perduto le loro propl'ietà vitali. Lo smalto dei denti, l'epidermide, i peli e le unghie nelle loro forme permanenti non sono parti 'Viventi e percul non su~t:ltibili né d1 una rigener azione, nè
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RIVISTA
di una proliferazione. I globuli rossi banno pure, dopo per· duto il loro nucleo, soltanto un'apparenza di vita. Anehe elementi, che hanno raggiunto il più allo grado di loro individuale sviluppo, come cellule ~angliari e fibre muscolar·i stt'iate non sono più in grado di produr-re un'attiva pr·oliferazione. Perciò s~no necessari determinati tessuti fondamentali, come li pos~zgono l'epidermide, i peli e le unghie Per sostituire queste parti e formarne di nuove; il sangue senza speciali organi formativi verrebbe meno. Smalto di denti distrutto, cellule ganp;liari degenerate, fibre muscolari striate perdute, almeno per l'uomo, non sono sostituite. Un gran numero di elementi, all'incontro, posseggono in massimo grado questo potere di proliferazione. Un piccolo numero deriva da proliferazione di parti omologhe; cioè di parli in cui é completamente riprodotto il tipo del tessuto originario. Hanno ad es. questo potere .il maggior numet•o di form~ di epitelio ed endotelio, compreso quello delle cellule glandolari, le glandole linfatiche, la cartilagine, il tessuto connettivo, le fibre muscolari lisce ed anche le fibr~ nervose. ~ella sua forma piu semp1ice e nella sua più graPde purezza si manifesta qui l'origine ereditaria. I n un altro gruppo di tessuti la proliferazione raglliun!!e il suo scopo finale solamente pE-r metaplusia, cioè- con un~t intiera serie di formazioni provvisorie e di ripetute trasfor·mazionì. A questo gruppo appartengono non solo il tessuto aJiposo ed osseo, ma anche ad es. i corpuscoli rossi d<'l sangl!e, le fibre della lente cristallina, la dentina. Quando hanno rag:giunto la loro forma permanente, la lor9 disposizione è diversa da quella delle cellule o del tessuto, da cui èerivano; il loro tipo ha subito cangiamenti ed esse possono, in certo senso, essere considerate come <>terolo~he, o meglio allotropiche. Lo stesso avviene per alcune neoformazioni. La nuova cartilagine pu6 deri\'are da antica cartilagine quale risultato di neoformazione omologa, ma si pu.ò formare anche per la via della proliferaziooe allotropica dal tessuto connettivo, ad es. dal perjostio; così il tessuto connettivo può derivare da tessuto cpnnettivo, ma anche da cartilagine. L'epitelio
•
D[ A~HO~IA E JIISIOLOCJA
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paYimentoso derh·a regolarmente da epitelio pavimentoso.
ma come numerose nuove r icerche hanno dimostrato, può anche avere origine da epitelio cilind:-ico, egualmente che da epiteli/) ''ibratile. Nella molliplicità dei pr oce!"si formativi di tes~uti si possono tenere presenti alcuni punti principali. Nelle neoformazioni allotropiche si distinguono due gruppi, dei quali ognuno comprende soltanto un ristretto numero di tessuti. Il primo è costituito da tessuto epiteliale, l'altro (Reichert} da tessuto di sostanza connetti va. il quale racchiude non solo il tessuto connetti vo proprio, le par·ti fibro>:e e i tendini, ma anche cartilagine, ossa, tes::.>utc mucoso ed adiposo, come pure midollo roBso. Fra i singoli membri di ognuuo di questi gr·uppi è possibile il più allo grado di mutamenti. D'onde deriva che la parola typus è straordinariamente equivoca e può condurre a gravi malintesi. Ognuno dei due gruppi po:>siede, per cosi dire, un tipo di fttmiglia generale, ma inoltre una serie di tipi speciali. Epidermide ed epitelio pavimPntoso, cellule cilindriche e vibratili, adenoide, cellule glandolari ed endoteliali hanno fra loro affinità di famiglia, e costituiscono il tipo epiteliale; ma inoltre ognuno di essi ha il suo tipo speciale. Sono tulli « tessuti di ~ostanzs connettiva , mescolati con più o meno di sostanza intercellulare, ma questa mostra le più grandi differenze tauto nella compo~izione chimica, quanto nella costituzione mol'fologica. Nonostante per met.aplusia si cangiano spesso fra loro. Lungo tempo è stato discusso per sapere sino a.-qual grado sia possibile una metaplasia etProlo{!a. Alcuni osservatori affermarono la provenienza di fibre muscolat'i dalle cellule fusifonni del tessuto connelLivo e descrissero ls degenerazione del tessuto muscolar·e in tessuto connettivo. Lo stesso autore fu di parere che gli elementi epiteliali, ad es. nel carcinoma, deriva!:sero da cellule di tessuto connettivo. Ora non è possibile riso1vere tale questione, però è dubbio cile tutte le cellule di carcinoma deriYino da proliferazione epiteliale omologa. Anche ~e si fosse obbligati a dimostrare che, in opposizione alla dommatica dottrina degli embriologi, esisla una H
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RlVlSTA DI
A~ATO'flA
E FJSIOLOGTA
formazione epiteliale eterologa, rimane tuttavia jmmutato il fatto, che non esiste alcuna specie di epitelio od endotelio patolo~ico, il quale non abbia il suo pr()tolipo nello svtluppo fisiologico del corpo; che realmente anche nessuna cellula esistente nel nostro corpo nel vero senso è atipica. Qui sta il limite della metaplasia. La patologia non offre alcun appoggio per un più hu·go sviluppo del concetto della discendenza. Il quesito della trasformazione organologica è da risolversi in maniera del tutto diversa. La disposizione di diversi tessuti in un organo, la formazione di sistema maggiore meruante disposizioue complessa di diversi ot·gani, racchiude c'lsi grande estensione da poterne risultare le più manifeste deviazioni dal tipo normale. :\la l'autore è fermamente convinto che ogni ca!'O di disce11denza nel senso di Dar win, cioè ogni deviazione dal tipo dell'or ganismo progenitore, rappresenti un processo patologico.
. c. s.
STROEBE. - Sulla. degenerazione e rigeneraz!one di nervl p~rlfericl
dopo lezioni traumatiche niscfte Wochenshrifl, N. 35. 1893).
(Berliner kli-
L'autore con adatti esperimenti e con metodi di colorazione, ha tentato di risolvere la controversia, se la rigeneraz1one di un tratto di ner vo diviso avvenga per aumento contiguo dello antiche fibre nervose nella parte centrale del moncone, oppure una neoformazione nervosa discontinua da singoli elementi cellulari, specialmente da queUi della guaina di Schwan . Le conclusioni di Stroebe sono che non ha luogo una neoformazione nervosa discontinua da singole cellule o da elementi connettivi come pure che non avviene una riunjone delle fibre separate senza degenerazione della porzione periferica, insomma una cosiddetta riunione di fibre nervose per [ll'imam i ntentionem . C. S.
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tliVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE
Contrlbuz.ione all'anatomia patologica della blenorrea dell"organo sessuale maschile.- L'uretrlte oronloa posteriore e la prostatite oronloa. - (Centralblati fur Bakteriologie und Parasitenkunde, volume XIV, N. 8, 1893).
t"J.NOER. -
Sopra -11 casi di blenorrea dell'uretra studiata sul cada·vere. trovò l'autore che la blenorragia cronica della parte posteriore dell'uretra è eguale a q_uella della parte anteriore e si presenta principalmente quale infiammazione cronica del tessuto conneLlivo soltoe.pileliale, la quale percorre due stadii, un primo stadìo d'infiltrazione, di neolormazione di -tessuto connettivo, un secondo starlio di relrazione e <Pinduramento. Negli ~tra ti sup~riori del le!"suto connettivo sotto epiteliale dapprimA ~i localizza il processo ~>d in appresso si estende e discende a considerevole profondità investendo le glandole, l'utriculus, i ductus ejaculatorii ed anche qui raggiungendo il secondo stadio, produce considerevoli alterazioni della parete de l le dette glandole e dei condotti ·escretor i. Oltre questi si r isconlrano ancora due altre serie di fenomeni ·<Ùa considerare in parte quali complicalorii, in parte quali consecutivi. Quali complicalorii sono la malattia delle glandole -dell'uretra, del caput gallinagini.s, della prosl.ata, che decorre in parte quale catarro desquammalivo, in parte quale catarro des.quammati vo purulento; vi è pure da compren~ere in essi il calnrro d'311a mucosa ur etrale. I fenomeni .consecutivi sono costituili da ioduramento del tessuto sotto ~piteliale. Ad essi appartiene la trasformazione dell'epitelio
1\1\'ISTA
cilindrico dell'uretra e del caput gallinaginis in epitelio pavimeotoso, la distruzione delle lacune e delle glandole superficiali, la chiusura dello sbocco dell'utticulus e del duetu8" ejaculatot'ii.
c. s. SulltL durata d'incubazione della blenorragia. - (Centralblatt .fiir B1-kleriologie und Para.sitenkunde.,. vol. XlV, )l". ì, 1893).
LANZ. -
Dalle t~belle di Finger e dell'autore risulla che il tempo. d'incubazione della blenorragia, in generale, è di tre giorni che spesso la blenorragia si manifesta alla fine Jella prima settimana Jopo il coito infetto e raramente più lardi. Rar issinù sonc> i casi, in cui la gonorrea si manifesta dopo decorso di s ettimane, e l'auto1'6 ne cila due, nei quali l& blenorr-agia comparve rispettivamente 5 e 10 sellimane dopo. l'ultimo coito sospetto. I gonococchi esistenti nel secreto pu1'ulento confermarono. la dia~osi. ~on può assolutamente escludersi the i dueindividui si sieno infettati in modo diverso anzichè col coito, ma è poco attendibile, perchè è noto che tali infezioni (con la biancheria, con gli urinatoi sudici, ecc.) sono rarissime,. poiché il pus blenorragico perde presto la sua infeziosità a contatto dell'aria.
c. s.
- Nuova malattia cutanea a.fflne all'orlicad& .ed all'eritema. (Brit. .'Wed. Journ., 2& agosto 1893).
R AMSt..Y-S MITH.
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Il dott. \V. Ramsay Smith ba rirerilo nell'ultimo congressomedico britannico che egli negli ultimi tre anni ha avuto l'opportunità di osservare circa 50 casi di una malattia cutanea così be'! definita e con sintomi così precisi da meritare un nomè speciale .
DEI.L.E MALATTIE VENEREE E DRLLA PELLE
z13
E!!'li ritiene l'affezione ~ostituzionale con manifestazioni tocali e dipendente da distuebi del ~isLema nervoso. La comparsa dell'eruzione è preceduta da un certo numero di di-sturbi generali accompagnali da sensazione di caldo e prurito localmente. Esso può oss-ervar$i su tutti i punti del cor~o, ma sembra avere certi lu<>ghi di elezione p. es. la parte s-uperiore dell'addome e le membra. Il carattere dell'eruzione varia, ma ciascuna Yariehi può contemporaneamente osservarsi nel mede$imo indiviJuo. Dllpprincipio essa ~i mostra sotto forma di macule- di colore bianca~tro o rosso pallido del diametro di circa 1/ , di pollice. In poche ot•e l'aspetto -muta. Le macchie diventa.no rosse ed eritematose: parecchie 'Possono trasformarsi in papule, altre, specialmente quelle situate sulla superficie dorsale delle dita, hanno l'aspetto di tlittene da cui fluisce un liquido chiaro se rotte. La grandezza e il numero di tali macchie variano nei vari individui e nello stesso indiYiduo nelle varie eruzioni. Alcune volle tutto il .corpo dal capo ai piedi é coperto da larghe, irregolari placche .eritematose; ordinar iamente però le macchie sono piccole discrete. In un ~ol caso il treno fenomenico é !:italo seguito .dalla presenza d'un'unica macchia isolata. Durante il 1• e il -2- giorno l'eruzione è acc<>mpagnata ot•Jinariamente da grande malesser·e locale e forte prurito. Questo decresce dal 3° al ~o giorno ma nel fratt~>mpo può avvenire una nuova espulsione accompagnata dai descr·itti sintomi. Le papule scompaiono in 2 o 3 settimane. Il genio epiden1ico della malattia <è notevole: esso si propa~a a distanza anche di uno o due miglia, e quando scoppia in una casa è molto difficile che tutti gli inquilini non ne siano affetti in un paio di giorni. Quanto al trattamento il dott. Ramsay Smith dice di aver ;avuto bu<>ni effetti dAll'uso deHa crema alla vinolia nello -stadio iniziale quando cioè Te macchie erano appellà comparse e quando erano ancora di colorito biancastro. Sembra -che questa crema diminuisce !"intenso prurito ed evita l'eruzione di nuo,·e macchie, il che pare dovuto all'azione del graltat•si e del fregarsi: Negli stadi consecutivi, quando le m'lcchie hanno assunto l'aspetto eritematoso, giova moltis-
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RIVISTA
simo una pomata al 25 % d•ittìolo ~ lanolina. Il tratf:amenl.o!d'ogni eventuale com_piicazi.ooe da parte degli organi interni è di molta importanza. Nei bambini è utile una purga di 'ca!Qmelano. Larghe dosi di chinino al principi 1 d'ogni es}Julsione, come pure l'antipìrìna, si mostrano, ma non sempr-e"" efficaci: più fiducia merita il calomelano. Negli adulti la ma-lattia è spesso molto noiosa e alcune volle il trattamento è c lungo ed il miglioramento molto lento. G. G.
La. false. o.rch1b; flemmone aempUce e profondo delle. borse.- BRAULT. - (Journal de Médeeine et de Chirurgie, Ottobre 1.893).
n·dott. Brault ha descritto una forma d'infiammazione primitiva che ha per sede la tunica fibrosa <~omuoe al cordon~ ed al testicolo. G-li autori hanno s~gnalato l'idrocele acuto del cordone{Mollière), la funicolite fl:emmonosa (Duplay), il varicoceler infiammato, la flebite funicolare (Bouisson); ma non. hannofatto parola dell'infiammazione diffusa acuta del tessuto· cellular-e sotto-fibroso. Questo tessuto diventa edematoso nella contusione prof-oiHf& delle borse, si gonfia e si indurisce più o meno ndle affe~ioni infiammatorie degli organi che esso riunisce cordone,. epididimo, testicolo e vaginale. È ciò che si-ved·e facilme'nta nena blenorragia, in cui questo edema duro viene ad aggiun-· gersi al gonfiamento intrinseco degli organi sottopo.sti. Ma a fianco di questa infezione secondaria comune, vi h& un flemmone primitivo che poggia sul tessuto cellulare profondo delle borse· nella sua totalita. Questa affezioné rara può t~rminare per risoluzione> ma il più soventi suppura; +'alsa orchi - ep-ididimo - funicolite, essa può imf>{)rre dal punto di vista diagnostico e lasciareindecisi tra un testicolo blenorragico e la tubercolosi genitateacuta. Io un malato osservat-o da Br·ault, senza alcuna causa aP-
DELLE MAl.ATTIE VE~EREE E DELLA PELLE
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parente, gopraggiunse un violento accesso febbrile, accompat!nato da ~n v iv? doli) re nella borsa destra: fin dal ~i orno succe~sivo s1 s enl!va un tumore edemat()SO profondo m cor. rispondenza dell'epididimo, le tuniche superficiali r·estando perfettamente mobili sulle parli profonde; poscia, continuando l'affezione la sua evoluzione, ta tumefazione risalì lungo il cor·done fino nel tragitto inguinale solto forma di un sanguinaccio del volume di due dita e si sentiva anche un po' d'in!Sor;ramento nella fossa iliaca destra. Tuttavia non si notò alcun fenomeno a ddominale, ed essendosi prodotto un punto fluttuante nella parte mediana della borsa destra, una incisione diedè esito ai alcuni grammi di pus. L'aff~zione guar·ì rapidtssimamente, essendosi s~olta in una dozzina di giorni. Dal punto di Yista della diagnosi, è necessario soprattutto differenziarla dalla tubercolosi acuta e dalla blenorragia. In q11este affezioni l'inizio è egualmente brusco; ma indipendentemente dai commemorativi che ~ono preziosi e sui quali è inutile insistere, alcuni ~egni locali e l'evo!u"ziooe della malattia ci serviranno di guida. Nel testicolo tubercoloso o blenorragico si limitano meglio i diversi organi, testicolo, epididimo, cordone, e si nota che $e vi ha edema sopraggiunto accentuante la tumefazione liscia o le bozze l'infiammazione delle parti sottoposte forma il substratum dell'affezione. Il decorso è del lutto differente nella tubercolosi acula, la suppurazione !':i fa di posto in posto, è più disseminata e meno rapida, la guari~ione non avviene e gli acsessi restano fistolosi. L'orchi-epididimite blenorragica non suppura quasi mai. Lasciando da parte il flemmone diffuso che succede alle infiltrazioni di orina od alle iniezioni male eseguile, resta da eliminm·si il flemmone superficiale che risiede tra lo scroto ed il dartro. Questa infiammazione termina anche il più soYenti con un ascesso circonscritto, ma essa produce un edema più considerevole e più superficiale.
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENE.REE E .I)ELI.A PELLE
Sulla o~ra delle uloed molli per mezzo del calore. - (Sunto di Lasch di Breslau): - (Centralblatt fii,r Bakteriologie und Parasitenkuncle. vol. XIV, N. 17, 1893).
'WeLANPER. -
Boeck pel primo stabìli che il secreto dell'ulcera molle, se é r iscaldato, perde il suo potere d'inocubilità. Aubertnel 1883, provò con esperimenti che, riscaldando il veleno dell'ulcera molle alla temperatura di 42- 43 •c., esso perde la sua virulenza. \.Velander, il quale in due casi aveva osservato che malattie intercorrenti aécompagnate da febbri alle favorivano rpoltissimo la guarigìone dell'ulcera molle, istituì ricerche analitiche sulla cura de!Je ulceri molli col calore e ne ottenne ottimi 1·isultati, poichè su 98 pazienti, curati nell'o.spedaJe, che al loro ingresso non. avevano affezioni gl.andolari, nessuno di ~ssi sofferse la pjù piccol.P turnefazi<:me glandola re. Nella-cura dei' bubboni l'applicazione · del caldo ha particolarmente giovato nei casi di bubboni ulcerosi ; i margini ulcerosi, anche sotto la cutamioata dal processo, l;Ì neLtarouo ~empre in pochi giorni; all'incontro non fu mai ())ossi bile d1 fmpedìra la sup_purazionè delle glandole. Il vYeJandee è d1 parere che una parte dei bubboni pr;rnari, cioè prima d'ella -apertura, sia virulenta.
c. s.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA
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ne1 :-~z E LIEBRECHT. -
Solfato di caffeina al sodio, allltio, allo stronzio, nuovo dinl'ettoo. - (Be rliner klir.ische Wochenschr{ft, N. 43 a, 1893). ·
La dose giornaliera di questo nuovo diuretico deve giungere a ~-6 grammi. Anche dosi più elevate sono dd tutto innocue. Il solfato di caffeina al sodio si scioglie soltanto lentamente nell'acqua fredda; nell'acqua calda più Jacilmente. La soluzione massima è di 5 p. iOO. I sali di !ilio e di stroozw al contrar·io si "sciolgono molto di più. TuLti e tre i sali sono amarìssimi. Nel miglior modo si pr-escrivono singole dosi di un grammo, in sostanza, in capsule di gelatina. Giova questo rimedio nelle idropisie di Yar'ie specie, sia che dipendano da malattie del cuore, sia che derivino da quelle del r·ene. Può anche essere utile nella polisorcia e nell'adiposi del cuor-e. Il rimedio é preparato dalla fabbrica di prodotti chimici Lucius e Bruoing, già Meister, in Hochst sul Meno. Il prezzo è assai minore di quello della diuretina.
c. s. Sulla. oura del tisicl febbricitanti. (Centralblatt .fur Bakieriologie und Parasitenkunde, XIII volume, N. 4, 1893).
PETRUSCHKY. -
Il processo morboso nei tisici febbricitanti non é spesso sostenuto dal solo bacillo tubercoloso, .ma anche ad es. da
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RIVISTA
in,•askme.' secondaria di altri microrganismi palogeni per lo più da s treptococchi. Ciò é affermato da parecchi autor1 e recentemente~ dimostrato da ricerche batterioscopiche dell'escreato. Anche l'autore, seguendv il processo di Kitasato, Ltovò nell'• screalo e all'autopsia in casi di morte anche nel tessuto polmonare, il più delle volte slreptococchi; di rado bacilli dell'influenza, stafilococchi e diplococchi. Per consiglio di Koch, in molti tisici febbricitanti (febbre etica) furono esperimentate le inalazioni di olii eterei e di canfQra (oHo dì trementina, olio di menta, otio di pino, olio di e\}calitto), già da lu-ng~ tempo usati nella cura ®Ila broq.. chile putrida ad anche nella trsi. Lo scopo dell'autore era di agtre su i germi morbosi, elle complicavano il quadro clinico della tisi e quindi di renc!ere ì pazienti possibìh~ent.e apire ttìci, per incominciare la cura con la tubercolina. DI 34 pazienti così curati, 7 terminarono con la morte, 6 furono posti in uscHa per loro (]esiderio, ancora f~bbricitanti. In 21 caso cadàe la febbre e potette essere intrapreso il traltRmento curati vo con la tubercolina, la quale dette buonis· simi risultati.
c. s. Pott KAATZER. -Su 14 guarigioni de:ftnttive di tlsl pol· monare In seguito &'cura con tubercolina. - ($-eitsehrifi fu,. Hygiene und lnfectionskrankheiten, fas-.:ìcolo 1°, volume Xl V, ~S93). J;...'autore, dal dicembre 189,0 al febbraio 1893, ha çurato M malati di lisi polmonare. Di essi sono morti H, usci!i guariti 16, migliorati 9,' non m igliorati 4, rimasti in cura 1.. Pero i guariti definitivamente furono 14; di cui l'aut.ore r itèrìsce le storie cliniche. La media per cento dei guariti definitivamente é di 34,6'; quella dei miglioràti; 21,4, dei morti 34,6 per ce1;~to e quella dei non m!gliòrati 4~3 per cento.
DI TERAPEI::T!C.-\
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Dei 41 pazienti, 28 erano maschi e 1:3 femmine; dei guariti 10 maschi e lt femmine. La malattia ebbe sede 7 volte uel polmone destro e 7 volte nel sinistro. Dei maiali 7 erano tubercolosi ereditarii. Per le stagioni é da notare che 7 guarigioni av\·ennero in inverno e primavera, le altre 7 in estate e 1 autunno. Il paziente più giovane aveva 12 anni, il più ,·ecchio 40 anni. 12 pazienti furono posti in uscita privi di bacilli; gli altri 2 ne divennero immuni, dopochè in casa per quAlche tempo avevano continuato la curA con iniezioni. Furono considerp.li pt•ecat·iamente guar·iti quei malati in cui i bacilli tubercolosi erano scomparsi e ne rimasero privi durevolmente l pazienti guariti ritornarono al lavoro, a cui attendono da parecchi me!'i e da anni in completo sta!.o di salute e benessere. La cura clelia tubercolina fu eoadiuvata da tutti gli altri mezzi terapeutici ada~li e specialmente dal creosotome-,colato ad estratto di caffè. Dieci grammi della mistura proposta dall'autore contengono 0,2 grammi di creos6to e 0,1 gr. di estratto di caffè ed ogni malato ne prese .giornalmente 60- 80- 100 grammi. Conclusioni. - 1. La lubercolina é un rimedio innocuo ed effica~e, purchè sia bene scelt0 il malato e sieoo ben regolate le dosi e il modo di amministrazione. 2. L'azione cut•ativa della tubercolina si è dimostrata grande e dur evole. ~. 1 risultati ottenuti imitano a fare più largo uso del rimedio. t Associando alle cura della tubercolina quella di altri metodi di trattamento fino ad oggi conosciuti, la guarigione della tubercolosi polmonare diverrà più ràpida, pjù sicura e più piacevole di quellò che sia stata tlnora . n. Là. cpra io istabilimenLi e in luoghi posti in mezzo a boschi, al massimo riparati e privi di polvere, sotto orulata vi~ilanza medica, acquista mRggiore cerlnzza. 6. L'uso contempo raneo e continuato del creosoto, nel wigliot• modo amministralo in unione all'estratto di caffè, è un pr>Lenle ausiliario della cm·a.
c. s.
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RJVISTA
JHoerohe sperlmentt.ll batterlologlohe sulla azione della tubercolina. - A. Kl..t:l:-1. -- (Cerdralb. jil r die medie. W tssensch .• ~ - 35, 189:~).
risultati delle numerose ricerche micros~opiche e degli sperimenti ese~ili sulla tubercolina tlel Kleio nell'i<>litulo di istologia patologica e batteriologia del prof. Weichselbaum di Vienoa sono riassunti nelle seguenti conclusioni. 1.. Dagli Or!.l:ani infìammaLr dei tubercolosi morti .Jopo il trattamento con le iniezioni di tubercolina si può dimoco:trare io grandissimi'! quanlrlà un cocco flogogeno disposto a c:atena che {lreco:enta i caratlet•i dello slreplococco piOC(eno e in perle anche del diplococco poeumonico e talora anche quello Jello streptococco aureo. 2. È possibile nei conigli non tubercolosi con iniez10ni di tubercolina in piccole dosi di proyocare un aumento dell'esistente proceS!'O inlìaromalorio o la riaccensione di un processo (Ua<:i spenlo. 3. Es~endo piccola la virulenza dell'eccitante flogistico e il processo infiaromator·io completamente passato, una tale azione per le piccole dosi di tubercolina non è più manifesta. 4. Coltivando lo strPptococco piogene su terreni nutriLivi a cui sia eg~iunta la tubercolina io piccola proporzione non si osset:va alcuna maoife.::La differenza nelle condizioni di S\ iluppo in confronto agli ordinari terreni nutrili,•i. 5. Con la coltivazione dello s lreptococco piogeno sul terreno nutritivo 1r tubercolillizzato • la virulenza di quello sembra aumentare dopo sei tino a d1eci generazioni. 6. La azione della tubercolina non i> specifica. ma consiste nella provoCJlzione o nelraumenlo del potere infiammatorio o suppurati vo dei cocchi pio~enj, o del diplococco della pneumonite, tanto nei tubercolosi quanto anche ne1 non tu· bercolosi. 7. La teoria Jella az.ione della tubercolina fonduta su questo concetto trova la sua conferma nelle osser\'aztOni cliniche, anatomo- patologiche, istologiche e sperimentali sparse nella Lettera tur•a sugli indh·idui tubercolo&i e nou tuber·colosi.
DI TER \PEUTICA
8 La reazione locale che si desta per la azione della tubercolina è la causa della reazione ~enerale. !t. Altre proll!ine batterichemoslraoo azione analoga n •1uella .!ella proteina ..\oche la malleina non dovrt>bbe e~et•cttare alcuna azione ~pecitìca, ma una analo~a a quella della tu bercolina su~li indivi.Jui non 5tpecifìcamente malati, ma arrettt da infiammazione o suppurazione. S nlla terapia della cllate1l urloa.. - MANOELSOII'l. (Centralb. j'iir· clie medie. Wisscnsch., N. 35, 18;:~3)
l.a terapia riella diat.>si urica ha due !;COpi: primo d1 eliminare per v1a della urina in "LAtO solubile lullo l'acido urico prodotto; secondo di ridisciosrliere i Etié formo li"i depo~iti: tjuesl'ultimo è, secondo il M.. quasi impossibile ati ottener,i con la medicina interna. Ladt.love q111mto al prtmo punto le ~peranze non sono tanto sfavorevoli. Abbiamo delle ~oslouze che ~umentano le propriet.a solvenli della urina e impe- . cliscono un ulter1ore deposito di acido urico. Oltre l'uso delle acque minerali, il M. raccomanda un nuovo prodolto preparato dallo Stroschein denominato • ut·ocedina • ehe in sostanza consta di citrato e solfato di soda, di cloruro di sodio e ciLI'ato di litina. È una soslanza bianca granulosa facil mente solubile neiJ'nCtJlla che può essere presa per lungo tempo senza alcun pericolo. Dosi eccessive, anche di 20 gr. per giorno. tranne una legftiera diarr·'a, non cagionano alcun disturbo. La d1~eslione dello stomaco é poco o nulla aller&t.o.~, poiché solo 1n parte si forma acido cloridrico. Mentre la soluzione 11cquosa della urocidina t-.a reazione arula, eri essa non scioghe ni• altera l'acido uri.:o, passando allravet·~o il corpo, quando il medica ml:lnlo è preso in dose suf/icienlP. comunica alla urina reazione alcalina e la facoltà di c;ciogliere quanLila molto ma~giore che innanzi d'acido urico. La pro\'a di questo fu dJ mostrata col noto metodo del Pfeifl'er. Un altro vanta,2~io dt que~ta sosbnza si è che es~a é scevra di sali di calce, onde e escluso ti pericolo dello secondaria formo7ione di calcoli, Il M. vantò la urocidina anche perché agisce sulla diuresi aurnenlan lola.
RIVISTA.
Solfato dl caffeina come clluretloo. -
HEr:qz e LJF.BREC1!T:
- (Deutseh. med. Wochenschr. e Correspondenz B tatt. fiir Sckweiz. Ae·l'zi-e, N. 24). È stato dimostralo dallo Schroeder che la diuresi prodotta dalla caffeina d.eve essere riguardata come renale. che é quanto dice come effetto della azione diretta della caffeina sugli epiteli renali. l.Vla la caffeina possiede ancora una manifesta azione costrittrice dei vasi €l in molti casi dopo la somministrazione cfella caf-feina la quantità del sangue che> ~tlraversa nella uni la di tempo i reni è dJminuita, ·di modq ehe l'<Jzione diuretica non può render~i palese. Pér ottenereuna, più che fosse possibile, attiva diuresi, v. Scroeder paralizzò i vaso- costrittori mediante il cloralio idrato; dopo di cbe ne segui una copiosa separazione d'orina. Guidati da questo principio .teoretico, Heinz e Liebrecht cercarono ottenere un preparat.o d'i caffeina, il quale essendo pri-vo dell'azione su1vaS'i, dovesse soltanto effettuare la diuresi. Dopo diversi inutìti tentativi vennero nel pensiero di provat'e il solfato di calfeula. È noto che polenti veleni nervosi perdono la loro- virulenza quàndo :;ono accoppiaLi con l'acido "Solfori co; e difaLti il solfàlo di caffeina si dimostrò assai scevro dell'azione nervosa della caffeina sui centri vasomo· tor·i. Con dosi molto elevate non fu possibile il_umenlare la pressione sanguigna, mentre l'~zione stimola.nte sugh epiteli renljli fu pòsta in chiaro in tutta la sua effic$lcia. S.u due prove fatte su sè ;;;tessi, dopo la ingestione di 4 gr. di solfato .di caffeina presi in 4 dosi, la quantità della orina separata aumentò del ,doppio. Non ne seguì alcun spia(<evole effdto secondario. Questa sostanza _ha sapore mello amaro, sì scioglie a freddo .solo lentamente, più rapidamente a caldo. li miglior modo dì 'somministrarlo è in polvere, alla dose di 1 grammo per· vo1ta, da quattro a sei nella giornata.
D( TERAP&UTICA
2za
Sull'azione &ntlbatterio& e sun·~one tarmacologica della cUafterina . - (Centralblarl fi,ir Bakteriologie und Parasitenkunde, volume XIV, N. 2t, 1893).
STABEL. -
I l relalore trovò che l'oxychinaseplol o la diafterina possieJe una grande a zione battericida e supera di molto quella del Jy:;ol e dell'acido fenico. Di fatto percM col lysol possa otteoer~i lo stesso effetto occorre di esso una do:>e 40 voltP. mag-giore nepo staphglococcus puouenes aureus, dieci vo1te roap-giore nel bacillas pgocyoneus. ~e~santa volte mag~iore nel cQiera dei polli e cinquanta volle maggiore nel tifo. Le spore di cat"bonèbio divengono sterili, immerse per tre giorni in una soluzione di diaflerina al 15 p. 100. Secondo il relatore l'oxychinaseplol ,per la sua innocuità relativamente elevata è mollo adatto per lavande di cavilà, nelle quali finora era da temee!"i avvelenamento anche facendo uso delle soluzioni òi acido borico, che ha nno debole azione antisettica. Inoltre è da preferu·si in soluzione all' 1 2 per cento ad altri disinfeUauti, quando deve applicarsi una medicatura antisettica umida ver lungo tempo, poiché la diafterina, anche con l'u~o conlinunto, non manifesta azione tossica, ne giammai produce eczema. C S. L. KA Tz. -
Sull'impiego di una soluzione di aoldo cromico a.l S p. 100 contro la. auppura.zione oronloa dell'orecchio medio. - (Centralblatt fii.r die medicinischen Wissenschaften, N. 39, 1893).
Il relalot·e u~a la soluzione di acido cromico al 3 p. 100 per quei casi di suppurazione cronica dell'orecchio medio, in cui la perforazione è alquanto grossa, e la mucosa dell'orecchio medio fortemente tumefatta o disposta a cercine con tendenza alla gt·anulazione. Il rimedio, nettato l'o•·ecchio, vi deve essere, 3-1 volte alla settimana, instìllato nella quantità di 6- 8 gocce e spinto ndl'orecchio medio in grazia della compressione sul trago e lasciato là per 2 minuti. Da ultimo irrigazione dell'orecchio con acqua e chiusura con ovatta. C. S.
RIVISTA
Appllcaztone esterna 4ell'aoldo s&ltctuco nel reumatismo artloolare acuto. - REvir.Ltoo. - (Corresponden.! Elatt fùr Scltwei~er Aearzte, N. 20, 1893). Nella clinica del Revilliod a Ginevra dal febbraio 188ì è in uso il seguente tratlamenLo pel reomahsmo articolare acuto e nelle localizzazioni mus;>olari del reumatismo (lombsggine, torcicoiJo, ecc.). Delle compresse si imbe,·ono di una soluzione di 20 grammi di acido salicilico, 100 di alcole assoluto e 200 di olio di ricino, si applicano 'sulle parti tnalate del corpo. si cuoprono con un impermeabile e si fissano con una fascia di flanella. Si ripete l'applica zione mal· lina e sera. Spesso si usa con vant~;Jggio una semplice soluzione oleosa (ac. !<Siic. 20 ~r., olio di ricino 200). L'aggiunta di circa 5% di cl(lroformio facilita l'assorbimento del medicamento dallf\ pelle. Già dopo venti minuti l'ac1do salicilico è dimostrabile nell'orina ~color violetto per l'aggiunta del percloruro di rerro liq.). L"effdlo deve essere rapido e durevole non solo nel reumatismo articolare e muscolare arlulo, maanche nello artralgie infettive (blenorragica, scarlattinosa), nelle nevralgie (sciatica), come pure nelle localizzazioni viscerali della poliartrite (pericardile, pleurite). Il dottor Ruel di Ginevra già assisLentc alla clinica del Revilliod introdusse nel 1887 questo metodo e ne reclama la priorità contro il prof. Bourget di Losanna elle da due anni usa lo stesso me· todo col miglior risultato. Il Bourget in un suo esteso Javoro sull'assorbimento dell'acido salicilico pet• la pelle e trattamento rle l reumatismo articolare acuto conferma in gran parte le conclusioni del Ruel con queste sue: 1• L'assorbitneuto dell'acido salieilico 1Jer la pelle s i fa rapidamente e molto intensamente. La pelle dei giovani ha molto maggiore potere assol'bente di que!la dei vecchi : la pelle dei biondi sembra più perrneabile di quella di coloro che hanno capelli neri e pelle bruna . 2" La rapidità e la intensilà dell:assorbimenlo cutaneo dipènde anche dal veicolo che é adoper ato per la soluzione delfacido salicilico. Solo i grassi renèouo possibile la pene-
DI TERAP.RUTICA
trazione allrav(•rso la pelle, laddove con la Yaselina o la ~licerina rassorbìmento non avviene o per lo meno è molto eolo. 3o La cura del reumatismo Articolare acuto con un unguento di ucido salicilico e trementina è mollo da raccomandarsi (Hc-ido ~alicilico lanolina, trementina ana gr. 10, sugna di maiale HJO), si deve stendere abbondaotemeute !'enza strofinare sutr &l·licolazione e cuoprìre questa con flallella. 4o Nelle altre forme di reurnati~mo questa pomata é meno attiva, ma associato al massaggio può aiutare la guarigione. 5• Le forme blenorragiche non ne risentono alcun erretto.
FORMliL.\RJO.
Contro il reumatismo articolare acuto. - (Ga.uetla lttecllca lombarda, N. 22 del 1893). Pr. Salolo . . gr. 4 Elt>re . • -i Collodion. • 30 :\I. e s. uso esterno. Da applicarsi due ><lite al giorno sulle articolazioni colpile da reumatismo acuto.
Cancro dP.{[f} ~comaeo -(Corriere sanitarm, X. 23 del18:13). Pr. Decollo di corteccia di conluraogo . . . . . . gr. 180 ReSOI'Cioa medirinale . . . • 2 Tintura >inosa di rabarbaro • 5 Sciroppo_di corteccia di arancio amaro . . , 20 M. e s. un cucchiaio ogni due ore. 15
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RIVJSTA 01 TERAPEUTfCA
Contro il sin')hiozzo.
Pr. Cloridrato tii pilocarpina . . gr. 0,10 Acqua distillata . . . . . ,. 10 M e s. da. prenderne iO goccie, tre o quattro volle al giorno Pustole oaìo~ose del faringe
P1·. Antipirina . . . gr. 3 Cloridrato di coea.ina . . » 0,30 Glicerina fenicata al 2 •;.. » 300 M. e s. Ogni rlue ore si pennellano le pustole sviluppate nel faringe e all'ingresso del laringe. Contro l'ozena.
Pr. Iotlol cristallizzato parLi .uguali gr. 10. Aedo tannico . Acido borico. . . M. e polverizza finamente. S. Se ne fiuti quanto una presa di tabacco, quattro o cinque volte al giorno. Contro lf1 dispepsia.
Pr. Sotto01trato di bismuto Solfato di magnesia Creta preparata Fosfato di cake Ana gr. 10. Mesci e dividi in 40 cartine delle quali se ne prenderà 1 avanti ogni pastò nelle dispepsie accomragnate da acidità e flatulenza. G
RIVISTA DI TOSSICOLOGIA E lfWICINA LEGALE
.Angin& cotennosa provocat a. -
PERl\l.:-1. -
(Journal de
Médecine et de Chirurgie, Ottobre 18!>3). 11 dottor Perrin, me-:iico militare, ha seogna•ato un fatto di simulazione molto ~urioso ed assai interessante a conoscere. :Si trattll di un soldato affetto da un male di gola con false membrane ricoprenti le tonsille, il velo del palato, la faccia interna delle guancie ed una parte delle gengive. All'ospedale, ove il malato fu inviato, fu confermata la diagoosi ci difterite, ed infatti, in quel momento, non poteva .esserne fatta altra. Alcuni giorni più tardi un secondo malato, della stessa camera del primo, si presentò con un'an.gina dello stesso carattere. Ma questo individuo rivelò ad .un vicino indiscreto l'origine della sua affezione e di quella .del suo camerata; si trattava di accidenli provocati dulia cantaride. Egli dieùe la ricetta del processo che gia, sei mesi prima, gli aveva servito per ottenere un congedo di com;a. lescenza. Egli disse di aver preso sul suo dito bagnato una piccolissima quantita di polvere di cantaridi, d'averla deposta -:Sulla punta della sua lingua e d'aver bevuto dell'acqua immediatamente dopo. Nei suoi compagni, egli aveva pt•oceduto per insuffiazionto. Il fenomeno· in essi dvminante fu la disfagia, ma è degno tfi nota che nessuno d'essi avverti ac·Cidenti da parte degli crgani genito-urinari. probabilmente a ragione della minima quantità di cantaride assorbita. Gli effetti determinati da questa sostanza sulle membrane .muccose come sulla pelle sono conosciuti da tutti. Trousseau :$egnala la completa analogia dell'infiammazione pellicolare
-
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RIVISTA DI TOSStCOLOGIA E lfEDlClXa LEGALE
cantaridea con la difterite. BretonOPau, esponendo i risultati delle sue esper·i.:>nze sugli animali, dà alcuni segni differen. ziali di quesl~ affezioni. La llemrnasia can~ridea, limitata. alle supet'lìcie che hanno provato razione del principio flogistico del vescicaote, non tarda a circoscr1versi ed a spegn~rsi, mentre che é nella natura delrinfiammazione ditierica di estendersi e di perseverare. Malgrado q11esle i:~rlrcazioni, l'errore é mollo fa.cile soprattutto quando si presentR in una citta di guarni~;ione, in cuÌI. la difterite si osserva frequentemente.
RIVISTA DI TE~NICA E SERVIliO MEDICO MILITARK Svolgimento sommario del temi per l'esame verbale sull' amministrazione e sul servizio sanitario m guerra prescritti dal § 8 delle norme dl masstm&. per gll esami dl avanzamento del capitani medlol pee i signori A. BALOINI capitano contabile e M. CusANt tenente merlico. (Continua.eione).
IX. NORME GRNERALJ SULL'AMMINISTRAZIONE DELLE SEZION I lll SANITÀ E DEGLI OSPEDALI DA CAMPO TERIALE E DEI M€DICINALI YlST.E -
SERVIZIO DEL :VJA-
FO:'\Dl E CASSA -
PROV-
DEPOSITI DI MATERIALE SA~ITAlUO.
244. Le sezioni di sanità e gli ospedali da campo, sia per il personale, sia per il materiale, si amministrano da sè,
come distaccamenti degli ospedali militari territoriali, òa cui essi stabilimenti sono formati, e rendono quindi i loro Cùllli
RiVISTA DI TEè.:NlCA E SERVIZIO MEDICO 1ULlTAlU~
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<lirettamenle al consiglio d?amministrazion.e permanente <iell'osPed.ale militare stesso dal quale provengono (1). Le sezioni di sanità amministrano) oltre al proprio personale, anche quelle della direzione, o · dell'ufficio,. di 5anita della rispettiva divisione, o del cor.po d'armata ('4'l. . La sezione- t.reno d'artiglieria, assJ:>gnata alla sezione . da fanteria o da montagna, si amministra da sè come un distaccamento autonomo . Il dr:appello del treno d'artjglieria 11 ddetto alla sezione di sanità da cavalleria, mentré è in forza ,alla sezione- treno della divisione, è amministrato, come aggregato, daila sezione stessa di sanità (3). Gli ospedali da campo, e gli ospedaletti da montagn~, es· .sendo stabilimenti non solo di soccorso, ma anche. di rico-... -vero, osse1·vano, per quanto riguprda il servizio dei malati, n.orme simili a quelle stabilite per gli ospedali succursali in tempo di pace: l'amminist1·azione però è affidata al so1o di~ cet.tore dell'ospedale, coadiuvato, per la tenuta dei conti, dal· l'ufficiale contabile (1). Nel caso che lo stflbilimenlo si 'Sdoppi, esso ' conti.nua, .quanto all'amministrazione, a funzionare come un distaccamento solo 245. Nelle ordinarie cpndizior,i, gli amm.alati Qferiti· pas~ali .sUa sezione di sanità per essere riceverati in un ospedare,-~on " muniti dai corpi di biglietto d'entr.ata, col ,nome dell'os,pe~ale in bianco. NeL caso che gl'infermi sj presentino aJia sezione, <ii $anità sprovvisti del bfgtietto <;li entrata; la sezione stes~ ne avverte il corpo rjspettivo, perché que,s to poss~ f~e, la va·
(t) Giu$ta U regoJaweuto d'amminist,:azione del/t,>, truppe in campagna (arti· oeo.lo 60), i reparti di truppa de.,~tinati, secondo le formazioni dt guerr~ a rimanere costantemente sepa,r.ati dal proPrio comando (jf corpo (reparti ,Qlartiglieria. t genio~ ·sezi.oni t:i sanità, di 81\SSister~za. ecc.) sono considerati dis.tac.came.o:fi ;anton.omi. (~} V. Regol. d'ammin. delle trllPPe io ca,mpagnil,. art. ~ e tQ9. (3} l distaccamenti comandati tla un ufficiale si amministrano da sè, quelli '!Xlmandati da graduati dl truppa sono invece aggcegati alxep.ar.to, cui sono :J.<Idettì. V. RegoL d'ammin. eitato; art. 59, 60, 6!. (~) V. Regolamento .d'amm inistrazione dQII!) truppe jn campagna, art:. !08.
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zao
Rl\'151'."- DI TE~NICA
riazione dì pa~~aggio alla l;ezio ne di san là. Similmente per Jli uomini ricovPrat.i direttamente nell'ospedale da campo, senza. biglietto di entrata, il biglietto !->l~>sso è richie~to dAll'ospedale al corpo: qualora però g:h indintiu• sprO\'VJSll del b1ghelto d'entrata proven!la.no dalla sezione di sanità, la richiesta di tale bi. gliello non occorre, essendosi a ciò già provvisto dalla stessa sezione t.ii sanità. Durante 11 combattimento, i rerili sono ln\'Jati alla sezionedi !'anità colla sola tabellina dillgnostica, la qual~>, completata, oppure modifical8, o sostiluita da altra, presso la sezione di sanità, se1·ve per l'ulteriore invio all'ospedal~ da c11mpo (t): Con la scorta dei biglietti d'entrata, o delle Labelline diagnostiche, la sezione di sanitO. segna le necessarie indJeaziooi sul Registro m.od. 4 (~. 910 del catalogo") (2), sul qualeè compilato l'Elenco mod. 5 (N. 911 del <'&talogn) ~:l). Per gli efl~t\i contabilr, glt uomini mandati a gli ospedalida campo dalle sezicni di saniiA s'intendono ricoverati negliospedali stessi dal giorno in cui sono stal1 da queste raccoltiQualora perciò il giorno di elfelliva entrata nell'ospedale non sia quello stesso nel flUSie gli uomini furono r icevuU dallesezioni di sanit8, si segna , nella colonna Annotazione det RegiMro dPfJli ammalali mod 912, anche la data d'entrata a lle sezioni re•· teuerno conlo pel computo delle giornate di> ricovero sul rendiconto della retta. Gl'mdividui cbe escono guarih dall'ospedale da campo.. toruaoo al proprio cor po provvi:::ti di bigliello d'uscil8 (modulo i51) ; contemporaneamente gli ospedali medesimi av-
(l) 1 d:!.ti contenuti nella tabclllltl di:lgnostica sono riportati, all'entrata de~ 11oCermo io un ospedale, sni J"l";tistri nocolo~od, e l~ tll~llloe sono. unltamenttal rendiconto statistico (mod. 7 della statlslle& sanitari~). mensilmente, oneroqn3.Ddo l'ospedale da campo cessa di ruudooare, t:rasrnes"e al ri~pettiro direttore di saruta d'armata, o di corpo d'armata, per e~~er poi raue pPr\ enireal ll•nistero della guerra per la statistica sanitaria (V. Rc-~ol. di serv. in guern. partto ! ' , i 73 •! ) R~gistro dei malali lO ferili) inviati agli ospedali •lalla sezi one di sanita. (3) Elenco d~i malati (o ferili) ill,·iatì dalla sezione di sanllil nll'ospedale:dl . . . • .
E SBRVIZlO llBDJCO
'lflLIT.~RB
23 1
, 8 rtono i corpi
t•ispeltivi delruscita degl'individui guarili. per g-li uomin1 diretti ai quartieri ~~r•erali o alle ilttendenze, e pt!r gli uomini del treno borgbese, l'ospedale avverte della Jorf\ uscita rumcio d'ammmistraztone del quartiere g~ne rale, dal quale dipendi! il riparto. cut g '.nJividuì sono a\ vJall (l·· 2W. o. correndo a gli ospedali da campo oggetli di corr·edo ver :tli iudividui che devono rientrare al proprio corpo, o ~sPr itn·iati alle loro case, se ue fu il prelevamenlo dal deposito centrale, o parco di equipaggiamento più vicino, facendone richiesta alla dirazioJJe di commissarialo d'armata. Gli og!!elti di arredamento !asciali dai ricoverati, che siano poi mor·ti, o mancanti, sono versati, per conto dei r•~pettivi corpi, nei parchi più v1cini, rivolcrotndone parimente domanda alla dtrezione di commissarialo. Gli oggetti di vestiario però, che stano ir. cattivo stalo, sono adoperali nei servizi iuterni dell'o!>pedale, oppure venduti. Le armi, e le altt·e robe d'ignota pro\·enieoza, ~no conservale in luogo appljt·talo, e, al più presto, Yersate nei parcht d'arlight!ria più vicini, com~ o~ gelli riMenuli (~). Gh effetti ùi vestiario dei contagiosi sono bruciati. :Hl. l denari e f!li ogqelli di ,·alore degl'individui che sono fuori ùi sè, o che desidet•ano .depositurli riconoscendosi incapaci a cuslod1rli, sono, presso le sezioni di saiJilé, con-~!!nati all'uffictale contabile che ne prende nola sul .Regi.8tro mod. ·125 (J): all'ufficiale contabile ~ono altresì consE'~nali, per essere parimente sel{nali sul registro mod. 425, i denari ed oggetti di valore trovati sui morti o morenti (4). Similmente, presso gli ospedali da campo, i denari e gli oggetll di valor·e rit.irali dagli entranti, sono dagli ufficiali medici, che ricevono gli ammalati, segnali sul biglietto d'en-
Il) \'. Regol d'ammin. rteUe truppe in campagna, art. 108. t) \'. Regol d'ammin. catato art t08. !3) Reglotro del den:uo e degli oggetti pro.:zio.;i fltpo,itali. (4) V. Regol. di serv. in guerra. parte!",§ 89, e Regol. cl'nmmio. dellu truppe io campagna, art. 109.
RIVISTA. 01 1'.ECl'ilCA
trat.a, e con<>egnati all'ufficiale contabile, il quale dopo an••·li notati sul menzionato Reqistro m(J(/. 425, li custodisce nella cassa-forte. Sui danari depositnli, i malati, previa autorizzaziOne del dn·etlor~ dell'ospedale, possono fare prele,amenti (1) . Per i malati e ferili che passano dalla seztone di. san1ta all'ospedale da campo, o che sono lrasferli da un ospedale a un altro, specialmente se in slal·l talmente grave da non poLer cuo;todire i propri oggetti e denari, questi saranno lr·a!'-messi allo stabilimento cui gh uomiut sono diretti, notandoli, nel primo ct~so . sull'Eleneo rlei moùztt o feriti inoiali dalla se;ione di .<tanità alrospedale da dampo (mod. 911), e, nel secondo caso, sul (o!Jlio di trasloca:oione da uno ad altro o~prdale (mori. 9U) (2). Quanto ai defunti. i lt>ro danari sono inlroitati nella Ctt"Sa dello stab l•me•~to per e!'-sere acc••editati al corpo, cui gl'individui apparteneano; gli oggetti di valore saranno invece, al piu presto sped1l1 al deposito del corpo ~tesso. 248 . ..\~l'infermi r •co,erati nell'o~pedale da camJ•O !'<i Ja$Ciano, di massima, i lor·o indumeuLi, tranne la biancheria, a queOi però cui manchino in lutto o io parte i loro vestimenti, si ~ommioi~trano gl1odumenli piu t1eces~ari (:1). Dopo o,.:ni fatto d'arme, la sezione di sanità con la scorta dei propri registri compila . per ciascun corpo, un elenco degli uomini invia ti agli ospedali, trattenuti presso la sezione, o morti, e lo consegna al propriO capo- urtìcio, o direttore, di sanil.8, che lo rimette al coman lanle della divisione per essere comunicato ai corpi, o repar·ti di tr·uppa mobilitati (4}.
rt) v. Regol. tli sen. in guerra, parte !!•, § JOl, e Regol. d'ammiu . olell<' truppe in campagna, art. !08. (!) Y. Rtgol. di ~erV". in guerra, parte ~, § IOt, e Re!ol. d'amrnin. cil4l0, 3rt. 108 e t09.
(3) v. Regol. del serv. in guerra, parte P, S tOt. (4) Y. Regol. d'ammin. llo~lle truppe in campagna, art. IO'.l. Per la oomt•Jlarjooe di tale elenco servono di scorta: t• n raJ>porlO gtorn:tliero degli ann:o:;Jali riconosciuti da. una JUezzanotte a quella successiva (mod. 009}; !" il registro dei mabli (o feriti) ln,·iati agli osped.ah dalla sezione d1 sanita (mod . 910).
t SERVIZIO :Uli!DICO lliLITARE
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Serr>i•io del materiale e dei medicinali. 2~9. Le sezioni di sani là, all'alto della loro formazione. rice'"ono, sul sito di adunala, dagli ospedali militari che le costituiscono, il materiale d'equipaggiamento per il personale sam~ario, e il materiale t~cnico-sani\ario, e dai rPggimenti d'ar·tialieria da campagna designati il materiale d'equipaggiamento per rl personale !l'artiglieria (Lrerro), e il materiale pel trasporto dei malati e feriti. Per le sezioni di sanità da montt~gna, i reggimen Li d"artigliel'ia forniscono inollre tutto il materiale (compreso que11a tecnico per il funzionamento dei riparti da montagna di esse sezioni) (U.
(t) La ripartizione del malel:iale d'eqoìpaggiamt•nto vuobi totanderla nel senso che gli oggetti son assegnati al r~parto e non ai rlrapJ)elli di sanità e del treno, che lo formano, e però tutti gli oggetti (provenienti o ç(ll personale di sanlti, o con q11ello rfet treno) devono servire cumnlativameote a tl.ttÌi gli uomonl componenti il riparto. fonnato eon militari delle due SJ)t.>elalità. A questa .:ondizlone è informato Il prtncipio, che, mentre il mall'ria!e rorniW rfagli ospedali t•rritoriali è identico tanto per re sezioni d l sanità da fanteria, quanto per quelle da mOillagna, il materiale romil<J dai reggimenti di artiglieria è òiverso secondo che tratLisi dell'uno, o dell'altro tipo di SPzlone. Infatti per le sezioni da montagM I!Li oggetti d'equipaggiamento, e quindi anclle quelli per il ser\izio amministralivo (aatucçi da C4J'U, bortt da danaro, ccuutre da camelluia, ece.) provenienti eol distaccamento d'art.iglieria (trtno) sono in maggior copta che qoélti provénirnU col distaccamento sanitnrio, non percile dal C::istaccamento d 'artiglieria (treno) debbano co!uituJrsl pid unim amministrative (men tre non se ne forma che unn sola, eome nelle sezioni di saoltà di fanteria, quella cioè diretta dall'Ufllclale del treno, la quale r1mane alla sede della sezione}, ma per proV'I"edere alle due specialì unità amministrative, rappre$entate dal due riparti da montagna, e dirette da urtlclall medici; i •ptali perciti, degli oggetti assegnati a ciascon reparto, !anno portare l'ostuccio Ila cartt. e la borsa da llnnoro aal sergente o uporale maggiore dj sanit., del riparto stesso, e c:onservano nella casst'Ua da cancelleria le carte per il foozronamenlo teeoico e ammirustrativo del servizio sanitario. U draJ>I•ello d'artiglieria (truno) del riparto da montagna é comandato, ma non ammioistrato, dal caporale ~·artigli~ria, ed e aggregato, ceme nèUe s~zioni da. eavall<lria. al riparto stcs~o.
RIVISTA 'ùl TECNICA
Gli ospedali da campo (da 200 o da 100 letti), 1·icevono parimente sul sito di adunata il materiale di 2" <'ategoria (medicinali, strumenti chirurgici, apparecchi e accessori) e gli oggetti d'equipaggiamento degfi ospedali militari territoriali, che li costituiscono; e il materiale di 1• categoria (masserizie, oggetti di medicaziòne) dal deposito centl'ale della propria armata, Gli o!c>pedaletti da montagrt!l (da 50 letti) hanno. già sul posto la dotazione completa per il loro fuuzionam~mto.
A ritirare dal deposito sanitario cBntrale la dotazione di l" categoria per ospedali da campo è destinato un ufficiale
medico,_il quale, all'atto della consegna, rilascia apposita ricevuta per conto dell'ospedale milita1'e, dal quale l'ospedale da campo dipende. A sua volLA poi l'ospedale milìtare territorìale, a cui ìl .deposito centrale appartiene, consrgnati i materiali, trasmette la richiesta di scarico aH' ospedale mili- ~ tare territoriale, per conto del qualéla somministrazione dei materiali è avvenuta. 250. Gli oggetti di servizio sanitario e i medicinali, che successivamente. abbisognino per il rifornimento delle dotazioni, sono, dalle sezioni di saoità e dagli _o!c>pedali da campo, pretevati dal deposi,to avvanzato sanitario, e, per gli ospedali da eampo scaglìonati più . alt' indietro, anche dal deposito centr•ale d'armata. Le }'ichieste, corredate d"uno specchio dimostrativo de~li oggetti che si vogliono prelevare, sono indirizzate, pel {ra· mite dei capi-uftì.cioJ .e direttori di sanità al direttore tli ~·a nità d'armata, il quale -ne riferisce all'intendente d'ar mata 1 perchè ne sia autorizzata la distribuzione col mezzo del dipendeotè depo~ito avvanzato o centrale, e trasmette posci~ lo specchio, munito della necessaria autorlzzaziooe, al depQsito designato per la somministrazione, indkand<•, nel tempo slest'o, agli ospedali da campo o alle sezioni di s~ nità, lo stabìlimento dal quale i materi.ali saranno forniti . GH o~getti richiesti sono ritirati a cu1·a (ielle amminjstrazion · interessate,. per mezzo di ufficiali, u sottuJficiali all'uopo de-
E
S~RYJr.IO
:UEDICO lULlTARE
235
Jeaati, i quali, all'allo della consegnu, rilasciano apposita ricevuta (1). Per le riparazioni ai vari o~11etti, e per il bucalo della bia:~chel'ia si provvederà nel modo, che il .direttore d'ospedale da campo, o il comandante la sezione stimerà più opportuno. 251 . l medicinali, recipienti, e altrezti <li farmacia sono tenu~i in consegna dal farmacista: gli altri materiali dalruftìciale d'amrnini;;trazione. 11 carico del materiale di servizio sanit.ario e dei medicinali t.- rappresentato dagli specchi di car icamento delle Yarie dotazioni sanitarie. Per r ender e conto dei succe:.:sivi movimenti, ogni consegna tar io (ufficiale d'amministrazione, e farmacista) tiene un r egistro, in cui segna, nella parte entrata ciò che :.:i preleva dai depositi di materiale sanitario. o allr·imenti; e nella parté wJc;ita i materiali eventualment~ ceduti ad altri riparti sanitari, e quelli dicìliarati fuori uso, o perduti per forza maggiore, o da addebitarsi ad altri. Per• Jimoslrara il consumo or·dinariu dei medicinali, bastano le inscrizioni fatte s.ul registro delle ordinazioni Similmente si può tralasciare di tener conto degli oggetti di medicatura e delle altre cose di consumo, impiegate pel servizio dello stabilimento. Le ricette per medicinali abbisognevoli ad ufficiali non ricoverati in ospedali, sempre che si tratti di sostanze in C!lrico, sono spedite gratuitamente.
( t ) Pel rifornimento del materiale sanitario abbisognevole ai eorpisi seguono norme identiche, presentando lP richiesta al cap.rurtlcio di sanità di divisione, che la fa pen·enire per via gerarchica al direttore di sanità d'armata. Quando però i eorpi fossero troppo distanti dagli stabilimenti di rifornimento, la pro,·vi:;ta di medicinali può esser fatta direttamente sul rosto, ricorrendo alle farmacie private d~i luogbi in cui i corpi • i trovano (V. Regol. d 'ammin. rlelle truppe in campagna, art. 2l, e Regol. di serv. in guerra, parte j •, §~ 52-54-57-65).
RIVISTA DI 1EC~ICA
Fondi e cassa. 252. I distaccamenti destinati alle sezioni di sanit.A e agli cspedali da campo, nel recarsi ai sili di radunata, sono provvisti, al pari di tutti i dist-accamenti a utonomi (1), oltrechè della prescl'itta dotazione di materiale, anche dei fondi in denaro occorrente pei bisogni di 15 giorni. Ai successivi rifornimenti di fondi si provvede dalla ca~s a militare insliluita presso ciascuna direzione di commissarialo d'armata e di cor po. d'arruala (2). Le richieste di fondi devono comprendere, ollre agli assegni del personale di sanità, anche le somme occorrenti per la gestione interna dello stabilimento. Gli assegni pòi, cui provvede la !>e.zio:-.e dJ sanità riguardano non solo il personale della sezione ste5sa, ma anche. quello della dire:tione, o dell'uftlcio di sanita, da cui la sezione dipende; e, per le· sezioni di sanità da cacalleria, anche del treno d'arti ~lieria (:~).
Sulle richieste di fondi, come sugli altri documenti amministrativi (giornale di cassa, quaderno di buoni per prelevamenti, registro del materiale in fondo, fogli di viaggio, ecc.) sono apposte sempre le seguenti indicazioni: sezione di sanità deUa dioisione di . .. (ospedale militare terrilor>iale di . . .), oppure ospedale da campo della .. . armala (ospedale militare territoriale di . . .). Per la custodia del denat>o, ed anche degli oggetti di valore, ogni ospedale da ca mpo è provvisto di una cassa forte a due chiavi, conservate l'una dal direttore, l'altra dall'ufficiale d'amministrazione. Le sezioni di sanità sono invece dotate di cassetta .da denaro, e ai riparti da montagna delle sezioni di sanità sono assegnale borse da denaro.
il) V. Regol. d'ammin. delle tmppe in campaj;n:l, art. 6~. (!) V. Regol. di servizio in goerra, parte 2•, § !99.
(3) V. Regol. d:ammin. delle trnppe in campagna. art. ! 09.
E SERVIZIO MEDlCO MILITARE'
237
Prot;Oiste 253. La provvista dei mez·zi di ristoro-da sommini:;>lrarsi ai ferili, pres~o le sezioni di sanità, pei quali mezzi di ristoro non !"i possa sopperire colla propria d.otazione, è fatta volta per volta che occorrP., sotto il titolo minute spese, .direltam'ente sulla piazza. Similmente si provvede dagli ospedali da campo, anche per le derrate speciali, quando. non vi si possa sopperire con quelle in dotazione, o c<•n quelle provenienti da doni fatti all'esercito, mentre per le derrate alimentari, comprese nell'ordinaria ra·zione del soldato, si :r:icorre ai magazzini-sussistenze. Per effettuare le provviste sul mercato, l'ufficìale -d'amministrazione rilascia all'incaricato della spesa una nota delle derrate da acquistare: 1'imp0rto di queste sarà registrato giornalmente- sul giornale di cassa, tenendpvi la cor· relativa nola quietanzata dall'in·c aricato .della spe$a.
Depositi di materiale sanitarid: 254. l depqsiti di mater.iale sanitario sono instituiti per fai' fronte ai bis0gni ·di ma teriali tanlo presso gli stabilimenti sanitari di eampsgna, quanto presso i corpi di truppa. Il l(lro modo di funz.ionare non differisce da ·quello di altri depositi, come di vettovagliamento, di vesuario ed equipaggiamento, di veterinarià, d'art~glieria, del ~enio. Si distinguono due gruppi nrincipali di depositi di materiale sanitario, cioè: a) depositi di campagna., che sono stabilimenti di 2• linèa, i quali provvedono direLiamente o indirettament.e al rifornimento degli slabi!imenti sanitari, .e sono assegnati alle · ~r. male, so-Uo ta immediata dipendenza del direttore d! sanità d'armata . b) depositi di riserva, .che fan parte degli stabilimenti sanitari di riserva, e sono instituili,· di fuori dal teatro dt}lle operazioni, nell:interno del paese, a cura del Ministero ddla
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IU\'ISH. Dl TECNICA
~erra. sotto la rlipendenza delle rispettive direzioni
territoriali cl i sani la: essi sono destinati a rifornire di materiale sanitario i depositi di campap-na. I depositi di campaJ:ma si distinguono poi, a loro volta. in due !)r incipali sca glioni, cioè: · deposito aoca~alo di mat~riale sanitario. che fa parte ()egli !"tabilimenti sanitari avvanzali; deposito cent,.ale di materiale sanitario, che fa parte del deposito cenlrale sanitario. Ogni armata ha un deposito avvanzato, eil uno centrale. di materiale sanitar io. 2:)5. l clepositi ncoaruaii (l) proHedono direttamente al rifornimento degJi ospedali da campo, e sommioist1·ano la dotazione eli eomplemen.to·pe1' ospedale da campo dioiso agli osped11li da campo da 200 lelli, che debbano sdoppiarsi: hanno inoltre una certa quantità di materiale sanitario per riforni r e le sezioni di samtà e i ·~rpi (2). Essi poi si rifor-
(t) V. Begol. df servizio fn guPrra, paTte 2', ~§ 34-iU , c
Rego:. d'ammin.
{!er le truppe in campagna, art. ~(J) Il maleriale d'un depo••to a\-vanuto comprende, dotazioni di complemP.nto per ospe,Jale da campo divi~o, e materiale di rifornimento por gli slabìlimenli cS3Jlitari, rappresentl!to Ila una dota7Jone completa per carro di -sanifb: un determinalo numero di tasche, 1.aini. roppie-borSI', coppie-rorani di sanità completi: :~lrumenti 'chirurgici, 0oogetli d1 medieaziòoe, medicindi, apparecchi, Qg· getlì 1·ari, ecc Tut~o siffatto materiale e trasportato, al segui to dello nnnate. sn 12 carri a '.! ruote forniti dal treno borghese. Questo materiale di rifornimento. meno la dotazione completa per carro di sanit~. è disposto Qlll\OUiàtivam~nte io modo da polt-rsi snddivi!lere in nna meta e in dne quarli, in guisa cbe qualora un grosso J'iparto (infPriore però .ùla rorza d'un'armata) debha spostarsi, può esser\'i assegnata una quantità m materiale di ri!ornimrnto per gli stabilimenti corrispondente a una metà, ., a un quarto di quP!la costituente la dotazione di un deposito avvaozato. Per provvedere poi ad un rifornimen to più sollecito di materiale sanital'io bi:s<.a,Snevole ai coroi e alle sezioni di sanita, mentre si aspetta dj rìcevt-re l materiali richiesti al depo$lto ananzato, sarà as:>lll,'lla.ta ai eorr-• e alle sezioni di s.~r\itil una riseroa d~i materiali più nrg6nti, e .dei rJOaU è più ra•:ile e pronto Il eoll.5runo. QDesta ristroa sarà rappresentata da oggettl di medicat ura. apparecchi e medicinali, oontenulì in ceste, o panieri, di vimini, delle quali ceste sara assegnat.a una a ciascun reggimento di linea e bersa(lieri, e un certo numero alle s~zìonl di sanità da ranteria.
239 niscono o facenrlosi s-pedire il mal.eriale dal deposito centrale. o usufruendo delle risorse locali, o facendolo afftuire dagli stabilimenti di tappa, po~ti alla dipendenza dei comandi di tappa (1). De,·ouo po~ al pari di tutti gli stabilimenti avvanzati. essere essenzialmente mobili, e tenersi alla masl<ima vicinanza possjbile delle truppe (2). 2o6. 1 depositi centrali sono instituit.i ordinariamente presso la tappa òi base. Essi. nel primo periodo della mobilitazione (ossia durante la costituzione dei vari ~ervizi), somministrano sui ~iti di radunata i materiali di 1a categoria per gli ospe· dali da <'ampo da formare (3). Nello svolgersi quindi dt-lle operazioni rli ~u~>rra, i dt'po~li centrali rtforniscono di materiale sanitario i depositi avvanzati e gli stabilimenti sanilari di 24 linea posti nelle vicinanze della loro sede, ed es~i poi si riforniscono con sp~>dizioni faLle, riaU'inlerno, dagli stabilimenti sanitari di riserva, ed anche con rusufruire delle risorse locali (~). 257. Quando la posizione relativa del deposito centrale e di quello avvanzalo diventa tale da rendere difficile il rifornimento di1•etto da quello a questo, s'inslituisce un deposito intermedio fra i due, alla diretta dipendenza dell'intendenza d'armata, il quale ne stabilisce la dotazione (5). Al r ifornimento di ifueslo deposito intermedio provvede il deposito cenLrale. 258. Per· la ~eslione dei materiali, che hanno in consegna, i depositi cènlrali funzionano come distaccament1 dell'amministrazione, da cui vennero formati, per conto della quale amministrazione s'intendono faLLe le introduzìoni e le distribuzioni di materiali, che avvengono nel deposito centrale dopo Ja costituzione di esso. Similmente si comportano i de-
(l) v. Regol. di servizio il(l guerra, parto ~·, § ti. (:l) V. Rqgo1. ùi serv. in guerra, parte 2", § Sil. (3) v. lstruùone per la mobilitazione, tomo ur, §§ 63!~33. t~)\. Regol. di sen•. in guerra, parte~. S HL (5) V. Regol. di serv. in guerra, parte ,., § ~
2.\0
RIVISTA DJ TECNICA E SERVIZIO VEDlCO lliUTARE
1ositi avvanzati di fronte alle arnmioislrazioni dallé quali essi furono formati. Tanto il deposito centr·ale quanto quello av,-anzato hanno perciò dei registri, sia pet· i mate"riali in com;~na, sia per le somministrazioni falle ai vari stabilimenti {1).
(Continua).
RIVISTA D'IGIENE Sull& pretel& origine del Ufo d&Ue &eque d 'lrrlgastone. - (CentraLblatl fu r Bakteriologie und Pa,.asitenkunde, vol. XIII, N. 14-15, 1803)
Vm.cHO'\Y. -
Nell'autunno 1891 giunse da Pankow la novella che i persone, le !JU&Ii erano state costrette a bere acqua di fognatura. si erano ammalale di tifo. Anche in una casa di Malchow si erano manifestate parecchie malt~Llie di tifo. ~egli ultimi casi si osservarono molli inquinamenti nel pozzo di delta casa, ove, per guasti avvenuti, erano penetrati gli scoli delle strade del villaggio. l bacilli del tiro non furono lrovali, tuttavia dopo riparati i guasti cessò la malattia. Relativamente ai primi soprammenzionati malati rJsul tn che essi verosimilmente non si ammalarono per causa dell'acqua dt fognalut•a, poichè da un lato il tempo lrascorso fra il gtorno della malattia e quella dell'acqua bevuta <JScill() fra pochi giorni e parecchie sellimane, e dall'altro lato m quel tempo un'estesa epidemia di tifo mfierìva da Pankow a Riidersdorf, e precisamente con la massima violenza nei luoghi più lontani dai campi d'irrit~azione. (l) V. Regol. <l'anunin. per le truppe in campagna, art. 106 o llli-
RTVJSB. o'tGIK.:'iE
241
r.a cillà Ji Berlino possiede aHualmente un ottimo servizio sanitario; poichè sott~ la djt•ezio11e suprema di Vir,.how in ogni campo d'irrigazione è addetto un medico, il quale ha l'obbligo di denunciare ogni malattia infeitiva. Vircbow conchiutle che i campi d'irrigazione non presentano alcuna specie di pericolo d'infezione nè pel colera, uò pt>l tifo. Xon v'é adunque alcuna ragione dt timora, anzi è da r·ilenere che l'azione della filtrazione dellacqua diminuisca jl pel'icolo.
c. s.
R oETE ed E:-~oc. -
Sulle colture pure di va.cdno e aalla toxto.a. va.cclo.lca.. - (CeniralblattJur BakteriolotJie uncl Parasiienkunde, '>Ol. Xl V. N. 11, 1893).
Secont!o il processo di Voigt, Garrè, Sigl ed altri. ottennero gli autori dal contenuto di una pustola vaccioica ili vitella culture pur e di cocchi disposli a due, a cfuattro o in cumuli. Le culture si svilupparono neH'agar, m~l brodo e nell'uovo, ro8 non nella gelatina e nel siero sanguigno di uomo, di vilello e di porco. l cocchi avevano forte movimento molecolare, si coloravano coi colori di anilina, all'incontro non era applicabile ad essi il metodo di Gram e morivano alla temperatu1•a di 60' c. Le cavie, che furono inoculate con tali culture, si ammalarono assai poco, come dopo l' inoculezione con Yaccino di vitello; dopo alcuni giorni dal sangue di essi animali fu possibile rioltnnere colture pure. Lo stesso risullato si ottenne col sangue di diversi aUri animali (porco, e vitello) e dell'uomo dopo l' inoculazione cou coltur·e di cocchi. 1noculale una serie di vite Ile con t..ali colLure trasportando da a nimale ad animale la linfa, e possihJ!e ottener e un buoR vaccino. Da collure in brodo poi olteanero gli autori una toxina, la vaccinina, che sembl'a possa elevare l'azione ùeJle colture di cocchi. C. S. 16
RIVISTA.
lssAEFP. - Contrlbu~lone allo studio dell'immunità aoq111atta contro il pneumoooooo. - (Annales de l' lnslitut 1-'as/ear. fascicolo 30, 1893).
L'autore ha eseguilo le sue ricerche sotto la direzione di Met.chnikoff ed ba otlenuto i risultati, riassunti nelle ::Pguenti conclusioni generali: 1. Le toxine del pneumococco di Talamon- Fraenkel provocano una reazione più enel'gica Ilei coni~li ,·accinati contro tJuesto microbio, che nei conigli testimoni cor rispon. denti. 2. Il siero di sangue di conigli vaccinati contro iJ pneumococco, sebbe[le abbia proprieta ter apeutiche, non possiede alcun potere antitossico. 3. Il siero di conigli vaccinati non ha la proprietà di attenuare la vir ulenza del pneomococco. t Il poeumococco coltivato nel siero di conigli vaccicinati non perde la proprietà dl produrre toxioe. 5. Il pneumococco inoculato ad un conigli!J va ccinato eons:erva le sue proprieta patogene circa 18 ore. e la s ua vit~lita circa '\8 ore dopn r inocularione. 6. Nell' immunità acquisita contro il pl}eumoc0eco, la fa• gocìlosi spiega un'azione importantissima.
c. s.
·wl LLTAM.- Ricerche
aull& dl1fwdone dei bacilli del lera. mediante le correnti 41 aria.. - (Zeitschr(ft f ur Hygiene und InfecCionsk r..t.nkeiten, volume X V, fao-ai colo I, 1893).
E nolo che il ger me del colera disseccato ·ha poca stenza. Perciò, sebbeue la scuola d• Monaco ed H sieno di opposto avviso, la diffusione del vifrione per mezzo dell'aria atmosferica ha poco rondamento. Le numerose esperienze dell'autore hanno dimostralo che auche posti i ~ermi del coler a nelle migliori condizioni per essere diffusi dall'aria, non è possibile giunge re a t·e;!lu.(.;;t;~•l'"c le condizioni pratiche per ottenere un'infezione.
D'lGlESE
11 semplice mi::.cuglio con polvere asciutta faceva cadet·e i eermi del colera dopo poche ora sul suolo, ed ancùe più presto ~e una corrente 01 aria era diretta attraverso il pul· ,jscolo. Se la polvarP mescolata con una collura di colera fu ditTuc::a rn un ~ranJe ambtentP, non fu ro~sibile aspirare .do es:>a germi capact dì . VIluppo. All'autore non è riuscito mai un trasporto di germi vivi .d colera J a uu ambiente pieno di roh·ere mescolata a Cv· !ero. Solamente se dopo a\'ere impregnato ht polvere con bacilli di colera li faceva cadere immediatamente ìn adatto mezzo nutritivo, pol~>va ottenere un numero del tu~to in~i gniticante di bacilli vi,·i.
Oun'}U<~ i bacilli Jel coll!ru, di/l'usi nell'atmosfera, posti io mov1mPnLo con le parlic.,.JI.. di polvere f:l cui adep;-,cono e splllli in tempo determinato a coo~iderevoli distanze non 'SOOO in gr•aùo di muntenersi in vit11. •
c. s. Tussum. - Stadio aperbueutale. ollnJoo e tuapeuUoo 11111 tetano. - (Recue d'Hggiène et de Police Sanitaire, N. 9, 1893. 11 la v oro d1 Tei "Sier «ul tetano comprende tutti i documenti
~ppsro:i su questa importante rruestione, m& noi nou ci occu-
peremo che della parte pro.filattica. La di"infezione a ...oluta d~i locali abitati da animali colpili dal tetano, quella degli <>gi.t..ltr che a vraooo servito al loro uso, è assolutamente necessaria. Si t!Viterà ancbe di curar ferite io locali provvisor1 contamina ti, e si consiglierà agli operai i quali, per la lor o professione possono essere in contatto con le pelli di animali morti di tetano, di nou trascurare le escoriazi(lni, le ferile comuni che potrebbero presentare le loro mani. Sarà pur·e urgente, dato il contagio nell'uomo, d'isolare completamente il rnalalo colpito ùi tetano, di disior.,uare il letto e la camera che avrà occupato, d'e;itaro di traspor tar e i germi del tetano o per mezzo delle mani, o per mezzo della llledicatura o degli ~lrumenti chirurgici.
RlriSTA
La nozione dell'origine tellurica del tetano indica che dovrà procedere il più presto possibile al neltaroento pleto ed alla disinfezione di ogni ferita insudiciata di
c. s. CHAMPIOI'\XIÈRE. Sul valors antisettico essenze. - (Reoue d'flygiène et de Police San
LUCAS -
~. 9,
18!)3).
Siccome l'hanno provato dopo lungo tempo .....,.....,"' Cadéac e Meunier certe essenze hanno un potere »n,,..,...... uguale a quello del sublimato; inoltre hanno la proprietA a g ire a distanza per i loro vapo•·i, ma hanno esse il difetto di essere irritanlissime per la pelle, quando s'i gano allo stato pur o. Champion niére ha tentato di a questo inconveniente facendone differenti mescolanze. sciolte nel rétinol cessano di. essere irritanti, ma s i ai ra pidamente, ciò che dipende dallo stato di impul'ità essenze. È anche necessario di purificarle. P urificando senza di cannella si ottiene un prodotto chiamato ._.,.'".",. Championniére ha impiegato delle soluzioni ts.l'1 °/0 e pomate compost~ di una mescolanza di rétinol al cin e di cera; la mescolanza più pe r fetta sarebbe quella di disciolto nel rétinol al cinnamol. Le ferite aseUichc scono in modo regolare e formano delle bellissime Nelle ferite primitiv~ men te sospette non si sco.pre più il nimo odore.
NICAtSE. -Trattamento lglenloo dell& Usi -
(Reoue d'
giène et de police Sanitaire, X 9, 1893). La lisi, dichiara soprattutto Nicaise, non è afftllto una latlia incurabile: fra i mezzi pi.ù potenti ai quali si può rere per combatterla, specialmente in principio, sono da in prima linea quelli che riguardano l'igiene
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D'IGIENE
Essa esiste, per quanto se ne sia potuto dire, è esistita in tutti i tempi, e basterebbe, per ricostituire i punti principali relativi alla ti si, di rimo n la re alle intestazioni dei capitoli con~acrati da lppocrale all'alimentazione, all'aria, ai luoghi, ecc. Partendo di là Nicaise, tratta successivamente lo studio dell'alimentazione dei tisici (sovralimentazione polveri di carne, peptoni ecc). della loro aereazione (vie in piena aria, dormire ~on le finestre aperte, riparate solo da una semplice stuoia), del loro esercizio (riposo prolungato sulla sedia lunga fino 8 u8 cicatrizzazione delle lesioni, indi esercizio progressivo), _ della loro abitazione (stazioni climatiche, altitudine ecc.) In -seguito l'A. insiste sulla necessità di assicurare 'ai tisici la buona funzione della pelle (lozioni, frizioni; pratiche rudimentarie d'idroterapia). La parle principale delia comunicazione di Nicaise è dedieata allo stuJio dei sanataria per i tisici e dei vantaggi che si è in diritto di attendere da queste istituzioni, a condizione, bene inteso, di lrovarvi tutta la perfezione delle minutezze <li costruzione, ed organizzazione razionalmente necessarie. È da lamentare il vedere con quanta pena si giunga in Francia a creare questi stabilimenti di cui Bremer ha da lungo tempo dalo il modello in Silesia e che dopo si sono moltiplicati in Germania ed in Svizzera dove basta di citare quelli diFolkenstein, Davoy ecc. Un sanalorium è infine pros· simo ad elevarsi in Turaine con tutto il conforto e tutti gli accessori desiderabili; Nicaise fornisce sulla costt·uzione del sanatorium numerosi ragguagli di grandissimo interesse e conclude esprimendo il desiderio che simili islituziooi si moltiplichino in Francia a breve distanza di tempo.
c. s.
Bloerohe _sulla virulenza dell'ada espirata. (Zeilschrift jiir Hygiene und I njections krankheiten. Volume 1~· Fase. 1·, 1893.
RAUER. -
Il relatore, con le sue ricerche negli animali, è giunto alla conclusione che nelraria espirata non si trova alcun velen() ()rganico e che tutti i sintomi morbosi, che si manifestano
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RIVISTA D'IGIE~E
negli uomini e negli animali in ambienti mai ventilati, dovuti all'azi!)ne di dosi alte di acido carbonico. Anche in locali non bene ventilati, pieni di escrementi danno luogo ad abbondante sviluppo di gas, animali ed uomini rimangono per lungo te.mpo sani e tutt'al più negli sensibili si destano nausee. Quando in luoghi chiusi pel accumulo di Homin.i. sani in questi insorgono malessere e nomeni morbosi, le cause sono da attribuirsi all'accumolo del calore e all'impedita dispersione di esso, oppure a sostanze fetide pt'oducenti nausea. È notevole che 'tomini, o malati, o sensibilissìmj molestati in m?do specifico da sostanze gassose esistenti nelraria, però queste sostanze finora sfugll'ono alle sèientifiche e l'uomo malato ne è il solo reagente "'"''-'"'"''""' _(malati di asma o di altri morbi polmonari). C. S.
CONGRESSI È nolo che l'VIII Congresso interna-zionale d'igiene e di demografia avrà luogo nel prossimo settembre a Budapest. Nella sua ultima seduta, il comitato esecutivo di questa t~s sernblea 's cientifica ha S!abJlite le seguenti disposizioni rela·, ti va mente al programma dei lacori del cong.resso: << Il1° settembre avrà luogo una soiree di i•icev.in;rénto; il giorno seguente, 2 settembre, apertura dell'assemblea; il 3, 4, 5, 7 e 8 settembre, sedute delle sezioni; il 9 settembre., chiu~ur-a del congresso. << Il 6 settembre è stato riservato per gite nei dintorni di Budapest. " Il programma .seientijico, contenente l'indicazione d'eltagliata dei quesiti, è glà pubblicato. Oggi il succesto del ,congresso può considerarsi assicuràto, visto che dietro t'in:... io rlel detl? programma un numero considerevolissimo dei piil
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CO~GRESSI
eminenti specialisti esteri hanno annunziata la loro pat·tecipllzione alla riunione. « Si sta anche preparando con attività un'esposizione d'igiene, la quale sarà annessa al congresso. EsS& si differenzierà da tutte le altre simili esposizioni aperte finora in questo, che non sat'à una mostra industriale, ma presenterà un insieme di oggetti jnerenti alla illustrazione e allo studio dei quesiti segnati sul programrmt scientifico e che saranno l'oggetto dei lavori rlell'assemblea. · « Tra le discussioni più importanti e ioteres;;anti, quellQ relativa alla difterite occuperà tutta la seduta del 4 settembre. È noto che si è in seguito a una determinazione presa al congresso di Londra, che il congresso di Budapest si occupa di un ar~omento c.psi importante. Il comitato esecutivo rha ialto prepas>are sulle basi più ampie e veramente internazionali. In ogni paese una commissione speciale se ne sarà occupata a fondo e aV!'a redulte delle conclusioni, le quali costituiranno le basi delle deliberazioni di una seduta comune delle sezioni di batteriologia, di profilassi e tl'igien~ ioiantile. « La eommissione italiana e presieduta dal proi. Pagliani, direttore della $Onilà pubblica. « La gita, che avrà luogo dopo il congresso_, a Costantinopoli riusuirà tanto più impor tante, in (]'uanto che vi sarà la iermata a Belgrado, le cui autorila ne banno già fatto invito al comitato esecutivo ». Adesioni a lla XIV Sezione dell'XI Congresso m edico internazionale rlcevnte a tutto 11 24 febbraio . ~
Alvaro Giuseppe, maggiore medico, Caserta. - Abbamondi Luigi, medico capo di 2• classe nella regia marina, Spezia. - Barocchini Enrico, tenente colonnello medico, Bari. - Bernucci Giovanni, capitano medico, Milano. Battaglia :\lario, medico di 2a classe id., Napoli. Bressanin Rodolfo, medico di 1a classe id., Venezia. Boeri Ermanno, id., id., Spezia. - Bocca Paolo, direttore di sanità militare marittimo, Sp~zia. - Barletta Sal-
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vatoré, capitano medico, Trapani. - Buonanni Saverio, medico di 1' classe nella regia marina, Spezia. - Colella Gio"anni, medico capo di 2• classe nella regia marina, Napoli. - Calcagno Beniamino, medico capo di 2- classe id., Spezia. Cocola Vincenzo, capitano medico, Alessandria. - Colelti Francesco, capo di 2• classe nella regia marina, Spezia. Canegallo Lorenzo, tenente medico, Casale Monferrato. Cherubini Edoardo, capitano medico, Spoleto. - Chiaiso Alfonso, tenente colonnello medico, Ancona. -Cipriano Luigi, capitano medico, Livorno. - Calabrese Francesco, meJico ~apo di ~ classe nella regia marina, Spezia. - Cervigni Giovanni, capitano medico, Roma. - Casu NicoJò, Lenente colonnello medico, Xovara.- Ca\ricehia Francesco, capitano medico, Bologna. - Cermelli Corrado, capitano medico, Alessandda. - Citanna Nicol8, capitano medico, Alessandria. - Cormagi Giuseppe, id., Palermo. - Chini Gaetano, tenente medico, Verona. - De Amicis Michele, medico di 1' classe nella regia marina, Napoli.- Dattilo EJoardo, medico 2a classe id., Spezia. - D'Angelantonio Ettore, capitano medico, Ascoli Piceno. - De Prati Giacomo, maggiore medico, Genova. - Delle Piane Luigi, capitano medico, Bari. De Furia ELtoee, maggiore medic:o, Napoli. -Del Vecchio Ruggiero, capitano medico, Roma. - Ettari Roberto, medico di 2• classe nella regia marina, Spezia. - Ehrenrreund Erasmo, id. id., Spezia. - Fiorani Filippo, direttore di sanità dalla regia marina, Napoli. - Furnò Giacomo, lenente medico, Palermo. - Fer rero di Cavall-erleone Luigi,. maggiore medico, Torino. - Fulloni Adeodato, capitano medico, Ancona. - Fiorini Fioz•enzo, tenente medico, Novara.- Fanchiotti Eup:enio, id., Milano. - Gloria Francesco, colonnello medico, Roma. - Grieco Giuseppe, capitano medico Roma. - Giorgio Cesare, capitano medico, Caserta. - G,iaunini Alfonso, tenente medico, Novara. - Giordano Giulio, tenente colonnello medico, ·Milano. - !orio Lui~i, capitano medico, Bologna. - Inzilari Giuseppe, capitano medico, Campagna. - Leonardi Benedetto, id., Faenza. - Lombardo .Mi~hele, maggiore medico, Palermo. - Mendini Giuseppe, capitano medico, Roma. - ~Ia'adorno Antonio,
CONGKESSI
medico di 2' classe nella regia marina, Spezia. - Morino DornenicCI, maggiore medico, Genova. - Montano Antonio, medico di 1• classe nella regia marina, Spezia. - Margaria Giovanni , capitano medico, ,Vicenza. -Montanari Luigi, colonnello medico, Ancona. - Mennella Arcangelo, capitano medico, Lucca. - Marchisio Ludovico. medico di i* classe nella regia marina, Spezia. - Marzocchi Fabio, tenente medico, Rieti.- Morpurgo Giacomo maggiore medico, Verona. _ Natoli Frnncesco, capitano medico, Palermo. - Petella Gio,·anni, medico di 1• classe re~ia marina, Roma. -Perfetti Francesco, capitano medico, Cosenza. - Pucci Paolo, lenente medico, Livoruo. - Prelti Carlo, tenente colonnello medico, Verona.- Randone Giovanni, maggiore ~edico, Ravenna. _ Rizzi Paolo, medico di 2• classe nella regia marina, Taranto. - Ragnini Romolo, capitano medico, Vercelli. - Spinelli Giuseppe capitano medico, Barletta.- Saggioi Francesco, colonnello medico, Bologna. - Sappa Domenico, tenente colonnello medico, Torino. - Sa.ntioi Felice, medico capo di 1• classe nelia regia marina., Venezia. -Sortino Salvatore, capitano medico, Cefalù. - Sequi Emanuele, id., Cagliari.- Scarano Luigi, lenente medico, Napoli.- Silvestri Francesco, capitano m<ldico, Verona. -Tortora Giovanni, tenente medico, Maddalena. - Testa Pasquale, capitano medico, Campobasso. :.._ Viglietta Gioacchino, medico di 1' classe nella regia marina, Portovenere. - Vooa Celestino, capitano id., Avellino. - Zibetti Giuseppe, tenente id., Milano. Xl Congresso medico internazionale. - Sebbene non sia. nell'indole del nostro giornale di uscir fuori tfal campo scientifico, crediamo nondimeno di dover fare una eccezione per una delle più grandi illustl'azioni delle scienze mediche in Italia., offrendo ai nostri lettori una breve biografia dell'illustre Presidente dell'Xl Congresso medico internazionale,
•GUIDO BACCELLI La mente robusta, vasta alla scienza, e caldo il cuore al· l'arte, Guido Baccelli è oggi in Italia il tipo più schietto di
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scenziato e di artista. La volonti.t pazienle nelle. speculazioni scientifiche ba in lui compa~na la intuizione del fllosofo; la g.mialltà delriogegno s'accoppia ad una gentile inclinazione al bello. Vivono così grandi nella slessa persona il medìco insigne e il fine letterato. Gr-andeggia il primo sempre e dovunque sia una verità scientifica da palesare ; vince con gioviale conquista il secondo sempre ove l'arte affidi al sermone le sue ali d'oro. Vero figlio di questa Roma · che corre indistrulta dietro le rovine dei secoli, Gu1do Baccelli è t:~' nostri tempi l'araldo instancabile della ro mana grandezza. E, novo esempio ltl epoca fiacca e scettica, è la voce sua ascoltata e plaudita da caldi entusiasmi di amor patrio, sempre. A. Berlino, nella inaugurazione del X Congresso medico internazionale, egli romano, agli s~jenziati del mondo portò il saluto in nome d'Italia nell'idioma della Roma antica. E fu quel saluto~ nella suu latinita classica. cosi solenne, cbe Homa fosse eletta sede d'una nuova festa scientifica. Ma non la scienza e rarte soltanto sono a lui amiche, r~ cili e care: egli vive della sua Roma e ò' Italia, e, ciltadìno esemplare, sa spendere per esse. con ardore giovanile, tutta la forza del suo inlellelto. e la ricchezza dell'anima. Da famiglia fiorentina, specchio di virtù. domestiche e cittadine, cbe, caduta la gloriosa repubblica, si trasferì a Roma, nacque Guido Baccelli il 25 novembre deWanno 1832. Fi~lìo d'10signe chirurgo, e~li amò di seguire le mediche discipline, ed è ancora vivo nell'Ateneo romano il ricordo delle vittorie che Jà prontezza del stto ingegno gli ebbe conquistate nei laboriosi studU. Giovane di 2i anni, Yioceva per virtù di concorso il posto di professore di medicina politico-legale nell'Università di RC)ma. Tenne però quell'insegnamento per soli due anni, affrettani:losi a restiluirlo appena si fu accorto che, ritenendolo, avrebbe favorito mire politiche del governo pontificio, avverse al Titolare che da quella cattedra s'era dovuto allonlanare per malferma salute. l ornò allora ai suoi prediletti studii dell'anatomia e specialmente a quello dell'anatomia patologica e della clinica
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medica. e lroYò in essi le fonli dei c;uoi prtmt imporlanli lavori, rra i qualt gode il miglior posto quello ~uJla lopo.,~afia del cuore, che apri addtrtUura un nuovo orizzonte alla semiotica di questo viscer·e. IL valente maestro guadagnò tanto pregio alla cattedra, cbP fu p<>r lui dichiaralo ufficiale io Roma l'insegnamento Jell'nnatornia p!itologica. tnge~o sovranawente ìoùegali,o, egli eotrò subito nej campi oscuri della clinica, e ne riportò vittorioso !:!li splendidi risultati d'iavesli~azione che fannl) oggi io :;ran parte l'onore della scuola i1aliana. Br·eve il tempo alla originale produttività dP.Il' inge~no. ogg• Baccelli parlu, e ogni suo discorso é un YOiume r1cco di c;cenza agli studiosi. Ma 'luesta scienza parlata non t> che un'opera di cesello, di doratura, per la quale s'adorna di nuovi fre!!i il classico monumento Ji opere scritte, sopra al quale si eleYa grande da anui la fl!!ura ùi lui. Basta solo ricordare che a 28 anni aveva già pubblicato i quuttro magi•<trali volumi sulla patologia del cuot·e e delJ'aortn; dei quali, fra gli altri tanti, sono degni ed ammirali compagni, i lavori che videro la luce piu tardi: sull'Empiema da plf·urite yenuina, sulle j'un:.ioni della mil•a, sulla perniciosita, sulla subconlinua, le lezioni cliniche ed igienich& sulla malaria, sulle trasmissioni delle oibra;ioni sonore atlrrwerso i liquidi endopleurici di diM ..sa natura, sulla cr1ra dt:l tetano colle inie;ioni di acido fenico, sulla cura delle cisti d'ecllin<x:occo colle inie..oioni di sublimato, sulle inie:n'oni endorenose eli chinino nella malariagrace, sulle inie;;toni t>nclorenose dt sublimato nella ~ifilùle, e \'ia. Kel 1863 il Baccelli chiamato alla cattedra di clinica medica, piegando l'iDgegno aperf.o alle nuove vedute, ad un fine ca·iterio di eccleti~roo sul passato ed aolico, diè vita a quella nuovo scuola che corl·er dovea serena al plauso del quale oggi la vedjamo onorata. Al l congresso medico internazionale che si tenn& a Parigi l'anno 1807, il Baccelli recò cosi alto contributo scientifico, da affermare a quel convegno di Dotti non soltanto la
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sua larga fama di scienziato, ma anche da accrescere il luslro della giovine scuola medica italiana. Do,·e però il giovane medico affermò luminosamente la valentia dello scienziato e dell'artista, si fu a Firenze nel 1869, in seno del congresso medico internazionale, di cui fu eletto primo Vic.e Presidente. :Xelle viYaci discussioni che sorsero in quella adunanza, fu così lucida d'idee e forte di dotkina l'eloquenza del Baccelli, che l'uditorio ne rimase appieno conquistato, e l'illustre Bouillsud, presidente onorariCI, si levò ad abbracciare :t vittorioso oralore dicendogli: Vous ave$ été auiourd'hui le Demosthène, le Cicéron de la .science. E quando Roma risorta accolse adunato entro le sue mura il primo con~resso medico italiano, il Baccelli affrontò l'arduo tema sulla necessità di riformare gli studii superiori, e sostenne la sua tesi con tanto calore, che l'assemblea, acclamandolo, gli conferì l'incarico di redigere il disegno per tali riforme, che fu senza meno approvato. La volontà pertinace e il carattere fermo dell'uomo fu!'ono anche superiori agli studii serii e se"eri, all'esercizio attivo ed operoso della sua professione, e chiamato nel 1&15 dagli unanimi suffragi dei suoi concittadini, egli accettò di portare in Parlamento la sua parola dotta ~>. autorevole. Qui egli trovò un nuovo e vasto orizzonte alla facile pie~hevolezza ed attività del suo ingegno, in guisa che il mbdico insigne e l'eleganle parlatore aggiungesse anche ai nuovi trionfi di studioso ed esperto di cose politiche. Nel 1881, dopo aver per duJ:l volle ricusato l'invito, cedette ad accettare il portafoglio della Pubblica Istruzione. Primo suo pensiero allora egli v_plse alla educazione popolare e alla coltura nazionale, facendo proposte che la tirannia della politica pur troppo gli impedì di attuare. Pieno l'animo della sua Roma, volle e compi che fosse r eso alla isolata maesta antica il più grande tempio della Citta pagana, il Pantheon, e ch'esso accogliesse l'urna cara e gelosa con le spoglie del primo Re d'Italia, il Padre deHa Patria. Rividero per lui la luce preziosi ricordi nascosti sotto le
CONGRESSi
ro•ine del Foro Romano: egli fu il fortunato scopdtore dell'atrio di Vesta e delle Vestati. Lottò per 20 anni per avere il Policlinico, inventato da lui, ed auspice lui, fu posata la prima pietra del vasto e perfetto ed•ficio, nel quale la scienza e le sofferenze troveranno, fra non molto, ampia s tanza e fortunato aiuto. Oggi Gllido Baccelli è di nuovo alla somma delle cose degli studii d'Italia, lì alla 11inerva; C•ggi come ieri pieno di fedo> alle sue due grandi idee: autonomia ~ elle Università italiane; scuole co mplementari con istruzione militare, ch'è come dire, ricondurre le Universilà di Italia alla classica, tradizionale indipendenza dei primi tempi; preparare 8lla patria menti e cuori di uominj e di soldati. Arduo c6mpilo invero al quale egli, principe nella medicina, pare chiamato, per forza .dei tempi, come ad esercitare il suo ministero anche iJ1 ques ta che è grave malattia dello indirizzo educativo. Ed egli vincerà· in questa prova, egli avvezzo alle vittorie della sua scienza, e aggiungera a nuovo merito la sua grandezza. Allora sara bello, commovente di grab1 riconoscenza, il saluto che dalle scuole italiane arriverà a lui. Ma quanto più ricco d'omaggio non sarà quello che degnerà l'uomo qui in Roma, pol'tatogli d'ogni parte del mondo civile, all'Xl congresso medico internazionale, saluto che nel Pref>idente della solennìtà scientifica, onora la medicina italiana. T. R.
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N ECROLOGI A
Ca.v. FRANCESCO JARRIN.
Ai 27 dello scorso gennaio è morto in Chambèry, sua patria, il cav. Francesco Jarrin, l'ultino dei chirurghi già ìn servizio alla costituzione del corpo sanitario militare sardo
NECROLOGIA
uel 1833. Era pensionato dal 18W ed ebbe la rara fortu na dì ~iungerc alla rispettabile età di 85 anni, senza quasi risentire gli incommodi della vecchiaia. A me, che nel 1 8i~ lo ebbi a chirur·go capo nell'ospedale di Genova, che poi fu i a11tt diretta dt lui dipendenza nella campagna dPl 18,8, e che piu tardi gli divenni amico, a me, ripeto, sia permes::;o l;pargere un flore sulla ùi lui tomba, evocandone l'onot•ato l'ICOr.Jo. ~alo nel seltembra 1809 e laureato chirurgo nell'Università di Tot•ino io giugno l ·:~0, il cav. Jarrin ottenne subtto il posto di chirurgo in 2' nella brigala Savoia. Sdoppialasi questa in due r eg-gimenti nel 1832, fu prom os~o c hirurgo maggiore d t uno di essi, a 23 anni non ancora compiutr! Nd 18i2 fu nominato per merilo d'esame al grado di chirurgo éapo d'ospedale. Nella campagna del 18~8 diresse l'ambulanza del quartiere genera le principale e si meritò la medaglia d'arf{ento al vale r militare (ordine generale, n. 27 der 15 ago~lo). Tn quella del 1 i9 fu chirurgo pr·incipale ed alla battaglia di Novara oltenne la menzione onorevole. ){el ;.rennaio 1819 venne fregiat<l della croce di cavaliel'e mauriziano e nel luglio 186i, essendo gia a riposo ru prom o!'SO t\d ufficiale nello stesso ordine. Dopo la promnlgazione ciel regio decreto 30 ottobre 1850 con cui il corpo "-anita rio militar·e venne ricostituito su nuove basi, il cav. Jar·rin, preferen-io ritirarsi dal ser\'izio, ottenne la pensione con LiLolo onorifico di lspeUore nel Consiglio superiore miltla.re di sanila. Rinunziò cosi ad una càrriera in cui per la sua età e per· l'inconteslala sua rapacita scientitìro-pratica e direttiva avrebbe potuto rendersi mollo utile allo Stslo. Ritiratosi in patria vi ~i era procur ata una posizione onorevolil'sima. L'ac11ademia, l'istruzione pubblica ~d il col'l'Siglio d'r~iene di Chambéry lo vollero a collaboratore; il goYer•no gli affilò ]·incarico di visitatore delle farmacie d~l ctrcondar io ed il baUa glione dei pompieri lo ebbe per suo chirurgo maggiore durante :35 anni. QuesL'ultimo servizio gll valse per parte del mini"tro dell'interno di Francia un diploma d'ouore.
XECI\OLOGIA
Ma 10 mezzo a tali cariche non cessò mai dall'interessarsi alle \l ·eude id corpo sanitario nostro e spesso vole~a esserne mformato. Orci non e paù, ma il di lui nome registrato io questo «iornale vslga a mantenere fra noi la \'enerat.a memoria ! ~ Torano, febbraio 189L Dottore PECCO, uen. med. o
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TEODORO BILLBOTH. Ad Abbazia, nell' Tslraa, é morto ai primi di questo mese uno dei più illustra scienziati moderni, il principe della chi· rurgia austriaca, Teodoro Dillroth, lt1 cui salute era purtroppo gia in decadenza da quaJcJ1e anno. Billrolb, nipote di un med1co di S leltino, era nato a Bergen, nell' i~ola di Rugen, sul mar Ballico il 26 aprile 18:2!-l. Studiò medicina succe~si Yamente nelle univez·s•tà di GreifswaJJ, Goltinga e Berlino, dal l 8i8 al 1 53, e poi in quella di V1enna. P er molto tempo, dal i :)3 al 1850 fu assistente alla clinica chirurgica di B ~ rlino, di re tta da Langenbeck. :::\el 18<'>0 fu chiamato a Zu1·i go come professore ordinario di clinica chirurgica . Fu a Zurago eh~ al suo nome cominciò a far31 larga strada nel mondo scientifico, sia come scienziato, ~ia come operatore emmente. .Ma 11 maggior teatro àeLa sua gloria fu l'unive rsità di Vienna, dove egli fu chiamato nel 1867, e dove rimasP fm o alla sua morte. ~el 18i0 Billrolh ottenne d1 esser destinato agli ospedali militari tedeschi, e Jiresse per alcuni mes1 le ambulanze delresercito del Reno, Lra le qua li quelle ùi Weissembut•g e di Mannheim. Da quell'epoca aalano le sue classtche lettere chirurgiche (Chirurgi~elte Briefe aus den Krieysla~a rethen in W eis..'fenburg und .\fannheim) che hanno pot·lalo un cosi largo contributo ai progressi çlella chirurgia da campo. Ollre al merito di es$ero un operatore sommo (fu uno dei
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'ECilOLOGIA
primi a1l introdurre e praticare il moderno sviluppo chirurg·a addominale) BillroLh ebbe quello di educare in a se un'eletta di distinti chirurghi. Si occupò anche di igienE.' spedaliera. Tra le opere piu importanti d1 Billroth basterll che ci il suo celebre trattato di patologia e terapeutica c!tirttr({ica, del quale furono fatte 1:! edizioni ledesr.he e traduzioni in francese, inglese, italiano, spagnuolo, ungher~e. russo, serbo croato e giappone>:e. Ricorderemo ancora la mo. numenlale opera del trattato di cltiruryia generale e speciale scritto in coUaborazionP col pror. Pitha, i suoi ' und kriUsche Studren u.ùer den Transport der int Felde uJllndeten und Kranken atif Eisenbalmen, la sua Chi sche Klinik, la sua collabora.z.ione all'A rchio jiir kl!ni~chen Chi rurgre. Vero uomo di genio, B1llroth, olLre che per la scienza, fu appassionato per le arlt e specialmente per la musica, ~ella qttale era un intelligentissim<' cultore. Tutti coloro che lo avvicinavano er ano vivamente impressionati dalla bella figu ra di qu~to 1!rande scienziato. dallo sguardo ener~ìco, dalla erculea col"poralura, che alla maestà del gemo accoppia va in modo unico la semplicità della vita, l'affabilità dei modi, rentuslasmo dell'arlisl8.
Il Direttore
Dott. Sn FAKO RRcts coloooello medico ispettore.
U Collaboratore per la R .• Marina
I l Redattore
D.• TEODORICO ROSATI
D.r R IDOLFO L IV t
Mt4W di ~ Wuu
Capàt4M tned~.
Nu TIN I F EDERic o, Gerente.
IL NUOVO OSPEDALE MILITARE Dr ROMA AL MONTE CELIO
Il nuovo ospedale militare sor~e sul )lonte Celio uno dei seLLe Colli di Roma, circondato da iosigni monumenti della Roma anù~a e medioevale. Ila davanti a sè il Colosseo, la )Jeta Sudante, l'Arco di Costantino. e più lungi j( Monte PaJatino, il Foro Romano, il Campidoglio; a destra la basilica di S. Clemente; a sinistra la chiesa di . Stefano Rotondo; dietro le basiliche di S. Giovanni in Laterano e di S. Croce ìn Gerusalemme. li
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lL NUOVO OSPEDALE MILITARE DI ROMA.
L'area su cui è fondato l'ospedale è di metri q. 49,994. I lavori di costruzione furono cominciati nell'anno 1885 ed ebbero il loro compimento nell'anno 1891. Vi furono trasferiti i malati dell'antico ospedale di S. Antonio il 20 giugno '1 891. L'ospedale c;i compone di 27 corpi di fabbrica, tutti isolati e intercalati da giardini e strade. I fabbricati hanno in generale form·1parallelepipeda e sono diretti da N.N.O a S.S. E con i lati più lunghi esposti, uno ad E. S. E e l'altr·o a O.N .0. Fanno eccezione quello dest_inato per le operazioni chirurgiche e quello per la camera mortuatia, i quali sono a foggia di anfiteatro. Otto fabbricati sono destinati per ricovero degli a~ma lati di malattie co:nuni, tre per quelli di malattie contagiose, uno per reparto di utficiali ammalati e tutti gli altri per i vari servizi d'ospedale. Quelli distinti coi numeri l, 11, III, IV e V formano la facciata principale dell'ospedale, e, tranne il fabbricato l, si compongono di un sotterraneo, di un piano terreno, di un mezzanino e di un primo piano. Il fabbr·icato I che costituisr.e il portico d' ingresso principale sulla via Celimontaoa ha tre porte: una per i carri e due per le persone isolate. Quallro pilastri centi'ali sorreggono la soprastame terrazza. A sini· tra di chi entra si n al fabbricato II assegnato agli uffici di direzione. A.l pianterreno di questo fabbricato sono due stanze pel medico di guardia, la camera di medicazione, hr stanza di convegno per gli ufficiali superiori, la sala e la stanza d'aspetto per le rassegne, la camera per gli epilettici in osservazione. · Al mezzanino fu disposto il reparto per gli inscritli e i militari in osservazione.
}. Terraua sop1·astante al pot~ltcello a'ingreuo.
111, Amministrationt. a Maggiore relatoro. b Sala del consiglio.
Il. Direzione.
a Corridoio.
c Biblioteca.
b Latrine.
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cc Aiutant~ maggiori. d 1\faggiorità.
e Gabinetto di osservazione. f Direuoro.
d Scrivanl locali.
e UCRciale di matricola. ( Direttore del conti. g Gabincuo di mlcroscopla. lV. Farmacia ed alloggi.
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g Sala d ·a.~petto. h Sala di convegno. ii Gabinetro di batteriologia.
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IL XUOVO OSPEDALE lflLlTARE DI ROMA
Al primo piano si trovano il gabinetto per le osservazj oftalmoscopiche, quello per la uroscopia e analisi chimiche, il gabinetto di bauerioscopia, la sala di convegno per gli ufficiali medici, la stanza d'ufficio del direttore ed una di ricevimento, quella dell'aiutante maggiore in 1o e in 2° 6 l'ufficio di maggiorità. Tornando alla porta d'ingresso, a destra di chi entra si passa al fabbricato 111 che serYe per gli uffici d'amministraziooe. Trovansi al piano terreno la camera di a'!cettazion& degli ammalati, due camere pel portinaio, i magazzini degli oggetti di corredo, la camera per· la distribuzione del vestiario agli entranti, lo spogliatoio e una stanza da bagM con due vasche in marmo per gli entranLi. Al mezzanino di questo fabbricato trovano posto l'ufficiale di magazzino e gli scrivani addetti al suo ufficio, il magazzino della biancheria di riserva, quello della biancheria di distribuzione, il qnale per mezzo di una scala a chiocciola comunica col sottostante magazzino di distribuzione del vestiar·io agli entranti, ed una camera destinata alle cucitrici. Nel sotterraneo del fabbricato H furono allogati l'archivio della direzione, il magazzino dei recipienti vuoti per uso. della fa:·macia, e vi fu costruita una piccola ghiacciaia pel consumo giornaliero. Nei sotterranei del fabb ricato Ili sta l'archivio degli uffici di amministrazione e il magazzino delle coper·te di lana per gl'infermi. A sinistra del fabbricato II e intercalato da un cortiletto incontrasi il fabbricato IV. Nel solterraneo furono collocati i magazzini della farmacia e la stanza per la distribuzione dei medicinali agli esterni; al primo piano è la farmacia, il laboratorio farmaceutico, il laboratorio chimico, il deposito del materiale di medicazione antisettica. Al mezzanino è situato l'alloggio dell'aiutante maggiore in 1~
AL MONTE CELIO
e ..del farmacista- ; al prim9 piano l'alloggio del direttore e dell'aiutante maggiore ·in 2•. Dalla parte opposta e simmetricamente disposto trovasi il fabbricato V pur esso separato dal fabbricato III da un cortiletto eguale a quello che sta fra il fabbricato Il ed il IV. Io questo fabbricato V i sotterranei furono suddivisi in vari scompartimenti per uso di cantina, deposito della legna, del carbone, ecc. Vi è pure in questo sotterraneo stabilita una -cuoina sussidiaria in previsionè di guasti nella cucina prineipale. Al piano teneno sono posti il refettorio pei sollufficiali e soldati uscenti dall'ospedale, la stanza di accettazione dei ge- , neri alimentari, ra dispensa, la cucina e la stanza di distribuzione degli alimenti per essere inV'iati ai reparti. La eudna è del sistema eco.nomico della ditta Lehman di Milano. È situata nel centro della stanza ; è. di ghisa, e contiene quattro focolai indipendenti l'uno dall'altro, due destinati alla cucina centrale, gli altri due riscaldano quattro grandi caldaie. La cucina è divisa in quattro scompartimenti: uno centrale destinato ai piccoli piatti e due laterali che servono per le caldaie grandi, ciascuna delle quali ha la capacità di litri 200. Per mezzo di1·due registri cir·colari di ghisa forte e di facile manovra, le caldaie -possono ess.ere ris.caldate separataroente, lasciando fuori di servizio quelle che non servono a! bisogno. Inoltre vi ha un apparecchio per la provvista dell'acqua calda oceorrente pel servizio di cucina. Tale a,pparecchio è composto .di tre caldaie di ghisa in contatto diretto coi quattro focolari. Queste caldaie comunicano fra di loro e tolte insieme con una sovrAstante riserva di lamina zincata della capacità di 1000 litri. Nella stanza medesima trovasi uua piccola cucina -in muratnra a· carbone di legna pel disimpegno dei servigi più piccoli.
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IL NUOVO OSPEDALE MUJ'IARE DI ROMA
Al mezzanino dello stesso fabbricato si trovano gli di fareria e altre stanze occopaLe dalla compagnia di sanità. come dormitor1i.
a lnrermerla dì :!4 Ietti. b Camere d'isolamento. ' Capo riparto. d llefettorìo. ( I.arnna.
I fabbricati ùal n al \TU sono destinati al ricovero degli uomini di truppa malati di malauie comuni. Sor~ono nel centro dell'al·ea rabbricata e sono situati simmetricamente sui due lati qunnro pe1· lato. Sono distanti l'uno dall'altro nel senso della lung-hezza m. 29,30 e metri ~O nel sen~o della lar,:hezza .• ono uniti fra loro da una grande ~aHe ria scoperta di comunicazione in ferro a due piani lunga m. l :)o. la quale p.trtrndo dal r,, bbricato I fa capo al pad;glione XH. Que,ta ~alleria si suddivide io àue rami verso il fab òri· calo l mediante una curva a tre centri e seguita all'altezza del mezzanino a nn sol piano da una parte e dall'altra com· prendendo tutti e quattro i fabbricati di prospetto. I padiglioni si compongono di un sotter raneo, in parte elevato sopra il suolo e di due piani sovrapposli. Ogni padiglione i• lun~o m. 40,30 con due avan.corpi alle Lestale della lunghezza di m. 1~ .80. Comprendendosi anche la lorreua a base quadnlla destinata per le latl'ine distante dal corpo di fabbrica m. :l,50, e con esso comunicante per mezzo di un
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ballatoio io ferro chiuso da vetri. la lunghezza totale dei padiglioni è di m. 57,80. L'nllezza dei padi~lioni dal suolo alla gronda è io media m. l~- Si entra in ciascuno di essi ollrechè dalla galleria
in ferro anche da una 'cala in marmo con rin~hiera di ferro rhe dai .:;otterranei monta fino al secondo piano ed è posta all'an~-tolo di ognuno degli a\'"ancorpi che prospetta la ;.:nlleria. S ella l!abùia di scala di ciascuno dei padi~lioni vi era un ascensore mecranico il quale era fallo s..:endere e salire mediante nna manovella innb;;tala a un con~e~no posto nel sotterraneo al pl'incipio della scala, e serviva pel traspor·to ""erticale delle vivan Je e dei medici nali occorrenti ai malat i
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nei singoli padiglioni. Ora questo meccani mo è posto fuori d'uso. I sotterranei sono arieggiati e illnminati da una certa quantità di finestre ed hanno un'allezza media che varia da .t m. a 4.,20. soprelevandosi sul suolo in media m. ·l ,50. Ad eccezione di quelli de' padigl •ooi VIII, X, Xl e XII, servono come magazzini . ~el sotterraneo n. YI è il magazzino d1 mobilitazione. Il sotterraneo del fabbricalo VII è suddiYiso in due metà; uno set·,·e come refettorio del repar to osservazione. e nell'altra sono postele prigioni della compagnia. Nel soLLerraneo del fabbricato \III sta da una parte il materiale a disposizione del ~l ioistèro della guerra, dall'altra il deposito dt-i medicinali per gli ospedali ~a campo e sezioni di sanità. I l sotlerra neo del fabbricato X è utilizzato per le scuole della compagnia di sanith, quello del fabbl'icato XI come parlatorio degli estranei che vengono a visitare gli ammalati nei giorni di $fiovedì e di domenica. Il primo e secondo piano sono del tutto eguali ed banno ciascuno due corridoi, un ballatoio chioso da vetri, una latrina, una sala grande destina la per l; infermeria e quattro cnmere. delle quali l'uso è il seguente. Quenn di rimpello alla scala è adallata per refettorio degli ammalati; pe1·ò nei padiglioni Xli e XIII nei quali fu stabilito il reparto di chirurgia, questa camera al primo piano del padiglione XII e al secondo piano del padiglione Xlll fu deslinata per camera di medicazione degli ammalati del reparto. La camera simmetricamente situata nell'opposto avar:corpo serv.e per· camera d'isolamento; e le due dirimpetto a questa, una per camer·a da b~goo e l'altra io un piano per ripostiglio del reparto e nel!" altro per l'infermiere di guardia e per la suora addella al repnrto.
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La camera da bagno è fornita di una vasca di marmo e di un apparecchio a gas per riscaldare l'acqua del bagno. Nella !)Lessa stanza fu pure collocato un fornello a gas per riscaldare il brodo od altro, che potesse occol'l'ere. Da queste camere per mezzo di una finesu·a rettangolare può osservar5i ciò che avviene nella infermeria. 11 pavimento dj tolle le camere è di mattonelle di cemento, qu~llo della latrina è di balluto di cemento. I soffitti e le pareti sono colorati con trota a calce a semphce riqoadratura e nella parte inferiore di questa ultima per l'altezza di due metri y'è uno zoccolo di stucco lucido durissimo a imitniooe di marmo che si può liberamente lavare. Le stanze ai quattro angoli hanno lo zoccolo coloralo a ver · .nice a olio pal'imente a imitazione di marmo. La grandi infermerie sono di furma parallelepipeda con jtli spiStoli arrotondati; banno m. 3~ di lunghezza, 9 di larghezza e :;,20 di altezza . La loro superficie è quindi mq. 288 e la cubatura mc. 1 i97 ,60. Ciascuna è capace di 24 letti distanti l'uno dall'altro m. 'l ,80, quindi ad ogni malato è a~segnata un'area di mq. H e mc. 6t, iO d'aria respirabile. Hanno do e porte d'ingresso :1 persiana con controsportelli, una dirimpeuo all 'altra e prendono luce da 1~ finestre. la parte superiore delle quali è di forma semicircolare. Le finestre hanno un'allezza di m. 3,08, e unn lar~bezza di m. l.i-0. Sono mlln ite di una rin$%bierina in ferro e di ,gelosie. ~ell n parte superiore di queste infermerie, a circa m. 3.50 dal pavimento vi sono dodici aperture circolari per parte con persiane fi'se e sportelh a \'etri da aprirsi. L'ael'eazione delle camerate, qnando tutte le finestre sono chiuse, è regolata da ventilatori. Ye ne sono 12 per parte, a :.>o centim. dal pavimento e sono destinati per l'uscita del-
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l'aria viziata, la quale per mezzo di canali esistenti nel muro sale fino al disopra del tetto, ove Lrovasi per ogni due ventilaton un aereospiro in metallo che facilita l'aspirazione
dell'aria. Altri 113 pure per parte regolano l'entrata dell' pura. ·S.ono situati alla parte superiore delle pareti a ·12 timetri dal soffitto e sono muniti di sportelli circolari di tone e di una graticola, e si possono aprire e chiudere tutto o in parte mediante un congegno di ruote ad i naggio che scende in basso a sJ m. circa dal pavimento, si può manovrare per mezzo di una chiave. Sull'asse longitudinale di ciascuna infermeria sono quauro stufe ventilatrici, sistema De Benedictis, riunite _a due, le quali servono pel riscaldamento. Queste sono ad ampia bocca e si compongono del fornello io
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ratura e di una colonna di l~miera che sormonta le due swfe accoppiate. La colonna è n base quadrata a spigoli smnssati e racchiude i tubi pure di lamiera che servono per la conduttura delraria calda ascendente. Qnesti tubi 5000 aperti in alto ed in basso e la loro base è incastrata in una cassella di ghisa che è dentro ni fornelli e si estende da un fianco all'altro e fa'l'ufficio di frontone con la parete anteriore alquanto inclinata. Questa specie di cassa è posta io comunicazione con l'aria esterna mediante un condotto che attraversa in largo la infermeria e termina al di fuori; dentro è coperto da lastre di mnrmoridea in modo da poterle a piacimemo togliere e rimettere per ia pulizia del cendotto medesimo. L'a nn aspirata dall'esterno, dopo avere traversato la cassa di ghisa riscaldata dal fornello, penetra nel tubo e si versa nella camera dalla sommità della colonna. La colonna di lamiera è divisa dal tubo ellittico in due scompartimenti. ll rumo si elera nello scompartimento anterrore fra la colonna e il tubo e scende nello scomparti- • mento posteriore e quindi lambendo la parete posteriore della cassa va al camino. :\el mezzo di ogni sala vi ha una tavola in ferro fuso con piano di marmo e sedili pure di ferro. I letti sono a rete metali ìca con ripostiglio inferiore. Ogni letto è fornito di due materassi, uno di stoppa e l'allro dì lana e un telo protettore ft·a la. rete metallica e il ma· terasso, oltre un capezzale ed un cuscino. I comodini sono in ferro, aperti da ogni lato a due piani, di cui il superiore è di cristallo. Dalla infermeria per mezzo prima di un corridoio e poi di un ballatoio in ferro chiuso da sportelli a vetri si passa alla torre latrina, la quale· prende luce da due finestre di
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~guai
forma e dimensione di quelle della camer.·a grande, disposte l'una contro l'altra. Nella parete di fronte alla porta d'ingresso vi sono alle due estremità due cessi con sedili, frontoni e pavimen!o di marmo ; il vaso è di ghisa maiolicnto con valvola a chiusura automatica. Da ogni yaso parte una canna di ventilazione di ferro zincato del diametro di '15 centimetri che si "Prolunga sopra il tetto e termina con un.a mitra girante. Per mezzo di cassette auto· matiche poste nei soltotétti a ·serie di tre per ogni latrina, si effettua ogni 1O minuti la lavatura dell'interno del vaso corrispondente. Un grande sifone cilindrico di metallo posto anch'esso nel sotlotetto dell a.capacilà di 300 litri si scarica a intervalli di 1O minuti, lavando i'interno della conduttura generale della latrina e nello stesso tempo ~ frontoni e le cunette dell'orinatoio situato fra. i due cessi. Al disopra dell'or·inatoio vi ba una chiavetta (rubinetto) cbe serve a prender l'acqua per la lavatura dei vasi. Da un lato poi trovasi un la.vandino pure di marmo sormontato da due boe• ehette di ottone con robinetto a leva, dalle quali gli ammalati possono prendere l'acqua per bere e per lavarsi . Dall'altro Jato vi è nn vano chiuso da pareti di lamiera di ferro che dal piano superiore arriva fino al sotterraneo, o,ve trovasi un camerino -destinato a raccogliere la biancheria sudicia che è gettata in dello vano . Il fabbricato XVI, quello destinato per le operazioni chil'urgiche, al quale fa capo. la grande galleria ha la partè ceotn.le del lato rivolto ad Est di forma semicirc0lare e si compone pure di un sotterraneo, dì un primo e di<·nn secondo piano. Il sottenanèo è usato pe.r magazzini. Si va a questi due piani e alla galler·ia per una sca1a posta a destra di chi entra. Al primo piano al centro del fabbricato trovasi- una sala d1 forma parallelepipeda desti-
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nata per l'armamentario con scaffali in ferro chiusi da vetri per la custodia degli strumenti chirurgici. Da questa sala si entra poi per due porte laterali munite di vetri nella camera propriamentP detta delle operazioni chirurgiche. Questa camera è di forma semicircolare con gli angoli la-
a Sala d :Operazione. b Armamentario. c Idroterapia, bagno elettrico, aeroterapia. d Gabinetto per medieatura. e Sale d'isolamento per operati.
( Apparecchi. D Latrina. h Elettroterapia.
i Corridoio.
terali arrotondati e prende luce da t1·e grandi finestroni con intelaiatura in ferro che da terra si elevano fin quasi at soffitto poste sulla parte curva, e da un grande lucernario posto nella soprastaote terrazza. La camera ha il pavimento di lastre di ve:ro dello spessore di 3 centimetri, e le pareti rivestite per metri 2, l O di altezza da lastre di vetrodella grossezza di 1 centimetro che seguono l'andamento rettilineo e curvilineo delle pareti stesse; il rimanente della camera compreso il soffitto è rivestito di stucco lucido bianco-
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durissimo e le soglie delle porte e finestre sono rivestite di lastre di marmo bianco. Cinque rubinetti di vetro con borchie di metallo nichelato sono innestate nella parte cen. trale rettilinea, i quali, mediante condotti di caoutchouc attraversanti il muro, prendono l'acqua preparata secondo i bisogni da recipienti posti sopra una mensola di marmo situata a una altezza di circa m. 9,50 nella camera precedente ossia in quella dell'armamentario e la portano sopra altrettanti catini di vetro sostenuti da armature di metallo nichelato. Sugli angoli arrotondati sono due mensole con armature dello stesso metallo e piano di cristallo. Nel centro del pavimento trov~si un chiusino inodoro per lo scarico delle acque e all1·i liquidi e nel centro del soffitto un lume intensivo a ~as della potenza di 60 candele per illuminare ~~~·occorrenza il letto di operazione. Altri due lumi a gas a due bracci sulla parete curva illuminano il restante della camera. Da un lato e dall'altro della sala precedente sj 63tendono tre camere una di seguito all'altl·a con altrettante corrispondenti al piano superiore. Alcune del primo piano sono destinate per éamere di isolamento degli operati, in altre sono posti i gabi netti di aereoterapia ed elettroterapia e il bagno elettrico. Al pian(\ superiore sono ricoverati gli oftalmici, in quella di destra sono poste le camere di si-curezza. In questo fabbricato il riscaldamento è fatto mediante -due c~loriferi sistema Staib e la ventilazione è regolata da una stufa sistema Lebmann. I due caloriferi sono situati simmetricamente nel sotterraneo; mediante canali praticati nella grossezza del muro portano il calore nelle stanze, sboccasdo a circa due metri
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da terra con apertura di ghisa a gelosia di forma quadrata con valvole di chiusura e relativa graticola~ le quali regolano l'entrata dell'aria ealda. . L'aria così riscaldata e natur·almente viziata è rinnovata per mezzo di una stufa ventilatrice, sistema Lehmann posta anch'essa nel sotterraneo. Delle bocche quadrate simili a quelle per la immissione dell'aria calda sono situate verli· calmente alla parte inferiore delle pareti le quali comunicano con canal i praticati nella grossezza del muro e s~>no destinati a dare passaggio all'aria viziata aspirata dalla stufa. Sulla sommità della fronte di questo fabbricato havvi un orologio da torre CJD campane per i quarti e per le ore.
a Corridoio. b Latrine.
c Ripostiglio. d sala di com·egno.
e piantoni. f Camere per 1lfficiali ammalati.
Il fabbricato XV è quello destinato per il reparto degli ufficiali malati. È del tutto isolato e circondato da giardini. Ha una lunghezza di metri 50,45 ed una larghezza di
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metri H}. Alle estremità ha due piccole appendici normalmente al lato più luogo. in una delle quali vi go:no fa scala e le · latrine. Questo fabbricato si compone pure di due piani, fra toro perfettamente eguali con 13 stanze per piano, comprese le latrine. In ciascun piano un c01:r:doio lungo quantojl fabbricato e largo metri 2 percorre tutto il lato E.S.E. e prende luce da sei finestre uguali a quelle dei padiglioni. Da esso si passa ueHe diverse camere le quali snno esposte a O.N .0. Ognuba di esse ha ana stofa o un franklin per riscaldamento . Quattro delle camere centrali , due pe.r piano bann.o un ra· merino per l'infermiere o il piantone as.sistente. Nell'altra appendice opposta a quella ove t:rovasi la scala vi è al piano terreno una sala per la riunione degli ufficiali convalest:,enti ; essa è decorata a stile pompeiano con lampa· dario a gas e frnnklin .
a C~merata della compagnia di sanita. b Bagni con vasche. c Bagno. a vapore. a Doccia. e Piantone.
Il fabbricato XVI che ba i lati più lunghi esposti, uno a N.N.O. e l'altro a S.S.E. cioè, .normalmente alla di-reziòne generale degli altri fabbricati ha una metà del pian reno, que11a a sinistra di chi en.tra, destinata per i bagni..e
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l'altra metà e tutto il piano soprustante per alloggio di una parte della compagnia di sanità. Nel sotterraneo dalla parte del dormitorio a pian<> terreno è situata la cucina di tutta la compagnia e dalla parte opposta la macchina dei bagni, la cucina e la mensa dei sottufficiali . Al piano terreno a de· stra del fahbricato sono stabiliti i bagni. Yi ha un ingresso con corridoio, una camera per l'infermiere, due spogliatoi, sei camerini per bagni, dei quali tre per gli urtìciali, ed una stanza per le docce. · Due serbatoi circolari di lamiera, uno della capacità di di m• 8 per l'acqua ft•edda e l'altra della capacità di m* 4 per la calda so no posti alla sommità del fabbricato presso il te!lo. L'acqna nel secondo serbatoio è riscaldata da ungeneratore a vapore della forza di 8 cavali i, a carbon fossile (tipo Grantham) !'ituato come si disse nel sotterraneo e comunicante col serbatoio mediante una conduttura in ferro. L'acqua del serbatoio ·è riscaldata in 20 minuti. I ruuinetti a due vie posti alla testata di ogni tinozza permettono, girando il manubr·io, di stabilire contemporaneamen te la comunicazione fra le due diramazioni dell'acqua calda e della fredda, oppure dare uscita soltanto all'una o all'altra. Al di sopra di questi rubinetti ve ne ha un altro per la doccia frontale. Nella sala delle docce vi sono apparecchi per d-occia orizzontale e verticale, ascendente e discendente, a dardo, a pioggia, ecc. Il fabbricato XV li che ba una direzione parallela al fab:.. bricato Xl V, ma situato dalla parte opposta è l'alloggio delle suore di carità dell'ospedale. Ha due piani e un sotterraneo nel quale è una cucina economica, la camera da pranzo, 18
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IL :\"U0\"0 O~PEOAl.l liiLITARR DI IWllA
var·i ripostigli, una stanza per il bucato. ::\ei due piani ,j sono le camer~ d"allo~gio. Al piano terreno verso ove~t v'c una piccola cappella per le funzioni religiose r,on altare di marmo. 11 fabbricalo XVIli è ,,uello in cui donit essere fatto l'impianto di una lavanderia a vapore per il bucato dei panni dell'ospedale. Ora nel sotterraneo di questo fabbricato sono :>late impiantale tlue caldaie liscirialrici. J cinque fabùricati che :.eguono io numerazione co,.Litui~ scono il reparto dei conta§.!iosi, il quale è aiiatto separato dr. tuiLi gli altri fabbricati dell'ospedale mediante an muro di cinta, il qnale a sua volta circoscme ognuno dei fabbricati che compongono detto repar·to. l padiglioni XIX e XX uguali fra loro sono destinati uno per camera di dr:;infeLione e l'allro per· cucina e farmacia dei conta~iosi e :'ODO d .spo~ti simmetricamente all'entratn del reparto e formano come il prospetto dr essa. (;(; allri Ire \:Xl, \ XH c XXIH sono i padiglioni pel ri· covero dei malati afllitti da malattie contagiose. l fahbricati 'XIX e XX, ad un soJQ piano oltre il sotterraneo, sono destinali: il primo per le disi nfezioni, ed l1a una stufa da disinfezrone a vapore sollo pressione della dilla f..eneste, Herscher e C. Essa è incastrata in un mur·o Lrasver5ale il quale separa il luogo assegnato quale deposito de~li oggetti infetti che tr·ovasi nell'interno del reparto dt!i contaziosi da quello per e!h oggetti disinfellaLi, il tfuale invece ha libera comunicazione con il resto dell'ospedale. La caldaia e gli apparecchi di disu ibuzione del ,·aporc, ecc., sono Lotte nella parte da coi escono gli oggetti disinfeuati. Il fabbricato X.\ simmetrico al precedente è destinato,
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~ome si disse, per la cucina e
farmacia del reparto dei con"3gio.;i. Si compone d i ~e i stanze, in ona delle quali è stata eoll•tcata unu vasca per la cur·n de}!li scabbiosi. 1 fabbricnti XXI. XXIL XXIII pel rkofero degli am malati di mnlnttie contagiose hanno In stesstl direzione ùei padiglioni delle malattie comuni. quello di mezzo è un poco più indietro degli altri due Jalla linea del fronte. Si compon~ono soltanto di un sotterraneo e di un primo piano. e sono Lutti e tre uguali fra loro e simili a quelli delle malallre comuni . La lunf.!hezza di ognuno compresa la torretta per la latrina e il ballatoio i.• di m. 38.,90 e senza 10 e5 ti. dt 31 ,90. Alle due testate hanno anche essi l•re piceoli a•anrorpi, in ognuno dei quali vi sono due camere. Di queste quattro camere due $ervono per isolamento. una per bal-(nO e la quarta come refellor·io. Il corpo centralo è Ja in~rmerta.
Si entra vel rabbricalo per una scala di marmo con ringhiera a due rampe posta a l Sud e per una scaletta di ferro verso Est. La infermeria è longa m. 20, larga 9. alta m. :;,10. Contiene 16 letti, qui odi ogni malato ha a disposizione mq. t ~,:?9 e mc. 58_50 di aria. li riscaldamento è fatto da una coppia di slufe De Benedictis posta nel centro della iofem1eria. Il fabbricato XX l Y destinalo per la camera mortuaria .ti il più di:-lanle J:~ll' i~resso principale dell'ospedale, m. 360 circa in linea retta. Ha un portico d'ingresso. e la parte oppo::.ta centrale rivolta a sud di forma cilindrica. ~el centro vi ha la sal:t seuoria che è $emicircolare con pareti fino all'altezza di circa ~ m. e paYimenti di marmoridea. Prende luce da un lucernario situato nella sopra-
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IL NUOVO OSl'EDALB MILITARE DI ROHA
stante terrazza e da tre finestre semicircolari poste sulla parete curva. Nel centro havvi un ascensore pel trasp<•rto dei cadaverr nel sottetraneo per incassarli e quindi ritornarli per la stes$a via. Oa un lato e l'altro dello stesso ascensore vi sono due tavole anatomiche ad aspirazione della ditta Giov. B. Porta di Tor·ino. Ciascuno di questi ha una lamiera di zinco traforala con canale centrale sollostante che comun ica con una stufa aspiratrice. A sinistra vi è la sala di deposito dei cadaveri con quauro tarole di marmo e npparecchi elellricr avvisatori che comun:cano con la camer·a dei medici di guardia. A. destra vi ha una sala destinata per le esercitazioni anatomo-patologiche. Il fabbricato XXVII è la scuderia di sei posti pei cdvalh degli ufficiali medici. li fabbricato XXVIII è una torre di base esagonale, la quale si innalza dal suolo per m. H), W, alla C.Jli sommità. è posto un serbatoio cilindrico di lamiere di f~rro della capacità 80 metri cubi d'acqu'\ e su questo ancora uo altro piccolo che funziona come casselta di distribuzione a cui fa rapo il tubo principale che porta l'acqua marcia. L'accrua è distribuita in modo che una parte va direttamente nella conduttura dell'acqua potabile e nn'altta parte tornando nel· gl'an serbatoio ~ distribuita alle latrine e alle fontane. Da questo fabbricato, per mezzo di ~una scala a chiocciola si scende nella ghiacciaia, la qua te trovasi tutta sottoterra. Presso la torre è stata costruita una tettoià per· ripararvt i carri di sanità ed i carri per malati e feriti a scopo di istl'uzione degii ufficiali medici e della truppa di sanità. Sullo stesso spianato è stato costruito un pir.colo forno crematorio per la distruzione degli oggetti di medicazione.
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Un piccolo fabbricato posto quasi dirimpetto al fahbri..cato IV è destinato per la cnstodia del contatore del gas. Due r.ontatori da 300 fiamme e uno più piccolo da 50 re~olano il gas di 600 fiamme per la illuminazione di tutto rospedale, delle quali 503 per la illuminazione interna e '97 per quella dei giardini e strade. Un altro contatore a gas di 50 fiamme fu posto in un -casotto speciale all'esterno del fabbricato IV, e questo serve per condurre il gas alltl farmacia pel riscaldamento di tre fornelli e nelle stanze da bagno dei rep~rti per riscaldare l'acqua ed il brodo. Tre fogne principali e di sezione piuttosto grande per-corrono il soLtosttolo di tutto .l'ospednle; due laterali e sono .destinate a raccogliere le materie fecaii delle latrine e le .acque pluviali; un'altra centrale percorre l'asse longitudj{}ale del sottosuolo della galleria ed è destinata soltanto a :raccogliere le acque phlVlali. Una rete di piccole fogn~ si .unisce alle tre principali e_disimpegna il sen;izio di sca.riéo delle acque provenienti dai tetti e da altri luoghi. Le tre fogne prinC'i~ali si innestano all'esterno dell' o.spedale 11ell;1 fogna municipale, la quale corre parallelamente al medesimo. Per facilitare la coll'rispondenza nell'interno dell'ospedale e per mandare con più sollecitudine gli ordini di servizio i fabbricati lV, VI, VIII, X, XII, XIV, XV; XVI, XVII, XLX, ~XIV sono riuniti da una rete di telefoni .che fan no capo .ciascuno alla stazione ~enerale situata negli uffici di_maggiorità, la quale a sua volta comunica diretwmente col comando della divisione. Tutti i fabbricaLi sono protetti da parafulmini, i cui spandenti, non essendo stato possibile trovare l'acqua a poca
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profondità furono messi in pozzetti della profondità media 4 m. Le aste sono a!te .i m., ad eccezione di quelle SU61i avancorpi degli otto padiglioni che prospettano la galleria, le quali sono alte 6 m. per meglio 13 galleria stessa. Hanno la punta multipla, sistema Tol e sono per tutto l'o~pedale in numero di 84..
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UN CASO DI
SIFILIDE CEREBRALE PRECOCE P~r il ùolt. (.ui;;i AbbamoncU
medico 1:apo rli 2• classe nella n. Marina
Le lesioni sifilitiche del sistema nervoso, come è noto, sogliooo avverarsi ordinariamente nel periodo tardivo dell' infezione; possono però, sebbene raramente, manifestarsi anche nel periodo secoodari"O. ed allora vanno solto il nome di forme sifilitiche precoci dei centri nervosi. Tali casi sono stati diffusamente illustrali dal Pournier ( 1), il quale Ila studiato la sifilide cerebrale in tu(te le sne pro· teiformi manifestazioni, non che da Ch. Mauriac (168 ossen·azioni) (2), e da altri valenti clinici, tra cui Gille de hl Tourelte et Hndelo, Le Roy, Menelrier (3) Gil~erl et l ion , Brousse (4), ecc., ecc. (t) FOOI\NIKR - Syphilidt nerveuse m41iym prèçoçt (Sociètt cle clermatologie.
9 ju.in !89!). (:!) ~iA OIIIAC: eu.- Nèmoire lur le$ a{fectÙJn$ typllililiques prkous du unln.s
nerveu.c:. (Paris, i8i9. Amwtes de Dermatologie d de Syphilographìt . .Anntles iS1H5·i7-i8-79J. (3) Mssnarea • ,4çcidlults cérébraux au début tù la période swmdllirt (~
mois apris l'apPa.rition du ehantre) hèmiplégìt druile, traitement tpéei{ique, gué.-ison. (Jnn. de clerm. p. 42-i). l'l llRorsse - Un c:o1 de IJiphilts maligne préeoce (Montptllìtr mtd.. 6, p. i05).
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0'\ CASO
Nel mentre scrivo questa nota clinica, vien pubbl icato dal dott. G. De Francesco sulla Gazzetta deyli ospeda li, lugl io 93 « un caso di sifilide cerebrale precoce ». Ed il dott. CorcJO gentilmente mi comunica di avere in cura a bordo della n.. nave Umberto un infermo affetto da leggiere forme paralitiche di natura sifililica, avveratesi tre me.>i dopo la comparsa del sifiloma iniziale. Restano però sempre casi eccezionali, e quindi degni di nota; sicchè è parso doveroso por·tare col pre.sente caso un modesto contribulo allo studio intrapreso da egregi autori .
• •• Nov ..• Palme ... da Sorrenlo, cannoniere nella IL ~Jarina al ~. 39665 di matricola, volontario della classe 1866, oltre le comu ni malattie dell'infanzia, soffrì nel febbraio del 90 di reumatismo articolare, che lo costrinse al letto per due settimane circa. Ha i genitori viventi , e di perfetta salo te. Non ha mai abusato delle Levande alcooliche, nè dei piaceri venerei; dai quali ultimi non ebbe antecedente contagio di sorta. Anamnesi prossima. - Nei primi ài aprile c. a. trovandosi imbarcato su di una R. nave dello Stato, contagiavasi in Au~usta di ulcera, la quale, non presentando spiccati i caratteri della sclerosi iniziale, non fu giudicata di natura sifilitica. Tale lesione cicatrizzò dopo due seuimane, e solo dopo un mese dall'avvenuto contagio, ebbero principio le sofferenze dell'infermo. ' Questi narra, che nei primi di maggio, cominciò a sentire un malessere generale, e nelle ore vespertine n sGffrire di cefalea, pi ù o meno intensa, che gli cessava solo il mattino~- Verso la metà di deLLo mes.e: un giorno, nel mentre
DI SIFH.lDE CgREBRALE PRECOCE
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era intento a trasportare dalla Santa Barbara della Nave alcune granale da 15z, del peso ;Ippro~simativo di 50 chilogrammi l'una, fu preso da vertigini e da una specie di intirizzimento deJrarto superiore ed inferiore del Ialo destro, sicchè fn impossibilitato a continuare il lavoro. Tali disturbi, il giorno seguente, si accentuarono sempre di più, e si complicarono anche a dolori trafittivi della spalla destra e della coscia omonima. Hicoverato perciò nell"ospedale di bordo, venne curato eon preparati salicilici, ma senza effetto alcuno. Essendosi sempre più aggravato, esso ~ov ... la sera del 'ìi rr.aggio -renne sbarcato ed inviato in quesLO ospedale dipartimentale. Il giorno seguente, allorquando avemmo ad ossernrlo, accu~ava vertigini e cefalea gravativa, col massimo d'intensità <llla bozza. frontnle destra, non che dolori lancinanti alla spalla destra, ed all' arto inferiore dello stesso lato . Nella notte, a dire dell'infermo, i dolori aumentavano .. e la cefalea acquistava tanta intensità, da non permeuergli ii sonno. Dall'esame somatico si ebbero le seguenti note: I ndividuo di valida costituzione fisica, con masse muscolari sviluppate, e con tinta alquanto anemica delta cute e delle mncose visibili. ~l aceh ie rosso-rameiche, pi ullosto scarse, estese al tronco ed agli arti . La glandola epitrocleare dest1·:~, nou che le glandole inguinali dello stesso lato, iogros::ale e mobili. Nel solco balano·prepuziale una cicatrice alfJUanlo dura al tatto . Emiparesi destra, interessante solo l'arto superiore e l' inferioreJ da impedire all'infermo anche di scendere dal leuo senza un aiuto. e di sMvirsi liberamente della mano . Dinamometria )1 D== 12. )1 S 2~.
==
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28.2
UN ~ASO
Sensibilità dolorifica, tattile e termica, diminuite in la metà destra del corpo, non esclusa la faccia ed li Il perturbamento sensitivo va press' a poco delimitato linea mediana del corpo, la quale rappresentava la neutrale fra la parte ammalata e la sana. Le altre sensib1lità normali, cosi put·e la eccitabilità trica. Il riflesso pupillare un po' torpido; i riflessi leodinei germente aumentali . Sensi specifici normali. Temperatura serotina 37-5, 37-6, con remissione tutina di circa un grado per sei giorni consecutivi, apiressia completa. Polso normale. L'infermo è stato cosciente, mai afasico. L'esame del cuore, come quello degli allri organi ed addominali, negativo.
La estensione della paralisi, la forma emiplegica, presenza della eccitabilità elellrica, e dei fenomeni · dettero fondamento alla deduzione, che sia i disturbi motilità che quelli di sensibilità descritti, avessero a tere la loro origine da una lesione centrale anzichè da peri fericn. Inoltre il fatto che la cura salicilica, alla quale era sottoposto a bordo l' infermo, non erà stat.a se~uita da glioramento alcuno delle sofferenze, fece escludere senz' che detti disturbi potessero es~er complicati con cause matizzanti. D'altra parte la maniera d'insorgere della emiplegia ·perdita della coscienza, la età giovane, l'esame negativo cuore e di altri organi, la coincidenza della cefalea
DI SiFILIDE CEREBRALE I'RECOCE
283
persi5tente esacerba n tesi nelle ore notturne, e le altr·e ma· oifestazioni sifilitiche, sia da parte della cute, che d~l s!stema liòfatìco, raffe.nnarono il giudizio che le lesioni ner · vose in parola, non fossero che forme precoci di sifilide cerebrale. Intrapre2-a quindi la cura specifica, dopo la seconda iniezione intermuscolare (mezzf) centigrammo di sublimato corrosivo), la cefalea svanì, ed i dolori agli arti scemarono prima, e poi scomparirono del tutto al quinto giorno di eura. Anche i fenomeni paretici e la roseola, vènnero a mano a mano degradando, e dopo la ottava iniezione non eravene più traccia. L'infermo cominciò a: camminare Tiberamente, e la mano destra segnò 27 al dinamometro. Jl 48 luglio, dopo cinquanta ìniezioni ipodermi~he di -su.blimato, ed una cura jodica, esso Nòv ... lasciò l'ospedale in buone condizioni, e fu inviato in licenza di convalescenza. La cura confermò_ pienamente la diagnosi, giacchè in questi casi, il segno diagnostico più importante, e l'unico veramente decisivo è costitt1ito dal risultato favorevole ottenuto cta una cura antisifilitir.a {~trumpell-Lesser) .
..
•• Accertata la natura sifilitica dei fenomeni nervosi ossér-\' ati, giova ora ~eterminare le altera.zioni anatomo-patologiche che ne sono state la ca-usa . Tutte le lesioni siffiliti~he delle ossa del capo capaci di ridurre lo spazio endocrani,co, non che le alterazioni sifilitiche della massa encefalica, possono dar. origine a formé nervose differenti . Quando si parla di sifilide cerebrale, non si 9esigna una mnlaltia, ma un complesso di malattie encefaliche causate
284
UN CASO
dalla sifilide. È la sifìlide cerebrale una unità etiologiea, e non una unità clinica e nosogrnfica (Maragliano). Nel caso in parola~ vanno escluc;e assolutamente le a1t6razioni delle ossa craniche, poichè queste dànno luogo più facilmente a paralisi dei nervi cranici, ovvero a forme convulsive (epilessia corticale), probabilmente determinate dalla pressione che le tumefazioni periostee endocraniche di pertinenza, cioè, della dura madre, esercitano sulla superficie del cervello. La forma emiplt>gica invece, çhe si manifesta come né1 nostro caso, in modo quasi repentino, non può attribuirsi che a lèsione va sale; sapendosi come una emiplegia od altra paralisi per osteopatia sifilitr~, si sviluppi con molta le.nlezza. Le lesioni vasali, che possono dar luogo alla emiplegia, ripetono la loro origine ordin3,riamente da infiltrazioni sifìliticbe le quali sE\condo Heubner sì lnizierehbero dalf intimo, e secondo altri tra i quali il Baumgarten ed il Friedlànder, dall'avventizia. In ogni modo l'esito sarebbe sempre lo stesso, cioè, quello di restringere il lume del vaso, sin(} a completamente obliterarlo, specialmente quando l'uftimo residuo di esso viene ostruito da trombo ;- ed anche di di· minuire la ·resistenza delle pareti del vaso stesso, ·causando dilatazioni aneurismatiche, e più frequentemente i cosi detti aneurisn~i miliari. TaÌi alterazioni vasali, come esito più èomune, darebbero luogo ad emorragie cerebrali più o meno gravi, secorrdo che i vasi lesi :1ppa1·tengono al sistema delle arterie corticali, ovvero al sistema delle arterie centrali. Queste ullime essendo, per la capsula interna e per i grossi gangli centrali, vere arterie terminali, e non ricevendo quindi, ·e 11è fornendo nel loro tragitto alcun ramo anastomotico- (Còltn-
Ol Sffli,IDE CEBEBRA LE PRECOCE
285
beilll), la occlusione di esse darà luogo irremissil.tilmente alla mortificazione del territorio che irrigano . Le arterie del sistema corticale invece, e.ssendo connesse fra loro da numerose vie collaler·ali cagioneranno anche con la loro occlusione disturbi funzionali, ma transitorii, dappoichè la circolazione facilmente si ripristina ed il dis~rbo viene compensato (Les.ser·). La occl usione di esse però, potrò, per in:;ufficienza di circolazione collaterale, determinare in una parte limitatissima della corteccia cerehrale, quella specie di mortifìcaziooe c.be si chiama ?'ammollimento cerebrale ischiemico. E ~~iò costituisce un punto capitale per lo studio delle localizzazioni cerebrali (Charcot) ( l }. te arterie del circolo di Willis, qut>lle cioè,_da cui originano le corticali e le centr·ali, sono le maggiormente lese dalla sifìlide, e tra esse l'arteria di Silvio, come_si è potuto confermare con reperti cadaverici; e fra le tante autopsie, cade a proposito per il nostro caso, ricordare qo-ella ·eseguita dal p;ofessiJr P. Le Roy (.2) in un individuo a 46 anni che presentava disturbi cerebrali con emiplegia sinistra, otto mesi dopo l'ulcera, e che morto dopo un mese e mezzo. presentò al tavolo anatomico: (( Endnrter·ite, con peri11rterite <e trombosi delle arteri_e della base, specialmente dell'are teria di Silvio, e della cerebrale anteriore di drilla ».
*
** Da quanto si è esposto si può con un valore di probabilità dedurne, che la emiplegia della fattispecie, per la ma(t) CUARCOT - Leçons wr les loealisations dan.s /es maladits d~ cerveau.
(ISSI , pa~:r 67, v. 2"). !j) LB 1\ov • Syphilis au 8. ·mois, accidenti cerébraux précoces-hémiplégie gauche. (Dull. Ile la Soc. Anat. p. l 95, t887).
286
UN CASO
niera come si è manifestata, per la sua forma mite ed ineomp!eta si debba riguardare piuttosto rome una emiplegia cerebrale conicale, anzichè come una forma emiplegica volgare. Quest'ultima è più spesso prodoua da una lesione delte vie piramidali della regione posteriore della capsula interna (Striimpell) ( l), e può e:;sere pP.rmanente ed anche transi· tor·ia, secondo che le vie piramidali ~ono distl'ulle, ovver·o solamente compresse da focolai patologici delle parti che circondano detta capsula. In ogni modo la emiplegia sarebbe stata più accentuata, e si sarebbe accompagnata fra le varie manifestnzioni, anche a paralisi del facciale sul medesimo lato della lesione, non che ad emianestesia cutao.ea e sensoriale (prevalentemente odorato, vista). Ammess!i In nrttur·a corticale della emiplegia, la lesione specilìca interesserebbe la .2a o 3• delle branche dell'arteria di Silvio di sinistra, chi;.mate dallo Charcot la prima arteria tlella ci1·con.wlu.:ione {1·ontale ascendente, e la seconda arteria delia circonvoluzio1Je parietale ascendente. In queste circonvoluzioni, secondo Ferrier, risiederebbero i centri motori. E nel nostro caso la circonvoluzione lesa~ potrebbe essere stata In pal'ietale ascendente sinistra, ché è la sede più manifesta dei centri motori del br·acc!o destro e della ~amba omonima. I nfatti il Ferrier ha dimostrato che le due citate circonvoluzioni poswno, per la loro distribuzione ar·!eriosa, esser lese isolatamente. AYendo egli asportato nella scìmia la circonvoluzione parietale ascendente, ha o11enuto emiplegia completa permanente nelle membra superiore ed inferiore del lato opposto, aHeran-
(l) StniiliPBLL - Trattato ~i patologia speciale Meàica. V. iO, p. 1, pag. i89.
Dl SIFILIDE CER~BR:A.LE PKECOCE
287
Jas1 solo atrofia della c-irconvoluzione fronla(e · ascendente, cori iJltegrilà perfeua dei corpi slriatì H talami ollici coTrispondenti. (Charcot) (1). L'alterazil)ne di detti centri motori. potrebbe consistere in focolai corticali, cau:<nti o (}a occlusione vasaie, ovvero da ro!tul'a di aneurismi miliari; la lesione liwitata a l'ali centri corticali spiegherebbe llf'l uoslro infermo In mancanza delle convulsìoni epileaiformi, giacchè· {a immunità dei centri cortico-mo.tori è uua cnndizione necessaria per la comparsa degli accessi ~pi! e nici (Striimpell) (2). Nel cane asportato un centro corticale, ce~sa!lo ben tosto le convulsioni nel rispettivo territorio muscolare. Tnli convulsioni (epilessia parziale-corticale Jacksoniaoa) pare invece cbe sieno eausate più facilmente dalle tome(azioni pw-iostee endocraniche, di pertinenza cioè, della dura madre (gomme-eso· stosi) per la pressione ed irritazione cbe esse esercitano snlla corteccia cerebi·ale. Le lesioni della pachimeningite gommosa drcoscritt-e, con partecipazione delle membrane sotlostant.i, sembrano essere il substrato anatomico più comune dell' epilessìa parziale sifilitica (Cbarcot) (3). Oltrechè nelle affezioni sifìlitiche preco~i dei centri nervo;;i, le forme· paralitiche sono molto più comuni che le forme convulsive o epilettiche (Ch. Mauriac) {.4). Con ciò non vuolsi négare che in casi di emorragie corticali, specialmnete se della convessità, contemporaneamente alle paralisi non si possano talvolla associç~.re anche convulsioni epilettfìormi. (l ) CUARCOT • Op. Cit. pag. 69 e 7l.
(! ) STl\UliiPI!LL - Op. cit. V. ~. P. l, pag. 362. (3) Co Ancor - Op. c1t: v·. ~,. pag. 39'0. {4) M..<I)Ruc - Mcm. eit.
288
U:'i CASO
Con la lesione della regione motrice si spie!!anu a i notati disturhi di senstbilità (emiaoestesia cutanea); percb6 da!le ricerche del Muncl.. su~li animali essendo stato di~ mostrato che In sfera semitiva :-ta nella stessa regione dei centrt cortirali motori, si può supporre benissimo che alle paralisi corticali nell'uomo, si associno anche disturbi sensibilità (:-\triimpell) (l). Tal fatto sebbene dalla clinica non sempre Tien confermato, pur tultavia è degno di considerazione, giaccbè anche da esperimenti è stato dimo~trato che per rammollimenti avvenuti nel dominio delle artet·iè corticali, distruggendosi alcuni centri corticali, ne seguono paralisi di moto e di sen.;o (Zieglel') (2).
..
** Da qunnto si è esposto, si possono fare le seguenti clu:o.ioni: l.
La sua emiplegia quindi, è stata di natura fili ti ca. III. L'ori!ine di detta emiplegia, ~ da riporre io una lesione ra.~ale. lV. Doversi tal forma pnralitica ritenere come emiplegia c"rebral~ cortit'.llle. \'. l focohi corticali interessare la .zona motrice di
Il.
sini~tra.
n.
La t•miant'.stesia cutanea coesistere alla emiparesi, eù avere probabilmente la stessa origine.
(ll STRÙIIPBLt. - Op. eH •• V. t•, J>. l, pag. !75. (~) ZtEGLJI:R - Antri. Patolog. {Ing. 677, v. ~.
DI Sll~ILIDE CRRI!BRALE PRBCOCB
289
Yll. La maucanca di convulsioni epilettiformi, non es:.er·e una ragione, per non far ammettere la origine corticak della emiplegia .
...•* A termine ùi questa breve nota clinica, _è d'uopo dichia·
rare che con la cura specilica fatta. non si ha la pretensione, che l'infermo non po~sa presentare in appresso falli consimili a quell• esposti, poicLè c noto con quanta facilità la sifilide cerebraie recidivi, con grave danno dell'organismo. Le ntTezioni cerebrali sono principalmente quelle che diventano non di rado cause ditette della morte. in un periodo prec,oce della .~ifilid(, e talcolta gid 1~el primo anno della mal<ulia (Lesser) (1). Spezia, novembre 1893.
19
290
L'ALU~NULO NHLA rURA DEllR )!ALA T'riE vgERE~ Per il dott. Giovanni Guieeiardi Tenente medico
L'alumnolo, introdotto in terapia da Heinz e Liebrecht (l), è un solfo naftolato di all uminjo, antisettico ed astringente. Contiene il 15 °/o di zolfo ed il 5% di allu· minio. 'È una polvere bianc~ , fina, splendente, non igroscopica, di sapore zuccherino, facilmente solo bile, nell'acqua a freddo, nella proporzione del 45% ed in glicerina, poco solubile nell'alcool, insolubile nell'etere. · Annerisce il nitrato d'argento, ed agisce perciò da riducente, col percloruro di ferro dit una colorazione bleu-cari co. Lasciato al· l'aria per mollo tempo, diventa di colorito bruno; ma ciò non altera le sue proprietà cliniche e terapeutiche. Le sue soluzioni, hanno reazione acida, precipitano la gelatina e ·l'albumina; ma il precipitato che si è formato, si scioglie di nuovo in un eccesso di· gelatina e di albumina. Non ha proprietà antisettiche moJto rilevanti, infatti Heinz e liebrecbt trovarono che una soluzione all'1 "lo è in grado di uccide~e solo dopo ventiqualtro ore i bacilli e le spore del carbonchio; soluzioni al 0,0 l 0 /o rallentarono lo sviluppo
( t) Ber!. Klin. IVocM»schet·. 46, !892.
L'ALUli:iOLO ~ELLA CCRA DET.LE li..\ LATTIE \E~EREB
~ei microrganismi
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del colera, del tifo, dell'antrace, della ,polmonite; mentre una soluzione al 0,04 °/ 0 impedisce qual· siasi sviluppo di bacteri nelle colture Ha forte azione astringente e ~li stessi autori osservarono sul mesenterio de!le rr~ne che soluzioni di 0,01 •;o eserrilarano efficace azione costr ittira sui vasi. L'essudazione dei leucociti nei Yasi del mesenterio in lì am. roato. diminuisce di mollo, o cessa del tollo mediante la .appplicazi{)ne 1lella soluzione al 0,01 °/o. Si osserva una irritnzione quando si raggiunge il 5 •.t.; ma anche col tO • . non si ha azione caust!ca. Init>ttato soLto la ente. agisce profondamente senza prodntTe fenomeni irrilalivi all'intorno del punto dell'iniezione. Non ha azione tossica altro che a dosi elevate e somlfllin istrato per lungo tempo, e la mort~ avviene per una affezÌL'ne dei reni, dovuta all'all uminio. A scopo tet·apeutico, l'alumnolo è stato sperimentato nei processi infiammatori acuti e cronici, superiiciali e pr·ofondi della cute e delle mucose ureto-genitali, e nelle malattie parassitarie delta pelle dallo Chotzen (1), dal CaspeT' (2), dal Samtez (3), dallo Spengler (4) e dal Gouheil (5) con diversi risultati. Venne adopet·ato sollo forme svariati!'sime, in soluzione, 4-5 o • ; in pomate, 3-20 °/o; in polvere, solo· o unito ad -amido od a talco ''eneto in pt'oporziooi diverse; · in vernice con salep, bassorina, gomma adragante, collodion e
(l) Rapport prt$enté au congrès du dernwtologùtu a Vienm, l.lm. Woch ., l3, !.893. (3) Berl. Klin. Woch , l?, l893 . .(.~) Mu1tch. med. Woch., !.3, i893. ( 5) New· Yorch, Med. Far m , vol. 58, l.9, l893. (!) Berl. Klin.
traumallctna, in bacilli dt ~elalina 1-10 •. o sparso su tela eli gnttaperga 5- 1O gr. su ' ', di metro quadrato di tela_ l o mt ::.ono limitato a studiare l'azione del medicamento. nelle varie malattie veneree. e l'bo usato nelle hleuoraggie :tt•ute, nelle ulceri veneree, negli ingotghi glandolan venerei e nelle adeniti :>uppurate di natura renerea .
Blenorra&ia. Rimondi France~co , soldato di artiglieria ~ è ~ITetto da blenorragia acuta incominciata il giorno l~ settemure 1893, si presenta il giorno .21. Lo scolo è abbondnnte denso·cremoso, di colore giallastro. All'esam& microscopico si notano moltissimi gonococchi entro le cellule purulente. ~l , ettembre. - Si prescrivono tre iniezioni al giorno d1 una soluzione acquosa di alumnolo al t/,00 • zS. euembre. - Lo scblo è notevolmente diminuito. Si pre~cri,ono i. iniezioni al gior no. .26 Sellembre. - I gonococchi sono in piccolissima quantitiL 30 • ettemhre. - ~on esce piit pus. Si cootinnaoo leiniezioni ancora per due 1-dorni. 2 Ottobre. - Esce guarito ùall' infermeria. L'esaro& microscopico è ne;.:ativo. EsPKRIE.SZA Il. - Grardullo Antonio, soldato di fanteria, è afTetto da blenorragia acuta che data dal 16 settembre1893 . . i presenla il giorno 2 1 con uao scolo abbondanti~simo, denso, di color giallo, con fenomeni in6amroalori spiccati . All'esame microscopico del pns si nota D(). moltissimi gonococchi.
EsraRIE:'iZA I. -
~ELLA COllA DELLE lfALATTTE VENEREE
293
21 Settembre. - Si prescrivono quattro iniez!on i al .aioroo di una soluzione acquosa di alumnolo al •;,.,. 2-i. etlembre. - Si usa la soluzione al t/, 00 perrhè la prima è riuscita irritante e l'ammalalo colle urine emette .di~crela quantità d i sangue. ~6 Settembre. - Lo scolo è diminuilo e così pure i gonococchi nel pus 30 'ettcmbrP. -Non esce più pus neppure spremendo repltrntamente. 2 OLtobre. - È guarito completamente. Si consigliano le iniezioni ancora per due o tre giorni. Esame microscopico negativo. EsP&RJENZA III. Di B..... Giuseppe è atfeLLo da l>lrnorraf(in acuLu che data dal ·l O ottobre. Si presenta il giorno 16 con uno scolo non troppo abbondante, ne denso di colore bianco-Aiallastro-sporco. All'esame microscopico del pus, discreta quantità di gonococchi. 16 Ouobre. 1 prescri' ono le iniezioni di alumnolo '/\•O Lre ·1l criorno • ' ,., 18 Ouobre. - Lo scolo diminuisce, si prescrivono 4 iniezioni al giorno. zO Ottobre. - All'e·ame microscopico del pus si riscontrano pochissimi gonococchi. 2? Uttobr·e. - ~oo e ce più pus. 23 OLLobre.- Esce guariLo dall'infermeria. Esame microscopico negati>o. ESPERIENZA IV. - S ... Raffaele è affetto da blenorra~ia .~cola che data dal 16 novembre. Si presenta il giorno 23 con uno scolo abbondantissimo, molto danso, di colore giallo-verdastro. All:esame microscopico :si riscontrano mollissimi gonococchi entro le cellule del pus. ~
L'ALUM'\OLO
2~
Xo,·embre. - Si fa al mattino una lavatura deJl'uretra di acqua l•orica '/ ,oo colla cann!lla a doppia corrente del ~J aiocchi e nel corso del giorno 3 iniezioni di alumnolo '/ ,oo· 23 l\ovembre. - Si prescri>ono 4 iniezioni al giorno. oltre la lavanda dell'uretra 25 ~overobre. - Lo scolo è molto diminuito, è meno. denso e di color giallo-sporco. 26 Novembre. - Non si riscontra quasi più pus. 30 ~ovemvre. -È guar'ito. Si continua ancora la cnrn per qualche giorno. E:'ame microscopico negatiYo. ESPE!liR~ZA V. - Rodolfo F... , :>ergente di fanteria, è affetto da blenorr-agia acuta che data dal giorno 4 O gennaio. Si è presenrato il giorno 22 c.on uno scolo abbondante, denso, di nn colore giallo carico. All'esame microscopico molti gonococchi nelle cellule_del pus. 23 Gennaio. - Sì fanno due iniezioni uretrali di una soluzione di alumnolo di '/, per cemo . .24 Gennaio. - Si ripetono le iniezioni. 25 Gennaio. - Si f<~nno 3 inieziooi nelle 24 ore d; soluzione all''/ ,... 26 Gennaio. - Lo scolo è assai meno denso e molto. diminuili i gonococchi. • 28 Gennaio. - Non esce che qualche goceia di pus~ 30 Gennaio. - È guarito del tutto. Esame microsco· pico negativo. ESPERIK~ZA VI. - llrusadini Dante, soldato d'artigli~ria, è affetto da blenorragia acuta che data dal giorno 2{) dicembre. Si è presentato il giorno 4 gennaio con una secrezione abbondante e densa. All'esame microscopico. discreta quantità di gonococchi nelle cellule del pus.
NELLA CURA DELLE MAI.ATTIE \'El'\KREE
i: Gennaio. -
295
Due iniezioni di una soluzione di alum-
nolo '/,.,. 5 Gennaio. - Si fanno tre iniezioni. 6 Gennaio. - Lo scolo è alquanto diminuito, quasi sieroso. Si seguita nella cura. 13 Gennaio. - Non esce che qualche goccia al mattino. Esame microscopico negativo. '' i> (;ennaio. - l~ guarito completamente. E sPERIEN ZA VII. - Corti Angelo, soldato di fanteria, è affetto da blenorragia che data dal giorno 20 di dicembre 1893. Si è presentato il giorno 5 gennaio con uno scolo biancastro sieroso, poco denso e non molto abbondante. All'esame microscopico discreta quantità di gonococchi. 5 Gennaio. -Si fanno dne iniezioni di alumnolo '/ ,0 o . 6. Gennaio.- Tre iniezioni. 7. Gennaio. - La secrezione è diminuita. 9. Gennaio. - Lo scolo è anche diminuito in densità. 12. Gennaio . - Non si r iscontra secrezione che al mattino. '' 5 Gennaio. - Solo spremendo replicatamente esce qualche goccia di secrezione biancastra. 17 Gennaio. - È guarito. Esame microscopico negativo. EsP.ERIEXZA YIII. - Tugnoli Alberto, soldato d'artiglieria, è affetto da bl enorragia acuta che essendo complicata da epidemite non fu curato con iniezioni. Data dal 4 dicembre u. s. Si e cominciata la cura il giorno 15 gennaio. Lo scolo era abbondante, denso, di colore giallastro. All'l!same microscopico si notano moltissimi gonococchi. 15 Gennaio. - Due in iezion i di soluzione di alumnolo '!. per cento. ' o Gennaio. - Tre iniezioni.
291)
L'ALU:VNOLO
1i Gennaio. - ~on si notano segni usa la soluzione '/,.,.. 18 (;ennaio. - Tre iniezioni. La secrezione è meno densa e diminuita in quantità. Pochissimi gonococchi. 20 Gennaio. - :'\on esce che pochissimo pus. ~i- f.ennaio. - È completamente guarito . .Esame microscopico negativo. ESJ>BRIE~ZA IX. ... Guido, furiere d'artiglieria, è affetto da blenorragia acuta che data dal 5 febbraio. Si è presentato il ~?iomo 1·1 con uno scolo abbondantissimo. pu· rulento, denso, di colore giallo carico. All'esame microscopico notansi numerosissimi gonococchi entro le cellule di pus. 11 Febbraio. - Si prescl'ivono tre iniezioni aL giorno òi una soluzione al ' '· per cento di alumnolo. 13 Febhraio. - La :>ecrezione è diminuita in densJtò. Si continua ancora colta dose leggera essendovi infiammazione piuttosto viva. 15 Febbraio. - Si prescrive la soluzione 1 ·;o, tre iniezioni al giorno. 16 Febbraio. - La ecrezione è siero pnruleota e molto diminuita in quantità. 20 Febbraio. - La secrezione è sierosa. L·esame mi croscopico è oegath·~· 2~ ti'ehbraio. - Non si osserva più secrezione. z.i. Febbraio. - È guarito completamente. ESPBRIRNZA X. - JL. D. .. . soldato d'artiglieria, è affetto da blenorra~ia ncuta che data dal giorno i 7 febb raio . Si é presentato il giorno 20 con uno scolo, non molto abbondante prevalentemente sieroso, di colore bianco sporco. All'e ame microscopico si notano pochissimi gonococchi.
NEll.\ (;{;RA DEl l. E )1',.\J,..H TI& V&'IEREE
:?9/
~O Febbraio. i prescrivono tre iniezioni al giorno di una ,;uluztOne di alumnolo 1 ·; .... l3 Febbraio. - La ·ecrezione e notevlllmeole dimi nuita. 1 prescrive una soluzione all' 1 ' l , per Cf'nto. Tre iniezioni al giorno. 26 Febbraio. - ~ on si ha che pochissima secrezione anche -:premendo replicalamenle. '27 Feubraio. - ~on si ha piu secrezione. Si consiglia ancora una qualche iniezione per un paio di giorni. EsPERIE\ZA Xl. - A. ... Federico sergente di fanteria t affetto da blenorragia acuta che data dal t 0 marzo. è presentato il giorno 4- con uno scolo abbondantissimo, denso, di color giallo carico, prevalentemente puruleiJLo. All 'esame microscopico si notano moltissimi gonococchi entro le cellu le del pus. 5 marzo. - Si pre. crivono tre iniezioni al giorno di una ~oluzio o e '/, /,,.,. di alumnolo . 6 mnrzo. - ~ 011 si sono a' oli disturbi dj sorla e si cresce la dose a '/ ,,0 , tre iniezioni al giorno. l marzo. - Qoallro iniezioni della stessa so'uzione. 8 marzo . - La secrezione è assai diminuila io quantità e in densilit. osa una soluzione '/,.., tre solnzioni IO marzo. al giorno . 12 m;:rzo. - Si ha appena un poco di secrezione al mallino. - All'esa me microscopico non si riscontrano gonococchi. l :l marzo. - Si osserva un pocv di secrezione se si spreme replicatamente. - Si consigliano le iniezioni al' ',.. tre al giorno per tre giorni ancora e poi l'ammalalo ' iene licenziato dnll'inrcrmeria.
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L'ALUMNOLO
XII. - C.... Giuseppe ser·genle di fanteria è affetlo da blenorragia acuta che data dal 2 marzo, Si è presentato il giorno 4- con uno scolo oltremodo abbondante, densissimo, di color giallo carico, pr·evalentemente pnrulento. Al l'esame microscopico moltissimi ~o· nococchi nelle cellule del pus. 5 mar·zo. - Si prescrivono tre iniezioni al giorno di una soluzìùne r.l '/. /,~0 di alumnolo. 6 marzo. - Non essendovi stato segni d'intoileFanza si usa una soluzione al '/,so8 marzo. - La secrezione è siero purulenta ed assai diminuita in quantità. - Quattro iniezioni al giorno ~dena stessa soluzione. ,10 marzo. - Si prescrive la soluzione '/ 100 tre iniezionr al giorno. 4 ·1 marzo. - Non si ha più che una qualche goécia di s.ecrezione spremendo replicalamente lun.go il camH~ uretrale . 12 marzo. - E' guarito. - Esame microscopico negativo. Seguita ancora per .due giorni le iniezioni e p.oi viene licenziato dall'infermeria.
EsPERIENZA
Ulceri veneree. I. - Tocci Nicoln, soldato di cavalleria, è affelto da ulcere venerea al dorso. det' pene che data dai primi del mese di a~osto. Si presenta il giorno 2.5 sett.embre e l'ulcera essendo stata trascurata per così lungo spazio di. tempo si è fatta larga come una moneta d.a due centesimi, a fondo soprco, con margini rilevati, serpiginosi, facilmen te sanguinanti.
EsPERIENZA
~ElLA CURA DELLE llALATT1E Vr::iRRI!E
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25 Settembre. - Si fanno lavature con soluzione acquosa di alumnolo al 2/,oo e si applica polver·e di i di alumnolo e 2 d'amido. 26 Settembre. - L'aspetto dell'ulcere è migliore. 29 Settembre. - Si è formata una piccola crosta sotto nll:l quale il pus ha scavato intorno all'ulcerazione. Si attribui)cc il fatto all'amido e si usa J'alurnnolo puro che sciogliendosi nel pus non d:1rit luogo alla formnzione dì croste. 30 Settembre. - L'ulcere ha sullito pre=-o un aspetto migliore. 5 Ottobre. - L'ulcere appare alquanto irritata e si prescrive allora una pomata di alumnolo e va:;elina •; 1o. 8 Ot:obre. - Si torna all'alumnolo puro. 12 lJttobre. - l~ ~unrito . EsPERI E~ZA II. - Oraghetti Augusto, soldato d'artiglieria, è affetto da uleere Yenerea al filetto che data dal 15 setlem· bre. Si presenta il giorno z5 di detto mese con un ulcera che ha roso tutto il filel!o, a fondo grigio spor·co con pochissima tendenza a cicatrizzarsi. Si notnno pure piccole ulcer·i all'intorno del prepuzio che impediscono che si scopra bene il glande e rendono più difficile la medicazione. 25 Settembre. - S'inizia la cura con lavature di una soluzione acquosa di alumnolo al'/ ,.0 e applicazioni di polvere di alumnolo ed amido 'l :2. 26 Settembre -L' ulcerazione del filetto a~sume aspetto migliore. 28 Settembre. - Il miglioramento continua. 30 Settembre. - Le ulceri del prepuzio si sono allargate e non assumono un aspetto buono come quello del filetto non potendosi tenere convenientemente in posto la medicatura.
301) 2 Ottobre. L'ulcera del filetto guarita. EsPRRIE~Z-\ III. - C... Giovanni, è affetto da ulcere venerea al dorso del pene che data dal 16 otlobre. Si presenta il giorno,,24 con un'ulcerazione larga come una moneta da cinquanta centesimi, a fondo ùianco sporco, a margini rialzati, ser·piginosi con suppurazione abbondantissima. 24 Ottobre. - Si pres~rivono applicnzioni di polrere di nlumnolo puro una volla al giorno. 26 Ottobre. - J...'ulcerazione sanguina meno facilmente e la suppurazione è molto diminuita. 28 Ottobre. - Si ricono5ce che l'alumnolo· puro è troppo irritante e si usa mischiato ad amido io parti eguali. 30 Ottobre. - L'u lcerazione è torpida e perciò si cauterizza con acido cloridrico e se ne escidono i rialzati. 2 Novembre. - La piaga ha preso un aspetto discreto e si usa una pomata di vaselina ad alumoolo al 4/ 1oo6 Novembre. - La piaga ha migliorato di nuovo e la supporazione quasi del tutto cessata per· cui si sospende J'alumnolo e si prescrive una semplice medicatura al sublimato. EsPERIENZA TV. -Vimercati An tonio, soldato di cavalleria; è affetto da ulcere -venerea del solco baleno 'prepuziale che data dal l O novembre. Si presenta il-giorno i 6 con un'ulcera larga come un grano di frumentone, a .superficie infossata di colore bianco sporco. 16 Novembre. - Si prescrivono lavature antisettiche ed applicazioni quotidiane di polvere di alumnolo ed amido a parti uguali . 1D Novembre. - L' ulcera tende a cicatrizzarsi. spolvera con polYere più attenuata di alumnolo ed amido (1 : 2).
NEi.LA CURA DELLE MALATTIE VENEREE
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21 :Xovembre. - Il fondo non ba un bel colore iJer cui si tocca leggermente con acido cloridrico. 2J ~ovembre. - La suppurazione è cessala e l'ulcera ha un buor. aspelto. ::n ~ovembre. - Prosegue il miglioramento e non si ritiene più necessario l'uso dell'alumnolo. Et;PERIE'iZA r. - Parisini Giuseppe, soldato di cavalleria, è aiTeuo da ulcere ''eoerea al dorso del pene che data dal 46 n•>vemhre. Si presenta il giorno '18 con un ulcere piccolissima con poco o punto secrezione, fac il mente sanguinnnte. t 8 ~ovembre. - Lavature antisettiche ed applicazione di polvere di alumnolo ed amido a p:-~rli uguali. 21 ~ovembre. -Procede benissimo, si seguita la stessa medicalura. 24 Novembre. - :È guarito. EsP&RIE'iZA Yl. - De Biasi Carlo, soldato di fanteria, è affetto dà ulcere venerea che data dal 2 t novembre. Si è presentato il giorno 27 con un ulc~re che ha roso buona parte del filelto, con fondo grigio sporco e con discreta suppurazione. 27 ~ovembre. - Lavature antisettiche ed applicazioni quotidiane di polvere di alumnolo e amido a parti uguali. 30 :Xovembre. - L'ulcere ha preso aspetto migliore, il fondo accenna a diventare rosso. 2 Dicembre. - La suppurazione è terminata. e l'ulcera è quasi guarita, per cui si sospende l'alumnolo e si usa una medicalura comune. 4- Dicembre. - È completamente guarito. EsPERJRNZA VI I. - Feti ni Francesco, soldato di fanteria, è alletto da ulceri veneree al filetto ed al solco balano prepuziale che datano dai primi giorni del me>e di novembre.
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Si presenta il giorno 2 dicembre con due ulceri moli" una che ha roso buona parte del filetto, infiammata, fondo sporco assai suppurante, una al solco oaJanlll-rlrAll)n ziale con caratteri uguali alla precedente. 2 Dicembre. - Si tocca leggermente con drico e bngnature al sublimato. 3 Hicemhre. -Si applica polvere di alumnolo e amido a parli uguali. 5 Dicembre. - Le ulceri assumono buon aspetto. 7 Dicembre. - La suppurazione è assai diminuita. continua la medesima cura. l (l Dicembre. - L'ulcere del flletto è guarita . ~12 Dicembre. - È guarito completamente. ESPERmNZA IX. F ... Francesco, soldato di fanteria, è affetto da ulceri veneree che datano dal giorno 5 dicembre. Si presenta il giorno 6 con due piccole ulceri poste entro il canale urctrale alla profondità di circa l centimetro Sono a fondo sporco, molto suppuranti e as~ai infiammate. 6 Dicembre. - Lavature anLisettiche e spolveratura di polvere di alurnnolo e amido a parti uguali. '7 Dicembre. - Si ripete la medicatura . 8 » » l O Dicemhre. - La suppurazione è dircinuila e superficie delle ulcer; ha preso un bell'aspetto. 12 Dicembre. ·- È guarito. EsPERJEXZA X. -V .. ~lario, allievo sergente di fante · è aiJeHo da ulceri veneree che daiano d~ giorno 6 cembre. Si è presentato il giorno 8 con tre ulceri alla parte interna del prepuzio. Sono a fondo grigio con discreta suppurazione, non mollo dolenti. 8 Di cembre. - Lavature antisettiche, applicazione polvere di alumnolo e amido a parti uguali.
NELLA CURA DE!..LE llAI.ATTIR V.E:'iE!\EE
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9 Dicembre. - Si ripete la medicatura. IO Dicembre.- l a suppurazione è diminuita. Il Dicembre - Si usa polvere di alumnolo e amido nella propo.rzione di l : 2. 12 Dicembre. - È quasi completamente guarito. Si sospende !"uso dell'alumnolo e si medica con polvere di iodoformio. -16 Dicembre. - È guarito.
Adeniti inguinali non suppurate. EsPER!E~ZA I. -
Tocci ~ icola, soldato di cnvalleria, è affello da ndenite inguinale venerea cbe data dal giorno ·15 ottobre. Si presentn il giorno 22 con un grosso bubbone, duro, molto dolente ed oltremodo infiammato malgrado le cure antiflogistiche messe io opera. ~on si constata la presenza di pus. 2'2 Ottobre. - S'inietta nel tessuto che circonda le glanèole infiammate una siringa di Pravaz di una soluzione '/,oo di alumnolo. 2:l Ottobre. - Si ripete l'iniezione. 25 Ottobre. - L'iniezione ripetuta a troppo breve intervallo ha determinato la suppurazione che ora appare manifesta per cui si esegue subi to la spaccatura ed esce pu:; abbondante misto a sangue. EsPERIE~zA II. - C... :'\icola, sergente di fanteria, è affetto da adenite inguinale destra che data dagli ultimi giorm di novembre. Si è pt·esentato il gi orno 9 dicembre con parecchie glandole ioguinali dure, molto dolenti e che costituiscono un tumore grosso come una piccola mela. Non v'è traccia di su ppurazione.
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3 Dicembre. -Si fa un'iniezione nel tessuto conda le glandole infiammate di una siringa di Pravaz di una soluzione '/1oo di alumnolo. 4 Dicembre. -- La tumefazione del pacchetto glandolare è considerevole, ma il dolore è assai diminuito. 7 mcerilbre. - Il gonfiore è quasi scomparso così pure il dolore. 9 Dicembre . - Rapidamente è riapparso il gonfiore e il rossore e colla palpazione si t·iscontra suppurazione, per cui si crede conveniente dar esito alla marcia che esce abbondante. EsPEIUEJSZA III. - Carnago G. B. soldato di fanteria, è arfetto da ingorgo glandolare seguito a vasta ulcere venerea. Si è presentato il giorno 15 dicembre con un tumore glandolare all'inguine destro, gTosso come un uovo di pic~ione, lievemente arrossato all'esterno ed estremamente dolente in modo particolare alla pressione anche leggera. 1:> Dicembre. - Si fanno due iniezioni sottocutanee di '/ ,gr. ognuna di una soluzione '/,.o di alnmnolo. 16 Dicembre. - La tumefazione e il dolore sono diminuiti sensibilmente. 20 Dicembre. - L'ingorgo glando!are è quasi risolto. ~2 Dicembre. -È guariLo.
Adeniti inguinali veneree suppurate. EsPERIE~ZA I. -
Tocci Nicola, soldato di cavalleria. è affetto da adenite ioguioale Yenerea che data da p:treccbi giorni. Si è presentato il giorno 25 ottobre con un g tumore all'inguine destro, molto dolente entro al quale manifestr~ la presenza di pus. l l giorno seguente si spacca l'ascesso e ne esce pus abbondante, denso, di col
:SELLA CURA DELLB ~IAJ.ATJIE rE:SEBEE
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giallo grigiastro, misto a sangue. Vi è distruzione di molte glandole e parecchie alu:e sono oltremodo iofiltrate. ~6 Ottobre. - Eseguita la spacccatura e lavata accu ratamente la parte con soluzione di sublimato corrosiYo ' / , 000 si spolvera tutta la superficie del bubbone con alumnolo pur·o e si medica con garza e cotone al gublimato. 28 Ottobre. - La suppurazione è assai diminuita. Si usa polrere di alumnolo ed amido io parti uguali. l ~ovembre. - Il bubbone ha un bell'aspetto. Si lascia io posto tre ~iorni la medi<'alura. 8 ~ovembre. -Non vi è pi ù suppurazione. Il ~ovembre. - Si applicano tre striscie di taffetà adl'lsiro per tenere uniti i bordi. ·14 Novembre. - È guarito. Si copre con sempli<:e medicatura al sub~imato. EsPERIEnA II. - Brignoli Giacomo, soldato di fanteria, è affetto da adenite ioguinale che data dai primi giorni del mese di ottobre. Si presenta il giorno 26 con un grosso tumore all'inguine sinistro formato da numerose glandole oltremodo indurite ed ingrossate. In basso la palpazione ci rende manifesta la presenza di pus. 27 Ottobre. - !perlo il bubbone si asportano parecchie glandole si fa ampia lavatura con sublimato e si copre la superficie del bubbone con alumnolo puro. 29 Ottobre. - La suppurazione è sensibi-!mente diminuila. Si usa polvere di alomnolo e amido a parti uguali . .i ~ovembre. - ~on vt e più suppurazione. Si sospende la medicazione quotidiana e si lascia in posto tre giorni la medicatura . 7 Novembre . ..:.._ Il bubbone procede benissimo. Essendovi però un pacchetto di glandole considerevolmente 20
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1: ALU:UNOLO
ingrossate si fa un 'iniezione di benzoato di mercurio ner centro del tumore glandolare. 12 Novembre. - Il tomor glandolare è scomparso e la cicatrizzazione è a buon punto. •15 Novembre è quasi completamente cicatrizzato per cni si sospende l'uso dell'alumnolo e si applica un'a semplice medicatura occlusiva. ESPERIENZA III. - Berretta Fruttuoso, soldato di cavalleria, è affetto da ingorgo glandolare seguito a piccola ukere venerea che data da mollo tempo e resta stazionaria. Si fa un'iniezione di benzoato di mercurio per determinare o il pronto riassorbimento o la suppurazione se per avventura era iniziata. Infatti 2.i. ore dopo la suppurazione è manifesta e .il giorno stesso si procede all'apertura dell'ascesso. l ·l Novembre. - Si apre il bubbone ed esce grande quantità di pus. Si medica con polvere di alumnolo ed amido a parti uguali. 12 ~ovembre. - Si ripete la stessa medicatura. 13. ~ovembre. - l.a suppurazione è molto diminuita. Si ripete La medicazione. 14 Novembre. - Non vi è più suppurazione. Si ri· pete la medicatura e si lnscia in posto tre giorni. 17 Novembre. - È guarito. Si applica una semplice medicatura protettiva. . EsPERIE~ZA lY. - Crolli Angelo, soldato di fanteria, è affetto da adenite inguinale destra che data circa da otto giorni. Si è presentato il giorno 30 noTembre con uo tumore glanùÒlare piuttosto considerevole con traccia manifesta di suppurazione alla quale si dà esjto il giorno stesso.
NELLA CQRA DELLE 1'1l_ALA1TIE VENEREE
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30 Novembre. - Spaccato il grosso bubbone esce molto l>us misto a sangue e sotto si notano molte glandole indurite ed infiltrat~ le quali non possono esser·e asportate per le sofferenze del malato. Si lava accuratamente -e si applica polvere di alumnolo ed amido a parti uguali. ~ Dicembre. - Si ripete la medicaz:one. 2 3 4 Dicembre. - Si asporta un grosso pacchetto di glan(}ole. S'l ripete la salita medi.cazione 8 Dicembre. - Si asportano parecchie glandole enor·memente :nfiltrale. 43 Dicembr~.- La suppurazione è assai diminuita -e il bubbone ~procede benissimo. ·15 Dicembre. - Non vi è più suppurazione. Si .<;ospende l'uso dell'alumnolo e si applica una semplice medicatura occlusiva al sublimato corrosivo. ESPERIENZA V. Felini Francesco; soldato di fanteria, è affetto da adenite iuguinale venerea che data da circa ouo giorni.. Si presenta il giorno '11 con uu piccolo bubbone molto dolente e alla superficie esterna molto arrossato. È manifesta la presenza di pus. • ~ ~ Dicembre. - Spaccato l'asce·sso esce pus gialloden~o non in grande quantità, misto a sangue.. Si applica polvere di alumnolo ed amido in parti ùgualr dopo fatta un'ampia lava'l.:.tra. 42 Dicembre. - Si ripete la medicazione. 13 Dicembre. - Non ·vi è quasi più suppurazione. Si lascia io posto tre giorni Ja medicat.ora. 16 Dicembre. - È guarito. EsPERIENZA Vl. - c.*. Nicola, sergente di fanteria, è a,ffetto dR adenite inguina1e destra che data da circa otto
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L' ALtlM:-IOLO
giorni. Si presenta il giorno H novembre con un bone grosso, alla superficie esterna molto arrossato, modo dolente. Palpando :.i avverte chiaramente il sotto racco1to. '11 Dicembre. - Spaccato il bubbone esce molto e sangue mischiati. Lav<tlure antisettiche, applicazi di polvere di alomnolo ed amido a ·parti uguali, dicatura ccclusiva al sublimato corrosivo. 12 Dicembre. - Si ripete la stessa medicatura. 13 Dicembre. - La suppurazione è molto diminuì 15 Dicembre. - Si r,auterizzano leggermente i con acido cloridrico. 18 Dicembre. -Non vi è più quasi traccia di purazione. 20 Dicembre. - Si sospende l'uso dell'alumnolo A applica una semplice medicatura protettiva. È quasi pletamente cicatrizzato.
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* * Dalle esperienze ora esposte si può 1·ilevare: l 0 • Che nella blenorragia acuta, l'alumnolo, usato a dosi lievi C i3·2 °/ 0 ) secondo il grado d'acutezza malattia, dà risultati ecfellenti, e la guarigione,'ottenuta un tempo Yario fra i sei ed i dodici giorni, è sempre pleta e mai seguita da recidiva. 2°. Che nelle ulceri veneree, usato in polvere, puro, più spesso unito a parti eguali coÒ amido o anche in porzione minore, presta ottimi servigi in principio malattia fino a che esiste secrezione, perchè sc!ogl
NELLA CURA DELI;E MAT,AtTIE YKNEREE
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nei secreti purulenti, non forma croste che favorjscano il •· aono del pus e converte l'ulcera in piaga di buona qual 151 n lità con tendenza alla cicatrizzazione; dopo questo periodo, riesce meglio la medicalura all'iodoformio o con una miscela di iodoformio, aristolo e ozoiodolo sodico. 3°. Che nelle_adenìti veneree non suppurate, iniettando una siringa di Pravaz di una soluzione ·1 °/ 0 nel tessuto che circonda le glandole ingorgate e non ripetendo l'iniezione più di due volte per seuimana, si c ouenuto la diminuzione rapida del dolore e della tumefazione e in seguito, in un tempo abbastrmza brev.e il ritorno allo stato normale delle alandole infiammate. r 4- 0 • Che nei bubbMi venerei suppurati, usato puro o più spesso unito ad amido in parti eguali, è un eccellente topico col quale presto cessa la suppurazione, e la superficie suppurante assume in breve un bell"aspetto carneo indizio certo di pronta guarigione. 5•. Che, considerato nel complesso della sua azione, l'alumnolo è in reallà una sostanza antisettica, astringente, oon velenosa, prira di odore e di causticità, dotata di azione profonda ed essicante, che si scioglie nei secreti purulenti ed impedisce la formazione delle croste e quindi il ristagno del pus e che non lascia macchie sulla biancheria; pe1· le quali ragioni, nella maggior parte dei casi è da preferirsi al dennatolo, che è insolubile nell'acqua, al lumenolo che òiftìcilmenle si riduce in polverE\ e ambedue sono inauivi nei processi infiammatori profondi e lasciano macchie che resistono molto alla lavatura; all'eurofene, che ha catlivo odore ed è irritante; al !isolo che ha pu1·e cattivo odore ed è instabile, caustico per certe muco.se e dotato di una azione antimicrobica molto problematica; infine all'iodoformio. ehe ha meno proprietà antisettiche, e non è as!ringente,
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L' ALUM~OLO N BLU. CURA DELLE lULATTIE VEISEREE
e a tutti questi corpi perchè con essi non si possono costituire preparazioni liquide se non coll'aggiunta di a~id& solforico o con basi alcaline molto potenti. Termi nando, sento il dovere di rin:rraziare cordialment& il chiarissimo pro f. Giuseppe· Cesari, che, dandomi gradita ospitalità nel suo .laboratorio di farmacologia sperimentale, mi forniva i mezzi d'esame necessari al compimen to dell& mie esperienze.
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LEGlTURl DELL' ARTERI~ ASCELLARE IN ALTO PER
FERITA O' ABMA DA PUNTA ETAGLIO E
CONSECUTIVA DISARTICOLAZIONE SCAPOLO- OMERALE Conrerenza orale fatta nella tornata del !8 dicembre t893 dal maggiore medico .&h'a l'o cav. Giuseppe, direttore dell'ospedale mHitare di Caserta.
La t•arità del caso,. e la gravità non comune degli alti operativi coronati da felice esito mi decidono a comunicare ai colleghi questa. storia clinica. L'infermo si presentava in condizioni eccezionalmente gravi in primo tempo, più gravi ancora in secondo tempo, quando sul letto d'operazione non mancarono tutte quelle dillicoltà che frequentemente si oppongono ad una.demolizione tardiva, ed il corso successivo della cura diede luogo a complicanze remote tutte superate senza spiacevoli conseguenze. Tobia Anton io, soldato di 2• categoria, della classe 1863, nato e domiciliato a Palermo, di professione carrettiere, di temperamento sanguigno, di valida costituzione, d'abito sano con esuberante nutri:r.ione, il mattino del 25 aprile 1892, verso le ore sette trovandosi « in Piazza delle 13 Yit-
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LEI>.HGJIA DELJ.'ARTERH. A.SCKLURE IS ALTO
t1me » qua~i alla porta dell'ospedale militare, io se.wito a diYcrbio con un ·uo cognato, fu da questi colpito con arma da punta e taglio nella reS!ione ascellare destra, e, vedendosi sc~rrere il sangue a fioui, di corsa si portò neli'Ol>pedale, e giunto nella corte vi caòde svenuto. Accorso il medico di guardia ed accertatosi della lesione dell'arteria principale dell'arto, si curò di collocare il ferito sopra una barella e di arrestare la perdita sanguigna con la compressione digitale nel sito della ferita; aspettando aiuto dai colleghi, che io quelrora, coincidente con la visita mallutina, non polevaAii mancare. i provvide con iniezioni d'etere al mantenimento della vita nel caduto ea al tempo d'apparec~biare l'occorrente per un'operazione. Fu il colle7a cav. Lombardo che mi presentò i ferri per operare quando io vi giunsi , perchè dirigente il re!Jarto chirurgia, o li solto oo portico, col ferilo semh-iy-o. assistito dai colleghi, alla presenla del direttore dell'ospedale cav. Guerriero, procedeui d'ur;.:enza all'allacciamento della arteria ascellare destra al disotto della clavicola. L'atto operativo fu praticato, come d'ordinario con inci sione un centimeli'O e mezzo al disotto della clavicola e parallelamente alla medesima, per portarroì a rnggiun~ere l'arte1ia nello spazio compreso fra i muscoli succlavio e piccolo pettorale. Le difficoltà di questo atto operativo consistettero nella posizione in coi fui costretto ad operare (semicurvo per terra) e nella difficoltà di percepire col dito la pulsazione delrarteria, causa la debolezza estrema dei moti cardiaci per la vistosa perdita sanguigna avreralasi prima. Rianimato alquanto il ferito con eccitanti per via ipodermica e dello stomaco, si trasportò in una sala del reparto e, non essendo possibil e la 1·icerca dei Lessuti lesi,
l'ER FIRIU D'ARliA D.\ PU~H l TAGLIO
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percbil l'infermo a)!onizzante e perchè. cau"a la perdita sanguigna e la legatura dell'arteria, non si 11veva emorragia ,enosa. si riunì con punti tli sutura la ferita della regione ascellare e si pose l'inf~rmo debitamente in un letLo. L'arto "'à di•eonto freddo. ver:'o sera riprese calore e laseia\'a l" sperare il ripristinamento del circolo. Il :26 mattino l'arto t•ra ritornato freddo ed in pieno torpore; una lieve reazione generale fn segui La da elevazione termica a 38°c nelle ore della sera; vi era già edema della mano e del· rarambnlcr.io. ed il n•attioo del 27 si notò la presenza della ~angre n a nel limite inferiore del borJo della ferita del cavo ascellare. Perduta cosi ogni speranza per la conservazione del membro e ritenendo che ogni rilnr·do poteva compromettere la vita, fu proposta l'immediata di ·articolazione del ùraccio, ma, per ragioni non dipendenti dalla mia volontà, deLta opera zrone fu eseguita il mauino del ~8. La 1-(angrena si era rapidamente este:>a sopra lutto il broccio e l'a,•a mhraccio~ non era facile determinare fino a quale altezza i tessuti erano mortificati; sembrava risparmiata la spalla e si peosò di praticare l'operazione con lembo deltoideo, che tanto bene si presta per· riempire lo srondato del cavo articolare: ma. sollevato il Lembo, mi trovai ùi fronte all'invasione gangrenosa di quasi lutti i rnu$coli e fui costretto ad eseguire J'nsportazione di tuili i tessuti che sembravano alteratj, conservanio il lembo cut:meo. La sera del 28 elevazione termica a ~o·. a c. con delirio. polso stretto e celere (120 pulsazioni al minuto) respiro accelerato, pelle calda coperta di abbondantissimo sudore, fi~onomia alquanto onimata, lingua coperta da intonaco bianco, anoressia, urine scarse e rosse, co·tipazione ven-
J li.
LEGAT OR.-\ DELL'ARTERIA .\SCELLARE I~ ALTO
trale, delit·io ngile. La gangrena proseguiva il suo mento attaccando i muscoli peltorali, grande e piccolo rotondo, sopra-sotto scapolare e gran dorsale. L'ammalato sempre delirante nelle ore della sera e della notte si r·ianimava il mattino dopo profuso sudore. Fu necessario praticare delle grandi ed estese aperture onde avere libero campo per le medicatore ed asportazioni delle parti gangrenate; e la naftalina riuscì di grande gioYamento adoperata con critert molto larghi. La notte del 3 al 4 maggio, quando si credeva superato il pericolo massimo della ~angrena, un'apprezzabile emorragia si verificò nel sito ove era stata praticata l'allaccia... tura, per erosione di un vaso secondario, ma mediante la pressione digitale prolungata esercitata sopra la stlcclavia, ed una fasdatura compressiva, la perdita sanguigna non ebbe seguito. La ·robustezza dell'individuo. l'assistenza riforosa e vigil~. i tonici, portarono a termine l'evoluzione gangrenosa. Scoperte in primo tempo due costole e quasi tutta la scapola; rimasta in secondo tempo la metà inferiore della scapola necrosata, fu asportato il sequestro e l'individuo guarì com· pletamente. La sezione de11'arto amputalo permise rilevare che lo strument.o vulneraute aveva reciso l'arteria e la vena !are unitamente al nervo mediano. Gli ammaestramenti che si ricavano da un caso clinico cosi importante sono varii, e pria di tutto si è quello non bisogna mai disperare della vita dell'individuo c sembra esausto per emorragia, . perchè razione pronta, cosciente ed al!iva, può benissimo s~lvare un ferito da c morte. A ciò tien dietro la questione sulla indicazione l'amputazione, perchè una cieca confidenza sulle ri
PER FERITA D.AR.UA D.\ PU:\TA E HGLJO
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della natura, può indurre il chirurgo ad imprudenti te ntat ivi di conservazione. La gangrena rappresenta la più O\'Via indicazione delle amputazioni. riconosciuta fin dalla più remota antichità. Però, sotlo il punto di vlsta della medicina operatoria, bisogna tlistinguer·e la gangrena da causa interna da quella da causa esterna. Nella prima sorge l'indicazione quando la causa che r ha prodotta ha terminato di agire e son limitati i suoi guasti. « Se la ~angrena, dice Billroth, ha invaso pic~ole o grandi i sezioni delle membra, comP. suole nelle differenti varietà (( di gangrena sponranea e senile, io vi raccomando calda« mente di non intraprendere cosa alcnna prima che la linea «di demarcazione non sia comparsa ». Si può fare eccezione a questo precetto quando il chirurgo ha riconosciuto come cansa della gan~rena l'obliter·azione dell'arteria princip:Jie del membro e sia sicuro di cndere sull'arteria pervia e sana . [n tal caso la pratica dei grandi chirurgi è di non perder tempo, e Sédillol, dietro risultato favorevole di un'amputazione di coscia per gangrena spontanea al piede estesa sino al poplite, dice: « Senza dubbi(\ l'arterite può manifestarsi sopra un altro « punto del corpo ; ma nessuno può es'>er certo in prece« denza, frattanto si guadagna del tempo, ed il mio ammalato « operato nel 1860 sta ancora bene { 1865} 1•. Però, quando la gangrena continua a progredire e minaccia di estendersi al tronco. conviene prat!care l'amputazione, come consigliano Dupuytren e Larrey nei casi di gangrena traumatica, perchè la ~ravezza della circostanza lo impone (Nélaton). ~ella gnngrena dipendente da causa esterna l'indicazione
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LE(HTURA DELL'ARTERI.-\. A CELLARE H'\ ALTO, ECC.
varia, perché non sempre si possono riconosc'ere i limiti fin dove le diverse cause hanno prodotto la loro azione. Nelle grandi contnsioni ordinariamente le conseguenze vanno al di là del punto meccanicamente offeso, ed allora bisogna attendere la demarcazione. Quando la gangrena tien dietro alla legatura d'una artel'ia, l'aspettare la limitazione giova pure, perchè in virtù del circolo collaterale parzialmente ristabilito, si potrà risparmiare parte del membro. }la quando si conoscono con precisione i limiti d'azione causale, aspettare la separazione ~ tutto tempo perduto non solo, ma tempo utile consumato a danno del paziente, perchè, amputando al disopra. si toglie a tempo un centro d'infez:one e si è sicuri di cadere su parti sane. Nel caso nostro erano chiari i sintomi riferibili ad una gangrena per arresto di circolo venoso, la perdita dell'arto era inevitabile ed ogni ritardo nella demolizione comprometteva la vita del malato. Convinto di questa indiscutibile necessità, ho proposto a tempo l'enucleazione del l•raccio che, quantunque tardivamente eseguita, pure risparmiò la vita del ferito. Caserta, li 5 gennaio 1894-.
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CON1'RIBUZIONE ALLO STUDIO OELLE
FERITE D'ARMA DA FUOCO AL CAPO Conf~renza letta nell'ospedale militare J•rincipale di Piacenza
H l6 dicembre 1893 ilal dotwr Giu!!leppe Madia, tenente medico.
l a ~loria clinica che ho l'onore di riferire non è certo fra le più comuni, e desta il massimo interesse per la specialità del caso. Il giorno 8 giugno u. s.~ alle ore ·13 '/,, ...-eni..-a ricoverato in questo sped.ale Bertucci Cesare, caporale nel reggimento cavalleria Aosta (6°) il qttale, da informazioni assunta, risulta che, 4 O minuti prima, a scopo suicida, si aveva esploso un colpo, con la rivoltella di ordinanza, alla tempia destra. I primi a visital'lo furono l'l!fficiale medico di guardia ed il signor direllore, il quale, constatata una graye ferita d"arma da fuoco alla sopradetta regione, di figura circolare, del diametro di 7 ad s millimetri, con margini depressi e lividi (foro di entrata) circondata da un alone nerastro, prodotto dagli effetti esplosivi. ed aìla tempia sinistra un 'altra ferita circolare, con margini frastagliati e sporgenti (Coro di uscita), praticata opportuna medicatura, fece
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CONTRIBUZII)N.E ALLO STuDIO
trasportare il ferito, coi dovuti riguardi, al reparto chi rurgia, ove io, in quell'epoca, ero assistente del signor maggiore Gozzano. Si pensò applicare la vescica col ghiaccio sul capo, :;orvegliare il ferilo per !imitargli i movimenti volontari ed involontari; mentre poi , per la gravezza del caso, se ne aspettava da · un momento all'altro la morte. F.ra il Bertucci di buona costituzione fisica, di temperamento in prevalenza linfatico. Aveva il rolto edematoso e pallido, le palpebre superiori fortemente 1umefalla e di colore azzur·rognolo oscuro, dalla cavità nasale sgorgava abbondante sangue rosso rivo; come pure sangue aggrumato, nerogoolo, di tratto in tratto, veniva fuori dalla bocca mediante conati di vomito. Il ferito allega~-a gran dolore al capo, al collo, ove, nella parte ante1·iore, notavasi la pelle arrossata e sensibilissima al tatto. Aveva iotel!ra la coscienza, e rif~ri\'a l'accaduto con senso d'i ndiiTereoza, con parola a!>ùastanza bene articolata, ma stentata assai. ~on si ebbe a constatare nessun sintomo nervoso: i movimenti di tutto il corpo, lr,mne del capo, erano completi e faci li. La nolle non dormi, ma fll calmo; pr·ese del brodo, del latle e pezzi di ghiaccio. Jl giorn o seguente si rimosse con delicatezza la medicatura, onde completare l'e.;ame loca le. Rich!amò sub:to l'attenzione lo swto delle regioni temporali . Jofatti, a destra. notavasi il foro di entrata del proiettile a 5 o 6 mill. io avanti della metà di una linea la quale dall'inserzione del margine superiore del p:tdiglione dell'orecchio Yiene innanzi a finir-e sulla rima palpebrale esterna. A si-
DELLE FERITE D' ARllA DA FuOCO AL CAPO
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nistra il foro di uscita trovavasi da 3 a 4 mill. più in basso ed in avanti del sopr·adescriuo. 1 tessuti di dette regioni erario tumefatti. e non v'era traccia alcuna di suppurazione. Le articolazioni temporomascelhri non furono ft·atturate, nè lussate, però le mascelle poterano appena dirarirarsi, riuscendo tale funzione assai dolorosa. La sensib ilità cutanea generale, l'acustica, la gustativa erano conservate: abolita. l'olfattiva; la visint non potette Ò$servarsi perchè le palpebre eran o cosi fortemente edematose, da non permetterne, anche meccanicamente, la diraricazione. La temperatura era notevolmente bassa (36° 2), le pulsazioni 63 al minuto e 23 le respirazioni. ~l ediante applicazioni di corripr·esse bagnate in soluzione tiepida all'acido borico e scarificaziooi ~otto congiuntivali. il turgore delle palpebre superiori diminuì tanto da permellere l'esame funzionale della vista, dal quale si rilerò abolizione completa_della facoltà visira, in ambo gli occhi, tanto da non distinguere la notte dal giorno. All'esame obiettivo si notò: iperemia da stasi delle congiuntive sia palpebrali, che bulbari; i bulbi immobili e spo· stati avanti, quindi esoftalmo. A destra la cornea era integra, e permetteva osservare leggero versnmento sanguigno nella camera anteriore e deformazione del rorame popillare, il quale. oltre all'essere midriutico, aveva il diametro trasverso maggior·e del longitudinale, e l' it·ide era più contratta nel suo lato esterno. A sinistra la cornea era anche integra, lucida e lasciava osservat·e l'iride paralitica, di colore normale ed il forarne popillare midriatico, e di forma , come suoi dirsi, od occhio di gatto: . Ossservalo con l'oftalmoscopio il fondo oculare, si è ri-
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CONTRIBUZIO~E ALLO STUDIO
scontrato distacco retinino (per solleramento) ambo gli occhi, accompagnato, a destra, da limitato cesso emorragico. Dopo alquanti giorni, nelle regioni porali, cominciò a mostrarsi rosso il colorito della pelle, non tardò a formarsi la suppurazione, alla quale, esito mediante piccola iOcisione, a destea si trovò com a molti granuli di polvere pirica combusti. Previe lavande antisettiche e medicatura a!l'"nn,,r"~·-~ si stabili la cicatrice. Dopo un mese di degenza all'ospedale,- le palpebre quistarono .la forma primitiva; ma i bulbi sgombri più piccola iperemia coogiuntivale, cominciarono a di nuire gradatamente di volume, e dalla consistenza di duri che alla palpazione presentavano pochi giorni dal ferimento, passarono tosto alla consistenza molle. La fase degenerativa dell'atrofia destra che a sinistra. Le mascelle, con l'eser.~izio della masticazione, rono a potersi divaricare quasi 2 cent. e mezzo. L'infermo non ha mai avuto febbre, è stato se calmo, ma di calma malinconica; affezionato con di zioni di riconoscenza a coloro che si most:avano pre rosi della sua salute, fiducioso sempre che l'arte sal · gli ridonasse la vista. Ma questa fu a\'ara, ed in lui minciò la rassegnazione, dicendo di quando in quando preci, tenendosi stretto fra le mani un crocifisso, o[e dalla suora di carità. Dopo 3 mesi di cura, nel sellerubre scorso, fu · per cecità in ambo gli occhi, ed ora trovasi ricoreralo un ospizio di beneficenza mantenuto d~ frati. nesta ora a -domandarsi, qllale via ha percorso il
. HELLE FERITE D'ARlfA DA FUOCO AL CAPO
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della rivollelln'l Perchè il Bertucci non mol'i dopo che un pezzo dì piombo gli aveva perforato le tempie? Certamente che, se 11 proiettile si fosse conficcato a 5 6 mill. posteriormente ed in altotal sifo innanzi descritto, 0 per la disposizione della gt·ande ala dello sfenoide. e per Ja sua sottigliezza, sat·ebbe entrato nella cavità cranica, perforando l'estremità anteriore dei lobi medii del cervello, recidendo cosi i net·vi ottici. I o tal caso la morte sarebbe stola pressochè istantanea . .\la invece, dai dati anatomici <' clinici, la via percorsa dal proiettile, studiata strato per strato, e d.a destra a sinistra è stata la seguente : pelle, connetti vo sottocutaneo, aponevrosi epicraoica, muscolo auricolare anteriore, aponevrosi temporale, muscolo crotafìte; poscia, perforando la grande ala dello sfenoide nella sua parte anteriore, il proiettile è penetrato nel!;\ cavità orbitarin destra. Ciò che ora interessa stabilire è in che punto dell'orbita esso è passato. Ebheoe, il foro di entrata ho detto che si trova 6 mill. in avanti della meta di uon linen, la quale dall'inserzione del ma1·gine superiore del padiglione dell"orecchiCI di destra, \iene innanzi a terminare alla rima palpebrale. A).!pioogo elle detta linea .nel Bertuccì era dì 8 cent.• proluogat.t però fioo ad un'altl'a linea, tirata t:tngente alla cornea, in guisa da formare con la pt·ima un'angolo retto. Ora, se si riflette che jl diametro antero-posteriore del bulbo, in un giovane a. 2~ anni è, secoodò il Sappey, di 24. .6 mill., ammettendo altri 4 o iS mill. di spostamento in avanti per l'esoftalmo riscontrato, possiamo, senz'altro, stabilire che il proiettile è passato mezzo cent. circa dietro del buloo a destra, e. poco meno a sinistra. Ma ciò non 2l
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CO~TRIBliZIO:'iE ALLO STUDIO
basta: bisogna conoscere se è passato sopra o sotto il nen-0 ottico, se l'abbia contuso, o addirittura reciso. È da escludersi che il proiettile sia passato sopr·a il nervo ottico, e pel rapporto topografico del foro di entrata, col dt>corso di esso nervo, e pel conserrato movimento della palpebra superiore, e per la funzione della gianduia lagrimale, la quale riceve innervazione dal ramo della 1a branca del 5° paio (nervo lagrimale) che, nell'orbita se~ue il margine superiore del muscolo retto esterno. ~on dico del retto superiore e del grande obliquo che certamente saranno stati risparmiati per· la stessa ragione, ossia per essere situati in alto. Yediamo ora se il proieuile avesse potuto penetrare nel mezzo del cavo orbitario, recidendo o contundendo il nen·o oltiCll. È mio parere che il pr_oiettile sia penetrato un poco più in basso della metà del cavo ·orbitario, non recidendo il nervo ottico, ma contundendolo assai, e ciò per le seguenti ragioni: 1° per 11 rapporto dì posizione fr-a il fot·o di entrata del proiettile e il decorso del nervo ottico, il qu"le si trovereblle pili in nllo; 2° per la notevole spessezza della guaina esterna del nervo ottico, per la sua resistenza, mobilità, forma rotonda, supedìce assai liscia ; :-l0 per la fase atrofica del bulbo, la quale si è iniziata abbastanza tardi, dall'avvenuto traumatismo; 0 4.- è infine conosciuto dalla chirurgia di guerra cbe, nelle .ferite dì arma dn fuoco in generale. sono quasi sempre rispettati i fasci nerveo-vascolari . Da ciò si può dedurre che, il proiettile è passato sfìoran~o il nervo ottico, contundendolo fortemente per la com-
DELLE FERITE D'ARllA n·A FUOCO AL CAPO
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pressione esercitala pa~~ando per quei tessuti, recidendo quasi i dne terzi inferiori del muscolo retto esterno, recidendo i nervi ciliari, il ramo del 3° paio che va al pic-colo obliquo, il muscolo r~llo inferiore, retto interno. aUrarer~ando l'etmoide, e recidendo le arterie etmoidali. che portarono la Lenefica emorragia alla quale si deve, in gran parte, se no~ perdelle !a coscienza. Il proiettile: a sinistra. ha seguito quasi la stessa via eh e a dest: a, con dE-viazione di nessuna importanza. L'immobilità dei bulbi si spiega per lo stiramento in avanti di es:>i, prodotla dalla forza centriful-(a e.;ercitata dal proietli le, nelle ca vita orbitarie. La d!latazìone delle pupille, la perduta sensibilità dell'iride, dipende, sia dalla recisione e contusione dei n'?.rvi ciliari, sia perché contraendosi essa sotto l'influenzi). di un'azione riflessa, questa influenz:~ dev'essere portata sulla retina, la quale, nel caso in discor3o, essendo distaccato questo mezzo di lr'a. m:ssione delle sensazioni (distacco retioico) l'eccitamento al cervello non poteva essere trasmesso, quindi l'azione sull'iride, per mezzo dei nervi del 3° paio, del ).1'anglio oftalmico e del nervo ciliare non poteva compirsi. E con ciò finisco, ringraziando il mio capo reparto, per essermi stato prodigo di. consigli.
NUOVO METODO DI CURA ti&LLA
TUBERCOLOSI Per il lloltore Cla.rauo Gioyanni Hiebcle, tenente colonocUo medico, direttore dell'ospedale militare di Geno\a
P..\.RTE I.
La vecchia terapia nella tubercolosi polmonare. La ve~hia terapia aveva ricono·ciuta la sua impotenza fronte alla tubercolosi polmonare. I medici della prima di questo secolo ritenevano infaui che i mezzi alli a "''""A·robusto l 'or~anismo fos·ero i soli che poless.ero ar·restare fatal e progresso di tanto terribile morbo. A nessu n med naie essi riconoscevano una virtù diretta su questa ma E, a dir vero, le cure climatiche, la dietetica e le regole nicbe, sag,;-iamente applicaLe, dar ano i mi~liori risul Qui ndi le somministrazìooi dell'arsenicoJ del fosforo, jodio e del zolfo si face\'a bensì con una certa fiducia, solo nell'intento d'influire sul ricambio materiale, aui
Nella seconda metà del nostro secolo fu provato il tere infetttro della tubercolo!'i, e gli studi degli secondo l'indirizzo dato dal Villemin , furono coronali grande scoperta del 1\.och.
'N!J~fO 1lBTODU Dl CURA DELLA TUBERCOLOSI POL~fOriARE 3'3~
Par essa Yenne stabilito che l'origine, l'estensionE~ e la diffusione della malattia richiedono la presenza e la molriplieazione del bacillo specifico. D'allora la terapia della tubercolosi polmonare entrò in una nuova f:tse. Uccidere il bacillo, neutrnlizzarne almeno il potere tossico, rendere l'organismo re$i:>tente al suo sviluppo, f11rono gli l'copi i quali essa tentò di raggiungere . Per soddisfare alle due prime indicazioni si r icori'òe aJ:rli antisettici . Qui si compendia tutto il nuovo indirizzo della terapia e della profilassi nelle malattie microparassit..'lrie. In qne.-to campo pe1·ò i risultati furono fino ad oggi inferiori a quanto era giustificato ripromettersi, specie dopo le felici applicnioni delle nuove vedute alla chirurgia. ~onostanle i più pazienti ed accurati studi, non si è riuscito ancora a poter somministrare un antiparassi tario di sicuro effetto là dove sono più completamente noti alla batteriologia i microrganismi .efficienti la forma morbosa - carbonchio, fehbre ricorrente ecc. mentre da·gli empirici ritroYati ebbimo da tempo alcuni specifici: chinino, mercurio, salicilato di soda - là dove non si aveva verona conoscenza det microrganismo patogeno. ~ella cura della t11bercolosi polmonare 5Ì usarono più p:.rticolarmente qnasi tull1 i medicinali di potere antisettico, ed all'uopo si iniziarono nuovi studi e si addivenne ad una nuova classificazione dei medesimi. Dalla loro applicazione è. derivato un sicuro metodo di pro fil assi .~ Le fonti più comuni di infezione, cioè gli espettorati Jei tisici, il latle delle vacche tubercolotiche e le carni degli ani· IJlali affetti da tubercolosi possono essere direttamente attaccate ed inaridite. ~fa l'alluale osservazione clin ica ha stahilito che nn antiparassitario, innocuamente somminislrabile, r.h(\ abbia azione sicura sul processo tubercolare iniziato, noll si possiede ancora.
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~I:ON
:IIETOOO DI CURA
Per quanw po1 l'Oncerne la terza indicazione. tlllella di render·e l'or~aoismo re::.i ·tente allo :;viluppo del bacillo del Koch, ~e da nn l<ltO le regole igiemche e prolilatLiche non hanno perduto nulla dell'importanza da luogo tempo ricouo sciuta. daJI'ullro lato sono parziali e non defioitil"i i r isultati 1lelle inoculazioni. praticatP con di>erse sostanze, allo S~"Opo di rendere l'organi,mo terreno sterile per il bacillo della tubercolosi, e qurndi pre\'enire o curare l.t malattia. Risultati della cura.
Lun,!O e superfluo. poichè :;ono cose note a~li studiosi, sarebbe il rian lare la stori.t delle somministraziooi fatte, per diver:>e vie, di svariate sostanze, nella cura della tubercolosi polmonare cogli intenti cti sopra enunzìati. Diremo quindi brevemente ~olo rielle più recenti ricerche~ instituile dopochè venne dal Koch proposta la lubercolinu. Questa breve r;lssegoa. henchèincompleta, è necessaria per giustificare le nostre conclu$ioni S111la terapia della tuberco losi, che potrebbero per aneotora semhrare troppo rigorose, e per chiarire il concetto secondo rl quale fn applicato il metodo che proponiamo. Cura del Kocb.
Il giorno i. a~o·to 18!l0. nelh seduta generale del X. Congresso medico inlemazton;lle in B&rlino. il pr·of. Koch comunicò In scoperta della sua liofa cooLro la tobereolo:;i, e nel giorno 13 del !luccessivo mese di novembre pubblicò i risultati ottenuti nell'uomo coll'uso ipodermico di essa . Il Koch ne riconobbe l'azione specifica nei pr·ocessi tubercolosi di qualunque specie. La giudicò inollre un sicuro mezzo dia-
n!LLA TU8tRCOLOS! POL~OXARE
gnosth:o nei c-asi dubbi. Gli ammalati affetti da tubercolosi polmonare nello stJto iui~iale non avrebbero presentato più alcun sintomo della malattia in capo a 4-6 seuimaoe di cura, per cui ~i pote'l"ano ritenere guariti. Sarebbero inoltre mif{lior ati note\ o! mente e quasi guariti anche quelli che era no niTetti da tubercolosi polmonare con carerne non troppo grandi. ::ion si manifestò per ~on tro alcun miglioramento obbiewro, rJ1180tUDque iosse dimin uita l'~peUora7.ÌODe, e }o stato ~enerale si presentasse più soddisfacente, negli ammalati i cni polmoni contenevano caverne numerose e grandi. TI .1\och conchiuse che il metodo di cura da lui proposto gu;;risce con ccrtezzn la rtt hercolosi polmooare inerpiente ed anche quella non molto avanz.tta. Egli dicbrarò di non puter e~cludere le recidh·e, le quali però potranno pnr esse 'incer$Ì l'OI rinaed;o: del quale indicò la provenienza nel ~. 3 anno .189 1 della Detlt.~che Jltdicmische Wochenschrifc ( l). ~el grandissimo numero di Lobercolotici che da oeni parte dr Europa accorsero in Berlino por sotLopor.si alla curn del 1\.och. i medici del iuogo e IJUell i espressamente r·ecntivisi di fuori, ebbero campo di osservare l'applicazione del nuoYo metodo e di farsi nn concetto clel H IO vah•re. 11 Guttmann riferì intorno a due ragazze affelle da tu bercolosi polmonare. le quali migliorarono a'sa i colla cura del l\ oeh (?). Il Leyden conchiuse che il metodo è molto r-iolento P richiede molla ci rcospezione. .\lanife,tò la speranza che la scoperta del Koch avesse d··to ono specifico ca pace di aumentare il nnmero delle J!lHi ri)!ioni della tobercolo$i inizrale. E}?li fu d'an-iso però che la linfa del Koch non può ll vedi h lfemllrh d t>l m:ugior e mc.1ico doUor 5YORZ4, uobblicata nel
Gaornale mellico del Il. t$trrato e della R. marina, gennaio l891. (1• SrORu, loco calalo.
3~8
~UOVO
llRTODO DI CUllA
da sola dare i buoni risultati, ma che sia neces~aria anche l'applicazione di altri mezzi curativi. ?iè considerò il potere diagnostico della linfa come assolùto, poichè, sebbene eccezionalmente. pure vi sooo tubercolotici che ad essa non reagiscono, ed altri non tubercolotici che reagiscono (4). A qualche illustre medico che visitò la maggior parte dei malati ch'erano io cura nelle cliniche e negli ospedali di .Berlino nello scorcio dell'anno 1890, i ri sultati otlenuti colla linfa del Kocb non sembrarono superiori a quelli che si hanno dalla comune farmacoterapia, anzi inferiori a quelli che si ottengono colla cura cli matica. ~lolti drchiararono che se gran numero di ammalati erano migliorati col nuovo metodo di cura, nessuno poteva dirsi completamente gnarito, occorrendo perciò stabilire parecchi anni di O!'servazione é di cure. Lo Sforza non vide verun caso di lupus completameme guarito, sebbene tutti gli individui affetti presentassero i più manifesti mìglior·amenti, ed è da notare che appunto nel Jupus si erano ottenuti i migliori ri sultati( ~) . Il Lister destò molte speranze sulla cura del Koch colla lettura fatta al Kings College Hospital (3). In essa pnrlò degli effetti della linra del Koch nei tessuti affetti da tuber·colo3i, del suo gran1e valore diagnostico, della potente inOoenza curativa Sostenne la possibilità del riassorbimento del tessuto tubercolare morto, per effetto della cura colla linfa. in qualunque parte esso si trJvi . Espresse il parere che quantunque i bacitli restino in vitn, secondo Koch , la tubercolosi può guarire, potendo essi non più trovare un adatto terreno nei tessuti sani, e potendo venire allontanati, sebbene non sempre, i tessuti morti che li racchiudono, col trallamento ~hirurgico. (t) SFORU, loco citatO. (~) S)loan, toco citato. (3) Sroau, loco citato.
DELbA TUBERC'O'LOSI POUIO.NARE.
In sullo scorcio dell'anno 11890 il Guttstadt pubblicò ·il riassunto delle. relazioni scientifiche delie principali cliniche e policliniche prus,;.iane sulla cur·a clel Koch contm la tubercolosi, diretta a S. E. il ministro per l'istruzione pubblièa di Berlino. In esso riferì intorno a 2>172 tùbercolotici sottoposti alla cura di iniezioni della linfa Koch . Riguardo alle tubercolosi polmonare si et·ano ottenuti i seguenti risultati ('l ):
MALATTIE
Tubercolosi poimonare incipiente Id.
id.
24-2[ 9 i2
59193
•
mediocremente
m 1 os J.,sl s
avanzata. Tubercolosi polmonare molto avanzala con caverne
1216
»
7 31 162 30
1932 ~ 1471158
1
Tot,ale
;;;
36
li Guttstadt fece notate che alcuni dei curati avevano anche tu.bercolosi di ~Itri .organi, od erano ~fletti da altre malattie. Le cifre del suo riassunto, indicanti la proporzione di quelli in cui avveniva la reazione dopo le iniezioni, o che si si riferivano ai tub_ercolotici ed ai non tubercolotici, confermaron_o che il v;~lore diagnostico della linfa Koch, sebben~ in misura eccezìof\ale, non è tuttavia assoluto. Dalla sua relazione apparì inoltre la \'ari~là delle opinioni dei clinici prus(t} Noa di tutti' i curati é riferito l'eiito della. cura, che per alcuni era a o· cora in corso all'epoca· della re!azione. .
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~UOVO
Ml!lTOCO' 01 CURA
siani tanto sul valore diagnostico del rimedio, quanto sulla sua azione curativa. Ciò forse era in dipendenza del breve periodo degli esperimenti ('l ). Le speranze dest~te dalla apologetica lettura del Lister subirono intanto una scossa violenta dalle ricerche anaromopatologiche del Virch0w, comunicate alla Società medita berlinese li 7 gennaio 1891, le quali nlsero ad attutire gli entusiasmi dei fidenti nella virtù della linfa del Koch. Il grande anatomo-patologo te(lesco stabilì che l'azione del rimedio si manifesta nelle parti affeue con irritazione intensa. I tubercoli non mostrano alcun processo regressivo, alcuni di essi appartengono a quelli cb e soglionsi considerare come recenti, come iniziatisi in un tempo che non rimonta al di là del principio della eura, e si può supporre che sieno sorti per processo metastatico dei bacilli. Si osservano polmoniti caseose prodolle da materiale divenuto libero per processo di distruzione, e non espettor:1to, hensi as~orbi to. Il Koch aveva dichiarato che muoiono i tessuti tubercolari e non i bacilli . !l Yirchow ammise l'azione di;;truttiva della linfa, ma non la osservò ovunque (2j. Nei numeri 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 anno ~1894 della B&rlimr kliniscfw Wochenschrift, il Yirchow espose le alterazioni aoatomo- patologiche riscontrate nei cadaveri di individui tu· bercolotici sottoposti alla cura del Kuch. Rispose al Neisser intorno al valore dei preparati presentati all'Accademia e ne comunicò dei nuovi, confermando con essi le conclusioni esposte nella precedente circostanza. Egli ·dichiarò che il rimedio: ~o :Non uccide i bacilli; 2° Non modifica il tubercolo: (f) SFORZA, loe. eit. marzo i89l. (~) SFORZA, Joc. cit.
DELLA TUBERCOLOSI POLllO~ARE
33t
3" Di ~trugge più facilmente il te~suto infiamruatorìo che cir~ooda il tuhercolo, e può in tal modo accelerare il proces3o di guarigione; ..} 0 Poò agire sul te3su1o ca,eoso iocap3ulato. liberandolo. e renderlo nuovamente noci\'O Confutò inoltre il Fraenkel, il qunle a\·evagli mosso alcune 055 errazioni intorno al tempo in cui presumibilmente eransr ~riluppati i tubercoli r iscontrati nei C'ldaYeri coi caratteri proprii a quelli di recente formazione. Dissenti pure dal medesimo, il quale dall'azione del la linfa sul tessuto infhmmatorio circondante il tubercolo ne aveva inferito il suo valore specifico. Il Guttstadt passò in rassegna le upinioui di molti clinici intorno al v.• tore diagnostico della linfa Koch. 1 pareri di Leyden, Gerhardt, Schultze, B:ermer, Ebstein, Mosler, Striibin)!, Peiper, We ber, Quiocke, Lichthein, Finkler, Schreiber, Humpf, Guttmann, Olshausen, Fritsch non sono concordi per quanto concerne la tubercotosi degl i organi intero! . }Jinore discrepanza riscontrasi fra le opinioni dei clinici intoruo al potere diagnostico della li nfa Koch relatiramente alle tubercolosi esterne, oYe più spe~so essa fu mezzo sicuro di diagnosi ( l). Nella clinica medica di Roma furono curati 50 tubercolotici col metodo Koch . Il valore diagnostico ne fu riconosciuto, non però in modo assoluto . Intorno alla potenza terapeutica della linfa, si coochiu:>e come appresso: l o ~l igliorarono lo forme iniziali e. si potrebbero con siderare guarite, se la recidiva non fosse possibile; 2° Nelle form e avanzate, a decorso lento, migliora- , (t ) SFOIIZA, ) OC. cii.
'{t;OVO llET<lDO Dt CUR.:\.
rono le conrlizioni generali, persistendo inalterate locali; 3° ~elle rimanenti forme di tubercolosi, in nlcune l'azione è favorevole, in altre è nulla, o dannosa ('1). Dalle e3perienze cliniche col metodo di Kocb, praticate nello sp.edale militare di )looaco, il Vogl (2) conchiuse che anche ammalati non tubercolotici possono reagire alla linfa, seb . bene debolmente, e che essa può condurre con sufficiente. sicurezza la tubercolosi incipiente sulla Yia della guarigione, colla cessazione dell'espettorato e colla scomparsa dei bntilli. Il Sioglair CoghW (3) professore a Edimburgo, dalle sue numerose es.perienze colla linfa. Kocb, trasse la com·inz!one che, come disse Ewald, con nessun altro metodo di cura si ba un miglioramento cosi rim1rchevole in on dam periodo tempo. Del pari il prof. Erlich, al Congresso internazionale d'tgiene in londra dichiarò che pari ~rado di miglioramento sconosciuto con altri metodi di cura. Il sopralodato Vogl (4) pubblicò i risultati dell'applica zione della cura di Koch ai tubercolotici dell'ospedale diario di 'Monaco dal novembre 1890 a tutLo il giugno 1891 Eccoli in riassunto:
Tubercolosi incipiente: Carati. Quasi totalmente guariti Usciti notevolmente migliorati Rimasti migliorati . Morti.
46
(!) GuALOI e FORTI, Gazzetta degli orptàali, N. \18, 8 aprile 1891. (~) Det.~l&che mtà.
Woch, N. 18, 1891.
(3} T/18 Lancel, ~ maggio 189!.
(4) Deut~elle meli. Wocll., N. 53, 1891.
DELLA TCBERCOLOSI POL\10:\-\RE
333
Tubercolosi a&an;ata:
9 Cur.t ti. )lorti . 5 di cui :) rapidamente . 11 Yogl e$presse il parere che da tali risultati viene indubbiamente provata l'efficacia terapeutica della linfa del 1\och. Il R~>nvers ( 1) riferi due casi tli ti'i laringea gnariti •~olia cura ,}ella tubercolina, mentre la t·tbercolosi polmonare coest-tente, in un caso fu Len poco modificata, e nell"altro si aggravò in modo che produsse In morte del paziente. Egli ritenne che nel polmQne !"azione del rimeJio sia nulla, perché i tessuti che si necrotizzano sotto la ~ua azione non si po·sono distaccare facilmente. come nelle tubercolosi esterne. Il Klebs (2) espose come le sostanze che dalla tubercolina greg..(1a vengono precipitate col cloruro dt platino e roo i co,.1 detti r~?agenti degli alcaloidi, contengono i principii nod' i di e-.~a. La rera sostanza curativa invece è costituita dall'alhumosi, che rimane sciolta nel precedente trattamento ecl è prectpitabile coll'alcool e preparaLile in istato puro. Gli effetti dannosi della tu bercol io a greg:.ria, e più aucora dei precipitati da essa ottenuti col platino e con altri reagenti, non si ossen·ano coll'uso dell"alhumosi depurata, curativa, l'aless1na o tubercolicidina. Essa però non è indifferentepPrchè a dvs1 molto altt> produce stanchezza e dimaS?ramento al principio ùella cura, compensalo più tardi, nei casi favorevoli, e so~tit uito da aumento di peso spesso molLo rilerante. Le ~ostanze nocil'e sono for·e trasformnzioni della microproteina, mentre la soslauza curativa è da considerarsi come
Tornata
(t) Soci •t a Ili me Jieloa iDtcrn.1 di Berlino. del 4 aprile t89J. (!) Dchandlu11g der TuJm·J;u.lott mit. Tubfrkvllcidill, Aml.lurgo c lif\Sia. -
Ed. VO<S.
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NUOVO METODO m CURA
un secrelo dei bacilli tubercolari. È forse questa la ragione ~er· cui. in dosi molto alte, la tubercolicidina dà accessi febbrili, di breve durata, i quali, diversamente da quantO" si 05 • serva nella febbre etica e nella infetliva, vengono tollerati senza speciali disturbi e cedono presto il posto, spesso già dopo un'ora, alla temperatura normale. Secondo il Klebs , coll'uso della tubercolicidina, i bacilli assumono nn aspetto granuloso, che indica trallarsi di forme degenerative e spesso presentano tratti dell'apparenza di un otricolo vuoto, appena colorato in rosso dalla fucsina. Inoltre i bacilli possono apparire disfalli in granuli i quali.assumooo la parvenza di micrococchi. Le sostanze Mcive pirogene contenute nei bacilli sono rese libere dal loro disfacimento, penetrano nel circolo e determinnno la febbre. Que$ta però ha carattere transitorio e, dopo cessata. cessa l'esaurimento del· l'organismo, il quale era dovuto alla febure etica. Ciò avviene quando i bacilli sono tulli disfatti. Intanto è evidente che le sostanze dell'orgaoi5mo sulliscono una dimin uzione. Questa dunque s1rebhe un'azione diretta della tubercoli_cidina sui baeilli. Ma essa produce inoltre un'immunità transitoria, per ciò incompleta, agli animali inoculati prefentivamente. Anche qui il Kleb;; crede probabile un'azione diretta della tubercolocidina ancora non eliminata dall'economia. Anatomicamente il Klebs ha constatato un disfacimento del tessuto tubercoloso, il che accade in spec~ial modo in causa di un essudato che si verifica nel tessuto affettò. La morte dei bncilli, come pure un'azione della tubercolicidina sui LessuLi del corpo, possono spiegare questo processo. Al Klebs sembra che la prima supposizione sia preferìbile, perchè il processo accade solo do\'e esi;;tono bacilli tubercolari. Eliminati quel'ti, assumono energia i naturali apparecchi pro tettori dell'organismo.
DF.LLA TUBERCOLOSI POL~ONARE
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I risultati ottenuti dal Klebs nella cura della tubercolosi colla tubercolicidina in 75 casi sono i seguenti: Guariti. .J4 = '18,6 o;. Miglior<lLi . 45 = 60, •;. ~on migliorati H= 18,6 "lo :'llorti . 2 = 2,6 •t. La maggior parte dei curati aveva grave 11 per lo meno rilevante tubercolosi polmonare. Nelle tubercolosi locali, non comprese nella statistica sopracitata, si ebbero risultati noterolissimi. Questi furono meno favorevoli quando eravi grande iofil~razione e sopratulto distruzione, cioè formazione di cHerne e febbre etil!a. Nei casi più gravi il progredito marasma sembrò essere l'ostac.olo più ril~vante al miglioramento. Il L:wgermann (·1) curò qùaftro casi di tubercolosi polmo· oare colla tubercolicidina. Egli non ottenne verun effetto rilevante, piuttosto osservò un peggioramento, quantunque esso non fosse da attribuirsi alla cura. In qualche caso il ~~rocesso tubercolare invase, durante la cura, parti fino ad allora immuni. Per lo più la febbre non subì notevole abbassamento. Il Langermann fu di parere cbe la linfa del Koch è un rimedio affatto innocuo, ma cbe non ha ''eruna azione sulla malattia polmonare. Il Kinnicult (2) scrisse cbe le indagini di Hunter, Klebs, Hoemer, Biichner e di altri, le tante osservazioni cliniche fatte in ogni parte del mondo e le proprie. esperieoze nell'ospedale St. Luke di ~ew-York, gli dimostrarono non esatte molte delle ipotesi e conci usi oni originarie del Ko..:h. Non fu però escluso che nella tubercolina sia contenuto un principio (t) Deut. mectic. Zeit., N. 9t, t89~. (~) ,,·ew. York Aled~al Jour1111l, 21 maggio t89!.
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NOOVO lfKIODO DI CURA
curativo che e9stituirebbe il principio attivo deUa cidina. Ma l'azione curativa non si verifica, come Fiteneta Koch, per la necrosi da coagulazione prodotta dalla tutiBrl'.n-· .... lina, ma probabilmente per una stimolazione dell'a.ttivjtil eet. lulilre. Il Kinoicutt manifestò la speranza che si riesca a: rnodifì.. care l'estratto od a prepararne uno analogo di azione specifica e curativa nella tubercolosi. Lo Schofer ('l) riferì 6,1 casi di tubercolosi accer.tatà, nel maggior numero, pofmonare, con presenza di bacilli netto sputo, curati colla tubercO'Iina. Dei 61 casi, 29 erano di tubercolo.,;i iniziale, 23 di tubercolosi avanzata, ed in 9 la malattia av.eva tanto progredito da non lasciar più veruna ranza di guarigione. I risultati furono i seguenti: ca~i 6t :
N. .13 .Nligliorati rrotevolmen_te • -. H, Migliorati alquanto. Stazionari . • » 7 Peggiora ti . » 'O Erano ancora sotto cm·a n. 17 tubercolotici, cioè · rati, 7 con tubercolosi avanzata ed 'l col proce5so {l) nor'""·- '·' !are ancora nell'inizio. L'autore asserì che, nei tredici tuber.colotici note.vo ma.n r A·r' migliorati, dopo anni non esisteva più alcun sint~mo mGr · boso nel polmone, nè gli escreati contenevano più bacilli del Koch. Il Potschkowski (2) fece la relazione di U. ammalaLi, affelti da tub-ercolosi polmonare e sottoposti aHa cura Koch . l risultati fu-rono: (!) ,IJiir~ch. 11ted. IVoch. N. 34, !893. {i!) JJel'linel' klin. Woclt., N. 6, !893.
DELLA TUBERCOLOSl POLllOiURE
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Curati ti Guariti 4 Migliorati 7 In tre casi la malattia era complicata ed il rimedio non veniva tollerato. Nei _guariti non si osservò più verun sintomo morboso ai polmoni, cinque mesi dopo la cura. Il Oe Renzi (l ) colla cura del Koch non ha oltenuto verun risultato positivo e favorevole nelle tubercglosi degli animali. Riferisce di una tubercololica, che nel ,1892 ebbe un notevolissimo beneficio dalle cure del Koch, es:;a fu nuovamen..te sottoposta allo stesso trattamento, ma senza vantag}!io, anzi con aumento rilevante della temperatura e dei bacilli nell'espettorato. L'insuccesso nella cura della tub~rcolosi, anche coi nuovi rimAdi, spinse il De Renzi, come vedremo in seguito, a ritentare solto forma più appropriaLa ·qualche farmaco che già diede, in altri tempi~ buoni risnllati. Abbiamo così brevemente riassunte le concl usioni cui furono portati parecchi clinici intr)r·oo al valore della cura di Koch dopo di averla sperimentata. In parecchie cliniche ne fu provato l'impiego. ma non crediamo opportuno di andare in traccia di quanto fu detto e scritto sulla sua efficacia nella terapia delle tuber·colosi, stimando sufficienti le opinioni sopracitate, per essere autorizzati a trarre qualche conclusione sull'argomento. 1o Quantunque, come risulta dagli studi det Guttstadt, siavi molta discrepanza intorno al valore diagnostico della lioia Koch nelle tubercolosi interne fra i diversi autori, tuHavia è assodato che tale proprietà deve riconoscersi ad essa, sebbene ci siano delle eccezioni, le quali però sembra costituiscano una proporzione relativnmente piccola. (t) Il J/orgagni, N. 9, !893.
22
NUOYO MK~ODO DI CURA
2° Secondo il Koch la sua linfa non ha azione bacilli, sibbene .mi tessuti tubercoJari. La maggior parte de;.di autori passa so1Lo silenzio C[Uf'sto punto importantissimo. Lo chafer afferma che i bacilli scompaiono~ mentre il De R.enzi nel caso soprariferito li ha 1isti aumeot;1re durante lu cura colla tubercolina. Il Klebs propngna l'azione diretta della Lnbercolicidina sui badili. Questa sua asserzione ha certnmente un grande valore, ma sarebbe rlesideraLile che dalla maggior par·te dei clinici si pcilesse avere la eonferrnt~ dei faLLi da lui esP-osti. Ad ogni modo è permesso conchiudere che la linfa Koch non ha sui bacilli un'a1.ione diretta ben constatala da tutti i clinici. Le ricerche an:~ tomo-patologiche del Yirchow stabilirebbero' anzi che essa non possiede tnle proprietà. 3' La tubercolosi polmonare iniziale e quella piu avanzata con caverne poche e non grandi, sarebbero secondo il Koch portate nlla guarigione col suo rimedio. I ri&ultaLi di quf1Slo furono molto lodati dal Lister. 11 Fraenkel lo considerò come il migliore rimedio e quasi uno specifico . Il Sioglair Cogh ili lo reputò put·e il mezzò migliore di cura; cosi pure l' Erlicb ne tesse le lodi. Esponemmo il favorevolissimo giudizio del Kl ebs sulla tubercolicidina. Ma gli ammalati del Guttmann migliorarono soltanto. li Leyden ottenne guarigione solo nella tubercolosi iniziale, come si Yerifieò pure nella clinic.a di Roma, e nell'ospedale presidiario di 1\Ionaco, ove del resto gli ammalati furouo qu.asi del tutto guariti. li Henvers non constatò verun effetto della tubercolina sul polmone. fl Langerroanu giudicò la Lubereolicidina in-
DELLA TUBERCOLOSI t>OL'dO'IARE 00 cu 1.
ma di ne:-suoa azione ·ul processo tubercolare del polmone. Il 1\tnnicntL s1 mo::;ti'Ò propPnso a credere che il prore.-so curativo non consiste che nella eccitazione del· rattiVJtit cellullre. li De 1\enzi non Cl>nstatò veruna farore\'Oie influenza sulla Luhercolusl del polmone. Le ricerche . natomo-patolo~iche del \'irchow m1sero H~ rilievo cho i tnbercoli non vengono rnod1ficati, quantunque l'azione della tubercolina si eserciti realmente sul te~suto infiammatorio Gho li cireond.t, agevc•lando cosi la ~uarigioue. Iu quanto ai dati numerici indicanti la proporzione dei gua riti fr.t i corali, la :\latistJCa del (;ull$tadl non é mollo Ju,inghiera, poichè su 932 curati, ne guarirono soltanto l O, e 9 di e,;, j erano affetti solo •la tubercolosi polmonare incipiente, l d' tubercolosi polmonare ntediocremente a\·au· z 1t·t, nessuno da tubercolosi polmonare con caverne, non mi~d iorali 533. • )leno scoraggiante è la stati,.tica del To,!L Lutta,ia è da notare che i buoni risultati ·i ottennero solo nella Luber{;olosi in~ipiente in cui del resto si pa1la solo di ammal,1h guariti qua:Ji del tutto, mentre dei 9 in[erm i aHelli da tuhercolo3i avanzata 5 morirono e i non guarirono. La sta· tistica dello Scho!er è pitL favorevole, poicltè da essa si può nlevare che i m;6liorati notevolmente, dopo anni non pre$entavaoo piu verun sintomo morboso, nè bacilli nelJ'espellorato. Soddisfacente è pure h statistira del PotschkowsJ..i, poichè. su 14- curati. ne guari rono t., mi~liorat-ono 7 . Que3te tre ultime statistiche, del Yogl, dello chOfer e del Pot3chkowski non possono avere che un valore relati\o io cau~a dell'es i~oità del numero dei malati sottoposti .all'esperimento.
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NUOVO METODO DI CURA
Dal Vogl Dallo Schofer Dal Potschkowsh.i.
N. 55 '!l) 61 "» H-
Totale ~130 La stat1St1ca del Guttstadt quindi è quella r.he può fot>nire dei dati di un valore maggiormente attendibile intorno all'efficacia della tubercolina nella cura della tubercolosi polmonare. Sono più confortanti le cifre riportate dal Klebs intornoall'efficacia della tubercolicidina. Possiamo quindi conchiudere dal sopraesposto che colla cura del Kocb si ottengono delle guarigioni nella tubercolosi polmonare incipiente, ma in proporzioni molto limitate. Oessa ha pochissima azione nella tubercolosi polmonare avanzata, nessuna nella avanzatissima. 4° L'uso del metodo del Koch nella tubercolosi polmooare pare possa riuscire dnnnoso in qualche caso col mettere in libertà il tessuto casei(icato incapsulato, rendendolo nuovamente no6vo. Si svilupperebbero, io seguitoa tale fatto, tubercoli per processo metastatico e polmoniti caseose per materiale assorbito (Virchow). Così potrebberovenire spiegati i casi in cui l'ammalato invece di migliorare. peggiora durante la cura (infermo del Oe Renzi) ('l). (l) LI L O&FFLEil (Centralblatt (fir Bakteriologie und Parasilenkunde, :S. ft,. ! dicembre !893), in una nota rl ha tatto un appunto per la nostra asserzione-
che la tubercolina del Kocb non ba flato risultati positivi, mentre, secondo il prelodato professore diversamente apparirebbe dalle numeroso puhblìcazioni tedesche. Dal f:ttto nassunto. ove sono citati anche molti autori tedesch i, chiaramente é dimostrato la disparità delle opinioni sul valore della linfa Kodl. ciò che non perm~tte certo di cooebiudere che l risultati della cura sono ill qualche puuto accettati come positivi, vale a dire dimostrati. E qualche linea JIÌÙ innanzi si era da noi scritto cbe i buoni risultatJ dei metodi di cura nella tubercolosi erano parziali, cioè ooo ottenuti da tutti, é che si erano verificati solo in determinate circostanze, cioe nelle tubercolosi iniziali.
DELLA TUBERCOL~$l . POLMO~ARR
34-l
Creosoto. 11 creosoto fu molto adoperato e lodato in questi anni nella cura della tubercolosi polmonare. 11 Fii nt (1) lo adoperò per via interna e per inalazioni-in ''O casi, ottenendo buonì risultati quando l'affezione tubercolare dei polmoni era allo stato di inizio. lfeno utile fu il creosoto nelle tubercolosi polmonari con presenza di piccole caverne. e poco o nessun giovamento arrecò in quelle con caverne gr·aodi. Nel lavoro del Flint la ricerca dell'azione del creosoto sui bacilli del Koch negli infermi sottoposti alla cura dì esso, ,è deficiente. fl Beverley Robinson ('2) usò pure il creosoto s;a amministrato internamènle sia per inalazioni. l buoni. èffetti .ouenuti gli parvero derivare da una benefica azione ' sui processi nurritivi e sui sintomi secondari. I suoi esperimenti non gli permfsero di trarre una conclusione intorno alla influenza. antibacialare del creosotc-. In 93 _casi _di tubercolosi polmonare il Fliot ottenne c·oua cura del creo.soto l~ scompar3a di ogni sintomo fisico .sol-tanto io due casi iri eoì il processo morboso era appena .iniziato. Il SommerbrodL (3) riferì le storie cliniche di 9 ammalati di tubercolosi polmonare legg/era, e di 3 ammalati di tubei·colosi polmonare grave, guarili o migliorali grandemenlé coll'usO- iot~rno giornaliero d~l creosoto. Il Graham (4) riferì 228 casi di tube1·c.olosi pòlmonar·e (t) New- l'ork Aled.. Jour1.-.., N. Z3, Vol. Il, 1888. (jl) American Jou-rq,. o{ the ,lfeJ..
ScìeMe$, gennaio 1889. (3! Berliner ['Zinlsche lVochenschri{t, N. 43, 189{. (4) The Tlrerapeu.tic Gazette, 15 ottobre ~89J.
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:'iUOVO )!BTOl>O DT CURA
curati col creosoto, generalmente per somministrazione interna. Di essi l 92 appartenevano alla clinica esterna è et Collesrio )ledico di l etTersons e 36 alla clinica privata. l ri~ultati ouennti furono i seguenti: Clinica esterna: Miglioramento temporaneo 58 ".! o ~ continuo . 23% » nessuno •13 °/0 Guarigione definitiva degli affetti da tubercolosi polm. al l" stadio IO "/o Clinica privata: lliglioramenlo temporaneo . :. continuo » nessuno Guarigione definitiva degli uffetLi da 8 •;o t1ibercolosi polm. al •1" stadio i) l. L'autore espresse l'opinione che il creosoto sia un farmaco di grande aiuto nella cura òella tubercolosi polmonare e ne attribui l'efficacia alla sua Yiriù di migliorare le forze e la nutrizione nei primi stadi della malattia e di ritardare la consunzione neglì stadi progrediti. .\la non considerò il creosoto uno specifico e non ha quindi trascura to nei suoi infermi, sottoposti alln cura del creosoto, la contemporanea somministrazione dei tonici ~dei ricostituenti. Il Kinnicutt ( l ) att1·ibui al creosoto la virtù di arrestare i processi di fermentazione nel tubo digerente, tanto frequente nei lisict. di stimolare rappetilo e di facilitare la digestione, migliorantio in tal guisa la nutrizione gene•·ale. Questo miglioramento della nuLrizione, secondo l'autore, spiegherebbe l'influenza benefica del ·creosoto nella risoluv ..
(t ) New·York Mtài.cal Jo)lrn., 2t maggio tò92.
DELLA TUBERCOLOSi
I'OLMO~ARE
343
zione e nel riassorbìmento degli essudati flogistici secondari nei polmoni tubercolotici. La sua azione locale antisettica e stimolante influirebbe sui processi catarrali semplici, che tanto spesso accompagnano le tubercolosi del pollllone. Esso non avrebbe poi azione specifica, intendendo solto que~to titolo la virtù d'impedire lo sviluppo dei bacilli e di provocare uu processo sclerotico riparatore. Albu ( l) non r iconobbe al creosoto un'azione specifica sul pro~esso tubercolare . l buoni l'isultali ottenuti col suo uso nella tubercolosi polmonare sarebbero unicamente quelli che si osserrano nei tisici tenu ti a buon regime dietetico ed igienico. Il Furbringer (z} dichi;.n·ò che da qualche anno ha ces· sat(l di ricorrere al creosoto nella cura della tubercolosi· polmonare. ~:gli è convinto che nella metà dei casi il creosoto nvn ha veruna. .azione, mentre in uu quarto nuoce perchè fa . perdere l'appetito, e nell'altro quarto in cui riesce favorevole, non dit ri:;ultati superiori a quelli della cura pura mente diete! ica . Il Peter (3) espose come non basti uccidere il bacillo per guarire la tubercolo;i, perchè la malatti:l è iotrinsecil, cioè deriva dalla proprietà dei tessuti di costituire un propizio terreno di coltura al bacillo tubercolare del Koch. Quindi l'uso dei battericidi chimici sarebbe: insufficiente per combattere questa malattia. Infatti il Bouchard calcolò che basterebbero grammi 3,60 di c1·eosoto per anni entare tutli i bacilli di un uomo tnbercolotieo del pe.so di 60 chi logr<lmmi mentre il Burl ereaux iniettò a tullercolotici fino a lO grammi di creosoto in un giorno senza Yerun effetto. ( t ) Societa di Medicina berlinese Tornata del novembre i89J. li) Societa di Medicina berlinese. Tornata del novembre 1892. (3) Atédecin e Jfoderne, N: 54, 189'1.
3U
:\'UOVO llETOflO DI CtRA
Secondo Peter le iojezioni ipodermtcbe di creosoto gualesioni tubercolari benigne. Le tubercolosi dei visceri invece non guariscono colla cura del creosoto pet· la via dello stomaco: inraui si è potuto constatare, dorante la cura, l'insorgere della malauia del Potl e della tubercolosi testicolare, nonchè la ricomparsa dei bactlli nell'espeuorato. Nè guariscono colla introduzione del creosoto per le vie aeree nel polmone ammala lo, mediante le inalazioni , anzi non viene impedita la colonizzazione e la invasione dei bacilli in parti fino allora immum. Egualmente non hanno avuto grande risultato le iniezioni di creosoto, negli apici polmonari Jesi, aLt raverso le pareti loraciche. La via sol· tocntanea giova solo nella scrorola e nelle tubercolosi locali, cioè nei casi in cui la terapia di altri tempi era allreuaolo efficace. (oncludendo, nelle tubercolosi polmonari apireuiche il creosoto ha un reale valore. diminuisce l'espettorato e migliora i sintomi generali, ma in questi casi si possono avere giovamenti ao ch~ senza l'uso di medicinali , ma colle semplici regole iaieniche. Nelle tubercolosi viscerali di qualche importanza il creosoto non agisce o produce eiie!li soltanto apparentemente benefici. Dal Lodwi~ Frey ( l ) rurono sottoposti alla cura di i niezioni souocutanee di creosoto 14- ammalati, affetti da tubercolosi a diver:>i stadi . E~ li avrebbe notato diminuzione numerica dei bacilli negli espettorati, dopo le _prime 20 iniezioni , ed in segui to, la scompar:>a di essi. Assicura di aver avuto miglioramemi posi tivi ed anche guarigioni relath·e. ~J. Ellman eJ I. Popper (2) contrariamente al ~enllet, (l) Colltgio mldko di Vimna . Tornata del 3 gennaio tm. ri~cono le scrofolo-tubercolosi perchè sono
(! )
Wìm. med. Wochtll., numeri f3 e ts, t893.
M:J..L' TUBERCOLOSI POLXOXA RE
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opioarono, che non si ha vermi vanLaggio dall'uso del creosoto per clistere. La diarrea viene da esso aumentata con danno positivo dell'infermo . .:'iei casi poi di tubercolosi avanzata in cui i suddetti autori adoperarono il creosoto per cl istere, esso d imostrò non a vere alcuna efficacia. Blanchard (l) giudicò il creosoto molto attivo contro la tubeNolosi poimonare, specialmente quella latente. Furono da lui preferiti, per la sommiaistrazione-di esso, i clisteri. Secondo Warner (?) il creosoto è un attivo rimedio nella cura della tubercolosi polmonare e ad esso attribui, come ìl Sommerbrodl, un'azione specifica. Xei risultati da lui ottenuti si pal'la pérò di miglioramenti nei sintomi generali, nell'espettorato, nella to.:;:;e, nei sudori ecc. Le inalazioni antisettiche inoltre fa.rooo as:;oci tte alla cura del creo.-oto . Risultati poco soddisfacenti Ila p11rò dato recentemente il creosoto nella cura della tubercolosi polmonare all'ospedale Gesù e ~l aria di ~apoli (Grossi), Le concl 11sioni cbe vos,;iamo dedurre da quanto sopra è stato riportato intorno alle opinioni dei clinici cirt.:a il valore curativo del creosoto nella tubercolosi polmooare sono le ~eguenti : t 0 li Cl'eOSOlO non ba un'azione diretta battericida, Slli bacilli tubercolari del Koch, ben constatata e ~ene,·al mente ammessa. Lo studio del Ffint è deficiente su questo punto, e gli esperimenti del Beverley non lo hanno potuto autoriz~are ad una conclusione. I l K.inn icull non riconosce nel creosoto un'ioOoeozt specifica diretta su.i bacilli, mentre il Lodwig Frey dice di arer os:>erv.aLo col suo uso dapprima una diminazione numerica deì bacilli e poi la scomparsa di essi . ~ra {t} Congnuso rraoce3e per lo studio deHa tuberc.olosi, l• $8$Sione tenuta a P:tngi dal '!7 lllglio al ! agosto t893. (2! Reoue méJ. de ia Suiu: rom., ~. t(\ del l893.
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~UOVO
.METOOO DI CUltA
l'opinione dPl Sommerbrodt e del Warner, abbia un'azione speciu cr. snl processo tubercolare, non condivisa dag!i altri autori citati. Il Crr·aham, il Kinnicuu, l' .\lbu la negano esplicitamente. L'azione del creosoto si esplicherebbe in modo indirE:tto, migliorando la nu.trizione secondo il Graharn, influendo favorevolmente sulla nutrizione gener·ale e sui processi catarrali secondo il Kinnicuu, esercitando un'efficacia analoga al regime igienico ed al dietetico secondo l'Al bo. A questo concetto rn certo qual modo si uniformaoo il Beverley, per il quale il creosoto agisce sulla nutrizione e sui sintomi generali, il Furbringer, per il quale il creosoto favorisce la gu:1ri~io ne al pari del1:1 dieletir.a, ed il Peter che non gli ricùoosce altra azione se non quella sulla tosse, sull'espettorato e sui sintomi generali . 2° Quantunque dalla pluralità degli autor i non veo allribuita al creosoto un'àzione specifì<·a, nè sui bacilli, oè sul tessu to tubercolare, tuttavia molli, anche fra quell1 che gli contestano quest'azione, si lodano del suo impiego. Il Flint dice di aver ottenuto buoni risultati nella tuber· colosi polmonare incipiente, meno buone se e:;istevano pie· cole caverne, e poco buoni se le caverne er·ano gr:tndi. Anche il Beverley ottenne buoni effetti : ma su 93 curati solo in dùe c.asi di tubercolosi iniziale s ~ompa rve ogni sinto fisico della malattia. -'ligiiori sarebbero i risultati ottenuti dal Sommerbrodt, poichè la guarigione od il miglioramen si manife~tò non solo in 9 casi di tubercolosi polmonare · cipiente, ma eziandio in tre casi in cui l'affezione era gra )lolto confortante è pure la statistica del Graham per discreta percentuale dei miglioramenti continui, la percentuale dei mi~lioramenti mancati, e sopratu tto . vata percentuale delle guarigioni definitive. Qneste ·però ottennero in affezioni tuber·colari dei polmoni al l •
DELtA TUBEUCOLOSI POLlfO:'•URE
Anche il Ludwig Frey dice di aver ottenuto miglioramenti positivi e guarigioni relative. Il BlancharJ giudica il creosoto 11 n rimedio molto attivo nelht tubercolosi polmonare. Egua:e parere esprime il Warner, quantunque possa venirgli obhiettato che egli pnrla piuttosto òi miglioramenti nei sintomi generali e nei local i secondari, e che coutemporanee alla cura di creosoto nP.i suoi malati erano le inalazioni anti:;ettiche. ivversario dell'uso del creosoto nella cura della tubercolosi polmonars è il f'urbringer, poiché ·non ne ammette rnione favorevole elle in 3 / , dei casi. Poco favorev.oli puro furono i risultati avuti all'ospedale fiesù e Maria (Gros;;i}. L'inefficacia del creowto asserila daii'EIIman e dal Popper si riferisce solo alla sua amministrnione per clisteri, coi quali d'altronde il Warne1· avrebbe avuto buoni risultati. li creo~oto adunque viene impiegato nella cnra della tube:·colosi polmonare con btloni risultati, se essa è iniziale, quantunque la sua nione sia indiretta. 3° Adoperato con prudenza non nuoce: a dosi elevate arr·eca inconvenienti e disturbi specie nelle funzioni del tubo digerente.
Derivati del creosoto. Benzoilguaiacol? - Carbonato di guaiacolo - Addo guaiacolcarbonico - Carbonato di creo3olo - Guaiacolo. I vantaggi del creosoto di fa~gio nella cura della tnbercolo~i polmonare furon-o dimostrati dagl i autori sopracitati, nonchè da altri molti: Fraentzel, Gultrnann, Cornet, Kemplerer ecc. Iotanto si pCltè o servare come esso non sempre viene tollerato dallo stomaco, anche in do3i piccole, -ed insufficienti allo scopo . La via retlale, poco comoda io pratic:J, si è dimostr:lla insufficien te, e qualche volta dannosa
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Nl10YO MElODO DJ CUli.\
per l'insorgenza della diarrea. Le ini~zioni ipodermiclte di soluzioni oleose di creosoto sono molto dolorose. a meno che si facciano lentamente, per la qual cos~ è richiesta molLa pazienza da parte degli infermi. Ccm molto favore venne quindi accolta la proposta di ricorrere ad alcuni derivati del creosoto, i quali, con parità di ener~ia nell'azione sono somministrabili anche in dosi elevate senza fenomeni sgradevoli. Il benzoilguaiacolo fu esperimentata dal Walzer (l) nella cura della tubercolosi, oLteoendo diminuzione degli accessi di tosse, della quantità dell'espettoralo e dei sudori notturni. L'appetito e lo stato generale migliorarono molto. Il Sahli non avrebbe invece ollennto alcun miglioramento dello stato generale, nè dell';~ppetilo, nè della tosse, coll' uso del benzoilguaiacolo nella tuuercolosi polmonare, e ciò spiega per la mancata azione stomachica ed antisettica che il guaiacolo probabilmente esercita sullo stomaco, passandovi il benzoi lguaiacolo indecomposto. eifert ed Holscher (2) spie~a n o invece l'azione del guaiacolo ammettendo che esso distrugge gli albuminoidi velenosi che nella tubercolosi si formerebbero nel sangue. L'Hugbe3 (3) esperimentò il benzotlguaiaeolo in 19 infermi, nella maggior parte di essi oLtenendo nn aumento di peso. Nei casi io cui esisteva In febbre, il pr•!Cesso morboso non venne arreslato, anzi in un inrermo si formò una grande caverna. Si ottenne spe3so diminuzione e scompar:la dei rantoli ancbe in breve tempo, ma i falli rilevabili colla percuss:one non si modificarono in ben u. infermi. lo tutti migliorò l'appetito. L'Hugbes ritiene qu'indi il benzoi!(l) Deul$ck. med. Woch., N. ~5. um. !il Berltn klin. lVoch., N. 3, !89!. (3) Dttd. med. Woch., N. 3, i~l.
DELI.A TUBERCOLOSl POLMONARE
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uuaiacolo un buon succedaneo del creosoto, che non disturba roenomamente le funzioni di~estivt>. · Jl carbonato di guaiacolo fu pure·esperimentato dai suddeLLi Seifert 'ed Holscher (1). E:;so avrebbe la proprietà di non alterare le funzion i degli organi digerenti , di agire in essi da antisettico, migliorando l'appetito e Ja nutrizione, donde no aumento del peso del corpo. La tosse diminuirebbe in seguito al suo oso, l'espettorato diventerebbe più Jluiòo e più s1·arso. L'acido guaiacolcarbonico fu poco esperimentato. Il carbonato di creosoto fu esperimentato da Chaumier (2) e da Triare de Tours. l n seglfito al stto uso sarebbero roiglìorati l'appetito e le forze, sarebbero scomparsi in gran parte i sintomi dell'affezione polmo11are e tutto ciò si snrebbe compiuto senza alcuna molestia per eiTetLO della sua somminis.trazione. Il guaiacolo fu primieramenle adoperalo dal Sahli (~), quindi dallo Schnellar, dal Fraeotzel, dall'Horner, dal Bonrget e da altri. Il dott. Oliva (4) riferi intorno a 15 casi d i tubercolosi polmonare corali eol guaiacolo pel' uso interno. l r:suiLati fu rono i seguenti : Guariti 2; Migliorati notevolmente 6; ~on migliorati 2 (interruppero la cura); Morti 5 (casi avanzali) . econdo l'autore, fra i diversi metodi di cura da lni sperimenlali, la somministrazione del guaiacolo per inge.ilione è il migliore. l>
(l) Berliner /dìn. Woch., N. 5, l89l. ('il Deut. mtà. IVoc/1.., N. '14-~3, 1893. (~) Plwrm. Zeit., !". 1.!7, l888. (4) Ri{o1·ma n~àica, N. !0, fS9l.
350
~UOYO
MEfODO DI CURA
Il Kinnicull attribuisce la benefica influenza di questo farm<tco all'azione ch'esso esercita su tutte le funzioni dell'organi:;mo. Il Oe Renzi ( l) non ·ottenne coll'uso del guaiacolo nella tubercolosi polmonare che qualche diminuzione nel numero dei rantoli . Weill e Oiaman tberg (2) cur-arono 89 tubercolotici colle iniezioni sottocutanee di guaiacolo ed ottennero miglioramenti in 62 casi, nonchè uno stato che poteva considerarsi di guarigione in 27 casi. I l Courmont (:3) recentemente presentò alla Società delle scienze mediche di Lione un malato aiTelto da tubercolo"i acuta pericardica, polmonare e meningea, il quale sarebbe guarilo con tre pennellazioni di guaiacolo. I fenomeni morbosi di !ali organi, dice l'oratore, non esi~tono più, come pure scomparvero i bacilli dell'escreato, insomma traLtasi di una vera risurrezione. Questa sarehbe la 4•· osservazione del Courmont. il quale avrebbe praticato altre tre pennellazioni di guaiacolo nell'infermo sopt·adetlo per precauzione. I l Bard nella circostanza medesima disse di avere io proposito fatte altre osservuzioni confermanti qu.elle della sua prima rnonogratL1 e quella di Courmor.t. Confe,rmò l'ozione nnlitermica del guaiacolo per pennellazioui, mentre la an tipiretica sarebbe rara . Quella antitermica poi non si verificherebbe se la temperatur·a è nello ~tadio di aumento e presso al fastigio. L'abbass·unento dure\·ol~ della temperatura sarebbe raro, solo aHerre()be nei casi. di luberC(liOSl ({) Il .tJorgagni, K. 9, 1893. (!) Congr~»o francese per Io s tudio della tubercotos·. Ter1.a sessione tenuta a p,,rigi dal lt7 lu~lio. al l! agosto 1893. (3) Ga;:;zetta degli Ospedali, N. 5~, 21 dicembre t893 e Riforma medica,
N. 5, 189~.
DELLA. TUDEHCOLOSI I'QLMONARE
3iil
;nter·stiziale, ma nella polmonite tubercolar·e le pennellazioni di guaiacolo sarebbero nefaslt'. Gli altri ca,i, secondo il Bard, IJOn rùentirebhero alcun benefizio, ove si eccellui un' antite:mia passeggera. Il Lemoine, avendo corato recentemente un pleuritico, morro rapidam Pnte di tubercolosi miliare, conferma quanto òis~e i l Bard st•praci tato. TI ~loreau ( l) tentò la cura delle tubercolosi esterne con le iniezioni di guaiacolo e timolo, prorocando fenomeni generlll i e sintomi di reazione locale. rJ Winklet· (2) ha us :~to il guaiacolo-jodoformico nelle tubercolosi iocali, per iniezioni con ottimi risultati. Egli a:>seri>ce che qnesto rimedio in vitro agisce come batlericida sui bacilli de !l~ tubercolosi. Servendosi di cultlll'e fatte con tale sostanza non potè però dare la immunità agli animali e neanche ostacolare lo s,rilnppo della malaltia. Il guaiacolo venne largamente e;.perimentato nella clinica medica di Genova, diretta dal prof. ~laragliano (3). L'azione antitermica di questo farmaco fu ben dimostrai/l. Essa si esplicò in modo rapido ed energico nell' applicazione epidermica e non fu accompagnata da sen>azion i subbiettive penose. L'abbassamento della temperatura avverrt3bbe per la dilatazione dei vasi periferici ~a cui deriverebbe l'abbondante diaforesi . ~egli ammalati tubercolotici si ottenne una temporanea guarigione solo quando l'infezione baciHare non era associata a processo tìsiogen(), poichè in questo ultimo caso le ricerche sebbene numerose e varie non hanno dato i risul~ (l) Ttra.pia clinica, !.'\. il, l893. \~)
Loeo citato, N. l2, ! Sll3.
(3J Cronaca della clmica. medico di Ge ooa, puntate 2i ,:2s, 29 c w.
352
NUOVO XETODO DI CURA
tati favorevoli che la somministrazi,me di dosi guaiacolo lasciava sperare. Tre casi di forme nettamente tubercolari si avvantaggiarono molto da questo metodo di cura , ma in un gran numero di ammalati di tisi polmonare non si ottenne alcun reale e duraturo heneficio. Un'azione che si è mostrata l'peciale del guaiacolo fu quella contro i processi catarrali, secondari alle affezioni tubercolari o dipendenti da altre forme morbose acute o croniche dell'apparecchio respiratorio. Il De Grazia ed il Cesaretti (1) compilarono la relazione degli studi fatti nella clinica medica di Pisa, diretta dal prof. Rummo, intorno all'efficacia di tutti i sopramenzionati succedanei del creosoto nella cura della tu bel'colosi ,polmo· nare. La loro monografia è molto accurata, com& accurati si dimostrarono gli autori nell'osservazioné dei loro malati . Riportiamo quindi per intiero le loro conclusioni generali siccome quelle che possono 'dare un concetto esatto soll'argomento: < Il Benzosolo apporta costantemente un sensibile mi· « glioramento dei fatti catarrali, consistente sopratutlo nella < diminuzione dei ranloli c 'della tosse. Tali effeui si otc tengono pure, ma in minor· grado, col carbonato di creo(( soto , e col guaiacolo puro dato per la via del retto, man« cn no quasi affatto col carbonato di guaiac_olo e con r acido « guaiacol-carbonico. Nessuno di questi preparati modifica « per nulla la· quantità ldei bacilli tubercolari contenuti « nell'espettorato. Solo in qualche caso si :ehbe sensibile « diminuzione della quaotita dell'espettorato. « Tutti i derivati di creo$Oto che abbiamo esperimentato UJ La Terapia clinica, N. 9 e tO del !893.
DELLA TUBERCOLOSI POLMOKARE
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« sembra che non eserc~tìno un'azione sicura e costante « sulla febbre etica e raramente influiscono sui sudori not« turni ».
1 derivati del creosoto sono oggetto presentemente dì studio per parte di molti clinici a fine di constatare la loro eflìcacìa nella cura della tubercolosi. Questo è stato il movente principale che ci ha determinato a trattare di essi in un capitolo a parte, staccandoli dal creosoto, cui chimicamente avrebbero dovuto essere uniti. Mentre si attende il responso delle cliniche osservazioni, attualmente in corso, sui succedanei del creosoto, il materiale raccolto in proposito dalla scienza è già tale da permettere qualche conclusione. Come era prevedibile, queste sostanze hanno dimostrato possedere presso a poco la stessa azione che il creosoto esercita sulla tubercolosi polmonare, col vantaggio della meno molesta somministrazione. Le seguenti proposizioni risultano direttamente dalle cose di sopra riportata: l o I derivati del creosoto, finora esperimentati nella cura. della tubercolosi del polmone non hanno un'azione specifica diretta nè sui bacilli del Koch nè sul tessuto tubercolare; 2• Nella cura della tubercolosi polmonare essi ·danno buoni risult;lli, come il creosoto, e la loro azione benefica si esplit.a indirettamente per il miglioramento nella dignstione, nella nntrizione, quindi nello stato generale, e per l'azione favorevole sui sintomi locali secondari. Il guaiacolo applicato epidermicamente è inoltre un buon antitermico nella tubercolosi. 3° Hanno sul creosoto il vantaggio della somministrazione senza fenomeni sgradevoli. 23
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:NUOVO METODO DI CURA
Iniezioni di aristolo, di salolo, di timolaceLato di mercurio, di cantaridato di potassa, di cloruro di zinco, di acido cttmamico, di pioctanina, di creolina, di oro e manganese, di canfora, di succo testicolare, di liquore del Fowler, di benzoato di naftolo, di essenza di garofani, di teucrina, di naftolo di canfora, di jodoformio. Yasogene. Cura chirurgica. Corrente galvanica. Ari.«tolo. - Il Nadaud esperimentò l'aristolo o bìjcrdut·o di timolo per 'Via ipodermica in 23 casi di tubercolosi polmonare. I risultati seguenti dimostrano che, se esso gioYa nel primo stadi.o deaa malattia, è inefficace quando vi sono gia escavazioni nel polmone ed espettorato purulento. Curati 23 : 7 migliorati el punto da potersi considerare guariti. » transitoriamente. 5 3 (con tubercolosi cavern.osa) per nulla migliorati. 2 morti, peritonite tubercolare uno, per difteria l'altro. L'Ocbs (1) usò questo metodo in 6 casi di tubercolosi polmonare e venne nella convinzione che esso non migliora la tubercolosi, nè diminuisce il numero dei bacilli nell'espettorato. I risultlti da lui ottenuti non incoraggiavano ad ulteriori esperimenti. Il Be'l'ardinone (2) curò 12 infermi di tubercolosi polmonare coll'aristolo, somministrandolo per la via ipodermica. in dosi però molto maggiori di quelle dei due precedenti autori. Nella sua molto dettagiiata relazione espritne (t ) Prager~. Woç/1.., N. 36, !89~. (2! Rt}orma Medica. Anno IX, N. 26H65.
r D8LLA TUBEBCOl.OSl POLMO~ARK
.... 3iH
11 parere che l'aristolo g:ioYò nella Jubercolosi polmonare non inoiL:-aLa, mentre è inefficace quando esistono già escavazioni nel polmone, e che i bacilli diminuiscono di numero diatro il suo uso. Salolo . - Il Sahl i u~ò il snlolo, o etere fenilsalicilico, uella wbercolosi polmonare, come antipiretico, sommrmstrandolo internamente. La sua azioue sarebbe stata riconosciuta debole neg!i ammalati della clinira medi~a di 'forino, ove fu adoperato in due casi di tubercolosi pol.monare, sempre per via interna. lo seguito a questi esp..,rimenti il Gro~si (1) fu indouo a usarlo per via ipodermica in 4 4 ca'Si di tubercolosi polmonare a diver5o stadio. Egli conchiuse che ~li ammalati si avvantaggiarono della curn, che cessò la febbre e migliorò la tosse, che diminu irono i ba.cilli. Tinwl·acetato di mercurio. - Il Tranien (?) ra~comandò le iniezioni intramuscolaf"i di una soluzione di questo pre·parato. Oliva lo e~perimentò io 5 casi di tubercolosi polmonare avanzata, uno degli infermi presentò qualche miglioramento ~a gli altri quallro morirono. t:antaridato di potassa. - Il Liebreich (3) raccomandò le iniezioni soLtocutanee di cantaridato di potassa. L'azione .di questo farmaco si eserciterebbe elettivamente soltanto -sui tessuti ammalati e consisterebbe in una irritazione dei capillari del p.olmone, per la quale avverrebbe una trasudazione di siero dal sangue, il quale da un canto stimolerebbe l'attività e la nutrizione cellulare e dall'altro eser· citerebbe una influenza germicida sui bacilli tubercolari. Anche il Fraenkel e l' Heymann avrebbero otwnuto H) Ri(01·m~ Jteaico., !Sn, l\. 25(). (2) llcrliner klirt. Woch., N. l6, l89t. (3) Berllner klin. \Voch., N. 9 e iO, 1891.
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NUOVO METODO DT CUR,A
qualche buon risultato colle iniezioni di cantaridato poLassa. Ma questo _metodo di cura è controind icato sempr& quandò vi sieno lesionr intestinali o renali. Inoltre la sua efficacia non fu ancora confermata , anzi il De Ren~i <•~ non ottenne col suo uso alcun risullalo positivo e favorevole nella tubercolosi degli animali. Cloruro di zinco . - Il Lannelongue propose di iniettare una soluzione di cloruro di zinco entro il polmone, per provocare un indur imento fibroso dei tessuti, che è il processo curativo naturale delle lesioni tubercolari. Per queste) il metodo del Lannelongue è detto pure metodo sclerogeno. Esso avrebbe dato buoni risultati a Ozenne e a Desnos. Comby giudicò queste iniezioni non periwlose, ma non trasse conclusioni sulla loro efficacia per· la poca esperienza personale. Si nora esse hanno dato pochi risultati per di far giungere l'iniezione n-el punto adatto, e per l't"stensione e varietà delle condizioni morbose generalmente esistenti. Ac1do cinnamico. - Il Landerer :o) usò le iniezioni endo,·enose di una emulsione al 5 p. 100 di acido cionamico e disse di aver ~o si curato felicen•ente la tubercolosi polmonare. Affermò che i focolai tubercolari sono dapprima incapsulati da un processo infiammatorio asettico e che quindi il nodulo. risultante viene riassorbito. Dopo pochi mPsi i bacilli si colorirebbero difficilmente e poi scomparirebbero del tutto. Il metodo del Landerer fu ancora esperi mentato dal(f) li Morgagni, N. 9, t893.
(2) Anweisung zur Behandlu·n g der Tuber/.:ulose mil Zimmlsàure. Lips~a, 1M.
DELLA TUBERCOLOSI POLMO~ARE
357
t'Opitz (1) e dal dott. Walter Scottin (~). Questi riportò nel suo la voro una prima statistica del Landerer, nella ·quale su 23 curati si ebbero: morti H 47 ,8 °/ 0 guariti 6 26,.1 °/0 migliorati 4 n ,4 °/o stazionari 2 8,1 ·;o Riferì inoltre le storie cliniche di n tubercolotici curati colle iniezioni di acido cinnamico. Egli conchiuse che il metodo del Lnnderer npporta un miglioramento solo nei casi di tubercolosi recente ed a decorso lento e nei casi cronici non molto avanzati. Lo stadio florido della tubercolosi per contro non risentirebbe v~ruh vant-aggio da detta cura, e specialmente nei casi di tubercolosi cronica con febbre alta il trattamento sarebbe senza risultato. La efficacia di questa cura sarebbe superiore a quella del creosoto il quale non Yiene tanto facilmente tollerato • alle dosi necessarie. Secondo i suddetti nutori i bacilli, coll'uso dell'acido cinnamico, diverrebbero me~o colorati e più piccoli. Pioctanina. - La pioctanina bleu venne usata per iniezioni intrapolmonari da l'etteruti e 1\fit·to (3) in due ammalate, in ciascuna delle qunli furono praticate 12 inje· zioni. Gli esperimenta~ori riferirono che la febbre subì notevole abbassamento, e che in un caso scomparvero i bacilli, ricomparendo però dopo la cura. Creolina. - Il Kohos (4) avrebbe ottenuti risultati singolarmente favorevoli in 6 casi di tubercolosi polmooare
== == == ==
(l) Die Behandltmg der Lun.genpMise mittels Bmulswnen von Perubalsam_ Munch. 1ned. Woc/1.., 1889. (!) ,Jfunchener med. IVochen, N. 41·4i, l89i.
(3) Riforma ,!fedica, N. i5, 189~. (4) lf11ion Jlédicale, N. 155, 1891..
NUOYO UtOOO DI CURA.
cnn le iojezioni ipodermiche di creolina del P~arsOJJ , olio di fegato di lllerlozzo. Oro ~ monganesc. - Iohn Blake Wbite ( l) propose le iniez:oni souocutaoee di oro e manganese, avendone aYulc) buoni risultati. Al t~rmine della cur·a i bacilli fu rono ricercati una sola \'Oita e si rinvennero. Il Mereill (2) usò per ciaq_-ue mesJ q;uesto metodo e si convinse che l'oro ed il m-anganese non costituiscono uo rimedio specifico della tnhercolos.i polmon,are, ma che ne migliot·arono i sintomi e pos~ono anche guarir!:~, se è incipiente. Canfora. - Hochard e :\I iller (3) esperimentarono le iniezioni soltocu!anee di olio ca nforato, con buon risultato sui sintomi generali. AncJ1e L'Aiexander· {-i) avrebbe oLtenuto miglioramenLa nella tubercolosi pCllmonare con queste iniezioni. Succo testicolare. - Lo specifico del Brown- Séquard fo adoperato anche nella cura della tubercol"si polmonare per injezioni sottocutanee. li dott. Ot~ p~nsky (5) ne ;IV!·ebbe avolo risultalì soddisfacentissimi in 18 lubercolotici a diverso stadio della malattia. Liquore del Fowler. - Le iniezioni sottocutanee di liquore arsenicale del Fowler si mostrarono infruttuose al De Renzi (6). B~zoato di lVaftolo. - Gosi pure il Benzoato di naftol& non ba dato veron risoltalo positivo 11llo stesso autore (i). Esse~a di" garofani. Questa essenza preeonizzata (f ) Th.e JfedwJt Recrwd, marzo, f89l. (t)- AltiU«Jl. !UI!JI, ~~AOaio, 189!, (3) TMrapeut. Rtou~ du allg. IV"Jm. medi~. zeitung.
C' ) Terapia. clln~a, N. l , 18!13. l5) Ly01~ Medicai, N- 38, 189!. (6) lJ Morgagni, N. 9, J893. (1) ll ,f/O'rgagni. N. 9; 1893.
DELLA TCB8Rl0L0'1
POLllO~AltE
dal Mannotti nella cura delle tubercolosi articolari e g<ln~Jionari per iojezioni, avrebbe dalo buoni risultati al Tiroch ed al Kaoazz nelle tubercolosi esterne. ma ancora no.o fu u--nta nelle affezioni tubercolari del polmone. Così pure furono adoperati sol o nelle tubMcolosi esterne i se~uenti preparati: la teucrioa del ~losetig \'On ~Ioorhof. il uaftolo di canfora (~elatoo-Quenu-Bergé-Lucas-Ch1lm proonière) t la glicerina iodoformica proposta dal :'iaumano al Congresso dell',\ sc:ociaziooe dei chirurghi del Not'd. rasogen.e. - F. W. Klever di Colonia preparò il vasogene, o me~dio vaselina ossigenata, la quale &'lrebbe un \'ero medicamento, contenente ancora i principi attiYi degli idrocarburi naturali e di cui le vaseline medicinali sareb· bero prive. Il çasogeoe inoltre scio~liereòbe meglio che la vasE<lina le sostanze medicamentose. In c<Jusa del suo contenuto di ossigeno emulsionerebbe i liquidi, le secrezioni normali e patolo~iche della pelle, delle mucose, delle ~\!erose, delle ghiandole, dei tessuti, delle piaghe, e si riassorbirebbe con una farilità sconosciuta fio oggi. Il duLt. BaJer, professore e capo della sezione di laringologia e di o1ologia dell'istituto chirurgico di Bruxelles (f) avrebbe otten uti buoni risultati nella cura della tubercolosi polmona•·e coll'ossi vaselina al creosoto ( vasogeoe creosotato). Cura chirurgica. - La cnra chirur·gica della tubercolosi polmonare, dopo gli arditi tentativi del Rusrgi, non ha preso importante sviluppo e si è limitata ai casi di nssolota necessità. per grandi caverne, no 1ca circostanza io cui può avere uo' utile appliC<Jziooe e in cui può dare qu2.khe buon risultato, simile a quello oueouto daiI"Rofmokl (2). (l ) RtrtU dt L6rgllfol&git, d'Otologie d de Rhirto!Qglt, X. U, t893. (!) Società lmpel"iale Reaù dd medie• di Vienna, gennaio l893.
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~~OVO
~ETODO
Ul CURA
Cor-rente galwnica. - Il De Renzi ha esperimentato recentemente, con risultati incoraggianti, la cura della tubercolosi polmonare colla corrente galvanica. 'l'
** Dall'esposizione dei metodi di cura sovraenunciati si può dednrre che : 1° Nessuno di essi ha un' a1.ione diretta battericida sui bacilli della tubercolosi o sul tessuto tubercolare, ben confermata; 2• Nei pochi casi in cui essi furono esperimemati, le guarigioni vere non furono numerose e si riferivano sempre alla tubercolosi iniziale. Tossine - Siero di . sangue - Innestt dt tiroide. Il Pasteur fu il primo a tentare di conferire agli animal i l'immunità per certe malattie mediante le iniezioni preventive· con colture attenuate dei bacilli che le producono. Troussaint, Chaveau ricorsero collo stesso sc(lpo ai prodotti del ricambio dei microrganismi viventi, e gli stessi prodotti, però dopo aver subito un processo di attenuazione, furono usati da Klemperer, Kitasato, Wasserman, Behriug, Knorr, ecc. In questo campo rientrano le espenenze del De Reozi e di Pane direLLe allo scopo di rendere gli anjmali refrattari alla tubercolosi colle tifotossine, esperienze che non invogliarono affa~to a tentare l'applicazione di tale metodo sul l"uomo. Da questo modo di trauameoto con colture attenuate o coi prodotli del ricambio attenuati o meno, differisce l'altro dello siero sanguigno.
DELLA TUBERCOLOSI POLMÒ~ARE
Da~li
361
.studi di Traube, Gosoheidlen, Fodor, Bucboer. Bebring. Nissen, Meischinikoff si ricc.oobbe che, oltre il potere baaeri•;ida, lo siero di sangue ha pure un potere antitossico, da cui appunto dipPnderebbe l'immunità artificiale. Ne nacque la leg~e fondamentale della terapia del siero di sangue, che cioè il sangue, privo degli elementi roorfologici di un animale, immune per una data infezione può conferire l'immunità ad nn animale sénsib-ìle ad e.ssa (Hans Arenson)(1). Partendo dal concetto della refrattarietà d.ei cani e d.elle capre alle tubercolosi, Uondeau prima e poi Richet ed Hericourt proposero le iniezioni ipodermiche di siero di sang1,1e di cane e indussero Verneuil, Depine, Bernheìm, Picq a tentar! e. Semmola (2) applicò questo me.todo in 1O casi di_ tubercolosi polmonare. Nessuno dei curati g_uari del processo locale. Il Foà (3) ha corilb'3tluto coll'esperimento il principio su coi si basarono Richet ed Hericourt. Il Mussini (4-) diede i risulll!.Li degli studi fatti in propositi> nella clinica di Geriova, diretta dtill'e~regio prof. Maragliano, in tre casi di tubercolosi polmonare. Due infermi si rifìutarono a continuare la cura in causa del do.lore provocato dalle iniezioni. Nel terzo ·caso si ebbe un miglioramento incoraggiante. Il De Renzi (5) esperimentò il siero iodato per via ipodermica e per la vi;\ dello stomaco. Circa l'azione terapeutica i'autor·e afferma che essa è superiore n quella di · tutte le cure fino ad oggi tentate. (! ) Berliner kti1~ .• N•. 63, 1893. (!) The Umes anà Regi$1., luglio, 189!.
(3) Ga.zzttta medica dì Torino, rase. IX, '15 inl!orzo, 1891. (4) Riforma medica, N, t6, t:S!l~.
(5) Rìvi$ta clinica e tempeut:ica~ giugno, 189!.
362
NUOVO METODO DI CURA
Jl Babes (l) avrebbe avuto buoni risulta Li {'Ol siero di cani vaccinati con colture attenuate. Durante il decorso anno 1893, il )1araj?liano {2) col concor~o del dott. Jemma, intraprese una serie di indaginL relativamente alla terapia delle tubèrcolosi, vaccinando con prodotto di e:>tratti di colture tubercolari i cani e poscia, valendosi del loro siero quale mezzo Lerapeutico. Gli ammalati tutti, meno uno che aveva processi inoltrati con escavazioni, ne hanno risentito effetti molto promettenti, consistenti specialmente in un marcato prosciugamento dei fatti umidi, diminuzione quindi dell'espettorato, aumento _del peso de 1 corpo e miglioramento generale. Nulla di più l'autore può dire pel momento. Jl prof. Maragliano (3) riferì inoltre intorno ad un tentativo che nella clinica medica di Genova il dott. Sciulla ha fatto, di conferire agli animali l' immunità alla tuber~olosi, innestando ad essi la ghiandola tiroide dei cani. Questa ghiandola ha forse la funzione di distruggere speciali veleni dell'organismo ed inoltre è forse un organo ematopoietico.. Dalle ricerche istituite il :\faragliano trae queste conclusioni : '1.0 L'innesto della ghiandola tiroide di cane sotto la cute dei conigli, ritarda l'evoluzione della tubercolosi sperimentale; 2° L'innesto della ghiandola tiroide di cane adulto nel peritoneo dei conigli, frena per un tempo indeterminabile lo sviluppo della tubercolosi sperimentale; · 3° L'innesto della ghiandola tiroide di cane giovane (tl Congresso francese per lo studio della tubercolosi, 3• Sessione tenuta a Parigi dal ~7 luglio al :t agosto t893. (:t) Estratto dalla Cronaca della Clinica medica di Genova, numeri t7, !8, ~e
ao.
(3) Loco citato.
DELLA T.IJllERCOLOSI
POUfOi'i.~lU~
nel peritonoo dei GOiligii impedisce l'evoluz.ione della· tubèrcolosi sperimentale. Non si sono ancora tatti esperimenti con qnesto metodo. sull'uomo, nel quale l'applicazione di -esso apparisce ben più difficile che negli <Hl ima! i. Le con.clusi~ni che possiamo trarre intorno aWeffi-cacia dei mezzi di cura sopraesposti sono: 1• Non !'.i è ancora riuscitG a dare con essi all'uomo la re.fraltarietà alla tubercolosi ; 2° Non è ancora. accertata la J.oro efficacia terapeuIÌCìt, sebbene. siasi ottenuto 11ualche huon risultato in casi di tubercolosi polmonare oou prog1·ediia; 3• Le tifotossil)e possono rie~ire pericolose, le iniezioni di siero richiedono molta pa.zienza per parte degl~ infermi, e gli innesti di ghiandola tiroide nppariscono difficili ed anche pericolasi a pr:a·ticarsi fll}ll'uomO:.
Inalazioni. NeUa. cura della wbercolosi"•poìmonare furono largamen.te di sostanze med~camentose. L'aria impregnata di vapori di .olio essepziale di trementinfl, oppure contenel)te iodofor.mio o creosoto in finissima suddivisione fu adoperala su vastissima _s.caia in un tempo relativamente recente-. I processi catarrali seaondati alle affe~ioni tu:bercolari del polmone e la disinfezione dei secreti da essi derivanti, spiegherebbero, secondo la ma-ggior parte dei clinici, i buoni effetti dell:a ina·lazion:e di queste ,so,stanze nella cnra della tubercolosi polmonare. Il Le Boeuf (1) iustituì numerose ricerche cliniche allo adopera~ le inalaziont
(l} Jom·nal de méil. et ch.h·. prat., 22 ottobre t 89::1.
36i
NUOVO
~ETODO
DI CUllA
scopo di a(~cerlare i vantaggi proclamati da alcuni autot·i, delle inalazioni di ozono nella cura della tubercolost polmonare. Egli conchiu se che all'ozono non devesi riconoscere alcuna proprietà curativa speciale nella tubercolosi, nessuna influenza sui bacilli del Koch. Labbè e Oudin curarono 38 ammalati di tubercolosi poi· monare a diverso stadio con le inalazioni di aria ozonizzata, ottenendo un miglioramento nei sintomi generali, senza ;1pprezzabile diminuzione dei segni fisici. Lo studio dei bacilli negli espettorati, non è stato fatto in modo completo. l oho Gardoo-Oill ( l ) esperimentò il fumo dell'oppio contro la tubercolosi, basandosi sulhl quasi immunità dei fumatori d'oppic, alla malatlia. Egli ne avrebbe avuto in due casi positivo giovamenlo, tale da incor;1ggiare i medici all'applicazione del metodo. Il dott. A. Passerini (2) introdusse nelle cure d~lle tu· bercolosi polmonari le inalazioni di Chlorphenol, che, secondo l'autore, permeuerebbero di attuare la cura antisettica delle malattie di petto. Il Chlorphenol sarebbe per ..il dott. Passerini il più efficace ri·medio contro la « tisi polmonare -. anche ad uno stadio a \'anzato. Egli avrebbe con questo metodo guarito la <: tisi polmonare • incipiente, e nella tisi conrermata avrebbe sempre avuto notevole miglioramento. I risultati· ottenuti colle numerose sos(anze adoperate per inalazioni nella terapia delle tubercolosi polmonari e di cui abbiamo citalo qualcuna fra le più recentemente proposte, possono cosi riassumersi :
. (l) The Laneet, luglio l89t. (t) Gazzetta lf.egli o'-pedali, luglio t89t, ,gennaio 1892.
DELL<\ TU.B:&RCOLOS1 PO t.~ON'ARE
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1° Per nessuna .di esse fu be·n dimostrata un'azione diretta sui bacilli del Koch o sul tessuto tubercolare; 2• Ite inalazioni possono venir pr·aticate senza notevoli inconvenienti, sebbene qualche volta si richiedano apparecchi abbastanza complicati. Conclusioni generali sulla terapia
della tubercolosi polmonare. Dalla rapida rassegna che da noi è stata fatta dei metodi di cura nella tubercolosi polmonare, appariscono gi.u.;. stificate le seguenti conclusioni: ' • Nessun' metodo di co ra uccide sicuramente ed ìn ogni caso di tubercolosi polmooare i bacilli specifici; 2• Nessun mètodo di cura ba dato guarigioni permane)lti nei casi di tube-rcolosi polmonar·e in coi il processo · morboso non fosse allo s~ato latente, o per lo meno nel suo inizio; 3• Nessun metodo fu finora ritrovato che renda l'organismo refrattario all'infezione tubercolare.
PARTE II.
La tubercolina del Koch, jl creo~òto ed i suoi derivati, il siero di sangue, le inal&zfoni di sostanze antisE\tliç.he sono presentemente oggetto di numerose ricerche per parte dei clinici nella speranza di ottenere un sicuro modo di trauamento · della tu bercoklsi polmonare. Le indicazioni eu•
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NUOVO :METODO DI Cl:RA
si cerca di ottemperare neHa terapia dei processi tuberco· lat·i del polmone sono quelle che abbiamo esposte nella l parte di questa memoria. Importanza delle inalazioni specie con le essenze.
A noi è parso che per u~cidere i bllcil1i nei polmoni tubercolosi, il sistema delle inalazioni rappresenti il mezzo più diretto. ~Ja la tf>rapia inalatorirt, come molto opportu llamente nota il Siemon (l) non è adoperata nel modo che merita, in causa special mente della complicazione e della imperrezione dei metodi e degli appart>cchi proposti. Le inalazioni possono venire praticate con sostanze medicamentose solide, o liquide, polverizzate tìnamente e ri.. dotte a picco! issi me particelle. Le condizioni morbose del faringe. dell:t laringe e dei grossi bronchi si avvanta~giano molto con queste insp1razioni. Alcune sostanze antisettiche che in stati patolo~iei delle vie aeree su·periori, renderebbe1·o utili serYigi, come ad es. l'acido carbolico, non possono essere a lungo adoperate per l'irritazione locale che produrrebbero. Al creo· soto spetta una cospicua az~one disseccativa ed antisecrativa nei processi c:lll\rrali. Le inalazioni possono venire praticate coi gaz, il coi stato fisico è il più adc~tto allo scopo. Quelle di azoto non rappresentano che inalazioni di aria povera di ossigeno ed hnnno un'azione lenitiva negli stati irritaLivi del!e vie respiratorie. Sono utili nelle malattie consuntive, pèrchè l'aumentato afflusso dell'azoto rallenta il ricambio materiale. Le inalazioni di acido fluoridrico, quelle di cloro e di (t) Deut. med. Zeitunq, t892, N. !7.
DELLA
TU~.F;RCOLOSl
POLMONARE
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acido solforoso hanno ·poca diffusione per la d·iffic-oltà. dellà tecnica. " In quanto alle inalazioni di ar·ia modifica.ta, l'aria fredda e l'aria calda si sono mosrrate inefficaci del pari. Le inalazioni di vapori, e caldo umide, .stimolano ed accrescono la circo'lazione polmonare e quindi migliorano le condizioni nutritive del parenthima. Utili per inalazioni sono le sostanze volatili a bassa temperatura, come l'alcool ed il clomformio, che hanno azione vaso-dilatatrice, e mitigano lo stimolo della tosse ( cblorphenol del Passerini). Utilissimi gli olii eterei . Akuoi di essi sono privi di ossigeno, coine quelli di pino, di abete, di ginepro, di copaive, di eupebe:, di trementina, noncM quelli dei ._frutti, dei fiort e delle foglie di diverse specie di cedri. Fra quelli ossigenati si possono annoverare gli olii di euealipto, di menta piperita, di cannella, di gar0fani, di timiaoa, di grindeHa, ecc.
Potere -antisettico 'del'le essenze. Gli olii eterei od essenze, ta.nto opportuni .per le inalazioni, come risulta dal lavoro del Siemon, che qui sopra nbbiamo brevèmente riassunto hanno pure proprietà antisettiche. M. Chamberland (J) studiò accuratamente le essenze dal punto di vista di queste proprietà. Egli ne es-perimentò l'azione su di un microbio ben conosciuto, il batterio del carbonchio e su di un mezzo contenent~ i rappresentanti di molte specie di microrganismi, il terren.o- di un giardino. Su 1·15 essenze studiate si ri·scontrò ·che solamente :1'permettono al batt~rio del carbonchìo di svilupparsi nel(4) Journal àe3 conn.aismni:es méàicales, 3 maggio t887.
NUOVO METODO OI CURA 368 !'~equa lievitata satura dei loro ,·apori. Fra quelle essenze che impediscono lo sviluppo del bacillo carbonchioso sembra che 8 arrivino a distruggerlo completamente pet'Chè esso non si sviluppa dopo che si sono evapor~zzate. X. 7 essenze uccidono il bacillo del carbonch!o ed i suoi
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dosi in tal guisa un potere antisettico molto vicino a quello del solfato di rame. Gli esperimenti sull'acqua di lavatura della terra di un giardino dimostrarono pure il potere antisettico delle essenze sull'insieme degli organismi. Le essenze allo stato fresco si mostrano molto più attive di quelle lasciate io contatto dell'aria e da questa ossidate. Lo Championnière (1) rivolse la sua attenzione al potere antisettico delle essenze dopo il lavoro. dello Chamberland e ne confermò la loro azione microbicida sia per contallo diretto che per mezzo dei vapori che esse sviluppano. La essenza di cannella, di china, secondo lo Championnière non sarebbe molto al di sotto del sublimato corrosivo in quanto al potere antisetlico. Avendo ottenuto ottimi risultati coll'uso delle essenze in lesioni anche putride, e~li crede che in molti casi possano sostituire l'iodoformio e rendere utili servizi nella pratica chirurgica. Risulta dal lavori del Koch che l'olio essenziale di menta piperita, nella proporzione dì 1 a 3000 arresta lo sviluppo delle spore del carbonchio, ed il suo vapore ne uccide rapidamente non solo i bacilli ma le spore stesse. (l) Bullet. de therap., N. to, 1893.
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DELLA TCBI:U\COLOSI POLllO.NAR&
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Loro uso nella terapia delle ~ffezi oni polmonari. Il dott. Leonard Braddon ( l) pubblicò i risultati di alcuni suoi esperimenti sull'azione dell'olio es~enziale di menta piperita per inalazioni nella tubercolosi polmonare, ed as· ~icurò di aver otlenuto dei miglioramenti ed anche nn caso di _guarigione cou scomparsa dei bacilli dagli escreati e di ogni segno fìsico dell'affezione del polmone. Anche un am· roahto atreuo da difterite sarebbe guarito colle inala1.ioni di menta. Recentemente il Kersch ha riferito di aver ottenuto buoni risultHti dagli olii eterei nella cura della tubercolosi polmtmare. Ogni ammallllo porta sul ventre un sacchetto conten ente ovatta, ;mila quale si Yersa oho di pino ed olio di ~inepro, in modo che l'infermo è costretto a respirare continuamente un'aria impregnala di tali sostanze. Nello stesso modo l'autore usa da cinque anni l'olio di eucalipto ed il timolo con eucalipto. Gli effetti di questa cura sono favorevoli: gli espettorati gialli caseosi diventano bianchi e spumosi, la tosse ce~sa, i bacilli dimioui:;cono e scompa iono dallo sputo.
Concetto dell'adozione dell'essenza di menta. Dalia conoscenza dei sovraesposti fatti, cioè: opportunità di ricorrere alle inalazioni nella cura della tubercolosi polmooare, convenienza l~i praticarle cogli olii essenziali, potere antisettico di questi, prove incorag-
(l) 'l'ile Lancet, marzo l88S.
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::\UOYO llKTODO D1 CURA
gianti del Braddon coll'essenza di menta piperita, fummo determinati fin dal '1888 ad adottare le inalazioni di menta piperita nella cura della tubercolosi polmonare, per soddisfare alla prima indicazione della terapia di questa affezione, quella cioè di uccidere i bacilli d~l Koch. L'attenuamento gasiforme in cui si trova la menta piperita inalata deve facilitare la sua intima mescolanza col contenuto dei bronchi e dej!li alreoli pÒimonari e rendere oltremodo rapido l'assorbimento per un atrio estesissimo, qual'è il polmone, e nel quale non ha a vin'?8re alcun ostacolo (Coletti ). ta menta assorbita dai polmoni, assorbita dalle vene po!monari, versata nel cuore e quindi nel circolo arterioso, passerà rapidamente e contemporaneamente ad esercitare in tutti i punti dell'organismo la sua potente azione antisetti(;a (Coletti). Tuttavia, per la facile eliminazione e perchè questa avviene specialmente per la via polmonare colle espirazioni. la sua azione si esplicherà in modo speciale nei polmoni. Inoltre l'abbassamento della temperatura, notato dal Binz, coll'uso della menta nelle piressie e nei sani, sarà utile contro la febb·re etica. La diminu:t.io-ne degli atti riflessi derivante dal potere deprimente della mt>nta sul sistema nervoso, messo in chiaro dallo stesso Binz, calmerà la tosse e scongiurerà le conseguenze della sua insistenza.
Concetto dell'uso del creosoto. Numerose osservar.ioni clini che banno messo in sodo i buoni effetti del creosoto nella cura della tubercolosi po!monara. La maggior p:~rte dagli autori che lo hanno ado· perato, convengono però nel ritenere che esso non ha vento potere diretto antibacillare sul bacillo del Koch, e
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DRLLA TUBERCOLOSI POL~ONABE
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-.verona azione diretta sui tessuti tubercolari. l:\ benefica influenza di questo farmaco risiede nella facoltà ch'esso ha, nella massima parte dei ca5i, di stimolare l'appetito e d'im· pedire i pro.:essi fermentativi nell'intestino. La nutrizione generale resta quindi avvantaggiata dal suo uso, per cui viene facilitato !"assorbimento degli essudati flog istici se·COOdari nei polmoni tubercolosi. Questi essudati "·eogono inoltre disinfettati dal creosoto e la loro pr·oduzi9ne è li mitata dalla sua azione ;:;timolatrice dell'attivitit c.ellular'è. Per qttesto concetto Hbbiamo creduto opportuno di asso.dare alle inalazioni di menta piperitn la somministraz;one interna d i creosoto per soddisfare alla seconda indicazione della terapia della tubercolosi polmonare, quella di neu· tralizz;;re in parte il potere tossico dei bacilli ed i suoi -effetti locali.
·concetto dell'applicazione di un'abbondante nutrizione. Colla somministrazione del creosoto ~i reca inoltre un sussiJio allo adempimento della ter-za indicazione, quella ~i rendere l'organismo resistente allo sviluppo del morbo, poicbè, come al>biamo detto, esso attiva la nutrizione generale. A queslù scopo però adottammo particolarmente i ..mezzi più direui e piil semplici. Essi consistono nella alimentazione abbondante, sostanziosa e di facile digestione -e nella osservanza di tuue le re~ole igieniche derivanti dalle moderne conoscenze intorno alla tubercolosi polmo:1lare.
NUOVO METODO DI CURA
Descrizione del metodo adottato. 6
1 L'ammalato viene sottoposto alle inalazioni per·ma-
nenti d'olio essenziale di menta piperita. L'inalatore, semplicissimo, è costituito da una pezzuol 1 di teln, di for·ma quadrata~ di un decimetro di lato, pilr volte r·ipiegata su sè ~tessa in modo da costituire un piccolo c~s~inetto della lun~hezza di 5 centimetri e della larghezza di 2 all'incir·ca. Due fetLucce. cucite all'estremità del cuscinetto ed · an nodate snl sincipite mantengono l'inalatore in sito al di sotto dell'apertura delle narici. Le duefettucce possono anche assicurarsi al padighone dell'orecchio,. al quale scopo possono venir sostituite ila asticciuole metalliche, come si usn per gli ~cchiali, oppur·e fogf!iate ad ansa elastica. Jl cu~cinetto, da cambiarsi all'occorrenza, va tenuto a permanenza, grorno e notte, ecceuo che durantei pasti. Quando la malattia non è anrora tanto inoltrata e che permeue ancot·a all'ammalato di otteodere alle· sue occupazioni fuori di casa. è molto pratico l'uso d'un inalatore c~stituito da un p~zzo di tuho di penna d'oca, contenente un batnffolino di cotone idrofilo imbibito di men1a~ da tenersi fra le labbra ad uso di una signrelta o di stecchino. li cuscinetto viene irroralo con 5 o 6 goccie di essenza di menta, 4 o 5 volle nel corso della giornata, e per evitare la sua azione irritante di cotllatto, specie in individui a pelle lìna e delicata, si ungano nei primi giorni le pinne · nasali con vaselina. S'invita quindi il paziente a fare 8-10 inspirazioni profonde per le narici ed a bocc~ chiusa, trattenendo, dopo ciascuna, il respiro il più lungamente pos· sibile, per qualche secondo, in modo che l'aria inspirata.
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DELL.-\ TUBERCOLOSI PODlO~AR&
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~d impregnata di olio volatile di menta, resti in contalto
<lirello della mucosa bronchiale ed alv~olare e del contenuto dt-gli alveoli e delle caverne. In seguito si può concedere all'<llnmalato un respiro di l 0- H> minuti primi, dur·ante i quali respira nonnalmente, sempre però attraverso il cuscinetto. Trascorso questo tempt> egli ripiglia le pl'llfonde insp.irazioni per riposarsi <li nuovo, e cosi di seguito. Nel dubbio poi che durante il sonno della notle il cuscinetto avesse a spostarsi , sarà bene irrorare ogni sera il guanciale del Jetlo dell'infermo ~on ·15-20 gocce di e:;senza di menta. 2° L'ammalato prende internamente una soluzione al~oolica di creosoto s~condo la form·oJa seguente: Creo.>9to puro di faggio. gr. 8 Alcool rettificato • » 550 Glicerina pura -. 25-Q Cloroformio » 20 Essenza di menta 8 Di questa mistura, bene agitata ogni volta se ne darà un cucchiaio da zuppil ogni tre ore uel corso della giornata in '/, bicchiere d'acqua edulcorata . Qualora per certi individui la sotuzione sembrasse troppo coaceotrata, la si potrà diluire in un bicchiere pieno d'acql}a zuccherata, da bersi poco alla Yolta invece che in una sola presa. Sarà inoltre opportuno, in circostanze speciali d'intolleranza, somministrare nei primi gi~Jrni di cura uno o due cucchiai <Iella soluzione creosotata e giungere fino a quallro cocchtai gr.adatamente; oppure ricorrel'e ai succedanei del creosoto, i quali hanno il vantaggio di potersi somministral'e anche in dosi elevate senza speciali disturbi. ao L'ammalato è sottoposto ad un vitto abbondante ericoslituente, ad una vera iperalimentazione.
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NUOVO METODO DI CURA
Gli viene 5omministrato il latte in larga copia a seconda. della tolleranza individuale, elevandone possibilmente la.. dosegiornaliera o. 2-3 litr·i di latte sterilizzato, o per lo menor sottoposto a prolungata cottura. Si prescrivono le carni, variandone l'apprestamento culinnrio in modo da soddisfnr13 gli· speciali gusti ed accrescerne l'appetenza, astenendosi peròda certi manicaretti di poco o nessun valore nutriente. Vengono inoltre concessi i vini generosi, fra i quali pre- · feriamo il Marsala , alla dose giol'Dahera di 4-00 a 500 grammi_ L'ammalato è circondato da tnlle le regole igieniche chenella cura di questa malattia da lungo tempo sono state consigliate e che l'esperienza ha confermato riguardo alla abita· zione, alle occupazioni ecc. ed a quelle altre che la conoscenza della infettività della tubercolosi polmooare hann<>· rese obbligatorie. È sopratotto necessario proHedere ali~ pronta distruz:one degli espettorati, affinchè, a\'Yenuto il loro disseccamento, l'arnma1ato non venga ad essere espostO> alla contin ua o saltuaria inspirazione di bacilli o di spore bacillari e quindi ad una nuova infezione.
Casuistica. Avvertenza nella raccolta dei casi clinici. :Xegli esperimenti che ci accingiamo a riferire, la curlll non venne in Yerun ca~o in1rapresa prima di avere constatata la presenza dei bacilli del Koch negli escreati. Ir~ molli ammalali in cui il risultato dell'esame fisico del toracee le cond.izit)ni generali dell'individuo davano.sufficiente appoggio alla diagnosi della tubercolosi polmonare, per lo piil ~egli apici, non si ricor~ mai all'applicazione del metodo di
DELLA TtBERCOLOSI POL~ONARE
cura da noi esposto nel capitolo precedente se il mieroscopio non dimostrava i bacilli tubercolari negli sputi, anche se qoe~ti contene\'ano qualche fibra elasti.:a, indizio sicuro di un processo distruttivo, e fosse evidentemente accertata la disposizione ereditaria alle affezioni di natura tubereolare. Ed a questo proposito è importante il fatto che questi infermi~ sottoposti a cura semplicemente dietetica ed igienica, vennero completamente liberati da O;{ni disturho subietti\'O e da ogni sintomo morboso, accertabile coll"esame obietlivo. Non e improbabile che a que·ta categoria debbansi ascrivere alcune delle molle pretese guarigioni di tubercolosi polmonare. Eccelloati i primi casi, di cui non si potè tenere esatto conto, il giorno in coi viene intrapresa la cura , si re.6istrano i segni fisici che l'ammalato presenta, la quantità e la qualilà degli espettorati, la temperatura ed il peso del corpo. Ogni 8 giorni >engono accuratamente registrate su apposito diario le variazioni nei fenomeni morbosi sopradeui e si ripete l'esame degli sputi, e quando questi non con tengono più bacilli, l'esame batterioscopieo viene ripetuto almeno per tre ~iorni di seguito. facendone più preparati al gior·no, per accertarè la loro reale scomparsa. I n seguito r esame degli sputi di massima, si rinnove ancora ogni otto giorni . Quando speciali circostanze non si oppongono, non si desiste dalla continuazione della cura subito dopo constatata la scomparsa dei bacilli de~li escreati, ma ~iene pro ~ tratta non solo fino al completo ristabilimento del murmure ,·escicolare in ogni parte del polmone, ma per lo meno
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NUOVO ll ETODO Dr CURA
per un altro mese ancora. Richiamiamo l'attenzione dei colleghi su questa avvertenza , di capitale importanza. Sarebbe utile che gli individui affelli di que:<ta malattia fosser·o tenu ti in locale appartato e che si usasse la massLma precauzione per la sterilizzazione e la distruzione degl i sputi infetli. Come pure sarebbe conveniente che gli individui, i cui espettorati non contengono più bacilli venissero passati in apposite sale ove non esistesse più alcun oggetto che per avventura potesse essere stato previameote infettato. Dell'importanza di quest'ultima avvertenz:1 ci eonvinser<l non solo ragioni teoriche ma eziandio una osservazione che più solto riporteremo. La massima vigilanza personale può soltanto rendere sicuri che la cura prescrit ta venga scrupolo3arnente eseguita negli ospedali, specie per· quanto ·riguarda la continuità delle inalazioni dell'essenza di menta. Sono molti i sotterfugi a cui ammalati imprudenti ricorrono per liherarsi dell'in~ latore, cosi poco incomodo, ed in tal modo l'esito della cura potrà venir compromesso, senza un'attenta sorveglianza che noi raccomandiamo per poter garantire i buoni risultati.
Ordinario decorso ,della malattia nei curati. L'ordinario decorso della m~tlattia quando essa è limitata al polmone, e la cura può essere applicata nella sua integrità è il seguente: Jn primo luogo la scomparsa, in tutti i 'Casi, dei bacilli del Koch dagli espettorali, la quale si completa in un periodo di tempo compreso tra un minimum di 4O giorni
DILLA TUBERCOLOSI
POUIO~ARE
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(ottenuto dopo la pubblicazione della nota preventiva} (1) ed un massimo di 60 giorni. In seguito, diminuzione no · tevole della tosse e degli sputi, scomparsa del sudore notturno, e la nutrizione ::;i riauiva energicamente asegno cl\,e si ottiene un notevole aumento di peso. A.lqnanto più tardi viene a ripristinarsi il suono di percussione normtìle nelle parti prima affette, e per ultimo si viene nuovamente a percepire il murmure vescicolare. Quando il processo tubercolare è accompagnato da febbre, questa scompare sempre dopo pochi giorni. Se persiste, o più tardi ritorna è indizio di qualche complicazione morbosa. (l) V. Gazzeltn degli Otptdalì, ~- t31, t893. - Gior-nal~ mtdi.:odelll. E•tr· dio e della R. Ma·r ina, dicembre t893. - Deut. medie. Wochen., N. 49. Ctnlralblatt (ur B~kler. und Paras., N. 'lt. - Ranegna medica, N. U. - Semaìnt mèdicale, N. 66. - Prager medie. W'ochenl., N. 51. - Lyon 1/èdi.:al, N. '! ed altri.
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NU0\'0 METODO DI CURA
Casi cliDlcl.
Oggetto dei primi esperimenti furono due soldati ricoverati nell'ospedale militare di Udine, ambedue già riformati per tubercolosi polmonare al 2• stadio. Essi erano febbricitanti e tossicolosi da qualche mese, ave. vano abbondanti sudori notturni ed erano notevolmente denutriti L'esame fisico rilevava numerosi rantoli sottocrepilanti a medie bolle agli apici polmonari ed ipofonesi nelle parti alte dei due polmoni. L'espettorato era copioso, mucoparulento, nummulato e conteneva numerosi bacilli dd Koch. In tali condizioni venne intrapresa la cura delle inalazioni con.tinuate di ess~nza di menta e della Mmministrazione mter na di creosoto. Le inalazioni furono fatte senza praticare le profonde inspirazioni, ora consigliate, e la soluzione di creosoto per uso interno non conteneva essenza di menta. In capo ad ~-10 giorni incominciò a diminuire l'intensiIii della febbre vespertina che prima raggiungeva i 3~,5 e 39" C, ed al quindicesimo giorno non ve ne era più traccia. I sudori notturni e mattinali diminuirono e cessarono contemporaneamente alla febbre. I bacilli del Kocb si riscontrarono sempre più scarsi negli escreati, i quali scemarono in quantità e diventarono più mucosi. Aumentarono gradatamente le forze e fece ritorno l'appetito. Alcuni gjorni dopo-gli ammalati incominci&rono a lasciare il letto per qualche ora della gior nata. Dopo un mese di trattamento curativo, il peso del corpo era notevolmente aumentato. era quasi totalmente cessata la tosse e r escreato si er~ fatto scarsissimo. In numerosi preparati microscopici non si riscontrò più verun bacillo tubercolare. I fenomeni statici intanto si erano modificati, in un. malato erano completamente scomparsi i rantoli delle parti superiori del polmone ed in "tutto l'ambito toracico il murmure vescicolare si percepiva normale, e nell'altro si avvertiva ancora la presenza di pochi rantoli umidi nella fossa sopraspioosa destra, ma dopo alcuni giorni
DEI..LA TUBERCOLOSI POLliOJSAHE
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finirono pur essi per scomparire affatto. In entrambi gli infermi allora alla ascoltazione eJ alla percus~ione nulla di anormale si pote,·a rilevare l'i due polmoni, la nutrizione e ra loJ.:;vole e le forze ristabilite. In seguito a loro ripetute istanze i due soldatr vennero dimessi dall'o!>pedale ed inviati in congedo non senza aver loro con~igli a to d1 continuare la cura, per misura pre{·auzionale. anc"ra per qualche tempo. Dei medesimi non ebbi più veruna notizia. Nel frattempo a ltri 6 o 7 individui della clientela privata t>bbimo occasione di curar e in Udine e dintorni collo stesso metodo Essi et·ano atfdti da tubercolosi polmonare al pt·imo sta dio. In alcuni era preceduta ricorrente emottisi, tosse stizz0sa con pochi escreati, infiltramento agli apici, in alcuni ~i notava qualche t'IWt.olo schricchianle nelle fosse sopraspinose, con lieve a umento della temperatura alla sera e sudori al mattino. Nessuno per ò di tali individui era obblig~to H tenere il letto lungo il giot·no, potendo ognuno ancora attendere alle proprie occupazioni. La diagnosi di tubercolosi polmonare era in tutti accertata dall'esame microscClpico degli espt>tlorati, che vi dimostrava la presenza dei bacilli del Ko~.:h. Doro vario tempo, al massimo due mesi, di assidua cura. la guarigione si ottenne completa in tutti, colla scomparsa di ogni sintomo morboso e col ripristinamento della normale funzione respiratoria. Si ebbe occasione di vedere alcuni di essi un anno e mezzo dopo ultimata la cura, e si ebbe la fortuna di trovarli in ottime condizioni di salute, ::enza alcun segno patologico nè al torace, né in altre regioni. I risuÌtati ottenuti nei casi sopraesposti erano veramente mollo incoraggianti, ma si riferivano a 6 o 7 infermi di tubercolosi polmonare incipiente e a 2 ammalati di tubercolosi al 2° stadio. Restava ad esperimentarsi il valore del metodo in ammalali più g ravi, giunti arl uno sl~dio più avanzato della malattia. L'occasione non tardò a manifestat·si. I. N. era individuo dell'età di anni 27, di coslituzior:-te fisica
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originariamente robusta, di regolare sviluppo scheletric11, figlio di padre vivente e sano e di madr·e morta in g-iovane età di malattia di petto. Non aveva che un fratello minore di qualche anno, robu~to e ~ano. Era impiegato all'ufficio di Posta, e, a tempo perso, corista di teatro. In sullo scorcio deJl' anno 1888 fummo invitati a visitarlo per<'hé era sLato abbandonato dal suo curante pet• motivi suoi particolari. Lo trovammo a letto con febbre a 38,8• C, la quale da tempo insorgeva ogoi sera. I suoi neri capelli ar-piccicati alla fronte, gocciolavano sulle scarne ~ote abbondante sudor>e. Due aloni nerastri circondavano le aperture orbitali, dentro . cui sLava no innicchiali due occhi, ormai semispeuti. Con voce rauca egli riusciva stentatamente ad articolare qualche parola, qua$'i continuAmente interrotta da accessi di tosse con abbondanti escreati mucopurulenti, nummulnti. Vi era dimagramento eccessivo, ioappetenzP, m~nlrè le funzivni dell'alvo erano poco distut·bate. L'esame statico del torace dimostrava: diminuita la escursione respir·atoria alla parte superiore destra ; rinforzato il fremito pettorale, ottu~ità alla percussione, numerosi rantoli umidi alla sommità del torace a medie e grosse bolle specie nella fossa sopraspinosa de~tra ; suono di pentola fessa, re~piraz,ione anforica, rumore cavernoso e pettorihiquia fonetica del Baccelli alla regione anteriore e superiore dello st.esso Jato. All'&:ame microscopico dello sputo si trovò una qùantità veramente stragrande di bacilli del Koch, tanto da enumerarne parecchie centinaia in un sol campo ed alcune fibre elastiche. Si trattava di un caso mollo grave in cui la malattia era pervenuta al suo ultimo stadio, e l'efficacia della nuova cura era messa a dura prova. ~ebbene con poche speranz<>, tuttavia si incominciò subito la cura delle inalazioni di essenza di menta e si prescrisse la soluzione di creosoto per uso interno. Quelle vennero fatte con respirazioni normali e questa non conteneva menta; per alimento zabaglioni e marsala.
DEI.U TUBERCOLOSI POIMONARE
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Dopo 1ù giorni di cura non si rilevava veruo miglioramento apprezzabile nella s iotomat.olo~ia. Al 15° giorno di cura l'indi,·iduo avvertiva inc:olit.o benessere, erano quas~ scomparsi i sudot·i, era dimiouit3. la febbre vesperlina e ridotta a 38• C, la tosse moJerala, scarso rescreato, ridestato rsppeLito a segno che si poteva soddisfare il suo desiderio concedendogli qualche po' di pollo e di bistecche. l:.'esame de~<li sputi svelavR ancora la presenza dei bacilli, però in scarsa quantità. Poco modificati i fatti locali. Dopo un mese e mezzo di eu ra si dbbe miglioramento nelle sue condizioni locali e generali e I' infermo incominciava a Jasc·are il letto per qualche ora del giorno. Pe~o kg. 52. Accurate nnalisi micro"copicbe degli escreati, ripelulamente eseguit..,, furono affatto negative. L'esame del torace dava unicamente la presenza di rantoli all'apice destro. Dopo filtri quindici giorni di cura, un minuzioso esame del torace fece rilevare lo totale scompat·sa di ogni ~intorno morboso, poiché la sonorit.à alla percussione era eguale iu ambo i lstì, il murmure vescicolare aveva rimpiazzato in totalità i rantoli prima esistenti, né più si rilevava differenza alcuna nella funzionalità ciel polmone destro dal sinistro, che semp1·a si era conservato nel suo stato fisiologico. Peso del corpo kg. 51. Gli fu prescritto c,he la cura venisse ancora coutinuata per qualche tempo, fu sconsigliato temporanea .ente il vaglleg· giato matrimonio, raccomandandogli moltt r iguardi per l'avvenire. Ma l'individuo sentendosi bene in salute e credendosi oramai al sicuro di ogni pericolo, t•bbandonata ogni cura, si lasciò indur re a frequentare di bel nuovo la compagnia degli amici, abbandonandosi alle gozzoviglie ed a disordini di ogni genere. Io capo ad una quindicina di giorni ricomparve ]a tosse con qualche escreato, contemporaneamente ad un lieve do· lor·e alla spalla destra. L'esame l'ltatico fece rilevare la comparsa di alcuni" rantoli scricchianti nella fossa sopraspinosa destra per l'estensione di una moneta di 5 cent\!simi. !'h•gli escreat· però non si rinyennero bacilli. Peso del corpo~ kg.
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NUOVO M&TODO DI CURA.
Dopo un altro mese di cura scompa rve ogni sintomo fisico moroosn. Peso kg. 59 1/, Alla fine dello stesso anno 1889 l'l. godeva ottima salute e pt>sava kg. 6t In buone condizioni si trovava ancora in sul 11nire del ·1890. Da informazioni avute si seppe che il mede,..imo aveva contratto m11trimonio, e già era padre di un figlio robusto e sano. Nel novembre del 1893 le sue condizioni di salute. dopo 5 anni dalla cura, erano ottime, eJ e~\i attendeva come attende tullora al suo impit>j:tO ~1 di !!Ìorno che di notte; CQrne da documenti ufficiali recentemente a ''Uli dal suo capo ufficio. Nt-1 1nese di marzo dclt'anno 1889 ebbimo occasione di vi~ita1·e una ragazza, la quale il gi•Jr no antecedente era stata dim~sa eia un educandato ed inviata in seno alla famiglia, pe1·chè da mollo tempo ammalata CQn tosse, vietando il Regolamento dell'istituto di trattenere e curare nell'interno le croniche malattie di pello. La ragazza C. S. dell'età di anni J5 era figlia di padre tosl>icoloso e malaticdo e di matlr~ SHna, aveva un solo fratellino d t 8 anni sano e robusto. Fu menstruala per la 1a e l'unica ~·olta 4 o 5 mesi pt•ima del suo ritorno in famiglia. L'Ammalata giaceva a !ello, febb ricit(lnle (39.2 C. a l mattino) grondante sudot·e, pallina, ipoemica t:d afona. La tosse era insistente c gli espettorati abbondanti e mucopurulenti erano nummulali. l n causa delle elevazioni termiche, della inappetenza, dd sudore e della diarreA, l' emaciazione era molto pronunciata in guiS>t che la peiJe s'informava alle ossa. All'esame stat.ioo ~i riscontrarono normali i due lobi infel"iori del polmone destro e tutto il polmone sini~tro. In quanto al lobo supet·iore destro la percussione dava suono <>Uuso alla fossa sopraspinosa, timj18nico alla fossa sottoclavioolare, in quella si percepivano numerosi r anloli sotlo<:repitanti, in questa, r espir·aziooe aoforica, rumore ca,·ernoso, peltoriloquia fonetica. L'esame microscopico degli sputi dimostrò la presenza di nume rosi bacilli dd Koch e di qualche fibra elastit!8 colle sue divisioni dic()tome. F urono tosto prescritte le inalazioni oontinuate di essenza
DELL~
TfBBRCOLOSI POlVO~ARE
di menta eù internamente la soluzione creosotata. Quelle erano falle con i<~pirazioni nor mali, e questa non conlene,·a menta. In se~tililo, per ragioni economiche, ralcool della so· Ju~ione c reosotala fu I1mitato alla quantità strett.sment.e n<>cessaria per scioglie1·e Il medicinale. Dopo 8 giorni tli cur·a, nessuna moditìcazion~ si osserva' a ori sintomi si loeali che generali dell'ammalata. Al 2()- giorno la temperatura !':er AIP era rido1ta a 38• C, erano scomparsi i ~utlori, diminuili la tosse e r e~pettoralo, le forze rioal"centi e l'appetito discreto. La mestruazione, non più presentatasi da parecchi mes1, aveva fat to ritorno. L"esame microscopico dè§{li sputi, ~iù volte r1petuto, dimostrò la scompar:la dei bacill1 specifici. Verso il 28° giorno l'ammalata incominciò a lasciare il !ello; la tosse era qua~i totalmente scomparsa, il murmure vescicolare ~i era ripristinato in tutta la parte anteriore e superiore del polmone affello. Persisteva un piccolo focolaio nella fossa soprasvinosa destra, ove a ncora ss percepivano rantoletti umidi. ll peso e ra di kg. 42. Conli n u~ndo la della cu1•a, coUa coulemporant>a l!Omminil'Lrazione di uova ~ lalle in abbondanza, in capo ad un altr o mel"e e mezzo era scompsrsr, ogni sint.omo della malalliu soff..rta, l'appetito qua$i vorace. il peso kg. W. Qualc.he gior·no dopo la ragazza, in buone cond1zroni di salute, s:i recò presso alcuni suoi parenh in campa~n a, nei pl'essi di Pordenone Pesava allora (mese di settembre) chilogrammi \8. Per due mesi essa ci diede qualche volta notizia della c:.ua salutt>, la quale mig-liorava giornalmente in modo sensibile. mentre il peso del s uo corpo veniva a raggiungt-re i kg. 50. :\ei primi ~io r ui del novembre, el suo r itorno in Udine, era quasi irriconoscibile. La faccia, il tronco, le membra si er·nno 1·ivestite di un abbondante substrnlo cellulo-adiposo sollocutaneo, il quale produceva ovunque quella regolare e moderata rotondità di forme, che, oltre a costituire una delle migliori attrattive del sesc;o, indica un rigoglioso st.sto di saJute. Il suo peso aveva raggiunto kil. 52 1/ 1 • Ci succedeva
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NUOVO XBTODO Df CL'RA
t:pel"!'O d'inconlrarla per via, lulla l!iuliva e con tenta d~lla sua fioriJissima salute. Persa di vista, a motivo del nostro trasloco av"enuto ir. sul finire del novembre, assumemmo informazioni sul suo c nto nel mes.- di luglio del 1891 ; da esso risultò che la C. S. soccombeva in sul n01re ùell' autunno delr anno 18'-10, cioè circa 16 mesi dop,) la guarigione della prima malattia. Al ritorno dulia campagna la ragazza era rientrata nella ~ua famiglia, la quale si trovava m condizioni finanziarie mollo ristrette, e non poteva concedersi cbe una scarsa e poco nutriente alimentazione. Il suo ailoggjo si compone'a di una cucina e di una sola camera da l ello, dove erano r lCOYers.~H alla notte, madre, figlia e bamblllo. Non ostante le raccomandazioni, dopo la malattia della C. non venne eseguita veruna disinfezione nè del pa,•imento. né del lettino, né mollo meno si addivenne alla distruzione di alcuni effetti infettati, e di poc•) val01·e. Contrariamente ai ripetuti divieti, gli escreati venivano non di raùo cacciali sul pavrmento, al ruassrmo poi rAccolti in unA pezzuola, né mai fu pos~ibile persuadere la fami glia della nece~sità dell'acqui~to di una sputacchiera. Dopo lo »talo floridissimo di salute che la C. aveva raggiunto, raumento di peso di ollre 10 kg., la perfelw fuuZJonalilà dei due polmoni, non 6 probabrle che in es,.a sia avvenuto un risveS(Iio ~pontan~>o della malattia. La disposizione ereditaria alla lubercolo>;r non era però certamente di,;lrutta, per cui una nuova infezione poteva sempre aver luogo. L'ambiente infello può averla dt\terminala e la insuflici•,nle alimentazione averla favorrta. In modo ben tlivel'SO s i svolsero i flllli per L. l ~.di cui più sopra fu riferita la stor1a clinica. Esso doluto di sufficienti mezzi di f~>rluna, dopo la malattia, soltOJ'Ose ad accurata ùisinfezione lutti gli oggetti che potevano essere infetti, ùislrug~?endone ulcuni, e curò cbe la sua alimentazione fo"se abbon·lant.e e riparalr•ce. Questo caso di<~graziato non in Orma 'luir.di l'efficacia del rimedio, lratlandosi di una reinfezione e non gia di r icaduta.
DBLLA TUBKRCOLOSI l'OI.l!O"'ARK
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A. F. soldato del 100 reggimenlo fanteria, il iO luglio 189l enlJ•ava nell'ospedale militare di Ravenna. Individuo di mediocre costituzione fisica, non aveva precedenti morbosi né eredilari. ErR lossicoloso, accusava dolori al torace destro, ed alla sel'a aveva. legger ~rado di febbre, seguito da sudori notturni. L'e~ame statico rile"ò, nel giorni seguentL 1.1 presenza di piccoli e scarsi rantolelti nella regione infracla,·ieolare destra. e di l'botoli a piccole boHe nella fossa sopraspinosa dello stesso lato. l n tal i local1tà la sonorità alla percus<Jione era leggermente allutita Gli ~creati ~rano mueo-purulenli ed in essi 1\:sarne micrt>...copico fece rilevare la presenza dei bacili! del Koch in discreta quantità. S'intraprese la cura come nei casi precedenti. Dopo 8 giorni la febbre era scomparsa eù incominciava il miglioramento, poiché la tos~e e la quantità dell'escreato erano 111 diminuzione, persisteva ancora un cer-to grado di ottusità e la presenza di rantoli nelle regioni sopt•anominale. I bacilli sebbene diminutli di numet•o, persistevano ancora nell'espettoralo. Al 13· ~iorno di cura l'amma!ato abbandonava il letto, pesa\ a 50 kg., ancora qualche piccolo rantolo SI Rvverliva nella zona polmooare affella, ed i bacilli erano totalmente scomparsi dagli escreati, non essendosi più ri-.coutrali nei preparati m:croscopici più volte ripetuti. I 1\ tali condizioni l'A. F. usci dall'ospedale, o ve non fu possibile lrattenerlo oltre, desiderando ardentemente di l'iropatr·iare perché congedato in seguit~ a sorteggio. Prima della partenza ha promesso di continuare la cura come gli venne caldamente rac<'omandato, nonchè di dar notizie sul d~-' corso della sua malallia. Non avendo pero più dalo sue notizie, fummo obbligati ad assumere illforoJaziorù dal sindaco c.lel suo paese, il quale ci fece conoscere chfl l'individuo in sul finire del 1891 25
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(cioè già dopo trascor~i 6 mesi della sua uscita dell'ospedAle): << Attendeva &i pesanti e faticvsi lavori del suo mestiere « di contadino, mangian.lo con gt·ande appetito ed assimi« lando, qualunque cibo con molla facilitb, senza soffrire in• digestione alcuna. Il peso del suo corpo si era aumentato u di altri 5 kg. ed il miglioramento della sua salute e la u guarigione completa era da attribuirsi alle virtù Lerapeu" tiche del medicinale ed alla continua e diligente cura che « aveva fatto e che gli era stata prescritta dall'ospedale di « Ravenna ». I buoni risultati ottenuti nei casi precedenti erano certamente superiori a quelli che si potessero sperare da qualsiasi altro metodo di cura ed incoraggiavano a proseguire l'applicazione del nuovo metodo nella cura della tubercolosi polmonare. Trattandosi di prime prove, alcune delle quali si riferivano inoltre ad individui della clientela privata, non si era potuto attuare tutte quelle particolarità di osservazione che i progrediti metodi di ricerca clinica esigono al di oggi. Nelle successive prove che fu rono per la maggior parte praticate nell'ospedale militare di Genova, si cercò per quanto era possibile, di soddisfare a tali esigenze, tenendo esatto conto in apposito diario delle ''ariazioni di peso e di temperatura, delle modificazioni nei segni fisici, e dei rej)erti microscopici degli escreati, notandone tutte le particolarità che vi si rilevano. Allo gcopo di avvalorare maggiormente l'efficacia dell'es· senza di menkl. nella cura delle tubercolosi polmonare, fu a pportata qualche modificazione al metodo prima adottato in modo da ottenere quello che più sopra fu minutamente descritto. In primo luogo f•1rono ordinate le profonde inspirazioni seguite da prolungata pausa inspiraloria allo scopo di trattenere i vapori delle essenze di menta a conlatlo dirello per qualche tempo colla mucosa e col contenuto dei canali aerei. In secondo luogo fu aggiunta l'essen.za di menta alla soluzione di creosoto allo scopo di ottenere la disinfezione, nelle prime vie del canale alimentare, degli espetto-
DELLA TUBER:çOLOSl
POLJIO~A.RE
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.rati che per avventura potessero veuire inghiottiti, e di far p.ene~rar·e in circolo l'essenza di menta anche per la viR .dello stomaco . • È d'uopo notare che la cura praticata in SJ uesto modo intensivo, non fu possihiie prescriverla i11 tutte le sue parli in {)gni infermo, poichè in alcuni casi, le profond~ inspirazioni erano rese impossibili d.a1 progredito marasmo dell'individuo ~ da inwlleranza assoluta.
R. G. soldato nel 26 reg~. artiglieria, entra va il 3 maggio ·t892 nell'ospedale_mi!. di Genova. Individuo di apparente costituzione fisica buona, di nutril-ione generale discreta, senza precedenti morbosi. Da 2 giorni era. affetto da febbre forte (39,5 C .) tosse con espettorazione abbondante muco-sanguigna . schiumosa. All'esame fisico si constatò ipofonesi. marcata su quasi tutto l'ambito polmo.nal"e sinistro, murmure vescicolare affievolito, numerosi rantoli sotlocrepita.nti all'apie~. L'esàme .dell'espett')rato riveJo ul microscopio, qualche ce)lula mucosa ~ purulenta, numerosi corpuscoli sanguigni; nessun bad Ilo:
Dat 3 maggio al 6 luglio l'inrermo fu sempre febbricitante, ebbe numerose ed. abbondanti brvncorragie. lo quest'ultima epoca si rileva dal diario clinico: <te nutrizione profonda, su.dori notturni, tosse insistente, espe~torato abbondante rnlicopurulento, voce 1·auca) diart'ea profusa. AIPa pice del polmone sinistro rantoli metallici, numerosi ronchi e rantoli in tutto il resto dell'ambito polmonare. L'esam~ micro~copico, .dimostro negli sputi i bacilli del '"-ocb. In tali condizi<:>ni si inizio la cura ili i luglio. Pochi giorni .dopo si manifesto una vomica. dan<io esito ad una grande quantità di liquido purulento, ìrt yui ''ennero riscontrati i bacilli del Koch, ~uccéssi v amen le la temperatura si mantenne elevata, si accentuo progressivamente la debolezza generale, la diarrea ~i fece profusissima ed infrenabile, con dolori ventr?li, si ripeterono spesso le broncorragie, di cui una
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mollo abbondante colse l'infermo nel giorno 8 settembre, eJ un'altra veritìcatasi nel giorno dioct, lo conduceva a morte
io poche ot·e. Il reper to necroscopico constatò: aderenze pleu riche e pleuroper,carJ iche, tubercolosi poltoonare diffusa a tutto il polmone sinistro, con numerose ed ampie caverne e a tutto il lobo superiore e medio del polmone destro con caverne all'apice, tubercolosi pericardica, e molti lubercoli disseminali sul peritoneo, ulcert intestinali tubet·colari, ghiandole mesenwricbe e retropertloueali casetficele, ulcerazioru laringee. È necessario prendere in considerazione i falli sèguenti ; 1o La lubt-rcolosi polmouare pro,ocava frequenti emottisi; 2' Preesi«te"a già all'mizio della cura tubercolosi inteslin~tle;
:lo L'aulopsia dimostrò trattarsi di tubercolosi generalizzaLa; 4• La cura durata appena 53 giorni non a'•eva ancora potuto fare scomparire i bacilli dagH escreati. Ot•a le conclusioni che da questi fatli si possono dedurre sono: Jo Nei casi di rrequenli broncort·agte la distruzione dei baci!' i del Koch, per effetto dell'e:-seuza di menta, resta ostacolata. Di ciò è ovvia la spiegazione: gli alveoli polmonnri e"sendo riempiti di "angue sli'Svasato, in e~si non av viene la penelrazione dell'ada inspirata, impregnata di essenze di menta; 2° Quando la tubercolosi non è limitata al polmone le inalazioni di menta difiìcilmeol.e arrestano il processo tubercolare: Vedremo io seguito le conferme di questa proposizione. Le emottisi inolt1·e aggr·avano le condizioni del paziente non solo per effetlo della perdita dt sangue, ma eziandio per la possibile insor-genza della polmonile seLtica.
DELLA TUBERC~LOSI POLHONARE
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c. c. soldato nel 25° reg~. fanteria entrava il 15 febbraio 189:l neJrospedale milit.e.re di Genova.
Era di costituzione fisica originariamente buona, ora molto 1enutrito ed ipoemico. Nel novembre 1R9'2 ammalava di broncbite, in seguito fu sempre tossicoloso. Nei due apici polmonari, specie in quello di sinistra vi e t·a ipofouesi alla percussione e si perceph·ano numerosi rantoli a piccole bolle e qualche sibilo. L'espettorato io discrete quanlilà era muco- purul ento. P eso del corpo kg. 52. Ap•re~sia, bacilli del Koch nell'espetto rato. Il Jo marzo l 92 si inizia fa cura. Dopo oLto giorni l'espettorato era più scarso. piu mucoso e meno purutento, la t.osse diminuita, i falli fi~it~i poco mi· gliorati, verificandosi appena una lieve diminuzione nell'e~ten si.:me dei rantoli. Persistono Lultora i bacilli negli espettorati Dal detto gior no 8 al 22o comparve leggiera tinta emorragica nell'espettorato, la quale p~ro si dileguò presto, ed al ~ Etiorno :.-i potè constatare la scomparsa dei bacilli specifici e Jei rauloli, ed in tutto l'ambito polmooare il respiro et·a vescicolare normale. la risonanza tlsiologica, la nutrizione lodevole, il peso del corpo 60 kg. La cura ,·enne continua lJ\ fino al 1° maggio, epoca in cui l'ammalalo usci completamente guarilo.
R. G. carabiniere, entrava il 10 agosto in questo ospedale milita•·e. Di buona costituzione fisica, ma denutrito. Da circa un mese tossicoloso, aveva avuto circa 15 giorni prima una emottisi. All'apice polmona re sinistro i! murmure vescicolare e1'a affievolilo, si percepivano ronchi e sibili alla regione sottoclavicolare e rantoli nella fossa sopraspinosa, ove la percus~ione dava risonanza otlusa. L'ammalato emetteva colla tos~e moJerala, scarso espelLOI'ato muco - purulento. apiressia. Peso del CO!'pO kg. 60. L'esame microscopico degli sputi vi dimostrò i bacilli del Koch.
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l l ~i orno 17 agosto fu iniziata la cura mentre i suddetti fenomeni fisici :!ell'ammalalo erano invariati. Al giorno 8 settembre la tos!>e era diminuita e respettorato scarsissirno. I fatti locali erano invariati. Peso dèl corpo kg. 61,800. I bacilli furono ancora riscontrati in piccolo numero nei pochi escr~ati. Il 23 settembre era cessata la tosse, scomparso ogni sintomo patologico al torace, l'espettorato era mucoso al pari di quello d1 ogni indhi•luo sano e più non conteneva bacilli specifici. La nutrizione lodevole. buone le forze. Peso kg. 63,500. Fu continuata la cura flno al io ottobre giorno in cui il B. usciva dall'ospedale completamente guarito. Peso kg. (H,9()(l_
A. G. soldato nel 3" regg. fanteria entrava nell'ospedale il giorno 7 marzo 1893. Di costituzione fisica discretamente
tuttora buona asseriva di non aver avuto precedenti morbosi di entità. Accusava dolore al co.stlllo dE>stro, ove si. avvertiva sfregamento pleurico. Non presentava siuo allora alcun altro sintomo morboso. Si fece una cura sintomatica, ma l'individuo andava gt·adalamente deperendo, con febbre vespertina e profusi sudori nottuMi. Il 28 aprile l'ammalato era afono e febbricitantE', nella mattina aveva 'lvuto un accesso emottoico. L'esame statico fece rilevare la presenza di numerosi rantoli a piccole bolle, consonanti, all'apice polmonare ùi destra, ove la risonanza et·a ottuso-timpanica. Nelle parti medie eù inferiori ùel polmone destr o $Ì percepivano rautoli a grosse bolle. Il polmone sinistro appariva in condizioni fisiologiche. L'espettorato mucopurulento, nummulato conteneva bacilli in discreta quantità . Il gior no 3 mHggJO fu iniziata la cura. Peso del cor po kg. 50. Dopo 8 giorni di trattameHtp la febbre era scomparsa, la tosse si era falla più rara, e meno stizzosa, l'appetito era migliorato. Nelle parti inferiori del polmone destro j} respiro era vescicolare, fisiologico.
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In alto persistevano ancora rantoli in discreto numero. Peso ka- 51,800. I bacilli persistevano ancora nc=gli escreati muco-pur ulenti. Il 20 maggio i rantoli erano limil.ali ad una piccola zona della parte esterna della fossa sopraspinosa destra. Diminuiti i bacilli. Peso del corpo kg. 52,500. Miglioramento ge· nera le. Il 30 maggio scomparsa di ogni sintomo morboso sì subbietti,·o che obbiettivo. gli sputi erano mucosi ed affatto privi di bacilli ; il peso del cor po kg. 53,li00. Valide le forze. Dopo altri 15 giorni di cura l'a mmAlati') usch·a dall'ospedale complel.amenLe guarito, d0poché ripetuti esami degli sputi non avevano più fatto riscontrare verun b&cillo speci· fico. Peso kg. 56. L'A. G. venne proposto e quindi inviato in licenza straordinar ia di convalescenza di giorni ·90. Dopo riprese il suo servizio, godendo sempre· ottima salute. Nel dicembre egli la>Vorava col genio militaJ'e per la costt·uzione di strada sull'appennino ligure nelle fredde regioni di Triora.
M. G. soldato nel 29<> regg. fanteria, classe 1872 entrava all'ospedale il 23 marzo 1893. Individuo di costituzione fisica mollo deperila, di nutr izione generale scadente. Un anno addietro era stato colto da emottisi, e da quell'epoca fu sempre piuttosto cagionevole di salute e 'tossi· coloso. Da t5 giorni soffriva tosse con scarsa espettorazione muco-purulenta, febbre oltre i 39<' C. nelle ore vespertine e che declinava verso il mattino con sudori, JlOn mai però sotto i 38o. All'esame statico dell'apparecchio respiratorio non si r iscontrò che respirazione aspra, lliffu sa però a lutto l'ambito pol rnonare. DAll'epoca del suo ingresso all'ospedale fino al 14 aprile fu sempre febbricita nte con sudori notturni, tosse poca, escreati scarsi. Il gio mo 9 vennero constatati r onchi sibilanti all'apice polmonare destro, respiraziOne aspra in quello
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di sinistra con qualche rant.oletto sotlocrepiLante. Il giorno u furono constatati, dopo alcune inutili ricerl"\he precedenti, i bacilli del Koch nell'espettorato. La cura fu iniziata il 15 aprile. I fatti degli apici erano allora più spiccati, ed i rantoli si percepivano in entrambi i lati. La febbre si manteneva elevata nelle ore vespertiue. L'emaciazione era avanzata. Il 1i comparve una scarica al~ina mista a sangue: e l'enteroragia si ripetè spesso nei giorni seguenti, nei quali comparvero marcati fenomeni di marasmo. Le diarree sanguinolenti, i sudori 'profusi, l'estremo abbattimento delle forze aumentarono dal 25 del mese in poi, la temperatura al mattino cadeva sotto i 37° C. e la cinesi cardiaca era molto affievolita. Il 28 aprile, dopo soli 13 giorni di cura, si presentarono gravi fenomeni di collasso, le iniezioni di caffeina e di etere non risvegliarono l'impulso cardiaco e l'ammalato soccombette con fenomeni di paralisi cardiaca. Autop~ia. -Tubercolosi al 2° stadio a tutti due i polmoni, pleurite e pericardite tubercolari, tubercolosi dell'intestino e delle ghiandole mesenteriche e retroperitoneali, ulceri tuber· colari nell'inteslino. Questo caso clinico vien(:j a conrermare quanto più sopra fu esp~sto intorno alla efficacia del rnP,todo curativo nella tubercolosi generalizzata. Qui pure la diarrea sanguigna era comparsa già fin dall'inizio della cura, per cui già esisteva la tubercolosi intestinale in att.o, rilevata dall'autopsia. 11 trattamento curativo, attuato per pochi giorni, era sLato di troppo breve durata, perchè la benefica influenza della menta si potesse esercitare sui polmoni, col determinare la scompar~a dei bacilli dagli escreati. La tubercolosi intestinale ed il progredito marasma furono del 1·esto le cause ddla morte, essen:lo ancora i polmoni, benché in piccola _parte atti alla respirazione.
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C. A. sottufficiale nelle guardie della R. fhanza, entrava nell'ospedale il12 marzo 1893 Di costituzione fisica mediocre e senza precedenti morbosi di entità. Era tossicoloso con sputi rugginosi, accusava dolore puntorio nella linea ascellare destra, temperatura 40o C. All'esame statico SI riscontrava alla parte inferior~ e posteriore del tor·ace destro marcata ipofonesi, soffio bronchiale, rantoli inspiratori fini, crepitanti, rinforzo de l fremito toraco- vocale. 11 15 marzo fu pure riscontrato un altro focolaio di polmonite in corrispondenza del lobo inferiore del polmone si· nistro. Il 12 aprile si constatò un versamento nel cavo pleurico destro, ment•·e a ::>inistra il fo~olaio pneumonico si er·a com· pletamente risolto. La febbre pure er a scomparsa. In seguito continuò la tosse, l'espettorato si fece mucopurulento, agli apici polmonari d'ambo i lati compar·vero rantoli e la risonanza alla percussione diventò ipofonetica . Jl 9 maggio persisteva l'ipofonesi alle fosse sopraspinose, sopra e sotto eia vicolar-i. l n queste r-egioni si percepivano numerosi rantoli sottocrepilanli a medie bolle. L'espdltorato era sempre muco-purulento, ed all'esame microscopico fu rono in esso riscontrati i bacilli specifici. Slante la gravità rlei faUi locali e le deplorevoli l"Ue condizioni generali per l'estremo grado di prostrazione delle forze, si rimase in forse se si avesse a sottoporlo alla cura speciale, sempre per la tema di uu'imminente catastrofe. Nel success1vo giorno, ~O maggio, fu però iniziato il trat· tamento curativo, a dic• vero con poca speranza di successo. La tempera tura ser&le 38°,5. 12 maggio. Nella notte subrle1irio e ~udori profusi. · 6 giugno. Scomparsa della febbre, diminuzione del sudore, tosse, espettorato e fatti locali invariati. Esame degli sputi positivo: leggiero miglioramento nelle condizioni generali. Ritornato rappelito dopO par-ecchi gior ni di asso!uta Inappetenza. Dieta lattea, zabaglioni e marsala. . 19 giugno. La febbre non èyiù comparsa, cessati i sudori, la tosse è meno molesta, l'espettorato più ::>carso e più mu-
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coso. Alle fosse soUodavicolari si ha risonanza norma!~ alla percussione, ritorno del murmure vescicolare. Persiste un certo grado di ipofonesi alle fosse sopraclavicolari e sopraspinose, ove si percepiscono ancora rantoii in discreto numero. L'esame de:;tli sputi non rivela più le presenze dei bacilli tubercolari. 20, 21, 22, 25, 26 giugno. Esame degli sputi sempre negativo. Il giorno 26 la tosse era completamente cessata, le condizioni generali molto migliorate. Si ·aggiunge dieta carnea. ·· Peso del corpo kg. 53,300. I rantoli si percepivano, in numero assai scarso, solo alle fosse sopraspinose. 7, 9 luglio. Esame degli sputi :sempre negativo. L'apparecchio respiratorio rivela normalità completa di funzioM all'esame statico, ripristinato ovunque il murmure vescicolare, ritornata la risonanza fisiologica . Condizioni generali eccellenti. Peso kg. 55,500. 10 luglio. Il C. A. esce completamente guarito per· recarsi in famiglia in licenza di convalescenza di giorni 60. Ultimata la sua licenza rientrò al propr io corpo per riprendere il suo servizio. Nel 21 del successivo novembre il C. A. invitato a presentarsi, fu da noi visitato in presenza di vari colleghi, e nessu~o riuscì a riscontrare aicun segno patologico nel su(} apparato respiratorio Lo stato di nutrizione era lodevole e valide le forze. L'individuo comunicò le seguenti variazioni del peso del &uo corpo, di cui aveva tenuto esatto conto durante la s ua licenza. 24 luglio . kg. 57,500 3 agost.o . • 59,200 13 • • 60,500 24 " 61,500 4 settembre. " 63 10
• 63,100
Pesato nuovamente il 24 novembre kg. 63,200.
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POUfO~AKE
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Riprese, come si dice, il suo servizio nel corpo della R. Finanza sopporlanio bene anche le più gravi fatiche. Nel successivo dicembre fu ricoverato nuovamente nello ospedale perchè ammalato d'influenza. Presentò febbre elevata con sintomi gastt'o-reumatici, senza verun fatto bronchiale di entità. Guarì perfettamente e non presentò mai, atresamP, i bacilli del Koch negli escreati che d'altronde Prano scarsi e semplicemente mucosi.
M. O. soldato nel 25• reggimento fanteria, entrò all'ospedale 18 apt·ile 1893. Era individuo di costituzione fisica ori~inariamente buona, ora alquanto deperita. Racconta che due anni addietro fu colto da emollisi, e dopo · di allora fu sempre tossicoloso, specie negli u!Limi giorni, con scarso espettoralo, segnttto spesso di strie sanguigne. All'esame si riscontl'ò ipofonesi e respiro aspro alle due fosse sopraspinose, ipofonesi e rantoli scricchianti alle fosse sopra e sottoclavicolari. Appetito buono. Normali le funzioni del corpo. Peso kg. 60,700. 19 aprile. L'esame svela lu presenza dei bacilli negli sputi. 20 aprile. Si inizia la cura. Dopo 8 giorni persistono in-· variati i rantoli umidi di destra, a sinistra invece sono più scarsi. , l Esame ·d~gli sputi positivo. Peso del corpo 61. Condizioni generali buone. 8 maggio. Dieta lattea e carnea con marsala. e vino rosso generoso. Scomparsa dell'ipofonesi e del respiro aspro alle fosse soprsspinose. Poco modificati gli altri si'ntomi fi~:=ici. Esame de~li spuli positivo. Peso kg. 61,900. 13 maggio. Diminuzione della tosse, espettorato scarso,
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con qualche raro bacillo, scomparsa di rantoli e destra. Peso kg. 62,100. 27 maggio. Totale scomparsa della tosse e dell'espettorato Ripristinato in ogni par·te il murmure vescicolare e la risonanza not·male. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 63,300. 27- 30 maggio. Esame degli sputi sempre negativo. 1° giugno. Esce completamente guarito.
Di G. F. guardia di finanza. Era degente nell'ospedale fin· dal 21 settembre 1892 per fatti bronco-polmonari. Era individuo discretamente nutrito, di mediocre costituzione fisica, senza precedenti morbosi. Da circa un anno aveva tosse con espettor!\to commisto e scarsa quantita di sangue. L'esame· statico faceva rìlevare: respiro aspro e ronchi sibilanti all'apice polmonare sinistro, senza appr·ezzabile modificazione della risonanza alla percussionP.. Ronchi e rantoli nelle rimanenti porzioni dello stesso polmone con leggiera ottusità in una piccola zona della parte media posteriore del torace corrispondente. Ronclli e rantoli in tutto l'ambito del polmone destro. 7 ottobre. Leggiera emottisi. 20 ottobre. Nella fossa sotloclavicolare sinistra, risonanza timpanica, respirazione anforica, rantoli sonori metallici. Espettorato purulenlo. 30 novembre. lniziasi la cura, avendo rivelato l'esame degli sputi numero~i i bacilli del Koch. Peso kg. 58,900. 17 dicembrè. Tosse frequente, espettorato muco-purulento, fatti fisici :n variati, leggi ero miglioramento subbiettivo. Aumen· talo l'appetito. Dieta nutriente. Peso kg. 60,500 Esame degli sputi positivo. 12 gennaio 1893. Tosse meno molesta, espettorato mucopurulento, scomparsll della zona ottusa e dei rantoli dal lobo inferiore del polmone sinistro. Nessun sintomo patologico al polmone destro. Miglioramento nella nutrizione generai•).
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Seguita la dieta riparatrice. Peso kg. 62,300. Persistono i bacilli negli escreati. t5 gennaio. Scomparsa dei rantoli anc:he io tutto il lobo superiore del polmone sinistro. Nella fossa sottoclavicolare di questo lato, la respirazione è alquanto soffiante, la per<,US· sione dà risonanza quasi normale. Espettorato mucoso. E~ame degli sputi negativo. Peso kg. 63,800. 1• febbraio. Peso del corpo kg. 64. Esame degli sputi negativo. 11 febbraio. Peso del corpo kg. 65. Eame degli sputi ne· · gelivo. 18 febbraio. Peso del corpo kg. 65,250. Esame degli sputi negativo. 15 marzo. Scompars~ di ogni sintomo morboso. In tutto l'ambito toracico il murmure vescicolare si percepisce nella sua integrita fisiologica. La risonanza pure è dapperLutlo normale. Condizioni generali ottime. Peso kg. 67. Esame degli sputi sempre negativo~ 19 marzo. Esce completamente guarito. Ulleriori notizie del Di G. F. prC'varono che l'indi,·iduo nel dicembre 1893 si conservava sempre in oltime condizioni di salute ed attendevtl ai lavori di contadino presso la sua famiglia. 'Questo individuo ricavò poco o nessun vantaggio dalle cure antecedenti, mentre riacquistò le forze e la salute dal nostro metodo di cura, non oslanle che già esistessero fatti cavilari al lobo pùlmonare sinistro.
G. H. appartenente all'arma dei RR. carabinieri, entrò allo ospedale il 10 gennaio 1893. Era individuo di costituzione fisica originariamente buona. Aveva sofferto ripetulamente di affezioni bronchiali. Da parecchi giorni la tosse, inasprita, era divenuta abituale, con abbondante escreato. All'esaro~ statico si riscontrava A.ffi~voliruento del murmure vescicolare ad entrambi gli apici polmonari, specie a sinistra, ipofonesi alle fosse sopraspinose e, ivi, rantoli a picco1e bolle.
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Espeltorato mucù·purulent.o abbondante e contenente uumerosi bacillì del Koch. Apiressia. Peso kg. 60,500. 11 gennaio. In tali condizioui si iniziava la cura. 1" febbraio. Diminuita l'ipofonesi alle fosse sopraspinose; vi persistevano i rantoli in discreto numer o. n rimanente del lobo superiore appariva in condizioni fisiologiche. Tosse più rara, espettorato meno copioso, ancora muco-purulento e contenente bacilli tubercolosi. Peso kg. 60,600. 2} febbraio . Risonanza normale alla percussione in Lutto l'ambito toracico. Persisteuza di qualche ranloletto alle fosse sopraspinose. Espettorato scarso, quasi in totalitÌi mucoso, ma contenente ancora vari bacilli. Peso 61,500. 7 mt~rzo. L'esame statico non faceva rilevare che la prese nza dr qualche rantolo alla fossa sopraspinosa si!:listra. Tosse et! espeLLorati scarsi.. Scompa.rsa assoluta dei bacilli. Peso kg. 62. Appetito ottimo. 21 ma rzo. Scomparsa di ogni benchè minimo sintomo pa· tologico polmonare. Respirazione affatto normale, cessala la tosse. Espettorato prettamente mucoso, senza bacilli; contin ua l'appetrto. Peso kg. 62,500. 25 marzo. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 62,700. 28 " » Il • " " 62,800. 30
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» 62,870.
18 a pr ile. Usciva completamente guariLo. Peso kg. 64,200. L'individuo r iprese il suo servizio. e molto tempo dopo andò in congedo in floride condizioni di salute.
C. G. guardia della R. finanza . Entrava nell'ospedale il 20 febbraio 1893. Era individuo di buona costituzione fisica, ma mollo denutrito. ?\elranno 1892 aveva sofferto di polmonite destra. Egli a vvet•tiva da qualche te~po dolori al torace destro ' aveva tosse e nella none profusi sudori. All'esame si riscontrò una zona ipofonetica alla regione sopraspinosa destra, la quale ottusità _scendeva, maggiormente accentuata, fino all'angolo della scapola corrispon-
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dente. In questa zona i pofonetica si percepivano rantoli a piccole e medie bolle con soffio bronchiale, e nella par te più bassa il mur·mure vescicolar·e del tutto abolito ed il fremito toraco-vocale rinforzato. Espettorato mucoso. Apiressia. Poco appetito. Peso kg. 55. 30 febbraio. Espettprato muco-purulenlo. Tosse più insistente. Esame degli escreati negativo. 10 marzo. L'esame microscopico degli sputi svela la presenza dei bacilli. t1 mar·zo. Si inizia il solito lrttttameolo curativo. 21 marzo. Sintomi locali invariati. Alquanto migliorate le condizioni generali. Aument.a l'appetito. Peso kg. 55,300. Esame degli sputi pos itivo. () aprile. Diminuila l'ipofonesi e si percepiscono più distintamente i rantoli umidi. Espettorato muro-purulento, CI)Jla persistenza dei bacilli. Peso kg. 56,500. Discrete le condizioni generali. Aumentalo l'appetito. Dieta mista lattea e carnea. Marsala e vini generosi. 13 aprile. Murmure ve ~:;cicolare e risonanza normali in tutto il polmone, meno che nella fossa sopr·aspinosa ove ancora si percepisce q ualche rantolo. Espettorato scarso, mucoso. Sco~parsa dei bacilli. Pe!':o krz. 5i,800. 17, 18, 19 aprii~. Esame degli sputi sempre negativo. 20 aprilt>. Ksce guarito. Peso kg. 58. Il C. G. continua attualmente il suo servizio nelle guardie di finanza.
B. Q. guardia di finanza. Enll•ato il 16 giugno 1893. È individuo di buona costiLuzione fisica. Aveva sofferto il vaiuolo ne1la sua infanzia ' e circa un anno addtetro era stato affetto per qualche tempo da catarro bronchiale. All'esame ~i riscontrarono i sintomi di un catarro bronchiale diffuso ad ambedue i ·polmoni. Agli apici polmonari, s pecie in quello di destra, oltrechè rantoli numerosi vi era leggiera ottusità di percussione. Tosse frequente, espettorato abbonùanle muco-purulento;
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inappetenza, temperatura serale 38",5. Peso del corpù kg. 49,100. 20 giugno. Esame gegii sputi positivo. 21 giugno. Si inizia la cur·a. 30 giugno. Cessata la febbre. Aumentato l'appetito; in varia Li i fatti fisici polmonari. 10 lugHo. Sl'.omparsa dei rantoli dalle parti inferiori dei due polmoni, diminuiti in alto. Tosse meno frequente, espettorato più scarso, ancora muco-purulPnto e contenente bacilli. Miglioramento dell'appetito e delle condizioni generali. Peso kg. 49,800. 20 luglio. Murmure vesciéoiare e sonor ilà normali in lutto l'ambito toraçico, eccello che nella fossa sopraclavi:~olare destra, ove si percepisce ancora qualche rantolo. Diminuzione della tosse e ~compar'sa dei bacilli. Peso kg. 50,200. 25 luglio. Scomparsa di ogni sintomo patologico polroonare, sonorita ovunque normale. Murmure vescicolare fisiolo gico. Peso kg. 50,900. 26, 27, 28 lu~lio. Esame degli sputi sempre negativo. 31 luglio. Esce completamente guarito; riprende il suo servizio al quale attende lullQra.
M. O. soldato nel 29 regg. fanteria. Entrava nell'ospedale militare di Genova il ~iorno 6 marzo 1983. l oJividuo di buona costituzione fisica, senza precedenti morbosi. All'apice polmon~re destro si percepivano rantoli sottocrepitanti e soffio bronchiale. La percussione dava sonorità ipofonetica. Alla base dello stesso polmone ottusità ~arcata, !'!offìo bronchiale e rinforzo delfr'ernito pellorale. Tosse insi· stente, espettorato rugginoso. T. serale 39•,5. 11 marzo. La febbre cade per crisi. 20 marzo. Il focolaio pneumonico della base del torace destro si r•soìvP. Persistono i falli dell'apice corrispondente. 6 aprile. Totale risoluzione del focolaio pneumonico, in va· riati i segni fisici dell'apice. 16 aprile. Leggiero essudato pleurico alla base del torace
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sinistro. Apice destro nelle precedenti condizioni. Esame dello sputo negativo. 26 aprile. Espettorato muco-purulento, ove vengono constatali i bacil1i del Koch. L'essudato pleurico sinistro arriva all'angolo della scapola. 2 maggio. Esame dello sputo positivo. 3 ma!lgio. Si inizia la cura speciale. Stato oligoemico mal'cato. Peso kg. 57,800. 13 maggio. Il liquido essudato va riassorbendosi. - Qualelle miglioramento nelle condizioni generali. Aumentato l'appetito. Esame degli sputi positivo. Peso del cot>po kg. 58. 27 mttggio. Completo riassorbimenlo dell'essudato. All'apice destro si senta ancora qualche rantolo. Condizioni generali in progressivo miglioramento. Peso kg. 00,300. Esame degli sputi negati vo. 7 giugno.· Nessun segno · patologico nei polmoni. Ricompat>so ovunque il murmure vescicolare. Esame degli sputi negativo. 10-12 15 giugno. Esame degli sputi negativo. 1 giuhno. Esce completament~ guar ito. Peso kg. 61,10J.
M. F. soldato nel3lrt>egg. fantet>ia, entrava nell'ospedale 1'8 mag~io 1893. Era individuo -di discreta costituzione fisica senza precedenti morbosi. All'esame si riscontrarono rantoli a medie bolle àlla base e ronchi russanti alle parti alte del polmone destro Tosse moderata. espettorato di apparenza mucosa, leggera e1~va zione termict. alla sera. P eso kg. 54. 12 maggio. Esame batlerioscopico degli sputi positivo riguardo ai bar.illi del Koch. 1:~ maggio. Si inizia la cura. - Debolezza generale. Inappetenza. 15 maggio. Tosse scarsa, espettorato modico, di aspetto mucoso. Scompaesa dell'elevazione termica seeale. Euforia Migliora l'appetito e si aumenta Ja vitlitaziooe. Esame degli sputi pos. ti vo. Peso kg . 54,300. 20 maggio. Scomparsa dei rantoli a:Je parti basse del p ,126
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rnond desli'O. Respiro aspro e qualche ronco nelle parti alle. Esame del!li sputi positivo. Rinascono le forze e l'appetito 11umeuta. Peso kg. Si,OOO. 23 maggio. Esame de~li sputi positivo. 26 maggio. Esame ùegh sputi positivo. Pe-'4:1 kg. 55. 28 maggio. Murmu1·e vesc1colare e I'isonanza normale in lutto l'ambito loracico. Cess~tta la lo:>se. Espettorato muco~o degli indi,•idui in islato di salute. Scomparsa dei bacilli. 29, 30 maggio. Esame degli sputi negativo. Peso al ~Ziorno 30: kp;. 55,800. 31 maggio. Esce guarilo, e viene preposto per la l'ivedi-
biJJI.à alla prossima ventura leva perché ancora non presentava sufficiente res1slenza per le ralicbe inerenti al servizio militare.
A. S. soldato nel 26° regg. fanteria, entrava all'ospedale il 2 maggio 1893. Era individuo di costituzione fisica molto
deper1ta e nello inverno andava soggetto a riacutizzazioue di un catarro bronchiale esistente da circa tre anni. Da quattro giorni aveva tosse più insistente e iebbre. All'esame si riscont1·arorto rantoli al lobo polmonat·e medio dj destra, ipofone!>i e rantoli num~:~rt>si alle fosse sopraspinose e sopraclavicolari dello stesso lato, respiro aspro in lutto il polmone sini3Lro. Tosse iusi~Lente, espettorato mucopuruleolo. T~mperutura serale ::19,5. C. 16 maggio. Condizioni invariate. Esame sputi negath·o. 26 maggio. Per"'l~le la ft:bbre. Compaiono sudori notturni ptù accentuata la depressione delle forze, specie in causa d ella diarrea e della dispepsia. 6 ~nugno. Fenomeni ca"itari alla fossa solloclavicolare di ùestra. Continua la diarrea divenuta sanguigna. Inappetenza, temperaltrra serale 39,8. E~me degli !'>puli negativo. lti ~ringno. Esame de~di sputi positivo. 18 giugno. Si inizia la cura nelle suddette conJizioni. 2!) giugno. Si svuota una vomica. La diarrea è inrrenabile P~rsisld la febbre. Non si riesce ad impedire che l'ammalato' .o g oi gli sputi.
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9 luglio. Ccndizioni !!euPrali sPmpre piì1 ~ra,·i. Rauceciine, .Jiarr~a sanguigna. Ipocine,.i cardiaca. Vengono sempre in.goiati gli OSCI'eali. li luglio. Stante le gravissim., condizioni ùell'inf~rmo si '5ospende la cut·a. 13 luglio. Aggravamento consirlerevole. Diart·ea sangui_gna profusa. lpocinesi del cuore. ~iorte. Reperto uecroscopico. Tre caverne volumìnose !\l lobo supertore destro. Caverne più piccole al lobo medio. Peribroncbile tubercolare a lu\lo il resto tlei polmoni. Pleurite tubercolare. Ulcer·azioni intestinali multiple nell'inteslino. Tuher~·losi perttoneale. Ghianoiole mesentert<'he e retroperitoneali ca~iRcale.
Deducesi dalla storia clinica del caso precedente che la tubercolosi era generalizzata fin dal principio della cura, che durò ~olo pochi giorni perché il decor·so fu rapidamente fatale.
M. N soldato nel 25° t·egg. fanteria, entr ò all'ospPdale il 7 :nugno 1893. Era indh•i luo .;i discreta costituzione fisica e nella sua famiglia qualche membro e1·a deceduto per tubercolosi polmonar e. Da cir ca cmque mesi ave,·a tosse con espettorato abbou-dante, da qualche ~iorno poi era febbricitante. Sudori nollurni. Pre..."Bnt.ava alrapice polmonare destro ronch1 e rantoli numerosi. A sinistra la re~pirazione era aspra e si percepiva qualche t•onco. EspettoraLione muco-purulenta, emaciazione pronunciata. Peso kg. 53. Numerosi bacilli nelrespellorato. 'Temperatura serale 39o C. !) giug-no. Si in1zia la cura. 16 giugno. Cessa la f~;~bbre, scompa1ono i sudori notturni. M1gl10ramento dell'appetito. Setmi fisici invariati. EspPllorato muco-purulento con bsc1lli in chc:creto numero. Pesokg.5i,t00. 20 giugno. Scomparsa eli ronchi e del rumore Aspro in tutto il torace sinistro. Persistono i rantoli a destra Tosse meno insi~lente. Espettorato più scar:;O sempre muco-puru~enlo e contenente bacilli in minor copia. Miglioramento generale. Aumentato l'appetito. Peso kg. M,300.
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30 luglio. I rantoli sono limitati alla fossa sopl'8spinos& destra. Poca to~se, espettorato muC0$0. Scomparsa dei baetili di Koch. Continua il miglioramento progressivo. Peso kg. 5+,600. 10 agosto. Scomparsa di ogni sin tomo morboso. In lutt<:> l'ambito loracico il respiro è vescicolare puro, la risonanza alla percussione perfettamente normale. L'individuo asserisce di sentirsi in forze, ottimo l'appetito. Vorrebbe abbandonare la cura, ciò che, per prudenza, non gli viene ancora concesso. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 55. 20 agosto. Continua l'aumento delle fQ(ze. Esame deglisputi negativo. Peso kg. 55,700. 1, 2, 3 settembre. Esame degli sputi negativo. Continu~:t $empre la cura. 21 settembre. Esce completamente guat·ito. Peso kg. 57,100
N. G. guardia della R. finanza, entrava all'ospedale il giorno 11 luglio 1893. Egli era di costituzione fisica originariamente buona, ora molto deperita. Asseri che nella su& famiglia »>n vi era stato alcun caso di malattie di petto n~ di scrofola. Non aveva precedenti morbosi <legni di nota. Da tre mesi era tossicoloso, con sudori notturni., frequenti cefalalgie e soffriva d·inappetenza. . All'esame si riscontrarono rantoli numerosi a medie e piccole bolle alfapice polmonare destt·o, senza alterazione apprezzabile della ri3ònanza alla percu~sioue nelle parti alte del torace destro. Anche alla fossa sopraspinosa sinistra si percepiva qualche rantoletto e respirazione marcatamente aspra. L'espettoralo era abbonda::~te, di aspetto mucoso. Esame degli sputi positiva. P eso kil. 52. 15 luglio. Si inizia la cura. Temperatura alle ot·e 3 pom_ 38°,5 C. 25 luglio. Sono scomparsi i sudori notturni e da due giorni la temperatura è normale. ti: aumentato l'appetito e si può prescrivere la dieta carnea. L'espettorato non è modificat<:> e contiene ancora i bacilli del Koch. Segni fisici stazionari. 5 agosto. Si nota auroento delle forze, l'espettorato è men<:>
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poco molesta. Esame batterioscopico positivo. Peso del corpo kg. 52,800. Scomparsi i rantoli alla fos$a sopraspinosa s inistra, ma la r espirazione è tuttora .aspra. Persistono i ranloli all'apice destro. 15 agosto. All'esame del torace si rileva solo qualche ronco .alla fossa sopraspinosa destra. Euforia. Espettorato mucoso. Scomparsi i bacilli. Peso kg. 53,200. 20 agosto. Non si riesce. più a rilevare alcun sintomo pa tologico toracico. Scomparsa totale dei rantoli, ritornato ovunque il murmure vescicolare. L'esame de~li sputi continua a <limostrarsi negativo Peso k~. f>3,500. 27, 28, 29 agosto. Esame degli sputi negath·o. 1 sdtembre. Esee completamente ~uarito, e continua an-cora atlu~lmente a prestare il suo servizio nelle guardie di iìnanza. M. G. gua1•Jia di finanza, entrava all'ospedale il 12 marzo 1893. Era individuo di buon~ costi~uzione fisica originaria, .alquanto cacheLtico in seguito ad infezione malarica. Xon aveva precedenti gentilizi riferibili alle a ffezioni tubercolari, .o ad all1'e malattie di petto. Da 6 giorni tossicoloso, aveva febbre vespertina con ~udori notturni. All'esame si riscontrò discreto grado di oligoemia, con t11mor~ di milza. In tutto ramòito polmonare sinistro si per· <:epivano ronchi r ussanti, nella fossa sopraclavicolare e sopraspinosa sinistra vi era ipofonesi con rantoli sottocrepitanti. Esame degli sputi negativo. Fu curato coi sali di chinina e cogli espettorati sino al 14 maggio. A quest'epoca la febbre era scomparsa ed il tumore di milza ridotto. Per<sisteva lo stato oligoemico, ed .anche al lobo superiore òel torace destro erano comparsi dei rantoli a piccole bolle. Espettorato scarso, muco purulento. ·15 magg io. L'esame degli sputi dimostrò la presenza dei hacillt. Peso kg. 53. · 16 maggio. Inizio della cura. 26 maggio. La tosse è meno insistente. Diminuzione del t'antolo all'apice polmonare destro. Esame degli sputi 'po!:litivo, Peso kg. 53,500.
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6 ::nu~no. Scomparsa dei ranloH all'apice polmonare deslror pers1stono el !.'inistro. Aumeuto dell'appetito e de!Je forze. Esame degli sputi positivo. Aumentalo il pe;;o. Kg. 5UOO. 16 ~iu~o. Persistono i rantoli alla fossa sopraspinosa si. nislra. L'espettorato e scarso e di apparenza m•1cosa, eontiene ancora qualche bacillo del Koch. Peso kq. 5i,600. 2ti giu!!nO. Nell'ascella sinistra si percepisce leggiero ~fre gamento pleurico, dove l'ammalalo avverte dolore nelle profonde inspi1·azioni. E!;ame degli Rputi po~i li \'O. Peso kg. 51.000_ 6 lu~rlio. Lo srregameuto pleur1co é scompar~o. Alla fossa sopraspinoc:a de~tra si avvet·le oncorà respil·a..:ione aspra. Scomparsa dei bacilli dagli sputi. P~so kg. 5j,300. 16 luglio. :Sormalila di funzione in tutto l"ambJtO polmonare. Appetito molto accentuato. Esame dell'espettoralo !lempre negativo. Peso del corpo kg. 56. 26 lul%hO. Peso del corpo kg. 57. Esame degli sputi negativo. 6 agosto. Peso del corpo kg. fl7,5UO. Esame degli sputi negativo. 16 agosto. Peso del corpo kg. 5<3,:W:>. Esame degli sputi negativo. l i agosto. Esce comp!Ptamente guarito.
M. F. guardia carcerAria. Entrava all"ospedt.le il 15 luglio 189:1. Era in Jividuo di medioc•·e coslituztone fisica, e ripetutamente aveva sofferto di catarro bronchi~le. ~essull precedente gent•lizio è 11 conos<-en7-& dell'mdividuo, che pere) da mollo tempo ha trascurato i rapporti colla sua famiglia. All'esame statico si ri«contrano fini rantoli all'apice polmonare sinistro. T emperatura norma le. Essine degli sputj. positivo. Peso kg. 54. 18 luglio. Si inizia la cura. ,' agosto. Qualche rantoletto si percepisce ancora all'apice polmonare sinistro. Peso kg. 5!),800. 18 agosto. Scomparsa di oc-ni sintomo morboso. Scomparsa dei bacilli. 24 agosto. L'infermo fu congedato per fine di ferma Jal
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corpo delle guardie carcerarie e non si rie8Ce a traltenerlo alrospedale, volendo esso e;;patriare. Un suo fratello all'uopo interrogato nel dicembre scorso, asserisce non a''eroe pii.t notizie
:--;. A. soldato nel 25• regg. fanteria, entrava all'ospedale il 2i giugno 1898. l ndividuo di co:>tituzioné fisica originariamente buona, ora alquanto depèrita. La sua madrtl era morla di malattia cronica di petto. All'esame si riscontrarono rAntoli a piccole bolle al lobo superiore ed alla parte alla del lobo infer·iore del polmone sinistro. Tosse insistente, espettorato muco -purulenlo. Te m· peratura serale 38°,5 C. Sudori notturni. Esame d~Jl'espet Loralo positivo. 27 giugno. Si inizia la cura. P eso del corpo kg. 56. 7 luglio. St!omparsa la febbre ed i sudori notturni sono cessati. Falli fisici iovar•iali. Peso kg. 56,400. Esame dell'espettorato positivo. 17 luglio. S compar;:;a dei bacilli ddll' e•pettorato. Qualche ra:tloletto rimane ancora alla fossa sopraspinosa sinistra. Ricomporso il murmura vescicolare nel rimanente del polmone affello. Peso k~. 57. 3 a-gosto. Sintomi locali invariati. Esame degli ~puli negativo. 4, 5, 6 agosto. Esame degli sputi negativo. Viene riformato in seguito a rassegna speciale, come inscritlo di leva. Lo si consiglia a rimanere ancora a ll'ospedale per ultimare la cur·a. Egli però insiste per U:'Cire. 7 agosto. Aderendo alle continue istanze dei par enti lo s i dimette dall'ospedale, consigliandolo a continuàre la cura in famiglia.
M. :M. ~uardia di citht Entrato aJrospedale il 9 settembt•e 1893. È indi\'iduo di costituzione fisica buonA originariamente, Ula ora mollo deterioratafper sofferta infezione malarica.
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Rirerl cbe da due mP-Si avevtt tosse, rebbre serotioa, !tu iori notturni e debolezza generale. Esame statico. Roncl:!i russanti e sibilanti alle parli bAS!"e e medie del polmone sinistro, rantoli soltocrepitanli all'aptcP. Al polmone destro si percepivano anche scarsi t•oncbi nel lobo med10 ed alcuni tìni ranlolt·tti nel lobo superiore. Espettorato muco-purulenlo. Peso kg. 56,400. l'> settembre. Nello sputo si t·isconlrano num~rosissimi i bacilli del Kocb. 16 setlerobre. Si inizia la cura. Temperatura 38°,7 alle ore :~poro.
25 settembre. Miglioramento delle condizioni t-tenerali, la tosse è scarsa, ed a preferenza si vet•tflca al mattino. È diminuila la quantita dell'espettoralo, che si conserva mucopur•ulento. Scompar~i i sudori e la febbre. Aumentato l'appetito. I ratti fisici sono inYartalt. Esame degli sputi posihvo. Peso kg. 56,500. 6 ottobre. Respirazione norma!"' ne1 due polmoni dalla !>a!"e alle spine delle scapole La lol'se è 8carsissima '3 l'espettorato quasi mucoso non contieue più bacilli. Peso kg. 56,800. iO <•ttobre. Si constala che l'ammalato non fa più la cura scrupolo!'amente, e che fuma mollo, togliendosi il cuscinetto per molle ore della giornata. Sì esercita quindi, al suo rtguardo, speciAle sorv~:~glianza. Fatti locali invariati. Esame degli sputi nezativo. Peso kg. 57,100. L6 ottobre. Dietro accurato esame del torace non si riscontrano più rdnloli alle rosse sopraspinose. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 58. 29, 30 ottobre. Ec:ame degli escreati negalivo. Cont.ioua . normale il respiro. G novembrE'. Io tutto l'llmbìlo toracico la respirazione é ve.scicolare e la percussione dà risonanza normale. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 58,600. 16 novembre. L'indiYiduo completamente guarito, esprime il desiderio di uscire dall'ospedale. 24. novembre. Lo si dimette dall'ospedale ronsigliandolo a continuare ancora pt>r qualche tempo la cura.
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D. F. ~oldato della 4a compas;toia d1 !'HOila. Di costitu7.ione fisica sufficientemente robusta, asserivA che n ~t Ila sua famigliA non si erano verificali casi di malattie croniche d• pt:tlo. Nell'autunno del 1891 aveva sofferto di caturro bronchiale, per cui vemva per f}Ualche tempo ricov~rato all'ospedale militare di Genova. Da quell'epoca le sue condi.tioui di salute erano meno florid~>, la tosse non scomparve complevunente e l'ammalato deperiva lentamente n&lla nulr1z1one generale. Nell'eslate del 1892 ru sottoposto ad accurato esame e si riscontrò mtìllrazione dei due apici polmonar1 con rantoli sottocrepilaott alle rosse sopraspinose e sottoclavicolart t.li ambo i lati. Si fece un preparato microscopico dello sputo muco-purulento e c;i r invennero in e!\ o in d•screta quanlita i baciW. Sottoposto alla cura spec aie, in capo a 10 g•orn incominciò a ridestarsi rappelito, pr ima st.:arso, e la ~os<>e si fece meno molesta. Al 19° p-iorno di cura scomparvero i bacilli del Koch dello espettorato. I rantoli erano scompar111 dal polml)ne destro e persistevano in piccolo numero nel sinistro. Forze progressivamente crescenti. P eso aumentato di kg. t ,800. Al 25 giorno d1 cura noo esisteva più verun !tintomo nè obbietti"o né subbiettivo di affezione polmooare. Pee tre giorni successivi si fece l'esame dello sputo con risultato se111pre negati,•o. La core venn~ ancora continuata per »Itri 15 gtorni' e rindJviduo riprendeva •l suo servizio militare dopo di aver goduto una lic... nza di convalescenza dì giorni 60. All'allo della suo uscita il suo peso era aumentato di 3 k!!. Godelte in segmto sempre buona salute e parli in congedo colla sua classe nell'autunno del 1893.
P. F . soldato nel 29 regg. fantt>ria, entrava il 7 maggio 1e93 in questo oc;pedale militare Di costituuone fisica mollo deperita non aveva precedenti morbo~i. Da 8 l:!iorni era afftc>tlo da toc:se. Presentava rantoli fini~simi espir·atori al polmone destro nelle rosse t>opraspioosa ed intraclavicola•·e, e nel sinistro nella sopraspinosa.
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NUOlO M'EIODO DI CURA
Gli sputi muco-purulenti contenevano bacilli del Koch. 8 maggio. Si inizia la cura. Peso kg. 52. 10 maggio. La tosse e piu scarsa, l'espettorato muco-purulento. 12 maggio. Esame degli sputi positivo. 18 maggio. Tosse ed espettorato io continua diminuzione. L'infermo asserisce che le sue forze migliorano, si rialza il morale, cresce l'appetito. All'esame si nota la scomparsa dei rantoli all'apice polmouare destro, sostituiti dal murmure vescicola•·e. 20 maggio. Scomparsa la tosse, l'espettorato mucoso saJivare non contiene piu bacilli. Ovunque si percepisce il murmur·e vescicolare fisiologico . Peso kg. 52,200. 21, 22 magg1o. E•ame degli sputi negativo. 23 magg1o. Potendo un'ulteriore degenza all'ospedale riescirgli dannosa, e non pr·esentando d'altra parte sufficiente resistenza fisica per sostenere le fatiche del ser vizio militare, viene riformato e messo in uscita, consigliandolo a contìnuare ancora per un certo tempo, nell'ambia:~ te ' benefico dell'aria nativa, lo stesso trattamento curativo.
P. G. Entra"a in questo ospedale il H maggio 1893. Capor. magg. nel 26° regg. artiglieria. Dopo qualche tempo tra scorso nel l'iparto venerei, esso veniva colto da abbondante broncorra~~:ia per cui il giorno 20 giugno faceva passaggio · nel riparto medicina. Di costituzione fisica originariamente robusta, ora notevolmente deperita, non aveva precedenti morbosi. La htoo· corragia si ripelé profusa nei giorni seguenti; finché grada· tamente andò scemando per cessare ilio luglio per non più ripeter:: i. i luglio. L'infermo ha tosse frequente con scarso espettorato, di a;:;petto muco so senza tracce di . sangue. Presenta risonanza ipofonetica nelle due metA superiori dei polmoni ed in tali zone, numerosi rantoli a piccole e medie bolle. La ;icerca batterioscopica degli sputi da risultato negativo.
DELL,A_ TUJ!ERC,OLOSl POUlO,.NARE
4-H •
8 luglio. l fàtli fisici sono invariati. NeU:espettorato. si riscontrano in dìscr·e tò numero i baéilli del Koeb. 9 luglio. Si ìi1izia la cura. Peso kg. 60,100. 19 Juglìo."Sì nola una le~gera diminuzione nel numero dei rantoii; l'appetito è molto migliorato. Il morale risollevato alquanto, la tosse .è ancor·a frequent~, l'espettorato .alquanto diminuito. Peso kg. 60,200. 25 luglio. Lo sput•J appttrisce solcato da soLlili ~tri'scie sanguigne, e ciò impres;;aona tristamente l'ammalato, che teme il ripetersi delle broncorragie. 29 luglio. Le strie sanguigne sono scomparse dagli espettorati. All'esame del torace sì nota che la risonanza all& per~ussione è normale alle parti anteriore e posteriore del torace al di sotto delle spine scapoLar·i. Nella fossa SO!lraspino;;a destra la J'Ì>:onanza è lE~ggerwente attutita, non si percepiscono più rantoli Alla fossa sopraspinosa sinistr!i persistono l'ottusità ed i rantoli. Appetito ottimo, forz~ m progressivo aumento. Peso del corpo kg. . 61,100. Nell'espettorato si riscontrano ancora dei rari bacilli. 1 agosto. Esame degli sputi negativo. 9 agosto. Nulla di patologico può rilevarsi con un accu~ rato esame ip tutto il polmone destro. Alla fossa sopraspi· nosa sinistra la risonanza apparisce fisiologica ma vi si percepisce ancora qualchè rantoletto. Appetito sempre gagliardo. Esame degli sputi negativo. Peso 62,300. 15 agosto. Scomparsa dei l'antoli anche all'apice del polmone sinistro. Jn tullo l'ambito , toracico il murmure vesci· colare si percepisce in tutta Ja sua pienezza.fisiologica, Condizioni generali soddisfacenti. Esame d·egli sputi negativo. Peso del corpo kg. 62,800. 24 agoslo. Contin.ua il .miglioramento. Esame degli sputi neg.ati.vo. Peso kg. 63,200. 25 e 26 agosto. Esame degli sputi negativo. 27 agosto: Appartenendo l'individuo alla classe anziana, 10 sì invia, completamente guarito, in licenza di conv.alesceoz, in altesa del congedo.
NUOVO METODO DI CUR:\.
S. S. soldato nel 26° regg. artiglieria, entra\'8 all'ospedale il 30 luglic. 1893. All'atto della 1' visita lo si trova deperito nel suo tìsico ed oligoemico. Da parecchio tempo sofferente di affezioni dell'albero re~ spiratorio, racconta di essere stato affetto per due volle da polmonite. Da circa un mese ha tosse con febbre e sudori notturni. Inappetenza. AWesarne si riscontrano rantoli a piccole bolle all'apice polmonare destro. Espettot·ato muco·purulento. Tosse frequente. Bacilli nell'espettoralo. 1 agosto. Si inizia la cura. Pe~o kg. 5:i. 8 agosto. Tosse più rara, espettorato sempre muco-purulenlo. Esame degli sputi positivo. Persistono i rantoli a l polmone destro. 15 agosto. Miglioramento generale. Esame degli sputi negativo. W agosto. Esame degli sputi negativ(J. Peso kg. 54. 20 agosto. Ovunque si sente il murmure vescìcolare, scom· parsi i rantoli. E!:ame degli ~puti negativo. 2L agosto. Esee completamente guarito, e riprende il suo servizio. Peso kg. 5 ~,400.
P. L. guardia di finanza. Entrava all'ospedale il 6 s ettembre 1893, denutrito ed oligoemico. Soffr·l 4 mesi prima reumatismo arlicoJare. Da circa 2 mesi ba tosse, febbre serolioa, sudori notturni, scarso appetito, sputo sanguinolenlo. Presenta rantoli a piccole e medie bolle all'apice polmona re sinistro. A destra respiro aspro, ronchi all'apice. Tosse rre· queote, espettorato muco-purulento. Temperatura 3? 2, C. Esame degli sputi positivo. 7 settembre. Si inizia la cura. Peso del corpo kg. 54. 12 settembre. Scomparsi i sudori. Espettoralo invariato. Fatti fisici id. Sputi con bacilli. Peso kg. 54,200. i5 settembre. Scomparso il respiro aspro ed i ronchi da
DEI.L.\ Tl,;BERCOt.OSI POUIONAR&
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tutto il polmone destro. Sputo mucoso con bacilli. Peso kg. 5~,100. 19 ~ctlembre. Scomp>lrsa eli o~ni sintomo patologico in tutti due i polmoni. Scomparsa dei bacilli. 20 settembre. Esame sputi negat1vo. Peso 55 kg. 21 settembre. Esame sputi negativo. Consigliandogli eli continuare la cura pe•· qualche tempo lo si dimette dell"ospedale guarilo. C. A. guardia di finanza. Entrato all'ospedale il12 ottobre. Tos,..icoloso da qualcl•e tempo. Pre~enta rantoli all'apice del polmone destro. Escreato muco purulenlo c•m molli bacilli. Peso kg. 53,200. 14 <'lt.:lbre. Inizio della ~ura . 23 ollobre. Solo alcuni bacilli nell'escreato. Anche all'apice sinistro si percepiscono alcuni rantoli. ' 29 ottobre. Esame degli sputi negativo. . 9 novembre. Scomparsi quasi dd lutto i rantoli a sin1stra. Esame degli sputi negativo. Peso kg. 56,500. 15 novembre. Falli fisici invariati nelle fo!'"'e sopraspioose. Esarue degli sputi negativo. Peso kg. 5i,200. 25 novembre. Persistono i ra ntoli. Sfregameoto pleurico e dolore alla base del lot•ac·e siuistt·o. Peso ktr. 59. :l dicembre. lnvariali i ratti dell'apice, e pl~urici a sinistra. Esame degli sputi ne{lativo. Peso kg. 59,900. 15 dicembre. Persistono piccoli rantoli alla fossa ~opra spinosa. Peso kg. 62. Esame degli spuli negativo. 18 dicembre. Sebbene non guarito, contrariamente al nostro avviso, ha voluto assolutamenle uscire dall'ospedaJ~. !) geunaio 1804. In seguito a disordini d'ogni genere e colpito dall'inOuenza rientra all'ospedale, presentando numerosi rantoli a piccole bolle diffusi in tutto l'albero bronchiale, specie in alto' ùove pure si percepiscu sonorilà ipofouetica. Tosse insistente, escreato muco-purlllento abbondante, schiumoso, con numerosi bacilli. 11 gennaio. Ricomincia la cur a. Febbre vespertina. Respiro afltlnooso, tosse insisleote.
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NUOVO METODO DI CURA
19 gennaio. Condizioni locali e generali sempre più gravi per la difficolta del respiro. 23 gennaio. Bacilli scomparsi dagli sputi. Ma la respirazione si fa sempre più difficile per il diffondersi della bronchite captllare, polso debole, irregolare talora filiformfl. Si sospende la cura. Iniezioni di catf~ina . 26 gennaio. Espt>ltorazione penosissima, dispnea, polso filiforme, cianosi alla faccia. 27 gennaio. Espettorazione nulla. Polso mancante. Cianosi al volto ed aliA estremità. Muore alle ore 7 1/ 1 ant, (1).
F. V. solùato nel 73° regg. fanteria entrava all'ospedale il 15 ottobr·e 1893, deperito ed a nemico. Proveni·v a dall'ospeùale
civile d'Ivrea. All'esame si percepiscono rantoli umidi agli apici polmonari con ipofonesi, ronchi e ~ibili in tutto il poi· mone sinistro. Temperatura vespertina 39,5. Escreati nummu!aii con bacilli. Peso 47,600. 16 ottobre. Continua la dierrea che già soffre da qualche tempo. Si inizia la cura. 20 ottobre. Continua la febbre. Inappetenza, 4 o 5 scariche diarroiche sanguigne con dolori veotrali. 25 ottobr e. Esame·degli sputi negativo. Scompar,-a dei bacilli dall'espettorato dopo solo 10 giorni di cura. 30 otlobre. Esami sputi negativo. Mi~Jioramento dei fatti polmonar.i. Si agg ravano le condizioni generali, diarrea in· frenabile sempre sanguigna, dolori ventr·ali, febbre continua, ipocinesi cardiaca. 10 nPvembre. Continua renterorragia. Estrema debolezza, Inappetenza. Sempre negativo l'esame degli sputi. 15 novembre. Scomparsa di ogni sintomo morboso è al polmone sinistro. Conlinuano le diarree sangufnolenti. 20 novembre. Continua il deperimento. Per' l'estrema debolezza non è possibile l'esame del torace. Cl) Versamento plearieo sinistro si riscontrò all'autopsia. Piceole carerne -sparse In tutti due i polmoni a pareti liscìe contenenti poco pus, congestionat& Je basi dei polmoni. Muro scbiumoso al taglio, misto a pus.
DELLA TUBERCOLOSI
POLMO~ARK
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25 novembre. ~luore quasi improvvil"amente per pa1·ali~i cardiaca con perdita involontaria di feci sanguigne. Reperto nec•·oscopico. Il polmone sinistro non offre alcuna alterazione patologica. Nel polmone destro si ha infiltrazione tubercolar<>. Tubercolosi intestinale, ove si riscontrano parecchie vaste ukerazioni. L'intestino contiene mollo sangue. Ghiandole mesenteriche e retroperiloneali caseificate. Tubercoli miliari al rene destro. In questo indivtduo l'autopsia conf~rmò che l'affezione tubercolare non era limitata ai polmoni, poichè si rilevò che i falli polmonari presentavano un certo miglioramento, e che la causa della morte fu la tubercolosi intestinale.
A. G. Non militare, dell'eta di anni 35 all'incirca, di costituzione tl!'ica deperita. Da circa tre anni to€'sicoloso con deperimento progres~ivo delle forze. Nel 1891 Mffers~ di pleurite essudaliva sinistra, che guarì in capo a qualche mese. Continuò però ad essere tossicoloso e spesso febbricitante alla sera. Per due volte ebbe copiosa · broncorragia. Nell'autunno del 1893 l'esame statico del torace fece rilevare marcata ottu~ità nelle fosse ~opra e sotlospinose del Jato sinistro e timpanitica nella soltoclaveare corrispondente. Nelle suddette regioni si percepivano numerosi rantoli a piccolP- e medie bolle. Appetito scar:;o, dima~ramento notevole, Peso kg. 51. Esame degli sputi muco--purulenti e nummulali positivo. Perciò lo si assoggetta alla cura speciale. Dopo 26 ~iorni di trattamento i falli fisici erano invariati, diminuiti alquanto i bacilli. L'inrermo però confessa di non aver fatto la cura scrupolosamente, poiché le inalazioni della menta venivano interrotte durante la notte, venendo in tal modo a perdére 9 ore di inalazioni su 24 Lo si consiglia perciò a continuare le inalazioni a permanenza, anche durante la nolte. Dopo altri 6 giorni si rilevò un miglioramento moJto accentuato nelle sue condizioni locali c generali. Aumento del-
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~UOVO MKTOOO 0{ CURA
l'app~t• to e del peso kg. 52.
te escursiQni toracicbe si e~e
guis~ono in modo completo. ciò che
più non succPdeva da oltre due anni. ScomparMl l'ipofonesi dalla par te RUper iore i el torace sini:;lro; r•pr tstinato il murmure voscicolare quasi m totaltlà nelle l'e{:{•oni prima allelle. St percepiscono a rnalap.. na alcuni rantoli a picco !~ bolle limalale ad una piccola zona della regione infraclavicolnre e della sopraspinosa sinistra. Scomparsi affatto i ba··illi dagli escreati. Ripetuto l'esame per altri t1·e giorni c·onseculivi m numerosi prPparali, l'esamt! fu semp1·e negativo. 10 gio•·no dopo (4io di cura) si ripete l esame dello sputo, fu trovato ne~ativo, ed il peso del corpo fu riscontrato> •li kg. 52,900.
Al 46o giorno di eu ra il peso ~ invariato, diminuita la tosse, e gli escreati più mucosi e meno purulenti. Reperto mic roscopico negativo. Rantoli scomparsi alla regione sopraspioosa, persistono in piccolo numero nella tossa solloclaveare. Al 68° giorno. Mtglioramenlo progr&ostvo nelle condizioni locali e generali. E«ame deglt spull sempre negativo. Pt!SO kg. 53,900. Dopo altri 16 giorni il murmure vescicolare ripristinato in tutto l'ambito loracico, cess:ala la tos:se, scompat•si i rantoh; esame degli sputi negativo. Appetito mollo accentuato. Morale rialzato. Peso kg. 54,800. Per precauzione lo si consiglia a continuare la cura per uu certo tempo.
Altri quattro individui non miliLal'i, di cui, per brevità, si tralascia la stor ia dettagliata, vennero assoggettali qui in Genova allo s tesso trattamento curati'Vo perchè atfelli da lubercolos• polmonare, confermata dall'esame battertoscopico de~li sputi. t; no di questi, certo R. M. dell'eta di 52 anni circa, ammalò di polmonite sinistra nell'anno 1881, della quale diceessere guar1Lo incompletameole. Da un anuo è tossicoloso. Talora ha febbre vespet·tina con
DRLL-l TOBKROOLOSI POL)IO:'i"ARE
sudori notturni. Forte emaciazione, inappetenza. Ipofonesi a sinistra ed in basso e po3teriormente. Rantoli umidi a medie bolle sparsi in ambedue i lobi del polmone siui~tro. Polmone destro sano. Escreato muco-purulento contenente bacilli del K~ch in numero piuttosto scarso. Peso del corpo kg. 42. Ioiziala la cura, questa si li!Jlila alle inalazioni di men11:1, perchè dice non ~ter assolut.amenle tollerare la soluzione creosolata. Dopo 7 giorni l'esame dello sputo fa rilevare ancora in esso la presenza dei bacilli. Al 18° giorno di ctu·a !"esame dello sputo riesce negaLivo. Scompar.sa dei bacilli in ripetuti preparati. Al 300 e 32° giorno l'esame dello sputo è sempre negativo. Persistono i rantoli diffusi io tutto il polmone sinistro. Per rinlolleranza della mi!:'tura creosotata tralascia la cura e si limita alla dieta mista, lattea e carnea. Peso kg. 42,200. Negli altri tre individui la sintomatologia fu molto più semplice. Rantoli a piccole bolle, scriccbianti agli apici, con ipofonesi alla rossa sopraspinosa. Tosse con espettorato muco-purulento contenente bacilli, febbre vespertin& con sudori nolturoi in un caso, assenze negli allri d!ie. Miglioramento progressivo. Scomparsa dei bacilli in un periodo che variò da 27 a 43 giorni dopo le inalazioni. Guarigione completa in tutti e tre i casi colla scomparsa dei rantoli, e col ritorno del murmure vescicolare fisiologico in un periodo di tempo fra il 55° ed il 72• giorno di cura (l).
(l} L'A. si riserva di ccomunicare altri casi occorsigli dopo la compilazione della presente memoria.
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~UOVO
METODO DI CURA
Conclusioni.
Le storie cliniche ci autorizzano a trarre le seguenti conclusioni intorno all'efficacia del nuovo metodo di cura della tubercolosi polmonare da noi proposto: ~ 1o l bacilli del Koch scompaiono dagli espettorati in un periodo che lì nora ha variato dai 1 O ('l) ai 60 gi~>rni. Questa scomparsa avviene costantemente, a meno cbe l'ammalato venga a soccombere poco dopo iniziato il trattamento curativo speciale. Il potere battericida dell'essenza di menta, dimostrato in vitro, si esercita quindi anche nel polmone, quando venga inalata. A nessuno può sfuggire l'importanza dì questo fatto. 2" Tutti gli affetti da tubercolosi polmonare, non complicata ad affezioni della stessa natura in altri organi, i quali furono sottoposli al nostro metodo di cura, eccetto che nel caso in coi la penetrazione dell'essenza di menta nell'albero respiratorio era difficoltata da sangue in questo stravasato, guarirono perfeuamente. La guarigione completa si ottenne non solo :1ei casi di tubercolosi p_olmonare al primo stadio, ma eziandio in quelli degli stadi più avanzati, anche quando i segni fisici delle caverne erano evidenti. Tutti i guariti non presentarono più alcun segnp fisico morboso nel polmone e l'esame del loro espettorato si mantenne sempre negativo per i bacilli del Koch. Per molti si ebbò occasione di avere informazioni attendi(l) Questo minimo si ottenne dopo la pub~lica.zione della Nota preventiva.
~li sul Oorido s,tat9 ttttuale della loro salute, e per akuni
la ,guarigione già rimonta ad epoca remota, di qua:ttro ed anche .di cinque anni. In quali condizioni a.natomiche .si trovio.cQ le parti deJ poi- · -mone, prima inlìltrate di tuberco~j, ed a volte escavate da ..amp ie caverne, e, dopo la cura, .perfettamente funzionantj, <ll{)D si ebbe ancora l'occasione di constatare de 11isu, non .avendo avuto l'opportunità di praticare alcuna autopsia in .<Simili individui. Il professore Loomis (·l) ha studiato i processi di arresto .e di guarigione della tubercolosi pm.monare, fa.cendo tesoro .del rqateriale abbondan:tissimo a sua dispo:siz;ione nell'os:pe.Ja4e Bellevue a Ne.w-York. Egli avrebbe trov~to macros.c-opìcamente: a.) Nodnli di consistenza fibrocartilaginea e nel lor.Q .centro una massa cre~c~ talvolta molle, p.iù spesso are·nosa, o. con frammen:t:i di .consistenza durissima, a-margin:i <taglienti. Intorno a questi noduli, depositi connettivali attra. --versati da bronchi o retra.tti od o})literali o dilatati. Gli alveoli pohnonari più prossimi a questi depositi furono ri::.coot~aLi solo parzialmen~e l'er·meabili .:di'aria, -{)yyero Mfìsem~t<-tosi. ln pochi casi, inv.ece di ri;vestire la forma nodulare, gli ·1ndurimenti del polmone furono riscontrati estési in superfice .e senza traccia di parenchima polmonare; · b) Caverne cicatrizza~e. eioè: o una cavità vuota, CQ·munic,ante c.on un bronco, isolata da una spessa membrana. ·e mantenuta aperta da aderenze colle. par:eti toraciche, oppqre una ciéatrìce 'lineare per l'oblitera.zioire delta eavi-tà da :..sviluppo di connettivo .. Attorno alla cavità vuota, o,d alla
(l) Medieal Retorà, 9 ge!lllaio 189:!. Riportato dalla Riforma medica, N. 24. .....nno 1~.
NUOVO METODO DI CURA
cicatric& lineare furono osservate le alterazioni descritte attorno ai noduli; c) Tutto il lobo superiore trasformato il't una massa compatta ed omogenea, di tessuto fibroso, senza vestigia di parenchima polmonare, ed attraversato da bronchi dilatati, alcuni dei quali riempi ti di sostanza calcnrea. ~l icroscopicamente il Loomis avrebbe constato che gli indurimenti nodula,ti o diffusi traggono origine da accumulodi tessuto connettivo, derivante dnl connettivo intralobulare, da quello delle pareti r.lveolari, da quello che circonda i vasi stmswigni ed i bronchi. La neoformazione di tessuto. connettivo sarebbe quindi l'unico modo di guarigione della tuben·olosi polmonare, ed avverrebbe per un'attiva ed intensa iper~mia attorno al tessuto tubercoloso . Questa ip,eremia sarebbe provocata forse da agenti terapeutici, come la tubercolina, la vita sulle alte montagne. e le cure pneumatiche, ed anche senza di essi potrebbe originarsi dal fattG che per effetto della malattia il tessuto connettivo risente una il'ritazione stimolatrice della sua attività rormativa, mentre il tessuto polmonare è attaccato e distrutto prima, analogi\mente a qmmto succede sempre nelle perdite di elementi parenchimatosi. Intanto il tessuto parenchimatoso in tale guisa va perduto, e viene :>oslit11ito da tessuto connettivo. Riferendoci alle alterazioni analomo- patolo_giche macroscopiche descritte dal Loomis e mettendole in rapporto colle nozioni di propedeutica medica !'isulta il fallo che i proGessi di arresto o di guarigione della tubercolosi polmonare conducono ad una modificazion e tale nello stato fisico d elle parti affette che non può sfuggire ad un accurato esa_me statico. È ovvio infatti accettare che i noduli connettivali ed i
DELLA TUBERCOLOSI POL)IONAR&
piccoli indurimenti estesi in superficie e di poco spessore possono non dar luogo a sintomi fisici. Ma le cavità vuote, le cicatrici che si sono sostituite a vaste zone di parenchima polmonare, con r.onsecutiva diminuzione notevole del volume di questo, e più ancora le masse compatte che banno rimpiazzato un lobo intero, devono pur essere rilevabili con i metodi clinici di esame. Il ritorno della sonorità normale ed il ristabilimento in wto del murmure vescicolare anche nei polmoni che furono affetti da ampie caverne, come si ottenne in alcuni casi col nostro metodo di cura, non possono ricevere sufficiente spiegazione del!~ osservazioni del Loomis. In quanto ai reperti microscopici si deve osservare che il Klebs {1) ammette che la cellula tnbercolosa non sempre perisce, ma possa, dopo essere stata paralizzata nelle sue funzioni, ricuperarle. Egli crede che le cellule epitelioidi possono ritornare alle condizioni normali. Così, per il Klebs, Ja tubercolosi può guarire per una riduzione del tessuto tubercoloso e non unicamente per una cicatrizzazione. lnoltre in certi punti fu constatato da alcun osservatori {Petrone {2) ed altri ) un conato di rigenerazione, che si manifesta in forma di sottile palizzata di elementi epiteliali giovani, i quali si colorano fortemente col car minio. Attendiamo che le o:;servazioni microscopiche facciano conoscere l~ stato anatomico dei polmoni di infermi guariti ~ col nostro metodo di cura, anche per osservare se in essi riscontrinsi dei bacili i tubercolari incapsulati fra il tessuto connettivo e capaci di ripr-odurre la malattia. Intanto la
(l) Riforma medica, vol. n, N. !07, lS!tt.
(S) Vedi Nota del Paolucei allo Struempell, artieolo Tubercololi lUi polmO!lì.
42~ NUOVO M&TODO DI CUBA DELLA TUBEBCOLQS[ POLllO~Att
eompleta funzionalità di cotà.li polmoni c'induce per le ra~ioni sopraesposle, ad ammettere per essi un ristabiltmeolf) di strounra che, dai più creduto impossibile, ha qualche osservazione in suo appoggio. 3' Questo semplice ed efficace metodo curatifo si addimostrò assolutamente innocuo; 4° Non si fecero ancora, per manranza di adatti mezzi,. degh esperimenti per con·tatare se l'e:;senza di menta, inalata, possa conferire agli animali l'immuoitil per la tubercolosi sperimentale.
ono lieto di poter pubblicamente alleslare la mia più sentita riconoscenza all'egregiu collega ed amico :;ig. Nieddu dott. Anton io, tenente medico, arutante mag- . giore in questo ospedale, per la sua intelligente ed efficace collaborazione nel redigere la presente memoria. Nota. -
SULoLA
PROFILASSI DELLA TUBERCOLOSI NEGLI ESERCITI Yemoria del dott. 4llauelio S forza, maggiore medJco, leua il 30 mano t894 all'Xl congresso medico internulonale, sezione di medielna militare.
l.
Natura della tubercolosi. Da lunghissimo tempo medici e popolo credellero che la tisi fosse malauia attaccaticcia. Di fatto lo stesso Tppocrate proclamò la infeziosilà della tisi ed anche ai tempi di Galeno grande numero di medici cbìararono pericoloso il conta.Lto di tisici, il quale fu pure spesso evitato. Val~alva, I\'lorgagni ed altri sezionavano con grandi cautele cadaveri di tubercolosi per tema di contagio. Insomma l'idea della infezione di qnesta malattia è stata in ogni tempo assai diffusa e talora anche qualche governo prescrisse di!\posizioni special i contro di essa. Ad es. nel secoio passato, tanto nel regno di Napoli, quanto nel Porto~allo fu ordinato che gli o~getti lallereeci e gli abiLi di tisici fossero bruciati e speciali norme igieniche furono emanate per le abitazioni di tali malati. Napoli e Firenze
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SULLA PROFILASSI DELLA TU'BKRCOLOSI
ordinarono pure che i tubercolosi fossero isolati ed obbligarono i medici a denunciarli. Ma l' infeziosità della tubercolosi fu scientificamente dìmostrata dal Villemin, il quale, nel ·1865, riuscì a trasmettere la malattia dall'uomo agli animali. Diciassette anni dopo, Baumgarten e Koch ne scoprirQno i parassiti specifici. La scoperta annunziata da Roberto Kocb il 24 marzo ·1882 alla Società fisiologica di Berlino in un lavoro divenuto elassico, confermò in modo as~oluto cbe << la tubercolosi è « una malattia infettiva, causata da un ba.~illo specifico e « che si manifesta generalmente nell'uomo in seguito alla • introduzione degli sputi di tisici disseccati, specialmente « nelle vie respi l'atorie ». T bacilli tubercolosi hanno una straordinaria resistenza. Possono rimanere in vita negli sputi disseccati in media ~ 80 giorni e in tal une favorevoli condizioni anche 3 e piti anni. Resistono per 4,3 giorni circa al processo di potrefazione. Frequentissima è la tubercolosi dell"apparecchio respiratorio, ma anche le glandole scrofolose, le tubercolosi miliari, le tubercolosi croniche di ogni specie riconoscono per loro causa il bacillo di Koch.
:'\:BGU ESERCITI
Il.
Dift'usione della tubercolosi.
La tubercolosi congenita e quella manifesta della prima età sono relativamente rare. ~all'uomo il bacillo della tu· bercolosi può trasmettersi dalla madre nl feto, mentre lo sperma dell'uomo con bacilli tubercolosi può infettare la donna, ma non il feto (Gartner). L'uomo sino all'età di 70-80 anni corre pericolo di con· trarre la tisi, sebbene la disposizione possa essere lieve o grave. Egli, divenuto tubercoloso, può rimanere in vita per 'mesi e spesso per molti anni e decenni. Si calcola che su tutta la terra uo terzo degli uomini sia tubercoloso, che un settimo muoia per tale malattia e che su tre o quattro individui, se ne trovi uno tnberco· loso, malato per lo più di Lisi polmonare, perchè, come si è detto, la malattia sì propaga per lo più per inalazione, per mezzo della respirazione di piccolissime parti di sputo dissecca'to e polver-izzato. Anche bronchiti, pleuriti, meningiti, peritoniti, lesioni o~see ed articolari, ascessi freddi ecc. possono essere talora ca.givnati dal bacillo specifico. Un malato di tisi polmonare può emettere io un ·giorno con gli escreati, in media, 7,200 milioni di bacilli, ma fortunatamente con l'aria espirala non esc,mo i germi infettivi caratteristici. Dico fortunatamente, perché, se ciò avvenisse, sarebbe àifficilissima qualunque profilassi.
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SULLA PROFILASSI DELLA TUBERCOLOSI
l bacilli tubercolosi si trovano principalmente nei luoghi, in cui dimorano i relativi malati (Cornet). Grande pericolo s'inconlra per la inspirazione di pofveri nelle sale di tisici e nelle abitazioni pri vate di tali malati, minore per la inspirnzione di polvere delle strade, di sale chirurgiche, di luoghi chiusi, ove per· poco dimorarono tisici. L'emissione di sputi nei fazzoletti, o sui pavimenti costituisce condizione favorevolissima al disseccamento ed al poh·erizzamento dell'escreato. ~ei fazzol etti il calore delle tasche dissecC(t. gli sputi, la polvere dei quali, quando si scuote il fazz.oleLto, cade sul suolo. In generale però non è facile che i bacilli tubercolosi si dissecchi no, si sollevino nell'aria e sieno inalati. Le vie principali d'ingresso del veleno lubercoloso sono la respiratoria e la intestinale. L'apparecchio .respiratorio per la sua struttura e composizione chimica non permette facilmente la penetrazione di bacilli, sino agli alveoli polmonari. Nell'uomo la tubercolosi ..primitiva colpisce di preferenza le glandole bronr.hiali e polmonari . .Nella r espir·azione di bacilli tubercolosi contraggono più facilmente la malallia coloro, i quali banno precedenti ereditari. Anche privazioni od eccessi. abuso di bevande alcooliche di~pongono alla tubercolosi. I convalescenti od i malati di morbillo, di tosse convulsa. di vaiuolo, d'influenza e soprattutto di diabete, sono piu disposti alla malattìa. I germi tubercolosi possono adunque penetrare con l'aria nell'apparecchio respir·atorio, con gli alimenti poi in quello digerente. Inoltre materi!lli tubercolosi , venuti a contatto delle mucose o penetrando sotto la pelle in seguito ad escoriazioni, punture, ferite ed ulcerazioni diverse possono produrre tubercolosi generale. Allo stato umido degli sputi i germi della putrefazione
NEGLI ESEIIClTI
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distruggono qaelli de11a tubercolosi, perciò l'escreato conservato umido ed allontanato come tale, o sottoposto prìma al calore dì ebollizione de11' acqua, diviene poco o punto pericoloso. Tubercolosi localizzate al testicolo, alle glandole ecc. ecc., possono talora produrre forme acutissime. Uomini adulti, morti per malattie non tub~rcolose. nella media del 30 °/. presentarono all'autopsia focola1 tubercolosi. Nei fanciulli quesl,'l media oscilla fra 30 e 40 °1o. 1\lalatLie infettive (morbillo, vai noto, scarlatt.ioa, influenza, ecc.), altre cause debilitanti (patemi, privazioni, prigionie) e traumi ridestano spesso questi focolai. Il latte di vacche tubercolose e la ~arne di buoi tubercolosi sono un'altra s<>rgente d'infezione per l'uomo. Su 67,017 bo,•i abbattuti nel mattatoio di Lipsia, se ne {f0V81'000 ·13,688 = z0,4 °/o malati di tuberCOlOSi. In Prussia: dal. 'l e aprile '1890 a: l 31 marzo 1891 su 483,721 bovi abbattuti, 30,H8== 6,3°/ 0 erano tubercolosi. La tubercolosi pedata dei buoi è prod,Jtta da bacilli tubercolosi analoghi a quelli della tisi umana. Hn animale tubercoloso, anche a ::1ammelle sane, produce latte con molli bacilli tubercolosi. Perciò il latte non bene sterilizzato e le carni di animali tubercolosi rappresentano nuovi pericoli d'infezione. La tubercolcsi intestin.ale per uso di latte o di caròe è però poco frequente. perchè l'intestino è ben difeso dall'epitelio e dai movimenti peìistaltici, che eliminano il materiale infetto. Più spesso la tubercolosi intestinale è secoild~ria a quella polmonare, perchè cagionata dalla deglutizione di escreato Lubercoloso polmonare. Nel burro i bacilli tubercolosi possono ccnservarsi in vita almeno per uoa ~ettimana.
4~8
SULLA PROFILASSI ORLLA TUBERCOLOSI
I germi tubercolosi delle feci, se non si disseccano, sono distrutti da quelli della putrefazione Utensili per mangiare e bere infetti ed anche baci di tisici possono diffondere la malattia.
III.
Profilassi generale.
La tubercolosi ereditaria esiste, ma è assai rara La sua profilass.i è quasi impossibile, perchè il tisico non rinunzierà al matrimonio. Case abitate da tisici, come pure alberghi e pensioni, che accolgono tali malati costituiscono. un pericolo d'inquinamento e perciò devono essere disinfettati. Utile sari:: pure la disinfezione delle navi e delle carrozze fenoviarie. Gli escreati di tisici devono essere raccolti in isputacchiere, le quali contengano poca acqua, o qualche liquido antisettico. Le sputaccbiere dovrebbero esistere in qualunque luogo, in cui sia riunione di persone. Perèiò . esse sar·anno re~N Iarmente adottate pei tisici negli ospedali, nelle abitazioni private ed in tutti gli stabilimenti pubblici (caserme, opifici, prigioni, stazioni ferroviarie ed altri luoghi di riunione). La trascuranza di tale p;ecauzione nelle case e nei luogb i di cura nuocerebbe tanto .alla famiglia, quanto ai mala!i. Utilissima sarà !a profilassi del tubercoloso in casa, ma di dif-
NEGLI ESERCITI
ficilissima attuazio-oe per lo spavento che desta nel matato questa terribile maiatfia. 1 figli di tisici, oltre il pericolo di contrarre la tubercolosi prima di nascere, hanno quello perenne di contrarla in casa dai genitori. r lìgli di tisici od i tubercolosi incipienti, se fosse possibile, dovrebbero esset'e trasportati in· luoghi elevati di campagna e trasformati in agricoltori o lavoratori all'aria libera. La separazione assoluta dei tisi ~ i dai sani, se fosse possibile farebbe scomparire la malattia, come già fece scompat·ire la lebbra. 1 tubercolosi dovrebbero, possibi lmente, e5sere pure allontanati dalle scuole. Bisogna assolutamente evitare di dor·mire in letto od io camera in compagnia di un tnbercoloso. · Oggetti 'contaminati da tisici (bianchet·ia da dosso e da letto, vestimenta, oggetti di toeletta,_ tappezzerie, mobili) saranno etlbwemente disinfettati prima di essere usati di nuovo. Così pure i fazzoletti di tisici, prima di la;varli , debbono essere per lungo tempo bolliti. I cucchiai e le forcheue, prima che sieno u:>ati da altri, saranng disinfettati con acqua. bollente. Non sì useranno utensili di Lìsici da cucina, o da tavola, se non saranno prima disinfettatr con lunga ebollizione nell'acqua. Bisogna aver cura che oggatti, tenuti in bocca da tisici possano andare in mano ai bambini. Anche i baci sulle labbra ai bambini saranno evitati. Gli oggetti, che Iion si possono lavare; le stanze abitate da Lisici saranno disinfettati. Sarà pure utilissima l'istituzione di ospedali per i tubercolosi specialmen(e in aperta campagna. Nettando allo stato umido le stanze di tali' ammalati~ le carrozze ferroviarie, i tram, le carrozze comuni, le strade ecc.; il bacillo tubercoloso vivrà minor te~po. I payimenti de-
1
4;l0 ,
SULLA PROFILASSI DELL.\ TUBERCOLOSI
vono essere nettati con mezzi umidi e non mai con mezzi atti a sollevar polvere. La pulizia, lo :;polveramento dei mobili di tisici devono essere faLLi fuori dei loC<Jii abitati. Animali bovini, latte coQdensato, burri, carni in consen·a dovr~nno es,ere visitati ai confini per impedire negli Stati l'ingresso ad animali od a sostanze infette (Sormani) . È necessario di proibire l'uso di carne, di sangue e di latte crudo, come pure la vendita di carne e di latte di animali tul}ercolosi.
IY.
Pr.ofilassi militare.
Ai consigli di leva, ai distretti ed ai corpi i medici militari osserveranno attentamente negl' inscritti e nei v~ lontari la conformazione, la struttura e la dilatabtlità del torace. Negl'individui sospetti per abito esteriore la diagnosi sarà convalidata con inchiesta sulla eredità o su affezioni antecedenti gravi del polmone o della pleura. Gl' inscritti sospetti saranno visitati di tempo in tempo, ~d i malaticci saranno segnati in particolare registro, esonerati da alcune delle prime fatiche militari, rinvigot·iti con bagni e docce frequenti. Pei volontari la visita di ammissione ~arà rigorosissi;na. ~ Gl' inscritti gracili, se dichiarati idonei, dovranno pure
'NEGLI ~SE.RCITJ
spesso esser·e visitati agli organi del respiro. rer essi sarà nécessario re.digere particolari note. Alla visita giornaliera, catarri ancbe in apparenza leggerissimi, saranno osservati ed esaminati con la massima cura eri occorrendo, i r·ispettivi individui saranno m!tlldati jn osservazione all'ospedale. Nelle vjsite sanitf)rie i magri ed i pallidi ,saranno sottoposti ad accurato esame . Gli uo· mini di complessione debole saranno eliminati dal servir,io attivo e per e3si sarà tenuto i a gran conto quello ausiiiario .• Sarà evitato. possibilmente, l'accumulo dei militari neJ.Ie abitazioni ed a tal uopo t·iusciranno u.tilissime le casermette inglesi e quelle Tollet. Sarà massimamente curata l'igiene del corpp, delle ve· stimenta e delle abitazioni. Dovl.'à adottarsi vestiario c9'n veniente per l'estate e per l'mverno allo scopo di diminuire i pericoli delle influenze atmosf~riche. Sarà utilissimo favoriv'e il lavoro moderato e s~ranno evitati gli eccessi di ogni specie. La tisi, flagello degli eser,citi, sarà tema di corif~rl}l) ze pei militari e .per gli uffièiali. Negli e:;erciti, ~ebbene si tratti in generale di uomini sani e robusti, pure la media dei tubercolosi, per contatto intimo dì malati, è abbastanza elevata. Nel decennio 11882-1891 i morti per ti si po+monara, in alcnni eserciti, dett-ero, su mille militari di forza media1 seL)uentj risultati : 0,67 Prussia . ·1,05 Francia • 1,05 Inghilterra . 1,H .Belgio Italia , 1,20 ·l ,32 Austria •
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SULLA. I'BOFILASSI DEu.A TUBRRCOLOSI
Se coloro. come fu detto, i quali discendono da tisici sono più disposti aila tubercolosi, anche quelli che non hanno precedenti ereditari possono contrarre la malattia per infezione. come sì osserva spesso negl'indi-vidui che assistono ti sici. La chiamata degl'inscrìlli alle armi dovrebbe aver luogo nella buona stagione e più particolarmeme in ouobre od in aprile. La buona scelta d'inscrilli ed il )!raduale allontanamento di essi dai luoghi di nascita renderanno la lisi meno diffusa e meno frequente. Un'alimentazione buona e sufficiente, un'abbondante ra zione di aria pura, un lavoro moderato e progressivo renderanno più resi~tenti tanto gl' iascritti, quanto i militari. Saranno pure necessarie le disinfezioni annuali dei quartieri, :;pecialmente quando le truppe si recheranno ai campi o alle grandi manovre. Ospedali. - ~egli ospedali ogni individuo, che tosse, do\'rà essere esaminato accuratamente tanto dal Ialo eli:. nico, quanto da quello batterioscopìco. L'esame balterioscopìco degli escreati è indispensabile, perchè spesso scopre la malattia prima del clinico . Inoltre la diagnosi sollecita giova ai malati e all'esercito, perchè restituendo i primi con sollecitudine alle proprie famiglie, aumenta la probabil ità della guarigione. · Per i tubercolosi e per gli emottoici sarà redalla, negli ospedali, una particolareggiata tabella clinica. La separazione dei tubercolosi da altri malati, specialmente di polmonite e bronchite acula e il loro isolamento gioverà così ad essi, come al personale di assistenza. ·
~KGLl
~egli ospedali
RSIIlClU
a radigliooi uno di questi sarà destinato
pei ùsici. I malati tubercolosi non dovranno ritornare dall'aspe· d:tlr ai loro corpi, ma saronno con la ma·sima sollecitudine eliminati, anche se malati di lisi incipiente ed inviati direttamente alle loro case. Se invece l:l loro malauia è molto avanzata e non vi sarà più speranza alcuna di guarigione, allora saranno curati ed a-sistiti negli osi'edali sino alla morte. l couTalescenti di m11lattie acute delle vie respiratorie saranno possibilmente mandati io licenza di convalescenza in ~eno alle loro ramiglie ed al ritorno saranno accu.ratissimamente esaminati di noo\·o. l malati con aiTezioni croniche di petto, anche non tnùercolose, snranno pure con la massima sollecitudine riformati. 13ase della profilas~i della tuhercolosi anche ne~Jii eserciti è la disinfezione degli sputi e degli escreati dei tisici. Gli escreati saranno sempre raccolti in ispulacchiere od in recipienti speciali ed efficacemente sterilizzati o direttamente con acqua bollente, oppure con i vapori <tcqoosi di ebollizione (Kircbner). Hli oggetti di vestiario pol'lali dai malati allòr-o ingresso nPgli o· pc dai i od io altri luoghi di cura saranno rigoro~:tmente disanfettalli. La biancheoria di corpo. o di letto i vestiti di tubercolosi ed ogni altro oggetto che loro appartenga, saranno nettati separatamente. preceduti, se possibile, da ebollizione o disinfezione. A tal uopo riusciranno assai utili negli ospo· dali le la raoderie a vapore. Saranno pure accuratissimamente disinfellati le matera:,'a le coperte di lana, i gnanciali ed i sostegni dei letti dei 28
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SULLA PROFILASSI DELLA TUBERCOLOSI
tubercolosi. Per la disinfezione di ques1i oggetti saranno utilissime le stufe sterilizzatrici. In caso di morte di tisici le biancherie, i letti, le camere dovranno essere disinfettate, come se si trattasse di vaiuolo, o di scarlattina. I pavimenti, resi possibilmente impermeabili con paraffina al petrolio, o con allri mezzi, saranno lavati con vcqua bollente o con soluzioni antisettiche e non mai spazzati allo stato asciutto. La spazzatura delle sale di tubercolosi sarà disinfettata, o meglio bruciata. Le pareti saranno pur·e disinfettate con eflìcaci liquidi antisettici. In generale i luoghi di cura dei tisici saranr~o sottoposti a frequenti e radicali disinfezioni. Il latte tanto pei malati, quanto pei sani dovrà usarsi sempre sterilizzato. Gli eserciti iofice dovrebbero rigorosamente escludere dalla loro alimentazione il latte e le carni di animali tubercolosi.
Conclusioni. Per diminuire negli eserciti le cifre medie di morbosità e mortalità per tubercolosi _è necessario: I. Ridurre al minimo numero, negli eserciti, l'ingresso d'individui tubercolosi o semplicemente disposti alla detta malattia. II. Rendere più. robusti e più resistenti alle fatiche in genert~ le i militari, ed in particolar·e i gracili e gli individui CM precedenti ereditari. III. Impedire con tutti i mezzi possibili che ·i militari, durante il loro servizio, contraggano la tubercolosi.
NEGLI ESERCITf
IV. Eliminare con la massima sollecitudine gli individui ;tabercolosi. Tali scopi saranno possibilmente raggiunti coi provvedi· •menti seguenti: a) Esame acGuratissimo ai Gonsi.gli di leva, ai distretti ed ai corpi tanto degli inscritti quanto dei volontari. con Jfelative inchieste sulla eredìtarietà di affezioni tubercolose o .di altre malattie di petto; b) Visite particolari ed investigazioni, così nei corpi .come negli ospedali, pei gracili ed i malaticci; c) Chiamata degl'inscritti in stagione adatta, e graduale :allontanamento dai luoghi di nascita; d) Lavoro graduale e moderato, scelta di buona alimentazione, di vestiario conveniente e di abitazioni adatte, .evitando in esse accumulo d'individui ; ~) Disinfezioni metodiche delle abitazioni milltari ; f) Rigoroso esame clinico e batterioscopioo di tutti ;gl'individui che hanno tosse; g) Separazione, nei luoghi di cura, dei tubercolosi d.agli :altri malati ; h) Sollecita riforma di malati di tubercolosi incipiente .e di altre affezioni eroniche di petto ; i) Disinfezione degli sputi, degli oggetti di vestiario, ,-della biancheria di dosso e di letto dei tisici, dei locali .da essi abitati e distruzione della spazzatura de!"le relatti ve sal e·; l) Sornministrazione agl'i·nfermi di latte sterilizzato; m) Esdusione dall'ali'mentazione degli eserciti di carni. <di animali tubercolosi.
...
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LA MEDICINA ITALIANA ALL'XI CONGRESSO ~fEDICO INTERNAZIONALE
Quando il Baccelli ebbe ufficialmente annunziato cbe Roma era stata prescelta sede dell'XI Congresso medico internazionale, non furono pochi fra noi i diffidenti della riuscita, e molti, diciamolo chiaro, ritennero arrischiato e fo1.se troppo ardito lo slancio fiducioso del Clinico italiano. Comunque ritardata e anche osteggiata da cagioni superiori ad ogni volontà, l'epoca della grand~ solennità scientifica arrivò, e tutti oramai conoscono quanto ampio ne sia stato il risultato di concorso d'ogni parte del mondo, & come esso abb'ta superato l'aspettazione di tutti e sia riescito a vincere le piu sfidociate ct·edenze. Soltanto chi s'è trovato in Roma di quei giorni può averne l'idea giusta; soltanto chi ha potuto assistere alla inaugurazione al teatro Costaozi può aver sentito di quale vita nova palpitava in quei giorni Roma, il cuore d'halia; può aver provato la grande emozione di veder rivivere, per eloquente virtu di Jabb:o straniero, le piu. graodì figure delle scienze mediche ilaliane.
43i
(;A N!DICINA iTALIANA, ECC.
l medici intervenuti al Congresso possono calcolarsi a circa 8000, dei quali una buona metà trassero dall'estero. Parimenti notevole fu il numero delle comunicazioni antlllnziate, le quali raggiusero la cifra di 2700 circa, e fu· rono in grandissima parte trattate. Il seguent~ specchio mostra il numero delle comunicazioni portate io ciascuna sezione: Comooieazioni Sezione
portata
all'ordmedel giorno Totale
-ESièteNazionati 42
M
2 Fisiologia 55 3 Patologia generale e anatomia patologica 67 4 Farmacologia sperimentale e terapeutica 20 5 Medicina interna i'>i6 Pediatria 39 7 Psichiatria, neuropatologia e antropologia criminale. 72 8 Chirurgia 1H 9 Ostetricia e ginecologia 83 10 Laringologra 25 H Olologia. 18 12 Oft8lmologia ' 67 13 Odontoiatria 25 14 Medicina e chirurgia militari . 37 15 Igiene 74 16 Ingegneria sanitaria 18 ·17 Dermatologia e sifilografia . 54 18 Medicina legale . 22 19 Idrologia e climatologia . 45
102
93 157
63
130
58 225
i8 379 98
1. Anatomia
59
138 186 114 28
25 63 24
35
70 33 44
2i0 360 197 53 4:3
130 49 72 144 51 9'8
47
~9
65
110
Totali . . . ·1091 14M
2521
438
LA M.KOICI~A ITALIANA
Come appare da questo specchio, le scuole italiane Yi son~ rappresentate da un larghissimo contributo, e mentre in altra parte del giornale è detto dei lavori della sezione militare,. nella quale i corpi medici si segnalarono per pregevoli e nu~ merosi lavori, noi qui accenneremo a quelli più imporlanli delle altre sezioni, allo scopo di mettere in rilievo il progresso del movimento scientifico medico in Italia. Ben vorremmo con i nomi degli illustri scienziati che onorarono di loro presenza la ~ra nde festa del sapere, riportare anche lo svolgimento dì tuui i temi ch'eglino traltarono; ma i limiti del nostro gioi"Oale non ce lo con-sentono. Chè anzi nel tessere questo breve compendio pur troppoo non ci sarà dato neanche di riferire delle singole comunicazioni fatte d11i )laestri italiani nelle val'ie sezioni, & dovremo piegarci ~ al solo cenno di quelle di maggiore importanza, La medicina italiana ebbe al Congresso a suoi rappresentanti quasi tutti i clinici d'Italia, e Lutti vi ponarono un concorso cons1derevole di serii studi eseguiti nelle varie scuole. A cominciare da Roma, rileviamo le notevoli comunicazioni del Baccelli, l'una sulla meccanica cardio-vascolare, l'altra sulla malaria. Esse difatti furono coronate da felicissim <l' successo, perchè incontrarono l' approvazione generale7 mentre per un lungo periodo di anni erano state da molti combattute le idee del Clinico italiano. Vale perciò di riassumerle ponendo esse a capo di questo compendio scientifico. Il Baccelli, prese le mosse dai suoi studi giovanili intorn<> alla fisiologia del cuore, ricorda come le sue idee sieno ~tale per circa un. trentennio da non pochi aspramente combat-
ALL'Xl COXGRKS<;O YKDICO I~TER\AZIOXALE
i-39
tute. Tuuavia egli, che aveva tr·atto ·j suoi saldi convincimenti dallo studio paziente della clinica, primo e insuperabile gabinetto di patologia sperimentale, rimase fermo nei suoi concetti ed ora gli è dala l'al ta soddisfazione di osservare, per parte dei clinici, un felice ritorno a quelli, come ne fa fede il magistrale lavoro di l\far·tius compiutosi, non ba guarì, nella clinica del prof. Gerbardt. Il prof. Baccelli dimostrò con argomenti inoppugnabiii come l'az.iooe finale del cuore si riduce al parallelogramroo delle forze. Affermò come gli esperimenti sugli nnimali non riescono a sciogliere il problema del battito della punta cardiaca non potendo il fisiologo trarre le leggi della funzionalitit del cuore dall'osservazione bruta del centro circolatorio di un animale che si dibatte negli ultimi spasimi dell'agonia. Procedendo nella via delle ricerche sempre sulla base sicura dei fatti clinici, egli giunse alla conclusione che la punta del cuore balte nel massimo della diastole e all'inizio deii<L sistole, che la forza circolatoria è sistolico-diastolica e quindi non deve contarsi per sistoli e diastoli, ma per movimenti sistolico-diastolici e viceversa. E questo il movimento enjambé di Spri ng, ossia quando si dilatano le arterie e le orecchiette del cuore proporzionalmeute restringono i venlricoli e viceversa. Nella seconda comunicazione il clinico di Roma con for ma veramente magistrale tratteggiò a grandi linee la questione della patogene~i e delle forme cliniche della malaria al giorno d'oggi . Dimostrata l'erroneità della esistenza del bacillo di Klebs e di Toromasi-Crudeli per opera del .Baccelli, il quale fece vedere per primo che rruel preteso bacillo era dovuto a frammenti di globuli rossi , si deve al medico militare frances" prof. Laveran la scoperta del microrganismo patogeno della
uo
LA \JIDICL'U ITAlJAXA
che giustamente porta il nome di Ernatozoo di Laveran. Con tale scoperta, l' snduzione clinica fatta per opera del Baccelli circa un quarto di secolo prima ave"a la più ampia conferma dal laboratorio. Alla iattura del gwbulo rosso, lesione i3tol•1gica principale nella malaria, segnalata dal naecelli, seguiva la dimostrazione di laboratorio di uno speciale parassita del )!lobulo. Da qui emerge evidente la suprema necessità dell'accordo sempre più stretto fra clinica e laboratorio. Per opera dei geniali lavori del Golgi sulla quartana e su lla terzana il mistero non mai svelato del periodo viene spie~ato con l'esistenUt di due vnrietà para"sitarie di.;tinte, ed ecco la clinica. per opera del Baccelli, dare agli studi del Golgi la più solenne cnnferma colla riproduzione del tipo febbrile genuino mediante ie inocolazioni di san~uemalarico: ottenendosi c11si il tipo quartanario dal sangue lralto da un infermo affetto da qnartana, il terzanario da on infermo colpito da terzana, ecc. Quantunque negli ullimi tempi sieno venuti accumulandosi fatti pregeTolissimi, si domanda il Baccelli, si è con ciò raggiunto ancora il cooce1to sintetico dell'i.nfezione malarica 1 .Non il solo microrgaoi~mo pntogeno, roa le Ol>servazioni clinir.be mettono sulla buona via: chi roglia dominare tuao il quadro clinico dell' iofe~ione malaricn deve tener conto ùi tutto ciò che avviene nell'umano organismo, dall'accesso febbrile più mite alracce$SO più grave, dalla durala più breve del pl'ocesso infettivo alla più pertinace, dai fatti deUa peroiciosità a quelli della cachessia. Congiungendo come si deve l'esperienza clinica all'osservazione microsco· piea e considerando i danni addotti nell'organismo dall'elemento causale malariro si possono quei danni ridurre a due fatti precipui : malari:~, parassita
ALL''{! CONGB.KSSO liEDTCO 1'\URSAZIO'\ALK
Hl
a) Quello della iauura progre·siva del globulo rosso per la presenza di nn parassita che ci vive a carico. Co· testo aLLo nell'infezione costituirebbe l'emodiscrasia morfologica. b) Quello che si fa più profondamente e rapidamente senttre, cìoè il ''er·ar.si nel plasma del sangue delle spore o prodotti di scissione, che costituiscono colla loro tossicità l'emo1liscrasia chimica. Tutta l'infezione malarica, affer ma il Baccelli. nel suo coocello etiogenico s' integra su questi due fatti fondamentali. L' emodiscrasia morfologica, moltiplicandosi io proporzioni più o meno gravi e diverse, dalla parziale distruzione dei globuli, dall a m e~.nmorfosi dell'emoglobina, dalla dispersione delle quantità residue, dall'impedito passa~gio dell'emoglobina in ossiemoj!lobina nei glohuli invasi, va dai <lanl)i redimibili verso la sistematica ipoglobulia ed anemia suhcresceote fino alla cachessia conclamata. )J a Lutto ciò potrebbe avvenire senza accendere di per sè necessariauwnte la febb~. Per converso l'emodi scrasia chi mica, ori~inata dalle spore, che o io gran numero penetrarono primitiçamente nel plasma del sangue o vi si river;;arooo dai globuli di$faui infettaodolo coi loro prodotti tossici, accendono la febbre e danno luogo a sostanze deleterie, ma fio qui indeterminate (emotossina ?J dalle quali è colpito il sistema nervo:;o singolarmente nella sezione gangliomea vasomotrice . Dal lato clinico le forme più gravi sono rappresentate dalle perniciose. La perniciosità è di doppia natura: l'una la forma comitata. perniciosità del sintomo. o indicidua, è i11 rapporto non co n la intensità dell'infezione, ma con la speciale debolezza del so6~etto colpito, su cui l'infezione fa punta maggiore. 1n quest'orjpno ove min ima è la resi-
LA MEDICINA ITALIANA, ECC,
slenza; J'attra. la forma subcontinua, è dovuta tutta aHa intensità dell'infezione e costituisce la forma perniciosa per· eccell~nza, perniciosità del tipo. In questi casi di suprema gravezza Baccelli'1la propostO: come cura le iniezioni endovenose di chinina (·t ) e i risultati che egli somnnica al Congresso sono i seguenti: le · iniezioni sottocutanee danno il '17 •;o .di mortalità, mentre le iniezioni endovenose danno lo zero. È per questi risultati di tanto alta importanza umanitaria che abbiamo creduto di dare la precedenza a questa comunicazione, come abbiamo citata l'altr'a sulla meccanica del cuore, per:chè essa trae le sue origini d~gli stu.dii del 1\'Iorgagni, del Lancisi, del Yalsalva, d.el Testa, vere glorie italiane, le quali, con speciale amor patrio il · Clinico dì Roma non manca di rievocare in ogni suo studio wme fonti pur:issim.e de! medico sapere. (Continua).
{l) Idroelorato di ebinina gr. !, cloruro di sodio gr. 0,075, acqua distillata gr. tO.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
.RIVISTA MEDICA
:a. CllDlca meèllca di Roma. - Un nuovo caso èl1 guarigione èl1 tetano.
Un altro felice successo ha testé registrat.o la clinica di Roma, diretta dal prof. Baccelli, nella cura del tetano con le iniezioni ipodermiche di acido fenico all'l p. cento, trattamento per il primo esperimentato dallo illustre clinico. l limiti del nostro giornale non mi permettono di discorrere ampiamente come vorrei del caso clirrico, ·ch'io ebbi ventura di seguire, e di riportare qui fedelmente e per esLeso le osservazioni giornaliere; ne dirò perciò brevemente e tanto che basti a render palese la efòcacia del metodo curativo. Un giovine vacearo nello scendere in un fosso per ragioni di lavoro si ferisce alla regione tibia1e de!:tra. Dopo un giorno l'at·to sì gonfia, ma egli ricorre ~d un rimediD comune e continua ad attendere alle proprje faccende . Al terzo o quarto giomo appare un dolore eccezionale alla spalla destra, che va poi aumentando di intensità e si estende al petto, accompagnalo da un certo SP,nso di stira mento che in breve si propaga alla metà destra del volto e agli arli inferiori. In tale stato è ricevuto in ospedale dove l'esame obbiettivo rivela che al minimo contatto o rumore l'infermo é preso da attacchi convulsivi penosissimi. Gli attacchi sono presen-
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liti dall'infermo e accompagnati da prolungati moti respiratorii, che si alternano a soste in ispirazione forzata, con va lide contrazioni del diarramma, "' a rapide espirazioni con rumori gutturali aspri .e forte stridere di denti. Nell"attacco il volto è contratto a dolore, la cute fortemente iperemica, gli occhi infossali e serrate le palpebre, turgidi i vasi temporali, sporgenti i masceleri, incordati gli sternocleidomastoidei, teso il pellicciaio, affondata la fossa giugulare. V'ha opistotocco e, integro il sensorio, l'infer·mo comprende e risponde, gravemente però impressionato del male che lo affligge. Nella garuba destra si riscontrano due piccole lesioni di continuo ricoperte da croste rossa~tre. Rimosse le croste, si osserva una delle lesioni quasi del tutto cicalrizzata, l"altra gocciolante un liquido nero sanguinolento. Si di<>infettano accuratamente e si ra<Jchia con un cucchiaio di Volkmann quella suppurante. Nei primi tr·e giorni di degenza in clinica del1'infermo gli attacchi sono fr·equentissimi (ogni 5, 6 secondi) e della durata di 2-3 secondi. Ogni più piccolo movimento, ogni più leggiero contatto, il m1nimo rumore bastano a destarli. L'ali· mentazione è quasi impossibile, e perturbate e penosissime le funzioni del ~ingere e del defecare. Dal primo ~iorno s'inizia la cura con un'iniezione .sottocutanea di un eme di una soluzione di add() fenico all't p. cento e un'iniezione di mezzo eme di una soluzione di morfina all'1 p. cento. In tre giorni l'infermo riceve 42 ctgr. di acido fenico e 21 ctgr. di morfina. Dopo queslo primo periodo l'infermo comincia .a migliorare; gli attacchi vanno diminuendo di inte!lsità -e di frequenza; i dolori si affievoliscono e 'Vanno limitandosi ai muscoli degli arti inferiori; le contrazioni toniche vanno risolvendosi, e l'infermo comincia ad eseguire qualche movimento. Si provvede a ristabilire il circolo fecale e si continuano le iniezioni di acido fenico e morfina per iO giorni ancora. Alla fine di questo che si poò dire 2" periodo, l'in•fermo ha avuto 160 iniezion"i di acido fenico e 115 dhnortìna. Continuando con questo metodo l'infermo va -man mano
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migliora{ldo e dopo altri dieci giorni egli può muoversi liberamente e sedere .nel letto, non ha più quasi stirament~, non dolòri fortemente sensibili, mangia con appetito e dorme tranquillamente. A questi risultati si giunge co,n t.m mese di cura, per la quale l'infermo, in detto p.e riodo, riceve 280 iniezioni di 1 centigr. di aeido fenico e 175 inie~iòoì di 1/i centigr. di morfina. Il trattamento viene continuato per circa altri quindici giorni, con lievi variazioni ed interruzioni, c l'infermo esce di clinica completamente guar ito.
R. H . BoENN_ECKEN. - sùua. etiologia delle neura.lgle del t'l'ig~niJ.Ao. - (Berliner K linische Wochenscltrift, N . 4-i-, 1893}. . La etiologia delle neuralgie del trìgemino è talora molto oscura. Gran parte hanno spesso in queste nevralgte le lesioni de i denti, speciaftmente. quelle d-ella polpa, talvolta coperta da denti all'esterno apparentement~ sani. Il relatore rìfedsce due casi ~i neuralgie del trigemino, prodotte da lesi.oni della polpa dentaria nel prim0 dei quali egli riconobbe il dente malato per trasparenza: con la ltice elettrica; il secondo eon la percussione. Le: nevralgie; sebberre dut>assero <hi lungo tempo, cedettero 's ubito depo che i rispettivi denti dei malati furono trapanati, vuotati della polpa e riempiuti di nuovo. In questi casi le alterazioni patolQg~che deUa polpa erano poco notev.oli. ~ un'~ltera2ione più frequente della polpa é quella_prodotta o da neof.ormazionì di dentina o da incros.tazioui calcaree. Le incrostazioni si psser vano in .denti colpili da carie crconica, raramente in quelli con superficie sap.e. _In questi c.a si l'estr~zione del deate è quasi sempre necessaria. Il relatore ebbe occasione di osservare un caso di tale specie in una signora, là quale guar-1 di ostinata nevralgia dopo. l'estrazione di un dente appar~nlemente sano, ·ma con in·crosta-
RIVISTA 446 zioni calcar i multiple nella polpa. In un'altra signora, che soffriva di ostinatissima ed estesissima nevralgia del trige·mino, il relatore fu costretto aù estrarre tutti i denti, che in apparenza sembravano sani, ma lrapanati si trovarono tutti colpiti da concrezioni calcari delle rispettive polpe dentarie. Conclusioni. - In ogni nevralgia del trigemino è necessario osservare accuratament-e le ~erie dentarie. In primo luogo conviene rimuovere le alterazioni prodotte dalla carie e dalle sue successioni morbose. (Estrazione di radici dentbrie, e di denti malati, che non possono essere più conservati; riempi tura delle cavità esistenti). In 11lcuni rari casi si manifestano malattie della polpa anche in denti con superficie sane (iperemia da compressione, concl'ezioni di calce), che possono cagionare gravi forme di neuralgia del trigemino. La diagnosi di queste affezioni deve farsi con l'esame accurato di ogni ~ingoio dente. (Prove della ~ensibilità alle varie temperature; trasparenza del dente alla luce; !rapanazione d~lla cavità contenente la polpa). Per la trasparenza alla luce è da notare che le polpe deotarie sane danno un colore roseo, quelle malate, oscuro.
c. s. Le emorr&gi e g&stro-lntesttnali nelle o&rcllopatle. S r..wAUX. - (Journal de médecine et de chtrurgie, ot·
tobre, 1893). Il dottor Stavaux ha studiato quesia complicazi-one abba's tanza rara che può creare, jn alcuni casi, un nuovo pericolo per i cardiaci. Queste emorragie possono spiegarsi in diversi modi e sono dovute a diversi fattori. Nell'endocardite vegetante predomina l'embolismo; l'Allerazione del sangue rimane in seconda linea. L'embolismo dello stomaco è eccezionale; quello della mesenterica superiore si osserva più comunemente. L'embolismo non deter· miua sempre l'emorragia.
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Nel corso delt'asislolia, i fenomeni -di sta.si, congiunti alla discrasia sanguigna, spiegano l'emorr.agia. Questa avviene piuttosto nello .stomaco. Nella fàse d'inizio, le emorragie riflesse possono riscontrarsi, e forse anche certe gastro- enterorragia dette idiopatiche, osservate nell'assenza di isterismo e di soppressione di una emorragia abitu~le (mestrui, flusso emorroidario)lasciando da parte il cànct•o latente o la cirrosi nell'inizioriconoscono in principio una cardiopatia IJOn ancora constalabile. L'accidente in s è stesso nç>n ha nei cardiopatici una sintornatologia particolare : è la sua circolazione che è interessante di stuJiare : ora, le emorragie gastriche od intestinali dei cardiaci si comportano molto differentemente come andamento e .c ome gravezza. Ora :l rigettamènto si fa d'un sol colpo, ora esso si ripete con una tenaeità variabiie per due, tre giorni e fino a dieci giorni. Or·a l'emorragia é fu.l minanle, ora essa ucciùe in qualche ora; ora essa comincia insidiosamente, aumenta a poco a poco fino a diventare inquietante, pericolosa o tutto ad un tratto prende un'intensità mortale, ora al contrario es~a ~i attenua, poi cessa: il mal~to rimane in uno stato. di anemia molto pronunciato; la convalescenz.a è lunga, soventi penosa. L'accidente può ripro4ursi 15 giorni, 3 me!'i, 1.0 mesi più tardi. In un caso, esse si è ripe-tulo per due anni ad inter-· vani di 15 giorni; in uo altro, 4 volte in due anni e mezzo. Queste recidive sono talvolta mortali; però è stato notato che esse possono interrompersi e non più ricomparire. La guarigione può essere definitiva. Stavaux riferisce una se:rie di o~servazioni in cui tutti gli esili sono stati osservati, dalle quali risulta che il pronostico ~i può considerare come in generale m<llto grave., ma questa gravezza però ,.Yaria in ciascun grupp9. 'Le ~ ematemesi dell'inizio dei cardiopatici non sono sempre riconosciute, qualunque sia la loro conseguenza. Il più spesso, esse sono passeggiare e nulla implicano di manifestamente increseevole per l'avvenire.
RIVISTA 448 Le emorragie gastro- intestinali per congestione passiva, talvolta poco abbondanti, possono anche emendare momentaneamente lo stato generale con la deolezione del sislema veooso. Tuttavia, esse denotano una certa gravezza òella cardiopatia e dimostrano che 1'8 lesione, fino allora compensata, entra in una nuova rase e si avvicina al periodo di asistolia.
Sopra un caso cll oolera astatico per Infezione contratta ln laboratorio. - (B~rliner klinische Wochenscltri(t, N. 51, 1893).
LAZARUS. -
Metchnikoff nel fascicolo seLiimo degli Annates de l'Institut Pasieur di quest'anno ha riferito sopra un caso genuino di colera asiatico, avvenuto in individuo, che, a scopo sper·imeotale, aveva ingoiato una terza parte di una coltura di bacilli colerigini, di 20 ore di sviluppo a 36• C, in un tubo di agar glicerinato. Il relatore riporta la storia clinica di un assistente medico dell'ospedale 1ioabit in Berlino, il quale, sofferente al,itualmente di di:.::turbi gastrici, neli7, 18 settembre u. s., si ammalò di colera leggero, che terminò con la guarigione. Dal 7 al 21 settembre all'ospedale .Moabit n0n ricoverò alcun malato di colera per cui rimane ~scfuso che il dottore abbia potuto conlrarre l'infezione dai malati direttamente od ind.reuameote; ma siccome egli da luo!Zo tempo lavorava nel laboratorio di batteriologia con collut'e di colera, cosi il relatore argomenta che la malattia sia stata cagionata dai vibrioni del colera da lui coltivati. Il siero di sangue dell'individuo, che ebbe superato la malattia contratta artificialmente, acquistò, come si osserva nei guariti di colera, straordinario potere immunizzante. C. S.
O DI CA.
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Le o~verne della base del polmone e loro diagnosi. JAccouo. - (Gazette des H~pitaux, X. 105, 1893).
Trovasi nel riparto dell'a utore t.n malato, dell'età di 29 anni, il quale é in apparenza un lisico comune. Egli presenta ai due polmoni· segni di tubercolosi, più pronunciati però a siuistra. Ma mentre che alle due sommità non si constatano che segni d'infiltrazione e di rammollimento, alla base del polmone sinistro esiste una caverna molto netta e di considerevole grandezza. Questa sede anormale sorprende a tutta prima, ma i sintomi sono cosi evidenti, così completi, che la sua esistenza non può mellersi in dubbio. I fatti di questo gener e, senza essere comuni, ~i riscon trano di tanto in tanto. La loro diagno~i e soventi mollo dirficile, sopraUutto quando le lesioni delrapice sono meno evidenti che nel malato in parola. In questo stesso all'inizio, fino a che resamP. batteriologico non ha dimostrato la pre· senza del bacillo tubercolare, l'autore è rimasto esitAnte. In fatti, lo stato generale era in lui relativamente buono, es~endo l'individuo robusto, non cachettico. Quali sono le diverse affezioni che pos;,ono, all'infuori della tubercolosi, produrre queste caverne della base? In prima linea. la bronchite cronica con dilatazioni dei bronchi a forma cavitaria. Prima della scoperta del bacillo di Koch, gli ert·ori di diagnosi di questa forma di dilatazione con la tubercolosi dovevano essere frequentissimi. Si riteneva che queste dilatnzioni cavitarie fossero l'appannaggio di un'età avanzata, e che in esse vi rosse un elemento di diagnosi differenziale con la tubercolosi, affezione dei giovanj. Ma •!uesla 0pinione era assolutamente erronea. L'autore ba osservato uno dei piu bei casi di dilatazione dei bronchi a fot·ma cavitaria in una ragazza di diciannove anni, ma essa era così robu.-;ta, così fi.:>rente in salute, che si pensava di primo acchito piu volentieri alla bronchite cronica che alla tubercolosi. Gli esami batteriologici ripetuti più volle furono sempre negati vi dal punto di vista dei bacilli.
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l precedenti 1norbosi del malato in discorso nulla offrivano di speciale che potesse far pensare al catarro bronchiale cd alla dilatazione dei bronchi. Ma i precedenti professionali erano molto interessanti. Per >ari anni, questo individuo ba abitato Ja camp~gna e fatto il mesLiere di trebbiatore di grano, profe:;sione eh~ espone a polveri molto dannose pee il loro volume. Posc1a egli ha lavorato io una fabbriCd. di concimi avendo per principale occupazione di impaccare i concimi, altra profe!"sione a polveri molto nocive. Infine io questi ultimi temp1, egli era stato opl'raio io una fabbrica di margarina. esposto continuamente all'umiditA. Questi fatti erano 1mportanli dal punto di vista della bronchite cron1ca. iité essi lo sono meno dal punto di vista della caver na lubercolosa e della sua sede anor ma le. La seconda aft'ezionP cbe può dar luogo alle caverne della base è la polmonite terminata con un ascesso e guarila lasciando una caverna. Nulla ne:..:li antecedenti del ma1aLo ci permelle,-a di pensare a questa ''ar1elù. )\u]la ci permetteva di ammettere una eaverna, reliquato di una gangrena polmonare ter-minata con un ascesso e guarita. Xulla infine ci per melleva di ammettere un ant1co focolaio di apoplessia polmona re~ la quale può anche produrre caverne della base. Un alLro gruppo di affezioni molto più ra1·o è costttuito dalle Ci$li del polmone. Quesl8 cisti possono essere di tre variei.A. Le cisti sebacee sono rarhsime; esse banno un interesse teorico molto grande dal punto di "ista della dottrina dell'eterotopia, ma non hanno importanza cl mica. Anche le cisti semplici sono molto rare. Le cisti idatiche sono più frel}uenti. L'autore riferisce il caso di un giovane, il f'}Uale, dopo aver eliminato con l'e;:pellorazione una cisti idatica del polmone, ha conservato una caverna della base con sintomi mollo interessanti. La cicatrizzazione era perfetta; non esisteva alcun segno di gorgoglio d'umidi lA, la parde sembrava di una secchezza estrema, l'anforismo era perfetto. Ma in simile caso, se l'esame batteriologico negativo permette di e...<>cluder·e la tuberwlosi, l'affermazione èella cisti idatica non pub esse1·e basata che sopra i caratteri dell'espeltoeazione
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io ua certo momento, sulla presenl!a di false membrane e di uncini. Restano infine le caverne 't.nhercolose della base, come quella che si osserva nel caso in discorso. Anche quan1lo l'apice e sano, come talvolta si osserva, la loJ'O diagnosi è oggidì facrlitata dalla r icerca del bacillo. Ma vi è un punto della loro storia che merita di essere segnalato. Queste ca· verne, infatti, non si osser·vano che nelle due forme di tubercolosi bene speciali, le tubercolosi d'origine professionale e le tubercolosi d'origine pleuritica. Il caso in discorso appa•·tiene al primo gruppo. Vi è stato oel malsto, prima della tubercolosi, un vero traumalismo del polmone prodotto dalle polveri. Quelle dei cereali sono relativamente poco irritanti malgrado il Joro volume. Le polveri mioerafi e metalliche sono molto più offensive. La forma tisiogena delle pleuriti è anche una delle cause, anzi la più frequente. delle caverne tubercolose della base. Infatti, le lesioni cominciano a livello del lobo inferiore, punto affetto dalla pleurite, punto in cui dopo l'assorbimento del versamento si stabiliscono le aderenze. lin fatto abbastanza sin ~ola re è che queste caverne d'origine pleurili~a occupano quasi esclusivamente la base sinistea.
.Ditlla coesistenza. della. febbre tifoidea e della tuberoolosl polmonare. - LotSON E StMONJN. - (G~ette des Hòpìtaua:, X. 119, 1893). Conclusioni. - t• La rebbre tifoidea può sopraggiungere negli individui in preda alla tubercolosi, vale a dire che non vi ba anta gonismo fra le due affezioni, come sostenevano per L'addietro molli me dici; ~· La sopraggiunzione della febbre Lifoidea può dare una -spinta alla tubercolosi preesistente, e quesfullima può rimanere latente e non rivelarsi che all'autopsia; ~ La diagnosi della tubercolosi non é sempre facile a farsi nei lifici durante il periodo allivo dell'evoluzione della febbre tifoidea
RI\'JS TA
La ~5coperta dei bacilli di Koch negli sputi pel'mellera distinguere sicuramente le lesioni polmonari tubercolose~alle lesioni polmonari tificbe, potendo queste ultime localizzarsi negli apici e manifestarsi CtJD segni clinici analoghi; 4• ~ ei casi in cui esiste il dubbio fra la febbre tifoidea e la tubercolosi acuta a forma tifoi.tea, benchè i baci111 di Kocb si riscontrino negli sputi, non si potra Pscluderè la diagn(lsi di tubercolosi acuta che quando giunge lv morle. Le le~ioni delle plac<:he di Peyer· e l'isolamento del bac1llo di Éberth nelle culture di milza permellono allora d·afit~r mare l'esil'tenza dell'infezione mista tifo- tubercolare. Qualche voll.a, però, il bacillo di Éberth si constaterà nelle culture di san~ue estrelto de una puntura retta al diw del ~nalato. In queslt casi la diagnosi di tifo-tubercolosi potra essere fatta dur·ante la vita.
Sulla tuberooloat Sunto di KoRT MCLLEH (Centralblatt jur Bnkteriologie und Parasitenkcmr/e.
LANZ1 OTTO e de QuERVAI.N, FRrTz.
muoolare ematogena. N.~. 189:3)
Le prime relazioni sulla tubercolosi primar1a ematogena della mu:::colaturu striata ue:l'uomo apparlen~orono ad Habermaa~s. Miiller, Delorme e Reverdin alle quali deve aggtuogPrsi la relazione di Moulé sÒpra un'osservazione fatta nel porco. Piu frequentemente è stata descr1tta la tubercolosi del mioc.ar lio (Schotfler 12 e •l Allendorf 21 casi). La tubercolo,i muscolare secondaria, cioè la trasmission e diretta della tubercolos~ tla un mu~colo ad un orzano vicino, non é certo molto frequente, ma neppure molto rara. l r elatori riferiscono sopra otto C8"i di tuber colosi muscolar e primar ia cos\ d1visi: fo Xodi isolati nel palmaris Tongus; dia!mO"i confermata dal reperw tip1co istologico; :2• Parecchi piccoli nodi nello sternoeleido mastoideus; confermali dalla pre<>enza dei bacilli: 3° Focolaio caseoso oel terzo ventre del musèulus jlexor
lfROICA
digilorum sublimis; risultato i ~tologico positivo, altre affezioni tuher<'Olose nello stesso paziente; .io Pir,.oli nodi csseifieati nel musculus jle:cor digitorum sublimis riRullalo islologtco positivo ed esperimento ne~li Animali; 5• Nodi della f!raodezza di noci nel musculus obliq. abdom inter . ; la diagoo!"i fondala sui particolari fenomeni clinici apparve assai verosimil~; s• :-:odi della gt•andezza dj ll0Va di gallina nel if'iCepll braehii; r•sull&to islologico posi ti vo; 7° Nodi nel eucullar is in un tisico che non sr fece operare; So Due nodi nel laiissimus dorsi in un malato di lupus, il quale uon -ço1le lasciarsi operare. Da queste osservazioni deriva che la tubercolosi muscolat·e pr•imarie è molto più frequente dt quello che generaluwnte :::i ritiene, anche concesso che sia rara. Per la dtagnosi differenziale bisogne principalmente prendere in considerazione la gomma muscolare; serve per la diagnosi l'anamnesi, lo stato generale e specialmente l'tnutìlitA di Ullll cura antlsitìlttiea. Nella tubercolosi ìnollre si ris<4>nlra una forte dolorabililà di lunga durata. Più facile è la diagnosi differenziale con tumori benigni e maligni Rari sono gli echinococchi mu"colari, pos~ibile l'akti· notnicosi (K6nig, lsrael). Nello stadio di ascesso raramente si res terà rn dubbio sulla natura tuuercolosa di un focolaio; qui sarà diffi<'ile solameut~ determinarne la provenienza, poiché il focolaio può dipendere dalle ossa, daJie glandole, dalle guaine tendine~. La terapia, tanto se si tratta di un nodo tubercoloso o di un asce""o, rimane eguale; il mezzo migliore é l'escissione d •l tumore o dell'mtero sacco. Il ma!""aggio, per il pericolo dPlla propagazione dei germi é pericoloso. Sulle cause che possono influire sull'alSportazione del tumore de,:e ess~>re presa io considerazione la funzione dei muscoli lesi che può essere compromessa dalla perdita di sostanza e daJle successi,·e cicatrici.
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Anche negli ascessi si ricorrerà raramente alla lunga ec1 infida terapia delle iniezioni. La pro~[nosi tanto relativamente alla funzione, quanto nguardo alla recidiva è favorevole, purché reslirpazione sia est·~uita presto.
C S. HowaRO MARSH. - L& aemelotloa delle malattie dell& oolonu& vertebr&le - (T/te Lancet, selt. :1 93). 10 Cur~awrc che s' inconr rano nei primi anni della cita. La malaltia di Potl é più comune fra il a• e 10• anno, ma puo cominciare nel primo di '"ila. ed allora i intom1 di ri-
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gidita, oolore, non st scovrono, e l'attenzione del medico e dei parenti è richiamata solo dalla curvatura che avanza raptdameme da produrrt: irreparabile deformita iu due o lre mesi . Allora bisogna collocare il bambino io posiziotte orizzontale, quanlut que ,;ia dirficile il cooc:ervarla a lungo per i danni che ne derivano alla re,.pirazione ed alle funzi oni addominali. • L'altra forma dt curvaL•1ra fre'Juenle nei bambini è la ra· chilide, ed allora se si situa il bambino in posizionè pr ona, la colomta verlebrale può ~~ere l'addrizzata col semplice uso delle mani, senza alcuno !'fOt'ZO. Sia che si tratti di scolio!'i o di lordosi, il miglior traltamenlo i! utl'abbonda:~le dieta lattea, succo di carne, arta libera, e posizione or1zzont.sle con delicato massaggio, poichè gli apparecchi ortopedici fann& tutti cal tiva prova. 2o Carie spinale lenta. - Qui la sinlomiLologia è 'aria, giacchè in alcuni mdiviùui si han dolori, l'igidìla e disturbi funzionali cospicui, mentre m altri non si nola cbe la sola ri~dilà, e la crescente deformità angolare. In certe luberoolo~J della vertebre la flogosi che si desta è flogosi plas tica,. ed in pochi mesi finisce i n uoa solida anchilosi, che da1 profani viene a torto a ttribuita alruso dei busti e dei sostegni ortopedici. ~ T umori malif}ni - l sarcomi della spina sono stati più
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volte confusi col tumore formato dalla cal'ie tubercolare, e quando erano rammolliti, sono stah equivocali con ascessi tubercolari, m1;1 all'apertura non è venuto fuori che del sangue, e gl'infermi sono morti iu breve tempo. I carcinomi sono spesso la ripetizione di cancri deUe mammelle, e di allri organi, e si annunziano con rigidità, dolol'i vivi e lancinanti, e solo in seguito la spina si derorma. Però il corso dei carcinomi è più rapido che non la malattia del Pott, e la paralisi degli arli uno dopo l'altro è molto comune, unita all'incontinenza delle orine e delle fe~cie. 4° I casi di sifilide terziaria della colonna vertebrale sono mollo val'Ì, ed occorrono soLto forma di osleite e per10stite. Gl'infermi accusano rigidezza, dolori notturni, impos~;>.ibilila di stare in piedi. Le curve spinali si esagerano, i movimenti non sono dolorosi, la cura iodica produce migliorament.i rapidi e sensibili.
PoTAJN. - Sul movimenti della. auperilole del cuore. (Dal Progrés M édical, N. 44). Il Potain presenla. all'Accademia delle scienze di Par igi uno studio sui movimenti della superficie del cuore, importantissimo per l'interpretazione dei rumori cardio-polmonari rilevati dalla clinica. Tulti i movimenti furono esplorati su animali, col torace aperto, e mediante nna particolare disposizione istrumentale, che perm.-tteva di raccogliere alla fine, in ciascuno dei punti della superficie, gli spostamenti avvenuti secondo ciascuna delle dir~zioni dello spaz.io. Da uno studio minuto ed esatto eli questi singoti movimenti, paragonando i caratteri delle loro Lraietlorie con quelli dei soffi anorganici che si sentono nell'uomo e sovenle negli animali, si trova: lo Che la loro ampiezza è predominante appunlo dove questi rUJoori si sentouo per lo più colla maggiore intensità, cioè al davanti delr inlundibolo e della faccia anter iore del ventricolo sinistro;
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2• Che la loro direzione è m tali punti particolarmente adatta a produrre s ul pr•mo una viva a!:pirazione durante la srslolè, e~sendo esattamente normale al piano dPlla SUl\ faccia profonda, mentre c!te vi è quasi par·allela nei punti dove tali rumori abitualmente non si producono; 3° Cbe rl sistema del rumore è esso pure in rapporto colle ,·ariazioni di velocità del movimento. Là dove il rumore è sensib.lmente continuo, il movimento distolico è di velocità u~uale e costante. Davanti al ventricolo sinistro, invece, dove il rumore non occupa che la parte media della sistole, la parte media soltanto rlel movimento è rapida e capace di produrre il soffio: la prima e l'ultima sono lente ed afone; 4° Infine, alla punta do,·e si sentono due sorta di soffi, interni ed esterni alla medesima, i primi, per<'epili d'ordinario solo alla tine della sistole, sooo in r11pporto col ritiro rapido che in quel punto Ila luogo solo 10 quel momento: gli altri. esattamente si"tolici, t·bullano la un rapiJo movimento rli trasi6ZIOne verso destr·a, che fa il -vuoto a sini~tra e che è esso stesso esattamente sincrono colla sistole.
Oreoohionl sottomasoeU&rt. - (Brit. M!d. Jourfl.. 14 ot-
tobre 93). Il dollor Wertheiml'r (Miln.eh. med. Woclt. 2!) a~oslo 93) nota che è ~eneralmenle ammesso il fallo eh~, ollre la parotide, le altre glandole !"&li vari possono essere affette ne~li orecchioni: pertanto si é prestato a ciò poca att~nzione sicché su i7 casi. 6 volte si trova notata la glandola sottomasceldare e 1 volta sola la sottoliogusle. Egli riferisce in e:r!tenso uno dei tre casi di orecchjoni :sotlomascellad da lui ultimamente osser\·ati. Un fanciullo di 8 1/ 1 anni ebbe tumefazione della glandola sottomascellare destra: la parotide rimase inalterata. Al 3- giol'no la soltomascellare sinistra cominciò a tumefarsi; la temperatura var·iò da 38° a W C. e vi ru. mancanza di appetito, cefalea, insonnia, ecc. All'SO giorno la temperatura cadde e la tumefll2:ione cominciò a scomparire.
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DICA
Quindici giorni più tarJi la madre ebbe un atLacco Lipico di .orecchioni. Le tumefazioni simpatiche delle glandole cervicali, la periostite del mascellare inferiore da denti cariati, l'angina .ii Ludwig, e cc. debbono distìngnersi tlagli orecchioni sottomascellari. Wacherl'iferisce 4 casi d'orecchioni occorsi nella medesima famiglia in cui esisteva sola tumefazione delltl sot· tomascella1'e con integrilà della parolide. Egli uon dubitò punto che si tratt.asse di orecchioni epidemici in cui Ja sottomascellare ave,•a usurpato il posto della parolide. Ne fu ~tTetta prima la madre ed in seguito tre altre persone della medesima famiglia. G. G.
Sulla f'ull:doue dello atomaoo n&Ue malattie del fegato - I. LEVA. - ( Virchow's Arch. e Centralb. jilr die medie. Wi8&enseh. n. 50, 1893). in un certo numero di malallie primarie del fegato senza compromissione dello stomaco furono esaminate le funzioni di questo con un metodo uniforme e specialmente riguardo si seguenti punti: jo Ricerca del tempo di assorbimento riello stomaco dopo la somministrazione di una cassula di ioduro di potase:io (Penzoldl e Fa:ber) ; 2° Ricerca dell'acido cloridrico del !!U?"o ga strico dello stomaco trt1 ore dopo un pasto di prova (zuppa, carne e un panino bianco) quasi esclusivamente eol reagente del Giinzburg; 3t Determinazione dell'attivil.à moloria dello stomaco col metodo del salolo di A. Huber. Queste r icerche si estesero alle malattie qui sotlo indicate. 1. Carei~oma ciel fegato e della vescichetta Qiliare. - Nel carcinoma il tempo dell'assorbimento nel maggio1· numei'O dei casi è più o meno r allentato; il che non sembra pero una diagnosi differenziale senza importanza. In quanto alla produzione dell'acì{!o cloridl·ico, essa è tanto varia che per la òiagnosi non se ne può tenere conto.
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L' allività motoria dello stomaco si discosta dallo s l.alo normale. 2. Echinococco multd.oeulaT·e del fegato (1 caso). - Si notò che mentr·e la separazione dell'acido cloridrico era quasi normale, il tempo dell'assorbimanto si mostrava consrderevolmente ritardato. 3. Cirrosi epatica. - In alcuni casi non molto gravi la funzione dello stomaco apparve quasi normale. Io molli altri leggieri e gravi esisteva Ju dimint:zione od aumento della acidità ed inollre più o meno grande rallentamento del tempo di assorbimento. i. Colelitiast. - A causa del resultato molto variabile non si poté trarre alcuna conclu;;ione. 5. ltieruia catarrale. - Le funzioni dello stomaco sono sempre depresse. Per lo più munca l'acido cloridrico libero e il tempo dell'assorbimento si mostra rriolto ritar·dato. Solo col dileguarl'li della itterizia si ristabiliscono le funzioni normali dello stomaco. 6. lperemia del fegato. - Le funzioni dello stomaco sono integre del lutto.
Sulle neo formazioDldel cuore. - PAYLOSKI. - (Bolnitschnaja Ga,:. Botl;ina e Centralb. fu r die medie. Wissensch. n. i9, 1893).
Questo lavoro contiene la descrizione di un caso di mixoma dell'atrio smislro che cadde sotto la osser vazione dal P. ed inohre una breYe analisi th tutti i casi fino ad ora conosciuti nella letteratura di neoror mazioni polpose dell'atrio sinistro. Tutti questi 11 casi, compresa la osservazione propria del P. sono racrolti in un quadro. Il caso da lui ossenato riguarda una donna di 55 aoni stata prima sempre sana, la quale alta visita si lamentava di palpitazione d1 cuore, senso di oppressione al torace, mancanza di respiro, tosse, deboltlzza geAerale, insonnia e di tanto io tanto disturbi della deglutizione. All'esame del Lorace ~i osserv~ ad ambedue i lati
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dello sterno un incurvamenlo delle estrem1tà sternali delle seconde coste AumentatA la ottusità dell'ar~:a cardiaca, l'urto della punta debole e ù1ffu.,o, i toni del cuore oscuri; alla punl.a un debole e dolce rumore sistolico. Il pol"O piccolo ed ~guale nelle due radiali. Alla percussion6 c alla ascoltazione dei polmorll, nulla si nota di particolare, oon cillnOsi, temperatura normale. Sul fondamento dei sintomi obiett1vi ru falla la diagnosi ùi dilatazione del cuore, dappoicbè M dovevasi suppol're la esistenza di un impedimento alla circolazione, né la sua sede, né 11 ~uo carattere potevnsi determinare. ~el corso della malattia furono carallerist1ci 1 -,eguenti fenomeni: 1) Paresi nel territorio ora d1 uno, ot•a di un sllro nervo o di alcuni 1•ami, il suo pronto apparire o il qual'i egualmente pronto suo ~corupar1re. un rre 1uente r11pido avvicendarsi di 'JUesti fenomeni, p. es., l'improvviso comparire della paresì del Jato sinisll'o della faccia e !~COmparsa ùella medesima il st:lguente giorno e succedere a queJia la paresi del Ialo deslro, rapido compal'ire e disparire Jella diplopia. de-i disturbi della parola e dello. deglutizione. 2) Accessi di breve duro la di palpitazione di cuore e senso di ~otrocazione che erano accompagnati da ciano~i. da profuso sudore e pas~eg:!!iera perdita della coscienza ; questi accessi cessa>ano prontamente senza quasi lasciare alcuna traccia. :1) Esistenza del rumol'e sistolico nella posizione coriCAta e lo scomparire di que"to rumore nella posizione assisa del malato. 4-) Un umore struordinariamente variabile. 5) La grande ostinazione del malato nel I'iflutare di prendere la posizione seduta. Con l'aumentata debolezza, la tosse tormentosa e ~-tli spurghi sanguigni, il malato dopo breve tempo ce!'sò di vivere. R eperto cadaoerico: Cervello edematoso e povero di sangue, non mostra nè embolie, né emorragie, nè alcun focolaio di rammollimento. 11 cuore ingrossato; alla apertura della metà sinistra del cuore apparisce nell'atrio ~inistro una neoformazione peduncolare di forma conica e di configurazione acmo~a, costitUila da più lob1, come a un grappolo d" uva. Nella posizione verti-cale del cuore, lu parte inferiore ùel tumore penetra nell'interno del ventricolo sinistro attraverso l'oslro atrio ventricolare. Nei polmoni sono nodi emorra-
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gici; ìl fegato, la milza, i reni in con1iiztone di stasi. Il reperto della sezione cadaverica spiega solo in partl'l i fenomeni durante la vila, ma non tutti, non quelli, p es., delle "ariabili paresi. I l tumore nella posizione orizzontale del malat.o determina una insufficienza della mitrale, poichè impedisce la regolare chiusura delle valvole; al -.;Onlrario nella posizione assisa del malato vale, a dire nella postzione "erlicale del cuore~ det~>rmina una stenosi dell'oslro sinistro. La mobilita do! tumore spiega da una parte il suo str ozzamen lo, onde sono prodotti gli accessi di soffoe&Zione e dall'altra, per la miJrolare afflusso del sangue arterioso ai centri nervosi, 1a var iabile disposizione dei malati . La emoltir-i e i nodi emorragici nel polmone clebbonsi riguardare come infeste da st.asi. Dalle considerazioni generali sulle neoformazioni del caore sj rileva cbe il Pavloski non crede possibile d i dare una caratteristica generale delle oeoformaz.ioni del cuore; egli propone una nuova via allo studio di que.sto soggetto ed é di r accogliere ca~i a naloghi in un groppo e analiz.zarli. Per cominciare egli ha l'Cel~o il g ruppo delle neoformazioni polipose dP.ll'atrio sinistr o, poichè esse non solo hanno i sintomi generali dt-lle malattie del cuore J>ìoistro ma anche, a cagione della loro mobilità possono dar luogo a fenomeni affatto parlicolari. IJ P. noo crede possibile stabilire. una dia· gnosi precisa in ,·ila; però non da a questo grande importanza per la eccessiva rarità di tali casi.
muminazlone elettrica dello atomaoo.- (Brit. M ed. Journ. - 21 ott. 1893). I dottori Kuttner e Jacobson (Berl. klin. Woeh ., N. 39 e -40, 1893) riferiscono i risultati delle loro investigazioni fatte a1 riguar do nella clinica del prof. Ewald. Essi fecero uso dell'apparecchio di Einborn, cvsliluilo da una sonda g~ strica terminata ad un estremo da una lampadina panciuto, e all'altro da un congegno per fissare i fili. Esperimenti di controllo furono fatti antecedentemenLe sul càda,<ere. L. in-
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traduzione di quec.;to diaranoscopio non dà luol!o né a pericoli, nè a difficolli, Il pazrente puo essere e><amìnato ìn pied1 o corica!o, e non vi ~ bisogno di una camera oscura quando si può limitare la luce d1urna. La precedente la\""atura dello stomaco non è necessaria. A far !li cl1e r irnmagine dello stomaco proiettata sulle paret1 addominali sia la più chiara possibile. è nec<lssario imrodurrP, in que~lo, 1 o '1 1/ 1 litri d'&CfJU&, e ~li autori uanno m oàiHcato l'apparecchio tli Einhorn anche per f)llesto scopo. L' immugine cangia posidone e si muove in allo ed io basc::o coi movimtlnti respiratori. Anche gli intestini vengono illuminati. ma la loro immagine si di"llngue da quella dello stomaco. E<::sa può 'enir coperta dal fe,!alo, eia tumori addom•nali. o dalle f eci contenute nell'iotestìno.
Kuttner e Jacob<~on hanno dimostrato sperimentalmente cbe la luce può paf'sare attraverso un tumort> spe~~o cen-
timetri 1 1/ 1 . ln rea ltà, "Solo il contorno lalera!e ed infel'iore dello stomaco possono vedet'Si. Nell~ gastroptosi, Jo $l0maco s ttbbas~a, e così tutta la pul'te anterto1·e può c~ ...ere illuminata e il coutorno superiore ~i rende vi::;ibile. Il surricordalo movimento r espit·atorio puc\ mancar'e, e co:-sl essa !<i distingue dalla dtlatazione in cui il movimento continua. Quanto a lumors, rurono esaminali clue casi, I$Ìa prima ct.se dopo la morte; ma si in questi come in allri, i tumori poterono ejl(sers diagnosticati con altri meto.Ji ,palpnzione,ecc.). Kollner e Jacobson pon~ono la qJestiotJe "e la gastt·odtafania può rendere piu facile la Jsagnosi delle malattie dello stomaco, prodotte da tumori. Essi rispondono aOcrmaLivam~nte... poiché l'iportano un ca"o in cui essa fu falla solo con •Juesto metodo (e l'autopsia lo confermò), e tre altri, in cui fu falla anche non ostante l'assenza dr altri sintomi.
G. G.
IUVISTA CHIHUHG ICA
Sull' e ohinooocoo d el reDl . klinische Wocltenschrift, ~- 35, li<93).
KARE\VSKI. -
-
(Berliner
L'echinococco del rene nella serie di frequenza viene immediatamente dopo quello del fe!!ato ~eisser ne enumera 80 ~si, Davaine 30, noberts 63, nel re!'IOCOoto di Madelung ì, inoltre nella letteratura si trovano rammentate alcune allre osservaztoni. I l pni delle volte la ct:;ti si apre nel bacinetto renale e conduct! agli stessi fenomeni, prodotti da altrt corpi estranei nei reni. ~t!i 63 ca'-i di Rober·ts, avvenne questo 52 volle. Mollo più raramente a'·viene che un echinocco del rene, senza vuotarP il liquido nella ''e:scica con l'orina, cresca sino ad un lumoro relativamente grosso e sotto smlomi oscuri, <lhe non danno alcun indizio !mila nalul'a del tumore, semplicemente s·impooe quale tumore del t·ene, e solamente all'operazione, e talora soltanto dopo •Juesta nei preparati è riconosciuta la sua vera natura. Un caso simile è nat•rato da Hickeldeyn nelle contribuzioni dei medici meclenburghesi sulle malattie da eclùnoMcchi. La ìiagnosi di carcinoma del rene condusse alla estirpazione del rene fuori del periloneo, la quale cagionò per shoe la morte rlel paztente. Un allro <laso è narrato da Paolo \Vagner, 11 cui paziente, operato egualmente con proce~so fuori del pertloneo, mori; un terzo <laSO operò felicementt> Boeckel per la stessa via, un quarto operò Sehede con incisione lombare. un quinto tumore esttrpò Siinger fuori del peritoneo. In tulli •ruesli casi era stata fatta solamente diagnosi tumore del rene, in nessuno fu ri-
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cooosciula la natura della malattia, anche solo qnale cic;ti. prtma dell operazione. ll relatùre narra la storia di un caso da lui osservato, nel qoale non si ebbero allri fenomeni (·he quelli presentati dal tumore del rene, e nel quale la conghietlura, che potesse tralla.I'Si di echinococco ru dimostrala esatta poco prima dell'operazione mediante puntura di sat:tgio. Si tr.alln va di un lavot•atore di m P La Ili dell'età di 35 anni, il quale discendeva da famiglia !'&na et! aveva soffet·to l'anno innanzi cli~senteria. Da nove mesi era molestato da tosse con espettorato giallo verdaslro e da dolori in ambedue le re~ioni rpo~aslriche. Alla metà di luf!lio dell'anno decorso cominciò ad infaslidirlo un senso di peso allo stomaco con sensazione dolorosa, dopoché fino dAl maggro era stato OR· servat.o un tumore nella parte superiore destra del ventre. Il tumore non divenne molto ~rosso, mt- le sofferenze ùPilo stomaco, come pure una constùerevole diminu~ione del peso rlel corpo costrinsero tl paziente a richiedere il soccorso der medico. IL relatore ossenò nell'infermo catarro ad ambedue gli aptci polmonari, nell'ipocondrio destro a livello della cavita ombilicale, una promioeuza evidente, rotonda, della grandezza d1 uoa mela, che si innalzava ed abbassava coi movimenti respiratori. Anche la regione lombare destra era più sporgente della sinistra. Alla palpazione si sentiva nell'•pocondrro destro un tumore del tutto rotondo, bernoccoluto, fortemente le!iO, elastico, i cui lim1ti, rilevati colla palpazione erano i seguenti: a ~inistra oltrepassa,·a l'ombilico per 3 cm., in basso lungo la linea mammillare giungeva sino a 6 cm. dalla spir.a iliaca. anterior superiorè, nella linea ascellare sino a i cm. dalla cresta iliaca. In allo tanto colle palpazione, quanto con la percussione era chiaramebte limitato dal fegato. Su tutto il tumore con la percu!;sione si produceva un suono ottuso timpanico, che sr estendeva sino alla regione lombare, fra il tumore e il fegato si aveva il suono caralteristico dell'intestino. Era possibile nella regione lombare di spostare il tumore dall'a,·anti all'indietro, si riusciva pure a farlo passare da. una mano all'altra, ma non si poteva cir-
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condare completamente. La fluttuazione non era chi!lramente sensibile. Nell'orina t-anto con l'esame microscopico, quanto con quello chimico non si osservarono sostanze estranee. Le analisi dell'urina, continuate per otto giorni, dettero per quantità media giornaliera 1500 ecc., quale peso specifico medio 1,025. Il paziente affermò replicatamente di non aver mai sofferto coliche renali e di non avere emesso mai orine sanguinolente. I dolori che aveva sofferto prima erano durati per lungo tempo senza esacerbazioni o inlermittenze, allo stato attuale esisteva solo un senso ottuso di pressione. Vomiti o nausee non erano mai esh;tili. Il rene Sil).istro poteva benissimo palpaPsi durante l'anestesia, il destro non si palpava, poichè nella sua sede giace,·a il tumore. Nel rigonfiamento del C<J!on il tumore scompariva. Non v'e1'a alcun dubbio che si trattasse di un tumore del fegato, ma incerta· era la sua natura. Si pensò ad un tumore maligno, ma a·.,uto riguardo alle buone condizioni di salute del paziente, alla consistenza e alla forma del tumore, si pensò pure ad una cisti del~ rene. Le irregolarità della sua superficie furono ascriLte ad aderenze intestinali, poiché i bernoccoli ora sembravano più grossi, ora più piccoli. Una puntura esplorativa da parte della regione lombare dette risultato del tutto negativo. Perciò rimase la diagnosi tumore e il t• settembre fu eseguila la nefrectomia. Liberato il tumore mediante incisione lombo-addomi· nale, si vide che esso principalmente apparteneva alla parte superiore del rene. La metà inferiore del rene sembrò quasi del tutto sana e su essa era impiantato il tumore rotoudo, quasi bianco, splendente, il quale come altri tumori.del rene, non aveva spinto innanzi a sé il peritoneo, ma.era cresciuto libero entro la cavità del peritoneo ed aveva contratto aderenze con parecchie anse intestinali del tenue. Il colon ascendente passava in forma di curva ad S sopra il tumore. li peritorieo vicino era spar::o d'innumere,·ol!, piccolissimi tubercoli simili a depositi fibrinosi. Il tumore p.veva parecchie piccole prominenze rotonde.
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Fu di nuovo fatta una puntura esplorativa, senza che ne uscisse liquido. Intanto fu estratta dal tumore attraverso la puntura una massa gelatinosa, simile a membrana ~i echinococco. Il tumore fu sutt.:rato aì margini della ferita del ventre, la f.>.rita fu in parte cucita, in parte tamponata. L'esame microscopico aella membrana dtmostrò chiaramente la struttura chitinosa della membrana. Al terzo giorno dopo l'operazione, incisione del sacco; evacuazione di più di 2 litri dì cisti da echinococco, che in ~ran parte sembravano morte. Nello stesso tempo fu e~eguito il tamponaroento e fu posto entro il tumore un lungo drenaggio. . L'ulteriore decorso fu favorevole e solo fu distucbato da una fistola. fecale, evidentemente cagionala da pressione del drenaggio. Anche dieci giorni dopo uscivano ancora dal tumore ~rosse e piccole cisti morte. La guarigione non si raggiunse che dopo lungo tempo.
c. s. VALLAS. -
Sull'anestesia per mezzo dell'etere. - (Arcltives
médicales belf!eS, Vol. X, fas. 3., 1893).
Da qualche tempo i chirurgi discutono nuovamente la questione che riguarda l'anèstesia della quale sono tornati ad occuparsene dopo una comunicazione di Gur1t fatta t1l 21• congresso della ·società chirurgica tedesca. Quest.o autore ha presentato al Congresso una statistica di più di 100,000 casi, dalla quale risulta che l'anestesia pe1· cloroformio dà una una cifra di decessi tre volle maggiore dell'anestesia per l'etere. La statistica ~enerale raccolta recentemente da Julliard è più importante ancora; e, sa è fondata su 8~0,000 anestesie, di cui 525,000 col clorofOI'mio e 315,000 con l'etere. Su questo numero si è osservato 1 decesso su 3258 clot•oformizzati ed un solo decesso su 1 ~,987 eterizzati. Per Jungo tempo ~i attribui alle impurità che possono trovarsi nel cloroformio la maggior parte degli inconvenienti osservati; ma le numerose cloroformizzazioni praticate in 30
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questi ultimi anni con un prodotto pressocb~ assolutamente puro (cloroformio di P ictel) non hanno dato inconvenienti minori di quelli osservati 111 addietro. Sembra giunto il momento dunque di esaminare se i pochi vantagi5i che presenta il cloroformio sugli allri anestetici compensi i danni che ne derivano dall'impiegarlo. Per VaiJao::, la questione non é punto dubbia. In un lavoro pubblicato nella Reoue de chirurgie si sforza a dimostrare che i vantaggi del cloroformio non sono che apparenti, che l'etere è tanto efficace e tanto sicuro nella sua azione quanto il cloroformio. L'azione del cloroformio è solament~ un po' più rapi.la ; secondo le ricerche falle da Chandelux su 369 anest~sie si è veduto che il tempo nMessario per ottenere la narcosi completa è stato in media di 10 minuti 20 secondi per il cloroformio, e di 13 minuti 55 secondi per l'etere. . La differenza in favore del cloroformio è dunque di 3 minuti e mezzo. Ridotto a queste proporzioni il vantaggio sebbene reale non è tuttavia molto coMiderevole. Se i chirurgi di Lione sono rimasti fedeli aH'etere, ciò non dipende da una preferenza irragioo~vole e cieca, ma perché hanno acquisV\to la ferma convinzione che l'etere, quando si sa adoperare, è l'agente anesteLico più pratico e meno nocivo di ogni altro. Pdr somministrare l'etere è indispensabile un inalatore, il quale consiste in un semplice sacco od in una borsa ricoperta nella parte interna d'un tessuto impermeabile e nel fondo del quale si colloca una spugna. Al fondo del sacco si trova un oritìcio, il quale serve a doppio uso; o per ver~ar l'etere sulla spugna senza allontanare il sacco dal viso del paziente od anche per lasciar passare raria quando occorre di diluire i vapori anestetici. I n principio delreterizzaz.ione non bisogna applicare bruscamente la borsa sulla faccia del malato, bisogna al contrario far~li sentir l'etere da lontano e abituarlo all'odore un po' for·te dell'anestetico, ma si deve fin da principio versare una forte dose d'etere sulla spugna. Questa dose iniziale è da 20 a 30 grammi, dopo 2, 3 minuti si versa sulla spugna una
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nuova quantità d·etere uguale alla prima e co;.ì di seguito nno ad ottenere l'ane;;tesia. La quantità d'etere necessaria per una operazione di media durata oscilla fra 100 e 200 grammi, però non vi è nulla di .assoluto bU ciò, sebbene la dose di 300 grammi sia raramente superata. Il decorso dell'anestesia è uguale tanto per l'etere quanto -per gli altri anestetici : periodo di eccitazione io principio, passando in se~uito al periodo d'insensibilità e di risoluzione muscolare. Come abbiamo veduto questo periodo si r·a~ .giuoge un po' meno rapidamente coiretere che col cloroformio. Una volta ottenuto lo stato di anestesia completa può essere mantenuto per molto tempo, s0llanto bisogna .aver cura di sospendere di tratto in tratto le inalazioni. La supPriorità dell'eterizzazione risiede soprattutto nella grande rarité. non solamente d'esili letali, ma di quei distur·bi ~ualche volla così vivi e che sono tAnto frequenti nell'anestesia cloroformica: la sincope primitiva o laringo-riftessa specialmente sare'bbe sconosciuta delt.uUo nell'eterizzazione. Ciò che si deve temere dall"effetto dell'etere non è la sincope cardiaca, ma la sinc<>pe respiratoria, onde è necessario sorve~liare in modo speciale la respirazione. Se la faccia del malato si congestiona e diventa cianotica, se i movimenti del torace si fanno difficili, lenti e penosi bisogna sospenrlere immediatamente le inalazioni e ricor·reré a la re!;<pirazione artificiale. Generalmente dopo qualche minuto ogni pericolo -è scomparso. (in grazio, !"enza dubbio, della grande volaliIitA dell'eter·e e della sua facile eliminazione) e l'atto respiratorio riprende il suo ritmo nvrmale. Il vomito sopravviene mollo frequentemente nell'anestesia con l'etere, ma se si ha cura di fare in principio un'iniezione sottocutanea di morfina e di atropina, secondo il metodo prescritto da Dastre e Moral, n•>n solament.e si sopprime il vomito durante l'operazione, ma anche quello consecutivo .alranesLesia sarà molto meno frequente. Di più con questo metodo si economizza la sostanza anestetica, perché ne occorre una quantità molto minore. L'etere ha le meclesime controindicazioni del cloroformio,
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di più, secondo Vallas, non sarebbe da consigliarne l'uso nei fanciulli, ai quali provocherebbe dei fenomeni più gravi e pìu frequenti che non agli adultì.
c. s. Corpi estranei della. alnoviale degU estensori delle dita. del pledl. - TousSAINT. - (Journal de Médecine et d~ Chirurgie. Novembre 1893). Il dottor Toussaint, maggiore medico nell' es~rcito francese, riferisce che disseccando un gran numero di piedi per· ricerche speciali, ha trovato uo corpo estraneo fibro-cartilaginosc>; mobile nella sinoviale dei tendini esteni5bri delledita dei piedi, che r·isiedono tra i tendini e la superficie ossea.della tibia. In seguito, Toussaint ne ha osservati tre casi che egH ha potuto seguire dal punto di vista clinico. Egli fu consultato per un impieéio nei movimenti di fiessione del piede sulla gamba. La localizzazione subìettiva er·a segnalata .abbastanza esattamente in corrispondenza del quarto inferiore della loggia dei muscoli estensori del piede. Facendo scorrere le dita lungo i( bordo esterno della guaina tendinea delrestensore comune, l'autore -avvertì una sensazione' vaga di spostamento, di fuga, ed esaminando attentamente constatò un corpo estraneo dél tutto analogo per i suoi contorni e per le sue dimensioni a quello che egli aveva ri:>contrato> disSceecando. Si comprende che interposte fra la superficie pjaoa d~pl l'apofisi inferiore della Libia e la faccia profonda dei tendini estensori, quest-e neofot'mazioni possano sfuggire ad un esaro& superficiale, e non siano state fino ad ora segnalate. La presenza dei corpi estranei nella guai.na degli estensori .delle dita aei p.iedi sembra non rivelarsi coi sintomi .:subiettivi che quando essi hanno acquistato le dimensioni di una moneta d'una lira. Ma essi non producono reaziouejn- , fìammatorìa; essi ne sono piuttosto il reliquato, per.chè essi succedono spesso o ad un traumatismo violento, o a -tràa-
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malismi poco intensi, ma ripetuti. In un caso. l'affezione è sembrata coni'ecutiva ad un eccesso di bicicletta. Prima d' in ter~enirc chirurgicalmente, ciò che J'antisepsi autorizza di fare senza timore, è bene ricordarsi che si sono visti sciogliersi corpi estranei articolari con un trattamento specifico m!sto.
Estrazione per laparatomla della più grossa pietra finora ricordata. - (The Lancet, settembre, 1-893).
HERBERT MtLTON. -
Un fell a h egiziano d'anni 60 soffriva disturbi provenienti dal calcolo vescicale fio da 4 anni, ed aveva incontinenza d'orina da due anni. Con la palpazione si avvertiva una massa .che si estendeva dalla prostata all'ombelico, e che dava risuonanza all'urto del catetere. L'orina era alcalina, ammoniacale, del peso specifico di 1018, contenente muco, sangue, pus, un quarto d'albumina, cilindri reoali , ed uova di bilharzia; l'infermo era estenuaLo, e confinato in !ello. La pietra era cosi grande che non sarebbe stato possibile estrarla senza una la rga apertura che interessasse il peritoneo, quindi si r itenne come più sicuro aprir questo fin dal principio dell'operazione con tutte le cautele antisettiche. ll paziente fu cloroformizzato, fu eseguita un'incisione delle pareti addominali dal pubP, all'ombelico, mettendo allo scoper lo nella porzione inf~riore del taglio la faccia anterio ~ della vescica, nella media la piega periloneale, nella superiore la continuazione del peritooeo con l'ombelico. Da una piccola apertura estt>aperitoneale della vescica fu quindi esplorato il calcolo per vedere se non fosse un aggt•egato di piccoli calcoli, e fu ripetutamente lavata la ctsti con acido borico. Indi fu afferrata la piega periloneale, e s i tentò di separare il peritoneo dalla raccia superiore della vescica, ma il tentativo non riesci per le stiraccbiature dei fal si ligamenti laterali, e perciò fu inciso il perito neo dalla vescica all'ombelico, e l'incisione fu prolungata in basso per due pollici, onde raggiungere e dominare il limite posteriore
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della vescica, dissecando a poco a poco il peritoneo, fì nchè si potè trar fuori la vescica, allll scopo di non vet·~a rne il contenuto nell'addome. Aperto sufticientemente il peritoneo, fu tamponata la cavita con garzll sterilizzate, fu taf(llata l'urocisli in tutta la sua ~teo:;ione nella faccia antertore e superiore, e cosi si mise allo scoperLo la pietra che non si potè estrarre con alcun forcipe e con pressioni jnft>riori mercè due d1l8 in lr:>dotle nel rello, on,Je si dovè ricort•ere a due incisioni laterali cb.e ingrandirono l' apertuea, c permisero l' usctta del calcolo. Dopo accurate lavan.!e d'acido bor-ico, fu suturato il pera. toneo Clln catgut, la ve:;ctca con crine di Firenze, a l'inci~ione addominale con punti d'argento. Si lasciò nelle pareli addominali e vt>sctcali una suf1iciente apertura per un tubo da drenaggio che raggiunl!eva la saccoccia retroprostatica, e si ristorò l'infermo che per otto giorni lottò per l'esbtenza. I r~ni non funzionavano, la rtuantilà d1 orine scese u gr. :Jt& al 5° giorno, il pol~o si accelerò a 150, la tcmperalut·a sc~se Al disotto del normale, mHncava ogni reazion~ del pertloneo, onde fu amministrata grande quantità di diuretina, di acqua calda e fredda, dt acquavite e d1 brodi rì~lretti, e E'i applìcarono rip~lutamenle coppette e cataplasmi alle regioni reo ali. Al sesto g-iorno il sifone non funzionava più, e una puntura perincHle penetrante in vescica. Al 35• giorno il paziente offrì i :;mlomi di un allro calcolo, onde l'apertura perineale che era !{tà chiuse fu riaperta, e ne uscì un calcolo unico di un grammo e mezzo, dopo di che le condizioni dell'tnfei."mo migliorar ono, ma la vescica non s i contraeva, quindi era necessar iO riaprire la fistola pei·ineale o la soprapubica. lntan~o l'infermo mangiava con appetito. dor miva bene. passeggiava pel giardino dell'ospedale, ma non aumenlav' in peso. Due mesi dopo la prima opet·~t.ione cominciò a deper ire. ed io alt1·i oieci gtorni, malgt·ado tutte le cure mor i. AUa ne-;t·oscopia si trovò lll. vescica rell'alta eJ ispessita,
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il peritoneo non mostrava più traccia dell'operazione :::ul•ita. i rPni erano in preda ad avanzala nefrile apostomalosa cronica, e contenevano uova di bilharcia. Il calcolo p~sava W=> gr., a,·eva il maggior diametro di 16 centimetri, il minore di 11 ceutimetri, le sue pareti ert~no composte di roslati, ma non fu esaminato nell'iuteroo, perché fu depositato inter o nel museo del Rea! collegio de· clur urgi d'Inghilterra.
La eletttolbi ~elle malattie del naso e della g1>la.. TA. H ERY!'\G. - ( T herap. Monatshe(te e CorresponderuBlatt fti r Schwei;er Aer.-te, 189i, ~. 2).
L' Heryng, di Varsavia, uno dei più valenti !aringolernpisti, dtì, in questo suo lavoro, una completa guida fisica e lecoica sull'uso della eleltrolisi nelle malattie del naso e tlel collo. LA casuistica non ò molto numerosa, ma le otto osserva;:ioni sono, attrave!"so tutte le fasi del trattamento, coc:oi minutamente e co!'<l scolpitamentP. de::-crilte, da porgere un e"'atto concetto del metodo e del $UO valore. L' Heryng ottenne guarigione completa in un fibroma naso-faringeo, e in un rino"'clecoma. Io ambedue i ca$i, però, do\'etle, p> r gli ultimi resti del male, ricorrere alla galvanocaustica. Una lui>ercolosi della lingua migliorò e quasi guarì, ma il malato poi mori per pr imaria aff~:~zinne dei polmoni. Buooi rrsullati ebbe da questo metodo in cerli casi di tubercolos i laringe&, e particolarmente nella infiltrazione dura delle false corde vocali che uon sono facilmPnte accessibilr alle pinzette taglienti, e la cui escissione spesso cagiona perico· lo~a emorragia, ed anche nella cordite tubercolosa cronica , quando non giovò l'acido laltico. Però l' Heryn~ considera l'elettroli!'i principalmente come un metodo ausiliare, che de\'e completare ~li altri metodi dr cura. E~li preferi;;ce il metodo bipolare; brevi sedute con forti correnti, o lunghe Redule con correnti deboli. Nei cacoi favorevoli. la eletlrolisi, dopo la fo rmazione e la Cllduta dell't>ScAra. conduce alla cicatrice col r·a:z~rinzamento del te~suto malato. Con la cocaina è molto alleviato il dolore, lino a un grado facilmente
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RLYJSTA
sopportabile. La elettrolisi, rettamente adoperata, non trae seco reazioni pericolose. L'Heryng conchiude il -'>uo pensiero su questo metodo e sul trattamento chirurgico d~lla tubercolosi Jaringea, con le seguenti parole: • Ci vuole un.a buona dose di ottimismo per· trattare chirurgicamente questi casi, particolarmente dopo il gran numero di insuccessi, e nello ~ta_to di gravezza ~rdina:ia_m~nte di ~ac~ssia. in_cui i malat1 SI presentano aglt spectaltst1. Però 1 rar1 cast dt inaspettate relative guarigioni avvenute dopo molti anni, ci de"ono compensare delle molte disillusioni, e stimolarci alla perseveranza, al perfezionamento della tecnica, allo !'ltabilimento di precise indicazioni, e alla scoperta di nuovi metodi di cura ».
Eattrpazloue degll aneurismi. 17 febb. 189i).
(Brìt. Med . Journ.,
Il dott. Ransohoff, -di Cincinuat: (Ann. of Surg., gennaio 189i), menzi9na due casi d'aneurisma da lui trattati coll'asti rpazione. Nel primo caso, un paziente di 22 anni, si trattava di un aneurisma dell'arteria radiale sinistra. situata a due pollici al disopra del polso, e causato da frattura del pollice. Fu praticata un'incisione di tl'e pollici sul tumore, e il sacM completamenLe aspor tato. Per far ciò, una porzione del muscolo radiale dovette essere r·imossa. Ne seguì guarigione per primam, e le funzioni dell'arLo rimAl!ero inte~re. Il secondo paziente, dell'età di anni 12. soffriva di un aneur isma traumatico al disopra dell'articolazione tibio- tarsea sinistra, consecutivo ad una ferita prodotta da un colpo di pic('One da ghiaccio. Stesso trattamento e stessi risultati del caso precedente. L'analisi critica di questi e altri casi simili, induce il dott. Ransohoff a fare le seguenti osservazioni: 1• L'estirpazione è il metodo ideale di trattamento degli aneurismi ;
CHIRURGICA
2° Xegli aneuris mi dell'avambraccio e delle gambe non si deve adottare altro trattamento; 3• Gli aneurismi che hauno repentinamente aumentato di volume per le rotture sottocutanee del sacco, e quelli in cui la rottura è immmente, debbono andar soggetti al medesimo trattamento; ~o ?\egli a neur ismi traumatici recenti, il vaso ferito deve essere diviso tra due legature; se si e già formato il sacco, questo deve essere asportato; 5° Se gli altri metodi han fallito lo scopo, l'estirpazione .deve lentarsi prima di procedere all'amputazione; 6" Negli aneurismi arterioso-venosi, se un'operazione é indicata, questa è l'estirpazione; i • La lega tura dev'es;,ere riservata o ai casi di aneurismi idropatici o spontanei, nei quali l'età del paziente o la sua debole costituzione prodotta da altre cagioni renderebbe pericolosa una 1unga operazione; oppure a quelli in -cui, per la loro sede, è resa impossibile l'estirpazione. G. G.
A. DeMOSTHEN. - Studi sperimentali sull'azJone del proiettile corazzato del fuclle Mannlloher, nuovo modello ru.men~ d1 mm. 6 ,5.
Siamo lieti di dare ai nostri lettori un breve riassunto di un importantissimo la voro del p1·of. A. Dernosthen, chir ur go capo dell'ospedale centrale ddl'esercito rumeno a Bu· carest, il quale lavoro é stato premiato dall'accademia di medicina di Parigi . L'A. ha eseguite numerose esperienze sugli effetti del proiettile del nuovo fucile Mannlicher, a distanze ·varianti dai ~ ai 1400 metri su lamine metalliche, tavole di legno, sef.(atura di legno, ec~., su cadaveri vestiti e sopra cavalli vivi. I risultati ottenuti ha,nno dimostrato cbe la forza di pene~azione del proiettile è quasi di un terzo superiore a queJla del proiettile coraz· zato di 8 mrn., che la precisione del nuovo fucile è di due ~olle maggiore di quella del fucile di 8 mm., che in virtù della sua l
JUVISTA
traiettoria io spa7.iO batlu\o é più esteso, e che il sistema di ripetizione permette un tiro rapidissimo. I priocipt~li caratteri delle ferite,-c.he il proiettile determina sui vari tessuti, si possono riassumere così: I fori cutanei di entrata e di uscita sono ordinariamente circolari e più piccoli del calibro del proiettile. 1 bordi pl'esentano quasi sempre un·areola di perdita di sostan:;a epidermoidale. Nel vivo il proiettile lascia sempre delle zone di stravasi e d'infiltrazione sanguigna, intorno alle perforazioni degli organi, che ha attraversalo. Le perfora~ioni delle aponecrosi semplici non presentano nulla di particolAre; ma le aponevrosi fibrose, i legamenti,. i tendini, i muscoli contratti, ecc., offrono quasi sempre (al di solto dei 600 metrt) perforazioni ellittiche e anche lineari e parallele alla direzione delle fibre. Le perforazioni dei muscoli sono nette, specialmente a grandi distanze e allorchè il proiettile non ha attraversato che parti molli. Nei casi di lesioni ossee il foro di uscita e il tragitto muscolare situato diett·o il focolaio di frattura sono lacerati e la so!'tanza muscolare è più o meno distrutta. Le fratture della oolta cranica t~anno quasi gli stessi ca· ratteri alle diverse distanze, di modo che per léjerite della scatola cranica non oi sono zone non esplosioe. Le ossa piatte non cominciano ad essere perforate senza frattura che al di là di 600 metri. Le ossa lunghe presentano sempre, nella diajisi, focolai di frattura con perdita di continuità dell'osso, nelle epifisi invece non l"i osservano più dei canali a margini netti, e a meno di 600 metri non si sono ottenute che perdile di sostanza coo fessure e frammenti ossei completi ma aderenti al periostio. Le lesioni del cuore e sopratulto dei grandi vasi sanguigni hanno il carattere di perdite di sostanza molto grandi a margini netti, il che sembra sia dipendente fino iid un certo punto dalla pressione idraulica del sangue. Le perforazioni dei vasi medi e piccoli sono molto nette. L'emorragia nella
CHIRURGICA
lesione di vasi importanti è sempre considel'evo!e e qualche volta fulminante. Anche le perforazioni polmonari sen~a rottura di grossi rasi possono essere causa di grave emorragi-1, polchè la sezione di molti piccoli vasi sanguigni può equivalere a quella di un vaso più grande, e dare le stesse conseguenze. Lo stomaco e gl'intestini spesso sono sede di perforazioni muitiple consistenti sia in aperture più o meno regolari, sia in perdite di sostanza più grandi come nei colpi radenti e obbliqui. Le perforazioni del fegato e della milza non sono grandi. ma nel vivo spesso hanno i bordi netti. Le aperLure delle menin(Ji sono sempre estese con i borJi a lembi più o meno grandi. Il traumatismo del eeroello e della midolla spinale può consistere in un canare completo di varia h~rghezza, ovvero in una doccia con distruzione delle sostanze cerebrali e infissione di scheggie nelle meningi e nel cervello, il quale fa ernia a preferenza del fo1·o di uscita. Re!atiYamente alla .for•a di penetra:.ione della palla attraverso il corpo dell'uomo l'A. riferisce che il proiettile a 600 metri hn attraversato tre cadaveri perforando a tutti e tre la tibia, cadendo a terra dietro il 3° cadavere. E se è vero che il proieUile può attraversare 4 o anche 5 individui, allorchè non incontra nel suo cammino che parti molli, bisogna dedurne che esso a 1200 metri può fermar-si 'nel corpo di una vertebra o nelle par ti molli dopo di aver prodotta una ferita diafisaria. In quanto alla cura rA. ritiene che il trattamento delle ferile prodotte dai proiettili corazzali non subirà notevole mo:iificazione. La eu ra delle fer ite delle parti molli e di quelle cavitarie resterà presso a poco la stessa; ma nei casi di lesioni vascolari e polmonari l'emorragia è pìù importante. Le ferite delle membra, interessanti le ossa, saranno meno gravi per l'assenza di sc!Jeg~e lanciate a distanza fuori della ferita. Ad ogni moJo la cura delle ferite prodotte dal proiettile moderno mer·ita ancora uno sludìo pratico basato sopra fatti concreti.
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RIYISTA CRJR!.:RGICA
Con la maggiore portata delle armi moderne il posto di primo soccorso dei feriti dovrebbe essere trasferto a 2500 o a 4000 metri, se non è protetto da ostacoli naturali o artificiali, allo scopo di eviU\J•e che il personale sanitario si trovi nelle circosLanze di essere esso stesso medicato accanto ai ferili. Si avrebbe però l'incomeniente che il trasporto dei feriti sarebbe più luogo e faticoso, l'assistenza medica ritardata. A tale inconveniente s i può rimediare coll'aumentare considerevolmente il numero dei port.aferil~ cui bisognerebbe impartire una seria istruzione, e col trasportare i fe1•iti prima fuori della zona d'azione in un luogo riparato, ove si potrebbero prestar loro dai portaferiti le prime cure, e poi al posto di primo soccorso. P. M.
Oompre••tone dell'a.ort&. - (Brit. Med. Journ., 17 feb· braio 189,4). Il prof. Macewen \Ann. qf Surg, N. i, genn. 1894J descrive un modo di arrestare la circolazione del sangue nell'aorta addominale. che egli ha usato da oltre quindici' anni 1 e che ha trovato semplice, facilmente applicabile, ed efficace. Giacendo il paziente sul dorso, un assistente si pone &l suo Ialo sinistro sulla linea dell'ombelico, facendo fronte ai piedi di esso. Egli situa allora la sua mano destra chiusa sull'addome del paziente, un poco a sinistra della linea mediana, in modo che le nocche dell'indice tocchino proprio il bordo superiore del,'ombelico. L'assistente sta sul suo piede sinistro (il destr·o lo incrocia), e si appoggia sulla mano destra, eseecitando co!'ì la necessaria pressione. Questa può essere agev9hnente controllata, mettendo l'indice sinistro stilla femorale. Quando il corso del sangue è interrotto nella femorale, non è più necessario aumentare la pressione sulG. G. l'aorta.
RIVISTA DI TECNICA E SERVlllO ~IEDICO MILlTARE svolgimento sommario del temi per l'esame verbale sull' amministrazione e sul servizio sanitario in guerra prescritti dal § 8 delle norme di massima per gll esami dl avanzamento del capitani medici per i signori A. BALDnH capitano contabile e M. CusA:-<1 tenente merlico.
(Continuazione e fine). X. SERVIZIO SANITARIO NEL TERRITORIO DELLO STATO l:-< CASO Ol GUER RA.- 0SPEDAL.I TERR!TORI.ALl.- OSPEDALI DI NUOVO
ntPIA"TO. BII.I~!E:-<TI
DIS PERSIO:\E DEl FERITI E .\!ALATI. -
DI CONVALESCENZA . -
RITORNO
STA-
DEl FERITI E
MA LATI GUARITI NELI..E FILE DELL' ESERCITO CvMBATTENTE.
Seroizio sanitaT'iO nel terriioT'io dello Stato in caso di gueT'ra. 259. Il servizio s9.nitario militar e nel territorio dello Stato, al pari di tutti !Zii altri servizi, procede in caso di !Zuerra~ con le stes.se norme, ond'è regolato nel tempo di pace. L'alta direzione ne è similmente affidata al Ministro dalla guerra, il quale la esercita a mezzo dei comandanti di corpo d'armata, e, specialmente per la parte tecnica, a mezzo dei direttori territoriali di sanità. A!resecuzione del servizio sanitario si provvedi'< con l'ope'I'a del ptrsonale sanit.ario (medico e fa rmaceutico) e della truppa di sanita.
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RIYISTA Di I&C:XICA
260. Il personale medico, tanto per la parte direttiva, quanto per la parte esecutiva, è rappresentat<' dagli ufficiali medici in posizione ausiliaria, di riserva. e di milizia territoriale, da ufficiali medici, effettivi o di complemento. dell'ese rcito permanente e di milizia mobile non mobilitati per i servizi di campagna, e da medici borghesi assunti temporaneamente in servizio. Il personale farmaceutico è costituito da farmacisti militari non mobilitati, da militari di truppa, patentati in farmacia, nominati farmacisti militari all'atto della mobilitazione, e da farmacisti borghesi. Il personale sanitario di truppa è formato dagli uomini di milizia territoriale assegnati alle compagnie di sanita, e da militari di truppa di sanità dell'esercito permanente e di milizia mobile, che siano in esuberanza alle. forza dei distaceamenti e drappelli addetti ai reparti sanitari mobilita ti. In Gaso di eventuale deficienza, s i r icorre anche a militar i aggregaLi tratti dall'arma di fanteria, e a pet·sonale borghese, assunto temporaneamente in servizio. Gli stabilimenti sanitari, destinati alla ~ura dei militari malati o feriti, sono, come io tempo di pace, rappresentati da ospedali, infermerie e depositi di convalescenza. Ospeclalf territoriali.
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261. Gli ospedali territoriali sono gli stessi ospedali militari (prmcipali e succursali) esislenli, già nel tempo di pace, nei vari pt•esidi. Nelle localila provviste d'una infermeria presidiaria, questa è messa in grado di Cunzional'e, come un ospedale let·ritoriale, pt·ovvedendosi a un aumento del materiale e del per.sonale necessario, e si comporta allor a quale succursale del più vicino ospedale milital'e. Dove non sia instìtuito nè un ospedale militare nè un'infòrme-ria pr esìdiaria, e vi esista invece uo ospedale civile, si trae profitto di questo per il ricovero dei militari infermi . L'ordinamento degli ospedali militari territoriali procede in caso di guerr a come nel tempo di pace: vi sono accolti e curali non solo gl'infermi del pr esidio propr io e dei pre-
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E SERVI:ti10 MEDICO MILITARE
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sidi vicim, ma anche i malati e feriti provenienti dall'eserrilo operante. La capacità di ques ti ospedali, specialmente di quelli più vicini alla zona di radunata e d'azione, deve essere perciò Ampliata, e di tali ampliamenti sono compilati gli studi, fin dal tempo di pace, dai diretlcri territoriali di sanità.
Ospedali di nuooo impianto. 262. Alrinsufficienza degli stabilimenti sanitari territoriali, militari e civili, di fronte specialmente alla gran massa di feriti e malati che ~on ri versati continuatamente da ll'eser·cilo combattente, ~i provvede con impianto di nuovi ospedali, per i quali ~i utilizzano caserme, collegi, edifici scolastici, conventi, ecc. La costituzione di questi ospedali di nuovo impianto è pari mente oggetto di particolare studio dei direttori territoriali di sanitA, fin dal tempo di pace (1). Per la parte amministrativa gli ospedali di nuovo impianto si comportano quali ospe dali succursali dell'ospedale militare territoriale piu vicino, il quale perciò prov,·ede a tutte le dotazioni di materiali occo1·revoli, compresi i fondi in da· naro, gli stampati, ecc. 263. Secondo una divisione piuttosto convenzionale, e tutta relativa al1a iniziale disloCAzione delle truppe, gli ospedali di nuovo impianto si distinguono in ospedali di primo ricovero, e in ospedali di riserca. I primi sono instituiti nelle località occupate da truppa, e son destinati a ricoverare gli iofermi tanto delle truppe presidiarie, quanto delle truppe mobili vicine : i secondi, quelli dj riserva, sono stabiliti ove le risorse del paese e le agevoli comunicazioni ne r endono
{l) Il numero dei ricoverati, cur occorre provvedere nèlle varie località, è de· terminato dall'autorità superiore nelle disposizioni ordinative per il primo !m· pianto dei servi~i; le autorità territoriali si occupano della scelta dei locali da destinarsi per l'impianto di stabilimenti nei singoli paesi, corrispondentemente alla totale capacita prestal>ilitapcr ciascuna sede.
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RITJSTA DI
TEC~fCA
opportuno 1'1mpianto, e ricevono grinrermi provenienti da ospedali di primo ricovero, o da stabilimenti sanitari di campagna (ospeda li da campo. tren1 sanitari). Gli ospedali territoriali militari, già esistenti, son compresi nel gruppo di quelli di primo ricovero. Dispersione dei malati e fe riti. 26~. La massa s empre crescente dei ferili provenienti dall'esercito operante, il bisogno d1 ovYiare alle sfavor• voh conseguenze di ogni ag-.;lomeramenlO, e ropportunilà di valers. quanto più si possa. delle risorse locali, tutto ciò consiglia, anzi rende necessaria una disseminaziOni! dei feriti e malati nei vari stabilimenti san1tari iosllluili nell'interno del paec:f', conformemente a quanto si pratica sul teatro de11a guerra. Il principio della molteplicità di luoghi di soccorso e di ricovero, che sul campo di battaglia è esplicato dalle varie forme di stabilimenti (infermerie provvisorie, sezioni di sanità, ospedali da campo, ospedaletti da montagna), é conservato nelle linee di tappa con J'instituzione di posti di soc corso, infermerie tii tappa, O!'tpedali òi tappa, e raggiunge poi la sua completa applicazionP nell'mterno del paese con gli ospedali lf'rrilor.ali militari e ch·ili, e con ~li ospedali di nuovo impianto. La trasmiarazione, cui sono assoggettati 1 malati e ferili sul teatro del combattimento, col passaggio dalruno all'altro dei vari stabilimenti sanitari Ji campagna, si continua nella zona ct~nlrale, O\'e da un oc:pedale territoriale p1i.J avanzato si passa ad uno più lontano dnlla base d'operazione, da un ospedale di primo ricovero ad uno eli riserva, e poi, se occorre. ed uno scaglionatiJ ancora più all'intlìetro, 1ìn nelle più rt~mote località. Le condizioni essenziali perciJé tale dispP.rsìone dei maIali e feriti si com~ia sono. in lesi generale: il bi~oj!no di una lunga cura, !"attitudine dell'infermo ad un ulleriore trasporto. Ferilt e malati, cui basti una cura di bt'eve durata son trattenuti, per essere rimandati, guarili, tra le fila dei combattenti; ferili e malati gra,·issimi son parimenti tratte·
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g SEI\VIZIO MEDICO \HLJf.\ltE
11 uti per· non affrettare la fine ratale, o per aspettare che un qualche miglioramt>nto li mella in ftl'aJo tli i•Olet· essere traf'portali.
Sca&ilimenti di concate.~een.:a. 265. Per i rerrlr e rna'ali non più bisogne,•oli df un trultarncnlo tecnico cu rattvo, ma elle debbano aspettare òi ,·edel' comp!elaU.1 la lo1·o guarigione col tempo, e che intanto non abbiano menr di sostentamento per• passare in famrglill il tempo della convalescenza: ovver ll che s'ano in atteso. di pr·ovved mento meJiro- lf"gale, :-i in!':Lituiscono stabrhwe•rti d convalescenza. utilizzando g r alluali •depos1ti dr convalescenza, e gli f;labilimenti balnM-iJropinici militari e ci\'di posti ne!le virinanze di stazioni rerroviarie. Lo s tobilnoen todi cou valescen za dipende dall'ospedale militare pr•incipate ,·icmrOI·e. che lo inl:liluitoce, e prucede ammmi"lrutivamente come slAbilirnento dbtaccato, seguendo norme afdni R quelle pre~critle per gli o~peJa i suc•·ur~ah: se perll lo <,labilimento dr convalesc~nza sia inslrtuilo nella stest>a localtlà O\'e ha sede l'osped~le militare. esso ullora é con!:'tJeralo come un riparLo d'tlmmalaLi dello stesso ospedale militare. Xeg.r stabilirnentr di convalescenza si accol~ono i militari ferili t! malati provenienti da qoa!"iasi o~pe.lale.
Ritorno dei feriti e malati yuarìii nelle ftle delf e~ercìtfl combattente.
:WIJ. S(', da una parte, il sentimento umanitario tmpone l'obbligo di allonlanat'é imroantinenle dalle file ùei combatte rli r malati e fer1li. per soccol'rerli e cul'arli con la ma~ giore s•,lleciludrne: imporla, d'altra parte, nell'interesse delr ~ser·cito, che srano a questn resliluilr •1 uei forlunatr, i quali, r·iuvutisi dall'infermità, che t~lse loro di conlinuar·e nella lolla per la dife<>a dd proprio paese, sono !JOÌ rimes-..i in gt·ado di prender· nuovamente le armi per accorrere a rinforzare l'azione delle truppe operanti. 31 \
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RIV!Sl'A DI Tl>:CNICA
Il soldato ha la miss.i'one di combattere per la difesa della patria; ferit0, ba dritto al soccorso; guarito, e reintegrato neHa sua piena vigoria fisica, ha- l'obbligo nuovamente di esporre la sua vita per jJ bene del propri0 paese. L'ordinamento del servizio sanitario militare, in tempo di guerra, mentre provvede alla prontezza ed all'efficacia det soccorso ai feriti, non perde di vista quanto può giovar-e a un sollecìt0 ritorno dei feriti e tnalati gual'iti tra le file dei combattenti. Questo secondo intento si raggiunge : 1° allontanando il meno che si possa Jalla linea del fuoco gl'infermi ·leggeri suscettibili di pronta guarigione; 2• scaglionando ~ta bilime.nti sanitari a una distanza vari~'>, progressivamenÌe maggiore; 3• mantenendo, attraverso le linee di tappa, un ben ordinato movimento centrifugo dall'interno del paese per il .ritorno al campo di battaglia, cor-rispondentement-e al movimento centripeto da .questo verso il paese per i malati e feriti da sgombrare. La molteplicità e disseminazione di stabilimenti sanitari sul teatro della guerra, sulle linee dì tappa e nell'interno del paese, mentre è determinata dal gran numero di infermi da accogliere, è informata al tt:iplicè principio di soééorrere prontamente i malati e ferlli, , tratt.e. nere quelli che, per la loro gravità, non. siano atti a un u1teriore trasporto, e rimandare tra le tile dei ."combattenti quelli già rimessi in stato di combattere. 267. Durante 1l periodo di radunata, e nel tempo di sosta dalle operazioni tattiche, gli amr~alati leggeri dei corpi di truppa mobilitati souo cur~ti presso l~ infermerie temporanee, quando già non sia vicina un~infermeria di tappa, e, guariti, fan ritorno al proprio corpo (1). Nelle marcie, i malati, ricevuti sui ·Carrr dalla se~ione di sanilà, sono, a ppena che si giunge al sito di fermata, rimandati al corpo, qualora essi siano giÀ abbastanza rbtorati (2). Durante il combattimento, tanto dai posti di medicazior.e,
' ~) V .Jiegol. di servizio in guerra, Pa!.'te 2•. § 63. (~) V. Regol.
citato, § 78.
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E SEIWlZlO lfEO[CO MIUTARE
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.quanto ùalle sezioni di sanità, i ferili l~ggieri, ricevute le .()ccorrenti semplici medica tu re, son rimandati Hi corpi perchè in grado di combattere (1). Dall'ospedale da campo, gli ammalati di malattie legg<>re e di breve durata sono avviati al pari degli allri sulla linea di tappa, ove, per qllesti malati, la direzione di sanità organizza con mezzi locali una infermeria lA quale provvede al loro ricovero, rimandanrloli poscia tra le file dei combattenti. Quando però le armate stanno eseguendo un movimento retrogrado, p;li ammalati leggeri sono avviati a località situate molto all'indietro (2). Finalmente sulle linee di tappa si provvede al ricovero e sostentamento dei malat.i e fer•ti che si può sperare possan presto rientrare tra le linee dell'esercito combattente {3). Dall'interno del paese i feriti e malati guariti, e capaci di riprendere le armi sono riuniti con regolari spedi:çioni, alla tappa di base per essere, attraverso la linea di tappA, fatti pervenire sul teatro clel combattimento. 268. Quanto più legf!era è la lesione, e quanto più breve è la durala dell'infermità, tllnto meno i malati e feriti sono .allontanali dalla linea dei combalteati.
(t)
v. Regol. eitato, S% 67-83.
T. R~gol. citato, § t03 • .(3) v_ Regol. citato, %334 {~)
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RIVISI A DI STATISTICA MEDICA
liete illustrative sulle malattie veneree e sUilitich& nell'esercito e nell' armata. durante 11 ventennio 1873-1892.
Per ra~ioni di ufficio dovendo rdggruppare i dali per lacompilazione di una statistica decennale sulle condizioni sanilat>ie dell'Armata, mi occorse di dove r constatare il fattoche le malattie veneree e sifilitiche mentre avevano ra::tgiunto sulla forza della mar ineria una percentuale di 14.30 nel quadrien nio 1883-86 erano d i~.cese a 12.39 nel triennio 1887-89 per indi se~oare 13 36, 16.54 e 15.9} negli anni 1890, 1891 e 1892. lmpre"sionato da queste oscillazioni nelì'andamento di tali malattie, e desideroso di studiare se il rialzarsi delle percentuali dell'ultimo triennio in confronto con quelle dei tre anni precedenti, potesse dipender e dall'abolizione del regolamento del 1860 sulla pr·ostituzione, oppure non fosse che l'avverar:>i di un fallo periodico costante, volli prendere in e!"ame su più larga scala lo svol;zersi delle lesioni ''enereosifiliticbe nell'Armata. L'esame di un periodo di venti anni poteva essere più che sufriciente per risolvere ta li dubbii, e per acceriar·e se la l«S?ge 29 rnarzo !888 sulla polizia dei costumi, potesse avere contribuito al r ialzarsi delle medie per·cenluali di tali malattie.
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RIVISTA DI STATISTICA liEDICA
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Le percentuali sulla forza ricavate dalle varie pubblicazioni statistiche dell'Ufficio Sa.nit.ario del Ministero della Ma· dna sono le seguenti : 187<l 13.15 1874 16.36 1875 11.40 1876 13.21: 1877 15.30
1878 13.00 1879 H.10 1880 13.10 1881 16.20 1882 14.90
1883-86 1887-89 1890 1891
1892
14.30 12.39 13.36 16.51 1f>.!H
Se si analizzano e sludiano attentamente queste cift•e ci -si deve convincere che sull'incremento e sulla diminuzione ad intervalli periodici di esse percentuali non pare debbano molto influire i rigori di speciali regolamenti, e che delle -osctllazior•i a cui vanno soggette debba invece ricercarsi la ragione in cause affatto spontanee nelle malattie di questo genere Che anzi dallo studio delle cifre si rileva l'altr·o fatlo che la percentuale é stata relativamente più bassa e meno oscillante negli anni 1887-1890, quando la polizia dei eostumi in Italia fu informata alla più larga libertà. Infatti le per<:eotuali di 16.36, 16.20 e 15.30, mollo ele\•aLe, -si souo aprunto verificate allorchè vigeva il regolamento. -del 1860, mentre non appena andO' in vigore fJUello del 1888 le medie discesero a 12.:~9 nel triennio 1887·89, a 13.36 nel 1890 per rialzare quindi nel '1891 a 16.54 e nel 1892 a 15.94-. Le medie poi degli anoi .1890, 1891, 13.36 e 16.54 sono in perfett.a relazione con quelle del 18ì3 e 1874, 13.15 e 16.36; e0me quelle del 1891 e 1892, 16.M e 15.94 trovarono il loro riscontro negli anni 1881 e 1882, 16.20 e 14.90. Altri con più larghe \•eduLe e speciale perizia potrà ricer · care in queste cifre ragioni e conclusioni d'ordine scientifico, io noto il fatto per q•.!ello che è, ed a renderlo più evidente offro H chi legge il quadt·o grafico che segue:
\
486
RlriSU
Percentuali sullaforza dell·Armata.
16
15 t •
,13 12 :11 ~10 9
8 7
f
Sta poi a conforto di qu$nto si é notato sulrandamentO> delle malattie veneree nel personale di rnariua, il raffronto del comportarsi di esse pe1· un ventennio nelle milizie di terra. E si è pt'escelto di far tale studio nella popolazione militare perchè l'EserciLo e I"Armata rappresentano l"elelnento maschile più giovane del Regno, quello ci(lè che, perla >igoria detretà, va più facilmente incontro a malattie di tal genere. 11 confronto non avrebbe potuto riuscire più affermativo. Difatti le cifre ricavate, e che si es.pongono più innanzi, non
'
..
.s.s7
Dl STATISTICA MEDI CA
solo accer tano che le percentuali più alte anche nell'Esercito si riscontrano prima della legge 29 marzo '1888, ma che, anche in queste percentuali, sono un fatto costante le oscillazioni osservate nelle medie delo'A.rmata. Le cift•e sono:
1873
1 '78 10.70
tssa 10.20
187-i
1879 11.37 1880 11.86
188i
1885
18~1
1886
9.47 8.60 S. H!
1~<87
~).:'>0
8.00 7.30 1875 7.72 1876 JUO Hì77 10.20
12.:!9 1882 '10.95
188~
7.95 9.90 1800 'lOAO
18f9
1891 lO.iO 1891 10.00
E qui, quanto alla media più bassa in ~utto il ventennio, 7.30 pel 1874, è bene r iportar·e le !larole stesse del direttore olell'Uftlcio di S taltslica presso il Comitato di Saoilà militare, Colonnello medico I. Cet·ale, nella relazione statistica per l'anno 18H a riguardo delle malattie veneree; e!rli s<.'rrve che se la percentuale dei venet·ei rispetto alla forza apparisce ~olo di 7.30, deve essere ascritta « a éhe il numero dei renerei curati nelle infermerie del corpo ed ·aali ospedali civili va perduto per la statistica medica. 1\fa quale non sarebbe la proporzione di tali m alattie se nei r·endiconli dei suaceennati stabilimenti si fosse fat to cenno del oenere d i rnrll<J.tcia per cui cennero t,:;pitati aUri 120000 infermi? ( l ) ». Jl quad['O g rafico compilato llnc.Pe s ulle percentuali di t~li malattie nello Esercito pone sempre più in evidenza la veJ'ità ddle deduzioni deri vate dall'e~ame di questo fatto.
- - -- - - - - - -- - -
- -
{{) Dobbiamo far notartl, senza volere entrare nel tMrito della questione. che, mentre le medie pen:entuali de~li anni precedenti al tS16 sono b3sate ~ul numero degli entrati nei soli ospeàali militari; quelle del t876 in poi sono basate sul numero o.ompl ossivo degli en trati negli osptcklli militari, negli ospeàali citJili e ne!le in(trmtrit di corpo. Se l'A. fosse ricorso alle cifre assolute originali, avrebbe trovato che , mentre nel 1875, sopra una for7-a media di 200,5U, entrarono nei soli ospedali -militari ben 13,31.5 venerei, corrispondenti al 6,6~ (non al 7,7:l) Jl · 100, nel 1.816, wn una forza ·media di 190,376, nPgli O$ped.ali militari soU entrarono H~i9 venetei, pari al 5,89 1>. 100. Nel tS76 si ehbe òunque piu tto.s to rlim iou7.iooe che aumento di vencr<•i; e la media di 7,30 tlel !87'. e ben lontaua dall' essere la piu bassa di tntw il ventennio. ( \-. Relll::.io~te mtdiGa ttdlt condizioni sanitarie tkll'turcilo drgli anni !875 e i6, ris11e ttivamente alle pagine 45 e ~!).
.Y. d. R. l
488
' 1'1 1\l\"ISTA
Percentuali 8ullaforza dell'Esercito.
~~~§~~~~~~~§1~1~~~~:~~~~~~~ li6
15 lu .
l:t3 12 11
10 9
8
Un conft-onto fra le due tavole g rafiche può ingenerar e il desiuerio, in chi voglia approfondire tale studio statistieo, di ricercare le cause per le quali si dovette riscontra l'e una percentuale maggiore nell"Arrnata in confronto a quella dell'Esercito, costantemente, per tutti gli a•mi del '\·entennio . Questo fatiQ costante può trovare la sua ragione nei seguenti motivi: 1<> che quasi il 4 per cento di t~li malattie viene dato annualmP-nle dagli equjpaggi delle navi all'estero., e quinòi questa percentuale va a diminuire il numero delle nHilattie contt·atte nel regno; 2• che i mario;! dopo lunghi periodi
'
Dl STATISTICA liEOICA
di astinenza forzata a bordo, prendendo terra si abbandl)nano con minOI't"l avvedutezza all'abbraccio venereo; 3• che i militari df'll'esercito hanno interesse a nascondere una malattia venerea per non essere privati di quella libertà di cui giOrnalmente possono ~odere, mentre i marinai, se Imbarcati, ben volt:ntie•·i dichillrano la loro malattia per esimersi dalle fati che della vita di bordo, e, se accasermati, non sfuggono alle continue e sc1·upolose visite, cl1e loro vengono falle, affine di avere in caserma solo individui sani, sempre pronti ad imbarcare. Molte allre •·agoioni si potrebbero addur-re per le cause che s tabiliscono la differenza delle d11e percentuRli, ma uscirei dai limiti dell'esame intl'apr·eso. Mi conviene quindi concludere con l'asserire che sarò ben lieto se, tratto alla osservazione di un argomento di tanti) rilievo, sulle basi di una scienza positiva quale è la statistica, sarò riuscito a dimostrare di quanto grlinde vantap-gio possa essere questa scienza, allorché sia apf>liCAta allo studio de lle condizioni igieniche. e come le deduzioni elle ne scaturiscono possano offl'ire larf!O campo dt osser vazioni per chi è addetto alla tutela della salute pubblica in lt!ilia. A. ZERL
CONGRESSI XI ·Congrea•o medico interna-zionale. XIV ·Sezione
Nell'ultimo periodo precedente il congresso fu talmente rapido il succedersi delle varie fasi della preparazione, dell'annunzio di nuove comunicazioni, di cospicui interventi, che non ci sarebbe stato possibile darne ai nostl'i lettori un ordinato1 ~onto, e perciò rinunziammo. Ora che la grande riunione scientifica è già un fatto com· piuto, possiamo I'Iassum~>rr.e per sommi capi i risultati, riandarne fugacemente i grati ricol'di. Il pr ogramma scientifico dt'lla XIV sezione el'a costituito
.,
490
CONGRESSl
da 6 questioni di iJ?iene, di chirurf!ia militare propO$.te già da tempo dal comitato ordinatore, e di circa 60 comunicazjoni libere annunziale dai vari membri. Questo materiale abbondantissimo tu potuto esaurir e in 5 sedute speciltli. Facciamo seguire un resoconto succinl1ssimo delle singole sedute, il quale, se uon potrà fare r1saltare il merito speciale di ciascuna comunicazione, per lo che sarebbe nenecessaria una troppo più ampia Lraltazione, iarà almeno un'idea dell'importanza degli ar~omenti e delle discussioni. Giovedl 29 marzo, ore 2 pom. Seduta della sezione per
la costituzione dei seggi. La seduta è apel'l.a dal presidente del comitato ordinatore, maggior generale 10edico Cipolla. ·Egli saluta prima con elevale parole i rappresentanti deUa medicina militare esteri e nazionali convenuti in Roma. Accennata quindi la importanza grandissima di r1uesta riunione, mette in rilievo il sommo interesse delle questioni proposte alla discus!'ione, per· la salute del soldato io guerra ed in pace, in mare ed in terTa. Chiude col dichiarare terminato il compitp del comitato ordinatore e coll'invitare l'assemblea a nomiuarsi un presidente defìnili..-o. Su proposta del Geueralarzl, rappresentante dell'esercito prussiano, dottor Lommer, l'assemblea nomina per acclamazione a presidente eff~ttivo lo stesso generale medlco comm. Cipolla. gn proposta poi di quest'ultimo sono nominati : Pr~identi aggù~nti (nazionali): Bassi comm. Riccardo, ispettore medico della R. Marina. Baccarani comm. Olta·vio, maggior generale medico.
Presidenti onorari (esteri): Albrechl, colonnello medico (Svizzera). Behdjet Ber, colonnello medico (Turchia). Bt'rnolàk ''· Harasrt. colonnello medico (Aus~ria). Bertrand, medico capo della marina (Fra'ircia) . Binnen dijk Jean, tenente colonnelto medico (Olanda). Caro F. Angelo, ispettore medico della R. Marina (Spagna).
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l
CO 'iGilESSI
4.9 1
Lonnner . generalarzl l cl. (Prus,;ial. Collo Léon, len~>nle generale mediro ispettore, p residente del c. mitalo di l"&n1tà (Francia). Du-Bois, colonnello medico (Slali Uniti) (MarinA). Demosthen, colonnello medico, profe~sore alla facoltà ùi meù1cina (Rnmcnia). Lukornsky, maaa or generale medico (Russta). MAcdonahl J. Denis, ispeltot·e degli o:-pedali e delle flotte (lnghi ltet·ra). :.\lc"tller· Johan, maggior genet·ale medico, capo del servizio sanitario (DanimArca). Xagy v. Rolhkreuz ;:\lorìz, colonnello medico (Auslt•ia). ::\i~;oiHjPif, maggior ~enerale medico (Russia). ~oller· J., ttmente colonnello medico (l n;!hillel'ra). Sm,th Jo!'eph, CJlonnello medtco (Slalt Uniti). T haulow, ma~gior :renerale, med1co capo dell'esercito e della marina (:'\orvegia). Vog-1, !!eneralarzt (BJ~viers) delegalo del governo. "\\'en1.el CarJ. generale medico, Cdpo del servizio sanitar io marittimo (Germama). v. Winter, medicocapoùelle tr·uppedellaFinlandia (Russia).
Segretari escert: .-\ ~carl Lorenzo. m~dico pr•mero (Spagna). Aulony, mAg-giore medico, professore alla scuola del Valde- Gràce (F ranci!l). Essaò S t'y, cap1tano m edico ( rurcbia). Girard d lfred, maggiore medico (Slall Uniti). ~.HHiec Bruno, caoitano med1co (Germania). Reali Giovan ui, maggiore meJico (Svizzera). Szau{>r Joseph , m~:~ggiore medico della R. I. marina (Austria). Schjerning Otto, capitano medrco (Germania • Schumann Maximilian, cap1tano medico della I. marina (Ger ma nia). Sleinber·g, médecin major l••c cla~se (Hussia). Catham B. J. W., capitano me lico (lo~hillerra). Van Lier Leon. capit.ano medico (Olanda). Lari·os;a Facundo, medico m ajor {Argentina). B ori, (Giappone) capita no medico.
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Segretari italiani:
Dott. Grieco, capitano medico. ,, Livi, ,. » (segretario responsabile). , Maisto, tenente medico. » P etella, med1co di 1• cla:3se. » Randone, maggiore medico. » Rosati, medico di 1• classe. » Sambon, soltolenente medico di complemento. » Sforza, maggiore medico. Seduta del 30 marzo, ore 9 ant.
Dott. A NTO.NY, médecin major· dell' eserc1to francese: l'iferisce sul tema: Della profilassi della tuberco 1osi n11g ti eserciti. Conclusioni. 1. La frequenza della tubercolosi negli eserciti e m rapporto inverso col :zrado di saYerita delle misure desliuate all'eliminaziQne immediata (,oia coll'esenzione dal ser·vizio; sia colla rifol'ma) di qualunque individuo sospetto di questa affezione. 2. I medici milita1·i non devono mai perder di vista che la tubercolosi é soprattutto frequente fra i :ziovani rliscendenti da tube••colosi, e t ra quelli che presentano uno s viluppo corporeo insufficiente e una costituzione grac1le. 3. Tulle le cause generali che f!lcilitano il contagio o che provocano 11 decadi mento organico sono impo•·tanli fattori di propagazione. 4. L'esercito non sful!ge alle leggi che governano l'epidemiologia della tubercolosi, anzi subisce in alto grado l'influenza tisiogena degli ambienti urbani . . Dolt. SFORZA, maggiore medico. Relazione sullo stesso
tema. Conclusioni.
Per diminuire negli eserciti la cifra meèia della morbosità e della. mor.talità per tubercolosi è neces,oario : I. Ridurre al minimo nume1·o, negli eserc1li, l'ingresso
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CO :'tG RESSI
d'indiYidui tubercolosi o semplicemente disposti alla detta malatliç~;
Il. Rendera più robusti e più resistenti alle fatiche in generale i mditllri, eù in particolare i gracili e gli individui con precedenti ereditari; II r. Impedire con lutti i me.:zi possibili che i militari, durante il loro servizio, contraggano la tube1·colosi; I V. Eliminare con la massima sollecitudine gl'individui tubercolo:;i. Tali scopi saranno possibilmente raggiunti coi provvedimenti seguenti: a) Esame accuratis!'imo ai consigli di leva, ai distretti ed ai corpi tanto degl'i nscritti quanto dei volontari, con relative inchieste sulle ereditarietà di affezioni tubercolose o Ji altre malattie di petto; b) Visite particolari ed investi~azioni, cosi nei corpi come negli ospedali, pei g racili eù i malaticci; • c) Chiam11ta degrinscrilti in stagione adatta, e graduale allontanamento dai luoghi di nascita; d) Lavoro graduale e rr.oderato, scelta di buona ttlimentazione, di vestiario conveniente e dì abitazioni adalte, evitando in esse accumulo d'individui; e) Disinfezioni metodiche delle abitazioni militari; f) Rigoroso esame clinico e batlerioscopico (li tutti gli individui che hanno tosse; 9) Separazione, nei luoghi di cura, dei tubercolosi da altri. malati; h) Sollecita riforma di maiali di tubercolosi incipiente e di altre affezioni croniche di petto ; i) Disinfezwne degli ~puti, degli oggetti di vestiario, della biancheria di dos!'o e di letto dei tisici, àei locali da essi abitati e di~truzione della spazzatura delle relative sale ; t) Somministrazrone agl'infermi di latte sterilizzato; m) Esrlusioue dall'alimentazione degli eserciti di carni di animali tubereolosi. Il dott. VoGL, generalarzt (Monaco) fa brevi osser·vazioni sull"argomenlo, accennando anche alla necessità che sia legalmente l'iconosciuto il diritto alla pen!'ione per coloro che si contagiano di tubercolosi per cause di servizio.
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CONGRESSI
1t dott. CoLJ:-1, medico ispettore generale (Parigi), nelrassumere la presidenza annunzia all'assemblea la morte dell'insigne igienista militare At•nould, avvenuta recentissimamente a Parigi, e ne commemora con brevi ma elevale parole i pregi scientifici e le grandi benemerenze verso la salute del ~oldalo. Il dott. KELSCH (Parigi), parla ancora sutrargomenlo della tubercolosi, mettendo specialmente in rilieYo la necessita di rendere l'organismo Alto a mt>glio resistere alla invasione del bacJJlo di Koch, e, nel caso speciale delrambiente militare, di impedire con tutti i mezzi l'ingresso nelle iìle degli eserciti alla tubercolosi latente. Il dolt. SANTJNI (Spet.ia), legge una comunicazione sulla tubercolosi in ordine al reclutamento delle ar01ate e relativa profilassi in queste e negli stabilimenti militari marittimi in genere e nelle navi in specie. Anch'egli insiste sulla rigorosissima scelta dei giovani da ·arruolarsi e sulla pronta eliminazione di coloro che presentano qualche minimo segno di tubereolosi. Il dott. CARASso (Genova) comunica 11 suo nuovo metodo di cura per la tub~rcolosi, consistente in inalazioni permanenti di olio essenziale di menta piperita, e nella propìnaziooe quotidiana di una soluzione dt creosoto e di essenza di menta in alcool, glicerina e cloroformio. Con questo me· todo egli ha ottenuto effetti insperati, tanlochè anche malati con sintomi di tubercolosi avanzata sono completamente guariti. Il dott. PASQUALE (~apoli) legge un lavoro sugli s trepto· ~occhi nell'infezione tubercolare.~ e riportiamo le conclusioni: 1• Gli streptococchi sono assai frequenti in tutte le affezioni tubercolari; essi possono esser carallerizzati da una grande virulenza; 2" È da ritenersi che le lesioni tubercolari determinino nei tessuli condizioni favorevoli al moltiplicarsi e al diffvn· dersi di questi micro-organisml, i quali, non d_i rado, _possono perfino condurre a una vera setticemia; 3• Il quadro clinico della tisi si spieg(benissimo per l'insorgere dell'infezione secondaria da streptococchi, di cui
CO~GI\ESSf
la febbre etica, che meglio si direbbe settica, è il sintomo più. culminante; 4• Segue da quanto sopra che il r eperto degli streptococchi è un dato importantissimo per la prognosi delle affezioni tubercolari. Segue una comunicazione del dott. Bo:-<oMo (Roma) su di un suo metodo di cura delle osteosinoviti tubercolari. Egli cura queste affezioni c0ll'-artrot0mi·a e la l.rapanazione multipla delle epifisi, immettendo nelle gallerie ossee pezzettini di spugna imbevuti di una soluzione antitubercolare di cloruro dt zinco al 10 p. .cc:mt<;~ (creosoto, eucalipto e g-uaiaco! in· olio di mandor le) I risultati sono stati sodd•sfacentissimi. La seduta é interrotta alle 11 '11 e ripresa 11lle t 1/ ,. È all'ordine del giorno la discussione del tema proposto: Sopra i me:~;i più pratici di p roftl.J.ssi delle malattie infetlire a bordo delle nari da guerra. . Ha primo la parola il dott. BERTRANO medico capo della marina francese, per leggere il suo rapporto, che ci sarebbe difficile riassumere in poche paro!~>. Diremo che è un esposizione pratica e compl~ta di tutte le norme preventive da adottarsi contro i morbi contagiosi. Seguono i rdaLori italiani, dott. BRESSANIN e CrPOLLONE, il pri.mo dei quali insiste specialmente sulla necessità di sorvegliare la buona qualità degli alimenti e soprattutto dell'acqua potabile, propou endo per la conservazione di questa l'uso di casse di ferro smaltato. Il secondo si occupa particolarmente dei mezzi prof!lattici contro l'ingresso delle infezioni per la via cutanea. Segue una comunicazione del dott. MACDONALD, medico ispettore nella marina inglese, sul modo di nutrizione degli animali e piante inferiori considerato come sorgente di contaminazione dell'acqua potabile. li doU. STAYASHI, della marina ~iapponese espone importanti dati sui notevolissimi miglioramenti avvenuti negli ultimi anni nelle condizioni igieniche di quella marina. Segue il doll. SESTINI, con una comunicazion~ sulla conservazione e distribuzione delle acque potabili a bordo delle navi da guerra. Anch'egli insiste sulla necessità di riformare l'attuale sistema.
4-96
CO:'iGRESSI
11 dott. PASQUALE, della regia marina comunica i suoi studi sul colera del 1R9;~ nel dlpartun.. nto marittimo di Nap« h. basali specialmente su autopsia e sull'esame delle fec1 e delle orine dei colerosi. Ha per ullimo lA parola il cloU. Rao. della rerria marinA, per la suR comunicazione sulle ft>bbri tifoidee a decorso atipico e sulla cosiddetta ft!thr .. tir•l malarica considerata come malattia castrense e colomale. Egli iimo,;lra che un tipo nosolo!!ico defin1to che pos,a ch·amll~i r~bbre tifo malaricst non esi-.te, poiché vi manca assolutarneniK relemento malarico; qu~ste rebbri non Mno invece che fèbbri atipdte mdefinite.
Seduta del 31 mor;;o. La seduta é aperta alle 8 aotim. È a!J'ordine d~l giorno la di--eussione del tema propo"tr~: Come debba esser re!lolsto il ser,•izio :;anilario in un'azione navale io rapporto alle moderne costruzioni deiJe n~tva da guerra e·l ai mezzi attuali di combattimento. Riferiscono l"U questo tema i sigg. MACDONALo, della marina inrrlel"e, RoSATI e P.-~.~QUALE della marma Italiana. II primo di questi si occupa della or;:ranizzazione interna del l"ervizìo durente l'azione, iJ secondo dell' organizzazione esterna, facendo notare la neeel"sità di avere navi ospedali al seguito delle SfJundr~>, di jc..nuire staw>ni sMihme litnr·anee, affidate !\Ila carilit 1r·ivata. e di accordare a l amht:"due •tuest' istrluzioni la neutralità deUa Croce rossa. Sullo stes!'lo ar$!omemo parla anche il dott. BRt..NIIOFF, d Ja mat•ina p-ermaoica. insistendo ~ulla neet!ssila di accord ~r·· nnche al servtzio sanitario di ~uerr•a delle 111artne la Sle:ssu neulralilà che !!ode quello degh eserc.ti. Il dott. MACOO:"ALD pre"'ent.a poi ed illustra un mo,Jello eh );}ar.. lla e di l~>lti~a da ser\•ire tanto per il servizio a bordo qua .to a terra. Di questa barella ea:li bo rauo genti mente dono al corpo !'-8.nit.a1·:o clelia mari11a italiana. Prende parte ancora al'a dii:cus~looe il doli. RHo. Il doll. BEnTnA:-oD pre!'-enta un apparecchiO per tra:::p<>rlo di malati e rertli costruito dal dott. Aulfret, deiJa marina francese.
CO~CRESSl
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Si leggono poi le !:'egttenti comunicazioni: BEHDJET-B&Y, medico capo dell'esercito oltomano, sulla cura del Lracoma, che egli pratica con un miscuglio 'a parli eguali di solfato di rame e di nitrato di argento, 8 cui dà la forma di lapis o cra.yon. Parla s u questo argornento anche il capitano medico NoCELLI, il quale per la cura della congiuntivite granulosa mette in uso polverizzazioni sulla congiuntiva di soluzioni di sublimalo corrosivo all'1:5000 o 7000. Il dotl. EssAD B EY presenta. a nome del dott. Ressoul, una lancetta, di inYenzione di quest'ultimo, detta lancetta segreta, da ser\'ire per piccoli ta~li su persone estremamente pauro!'e. 11 dott. BoNo~m legge una memor·ia sulla cura chirurgica dell'empiema , nella quale descrive il sno metodo di trattamento. Sullo stesso argomento ha la parola il dutt. RA=-<OONE, e il dòlt. VoGL. tra i quali si impegna una discussione cir ca l'opportunità della toraceotesi con o senza resezione costale. Il dolL SALnt BEY comunica sull'ulililà dei bagni nelle ma· latlie infeUive e sostiene l'adozione di una specie di bagno turco mobile scaldato a vapore acqueo. Finalmente ha la parola il maggiore medico ALVARO, il quale comunica il suo metodo di cura rapida della risi- _ polll, r.onsistente nelfapplicazione di acetato neutro di piombo. Alle J 1 «J't la seduta è tolta affinchei membri della sezione possano rendersi a visitare la caser ma Vittorio Ema nuele ai Prali di CasLello. Seduta del 2 aprile.
Alle 8 aot. i membri della sezione si recano presso la sezione di cbirurg:a, per una seduta 8 sezioni r iunite onde udire la comunicazione dei sigg. VoN CoLER, g eneralstabsarz.L è:ielresercito prussiano e SCBJEJV<ING, StabSbl'ZL, Iella da quest'ul _ timo nell'assenza del doU . Von Coler, sopra l'azione e l"itn· porlanza medico-militare delle nuove armi da fuoco. Questo importanti;:simo lavoro, basaLo tutto sopr a osservazioni or iginali, cioè sopra esperi.enze di tiro fatte a distanze r eali, con 32
.198
CONGRESSI
cariche complete, come quelle che effettivamente si adoperano nel combattimento, e sopra cadaveri umani o carogne, contribuira in modo singolare a rischiarare la importantissima questiwie, modificando radicalmente talune deduzìoni già ammesse, che erano basate sopra esperienze fatte ~on metodi più incompleti e meno rispondenti alla realtà. Terminata questa lettura, il dott. Scbjerning, d'incarico del dott.' .Von Coler, disJribui tra i presenti diverse centinaia .di copie' del magnifico atlante illustrativo, contenente splendide incisioni rappresentanti la varie specie di lesioni osservate. Dopo di che la sezione riprese ll corso regolare dei suoi lavori nella propria sala. Il dott. NoTTER, dell'eserc~to inglese, eomuniea ·il rapporto della commissione già nominata dalla sezione militare del congresso di Berlino, della quale egli fa parte, ed incarieata di proporre p1·ovvedimenti per ottenere che le statistiche sanitarie-dei principali eserciti sieno redatte con metodi possibiLmente uniformi, in modo da poterne oUenere una comparazione internazio,Bale delle cause di malatt ia e -rli morte. H parere d eria ~ommissione è che ognuno dei governi interessati nomini come suo rappresentante un medicO<,miiitare dipendente, onde formare una commissione internazionale ·di veri delegati, la q-uale potrà con più sicurezza stabilire le norme opportune. Questa commissìone dovrebbe riunirsi in occasiotre del prossimo congresso internaz;ionale di igiene e di demografia, che. avra luogo a Budapest nel prossimo settembre. L'a proposta tlet dott. Notter è approvata. Prende quindi la parola stillo stesso argomento ìl do t t, S.MlTH ~ deWesercito degli Stati Uniti d'America, il quale esprime pure il parere che definitive proposte possano esser fatte soltanto da una commissione- internazionale nominat.a dai rispettivi governi . •Parlano ancora sullo stesso argomento i sigg. ANTONY e BÈRTRAND e il dott. CARO. li dott. KELSCH,.comunica le sue osservazioni sopra alcuni oasi di morte improvvisa nell'esercito, rilevaddone la fr>equenza ed osservando che, per quanta oculatezza i>i possa m~are nelle ,;isite, non si arriverà mai ad allontanare del tutto · queste eventualità.
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CONGRESSI
499
Sullo stesso argomento prende anche la parola il dott. CI-POLLO::-; E.
Ha poi 13 parola il dott. H01-11, dell'esercito giapponese per ·leggere una comunicazione sua e del generalstabsarzl dell'esercito ste~so, dott. TsaJGURo, dati statit'tici sulle condizioni sanitarie dell'esercito giapponese e sulle truppe di colonizzazione di Hoccaido. Esse dimostrano un leggiero aumento .della morbosità negli ultimi ciw1ue anni; ma in compenso una notevole diminuzione delle morti e c.lelle riforme. Il dott. REGER, dell'esercito tedesco, presenta un suo sistema di tabelle, diretto a dimostl'are graficamente il modo .di propagarsi delle malattie infeUive. H dott. DEMOSTHEN parla quindi sulla que!'tione delle ernie inguioali negli eserciti. Dice che dà la preferenza al metodo Championniére ed insist.e sulla necessità che tutti gli erniosi militari sieno operati durante la loro permanenza sollÒ le ar·mi, -con vantaggio di loro stessi e della difesa del paese. Il dotl ~AGY v. RoTHKREuz osserva che la massima parte dei .coscritti si rifiuta di subir·e l'operazione non per paura né percbè dubitino della guarigione, ma per non perdere la di-spensa dal ser\·izio militare. Parlano ancora su questo argomento il dott. BATTAGLIA, che trova sempre preferibile il metodo Bassini, il dott. BoNoMo, il quale riferisce che il numet'O di erniosi che domandano di essere operati nell'ospedale militare di Roma, va continuamente .aumentando; le guarigioni sono sempre definitive. l malati vengono poi inviati in licenza di convalescenza di 5· a 6 mesi. Ha finalmente la parola il dotL RANOONE, il quale dimostra la costante diminuzione che si va verificando nella mortalit.à per le operazioni d'ernia, mortalità la quale poi é tutta rappresentata dai vecchi, dai bambini, da persone presentanti .altre complicazioni, mentre nei giovani sani e robusti, quali ..i militari, la morlalita é assolutamente nulla. Il dott. ANTONY comunica un lavoro antropometrico sulla statura, il peso e il perimetro toracico. Egii ha trovato che dei diversi modi di misurare il perimetro to•·acico, quello mammario è il migliore; che nelle alte stature e nelle proCessioni sedentarie il rapporto tra la statura ed il perimetro toracico è minore.
500
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Seduta del 3 aprile.
Ore 8 '/, ant. È all'ordine del giorno la discussione del tema proposto dal comitato ordinatore: • Quali modificazioni all"orgaoizzazione del servizio di trasporti e di primo ~occorso ai ferili dovrà apportare nelle guerre future l'adozione delle armi da fuoco di nuovo modello? "· Ha primo la parola il relstore dott. WE.RNER, dell'esercito ~ermanico . Le conclusioni del suo lavoro !!ono le segueJ1ti: Dai calcoli fatti si può dedurre che le perdìte ai uoa battaglia, tra morti e ferit~ si debbono calcolare al 20 °/o della forza pr·esente. Per il trasporto dei fer iti è necessari<!J aver a disposizione mezzi di trasporto per i o 1,25 °/o della forza impegnata, tenendo presente che due terzi o la metà del carico dovrà esser trasportat<t iu carri. Per il primo soccorso sul campo di battaglia debbonl:li consel·vare mallerate le attuali formazioni, posti d1 medicazione, sezioni Ji sanità, ospedali da campo, coll'avvertenza per& che bi$O~'tla dare uo maggiore sviluppo ed importanza all'a?:ione dei posti di medicaztone. Affincllè il personale sani lario si ~rovi, al bisogno, all'allezza della sua missione, è neces..."8rio provvedere non solo al num"!rO ma anéhe alla sua completa isteuzione su tutto il servizio. Dopo di lui pt·ende la parola il dott. NAGY v. RoTBKREU z~ per· alcune osservazioni sulla necessità di preparare tloo dal tempo di pace buoni ed esperti chirurghi militari. Segue quindi il t•elatore italiano, colonnello medico Tos1, di cui riportiamo qui solto le pt·oposte, riassunte da lui stesso: 1o conservare i posti di medicazione, con lievi modificazioni al materiale, e con aumento del personale; , 2o conservare le sezioni di sanilà, rendendole atte ad essei·e divise e suddivise, e a formare esse stesse alcuni post-i « s.u88uiiari di ri.~eroa •; 3° stabilire un più stretto legame nslla e!tecuzione dei servizi fra i posti òi medicazione e la sezione di sanità e gli spedali da campo ; 4• rendere gli spedali da campo divisibili in reparti di 5
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tetli, ponendo ne alcuni a conlalto delle sezioni (Reparti ®an~ati di spedali cla campo);
5° aumentare nelle dolazioni dei porlaferiti, dei posti di medicazione e delle sezioni di sanità le medicazioni occlusi ve .anli~;ettiche e gli apparecchi semplici immobilizzati per le fer1te-frstture; 6• diminuire nel materiale sanitario rarmameatario per le .opE'razioni 4emolilrici, ed aument~re quello per le emostasie; 7° d iminuire molti medicinali più propri per gli spedali, .ed accrescere le dotazioni ùegfi anestetici e degli antisettici; So porre nei pacchetti da medicazione almeno due me-dicazioui occlusi ve ; 9<> aumelllare gli alimenti detti di conforto, pei feriti : e .aggiungerne alcuni speciali pei portaferiti affine di sosLener li :nel tempo del ?Jassimo lavoro; 10o dotare le sezioni di sanità di mezzi speciali di illuminamento fissi e portatili; 11° introdurre nelle sezioni alcuni Lelai a ruote per posarvi le bat·elle, e formare con essi barelle a r uote; !2o invocare dalle assodazioni della è roce Rossa la fo r· mazione di numerose squadre di porlafer ili, bene organizz ati e istr·uiti, per tenerli pron~i alle teste di linea delle tappe, ~ per richiederli in tempo utile al termine della ba~lagtia ; 1.3° aggiunftere alle sezioni di sanità alcune vetture leg:gere a due ruote atte al trasporto di viveri e di materiali di medicazione; Ho aggiungere aUe sezioni di sanità alcuni quadrupedi .d&; soma per formare i et posti di rise1'oa • recanll viveri d ì ristor o e mater iali di medicazione, potendosi con questi pas~are p restameote per ogni via ; t5o aggiungere al carreg,aio sanitario alcuni omnibus per -sCollare il maggior numero di feriLi che possono viaggiare seduti. Dobbiamo soggiungere che il discor so del colonne11o Tosi, scritto e letto con forma oratoria eleltissima, suscitò nelrassemblea unanimi e prolung~te ovazioni. Il dott. Noc eLr..r esprime il volo che si s tabiliscano anche sezioni di sanità per la cavalleria , e che, a rendere più a ge-vole il riconoscimento dei medici sui campi di battaglia, questi
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abbiano a vestire una uniforme identica presso tulti glr .?serciti. Il dott. NAGY v. RoTHKRE{;Z osser,·a che nell'esercito austro-unf'&rico vi sono già formazioni sanitarie per le divisioni di cavalleria. Il dott. Ltvt, capitano medico presenta i risultati di un'inchiesta antropologica e medica falla d'ordine del ministero della guert·a; vale a dire dello spoglio eseguito dall'ispettorato di sanit.a dei fogli sanitari tlelle classi 1859-63. l dati spogliati finora l>Ì riferiscono alla statura, al perimetro tora-· cico ed al colore degli oc<'.hi e dei capelli. Il dott. STErNBERG dell'esercito russo, pariA sull'influenzadelle nuove armi da fuoco sull'organizzazione del se1·vizio. sanitario io campagna. Dice che i mezzi attuali sono insuf-ficienti per assicurare il :'loccort'o dei feriti. I posti di soccor~o devono esser soppressi. Occorre aumentare di assai i1 numero dei porta feriti, ora più che mai insufficienti. L'evacuazione dei feriti durante il combattimento è impossibile;: essa non potrà aver luogo che dopo terminata la battaglia. é a desiderarsi che si stabili>ca il maggior numero possibile di ospedali da campo presso la linea de_lle ambulanze_ Il dott. RHo parla brevemente sulle lesioni dell'udito prodotte dallo sparo delle artiglierie. Il dott. MENDINI le~ge un lavoro sull'illuminazione del campo di battaglia per la ricerca dei feriti. Mette io rjJievola grande importanza del servizio notturno di raccolta dei ferHi, e quindi la necessità di sCiogliere presto praticamente quèsta questione. Egli fa voti perché una soluzione pratic& sia presentata al prossimo congresso medico internazionale ed alla conferenza internazionale della Croce rossa. ll dott. DE~10STEN fa una comunicazione sulla cura chirurgica delle pleuriti purulente e sierose. Conclude che la pleurite essudativa purulenta è semp1'e da trattarsi coll'int;~vento chirurgico, il quale darà risultati tanto più favore. voli quanto più avrà luogo a un momento non tanto Jonf.an() dall'origine della malattia. ~ Il dott. BERNARDO, capitano medico, comunica sugli ospedali da campo e sul ser vizio dei feriti nelle guel're future. Dice che nelle guerre future il !5ervizio deg1i ospeda.li d&
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campC\ sarà molto più importante che non sia stato fin ora. Gli ospedali dovrebbero seguire le di \•isioni combattenti ; perciò il loro materiale e il loro personale dovrebbe essere neutralizzato ; quindi la necessità di una revisione della convenzione di Gtnevra. Il dott. IMBRJACO, maggiore medico comunica sul pacchetto da medicazione. Propone che il porto del pacchetto da merlicazione sia esteso a tutti, r.ompresi gli ufficiali. Dice che si deve dare la preferenza al materiale antisettico (al bicloruro di mercurio) su quello antisellico. Il materiale contenuto deve esser sufficiente per due medicazioni. Il pacchetto deve esser distribuito soltanto alla mobilitazioue. Il posto _migliOI'e per portarlo addosso é la parte posteriore destra dei pantaloni. Sarebbe desideJ·abile che tutte la nazioni adottassero un modello di pacchetto uniiorme. Il dott. MARCIIESE DE LUNA presenta un modello in piccolo di una bartllla pieghevole a piccole ruote ed un sistema di bretelle che assicurano il rapido e sicuro sgombero dei feriti dal campo di battaglia. Questi apparecchi furono premiati al conçorso intemazionale promossa dalla Croce rossa. Alle 11 1/ 1 le seduta é sospesa. Viene ripresa alle 2 1/ , presso lo spedale militare al monte Celio. Quivi il dolt. STRAUSS intrattiene pe~ il primo gl'intervenuti presentando : to l'apparecchio a sospensione per barelle, a tre piani per il trasporto der feriti in uso nell'esercito francese; 2° la barella a compasso, modello 189~. L'apparecchio a sospensione si raccomanda per la sua grande semplicità e per la sua completa indìpendenza dal luogo ove lo si colloca. Quindi il vantaggio che lo si può adoperare tanto per l'adattamento dei feriti in una sala, in una tenda ecc. come anche per il trasporto in battello, in vettura ed in qualsiasi specie di vagone merci. 11 dott. J ACOBY, dell'esercito bavarese, presenta due barelle a ruote, i cui vantaggi principali sono i seguenti: le ruote, che servono per permettere il lTaspor·to dell'apparecchio vuoto senza alcuna fatica, possono essere messe fuori di azione senza la menoma perdita di tempo. L'apparecchio é leggerissimo, e può essere portato anche pet· sentieri strettissimi.
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Seduta del 4 aprile. Ore 8 '/9 ant. Il dott. BONANNI, della regia marina presenta prima un battello da plllombaro da lui ideato per l'assistenza ai giova oi allievi che si iniziano all'arie del palombaro. Descrive quindi un suo modello di lancia ambulanza che presenta i seguenti vantaggi: Ra pidit.a per accorrere al soccorso perchè può partire appena accesa la macchina. Insommergibilità e ~i.stemazione speciale che permette di utilizzarla come qualsiasi altra imbarcazione, e di trasformarla rapidamente al bisogno in una perfetta ambulanza. Viene quindi la discussione del tema proposto dal comitato ordinatore: circa le ferite prodotte dalle nuove armi da fuoco e la loro cura sul campo di battaglia. I relatori sono i sigg. dottori HABART dell'esercito austro-ungarico e PRETTI tenente colonnello medico. Ambedue furono impediti dal prender parte al cc-ngresso per motivi indipendenti dalla loro volontà. La comunicazione del dott HABART è letta in sua vece dal dott. TscHuor. Conclusioni : le ferile prodotte dalle armi moderne possono nella loro maggioranza e~>ser considerate come asettiche, perciò sono per esse indicate le medicazioni sterilizzate occlusive. Sono da raccomandarsi modelli di me<}icazione gia preparati come quelli presentati da v. Bergmann al X con~resso medico internazionale. Raccomanda anch'egli un SÌ!'ltema uniforme internazionale di medicazione. Oltre ai casi di emorragia o di soffocaz.ione, non vi è mai sul campo di batlaglia ed alle ambu lanze alcuna indicazione per atti operativi. Negli o~pedali da campo si deve anche praticare l'ani.Isepsi nel senso clinico. Negli ospedali stessi si praticherà più largamente che sarà possibile la chirurgia conservall"ice. L'aumentata efficacia d~lle nuove armi r<)nde necessario dei cambiamenti non solo nella tattica, ma anche nel modo di trattare i feriti. L'autore · insiste sulla necessità delrautonomia del servizio sanitario in campagna. Reclama ancora la revisione della -~nvenzione di Ginevra, la illuminazione del campo di battaglia, l'incinere.· zi<me dei cadaveri. Il lavoro del dott. PRETTI esamina quali saranno le specie di ferite che prevarranno nelle guer re future. Combatte l'idea
50i> che i nuovi pr_ojettili sieno da considerarsi come più umani· tarii degli antichi. Dice t1nche cbe saranno più numerose le ferite da arma bianca, perchè saranno più frequenti gli attacclii alla baionetta. Raccomanda che tutti i soldati sieno istruiti sul modo di prestare le prime cure al compagno ferito, perché é a preveder-si che il personale dei portaferiti sarà quasi sempre insufficiente al bisogno. Quindi la necessità che a tutti i sol· ·dati sia impartita anche in tempo di pace una istruzione CONGRESSI
~pposila.
Il dott. ESSAD bey presenta un modello di ottalmoscopio semplice ed economico adattato per il servizio militare. Il dott. Mo:-<TANAlU, colonnello medico legge alcune con~i derazioni sopra una epidemia di meningite cerebro spinale <la lui osser·vata, della quale fa una storia completa, insistendo specialmente sulla necessità di adottare per tempo le opportune misure profilaltiche. Parlano per brevi osservazioni sull'argomento il dott. CoLrN, ispettore generale, e il dotl KELsce ambedue confermando le conclusioni della comunicazione del colonnello .i.\Iontanari, e finalmente il dott. BATTAGLIA della regia marina. Il dott. MoNTANARrlegge un'altra sua comunicazione sull'andamento delle malattie veneree nell'esercito italiano con confronti estesi anche a ila popolazione civile. Egli dimostra che 1e malattie ,·eneree sono in aumento, tanto nell'esercito che nella popolazione civile, che è pure aumentata la gravita di queste malattie specialmente della sifilide infantile. Quindi la necessita di adottare misure protìlatticbe più energi_che delle e~istenti.
Il dott. BuRcK, dell'esercito tedesco fa una breve comunicazione sulla profilassi dei foruncoli e dei pate:r-ecci. Questa si può ottenere aumentando la sorvt>glianza sulla pulizia della cute del soldato. Il sig. ZERI, impiegato del miaistero della marina, comunica le sue osservazioni statistiche sopra un ventennio di n1alattie veneree nell'esercito e nell'armata. Egli r-onclude che i rigori dei regolamenti non infh,1iscono né sull'incremento nè sulla diminuzione di queste malattie.
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Segue una discussione alla quale prendono parte i dottori MONTANARI, ZERI, ROSATI, COL.IN, RHO, TSCHUDI. · Il dott. BoNOMO legge un lavoro sulla trapanazione dell'apofisi mastoidea nelle otiti medie purulente. Dimostra la frequenza dell' osteomielite suppurati va del processo mastoideo in quel:'te affezioni e la necessità assoluta di un pronto int~rvento chirurgico. Il dott. Tscnuor conferma le conclusioni del dott. B()Dorno, appoggiandosi anche sulla completa innocuità della trapanazione. I l dott. FA YE, dell' esercito danese presenta alcuni quadri grafici destinati a d!moslrare a prima vista le differenza tra la mortalità delle t:lifferenti battaglie. Sulla trapanazione dell'apofisi mastoide fa ancora delle osservazioni il maggiore medico RANDONE, basandosi su una numerosa st.ali~tica di operazioni da lui stesso eseguite. Il dolt. BATTAGLIA, della regia marina, comunica una breve nota sulla cura dell'irite sifilitica colle iniezioni sottocongiuntivali di sublimato corrosivo, dalla quale ha ottenuto ottimi risultati. Il dott. D'A:-!DREA, maggiore medico, parla q11indi per ultimo sulla delinquenza e le psicopatie nell'esercito e nella armata. Rilevata la frequenza dei casi di psicopalia delittuosa, e la loro importanza ~randissima nell'ambiente militare, egli raccomanda una maggiore sorveglianza degli individui che possono essere sospetti. Tale sorveglianza dovrebbe essere eser· cilata al reggimento stesso in base ad informazioni che dovrebbero esser date al comandante dalle autorita del luogo di domicilio del militare. Terminata Ja lettura del dott. D' Andrea, il presidente, ma~gior generale medico C IPOLLA, ringrazia gli intervenuti e specialmente i colle~hi esteri del numeroso loro concorso e·sopratut.lo si felicita del numero e dell'importanza dei lavori presentati e discussi alla sezione. Dichiara qumdi sciolta l'ultima adunanza.
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Ed ora una breve ma interessante statislica. I membri inscritti alla sezione militare furono in tutto 315, cioè 184 esteri e 131 nazionali, di questi 25 della regia marina. Gli esteri si riparliscono nel modo seguente secondo le rispettive nazioni: Germania 67 (Prussia 49, Baviera 10, Sassonia 4, \Vùrttemberg 4), Austria- Ungheria 19, Russia 17, Svizzera 12, Inghilterra 11, Olanda 8, Danimarca 7, Francia 7, Novergia 7; Svezia 6, Stati Uniti d'America 4, Giappone 3, Ruroenia 3,, Spagna 3, Turchia 3, Chili 2, Serbia 2, At'~entina 1, Messico l, Venezuela !. Le signore di medici militari, inscritte anch'esse alla nostra sezione, e quindi intervenute ai festeggiamenti loro offerti furono 57 estere e 27 nazionali. La maggiot·anza fu quindi costituita dai colleghi estet·i, ciò che era già preveduto, a causa della coincidenza delle operazioni di leva colla data del congresso, la quale limitò grandemente l'affluenza dei medici militari italiani. Facciamo seguire qui sotto (vietandoci lo spazio di riprodurre l'elenco di tutti i membri) i nomi dei colleghi esteri che er·ano a capo . delle delegazioni ufficiali mandate dai varii governi. Argentina (Repubblica). - Larrosa Facundo, medico qi brigata. Austria- Ungheria. - Bernolàk v. Hara!:'zl Joseph, Oberstabsarzt I cl. - Nagy Ritler v. Rothkreuz Moriz, Oberstabsarzt I cl.- Szauer Joseph, Stabsarzt (per la mar-ina). Da.nlmarca. - v. Berg Hans, direttore del servizio sanìlario marittimo (per la marina). - Moller Johao, maggiore generale medico. Francia. - Colin Lèon, mèdecin inspecte ur génér al. Bertrand, méòecin en che( .{per la marina). Germania : a) Baoiera. - Vo~!, Generalarzt I cl. . b) Prussia. - LommerEmil, Generalarzl I cl. - \Venzel Car i, Generalarzt (per la marina). c) Sassonia. - Miiller Bruno, Oberstabsarzt II classe.
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d) Wurttemberg. - Burckhar.ll Hermanr:. Generalorzt II classe. Giappone. - Hori, medico di reggimento. InghUterra.. - Mac;.lonald J. D.. lnspector o[ Ho,.pitals a od flet!tS R. ~. (ptr la marina). - ~otter J. L , surgeon lieutenant colone! M. A.., M. D., M. Ch. Norvegla.- Thaulow Francesco, maggior generale medico. OI.a.nda. - Bionendijk Jean, tenente colonnello med:co. Bumenla. - Demoslben A., medico dJ corpo d'armata, pt'Ofessore alla facoltll di medicina di Bukarest. Bu..ta.. - Nicolajt>Jl' PhilippE>, maggior ~enerale medico. Spagna.. - Caro (S. È.) F ..\ngelo, isi)etlore medico della R. marina. - Gall ;c Bernardino, medico di l ci. (Yedrid). Stati Uniti. - Smith Joseph R., assistant surgeon generai. - Du Bois Francis, medicai inspector U. S. Navy
pe1· la marina). Sviuer&. -
Turchia.. -
Albre,.hl Heiorich, colonnello medico. BehdjeL Bey, colonnello medico, prof.:ssore
alla scuola di medicina.
••• Le sedute della X t V sezione ':!bber o luogo, come ·]uelle di tutte le alt1·e, al Policlinico, e precisamente nel fabbricato della clinica cbirur~ica p1·opedeutica (padiglione uomini). La sala erd spaziosis-ima e capace di contenere la intera se zione al completo. Yi erano inoltre locali sufficienti per con· tenere gli uffici della segreteria, della dire~ione, ecc. Questa buona ùi$posizione d1-i locali r-ontribuì non poco a fa1· s\ che le seJul" potessero decorrere con perfetta tranquillità ed ordine.
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Come la maggior parte dei nostri l~;ttori sa. durante il corso Jel Congresso furono offerte in dono ai,membri della sezione alcune pubblicazioni fatte per l'occasione, col concor so pecuniario dei due Ministeri della gue1·ra e della ma· rioa, e precisamente: 1• una relazione medico-"lalistica ::.ulle condizioni sanitarie dell'esercito per il decenniO 188:2·181ll (con carLe ·•rafiche);
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2° Un raggua~lio sommario dei risultati antropometrici ottenuti dallo spoJ!lio dei Fogli sanitari delle classi 1859·63 esistenti pt·es!W !"ispettorato di sauitè. (con carte e wvole ~rafiche); :3• Una descrizione completa del nuovo ospedale militare di Roma (con disegni a piantA>); 4• SLudi sulla climatologia e patologia di 1\Iassaua. Lavoro compilato dai :->igg. dott. Petella, Rho e Pasquale, della regia marina; 5" Un ragguaglio statistico sulle condizioni sanitarie della regia marina compiltsto dai sigg. Petella, Rho e Zeri. 6" Un album riccament-e illust.rato rappresentante alcuni tipi di navi e la installazione dei rispettivi ospedali di bordo. L'album offerto dalla marina, oltre alla sua importanza pratica, presentava il pre~do di una vera pubblicazione artistica, essendo ornato di stupen1e tavole rul:lpresentanli i più impor•tauti tipi di na""'i da guerra. Ancl1e la legatura di questa bella pubblicazione era in accordo colJo splendore dell"int.erno-
••• Non sappiam resistere al piacere di dare ancora ai nostri lettori qualche ragguaglio su ciò che fece la nostra sezione anc:he ttl di fuori delle sedute scientifiche. Bisogna riconoscere che il vantasrgto che si trae da rmnioni ~cientifìctle internazionali sul genere di questa, non sta soltanto nel potece udire dalla viva voce di autorevoli scienziali la loro opinione, i loro nuovi contributi sulle più interessanti questioni scientifiche; ma consiste anche nel mezzo che si olTre di strin~rere conoscenz~ con persone dedicale allo ,:;t;esso genere di studii, di scambia1·e con esse in aOlichevole conversazione le proprie opinioni scienlìfiche e professionali. e. specialmente per gli stranieri, di ved-ere personalmente ciò cbe di bello e di buono può presentar e relativamente ai loro studii, il paese che li ospita. Si pensò che una delle cose che premeva più di vedere ai colleghi esteri sarebbe stato il nostro nuovo ospedale mimare; e perciò il giorno stesso dell'inaugurazione del Congresso, alle 4 pom. lulli i rnPmbri della sezione furono invitati a visitarlo. L'invito fu esteso anche alle signore; e fu visto con molto piacere che, luogi dal suscitare quel senso
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di ribrezzo che la vi<>ila di uno spedale può pro(iurre in an1mi gentili e delicati, f{Ue'>to itl\ilo tornò loro molto grato, inquantoché permise anche alle signore di stabilire, fin dal primo giorno del con~resso, amichevoli relazioni tra di loro. Dopo la visita dello spedale, fu serv1to solto il ballatoio cile tlan<:heg~ta reditìcto della direzione e sul terrazz:' centrale, un servizio di the, gelati, caffè, vini, ecc. Onot•arono della loro presenz~ questo primo e :;rra<Jilisstmo ritrovo, anche S. E. il Ministro della fru81"ra colla sua signora, i generali Di San ~larzanv e Pelloux, comandanti del corpo d'armata e della dtvisiooe. Gli onort di casa erano fatti colla più squisita cortesia ed amabìliiA dal tenente colonnello medico Franchini. e dalla di lui signora, coadiuvati dagli urtìc1ali med1cf addetti ano spedale e dalle loro signore. Il giorno 31 marzo alle 11 1/ , i membri della sezione si recarono alla caserma dt>gli allievi carabinieri ai Prati di Caslf>llo. Quiq furono ricevuti nel morlo piil cordiale dagli ufficiali del corpo, con a capo il loro degno comandante, colonnello Romano Scolli. Tanto gli esteri cht> i nazionali trovarono la bella ca~erma degna di figul'are l!ia per la sua costr uziont>, sta per 1l modo esemplare con cui è t.enuta, tra 1 biù belli edifizi militari. Gli urtlcJalì della legione vollero priUia clw i loro ospiti si accomiatassero offrir loro un trattamento, durante il quale si Ieee anche udire la scelta musica della legione. Il giorno i• aprile. affatto ltbero dai lavori scientifici, fu riservato ad una escurstone a Tivoli. Alle 9,10 ant. tulti i membri della sezione colle rispettive signore ~i trovavano alla :stazione di Termini, dove era pronto un treno speciale ad essi riservato. Questo treno si compone,·a del numero conveniente di vetture or dinarie e di cinque car rozze d1 a• cloose ridotte a treno ~pedate a cura e spe<~e delra~socia zione della Croce Rossa. Ci sia per messo di esprimer e tlnche qui 111la benemerita associazione ed al suo degno presidente, conte G. L . Della Somaglia, i ringraziamenti di tuLli '(Uelli che presero parte all'escursione. A Th•oli, dove si arrtvò alle 10,20, il treno era alt.eso dal sindaco e dalle autorifA e da una immensa folla . Colla banda comunale in l1-1sta , la numerosissima comitiva si r ecò pr ima
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alla \"l Sila delle cascate; quindi, spRI'pa~liatMi per la citta, si recò a piccole frotte alla Villa d'Este, le cui splendide sale, coll'incantevole giardino, erano state ~enerosamente messe a disposizione della sezione dal proprielario, il cardinale principe di Hobenlohe. Alle 12 '/, fu servita nelle artistiche sale del piano ter1·eno una refezione. Le mer.se erano ùispo-,te in otlo grandi sale. In quella centrale, la piu grande, 8\evano pr·eso posto la presidenza e molta part~ Jei membr i delle delegazioni ufficiali ; dapperlullo era bello vedere le dinse degli u!fictali medtci Italiani allernarsi colle brillanti uniformi estere, e tra gli uni e gli altri brilJaJ•e ancor di più. le fresche toilettes di gentili signore. Non mancarono naturalmente i brindisi; parlarono fra ~li altri il presidente, ~e nerale Cipolla, il sindaco di Ti\'oli, il rappresentante del cardinale Hohenlohe, comm. Coccanari, il conte Della Somaglia, il medico is;;>eLlore generale CoUo, il dott. Reali dell'esercito svizzero. Abbandonate le mense la comitiva si spar<:e per il giardino donde si gode uno dei più splendidi panorami che offrano i dintorru di Roma. Prima delle 4 lulti si ril..rovarono alla stazione fet·roviaria, dove molt• si erano già portati in anticipazione per visitare con più dettaglio illreno Ol'pedale. AIle 5 pom. il treno r ientrava nella sta1.ioue di Roma. Il banchetto della XIV sezione ebbe luogo il 4 aprile ue1 locale dell'ex AC<Juario Romano, gentilmente concesso daiJ'autorita mnnicipale. La splendida sala, illumir.ata fantas.ticamenle da più di mille candele, malgrado la sua ampiPzza era tutta riempita dagli iuvitali. Le mense erano disposte come a forma d• '.'entaglio, il cui centro era rormato dalia ta\'Ola d'onore. Durante il pranzo la musica degli allie\'t carabirJieri fece udire uno sc~lto progt·amma. Allo champagne, il generale medico Cipolla inaugurò la serie dei brindisi; a lui leonero dietro il medtco ispetlor generale dott. Colin, il generalarzt Lommer, il medico direttore della marina dottore Scro!ani, il generale medico V. Lukom!tky, il colonnello medico Nagy v. Rothheuz ed altri molli. Fu pure distribuito un brindisi in strofe latine scrilfo dal dott. Cognetti della R. marina, che piacque assai. La simpatica e cordialissima r unione non si sciolse che dopo le 10.
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La sera successiva il Circolo militare offriva nelle sue belle sale nu puoch d'addio al medici militari esteri, invitan· dovi naturalmente anche gli italiani. Fu una prova di più. che i nostri colleghi esltri si ebbero della per felta fratellanza che tiene fortunatamente uniti gli urticiali del corpo Moitario italiano ai loro camerati d eli~ armi comba ttenti; fu quindi il miglior coron~mento possibile per. la serie di r iunioni in cui :zli ufficiali medici italiani ebbero il ~rande onor e e l'indimenticabile piacere di ospiLare i lor o colleghi degli eserciti stranieri. ~on è di nostra spettanza di parlare degli altri ritrovi o festeggiamenti, organizzati dalla presidenza generale del Congres!SO, a i quali pres ero pur parte i membri della nostra sezione. Di questi già lutti i giornali e politici e medici hanno a snfficienz'l parlato. A noi oon resta quindi che domandar venia ai nostri lettori se per un momento abbiam forse esor bitalo dai confini e dagli scopi di un giornale scientifico come il nostro, parlando a!lcbe fugacemente di fesle e r itro,·i. Vi fummo indolti dal desiùerio di rievocare molti e graditissimi ricordi e di coglier l'occasione per mandare ancora un caldo ~alulo a tutti i camerali ohe da Lutte le parti del mondo ci,'ile, dalla Siberia e dal GiapponE', dalla Plal.a e dali$ California, trassero in cosi gran numero a faee onore al nostro in;rito. R. L.
11 Diret.t.ore
Dolt. STEFANO Recas colonnello medico ispettore. '
11 Collabora t.ore per la R .• Marina ·
Il R edat.tore
D.• TeoooR1co RosATI '
D.• RIDOLFO LTVI
Jl~ico di t• ÙIUU
Capilano medico.
NUTINt FEDER i co, Gerente.
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J\tGIO OSPBD!t! DEL l DIP!UIMRNTO llRITTIMO
UN CASO DI
ANEMIA DA ANCHILOSTOMA DUODENALE COX PRESENZA Dl LARVE nr DITTERO (SARCOPHAGA HAEMORR011JALIS) Per i dottori 1•. ,..bbamondi, medico capo di 2* cksse e 1 •. T . Vipollone, medico di t• classe.
l cnsi di ::~nchilostomo-aoemia, sebbene oggi sienù più o meno diiTusi nel nostro paese, purtultavia sono abbastanza rari tra i milit.ari de11a re~ia marina. Jl doll. F. Rho nel 1885 (1) ill ustrava nn caso di anchilo:;tomiasi avverato:;i in no marinaio messinese, ed è la un:ca memoria stampata sull'argomento io quesli ultimi anni da medici della r·egia marina. È quindi parso doveroso il corouniear·e ai nostri colleghi il caso da noi sludiata. il quale per le sue manires~azìoni non solo riesce d'interesse al clinico, ma anche nli' elmintologo. I nfatti uel nostro easo, oltre alla presenza degli anchilostomi Dt'li' in testino, si notò quella di molte larve di d iL(l) Giornale del n. esercito e della R. ma rlna. Ann o !8S5.
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tero, che abbiamo avuto campo di studiare e di allevare lino alla riproduzione dell' insello perfetto. ~on •' nuova questa coincidenza nell' intestino del mede:;imo individuo degli ancl11lostomi e dello larve di rlitteri, avendone pubblicati nel 1 88~ Ire casi il Perroncito e il Graziatlei. Le lane emesse in quer casi furono dal t:ahodrn·cio identificate con lfUelle della piop/t ila casei ( l ). E nemmeno é nuova In. pr·esenza di lane di dilleri nell'intestino di militari della regia marina, avendone illustrati quattro casi il medico di t• ela::se pror. A. Pasquale. io uno de· suoi ~tu di di Patologia tropicale falli a ,\l :~ssaua (?). E noi rimandiamo il lettore a •JUC3to eccellente laforo. nel quale ;;i trovano ampie notizre l.lil.lliografiche sull'argomemo. E veniamo senz'al tro alla narrazione del caso nostro . Bnr ... G. B. allievo cannoniere del C. H.. E. di anni e1, nativo di GenoYa, di Angelo e della fu 1\o·a Cam. ha lre fratelli e una sorella in ouimo stato di salute; co.;i pure il padrE'. ~olia sa dirci r·i},ruardo t~lla morte della madre. Egli, eccettuare le comuni malattie dell' infanzia, è stato per lo pas alo sempre bene. ~on ha mai abbandonato il paese . natio. All'età di anni 17 entrò come operaio in un opificio meccanico. ove rimase per tre anni e qui era costretto. per più ore al giorno. d1 stare in l"icinanza del fuoco per lavuri della i;Ua professione. ~el gennaio '93, chiamato sotto le armi> veniva direttamente a Spezia, ed era destinato da prima alla ca$erma del C. R. E. indi al t Varigoano :. e dopo 20 giorni im-
Il) P.lll&OiiCITO, Gionl.lll~ ddla R Afca!Wnia di fl'ltJfci>llf di Torino. Fasel-
colo 1\". tS'-'!. (:!) Sullo presen=:a d1 la t ce dt dilteri, ecc. Gior11,al~ inlernaz. di Se. med.
Vol. Xli , r>. 781-796, con due tavole
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DA \NCHILOSTOMA DUODE,AlE ECC.
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bar-cavasi sulla regia na;e ·scnola « )Jaria Adelaide :t, ore rimase per tre mesi circa. Si è sempre alimentato bene, appar-tenendo a famiglia piuttosto agiata. ed ha ahitato continuamente la casa patenta. la quale era ben aereata ed asciutta. In c~ sa bevera dell'acqua di una cisterna scoverta, ed all'opificiO dell'acqua .ehe scorreva da un rubineno. Quest'acqua, secondo asserzione dell'infermo, proveniva dal Bisagno. Le soiTerenze del Sar ... cominciarono nel maggio dello scorso anno a bordo della regia naYe c )Jaria Adelaide >L eon ''ertigini, pallore della cute e delle mucose e con indebolimento clte si accentuava ogni ~iorno sensibilmente. Per t<tli fatti, ver:;o la fin e del detto mese, fu sbarcato ed inviato a questo ospedale, ove fu ricoverato nel I Reparto mediéina. Esamt del .~an!JIU (3 giujlno). - Con l'apparecchio di Zeiss-Thoma si son numerate 2,03 ,888 emazie per m·llimetro cub. I leucociti non sono in aumento ; se ne osservano di due forme : l) a nucleo tondo e con pochissimo proloplasma ; ~) a nucleo polilobato piullosto ricchi di protoplasma, nel qnale si osservano assai fitte le granulazioni basolile di Ebrlich. Fu curato un mese circa con ferruginosi, liquore arsenicale, chinacei e con vitto sostanzioso. ~fn persistendo sempre .J':1oemia, il medico curante pensò che una cura climatica potes~e recare maggiore vantaggio di qualsiasi farmaco al· r infermo, il quale fn quindi inviato in permesso di convalescenza di quaranta giorni al paese natio. )fa al termine di quel permesso persistendo, anzi essendosi vieppiù ac-centuati i sintomi dell'anemia, il Bar. . Yeoiva il 5 agosto rinviato in questo ospedale e destinato al II Repnrto me~icina.
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CASO DI A\'Eli! A
All'esame somatico notavasi : Individuo di normale costituzione scheletrica, con discret<> pannicolo adipo<>o, con muscoli flaccidi, ma abbastanza bene sviluppati. La cute, pallidissima, si sollevava in larghe pieghe e le mucose visibili erano fortemente pallide. H pallore ce· reo-giallognolo dava alla faccia l'aspetto press'a poco di una maschera di cera. li torace era di forma cilindrica, scarno, con costole sporgenti ed angolo del Luys un po' pronunziato, sterno stretL() e doccia sternale poco incavata. La respirazione, a tipo prevalentemente addominale, si compiva 28 Yohe a...,.minuto~ L'esame degli organi della respirazione non faceva :·ilevare alcun che di anormale. Alla punta del cuore si sentiva un dolce soffio che si propagava anche sugli nltl·i focolai d'ascoL tazione, ma meno intenso. Sui grandi vasi del coli~ si avvertiva distintamente il così detto rumor di trottola. Il polso della rndiale era piccolo e piullosto frequente (80-1 00 a minuto). All'addome nota>asi discreto meteorismo ed un leggier<> grado di dolorabilità con la palpazione, specialmente nella regione mesenterica. Il fegato normale, la milza leggermente ingr:mdita. Peso del corpo kg. 52,800 Dinamometro= )J. D. 26; M. S. 24 L' infermo accusava cefalea, ma non molto intensa, ,·ertigini, ronzii agli orecchi, indebolijnento generale ed af, fanno, ~pecialmente nel salire le scale. Nei primi giorni fu tor·mentato da diarrea {5-6 volte nelle :t+ ore), accompagnata con lievi dolori al bas<>o ventre. Ebbe in appresso stitichezza che si alternava con scariche diarrpiche e poltacee frammiste qualche volta a muco ed a residui alimen-
DA ANCHILOSTOMA DUODRNALE ECC.
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tari mal digeriti. le feci non ebbero mai colorito assai scuro da far sospeuare la presenza del sangue e molto meno vi -si osservò direttamente il sangue. La urinazione era un pl)' più abbondante dell'ordinario. La T. nelle ore vespertine si elevava di po~bi decimi {37°,5 - 370,7 C) e rimetteva al mattino, con profusi sudori. I: appeti~o era piuttosto scarso sul principio, indi si mantenne buonissimo. Esame del sangtte (6 a~osto). - Le emazie si preseotanù scolorate, isolate ed alcune con vacuolo nel mezzo. Il reticolo fibrinoso è molto esile e rado. I leucoùiti non sono in aumento; le forme :;dulte si disfanno facilmente, e sono ricche di granulazioni nel protoplasma. Con l'apparecchio -di Zeiss-Thoma si son numerate •1,717,109 emazie per milljmetro cub. con una diffe1enza, in meno, di 327 mila e più rispetto al primo esame fatto il 3 giugno. Esame dell'w·ina (7 agosto). - Tinta estremamente pal1ida. Aspetto limpido, senza sedimento. P. S 10'10. Reazione Òeutra. Albumina. ematina :~ssenti. Fosfato di calce assente. F. di magnesia normale. F. alcalini un poco abbondanti. Solfati normali. Cloruri relativamente abbondanti . Urati scarsi. PigmenLi ordinarii scarsissimi. All'esame mi.croscopiC•>, qualche cristallo di fosfato triplo; null' altro di notet.ole. L'infermo venne curato con tonici e ricostituemi ; ma le sue condizioni generali peggioravano ed i sintomi dell'anemia si rendevano sempre più intensi. D'altra parte, non potendo attribuir~;~ tale anemia ad alterazioni di organi interni, perchè questi, come dianzi è stato accennato, erano del tutLo integri; nacque il sospetto che l'anemia fosse sosLeilUla dalla presenza di anchilostomi e, con tale intento, fu iniziata l'indagiae micros~opica delle feci .
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UN CASO DI ANE:lUA
Ad un primo esame fallo addl 8 agosto s1 rtnvennero :
t) uova di ascaride Jombricoide; 2) uova di Lricocefali e3) frequentissime altre uova a guscio LtaspareoLe e. sollile ed a contenuto spesso segmentalo, cioè con tutta l'apparenza d'uova di anchilostomi. Inoltre spessegginvano nei preparati 4) dei sottili cristalli di Charcol-Leyden, che sogliouo anche trovat-si nei casi di anchilostomiasi e vi erano anche 5) cri· stalli di ossalato di calce. Nessuna traccia di sangue, nemmeno all' :indagine microchimica. È bene però avvertire che quP~~La non fu ripetuta un gran numero di volte. Fu dato il di 4O agosto un purgante oleoso (o li~di ricini ed olio di mandol'le ana gr. 15) per· ottenere maggior copia di materiale d'esame; e di nuovo si rinYeonero uova di anchilostoma in gran copia (10·12 per campo visivo a un ingrandimento di 85 diam.). Accertala così la diagnosi, fu intrapresa la cura con le capsule d'olio etereo di felce mnschio preparate da C. Erba. Il giorno 11 agosto l'infermo fo alimentato con due soli brodi consumali e on litro di laue. e la mattina del 12. a cominciare dalle ore 6 prese ogni ora uua cap5ula d'olio di felce, fino a consumr~rne otto. 11 13 a.go~Lo, vino più sostan-· ztoso e ancora quaut·o capsule. una ogni due ore: lo stessosi praticò il giorno seguente. Intanto all'esam~ delle feci si rinvt}uoero anchilostomi in gt·an copia, 10 modo che in un vetrino del diam. di 9 cm. riempito dalla padella se ne contavano una dozzina (osservazioni del ~ 2 e 13 agosto). Le prime deiezioni però. dopo~ l'uso dell'olio di felce, avvennero nella notle ed andarono, , per negligenza dell'infermiere, perdute; di guisa che non· si potè stabilire un calcolo approssimativo sul numero totale degli ancbilosromi emessi da questo infermo. All'esame delle feci praticato il ·14- agosto non si rin-
l>A A.NCIIILOSTOMA DUODE'tALE ECC.
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vennero più anchilostomi. ma 'Oilanlo uo,-a di essi in fase di segmentazione molto avanzala ed nova di ascaride lomhricoide e di tricocefalo . ~elle feci emesse il 15 agosto ricompan·e qualche anchilostoma e poi più non si videro oè :lDchilostomi, nè le loro uova. Fu ripetuto il 17 agosto l' inda~ino chimico-microscopica delle urine col precipuo scopo di l]imostrarri la pre~eoza dell'indicano, ma questo, ricercato col metodo di .hfTè, non dette reazione : nè vì fu :tiLro di notevole. tranne la permanente scarsezza di urati. L'esame delle feci fu pure ri petuLo ogni giorM dal l 9 al 28 a({osto & in esse si rinvenner·o costantemente uova di tricocefnli, sebbene in numero sempre più esil!UO; le nova di ascaridi scomparvero dopo il giorno 20 e probabilmente per f·uso della santon ina la quale. come pure il timolo, fu somministrata allo scopo di e.-pt~IIPre altri ospiti importuni cui l'intestino del nostro infermo dan ricetLo. lnfaui, nelle feci emesse il ·19 agosto si notarono una dozzina di vermicciattoli bianchi, dotali di movimenti vivaci, lunghi 8-10 mm., con l'estremità cefalica :1guzza, e la caudale piit grossa. Si ripresentarono detti rermi nelle feci emesse il 24 agosto. ma allora lo studio dei primi esemplari aveva fMto l'icoooscere non trattarsi di alu·o che di larve di diLteri. Tuttavia. pensando come sia faeile in estate l'accidentale presenza di dette larve nelle feci. lasciate allo scoperto, ed anche pel faLlo che quelle rinvenute il 24 agosto si presE:ntavano d'ineguale grandezza, credemmo necessario isti tuire un controllo. quantunque e r infermo e gl'infermieri accertassero d'aver visto le larve muoversi nelle feci appena emesse. Preparata dunque una padella nuova, ben reroiciata e perfettamente pulita e sterilizzata anche a vnpore, fu por-
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ç:; CASO DI A~Elll.\
lata in sala coperta e nelle feci in essa raccolte il 26 agosto (per combinazione appena fu pronta la padella) si osservarono subito molte altre larve di ditteri (una cinquantina) tuue piccole (4-6 mm.), tutte uguali e dotate di movimenti molto vivaci. L'infermo intanto era stato assoggettato alla cura del timolo, di cui prese 6 cartine al giorno di '/, gr·. ognuoa a distanza di 2 ore, e giit dal 27 non si rinvennero più larve di ditteri. Comparvero nelle feci stracceui di muco bianchiccio molto consistente, ma dopo gli enteroclismi tannici che completar-ono la cura non si rinvenne più nulla di.;tnormale, tranne la costante presenza di uova di tricocefalo, delle quali all' ultimo del mese notavansi ancora due o tre per vetrino. Il risultato della cura non poteva essere più soddisf~ ceote. Già dopo otto giorni dalla scomparsa degli anct.'"lostomi l'" infermo si sentiva rinato; il suo peso era cresciuto di l.g. 2/ 400 e il dinamometro segnava ~1. 0; 32, ~1. S. 24-. Il 24- agosto egli potè fare per la prima volta le scale per recarsi nel giardino. laddove prima ogni piccolo sforzo gli cagionava delle vertigini ed anche leggiere lipotimie, cbe lo costringevano a rimaner:;ene iu letto. Esame del sangue (1° settembre) . - Emazie per la maggior parte ben colorale e più facilmente dispongonsi a. pile. I leucociti, molto ben formati e ricchi di granulazioni nel pròtoplasma, non si presentano disfatti come nell'esame antecedente. Si notano anche microcili \e piastrine del Bizzozero. Il reticolo fibrinoso è alquanto più ricco e consi. slente. Con l'apparecchio di Zeiss-Thoma si son numeratè 2,663,357 emazie per mm. cub. con un aumento di 864 mila e più sull'esame fatto il 6 agosto, prima d' inçominciare la cura. ·
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L' infermo io appressò risentì sempre più i benefici effetti della cura intrapresa; e il 30 settembre, epoca In cui venne inviato in licenza di convalescenza, il pallor·e della cute era quasi del. tullo scomparso; i toni r.ardiaci eran normali e il 1·umor di trottola sulle giugulari più non si udiva. Il peso del corpo era salito a kg. i58 ; il dmamo,metro segnava: M. n. 37, M. S. 25. Un ultimo esame del sangue dette i seguenti risultati. ~umero delle emazie (Zeiss-Tboma) 2,.832,820, èioè di 1,115 mila e pjù superiore a quello riscontrato· n.el ·l o esame (6 agosto) ; inoltre i g_lobuli rossi et'ano i;)en colorati. Dopo il permesso di cMvalescenza il Bar. è tornato a pr·estar servizio e phì d'una volta 1'abbiamo incontrato perfettamente ristabiUto e nel vigore delle sue forze. Ora, quali sono stati i fattori che han prodoue tali alterazioni nell'organismo d.el nastro infermo da cagionare la grave anemia? Le grandi perdite di sangue certamente no; chè anzi questo caso va registrato fra quelli nei quali non si trovò ma.i sangue nelle feci. E nèmmeno regge l'a1tra ipotesi che l'anemia pos5a ripetere la propria origine daHe continue sottrazioni sanguigne prodotte dagli ;mchilostomi col succhiament() -pEn· nutrirsi, irpperocchè le perdite p~o fuse di sangue degli emonoidarii e delle donne menorragiche dovrebbero dare almeno uguale .grado di anemia e in tempo ugualmente breve, il che non avviene. Nel nostrQ caso inoltre non pòs.siamo att~ibuire l'anemia a inlenso catarro intestinale, o a i nfeuione malariça o ad altre malattie, nè tampo.co a cattive condizioni di ambiente ò a insutlìcieute alim.entazione cui fosse stato costretto l' infermo; e pertanto riteniamo, con la maggìoranza· dei clinici, ehe causa principa!e della grave alterazione della crasi sanguigna nell'an-
O~ CASO DI A~BlfiA
chilostomiasi sia un an-elenamento del sangue per autointossicazione dovuta a prodotti anormali che si origin~reb bero nell' intestino, per la presenza del parassita. Gli studi sperimentali fatti in proposito dai dottori Lussana e Crisafulli (l) confermerebbero tale idea. Gli A. A. partendo dar principio che la maggiore eiiminazione degli elementi inquinanti un organismo ·animale si fa per i reni iniettavano, a dosi frazionr~te, dell'urina di anemici per anchilost(}ma a dei conigli, nei quali osservarono che si determinava una rapida e profonda alterazione dell:l crasi del sangue a spes~spe cialmente della sua parte colorante e dei globuli rossi. Tale alterazione del sangue dei conigli era di minor grado, se iniettavasi l'urina non prima, ma durante il trattamento curativo e diminuiva anr.ora, ~e iniettavasi dopo alcuni gioÌIi dalla completa emissione dei parasiti dall' inte5tino. Con ciò però non vogliamo asserire che tali esperimentì dieno in modo assoluto spiegazione dell'ancbilostomo-anemia, poichè lo stesso doli. Crisafulli ha ottenuto le medesime alterazione della crasi sanguigna nel coniglio, iniettando urina di anemici da malaria cronica con catarro intestinale ero· nico (2). Nè potemmo noi stessi istituire esperimenti in proposito, perché lo stato dell'infermo il 6 ngosto era cosi grave, da non permettere all1'0 indugio a intraprendere la cura ed ognuno sa che gli studi sperimentali bisogna condurli con ordine e con abbondanza di pruove, se si vuole che comribuiscano a risolvere i proble(Di della patologia . . Aggiungiamo solo cbe la graye anemia veri6catasi nel
(l) Rivi#a clinica. ArchiYio italiano di clinlca mediea, 1890 ((!icembre). (2) Id. Id. 1892 (dicembre).
DA ANCHILOSTOlfA DUODE~ALE ECC.
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nostro infermo, nel qua!B {benchè fosse individuo bene sviluppato e nel fiore degli anni) il numero dei gloiJuli rossi era sceso a 1,717,109 per mm. cub., può riconoscere io parte la sua causa nell~ contemporanea presenza di larve di ditteri nell'intestino. l quattro casi riferiti dal Pasquale si avverarono tutti in per·sone più o meno anemiche e il ~lo niez (Les parasiles dr l' homme. Paris, ·1889), riferisce deì -casi, tra i quali uno dal Joseph , in cui parec-chi_e centinaia di larve di Pollenia rudis furono emesse da persona anemica. Opiniamo pure che le lnn·e. della Sarcophaya haemur?'oìdalis, abbiano falla piuttosto lun.ga dimora nel tubo gastro enterico del nostro infermo, penetrandovi allo stato di uova; imperocchè non si può ammettere che tutta la quantità-di larve emesse da que~.to infet·mo ~ieno srate introdotte come tali con gli alimenti. ~otiamo inoltre che mai altr() caso di simil . genere si ebbe a verificare nè in questo tempo, nè anteriormente ne} nostro ospedale. I.a letteratura dell'argomento registra pa· recchi casi, · tra cui uno del Lockwood, nel quale per lo spazio di dtte mesi furono emesse larve di R. canalìcul<I:1·is e di S. ca1·naria; e quanto alla Sarcophaga haemorroidalis il ~loniez dice che le sue larve « provocano intensi disturbi di stomaco e si att11ccano con gli uncini boccali fortemente alla sua parete interna, di modo che col vomito difficilmente sono espulse, ecc~ >> (1). ~el nostro caso, non essendo esse comparse che qttando gli anchilostomi erano stati quasi tutti espulsi, è da pensare che fossero annid.tte in qualche di·rerticolo dell' intestino, più probabilmenle nel cieco, e non
(l ) PASQUALE, L c. pag. 784<.
U:'i CASO Dl A..\EYIA
oello stomaco, non avendo notato disturbi da parte di quest'organo nel nos~ro infermo. Jnfine, a dar ragione della grande quantità di 'larve che sono state emesse in questo e in altri casi, si potrebbe pensare alla possibile, sebbene rara riproduzione per pedogenesi, da noi ollenuta sperimentalmente, come sarà detto in seguito. Questo fatto spiegherebbe come dal nostro infermo siano state prima emesse larve più grandi e. poi tutte io una volta (nuovo ciclo di generazione) larve più piccole ed uguali fra loro.
Allevamento e descrizione delle larve .
Già mentre si facevano osse•Tazioni sulle larve p1ima ottenute, avevamo notato cbe, !asciandole in un recipiente di vetro ben coperto, insieme con le feci, esse dopo 12 ore apparivano quasi radùoppiate di volume. Ne ponemmo alcune, dopo lavate, ·in un bicchiere contenente un pezzo di carne cruda e in 24 ore esse eran cresciute più del doppio; ma la putrefazione della carne dava odore così incomodo e le larve eran cosi imbrattate d'una poltiglia bianco-sporca, che non fu più possibile osservarle in tal modo. Quando invece ottenemmo altre larve dalla ricerca di con· trollo che credemmo necessario istitu~e, adottammo altro metodo d'esame e tutte le osservazioni, cbe verremo espo. nendo, caddero appunto su queste ultime larve; aYendo aliontanale tutle le altre prima ottenute. Alcune furono osservate vive in glicerina; altre, dopo lavate per 3 minuti in
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DA AN•:HILOSTOliA DUODE:>ì'ALE ECC.
soluzione satura di sublimato {7 '/, p. 100 con p. '10() di cloruro sodicll), nella quale rest..van vive per '/2 ora, vennero accuratamente deposte nel fondo d'un bicchiere contenente della carne e ben coperto. Il bicchiere con la carne e col coperchio era stato prima tenuto un'ora nella stnfa a -.apore di Koch e, dopo introdottevi le larve, fu chiuso con spago, st1ggellato e posto in luogo sicuro. Così evitammo un troppo rapido inquinamento della carne (restava sempre quello prodotto dai microrganismi emessi dall' intestino delle larve stesse) e fummo sicuri ci)e altre larve non venissero accidentalmente a confondersi con quelle deposte. Riosservato il bicchiere dopo 6 giorni, con sorpresa notammo che in luogo di 12 esso conteneva nna cinqoantina di larve tutte vive, ugualmente sviluppate e grandi. Il so~peito di questa riproduzione per pedogenesi (larve dentro larve) era già sorto in noi la prima volla che po · nemmo le •ar·ve a sriluppare nella carne; ma, come non s'era presa alcuna cau:ela, credemmo utile ripetere l'esperimento nel modo anzidetto. Le larve ottenute da questa seconda prova servir·ono tanto per l' esam& di esse, quanto per· la riproduzione dell'insetto perfetto. Intanto, per osservare meglio il modo di crescere delle larve sulla. carne, ponemmo alcune di quelle emesse dal l' infeymo nella padella sterilizzata, dopo averle ugualmente pas~ate per soluzione satura di sublimato. in una scatola alla Petri contenente carne e prima ugualmente sterilizzata. Esse dunq_ue, appena raccolle; eran tutte d'una grandezza, misurando 5 a. 6 mm. di lunghezza e poco più dì 1 mm. di larghezza all'estremo caudale; l'estremità cefalica era invece sottile e dotata di movimenti assai viraci. La la n'a, di tinta bianca, facendo sulla carne punto di presa con gli uncini 1 / 2
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U~
CASO DI AN&:IflA
bocrali, si portava prestamente avanti. Le fibre della carne non restavano visibilmente lacerate da questa presa, nemmeno quando le larve eran di molto cresciute, ma !eg:;:ermente spostate; tuttavia restavano i segni della presa Yìsibili nnche ad occhio nudo. :\'elle prime ore le larve e-ran() irrequiete sulla carne ed acquistavano assai presto una leggiera tinta carnicina, per la quale si rendeva assai visibile un vaso pul.sabile sul dorso e m corrispondenza dell'unione del terzo posteriore cvi due terzi anteriori del corpo. Poi si nascondevano tutte sotlo la carne a conlalto col >etro e, dopo una notte, si ritrovavano !lncora al posto ov'eran state -lasciate il giorno avanti, tutte ricoperte d'ogn' intorno dalla carne, sotto cui s'eran fatta una nicchia, nella quale non restava quasi spa;r.io vuoto. Il che dimostra il pochissimo bisogno d'aria ch'esse avevano. Col prendere in mano la sca· tola, esse si rimettevano nuovamente in moto, per poi nuovamente raccogliersi al medesimo posto. Quando poi, trascorsi 3 o 4 giorni, esse eran di molto cresciute, non si spostanno che assai difficilmente e Jentaml!nte progredi:vano con movimenti come svogliati (e fur·ono allora adibite allo sviluppo dell'insetto perfetto) . Così cresciute fino a misurare 15-17 mm. di lunghezza, erano più adatte all'ossen•azione macroscopica e se ne potevano anche escidare parti per un attento esame microscopico. Quell~ piccole invece, messe in glicerina e solto un vetrino che deLolmente le comprimeva, si prestavano di piu all' osservazione microscopica della larva intera e de' suoi movimenti. L'aspetto m~croscopico della larva è quello dato dalla fig. 1, tav. l e 6g. '' , tav. II del citato lavoro del Pasquale. Ciascuna larva risultà similmente di ·12 segmenti divisi tra
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loro da 11 anelti o cingoli spinosi, cioè provvi:>ti di fitte e corte ~etole. Il 'l 0 segmento o segm. cefalico differisce molto da tutti ~li altri, perchè provvislv: 'l ) di due robusti uncini di sostanza chitinosa fortemente colorati in bruno, molto arcuati, a concavità. verso In faccia ventrale, a convessità superiore. Questi, per· mezzo di un tendine intermedio di forma irregolarmente quadrangolare, si articolano con un tendine aliforme, che si prolunga con le sue diramazioni fino al 3° segmento. Il tendi ne ali forme è d'ineguale spessore, di tinta bruna non uniforme, cioè perfettamente op;;c<) nell!l parte centrale. semi trasparente alla parte ventrale, o ve al microscopio apparisce finalmente striato come risultasse da un intrecr.io di crini ondulati. Inoltre questo primo segmento alfa parte anteriore possiede 2) quattro appendici, di cui due biarticolate (antenne) situate superiormente, cioè dal lato della convessità degli unr.ini e due inferiori {palpi) monoarlicolateJ situate verso la faccia ventrale, cioè dal lato della concavità d~Ji uncini e sorgenti da un cercine, attorno a cui si raccolgono e s'inspessiscono le maglie disegnale dalle 3) ~trie boccali. Queste sono più fitte alla faccia ventrale rispondente alla concavità degli uncini, ove decorrono quasi parallelamente, ma un poco ondulate. Sono a doppio con torno, qualche volta biforcantisi e si prolungano, diradandosi, verso la faccia superiore del segmento cefalico. Così attorno ai palpi, come attorno alle antenne i prolungamenti delle strie boccali vengono a disegnare una rete, della quale si può avere un'idea guardando la fig. 2, tav. I del citato lavoro di Pasquale. li 1° segmento è diviso dal 2° per mezzo del 1° cingolo spinoso. Le spine di questo cingolo alla faccia ventrale sono
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u~· CASO
DI
A~EID~
disposte in più ordini e sono spesso bifide, più rar~mente trifide. esse vanno diradando~i a misura che diventano dorsali e sono tune dirette veno l'estremo caudale. Il 2°. il 3° e il 4° cingolo hanno ciascuno sei ordini di spine. le quali sono più ~randi ed ouuse delle procedenti o sono sempre uniche. Il 5° cingolo ha sei ordini di spine 3lla faccia ventrale tre sol i alla faccia dorsale. 11 60, il 7°, l' 8° e il 9" cingolo hanno solo spine alla faccia ventrale; queste scomp3riscono verso il dorso o sono appena rodimentarie. 11 10° e l'H" cingolo hanno di nuovo sei ordini di spine da per tutto; queste però sono rivolte con Ja punta Yerso J'estremilà cefalica. Tor·D::tndo alla descrizione dei segmenti della lar\'a, il 2<> di essi comprende gran parte del tendine aliforme e le due estremità degli stigmi anteriori con picc()Ja porzione delle vaste trach-ee che ad essi fan seguito. Gli stigmi sono di tinta ginlle1ta visibili nel.l_e larve cresciute anche ad occhio nodo e si aprono a >entaglio terminando ciascuno con 15 boccu.cce (qualche volta 43) qoasi rotonde, di apparenza granulosa nel centro. T canali aP.rei sono ampli , decorrono ramificandosi in Lutlo il corpo della larva e sono, per rifraogengenza del l'aria, as~ai bene visibili nelle larve vive; spariscono quasi dopo la prepar;~zione ; i loro (ronchi ma~giori sono in comunicaziona cosi con gli sligmi anteriori come con gli sti~mi postel'iori, ver·so i quali due di essi appariscono come troncati e terminati a fondo cieco. Gli altri segmenti {ino all' 1'1°, sono tuili divisi Lra loro da cingoli spinosi e non presentano caratteri speciali.
D.\ .!'\CffiLOSTOlU DUOD~.U.E ZCC.
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L'intestino occupa la linea mediana del corpo con vàrie cil'\:onvoluzioni ; spesso nelle anse si osserva un contennto di grosse gocciole a doppio contorno molto serrate fra loro e molto rifracgemi. L'ultimo segmento ('1~ 0) o s. caudale comprende gli stigmi pottteriCtri e la sporgen::a analt. uperiormenle ,·erso la faccia dorsale (fi~. l b i, tav. T di Pasqnale) s'elevn per l mm. un'eminenza crateriforme il cui bordo è pronisto di 19 papille equidistanti. La superficie esterna del cratere è regolarmente ù'isseminata di prominenze spinose. le quali via ria si appiattiscono accostandosi alle j 2 papille e lasci<LDO tra loro dei solchi esigui, i quali disegnano come nn reticolo attorno alle papille suddette. Sella cavita del cratere "i tronno i due stigmi posteriori, che si distinguono anche nd occhio nudo. perchl! faui di chitina giallo- bruna. Essi. f'isLi di profHo, hanno figura di doppie tasche, visti di prospetto al mirroscopio ripel•JDO in certo moJo l' 1mm:~;!ine data dalla fìg. 9, la\' , TI di Pasquale. l.a cav'tà crateriforme ~opra -anale nelle larve rive è coulrattt!e, ma non riLmicnmeole Le contrazioni j osservano molto bene nelle ~rosse larve cresciute sulla carne~ allorchè s· infondono in acqua e danno l' 1dea del movimento d'apertura e chiusura della hocca dei pesci. allorchè fanno pt'ts · sa re l'acqua attraverso le loro branchie respiraLorie. :Se l movimento di chillsnra le pupille superiori vengono a sitnarsi negl' ioterv Ili ddle papìlle inferiori e per un momento si disegna una rima trasversale; il moYimeoto di apertura è repentino_.. n '\callo, t' per e~so la larva, se libera ~ell'acqnn . procede di qualche millimetro. La sporgenza anale è quasi rettan•Iolare, termmata ai due :mgoll inferiori da due prominenze coniche simili alle
530 papille sopradescrilte, ma più gr·andi ~ e similmente disegnate per i solchi che ti lasciano i rilievi appiattili i qnali sulle pertinenze dell'ano assumono aspello di spioe ?Lluse. Allo scopo di ripl'odurre l' insetto perfetto disponemmo in un bicchiere coper'LO un JJiccolo Lrespolo fatto con lìli di paj.!lia impigliati in un batuffolo di colone; scegliemmo le larve meglio svilupp!He e, lava:tele in soluzione rorle di ::;ublimato per liùerarle dai m.crorgani:>mi che s'erano moltiplicati sulla carne, le riponemmo dentro al bicchiere con la paglia, che fu subito chiuso e bene as~icurato. Le larve ripostevi furoo ·13 e quasi tutte dopo qualche ora s'eran nascoste nel cotone, dòode non vennero più fuori; le pocl1e rimaste libere eran pure scomparse nel cotone il giorno seguente. Il bicchiere fu tenuto per ij giorni nel termostato a 36° C. di là poi messo, sempre chiuso e bene assicurato, alla T. ambiente (2~ 0-25• C.) Sj disperava giil. di vedere i ditteri sviluppati, quando il uo giorno tre p.rosse mosche tulle eguali comparvero nel bicchiere: le altre fino alla 13• non tardarono a venir· fuori dal cotone ed eran sempre dell'identica specie. Le pupe, esaminate di poi, eran fatte a barilotto, di tinta bmno-scura e facevano ancora osservnre i cingoli spinosi avendo conservate spine rudimentarie. · Per identificare i ditteri sviluppati abbiamo fpregato il medico di 2* classe dott. Alfonso Oliva, molto versato negli studi di sloria naturale, mandandogli degli esemplari, ed egli gentilmente ha corrisposto al nostro invito, inviaodoci lo scritto seguen le: < La mosca di cui mi chiedcmo il nome è la sareophaga « haemorroidalls, riconoscibile ai seguenti caratteri. Cot·po < di color cenerinq, capo giallastro a riflessi brunastri, una « striscia frontale ed antenne nere. Torace con strisce ner~.
D.,
A"\CRILO~TO'I.-\
Dt.:ODEèULB ECC •
511
.c \ ddome nerastr·o chiazzato regolarmente di !'itlessi ceno(( rioi, cangianti !n gialla~tro nel maschio ed in bianco nella -« femmina. Ano rosso; piedi neri; gambe posteriori pe« lacciule. Lunghezza totale del corpo, un centimetro: da « questo
punto di veduta essa trovasi intermedia fra la << Hippobosca cuquina e la musca domestica. Il nome ca-c ratteri~tico della ~pecie deriva dal colorito dell' ultimo -« anello addominale il quale si presenta rosso-cupo ( ~J. ~ ac· -« quart, 11isto1re natttrdk des ÙlSectes) :. . Spezia, aprile '9~.
53~
DEl GARATT~RI P~ICUPATICI DElL' EPILESSIA Pel dott. Pietro 8aròU, medico di t• clas;e nella regia marina.
Cominciamo a studiare i caratteri psicopatici dell'epilessia. In altre due mie memorie ho cercato di dimostrare SPERJ}IENTALM&~TE come La genesi dell'epilessia essenziale è Mi lobi prefrontali ossia nell'organo della psiche, e che per conseguenza son venuto nella conclusione, che detta malattia è assolutamente una psicosi. In questi studii clinici veniamomano mano a s.tudiarne i caratteri, che la informano, da quelli più comuni, che non determinano una vera malattia di mente, ma che però ne sono la base fondamentale, ~ quelli, che ne costituiscono una vera forma di follia. Ognunorivede, come io assolutamente ritengo le convulsioni epilettiche come un epifenomeno della malattia essenziale, c-he possono intervenire per noto meccanismo e che possono anche mancare se i centri ìnibitori de' centri psico-motorj. non vengono interessati o interessati non a sufficienza. Ri; ffaele N. di anni 41, da S. Yillore del Lazio, è soggetto a convulsioni tipiche epilettiche dalla nascita. Ultimo superstite di quauro figli, dei quali due maschi morti di malattia infelliva, ed una femmina epilettica pur essa dalla nascita e morta per tubercolosi pulmonare, è il prodotto e iL
D.Kl ~~A'f~I PSIC~~TiiGJ ~41/tl'If.ESS'T.l\
583
frutl'O ·iii no,zze o~ns~ng;uinee, e ap:partene&te a famigija ne-~ --vrop!l.Lica. EGeo il suo albero genealogico. Domenico
/ l
.Cresce.nzo
l
Angelo
l
t
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.C•'stàntino
· "Vittore sposato a Caterina Tnmolillo
~asquale
Dòm,enJeo ~ntlloio sposaro a- Vinceo.la- Tumolillo sorella di .Cilterina
·l l l. Costantino
l
l
l
Sarouele Vittore SJ)Osato a !>i~ftPQa, qglia di Oomen!CO Anto{loJ.O e. q1 YtoJ:~nza Tnmolillo e oquindl sua cugina•
.RatfaeJ:Ilari~ Ant®inQ Fçall!}esCQ..
Il cranio di forma rot-onda è del tipo brachi~efalo puro. Eronte_ ft1ggente ·e ristl·etta.; varìe cic::~trie.i su di essa. e: sub t'occip.ite; nessuna bozza o sp_orgenza sulla cassa ._ossea • .~p~lli du_rì, folti, cresciuti a spazzola e poPtantisi -un. S;ulla :gtabeHa {ront;de, che viene- ticov~ta~; otlbjte..spo.rgenti con soP-racci-glÌa foltissime..e p~~ ritinite. fmtlora: Balli cr~s.cfuti .con peli. ir-ti ·e rivolti in giù; barba folta al mento. e rada. tate.ratmente.; certi punti sono del tutto spro.V'visti ~i peli. Assi.mmetria accentuatissima tra il lato destro ed il sinistro 4ella faccia. In corrispondenza dell'angolo naso-genieno di destra si nota un rìlievo cutaneo come una raga .che a sinistra si· vede più solto insieme ad un altro. Labbro inferiore spor-
53q_
DEl C!RATTKRl PSICOPATICI D&LI.'~PILESSIA
gente; bocca larga ed irregolare; oeebi profondamente incavati nell'orbite e piccoli. Tirando una linea tra i b01di superiori dei padiglioni degli orecchi, si nota. che il padiglione di destra è ·ituato più io alto. I padiglioni sonomollo grandi e rivolti infuori ed indietro; lobnli sessili sviluppatissimi. Le arcate zi:romatiche sporgentissime, piti quella di sini,tra. llento sporgente e rivolto in dentro da fare un angolo rileYaote col labhro inferiore. Lingua tozza dalla punta rotonda e hilida e attaccata ancora al frenulo_ Popille nere casLagne; lisooomia senza espressione. s,ruardo sardonico trn lo stupido ed il maligno. Collo cor·to, rotondo, tarchiat '· Torace lungo e stretto e sproponionato con gli arti iofer·iori che sono tozzi e corti. r.iiente peli nel pello : sterno rientrante, i peli sul pube sviluppatissimi; apparate> sessuale pochissimo sviluppato. , ente bene, gusto un po' auutito: '\;Ìsla normale, campovisivo ristretto; pupille lentamente reagenti alla luce; so[reni·ta~mo in ambo gli occhi. Denti non esistenti tranne Lre molari ed uno incisivo malamente impiantati, uno nel mascellare superiore e tre nell' in~eriore. ~lani piccole e tozzecon dita cortissime e slorte e con varie cicatrici nella manosinistra. Sensibilità generale poco al disouo della normale; forzlll muscolare debolissima; movimenti rifle~si conservati ma deboli ; movimenti volontarii regolari. Cammino incerto e sospeuoso e debolissimo. "Visceri interni normali; polso 74; r.espirnione 18 . .Xon ba conosciuto donna ; dedito all'ooanismo.
DEI C \RAH!RI P!'ICOP.\TICI DELL'El'JUSSIA
53:)
Esame psiohico.
È suscettibile di pocbis:;ima alteozione automatÌt'a e ro· liti va; percepisce lentamente e poco; ideazione ristrelli:\sima e limitata. ~on ha il concetto di mare, di fiume, del vapore, ecc. Hnziocioio drfettoso e ben ristretto. Sentimenti : apatico, e~oist:1, indifferente a' legami di parentela, che nemmeno sa apprezzare : richie:;to dove fos:.e un suo fratello morto. ha dato io ano srroscio di ri:la insulse come meravigli:110 della domanda, e non lw risposto . Sovratollo poi è c1ttivo. malrgno, furbo, pigro e sprov· visto di qualsiasi sentimento di dignità e di allrui.,mo. Ru~iardo e dinideote; irascibile e maldicente oltre ogni dire. ~on serba gratitudine, che sconosce del tutto, e solo è pau· roso e sospettoso. Di memoria è abbas tanza normale ; ricorda minutamente certe cose del passato, ma non sa connetterle. ~oo ha assoluta coscienza di sè, del mondo esterno e di quanto lo circonda. La volootit è debole, pervertita e va soggetta a impulsi. È dedito a piccoli furti, ma è stupido da farsi sorprendere facilmente. Parla lentamente e strascinando le parole come scandendo. Non sa leggere, nè scrivere. Vive alla giornata senza preoccupazione. :\ ie:lle deliri o alluci nazioni ; non ha fatto nulla di anormale contro la legge e la società. È tranquillo e calmo. quando non lo eccitano. Non è stJ\Lo ammalato che rare volte di malattie comuni. J.e cooçulsioni gli vengono a periodi non u~oali fra loro. Oa quando fuma, secondo lui, gli vengono più di rado.
536
D&l C.\BAnERJ PSICOP.\'I ICl O~LL'EPILESSU.
Q••~a.~oni.
Ecco un caso di epiles~ia idiopatica, genuina, essenziale. Esso dimostra, cbe l'epilettico è essenzialmente un psicopatico. E la psicosi epileLLica è una conseguenza di una de~ener.azione et·editaria. :'\el caso presente, i caratteri degenerativi sono il prodolto di di sturbi nervosi accumulati per l un~a serie di generazioni coll'ereditarietà e con le nozze consanguinee. l caratteri psicopatici sono tnli da rimanere al primo grndo dell'alterazione psichica, percll~ non esistono né accessi deliranti, né una \"era forma di follia, ma sono tali da dirci che l'organi smo mentale non è sano. A prescindere, che tolLo l'organismo psichico è altera~o e quindi l' idenzione, il raziocinio e la volontà, quello però che determina il l'ero carattere del caso presente e che non manca mai anche n e~li altri e per cui solo basta dire, cbe !'i ha d~ fare con un epiletticQ, e ~ià notaLO dal ~I orel, è l'allernzione, cht- si avvera nell'orrtanismo de' sentimenti. Questa alterazione o disturbo nei sentimenti t il primo caratt~re della 1Micopatia epil~t~ica, ed è quello che non manca asc)olutamente mai; ed è il più e~senziale. La natum di questi di&tnrbi affettivi è varia e direi quasi proteiforme. ma sempre riconoscibile perché determinano queJio che volgarmente dicesi Abito epikitico o tono epilettico. E la psicosi epilettica esordisce addirittura con questi penertimenti affeuivi anche prima. deUe çonvulsioni (bambini discoli, pig!'i, cattivi. ecc.), (ed a ra~ione. perebè la scorza cerebrale si orgnnizza progressivamente) che possono pure non \'enire o venire di rado e tardi; e in questi casi dob-
n•t C.\BATTERI PSICOP.UJCI Dlt.t.'EPJLESSIA.
53i
biamo c;tare in .:uardia Jal punto di vista medico-legale. La leueralura foren-;e è ricca di casi d'individui, che senza convulsioni o altro hanno comme~si a!ti criminosi in questo primo stadio della fr.enost epilettica. Quanti che gind1chiamo eccentrid o semplicemente neuotici sono \'eri epilellici nel sen'o proprio della parola o sono p~r divenire tali. Max Simon ha rilevato u1LimamentP, cbe il più delle volte il perventimento etico si esplica in una esagerazione del sentimento religio~o, come per esempio fu in !\laometto e io qualche altro riformatore religioso. Nei cosi detti conquistatori (Ce·are, Napoleone) il pervertimento etico dì oatura epilellica è di indole a~gres siva e dislrulliva. Seguiteremo lo studio di altri carntteri psicopatici della epilessia.
538
liN tASO DI PULMONITE CRUPALE CON
CONSECUTIVA LEPTOMENINGITE PNEUMùCOCCHICA Lettura fatta alla coorerenza scientifica del mese di aprile f89~ dal dottore Pas quale Ma~~elll, sottotenente medico
Zarante Francesco, soldato della classe di leva ·1869, appartenente all'87" fanteria, ricoverava nell'ospedale nelle ore pomeridiane del 26 marzo con febbre a 40°.'- Individuo di buona costituzione. organica, raccontava che tre giorni prima~ dopo aver avvertito per pochi giomi un ma lessere generale, veniva preso da tosse, dolore puntorio al torace destro e febbre, che invase con intenso brivido di freddo. All'esame obbiettivo si riscontrò: acceleramento della respirazione, la quale era superficiale ed artecav::~ molto tormento allo infermo, polso debole e frequente, guance e labbra cianotiche. Alla percussione, a destra ed indietro del torace, dalla scapola in giù, la t•isonanza era chiaramente 01tusa~ specie verso la base del polmone. - All'ascoltazione il fremito toraco-vocale era aumentato, la respirazione bronchiale molto netta e con essa erano percflpibili dei rantoli a piccole bolle diffusi. L'espettorazione era scatsa e striata di sangue. Il polmone sinistro non presentava alcun che di anormale.
.
UN CASO DI PUUIONITE CRUULE ECC.
539
2i ma?·=o. -Temperatura: m. 39,4, s. 40. Espettora· zione sempre sca•·sa, diflìcoltà di respirazione. Gli si somministra del marsala e dell'infuso di digitale con liquore anisato d'ammonio eà acqua di menta e melissa. 28 mar.:o. -
Temperatura : m. 39,9, s. 40. L'infermo è più nbbattuto, l'espettorazione penosa e scarsa, l'intel ligeuza integ1·a. Si contìnua nella cura del giorno precedente con l' aggiunta di un cataplasma doppio senapizzato al petto. .29 mal'zo. - Temperatura: m. 39,8, s. 40. Le condi zioni sono immutate; si continua nella cura dei giorni preceden ti; l'infermo è sempr·e p:ostrato, ma l'intelligenza è ~on servata . 30 marz-o. - Temperatura: m. 39, s. 39,9. Il malato è alquanto più sollevaro, l'espeuorazione s'è fatta più ab-
bondante, ma prettamente rugginosa . Cura identica a quella dei giorni precedenti. 31 ma1·zo . -Temperatura: m. . 39,7, s. 40. L'infarmo durante il giorno è stato calmo, solo verso tardi ha avuto
un accenno a delirio, ma durante le ore della notle, in un nceesso di delirio, ha rotto tutti i recipienti con medicinali che aveva vicini. Poscia è caduto in una specie di pro-· strazione; ma ha risposto sempre alle domande rivoltegli. l " aprile. - Temperatura: m. 40, s. 40 'l~· L'infermo era un po' smanioso, e gli si è applicata perciò la vescica di ghiaccio sulla testa. Alle ore 22,20, dopo un accesso -di vomito, è spirato. Treotaquattro ore dopo la morte vien praticata l'autopsia e si riscontra quanto segue:
Oi-0
UN GASO
Carità C)'anica. e della base.
or PUL\IONJTE CRUPALE T.epLomeoin~?ite pur·ulenta dalla
volta
Carità tora~ca. - Pericardio normale, contenente poca quantità di liquido giallo cetrino. Ventricolo destro e sinistro contenenti J!rossi ~oaJ!uli sanguigni. - Forti aderenze pleul'iche solo al lato destro. - Pulmone sinistro normale. Polmoni' dl'stro ingrandito di l"OI~Ame, non più spugnoso, e, specie il lobo inferiore, trasformato in un tessuto compnuo, d'un colorito grigio giallastro. Il liquido che si poteva par·tar via dnlla superficie del taglio tendeva al puriforme, quasi si noLava il principio di una infiltrazione purulenta. Cavità addominale. - Discreta quantità di liquido intraperiloneale: gli altri organi normali.
Diagnosi anatomica. - Pulmonite crupale destra al terzo stadio. - Leptomeningite .purulenta. Indubbiamente nel caso di cui sopra la leptomeoiogite purulenta ò stat.'l un'o.ITezi.one secondaria, ed a mio credert>, l' agente speeifico che ba prodottp la ll~osi purulenta è stato lo poeumococco. ~è si può pensare che allra lesione o processo in atto nelle parti limitrofe abhia po~uto dare una diffusione direua del proce.o;;so fiogh;tico alle meniogi. Io falli non si è avuta fiogosi dell'orecchio medio o interno, per cui sarebbe stato sommamente aJ!evole lo spiegarci la diffusione della infezione dalle cellule del processo mastoideo e direttamente lungo la guaina dell'acu · tico e del facciale, o lungo i \asi della fessura petro-squamosa: non s'è avuta nlcuna flogosi puruleota della cavità nasale, la quale, sebbene non accada così spesso, . pure avrebbe potuto cosLi-
CO!'i CO:iSEUtfVA L!PTOlfi'\1:\GITI P~EUllOCOCCHICA
5i l
toire il punto di partenza della riscontrata tnt'Din~ite: non si è riscontrato in fine traccia di traumatismo sulle ossa craniche. t:he la meningiLe sia una Tlllllattia la qMie non di r11.do iesorge come complicazione della polmonite è oramai nn fatto assodato e non messo più in dnubio dagli autori. Si è vista la polmonite associarsi non solo alla meningile cer~bro-spinale epidemica di certi luo;rhi, anzi, come affermano lmmerman ed Heller, la presenza della polmonite aumenta la predisposizione ad ammalare di meningite cerebrospinale, ma s'è vista anche, c<Yme ,·, aYVenuto proprio nel caso nostro, svilupparsi indipendentemente da qualunque forma epid~miea e dar poscia luogo a meniogite che non presenta analogia di sorta con quella epidemica. _\la domandiamoci ora quale è la via che tiene l'agente infellivo per· arrivare alla pia madre? )tolti banno not:~to, come del r·e,to abbiamo avuto a;.:ìo di notare enche noi col reperto necroscopico del sog~euo pre·o io e:>ame, che le forme dì polmoniti. le quali poscia han dato lnogo a meni ngite metastaLtca, si trovano quasi tutte iu pr·t11cipio dello stadio di tnflltraruento purulento, poche ne!lo stadio di epatizzazione rossa. Ciò ba fatto $Orgere l'idea ~econdo la quale in tutti i casi si ammeuerel>be una fusione purulenla dello essudato pnPumonico. L'e~perienza d'altro canto non ha dimostrato sempre giusta tale idea, ma certa cosa ~ che io due casi di polmonite. studiaLi d:~ H u~uen ·n, nello stadio di su pporazione si trovarono nelle vene dei trombi molli e friabili eJ anzi 10 uno di questi due c.'\-i i trombi aYevaoo rlià subita rn parte In fusione purulenLa. Per·èiò in questi casi è stato ammesso un mi-euglio del sangue deJrall.lero artet'ioso con l'essudato puroleoto, io seguito al quale esso sa-
54~
UN CASO DI PUL.'!O~fTE CRUI!ALE
rebbe stato trasportato a contatto col'la pia meninge .dandoposcia luogo alla flogosi ·purulenta della medesima. Del resto, quantunque la via certa d'infezione non si sja potuta sempre con sicurezza rintracciate, pure è a ritenere con tutta probabilità che essa sia quella del sangue arterioso, tanto più che in un caso, riportato dallo Ziemmsen, si è arrivato con certezza a riconoscere che un embolo rli natura infeuiva·, proveniente dal cuorll, ba potuto dar luogo ad una meningite basilare, alla quale mancò soltanto il tempo nècessario per· poter divenire generale. Un altt·o problema d~fficile, innanzi al quale il me~i~>o -si trova nei casi di meningite metastatica, è q~ello ·aella diffic_pllà della diagnosi~ fn verò se la meningit-e si manife.sta durante lo svolgimento di altra malattia per se stessa . gravissima, come è appunto una pulmonite, e che per l'a-1 ~e:z:za della febl)re può dar luogo a fenomeni nervosi imponenti, come poterla diagnosticare cnn coscienza 1n vita·~ E evidente che ciò si può fare solo nel caso che essa si manifesti come affezione esclusivamente pJ:imaria e con tutto il quadro fenomenico classico, Qppure se si manifesti come una complicazione marcatamenle accentuata. E nel nostro caso non .è stato possibile diagnosticare_in vita con certezza la meningite, imperocchè hanno fatto difetto tutti quei sintomj che avrebbero potuto farvi pensare: la febbre non hà presentato no:tevoli oscillazioni ; s'è. mante· nuta sempre elevata ed essa era spiegabilissima con la: sola affezione pneumonica: N.on si è- avuta cefalalgia gravativa, non" inat·cati disturbi di coscienza, non rigidità dei mosc.oli della nuca, nè réstringimento delle pupille. S'è pensato è vero ad una lesione cerebr&le l'ultimo gi.orno della m-aiattia quan'do l'infetmq, durante la notte precedente ebbe delirio, tanto è vero che fu subito fatta applicare la vescica di ghiaccio
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CON CONS.ECUTIVA LBPTOllENINGITE PXEUHOCOCCHICA
543
sulla testa, ma il delirio stesso ed anche gli altri falli nervosi erano del resto anche spiegabili colla sola puimonite, come certam.ente sono spiegabili in ogni grave ma lattia febbrile. La fenomenologia della meningite da pulroonite, se pu1·e si può stab1lire qualche volta una diagnosi certa, non si può tracciare in un quadro neuo, in quanto che, ancbe quando i sintomi non sono dubbi, essi non si ripetono. costantemente in tutti i differenti casi. Quello che è piu certo i uvece e che ora pare ~i a oggetto di studii accurati, si è che spesso in vita, durante lo esplicarsi di una pneumonite, pur non riscontrando segni che possan far pensare ad una complicanza meningea, il tavolo a natomi ~o bene spesso ce ne indica la presenza e, qu~l che più monta, ci fa scorgere delle lesioni abbastanza serie. E noi appunto con l'autopsia abbiamo r·iscontrato delle lesioni vastissime, poichè l'infiltramento purulento non era limitato alla sola convessità, come accade nella maggior parte dei casi di menin~ite metastatica, ma era esteso anche a tutta la base. A tal proposito mi piace riportare quello che il professore Bozzolo ebbe a dire in una delle tornate del congresso medico internazionale testè tenuto in Roma. Egli fece notare come s'imponesse ai medici il fatto della grande differenza che si osserva tra i fenomeni della meningite tubercolare e quelli della pneuml)coccbica, nella quale ultima sovente i sintomi in vita manc:~ no affatto o possono sfuggire per la loro piccolezza. In generale si può dire che, mentre nella tubercolare i sintomi sono inadeguati per eccesso, nella pneumonica essi sono inadeguati per difetto alla gravezza dei fatti anatomici. Il professore Bozzolo crede che questo fatto molto probabilmente stia in -rapporto con l'azione deprimeQte del
54-i
UN CASO DI PUL~lO~lTE CflUP.H.E ECC.
virus pneumonico sul sistema nervoso cerebrale, opposta all'azione esaltante di altrE' 10l'ezioni. - Un riswntro di questi fatti egli lo nota io altre infezioni che agiscono io modo consimile, quali ad esempio la eresipe_la ed il vaiuolo. Oppostamenfe vi sono poi casi nei quali esistono fenomeni teianici senza meningite durante il processo pneomonico, come ha potuto osservare nei conij.tli infeuati con materiale greggio preso dni polmoni umani epatizzati. Tollo ciò, dice il sullodato professore, rende assai difficiJe la diagnosi della meningite, di cui distingue ~e seguemi forme: ·1° Forma fulminea, 2° forma delir·ante, 3• forma paralitica• .di cui una solto varietà sarebbe la emiplegica con ict~s apoplecticus wn o senza afasia, 4° forma letanica, 5° forma convulsiva, 6° forma subdola o silenziosa. A me sembra che il caso da noi studiato possa comprender:>i nell'ultima categoria, cioè in quella delle forme subdole, e l'autopsia ci fa convincere essere giustissima l'oss~rvazione latta dal Bozzolo, cioè el1e quando si tratta <li forme localizzate limitatamente, ciò che si osserva in genere nelle forme Lardh·e, si trova che i fenomeni corrispondono perfett-amente alle le~gi fisìo_logìche cor\Osciute, prabahil mente percbè anche in questi casi l'infezione non è molto estesa ed ba anche un decorso lento. Invece quando vi ha una estesa localizzazione cerebrale, allora realmente spicca il coolrappost.-J e l'appar·enle contradizione fra i falli clinici e quelli ana~omici .
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
GRAINGER STEWART.
-
L 'allaoheatesia. -
(Br il. Med.
Journ .• 6 gennaio 1S94).
Il prof. T. Grainger Stewart dell'unlv.arsité di Edimburgo descrive un caso dj malaltia nervosa il quale finora è unico nella letteratura medica. Trallasi di un individuo il quale presenta uno speciale perverti mento della localizzazione del s anso taltire. Nella metà sinistra del corpo lulte le specie d'impressioni cutanee sono percepite prontamente ma sono ~rronea meute localizzate : cosi un'impressione fatta sul terzo medio della regione radiale viene percepita come se fosse fatta sul punto iJenlico della regione ulnare: una impres~ione fatta sul polllce viene percepita co(De se fo!>se falla sul mignolo. L"alter·azione nel tronco esiste tìoo alle clavicole: da que~lo asso in su, le cose precedono normali. Negli arti esistono dei punti io cui la se nsa:tione è avvertita normalmente. Oltre a questi esistono altrj disturbi del sist~ma nervoso: discromatopsia senza alterazioni anatomiche del nervo ottico e delle retine, occasionali diplopie, sintomi di Graere e un continuo movimento riùnico del piede e della gamba destra jJ quale si rassomiglia moltissimo al fenomeno o clono del piede: perciò il Stewart lo chiama el ono spontaneo del piede: tal movimento scompare durante il sonno e immediatamente si manifesta appena l'indtviduo si desta. li pr-of. Stewa rL eS(:Iude a~olutamente che si po::>sa trattare d'una sirnula35
RfVtSTA
zione essendo stato il paziente scrupolosamente sor·vegliato ed osservato da eminenti medici inglesi, i quan hanno rilevato i medesimi sintomi notati da lui. La malattia che più si avvicmtt è l'allochiria per la prima volla studiataJal prof. Oberstemer di Vienna, ma in questa le sensazioni sono localizzate nei punti identici a quelli stimolati dell'altra metà del cor·po. Lo Stewart crede poter spiegare i fenomeni morbosi dell'll.llachestesia ammettendo che la facoltà sensoria dei centri nervosi delle parti affette si sia sviluppata un pò più tardi di quella degli altri. A questa malattia cosl strana nelle sue manifestazioni il prof. Stewart ha dato il nome di allachestesia dalle voci greche ciÀN.txil o dÀÀ-xxou (altrove) ed alc,S-yah (sensazione). G. G.
Kosn:a W. - Ricerche sulle cause della tubercolosi polmonare cronica nell'uomo. - (Sunto di E. ROTH. - Centralblatt filr Bakteriologie und Parasiten.kunde, N. 2~, 1893). Il relutore é di avviso che la tubercolosi polmonare ·cronica non si manifesti negli animali oon processo uguale a quello dell'uomo. Secondo le d cer che di Koster, noi non dobbiamo temete in prima linea il virus tubercoloso, ma invece dobbiamo principalmente rivolgere ogni ncstra attenzione alla pr ofilassi. Se il torace di un fanciullo si sviluppa bent', unitamente al f'istema muscolare, allora il torace paralitico e la tubercolosi polmonare cronica diverruooo molto più rari, perché la tubercolosi è una malattia locale con fenomeni generali secondari, la quale, . quasi sempre principia all'apice del polmone, che succhia aria e polvere dal rimanente tessuto I>Qlmonare. fn un torace luogo e piatto, con grandi ineavazieni in corrispondenza detla prima costola, l'apice polmonare non riceverà più aria rr esca; durante l' inspirazione, i ga::;, e talora i cocchi esistenti nella .parte superiore dell'apice, sa-
MEDICA
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ranno diffusi nella restante parte dell'apice polmonare, e nella espirazione avverrà il contrario. Non v'ha alcun dubbio che ogni uomo, in date circostanze, possa introdun·e una certa quantità dt virus tubercoloso nel suQ corpo ; tutLavia il bacillo si potrà f"Oitanto -s viluppare allora, quando Lullo il materiale ~arà succhiato. Se l'angolo della 'pat·te superiore del torace, a destra o a sinistra, è assai piccolo, se esistono forti aderenze della pleura pariet.ale e polmonare, allora potrà aver luogo, nell'apice polmonare, un mutamento nel tipo di respirazione. Quale fenom eno consecutivo, si ·avrà un processo infiammatorio cronico con ritenzione di lutto il mater•iale, il quale diverrà in appresso un ottimo mezzo nutritivo per i baci.lli tubercolosi inspirati e per la tubercolosi cronica.
c. s. :Diagnos11Lilca della colloa epatica. - G. GERHARDT. (Deut. med. Wochensc. eCentroalb.fur die med. Wissensch., N. 2, 189i).
Il Get·hardt nota che sul principio degli accessi di colica epatica, quando non esiste ancora alcun dolore, riscootrasi già un gonfiore chiaramente pl:'rcettibile altaLto, appartenente .alla vescicbetta biliare. Questo gonfiore si riduce rapidamente, tostoché il calcolo è giunto nell'intestino, e si può talol'a sentire un fine rumore vescicolare. Allora l'accesso é pas>:alo, benchè non sempre sia allora cessato ogni dolor e.. -Questo, non raramente, rleriva da una leggiera limitata irritazione locale peritoneale, ed è spesso mollo alleviato dalle .applicazioni fredde. Raramente si osserva sul principio degli accessi un rumore di soffio arterioso diastolico nella regione della cistifellea, che sparisce dopo l'accesso. Ordinariamente, dopo un accesso di colica che· ha durato luogo tempo, rimane un circoscritto rumore di sfregamento peritoneale nella rep:ione della vescichetta biliare, che talora si può sentire con la palpazione, ma meglio ancora udire con Jo stetoscopio. Molto raramente questa infiammazione della
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sierosa ~dùomina)e si estende ali~ pleura diafr.agmatica ocostale attraverso il diafragma. Più frequentemente succedela complicazione di una infìammazjone dell'intestino cieco,. o per ristagno di materie fecali, o per antiche alterazioni del processo vermiforme, od altro. Se gli accessi duranolun~amente, tutto il fegato si tumefaJ il suo margine é allql'a facilmente palpabile, e sutle persone magre può anche essere visibile. Se si traccia la grandezza del fegato, si osserva che, dopo l'accesso, la differenza é di uno o due dita tras.verse, o anche di più. Il seguo più importante, la passeggiera tumefazione del fegato, oltre che nell~ coleletiasi,. può pure osser.varsi qt,~ando il du,tto comune è otturato d& lombrichi, dal dialklma epatico, o. da essudati infiammator i,. e anche quando la testa det pancreas è invasa da un tumore che fa pressione sul dutto coledoco. Al contrario, non vi-ha alcuoa tumefazione, nè nella cardialgia, nè nelle coliche epatiche purame,nte nervose. Si può escludere con sicueezz% la colelr liasi, quando, dopo .. più accessi di colica appareoternente calcolosa, nC\n si e trovato alcun calcolo nellefècce, quando non è apparso alcun tumore di sfregamento nella regione della vescichetta biliare, quando finalm~nte la cistifellea non si mo~;lra ing.r ossata.
La. reazione dla.zoloa. dl Ehrllch. 17 febb. 1894).
(Brit. M ed. Journ.-
Le soluzioni titolate per questa reazione sono preparatenel seguente modo: Soluzione N. 1) 2 gr. di acido solfoanilico sono disciolti in 50 cc. di acido cloridrico, e poi in 1000 cc. di acqua distillata; Soluzione .V. 2) Soluzione di nitrato di soda al 'lto "f.Cinque parti della prima sonc mescolate ad una parte della seconda: a questa m:scela si aggiunge una eguale quantità dell'urina {]a esaminare, saturata con ammoniaca. Nei casi pqsiti~i, il l1quido assume un colore rosso-carminio, e, agi-
tala la spuma è anch'essa rossa. L'asciaì1dolo riposare pèr .24 ore, deposita un precipitato verdiccio. Le conclusioni di Ehrlich sarebbero le seguenti: 1• La reazione si osserva quasi sempre, nena febbre> tifoidea, dopo la me!à della primll settimana; la sua assenifa farebbe dubitare deliA diagno!'i; 2• l casi di tifoidee in cui la reazione è debole o di corta (}urata, hanno un decorso mite; 3° Nella lisi, la reazione è di molta importanza: éssa t'ara mente !'i osserva nel morbillo, nella miliare, neHa piemia, nella scarlattina, nella risipola; 4° La reazione manca nelle malattie apiretiche. Queste conclusioni rappresentano anche le id'ee di un gran numero di osservatori competenti, che hanno usato la ~oluzione. Il Friedeowold (i.Yew-York Med. Journ., 23 dic. i893) riferisce le sue personali conclusioni ·fondate su non meno di 3000 ésami di orina: t• La reazion·e esiste, quasi senza alcuna eccezione, in ogni caso di febbre tifoidea; 2° Essa comparisce generalmente durante la.prima settimana; 3• Scompare gradatamente verso la fine della seconda e H principio della terza; 4° Nella polmonite la reazione è di jlrave importanza; 5° Manca nei casj di semplice catarro gastro-intestinale febbrile; 6• La sua presenza nella febbre tìfoidea non indica una .cattiva prognosi; 7° Nella tisi, la sua presenza per la durata di due o più mesi, autorizza. un pronostico infausto. G. G. Dell'auto-lnfer.lone tub'ercolare. ;_ LEFEilVRE. - tJournal de Médicine el de Chirurgie; gennaio 1890.
Il dottor Lefebvre richiama l'attenzione sui casi nei quali, dopo aver sonnecchiato per lungo tempo od essere sembrata anche guarita, la tubercolosi subisce nuove riacutiz-'-
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.zazioni, che possono cagionare, più o meno rapidamente, 1& morte. Jaccond fu il primo a parlare di una auto-infezione veranegli antichi tubercolotici, anche prima della scoperta del bacillo di Koch. Già a temersi pet· il solo fatto della scrofola precedente, egli di$se, la tubercolosi è resa ancora più imminente in s eguito al pericolo speciale a cui espongonoquei focolari antichi, nei quali i prodotti infiammatori banoosubìto la regressione caseosa. Attualmente questi fatti si spiegano ·con l'esistenza del bacillo di Koch. Infatti è comprovato che questo bacillo si riscontra nelle lesioni mollo a ntiche, e che paiono guarite. Corni! e Babès r hanno trovato oei tubercoli fibrosi, o meglionel limite di questi tub~rcoli e nel tessuto fibroso pigmealato che circoscrive ciascun tubercolo . . Déjerine, tiri dal 1884, studiando i vecchi focolari caseosi~ ba dimostrato che a nche quando essi erano calcificati in gran parte, si arrivava ancora a scoprirvi qualche bacillo. Ziemssen pretende che si tr<-vino dei bacilli nelle lesioni cic>Jtrizz&te dt>i tubercoli guariti da 20 anni. Si comprende, quindi, che, sotto un'influenza favorevole~ questi bacilli si sviluppino, e determinino una nuova riacutizzazione, che in molti casi riYeste la form11 di tubercolosi miliare. Così si spiegano i ca~i numerosi in tul all'autopsia, n fianco di focolai molto antichi o sembrali guarili, si trovano lesioni recenti e granulazioni di nuòva formazione. Sono questi i malati eh~ s' infellano da sè stessi, con la diffusione di elementi nocivi. È pure ver osimile. eh~ molti casi di tul;>ercolosi acuta, i quali vengono attribuili ad un contagio recente, sieoo dl)vuti ad una di qneste auto-intossicazioni risultanti da un focolaio antico Cùnsiderato come gua rito, e talvolta anche completarnt>nte dimenticato. _ Le condizioni che favoriscono le auto- intossicazioni si riferiscono quasi esclusivamente alla miseria, all'alcvolismo, allo strapazzo, ed a malatlie intercorrenti. Le numerose oss erVAzioni raccolte da Lefebvre, riguardano sopratutlo veècbi debilitati dalla miser ia, dalle privazioni, e tutti più o meno deJili all'alcool. Ma nòn solamente i v~cchi sono esposti
'lf!OICA
alle ricadute di tubl'reolosi: tutti quelli che portano una lesione guarita in apparenza, ma in cui vive sempre il bacillo, quantunque allo stato latente, vi sono parimenti esposti, anche se questa lesione che essi portano non ·li ha mai molestati. Come prova di ciò l'autore riferisce il caso di una donna, la quale diceva di non aver mai .tossito, e che, in seguito ad un attacco di eclampsia, è stata tratta alla mnrte molto rapidamente, da un'eruzione acuta di tubercolosi miliare. Fra gli affaticati eccessivamente, Lefebvre segnala iò. par· ticolare i soldati, perché, come diceva K.elsch, là frequenza della tuberc,olosi nelle armate è più subordinata alle peripezie della vita militare che alle probabilità ·di contagio o d'infezione nei locali: Il soldato apporta il tubercolo alta caserma tanto sovente come quanto ve lo prende, ma egli l'a;>· porta allo stato di affezione latente, di focolai ganglionari dissimulati. Queo;,te lesioni nascoste si smaschera•1o uh giorno o l'altro, nell'occasione di un perturbamento qualsiasi della salute generale, e dànno origine, per infezione secondaria, alla pleurite, alla bronchite, alla tubercolosi mi· liare generalizzata. In generale, il decorso delle infezioni secondarie è molto rapido, e può essere paragonato a quello delle tubercolosi per inoculazione. Nella forma soffocante della tubercolosi miliare, la morte sopraggiunge in quindici giorni, tre setti· mane al piu. Si vede da questo decorso ·cosi rapido, a qual pericolo espongono sempre i focolai caseosi antichi; e nei casi di tubercolosi miliare acuta, è ben raro che non si ri· trovi in qualche parte, una lesione antica, punto di partenza di tutte le granulazioni miliari acute. !feure.atenla ctrool&re. - PAUL SoLLtER. Médecine et de Chiruruie, marzo 1894).
(Journal de
Il dottore P au! Sollier ha descritto una forma di neurastenia intermediaria tra la forma acuta e la forma cronica, e per la quale egli propone l'epiteto di circolare, a cagione
RITISTA
dAlle analogie che e~sa presenta con la follia circolare. Si tt·alta di individui più o meno degenerati ereditariamente; l" 1nizio della malattia ha luogo nella giovine~a, a diciotto o venli anui. Gli individui lavorano in un modo irregolare ed int~rmtl tente: ora apatici, ora con un ardore e"8gerato. Le co~e procedono in tal modo per molti anni, senza che il malato abbia bisogno di lasciare le sue occupazioni. Ci si abitua a que;::to modo !'lpeciale di lavorare, che è qualificato solamente bizzarro. Ma col succedersi degli anni, gli accessi ~ avvicioaoo e si accentuano tanto nel senso ùella depressione che della eccilazione, finché arriva un momento in cui qualsia~i lavoro divenl<:l impos-.ibile. C 6 che più richiama rattenzione, si e lo stato di dnpres:;iooe, con tristezza, e lo perdita completa della volontà. Si cura allora il malato, e sovente con buon est lo; ma il successo é fallace, perchè ciò non è che l'evoluzione natura!~ della malatlia. I fenomeni di depressione, la tr1stezza, l'abulia, ··apatia, la sensazione di stanchezza e d'impotenza, cessano conlemporaueameote alla cefulea, ai disturbi di~estivi, all'inappetenza, ecc., e ben tosto si sviluppA un'allivil8 considerevole, con uno stato di soddisfacimeoto mentale che è spinto talvolta alle idee di grandezza. Tanto questi mctlati erano pessimisti nello stato precedente, altrettanto essi sono ottimisti in quest.o stato. È facile conCòpire tulLe le conseguenze che un simile stato può apportare, quando si sepp1a che tutte Je loro belle imprese non possono essere realizzate, tanto è grande la loro in~tabilità, tanto é esa~erata la rapidità dei loro concepimenti. È degno eli nola che in questo stato, in cui pare che i n'la· lali godano maggiormente dt:lle loro facoltà, essi sono meno coscienti. Essi stessi lo riconoscono un po' più tardi, quando ricadono neHa depressione, ciò che Al'riva ratatmente. Que<>te allernative di depressione e di eccitamento sono molto irregol&l'i nel loro primQ decorso: nei primi anni, gli indi"·idui possono ancora de:!icars1 a molte occupazioni. :\fa a misura che avanzano gli anni. essi non possono più lavorare che nei periodi Ji eccitamento; essi diventano anche
553 1lllora incapaci a lavorare, per la mobilita delle loro idee. Se l'eccitamento è più grAnde, anche la depressione è più profonda ; l'affezione si accentua, e va sempre piu aggravandosi.
HIVISTA CHIRURGICA
Wti.SON. -
Jiuovo metodo dl•utara del teudlDi. - (Brit.
m"'td. Journ., 14 ottobre, 1893). Il dott. H. Augusto Wilson di Filadelfia (lntern. m.ul. mag., agosto, 1893) richiama l'attenzione dei pratici su d'un metodo di raccorciare o allungare i tendini tanto quanto è e-sattamente voluto dal chirurgo. Questo metodo risulta doi seguenti atti : esporre il tendine mediante incisione dei Legumenti colle cautele aotisetLiche: fenderlo longitudinalmenl~ -con un sotLil bisturi quanto è necessario all'effetto ricltiesto: tagliar le fibre ad o,ani estremità della Cendilura in tal ma· niera da lasciare uoa mela di questa attaccata all'estremo centrale e l'altra all'estremo perifér ico del tendine. Messa l'ar·ticolazione sulla quale si opera in adatta posizione, si suturano esubet'anti porzioni del tendine con seta catgut e si chiude la ferita cutanea. Questo processo rù per la prima volta idettto da Witliam Anderson (V. il Lancet, 18 luglio, 189i) e da lui stesso usato nell'agosto '1889 in un caso di retrazione neuro-muscolare delle dita: fu ripetuto un a nno dopo in un caso di retr&zione postemiplegica della mano da W. W. Ke'Bn di Filc~delfia (V. SuppL al Brii. med. Journ., 12 dicembre, 1891, pag. 5JH) ed ora é stata ripetuta eon successo dal Wi-lson allo scopo di raccorciare i tendini. G. G.
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•rte
RIYISTA
apparente per corpo estraneo ; traslone della LABORDE - (Jurnal 'le Médeci'le et de Chirurgie, marzo 1894).
UD.gua. -
II dottor Laborde ha segnalato all'accademia di medicina di Parigi un nuovo successo ottenuto dal dottor Slieffel sopra un indivi.luo, il quale durante il pasto perdette la conoscenza bruscamente e cadde io uno stato di collasso simulante asssolutamente la morle: questo accidente era dovuto all'aver egli inghiottito di traverso un confetto. Il dottore Stieffel praticò subito lE> trazioni della linsroa secondo il metodo di Labotde ed !lna prima inspirazione si produsse do~ due o tre minuti. Ecco le re~ole di questo processo: Afferrare solidamente il corpo della lingua (terzo anteriore) tra il polhce e rindice, con un panno qualsiasi o col razzoletto od anche con le dita nude, ed e!ercitare su di essa da quindici a venti volte rer minuto. forti trazioni reiterale, successive, r itmiche, susse#!Dite da rilasc.amento, imitando i movimenti ritmici della respirazione stessa. Durante le trazioni è impartente di sentire che si tira bene sulla radice della lingua, la quale vi si presta, per la sua elasticità e per la sua pa~sivilà, soprattutto nel caso di morte apparente. Quando si comincia a sentire una certa resistenza, è segno ehe la funzione respiratoria si ristabilisce, e che la vita r·Jtorna: si fanno allora, abitualmente, uno o piil movimenti di deglutizione, su~segu.iti ben tosto da una ispirazione rumorosa, che Laborde chiama il singhiozzo inspira torio, primo segno della riviviscenza. Se, al momento di afferare la lingua, le mascelle sono ancora contratte ed i denti stretti, si allonlanano, forzando, colle dita se è possibile, o con un corpo resistente qualunque. Se si tratta di un annegato, prendendo la lingua e prima di cominciare le trazioni, è utile introdurre l'indice dell'altra mano in fondo alla retrobocca, per modo da aiutare la pro'\"Ocazione del vom1to, allo scopo di Hberare, il prù che é possibile, lo stomaco dall'acqua o dagli alimenti che l'ingombrano.
CHlRtlRGICA
11 Bromuro dl etile oo~~te anestetico g enerale. - (Brit. m ~d. Journ., 14 ottobre, 1893).
H.\ll.TMAJ'!.N e Bo"i:.JRBON. -
I dott. Hartmann e Bourbon (Reo. de ehir .. setL i893) hanno formulato le segueuti conclusioni circa l'uso ùel bvomuro di et•le come anestetico Jrenerale nelle operazioni chi· rurRicne. È mollo importante l'u~are questo medicamento assolutamente puro e fa d'uopo in ispec1al modo evitare la confusione spesso falla tra esso e il bromuro di elilene, poiché qu~st'ultimo non è 1'\cevro di pericoli e le disgrazie da esso prodotte sono st~te poi ingiustamente attribuite al bromuro di etile. Quando é adoperato convenientemente, il ]?romueo di etile è un anestetico molto conveniente, di azione rapida "6 sicura. I pazienti si r:meltono su bilo. Poiché esso produce congestione cefalica, non può ~se ra Rmminisrrato nella posizione seduta, nè nelle operazioni di lunga durata. In queste ultime deve cominciarsi col bromuro di etile e continuare col cloroformio. Questo metodo ha il vantaggio di abbreviare il per iodo necessario a rendere il paziente insensibile, ma non esclude il pericolo della sincope. ll bromuro di etile produce un disaggradevole odore dell'alito, ma net più dei casi questo inconveniente non é rilevato dall'ammaJato.
CATHCART.- Per eatlnguere la. aete negU opera.tl sull'ad-
dome. - (Brit. med. Journ-., H ottobre, 1893). Il dott. Cathcart (Edim. med. Jour., settembre, 1893) preCj)•1i7.za le iniezioni retJali di acqua allo scopo di e~tin~ue't•e la sete io quei casi in .cui e~a non può darsi per bocca. Ripol'la un caso in cui e.gli dopo uo'opera?.ioue d'ernia strozzala non volle avventurarsi ad estinguere l'ardente sete del paziente propinandogli l'acqua per bocca nel timore che gli producesse nausea e vomito e aumentasse la peri~talsi intestinale. Perciò prescrisse ogni due ore l'iniezione reltale di mezza pinla d'acqua calda (circa 25C cc). In capo a 24 ore l'ardente sete era smorzata. Da aliora il Cathcart adopera
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RIVISTA
sempre questo metodo anche quando ~ti tratta di estinguere la sete in quelli che soffrono di nausee e vomito dopo la clor·oformizzazione. G. G.
HARLl~G -
Trattamento ohintrg1o.o dell'llloera. rotonda. dello atoma.oo. - (Brit. Med. Journ , 28 oltobre 1893\.
Il dott~ Barling (Birm. l11ed. Reo., settembre !89J) pubblica tre casi d'intervento chirurgico nell"ulcera rotonda dello sto· maco. Jn una di elò'si. nono"tante una p1·ogoosi ~favorevoli~ sima, il paziente guarì mollo bene ..\1 successo del tralt.amenlo chirurgico occorrono due cose: p!'<'nta diagnosi e pronta operazione. Il Berlin~-r dà le seguenti norme nell'esa cuzione di essa in cas1 di peritonite consecutiva aUa rottura <!elle pareti dello stomaco. L'addome dev'ess~re aperto nella linea mediana al disopra dell'ombelico, ma non in troppa vicinanza del bordo <·o~>tale : i gas liberi P gli alimenti daranno la prova evidente della perrorazione. L'area tra lo stomaco ed il regalo -:lev'essere esaminata con ogni cura allo scopo di ~vitare che qualche collezione di materie possa dopo inrettare le parti più lontaue dalla ca vita addominale. Rimosse le materie stravasate. la perrorazione de,•'essere ricercata: essa sarti ordmariamente tt>ovata sulla parete anteriore dell'organo in victnanza clelia piccola cur'vatura. La perforazione tfev'essere. ~e acce~<~ibile, s\.llurala, t- egtfendo la natura, «e possibile, roori la cavita per1toneale. g cosa buona primo ù1 far ciò lavare la cavità dello stomaco attraverso un tubo da dr~naggio introdotto nella perfor11zione. Non é necessario receotare i margini nell'ulcera. La recentaz.ione dei mar~inì r·1chietie molto tempo e deve perciò evitarsi perché la pr·olungala esposizione all'aria del paziente si oppone grandemente alla guarig~one. Se l'ulcera non può essere occlusa con suture, i suoi margini debbono essere fissati all'angolo inreriore della ferita esterna. Se ciò non è faU1bile, l'unica l'I"Orsa lasciata al chirurf("o è I'JUella di ~tabilire un drenag$ZiO rneJiante un tubo che mena direttamente al punto di scolo. La cavilé addominale dev'essere lavata abooildanlemente con
Clll 1\UBGICA
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acqua eal,la. Un tubo d& drenaggio dev'essere la.sciato in sito in vicinanza della perforazione sia che questa è stata saturata o no. Un secondo tubo dev'e!=:~ere introdotto nell'addoro~ giu~to al disopra del pube altrimenti il drenaggio della cavila addominale sarebbe molto imperfetto e una coosiJerevole quanLitil. di liquido può raccogliersi nel bacino ed oslscolara la buona 1·iuscita dell'oper azione. Nei casi cronici d1 scoli da uo'u!ce1'8 gastrica il Barling consiglierebbe di fare un'incisione in quella tumefazione infiammatoria che per avven~ura esistesse e presentandosi il pus od alt1'o liqui•io, rimuoverla con ma3sima cura. In questi casi si asterrebbe dal lavare la cavila addominale ma introdurrebbe un tubo da drenaggio nell'ascesso. Sarebbe co~a inutile e pericolosa far ricerche per la per-forazione allo scopo di chiuderla. G. G.
A•oeuo del pa:noreu. iO febbraio 1894).
WALSH. -
Brii. Med. Jou.rn.,
11 dolL Walsb (.\1ed. NeUM, 9 dicembre 1893) riferisce un ca~o d'una donna maritata di 47 anni, la f{uale da sei mesi soffriva di forti dolori all'epigastrio. All'ecoame, l'addome era dicoteso e sensibiie: vi era un'area d1 ottu~ lA che si esl~ndeva dall'appenùica ensiforme fioo al disopra dell'ombelico e a ll'arcata costale smic:lra. Essa ~ra molto emaciala e per lo spazio d'un mese avere soff~rto di diarrt-a e vomito. La temperatura era normale. il polso piccolo, celere e filiforme: la lingua Asciutla e fortemente impaniala: le scariche al vi oe erano molto liquide, gri~io-l:tiallsslre e fetide: le materie vomitate ver lastre e puzzolenti. Fu rat~ un'operazione e~pforativa allo ~copo ùi accertare la diagnosi e facendo girare la mano nella cavil.à adJominale una massa flulluant~ potè sentirsi al di dietro dalla grande curvatura dello c:tomaco. Questa ffi8""8 fu mescoa allo scoperto ed ineisa: ne fuorusci circa un mezzo litro di pu!" unitameote a porzioni ùi pancreas: dal Condo della cavità dell'ascesso ful'ono rimos<:e altre parti del corpo e della coda del pancreas, il che pr odusse emorragia sicché tulla la ca vita dovette essere fortemente tamponata con garza
RIVISTA
all'iodoformio. La rer•ita addominale fu medicata more solito. Per i primi quattro gio~J.1i raromalata fu alimentata per la via del retto: al ;)0 ru riroos$0 il tampone di garza ed all'S• furono tolti i punti di sutura. Il tragitto fistoloso si era bene stabilito e la cavità ascessoide era ridotta al quarto di quanto era prima. All'undecimo giorno la paziente abbandonò l'oG. G. spedale.
Grave ferita al oapo con perdita del senso muscolare. - (B rit. Med. Journ.., 4 novembre 1&931.
LA YCOCH. -
Il dott. Layoock (Austral. •Ved. Journ., 15 luglio 1893) riferisce un caso di u11a estes a frattura complicata del cr~nio propri(} al di dietro della sutura fronto·parietale destra pro. dotta dalla caduta sul ca po dall'altezza di circa 1!)() pì~i d'un l'amo d'un albero gommifero. Il paziente, un uomo dell'età di 29 anni, quando il giorno seguente fu sotloposto al trattamento chirurgico era ancora privo di coscienza e delirante e presentava i ~gni d'una emiplegia sinistra. 11 dott. Cooke, mtdico curantE>, dilatò Ja ferita e asp0rt6 dieci pezzi di osso : ne risultò un foru di • per 3 pollici. Anche la base deJ cranio era fratturata dietro le orbite; quivi esisteva una fessura larga circa un quarto di pollice. La P?rzione destra dell'os3o frontale poteva muover~i benissimo. Molla sostanzR cert!brale contusa venne rimo~a: i margini della dura madre furono ravvicinati per quanto fu possibile e la ferita occlusa. Il paziente riacquistò la .coscienza cinque giorni doro Poperazione e migliorò rapidamente, sicchè dieci settimane dopo l'accid~ole potè alzarsi. Allora fu visita to dal dott. Laycock che fece un accurato studio de~li esiti della lesione. Semb1'a che le segueali parti del cervello fu rono coinvolte nella ferila: la metà infer iore della circonvoluzione frontale ascendente e la maggior parte della flessura sigmoidea; il terzo posteriore della circonvoluzione frontale inferiore e media e la base dell'estremit.a postèriore della frontale superiore. Poicbè la lesione aveva dovuto danneggiar~ profondamente la regione
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CHIRURGICA
in cui le llbre nervose s'irradiano della meta anteriore della capsula interna, queste fibre avevano dovuto essere distrutte nel punto di loro convergenza. Così il centro motore doveva essere uno dei più danneggiali. Quelli della gamba, del tronco e della faccia lo erano in minor grado. Udito, tatto e olfatto erano quasi non affelti: anche la parola era in buone condizioni e la prontezza colla quale il paziente rispondeva alle domande formava un marcato contrasto colla lentezza colla quale egli eseguiva i movimenti del braccio affetto. La· lesione cerebrale formava cosl un problema Jllollo complesso. Pertanto il fatto che la parte distrutta era l'area geneealmente considerala motrice, le funzioni sensitive e motorie delle membra opposte, specialmente il braccio, erano affette in un grado relaLivamenle eguale. Sul lato sensitivo o efferente, pur essendo intatta la sensibilità Lallile semplice, vi era assenza o diminuzione delle idee più elevaLe di sensazioni, come la posizione del membro, la qualità e la posizione dei corpi che loccavano la parte, il loro peso, la loro consistenza, ecc. Similmente sul lato efferente o motore, quantunque il potere di eseguir'e movimenti semplici e~a "rimasto, vi era un'assenza o diminuzione della facoltà di eseguire i complicati. Poiché tanto i disturbi sensitivi quanto i motori erano l'effetto d'una medesima lesione, si doveva escludere che la regione rolandica, che era stata distrutta, era da considerarsi sensorra motr ice. Laycock crede che nel jZruppo d'impressioni o sensazioni che costituiscono il senso muscolare, il senso di posizione é della maggiore importanza e che questo senso non é della stessa natura delle ordinarie impressioni sensi ti ve come quella del dolore, del caldo, del rreddo ma che vi dev'essere un certo ordine mediante ìl quale un circuito di forze nervose é continuamente in equilibrio. Quel cas<' adunque dimostra come il senso èi localizUizione Lallile segue una via nervosa cliversa da quella della sensibilita generale. "G. G.
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IUVIS'IA
Del fiemmon e sottoUngnalè detto angina di Ludwig. GASTON LETERRIER. - {Journal de Médeeine et de Chir·urgie. Dicembre 1893).
L'angina delta di Ludwig è stata dapprima considerata come un' intìamma.tione acuta della gh.1andola solto-mascel1are e del ~essuto cellulare circostante, che poteva presentarsi solto forma epidemica ed era dovuta con tutta probabilità ad un agente infellivo speciale. In seguito diversi autori l' haono ritenuta per un semplice flemmone comune. Chantemesse dietro esami balteriologici e culture è venuto nella conclusione che l'angina di Ludwig debba essere considerata come una vera risipola della laringe a fo r ma rapida. P~r Leterrier, il quale ha riunito tutt~ le osservazioni pubblicate e vi ha aggiunto un fatto pet·sonale, l'angina di tudwig è un flemmone sviluppatosi io seguito all' introduzione di !lO agE'nte infettivo differente, s.econdo i casi, nelle · maf!lie del tessuto cellular.e che circonda le ghiandole sotto1inguali. La lesione risiede in una regione limitata : la faccia inter na del mascellare inieriot>e ed il muscolo milo-ioideo ne forma no la parete esterna che é obliqua, disposta come una specie di piano inclinato; il genio-glosso in alto ed il genioioideo in basso costituiscono la par~te interna che é ver ticale; la parete superiore è formala dalla mucosa del paYi·mento dalla bocca che le ghiandole linguali sollevano a destra ed a sinistra del frenulo della lingua·. Il flemmone sotto- linguale è stato osservato in tutte le età della vita: è stato riscontrato nei bambini di due mesi, di sei mesi e negli adulti di cinquanta anni; ma pare elle sia più fJ'e<fuente t1·a i. venti ed i trenta anni. Il ~sso maschile è colpito di prefdrenza ; è possibile che l'uomo vi sia predisposto per le sue occupazioni giornaliere. che l'espongono maggiormente ai raffreddamenti, noti molto soventi come cau_sa predisponente. P. Tissier, stando a quanto risulta da due osservazioni, a mmetterebbe il contagio. Essendo ammesso che questo flemmone è dovuto alla penetraziooe nell'organismo di un
CHIRURGICA
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germe infetti vo risiedente nella ca vita boccale; la porta di ingr•esso ~rà qualsiasi ulcerazìone della mucosa della bocca, delle labbra, come pure le stomatiti, le ulcerazioni erpetiche, ecc.; le tonsilliti. le carie dentarie, l'evoluzione del dente della sapienza sono state soventi notate nell'origine di questa affezione. L'agente virulento segue la via dei linratici fino al tessuto cellulare che circonda le ghiandole sollo-linguali, ove determina il processo ftemmoso. Conrrontando le osservazioni, si nota che la sintomatoJogia è pressoché sempre la stessa. Un individuo soffre da qualche giorno di male ai denti o di un'angina che pareva abbastanza benigna. Tutto ad un trallo è r-reso da bri,·idi, da cefalea molto intensa: la deglutizione e la respirazione diventano t>apid'amente malagevoli; nello stesso tempo compare un tumore- rotondeggiante alla regione compresa fra il mascellare inferiore e !a cartilag-ine tiroide; questo complesso di sintomi si presenta in ventiquattro o quarantotto ore. Se si esamina il malato al terzo giorno di questa nuova affezione innestata sulla prima, si . vede che egli tiene la sua testa diritta, talvolta un po' portata all'indietro, od inclinata sia a destra, sia a sinistra; i movimenti di flessione della testa come quelli d'estensione forzata sono divenuti impossibili; quelli di rotazione sono molto limitati. La regione sotto-mascellare è prominente, gonfia sia nella sua totalità, sia in una detle ;~ue parti laterali. La pelle è più o meno mobile senza alterazione; talvolta però essa può assumere una tinta leggermente rosea per pas~are più tardi ad una colorazione rossa oscura; talvolta si formano piccole placche nerastre. Se si palpa questa regione. si eonslata allor·a un tumore unilaterale il più sovente, oltrepassante talvolta la linea mediana e continuantesi qualche volta con un edema molle della metà corrispondente della faccia. Que~to tumore la cui palpazione è dolorosa, si limita mollo facilmente; la sua consistenza è dura, legnosa, scirrosa; il dito non vi si affonda e se esso lascia la sua impronta, si è perchè esiste un leg-
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giero ed.ema superficiale. La fluttuazione, che s'indovina pil.ltto~to ehe non la si percepisca; è sempre oscura ed inceda. Il· malato si trova nell'impossibilità. di aprire. la boccà ; lo allontaoamftlnto delle arcate dentarie permette appeoajl pas,saggio di un dito, cié che .rende difficile l'esam~ deU' istmo della gola e della parete posteriore della faringe. Esiste pure un al.tro ostacolo a questo esame; e ì l sollevamento dellq lingua, sintomo costante e sensazione m<>J.to netta per il malato; quest'organo è spinto verso il pa~ato e talmente premuto contro di esso ehe in .cerii casi si può appena fra essi due far scorrere un.a spatola. Questo innalzamento è dovuto alla !umefaijone dei tessuti del pavìmeato della bocca, i quali formano dietro_l'arcata dentada in!ériore. un cHrcine duro e resistente, in cui i denti lasciano talvolta la loro impronta. Una saliva viscosa è incessantemente se. creta e scola dalle commessure tabiali. L'alito è fetido . ··H sollevamento della lingua e la sua immobilizzazione ca· gionano inevitabilmente disturbi della deglutizione e della respirazione; la mas~icazione é diventata impossibile in conseguenza di contrattura invincibih~ dei masseteri; gli alimenti solfdi non poss<>no più essere degluti'ti, i liquidi soli. gfungor.o ad oltrepassare l'ostacolo causando vivi dolori. La respirazione e sibilt:mte; vi ha dispnea, minaccia di soffocazione; la voce è alterata, la parola inintelligibiJe; il ma.lalo parla ~come se la sua b.0cca fesse piena d'alimenti semiliq\lid!. Lo stato generale è. grave; la temperat~ra raggiunge 40o la sera con leggier-a rem1ssione mattutina, il polso è accelerato. Sudor i profusi coprono il malato ; ·incubi, delirio disturbano il suo sonno; furono pur·e notati ..JSOprassaltì dei teudi:ni·; la sete è viva. · Le orine torbide contengono talora albumina. In una parola, il comples~o di questi sintomi prende l'apparepza di un processo tifoideo. Tale è la situa~ione v~r$0 il 4• o 5• ·giorno qella ma la ltia. _ Se si a~bandona la ma laJtia a se stessa, vale a dire se non s) intervien~ co-o un atto operativo1 il processo div·enta molto r.apido. i casi di gu.a rigione spontanea sono rari, o il pus, di~truggendo tuttd tessuti sul suo passaggio, si ap:re
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una strada sia al ùi fuori, sia .nella cavità boccale. Il più spesso la morte sopraggiunge io seguito ad una complicazione qualsiasi, edema della glottide, infezione genert:~liz :zaLa, ecc. Tale è il quadro clinico che si osserva pil. frequentemente. Se vi sono casi in cui l'evoluzione è più lenta ed i sintomi sono attenuati, ''e ne sono altri in cui ti malato è an·ivalo in due o tre giorni all'esito fatale. La sintomatologia è la -stessa; non vi ha che la rapidità dell'evoluzione che varia. Questa sintomatologia può essere cosi riassunta: t• Gonfiamento legnoso di tutta la regione sopra-ioide&.; 2" Propulsione del pavimento della bocca verso la volta patatina; 3• Accidenti dispnoici gravi che ne risultano; 4• Stato generale che è quello di un'individuo profondamente infetto ; 5• Presenza di un cercine duro alla faccia interna dell'arcata dentaria inferiore. L'affezione termina il più spesso colla morte; questa può sopraggiun~ere per asfissia (edema della gloUide, compressione della trachea, penetrazione del pus nelle vie respiratorie, essendosi il flemmone aperto durante il sonno), oppure per pioemia od intossicazione secondaria. La guarigione spontanea è molto rarl!, ma quando si può intervenire chirurgicalmente presto, i fenomeni gravi dimi~ nuiscono melto rapidamente. Non si deve quindi esitare a intervenire largamente. Ecco le regole di questo intervento. Due casi possono· presentarsi : o il flemmone é bilaterale, o non occupa che un solo lato. Nel primo caso l'incisione sat'a mediana, dalla metà delrosso ioide .fino alla sintìsi del mento; dopo aver inciso la pelle ed il tessuto cellulare sotto-cutaneo, che raggiunge ~!volta ~no spessore di 4 a 5 centimetri, si scopre in fondo alla ferita il rare ove s'i neroda no le fibre del muscolo milo- ioideo ; lasciando allora il bislori, si dissociano queste fibre con la ~onda scanalata, ciò -che permette di arri v are direttamente sulla loggia delle ghiandole sotto-linguali, sede del flemmone; il dito introdotto nella
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feri~ facilita r uscita del pus che si é formalo, scollando il muscolo da ciascun lato. Quando il flemmone è unila\erah~, Delorme consiglia una sezione sotto-mascellare, parallela alla branca orizzontale del mascellare inferiore, a<i una distanza di una larghezza di dito dal margine di questo osso: fa d'uopo ancora penetrare di !il del muscolo milo-ioideo nissociundo le sue fibre con la sonda scanalata ; il dito farà il resto. Queste incisioni non saranno falle che dopo aver proceduto ad un nettamento rigoroso della regione. Disinfezione della raccolta colle irrigazioni di Liquidi antisettici; drenaggio; medica tura al salolo. Anlisepsi boccale. Alcool, chinino internamente. Se l'affezione si complica ad edema della glottide, tracheott>mia.
Dell'Intervento ohlrurgtoo nelle lea1oD1 cravt dell'addome. - StEGR.. - (Journal de lfedecine et de Chir urgie, marzo 1894).
In presenza di un grave traumaLismo sul ventre, senza che sieno lese le sue pareti, il chirurgo deve inl.ervenire immediatamente od astenersi ? Allo stato pra.~nte, l'astensione sistematica è da rigt-ttarsi. L'astensione eventuale, che consiste nell'attendere, per agire, i sintomi di una infiammazione, si basa non suLla po,;.sibilita di uoa guarig1one, ma sulla difficoltà che s' incontru nel distinguere i casi gravi da quelli che Moty chiama leggieri. L'A. nota che è breve il per10do veramente operaLorio, quello che permette di scongmrare i pericoli di un'emorragia interna e d'una infezione acutissima del peritoneo. Ora, in questo ·stesso lasso di tempo, compreso fra Il momento dell'accidente e le sei o dodici prime ore success1ve, i sintomi della contu~ione semplice e della contusione con
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complicazioni interne sono, LaJvolta, eosi confusi, che alcuni chirurgi dichiarano la distin1ione impo$sibile. Si è almeno autorizzati ad interve11ire quando vi ha il dubbio, e la laparatomia esploratrice non può apportare conseguenze moleste per il mal ato~ Terrier, in Francia, e molli chirurgi hanno gia risposto per l'affermativa. Mayo Robson dice che nei casi in cui si può ritenere, ragìovevolmente, che l'intestino è ferito, l'esplorazione mediante una piccola incisJone mediana deve essere fatta per sapere se vi l1a rottura dell'intestino: gas, sierosità tinte di sangue potranno escire dalla piccola apertura peritoneale, che sarà allora ingrandita per permettere di fare la cura necessaria: ma, se non si vede comparire né gas, nè lifJuidi e cbe il peritoneo pare sano, si dovra chiudere la piccola ferita pariatale senza che risultino inconvenienti per il ferilo. Mac Cormac aveva emesso la slo?ssa opinione nel i887. Recentemente Crolt ha espresso il parere cbe si è autorizzati a fare un'incisione esploratrice fin dall'entrata del ma· Iato all'ospedale. L'A. crede che nell'inLeresse stesso del malato ra d'uopo, prima di aprire il ventre, cercare di stabilire la diagnosi in base ai commemorativi ed ai principali sintomi. E -vero che fra questi ultimi non ve n' é alcuno che preso isolatamente possa avere un vero valore patognomonico. Jl chirurgo terrà conto piuttosto della loro associazione, dell'intensità di alcuni di essi e dall'ansietà particolar~ ai maiali di questa categoria, nei quali il più leggiero spostamento ed il minimo sforzo strappano gridi di dolore. Quando la lesione risiede sulla porzione più elevata dell'intestino gracile, alcuni malati pl'ovano anche una repugnanza istintiva per la preensione degli alimenti. Mac Cormac ha riferito il caso di un ferito, affetto da roltura trasversale del digiuno, il quale, quasi immediatamente dopo aver preso un po' di latte, aYvertiva un vivo dolore nel ventre e soccombelle alla perìtonite venlisette ore dopo. In un operato di Moty,la penetrazione del liquido nel tubo
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dige!tivo provocava un aumento delle coliche e l'alterazione della fisionomia. l n ratto di contro-indicazioni, r A. non ne vede che due. in principio, lo shock nervoso può essere cosi intenso che "' sarebbe un rea!e pericolo uel manipolare ancora un organo cosi ricco in terminazioni nervose come l' intestino ; più tardi, quROdo gli accidenti periloneali hanno raggiunti) il loro massimo di estensione e di intensità, il malato è nel collasso, cianotico, anurico e freddo, la prognosi pare gravis~ima, è necessario in simile caso e'\"ilare qualsiasi intervento. L'A. riassume cosi il suo lavoro: t• Le contusioni dell'addome complicate da lesioni viscerali, essendo quasi sempre susseguite da morte, richic· dono un pronto intervento ; 2o I commemorativi dell'accidente, la conoscenza esaU& del punto leso, e l'insieme dei sintomi iniziali presentalì dal ferito permetteranno di stabilire la diagnosi di roUura intestinale o di lacerazione epato-«plenica ; :3° Il successo operatorio dipenderà ~oprattutlo dalla rapirlilè dell'intervento, e•sendo l'emorragia interna e la setticemia periloneale i due accidenti p1ù temibili; 4• );"ei ca;;i io cui i ~intom1 iniziali discordano per la loro benigoilà con la :.:ravezza dtltraumatismo, il ferito sara condannalo al riposo più assoluto e ad una dieta severa; al minimo segno di perilooile si inler"erra; s· La piccola incisione esploratri<'e di Robson può, io que~to caso, trovare la sua indicazione; 6• Quando esiste una rottura completa dell'intestino od unt~ contusione ~rave necessita~se la sua re~ezione. il mighot· modo di trattameulo é l'enterorrafia con drenaggio; l' Xelle lacerazioni del regalo SI ricorrerà alla sutura od al tamponameoto; so Qut~oto alle laeeraz oni della milza, l'abbondanza dell'emorragia è tale cbe si sarà, il più soventi, obbligati a fare la splenect.omia.
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BOa~.- Sall'allaoolt.1'aza dell'arteria vertebrale, secondo
il processo del prof. Het.FERICH. - (Cen.tralblatt Jii.r Chirurgie, N. -16, 1893).
L"allacciaLura dell'arteria vertebra!e, come ~i pratica di solito, alla sua prima porzione tra la sua ortgine dall'arteria succlavia ed il suo ingresso nel rorame trasverso della 6" vertebra cervicale é una operazione difficile per più ragioni. Bisogna operare a rag~ardevole profondità ; il Lratlo d'arteria da lega~i é relativa meolo breve e giact nascosto tra il muscolo scaleno anteriore ed il lungo del collo; oltre a cio io quel punto l'art-eria vertebrale può venire scambiata colla tiroidea infèriOre e colla cervicale ascendente, ne si può escludere il pericolo della lesione di importanti vast e u~rvi immediatamente ''icini. Di fronte a queste difficolté. il Prof. Helferich consiglia di andare a cercare il vaso nello stesso forame trasversarto della s• vertebra cer,-icale. L'incisione esterna ineomine;a dove la vena giugulare esterna incrocta lo sterno-cletdomastoideo lt indifferente che il taglio decorra sul mat•gine esterno oppur~ sull interno. Dopo di a vere messo alla scoperto con strumeoli ~llusi il margine del muscolo e 1uesto Lit•alo in disparte spostandolo all'interno nel primo caso ed 111lo ~sterno nel secondo, si va a cercare col dito nella parte inferiore della incisione il tubercolo caroti co; tagHaodo poscia verticalmente con precauzione per un centtmetro si cade sopra l'arco anteriore del fl>rO trasversario della 6• \ertebra cer\"icale, se ne svlleva il periostio ed esportando con una pinza osteoloma la porzione d'arco me!c'sa allo scoperto, !c'i apre il canale e cosi viene in vista l'arteria. la quale è parzialmente coperta dalla rispettiva vena che le giace uo po' all"eslerno. FaUo ciò non resta che a circondare l'arteria con un ago d'aneurisma a forte cur v11tura e quindi Jegarla. In questa fase dell'operazione é opportuno che la testu, la quale dapprima era rivolta verso il Ialo ~ano, ~ia fatta pie~?are in avanti e ciò per rilasciare l'arteria. Il nervo vago, racrhiuso in una comune guaina colla carotide e la vena jugulare, Io si svolge facilmente, e parimenti si può con facilità evitare
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il ner\·o rrenico. L'arteria tiroidea inferiore non può correre alcun pericolo pe1·C"bè essa giace molto più in basso. Tenendosi poi colle incisioni sull'arco del forarne tra l'arteria cervicale ascendente t>d il nervo simpatico, si può aocbe e-vitare una lesione di questo nervo con sufficiente sicurezza. L'operazione fu eseguita senza accidenti 33 volte su di un lato per ferila ed an~urisma traumatico. e 29 volte su tutti e due i lati per epilessia.
l.'hul&mmazione aotrta del lungo tencllne del blolplte nella. sua guaina. - (Centralblatt fù r Chirurgie, N. 48, 1893).
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Ci sono notificali due casi di questa rara affezione. In ambedue la causu fu lo sforzo eccessivo in atti in cui entrava in grande attrvilà il muscolo bicq:Jite come flessore e supinalore. PeL' spiegar~ la genesi di questa malattia e suoi fenomeni flogistici, rautorA invoca il fatto di un esager&to lavoro imposto al tendine relativamente sottile; ma come a causa accessoria dell'affezioue accenna anche all'influenza delle prolungate escursioni della testa dell'omero sul tendine che la cit·conda e sulla guaina del medesimo. La diagnosi non è delle più facili ed è possibile scambial'e r~ezione in discorso colla infiammazione deii'arlicolazìone scapolo-omerale, più facilmente colla iotiammauone della vicina borsA mucosa e della borsa sottodelt()idea o solooacromiale, inoltre colla nevrHe acuta deila spalla. Il segno più sjcuro è la crepitazione, e si percepisce assai Jistiotamenté facl'ndo ruolare il bt•accio in fuori, ma è di breve durala. La sensazione dolorosa alla pressione col'l'isponde prr~cisat_nenle alla ~ede del tendine. La tumefazione può esservi, ma può anche mancare. Tra i movimentr atti v t, r! portar H braccio indietro e la pressione del braccio sul torace risvegliano dolore, la rotazione pas-
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~ 1 va a braccio pendenLe non è dolorosa, ma è dolorosa la .flessione e supinaziooe delravambraccio. In lutti e due i casi il decorso fu favorevole, i dolori scomparvero dopo una settimana di appropriaLa cura.
Poux - •etodo aolerogeno. Sa& applioastone nel tr&t• tamento dellt. oateo-a.rtrtU tuberooloH del piede. (Centralblatt fùr Chirurgie, N. 2, 1894). Questo metodo consiste nel praticare iniezioni di una soluzione di cloruro di zinco al 10 pe1· 100 nei tessuti sani che cirCI)ndano una parte colpila da tubercolosi. Con queste iniezioni si ottiene che essi tessuti si trasformano in tessuto con netti.vaJe e formano una .sola cicatrice. Con ciò si sospende )'ulteriore evoluzione nei tessuti malati, i bacilli muoiono e c:compaiono. Le regole generali per l'applicazione di questo metodo sono le seguenli: t ) Non si deve injeU.are il medicamento nell'articolazione. 2) Le inie~ioni devono essere praticate su1 punti dove i va!>i nulriLizii soprastanno alla sinoviale, quindi nei punti dove ta sinoviale s'aLlacca all'osso. Il liquido deve essere portato più vicino che sia possibile al perioslio oppure in vicinAnza dei tendini che vanno ad inserirsi alla capsula perché per mezzo di questi é parimenti portato sangue alla sinoviale. 3) Si tratta possibilmente di raggiungere i contorni della. capsula in modo da fare molte iniezioni succes~ivamente. Se m questo modo non si raggiunge lo scopo bisogna rìnno' 'are l'operazione dopo tre settimane dalla prima iniezione. 4) Prima di comineiare le iniezioni bisogna assicurarsi d'aver dato all'articolazione la posizione giusta. 5) Dopo falle le iniezioni e sparito il turgore acuto, che suole durare due giorni, s1 coadiuva la cura coll'applicarvi un apparecchio compressivo e colla immobilizzazione.
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6) Avendo da trattare un ascesso, od una fistola, si fanno, prima dell'operazione che si pra tica all'antica maniera, le necessarie iniezioni onòe orientarsi sull'estensione del processo ed impedire l'assorbimento delle masse tuberco1ose. 7) L'operazione si eseguisce con cloroformizzazione e con Lutte le cautele antisettiche; i dolori dopo l'iniezioòP. sono alquanto vivi e si combattono colla· morfina o coll'idrato di cloralio. Si deve badare a queste regole generali nel trattamento della flogosi articolare del piede e vi si devon fare le occorrenti mod•ficazioni. Secondo l'autore i risultati di questo trattamento sarebbero splendidi, e ciò tanto 11el caso che l'infiammazione ar· " ticolare sia senza suppurazione e senza fi.-tola, oppure con suppurazione senza fistola o finalmente con Sl!ppu.razione e con fistola. Le prime due forme diedero i risultati migliori. Nell'ultima forma invece il metodo diretto deve essere sussidiato da altri atti operativi. Intanto merita d'essere apprezzato il fatto che, con il processo che si suscita mercé le iniezioni, si pone in certo qual modo un ostacolo alla diffusione della tubercolosi che può essere provocata dalle operazi()ni da praticarsi, e queste opezioni in causa dell'azione del medicamento iniettato diventare meno gravi.
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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E
PATOLOGICA
La secrezione del corpo tiroide oome fattore del gozzo eaofta:lmloo. - ( The Lattcet, nov~mbre 1893).
GEORGE MuRRA Y. -
Moebius scrisse che v'è una setticemia prodotta dall'ingrossamento della glandola tiroide; Miiller sostenne che quantunque questo ingrossamento fosse un fattore secondario nella produzione della malattia di Graves, é pur tuttavia cagione di sintomi importanti; Wette considera il gozzo come causa principale della malattia, ed attribuisce l'esoftalmo e le palpitazioni alla compressione della glandola tiroide nèl gran simpatico, ed i fenomeni nervosi all'intossicazione generale dovuta ai prodotti della glandola malata. Arthur Maude cercò di provare che i sintomi del gozzo esoftalmico sieno attribuibili ad un avveleoamento dei nervi operato dalla glandola tiroide, ed è ormai riconosciuto che il corpo tiroide sia una glando.la secernente, senza dotti, ma capace d'immettere il suo prodotto direttamente nei Jinfatici secondo King e Baber. Gli effetti dell'atrofia o dell'asportazione del corpo tiroide nell'uomo e negli animali sono ora ben conosciuti nelle forme del mixedema e della cachessia strumipriva, i sintomi della quale possou-o esser molto mitigati dalle iniezioni ipoder-
RIVISTA
micbe di succo di tiroide, secondo che V assale e Gley hanno dimostrato sui cani, e l'autore sulle scimmie. ~ell'uomo, i risultati della cura del nùxedema con là somministrazione del succo della tiroide in una forma o nelraltra. sono ~lati alcune volte positivi; nel gozzo esoft.almico il corpo tiroide è quasi sempre ingrossato, e sec<>ndo Greenfield la struttura glandolare della tiroide, come la sosLanza colloide negli spasi ghiandolari sono aumentate. l\laude, il quale ha tenuto per lungo tempo jo osservazione ammalali di gozzo e-..'"Oftalmico, ba vist<> che Ja flhmdo!a tiroide può cambiar di volume da un giorno all'altro, Lurgescenza che ha luogo anche nelle allre glandole come le Sll· livarì durante un'attiva secrezione. L'autore iniettando il succo della glandola \iroide ha notato aceeleramenlo del polso~ cefalea, tremore, elevamento di temperatura, sudore, prostrazione, sintomi cbe si verificano tutti nel gozzo esoftalmico, e questi stessi si1ttomi ha os~ervato Hector Mackenzie. Nei conigli e nelle scimmte poi, egli ha verificat.o un inoalzament<> di Lemperatur-a di due o tre gradi dopo un'iniezione ipodermica di succo del corpo tiroideo. Al contrario, nella cachessia strumipriva e nel mixedema, la temperatura del corpo discende al disotto del normaltl. e tutto ciò che si fa per diminuire il volume <> la sec~zioue c.lella glandola tiroide nella malattia di Gra\•es, migliora le condizioni del paz1ente, e l'estirpazione d,el gozzo è stata piil volte seguita da guarigione, come ban dimostrato Credé e St.ierlin. Il padre dell'autore ha efficacemente curato molli casi di malattia di Graves con le rrizioni di ioduro rosso di mercurio, Gowers ha trovato uttlissima la belladonna che diminuisce la secrezione della glandola, Wyss ba usato con successo la pilocarpina nel mixedema per stimolare i residui del corpo tiroide. 11 dott. Gowers ha osservato gonfiori mixedematosi ddla palpebra e pigmentaz.ione della pelle dopo la guarigione del gozzo esoftalm ico~ Corkill ricorda •un caso nel quale i sintomi di gozzo e·»Oftalmico furono seguiti da mixedema. Ora ba visto sintomi di mixedema cSvilupparsi dopo la rtduzione
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rapida del gozzo, e Bowler ricorda due casi di malattia di Graves in gioventù, seguiti da mixedema. Byrom Bramwell ba chiaramente additalto l'ammirevole contrasto fra ~!cuoi sintomi di gozzo esoftalmico e quelli del mixedema disponendoli in colonna nel moào seguente: Go::zo eBOfcalmico
Mi:cedema Atrofia del corpo tiroide Acceleramento clel polso Rallentamento del polso Sudore diminuilo od abolito Eccessivo sudore Diminuita r esistenza elettrica Aumeol.ata resistenza eletlrica della pelle delia pelle Temperatura normale Tempel'atur-a subnormale od elevata Stupore. Eccit.abil ità. I perlrofia del corpo liroide
Le ulteriori osservazioni tenderanno a climostt•are che i vari sintomi summeozionali possono essere spiegati nell'indicai.& maniera, semplificheranno il problema dell'etiologia dei sintomi e dei mutamenti che avvengono nella glandola tiroide. Finora, Lutlo concorre ad indicare che la cura del gozzo E"softalmico deve contenere misure speciali dirette al mi~lioramento delle condizioni anot·mali della ghiandola ti· roide, sempre iograndil.a in questa mall!ttia.
HERBERT SI'OW. -
oarolnoma. -
11 001idetto protozoa parutt!oo del (The Lancet, nov. 1893).
Dopo 17 anni di investigazioni cliniche e patologiche sui cancri, rautore si sente in dritto di esporre le sue idee sul· !"argomento. 1 parassiti del dott. Ruffer sono vecchie conoscenze dei patologi, ricomparse sotto altro nome; Virchow U definisce nel 1851 sotto il titolo di formazioni endogene delle ceUule, e prima di Ruffer erano riconosciuti come tali, ed attribuili alla ben nota tendenza dei nuclei dell'epitelio a desenerare in un liquido mucoide, donde risulta un piccolo vacuolo, c>
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cisti microscopica nel protoplasma cellulare, contenente spesso qualche residU<.. di nucl~ in forma di piccola massa granulosa liberamente fluttuante nella cavità. Secondo il dott. Ruffer, la microbica natura di questi corpicciuoli sarebbe dimostrata dalla loro somiglianza morrologica con i psorosrermi che infestano il fegato dei conigli, dalla differenziazione per mezzo della colorazione. dalla opinione di Metschnìkoff. Or qualunque sia la loro somif!lianza con i coccidi del regalo dei conigli, il corso clinico di questa malaUia è ben diverso da quello del cancro. Quella attacca i giovani conigli, e può guarire spontaneamente, il cancro è malaU.ia dei vecchi, ha un corso lento, mu non subisce guari~ione spontanea ll corru~amento delle eslremit.à della capsula é apparenza che si può osservare iu un nucleo normale, come risulta.Lo dei reagenti sul proloplasriltt. La stessa cosa si può dire dei filamenti che si son supposti irradiati dal centro alla periferia per sospendere lo psorosperma nella sua capsula. L'acquiescenza del prof. Metschnikoff e di aHri eminenti scienziati si può spiegare col riflell~re che per quanto distinti essi siano in altri campi di ricerche, non banno fallo studi accurati sui cancri. La differenziazione per mezzo del colore è soltanlo apparente. Le $ezioni esposte a Nottingam erano intensamente colorate, e s'intende che in simile circostanzA, i nuclei in via di degenerazione non assorbono il colore, ed appaiono con tinta diversa dal restante parenchima cellulare. Quando un nucleo subisce la degenerazione mucoide, resta den tro il vacuolo per qualche tempo una fine sostanza granulare, di granuli che rappresentano i tlJamenti del reticolo del nucleo visti di fronte. Nei preparati del dott. Ruffer essi sono convertit: in un blocco amorfo ed opaco, ed in una di quelle sezioni si distinguono chiaramente quei corpi esposti come mìcrorganìsmi, e siccome sono stati colorati col camp~::ggio nel 1887 e si souo scolorati, si riconoscono per nuclei in via di vacuolizzazione. , Fra tutte le malattie parassitarie, l'actìnomicosi presenta
DC ANATOMIA E FISTOLOGIA
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i fenomeni apparentemente più raS$Omiglianti a quelli del
cancro. Le parvenze microscopiche del fungo sono caratterisliche, la sua entrata nel cor po per mezzo dei cibi è quasi certa Nella lepra e nella tubercolosi i bacilli sono bene identificabili, le rispeltive malattie sono contagiose, ed il contagio della lisi si é reso evidente guadagnando l"accesso in un nuovo territorio, onde le raz·ze ahorigini van giù da· vanti agli europei come p&glia al vento, principalmente per !"introduzione della 1.-isi, e quasla legge è in armonia con tutte le malattie contagiose e zimotiche sviluppatesi nel Fiji Island dopo l'occupazione inglese. Nella febbre malarka un grAn numero di per~one espost~ alle sles.s e influenze climatiche ammala, il colèra è simil mente epidemico e si trasmette principalmente per mezzo dell'acqua potabile, il tetano è prodotto dalla contaminazione del suolo, la poeumonile è talvolla epidemica, e quando è sporadica se ne può facilmente rintracciare l'influenza settica. Al contrario, nei tumori maligni notiamo la totale assenza di ogni elemento contagioso, la trasmissione non ha luogo pel più immediato eontalfo personale, come dimostra la frequenza del cancro uter1no nelle 'Classi lavoratrici. 11 cancro è prevalente fra le razze civilizzate di ogni luogo, non si conosce presso i selvaggi, secondo Davidson, e mai se ne è notato lo sviluppo presso gli abori gini po~ti in contatto con gli europei, nè per quanto si sia indagato si è potuta stabilire una relazione eliologica fra suolo, aria, clima. e questa malattia. Non si é potuta attribuire a genere di vit~ , ad alimentazione, ad agglomerazioni, non si é potuto trovar nulla di comune fra il _cancro e le malattie zimotiche e febbriti, ogni cancro è sporadico, ogni caso sorge indipenden· temente da un altro. MR il punto più saliente di nifferenza fra il cancro e le malattie pa.rassilarie> animali o vegetali, é il fallo della metastasi che è invariabilmente una riproduzione aberrante del tessuto prinlitivame11te attaccato, fin nei più minuti particolari di funzione e di disposizione. Ogni cellula costituente un deposito _(li ~nero secondario é un discendente diretto delle cellule fra le quali cominciò il processo morboso, ed
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RJVI~TA Ul A~ATOlllA E FIS IOLOGIA
è disposto, relativamente alle altre, come nel primitivo punto d'origine. Cosl le metastasi del carcinoma della mammella conservano la slruUura animale della ~thiandola mammaria, quelle del vilindroma intestinale la composizione follicolare della cripta di Lieberh.'li!Jn, le cellule pigmental• del me1ano. sarcoma continuano a produr melanina, e così di seguitiJ . Al contrario, nella lebbra, nell'aclinomicosi, nella tubercolosi, nella coccidiosi epatica dei conigli, il microbio patogeno eccita la proliferazione delle cellule proprie al particolare tessuto che attacca, e nuiJ'allt•o. Nessun parass1ta conosciuto è ca~ce di effettuare un trasporto di cellule che conservino Lutti i loro attributi da un punto all'altro del corpo. L'autore ritiene perciò improbabile. quasi impossibile, che un pa1·assita qualunque, vegetale od animale, sia la cagione dello sviluppo del cancro, e deplora che le ricerche laboriose intorno ad un agente molto ipotetico svolgano l'energta degli iovestigatol'i dallo studio di tanti altri problemi che ci offre la patologia del cancro.
RIVISTA Dl OCULISTI CA
8ullA slclero•l ct•l bulbo. -E. V. Ht PPEt... - (Centra!b fùr die medie. WisseMch, n. 10, 18!H).
risultati di V. Hippel si fondano sull'accurato esame di i6 occhi umani e 40 di esperimento. Dettero occasione a queste ricerche le osservationi del Bunge sulla sider osi dP.lla coJ·nea delle quali V. Hippel aveva un caso a sua disposizione. Per siderosi si intende il tallo che il.ferro in forma di
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RIVISTA DI OCOLISTICA
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soluZione ~i diffonde e per l'affinità specifica di certi grupp1 ce lulari è nllratto innanzi tutto ùasrli epileli del processo ciliaro della pa1·Le ciliare della retina, dall'epitelio dellu ca~ sula lenticolare, dall'epitelio pi~mentato della retina trattenuto nt>l proloplasma delle cellule. Que~lo ferro sciolto può tanto pro'\"enire da corpi e~Lranei, quanto dsl sangue (side· rosi xenogena ~ù ematogena); ambedue le specie in sostanza si presentano sotlo e~uale forma.~ però bene distinguere da questa siderost la emosiderina, pigmento ematogeno t;he ditl'erisee per contenere ferro transitoriamente. I ~ranuli bruni nella cornea non c«,stituiscono probabilmente una vera sideros1, ma sono una sepurazione rli emosicìt'rina. Una vera salerosi dl'li'rride non sembra essere dimostrata. Una colorazione ro.,.r:.o-bruna della porzione ante' riore del bulbo caratteristica della presenza di una scheggia di ferro nel bulbo tlon esiste; eguale colorazione può derivare dalla materia colorante del sa ngue. Il cerchio di ru~gioe spesso os~ervalo sotto la c.apsula lenlicolare si produce per la prolifet•azioneaforma di macchia delle cellule er;ileliali della capsul11, in cui è depoc:1tato il fPrro. Introducendo una scheggia di ftlrro-nel corpo vitreo di un coniglio si può dimo..trare per la comparsa di certe speciali cellule che le cellule dell'epitelio pigmentale della retina possono turoefarsi, prolireraN ed emigrare attivamente nel corpo vitreo.
In1luenza. della · coroidea sulla. nutrlsione della retina. C. An.>.~I UK. - (A re/i . .fùr AugEnheilk., e Centralb. (ur die medie. Wissen3ch., n. i, 1894). L. .-\ùamfrl.: e~lras"-e dall'o-rbita uno ~lioma procedente dal nervo ottico con conl'ervazione del bulbo. L'occhio in conseguenza ddl'atrofia del ner vo ottico divenne completamente cieco. Xella opera.done furono Jtstaccati lutti i muscoli ad eccezione del retro esterno e degli obliqui e il nervo ottico fu resecato. L'occhio t'imase ben conservato; solo il giorno dopo mostrò un inlorbidamento maculoso della cornea che a poco 37
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RIVISTA DI OCULlSTJCA
a poco si dileguò. Al quarto giorn~ il bulbo era solidamente attaccato, i mezzi rifrangenti apparivano chiari e il fondo dell'occhio aveva il normak color rosso chiaro, la papilla mostravasi ancora p1ù pallida coi contorni ancora meno distinti di prima, i troncheLti vascolari della retina divenuti più sottili potevano essere seguiti fino alla periferia, però non si poteva distingùere alcuna differenza fra le arterie e le vene. Non si osservavano formazioni pigmentarie suHa retina, neppure alterazioni nella coroidea, solo più tardi comparvero fenomeni di atrofia dell'iride ed i movimenti pupillari si ri· dussero al minimo. I vasi retinici a!Ja fine eranò solo rappresentati da piccole linee rossicce. Le osse•·vazioni fatte dall'A. differiscono sostanzialmente dai risultati del Wasemmann che ottenne nelle sue ricerche sperimentali sulla nutrizione della retina e della coroidea. Dopo la recisioue del nervo ottico e de.i vasi ciliari egli trovò un intorbidamento della retina che dipendev.a dalla distruzione dei suoi elementi ed un intorbitiamento della lente e della cornea ed anche alterazioni nello strato pigméntario della relina. L'A. questo non potè osservare nel s~o caso. Egli quindi é di avviso che in questo avesse avuto luogo il riempimento dei vasi retinici dalla periferia, il qual proresso condurrebbe a fare ammeUere una comunicazione fra la retina e i vasi della coroidea.
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'RtVISTA DELLE MAlATTIE VENEREE EnEUA -PELLE
<Cura dall'eczema dell'orecohlo. ....; Ca~TELIER.- (Joarnal. de Médecìne et de Chirurgie, novembre 1893). ' Il dott. Chatelier ha pubblicato, negli Archi"es de lar!ln:1JOlogie, il procedimento che egli a•topera per ta cara dell'eczema del1'6reeeliio. La sostanza attiva è H iooo! i!l polvere >im{\81pabile. Veecipiente solo varia secondo· la forma .e là oSedE; ··,delf'affezione. Et:zEMA ~MIM. Se esso si presenta soHç> la forma gene;:raliz~a!a e cgnfhtenJ~ · che si Q§S~fil,r,a -~~l...Ra~glioQ~ e r:tella piega retro- a.uricol.a ira1 o~pure, se esso risiede .nel oonctotto -solto forma dJ piccole vescichette, CQrne si osserv·a in seg1,1ito ~~ trattamento delle otiti medie suppurate con l'acido borico in pohtere o -coll'alcool borieo. a) Si farà da.p prima una lavatura col liquore di Van :Swi~ten aJlungato·.di 3 o 4 v.olt.e if.suo vo~ume d'aequa 'Calda, ·1poi $Ì .asciugherà diligentemente le parti col eoton.e idrofilo. b) CiòfaU:O,sispargeràJa po1veredidodol sulle 'Parti esterne .e si riempiorà pure il con<lotto con la po.IN:ere di iodol. Un pò -~i ooto~ idrofi1o m&ntieìte ~l tutto in sito. È 1'lecessario rinnovare questa medicàzione..mattina e s~a 1fino slla gu.arig~one (1 a 8 ~iorni). -Ecz,;MA -sEcco. A. Sulr •pq.diglione e sut le regioni esterne .ciciM. parti maiale sono lavate e.olliquore-di V~ n Swie-ten allungato, con l'acqua, asdugaté e poscia intonacate ac.. .curatamente da una pomata composta di 1. gr. di iod-ol e -di
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RIVISTA 580 30 gr. di Janolina. È bene coprire il tutto con uno strat~ d'ovatta e medicare mattina e sera. B. Nel condotto uditioo.- Lavare accuratamente il con~otto mediante iniezioni del liquore di V an Swiete!1 allungat,o. con acqua per togliere tutte le desquamazioni epiteliali ed asciugare bene con ovatta idrofila fls,ata sopra uno speciUo; quindi fare inclinare la testa del malato e riempire il condotto della "eguente mescolanza: iodol 1 gr. olio di paraffina 30 gr . Introdurre in seguito un tampone d'ovatta per mantenere quanto piu é possibile il liquido nel condotto. Ripetere la medicazione mattina e sera per modo che le parli "ieno costantemente in contatto con il medicamento. Dopo 15 giorni l'eczema è guarito. Si fa allora una lavatura accurata del condotto per sbarazzarlo completamente e si cessll qualsiasi cura. Come eccipiente, sono da prèferirsi la lanolina e l'olio di paraetìna alle vaseline (pomata o liquido), perchè molto spessoqueste ultime sono messe in commercio impure ed irritanti-
Joa:-~ RoMANS. -
Effetti della cUvulslone dell' uretra. (The Boston lvledical an Surgical Journal, dic. 1893).
È raro che un c,hirurgQ abbia l'opportunita di esaminare un'uretra subito dopo la divulsione, opportunità cbe si offri all'autore dopo aver operato un infermo il quale a 25 anni aveva ascessi nel perineo e n&llo scroto, flero dolor di capo~ polso piccolo e debole, spasmo degli sterno·cleido-mastoidei. Dopo avere aperti i seoi fistolosi d&! perineo e dello scrotoehe non corr1unicavano con l'uretra, l'autore, previa cloroformizzazione. introdusse in vescica una sottile sonda, e divelse l'uretra col divuh;or~ d Bigelow, trovando maggior ~e sistenza verso il ghiande, e nella porzione membranosa. ~o n vi fu emorragia, si potè far passare in vescica un grosso catetere di gomma elestica, ma poca orina venne fuori, e dop.o otto ore dall'oper:azione il pazien~e mori.
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DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
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L'autopsia rivelò rammoUimento rosso del cervelletto, tubercolo;si delle glandole mesenteriche, ulceri tubercolari delle int.eslina, ascessi della prostata, .del perineo e de' dintorni .dell'ano, recente rottura dell'uretra per divulsione. A due pollici e mezzo dal meato, e peP due pollici e '/8 in giù, -v'era una lacerazione lineare parallela all'asse dell'uretra, -estesa alla mucosa ed alla sotlomucosa del!!} profondità di t/8 -di pollice. Nella porzione membranosa v'era una lacerazione -che aveva l'aspetto di un taglio reciso del piano dell'uretra ' .della luqghezza di un pollice, (lhe raggiungeva la. prostata. L'uretra proslatica e la prostata erano crivellate di fori e di :a~essi di antica data. I tagli fatti dal divulsore erano 'recisi e dritti come se fos-sero stati l'alti col coltello, ma senza saugue e senza ecchimosi, onde l'autore è indotto a preferire il divulsore all'uretrotomo che spesso produce emo~ragie, specìalmente , nei -restringimenti profondi.
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Un caso di .gomme multiple slftlittoh.e della lingua. L. PHILIPPSON. - (Berl. klin. Woeh. e Centralb. fùr die med. Wissensch, No ;>2, 18!13.)
In
un medico di 50 anni che si era iofett~to di sifilicle ventìsei anni innanzi si produssero, dopo che eranQ esistiti lper molto· tempo fenomeni di leucoplachia, nel corso di più mesi prima solo al margin~, dipoi anche alla faccia superiore .e inferiore della lingua .numerosi · noduli grossi quanto un pisello che si avanzarono dalla profondità alla superficie, trasparivano in giallo'attraverso la mucosa, finalmente si rup·· pero lasciando delle ulcere in part~ con'tluenti dell'apparenza -come. di tanti fori. La lingua andò sempre tumefacèndosì, ~il mangiar~ e il parlare divenne molLo difficile, ma non esisteva punto dolol'~ e Io stato generale era buono. La diagnosi che (lapprima era incerta fra il cancro e la sifilide fu 'ora di-chJarat~. per gomme multiple. Sotto una .cura di frizioni mer-curiali continuata per più settimane cne dovette essere in-
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&tVISTA
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terrotta per una forte stomatite e il -successivo uso del iodu)'()di potassio ed un opportuno trattamento locale, dopo essersi. soltanto formato anche un nodo nel palato, segui a poco a poco notevole miglioramento ; però qQando fu li~nziato i mo-vimenti della lingua erano ancora limitati, esisteva ancora un poco di gonfiore e di ~pe:::simento. Secondo ulteriori informazioni avute, un anno e mezzo più tardi pare che il malatomorisse di cancro della lingua.
Della menlngo.-mlellte aWitloa - HENRJ LAMY - (Journal de Médecine et de Chirurgie, marzo 189i). Anatomicamente, il tipo che si osserva più comunement~ nelle lesioni sifilitiche della midolla si riferisce ad una me·. ningo-mielite diffusa, accompagnata costantemente da altecazioni dei vasi nutriti vi della midolla. Le lesioni delle roeningi e dei vasi che le traversano sono le pr~roe per dala. Questa meningite spina!~ é accompagnala soventi da alte- · razioni dello stesso genere da parte dell'encefalo e più specialmente da memngite della base, della regione interpeduncolare .e del ch.iasma. Si riscontrano in queste ~a!Lerazioni.r molti punti di rassomiglianza colle altre mieliti acute. Tuttavia l'esame microscopico può, .in questi ca~i, rilevare la. presenza di lesioni specifiehe abbastanza caratle!'istiehe per permettere di ditfgnosticare la natura sifilitica della mala ttia. Le lesioni della sifilide spinale non sono quasi mai sistematiche, sono quasi sempra diffuse e cominciano quasi sempre nelle men!n~i. Quest'ultimo fatto sptega alcune particolarità della sinlomalogia della meningo-mielite sifilitica e specialmente il peri{)do premonitorio caratterizzato da ci(). che Charcot ha chiamato la rachialgia sifìlitica. Ecco infatti com"e gli accidenti sr succedono. Un malator sifìlilico da un tempo variabile, generalmente poco considerevole, é preso tutto ad un tratto da cefalee di un'intensità del tutto speciale, presentanti d'allra parte i caratteri classici delle cefalee specifiche. Compaiono nello ste~so tempo-
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sintomi cer-ebrali, ora l~ggierj, ora gravi; vomiti, stato vertiginoso suo- continuo con esacel'bazioni, talvolta a:ncb::e st&t& comatoso passeggi-ero; oppure una paral~si di un nervo craniano e specialmente di uno. d.e i nervi motori dell~occ})io. Fino a questo momento pare che tutti gli accidenti sieno in relazione con la produzione di una meningite sifiHtiea cerebrale, lo.:alizzata principalmente alln base. Ma ecco che il malato erJtra in una seconda fase, la fase rachidiana. I disturbi cerebrali gravi sono scomparsi o press' a poco; i dolorf cefa}iei molt<> altemati com~nciano ad irradiarsi verso la regione cervicale del rachide ed in capo ad alcuni giot•ni essi cedono il po:=;to ad una raehìalgia, nella quale il dolol'e ra~hidiano si produce p~incipalmente · nella notte. Si manifesta soventi. nn focolaio .d(!loro.$o.,. oc-cupante sempre lo steS:so sito, nel suo giro periodico not;turno, eon irra<:\iaziooi che possono estendersi molto lun.~i. Localizzata alla regione cervicale, la rachialgia si accompagna a rigidezza della· nuca con dolori il'radialivi nel collo e negli arti saperiori. Dopo C!JUalche giorno o qualcb_e settimana, anche Ja .mi-. doHa è interessat.a , e la sua partecipazione si esplica con la comparsa di pal'alisi. I fenameni. d' irritazione meningea scompaiono geoeraìmenté allora (quantunque cìò no'n sia una regola assoluta) ed H malato non é più che un paraplegico comune, .presentante più o meno comr.leta fa s.i ndrom.e della mi~lile tr:asversa. Quando la mal&ltia si svolge nel modo sov.ra indicato, ci troviamo in presenza .di un tipo morboso del tutto speciale . che solamente la siflnde sembra ea:pace. di. realizzare e Ie cui differenti tappe si possono cosi ;riassumere: meningite cerebrale, meningite cer ebro-spinal:e; meningo- wielìte. 1,'a1· volta i fenomeni éerebrali possono· essere c.osi .oscul'i ehe sfuggono all'osse!'vazio-ne, e la malattia può essere allora . ritenufà esclusivamente midollare. Si oomp!'ende faiiilmente l'importanza consifterevole che sj ha nel riconGscere la significazione di questo periodo prodromico prima che il tessut'O midoUare sia profondamente
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RlYISTA
leso, perché l' intervento di una cura !->peciiìca ben fatta può pr-evenire disordini immediabili. Però in molti casi i d1slurbi premonitori dell'affezione rnidollare presentano car-atteri molto meno speeial•; la rachialgia può anche mancare ed i malati non hanno presentato come fenomeni pr-ecursori che leggteri disturbi subietltvi della sensib•hlà negli arti inferiori, come inLirizzimenlo, formicolii nella estremità, dolori lombari ed alcuni fenomeni vescicali come la disuria od una leggt•ra incontinenza. Infine questi disturbi !"tessi possono mancare e gli &<.'cidenti m1dollari si inizrano allora con ~rand•ssima l'apidittl, pa1•agonabile a quella della mielite centrale acuta. pe1· cui si !'ar~bbe tentati ad ammettere che la mi lolla sia stata lnleressala direttamente, senza l'intermediario degli involucri. ~1a anche in questi casi 'luesli ultimi Mno sempre lesi. Le p~traplegie sifilili<'he possono esser·e classificate ne1 due gruppi seguenti: par'aplegie sitllitiche comuni e paraplegie sifilitiche gravi. Le prime corrispondono al tipo clin1c0 della mielile trasversa dorsale e molti autori ritengono cbe esse non otfraoo alcun carattere speciale. Anche Lnmy creJe che gli elementi per una diagnosi differenziale si debbono cercare, all' infuori dei' caratteri della paraplegia sle~sa, nelle circoslanze anteriori o concom•lanti ebe pds!'lano attestare della n11tura sifililica della malattia, e queste circostanze sono di due ordini: caratteri del periodo premonitorio e traccia atLuali di una manifestazione di meningilo cerebro-spinale che ha pr ovocato l'inizio d~gli al.lCi lenti nervosi: ttuestt sono specialmente para~si oculari persistenti o più o meno completamente guarite, od accidenti leggieri da parte degli arti supènora, come le rigidezza passeggaere, o una eccitazione notevole dei r1flessi Lendinei senza paralisi. Questa forma comune della paraplegia si6lilica è essen zialmente cromca. La paralisi resta generslmente incompleta, ed il miglioramento sotto l'azione della cura ~i osserva quasi nella melà dei casi. Ma quest' azione non puo ollenersi che nell'inizio, e dopo up certo tempo, la paralisi resla detlniti"a o non mi~Jiora che lentamente, senza che il
DELLE MALATTIE V&!'(EltEE E DELLA PELLE
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tralLs.mento possa agire. Sovenli anche, in questa stessa categoria di fatti, si osserva una fot·ma più grave notevole per r intensità delle contratture, i disturbi profondi deUa seosibilité., la tendenza alle escare ed all'atrofia, e la facilità con la quale i malati socc0mbono io seguito a malattie in· tercorrenti. Quanto alla paraple~a sitìlilica grave, la violenza del suo inizio, la rApidità dell'evòlozione che può cagionare la paralisi completa in 24 oee, la paralisi della vescica e del retto, l'abolizione dei riflessi, la produzione delle escare da decubito, la febbre settica, e l' esito fatale dopo qualche giorno, danno ad essa un' analog1a completa con la mìelile centrale acuta.
RIVISTA D1 i ERA PEUTICA
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L. FRJEaHEIM. - Aloune oaaerva.:tlonl per la. oouoscenz.a. del creosoto. - (Berliner klinische \Vochensehr,ft, N. 47 e 48, 1893). Il creosoto che si oLti•ene dal catrame del legno di faggio è il farmaco che si usa in terapia. l l cre6soLo, come tutti i corpi della serie aromatica, deriva da un idrato di carbonio della formola Cn H, n,, Il creosoto cristallizzalo non è altro che un idrossilbenz.>lo Ca H 5 O H = fenolo. Quello ottenuto dal catrame di faggio è una me<3colaoza di gu,ajatol, creosol, phlorol e cresol. Il creosoto distllla a 205-220• ed ha la proprietà d-i coagulare l'albumina e il muco. Arresta i processi di putrefaziooe, impedisce le decomposizioni, le fermentazioni e perciò somiglia all'acido fenico. Poco concentrato agisce come astringente, a aosi forti,
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&IVJSTA
applicato sulla pelle o sulle mucose produce tutte le gradazioni di scottature chimiche sino alla produzione di escare. È insomma un antisettico, un antiparassitario, un escarotico ed un emostatico {aqua Binellì). Br~schet, Kunckel, Colombat, Coster, Téallisr, Reich furono i primi, che, a cominciare dal i 833, usarono il creosoto nella cura della tisi. Reichenbach specialmente raccomandò le inalazioni di creo!Ooto. Moltissimi altri medici l'usarono in appresso non solo nella cura della tisi, ma in quella delle piu svariate malattie (vomiti, cholera injantum, cholera asiatico, malattie di stomaco con processi di fermen tazione). Fu pure usato in varie malattie chirurgiche, dermatologiche e sitìlitiche. {Contro le ulceri atoniche, saniose, la scabbia,. la tigoa, la risipola., i conditomi acuminati, la lebbra, la morva, la porpora, l'elefantiasi e le teleangiectasie, come pure in diverse forme di pemfigo e di herpe!?. Contro l'ozena, le ulceri sifìlitiche delle mucose, della cute e dei genitali, contro la laucorrea della donna, contro la gonorrea acuta e cronica dell'uomo). Questo rimedio·, che era giunto a così grande altezza. cadde presto specialmente per p-l'inconvenienti e gl'insuccessi osservati nella cura della lisi polmonara. Bouchard in Parigi (1877) e Gimpert in Cann6$ (1877) de· starono dal leta;go l'a~bandonato creosoto e lo posero di nuovo in onore nella cura della Lisi polmonare. Bouchard nella pthisis incipiens ottenne 5 · guarigioni, nella tisi d.i II grado 20 guarigioni e nessuna in quella di III grado. Hugues e Bravet-, Reuss lodarono pure il creosoto nella cura della lisi, ma l'ultimo ritenne che il medicamento produc-.est'e talora diarree ed ulcerazioni della laringe. Però Mayet fu di avvi:so che tali inconvenienti fossero da attribuire alla cattiva qualità del creosoto e non a1{u.ello estratto dal legno di faggio . Curschmann {1879), Pick e Fràntzel usarono il detto rimedio nella cura della tisi. Il primo l'impiegò pure nelle forme putri~ di bronchiti, il secondo raccomandò l'uso delle inalazioni, il terzo, all'ospe®le della Ch~rité in Berlino, curò circa 400 malati còl creosoto e ne ottenne buoni risul-
DI TERAPEUTlCA
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tali (t5 guarigioni), liVUto riguardo alla gravità dei malati che entrano in cura aglj ospedali. Friintzel preferisce la ricetta di BoucharJ, per ciò che si riferisce all'uso del rimedio. R. Kreosoti . . 13,5 Tinct. gent.. . . 30,0 Spirit. vin. redif. 250,0 Vini Xerens; oppure Malaga (Erantzel) q. s. ad colatur . . . . . . . . 1000,0. M . D. S. 2-3 volte al giorno un cucchiaio da tavola in modo da consumare 1/ , grammo del rimedio al giorno. Le pubblicazioni di Kaatzer, llruon, J. Sedziak, Holm e di parecchi altri confermarono le affermazioni di O. Frantzel. l. Rosenthal consigliò l'ttcqua di CJ'eosoto mescolata cou acido cat•bonico e la preparò in modo che in un sesto di litro fossero contenuti un decigrammo a due decigrammi di creosoto con 5 grammi di cogr.ac, di cui faceva bere •Jgni giorno sino alla dose di 8 decigrammi di creosoto. G. Klemperer credette il creosoto, ammmistrato in pitlole di cinque centigrammi l'una, un ottimo stoma.~hico. Raazer lo usò con buon esito nella cura di una donna tisica incinta. Stri.impell e Ricklin curarono pure la tisi con capsule, conte.nenti o~nuna cinque centigrammi di creosoto. Il secondo curò 20 tisici di grado incipiente o medio. l malati. per mesi ingoiarono sino a nove decigrammi di rimedio al ~iorno e ne ottennero considereviOli vantaggi, ma qualche volta alla sera anche aumento di t emperalura ~ino a 39-,5 C sino alla morte del paziente. Sommerbrodt in nove anni curò circa 5000 tubercolosi col creosoto. Curò pure con lo ste.sso rimed1o i fanciulli scrofolosi con affezioni glandoltiri. Secondo il prof. Sommerhrodt col creosoto nei lisici si ottengono otlimi risultati e quanto più rimedio si introduce nell'organismo ogni giorno e per lungo tempo e tanto migliore é la sua azione. Nei germi in colturé artificiali il creosoto secondo P. Gutt.
.tUVlSTA
mano, anche alla dose di 1: 4000 arresta lo sviluppo di bacilli tubercolosi, ma nell'organismo, per ottenere lo stess() effeHG, calcolando in medja per ogni indi vi iu~ Cg. 4,600 di sangu~.>, o~or·terebbe almeno un grammo di creosoto nella circola~ione sanguigna per oltenere la proporzione di r: 4000 in un uomo di 60 Cg. di peso del corpo. Sommerbrodt aumentò la dose giornaliera del creosoto sino ad un grammo e mezzo ed ottenne la guarigione di un ufficiale tubercoloso, il quale dal 1° settembre 1888 al principio di giugno 1889 ingoiò o~OO capsule di creosoto, contenenti ognuua cinque cen!i:zrammi di farmaco e due decigrammi di balsamo del Tohi, dunque grammi 270 di creosoto e grammi 1080 di balsamo del Tolù in totale. Guari p1,1re 16 tisici di grado medio di malattia e la durata della cura in essi oscillò da cinque mesi ad un anno. La quantità g1ornaliera ài creosoto raggiunsd in media un grammo. Il maximum del creosoto consumalo da un malato, in.8 mesi di cura, fu di 345 grammi. Le giornaLe di cura di tutti i malati oscillarono fra 210 a 360. La relazione del Sommerbrodt é però alquanto incompleta, perchè mancano le tavole esaUe sulla r icerca dei bacilli, le curve febbrili, le differenze di peso, le notizie sulle condizioni dietetiche ed igieniche prima e durante la cura. In un'altra pubblicazione lo stesso autore rend~ conto di nove malati, cut"Qti neiiQ stesso modo e con l'istesso esito dei primi, In tre casi gravi l'A. ottenne pure buoni risultati usando il creosotg siuo alla dose di grammi 3, 6 al giorno. Nella son1minislrazione di grandi dosi di creosoto, Sommerbrvdt consi)!lia di mescolare un decigrammo di creosoto con olio di fegato di merluzzo o con olio di oliva in capsule o di usare Ja mescolanza di Hopmann :· Creosoto . . . . . . . . . 10,0 . 20,0 Tintur·a di genziana . . . . . da mescolar·~ con acqua e vino, oppure CPeosoto purissimo mescolato con lane e vino. Le alle dosi de-vono essere pr~scritte con alcune cautele, perché possono produrre avvelenamenti, o dive11ire insop-
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Dl TKRAPE{jTJCA
porlàbili al paziente pel sen~So di bruciore e per l'~dore piccante. DoJ,:oSommerbrodt, Sche:telig, Nathan, Giinther, GrasseL prescrissero pure grandi dosi del rimedio. Ma a questi) metodo si oppose vivamente Franlzel e cosi la cura con grandi dosi non prese gra nde estensione in Germania. Neppure molti fautori ha trovato iCI Germania l'uso di grandi dosi di creosoto pe1' inoculazioni sotLocutanee o nello stesso tessuto polmonare. (Burlureaux é giunto ad introdurre nel tessuto cellulare sotLocutaneo, ogni giorno, 200 grammi di olio e creosoto, cioè gr. 13 di creosoto puro). Ziemssen con dosi di creosoto di 3 grammi al giorno ha curato gran numero di malati e ne ha ottenuto buoni risultati senza gravi inconvenienti, fatte poche eccezioni. 1 casi di avvelenamento per creosoto registrati nella scienza sono pochissimi. Fino dal primo tempo della cura di lisici col creosoto furono de.:>crilli casi di avvelenamen to da Pereira e Macuamara (1839). Altri casi hanno riferito Mùller (1869) e Freudental (1892) Miguet e Falke studiarono l'avvelenamento col creosoto rispettivamenl~ nei cani e nei gatti. I sintomi di gastro enterite all'autopsia non mancano mai. Forse il numero dei casi di av\•elenamento è maggiore di quello che $i viene a conoscere, specialmente ora che si prescr·i.vP il l'imedio in grandi dosi. In ogni modo però, alto stato attuale, si può concludere ..!he il pericolo di avvelenamento per l'uomo non sia molto elevato.
c. s.
Valore terapeutioo della • GriudeUa robusta "· - (M. JAStBWICS. - (Progrès Médical, ,N. 49).
L'autore impiega da qualche tempo la Grindelia robu3ta nelle affezioni dell'albero respìratorio. Una cosa notevole è che questo medicamento esercita una azione utilissima sul fenomeno dispnea. La sua utilita non è dimostrala nella bronchite, ma nell'asma, nella tosse c.rupale conosciuta col
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RIVISTA
nome di laringite stridula, in breve nei fenomeni spasmodici della respirazione; questo medicamento dà dei risultati reali, favorevolissimi, e la sua azione calmante, su tali fenomeni nervosi, si può paragonare a quella delta belladonna, <:olla differenza però che la Grindelia ed i suoi prepal'8li non determinarono mai la produzione di fenomeni tossici. Devesi anche notar:e che l'azione de'Ila Grindelia é molto più pronta e rapida ehe quella della beHadonna. Il miglior metodo per amministrarla è quello di farne prendere gr. 2,!}0 di estratto o di tintlH'a, giornalmente, in una pozione. A. C.
L& l&v&tar& del c&n&le digestivo (dl&clbm&). - SLudi dei dott.. Gi:":NErtSICH e M. I. DAURIAC. - Dal Progré3 médìcal.
Sotto questo titolo il Progrés medical pubbticava fin dal 23 settembre 1893, uo iuteressante articolo dell'ungherese Genersich suJ!a irrigazione totale del canide digestivo. Nelle sue ricerche sulla capacita del tubo digerente, sperimentando sul cadavere l'autore rilevò ratti di grande importanza pratica. Facendo e~re mediante un irrigatore fissato altesofago e sotto la pressione d'un metro dell'aéqua, non penetra piu di due, tre, al più cinque litri di liquido, poi la corrente si arre!Sta: aumentando la pressione si rompe lo stomaco e l'intestino, m~ non si potrebbe con questo mezzo, per lo meno nell'adu1to, irrigare il tubo digestivo. Se il liquide s1 intro~e invece per }a via del retto, sotto una moderata -pressione, da 70 centimetri ad un metro, riempito r>resto il grosso intestino, esso supera la valvola di Bauhin, percorr-e tutta la lunghezza del~'intestino tenue e fa irruzione nello stomaco. Dalle ricerche del dott. Geoersich r'isulta ehe ii crasso dell'uomo a<iulto contiene cireat tre litri -di liqui<{o , ed il tenue una eguale quantità: dal settimo al nono . litro, Io stomaco
Dl TERVEUTICA
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esse'ndo riempito, ~i vede il .l;iqui(io .uscire da}la bocca e dal naso. Assicurato da queste esperienze l'autoffl non esitò a ten· tare la lavatura del tubo cdiger.ente sul vivo e si assicurò che essa. non presenta alcuna difficoltà. Certo essa è alquanto dolorosa, e · determina forti co liebe e malessere, ma con qualehe riguardo ed insistenza si arriv~ ad eseguire il lavaggio .completo: dopo il settinw li~ro si ma.oi)'esi'ano vomiti abbondanti e che continuano finchè UOI<l si .cessa di versare: alloréhè si toglie la cannula dell'irrigator~ il liquido sorte con forza dall'ano, e non rimangono in tutto il tubo intestinale più di due a tre litri di liquido. Il colera forni all'autore l'occasione favorevo~ di esaminare il valore f.erapeutico del suo prnce&Sù, ed egli assìeura averne otten.uto i migliori risultati, :per q!lanto usato in un numero di ·c asi assai limitato. L'intro·duziooe dei p:rimì cinque o sei litri è assai penQsa ed occorre sospendere ogni tanto l'operazi€1ne, ma apPena il liquido giunge allo stomaco, il malato comincia a vomitar-e ed il suo stato a migliora:r.e mareatamente: prima freddo, depresso, a_sfiltico; esso si riscaMa già durante· il diaclisma, comincia la traspira:&one, il polso ridiventa percettibile. Tale lavatura del tubo djgestivo può ripetersi, due tre volte finché cessiao i sintomi di collàsso1 e. t.a nto più è precoce il trattamento, fiù. è sicu.ra. la guarigion-e. La SO'luzione impiegata fu quell·a di tannino all'uno o due pe-r 1000, ma'l'autore crede che qualsiasi altra soluzione acida darebbe prir.e eecellenti risultati. Egli crede irwltre ehe nessuno dei metodi finora usati nel colera potrebbe dare risultati paragonabili a quelli della lavatura del tubo digestivo, e la raccomanda non solo nel colera, ma in tutte le affezioni intestinali, a.cute e croniehe; e negli avvelenamenti. Occorre però tener co~to di taluoe con;trç~indicazionr, quali ad esempio le ulcerazìoni intestinali, <:ile po:trebber.o perfor.arsi sotto 'la pressione, l'arteriosclerosi, le gravi m-alattie del cuore o di altri organi importanti. ~
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RIVISTA.
- Nello stesso giornale, il Progrés medieal, poco dopo si pubblicava il risultato di esperienze fatte da J. Dauriac assistente del dott Bourneville nel suo ospedale. }:.. vendo egli p1:1nsato che in talune malattie con localizzazioni intestinali dovrebbe essere mollo utile, se possibile, lo sterilizzare direttamente il tubo <ligestivo, con liquidi appropriati, Dauria.c fece dappr·ima come il Genersich qualche tentativo sul cadavere, che rit.scì perfettamente; e che ri,:>eté poscia su cani viventi usando lo stesso manuale operatorio; e qui pure il Jiquido passò raoid.amente e faci!mente e l'animale rese per la bocca quasi tutto il liquido introdotto dal retl9, senza manifestare malessere li lent.ath·o fu r·ipetuto con soluzione di acido lattico al 1 per 1000 su allro cane affetto da diarrea profusa con rapido dimagr·amento e indebolimento progressivo, e diede un risultato inaspettato, cessazione immediata della diarrea e pronto ristabilimento dell'animale. Allora l'autore non esitò a praticare la lavatura a parecchi fan~iullì atfèlli da diarrea jetirl.a ineoercibile come si osserva spesso in quell'ambiente di creature idiote e rachitiche, tanto esposti alle autointossicazioni ~ che formano la popolazione di tali ospizii. l primi medicati furono 11, ed in tutti la diarrea cedette ad una sola lavatura. Cinque neonati colpiti da diarrell cerde furono trattati egualmente e collo stesso successo. Con grandi pr·ecaucazioni il metodo fu pure applicato in un ca;;o di febbre tifoiqea al 12° giorno, non si super·ò la pressione di 6Q centimetri e non furono introdotti che cinque litri d'acqua, lo stato generale fu molto migliorato,· la t~bbre si abbassò, le scariche si resero meno frequenti, meno liquidt>, meno fe'lide, la lingua più umida: la lavatura fu ripetuta più volte: la durata della malattia fu breve, la convalescenza rapida. , Infine l'irrigazione completa del tubo intestinale fu eseguita in due malati di itiero catarrale: in entrambi, le scariche recisamente argillose furono dal giorno succ~ssivo colorate dalla bile, e la guarigione fu defin1tiva. Il nuovo metodo è dunque stato provato già in casi di di· versa natura, e pare che sarà enco1·a suscettibile di nuove applicazioni, aJ esempio, per renJere asettico sicuramente
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tutto· il tubo digerente ~o~ Ila vi?:ilia di una grave operazione chir·urgica, per ottenere una evacuazione sicura e compteta, corMI lenta livo nei casi di ostruzione intestinale; mi) specialmente nel colera al suo periodo iniziale, e nelle diarree infettive. In quanto al manuale operatorio, alle norme da seguir~i in questa grande laoatura dell'inte.3tino gracile, Dauriac pubblica ancora nelle Ga~ette des hòpitaua: il risulL!lto dei suoi studi. Il malato giace orizzontalmente col fianco sin;stro alquanto rialzato, onde melwre il cieco in posizione declive e permettere al liquido di cacciarne i gas: si introduce nel retto una sonda elastica come quella di Debove, fino a metà del colon trasvers..o dove può l"entirsene lo. punta sotto Ja parete addominale: rallro capo si uoi.,ce con tubo elastico di un metro e con rubinetto ad un recipiente trasparente, graduato, che contiene da 8 a 10 litri del liquido impiegato, e scaldato a 40 gradi, mantenuto ad un livello di soli 20 o 30 centimetri più elevato del malato : l'oriticio anale, va tLt· rato completamente con tampone di cotone o con altr<> mezzo, ad evitare il riflusso del liquiio. Questo cola così solto debote pressione, dolcemente, e riempie pr·ogressivamente il cieco che ron prova alcuna di· slensione, ed il colon tr!'lsverso: la palpazionA e Ja per·cussione indicano questa debole replezione. Verso il ter zo litr o il liquido penetra nell'in testi no tenue, ed allora il malato rì· sente qualche leggiero dolore intestinale. Penetrati altri tre litri. se il livello del liquido si rende sta1ionario, si eleva lenlaroente e di poco il recipiente per aumentare alquanlo la pressione, che potrà portarsi fino a sessanta centimetri. La penetrazione del liquido nell'intestino non si fa tanto semplicemente per la presenza dei gas conlenutivi : in ogni ansa il liquido va ad occ·upare la parie declive, il gas i punti culminanti. Il livello del liquido nt-1 recipient•' da l'indicazione della ripartizione ~pontanea di esso in tutto l'inlel'tino tenue: man mano che queslo si riempie compare l'ottusità a destra e al disopra della vescica, poi ai lati del ventre, menlre attorno all'ombelico il ventre si fa prominente e sonoro pel euseirtetto aereo periombelicale che vi forma l'ac38
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RlVlSTA
cumulo dei gas: l'intestìoo non si distende, e circ11 ai sesto litro il liqu!ào penetra nello stomaco, allora si hanno nausee e vomiti, viene rigettato il liquido iniettato, più .o meno imbrattato eli materie fecali. Per giudicare dell'arrivo del liquido nello stomaco non si deve fidare sul clapotaye, poiché questo rumore prodotto da! liquido sbattuto nello stomaco, può confondersi colrt>guale rumore intestinale. Lo spazio di Traube può diventare ottuso alla percussione. Si deve evitare ogni pressione inutile seguendo allentamente ed esattamente le indicazioni date dal livello del liquido che descrive fedelmente le rnodificazioni che avvengono nella cavità digestiva ciò e molto imporlant<~ , poichè devesi lasciar·e che, per cosl dire, l'intestino aspiri il liquido. Gli autori dichiarano di aver constatato che durante la lavatura nè il cuore, nè il polmone subiscono alcuna compressione, mancando ogni di~tensione addominale. Giunto il liquido nello stomaco e cominciati -i vomiti, circa al sesto litro, si lasciano ancora penetrare due o tr·e litri, quindi o si ritira semplicemente la sonda, ed immediatamente un getto copioso di liquido sfugge dall'ano, ovvero si lascia compiere l'evacuazione intestinale attraverso la sonda che si lascia in posto per una nuo,·a lavatura, o infine si intro· duce nello stomaco una sonda esofagea che si adatta in modo da servif'e da sjfone, hmlo che Il liquido passi cosi dal retto alla- bocca, permettendo cosi di far passare grandi quantità eli liquido, ciò che pe1·mette di evitare la ripetizione A. C. delle lavaturp.
BRAUN -
n peroloruro dl ferro nella cUfterlte. -
(Brit.
Med. Journ. 21 ottobre 1803).
J. Braun(Allg. Wien . med. Zeit. N. 38, 189!~)riferisce le sue esperienze fatte con un gran numero di medicamenti racco.mandati nella difterite. Avendone visti molti fallire alla prova, egli si limitò a prescr~vere •ei casi miti sol<> gargarismi d'acqua di calce o di clorato pot~ssico con i disinfettaotL
DI TERAPEUTICA
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Frattanto nel s-ettembre 1892 egli si trovò in presenza d'una ~pidemia molto grave e perciò fu costretto ad usare mezzi più energici. Il trattamento locale delle parti affette col su.blimato corrosivo sembrò dargli i migliori risultati. Nel di.c,embl'e la sua attenzione fu richiamata dalle esperienze favorevoli di Hi.ibner e Rosenthal con soluzioni di percloruro di ferro. I suoi tentati Yi furono straordinariament-e soddisfacenti ed egli cominciò a fa r uso d'una pomata al percloruro, -invece della soluzione, la quale, secondo lui, deve ridurre la mortalità al suo minimum se usata generalmente. ed esclu-sivamente. L'amministrazione interna d'una soluzione al 2 •;o di percloruro di ferro, non impedisce, come vuole Rosenthal, l'ul·teriore sviluppo della malattia, ma applicala localmente, cosi .come il Braun costatò, nulla lascia a desiderare. La pomata -è oo,_ì composta: percloruro di ferro, gr. •. lanolina oncia 1. Essa possiede molli vanla~gi sulla soluzione. Applicata su -d'un batuffolo di cotone fortemente fissato all'estremità d'uno specillo; le membrane possono essere asportate con un mo-vimento rotato rio e nel medesimo tempo una parte della pomata spalma le parti affette. Questa pomata può essere impiegata sotto forma concentratissima, poiché nulla ne è 4nghiotlito e runtuosita di essa permette una delìcEtta ed .eneegica applicazione ~enza sollevare le grida dei bambini. Non vi è pericolo di causare lesioni di continuo le quali potrebbero favorire le entrate dì nuovo veleno difterilico. Un altro vanta~glo usando la. lanolina come eccipiente è questo cile non solo le superficie espo~te sono ben protette ma ancora una parte della pomata resta adet·ente alle superficie mucose e così esercìla la sua azione più lun~o tempo. Sia per queste ragioni sia per l'asellìcità della lanolina essa deve prefer1rsi a tuUì gli altri eccipienti . È da notare il fatto che la pomata al percloruro di ferro colora in bruno le parti ammalate mentre quélle sane sono appena tinte. Sembra adunque .che la pomata agisca soltanto su quelle parti in cui il rive-stimento mucoso è stato gia distrutto dal processo difleritico. Braun l'ha impiegata in numerosi casi senza altro adiu-vante e coi più soddisfacenti risultati. Di regola, due appli-
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cazioni quotidiane bastano: nei cast gravi in cui le membran'-" difteriche si rinnovano subit.o, es"e debbono ripetersi ogni tre o quattro ore. Il miglioramento si nota gtà al secondo f.d orno e raramente si osser va che la malattia si estende oltre il quarto. G. G.
Trenta casi eU eplleula trattati colle lnlesioni •ottocuta.nee dlllqu14o teatiool&re. - (BouRNEVILLE e P. CoR!I.'BT. (Proor~s Médical, N. 49).
Si sa che Brown·Séquard, pruna da ::;olo, poi in collabo· razione di Arsonval, impiegò le inie::ioni di liquido tesficolare in gran numero ili malattie, in cui, al dire det medesimi aulori, si sarebt-e ottenuta o la guarigione, o noLevoh miglioramenti; tra esse sono l'atassia locomolrice, dh·erse sclerosi del m.tdollo, la paralisi agitante, la tubercolosi polmona,·z, il cancro super.fictal'3, il diabete, e diverse atfe· tioni croniche. Quei dotti sperimeotat.ori attribUISCOnO J"effetto favOt'8'\'018 dPII"estratto orcbitico a due influenze: runa dinamica, che ~i esercita sul sist~ma nervoso, il qual•• guadagna 10 fortu, e l"altra riparatrice, provocante la formazione ùi nuove cellule, coll'apportare nel sangue nuovi mate1•iali. 11 Féré comunicò alla Sociétà d1 biologia il risultato delle !'Ue ricerche pÙ!5onali con tale sistema sopra doJici malati, di cui dieci epilettici, e riassume come conclu~ione 11 seguente risalta lo· • ll tratzamento non ebbe alcun jelirt> risultato sul TWJ.mero degli accessi epilettici: fu un r'sultatocl!e non ci ospettacamo. Potecamo per() aspettarci un· ttltle m.odiflea;ione nello stato gmerole. Ora, su 9 malati giunti fino al ter mine dello esperimento, sette diminuirono di peso. uno rimase !lta.nonario, e uno aument6 di 500 !Jr. Pare dunque? che il succo testieolare m questa circostanza non abbia mosLrato di essere un agente tontco e r.icostituente . Gli aut.ori di questo studio applicarono il nuovo met.odo a ll'e serie di fanciull i epilettici, facE>odone di ciascuna un campooperatorio distinto, coo estt'alti dt diversa provenienza e con
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<tura la di ''ersa di trattamenoo, ma con pr~>cesso unico di ~omminislrazione: r iniezione ipodernùca. Lo stato inlellelluale e morale dei fanciulli fu accuratamente studii)Lo prima, durante, e dopo il lTallamenlo, come pure Io stato di nutrizione, la forms, la durata ed il numero degli accessi convulsivi, ed ove si ebbe l'opportunità di fare l'autopsia, questa fu accuratissima. Secondo l'asserzione di Arsonval, che assicura, se in capo a sei seUimane uon si hanno risullali, essere inutile di prolungAre il trallamsnt.o, 28 dei 30 malati epilettici soUoposti .alle iniezioni di liquido testicolare, lo furono per un tempo sufficiente onde apprezzare questo metodo in riguardo alla ep•lessia. Le conclusioni Il cui sarebbero giunti gli autori, sarebbe•·o ~ueste:
Sui 28 malati, 8 ebbero una leg~iera diminuzione dei Joro .accessi, gli altri 20 presentarono, al èl>ntrario, un aumento <ielle Joro crisi. Essendosi sceiU di preferenza maiali nei quali si riscontrava la decadenza intellettuale per poter meglio rendersi «>n to dell'azione del liquido testfcolart:l sul rin11ovamento inlellellualt>, in nessuno dì essi si è notato miglioramento nella intelligenza. Questi risultati, che sono conformi a quelli degli esperimenti Ilei Féré, sarebbero in contraddizione con quelli ottenuti dal pror. Pierré a Lione, il quale, secondo si riferisce in uoa tesi di un suo allievo, sarebbe giunto a questo risultato, cbe negli epilettici le rr•isifurono modificate nella loro forma e leg{lermente aumentale di numero... Le inie;ioni t~sticolari prod!usero un aumento della oicalità sotto tutte le sue forme. Di una sola serie si ebbe il peso dei mAlati controllal.o prima e dopo il trallamenl.o: 6 <li es<~1 aumentarono di peso in modo assai notevole; m 3 a!Lri si ebbe una diminuzione, ~ l'ultimo •·imase stazionario. Le iniezioui praticate con cura non hanno dato luogo ad alcun accidente locale. A. C.
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RIVISTA
J. RosE..,.THAL. -
Sulla ellmlnaztone. mecUante la saliva.. della. morfina lntr.,dotta per luiedone sottocutanea_ - (Berliner klinische Wochen ~chrifc, N. 49, 1893).
Il relatore esaminò la saliva di malati (tisici, malati dt cancro ed a!Lri), ai ·quali, per cura sintomatica era sommi- · nistrata la morfina a dosi ter'Apeuliche per iniezione. ipodermice. Con processi chimici e reazioni delicaÌissime riuscì a dimostrare nella saliva, anche quantità relativamente piccole,. di morfina. Dalle sue numerose ricerche il relatore giunse alle seguenti conclusioni: 1" La mo_rfina è eliminata con la saliva in quantità discreta anche quando le dosi iniettate ~ono piccole e non superiori alle minime dosi terapeutiche. La djrnostrazione diviene più facile, se piccole dosi sono amministrate per alcuni giorni di seguito. 2" Con le rrcerche nell'uomo sottoposto a dosi terapeutiche di morfina, non è possibile determinare il tempo, in cui il rimedio è eliminato dalla sahva. 3• La morfina si accumula inJubbiamente nel corpo ed è poi di mano in mano di nuovo eliminata. 4° Le reazibni positive e la determinazione quantitativa della morfina nel contenuto dello stomaco (quando non può con sicurezza escludersi che la saliva sia penekata in esso)non forniscon,p alcuna sicura e dìrelta prova sulla presenza e sulla quantità dell'alcaloide eliminata mediante l'attività sto ma cale. 5° Per lo scopo pratico, l'esame della saliva può acquistare particolare importanza nei casi sospetti di avvelenamento con la morfina.
c. s.
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Le oaft'elna. nelle malattie d-el onore e del reni.- l. PAWti\SKr. - Zeitsche. jtir klin.. Med. e Contralb. fùr die med. Wisseusch. N: IO, t89i).
Il P. istituì unii serie di sperimenti con la caffeina e particolarmente coi doppi sali di essa, il benzoato di soda e caffeina o il salicilato di soda e caffeina. Dalle c)sservazioni sulla azione della caffeina ha in generate rilevato quanto segu"' : L'azione della cafft>ioa è principalmente eccita n le del sistema nervoso; per tal guisa influisce sui movimenti del cuore che diventano più forti e in certe circostanze anche più regolari. La caffeina non ha azione specifica sui nervi ioibitori del cuore, come hanno la digitale e lo strof11nto. Esercita una spiccata influenza sui centri vaso-motori, e . per la loro eccitazione ~i rislringono i vasi, aumenta la tensione vaseolar e e la pressione sanguigna. A questo aumento della pressione sanguigna è dov uta la forte azione diur<:!tica della caffeina e non, come prima si credeva, alla sola influenza dell'epitelio t·enale. La caffeina non ha, come la digitale, azione cumulativa; essa è eliminata per la orina tanto pre~to quanto la urea, tuttavia dalla lunga sua somministraziooe può deriva; ne una soVI'aeccitazione dei centri nervosi e va scolari. Negli alcoolisti talora anche dopo dosi mediocri ne viene una irritazione_del cervello che può salire fi no al grado di accessi ma· niaci. In quanto alle dosi non è da dimenticare che la sensibilità dell'organismo per la caffeina é diversa : meglio è comincia!'e con piccole dosi, per es. di 0,1 8 da 3 a 5 volte il giorno eù aumentarle fino a 0,30 da 6 a 8 volte il giorno ; dosi medie giornaliere sono 1,25-2 di benzoato d1 soda e caffeina a di 1,50 di salicilato di soda e caffeina. Si può dare in polvere, in soluzione acquosa od anche in suppositot'io. Se si vuole una raptda azione deUa caffeina convengono le iniezioni ipodermiche. Circa l'uso della caffeina nelle malattie del cuore e dei reni · il P. ne delinea r azione 1) nei vizi valvolari, 2) nelle malattie dei reni, 3) nei vizi valvulari complicali ad affezione renate e 4) nelle malattie del muscolo cardiaco. Sul fondamento d'estese osservazioni al !ello del malato, il P. viene
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RIVISTA
alle conclusioni delle Juali ricorderemo qui le più importanti: l) nei vizi valvulad Jel cuor~, la dig•tale e lo slrofanto tengono il primo posto; alla caffeina solo si ùeve ricorrere quando quelli più non a~ISC()no; in quauto ~pecialmente alla reuolazione ael ritmo cardiaco. la su~ azione è mollo mediocre, poiché non ba alcuna azione specifica sul vago. 2) Nelle ma· latlie nervose si deve pure usare dapprima la dagilale o lo strofanto, e dar mano alla caffeina solo quando ~li altri r imt>di più non val,gouo. Lo stesso é per i ' IXruppi di malattia t·icordati al N. 3 città per c'luei vizi valvulari che si accompagnano ad .,ffezione r enate. È da dir!'i altrimenti pel terzo gruppo cioè per le m~tlallie del muscolo ~rdiaco; ·~ ueste malattie, e non solo quelle che procedono da processi degenerativi delle fibre muqcolari ma anche le cosi detle funzionali, sono quelle cb~ offrono la migliore indi<:azione per l'uso dt!lla caffeina; in que:'le 6 superiQre alla digalBie, la cui azione si spiega dopo 10 o 12 ore; solo nell'ulteriore corso della malattia, dopo molli mPsi, quando il cuore io conseguenza della progredieote degener1wJooe delle fibr~ muscolari non può più produrre il suo • ffetto, quando l'edema, la dispnea vengono io scena e la oltuo:ità cardiaca aumenta in direzione tra~versale epecaalmenle verso destra, solo aUora si deve rtcorrere alla dìgtl.ale. La caffeina si dimostra efficace ne~li accessi dil"pnoici, •come avviene m,.na sclerosi delle arler·i~.~ corona rae e nei cal>i d'insufficienza del cuore nelle persone prima sane, come dopo le fatiche fh.iche, le -çiolenle scosqe morali, ma specialmente nel corso delle malattie febrili (tifo pneumonite, ~rlattina, dineria).
Sull'uso 4el .allo1la.to di ao4&. Hòpitauz, t\. 123, 18il3).
DEa.Mrs. -
(Gasette des
Di tutte le medi~zioni preconizzale nella cur a del reumatismo articolare acuto, e quasi tutte abbandonale dopo un momecto di \'Oga, una sola é definitivamente entrata in pra· t aca: la medicazione salicilat.a. Atcolla con entusiasmo alcuni anni or sono, es~a é ogf!idi universalmente adoperata.
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Si'!urezza d"azione, guarigione Papida, ecco i vantaggi che lutti gli osservatori sono unanimi nel riconoscere al saliciIalo sodico nella cura del reumatismo articolare acuto o cronico e di altre atrezionj analoghe. Se sono stati constatati alcuni insuccessi, essi sono in piccolissimo numero. Invece il numero delle guarigioni è considerevole. Generalmente si constata : 1• la cessazione rapida dei dolori; ~ la scomparsa della flussionA articolare cbe eede dopo tre giorni, ma mai prima del dolore; i movimenti ridivengono facili e liberi tìn dal terzo giorno. Nel reumatismo cronico semplic~, i risultati ottenuti da Sée sono slati soddisfacentissimi; la stessa cosa si osserva nelle crisi a~ule che si manifestano di tanto in tanto sia nel reumatismo semplice, sia nell'artrite nodosa; gli accessi dolorosi cessano tanto presto quanto nel reumatismo acuto. NeUa gotta acula e cronica, i risullatì sono molto considerevoli. Negli accessi acuti, si >edono scomparire in due o tre gio.rni i dolori, la flussione articrolare, il rossore della pelle e la sensibilità al letto. A.nehe la golta cronica si pt'esla bene alle applicazioni della medicazione salicilica. Ma, qualunque sia l'affezione conh'O la quale si amministra il salicilato sodico, farà d'llopo assicurarsi della purezza del prodotto e non adoperare che una preparazione ben dosata, sempre regolare nella sua composizione. Il professore llard.y ha dato indicazioni precise per l'uso del salicilato di soda: o: La cura del reumatismo deve avere per iscopo <li abbreviare la malattia il pjù che sia possibile, onde evil.are qualsiasi complicgzione. Egli ha sempre ottenuto dall'uso del salicilato sodico una sedazione pronta, una diminuzione rapidn del dolore, deiJa tumefazione, della febbre e di tutti gli accidenti infiammatorii. L'effetto è sopraggiunto qualche volta ventiquattro ore dopo ramminislrazione della prima dose, soventi in <'..apo a quarantotl.o ore od a tre giorni al più. Grazie al salici lato di soda, si abbrevia considerevol -
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mente la malattia, la quale non dura più di tre~ quattro, otlo giorni, invece di sei settimane come per l'addietro. Egli comincia la somministrazione con 4 gr3mmi, e, se i risultati desiderati sono ottenuti, rimane a questa dose; se, al contrario, l'effetto è nullo od insufficienre, ne dà 5 o~ grammi. Questo medicamento deve essere continuato per dieci o quindici giorni, diminuendone progressiva,mente la dose, non ostante la gu11rigione, se si vuole che questa si mantenga. Si giunge così a due grammi, che si continuano per una diecina di giorni, perchè H salicilato sodico non tronca il reumatismo come il solfato di chinino tronca le febbri intermittenti, e se si cessa troppo presto l'uso, ncompaiono i fenomeni reumatici •. Riassumendo, il salicilato di soda puro é il prodotto più efficace che si possieda contro le affezioni reumatiche acute e croniche.
M OR,ISON. -
Trattamento dell' lrsuzle. -
(Brit. Med.
Journ., 6 gennaio 189}}.
Il Morison (Ph.ilad. M ed. News, 30 settembre 1893) ha abbandonato l'elettrolisi nel trattamento dell'ipertricbia. Ègli crede che la ben condotta applicazione d'un buon depilatorio risponde molto meglio-allo scopo. Se si lasciano essiccare sulla . parte affetta parti eguali di solfuro giallo di arsenico e calce viva bagnate con acqua calda, i peli vengono rimossi per un periodo di dieci a venti giorni e alcune volte permanentemente. P ertanto nessun mezzo può sostituire_l'elettroli~i quando si t ralti di far cadere pochi peli che coprono le superficie di nei materni. G. G.
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DI TERAPEUT1CA
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FERRATOr·c- Tn.tta.menfo dell'alopecia areata.- (Brit.
Med. Journ., 4 gennaio 1:894).
Il dott. Ferraton presentò tempo fa alla Soe. des Science::t Médie. di Lione (Lyon Méd., n. 15, 1893) un soldato il quale era stato cur3;to per alopecia parassitaria col collodio iodato. Il soldato ne era guarilo eompletamente in Lre mesi. Il metodo consiste nell'applicare il collodio sulle chiazze dopo aver~ ta gliato i capelli molto corti. Dopo tre o qua.ttro ar.plicazioni fatte ad intervalli di quattro o cinque giorni, si osserva che, togliendo il collodio, una sottile lanugine vi rimane attaccata. Il paziente può essere visitato og.oi tre o quattro giorni. Se· condo il Ferraton il collodio quasi imprigiona il parassita e impedisce che es;;o contamini le parti adiacenti e si trasmetta ad altre persone: impt-disce il contatto dell'aria e possibilmente l'iodo -contenutovi agisce da parassiticida e da irritante pel cuoio ~pelluto. Piuttosto il collodio agisce da depilatorio. G. G. La plocbnlna nella difterite. Journ., 6 gennaio 1894).
rlORING. -
(Brit. M ed.
C. Horing (Meniorabilien, 19 ottobre 1893) riferisce che fin da 1 1892' ha fatto U80 della pioctanina nel trattamento della difterite. Da allora egli non ha più abbandonato questo medicamento dal quale ha sempre avuto eccellenti risultati. Il trattamento consiste ne11'~epplicare 3 volte al giorno sulla faringe e sull'epiglottide una soluzione al 3 p. 100 di pioctanina. Con· temporaneamen~ egli fa fare delle irriga:zioni di acqua di calce oppure gargarismi o· imalazioni della medesima sostanza : internamente prescrive il saliçilato di soda. Quando è affetto anche il naso, un batuffot9 impregnato della soluzione vi è lenuto a permanenza. Nei casi lievi ehli sUimita a l).Sare so1o la pioctanina. A sostegno della sua pratica, Horiog fa notare che una soluzione a 1 p. 100 di pioctanina distrugge il · bacillo di Kl ~s-Ùffler in 1/ 1 minuto. Gli effetti locali sono
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RIVISTA
antisettici, cwatri.zzanti e distruttivi della pseudo membrana: gli effetti generali.sono diminuzione del dolore e della febbre senza produzione di sintomi tossici. I casi cosi tr11ttati sono stati 112, due pazienti morirono, ma per altre cagionr: i ri.. manenli 110 guarirono tutti. Horing fondandosi sulla sua sta tislica e su quella di altri, ritiene la pioctanina uno'specifko contro la difterite. G. G.
BRAMWELL. Influenza. dell'estratto dl tlrolde sulla nutrizione della cute. - (Brit. Med. Journ., 28 otLobre 1893).
B:vRoM
ll dott. Byrom Bramwell lesse al Congresso dell'associazione medica britannica di New-Caslle-on-Tyne un impor· tante discorso sull'influenza che ha l'estratto di glandola tiroid~ sulla nutrizione della cute, specialmente nei ,casi di psoriasi. Eglì fu indot,to ad usare l'estratto .in questa ma)attia eutanea per aver osservati i naturali cambiamenti che avvenivano ~ella cute di individui che, affetti d8" mixeaema e erelinismo sporaçi.i,c.o, erano assoggett~ti a quel trattamento~ la cute subiva una forte desquamazione specialmente nelle palme delle mani e nelle piante dei piedi. In tutti gli H casi di mixedema è i 3 casi di ci'etinismo sporadico in,cui si fece uso dell'estratto di tiroide, si osservò costantemente la notata desquamazione cutanea. Nei vari casi di psoriasi gli effetti furono cos.lant~ e se ne ottenue la_ compl·e~a gua'rigiÒ~e in un . tempo relativamentè -breve. Solo in qu?-lcuno di essi il trattamento non fu cor<>nalo dal medesimo brillante succes_so. Incoraggiato da questi 'fatti il dott. Byrom Bramwell impiegg l'estratto di tiroide nel trattamento del lupus e dell'eczema acuto. Anche qui i risult.atl furono incorag~auti poiché nel fo sì ebbe noteyole miglioramento e nel.2° si arrestò la mar~ata irritazione cutanea. G. G.
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DI TERAPEUTICA
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CesTERMAK:'\. Intezlone d'aoqua salata nell'anemia. aouta.. - (Brit. Med. Journ., 6 gennaio 189i-). Cestermann ( Ther. Monatsh., ottobre 1893) mentre si dilunga a parlat·e dei vantaggi delle infusioni saline nei casi di anemia acuta cau...c::ata da perdite di sangue, fa risaltare gl'inconvenienti del loro impiego per la via rettale e la loro utilità iovece adoperate per via i podermica. A questo scopo egli preferisce il tessuto cellulare che circonda le mammelle preferibilmente la regione in fra ·clavicolare. Abitualmente impiega un irrigatore e per facilitare rassorbimento del liquido, esercita sulla parta un lieve massaggio. Una dramma e mezzo di sale costituisce una dose e la =JUaotità di liquido iniettato nel medesimo punto varia da 6 a 9 once: essa per6 può elevarsi fino a 30 se vi è tempo sufficiente. Le obbiezioni elevate contro questo metodo si riducono a quella dell'eccessivo lavoro cui si sottopone il cuore e della presunta facilità alla ripetizione delle emorragie : la 1• obbiezione si evita iniettando il liquido lentamente, l'altra non è ben fondata. G. G.
Dell'u•o della mallel.na per la dla.gno•t della. morva. (Ga:ette des Hopitaux, N. 1211 1893).
La malleina é l'estratto glicerina to delle culture del bacillo della morva sterilizzate col calore. Due veterinari russi, Kèiloiog di Dorpat, poi Hellmann di Pietroburgo, tenendo conLo dei lavori di Kock sulla lubercolina, hanno dimostrato, per i primi, che l'estratto~elle culture di mol'Va (la malleina), introdotto nell' Ot'ganismo per la via sottocutanea, in condizioni delerminaLe, provoca sempre nei cavalli affetti da mor va una reazione febbrile intensa, una elevazione notevole della tempera tura, e che questi fenomeni non si manifestano nei cavalli sani. Per parte sua, il professore Nocard ha sperimentato una maUeina preparata dal professor e Roux all' isti~uto Pasleur, ha verificaLo~ con numerose esperienze, i fatti riferiti dai veterinari russi, ed é venuto nelle seguenti conclusioni:
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RIVISTA
1• L'iniezione soltocutanea della malleina alla dose dì un quarto di centimetro cubico (due centimetri cubici e mezz.o della soluzione al decimo) provoca, nei soli cavalli affetti da morva, una reazione febbrile intensa, avvertita Jln dall'oU.ava ora, e che dura sempre molte ore. 2° Se l'elevazione della temperatura provocata dalla mal. leioa è superiore a 2 gradi, si può, per ciò solo, dichiarare l'animale affetto da morva; quando l'ipertermia è compresa fra 1, 5 e 2 gradi, si può ancora dire che l'animale è nrorvoso, se l'edema consecutivo all'inoculazione é considet·evoJe, e sopr.alutto la temperatura è ancora, dopo ventiquattro ore, notevolmente elevata. L'elevazione- compresa fr·a un grado ed un grado e mezzo deve fare considerare l'animale come fiOSpetto. Quando essa non raggiunge un grado, l'animale deve essere considerato come sano; 3• l n qualsiasi 8talla infetta, sarebbe molto vantaggioso, per il proprietario e per il servizio sanitario, sottomeU~re alla prova della malleina lutti i cavalli contagiati; si sorveglierebbero più da vicino, si abbatterebbero o per lo meno si potrebbero sequesh·are quelli che dessero la reaz'iooe caratteristica; in ogni caso la morva non farebbe nuove vittime. Queste conclusioni di Nocard sono pienamente confermate dall"esperieoza che è stata f1.1Lta in grande alla compagnia delle vetture dell'Urbaine. Ecco la ~one1usione generale che trae il doU. Alexandre da questa esperienza: llurante l'ultimo trimestre del 189'2: 4,348 ca..alli appartenenLi alla compagnia l' Urbaìne, presentanti tulli i segni esteriori della salute, sono stati sottoposti alle iniezioni rivelatrici della malleina; 562 denunciati da questa sostanza sono stati sacrificati, e l'autopsia ha dimostrato la precisione della diagnosi fatta dalla malleina; 4 non sono staU riconosciuti morvosi ·che dopo una seconda iniezione di malleina; 4 si sono dimostraLi refra~tari.
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Dl TERAPBUTICA
Questa inflma proporzione può essere considerala come uua quantità trascurabile e permette di proclamare l'eccellenza df'ila malleina.
STIUNM&JZ.
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0••1cbinaleptolo. -
(Br ii. Med. Journ.,
21 ott. 1893).
Steinmetz (Mii.n.ch. Med. Woch., N. 31, 1893) ha recentemente faUo uc;o di questo medicamento. Impiegato in soluzione all'l% è un buon deodorante di ulcere putride o feci. D'altra parte esso non presenta speciali vantaggi sugli alll'i antisettici. Le proprietà caustiche ed irritanti che si notano in altri antisettici sono cosi pronunziaLe nelle soluzioni forli di esso che una pomata al 50 °/. é un forte caustico. La causlicazione con questa pomata non provoca dolore e per ciò vien consigliala di adoperar la nelle lesioni d1fteriche. G. G.
KòSTER . -
Trattamento dell'emlpela. -
(Brit. Mèd .
Jou r n., 21 ottobre 1893).
Il Koster in una comunicazione preventiva (C. blait.j. klin. Med., 23 otl. 1893) raccomanda il se!XuenLe trattamento : uno strato non troppo spesso di vaselina b1anca é spalmato ::~ulle parli affette. Se la risipola è nella faccia su questo strato di vaselina si applica una maschera di colone colle solite a perture; se é in altre parti del cor po basta una pezza di tela la quale si fissa con moderata pressione. La vaselina è rinnovata due volLe al ~iorno e si riapplica la sLessa maschera. Questo metodo può essere anche usato nei casi di scottatura senza tagliare i peli. I risultati in 50 casi furono fa,•oravoli quanto quelli che si ottengono coll'iltiolo, colla lanolina al sublimalo ecc. e senza l'irritazione prodotta da quest'ultimo. La temper atura cadde al 2" o a• giorno, il dolore e la tensione divennero meno molesti P le r ecitive furono m eno frettuenli di quelle osservate nei casi trattati con altri metodi. G. G.
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RlYISTA
OVERLACH. -ltlgrulna. -(Brit. M ed. Journ., l7 febb.18~4).
Il dott. Overlach descrive (Deut. med. Woch., N. 47, 1893) sotto questo nome la proprietà d' un composto di antiph·ina,, caffeina e acido citrico. Egli lo ritiene come vera combinazione èhimi.c a e, dop0 un'esperienza di cinque anni in casi di emicrania o d'altra forma di cefalal~ia é giunte• a considerarlo come un rimedio quasi infallibile - anche uei più ostinati. E$SO è utile sia usato nello stadio pr.odtomicO' sil:t quando la cefalea è rrella sua maggiore intensità ed è taro che una sol dose non sia sufficiente ano scopo. La. dose é di 1, () gr .. da prendersi sciolta in acqua. Queste quantità contiene solamente 0,09 gr. di caffeina, cioè la sesta parte della dose massima di que's to medicamento. Si r~coomanderà al paziente di slarsene aJ.cun·poco in riposo dopo averla presa specialmente nei casi di grave emicrania. G. G.
ScaM~EDEBER~ .. -
Ferratina. - (Brit. Med. Journ., 2 dic. f893 e 17 febb. 1894}.
Il dolt~ Schieme~berg (C. blatt. filr klin. M ed., 11 n_ov. 1893) è riuscito ad estrai-re dal fegato del pGrco, con \in processo molto semplice, un eomposto organico di ferro ch'egli ha cbiamat jerratina. Esso contiene-circa ita•;. di ferro. Questo composto sco!llpare dal fegato del cane quando· questo è al L· mentato da sost~nze -povere di ferro è quando viene saiassato a lunghi intervalli. La ferratina serve alla nutri,zione ~d atraé· cresci mento bel corpo sano e ammalato, poi<;hè_supplisce i corpi contenenti ferro che sono introdotti col cibo spesse volte in quantità non sufficien-te. Essa è facilmente assimilata, come lo èmostraoo e· gli esperimenti su gli animali e il suo impiego nell'uomo. Bisogna darla in dosi tali che si trovi in eccesso nel canale alimentare. N òn è eliminata dai reni e perci~ questi non possono essere irritati. Essa è in primo luogo un materiale ·di nutrimento e può per questo essere impiegato anche negli il\divi~lui apparentemente sani. Come _agente terapeutìco, essa si usa come ogni altr.o pre-
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DI IERAPEUTICA
parato di ferro. li suo sale sodico può essere aggiunto al latte alla dose di 1 a 1 1/s gr. al giorno. Devò evitarsi il contemporaneo uso di sostanze fortemente acrde 1-'erchè ne viene decomposta. Su questo nuovo pr~parato il dott. Bauholzer, della clinica del prof. Eichhorst, ha eseguito delle 'esperienze cliniche. In tutti i casi in cui esso fu usato verrne deter minata femoglobina ed il numero dei globuli rossi. Nelranemie consecutive a malattie acute tanto l'emoglobina quanto i globuli r ossi aumentarono (circa il 5% in otto giorni}. Nelle clorosi gli stessi risultati si ottennero in modo più appariscente. Lo stato generale degl'infermi miglior·ò e l'aumento di peso fu in molttssimi considerevole. I buoni etfet~i sull'appetito furono frequenti. Paragonata alle pillole di Blaud, le quali danno anche buoni risultati, la ferr~;~tina sembra vìncer la pei.' l'aumento della emoglobina.' Le esper ienze istituiLe autorizzano il Bauholzer a riteuere la fenatiua un rimedio pronto, efficace ed innocuo nell'anemia consecutiva a morbi acuti e nella clorosi e perciò degna di ulteriori studi. G. G.
Azione dell'aoonltlna. nelle nevralgie. ~eue des H6pitau:x:, N. 128, 1893).
DELMlS. -
(Ga ·
Le proprietà fisiologiche cosi caratterizzate dell'aconitina la designano naturalmente per combattere le affezioni d{;)!orose e specialmente le nevralgie. Nell'eccellente lavor o, pubblicato dal dott. Dumas, si tro · vano indi-cazioni pr~ziose per l'uso di questa- sostanza. "· L'aconitina è un m edicamento energico moìto e-fficace neJie nevr algie facciali congestive so({rattutto, e nelle·nevr algie aJrigore. « R;;sa è utile nelle affezioni ca.tarraìi in gener ale. « La toller.anza èsiste per essa come per altri alcaloidi, quando sia .metodicame nte amministrata se nza che si abbiano a temere etr.;tu di accumulo nell"organismo. Essa può essere data a dosi molLo refratte e. ad intervalli convenienti. Fa 39
610 RIVlS1a d'1,1opo cominciare con dosi 'deboli e non aum~ntare che prDgressivamente ·•· L'aconitina non é utile soltanto nelle nevralgie, _m a t•ende ,pure grandi serv)gi nelle malatlie dolorose, come l~ cefalalgia, l'emicrania, la pleurodinia, ~ome pure nei reumalis:mi art.icolari e nelle artriti acute. In molti malati affetti da queste affezioni essa ha dato i risultàti più incoraggia,nti. L'aconitina è un medrcamento ben definito, che agisce n-ell'uomo in una maniera sicura e regolare; ma a cagione della sua az!one eaergica è necessario amministrarla a piccole dosi e ad intervalli lunghi, assicurarsi della provenienza del prodotto ed adoperare, una preparazione ben dosata, seznp:re identica. Si eviteranno in tal modo alcuni inconvenienti risultanti dalle origini diverse di questo alcaloide e che sono state segnalate dal dott. Desnos. Frequenlemente le nevralgie sono accompagnate ila accidenti intermfttenti e periodici ben pronunciati; per combattere questa còmplicazione si sommìoistrera il chinino insieme all'aconitina.
K@RFEa·.-
n cloroformio nell'insolazione ~ (Brit. Med.
Journ., 4 novembre 1893).
Il Korfer (Deut. med. Woch., n. 28, 1893) dà un resoe~mto del sorprendente effetto della narcosi cloroformica nel tratta· mento di due gravi casi di insòlazione. Le violenti ct't:l'V·Ulsioni cessarono rapidamente dopo la narcosi (che fu continuata per 1 t;t ora) ritornò i1 riflesso pupi1lare e "cessò completamente l'Irritabilità cutanea. li Korfer qùale nòn .sono ignote le precedenti teot·ie emesse per ispiegare la morte nell'insolazione, opina che la paralisi cardiaca sia il risultato del sovreccitap:1ento. del cuore. Egli crede ancbe cke il sangu,e soprariscaldato ecciti i gangli cardiaci e quindi il muscolo cardlaco il quale infine si riscalda ·fino a cessare di funzionare. La medesima causa spiefa .i fenomeni cerebrali come
al
DI TERAPEUTICA
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le convulsioni, raecelerazione della respirazione ecc. Il clo-roformio agisce appunto moderando q:1est'eccesso di eccitam ento. I pet·icoli della narcosi cloroformica negli individui presi da insolazione non sono maggiori di quelli che corrono ·.~e persone sane. G. G.
·STABEL. -
Diafterlna. -
(Brit. Med. Journ·., 4 novembre
1893). ·H doU. Stabel (Mùneh. med. Woeh., 10 settembre 1893) ha studiato le proprie t~ della dianerina tanto dal lato batterologico nell'arrestare lo sviluppo dei microrganismi e ucciderne le spore quanto dal lato farmacologico. Il brodo, cui era stato .aggiunto dalla diaflerina, fu trattato con varie specie di microrganismi: simili e8perimenti vennero fatti col !isolo e coll'acido carbolico. Lo Stabel conclude da essi che la diafterina ~ di gran lunga superiore a questi due antisettici. Le spore del carbonchio perdettero ogni potere dopo tre giorni d'immersione in una'soluzione di diafterina al15 Ojo. Da una serie d'esperimenti sugli animali lo S. inferisce che la diaflerina ·non è nociva all'uomo. Per le sue proprietà non velenose, essa può venir impiegata nel lavare le cavita in cui ora non -si usano che deboli antisettici. Dev'essere preferita ad altri .-antisettici i~ soluzione all'i o 2 p. lOO là o ve è necessaria una medicatura umida per lungo tempo come nelle scottature, lllelle ulcere ecc. Gli strumenti d'acciaio sono ò.anneggiati ~a essa. G. G.
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RIVISTA Dl TE~lCA E SERVIllO MEDICO M1LITARt
- ~uovo modo dl so~pen~one .della. rella. pel' la. ma.r:oia. io. terreno ~ooldenta.to. _chtn.es de médecine et de pharmacie militatr~s, 189}1.N.
RAMALL'X H.
..
Tutti i medici mìlit.ari, che henno seguito le ·trup[>e nelle loro marcie in montagna, hanno provato qualche delle grandi d~fficoltà per il trasportQ dei loro malati. earro d'ambulan~a leggiero noa può seguire le truppe, .che la strada .cessa di essere carreggiabile. Restano r e le barelle. Il cacolet è"'UTl mo'do di trasporto, mç>lto penoso in piano, ciò che equivale a dire che divfene addirittura portab~le in tert'éoo accidentato, col sentiero grossi c.wttoli, che obbligano il mulo a dare ad ogni dei violenti colpi di reni per superare gli ostacoli; è pericoloso slllle vie in tt'incea. · Il trasporto a: dorso di ·mulo è di molto superiore, ma .corre che i inalati abbiano la forza di tettersi a e&'i'àlClorn..: Resta la baN>lla. Questo., è certamente il miglior modo · trasporto che il medico abbia in montag·9 a. I por'tatori dovranno-~sere solo due e possibilmente due seguivanno l!i barella, come aiuto. , Ma se il pendio del terreno di,viene ~ molto aç;centuato ,bar~lla malgrado lo sf~rzo dei portator,i, cessa di orizzontai~, il feri\o ~c,ivola e· può, se non ·cader~, al venir ad ueta.re con Je e~remi!à, contro il port~~eriti più b.asso; se la parte phe ~~·tiva a contatto del portatore,
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MlUTARE
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fratturata p. es., la gamba, si capisce il risultato deplorevole che ne deriva. La barella1 per permeltere un trasporto pratico in montagna, dovrebbe soddisfare alle condizioni seguenti: 1~ Lasc1are la libertà delle mani, o almeno, di una mano ai porLatori; 2' Restare orizzontale qualunque sia la pendenza del -suolo. Il dottor Donion, maggiore medico di t• classe· aJ 96 reg· ~rirnento di fanteria frtlncese ha fatto dei tentativi in questo -senso. Secondo il Donion; la barella. verrebbe portata come un palaochino, mediante un'asta di bambou poggiata con ciascuna estremità sulle spalle di un portatore. l pl)rtatori conservano cosi la libertà di una mano. La orizzonLalilà, si otterrebbe mediante una corda da accorciarsi più o meno. L'autore (Ramally) ha cercato una disposizione che permetta automaticamente al malato di tener-e la orizzontale, rendendo il punto di sospensione della barella indipendente dal sbtema di sostegno. Ed ecco come: all'asta di hambou, e fissato nel mezzo un anello: due corde alquanto lunghe vanno in diagonale da una estremità all'altra della barella. 01a, facendo passare le due corde per l'anello dell'asta di sospensione e innalzançlo questa, si capisce che la barella resta ori zzon~aleJ perchè la corda è libera di scor rere nell'anello fin che il centro di gravità del sistema sia sulla -verticale. M.
Il plooolo oallbro e4 11 aoooorao del feriti au.l campo. - (Militiirarzt, N . 12, 1893.)
HABART. -
L'organizzazione del servizio sanitario in campagna, dopo :adottato il fucile a ripetizione, diventò problema del più alto inler·esse. L'adozione del nuovo sistema fu, dal punto di vista tecnico militare, moti\'ata dalla esigenza di ottenere, nel minimo tempo possibile, la massima potenza offensiva dell'arma. _portatile.
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RIVIStA DI TECNICA
Già le battaglie di Gravelotte, e que~Ie datesi nei Balcani (nelle quali furono adoperati rispetLivamente, dar francesi il proiettile Chassepot, e dai russi il proiettile Martini) di: moslrarono quale azione micidiale possedevano quelle armi. A Gravelotte 1 si ebbero, nei tedeschi, 19,863 tra morti e ferili. Nei Balcani, la proporzione tra i morti e i feriti fu d.i 1 : 2, proporzione che fino ad ora non si era mai osservata. Un'azione molto più terribile deve avere il nuovo fucile, specialmente se il fucile del calibro di 5 mm., già adot-tato da qualche esercito, verra accettato da tutti. La n uovaarma soddisfa ad un importante desideratum di tecnica militare, cioè un massimo munizionamento individuale: infatti. il numero delle cartucce, che ora io Germaoìa é di SOO, può,. eol nuovo fucile, essere portato fino a 500. Inoltre, l'importanza del nuovo proiettile è accresciuta dalla sua enorme potenza di penetrazione, che gli permette di trapassaretrincee, muri, alberi ; tutto ciò, insomma, che dappl'ima costituiva una djìesa, mentre che la zona dei. suoi colpi mortali può estendersi fino a 5000 metri. Secondo gli esperimenti che rautore fece su cavalli, cot. nuovo fucile a ripetizione, come pure dalle osservazioni d• scontri, di morti accidentali, suicidi, ecc., egli polé stabiljl'e' che, in una g-uerra futura, sara maggiore il uumero da morti, e per contro più favorevole la proporzione tra i fe-. riti leggeri e gravi. Agli organi del servizio sanitario, adunque.. incombe la grave missione òi raccogliere i colpiti sotto ilt fuoco Jlemico, ·e trasportarli, più p1·eslo che sia possibile,. agli stabilimenti. Soltanto un personale qll'anlitativamente equalitativamente bastevole potrà compiere questa missione.alla quale certamente non si può soddisfare coll'attuale numero di portaferiti. St deve calcolare al 20 % la fòrz~ totale degli organi sanitari, e questi devono spiegare la maggio!"' parte della loro attività negli intervalli del fuoco. Sarebbe di un grande vantaggio l'adottare ì·apparato elet· trico illuminante inventato dal Mundy, per rischiarare neil& notte il campo di battaglia. L'autore assegna una grande impor tanza al sollecito e scu1'0 trasporto dei feriti, co mepure a convenienti m.ezzi di ricoyero sul campo. La s orte.
6H5 del ferito non è tanto influenzata dalla · prima medicazione_, quanto da . un sollecito ed adatto trasporto, e come. dà un ri covero corris_pondente alle esigenze igieniche. Per ogni divisione di fanteria, si devono mettere due posti di medicazione da .2000 a 2;:.00 metri all' indietro delle truppe combattenti, e più indietro ancora le ambulanze. Egli accetta l'uso di chiese e scuole per ospedali da campo, però a condizione che quei locali sieno prima disinfettati. Quale ricovero. perfetto dei ·feriti nelle prossime guerre, serviranno le tende e le baracche. La Germania ha già adottato questo mezzo. Le tende che seguono le truppe; sono capaci di raccoglie!'e ciascuna 12 feriti: Nell'esercito fran cese, troviamo le tende ad uso di ospedali da campo, ed in ciascuna di ess~ possono essere ·ricoverati 28 fet:ili. At1:.:he per l'eseecito a4i>triaco fu già proposta~na tenda per il me_ desimo scopo: essa può essere anche caricata sul quadrupede. E SERfiZIO MEDICO MILITARE
RIVISTA D 'IGIENE
Il congresso per lo studio della tubercolosi. - (A. -rc.h.ives medi~ates belges, settembre 1893, fascicolo 3°).
Questo congresso, che ebbe luogo a Parigi dal '27 luglio al 2 agosto ultimo scorso, è stato rimarchevole e per 'l'impoi·tanza delle questioni trattate e per l'interesse che hanno de~tato alcune comunicazioni, che vi si sono fatte. Si riusswnono .le principali q!lestioni che erano all'ordine del giorno, nell'-~rdine istesso in cui furono discusse.
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RIVIS'J;A .
L DeU:azione r:ispettioa del cont-a[Jic e delt:eredi!à nella diffusione della tu[Jercolosi. - Bisogna intendersi sulla de~ fìnizione dell'eredità: questa può essere esaminata tanto sotto il punto di vista del terreno, quanto sotto il punto di vista del germe. Tutti s ono d'accordo sull'esistenza dell'eredità di terreno: la predisposizione alla tubercolosi di fanciulli provenienti da genitori tubercolosi è stata riconosciut-a in ogni tempo. Oggi deve essere ammessa facilmente anche l'eredità del germe: lavori r·ecenti hanno dimostrato l'esistenza di questa e~e dità diretta e fornito la prov~ batteriologica della .trasmis. sione, dai genitori alla prole, del germe tubercoloso . Ma, mentre che alcuni non dànno che poca importanza a questa eredità diretta e non ammettono altro che il contagio come causa di trasmissior.e della tubercolosi, altri, pure riconoscf:!nd:o l'importanza dell'azione del contagio, sono di avviso che, molte affe<.ioni tubercolose, anche tardive, hanno origine congenita. Per N0car.d, che ha preso sopratutto in esame la tubercolosi nella specie bovina, l'ereditarietà non avrebbe che un'importanza secondaria m~lla. propagazione dell'affezion€'. Egli poggià il suo giudizio sul fatto che, nelle ricerche da lui intraprese sulla diagnosi deila tubercolosi eon le iniezioni deJ.la tubercolina, ed in cui la proporzione di malati. giùnse talora sino a 60 e iO p. 100, furono E'empre gli adulti che. dettero Ie cifre .più altP, mentre che la maggior parte dei giovani, sebbene nati da madri tubercelose, non s~mbra vano a.ncora colpiti dalla malattia. Tutte le sue osservazioni l'hanno beq convinto dell'azione preponder~:tnte del contagio nello sviluppo dell'affezione-, .la condizione essenziale di questo contagio risiederebbe, per lui, ili un contatto intimo e prolungato, la comunanza di atmo,sfera non basterebbe a p~:o ·qune. l'infezione. Hérar:d, senza negare la grande importanza del contagio, ammette che, in un gran nut,oero di casi, i parenti trasmettano ai figli non solo l'attitudine morbosa, ma il germe i stesso della malattia; le ricerche fatte in questi uflimi anni
D' IGIE~
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banno dimostra to l'esistenza della tubercolosi congenita; è stato pure ricono!'ciuto che la tuber•colosi infantile pr·ecoce, considera ta altre volte come eccezionale, è molto più frequente di 1uello che si supponesse. Uno dei principali molivi dell'opposizione all'ipotesi dell'eredita pel germe é la diftìcolt.a di comprendere che esso possa rimanere latente, dieci, venti, trent'anni. Ma questo non è punto meno comprensibile dei lunghi periodi di latenza della sifilide +>reditaria. Come per quest'ultima affezione, si guò ammettere che il germe tubercoloso non si sviluppi fatalmente e che esso possa trovare nell'organismo del fanciullo e dell'adulto condizioni di resistenza che lo mantengano allo stato latente per un periodo più o meno lungo ed anche gl'impediscano di germogliare. Per le tubercolosi esterne specialmente primitive (osteiti, artriti, ecc.), il contagio è spesso assai difflc·ile ad ammettersi; in alcune circostaJ;lze, una ferita della pelle o delle mucose, può aver servito di porta d'ingoresso, ma nel maggior numero di casi, bisogna ammettere che il bacillc. esista nell'organismo al momento della viol~nza e!'terna, che ha determinato la localizzazione tubercolosa. Riassumendo, per Hérard, il contagio è la causa più fre· quente delle tubercolosi polmonare; l'eredita è un fatto indiscutibil13 ; f'ssa non è solamente un'attitudine morbo!'a che i !!enitori tubercolosi trasmettono alla prole, ec:si le trasmettono spesso ancl1e il ger·roe iste.sso di loro malatlia; nelle tubercolosi ester·ne primith·e, l'eredità ha un'azione preponderanle. Tale è pure l'opinione di Verneuil, il quale, come si sa, pel primo ha fermato l'attenzione sul roicrobisroo latente, e la maggioranza del congresso si è uniformata a questa opinione. Coudray e Ducor hanno dichiarato che essi hanno osservato l'azione negativa dell'erelfità nella maggior parte di casi di tubercolosi esterna primitiva, che hanno sottoposto ad e~ame. Il. Malattie infettive come agenti prooocatorì della tu-
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RIVISTA
òereolosi. - Da lungo tempo è stata riconosciuta l'azione considerevole che esercitano, sulla produzione della tubercolosi po!monare o meningea, le malattie infettive, specialmente l'influenza, il morbillo e la tosse convulsa. Questa azione é indubitabile anche per le tubercolosi chirurgiche. Veroeuil cita a tal riguardo molte o:.servazioni interessanti; in una di siffalte osservazioni, la malattia che ha determinato lo sviluppo òell~' tubercolosi é stata la malaria, affezione che fu talora ritenuta come antagonista della tubercolosi. In un'altra serie di fatti, sono al contrario le let'ioni tubercolose che hanno servito di porta d'ingrésso alle malaltie infettive: I'ulcerazione di focolai tubercolosi fa penetr•are nell·organismo altri germi pato~eni, che uniscono la loro azione a quel!& dei primi. A queste associazioni microbiche è dovuta principalmente la suppurazione di I'ocolai tubercolosi e, per conseguenza, la loro estensione. Babès cita un caso di entero-epatite suppurata e un caso di selti~emia emorragica nei quali la tubercolosi servi pro· babilmente di porta d·ingr·esso. II l. Le tregue della b.tbercolosi. - Quando la malattia entra in un periodo di pausa, che il bacillo rimane confinato in un punto qualunque dell'organismo, senza tendenza alcuna ad invadere le regioni vicine, può aversi tregua della malattia. Questa tregua può durare per un tempo più o meno lungo; quindi l'affezione, sotto l'influenza di cause varie. il più spesso una malattia intercorrente, riprende il suo cammino invadente. Legroux ha specialmente studiato queste tregue nel fan •:iullo. Dimostra l'importanza cb.e, sotto questo punto di vista, bisogna dare alla micropoliadehopatia dell'infanzia, che considera come una manifestaziane primitiva della tubercolosi. Queste adenopatie tubercolose possono, come si osserva spesso~deterrninare affezioni viscerali dopo che sono rimaste per lungo tempo st-azionarie. Tutti gli srorzi della tel'apeulica devono tendere a proiungare le tregue della tubercolosi ed anche a trasformarle in una guarigione dure-
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vole e permanente. L'indicazione principale, per i fanciulli colpili da poliadenite, è la campagna. Hallopeau studia le tregue che si producono nt:lle manifestazioni cutanee della t•1bercolosi, particolarmente nel lupus vulgarts. Segnala specialmente l'azione favorevole che esercita talora su queste affezioni una ris~pola intercorrente e si domanda se la gravità e la tenacità_di certi lupus non giustiftcherebbe,·o l'inoculazione, ~ scopo curatìvo, ai malati di dette affezioni, di fotme benigne di risipola. IV. Su i danni che po.ssono derivare dall'inuma.:ione di tubercolosi. - Senza pronunziarsi sul processo Ja usarsi, il congresso ha emesso i1 voto • che i governi studino e facciano adottare processi di distruzione efficaci di cadaveri pericolosi ». La cremazione avrebbe riunito il maggior numero di partigiani. Labo ha preconizzalo l'uso della calce, che si usa continuamente in medicina veterinaria, io particolare per gli animali carbonchiosi e che distrugge rapidame1!te i cadaveri e i germi in essi contenuti. Alcuni membri_ hanno proposto l'iniezione antisettica· nei cadaveri; altri; la mummiticazione (Verneuil). V. Diagnosi della tubercolo8i. - Questa questione è stata posta specialmente sotto il punlD di vista della medicina veterinaria. Nocar·d ha esposto ttl congresso le sue interessanti :-icerche sulla diagnosi della tubercolosi nei buoi con le iniezioni di tubercolina. Questo processo può rendere grandissimi servigi sve.lanào lesioni anche minime in animali di bellissimo aspetto. Si devono allora separare gli animali malati dai sani, per evitare il contag,o, disinfettare le stalle e ingrassare gli animali che possono servire ancora all'alimentazione, ma che si deve evitare d'impiegare per la riproduzione. La visita ai mattatoi ha fornito a .:\ocard l'occasione di dare (li membri del congresso la prova sperimentale di ciò che aveva affermato. Nocard aveva trovato, alla masseria della scuola di Grignon, unu bellissima vacca, grassa, che
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egli ritene,·a tubercolosa, malg-rado la ~ua bella apparenza. Iniettò ad essa sotto la pelle 25 cc. di tubercolina, che eleYò la temperatura di 2•,5. Nocard allora affermò che l'animale e ra tubercoloso e lo fece condurre al maltatoio, ove fu abbattuto e sezionato innanzi ai membri del congresso. Con grande meraviglia degli astanti, si trovarono nei due polmoni enormi masse di tubercoli rammolliti, ma non a perti nei bronchi; i gangli del m~diastino, la pleura, il fegato, ecc., ne contenevano pure. L'importanza della diagnosi con la tubercolina fu dunque del lutto dimostrata. Slrauss e Teissier fanno conoscere al congresso le loro ricerche sulla diagnosi della sifilide con la tubercolina. Secondo questi auLori, iniezioni di tubercolina producono, nei sifilitici, una reazione generale analoga a quella che si produce nei tubercolosi. Trasbot ha notato la stes~a azione della tubercolina nel cancro e Strauss e Babès in più .casi di lebbra generalizzata. Verueuil spiega questi f~norneni rassomigliando l'azione della tubercolipa all'azione di una malattia infettiva ~opravveniente in un individuo gia malato da altra malftttia infettiva. Si sa che in questi casi l'appar izione di una malattia intercorrente ha spesso per risultato di ridestare la malattia primitiva. La questione della diagnosi sollecita della tubercolosi dell'uomo è stata. oggetto per parte del dott. Aubéau (di Parigi) di una comunicazione interessantissima eJ important..issima. Eccone le conclusioni : Con l'esame batter iologico del sangue, dello sperma e di altri hquidi dell'economia, s i può fare la diag-nosi di alcune malattie i.nfettive. P er ciò che riguarda la tubercolosi, i microrganismi si trovano: 1° nella tuber·colosi clinicamente confermata; 2° nella tubercolosi cli-nicamente guarita;' 3° nella tubercolosi latente, cioè in quegl'ìndividui che nulla, clinicamente, autorizza a supporre tubercolosi. Quest'· esame adunque pe?'melte di fare la diagnosi precoce della tubercolosi. L'autore presenta al congresso bellissime preparazioni di sangue e di sperma, contenenti il bacillo di Koch. Per la
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presenza di bacilli nello sperma, Verneuil, Nocard e Strauss sono di avviso che l'individuo, il quale ha fornito il materiale pel preparato, sia probabilmente malato di tubercolosi genitale. Aubaau invece è di parere opposto e fa osservare cbo nello sperma d'individui affetti da tubercolosi genitale si trovano i bacilli in mezzo a numerosi leucociti, a muco, a pigmento e a sp~rma lozoi, mentre che nello sperma di tubercolosi senza lesione testicolare non si trovano che spermatozoi e microbi; ciò si osserva nelle preparazioni soLtoposte al congresso. Aubeau ha pure trovato il bacillo di Koch nel latte di donne tubercolose, le cui mammelle sembravano del tutto sane. Degive ha fatto la stessa osservazione in un gran nu· mero di vacche tubercolo~e. Molti oratori hanno dimostrato di quale grande import:lnza sia la · scoperta di Aubeau. Le ricerche che egli non mancherà d'intraprendere su tale riguardo In un gran numero di cliniche e di laboratori diranno tosto se i falli esposti sieno assai genel'ali e costanti per poter basare sull'esame del sangue o di altri liquidi organici la diagnosi precoce deila tubercolosi. VI. Utilitù. della generaliucuione delseroi:zio d'ispezione delle carni. - Questo servizio d'ispezione esiste gia in qua:;:i tutte le nazioni ci vili. VII. Su i nuoot modi di cura della tubercolosi. - Alcuni anni fa, lo scor•o principale degli scienziati nella cura della tubercolosi era quello di trovare una sostanza medicamentosa che, introdoLLa nell'organismo, rendesse questo non piu atto allo svìluppo del bacillo tubercoloso. L'esito scarso delle 1mmerose ricerche fatte con quest'indirizzo, d'allro lato, il risultato ottenuto in uo certo numero di malattie infettive coi metodi nuovi (immunizzazione, siero-terapia) hanno deterrninat{) diversi sperimentatori a cercare in questi metodi un modo di trattamento curativo e profilattico della tub~r colosi. Babès dapprima ha tentato di rendere i conigli e le cavie refratta!'ie alla tubercolosi umanq, inoculando loro colture
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di tuber::olosi aviaria a dosi crescenti. Queste inoculazioni hanno dato risultati incerti: molti animali in esperimento non resistettero alle iniezioni; tuttavia quelli che sopr~vvis· sero divennero del tutto immuni contro la tubercolosi umana. Babés esperimentò allora nei cani, specie già assai refrattaria alla tubercolosi. l noculanrlo gli animali con dosi viù elevate e assai lentamente progressive di tubercolosi aviaria, quindi con dosi progr·essive di tubercolosi umana, é giunto a renderli del tutto refrattari a grandi quantità di virus tubercoloso. Il metodo d'immunizzazione usato da Babès è lungo e complieato; eccone il riassunto: iniezione di tuber·colina aviar1a, inoculazione di una coltura attenuala di un anno, di tubercolosi a\'iarie; un grammo di coltura di un mese di tubercolosi aviaria: dopo otto giorni, 3 grammi di questa istessa ~:o! tura; otto giorni dopo, 5 gr·ammi di questa coltura; quindi si ricomincia la stessa serie d'inoculazioni con la tubercolina e con colture di tubercolosi umana. Il sier·o di cani resi in tal modo refrattari possiede proprieta anlitubercolose energiche. Iniettato preveotivamente a conigli e a cavie, li rende del tntlo refrattari all'infezione. Babès ha trattato con queslo siero animali colpiti da tubercolosi, quindi ha tentato il_ suo metodo nell'uomo. Egli iniettò giornalmente a tubercolosi da 3- 6 grammi di siero ~on l'aggiunta di soluzione fenicata all'uno per cento. In tulli gl'individui curati, si é ottenuto un miglioramento manifesto dello stato locale e deìlo stato generale e in un certo nùmero di essi si osservò prima la diminuzione quindi la scomparsa dei bacilli dall'osservato. Allo scopo di ottenere siero vaccinatore in più grande quantità, Babès ha vaccinato una vacca e una capra ed ha osservato che non solamente il siero, ma anche il latte di questi animali aveva acquistato propriet.A immunizzanti. È una scope~ interessante e che lascia a ntivedere la possibilità di rendere immuni, in grazia di questo latte vaccino i fanciulli nati da tubercolosi o viventi in un'atmosfera infetta dalle polveri e dagli sputi.
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Bernheim ha fstto ricerche analoghe ed è giunto alle stesse conclusioni di Babés, relativamente alraz-ione favorevole che esercita su i tubercolosi l'iniezione di siero di animali immunizzati. Il suo pJ•ocesso d'immunizzazione è il seguente: una coltura di bacillo tubercoloso in brodo è portata pel' un'ora e mezzo ùd so•, quindi filtrata e inoculata asetticamente ad un a nimale, in ragionè di 1 cc. per 5 chilogrammi del peso del corpo. L'iniezione di prefer·enza deve esser fatta nelle vene o nel peritoneo. Dopu 5- 6 giorni ranimale. dapprima abbattuto dalle iniezioni, rit.orna allo ~Lato normale ; allora è divenuto immune e può ricevere inoculazioni di bacillo umauo senza divenire tubercolpso. Col sieto di animali così immunizzati, Bernheim ha eseguito esperimenti dapprima su altra serie di animali ed in seguit-O sull'uomo. S.otto l'influenza di un'iniezione di S-6 cc. di siero ripetuta ogni due giorni, tutti gli ammalati sono migliorati. L'esperien-za fu estesa a piu di cento ammalati; secondo l'autore il decor·so della malattia è st-ato arrestato in color o, il cui stato generale era ancora molt.o buono; in trenta di essi fu osservata la scomparsa dei bacilli ne~li sputi e il ritorno alla salute. La concordanza assolula dei risultati ottenuti da tali scienziati, che operarono s eparatamente e con metodi differenti, autorizza a pensare che si sia trovata finalmente la via che condurrà alla soluzione del problema della saoabilit.à della tubercolosi. Aspettando che questo risultato sia raggiunto, il miglior . modo di cura del1a tubercolosi parrebbe essere il soggiorno all'a ria libera, unita ad un'alimentazione abbondante e scelta; il regime dei !'\80at.ori in luoghi elevati generalmente è eccellente. L. H. Petit si sforza a riabilitare ie stazioni mediterranee, che sono da molti anni state screditate; per lui tali stazioni sono favorevolissime ai tisici a condizione che non si comroeLtano imprudenze, a condizione che non dimorino negli alberghi, ove le precauzioni antisettiche sono sempre trascurate, ma in sanatori simili a quello stato eretto in Mentone.
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VIIL Profilassi della tltbereowsi. - Se la questfone della cùra della tubercolosi òffre un in~eresse considerevole, quello della sua protilas$i è anche più importante. 11 congresso si è occupato pure dei mezzi idonei ad evitare, neUa misura delle nostre forze,. la propagazione della malattia per via (li contagio. La disinfezione dei locali, la cui pratica comincia a.d entt•are nell'uso quando si tratta di malattie infettive acute rome il vaiuolo, la difterite, ecc., non è ancora usata n~lla tubercolosi. Bisognerebbe far conoscere al pubblico i pericoli che risultano da questa negligenza; hsognet:ebbe pure, come l'hanno proposto Landouzy, Butel e Petit, rendere ·questa disinfezione obbliga Loria per tutti i locali in cui avranno vissuto tubercolosi. È stato pure discusso J'i.solamento dei tubercolosi negli ospedali: la loro ammissione nelle sale comuni è un pericolo non· solo per gli altri ammalati, ma per i tubercolosi istessì, i quali ~ono esposti a continue infezioni seci:mdarie che aggravano il loro stato. L. H. Petit ha fatto un'inchiesta personale su questa que-stione d~ll'ospitalizzazione .di tubercolosi ed ba indirizzato ài cap:i servizio d'ospedale una scheda d'informazioni su t ale at'gòmanto. Le l"isposte sono state generalmente identìche. Tutti ammettono che il soggiorno di tisièi negli ospedali comuni è nocivo· agli altri ammalati ed a loro stessi; totti sono pure di avviso che converrebbe aprire ospedali par-ticolari -pei tisici. Questi ospedali dovrebbéro e-ssere eretti lontano dalle altre abitazioni e dovrebbero essere erelti non come .ospe_dali comuni, ma come ver.i sanatori.
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Il libro d'oro del corpo s&Dltarlo militare . - Del dottore GIACOMO PEcco, generale medico in posizione ausiliaria.
Fra i chirurghi e fra i medici che m vari modi appartennero al servizio militare sotto i Reali di Savoia dal principio del secolo xm sino alla creazione del corpo sanitario nel f 833, molti· >e ne furono i quali si distinsero per alte cariche nobilmente sostenute, per opere scientifiche o letterar-ie pubblicate, per merito d'insegnamento universitario, per l'onore a'aver fatto parte dei corpi scientifici nazionali o str11nieri ovvero per onorificenze e titoli loro concessi dalla benevolenza dei sovrani. Parecchi furono archiatri o chirur·ghi di re, di regine, di principi. e di principesse di Casa Savoia; non pochi furono professori di università; altri furono aggregati ai collegi di medicina o di chirurgia dell'Università torinese, e taluni furono membri della R. Accademia delle scienze di Torino o d'altre similari. Dal che non poteva non. derivarne lustro e decoro a tutti i medici o chirurghi militari loro contemporanei. 1\la di tutti quei valentuomini è oramai perduta ogni memoria, eccettuatine alcuni pochi di cui la fama non è an4{'
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cora spenta o perché scomparsi da non lungo tempo, o perchè lasciarono un 'orma più luminosa nel campo scientifico. I loro nomi, i meriti loro giacciono ora nascosti in opere speciali od in altri documenti difficili a consultarsi (l). Mi è quindi sembrata cosa opportuna, anzi doverosa, richiamare a nuova vita, alla vita dei ricordi, quei nostri predecessori di cui dobbiamo gloriarci e di farli appunto rivivere in questo giornale medico militare, affinché ne abbiano più facile conosee01.a gli odierni loro successori dello esercito e della marina. ~el farne questa breve rivista, seguirò, per quanto mi sarà possibile, l'ordine cronologico della Loro prima ammessione al servizio e dove le notizie raccolte me lo con sentiranno, cercherò di metterne in evidenza i meriti e la cani era . Anno '626.
:BOURSTRll PIETRO LooovTcO di Chambéry, nominato nel 1626 medico generale per S. A. H. il duca Carlo Emamiele I, ne era pure medico cnbiculare e Consigliere. 01tra~ciò ru inscr·itta fra i riformatori dell'Università ed ebbe da S. A.. R. il titolo di nobile.
(i ) Jn ·qnesle ricercbe mi sooo sl>ecialmeote giovato delle opere seguenti:
BoMINo, Biografia mtdiMJJitmtmtcae. Torino, 18!4·:!5; TROKPEO, Dd m~ e degli archiatri del Principi dell4 R. Ctua di Sa_
.oia. Torino, !857-58 ; Dll 'l'rPALOO. Biogrf1/ia degli italiani illustri nelle scien::e, liltere ed arti dd molo ~n'Ili e conlemporoMi. Venezia, I83l-18U. :Mi giovai pure di antichi giornalì (Gazzetta piemontese dal {814 al 1846. Nessaggiere torine;le) ·~ di documenti militari 1!3isleoti nelle bil.Jilotethe Patatina e Ducale, ece. ·
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TARIITÀ.
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Quali fossero a quelrepota le incombenze d'un medico -generale delle truppe, sarebbe malagevole il dirlo. Per tro,·are qualche documenl>o in cui cominci a compa1·ire rio~erenza d'una tàle carica, come pure di quella pili tardiva ~i cbirnrgo l!eoerale, bisogna giungere fino oltre alla metà del secolo tnu. Però se si volesse argomentare da quanto in proposito si riscontra dopo il 1750, st dovrebbe credere che. eccettuatone qualcho responso igienico motivato da particolari circostnoze, la loro azione sul servizio sanitario non si esercitasse fuorché nei periodi allora aobaslanza frequenti di ~uerra. nei quali :~gli ospedali Ilei ~orpi che necessariamente si chiudev:~oo, subentravano ospedali temporanei di guerra dipendenti dall'aulot·ità centrale. :'\è credo potessero esercitare influenza sulla nomina dei chirurghi maggiori dei corpi (corrispondenti agli odierni capitani medici), essendo essa di esclusiva competenza dei ric;pettivi colonnelli ai quali solo incombeva l'obbligo di se,gnalarli al governo che li pagava.
Anno 1684.
di Torino , però oriundo di fa1Diglia patrizia biellese, medico valente, conoscitore di matematica e di meccanica, ed oltracciò buon letterato, fu addetto nel 1684- allo spedale mllitare di Vercelli, mandatovi espres-samente dal ·duca Yittorio Amedeo 11, il quale più tardi lo nominò suo medico e lo volle seco durante In spedizione militare del 1692 nel Delfinato. Colà Il Faotoni cbe era in t'tà di 4.0 anni, mori per febbre maligna, laM;iando, come scrive il Uonino, grandissimo desiderio dt sè nel principe ~ nell'esercito. FA"TOl\ì G IAWBATTISTA,
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Egli era stato professore d'anaìo'mia nel ' 676, consiglier& e bibliotecario ducale nel 1681, professore di medicina teorieo-prà'lica nel f 685. È noto che nella cìtata ·spedizione del 1692 il du:ca Vittorio Amedeo II fu eo,to dal vaiuoro e corse rischio di morirne. Non è quindi improbabile che la febbre maligna di cui si dice morim· il Fabtoni, sia stato piuttosto il vaiuolo. da esso lui contratto nel curare il suo signore. .A. questa coogeLLura sul ·conto del Fan toni mi permetto:: d'aggiungerne un 'altra. Si racconta che alla battaglia dt Staffarda (>17 agosto 1690} i francesi fecero prigiorlìero il primo medico di Vittor~ Amedeo H, l-estilnendoglie1o però subito (1 ). Era allora ucbiatr~ della Corte di Sàvoia il Fanzagodi Padova che occupò quella carica dal 1669 al f 703, ma ciò non basta a coochinderne che il prigione sia stato lui'" p'erché .essendo egli g1à vecchio, è supponibile fosse rimastoa Corte. In quella vece pare maggiorment~ probabile che f-osse il Fantoni, il quale, beneviso nl Duca per precedenLt servizi militari (2), era più adatto a seguirlo in quella campagna di guerra, èome·poi lo segui nell'altra del 1169l~ t:be doveva lornargli fatale.
(t) Ltlus, Lo. Comltslt dt Verrue el IIJ C:Our dt Vidor AmMu Il ~ satloie. Pa rls, !88i. (~) RllNtxo riporta al èune lettere che Il Duca. gli scriveva nel t684 a Vt'l'celli,. lodandooe i serYizl in quello spedale militare,
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A1lno 1713.
RICCA PIETRO PAOLO di Torino, nato nel 1665: medico <lella guardia svizzera. fu archiatro e co nsi~liere del Re Vi t· torio Amedeo 11 che nel 1i30 lo investi del fendo di Qaa·solo nell'ora circondario d'Ivrea, con titolo comitale e con· tcmpor:meamente concesse al di lui figlio la sopravvivenza nei deLLi impiej!hi. RtCCA CARLO, figlio, gli succedeLLe nei due impieghi dopo il 1731. Costui, dopo che fu laureato era stato inviato dal Sovrano a completare i snoi studr in ln ~htherra, in Olanda ed altrove. Ritornato in patria trovò subito aperta la via agli impieghi ed agli onori. Fu membro del collegio medico, professore d'anatomia e socio di varie açcademie straniere, fra cui quella delle scienze di Londra. Era clinico •alante ed anche distinto letter:~to. Il Trompeo lo disse <t precur; sore dei recenti nella doLtrina della A'ene:;i dei contagi per opera dei fermenti ». All'impiego di medici della guardia svizzera era annesso lo stipendio di annue lire trecentosessanta d'argento da soldi venti cadnna, oltre a due razioni di pane al giorno c con Lutti gli onori, utili e prerogattu delta carica-.. Le lire d'argento d'allora poterano valere L. 1,20 della moneta att.uale; ma quanto agli onori, utili e prerogative è malagevole poter immaginare quali potessero essfjre, trattandosi d'impieghi che a quei tempi non avevano carattere militare (lÌ·
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(f ) Sinò alla costituzione del corpo sanitario militare oel f83l l medìcl, sia
ehe fossero addetti a qualcbe corpo spee1ate o sia che prestassero servizio negll
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Anno 1718.
di Parigi , chirurgo generale dell'armata, fu contemroraneamenLe primo chirurgo dd Re Vittorio Amedeo Il, professore nell'università torinesee membro dell'Accademia delle scienze di Parì~i. Era valente operaLore e mori in To1·ino nel 1i40. R o HUAULT PIETRO SmONE,
spedali reggimenl31i in lempo d'i pace od in quelli temporanei in Lemp o di' g.uerra, erano impiegati civili. ln quella ve~:e l cbirurgbi comiJiciarono nel t793 a godere non parventa di carattere miti~. On R. viglieuo del 3 gennaio di <ruell"anno, sottoscritto Vit1orio Amedeo fiL, diceva: • AU'UIDcio Genonle-del soldo. Il chirurgo geDerale ùflle nostre armate ~ • ba supplicati a nome anche dei chirurghi maggiori dei divcr~i reggimenti fii • fanteria e di cayalleria e dragoni al no stro servizio, eli fregiarsi d'nn'unlrorme• militare come $1 11ratica nelle trup(l(' •Ielle altre potenze e particolarmen1& • nelle austriache fii cui han·i in oggi nei nostri Stati un corpo sal piede di• ausiliulo. Ed e.>sen.tOèi noì •ll!gflati d'aderir~ a tali supplicaziouì, non sola• mente abbiamo ~segnato cosi at clùru rgo generate d: armata como ai cl:li• rurghl maggiori, l'uniforme delineato nel m.xlello elle vi facciamo Ù'&$Dlet• tere Insieme al presente dalla Segreteria nostra. di guerra, ma ci siamo pure-• dispo~U di conferir l:>ro come facciamo per particolari nostre concessioni - at " primo le prerogative di luogotenente - ed agli altri quelle di sottotenente• di fanteria a.l.l' oggetto che possano essere antorlnati negli spedali millt;l ri • ,·erso l bassi ufilc•ali e soldati. Vi partecipiamo. ecc...• e preghiamo il Signore• cbe vi co~ vi • . Il moderJo di cui qui si par la andò l!etoluto. r.o si vede però riprodotto. quanto al clti:rnrghi maggiori, io nn manoscritto della biblioteca di s. A. R. il' Duca di Genoç·a. Qnanto ai cbiturghi :;ubalterni dei corpi, Il governo non !t consillerava come Impiegati suoi e non li pagava del proprio, ma :li lasciava a tutto carico dei ch•rnrgbi maggiori, al pari dei medici allibiti negli 5)ledarr reggim~. Ciò durò fino al i8t9, nel quale anno soltanto l eltiru.rgbl subalternl rurono messi. come si dice, in pianta e pagati su t bilancio. Per clò non: furono compresi nel R. viglietto sopra Indicato.
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Come chirurgo. del Re aveva lo stipendio di lire i884Comé chirurgo ~eoerale delle truppe . iH5 Come professore 1000 e così in complesso l ìre 4999 che in quei tempi costituì,•ano uno stipendio vislosissimo.
Anno 1720 (circa). rorsr"i B&~EDETTO di Aunecy ( avoia) utriusqtt~ medicina tloctor et cltil·urgire pr()fessor, come lo qoalifien il T1ompeo, fu da prima chirurgo maggiore della Real Casa e dei gentih10mioi archibugieri e quindi ispettore degli spedali militari di tutto lo Stato, conservando però il primo impiego. Fu leuerato, scrittote ed ebùe titolo e grado di professore di chirurgia nell'università. Narra il Bonino che il Voysin, prima di prender·e servizio sotto il Re \ittorio Amedeo U~ era stato medico e chirurgo maggiore all'armaLa di Catalogna comandata dall'arciduca Carlo d'Austria negli anni 4710 e 171'1 (gnetJ'a per la successione al trono di Spagna) e cbe dallo stesso pr·incipe fu condolto seco in Germania quando andò ad incoron.rrvi$i imperatore, sotto il nome di Carlo YL Sta:ndo poi al servizio del Piemonte, prese parte nelle indicate sue qualità d'ispettore degli spedali e di chirurgo maggiore dei gentiluomini archinugieri della guardia del corpo alle campagne di guerra del 4733 e 1734-. Nella memorabile bauaglia d.i Guastalla ( 17 novembre 173-i} vinta dal Re Carlo Emanuele III, il Voysin, come racconta il Bonino, rimase talmente scosso dal {rag01·e tern.bile dei bronzi guerrieri che, a pace falla, o meglio a campagna terminata, volle essere dispensalo dal servizio.
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Anno 1731. GLI~GHER SEBA.STJA.'iO,
nativo di Siena. più tardi naturalizzato piemontese, succedette nel '1731 al RobuauiL. il quale probabilmente si era ritirato dal servizio dopo l'abdicazione del Re Vittorio Amedeo II. Fu, ciò stante, chi~ rurgo generale. dell'esercito, primo chirurgo di S. M. il Re Carlo Emanuele lii e nel 1732 pro(essore di chirurgia pr•atica nell'unrversita. Mori poi in Torino verso il 174i.
Anno 1744.
nobile STEFANO AMEDEO, nalivo d'Agliè nel Canavese, era stalo medico negli spedali militari durante la cnmpagna del 17H e vi si era così fai tamente · distinto che S. M. ne lo premiò colla nomina a medico primario di uno degli spedali ch·ili di Torino. ~Iembro del collegio medico nel 1752. ne fu eletto preside nel 'l i65. Nel 1770 fu nominato professore nell'oniversita ed ebbe fama di sapiente nella medicina pratica. USULF
Anno 1747 . .M;-..acANDI ANTONIO, di famiglia nobile, archiatro del Re Carlo Emanuele III fino dal 174-3, fu nominato nel 1747 medico generale delle truppe con onorevolissimo diploma da cui risultava che aveva seguito il Sovrano nelle prec.edenL# camp:lgne di g'uerra. ·.
633 Era consigliere del protomeaicàto dal 1742, preside e reggente del collegio méllico univérsitario dal 1744. VARIETA
Anno 1758. LorrERI CARLO EllAXUELE, da prima chirurgo maggiore nella compagnia guardia del corpo con cui aveva prèso parte a più campagne. fu n(lminato nel 1758 chirurgo generale con lusinghiero diploma nel quale si accennava eziandio ai servizi da lui l>restati negli spedà1i di ~uerra. Nell'io·eertezza della data relativa alla nomina di chirurgo maggiore, mi sono attenuto alla seconda. Il LoUeri era professore d'i,.tituzioni chirurgiche e di chirurgia pratica dal 1738. Nel 1758 la carica di chirurgo generale era vacante da H anni, cioè dalla morte del Glingber. 1 vantaggi annessi alla iìledesima non erano costanti, ma variavano da persona a persona. AL Lolteri vennero asse~'llate lire l 000 di stipendio ed altre li re ·1000 a titolo di veteranra, con nn trattamento suppletìvo di lire 200.
Anno 1768. FoGLIETTI VALENTINO, nativo di Mathi nel circondario di Torino, chirurgo maggiore dall'anno suddetto nel reggimento marina, quindi in quello di l\fonferrato (l), era stato
(f) Qo.esto paS'$11ggio era quasi una !ltomo:tione, vista la maggiore Importanza del secondo posto.
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professore di istituzioni chirurgiehe in Acqui nel 1751, membro e poi priore del collegio chirurgico nel 1';56, professore supplente d'anatomia al posto del celebre Ber-·· trandi nel 4765. ct·i::se un manuale d'istituzioni chirurgiche il quale ebbe l'onore di una traduzione in Francia. ~fo ri nel l 'i'i3.
Anno 1770. ANINO (ASDIIRO, di Livorno Vercellese, cb irurgo maggiore nel reggimento guardie, poi chirurgo generale; fu membro del collegio chit·urgico e- chirurgo della persona del Re con lire 4 500 d'onorario, ohre ad altt:e lire 500 di provvisione pe:· segnil'e S. M. nei viaggi militari. La data delta di lui morte è in~erta. Risulta però esset·e stata anteriore al ·1° dicembre 1i80, poichè in un R. viglietto di quel giorno, relativo all'obbligo di far disinfettare gli abiLi dei soldati morti d' etisia mediante un particolare processo proposto dnli'Anino nel 1778, se ne parla come di persona già trapassata . Pnbl>licò nel 1762 in Torino un opuscolo intitolato: « Osservazioni su due lucertole acquatiche o Salamàndre, « uscite dal basso ventre d'un fanciullo di Tortona ». L' Anino ebbe un 6glio pure chirurgo a cui ottenne da S. :M. la sopravvivenza nel posto di chirurgo maggiore del re~gimento guardie. Ma se quel posto gli fu coaees ·o alla morte del padre, dovette esservi rimasto ben poco temp...; poiehè nell'almanacco di corte del 47SI in cui si leggono i nomi di tutti i chirnrghi maggiori dei diversi corpi. il suo non compare più. ' 7isse però fino a tarda età e n/n senza lustro. Di fano nella Ga.:~etta Piemon-
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u~e del
f 824- lo si trO<va confermato priore e reggente del collegio chirorgìeo universitario.
UBE:Z~IO Gao. FRANCESCO, di Torino, chirurgo maggiore del reggimento dragoni del Re nel 070, era stato allievo del Bertrandi e dopo avere pure sLudiato in Parigi, fo agg•·egato al collegio chirurgico dell'università tor-inese. Fu anche membro d~ll'accademia reale di chi1·urgia di Parigi e di quella medica di Roma .
.I nno 1775.
Js::uttor GtUSEPPE, nato a Fossano nel 1749. Laureato in chirurgia ed aggregato al collegio(~), Leone per ollo anni il posto di chirurgo subalterno nel reggimento guardie, dove godette molto stima. Poi fo nominato chinm~o maggiore del re~gimeoto provinciale di Yercelli e professore di anatomia nella scuola secondarià della stessa città. InIine dal i/93 al n97 fu chirurgo maggiore capo delle armate in campagna, e di lui scrive il Bonino cbe fu abilissimo operatct·e e elle avrebbe divisi gli onori e la glorra con i Larrey e con i Percy, se particolari circostanze non lo avessero distratto dal seguire piil oltre la carriern militare. Sempre al dire del Bouino, fu il primo a concepire e ad attuare il taglio reuo-vescicale per l'estrazione della
(l) Secondo iJ Donino, q ne !li elle nel secolo scorso, anziehè contentarsi della patente, si laorea\"ano In ehinlrgia, aequi$tavano fl diritto di Tenir aggregati al rispettivo collegio.
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VARIETÀ
pieLra io un caso di calcolo molto voluminoso e- sporgent& contro il retto. Oltre a ciò fu socio corrispondente dell'accademia delle scienze ed anche amioo delle mtMe. :Mori di 7 .i, anni nel 18~ ed una lapide lo t'icorda ancora in una delle più amiche chiese- di Vercelli ~1).
Anno /780. Nell'almii.nacco di corte del 17~0 (~), tro,Tansi accennali i seguenti chirurghi maggiori che per allre cariche e qualità di cui et-ano rivestiti, meritano di trovar posto io questa rivista.
VANDlOL FRANCEsco, chirurgo ma~giore del presidio di Torino e della compngoia della guardia svizzera, era pnre chirurgo r.ollegiato e ch-irurgo di S. A. R. il Principe di Carignano. VANDlOL RENATO, fi~Jio del precedente, pure ·chirurgo collegiato, aveva ottenuto il privilegio della sopravvivenza al padre negli impieghi suddetti. BALBIS, chirurgo ma~giore del reggiment.o pro,Tinciate di Torino, era chirurgo collegiato. VERNA GJOSEPP&, chirurgo maggiore dena guardia del corpo di S. M. ed
(l) n eapilano medico, dott. Sardi si eompiat:que, da me pregato, di coostat.!:ri" de 11isu l'esistenza <li quella lapide murale che trovò bella e ben cpnsen•ata. (!) Gli almanacchi di corte (detti anche guide di Torino) per gli anni l180-8l-83-86, portavano pure l'elenco di tutti i chirurghi maggiori dci vari corpi drrcito. Disgraziatamente t'otllma ~llza noo ebbe seguito.
VARI8l'À
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ÙRGSAS ·F&uce,
dhirurgo maggiore d-ella legione degli -accampamenti (il f{eoio d'allora), erano pure·chirurgbi collegrati. Nello stesso almanacco era pure compreso il dottor BozZELLI G. B., medico del presidio di Torino e membro del collegio medico, · poi medico assistellte ai medici generali d'a11mata nelle campagne '1792 ,e seguenti.
Annc 1781.
P&RENoTir PIETRO ANTO:tiO, di Cigliano Vercellese, chivurgo ma~giore del reggicmenlo guardia per molli anni, fu chirurgo ,colle~iaLo, chirurgo consulente di S. )1. il Re Vittorio Amedeo Hl e membro dell'accademia deiJe scienze di Torino. Con RR . pateoti delli H marzo 1794. fu nominato chirurgo ispettore generale àegli spedali militari senza speciale trattamento, ma col diriuo al rim.l.iorso delle spese. Oi lui dice il Bonioo che fu esperto chirurgo, dotto fisiologo ed elegante scrittore. Il Re Carlo Emanuele ITI lo :l\•eva mandato a perfezionarsi nell'arte stra a Parigi. Pubblic.ò nel ,1788 un trattato sul vario modo di c1trare ftn{ezione t;enerea e specialnttnle sull'uso vario del merClu·io (1).
P{)LU.-NO Gto. BAnrsu, chirurgo maggiore del reggimeolo provinciale di Vercelli nel ·178 t, poi della guardia
(l ) Questo libro dì !'5 pagine io SO esiste nella biblioteca dell'accademia me· dica di Torino. È diviso in i capitoli nei quali sono esvoste con ordine o bollo stile le teorle alloro vigenti sulla materia. Ora D9 D ha piti c:he un valore storiN.
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VARIETÀ
svizzera di S. )l. nel 1795, ern nello stesso anno priore der colle1,riO di chirurgia e chirurgo di S. A. ft. il principe Carlo Emanuele di Savoia Carignaao, padre del Re Carlo Alberto.
Aunruan come GrusBPPE, nato in Villafranca a ~are, trovasi no lato nell'almanacco di corte del ~ 784 quale chirurgo maggiore del reggimento svizzero Valesano Kalbermalten, col quale è probabile abbia preso parte alla guerra delle Alpi marittime contro i francesi. Segui poi nell'esilio i Reali di Savoia al cni personale servizio giil si trovava . Ritornalo in patria èol Re Yittorio Emanuele I , ne fu nominato medico generale d'armata nel 481 5 ed atcbiatro nel ~ 818, con titolo di conte. Nell'almanacco di corte del 18~5 il conte AudiberÙ trovasi inollre qualificato nel modo seguente : Professore emerito dell'università; "Vice presidente dell'accademia delle scienze; Capo del protomedicafo; :1\tembro del magistrato dei consen-atori della sanità in Piemonte: Direttore generale delle vaccin azioni. Nelraccademia delle scienze fu direttore della classe delre sr.ienze fisiche- matematiche. Studiò e coltivò da prima la chirurgia, applicandosi specialmente all'osletrici3. Trovand-osi poi a Cagliari durante l'esilio dei sovrani, vi si addottorò in medicina e così potè più tardi avere il Litolo di archiatro e talone cariche specialmente..fi'serv~te ai medici. Jlorì a~orino nel l 8~6 e certamente si può dire di lui che fu nna delle maggiori illustrazioni del corpo medico mi litare.
VARIBTÀ
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R.&BAUDENGO TEOBALDO di Torino, è pur egli notato nell'almanacco di corte del t 78 l quale cbirurgo maggiore del reggimento Savoia cavalleria e tale lo si trova ancora in ttuello del 1786. Ma delle fasi ulteriori della di lui carriera, nulla ho pololo conoscere. Era chirurgo colleginto, e nel 1 77~ pubblicò in Yercelli (ripubblicandola ancora nel 1779) uoa « Farmacopea ceru}tca estemporanea :., mosso, come scril"e il Bonino, dall'osservazione che tnluni chi rurghi delle cillà e dei villaggi non sapevano ricattar bene, per insufficienza di cognizioni in fatto di materia medica. (Continua)
RIVJSTA BIBLIOGRAFICA Oompendlo eU oftalmota.trl& del dott. PAOLO StLEX. editrice OoU. Pasquale, Napoli.
Casa
E un manualelto di sole 200 pagine all'incirca, nel quale sono riassunte ed ordinate le lezioni del prof. Silex, in modo a~sai conciso e chiaro. Esso ha, per i medici italiani, un pr~gio particolare, non molto frequente a riscontrarsi nei libri di autori esteri, ed è che vi venne ratla larga parte alla lelteralura oculislica italiana. Auguriamo qnindi che possa avere fra noi, presso i medici e presso gli studenlJ, quell1. diffusione di cui è realmente meritevole.
ERRATA-CORRIGE
Nella stampa del Quadro d'anzianità del corpo sanitario militare, inviato agli abbonali insieme al fascicolo precedente sono incorsi alcuni errori, che si prega di correggere. come segue: Pag. 7. Magg . ~ten. med. Cipolla, in>ece di C~, legjrasi GUo§o Id. Baccarani, invece di t880 gen. ts, leggasi t892 mar. u Id. Santanera, • nov. 8, t893 log. t7 Pag. 43. ln principio di pagina aggiungere:
M.\ GGIORE GENERALE MEIIICO Peceo Giacomo, MM, C • Co§o0?5 O . . . . • . • . . • . t887 luglio u Pag. 44. Dopo il maggiore generale medico Elia Giovanni, aggiungere: Danco Virginlo, U.Co§> • . . . . . . . • . . . f893 ginguo U Artma Macelli Gaetano, GU .{)GU~a" . . . • . . . • t893 dicem. 17
Il Di r ettore
Dott. STRPANO RKGJS colonnello medico ispettore. ~
ll Collabora. t.ore per la. R .• Marina.
I l Redattore
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D.r TEODORlCO R OSATI
D.r RtooLFO LJVI
)leduo di t• eùJut
Capitano medico.
NUTINI F EDERICO, Gerente.
ME M O R - I E
OR-IG IN ALI
PER LA LAVATURA DELLO STOMACO
Uttur~ ratta ~Ila eGnferenzn scientifica del 21 aprile {89~
presso l'ospeda!e militare principale di Palermo, dal tlott. naffa elfo I • ittpo l i, tenente medico.
L'idea di pulire lo stomaco è una pratica curativa antichissima, mentre la latatura delhl eaviti! gastrica è relati· vamente recente, ma segna già nella sua storia dei veri miracoli terapeutici in alcune forme di gastropatie. E se prima di essere largamente accettata, potè destare qualche dirlidenza·, ciò va atLribuito al modo poco pralico e non scHro di pericoli, col quale venne per un certo tempo eseguita. 11 proposito di lavare lo stomaco non nacque con la irrigazione mec:canica di esso. I primi medici cbc l'eseguirone davano un emetico e poi subito grandi quantità di acqua tiepida, che venendo rimessa col vomito !arava cosi lo stomaco. ,\..vanti di descrivere e di esporta il modo .di funzionare di questo mio apj>arecchio per la lavanda gastrica a corrente cont.inua, mi è indispensabile accennare brevemente ad alcuni degli altri mezzi usati finora.
6j.z
L"\ '\L0\'0 API'.\IIEt.:CUIO A tOI\RE~TB 1..0'\TI:-iU.-.
L'idea rl1•l vuotamento meccanico, $Oru1 ùietro ru~o delle sonde destinate all'alimentazione artifìciall'. dala ,Ja Circa on ~e··olo. e fu dappnma ron,iJinta 1i:l Renaud ne:! !t .1\ \"'t·ienamenti. Pochi auni dopo ripreso questa idea Dnpuytren (1810\, e dopo lui B u~ch ( 1 8~~). ed Yul-.e:; (18~31, il cui i'trumento con-.isteva in uua pompa, che servim a vuotare lo ~tornaco coll'intermediario di una :;onda e~ofa.l!ea. port. nte alla estremiiit una piccola p·llla d'avorio pron istJ. di fori. Wnra. 1\end, Weìss, costrussero de~li apparecchi analo~bt.
Pappafa,·a itleQ (183:3) nno strumento assai complicato. cui ùcede nome di yn$trisottrfl . ma che. malgrado il genio impiegato nel costruirlo, fu presto dimenticato. ln se,::uito Roberl (1~3t). Blatm ( 183i-), lafar:.?ue ( l 3i), cominciarono ad u,..;are la 'ontla molle ed il ~i fone. già indicato da Sommerville (1823), in luogo della pompa. Ciò nondimeno la lav.tLura. ùello stomaco non era entrata neila pratica giornali~ra, etl il ~oo u~o mE-toJico è lntto mel'ilu .li Ku:.,maul ( 181)1- iO). il quale adoperò una :.onda rigida da e:>ofago, cui sta va adattala una pr>mpa a5pir·anle e premente, merCe la I}Oale SÌ Ì11lr1H}IJC8V8 8 Si toglteva acqoa dallo stomaco. ~l a cruesto apparecchio è oggi pochis..;imo osato, non tanto per la molestia che provuca al paziente la soodatur.t dell e~ofa~o con un tubo rii lo, nl c.he facilmente si rimedierebbe osando una sonda molle. rna quanto per gli iocoO\enienti ai quali ha dato luogo. ~el l'a~icu.re il liquido dal vi::cere talvolta acc<lde di lrO\\tre os~lo: può essere un detrito alimentare, in ca ·i di neopla3ma un ltr.IDdello di esso. possono essere accumuli di
I'ER L.\ L.\\".\TUIU DELLO STO~.\CO
64.:3
1io ·eh eu i ùi catarro nli' apertura della sonda, ed io que=-ti impiegare tanta forza da vincere
~asi è prati•!amente utile ro~ta~'olo.
Ma più spe,so è la parete dello stomaco, che si impegna contro l'apertut·a della sonda eì impedisce l'aspiraziune : io questo c.l:>O inYece nna l.lru,;ca \'Jolenza produce delle lesioni non indiiTerenti. Z:iemssen, Leube, Schliep, Haeniscl1, Huller hanno ossermto che furono aspirati e lacerati pezzi della mucosa dello stomaco, ed in nn caso descritto d:1 ~fa! branc il pezzo di mucosa a<>piralo era gro,.::o ben cin')ue cent imetri. Se mvece che In pompa si usa il sifone gastrico, {junle fu l' ccomaodat'> da J ur)!ensen. Ro -enthal. Ho,.:den. Schiffer, il pericolo di asp1rare la mucosa dello stomaco può di rsi eliminalo. ma con questi -.ifooi non è eliminalo quel o di fenrla, perché, per quanto la forza cbe ~i esercita sia leggera, essa è sempre su!Ticiente a ledere una moco"a io condizioni patologi ·he. la cui resi,Lenza è diminuita. Biederl ( 1873) propo,e di usare una sonda esofa:::ea ri 1'tiùa di l cm. di diametro, nll'eslremtlit boe~ale del!\ 'luale era fissa to un tubo di \etro, io cui si inne:;tnva un tubo di c:lOULcbouc. la cui a!Lra estremità era munita di un im buto.
Quest'apparecchio si manovrava come In sonda di Sommen 'Ile, sen iva bene. ma ave,·a r incon,·entente dell'uso -d i unn sonòa esofagea dura. Leuue allora prop(lse nella tecnica della la\'atura le soode molli tli caoutchouc, dette di .\ élatoo, !i nora mai usale ( 1816), e per rimediare alla poca resistenza che presentavano al momento della loro tntroduziooe oel l'esofa~o. propose di
jìi4
UN NCOVO APPA.I}'ECCfll6 A CORRENTE CO~Tti'ìUA
introdor1e fino al disotto della ca,rtilagine cricoide medianle un conduttore, che veniva poi ritirato, e si spingeva il restoc della sonda nello s~o111aco. Poe,schel ideò (•1878) un apparecchio comp.osto di cm~ sonda e un tubo di gomma, nel mezzo del CJ,Uale si trovava un palln, che permetteva di fare l'aspirazione del liquidogastrico. Questi di versi s lrumenti presentavano in sosLa·nza tnll~ gli .stessi difetti: o la sonda esofagea era troppo molle e necP,ssitava l'uso di un conduttore, o era lroppo rigjda e si còrreva il rischio di ferite l'ammalato. Collo scopo di p_erfezionare que;;to metodo terapeutico. soilo state costruite altre sonde, che ora sarebbe tropp& lungo descrivere, qnali la sonda di Auer·bach, .la sonda di Ploss, quella di Hapol<mt, che però uon hanno m'ai god:ut(} di gran voga presso i pratici. Pìù i.mpo1:tante è l'apparecchio di Adamkiewiez ( 18/9). Sr è{)mpone di 2 lnbi posti l'ono nel!' altro : J' interno è una sonda esofagea, l'esterno è un semplice tubo ài caonlchoue. La sonda ha uo diametro di '15 mm. superiormente, 5 inferiormente; il tnb{) hà nn diametro di 12, per cui tra la sonda e il tubo esiste imo spazio, che va aunientanòo dall'alto al bassò. · Il tubo è strettamente addosso.to alle d'ue es.tremità dellà sonda, ma inferiormente offre un oreBiell<t e Stlperiormente ha un ram1' laterale, che da n'na p<~lt& fa ·cap6 neHo spazio ft'a la ~onda e il tubo, e daJraltra comunica con un serbatoio. I.:'estremità superiore della sonda eQmunica con un secondo tubo. di caoutchouc~ su eu~ si innesfa un imhuto. . ~ tubo molle di Faucher (188•1) semplice, ·comodo., f~l cìle ad applicarsi, e qui[ldi osiLatissimo, ha riparatç> ·a · quest~
PER LI. LAYATURA ))ELLO STOl\IACO
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~erio inconveniente di ferire lo stomaco o l'esofago, ma. a ,siiiatto mezzo innocerile élr lavatura, oltre le difficoltà d'introduzione dipendenti dalla sua pieghevolez·za, si possono fare altri appunti, cioè: a) che per fare una comp.leta lavatura dello stolJ'l!lCO, nei casi in cui i depositi da tr?scinarsi ' ' ia col torrente liquido abbondino, si richiede una lunga mano vr~ e qllindi molto tempo, il che spesso stnnca l'intermo: b) che talvolta il getto re fluo non si ristabilisce, sia \ .per~hè .il tubo, poco introdotto, non pesca nel liquido, -sia perchè, troppo introdotto, si è l'ipiegato in modo da :salire sopra ii livello del liqniào, p~r il che o avviene . .di introdurre nello ~tornaco quantità ecce.deote di que:Sto, o di lasciare nello stomaco del· liquido di la-vaggio; i quali fatli sono del pari dannosi an· esito della ~ura;
<',) che qualche volta il getto reflno regolarmente sta· :bilito_si improvvisamente si arresti, perchè qualche piccolo :z.affo di muco o qualche particella alimentare ha otttn·ato h . sonda. Se l'ostacolo è aìl'apertura inferiore, basta invi>tare il malato a tossire, a contrart·e i muscoli addominali, .{) scuotere colla mano le~germente l'epigastrio, perchè il :getto si ristabilisca; I)la se l'ostacolo è un po' più in alto bisogna rialzare l'imbuto, versare nuo'\'0 liquido, e così ~Il unga la seduta. Dopo questo apparecchio, çosì semplice, comparv:e la scnda a doppia còrrente di Audhoui, costruita con due tubi di caoutchouc di calibro ineguale, il quale apparecchio, senza entrare nei particolari, diremo cbe ha il
si
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U~ IWOVO APP.\RECCHIO A CORRENTE CO'"Tl~UA
difetto grnndis$imo di acclltOulare molta aeqoa nello mnco. Ot poi Debov~ ( 18 ~) ha costruito un modello di sonda J.!35Lrica semi-rigido, rhe permette di Yiucere la cootrazion& spas:':lodica della raringe, e non è lanlo resistE-nte da produrr·e dei traumi. Dopo Oebove, proposero altre sonde a doppia corrente Reichmaon ; 18 ':1), Bois:;eau du Rocher ( 1884- 1• Ro~~er.
I n questi 11ltimi tempi RauiL (1886) ha creduto di sostituire tutti questi mezzi con 110 suo appi!recchio . F. un\\ sonda alla cui estremitil ~astrica i! una >alvola di c.lOutchouc, cht~ si apre tjuanùo 11 liquido de,•e uscire dallo :~to rnaco, e al disopra della valvola è perftlrata a tutto spe~sore da piccole fenditure senza perdita di sostanza, atlravers<> le quali e'ce il liquido che >uol:si versare nello stomaco. ~ruando nbltia raggiunto entro la sonda tlOa data pressione. L'altra estremità è munita, mercè un tubo di >elro a forma di Y, a due tul>i di cnoutchouc, ciascuno dei quali melle capo ad una bouiglia. A queste due bottiglie sono innestate due pe r~ di gomma di cui una ser·re a spingere. l'altra ad a ·pirare: si capis.~e souito che una boniglia è premente, l'altra aspirante, e che il liquido successivamente scendendo e risalendo per la sonda. va dalla bottiglia premente all'aspirante. Ma questo appa rec~hio di Rault quali vanta~gi ba sul tubo del Faucher~ :Xes'-uno; somi,dia alla pompa di K.ussmaul senza raggi ungerne affatto la potente r{nzi•malit.ll, d'altra parte è apparecchio complicati·;;imo, e l~ di di diffici le applicazione. Ultimo è il tub~> di Frémont, che si compone di un tubo di Faucher, por·tante, alla estt·emi til che resta libera, una
PER LA LJSAl'URA. DELLO "l0M!CO
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pera tli )ZOmma, com~ presso n poco il modello imma~i nnto Poeschel. Questa pera permette di aspirare quakhe l'entimetro cubico di succo ga~trico puro, per cui può tornare ntile qnando si voglia esplorare il chimismo ~lama cale a digiuno. Ora l'apparecchio che io propongo pel' la lavatura dello stomaco, come si ''ede è semplicissimo: un imbuto, una
bottiglia e due tuoi ùi caoutchouc del medesimo calibro uniti insieme per 60 cm., come è appunto il modeUo che I}Ui presento (vedi tìguril). I tubi di caoutchouc hanno tr:•sversalmente rra tuUi due un diametro di 16 mm. cioè 8 mm. per ciascuno, di cui 5 mrn. il il lume del tubo e 3 mm. lo spessore delle pareti. Il
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ti\ :'\{.)0\'0 APP\RI':CCHIO A CORRE:\TE COXTI:ii!A
tubo piu corto mt:mra metri 1.1 O, per '>0 cm. è libero e per 60 è unito all'altro Lulto lun~o: J'e,tremtlà ga:;trica di questo lubo è chiu~n, ed invece per un'altezza di cm . 2 • " la pare~ di e).so è perforata da l O pertu~i circolari avemi un diamelro di m m. l ' '.: all'ultra estrernita s'inne-.ta un imbuto di Yetro. Il tubo piu lungo misura melri l ,fiO di cui solo un metro ,.. libero: re~Lremit:t gastrica non olTre particolari, l"altra e:.tremita c innestata aù un tubetto di vetro che e unito alla bolli••lia. nalla parte dove i tuhi sono uniti insieme. cioè dall'estremità gastrica, essi uon termin110o alla medesima altezza. ma il tnho corto termina :l cm. prima, per il qual tratto il tuLo lungo l'e:>ta così libero. LI bottiglia è della capacità di circa un litro e mezzo. munita nel punto più basso della parete tli un rubinello di sct~lo. e nell'ap~rtura snperi(lre cl.tiusa tla un tappo. di caoutdwuc, attraverso il trna le passa un tuho di vetro del diametro di 8 mm. in cui è innestata, come si è detto, l'estremità del tubo luogo di caoutcl•ouc. La branca del tubo di ,·etro che resta dentro la bolllglla, sfiora 11 lhello «Hlll'acqua, che la riempie quasi completamente. Per usare qne·to apparecchio, introdotto il tubo nello stomaco, si Lieue (e può reggerlo anche il malato stesso) l'im· ht..Lo all'altezza della te~La del paziente, e la bottiglia si melle in un piano un po' inferiore a quello dello stomaco. Allorcbè, ver$ala l'acqua r.eJI'tmbuto, questa è giunta nello stomaco, s'apre il rubineuo di scolo ; l'acqua esce prima a goccie poi subito a geuo continuo, si fa il vuoto al disopra del liquido, e I' acqua di lavaggio, entrata nello '-omaco per la \""ia del tubo corlo, fuoriesce passand•) nllla bottiglia, e da questa è raccolta in altro re-ci pi ente.
PKU L-\. L.\\'A.TGRA DBLLO STOlrACO
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Il funzionamento di que·to apparecchio è certo . nl' wni di\ersamente mi è anenuto, nei casi in cui l' lto usato. l e òill'erenze ed i vanta~gi che olTre su tutti gl• altri nppareccbi non mi :;embrano pochi. t semplicis~imo, il che :;ommamente concorre a polerlo beo e puhre e disinfettare per n·ario in più ~o~getli, senza pericolo di trasportare elementi morbosi da un mal;llo in un altro. Di facile applicazione e comodo nei tempo elle fu nziona. perchè ri5parmia le man:.~alillt della pompa, o h\ noia del tubo di Faucher, di dovere alternativamente alzare ed abba<~sare l'im bu1o. Quello che poi sopratulto distingue ernesto apparecchio dagli altri. è che si hn con esso una vera e propria con·ente continua : l'acqua penetra nello stomaco, l.n·a e riesre. rosi e:;so permette di lavare lo stomaco nelle mi~liori condizioni desiderabili, cioè colla più piccola quantità di liquido possibile; eJ il più completamente pOs!'ibile. t:on esso si evita di carica re lo stomaco di liquiòo. al qual fallo spesso si >a inc•>ntro con altri apparecchi, con danno dell'organo. In fatti se con quelli apparecch i si vuol bn;ware tutta la parete dell o stomaco si è co:;trP.tli a riempirlo di liquido. mentrech è ~on questo. u·cendo l'acqua dai fori later-,J!i che sono in fondo al Lobo ò'i::nmis.siooe, e gellaodosi cn ntro le pareti dello stomaco, se ne può bene irri~are tutta la superficie non imrodocendo io una rolta che una qu:mulà in~ig oilicaDLe di liquido. [l tubo d'immissione termina np· punto prima dell'allro, perchè co.-ì il liquido si spinga dall'alto contro le pareti dello stomaco, e scorrendo lungo queste rada a racco;:liersi nel fondo ove giunge il tubo d'emissione. al (fU.lle scopo è stato appunto lasciato più lungo. ,\vendo il getto una espansione laterale, con facilità clistacca
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O~ ~UOVO APPARECCHIO A CORREXTE CO~TIXUA
me~canicamente i dflpositi catarrali aderenti alle pareti dello
stomaco, effetto che con il getto a spillo è impossibile ottenere, e la mucosa gastrica, così ripulita, viene in rappOJ'lo diretto coi liquidi di lavaggio, e ne risente l'azione topir.a. È assai più difficile che stabili tosi il getto retluo si arresti improvvisamente, per accumuli di catarro all'apertura del tubo di emissione, come spesso accade con il tubo di Faucher; e questo per due motivi, sia perchè il liquido dello stomaco es$endo un po' più mosso per l'andatura della corrente, gii accumuli tii catarro sono più dillicili, sia perchè l'aspirazione che esercita la bottiglià, lontanissima dai pericoli in cui si può i.ncorre colla porupa di Kussmaul, è però sufficiente a vi ncere i piccoli ostacoli, come appunto la resistem~a che può opptHTe un fiocco di catarro. Quando il p;;~ ziente abbia imparato ad introdt~rsi il tubo nello stomaco (cosa facile), se, invece che all'imbuto, il tubo cor·to si innesta ad un sorbatoio di liquido a rubinello, che ~ia po:>to all'altezza della testa del malato. può esso con tutta co· modirà farsi da lui stesso la lavatura dello stomaco: non deve che aprire il rubinetto del detto serbatoiq, e tost(} quello della bottiglia, perché il circolo del liquido si stabilisca. Con questo apparecchio si ha grande economia di tempo, perché potendosi in breve far pnssare per lo stomaco non pochi litri di liquido (circa litri otto in cinque minuti), presl(} si ricava acqua limpida, che sta a provare che la lavutura è completa. )Juesta economia di tempo, credo permetterà la lavanda ~a~trica possa essere messa in pratica. nei poppanti più lar· gamente di quello che non sia oggL perchè in questi pie-
'
P El\ L.\ LAV.\TGI\A DELLO STO)JACO
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coli ammalati si hanno condizioni faYore,•oli per eseguirla, e l'unico incùnveoiente è che male essi tollerano una lunga seduta, mentr·e ad nsarla largamente incoraggiano gli ottimi risultati ottenuti con questa pratica da Ebstein, Lorey, Biedert ed altri.
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'U·)-
I DISTURBI VISIVI DEGLI EPILETI'ICI Rinsta e easui;;tica per il ilott. l -eon ardo Cn~netti medico capo rli i!• cla;;st>.
Non era sfuggito agli antichi di osservare l'impegno, cui può essere so~~etta la funzione visiva negli epileui.ci; e Areteo di L'-appadocia, il più colto scrittore ~reco dei tempi posteriori a Ippocrate, nello smagliante capitolo intorno al l'epilessia, notò che all"approssimarsi dell'accesso epilettico <t scintillano inoan;>:i agli occhi certi spettri ora rossi,_ òra « neri, ora di vari colori permisti , come se si scorgesse « l'it·ide su nel cielo -. (1). Nè G11leno trascurò le allu~ina ziooi della vista in quel complesso di sintomi morbosi, cui primo die' nome di aura. epilettica (2). I lraLtalisti suc<:essivamente vennero distinguendo le dilTerenLi aore, e Striim· peLI (3) annovera la sensitil;a, la sen.~oriale (olfattii:a, gu.statiNL, ottic-a. ud1ti'l)a), la psichica. Dell'aura ottica dice -c,onsistere in sensazioni subbiettive cromatiche e1aminose: all'infermo gli oggetti clte vede sembrano talora ingrandirsi o imJ;iccolirsi, e talvol ta si hanno invece allucinaziom olliclle, ~Ile quali l'epilettico crede vedere figure umane o animali di qualsiasi specie. )fa lo studio accurato dei disturbi visivi negli epilettid è tullo moderno.
J DlSTURlll \'J:\t\'1 DEGU E PILETTICI
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~ella sinlomatologia ~pecial e degli epilettici, Tonnini (4) pone l' iride bicromatica, cinè a jmroeLf'ia cromatica da uo'n·iùe a l'altra, e la distima colorazione di essa in nn() stesso occhio; la inegolat·itù nella forma dell'orilìcio pupillare, e la -pupilla nettamente ovale; l' inversione del ritle~so pupillare. Dopo osser rHzioui praticate sopra ():3 epiletlici nel 1 880· 8~ il Grny (5) si credè autorizzalo ad affermare, essere la pupilla de~li epileuici normalmente dilatata, present<~re unn tna~giore rapiùiLà del riflesso irideo a):(li slì moli luminosi, sensoriali e doloriCi ci. .\fa da posteriori ricerche di ~l arie (6} sopra 53 epilettici, fatle per infilo di Charcot, fu mes.so in dubbio il sintomo della dilatazione manifesta fuori de::li accessi; e si ritenne più essn.tta l'osservazione di una di versa rlilatazione della pupilla che talora pre:;entano gli epilettici . ~el 188-i- ~lusso {7) rip1·ese tali r icerche, e dall'osservazione di 70 epilettic i, GO maschi e l O femmine, conchiuse: le pupille degli epilettici non presentare per nulla una dita· tazione maggiore della pupilla degli ind1vidni sani : occorrere frequente negli epiletlici (22. 8 o o) una diversa dilatazione, or più or meno decisa, delle due pupille, e piti frequentemente nella rorma psichi-ca cbe nella cl~ica ; esistert> un gruppo di epileuici, in cui gli accessi sono preceduli da. disu~un~lianza delle pupille, la quale scompare dopo gli accessi ; quantunque ossernm;i in un cet·Lo IJUmero di epileuiei, anche con la semplice ispezione, noa -val'inione piu rapida e piu facile dell'orir.cio pnpillare, non essere però qoes!o carattere così costante, e neppure cosi frequente, da potersi allriùuwe allo stesso una >era importanza. Tonnini (4-) a proposito del rifle3SO pupillare nota che io
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genere, anche lonlanù dall'ac-cesso, dove predomina $empre la dilatazionE>, le pupille epilettiche sono sempre più dilatale delle normali. la miosi epilettica. a~!!iooge, essere un fallo assat raro, e pet: lo più dipendente da malattie locali; e neppure la veccltiaia, io cui la m i o~i c fatto comune. fare eccezione a r1uelln che egli direbbe regola, alla rntdrias1 epilellica. !\'on vide mai la pupilla a contorno irregolare notnta da Musso. Riconohbe nelle pupille epilelliche i l carattere deiJa poca mobiliti! alla luce, anche lontano dall'accesso, ma le trovò sempre pronte al riflesso suscitato dall'azione del colore Notò l'as•mmetria pupillare. sia nella prontezza della reazione, sia nel diametro pupillare ai.Jitmtle. Trovò anche ma~:.tior l~ntezza di qnaoto si ver·ifica normalmente nella reazione consen:;uale d'una pupilla, in seguito agli stimoli che si portano sull'altra, ni movimenti del bulbo, ecé. Nell'asimmetria del riUe3so pupillare verificò maggior proporzione e intensità pe1' Ja pupilla destra ( 13 • o). minore per la sinistra (1 O 0 ,'0 ) . Si sa dalle ricerche di Hammond, come nota Yizioli (? . che esaminando con J'oftalmoscopio l'occhio di un epilettico. si possono spes:;o riscontrare segni sia di wngestione, sia di anemia cerebrale; ma il )JÌÙ importante é che Kostl e Niemetscher~, citati da ~ onfigli io una nola alla sua traduzione di Rasse (8) , nelle loro oS3ervazioni del 18/0, trovarono cù.~ negli epilettici <{oasi costantemente s'incontra ti pol.so delle r-ene centr-ali della -retina ; e lo stesso anno Tebaldi, come riporta lo stesso Booli~li nella nota indicata, in molli esami oftalmoscopici falli in parecchi casi di epilessia ve·lfh~ò quasi se mpre ri.qonfi~ e to1·tuose le rene retiniche. \.'anno sehruente :\.lbutt confermò i reparti oflalmoscopici di Tebnhii, giusta quanto afferma A~ostioi (9). Rifel'isce lo stesso Agostini, che del ·188-i. Tbomson, stu-
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diando il campo vi~ivo io rapporto all'epilessia, Lro\'ò differenze rilevanti nella ;:randezza del C. Y. destro o :oinisrr,, nello !'Lesso individuo. e fref)uenti modificnzioni dal lato 0\'8 il crampo si era iniziato piu forte; vcl"ilicò sempre concen · rrka la moòific:ll.iune del C. Y.: non incontrò mat emra· nopsia; e conchiusc formarsi la diminuzione del C. r. ~pe· ctalmeme dopo convulsioni accompagnate da deli rio :tlluci'lrntorro, dopo stati di esaltamento post-epilettico. o dnpo ,;taLi interpa ros~isttci. in cui permangono irriLaui lilà delh s(era eiJeuiva, pare~tesie nerrose. pertinace mal di capo, iusoonio ostinato. Oppenheim, Obersteiner e Rntoiko'' si occuparono dello :.lt>sso arc:omento. confermando le o~,er yazioni di Thom<;en. Ma in quell 'epoca chi studiò a fondo la qni.:>tione fu D" \l)Undo (t 0). il qu:1le riassunse diligentemente tnua la lelleratora medtca io proposito, e vi ag!.(iunse riccrch~: ·ue t>ri,.:ina li. specialmente per quanto riguarda le moùificaziooi del fon1l0 dell"occhio dopo l'accesso. Togli·nno dal Tonnini (4) il sunto degli importan ti studi di esso I>'A hundo. Que~ti all'e:>ame ortalmos~opicn \·eriticò dopo l'accesso una congestione arteria-venosa della retina, ed ehue l'opportunità di c:.ttenere la controprova di questo importante sintomo, dimostr:.ndo l'ine·t,;tenza di e:;;o in un tale rhe simulava abilmente l'accesso epilettico. - ~egl i acces~t intensi ,.!inn,;e a osservnre non Ji rado molte circoscritte enwrragie capillari, specialmente nell'epilessia irn·eterata, r:.uo elle tonnini ri· tiene cnpace cJi :>piegare quel ;elo che accusano di avet·e certi epileUio!i innanzi agli occhi dopo intensi accessi. -~elle ricerche ortal moscopiche ebbe campo di o'servare, che la congestion~ dei TU"-i del fondo oculilre si riscontra tanto piu inLen~a. per quanto più fu noterole la depressione pstchica. - Anche sotto o vicino agli attacchi di 7Jetit mal trovò sem-
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pre, quantunque in gtado minor·e, la con;::estione del fonù~ oculare; sicchè, osser>a Tonnini, nell'epilessia il grado di congestione endoculare esisterebbe in ragione diretta dell'accesso, e quindi, conoscendo bene la vascolar izz.azione del fondo dell'occhio di un epilettico a stato normale, dai grado di congestione si potr·ebbe arg-omentare con una eerta probabilità se ha avuto luogo l'accesso. Occorre però notare, osserva Tonni ni. che François Franck, nel suo bellissimo lavoro sulle funzioni motrici del cervello e sull'epile:>sia corticale, trovò ben;:i la con)!estione solto l'accesso negli animali, ma vide però l'anemia ne1 periodi immediatamente successivi; e quindi il criterio, per stabilire la preesistenza degli accessi, sarebbe per lui l'anemia, anzichè la congestione del fondo oculare. Nell'e.::ame del campo visivo, eseguito col perimetro :Badai, esso O' Ab un do trovò che dopo un accesso epi!etLico esiste restringimento del C. Y., in rngione diretta dell'intensità. dell'accesso, e non fugace, ma di durata rariabile, a seconda dell'intensità dell'accesso e del grado di depressione psicbica. - Quanto alla forza visiva, vide che IÌopo un accesso epilellico esi=-te nna diminuzione del visus, proporiionata all'intensità dell'accesso, · e non fugace, ma tanto più duratura e accentuata, quanto maggiore è la depressione psichica. - Circa il senso cromaticc> trovò disturbi variabili dopo accessi di media intensità o fortissimi, e.. tanto più accentuati, quanto più è profonda la deprt>ssione psir.hica. Spe:;so tale disturbo vide essere temporaneo, molte volte duraturo, cioè quando es:stono notevoli niLerazioui post-epileuiche. Tutti gli esposti fenomeni D' Abundo riferisce a diver"e modalità di quelì~ alterazioni vasomotorie_, che sarebbero nell'occh io un'espressione parziale di quella congestione ce-
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rebrale così frequente in tutto il cervello degli ep;lettici, e 'che non può .a meno divenendo abituale in essi epileltic.i, · di alterarne la struttura anatQmic&, modificandone profondamente la economia funziona.Ìe. ~la Tonnip:i osserva al pro· posito, che per molti aut<tri, e fra questi il Govvers, l'occhio ha un apparecchio circolatorio pres>io che indipendente da quello del cervello. Se non che- i risultati di D'Abundo vennero un po' infirmati da Agosti ni (9). > Questi al Congresso freniatrico di Novara riferì le sue diligenti ricerche eseguite su 30 epilettici, e c-onchiuse, per quanto riguarda !11 vista, che Yacuità visiva, · normale nei più, di poco viene ad essere disturbala dalla convulsione. con fenomeni di ristringimento del C. V., e con un'alterazione del senso cromatico. - In uoa beflissimll; memoria, pubbl.icata al riguat·do nel 1890, Agostini dice~ che dopo accessi litvi e fugaci, nulla appariva di alterato ·circa la vista negli epilettici da lui osservati; che dopo acces$i intensi, e con prostrazione delle facoltà mentali, là forza visiva diminuiva, con quakhe differenza tra l'uoo e !!altro occhio; che tale iod€bolimento svaniva entro un li~iìe di tetnpo, p1'oporzionato alla violenza della. convulsione èd ai disturbi psichici: che non superava generalmente le 24 ore. Circa poi J'estensiéne del C. V., che in soli 7 malati pote misurare, trovò io .4- resJrjngimento Ug)lale nei due occhi, dopo accessi d'una c~rta entità; i n 2 maggiore restringi~ mento da un lato c-he daWaltw; in , nessun perturbilmento. La diminu;r,_ione del c~ V. vide ac;oompagnarsi a dimìnuzione dell'acuità visiva, e svanire con il ripristinarsi di q~é sta. - Va6azioni dei senso cromatico vere e proprie trovò soltanto in 5 mala~i-nel periodo interaecessuale: dopo accessi intensi vide tatora comparitec disturbi di qnesto senso, tanfo più aocentullti, quanto più la depressionè psichica era ac42
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centuata. Tali disturbi >eriJicò 14 >alLe su 30 acces:.i di notevole violenza, e scomparivano col restituÌr3i al normale lo stato dell'apparato vi,;iro. I C(llori, che piu spesso vide non ri~onosci uti o confusi con altri, furono il verde con il turchino, il rosso col rancialo, il violetto col Lurthino e col verde. Nota giu:stamente il Tonnini. che però le osservazioni di O' 1bundo erano state pratic.ate sopra un maggior numero di ca:;i. Nel 189·1 Tannini pubblicò la sua opera veramente ge · niale sulle epilessie, con la quale apri vasto ori1.zoo1e al morbo comiziale puntellandolo sulla base sòlido. dell.a degenerazione ; eù, allargandone l'orbita, atti rò in essa l'isterismo. del quale disse non essere altro « che l'epilessia « innestata alla femminilità; e la femminilità. non · e· ·ere « esclusiva della donna, nè propria di tutte le donne -. {ft. 54). Circa i disturbi ottici degli epileLLici , dopo aver notato che D'Abundo aveva preso di mira qnasi esclusivamente r~cesso epilellìeo, osservò cbe se~ molto imporlant~ conoscere Le moditicazioni aocessuali, non lo è meno sapere i disturbi già prestabilili nell' organizzazione epilettica in base al processo degenerativo, che regna in tutta la vita deU'epilellico. Vero è che di tali allerazioni ne aveva giil rinvenute il D'Abundo. ma semplicemente per metlerle in rapporto alle modi ficazion i accessnali, non per confrontarle fra loro fuori dell'accesso, il quale, c; se rappresenta un (( episodio, un ut·agano, un momento assai saliente del«. l'epilessia, non è tuttavia che un sintomo. È naturale «,..;però cbe in questo uragano si vedano le manifestazioni \ « ordinaria àell'epiles~ia non convulsiva come solto la c. leDLe de~ microscopic ..... Queste modificazioni acces-
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per ll.;.!;.tiungere altri goa~ti nel cede\ole « terreno della de~enerazione epilettica ~ (p. ? 13). T()noini dunque, troscurando le moJificazioni acce;;,;uali. vicino alle quali \' iile l'empre aumentare i disturbi della potenza visi,·a, trovò ahitualmente, la forza nsi,·a essere più di frequente diminuita negli epilelliri che nei pazzi e nei normali, che t\ quanto dire la funzione visiva essere più fre•JUentemente normale nei pazzi e nei sani. Però, ag~iunge. '< sempre per quello squilibrio compensativo che io credo .: una caratteri,tica dt>gli epilettici. squilibrio che talvolta -(( permelle di trovare il ~enio intelieunale t·avvolto nelle " scor·ie della immorohtà, io tro;•ai ne~! i epilellici un mage gtor nomero di acuità vi~ive molto elevate. io confronto a1 «pazzi ed :>i sani. Certi V. degli epilettici che ricordano c quelli dei selva~~i e cbe sono piit irequenti Mlle clas'i • campagnuole che nelle ciuadioe, si trovano ptù di rodo nei • pazzi e nei sani. Nei miei epilettici trovai una fortissima « a eu ità visi va in piu dell'8 •;. » (p. 214.). eguirono le os·ervazioni di Ottolenghi (11 a li}, il quale trO\'Ò negli epilettici limitazione regolare, più o meno accentuata. concentrica, specialmente subito dopo gli accessi; o rienrramenti incon:>tanti di estensione, e talora anche di posizione; o rrentrameoti sco&omì P"riferici' costanti e per -estensione c per posizione: o periferia on~nlata, o spezzata del C. V. Ammise quiocli che il C. V.. permanentemente ristretto ed irregolar~. asimmetrico Jell'epileuico, é .an carattere utilissimo per la diagnosi di tale nenosi in intervalli di apparente stato normale. E questa eonchiusione venne in parte confermata da Parizotti ( 15), che dopo numerose osservazioni fini per ammettere che le insenature .del c. r. si trovano di preferenza e precocemente nell'epiJettico. ...< suali finiranno
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Esso Parizotti (16), tornato poscia a studiare il C. Y. nei neuropatici e psicopatici, espose le $1le conchiusioni alla accademia di medicina di Roma, dichiarando essere fatt(} frequentissimo nell'epilessia le insenature della linea limite, le quali però nello stesso individuo e in momenti diversi nulla hanno di co~tante nè come form'l , né come pt·ofondità. Crede che se si pote%e prendere istantaneamente tutlo il C. V., le insenature si couvertirebbero in tanti restringimenti concentrici. proporzionali alla profondità dell'insena tura. Esse insenature rappresenterebbero tante osciilazioni nella estensione della ;;ensibilità periferica della retina, ed ogni insenatura equivarrebbe alla Limitazione temporanea di un solo diametro, di quello.cioè sul quale si è portata l'os· scr•azione al dato momento. Quanto alla spiegazione d~l fatto invocò le alternative vasali, o le alternative dinamiche della retina, o dei centri ste.~si della Yisione. Intravide per& qnalehe fatto di asimmetria, che potrebbe dare Yalore maggiore all'esame del C. V. Già Kussmaul, come cita Xothnagel ( 17), aveva dimostrato e:'istere c~rli determinaLi rapporti fl'a l'anemia del cervelloe l'attacco epilettico; ma nel 1891 Todorsky fece per iniziativa di Bechterew {18), numerosi esperimenti, con i qua;i dimostr·ò, che dul'ante l'accesso epilettico ba luogo un ma;!gior afllusso dt sangue al cervello, con dilatazione dei suoi capillat·i. Detto alllosso diminuisce a poco a poco verso la line dell'accesso, persiste <Jualche tempo dopo, e solo nello stato comatoso dell'animale la congestione del éervello si vede scomparire. / 'lasucci (19)', illustrando un caso di vertigine epilettica, nt~colse nella sua puhMicazione del 1891 preziose osservazioni. ~ella epilessia, egli dice, non mancano i disturbi della vista, e uno dei sintomi, eire si osserva molto di fre-
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-quenl e, e che ha uo certo valore diagnostico, è lo $COtoma ..scintillante. Esso consi$te in scintille, che invadono una metà del C. V., e intervengono ad accessi. Prima si mostrano fenomeni luminosi, prorenienti da destra o da sinistrn, che rappresentano una pioggia di scintille, o figure simili a ruote infocate, o linee lum inose a zig- zag: a por:o a poco la :;cinlillazione si estende alla linea mediana, di rado ia oltrepassa. Questo fenomeno subbiettivo della vista d'or-dinario è un sintomo precursore dell'accesso epilettico; ma talvolta è un ver·o equivalente epilellico. Si può anche osservare la 1·istrette.=.=a concentrica del C. V. di entrambi gli {)echi. Talora si nola questa ristrettezza. e maggiore pei -colori, prima di cominciare l'attacco; anzi pare che in tale stadio il C. Y. vada sempre più restringendosi, lino a che viene a essere ridotto a un punto solo: allor~\ insorge l'accesso epilettico. In molli soggelli l'aura è appunto data solo da questo graduale restringimento, il quale spesso persiste per qualche tempo dopo l'auacco, e diventa cosi un buon criterio pet distinguere l'epilessia vera dalla: simulata. Allìne a questo fenomeno, mn più rara ad aversi ò la C03Ì detta .anestesia della ·retin<t, che consiste principalmente io una rapida stanchezza degli occhi. Secondo Wilbrand è carat{eristico per questa affezione che all'esame peri metrico la forma del C. Y. varia secondo che si va da destra o da sini-stra. dall'allo o dal basso. Per questi:òisturbi visivi puramente ·funzionali importa notare, che il reperto del fondo dell'occhio .è del tutto negativo, e che le pupille sono perfett.nnente mobili. Infine nell'epilessia si può aYere l'amaurosi doppia ad accessi, e spe~so rapidamente passeggera. Zaniboni (20 ) nel 18!)2 in una memoria sul campo visivo ~n relazione all'isterismo, osserva come il restringimento -concentrico del C. V., prima degli studi della Salpétriere,
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fosse stato ritenuto soltanto sintomo costante dell' at1·ofia ùel1~ papilla, della. ne.uroretinite, talora dell'iperemia della papilla e dell_'edema della st('ssa, del glaucoma cronico semplit~e,. anche quando la papilla non .;i era scavata; ma ch e nessunoaveva rilevato il fatto di tale lesione con reperto oftalmoscopico negativo. E a~Jgiunge: fu da Charcol (21} che venfie· l'idea e l'indirizzo a questo ~tudio, dopo l'accenno fatto da Briquet ad ambliopie isteriche dal lato dell'aoe:;te:;ia; e dette incarico a )l. Landolt di fare o:-senazioni in proposito nelle sale della !<ua clinica. Dopo l'accenno al l'epel'to oftalmosçopico negativo, esso Zaniboni dice che si tratta .dì torbeesclusivamente dinamiche . .!l-icorda l'emiopia verticale eterònima con bordi ine:,:uali e seotomì periferici, trovata uel 1890. da Ottolenghi negli epilettici; e afferma che l'emi"opia verticale eteronima, i reslringimenti a limiti irregola1·i con i ri'entramenti e gli scotomi periferir,i sono stimmate dell'epiles,ia ruqri dell'accesso . È bene osservare come nel '1888 Fin kel stein (22), da. un gran numero di . o~servazioni raccolte nella clinica deHemalattie nervose del pt·of. l\1erzhieievsky, fu indotto a ritenere che il C. V. subisce una note,·ole diminuzione coneentri~a al momento dell'accesso di epilessia, is[erìsmo, delirium tremens, nella neurastenia, e durante il pertodo· menstruale normale. Nell'epilessia la diminuzione del C. L comincia, a suo dire, immediatamente prima dell' accesso~ nello stesso tempo che si fa ~entire la sensnzione precorritrice di vertigine. di cefalea, ecc. È nullameoo subito dopo ) 'accesso che il restringimento si fa più accentuato. N e~ giomo seguente all'accesso il C. V. ha sempre ricuperato la sua normale estensione, nè mai notò la persistenza del restringimenlo oltre le 24 ore dopo l'attacco. Quanto al C. V. cromatico vide che subisce diverse modificazioni anormali,.
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e che la diminuzione di esso è. sensibile specialmente pel' il verde, meno per il giallo e il rosso, meno ancora per l'azzurro . f: so1·to giustamente il sospetlo che i di sturbi di refrazione ottica negli epilettici potessero favorire la determinazione dell'accesso; ma recentemente ~lartin (23) ha trovato che l'a=>ligmatismo e l' ipermelropia non si possono considerare l'Ome frequenti fatto ri di epilessia, e che il morbo non si mo· difica con l'uso ùi lenti correttrici sia dell'astigmatismo. che dell' ipermetropia. Steven invece pare che sia riuscito a qualcherisultalo, ed llernu, correggendo il vizio di refrazione in un giovane epilettico, ha\ i:.to scompari•·e gli accessi, sicchè dopo sei mesi di prova lo ritiene guarito. ~tarli o i5tesso cl'ede opportuno, di fronte ad un epilettico, di pensare allo stato oculare del paziente. ::\fa. vi ha di più: di questi giorni il tlottor Dodd (2i-) ha letto alla società oculistica di Londr·a un importante lavoro sullo stato della vista e della -risione negli epilettici. riferendo di aver trovato ipermetropia semplice nel 28 °/o •legli epilettici e astigmatismo nel 26 °/0 • Agli epilettici esaminati fece portare Lenti appropriale, e ~u ;jJ! infermi, 13 non ebbero più accessi in un periodo tra i .i- mesi e l'anno, 3 rimasero allo statu qtto, 36 migliomrono. L'autore qltiodi crede che tali err-ori di refrazione possano produrre !' epilessi~, guar·ibi le perciò con la correzione di essi . Ghilarducci ('2i)) in uo recente studio sull'isterismo dice che emianestesia sensitivo- sensoriale e rest•·ingimento concentrico del C. V. possono essere fenom eni transitori dell'epile$sia. Riferisce l'opinione di Parinaud, il quale sostiene che il restringimento del C. V. segue l'accesso epilettico, e raramente lo precede come aura, nè è permanente. Riporta anche l'opinione di D' Abundo sull'ir·regohmtit del contorno.
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nel C. \. degli epilettiri. Cita Feré e fh·jerine per sostenere che vi è un'emiane:>tesia sensitivo-~ensorialc epilettica ùillìcile a ùistmguere da quella che accompa:;oa l'i·'lerrsmo. Iuline a mmelle che agli attacchi eprlellici po:.~.mo seguire paralisi. Prezio~i risultano i dati statistici raccolti crrca le alterazioni \isive de_~!li epilettici. Cust dalle inda~ini che Bono (H) fece nella clinica dt'l prof. Mor;;elli sui pazzi, sui normali e sui delinquenti, ri:-ultò che di 3 daltonici tro,·ati, ~erano epilellici di antira data. Cividelli e Amati (~6 } rimennero il -\..~ o .. di daltonici ne!.!lt epilettici uomini. e il :S L i~ o o nei le donne. Agostini (9) trovò 10vece una media di 16. 66% daltonici snz:li epilettici m 14enere da lui os:;enaLi. È abb1staoza frequente ne~li ep1lettici l'aur.r >isira. Cu-.i la statistica di Govvers (zi), fatta._ su ;)05 epilettici. da il l G • • con aura vt:;h a. E nella easUt:.lica raccolta sulle turLe visive degli epiletti~i s'incontrano dei rasi veramente ~in--~~~--~.a~~~~~~~-~ ·~~ golari. Andrai 1~8) riporta la notizia di un epilettico, cni la Yista di un ogi!elto J'(l.;so bastara per richiamare l'accesso. \ oi;;in (29) cita il caso di un giovnue epileuico, il quale. durante qualcbe minuto o più prima del! accesso, "redera di essere circondato da fiamme. ed una Yolla per evitarle si prec•pitò da una Goe~lra. Lo stesso aut•1re rnccoma di una j.rÌo,·in~tw epileiLica, che prima dell'attacco oltre a udire \llt'i che k dicevano molli spiace\'oli, vede' a delle facce eh n le facevano ;;morlie. • 'ilioli C~) r·iferisce di un epilt:ttico. il quale prima di ozni at·ce~~o vede>a una vecchia vestita di rosso. Questa {(li ~i acco,.,tava armata di un bastone. che alzava suJla. testa di
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lui in atto di pet·cuotere. Quando gli pareva di sentire i primi colpi di bastone, cominciava l'accesso. Due casi consimili furono osservati da Hammood (;z9). Jackson (29) narra di un epilettico, il quale prima dell'accesso vedeva Lotti ~li o)!gellì collirati in hleu. - ~Ilo stesso autore si devono importanti osservazioni sull'acromatopsia come segno precursore dell'accesso; c secondo lui il rosso sarebbe generalmente il colore che apparisce il primo, ed è quello elle predomina in quest& all ncina.zioui . .Ha più singolare. e molto simile al nostro, è il caso illus~rato da llasucci (19), e che gioYa riassumere. - G. L di 20 anni, timoniere nella R. mal"i na, figlio di madre epilettica, veniva colpito improvvisamente da nn malessere generale, con abbagliamento della vista, scotom.i ~cintillanti dan oti agli occhi, capogiro e vertigine, per cui era costretto a sedersi ò ad a ppo~giarsi a qualche parte per non cadere a terra. Tutto ~ciò finiva dopo 3 o 4 minuti , senza lasciare po:.lumi di sorta. Tale disturbo si ripete;a o~ni 5-6 giorni. ln seguito, rinnovandosi gli attacchi, divennero più cospicui i disturbi della visione, giacché alla vertigine si accoppiò da prima l'annebbiamento, e poi la perdita completa della vista. Non vi era mai perdita totale della coscienza, e riofermo comprendeva perfettamente che in quel momento ern divenuto cieco. Essendo stato soggetlo a copiose rioorragie, -che durarono circa .j mesi , le manifestoziooi epilettiche assun:;ero on carattere piu spiccato. e divennero tan to fre· quenti, da av~r· i a01:he più allae<~hi conmlsivi al giorno. In tali acces:;t si· n.otava perdita della coscienza, convulsioni lonico-doniche. tentatin di mordere gli assistenti, un po' di $Chi uma alla bocca, le~giere convulsioni cloniche nei muscol i della faccia. Uopo 3-~ minuti la coscien~a ritorna,'a interamente. All'accesso se~u.ivano due fenomeni importanti;
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cecità, contr·attore agli arti. A volte la perdita della coscienza avveniva un po' dopo l'attacco: l'infermo avveniva prima scoto.Qli scintillanti innanzi agli oc.chi, poi vedeva girare le cose e le persone intorno a sè, ed a ciò ser!uiva a poco a poco l'offuscamento. e infine si determinava la perdita della coscienza.
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Ed ora veniamo al caso clinico che ba motivato la rnccolta delle note esposte. II marinaio Car. Riz. il 14- luglio del ·1893 entrò all'ospedale dipartimentale della Spezia, in osservazione per tunbliopia bilaterale. · Trovandosi esso Riz. imbarcato olia R. nave Amerigo Ve.~ucci, neHe ore antimeridiane di uno àe~li ultimi giorni di giugno, fu trovato dall'aiutante di bordo sdraiato sopra un mucchio di tìeno a pr.ua in batteria, in uno stato comatoso. Trasportato a br-accia in coperta, e visitato dal 1o medico di bordo, dott. Donato De Vita, q nest~ lò t·iconohbe in preda a con...-ulsioni generali, che si protrasser(} circa un venti minuti, e si ripeterono ben 4- volle in un'ora e mezza, con brevi intervalli di sosta . Gli attacchi si pl'esentavano con contrazioni prevalentemente clonicbe, interrotte di tratto in tr·atto per pochi secondi da conlrazjoni tonicbe. Le .;ca riche motrici , diffuse a tutli i muscoli del corpo,. avevano una prevalente intensita ne~li arfi, nel collo e nella nuca tanto che a fatica quattro compagni riuscivano a immobilizzare l'infermo, sicchò con una robusta fascia si dovetteimproHisare una camicia di forza, per evitargli traumi pericolosi nel trasportarlo in batteria all'ospedale di ·bordo. Durante gli attacchi l'infermo era in preda ad eccitazione-
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maniaca: urlava, si contorceva, si rotolava sul ponte della nave, stralunava ~li occhi, digrignava i denti. La respirazione era ansante, freqnente, superficiale, interrotta dai tanto in tanto da qualche atto respiratorio profondo. Polso pieno e frequente. Abolita perfettamente la co;;cienza e la sensibil •tà, tanto che si poteva pizzicarlo, pungerlo, sfiorargli col polpastl'ello la con~iuntiva palpebrale e bulbare, senza ottenere alcuna reazione. L'assenza della coscienza e della ~ e nsibilità perdurava anche negli stati comatosi intercorrenti, durante i quali si notavano leggieri fenomeni di aLetosi nelle dita di entrambe le mani. Dopo 2 ore circa i fenomeni d'irritazione motrice si dileguarono. Ad un breve periodo comatoso subentrò un sonno calmo di parecchie ore, dopo il .quale l'ammalato rimase in sopore, e, insieme a feggere scariche motrici nei museol i della masticazione e de~ li occhi, presentò movimenti atetosici e vaniloquio. !Xel giorno !:nC· cessivo questi stati di sopore ~i re~ero più brevi e meno frequenti. L'ammalato riprese coscienza senza però :;erbare r·icordo di ciò che era occorso durante le convulsiom. Avvertiva indolenzimento generale, cefalea, senso di formicolio al cuoio capelluto. Perdurò l'assenza di sensibilità, e un senso di solletico alle regioni plantal'i. lntanto si manifestò discret:t wfosì e completa amau?·osi, tanto che l'inf.ermo non distingueva che confusameote nna lampadina elettrica. Di tanto in tanto riapparivano i soliti fenomeni d'irritazione motrrce, con leggieri eccitarl)enti maniaci, in r·apporto a delrri sen~oriali di caraLterè incostante, che variavano facilmente dal delirio di persecuzione, alla mania allegra e chiassona. Si aggiunse un'ipereccitabilità psichica, per cnt bastaYa la vista di un suo compaesano per farlo ~mmuo vere e piangere. Le funzioni della vita vegetativa si com· pivano abbastanza bene. {Dal rapporto del nominato uJlìciale sanitario imbarcato sulla R. nave indicata}.
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Per gli espo,Sti disturbi l'infermo venne sbarcato a (-;ibilterr.a, nel cui porto troravasi ancorato l'Amerigo J'e~p11,cci. e fatto ricoverare nel ColoniaL Hospital della cillà, in allesa di un postale per rimpatriare; e infaui dopo tre giorni Riz. parti per . l'Italia. Giuuto alla Spezia, venne Mcolto nelrospedale dipartimentale.
Anamnesi.
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11 padre di R iz. era vectlitore ambulante di pesce a Pa(enno, ed ll\'eva carallere i rase i bile: morì a 40 anni circa, dopo lunga malntLia complicata da vomito o~tinato (neoplasma dello stomaco?). .\ l :2 anni 1\iz. pali un trauma al petto, che lo spaventò gravemente, che gli produsse fr:utura dello ster·no nella sua appendice ensiforme : f!l per ~1ualche tempo ohbli~ato a portare un btlSto ortopadico. Cinque anni fa, mentre un giorno lavor·ava nei magazzini del gas a Palermo, allo svegliarsi dall'ora di ripos0c, con<;e;;:;<t agli operai. fu colto da un accesso di delirio, e co-mindò a co1·rere con una bandieruolll. in mano, formata da un:1 pezznola legnta in cima ad un'asta; e gridando, minacciava i compagni di lavoro. Da t[uell'epoca. sebu~ne ordio:lriamente calmo, cominciò ad essere soggetto ad acce:;si -epilettici> seguiti da eccitamento, con pericolo proprio e degfi .astanti, tanto che in famiglia gli misero nome il pa;;:.o. Prima di venire in servizio faceva l'asfaltista (spaqzilore di asfalto sui lastrici), e poi entrò come fuochista nel p-er·so· nalt! lavorante del gasometro di .Palermo. Sul J'e.spucci era addetto in qualità. di sguattero alla mensa dei sottufficiali mac~hicisti. In servizio :::erbò buona condoua.
1 01:-.Tl'RBI riSI\'J DEGI.I E;PILETTICI
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Esame generale. Giovine di 22 anni, di costituzione scheletrica robusta. nutrizione huona, rolorito hruno, cranio mcsaticefalo, capelli ricri di colore castagno-o5curo e aiiJuanto sfolli sulle tempie, fronte spazwsa e sfug-~ente con arcate orbitarte prominenti. zi~omt protnhernnti. m ;;,•ella inferiore manifestamente ,!raode. orecchie :-.t>$sili. ~c··ht posti ad un medesimo ln·ello. Sulla re;,!ione ìnterna della gamba destra, una piccola cicatrice. postumo di trauma patito nell'infanzia: :'lilla regiont> Jles~oria dell'antihraccio de:.tru. un tatuaggio . rtJico (testa rli guerriero con elmo).
Craniometria. 18.{. Diametro antero-posteriore massimo mm. )) Diametro trasversale. H-5 Ind ice cefalico 78 . o Circonfe1·enza orizwntale mm. 54-ì ) 2HO Semirurva a.nleriore: » Semicnna posteriore -~···>l )) S~>micun·a destra. ~l• ~ Semicurra io i~tra 170 )) 3W Cun·a loo~·tudinale . )) Curva trasversale :300 118i Capadtit cranit'a (somma delle 3 cut'Te). )) ,. l l:; Dinmetro bifrootale minimo ) ·Allezzn della fronte 65 cy~-
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l DISTURBI VISIVI DEGLI EPILETTICI
Prosopometria.
Altezza totale del ni:o . Diametr·o bizigomatico Indice del viso .
mm.
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1 16
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Misure antropometriche .
Statura m. ~ 6.Vj, Grande ape1·tura delle braccia. » IJ n Circonferenza toracica cm. 90 Linea iu~ulo-xifoide » 21 Linea xifo· ornbellic:lle » 15 Linea omhellicn-pubica . • t5 Linea bi iliaca. 39 Lunghezza dell'arto superiore. » ii Lun%-!hezza dell'arto inferiore . » l 00 Pe ~o del corpo . cbil. 60 700 Collo proporzionato Torace deforme anteriormente: l'appendice ensiforme dello sterno gibbosa, mentre il corpo di esso era avvallato. Respirazione costo-addominale wn 32 aLLi al minuto. Circola:ionr. -Toni cardiaci neui: 100 polsi ritmici. Appc.rt'cchio digerent.t. - Lingua umida e tersa, veoLre trattabile, alvo libero . . lppart'cchio ttro-genitale. -Pene e testicoli bene sviluppati. )l iuo regol:.lt'e. lirina fisiologica. >)
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I J)TSTtllllll VISIVI DEGLI K'PILETTlC(
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Fegato non spoqrente dal bordo costale, nè dolente. Area. splenica nei limiti propri. Fenonteni t~a.somotorii. - Linee iparemiche Jel Trousseau pronte sul petto e sull'addome. Ternwgene.si. - ~ledie di 28 osservazioni praticate sotto te ascelle. ~lattina: ascella destra 36. 3, sinistra :~6. 5. Sera: ascella destra 37. '1, sinistra 36. 9.
Sensibilità.
Tattile. - La distanza minima, cui erano avvertite le due punte dell'estesiometro è data per le varia ragioni dai numeri segnati nelle fig. I e II. 1opografica. - Designava bene lotti i punti del corpo nei quali lo si toccava. Barica. - Distingueva i differenti pesi formati da piccole pile di pezzi da 10 centesimi. JJolorifica. - Analgesia cutanea ne!!'li arti superiori com· prese le mani, negli arti ioferi9ri escltlsi i piedi, su tutto il cuoio capelluto,- sulla fronte meno un settore centrale con l'apice sulla glabella, sulle regioni orbitarie comprese le palpebre, sulle regioni zigomatiche e temporali, sulla lingua nelle due fncce, su tutta la mucos:1 orale meno l'ogola e il fondo del faringe, sulla mucosa congiunt1rale delle palpebre e del bulbo. (Vedi fig. III e IV, nelle quali le regioni cutanee analgesiche sono segnate a tratti oscuri). Termica. - Avvertiva subito e giustamente la differenza tra un bicchiere pieno di acqua fredda e nno pieno di acqua calda, che a vicenda si ponevano a contallo con le varie parti del corpo.
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l lllSIURlll VISJVf DEGLI El'ILEl'T1Ct
l'i~ta. - Contegno da cieco. e 'i avvicinava prontamente un dito agli occhi che tenera aperti, egli resta ~a immobile, senza battere nè chiudere le palpebre. Pupille dilatale, ma centrali, rotonde, simmetriche, pronte sempre a reag1re allo stimolo della luce. La pressione dei bulbi non su$citava fo"feni. All'esame oftalmo~copico 11 fondo oculare apparve normale in entrambi gli ot:chi, e le papille ottiche regolari. Ldito. - Leggi era wfo.~i. Bisognava parlare a voce un po' alta per farsi intendt-re. Olfatto. - :'\on semLrò alterato. Avvertiva l'odore ammoniacale. Gu~to. - Hesignara 11 sapore salaw come più dolce delr fllll arri. S. dsce1·ale. - :Xon si è mai lamentato di dolori in alcua viscere. Sms~L--ioni .~ubbit•ttive abnormi. - Diceva che prima di cominciare l'acce::-so convulsivo, an·erte un senso di fo rmicolin all'occipite.
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Motilità. .
\ causa della cecità l'int:esso era inçerto. Camminna aiutandosi con un h,i!Slone. e a,·eva tendenza a cun-ar--i in avanti. Eseguiva bene i movimenti della marcia comandata. 21locilitd rìfle.ssa. - Pronti i rillessi addominale e cremasiPtico. vivace il patell,tre. · Dinamometri11. - Alla pressione i6 chilogrammi con la mano destra c 33 con la sinistra. Però non mancinism() funzionale.
I DISTURBI VISIVI DBGU EPILEmCI
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Funzioni psichiche. Fenom.eni psicosensoriali. - Non pronta la perce~ione; ma va tenulo cont~ della sua posizione sociale e della poca istruzione. Durante l'accesso va so~getto a disturbi senso· riali, sia come illusioni, sia come allucinazioni. Idea;:ione. - Usualmente il corso delle idee non presentò disturbi ri\evao Li, ma solo un certo torpore. L 'i mmagi • nazione era viva. La memoria non tenace: non ricordava alcune daLe, che par dovevano essergli rimaste impresse nella mente. Prestava bene allenzione. Se-ntimenti. - Carattere allegro, sempre di buonumore, schenava volentieri con i compagni del reparto. Parlava con affetto de' suoi, ai quali non mancava di far scrivere le sue nuove . . T"oli;;ione e i.~tinto. - Rispettoso, ma testardo. Laboriow: imparò a fare il massaggio che ha praticato su qualche jnfermo del reparto. Soc.ievole. Coraggioso. Negli accessj parve diventasse impulsivo . Del resto sempre "ivace, ma tranquillo. Coscien;:a. - Pienamente compos sui; ma negli accessi convulsivi perdeva la coscienza, e interrogato insisteolemeofe sulle stranezze commesse, non seppe darne spiegazioue, nulla ricordando in proposjto. Litlgttaggio e sr,rittura. - Non difdtti di pronunzia, parola spedita con voce alta. apeva scrivere soltanto i n~ meri ~on sapeva leggere. Pisonomia t m.imica. - Ft~ccia senza espressione per l'incertezza dello sguardo. Quan•io parlava gestiva molto.
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l DlSl'UB.DI VISIVI DE~LI EPIU:TTlCl
Sonno e SO[tni. - Dormiva bene. Sognava qualche -volta, ma non serbava ricordo dei sogni cbe fc1ceva. L'esame ofralmoscopico negativo ei:cludeva i morbi oculari per spiegare la cecitit di Riz., e la persistenza del riflesso pupillare allontanava l'idea ùi qualsiasi lesione ai gangli ottici encefalici, perchè fimpegno di essi è se~uito da immobilità della pupilla allo stimolo luminoso (Basevi, 30); mentre se la lesione e dietro i tubercol i quadrigemini, l'arco riflesso, andando dalla retina all'iride, rimane intatto, e la renzione pupillare è conservata {Leyden, 31). Intrapresa l'applicazione della corrente continua, si notò subito la differente intensità necessaria per eccitare l'uno 0 l'altro bulbo oculare, e per l'occhio destro la corTenle doveva essere più forte. Dopo qualche seduta si cercò di persuadere l'infermo come la visione cominciasse a ripristinarsi, ed egli infatti convenne che con l'occhio sinistro glì pareva di discernere la fiamma del fanale a gas elte illuminava il reparto, che anzi la luce del soJe gli recava molestja nello stesso occbio. Lo si provvide di occhiali da sole. Cons~cutivamente avendo forzato l'infermo ad esercizi di ~crilttll'a, si ehbe agio di osservare, come continuando a dettargli i numeri o !e aste da scrivere, egli verso l'orlo del foglio andasse sèmpre rel;tringendo la spazio fra i segni, riuscisse a inct·ociare le aste lra lol'o, e spesso in forma di croce esatta, congmngesse bene i tratti del .t- scritto in più tempi. (Vedi figure da V a Vlfl). C.onvrnto lo stesso Ln(ermo della tornata visione all'occhio sinistro, se ne esaminò il C. V., ~ risultò risll·euo per ìt bianco, ma non per i colori iondamentali Tosso, bleù e verde. Saggiata la percezione per gli altri colori., si mostrò ritornata. ValotaLa l'acutezza visiva con la scala metrica di De Wecl.er, risultò ridolla ad '/,. Tuuo questo per l'occhio
I DISTURBI VISlfl DBGU EPIL'ETTfCI
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-5ioistro, e intanto si continuava la cura elettrica, <l!ìsicu.-rando l'infermo che anche all'occhio destro sarebbe ritornata la vista. Esperimenti da sorpresa con la camera catottrica di Flees, ~on lo stereoscopio e con il prisma di Griife convalidarano la previsione, sicchè l'infermo si deci~e a vedere anche con rocchio destro, del quale si potè misurare l'ampiezza del .visus e l'acote.zza: quella risultò ristretta per il bianco, questa diminuita alla s<:ala indicata. Riz. ha poi coofe;;sato che il ritorno delht visione è av-venuto nel modo seguente: per l'occhio sinistro prima nel ,segmento temporale e poi io quello nasale, per l'occhio de· -stro prima nel segmento nasale e poi in quello Lemporale. Quando riformato Riz. lasciò l'ospedale era io queste .condizioni : lieve restringimeuto concentrico del c. V. per ~l bianco solo nell'occhio de.stro. Acutezza visiva normale in entrambi gli occhi. Percezione dei colori regolare. Persistenza dell'analgesin cutanea. La concomitanza di dislurbi nella sensibilità (analgesia), e la precedenza di a~ertati accessi convulsivi esclusero la -simolnzione nell'ambliopia presentata da Riz., anzi la convalidaa·ono quale stirnmata di una nevrosi, essendo mancato -'>gni reperto oftalmos.copico allo a spiegarla, ed essendosi poi dileguata con l'applicazione della coJTente continua. Non mancammo di ricerrare se per avventura l'infermo .avesse zone isterogene; ma ooo fu dato trovarne. mentre -si sa essere tali zone frequenti nell'i~terismo maschile. nel ·quale è ovvio riscontrarsi la ipersensibililà dei testicoli, la ~ui pressione pnò modificare l'accesso: di ' '' casi d'iste~ismo maschile raccol~i da Sgobbo (32j nel nostro esercito, u presentavano iperalgesia tesl~olare. Frustranei riuscirono in Riz. i Lenlativi d'ipnotismo.
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l DISTt;l\81 rtSlfl Di GLI EPJLEITICI
Con ogni probabilità l'ambliopia del Riz. dovette solamente breve tempo dopo l'ultimo accesso convulsivo la produ$se. e ben presto st dovettero stalnlire nella Yi,,ione le condizioni confessale da lui in ultimo, cioè abolizione parziale della 'risla e propriamente nel segmento temporale dell'occhio deslro, e nel segmento nasale dell'occhio sinistro. emianopsia laterale destra. ammettendo. la semidecussazione dei nerri ottici, come ora generalmente si ritiene Del :\lonte l:l:J). Schmidt-Rimpler (3i). Da ricerche istituite :sopra individui alTetLi da nevrosi il dott. Schiele di Berne (35) ave,·a riconosciuto lìn dal tHIJ6, che i fenomeni, compresi solto il nome di rilioimento o di irritabilità anormale della relina, devono es~re conslntu..•• come una manifestazione della fatica della corteccia dei lobi occipitali, e possono esser·e osservati in tutti i casi incl nella rubrica d'anestesia e iperesle~ia della retina, nelle alterazioni puramente funzionali (isteria, ipocondria1 nevrastenia). quanto nellt> lesioni organiche dei centri 'osi, nelle alterazioni psichiche transiLorie, e anche indiYidoi saoi. E nel seguente '87 ~othnagel (36) potè affermare essere incontestabile che le lesit•Di della corteccia cerebrale sono in relazione còn i turbamenti della vista (emianop~ia, Ct'ciaà intelltctuak, allucina::ioni delia vista, dalloni-;mo isolato o 11:<sociato a cecilà intellettuale); non essere nssodato eh& una lesione unilaterale possa produrre alterazioni morbos& unicamente nelfocchio del lato opposto; doversi le indieat& alterazioni connettere esclosi,-amente a lesion1 del lobo oecipitale, nè a tulla la superlìc1e di ~sso, ma più propria· meme a quella del ctmws e della J• circonvolu::ione occi. pitttle. e dipendere dalla di,·ersa profondità della lesione il prodursi;ora l'emianopsia, ora la cecità intellettuale.
I DISTURBI VISIVI OEGLJ EPILBITICl
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Le n•een•i osserYazioni di l'an ·ier (~7) sull'ambliopia isterica hanno verificato che tale affezione nelle sue differenti manifestazioni, monoculnre o binoculare. sempre più proounz1ata dalla parte dell'emianestesia, ~ car;tlterizzata dai seguenti sintomi: 1° diminuzione dell'acutezza visiva per ;.:li ogt(elti a distanza, e sun conservazione per gli oggetti vicini. - 2° Discromatopsia gent>rantesi per In più sol violetto e sul verde, sul ro~so e sol bleù, restando per~epito l'ultimo colore. - 3' Poliopia monocalare con l'ap· pnrizione d'immagine supplementare mediante l'interposisizione di no vetro colorato. - ~o Restringi mento del C. Y. Co' isterica esaminata dal prof. Grocco (38) presentava .con l'emianopsia anche eminnestesia. fn nn caso di nmhliopia i~terica con restringimento del C. Y. il dott. Feluichoine di Saratow (39) trovò notevole diminuzione della sensibilità cutanea in tolta la metà destra del corpo. ro un ~aso di Galvagni (.t.O) con la ristrettezza del C. V. e la discromatopsia vi era emianeHesia nella metà sinistra dd corpo. zone istero~ene nella rej:!ione superiore del braccio. indebolimento dei seusi specifici nel Ialo sinistro. Galesowski (i- t ) afferma che la diminuzione del C. T. negli i~terici è più per i colori! anzi ritiene l'acromalopsia t·etinica tutta propria dell' isterismo. Franld- flochwart e Topslanski (4'2). nella seduta del 35 novembre 4892 della società imperiale e reale di medicina in Yieona. riferirono -che oell'isterimo le alterazioni della sfera visi>a si accompagnano alle modificazioni della sensibilità. e si espi icano, ~n spiccato parallelismo, sulla percezione della luce e su quella dei -colori. E se Charcot (.{.3) designa i disturbi visivi eome più propri dell'isterismo muliebre, io quello maschile trovò sempre l'anestesia del faringe. ed assicura che nell'uomo non è raro ,·eddt·e il testicolo, specialmente ~e è
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l DISTURBI VlSIVI DEGI,.L EPILETTICI
sede -di anomalie di posizione o di sviluppo, rappresentarela parte di zona isterogena, o anche il prepu..zio, dove J;t sensibilità è squisita (!4). In molti casi esso Cftarco_ttrovòacromatopsia jial Ialo an estesi co, ali uci nazioni ipnogogiche,, e con frequenza l'arco di cerchio e le attittulini pa.s:sìo-nali (45). E se tutto questo per l'isterismo, è da notare da altr"' parte come l'ottusità sensoria in massa sia frequente · negli< epilettici. Anzi Tonni ni (4) crede eh~ nessuno pari aH' epilettico possa dirsi ouuso nella sensibilità, neppure l'isterica, la quale porta nella somma doHe cifre il cou1p.enso deHeiperestesie sulle emianestesie, mentre neH'epilettico prevale· sempre l'ottusità. li nòn essersi accompagnata aU'emianopsia anche la discromatopsia, J' essersi limitato esclusivamente al bianC"b i• restr·in·gimento del C, Y., l'essersi circoscritta l'anesfesia quasi solo all'analgesia;_rispettando l'ugola, e più specialmente il faringe (sede prediletta· di prezios.a stimmata isterica), spiega in Riz. l'assenza di zone isterogene, sap-en-· do3i come nell'ister:ismo le turbe vi:;ive alterino ~tnche )a. pereflzione dei colori, e i disturbi sensitivi sieno pi'ù completi invadendo anche le altr_-e sensibilità (tattile. topo gr-anca,. barica, termica), 'Quindi nell'acce~so convulsivo di-Ri:t. non l'arco di cerchio caratteristico d~gli isterici e degli isteroepilettici, non "''e .attitudini passionali, non le allucìna-zion~ . rpnogogìche. Oggi poi è risaputo che gli accessi di rabbia senza motivo, le scappaLe :insensate, e altre a4ioni col.pevoli sonoesplos-ioni puramente epilettiche; e, quando seguite -d~ . a~nesia del fatto occorso, depongonl) per tino st.alo di sonnambttlismo epilettico, come recentemente ba opin,ato Jfobius (46).
I DISTURBI VISIVI DEGLI EPILETTICI
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.\lentre Tonni o i (4' , come già nolammo, Yorrebbe attirare l'isterismo nell'orbita dell'epilessia, ~Jobius, pur ammettendo in rari casi la cCiesistenza delle due infermità, ne nega la fusione, e dice: « il vocabolo istero-epiles~ia « è un'espressione per l'i~terismo grave che più non do« vrebbe usarsi >> (pag. 176). Il giudizio diagno;;tico dunque non potè lasciarsi ll'ascinare rla parvenze d'isterismo non resistenti alla critica, e bisognò riconoscere in Riz. un epilettico senso-motorio. Tale lo designarono gli accessi inconscienti e automaticamente impulsivi, i caratteri di degenerazione raccolti nei ripetuti esami, le Lurbe visive acustiche sofferte, la persistente analgesia, la qoale trovò forse terreno reso propizio da delinquenza atavica (padre irascibile). Lo studio delle localizzazioni cerebrali, confortato oggi anche dal controllo della clinica, ha assegnato ai lobi occipitali il centro della vista (sfera visiva di llfunk): si ammette anche che a tali lobi pervengono direttamente fibre di senso del fascio esterno del peduncolo ; sicchè nelle fattjspecie non è improbabile supporre, che la zona epiletLogena si trovi nella corteccia di essi lobi occipitali, ove risiederebbero, secondo la brillante espressione di Jackson, le cellule torpedini, pronte ad esplodere il loro fulminato tìsiologico. Spezia, marzo t 894.
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t DISTURBI VJSl\1 DEGLI EI'ILBTT!Cl
ELENCO DELLE OPERE CITATE (1) ARcTI!lO DI CAPPADOCIA. - Delle cause, de' segni e della cura delle malattie acute e croniche.- Libri otto. 'VOlgar tz-
zati da F rancesco Puccinotti. Napoli, 18~. pag. 381. (2) F. VtZIOLI. Epiles.~ia. Nell'Enciclopedia medica
italiana. (3) AooL.Fo STHÙl1PELt.. - T rattato di patolouia speciale medica e terapia. - Terz:a edizione italiana sulla quarta te-
desca. - Yallardi. (4) Stt.VJO TO:oiNil'ii.- Le Epilessie in rapporto alla tlegen~rtuione, Torino, 11191.
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l DISTtRBl YISIVI DEGLI BPILETTICL
1381
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p.~ia corticale.
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DTSTURBl YISLVI DEGLI EPILETTICI
(31} E. LEYoEr;. - Ueber die hemiopische Pupillenreation. Wernick's. - Hayem: Reoue des sciences ntédicales, 1:891, volume XL. (32) FRANCESCO S(iOBBO. -L'isterismo nell'uomo e l'isterismo nell'esercito. - Giornale medico del R. esercito e del.lct R. marina, 1.887. (33) DE.L MoNTE.- Emiopia.- Nell'enciclopedia medica ua.. liana, 1884-. (34) ERMANNO S.c HMlDT-R}MPLER. -Manuale di oeuUsticct è d'ojtalmoscopia, Milano, 1888. (35) A. ScHIELE. - Delle manifestazioni assoéiale nel dominio del campo visivo omonimo. Giornale medico del. R. esercito e della R. marina, 1887. (36) NoniNAGEL. - Localizzazione del senso della vista. - Idem., 1888. (37) P. PANSIER. - Les manifestations oeulair~s de l'hysterie. - Oeil histerique. - Annali dì ottalmoloyia, 1S~. (38) GRocco. - Sull'emianopsia isterica. - Il Morgagni,.
189!. (39) Ft::LUTCHUINe DI SARATOW. - Un caso di suceesso ottenuto nell'ambliopia isterica con la metalloterapia. .- Giornale medico del R. esercito e della R . marina, 1887. (40) L. PELLEGRiNI. - Casistica clinica del 1JrOf. Galvagni (Modena). - Isteria· maschile. - Gazzetta degli ospedali, ·1892. '(41) GA.LEZOWSKI. - A::romatopsia retinica. - Idem. (42) FRANKL-Hoc'awART e ToPSLANSKJ. -Rappo-rti tra le affezioni nervose .g la funzione visiva. - Idem. (43) CRARCOT. - Lez.i one del 26 gennaio 1891, raccolta da P. G. Pierraccini.- ldem. (4i) CaARCOT • .!... De l:hustérie chez les jeunes rJarçons~ - Oeuvres complétes. Tom. III, Paris, 1890. (45) CHARCOT. - A propos de sia: eas çl'hystérie che: l'homme. - I de m. (46) P. J. Mosms. -Compendio di nearopatologla. - To-
rino, 1894.
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EBNIA INGUINALE CONGENITA OPERATA
COL METODO BASSINI, SEGUITA DA INFLUENZA GUARIGIONE
Per il dottore G. Gu e ....a, medico capò dl t• classe nella. Regia Marina
Russo Giovanni, guardia di finanza, ricoverò all'ospedale il ~o marzo u. s. per farsi operare di ernia inguinale che egli aveva cominciato ad avvertire a poco a poco circa tJuattro anni addietro. Sul principio gli era stato consigliato l' uso del cinto, mediante il quale aveva potuto per parecchio tempo disimpegnare regolarmente il suo servizio ; però in seguito l'ernia essendo diventata più voluminosa, il cinto cominciava ad essergli piuLLo:>to d'impaccio, ed 1 disturbi funzionali eransi anche notevolmente nccentuali, per modo che fra non molto sarebbe stato inevitabile il di lui licenziamento dal cot·po. Fu per evitare ciò che egli si decise a sottoporsi alla cura radicale della maiaLI ia. Dietro accurato e ripetuto esame dell'individuo, ci accertammo che si trattava di ernia inguinale dtstra, obliqua -esterna, congenita, allo stato di o~cheocele; quella cioè che
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BR~IA INGUINALE CONGE~ITA BCC.
il Bassi ni denomina ernia congenita testicolare; c poichè non esistevano controindieazioni, stalJilimmo d1 protiearne l 'operazione, dando la preferenza al metodo del sunoominato professore. Preparato adnnque l'infermo, il giorno 8 dello mese, previa rigorosa aoti"ep"i e profonda cloronarcosi. collo aiuto dei miei as,.istenti, procedetti all'allo operativo che. senza alcuno incidente, salvo le maggiori diflìcollà incontrate per essere l'ernia priva di sacco proprio. per r isolamento del cordone, pèr la sutura della vaginale al Lesticolo, ecc .. fn condotto a termine in un'ora e •enti minuti. Tralascio qui di rifeme i parlicolari della tecnica operaL(}r·a, e·sendo ormai cosa ben nota a tolli i chirurgi: credo anzi opportuno di dichiarare che il motivo il quale mi ha indotto a pubblicare tale operazione sta unicamente nel fatto di essersi verificata io seguito una complicazione del tutto indipendente dalla operazione stessa, la quale, mentre na ba messo in erio pericolo l'esito fHorevole, ha :;enilCL d'alt1-a par·te, a dimostrare semprepi1ì la bontà del geniale metodo trovato dall'illustre clinico operatore di Padova. Castellammare era io quell'epoca funestala da una grave epidemia d'influenza, e, sventilratamente, parecchi cal>i et-ansene verificati anche tra i militari qui di guarnigione. alcuni dei quali trovavansi nll' ospedale. Il Russo fin dal gwroo, in cui venne accolto, era stato isolato dagli alt<i. e collocato in una camera separata, insieme ad un marinaro affetto da adenite io via di risoluzione. cbe doveva fra poco tempo lasciare l'ospedale. Era rimasto quivi sino al giuroo delroperazione, e, praticata questa, era stato messo S<llo in altn camera. Malgrado siifatte precauzioni, la mal a ,·entura vol!e che, verso h sera del giorno 9, e cioè in seconda giornata, il
ER:iiA L.'iGUl:\.\LE CO.NliE'ilTA ECC.
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Russo fu colpito anche lui da influenza, manifestantesi con leggi era piress•a , nevralgia frl)nto · parietale. le~~iero catarro dei grossi bronchi, e tosse con scarso espettorato mucoso~ Preoccupato per tali fatti sopra~gionli, ma più specialmente per In tosse, mi affreuai a somministrare qualche calmante, allo scopo di attenuare i colpi di tosse, che sin dal principio "i mostravano alquanto intensi. ed arreC3v:~no non poca molestia all'infermo; e, non occorre <ii rio. mi facevano temere seriamente per· la sutura addomi n:~le clre, come IHt accennato, era stata prati.;at:t appena trentasei ore prima. [l calmante non produsse alcun eiTetto; anzi la tos:;e diventò più v10leota nel giorno successivo; percui fui ohbli gato a dare più forti dosi di oppio. che essendo anche riuscite infruttuose, surrogai colla morfina, per la V"ia interna e per lo. ipoderrnicn, indi con' idl'ato di cloralio. col sulfonale, col cloralos;o e con atri rimedi ancora, ma, purtroppo, con risultato sempre negativo. L'influenza fece regolarmente il suo corso di sei ~iorni, e, collo sparire degli allri sintomi, cessò anche la tosse, che tanta molestia aveva arrecata al po,·ero infermo. Una simile complicazione in un operato di ernia, e, in ~enerale, in tutti i casi. di estese soluzioni di continuo delle pareti addominali. è, senza dubbio. la pegg10re di qualsiasi altra, peroccbè. se pel buon andamento di una suturar condizione indi pensabile il riposo della parte ammalata, la continua e violenta tensione, cui le pareti addominali Lvanoo soggeue pei colpi di tosse, rappresenta il coefficiente più serio perchè i bordi non aderiscano, i punti vengano strappati ed i tessuti lacerati, con quale grave pericolo per l' infermo è inuttle dirlo. Ebbene, nooo,.,taote tali falli, il vero è cbe il Russo ebbe a sotTrirne nulla, giacchè la ferita guarì per prima, e in 1s· giornata egli
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ERNIA L~GUI~Al..E CONG&-lliiTA ECC.
lasciò il leuo, abbandonando poi l'ospedale dopo .25 giorni. perfettamente guarilo. La bontà del proces:;o Bassini r. ormai provata da cosi lunga esperienza, che non abbisogna certo di ulteriori dimostrazioni ; ritenendo però che una cosi funesta compheazione iasi finora verificata ben di rado in operati di ernia, e che, appunto per ciò, il mio caso presenti un certo interesse clinico. ho creduto opportuno, lo ripeto, farne un cenno. al solo scopo d1 apportare un modesto contributo onde provare ancora una volta i vantaggi del metodo in parola. Castellammare, 8 maggio 189i-.
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RIVISTA DI GIORNALIITAUANI ED ESTERI
RIV1STA MEDICA
P. BARo:-:.- Sulla cura. della. tosse oonvulaa. con la. ohlnlna.. -{Berliner lclini3ehe Woehensr:hrijt. N. 48, 11193).
H relatore ba curato circa cinquanta malali di tosse convulsa col chinino e ne ba ottenuto buoui risultati. In un piccolo numero di fanciulli, gia al 2o o 3" giorno di cura, si manifesta l'azione favorevole del rimedio. Nella maggior parte dei casi però L'effetto non si osserva che dopo parecchi giorni, anche perché il rimedio in parte è eliminato coi frequenti vomiti, dovuti al procflsso morboso. Lo s.tadio della malallia in t•elazione aiJ' incominciamento della cura col chinino ha pure molta imporlanw. Se s'interviene al ;;• o 6" giorno, si può speJ"are ~icuramente in un miglioramento, elle, h1cominciato, continua anche dimtnuendo Je dosi della chinina. Per ottenere la guarigione occorrono in media tre settimane con gli altri mezzi di cura, mentre il relatore ha veduto talora di::;cende~e questo tempo al minimo con l'uso di delto rimedio. Odenk:it'chen, in un caso grave, ottenne la guarigione al 6' giorno di cura. 11 relatore, nei pazienti da lui curati, non ba osset·vat{) Fecidive, e gl'insuccessi, a suo parere. dipendono spesso dallà poco esatta somministrazione del medicamento. Anche nei casi complicati da acute malattie polmonari il rimedio fu efficace. Ignorasi se esso agisca come antipiretico o come specifico. Il relatore, a conferma delle sue convinzioni, riferisce in
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suolo tre istorie cliniche di fanciulli malati di tosse convul~a complicata, in cui la chinina dette ottimi risultati. Modo di amministrazione del rimedio.- Le singole dosi d' idroclorato di chinina sono di 0,01 gr. per i bambini di un mese e di 0,1 gr. per quelli di un anno, tre volte al giorno, nel miglior modQ alle ore 6, 14 e 20. Ai bambini molto robusti si può prescrivere una dose anche superiore a quella rèlativa alle loro eta. Una dose superiore a gr. 0,4 tre volte al giorno, anche per i fanciulli di età superiore ai quattro anni, non é necessaria. Incominciato il miglioramento, si amministra il rimedio due volte al giorno, quindi anche queste dosi si diminuiscono ed a guarigione iniziata, si somministra per certo tempo una sola dose alla sera. Per la forma si preferisce la polvere d'idroclorato di chinina pesala, chiusa in cartine e mescolata, di volta in voi ~, con un cucchiaio di acqua. Per i bambini di età maggio1•e si può somministrare la 'polvere chiusa in ostie. Se l'appetito dei fnnciulli lascia a desiderare, come ad es. nella febbre, è necessario prescrivere un cucchiaio di mistura con acido cloiridricc•. La polvere di chinina può anche mescolarsi con pulois aerophoru$, o con zucchero, facendone granuli di noto peso, come si usa per la cina. E importantissimo di significare ai genitori, che l'azione benefica non si manifesterà che dopo parecchi giorni, affinché, scoraggiati, n.on abbandonino inconsultarpente l' uso del rimedio.
c. s. Tubercolo•l del perltoneo e del gangli mesenterlcl; lap&rbtomia, miglioramento. - (La Sémaine Médicale. N. 59, 1893).
PICQ'OÉ. -
Si è molto discus!:O sul processo della guarigione della peritonite tubercolosa per mezzo della lapa:-otomia, e sono state pubblicate a questo propòsito un gran numero di osservazioni senza che tuttavia si sia avuta spesso l'occasione di constatare all'autopsia, qualche tempo dopo l'operazione,
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gli effetti soddisfacenti ehe potevano risullarne. U autore riassume il risultato di un•autopsia fatta in queste condizioni. La malata, oggetto di questH. osservazione, aveva trenta anni ed abitualmente aveva goduto abbastanza buona salute, sebbene si reumatizzasse facilment'1 fino al 1891; in questo tempo . ella entrò nell'ospedale per un tumore non doloroso, posto al lato sinistro dell'addome e che faceva allora pensare ad un rene mobile. Ellu non soggiornò che poco tempo a ll'ospedale e ben tosto cominciò a S')ffrit·e di ventre. Nel gennaio 1893, i dolori erano divenuti molto più accentuati; nell•) stesso tempo ella si a~corse che il suo tumore era considerevolmeot~ aumentato di volume, pas~aado la linea mediana per invadere il Jatl) destro del!" addome. Fu allora che ei risolvetle di entrare nel riparto di: Perier, alr ospedale Lariboisière ove, procedendo per esclusione, si fece diagnosi di peritonite tubercolosa, con masse ganglionari mesenteriche. ~ Aggiuogerò che l'ascoltazione rilevò la esistenza di segni toracici poco accentuati specialmente ot ~ tusità rel<Sliva alla regione clavicolare del lato sinistro con ur.a respirazione un po' aspra. L'A. propose una la'parolomia esploratrice che fu accettata ed esegui l'operazione il 13 aprile. Si trovò il peritoneo parietale tappez-zato, come il perilonel) viscerale, da numerosi tubercoli e da un tumore costituito in gran parte da una massa ganglìonare, con anse inlesti,nali agglomerale da numerose. aderenze. La malata sl rimise senza alcu:1 fenomeno pos~riore all'operazione e lasciò l' ospedale molto migliorata. Qualche seUimana dopo vi rientrò per nn flemmone gangrenoso del collo con fdnomeni infettivi estremamente gravi in conseguenza dci quali mori l'ottavo giorno. L' autopsia permise allora di constatare, come d'altronde si era potuto vedere av.t')nti, che il tumore ganglionare era diminuito di due terzi e si potè assicurare inoltre che i tubercoli erano quasi completamente scompar$i in tutta la estensione dei due foglietti del peritoneo. Secondo l'opinione più generalmente ammessa sull'influenza {!he la laparotomia esploratrice può a vere sulla pe4i-
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ritonile tubercolosa, l' oparazitwe dà sopratluU.o d~i buoni risultati nelle forme ascitiche e nelle forme a raccolta cirrosct·ltla. sierosa o purulenta. Egualmente avv.iene per le forme iu cui si producono Ceuomeni d'occlusione intesLinate dovuta a briglie costituile da aderenze e che può richiedel'e uo' urgen~e opera~ione. Infine, in un cerlo numero di casi la laparotomia non dà alcun utile risultato. l n quanto al meccanismo del miglioramento che si osserva spesso dopo la laparotomia, sono state espresse sopraltutll) due opinioni. Nella prima 's i pensa che la guarigione avvenga per sostituzione d'una forma adesiva alla forma con versamento, le granulazioni tubercolose si trovano in quslche modo compresst: dalle aderenze. Nella seconda teoda si aromelle che il liquido ascitico non costituisca solamente un mezzo Ji coltura pel bacillo tubercoloso, ma cbe racchiuda, inoltre, prodotti tossici la cui sottrazione avrebbe come risultato di diminuire la febbre ed i fenomeni d'intossicazione, soprattutto se il liquido non si l'iproduce. lo ciò che concerne le indicazioni della laparotomia nella peritonite tubercolosa le osservazioni personali dell'A. con-. fermano pienamente le idee $Opra espresse. A tal proposito cita quattro casi. . Nei due primi iu giovani dai <fuattordici ai sédici anni in cui si trattava d'una forma con versamento, in seguito alla operazione, il miglioramento i> stato tale e si è cosi bene maulenuLo che s i può ormai credere ad una g uarigione assoluta. · U11 terzo caso si è ver ificato in una giovane che aveva una perilonite a svolgi mento lento con f~nòmeoi di ostruz•one intestinale; t'A. ha praticato una laparotomia esploratrtce, e la malat.a è morla al 1lecimo giorno, dopo awr pres~>otato un leggiero miglioramento. L'ultimo in un uomo adulto. L'A. fece una laparotomia evacualricè per una forma ascitico, operando, come negli 1\lLri casi, toccando in varii punii il peritoneo col naftolo ranfqrato. Si è constatalo un certo miglioramento per un mese circa, 110i il malato è morto, quat~ro o cin•tue mesi dopo, senza aver ottenuto alcun ,-anlaggio dall'operaziofi.e.
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La laparolomia non dò solamente buoni risullali noi in cui vi è versamento, poichè in qu,.Jio rifer·ito dal rei&L<'re vi era del liquido, ma si trallava soprattutto di una forma secca. Per ciò che riguarda l'inOuenza curath·a d'una sostrtuzione della forma 11desiva alla forma ascitica l'A. dice che !"autopsia della malata non mostrò niente che potesse .essere interpretato in favore di questa opmionP. C. S. ~si
EscneRrc - Trl•mo del neonati ourato ooll'antltosllina dt Tizzoni. - (Bric. Med. Journ. 23 settembre 1893). EscuERJcu (W. Kl. Woch. agosto 1893) fa notare che, quantunque que:>ta malallia Jipenda dal bacillo del tetano, pura esso non ha ricavato tla questa conoscenza alcun beneficio quanto alla terapia. Egli clé conto di 4 casi trattati coll'antitossina di Tizzoni. l r eslr del cor.ione ombelicale caddero rispettivamente il G', 3°, 4° e 4° giorno. Il periodo d'incuba-zione durò 2, 9, 7 e i giorno e la durata della malattia rtt eli 2, 5, 1:l e 3 giorni. Il terzo caso terminò in quarigionP, gli ;altri ebbero esito letale. Tutti i essi preEentarono sintomi -settici. ma non si potè dimostrare quanta parte ebbe la sepsi netr esito letale. Ne casi 1• e 4" l' rnoculazione in topi d'un pet.zelto di tessuto preso dalla vicinanza rlPl cordone ombelicale, produsse un tetano tipico ; negli altri casi lJ inoculaz ione ebbe esito negativo. Nel ~~so -iO la malallia ebbe un deoor~o eel'ezionalmenle ;1culo, siccbè era vano <>perar~> benefici dall'iniezione di anl1tossina e nel caso l. le dosi iniet· tate furono !ropro piccole (0,01!5 per 2). RimAsero quindi i ~si 2 e 3. in cui si poteva sperare la guarizione, ma nel caw 2 le iniezioni (0,25 per 2) furono sospese ~iacche i sin· tomi dt:lla pneumonite settica prevalsero a quelli del telano. Nel caso 3, il lungo per1odo d'incubazione e il rapido rni7io ~ella malattia, faceYano temere una catastrofe: eppure s i ~bbe guarigione~ In es<lO un'iniezione di 0,30 fu fatta il .3<> giorno e altre due nel 4'; 1!\ rerita venne medicata a l suhlimelo. Negli allri casi Co anche usato il termoeauterio. Il
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valore di questo nuovo trattamento può essere dimostrat() ~ol.o dopo che si è sperimentl:llO in un gran numero di casi~ sembra però che non siamo· molto lontani dal tempo in cui ci sarà dato guarire quest'infezione specialmente grave. G. G.
Sulla bradtoardta del convalesoentt. - K. D.eHto. {A rch. fur klin. Med. e Centrai&. fiir die medie. Wissensck N. i, 1894).
Per risolvere la questione se una bradicardia è d'origine carJiaca o estracardiaca, il Oehio ha raccomandato una iniezione sottoculanea di atropina, os!'ia di un alcaloide che paralizza le lerminazioni delle fibre del vago del cuore. $e leiniezioni di atropina cagionano l'acceleramento dei battiti cardiaci sì tratta di una bradicardia estracardiaca, nel caso opposto di bradicardia cardiaca. Il O. studiò solto que"to r·guardo la bradicardia tlei convalescenti, e ciè fece in sette di tali casi. Questa aff~ione, che si l';viluppa a poco a poco dopo la caduta normale della frequenza del polso che avviene con la cessazione della febbre, ç,rocede d• pari passo con la caduta e il ripd$tinamento della temperatura del corpo. Mentre le forme leggiere di bradicardia sono clini-camente senza importanza, i casi gravi pr esentano la forma sintomatica di una acuta. benché non molto graYe, deoolezza del cuore congiunta ad irrego!arità della azione cardiaca. Ad eccezione di un solo caso le;:rgiero, in tutti gli allrica~i il cuore si dimostrò refratlario alla azione della atropina. Quindi abbiamo qu~ una affezione che non è in alcun rapporto con una irritazione d~l vago, ma dipende da un~:t ' causa ca·rdiaca. La bradicarjia dei convalescenti é una espressione della debolezza del cuore, e poiché in questi casi il cuore ha una grande sensibilità per le irritazioni acceleratrici della frequenza dei suoi battiti, è una espression& della debolezza it•ritativa det cuore. Il Dehio in un caso leggiero di aritmia del cuore potè, paralizzando i vaghi con l'atropina, r fcoodu rre il rnovimentv
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:aritmico aÌio stato normate. Per converso nei casi gravi che erano passati in que!lo stato di completa irregolarità ch'è è-d<~signato col nome di delirium cordis; l'atropina rimane -completamente senza azione; che anzi talora au men~a la ·ir·regolar•ifà. L'aritmia quindi si compor·ta in egual modo delta 'bradiea rdia or ora descrilta : i casi leggieri sono influen-zali dall'atropina in certe circostanze, i casi gravi di ambedue le affezioni vi - resisiono. Quindi il vago in ambeJue i disturbi ha in parte o totalmente perduto H suo potere -regolatore sulla frequenza -dei battiti cardiaci. ·
liuovl sintomi della. dlla.ta.ztone di stoma.co. - AtWRECHT. (Centralh. fiJ/r klin. Med. e Centralb. fur die medie. Wissenieh. N. 36, 1893). -
L.a diagno.s.i della _dilatazione di stomaco.. non è_, massime nei primi t~mpi _della malattia, facile a stabilirsi; ed è appunto allora che la malattia avrebbe le maggiori probabilità -di roiglioramertto od anche di completa guar·igione. L' A.ufrecht indica due- s~gni che occorrono nei pl'imi perìòdi della malattia e ne facilitano in modo particolar.e-la diagnosi. Uno è il cambiamento del rumore di percussione. Percuotendo -uno stomaco dilatato si senle d1Jpprincipio per tutto un suono timpanico, ma poi in un determinato luogo corrispondente -sicuramente ano st-omaco, si trova una piy. o meno distinta ottusit-à dnlla regi4;>ne del cardia al piloro. L'aUro sintomo ~ la pel',cussione tin,tinnaote che ha somiglianza col noto rumore di pentola,~ fessa . Ordinariamente -questo si incontra ai limiti delle' parti che dànno suono timpaniço e rumore ?ltuso. Qoesti fenom-eni combinati col'l gli alt.ri fenomeni subieJtivi d,ella dilatazione di stomacb assicurano la\ diagnosi e dànno anche una indicazione per la ?ran-dezza delta dilatazione. La causa ·-de1 rumore ottuso deriva, secondo l'A., dalla contrazìone delle_parti ipertrofìche dèlla muscolatura i:leHa stori'iaco-. li tintinnio, invece, è la conse.guen:za delle vibrapioni provocate dalla percussione dell'ària ~ontenuta nello stomaco nei luoghi in cui pel retroe:é&era
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di un'onda di contrazione, una parle contratta si rilass~o. C()"iccbè io pari tempo una parle della musculalura ancora contratta e quells già. rilasciata sono colpile nella percussione_ Bloeroa del peptone nell'orla&. - Prof. E. SALKOV~K I . _ {Centralb. filr die meclic. Wissen.~elt, n. 7, 18!H).
La dimostrazione del peplone nella orina col metodo introdotto dal von Hofmeisler ~ generalmente adollato, precipitando unn gran quantità di orina. 0,:> fino a t litro con l'acido f•lsfotunst~nico e decomponendo il precipitato con la barite, è !'enza dubbio, qua ndo la quantità del peplNtft è piccola (0,15 per litl'o) una operazione d1fficile che può facilmente trarre in inganno i non molto esercitali, ed inoltre il processo é lungo ed incomodo. Il Salkowski si è studiato ùi sostituire n questo proccs~o un altro pi 't semplice allo scopo d1 ottenere 10 p1ù bre'e tempo la dunostrazione del peplone, e questo ~copo ha rag~iunto con una semplice modificazione al progre~so ori~i na•·io .del Hof'meister. Ecco la de~c•·izione di c1uesto processo: si mettono 0,50 cero. dell'orina da esaminarsi in un bicchiere calicirorme e si acidulano, come al solito, con ;; cero di acido cloridrko. (Può bastare anche meno acido; u~n ndo acido acetico in\"ece che clor drico !"embra non si alteriuo i risullati). Si precipita con l'arido fosfotunslenico e quindi si riscalda !.'H Ila rete di filo metallico. I n pochi istanti il rn·pc;... pilato si raccoglie nel fondo del bicchiere come una massa attaccaticcia resinosa. Tosto che que!i:lO accade. si versa per quanto è possibile completamente il1iquido sopra stante quasi affatto chiaro e si la"va due volLe con acqua distillala la mas~ • resioosa divenuta friabile, il che con ::ruslche precauzione l'= i può eseguire facilmente !<enza alcuntl perdita. Si ver!.'a rl i nuovo sul precipitato un poco d'acqua circa 8 ccm, e vi si ag~iungono 0,5 ccm della soluzione sodica (del peso specifico oi circa 1.16). Si può anche prendere la soluz.ione ttlcaltna normale (1 p. 100 di idrato di soùa). Il precipitato che è diventato sempre più friabile ~i scioglie facilmente scu~-
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tendo un poco il bicchiere. La soluzione che rlapprjma è di color turchino cupo l"i riscalda sulla rete ; ed allora si intorl:iida pt'endendo una tinta grigio-gialla sporca. Quando questo è avvenuto, si versa il liquido in un vett'O da reageute, si raffredda e si aggiunge a goccia a gocci& e l agitando una soluzione allungata, 1·2 p. 100 od anche più. forte di solfato di rame. Per la presenza del peptone il liquido si colorisce in un rosso vivo, il colore spicca anche più vh•amente se allora si filtra. Tutto il procedimento non richiede più di 5 minuti, e questo di fronte al processo finora us~to, è un vanlag~io da non dispregiarsi. un allro pregio si è che per la {><>Ca quanlitti di orina che si richiede è molto meno da temersi la influ~nza della mucina o della nucleo-albumina sulla reazione. Ln orina conLenente molta albumina e mucina dovrebbe naturalmente prima della precitazione ~ere trattata nella maniera ordinaria. Per èelicalez7.a ques;to processo è appena un poco interiore a quello originario di Hofmeister. Nella orina èhe contiene 0,02 in 100 ccm (0,2 per litro), la reazione, semp1·e usando 50 ccm di orina, spiccò fortem Pnte, anche con 0,015 era manift!sl.a, con 0,01 non era decisamente positiva benchè il confronto con l'orina normale spesso petrneltesse anche allora un giudizio. Hofmeisler dice ~he col suo metodo si può dimostrare anche 0,1 in un mro ù'orins.
Sull' a.utolntosaloaz.lone nelle malattie oronlohe dello stomaco e degll !ntestlnl. -A. KATz. - ( Wien. med. Pf>e!/Se e Centr alb. Tiir die medie. Wissensch., n. 52, 1893).
Molti dislurbi <1he non raramente si osservano nelle malattie croniche dello stomaco e degli intestini in parti del corpo molto lontane, secondo il nuovo modo di vedere. deb- , bono non più ritenersi come la conseguenza d'azioni r iflesse o meccaniche sul sistema nervoso, ma come provocate da veleni che si formano in parte nello stomaco, in parle nel canale intestinale. In quanto ai veleni generati nello sto-
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mac" pt'r anormali fermentazioni, eh~ ~1e de'e es~ere 11 !Jroce~so che <~i forma 1n taii condizioni, sono essi in parte acidi in parte processi basici. l primi, come l'acido butirrico latlico e acetico sono prcdolli solo io <"O~i piccola quantità che la loro infiuem.a noci,•a su tutto l'ot·gani:.>mo appar isce solo molto probl~matica e che quindi si può appeua mettere in questione un anelet,amtnlo per acidi. Ugualmente é da dirsi dei proJotti J-usici formatisi nello stomaco. Anclae la peplossioa trovata dal Rrieger nello slomaeo, secondo le ricerche del Selkowki ~i produce solo accidentalmeole. Nello sll.'sso modo che nello !stomaco si compor/ano gli acidi e i prodot i ai"Uma1ici (fenolo, scatolo, indole·) nel canale inte~tinale. Anela" ~si &i formano in tenue quanlita negli intestini, sicchC un a' veleoa mento per loro conto, è mollo dubbioso. Cosi è dimostrato che la chimica fi nora non ha dato fondala prova della ''eri lA dell' a uLoiu lossit·azJonc. Poco anche si é potuto rilevare da~li spel'imenti s ugli animali vivenli. Molteplici casi clinici pure non confortaM r idea dell' aulointossica;tione, anzi ,depongono piullusto in fa vore ùella loro <>Pigi ne r iflessa. Infatti questi disturbi accadono quas1 sempre in un tempo in cui lo stomaco o é vuoto o comincia a vuotarsi, ove perciò bre,·i irritazioni di di vE-rsa specie possono agi re sulle estremità nervose nelle pareti dello stomaco. lo concluc:ione, la dottr ina de!Ja auto_ lDLossicazione nelle malattie croniche dello stomaco e degli intestini non è punto sicuramente fondala, ed anzi può solo limitarsi a un piccolo gr·uppo t!i disturbi acuti della dige-
stione. H . Qur~cKs eù E. Roos. - Sull'ehterUe da amebe. - ( IJ! rliner klinische Wvchenschrijt. N. i5, 1893). relalori de3ct·ivono due casi di dìssanlerie da amebe os st:rvati in Kiel. Il pr imo $Ì verificò in un malato che aveva contJ-alto r infezione A Palermo dall' ac.,ua potabile; rl secono.lo in una $ignora, che fino ùal 1889 aveva vissuto in
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K•~' e percii• l'infezione fu indubbiamente contratta in quella cilta. Le iniezioni oell" intestino di gaU1 del materiale recale contenente amebe rile,•arono unu differenza nel grado d' infe:ziont>, poiché mentre le amebe del malato, che aveva contralto l'enterite in lt.alia, produssero quasi ~ernpre la morte ed estese ulcerazioni intestinali; il rnaterrale della malata non produsse nei gatti né la mor~e, nè lesioni deUa mucosa int~>slioale. ma solamente diarrea. Anche in intiividui ~ani, <-.ome già ave\'ano o~servalo Grassi, Kruse e Pas,ruale, i relalori riscontrarono qualche volta amebe nelle deiezioni intestinali. Queste amebe ra~soml gliavano a quelle trovat.e nella molata. Dunque le amebe si riscontrano non solo nelle dissenterie tropicali, nelle enteriti dell' Egitto, Jell' America del Nord. dell'America centrale e del St!d, delle Indie tnglesi ed olan· desi, dell'Italia, del ~ud della Francia, di P ietroburgo, Kiew, Prega, Gr~ Weimar. ma possono pure osservarsi, in forma spor·adica. m indiv1dur mollo seosrbili alle malatt1e mfetti\·e intestinali. E questa conoscenza sarà utile tanto dal punto d1 ''ÌSla della protllassi, quanto da qu~;~llo della terapia. La enlerocli;oi e 11 calomtlano giovano molto in queste oslioate malattie. Per materiale di osser...azione microscopica sono da rre· ferirsi le deiezioni mollo liquide e i fioccltelti rnuco~i trnli di sangue. Nelle feci formale le amebe sono da ricercgrsi alla parte upertìciAie io mezzo Rl muco. Le osservazioni microscopiche, con l'ingrandimento di 50 a 100, devono e'3· Sf'l'e eseguite immediatamente dopo la defecazione, preudendo uno goccia del materiale ed O!:servandolo o con preparato semplice oppure con preparato in goccia pendente. L'amoeba coli milis é piu resistente dell'amoeba felis. Le amebe intestinali si colorano meno bene dei batteri in· teslinali e dei te...c:suti dell'intestino. Nei vetrini coprioggelU le amebe del materiale fecale risaltano pel loro pa11ore. l relatori preferiscono per la colorazione il bleu di melilene all'emalossilioa e all'eosina, mentre per le sezioni intestinali
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IUVISTA MEDICA
pre liligono l'eosina. Il n1,1cleo e i nuclei oli si colorano più fortemente del contenuto cellulare. Come segni praticamente importanti che possono condurre alla ricerca delle amebe sono da menzionare l'odore, simile a colla, la proprietà delle feci di formare filamenti spess() tenaci, e la loeo forte reazione alcalina. Conclusioni - Nei gatti si può produrre la dissenteria non solo iniellando nel retto liquidi fecali contenenti amebe, ma anche introducendo per bocca sostanze contenenti amebe incistate. Oltre la· già nota dissenteria da amebe (A. coli Lòsch () A.. coli fel is) esiste un' a llra enterite da amebe più mite (Amoeba coli mili s) morfologicamente diversa dalla prima e non ~ patogena pei gatti. Verosimilmente ;ia queste due è diversa un' altra ameba, che spesso trovasi nell' intestino di sani ed è innocua (A. intestini oulgaris). L'enterite da amebe talora è guarita dal calomelano, in ogni modo sempre migliorata da esso. 11 calomelano probabilmente ogevola l' incistamento delle amebe.
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HIVlSTA CHIHUBGICA
Sugli effeUl del nuovi fac111 e loro Importanza nella. ohtrurgla mtllt&re. - Relazione dnl generale med i<·o prot v. CoLER e dello Stabsar.:t dott. ScnJERXl:-iG addetto al regio minis~e:-o della guerra prus"iano. Sunto del colonnello medico dott. FRANCESco SAGOLNI.
Per cn•·a della direzione medica pt·e.;;so il Ministero della guerra prnssiano, con l'alta appro,·azione di S. )l. I'Impet·atore di Germania e coi mezzi largamente forniti da quel Minis(ero, negli anni 1892· 93, furono praticate esperienze ùi tiro molto estese coi fucili moderni, allo scopo di ritrarne utili ammaestramenti per la chirurgia di guerra. I risultati di queste esperienze, tenute segrete e solo fatte conoscere nd un m.tmero ristretto di chirurgi tedeschi nell'estate del t 893, orn furono fatte pubbliche, in occasione dell'XI congresso medico internazionale, colla lettura della !>Urlliella relazione alle sezioni riunite di chirurgia e di medicina militare; relazione che fu poi distribuita a stampn, insieme ad uno splendido Atlante di 17 tavole, in foto-incisione, in cui sono raccolte esatti:;sime imagini delle più importanti preparazioni otte~ute da queste e$perienze, alcune delle quali furono presentate pella seduta medesima. 1 benemeriti relatori avvertono. in fi ne del loro lavoro, che intendevano di dare con esso una idea generale delle esperienze e delle più importanti risultanze, rrmandando alla circostanziata pubblicazione della suddetta direzìone me-
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1UVISTA
dìca. la quale tro\avasi gil1 alla st m[Ja e do,eva ren 1re pro;;-.imamente alla luce, dandosi 111 ~ssa relazione anche delle esper·eoze fì.;iche sulla pres;;1one idraulica. Non è quindi facile di nassumere questa 1el.:zir.ne. che è sunto per se stessa, e credevamo piil utile per i colleghi italiani, di farne pubblicare la integrale sua traduzione; ma non potendosi accogliere da 'luesto giornale, per limitazione di ;;pazio, ci limitiamo a far ne una rivi.>h\. sperando che. all'apparire dell'opera compiuta dei henemer:ti colle,;hi militari pruS$inni, s1 riconosca la necessità di tradurla e diffondrrl:>. con liberalità, pat·i a lJUella dimostrata dal Ministero della guerr·a prussiano per un lavoro tanto imporrante e lllélf!lstrale. l relatori, accennato agli stn.Ji teoJ etu·1 propri di questo ultimo ventenuio: quindi al disaccordo delle opir.ioni e perfino delle descnzioni, relative aglt erTell1 dei nuu' i fucili di paccolo calibro con proiellile a man~dlo; dim,,_tra:i erronei i metodi ~teneralmente se;.tutti dai precedenti sperimentatori, i quali u:;arono. per lo più, ~li spari a carica ridotta, parti di cadavea·e disgiunte ùal corpo, od animali olTrenti res"stenlt> di;erse da quelle proprie del corpo umano: fJai'S1DO ad esporrd il metodo tenuto in questi e$perimemi, a, fine òi e\ ilare le fon li di error~. l tiri ,-ennero perciò falli alle di~tanze reali. tra i ~:; ed i 2000 metri r.on la piena C'lrica, riea\BOduoe l 000 prdparali, st..1Li raccoht dalr istituto medico-chirurgico FellericoGuJ,:Iielmo, in Berli no. Si è usato, io generale, il fucile germanico, modello 88. del caliùro di 8 millimetri. col proiettile a mantello di acciaio(!); ru·1anche fu.::ilì di minor calibro e ·pl'rfioo di 5 millimetri. ~on si trascurarono i raffronti degli effelli ollenuti in questi esperimenti con quelli osservati sui 1 Si ertcie nLile da riprodurre alla l! ne dì qu.. 3l0 arlloolo te due latldle, oe:l!' quali i rclatcrì presentano alcuni data l.alisticì dei rncJit u:;ati al prc~eute ne1 vari e:.erciU europei.
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vivenLi. in casi di,:.rraziali, co\lec;te:;·earmi. F10oa 1100 metri ,i fecero tiri isolati ed. a piò grandi distanze, anche scariche di plotone. J preparati r.natomici erano stati ristaurati, primn d'es· sere colpiti, con speciali iniezioni sotto-cutanee ed iutravasali, onde dare ai tessuti del corpo la naturale morbidezza ed ai vasi la voluta tensione idraulica. Dopo ristaur:-ati furono avvolti con uri<! sLoiTe, per rilevai'Dtlla possibile penetrazione nel cnnale della ft•l'lla; bene so,.;tenuti in robu:"ti telai di legno, vennero disposti ar.costati. o l'uno dietro l'altro, davanti a grandi ca,se ripiene di se~atura. desti· n·11e all'arresto e ~uccessi-va r1cerca dei proieuili. per sturiiarne le deformazioni. Dopo lo sparo. alcuni canar delle ferite furono riempiti rol metallo Wod (Tav . YII, lì)!. t•) (1) allo scopo di oLLenere una sollecit<L e r~dele impronta plastit:a della intema cavità; alcuni 11ltri preparati {Tav. ~IV, lib. .i.". l" e T:n. ~ r, fi~. t•, 2•. 3•, ~·). coogelat1 dapprima, e poi segali, diedero modo di studiare la sezione di quei canali. Date queste indicazioni sul tiro usato e sul modo di prep'lraziooe de~li og:,:etti di bersa~lio, giustamente separando io questo studio il destino del proiettile da quello delle parti colpite, la relazione va s~olgendo le seguenti proposizioni.
a) Sui proiettili.
1• .Defomw:ionr cki p?'OÌetllli. - Ammesso, come è, che allo effetto d'un proiettile cootri buiscono due forze, cioè la potenzialità del proieuile, io dipendenza della sua ma~~a e (Il Per comodìtA dì quei colleghi. intervenuti al Congr<'SSO, 1 quali ril'cvet-
teto io dllno il magnitlco Atlante annes~o alla Retaz1one, indicheremo \'Olta per 'I'Olta le Ogure a rul il testo si rlrerì•ce.
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velocità, e la re:-istenza del corpo colpito, operanti in sens() opposto, si comprende facilmente che, dove prevalga la forza di resistenza, debba avvenire una reazio!le nel proiettile, la quale si e3trinseca col ri$caldarlo e defot·mado. Ripetendo gli esperimenti di Dupuytren degli spari contro piastre ùi piombo se ne trassero le seguenti conclusioni : Quanto più ~rande è la forza viva del proiettile, tanto maggiore è la resistenza oppostagl i; questa seconda. a 1300 metri di distanza, è tanto debole da non imp_rimere qna~i deformità alcuna al proiettile. Quanto è maggiore la r.esistenza, tanto più facile e più estesa si mostra la deformazione del proiettile. Le deformazioni consistono: in un appiattiimmto della punta, dei lati, della base, con increspamenti, o lacerazioni del mantello; schiacciamenti fungiformi dell'intiero proieuile. (Tav. I). Le deformazionj, più gnrn, si riscontrarono fino alla distanza di 1200 metri (Tav. I fig. 21}; cominciarono poi a mancare, fino ai 1600, ed a rendersi sempre più rare, nelle distanze maggiori. Allora le deformazwni si riducono a parziali appiattimenti, per lo più della punta (Tav. I 'fi~. 25 e 26). senza, o con poco danno del mantello. Si notò che i proiettili di o millimetri, for.!lili di maggiore velocità iniziale di quelli di 8 millimetri, subirono, a breYi distanze, un .completo sqnarciamento e conquasso in minutissime parti. Le ossa di cavallo (Tav. l), e poi quelle dell'uomo, a seconda del grado di loro durezza generale, oppure speciale., • al punto r·imasto colpitò, ofl'rono le-re:;istenze opportune per una proporzionale deformazi,>ne ctel proiettile. La specialità della deformazione del proiettile dipende tuttavia anche da altre circostanze e quindi non ~arebbe, in se stessa, bastevole per poter giudicare della distanza, da cui provenne il proiettile. Gli effetti riscontrati suÙe piastre di piombo 6' riconosciuti
CHIRURGICA
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proporzionali alle deformazioni del proiettile, indicano già quale dovrà esset'e la grandezza delle ferite, conseguenti allo sformarsi e rompersi del proiettile. Si è in fatto ricont)scinto che le più gravi deformazioni del proiettile, a,·venute allo . interno del corpo, andavano congiunte ad estesissime distruzioni di ossa e di parti molli , con ampie aperture cutanee di uscita, quali furono notate, in ahri tempi, in seguito allo schiacciamento delle p:dle di piombo. 2" For.za perforante del proiettile e confìggimento di questo nd corpo. - In generale le resistenze del corpo umano solo di rado sono capaci di arrestare il corso di un proiettile; ma tuttavra si trovarono: per qualtro volte~ in tiri direlli, proiettili infilli, nt)n deformati, provenienti da 2000 metri di distanza, nel l'<.~vam braccio e nella coscia, e da 1600 metri nel braccio ; per 12 volte, pure in tiri diretti, proiettili infitti dE:formati , fra l 00 (Tav. XIV, fig. 4•) e 2000 metri; nelle distanze minori, per lo più, in ossa di cavallo. Alla distanza di 1600 metri e difficile che un proiet:ile trapassi un corpo mantenend<lsi intatto .e fu riconosciuto più ft·equente il caso, ch'esso abbaod(mi entro alle membra qualche parte del suo involucro, o del suo nucleo, e più di sovente si trovarono rimaste sche~gie di mantello, profondamente insinuatesi coi loro bordi taglienti nelle parti molli e con lro i vasi . 3° Pe-rcossa trasutrsale del p1·oiettile e sua ?'Ota;ione. - Ricordata l'opinione di Bnsch che attribuì l'elfetto simile ad una esplosione entro i tessuti del corpo, notato nelle ferile prodotle dai moderni fucili, alla rotazione del proiettile: oppostagli l'osservazione faua da vari autorj che, compiendo il proieuile modello 88, quaur·o giri nella estensione di •l metro, poteva appena fare una sola rotn'ionc nel trapasso del corpo umano; e, por ammettendo che, col diminuirsi d1:1lla velocità del proiettile e per diversità di resistenze da esso incontt-ate, si cambi il predetto rapport-o : si con-
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RL\ ISTA
elude affermando non poLere !.1 ~ola rotazione, non di<;Lurbata. di un proiettile moveote;;i con Con.a e direzione regolare, essere causa di distruzioni aventi l'a,petto !li una e~plo.;ione nell'interno del corpo colpito. Dimostrasi quindi che i proiettili moderni, soltnnto pe 1• la loro configurazione cilindri ·a. andata.,i sempre pi11 allungando, banno tendenza. più degli amichi, ad abbandonare la loro direzione primiva ed a prenderne una obliqu.t. o tra· s'·ersale. sia. solo rasentando oggetti esterni prima di colpire q'•ello di bersaglio, sia per dover vincere resistenze su~ce!l sive di diverso ~ra~o. en~ro al corpo <'Oipito. In fatto si p•ltè accertare, tanto in proiettili rinvenuti en1ro al rorpo, quanto in mo~li più, studiati sulle impronte lasciate negli schermi, dopo usr1ti dal r.orpo. che e~:;i aYevano mutata la loro direzione normale per a.;sumerne una obliqua o trasYersale. , i è pure accertalo che il caso, f.•cilmente amme.;so da prPcedenti os."ervatori, d'un trap:~sso d'un proiettile in più corpi posti runo dietro l'altro, pronodo cosi d'e.;.;:ersi llilDLenuto il proiettile nell;~ su., dirP.zione normale, deves1 invece ritenere assai raro, giacchè si vide in que:;ti esp~>rtmenli che ~pesso nel prtmo corpo. e, più sicuramente. in quello postogli dietro, il proiettile avere cambinta la dit·ezione ed n~unlr.oe una di traver:m. Premesso tutto questo, a ;;pit>gare la esten~ione delle le· sioni prodotte da un proiettile moderno: i relatori l'ilevano che le lesioni dipendono anzitutto dal grado di potenzialitit rimasta al proiettile nul preciso momento io cui colp:~ce il corpo; e che, come dimostrarono le espnienze. si producono le:'ioni di pochis ...imo rilie,·o. quando Il proiellile. perduta • g-ran parte della sua forza e mutata la direzione. percuote il bersaglio in direzione tras\"ersale. .\11 incon•ro. se eonst.~rva, ancorchè devialo, ·una forza proporzionatamente grande. e, massitne, dove l'enga d'improvviso arrestato. per effP.Ilo del suo moto rotatorio che perdura, il pt·oiettilf'. ost:il-
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!ante tJual pendolo descrive entro :ti corpo circoli irregolari elicoidi, percuotendo i tessuti io piit larga supet ficie: sicché ne derivano distruzioni profonde e lar~he a..;;portazioni di ossa rovinate. di muscoli e di pelle. In siffatto modo si spiegano e vengono confermate le gravi lesioni, avvertite per primo daiJ'Habart, in conseguenza della percossa tras>ersale di un proiettile. ::-otto favorevoli condizioni. 4-0 Temperatura di p1·ointili. - Secondo le leg~i note degli equivalenti di una forza meccanica mutata in calore, si sa che un proiettile, battendo contro un corpo. può acqui:sla•·e una temperatura, fra i 330° ed i 500° gradi di Celsio e che. nei proiettili moderni, in dtpendenza della loro massa e velocità, la temperatur3, calcolata teoricamente, dovrebbe arrivnre ad 800o e perfìoo 900 '. )la. dal >ero lato sperimentale, ogni caso può dare ri·mltati diversi; Aiacchè non tutta la fol'za è mutata in caloré, e parte del cn:ore acquistalo dal proiettile gli è poi sottratto dagli og:,retti venutigli a contatto; e pure apprezzando i belli espenmenti già falli in precedenza io questo indirizzo, si ewedette utile di fare prove meglio appropriate. Si colò cioè, dentro a semplici involucri di proiettili. per ~o,titnirne il nocciolo di piombo, una delle sei leghe metalliche, a tale scopo prescelte e possedenti tm grado di fusione fra i 65° ed i 197°; si impiegarono quindi di cotali pr01ellili, sparandoli contro ostacoli di legno, preparati nn imali od an ntomici, solto acqua, ecc. Si riconobbe: ebe ne;tli spari isolati. non ostaote l'attrito nella canoa ed i ga:) della polvere, il proieuile raggiunge solamente una temperatura di 6:_;o a 70" centi ~ radi; che nella ripetizione accelerata dei colpi, fatti con uno stesso fucile {100 colpi io 2 minuti e'/,) il nocriolo di piombo si fonde (334°); che negli spari centro dt1ro legno di pino alla distanza
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di 50 metri il proiettile si riscalda dai 13/ 0 ai i56° )) di ~00 a <137° )> di 400 )) dai <11~4.• ai 136° » di 600 » • dai 92° ai 1~3· di 800 :. » )) a 67° Nel trapassare una parte del corpo umano, per eccezione soltanto, si rilevò un temperatura superiore ai 9:.>• centigradi ; ed una sola voll<'~, con nocciolo di metallo Rose. sopra duro osso di cavallo, colpito a breve distanza, si ebbero segni della sua fusione. Di regola, fu calcolato che, per le resistenze degli ostacoli opposti dal corpo umano, il proiettile possa acquistare una temperatura oscillante fra i 65• ed i 95° centigradi; e che, per la parte vcnutagli a conl:lllo, debba essere inferiore ai 65•. Negasi in consegueozà, io termine generale. la possìbilita di unn scollatura dei tessuti, prodotta dal trapasso del proiettile: e, pur concedendola in via eccezionalissima e dal puro lato teoretico, si dichiara ch'essa dehba e:=;"ere di grado minimo. incalcolabile. Ùn proiettile, passato a traver;;o dì '20 e piu as::iti, potè esseré preso in mano, senza tema di scottatura.
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b} Sulle lesioni da sparo.
f risultati di queste esperienze, che sono più di 900, • persoasero gli e~perimeotalori che debbasi assolutamente abbandonare il concetlo della reale esistenza di zone determinate di effetti esplosivi, corrispondenti a dati limiti di di~ gtanza. Infatti sebbene nell'esame dei preparati possa scor· gersi un tal quale allineamento di effetti decrescenti in rapporto all'aumento delle distanze, i singoli 6t·gani e tessuti, nonchè alcune loro parti, in individui di diversa "Stil, di
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.-azza diversa e perfino in quelli d'una stE'ssa famiglia, riportano lesioni aiTatto dissimi~dianti, anche se r.olpiti ad una identica distanza; e ciò in causa della singola loro struttura anatomica. Il foro della pelle alla entrata (Tav. XIV, fìg. 1) del proiettile era in generale più grande nei tiri \'icini r.he nei ~ontani; a conrlizioni ug.uali aveva una media grandezza di "'7,6 m.illimetri, alla distanza di :JOO metri; e di 5,7 millimetri !l quella di 2000 metri ; ma, per ogni distanza, si incontrarono oscillazioni tanto r.onsidt~reYoli che male si sa.rebbe giudicato della distanza del colpo, sulla larghezza delfapertu.ra cutanea. Questa era per lo pfù circolare, con margini netti (4.0 "lo). Se il proiettile entrava, colla giusta direzione, nella pelle rilasciata od increspata, il foro era in forma di stella e piil piccolo della media; era invece .pu). largo oeHa pelle tesa e più aderente alrosso; nelle penetrazioni oblique ancora più ampio. Sop1·a un teschio completo e sopra una gamba edematosa b pelle fn trovata largamente l>quarciata al foro di entrata del proiettile; ciò è dovuto alla pressione dei liquidi delle parti colpite. ~ Grande 'è pure il foro di entrata nei suicidi, ma allora' in ~usa dei gas della polnre, agenti direttamente sulla pelle alle minime distanze. Alcune volte soltanto si è notato un orlo nerastro, dovuto a feccie di polvere depositata; mentre, quasi di regola, e fino ai 2000 metr·i di distanza, si riscontrò un'altro <>do più asr.iuuo ,e brunastro, largo da l a 2 millimelri, che compariva qualche tempo dopo lo sparo e che è prodotto dal rasciugamento d'una stretta zona di corion, privato della sua epidermide dallo strisciarvi del proiettile. Il f<>TO d'uscita n~Ua pelle era piO. largo e più vario di forma dj quello d'entrata. N~gli spari sopra parti molli -stava, per grandezza, fra i !l ed i 25 millimetri ed era anche minore; coll'accrescersi delle distanze, si notò: una media
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di 9,5 millimetri alla di~tanza di 100 metri lino a :j.i millimetri a quella di 2000 metri: ma queste medie diversifiearono, per o~ni di·tnnza, più delle medie del foro di .en trata. ~elle penetrazioni regolari predominava la forma d'no foro circolare (21,2 o1o), con orlo leggermente frangiato, oppure stellare ; era più largo nelln pelle fortemente tesa; nelle penetrarioni oblique era ovale. dentato, an~olare, •• simile n qùareiatura. ~egli spari sulle~ssa, il forn di uscita della pelle varian.: se ''enne colpito. un OS$0 piano. od una epifisi, non direttamente eontigno alla pelle, aveva~i un foro alquanto più. largo trasvers1lmenté dt quello riscontrato negli spari sopra parti molli : lo sLesl-O succedeva dopo il trapasso della diafisi delle grandi ossa lullUiari, nelle grandi distanze; ma .. alle distanze minori, dietro l'infranta diafisi, la pelle presenlavasi sfJnarciata per ~ e fino a 14 centimetri (Tnv. H ).. mo:>trando brandelli di muse<•li e tendin1. sporgenti da essa. con sche;.:~ioline d'u~so insertevi. Qne~to squ:~rcio aneniva di regola fi no a 50 metrt di distanza, ed è prodollu dallescbe~'!ie d'Qsso lanciate contro la pelle; raramente fu \'ediWl nelle distanze maggiori; non è mancato per fino a' quella di 600 metri e più io là. In ahwi casi si preseotù !"orlo bruniccio giit descriuo al foro d'ingresso_ ll car&d~ dt•lla frrita era, per lo piu, rettilineo e solo in 4 casi di spl!_ro a grandi distanze, per de\iazione e deformazione del proieuile sulla dialisi .li un femo re, 11 traLLo dt entrata e quello dell'uscita, formavano tra loro un augolo di 120° e di 100°. I n questi esperimenti non accadde di osservare ferile Il ~etooe, oè quelle a cuntorno. ;veilt lesioni ,J,.lle pn rti molli, il canalt• della muscolatura, alle piccole distanze, era cilindrtco, a pareti li~cie. largo quanto il calibro del proiettile, o poco di pm: alle grandi distanze più piccolo ~ perlìno di i millimetri di diametro.
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T c.m.d i (T<lv. X\') più lunghi, IJnalche \Olla si lro,•arono d'imbuto. \'erso la uscita; se il proiettile avera trapassato un osso duro. o semplicemente rasent:mdolo a,eva dovuto deviar5i, formarasi dietro l'osso una piccola c:werna di roYine, dopo la quale rimaneva anche allargato il tralto d'uscita del canale. La devrazione trasversale del proiettile portava e te::e lace razioni. I tendini {urono fessi o ~quar ciati dal proieuile; le fascie, nei Lrapassi r egolarr, rur·ono neuamenle perforate. Si trovarono hranJelli delle stolTe avvol~enti i JJreparati. fino a /00 metri di di,tanza, nel 12 °, o de,! li spari. [ rasi satt!Jnigni minori erano 1rùncati ; dei ma~otgiori. quelli contigui all'nscita del pro rettile da una diafisi ossea, erano per lo più distrutti in lar~a estensione dalle scheggie d'osso. Fu rli raro notato il caso che fossero colpiti proprio dal proiettile, e, nel caso, !o furono più le arterie delle vene. $1 riconobbe non accettahilt' l'idea che i vasi sì scostino davanti al proiettile; si avverti per contro, che, se rasentati solamente dal proiettile. insieme ad un guasto insignificante della memiJrana estem:~ . spesso erasi prodolla una spaccatura trasversale od uno stracciamenlc della interna. FurHno osspn·ati anche fori ci reo lari, :>trappamenti ed estese distruzioni, comP in nn caso di tiro vicino. nel quale si trovò distrutta l'aorta toracica, dal sno arco ••Il' ingresso nel diaframma. Cna completa recisione del vaso an·eone solo negli spari vicini: dai 200 metri in poi si conservano ponlicelli di con~iunzrone tra le e;;;tremità. che impedirebbero. nel viro. la retrazione del vaso. Le ~cine parti molli erano intrise di snngue e stracciare nella superficie: ciò negli spari fino a l 000 metri d• distaon: mentre nelle dislloze minime. i contorni apparivano finamenle tritati e trasformati io una caverna rovioata e r·iempiuta di sangue. Le ùi~Lrozioni dei vasi e delle parti circostanti diminuìallar~ati, a forma
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scono gradatamente col creAcere delle distanz.e. e mancano 7 a partire dai 1000 metri. quelle dei dintorni. Il CUOTe, (Tav. X\'1, fig. 2, 3, '' e 4.) colpito vuoto nella sistole presentò un foro circolare; mentre, a cavità vuote. era lacerato e molto più all'uscita che all'entrata; le parli con~ tigue dei polmoni rimasero este:>amente guastate alla sup~r lìcie dal sangue, spintovi contro con violenza. Coll'aumentar& delle distanze le lesioni andavano limitandosi e, nelle maggiori lontananze, si potè vedere un foro circolare in un cuore pulsante. I polnwn~ offrirono 51 os$ervazioni, :?~ delle quali nel· l'uomo vivente, 13 sopra animali vivi e poi ammazzati. 16 sopra cadaveri umani. I f~rimenti dei polmoni pare abbiano indole favorevole, giaccbè, escludendo t 4 suicidi, sopra gli altr-i 8 feriti in vita, uno snlo ebbe ésito letale (12,5 °/0 ) . I sintomi nel vivente furono : quasi semp1·e il pneumotorace; in 5i ,.lo sputo di sangue; in due casi enfisema cut~neo, nel corpo dei morti, solo due volte si tro~ò pneum()torace (seguito di cicatrici tubet·colose); una sola volta enlìseroa cutaneo, al foro di uscita, in un cadavere i cui polmoni erano stati fortemente insufflati e poscia le~ati . Il canale della ferita nei polmoni, a tutte le distanze, era cilindrico, liscio, stretto, colle pareti inzuppate di sangue per 2 centimetri di spessore; il fMo d'entrata era minore del lume del canale, quello di uscita più grande. L'entrata dél proiettile, in direzione trasversnle specialmente, quando ess(} spinse ·dentro alla. sostanr.a .polmç11tare scheggia di osso~ • oppure fr·acnssò un grosso bronco, fece palesi rilevanti distruzioni; tali sono anche quelle dei suicidi in tirì vicinissimi. ma per l'effetto dei gas della polvere. Vennero studiati, a tutte le distanze, gli efietti nella ecatiilà addominale ne~li uomini ed animali viventi, nonchè in cadaveri umani; erano stati feriti in questi casi 24 volte if fegato, f9 volte lo stomaco, 29 volte l' intestiDQ, l volta la vescica, 3 i reni e ij la milza.
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Il ft>gato (Tav. XHl) suhiva, negli spari vicini, un conquasso in grande -estensione ed alcune sue pl,rti erano disperse nerta cavità addominale; invece, col crescere delle distanze, circoscrive\·asi sempre più la distruzione e si aveva allora un graude foro d'ingresso, dentato, foggiato a stelia, con lunghe fessure radiali, perfino di 70 millimetri; ciò fu veduto alla distanza di 800 metri. Dopo l'ingresso il canale andava ancor,\ più allargandosi, a guisa d'imbuto, verso il foro d'uscila, dentato a l margine; .le pareti del canale erano lacerate e con profonde fessure nella sostanza del fE>gato. Questo canale f•1ceva~i più stretto a ~1200 melri, l'jmbuto era meno deciso, ma l'interna parete presentossi dilaniala e squarciata, anche fino a 2000 metri di distanza. La mil:: a offrì le~ioni somigfiant issime a q nelle del fewHo; l'organo spesso era es tesa mente distrutto. L'effetto era l imitato nei colpi al margtne, più sentito n-ei colpi trasversali, ma diminuiva sempre, col crescere delle dìstanze. Anche nei reni, fino. a 600 metr·i, si trovò un ·canale, largo dai 2.2 ai 3) millimelri, dilal.llut.e:::i verso l'uscita, munito di fes->ure rad:ali ; que$te si presentarono, con piccola perdita di sostanza , anche in ~olpi al margine. Lo stomaco, l'intestino, la uescica rimasero colpiti 49 volle e predsamente le loro perforaz;oni furono 160. Un proiettile potè trapassnre il ventre lasciando, per quanto a-pparve, intauo l'inteslino; ma per lo più si riscontrarono, in media, da 3 ad 8 fori per· c•)lpo. l colpi stì·iscianti allo attacco del mesenterio offrirono piccole perdite di sostanze con o senza apertura del condoLto intestinale; ma quando colpivano il libero margine convesso, si trovarono squarciatura perfino di 11 centimetri. La forma del foro era circolare, ovale, angolare, lacera, a squarcio: in generale la sua grandezza oscillava fra i :l ed Il O millimetri, vaeiava anche per· u.na identica distanza, e le distruzioni, male a pena, ri;;ponJevano al caml>iare delle distanze. ~el maggior numero dei casi il foro d'uscita
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RIYISTA
era p:ù largo di quello di entrata, ed entrambi erano piu ampi nell'intestino pieno, che nel vucto ; l~ll'aumentare delle distaoZce diminuivano queste ultime differenze e ce5Savano a 1200 metri. La perdita di sostanza nella sierosa, al foro d'iogres$0, era minore di quella della mucosa, e questa più stracciata ed assottigliata ai bordi; le stesse differenze notavansi al foro di uscita, ma non più co;;ì regolarmente. ~elle membrane più te;;e dello stomaco il foro della mucosa era piu grande di quello della sierosa, tanto all'entrata, quanto all'uscita. Io 20 • o dei casi si trovarono materie intestinali. ~cite nel ventre e, più spesso, in vicinanze dei fori. Tutti i viventi, con ferite penetranti nel ventre. Hnirono colla morte. L" n cranio completo': contro il quale venne sparato alla distanza di 50 metri, con un proiettile di :) millimetri presentò la figura che vedesi alla Tav. H (fig. l e~). La pelle e le ossa della callotta cranica furono conquassale in stracci e treccie innumere\""oli, sparpagliati in largo circuito; ne fu spaccata la base ed il cer\""ello venne schizzato fuo1·i. Col fucile di ~ millimetri, fino alla distanza di 80 metri, ~i ebbe press'a poco lo ste$SO etfello: ma il cranio rima~e ancora unito (Tav. lll, fig. ·t): mancaYa una parte di pelle alla entrata ed aWosc!ta e nelle stesse ossa potevan~i discernere i fori co_rrispondenti ; sebbene il resto della scatola cranica fosse infranta, senza alcana regola. Si potè dimostrare che il cervello saltava io aria dopo che il proìettile e1-a già uscito dalle pareti craniche .• Gli effetti ~oprade~ritti decre~ce>ano con l'aumentare delle distanze. 1 tOO metrt la scatola ossea era ancora fracassata, ma le fratture si disponevano in due sistemi, che procedono dai due fori, parte in guisa di raggi ~parte in .curve irTegolari intorno ai fori (Ta v. e fig. precedente); costantemente si è rilevato un lungo cr·epacc;o che univa 11 foro di
CHIRURGICA
~ntrata a quello
713
di uscita; era pure scheggiata la stessa base: le scheggie ossee slavano unite colla loro parte me-diana al periostio. L'apertura della pelle all'uscita non era più larga di 2 a 3 centimetri. Alle più gt·andi distanze andavano sempre più limitandosi i due circuiti di frattura (Tav. IV), dilegi1andosi per prime ie fessure corvilinf'e e pPr ultime le radiali ; a t 600 metri rimanevano due fori circolari. colla spaccatura che li colle4!ava. nn caso disgraziato, a •1600 metri di distanza, fu il p1·imo ad offrire questi ultimi risultati, ma i fori circolari nel aanio sono più numerosi a 2000 metri. L'infis-sione ·di un proiettile, alla distanza di 2700 metri, in altro caso disj.!raziato. presentò l'ultimo anello della catena negli effetti diminuentesi dei colpi contro il cranio. Le eminenze e spigoli -colpiti, a tolle le distanze, produssero scheggie, ma dopo 1600 metri (Tav. lV, fig. 3). esse si limitarono alle parti più direuamente colpite. Con esperimenti sopra crani vuotati del cervello (Tav. II, lì~ . 3, 41 si ottennero, a tutte le di>tanze, fori circolari; ma riempiendoli d'acqua o di colla d'amido (Tav. II , fig. 2), -si ebbero le lesioni indicate per i crani intieri. Solo, eon -carica ri.dotta per 700 metri (Tav. J([, fig. 3. 4), un cranio pieno presentò fori ci•·r-olari, opposlamente all'effetto della -carica piena per la stessa distanza. Le lesioni della du1·a madt·e corrispondevano, in generale, a quelle deiJe ossa: cioè, nelle ~istanz~ minori si avevano spaccature all'ingresso ed all'uscita, nonchè lungo il tratro di unione e perdita di sost,wza uguale; o più estesa al foro d'entrata nelle distanze medie: mentre, nelle distanze più grandi era maggiore al foro d'uscita. Negli spari vicini il ce1·vello rimase sfraoellato in grande estensione e, quando lo era in modo più !imitalo, st presentanno numerose emorragie nei ventricoli e sotto le meningi. Alle maggiori di~tanze si trovò il canale della ferita cilindrico, sempre più su·etto del calibro del proiettile, con pa-
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RIVISTA
reti cor·rose e strar.ciate; ·pesso all'in~re~so erano :'late ~pinte dentro scheggiolioe d'osso, fino a 4. centimetri di _proronùità, rimanendo con ciò più dislrutto il primo tratto d..l canale, che, d'altronde era 10 generale pi1i l:.rgo all'mgrasso anzu:hè all'usci La. Offrono speciale intere~se le lesioni delle ossa tlellù scheletro umano. Sopr.l 973 esperienze. lP ossa vennero colpite 366 volte, cioè per un :n o/o e la compana zona delle tuboiari per un 1:> • 'o circ-a. Le lesioni variano ~e.:oodo la distanza dello sparo e l:t nrretà delle re~i~Lenze delle ossa. diverse nello stesso osso, secondo il pnnlo colpito. . 1 10() metri Tav \Il) le diafì~i delle mazgiori os:>a tubnlari furono sempre estesamente fracassale, ùa ì a Il eentimelri nel femore, da 6 a B nell'omero. l.e scheg).!Ì•' erano all'ingre.~;;o, per lo piil. piccole ed ancora unite :~Ile partr molh. invece, alrnscira. pili grao.1t. sciol~e e profondumenle cacciaLe enLI'O la ci rcostante rnuscolatura; per r.ui. dietro l'uscita dall'osso, si rim·enne lar;.!a cavt>rna dì ronne (Tav. \l) t larga apertura cutanea. dalla qnale pendev •r:o lacerLi mu~colari e tendinei, con pezzeuini d'os:;o infittivi. Anche le tubulari di media ~randezza e le pic••ule rima~ero infrante, con lacerazioni di parti molle all'uscita. Si riscontrarono gli stessi efTetti, tanto sopra le ossa sec~·he, quanto suile fresche, spogliate delle parti molli. l.e o~sa ~pugnose e le patt• :ò-pltgno,-e delle tubulari (Tnvola YUI) rimasero mfrante e scheggiate. ma spes::;o rivestite dal periosrio e lo ~traCJ:.iamento delle parti molli dal lato • dell'mcila era molto limiLato. 1 200 mett·i tTav. IX, fig. +) l'ossQ era sthe,:!ginto pres o a poco nella medesima estensione e la retroposta caverna ~giungeva il foro cutaneo dr uscita. ma que,.to llmitava.,i, per lo più, a 3 centimetri. La carica ridoua d:t. gli stessi effetti fino a 400 metri : ma, a 1rue.;La distanza, furono troYaLi minori di lJuelli ottenuti colla carica piena.
CUIRURGICA
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A 600 metri {T;lv. X, fig. 3. 4}, le estremtla spugnose {Ielle tubulnri presentarono fori circolal'i, con fratiure radiali all'ingresso e piccole scheggie marginali all'uscita, rimanendo le frallure unite dal per-iostio. Le lesioni delle diafi.:;i .et·ano quasi le stesse delle distanze precedenti e solo venivano limitaod<>..si la cavità formatasi al di dietro nelle parti molli. A 700 metri (Tav. X, fig. 1, 2, 5, i, 8) non si trovò più, iu tutti i casi, il foro di uscita dell'osso; con cat·iea ridotta per questa distanza si ebbero lesionì minime. Ad 800 metri furono molto più frequenti i furi circolari sulle ossa piane e sulle estremità spugnose delle Lubutar·i. (~li spari sulle articolazioni produssero lesioni di minimo .grado. Anche a 1000 metri (Tav. XH, lìg. 5, 6, e Tav. :XlV) lo scbe~giamenLo delle trapassate dialisi d'ossa lobulad era quasi u~uali e. nel femor·e se ne videro di Il e 15 centimetri, neJI"omero di 6 ed 8; ma le scheggie erano merlo numero~. pi'ù grandi e rimanevano coperte dal periostio. Le ossa spugnose presentavano. per :-:olito, fori- circolari. con orlo scheggiato alla uscita e fessure ndiali alla entrata.
A.i 1200 metri (Tav. IX , lìg. 1, ~; id. XJIL fig. 5, 6; id. XlY, fig. 4, 7), di regola, le scb:eggie ossee non erano più retrospinte nelle parti molli; e quindi più limj!ato il guasto di queste, cioè da 6 a 7 centimetri, secondo la durezza dell'osso. Atren.trata si trovò una distruzione, corrispondente alla direzione del proiettile 11ella sua penetrazione. e, ne1 contorno, fessure e ;rhegl!ie. accavallate dal periostio. A 1600 metri (Tav. x.r, li~. 4-, 5; id. XII) si diminuisce la forza òel proietCile e di conseguenza anche l'effetto sulle ossa. Le diafisi più ~rosse erano ancora frante, in grande estensione e furono trovate alcune scheggia infitte nelle parti moUi; in alcuni casi, nei qu tli il proiettile aveva I.HHtuLocon dir&ziooe tf•asvel·sale, le scheggie rimasero al posto, senza far danno alle parti molli.
/IG
RIVISTA
Tuunvia si poterono trovare, anche a 2000 metri (Tavola Xliii, delle ~che;:~e-. spinte vioientemente entr·o alle parti tnl)lli ùel hraccro e della coscia. R.iepilogaudo : a tutte le distanze, la zona di sche~~ia mento nelle grandi diafis1 è pres:;oche ugualmente esteso.; ma, nelle distanze minori, si haono sche~otgie più numerose e minute, d'ordinat·io, sciohe dal periostio; nelle distaoze maggiori, scbeggie piil :)carse più lunghe e, d1 solito, le~aLe dal periostio. La cavità nelle parti molli di"tru.Lte dietro l'os-;o è più grande ne,;li :>pari Ticini ; al di la di 100 mttri, essa oon raggiun)(e più l'apertura cutanea di uscita: ed a 1600 metri (;omincia a mancare. Le 05Sa "pugnose e lt• estremità spugnose delle gr-andi (lS~èl tuunlan, nelle urevr distanze, vengono sche.:Jiiate quasi dt>l tutto : a 600 metri appari.;cono alcuni fori circolari, i (1uali d1reotano di rehola a t 000 metri. (n so:.tanza, la spe,:ie e la ~rao•lezza delle lesioni da l-paro dìpenàono dalla forz·1 ,·ha del proiettile e dalla .-apacità speciale di re:)rstenza della parte colpita. Intervengono inoltr·e, quali fattori poss1bili: dal iato dt:l proiellile, la sua deformazrone, la turbata sua rotaz•one eri il suo deviamento dalla d1rezione normale: dal lato dell'olofgetto colpito, la ~trullora an1tomic.1, =-perie rapporto ai ,.oJidi e liquidi. ed in que·l• ultimi, la con:f'guente pressione idraulica. La parte tleci~iva è so~teouta dalla speciale "truttura dei tes-.uli :~1 punto colpito. particnlarmente per le ossa che prese'mano speciali località. dove è rinforzata la tessitura. ·Data un'idea sintetica delle lesioni che il medico mtlitare potrà incontrare nelle JUerre future e, rrmaodando, per un piu completo ammaestramento, all'opera circostanziata della dll'ezione suprema del corpo sanitar·io militare Prossiano. ip cor:.o di stampa. ~~ e.;re;;i relatori ri,·ot~ono iJ loro peo· siero alla gravezza del compito che incomLeril al medico militare sul campo di hauaglia.
CHIRURGICA
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A.nche se la maggiore giuste1.za del tiro, saivono essi, potrà produrre un maggiore numero di morti e se, per le lunglle distanze alle quali si iniziano e si spiegano i moderni combattimenti, non si accumuler·à un gran numero dt feriti; anche :;e i fori più piccoli di entrc~ta e di uscita delle ferite potranno alleggerire l'opera medica; non sarà meno grave la responsabilità del medico militare in campa~na.
Daranti alle lesioni qui descritte egli non dovrà dimenticare che le piGCtlle aperture d'uscita possono trovarsi m perfeua antitesi colla imponenza delle distruzioni nelle o~sa, nei vas1 e nervi: e certo non gli sarà facile il decidersi quando debba medicare, sostenendo semplicemente la parte colpita~ e quando invece procedere ad una operazione chirurgica giudicata necessaria. E qual tema scabroso, per decidersi, non avrà egli da'Vanti alle lesioni del ventre, conoscendo che la morte è inevitabile senza un coraggioso intervento chirurgico e che questo non è meno fatale ~l ferilo. dove non si possano. rig.orosamente applicare tutti i mezzi della antisepsi? Dove si deciderà egli ad aprire il ventre: sul campo dt battaglia, al posto di medicazione? Con quesiJ esperimenti si è sopra tutto ottenuta la convinzione che l'opinione, diffusa in precedenza, della l~ma n.ità dei proiellìli moderni. è affatto erronea; e che, in qualunque evento (che la buona sorte tenga lontano) i medici militari si troveranno debitamente preparati per adempiere il loro compito nel miglior modo possibile.
718
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Lee Metford Muster Il M. 89. Krag. Jor;;ens~o l!. 89.
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RIVISTA
T AVOLA II. - Velocità finale e lavoro utile dei fucili tedesco, austriaco e francese.
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L'i veloCità finale ed il la\'oro utile di questi tre fucili potrebbero in ratto dill'crenziarsi anco1·a meno t:ra loro, dovendosi considerare cbe i snd,JetU \alori vennero ottenuti dai vari Stati con formule differenti.
CHIRURG1CA
721
Tnberoolost deU& verga. - MALECOT. - (Journal de Medecine et de Chirurgie, Ottobre 1893). La tubercolosi della verga è molto rara. Il dottor Malecot ha comunicato su questo argomento un caso molto curioso, nel quale i sintomi clinici e le inoculazioni sperimentali non lasciano alcun dubbio sulla natura tubercolosa dell'affezione. Si tratta di un'ulcerazione del glande avente le dimensioni di una moneta da venti centesimi circa, circoscrivente quasi regolarmente il mealo e facente comparire il glande come sezionato perpendicolarmente afla sua eslremita. I mar. gioi sono leggermente dentellati, ma scollati, piut-tosto scolorali, e presentano in certi punti leggerissime sporgenze che fanno corpo con il fondo. Questo fondo é uniformemente liscio, pallido, con qualche vascolarizzazione attorno al meato che sembra leggermente retratto. Margini e fondo sono costantemente imbrattati dall'orina, ma non secernono pus; essi sono tlessibili, non dolorosi, neppure alla pressione, e non vi ha alcun ingorgo ganglionare. L'individuo affetto da quest'ulcerazione, che datava da un anno, era un ragazzo di 14 anni, israelita, il quale era stato circonciso, secondo il rito della sua religione, l'ottavo giorno dopo la sua l)ascita. L'aspetto deU'ulcerazione, la sua pieghevolezza, la mancanza di ingorgo gangliooare escludevano la possibili !a di un'ulcera dura; il fondo liscio, la mancanza disuppurazione,laregolarità e lo stato di buona conservazione dei margini facevano rigettare quella di un'ulcera semplice. Un accurato interrogatorio fece rilevare che da tre anni il malato soffri va di disturbi vescicali; le iniezioni erano frequenti, dolorose, le orine spesso sanguinolente e negli ultimi mesi era sopraggiunta un·incootinenza d'ol'ina diurna e noUurna. La faccia era pallida, dimagrita, ma non esistevano punto lesioni polmonari. L"autore pensò quindi alla possibilità di un'ulcerazione tubercolosa e per coraseguenza alla necessità di inoculazioni sperimentali per stabilire sicuramente la diagnosi. Le inoculazionì, praticate all'Istituto Pasteur, furono tutte positive. l porcellini d'India inoculati sono diventati tubercolosi come
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!H VISTA t' !-Lato dimostralo dalla
loro autopsia e dalre-.nme batteriol Jj.'!ICO !lei VISCeri. Quùnlo al malato, l'Autore non lo ba riveduto che una volla dopo queste r icerche. La sua ulceraziont', la quale, d'altronde, non era stata curata, conseJ•va,·a gli :;te::;~t carattet•i, i disturbi vescieali persistevano, ma il suo !\Lato ~enerale era migliorato ~otto l'influenza di un lrattamenlt) generRie appr·oprjato.
Il. :\tMrER. -Sulle ferite dell'lnte•Uno pu oalolo 41•• oav~o.- Archi,e.~
de Médecine et de Pltarmacie n 1r-
litaires, n. 11, 1893). Conclusioni. -Tutti coloro che avronno ricevuto un <'alci o di c-avallo sull'addome sar•anno trasportati d'urgenza all'ospe· dale. Là dopo aver cono,..ciute le parLicolarila Jel caso ed aver notato iu particolare !11 ~Lato del ferit. •, il chirurgo -<LR· bilirl! un lraltam>!nlo aspettante ba"ato, secon<lo i ca,.t, sui fenomeni di shock e le indicaziont dt lesione intestinale. (lrnmobtlizzare il ferilo nel lello. ri,.callarlo. combattere 1l dolore. e cin astenendosi dal fargli introdurre nelle• ~lomaco s~lan7e liquide). Pre!'SO ti malaLo c:ara quin,li i-"tiluilo un ~'<ervizio permanente di osservazione, ed ogm ora almeno gi SCrivera la temperatura. la respiruzione ed Il pol!>O COi lorO differenti caralleri e lulli i !Sinlom1 loeali o generali esistenti. g tuttavia utile cbe il Clairurgo che deve COUdU1•re il traltatamenlo non si occupi di r1uesta osservazione a cui e sotto· posLo il paziente. Giunto il bisogno allorcbè soprug:;.riungeril un fenomeno nuovo vomiti in particolare) gmdicLera me~lio 111 $iluazione se egli lascia· trascorrere al minimum due o tr(' ure fra i suoi esami. Infine, allorquando la -reaztolle peritoneale o r in(ezione generale gli p8l'l'81100 indiscutìbill, iotcrYerrà senza ritardo. La laparolom•a non si e.<>e~:,-ruirA allora per semplice esplorazione, ma !'ara un processo per c0nrer· mare la diagnosi se non della perforazione intestinale almt>no dell'infezione del }:lerHoneo, questo sarà anche il primo lempo di ~o lo lratlamenlo suscèllibile per salvare il ft:rilo.
--
CRIRU.RGIC.\
i?.3
In un recente lavoro stampato negli Archioes générales -tle .Méde~ ine iJ maggiore medico di 2' cle<~se Sieur riporta. fr.a le allre osset·vazioni, atto laparotomir praticate per fe«'ite dell'intestino cof:(ior.ate da calcio di ca"ello. Aggiungen..dovi un altro caso citato da Vaulrin si. hanno nove opera· .zioni di cui cioqutl terminate con la guar•~io•~e.
c. s.
1UVISTADELLE MALATIIEVENEREE EDELLA PELLE
:L'erpete recldtvante. -
Fot:RNJER. -
(JOtlrnal de .l-ft!(/e-
eine et de Chlruruie, Ottobre 1893). La causa dell'erpete rccidivante è e vider.temeote coslituzionalt', ma essa é ancora sconosciuta malgrado tutte le discussioni cbe hanno avuLo luogo sopra I]Uesto soggetto, malgrndo le ricerche balteriolo~iche, la ' tuali hanno dimos tralo d'altronde. che per lo meno nell'inizro, il liquido con· tenuto nPIJe vescichetle restava sempre <~lerile. Dal punto di vista clinico, quesrerpet~ ha tre localizzazioni di ineguale impor·tanzs, la pelle, gli organi ~enitali e la bocca . L'erpete r ecidivante della pelle è assai ra ro Sono ~tale citale eruzioni ript•oducentesi per an ~i alla natica, aUa mano. ..alla guancia, ma sono rarità che sono di {{ran lunga meno importanli dell'erpete recidi,·ante genitale. Que~to costituisce una affezione delle piil penose e che, malgrado la sua benigmt.a apparente, da luogo ad una lesione t"ealmente seria per le sue conseguenze. Ciascuna eruzione, .-in fatti, è benig na; essa consiste in alcune picc.ole vescichette, ìal volta quasi inapprezzabili ; ma tutta lA !:travezza consiste
ltiV!ST.,
nella fl'equeuza di quèste eruzioni. Esse si producono sempre sulla verga, sulla mucosa glando-prepuziale, nel solco, più rarament~ sul g1anoe e sul prepuzio. Gli intervalli di queste eruzioni sono molto variabili. In alcuni individui se ne osservano t1•e o quattro per anno ; in allri ogni mese, ogni quindici giorni l" t~lvolta anche si osservano eruzioni St)bentranti. La serie delle eruzioni continua Jopo la prima comparsa: una sola condizione ne interrompe il corso: è una malattia intercorrente ; esse possono arrestarsi all(}ra più o meno lungamente, talvolta anche scomparire completamente. Ma nelle .-~ondizioni ordinarie, la durata di queste eruzioni è sempre molto lunga. Fournter le ha viste variare da tre a dieci anni. Doyon ha segualato un caso che dura da trenta anni. Però,. l'erpete decresce generalmente con l'età. Ma il la\o più importante . dell'erpete recidivante è il lato psichico o menttlle, perché la ripetizione perpetua di quest::~ piccola lesione avvelena l'esistenza dei malati i quali non pensano che ad essa e finiscono soventi per diVentare incapaci al lavol'o. L'erpetico é il più sovente destinato alla neurastenia, ma di più, molti 8l't'ivano alla sifilomania, convinti elle la sifìlidèsola può pt'odur·re una lesione così persistente. Alcuni malati diventano melanconici e Doyon ne cita alcuni che si sono suicidati. Quest~ lesione, piccola in sè slèssa, ma grande per le suec conseguenze, non deve essere ·trascurata; sforLunatamente poco si .conosce sulle _sue cause. Si sa soltanto che essa è rara nella donna, che non si presentn guari elle all'epoca della pubertà e soprattutto che essa si osserva quasi sempre dopo una malattia venerea. Tuttavia, quest'ultìma condizione • non é assoluta. Ma si conoscono meglio le condi1ioni che fAvor;scono le l'ecidive. Così un regime igienico r~golare, associato all'assenza di rupporli ~essuali diminuiscono mollo le eruzioni. Al contr'al'io la falica, le marcie f1Jrzate, gli eccessi di tavola e soprattutto gli abusi venerei le aumentano di molto. Quest'a ultima causa è soprattutto la più impor~ante; éd a questo riguardo fu no-
DELLE MALATTlE VE:i.eREE E DELLA PELLE
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tulo un ratto curioso : alcuni malati non hanno er-uzioni oon una dQnn~;~ con la qu~;~le essi s.i ~ono ~bi tuaH, lQentre e~ i ne hanno quasi sicuramente quando hanno rapporti con un'altra. In fine, in \Hl gran nq~ero di c.a,si, l"~rpe~ si riproduce .checché si faccia, qualunque ~ia il regime seguito; vi l1a ~uind i in quei casi una disposizione gener&e eh~ resta sconosciuta fino ad ora. L'erpete boccale recitiivante, che ~areb be più giusto chia·mare erpete linguaJe a cagione della S\la lo.ealizzazione a'bituale, e molto più raro del precedente, ma gli può es$6re :paragonato el:!attamente sotto il rapporto delle s~te re~idive, della sua persisLenza e dell'oscurità delle sue causP-. Sono gli uomini giovani che sono atf~tti; senza conoscerne ta causa esatta, si sa soltanto che nella grande maggioranza .dei casi, esso si produce nei soggelti cbe hanno avuto la ~ifilidt>, principalmente in quelli che hanrw avu'o lesion~ alla -bocca, senza che si sappia se la causa principale sia la sifilide, il mercurio od il tabacco. Quasi sempre si tratta di malati che sono sta,ti <"U~ti a lungo della sifilide e cha sono ·stati ritenuti guariti. C0mpaiono nuove lesioni, simulanti plac-che mùcose che sono nuovamente curate col mercurio e trattate inutilmente più volte colle cauterizzazioni. Quf!!>lO -fatto solo è uno dei lati più iqJ.portanti <ti ques~ mala~ia .. {XJrcbè esso espone a adoperare indetìnitament~ il trattamento m~rcuriale e obbliga a· consi<Jerare il mala~o come incom-pletamenle gl\arito dellR sua sifilide,_ mentre questa non ha .alcuna influenza diretta sulla malattia. Fr-3 le forme cliniche che può rive.stire l'el:'pete, FoQrnier .fla insistito soprattutto su rlue forme poco conosciut~ che .possono soHevare grandi difficolt~ di di11gnosi. Nella prima, con un erpete genitale anche discreto, si ·serva la comparsa di una adenQpatia f.Pedda,avente l'apparenza .<Jell'aJenopatia dell'ulcera dura, mobile, non dolol'osa e sfug.gentP. solto H dHo, di guisa che fil d'uopo essere prevenuti .che in certi cas~, rari in verità, l'erpete può essere accompagnato da un'adenopatia identica a quella della sifilide. Per altra parte, l'erpete genitale può essere c.oQlplic~Jto da uno scolo uretrale, che può essere preso per blenorragico.
os-
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RIVISTA
Se ne differenzia però per quattro caratteri ac::sai nellL Esso e meno abbondante, è c::ieroso, quasi acquoSCJ, grigiastro, non è con~cialo a dolore e ~uartsce spontaneamentein ollo o quindici giorni, mentre sembra peggiorare solto l'influenza del trattamento. Questo scolo deve essere rifer,lo ad un'erpete intra-untrale; si t·iscontrano tal\·olta ~imultaneamente vescichelle iO< corrispondenza del meato, ma "i s >n•) <tei casi io cui non $i tr va alcuna !estone ed in cut l'eruzione si é fatta piu profondamente. È quindi be'le ricordarsi che esic::tono scoli in rc1pporto con l't:rpe•e e soprattutto cb.e que~ti scoli guariscono rla sè «oli. E un punto imP')rt.f'ntis'-imo e che pu. · forse :;piegare quelleblenorragie che sembrano "Oprag!!iungere spontaneamenteo q:11elle che si attribuiscono con troppa facilita all'azione: della leucorrea o della mestruazione.
Le lltmcll gravi preoooL pitau:c, N. 2, 1894).
FocRSIER. - (Gcuette des HQ-
Gli accidenti terztarii che costilubcono gli accidenti gravi della sifilide non cominciano in aeneralP-, che ver:~o il terzo anno. Normalmente, 1 due prim1 anui non presentano cbe aCClJenti seeon taru di natura meno grave . .Ma que!5ta re;:ola soffre numPros•ssime ecrezioni. Se si cerca dì determinare il grado di frequenza clegli accidenti terziarii nei d1ver$i pP,riodi della sifilide, si trova che essi si osservano più frequenl..mente nel terzo anno; ma da cio non ne der·ivn che nel secondo ed anche nel primo anno non si abbiano accilenlir terziarii. Tutt'al contrar·io, per..:be dopo il terw, si o"'servano ptù spesso gli accidenti Lerziarii nel secondo anno. Vengono in seguito, in orJine decrescente, 11 quarto, il quinto, il sesLo. il settimo anno. L'ottavo anno, in cui però gli a..:cd~nli sono ar:cora comuni, presenta lo stesso ~rado dt rrequenza del primo anno. Limitandosi al let'ziarismo della pr1ma annata, l'Autore . dke aver già osser\'&to, nello stato attuale, 20I.l fatti di !estoni
DELLE llll.AITI R VENEREE E OELLA PELLE
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to:-rziarie -sopraggiunte in 158 malali. Ltl pelle, l'organo piit frequentemente aJTdto, era slata interessato. 8i volte. Il .si :"tema nervo~o 69 volta. Le lesioni ossee sono moiLQ più rare; esse sono sLate osservate 1i- volte soltanto. Ha trovato pure H rasi dì gomma; dt>i quali 6 per la volla del pala.to e 2 per il Jaringe. Per· la lingua, il t~sticolo e l'occhio ha osservato la st~ssa cifra, 5 casi per ciascuno òi questi orgaui. H palato osseo, il rene ed il sistema muscolare interessati 2 volte c iascuno. Questo terziat'ismò del primo anno può sopraggiung~re in rlue condizioni ditl'e:renti. Ora compare subito dopo l'ulcera. Cio si osser,·a per certe ulceri fagedeniche, le qua1i sono susseguite ben presto da sifllidì ulcerosi della pelle. Le sifilidi ulce1'ose delle mucose, l'irite a l'ol'ma g-ommosa possono anche osset·varsì dopo l'ulcera. Queste le~ioni molto precoci sono accompagnate da uno stato generale grave, da una pr-o<>-trazione profonda, da un abbattimento estremo, spr!!SO anche da vari accidenti dìnaro~ci. Ora, !il contl'arìo, l'ulcera, il per iodo secondario, hannrJ la loro evoluzione abituale. Nou è subito dopo r ulce.ra, ma beliSl dopo un breve periodo secondario che compare il terziarismo. L'Autore osserva che vi sono alcuni organi, i quali non sono mai stati osservati affetti nel terziarismo precoce, e cioé il polmone, il caore, l'aorta, il retto. Anche la paralisi genel'ale, d'or igine sifiliJt>~ è una manifestazione più tardiva. Lo stesso pure può dirsi delle gomme del tessuto cellulare. Si sa che esse co~tituiscono, ùa sole, il 12 per 1()0 dt tutti gli accidenti terzìarii; ma la proporzione discende, al contrario, al 2,5 per 100, se si porta questa sratislica sugli aceidenti l.èrziarii precoci. La medesjma cosa si osserva per la tabe ; la proporzione della t.a.be è di f1 per 100 nella sifilide lerziil· l'ia, menlre nella sifilide terziaria precoce essa è sollanto dì t per lOO. Nel terziarh::mo precoce del primo anno non si osservano quindi lutti gli accidenti ordinarii del terziarismo. Gli aècideoti più frequenti, come si è detto sono le siftlidi cutanee, le quali rappresentano, da sole, quasi la meta dèi casi, il 41,5 per 100 dei raui osservati. Queste sifilidi cutanee
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IIVI:-oTA
!<Opraggiungono ~ove.nti in se::uiLo ad ulceri fageden 1chP. Il terreno ha anche una gran.ie importanza; uno stato ~e neral~> cattivo facilita molto il loro sviluppo. La forma che predomina nelle sifllidi cutanee è l'ulce.rat•va. Le ulcerazioni sono multiple, sovet\ti mollo numer·ose. Le loro pareti sono stillanti; esse non presentano l'aridità delle nlceraziont ter·· ziarie anlicbe. Esse oltre acl a·:ere una tendenza a molliplicarsi, presentano pure una tendenza estrema alla dif;:'IE'm•nazione. Le ulcerazioni sono sparse -.opra numerose rea:ioni d~l corpo, mentre che nella sifilide antica. anche •tuan lo le ulcerazioni sono multiple, esse si localizzano in un dato punto. Queste ulcersziom precoci sono piu gravi delle ulccrazioni antiche. La loro estensione é ra1 ida; esse producono u1 breve tempo gua<;ti estesi; esse sono infiammate, dolnro~e: e~c;e sono tenaci, ribelli a lutti 1 metodi ùi cura; é neces'"ario tnoiL~re io opera, per guaririP, tutte le ri<.orsed~l lrattameuto locale e generale. Le ulcerazioni a11tiche hanno. al contrar io. un'evoluzione mollo p1ù J~nta; il loro decorso é t{uac::i ~empre ac::solut.ament.e torpido: tl lralLBmenLo apporta ht cicatrizza· zione rapidamente e facilmente. Le ulcerazioni possono qualche volla essere complicate da arcidenti ganJrr&nosi. Ora la forma gaogrenosa delle ~ttìlirli ulcerose é molto più comune nel terziarismo precoce che nel terziari;;mo antico. Il fagedenismo del terziar1smo precoce offre anche caratteri speciali: le lesioni ragedeniche ~ono multiple, colpiscono varie regioni simultaneamentP e sovenli regioni distanti le une dalle altre: il decorso dAl fagedenismo è rapido, precipiLato; infinE', il fagedenismo del lt>rzìarismo precoce pre!"enta una rt:sistenza del tutto speciale al trattamento. In certi casi di fagedeoismo terziario si può anche ·•~ser ,·are una vera forma silleraole. Questa forma é fortuna tamente rsrìs$ima. C•mtemporaneamente agli accidenti locali multipli e gravi compaiono accidenti j!enerali: la febbre raszgiung-e i .to gradi ed é pressoehè COillinua: l'adinamia è prt>· ronda; l'iodebolimeuto va gr·adnlamente ~u~menlando. Le in· fazioni profonùe sono state osservate quasi esclusivamente oei fageàenismi mollo prec0ci. che sopra~giungono neiJ'inizil)
DELLE MALATTIE VENERIE E DELLA PELLE
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della sifilide. Esse possono eccezionalmente guarire, ma il più ~pesso la debolt-zza progredisce sempre piu, e questa forma siderante del fagedenismo finisce frequentemente con la morte.
'trattamento deU'orohlte aouta oon la polverlss&sione fenloata . - TJ.uf:av e FossE.- (Gazette des Hòpitau~, ~- 101, 1893).
Il manuale operatorio adoperato dagli autori è semplice e ·conforme ai princrpii dati dal professore Veroeuil Bssi hanno costantemente faLlo uso del polverizzalore a vapore grande. modello. il solo che sia compatibile con l'alta temperaLura che deve avere il geUo polverizzuto e con la durata delle sedute di polvet•iLzazione. Il malato è situato sul margine del leUo, coi piedi posati su due sedie, nella posizione che e~li occuperebbe sopra una sedia da speculum; Lutto ripoga"trio e la parte ~uperiore delle coscie sono coperte da un taffeta gommato che isola le borse, restando esse sole esposte alla polverizzazione, e conduce in un recipiente l'eccesso del liquido polverizzato; le borse sono o non ricoperte da un semplice strato eli garza. SP ''i ha funicolite, anche la Tegione inguinale rimane scoperl9. Il polverizzatore situaL<> sopra una sedia Q sopra un tav~ lino da notte secondo l'altezza in cui è ~iLualo il malato, è avvicinato lino alla distanza d1 25 a 30 centimetri, per mo<lo che la polverizzazione sia proieltata sulle bor~e più calda che· sia pos~ibile (l). La seduta sempre ben tollerata dal malato dura da venti minuti ad una mezz'ora. Essa é rinnovata due volte al ~iorno (lre volle per eccezione nei casi molto gravi) fino alla scompar~a completa del dolore. Nell'intel'vaUo di ~ue polvel'izzazioni il malato rimane disteso nel suo letto,
(t ) la temperatura del getto é apj)ell& di :!5 grarii ad una distanza di 'S a 30 ceo~tri! a to centJm~trl, Mrebbe di 37 1rn1d1.
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RIVISTA DELLE liALATIIE V&'iEREB E DELLA PELLE
con le borse rialzate. Dopo qualche giorno gli si permette di alzarsi. In ciò consiste tutto il trattamento. Gli Autori non vi hanno aggiunto alcuna applicazione di topici, alcuna amministt·azione di medicamenti. Essi non hanno mai constatato alcun accidente imputabile a questo metodo di cura, e, malgrado la colorazione nera delle orine, non hanno mai notato ecci· denti generali dovuti all'intossicazione fenica. Nei primi tempi, facen!io uso della soluzione al 1/'l0, hanno osservato un'abbondante desquamazione epiteliale ed il derma messo a nudo; in seguito, usando untt soluzione al 1/w non hanno più rilevato che una leggierissima desquamazione epiteliale, senza alcuna importanza, che soventi non ·era avvertita dal malato. Gli Autori fanno le seguenti conclusioni: 16 La polverizzazione fenicata ha un triplice modo dr azione cbe ne fa un antisettico, un analgesico ed un risolvente; ~ essa è quindi indicata a priori contro i due principati sintomi dell'orchite blenorragica, infiammazione e dolore; 3° prat•camente essa apporta rapidamente, nellà maggior parte dei casi, la diminuzione del dolot·e ed accelera la risoluzione; 4• essa sostituisce vantaggiosamente i topici (cataplasmi in particolareì abitual_meoLe usati ; 5• essa non dà hwgo ad alcun accid:ente locale c• generale; 6• pare che essa riduca, in propor~ioni notevoli, la durafa deJI'affezione ; 7o è quindi un metodo innocuo ed efficace che deve prendere pesto nella terapeutica dell'epididimite blenol'l·agica ed .anche in tutte le orcbiti acute.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA
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MOSETIG-~lOORHOF. -
La teuorina. -
(Cenlral blatt f ii,.
Chirurgie, N. 18, 1893).
Non vi ha alcun dubbio che affezioni locali sostenute da invasione micotica possono essere favor·evolmeote influenzale da un aumento di circolazione sanguigna, da un eccitamento di iperemia attiva specialmente nel foc()laio stesso dell'affezione. Tali mezzi irritanti locali esistono in ragguardevole numero. L'autore crede di aver ricavato dal regno vegetale une sostanza la quale, senza spiegare dannosi effetti di qualsiasi natura, agisce eccilaç~do potentemente il sistema vasomolore. Si forma sul luogo dell'applicazione di questa sostanza un processo congestizio di più lunga durata, che sarebbe di non piccolo valore terapeutico specialmente per le affezioni fungose locali. Questo rimedio è un estratto depurato del teucrio scordio ricavato dalla pianla omonima appartenente alla famiglia delle labiate. Questo estratto è chiamato dall'autora teucrina e si presenta sotto forma di liquido nerastro con odope di cavolo, di sapore acre; contiene discreta quantità di solfato e si può mescolare coll'acqua in tatte le proporzioni. L'autOt'e ba usato questo mezzo per iniezioni sottocutaoee, che fm•ono sempre praticate in vicinanza del focolaio morboso. Egli distingue, nel suo moJo d'agire, gli t>ffelti primarii e secondarii.
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nrvrsrA
L'effetto primario consiste in una reazioM generale delror gaoismo che di solito si svt>lge con forma e durata quas1 tipiche, e ciò tanto nel caso che sia applicalo sopra organismo sano a scopo d'esperimento oppure introdotto in una parte ammalata pt!r affezione micotica. La reazione genet'ale si estrinseca con un orgasmo febrile ad evoluzione tipica e che si risolve in IO o 12 ort'. La febbre, che s'inizia più spesso con un fugace brivido, mantiene il carattere della cosi detta febbre a~eLlica nel r:enso di Volkmano; a questo attacco febbrile succede un relsllvo benessere. L'effetto secondario consiste in uao stato congeslizio variante d'iutensità in. loco morbi, che può spiegar·e azioni diverse sul proceseo mor·boso locale. Nella tubercolosi locale l'azione dipende specialmente dall'essere l' intlllramento tubercolare caduto in dbcompo~izione oppur no, i focolai caseificauti e caduti in preda a necrosi ~agulanle::;i eliminano di regola con fenomeni di flogosi acuta ~sembra precisamente che l'eliminazione sia totale. Gli infiltrati più recenti non ancora mortificati possono mvece ~comparire per assorbimento. L'autore ha ottenu~o risultati nole,·olmenle favorevoli colla teucrina. durante una esperienza di cinque anni, nel tr·attamento di acce;ssi freddi, nelle adeniti fungose ed anche nel lupus e nella actinomicosi. 11 liquido deve essere somministrato per via ipoder mica uei punti più vicini alla parte malata alla dose di 3.0 g-rammi. Egli ha spe6mentato la teucrina anche per uso interno e precisamenle come stomachico (in capsule gelatinose ron 0.5 d'estratto} ed ba constatato che essa eccita l'appetito.
Il petrollo nella difterite braio 9~).
(B ric. lv/ed. Journ. , 10 feb-
P. J. Kostenko (Krasch . N. 50, 1898) conferma pienamente t'alta opinione che il Flaltaul ha del petrolio nel trattamento della difterit.e. Egli si appoggia a sette essi consecu-
Dl TKMPEUTICA
tivi, i quali tulli rurono traltali pennellando le fauci con un hatuffolo di cotone impregnato di petrolio puro : questa operazione ripetevasi tre volte al giornc. Sempre ne l'egUJ rapida guarigione: le pseudo-membrane scortlparivano nel!() spazio di tre g•orni. • embra che i contadini russi curm() con succ·es:>o la dillerite ('Oll'uso interno del petrolio. Que~l& sostanza è pertellamente innocua anche se ingerita in gran quantità (400 grammi io una volta). Essa non produce nè dolore locale, né senso di bruciore.
J1 bismuto nelle me.le.ttte dello •tome.co. -
(Brit.•\led.
Journ., IO febb. 9-i).
Il .Yallbes (C. biate. f. iAn . .'rfed., 6 genn. 1894) ha esaminato e sperim~ntalmenle e clinicamente il metodo di H einer di lratla•·e, cioè, le malallie irritalive del venlricolo con grandi quant1tA di bismuto. l risultati del traltsmento furono mollo buoni specialmente nel diminuire il dolore. Gli esperimeuti sui cani dimostrano che il bismuto ingerito dopo 10 o 20 rrulluli cade nella parte più bassa dello stomaco e dopo alcune ore lo si vede sparso per tulta la pa:-ele dello stomaco intimamente commisto al muco. Anche quando lo stomaco è pieno, una gran parte di esso si rin,iene nd modo accennato. Questo deposito di bismuto è mollo resistente agli agenti chimici. Xell'uomo, ~e poco tempo dopo l' ingeslione dal bismuto si ra la lavatur·a dello s tomaco, l'acqua esce limpida . ma dopo un certo tempo l'ac.qua è mista a muoo ed a bH;muto. Sembra che essa aumenti la secrezione d...J muco. Allo scopo dt stabilire l'azione di questo medicamenti) sulle erosioni delle mucose, ne vennero praticate artificinlmenle nello stomaco dei cani, ai quali si fece in seguito ingerirlo. In alcuni esperimenti il risultato fu negativo, ma in due di essi. il risultato fu decisivo. ln uno di questi ultimi si t·iuvenne una crosta aderente che )'roteggeva la lesione di continuità e l'ulceraz10ne era~ trasfor mala in pia~. nelle granulazioni della quale si trovarono dei cristalli di bismuto. Xon si notarono mai sintomi di avvelenamento. Gli
13i.
1\IYIST.\
(>sperimenti co~i dimostrarono che il b•srnulo aderisce alla perdillt di sostanze e questa guarisce sotto la croste, la quule in vet·it.à bon s~mpre fu trovata. Gli esperimeuu dì controllo stabilirono che le perdite di sostanza guariscono ptu presto quando trattate col bismuto. La digestione naturale continua anche col bismuto, ma in quella artificiale Iu pepsina è p• ecipitatu e la digestione é cosi ostacolata. 11 ~allhes concJudP che sperimentalmente e clinicamente considerato, ìl metodo di Heiner è corretto. G. G.
Trattamento dell'ef edpela braio 189!).
(Brit. MPd . .Journ., 10 feb-
11 dott. Ft.!lsenlhal (Z. fii.r Kind, dic. 189:l) dice che il lral· \amento chu egli usa t~bitualmente contro la risipoht conc:;isle nelle scarifìcazioni, le quali poi cospar~.:e"a rii iodoformio. Ora e~li preferisce l'ulio deii'1Uiolo, H quale nou solamente è un potente rimediO riJuttivo, ma a ncora sembra avere un'HzionP specifich suiJo slreplococ~o. Mentre una !'oluzione al 3 o i- p. 100 di illiolo lo cfi,trug~e, quella all' 1 p. 100 ne itxlpedisce lo s' iluppo: questa rispetto a quella di sublimalo corrosivo ba il vantaggio di non ell~ere veleno~a e r tspetto all'iodofornuo ha qnello di ruJO es!'<ere irritante. Il lraltarnento rolla incisione è fortemente consigliato dal F.: egli lo ba usalo in trenta casì. Previa anestesia d•·l pazif'!ote, le incisioni sono praticate é col ma~.saggio viene ~premuto il liquido che impregna i tes,.,uti: una pomata o una soluzione al 60 p. 100 di ittiolo vi viene spalmata colla mano, la par te e ricoperta di cotone e garza, e trallandost di arti, q•1esti vengono sospesi verticalmente. L' uozione è praticata par6{'cbi giorni e la merlicalura, quando e possibile, carnbìa ta due volle al d\. ln lutti i casi si ebbe unn rapida defer vescenza e un raoido arre«to del processo. ::\egli esarui batteriologici, lo streptococco fu rinvenuto 14 volle su 15: in quattro casi esso era associato allo staruococco piogeno aureo. G. G.
Dl TERAP EUTlCA
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Tr&ttameuto delle atfezloDl reumatiche ed m gener&le delle atfe.zlonl doloro•e con le bùeztoul •ottooutauee dl acido fenJoo. - ANDJU!: .MARTIN.- (Jour na/. de Médeeine rd d~: Chirurgie, marzo 180~). Il dott. André Martin ha riferito di aver curato con le inie· zioni soltocutanee di acido feni co un gran numero di affezioni dolorose: le sue osservazioni. che raggiungono il cen· tinaio, si riferiscono a reumatismi acuti articolari, reumatismi muscolari, n~vralgie facciali, inler.:ostali, sciatiche, rot.ture muscolari, contusioni, ' "arici ed altre malallie in cui l'elemento dolore reclama un intervento, come la bronchite, la congéstione polwonare. la pleurit.e, la e,olica intestinale, ecc. La loro azione è chiarissima: essa si manifesta: con la cessazione del dolore e col riassorbimento degli essudati sinoviali e> cellulari. La vuntura dell'ago ed i1 passaggio del ll:guitlo sotto il derma od in vicinanza delle sinoviali infiammate sono esenti da dolot-e e del lutto innocui: nel sito delle punture non si svi1uppa mai ascesso o nodosilà persistente. Alla sensazione di calore, d'altronde molto soppor tttbile, che produce ttua.lsiasi init•zione ipoclermica tien ·dietro un sollievo, c~, heve nel primo quarto d'ora, "a aumentando per rag · giungere il suo massimo dopo 30- 40 minuti e si mantiene per la dUI·ata di cinque a sei ore. 11 miglioramento è tale che, r.nche nella poliartr ite febbrile, cosi dolorosa, i malati, dopo dne o lre iniezioni al più, pratica~e nel corso della giornata, possono godere, senza alcun ipnotico, di una. notte calma e di uo sonno pr olungato. Quanto al ''ersa.mento. secondo che esso appartiene ad una piccola o ad una grande slooviale, la durata del ciassorbimento varia rra una e quattro giorni. Negli allri e&Mi, reumatismi e rotture muscolari, nevi·algie, e tutte le affezioui neHe quali r elemento dolore è in giuoco, r iniezione deve essere spinta profondamente ed il miglioramento è quasi immediato. In un gran numero di casi, queste iniezioni potranno sostituire le iniezioni di morfina, delle quali esse non bann"O gli svantaggi. Esse si possono ripetere più volte al giorno
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RIVISTA. DI TERAPBUUC.\
senza inconveniente. Si possono formulare nel modo seguenl.e: Acido fenico cristallizzato . 1 a 2 grammi Glicerina neutra od alcool a 90 1 » 2 » Acqua distillata e bollita . . . 100 ~ C•ascun centimetro cubico contiene da 10 a 20 centigrammi d"acido fenico : una a ti-e iniezioni nella giornata. Queste deboli dosi sono esenti da qualsiasi intossicazione. Per maggior precauzione, e nel caso di rene che runzioni male, l'esame quotidiano delle orine e la loro colorazione speciale potranno p.revenire qualsiasi accidente.
RI~STA DI TEC~lC~ ESERVIZIO MKDICO MIUTARK
La Croce ao..a. ln lhrmanla. L'Associazione della Croce Ro"Ss:a in Germania risulta dall'aggruppamento delle Socie!A dei piccoli Stati, ma ciascuna. branca rt:!gionale dt:!lla grande unione conserva la propria persooalt~ e non domanda al Comitato centrale che l'indirizzo verso uno scopo comune. • Il rapporto del dott. Panmvitz, presentato al Congresso, deiie societa A.lemanne della Croce Rossa. al princ1pio dello scorso aano fornisce i risultati ottenuti da queste associazioni. A quell'epoca le casse del Comitato centrale di Berlino contenevano lre milioni e mezzo di marchi e tutto faceva prevedere uo aumento di risot·se.
RffiSTA DI l'Ew~CA E SERVIZIO liEDICO MUlTARE
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Il consigliere von Ronn valutava le risorse delle società femminili alla fine del 1892 a marchi 4,i55,942. La cura di accumulare delle potenti riserve pecuniarie, non è recente nei popoli tedeschi. Si deduce dal rapporto del Comitato di sanità militare, dopo la campa~na del 1870-ii (1 vol.) che il Comitato centrale aveva raccolto in Germania in quell'epoca 10,274,007 talleri e dall'estero 2,~28,468 talleri. Le associazioni della Croce Rossa avevano raccolto da loro parte 5,258,4:92 talleri e di più si polè disporre di 413,6-ID talleri deUUnione di soccorso di Berlino di 28,370 talleri del circolo delle ambulanze di Aquisgrana; 200,000 dei cavalieri di S. Giovanni e 128,000 dei cavalieri di Malte. Di guisa che Le spese effettuate dalle as~ociazioni tedesche cù soccorso sono salite alla somma di oltre 71 mi! ione di lire il tali~ ne. Le societ.a. tedesche d'altronde non si erano occupate solamente dl accumulare de11e grosse somme, di cui l'impiego assicurerà loro una efficace attività in tempo di guerra. Esse si sono innanzi tutto assict.lrat.e di potere al momento oppor· tuoo mobilizzare il personale e utilizzare il mat.eriale di cui p•lssono avere bisogno. A questo scopo esse fin d'ora hanno preparato il piano di mobilizzazione. Hanno stabilito una lista di tutli i loro membri, con menzione del domicilio, costantemente tenuta a giorno, con destinazione di ciascuna persona ad un servizio rigorosamente determinato. T:a riunione delle sociètA femminili ha nel suo Congresso, o rdinato, un servizio dj controllo del personale delle infermerie volontarie, io virtù del quale ciascun membro é tenoto a notificare i suoi cambiamenti di domicilio e quelli dei m~mbri delle socfet.S che .egli conosce. Di più ciascuno degli aderenti ha ricevuto due libretti d'identilà, lenenti luogo del foglio di Vlaggio. IL pr1mo contiene, oltre una esposizione dell'incarico del personale, un eskatto del piano di organiz:tazione delle inrermerie volontarie in tempo di guerra ed un riassunto dello Statuto dell'Associazione. Il secondo ricorda mcambiamenti di domicilio del titolare, l'indicazione del suo
4ì
lUYISTA DI
TEC~ICA
1mpiego e della sua de~tinazione in caso di una mobilizzazione. Di più, d'ora innanzi, ciascuua società tiene tutte pronte per essere spedite le lettere di chiamala di cia"euuo dei suoi membr1, con menzione della loro deshnazione e del còmpito che essi avranno dà compiere. Ciascuna ambulanza dovrà contener~ almeno 20 individm, uomini e donne : li uomiui dovranno figurare io tutti i ca. ,, in lutti i serv1zi e in una proporziona, che, secondo il dottore Pannwitz, non deve es"'e,.e inferiore a un quarto del personsle totale. Questo personale coosisle in dieci infermieri quattro medici, di cui uno in capo, per ngni cento maJati, senza contare il servizio ammini"lralivo. I medici, scelti piu che ><ia po"sibilt.> nelle citta, s mo di gié arruolali, con un palto che fl::::St\ le indennità loro spettanti (annesl>o 4ì del J(riegs sa-
e
nitaets-Ordnunu. Per R""Ìcurare il reclulamcnttl di infermieri ed inret·micre abili, si è dovuto provvedere alla preparazione di un corpo i::tru1to e perfezionato. Dal 1886 e~ic:.te una corporazione di inrer·mieri volontari alliliati all:1 Croce Rossa che C(•nta attualmente più di 2000 membri attivi. l· .::si s~guono de1 corsi di teoria sopra opere pubblicate del ~Hn•stPro della guerrtt e ricevono una istruzione pratica d1 quattro settimune in un O"pedale. Ess1 banno l1bero accesso negli O$pedali militari e passano dopo questo tempo di preparazione, un e~ame. da,·anti a un ufficia1e del corpo sanitario, che è designato dal ~laoislro. • l tedeschi si lamentano di non 8'"•11' potuto reclutare fìnn al presente. un personale remtninile di Infermeria cosi i~lruito e r.osi numeroso. Essi ~clamano l'applicazione alle a~so ciaziooi femminili delle medesime misure che hanno fallo pro.::perare il corpo de~li infermieri e illlinislero de ila guerra, i· ~>ntrato m questa \Ìa aprendo loro dopo il 1892 le porte degli ospedali militari. E!'si domandnno sopratutto la per>lewranza e l'assiJuilà nello studiO e nel lavoro e si lamentano òi vedet·o la donna tedesca, inlrapreudere troppo sovente questo còmp1lO come un passa tempo elegante e di alto sentìmentalismo.
& SERVIZIO UDJCO lllUI.\RE
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Siccome si tratta di infermiet·i volontari, si è dovuto prt>occuparsi delle lor o pr~ft~renze particolari per lale o tal aiLro ser,izto. A questo scopo ciascuna societll ha provocato cif•lle riunioni di infermieri e ha determinato le loro mansioni secondo il desìd ..rio e il gr·<do di istruzione. Al giorno d·o~gi queste società sono arri,·ate a calcolare sopra una risposta reale alla chiamata, della 1• parte al 5° ,:riorno di mobilitazione e della 2• parle a110• giorno, di gutsa che le ambulanze saranno perfettamente munite di inrerm.ieri volontari in 10, 15 o 20 giorni, secondo i loro bisogni. La Frteden. sanitaets-Ordrtctn.g regola pure fino ai minimi dettagli, rorganJZzazione maLeriale delle ambulanze volontarie. l più piccoli oggetti di illuminazione, rlt riscaldamento, letterecci di proprietà per5onali, d'ufficio, di farmacia, di me· dicatura. sono ditigenlemente enumerati e calcolali per un approvigionament.o Jt tre mes1. Un capilo1o speciale è riservato alla alimentazione tlei ferili e dei maiali, tenendo conto del loro numero e delle orJinazioni dl di~ta nelle medesime proporz1oni degli ospedali. Le previsioni sono spinte .cosi lontano. che si raccomanrla a ciascuna società, di essere approvvigionala in tempo, di grandi quantita di ghiaccio. ln ciascuna ciU.à, un \"&sto Ideale, è stato scelto rer contenere al momento deila mobtlizzazione, i depostlt dei doni che saranno off~rli. Al momento della mobilizzazione, H presidente della sez10ne ehiamera il personale volontario e prenderà all'occorrenUI dei salariati. Indi annunzierà al pubblico con affissioni o col mezzo della stampa la natura degli <>~getti, che sono necessari, il luogo e il momento in cui <iovranno e~ere porta~i. Dei laboratori si apriranno tn questo deposito, per la lingerie e stoffe, per la pubblicazione e riparazione deglt apparecchi di medicatura e degli strum~>nti di chirurgia e l'IOpratulto per la preparazjone ùèlle materie necessarie al lratlamPnto antisettico e alla di~inrez10ne. La sezione distri· buisce delle notizie e dei camptoni per illuminare il pubblico sulla natura dei doni che essa attende e questi campioni~ ha cura di rinnovare seguendo i progressi della scienza e den· industria.
74.0
R1 VISJ:.-\. .DJ TRC~lCà
I ba1'accamenti tra.sportablli sono già ~!Ostruiti e scelti· r treni sanitari, le ambulanze di stazionP sono pronte, eù' è studiata una organizzazione di battelli ospeàalì. Ma il punto che negli ultit'ni anni é stato l'oggetto dei maggiori studi da parte degli ingegneri e dei medici della Croce Rossa Tedesca, conSiste nella organizzazione delle ambulanze mobili. In effetto lo studio delle ultime guerre, ha provato comela mortalità sarebbe stata diminuita se lo sgombero dei feriti avesse potuto essere fatto con piu agio. Supponendo, dala la organizzazio11e degli eserciti odierni, che vi siano dei combattimenti numerosi e micidiali io hre,•issimo teinpo e che ci si troverà d1 rronte a delle grsnd,i masse dt feriti, si gtu_dica indispensabile d'i assicurare al piu presto nelle ambulanze di seconda linea i feriti dei primi scontri. A que~to. scopo, i Tedeschi, prevedono la creazione di arnbulanze mobili dette di tappa, costantemente in relaztooe coi ser\'iZt da campo Ja un lato e i servizi di sgombero dall'alttro. composte di 1eggieri barancamenti smontabili e portabili. Una ambulanza di questo genere fu esposta a Karlsruue nel 1889 e un allegato del Frteden saMtaets;Or:ln~tng la de~-crive minutamente. Da parte sua il dotl. Pannwitz raccomanda l1t questo genere i J::ia,'accamenti esposti a Karlsrhue, alla stessa epoca dal Jolt. Giìtsch, eh& furono poi ricompen· sali alresposizione di Lipsia nel 189.2. Una ambulanza di questo modello, per mille ferili, può esset'e caricato su un treno di 100 assi ed e~sere scaricata ed installata in quattro o cinqne giorni. Queste baracche sono guarnite della farmaeia ùel dott. Labbin, premiata all'esposizione di Berlino del 1889.
M.
" Tenda rloovero a.dotta~a daU'e•erclto Austro-Ungarloo. - (A rchices de m.édecine el de pltarmacie militaires, aprile, 189i). 'La tenda r icllvero è rormata dall'unione di Iosanghe di
wla impermeabilizzala di colore bruno. I lati e la piccola àiagonale di ciascuna losanga barwo una lunghezza di m. 2,02.
R SER\'IZIO MEDICO MIIJTARE
i~1
Su tre lati i bordi, sono muniti esteriormente di 9 bottoni di legno in rorma di oliva e di un egual numero di occhielli .All'interno, i bordi sono rinforzati, da una slriscra di tela di lino di una lar·ghezza di 4 centimetri. All'estremita di uno de~di an~oli ottusi della Josang11 è cucito un anello di ferro bianco, di un diametro sensibilmente ~guale a quello del fodero della baionetta. Il fu{'ile con baionetta, muniLa ùel suo fodero è infilato in questo anello e serve .11 sostegno alla tenda ..\lran;olo olluso opposto, cost -come ai due angoli acuti della tela e al mezzo dei lati compresi fra questi tre angoli, sono cuciti due a due, dei piccoli anelli in rerro bianco destinali &. ricevere delle corde da fìs~are al terreno con pichetti. Infine un cordone cucilo lungo il piccolo lato della losaoga, assicura la rigidità della tela. Ctaseun te lo da tenda pesa da kg. 1,0"2 a kg. 1,05; Jl peso -di un picchetto varia da .lQ a 40 grammi. Una tenda ricovt>ro può esser e rormala da due, da quattro .o do magsrior numero di leli. L'insieme di due teli, le dà l'aspetto di una piramide. Una ttlnda così composta si ottiene ravvicinando per le toro estremita due teli. m maniera da far coincidere i due grandi anelli di r~rro bianco, attraver$0 i quali è pas~ato il fodero della baionetta di un fucile collocato verticalmente sul suolo. In mancanza del fucile, la tenda è sostenuta da una grande as;ta. Questa grande asta é divi ibile in sei pezzi, -che vengono col mezzo di una rlisposizione s;>eciale, ad agJZiuslar.si m piedi li uni sugli altri. I due teli piegati ~econdo ~a loro piccola diagonale, sono abbottonali sui due lati, me· -dian te le olive e le bottoniere. Ciascun pt>zzo di tela piegat~ in maniera da formare due lati della tenda, é fissato al suolo da cinque picchetti. La piramide cos\ formata può ricoverare tre uomini. Le tenda costituite a mez.zo di quattro o di un mag~ior numero di teli, si ottengono abbottonando al seguito gli nni degli altri un certo numero di losanghe di lela, che formano uno dei lati della t.enda. Questi teli ono uniti, lungo il mar· .gine superiot•e, a un numero eguale di losanghe, costituenti l'altra faccia della tenda. Le due estremità sono tìs..ale, da <tue Leli che completano le pareti del ricovero.
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lUflSIA DI IEO'ICA E S~RVIZIO lllDICO JIILIT.\Rl
Gli uomini penetrano dalle due estremita ~ se la tenda ha uno SVIluppo considerevole, gli uomint possono anche penetrare allraverso delle portiera ialerali, apE'rte di distanza in distao~a. a mezzo di Leli io pMte rilevati In mas~ima, ciascuna tenda, da ricovero a un numero di soldati doppio di quello di Leli impie:xalt. l pezzi non impie· gali sono distest sol suolo per prole;rgere contro l'umitltlà ' oppure raddoppi .no la tenda, per riparare maggiormente contro il vento e la pio::r!!ia. Per abbattere la tenda. basta sfilare le baionette dai granùi anelli, ritirar~ le corde dai picchetti piantati nel·<:uolo. poi sbottonare i teli. L'istruzione pron•tsoria Jel1'8 ago,to 1893 prevede mlìne 11 cac:o in cui i leli da tenda, tJOSli sutle spalle in guisa di peUegr111a e 11bbottonati sul pelLo, !Saranno utilizzati come mantello da piogg1a. lo questo cas.o uno degli angoh della tela, e r ova--ciato in nvanti ~ulla te-;ta e ror ma una specJe di cappuec10. E tuttavia lec1lo tlubilartJ che dei mantelli co~1 improvvtsali restino lungo Lempo 1mperm~abili !tollo delle grandi piog:rie. In avvenire ogni gollufficiare e soldato di fanteria !'&rà munito di un telo da tenda e di tr~ p1cchelli. Ogni uomo non armato di rucile sani io.. are · ortalore di tre delle g randi aste rlestioale a formare i supporti delle tende. Infine o~ni urtlciale riceverà due teh da tenda di cui il lrasporlv sarà devoluto alle compagnie. Una dec•stone del 23. settembre 1893 del mintstro éisleitano della lif~a nazionale ren.Je 1ue~to modello di tenda regolamentare nella lendwehr au~lri~a.
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M.
RIVISTA D'IGIENE
L. BARO, M. KtRCHNKR,, HEIM. -Sulla dblnfe~one deg li sputi. - (Cetttralblalt Jilr Bakteriologie u,nd Para.sitenkt.fnde, vol. XI Il, N. 25, 1893). L'appar~cchio di Bard e costituito da un recipiente di latt.a dì forma r ettangolare con gli angoli arrotondati e con fondo concavo, dentro al quale sì possono mettere ce!;'tini di ferro galvanizzalo. Que.sti cestini possono contenere 16 sputacchiere, disposte su quattro piani, rtcevule su di un gralicc1o a forma di corona, che le tiene ferme. Il recipiente si riempie di acqua e si può vuotare dal fondo per mezzo dì una valvola. Dall'alto riceve ur. tubo che con· duce acqua ed uno cbe conduce vapore, entrambi regolati da adallo rubinetto. Il tubo del vapore scende lungo le pttreti e va a ~:ibOccare nell'interno del re<.'ìpieote verso il mezw ùel fondo. Aperto completamente il tubo del vapore, la temperatura dell'acqua del rec1piente in 8- 10 minuti ascende a 1{)()o C. e dopo nltri 10 minuti la disinfezione é fatta. l cestini e Je sputa~clùere si estrag~ono tanto puliti che con un semplice getto di acqua fredda sono da rimettersi in uso.
L'apparecchio, messo a posto, costa 350 lire. K.i.rchner propone come il mezzo piu razionale e più sem-
plice per ottenere la disinfezione degli sputi l'esposizione delle sputs,cchiere alla corrente di vapore in un suo speciale apparecchio, che rassomiglia ad un'ordi naria pentola di Koch, con sportello di apertura laterale, munita internalìlente di due piani orizzontali forali per collocarvi le sputacchiere. Per evitare la rottura di quer::te, che si verificò in discreta
'i H
RIVISTA
proporzionenegli esperimenti fatti ne~li nspedali militari della guarnigione ds ~1iinster e \\"urzbnr!!, l'autore consiglia di adoperare spulaccbier e di vetro puro, non colorato. privo di bolle d'aria, d'inlrodurle nell'apparecchico, quan•lo '!Uesto non è ancora r1scaldato e di toalierle !'\o)o dopo raffreddamento. Heim ha eseguilo i suoi esperimenti con appa1·ecchio simile a quello di Kirchner, ma di dimensioni un poco tH-verse, nell'ospedale militare di Wùrzbur,:r. Invece delle sputacch1ere usate da Kirchner ha adoperato VI\SÌ di ferro bianco smaltato a bianco e simili a tazze, di cui se ne potevano porre nell'apparecch•o disinfettante 20 per volla. l risultati furono cosi buoni che J'autore propone l'u"o di l~le apparecchio con le relative spulacchiere per tutti ~li ospedali. [J processo SI raccomanda pure per ra;:!ioni ec•-,nomidse, poiché lu Jisinfezsone ùi 20 spulacchsere non r~::-la che 6 pfenniQ (csrca otto centesimi) e, rome le ricerche d1 colture e d'inoculazions hanno dimostrato, essa di<:lnfl!àone é completa. L'apparecchio di Kirchoer, secondo l'autore, presenta tre vantaggi~
~ t• L'escreato diviene de! tu•.to innocuo (nello stesso tempo lo sputo perde il suo a~petto di,.gustoso). 2• Gli sputi ~ono in ottimo mo,lo preparati per le ricerche microscopiche, che non prt'Sentano più alcun pericolo. 3• Il proce:sso di sterilizzazione a Yapor<' supera per economia tutti gli altri. C S.
L. BRrEGER e G CoHN. _.. Bloerolle sul veleno a.! tetaao. (ZeitsciLriJt (iir HI}!Jiene zcnd lnfectionskrankheiten,
Volume 15•, fascicolo l, 1893). Gli autori aument.arono la virulenza dAlle colture di tetano U!>llndo albumina ,Ii vecchte colture s terilizzata, o sostanza di carne putrefatta, re~a innocua, rruale materiale nutritivo di sviluppo, mescobtta aJ brodo dj Pssteur o ùì Cohn con ..eventuale agl!iuota di glucosio all't per 100 o di glicerina. Il brodo ds Yìlello con 1 per 100 di peptone e 1/s per 100 di cloruro di soJi-1 dette i mi~lìort risultati
n' IGIE~i
Ottennero poi ~odi quantilà di liquido di coltura privo di 1!Prmi in Rr&zia dt>i filtri di Berkefellt, di Cbamberland, Kitasalo e soprattutto con un nuovo filtro di porcellana da ~ssi ottenuto alla realè manifattura di por<.'ellana in Berlino per opera del dott. W. Pukall. Di tutti gli agenti chimici, solamente l'alcool e il solfato di ammoniaca nuocciono poco o nulla alla virulenza del veleno tetanieo. Col solfato di ammoniaca, saturando il brodo ~ntenenle rl detto veleno, riuscirono a separare questo dalle rimanenti sostanze e con la rephcata filtrazione riunirono tutto il veleno nel liquido filtralo. • Generalmente bastò 0,0()()()5 c.c. di liquido flllralo per uc~rrlere un topo. Da un litro di siffatto brodo otlennero i relatori un grammo di sostanza solida, di cui bastò 0,000,0001 gr. per uccidere un topo coi fenomeni tipici tii tetano. Kitasttlo, ottenne to stesso efJello con un brodo tetanico cinque ·mite più velenoso. Però il veleno ottenuto allo ~talo solido dai relalori era tre volle più altivo di quello del Kitasato pure allo stato solido. Al veleno concentrato di tetano erano ancora mescolati : t o albumina e peplone ; 2° acidi amidacei ; 3° tracce di pro. dotti fetenti e fugacr; io solfato di ammoniaca ed altri sali. Con numerosi processi chimichr e fisici riuscirono i relatori a depurare in ~ran parte il veleno. Dai caratteri flsicr e chimici della sostanza ottenuta ess1 conchiudono che tl oeleno del tetano non é un corpo albuminoide. Il veleno depurato, per iniezione sottocntanea. ucci~e un topolino di 15 gr. dt peso nella dose di 0,00000005 gr., dosi minori sioo a 0,00000001 resero t topolioi tetaoici, ma non li uccisero. Spaventeoç-oJe è adunque l'azione venefica di quettta sostanza, di cui basterebbe una dose di 0,00023 gr. per uccidere un uomo ciel peso di 70 k~. Per renderlo malato basterebbe la dose di 0,()(1001 gr. La più piccola dose letale dell'atropina per gli adulti è di milligr. 130, della stricnina mil!igr. 30- 100. mentre del veleno letanico bastano 23 ce•1timilligr. Da ciò può argomentarsi
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74-6
RIVISTA
quali ,·eleni di strao1•dinaria potenza sieno capad di elaborare i batteri. Eppure il veleno ottenuto da t relatori è ancora abbastanza lontano dallo stato di purezza assoluta. Questo veleno ret"isle poco agli agenti fisici e chimici. Un suo potente nemico é ridrogeno solforato. Una soluz.ione d<'l veleno, di cui ba.. l.a un decimilionesimo òi grammo per uccidere un topolino in 48 ore, trattata per i ore con UllJi corrente d'idrogeno solforato perde talmente della ~ua azione che ne occorre un ~ntimilligr. (0,000 01 gr.) per ottenere lo stesso errètto. Mescolando soluzioni sature del Yeleno co11 idrogeno sol forato in tubi da saggio chiusi al cannello, dopo 4 giorni il veleno letanico perde ogni sua azione.
c s. Depurazione dell'acqua dl Ul<i domeatloo. Netos, ottr.•hre 1R93).
(Chemical
Un'applicazione atba:.lan"a pratica di'Ila ~culiare azione comburente che e!'ercllu sulle materte organiche delle acque l'idrato di sesquLossido di f~·ro, specie ello stato nascente, é qualla suggerita dal Sì !l. Fraucis Watt per slerihzz.ar·e rae,lua de~tinata a~li uc;i domestici. Egli, ricercando un processo per chiar•ficare i liquidi opa· !esce n ti per tenui!\sìme pal'licelle di materia sospe<~a, le quali pa<:!\ano attraverso ai filtri di carta e consimili, oUenne un buon ric:uJtato ag~iuogeodo un sale di aU~inio e acqua di calce; l'idrato di allumina che si pro luce, impri!:iooa tutte le particelle so!lpese. Ebbe allora l'idea di to~liere all'acqua allresì i miero-or· j:tanisml, so<:liluendo alla formazione dell'idrato d'allumina ' quella dell'idrato ferrico, 1n rag10oe dell'accennata propr1età che quesL'ulllrno possiede di ossidare enP-rgieamente la materia organ1ca. Prove continuale per due anni hanno dimostralo che per tal ''ia i micro-orgaoismi delle acque ,..ono complet.amP.nt~ distrutti. Il processo ùall'aulore raccomandato, sarèhbe: aggiuugere all'acqua che l'li vuoi depurare, del pe.~cloruro di rerro; quindi
D'IGIENE
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dell'acqua di calce (l), o, mer;.to, adatta quantità di una soluzione di carbonato di sodio; agitare vivamente per provocare la g ranulazione del precipitato e lasciare in riposo, decantando poi l'ncqua schiarita; oppure. per far più presto, passandola per un fillro qualsUisi. G. G.
Dlmtalone dl un'epidemia 41 febbre tlfolde a gra.n dlltauza per mezzo dell'arta. - (Rernte d'Hygiène el de Polic! Snnitaire, n. 9, 1b93}.
FROIOBISE. -
Il doLL Froidbise ha presentato all'Accademia di medicina belga una memoria riguardante un'epidemia di f~bbre tifutùe allo stabìlunento militare di Saint-Beroard e la cui etiologia preo::enta un interes:.e particolare. L'epidemia ebh~ princtpio il 22 aprile 1892 ed i caei si moltiplicarono rapidamen te. Durante ti mese di seUembre entrarono r ell' ospedale 4:2 uominL l C8"Ì divennero più rari in ott~bre in cui ve ne furono 5 fino al 20 ottobre e C8$sarono del lutto da quel giorno in pot. L'epidemia è durala 2 mesi dando 52 malati, ossia il sesto d~lla popolazione e seguita da 6 ruorti. Tutte le cause d'infezioni locali sono ricercate con la più g-rande cura, ma non se ne può scoprir nulla, nessuna delle origini conosciute può essere mvocata. Solamente a 1800 metri esiste un accumulo di 300000 metri cubi di melma all' imboccatura del Rupèl nell' Escaul; durante l'estate del i892 st sono ratti dei grandi la\'ori, il letto ed i mar~ini della riviera sono stati nettati !.'d il rango é stato gettalo d.i sopra alle dighe e si c sparso $opra una superficie di 7 ad 8 ellare. Per tutta la durala dell'epidemia i venlt J1aono regnato clalla direzione ùel focolnr!3 sospetto allo stabilimento Saint-Bernard. Riassumendo. conclud~ il FroiJbise. un'epidemia grave di febbre lifoiùe ~i e dicuiarala in un vasto stabilimento militare, isolato, in mezzo alla campagna, e non essendo stato mai, si puu dire, visitato da questa malattia. L'A. può, in modo assolut.CI, affermare l'assenza, come cause, di fatica, strapazzo, ingombro, sudiceria. calli"a alimt>ntazione o bevanda. L'acqua ed il snolo, le lall•ine e le fogue sono
ii-8
RIVI SIA
immuni di contagio. Il processo dell'epidemia e le circostanze speciali dimostrano che uon è dovuta nè all'acqua, né alla polvere delle camere e dei vestimenti, né alle emanAzioni del suolo o delle latrine. Un imme nso focolare d' infezione esiste fuori dello stabilimento a 1800 metri di distanza. L'infezione si manifesta da quel luogo. I venti dominanti al tempo dell'epidemia favoriscono la prQpagazio!le dell'aria infetta verso lo stabilfmento contaminato e ciò senza incontrare ostaeòlo. 'Da questi fatti, l'A. conclude che l'epidemia del SaintBernard é dovuta all'infezione prodotta dalla melma depositata sulla riva del Rupel e propagata per mezzo dell'aria a grande distanza. Questa affermazione non convalida la proposizione generalmante amme!'lsa che la f~:bbpe tifoide non si propaga per mezzo dell'aria che a piccola distanza dal focolare d'infezione. Però Kuborn e Desguins, relatori, non credono alla propagazione del tifo a così grande distanza. C. S. In1luenza del tabaoco •ul baoilU della tuberoolosl.- (Brit..Wed. Journ., ii marzo 1894 e Centralblatt . .fùt- Bakter., genn . 94).
KEREZ -
Il Ker·ez discute la possibiiità della trasmissione della tubercolosi mediante i sigari. Fa notare le cattìve condizioni igieniche di molte fabbriche di tabacchi e la presenza di molti tubercolotici tra gli operai addetti. Per fissare le foglie arrotolate dei sigat·i, gli operai molte volte si servono della saliva e co!!<l il contagio p"ìtò trasmettersi. Oltre a ciò il con· ta~io può-essere trasme~so anche mediante l'aria, per la polvere di· sputi disseccati sul pa.vimento. Kerez ha fatto de~li 'esperimenti allo scopo di accertare la probabilità di trasmissione della tubercolosi mediante i sigari. Degli sputi ricchi di bacilli furono deposti sulla, roglia di tabacco prima di arrotolarla e, come controllo, parte di essi sputi furono distesi slÌ carta e conservali in tubi sterilizzati. Sigari e carta furono tenuti, come è abitudine neUe fabbriche, alla t~mpt>ratura di 28•- 30• C. per la durata di 10 giorni a 5 !!<eltimane. La carta e le foglie di tabacco furono poi lavate con acqua sterilizzata
o'IGTENE
74.9
~ bell rnscbiate per togliere il materiale inft>ttivo. Con questa.
lavatura si fecero inieziobi intràperitoneali nelle cavie. Gli esperimenti dimostrarono che la tubercolosi si produsse solo quando le iniezioni erano state praticate colla ~avatura di sigari infetti tenuti da non più di 10 giorni nel modo suindL cato e non si produsse tupet'colosi con iniezic:>ni fatte con materiale di data anteriore. D'altra parte lo sputo disseccato suUa carta conservò la sua. virulenza per più di quattro settimane. Da tutto ciò si rileva che ì1 tabacco ha un poter~ germicida, quantunque debole, sui bacilli tubercolari è poic~è i sigarì si mettono in vendita molto tempo dopo iBieci giorni suaccennali, il pòtere germicida del tabacco si può praticamente ritenere sufficienle. G. G. $~a. infettivttà del
sa.ngué del bovlnl tnberoolosi. -
(Munchner med. Woc(tense~. e Centralb. filr die. med. Wissen:sek'! n. 4:, 1894).
, B or,LING&R. -
Pet• stabilire l'infeltività del sangue del bestiame vacc~no affetto dalla malattta p.erlacea. fu tolto if sangue eon le neces....o:arie cautele all'atto della macellazione ed usat.o più. ehe possibìle fresco per innesto s'ni pbfcellini d'India. Di dieci di q,uesti animali ai quali e:ra stato' ìnjettato sotto la cute 1-2 cm., 9 rimaset'O· sani, l s\ trovò dopo sett& seltjmane in alto grado tubercoloso. Il sangùe adoperato per questo innesto pasitivo derivava da una vacca -intensamente affetta dalla malattia perlacea in mediocre stato di nlltrizione. Negli altri casi gli animali erano stati o mediocremente o intensamente tubet'eolosi. Nessuno aveva la tubercolosi miliare. Questo ei:Uto positivo dimostra che il sangue çl.egli animl;\li tubercolosi, e quindi anche la carne, può contenere bacilli tubercolari . Il Bo,llinger erede, che ne~Ji animali maggiormente dispdsti alla tubercolosj generale (i bovi hanQo molto r~ramente la tubercolosi ·m iliaré) it sangue deve mollo fre.quentemente contenere bacilli tu,ber colari. Un tale animalè è per esempio il porco, il qua le perciò dev-e·essere tenuto i:n considér.azione per l.a diffusione della-tubercolosi nell'uomo, poiché il suo sanguè- entra nella composizion~ di alcune salsicce.
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VARIETÀ
n Ubro d 'oro del oorpo sault&rlo mlllt&H. - Del doUore GtACO;\tO PEcco, generale medico in posizione ausiliaria.
( Continuazione e fine).
Anno liç2. '1AR I:-IO G10. AlliTONJO. n:l.l.o
nel 1726 in Villafranca di Piemonte (circondario eli Pinerolo) da famiglia che fin dal secolo x1v aveva avoti diplomi di nobiltà dai principi di Acaja, fu medico del presidio di Savigliano nel t 78~ ed oltre. Era pure medico primario dello spedale civile di quella ciu.à e qnando nel 1788 'si dimise da tale carica. il munieipto lo nominò palrtzio e prot.omedico, accordandogli iJJoltre una pensione. • Scrh'e il Bonino che la fama del profondo suo sapere era sparsa in tutta Italia e che era pure tenuto in gran conlO per i :;noi meriti letterari. Difatto fu membro dell'Accademia delle scienze di Torio·'· di quella di scienze e uelle arti di )fanlova e di qoella italiana di Verona, i cui .soci, i-0 in nnmero e sparsi in tutta
•
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Jtalia, deliberavano per lettera intorno all'ammissione di tlU.()>j membri, che è qnanto a dire, in considerazione, non di riguardi personali, ma di meriti scientifici pubblicamente noti. Durante l'occupazione francese in Piemonte, fu consigliere e corrispondente de1 Consiglio superiore civile e militare di sanità. Mori poi nel 1806.
Anno 1783. ~lALACARl\'"E ~ICHELE Y1NCEN20 GIACINTO, nativo di Salozzo, la cui fama non è forse ancora spenta nell' Unirersilà Padovana dove insegnò per venticinque anni chirurgia teorico-pratica, fu due volte al servizio militare io Piemonte; la prima quale chirurgo maggiore del reggimento guardie (data incerta) e la seconda quale chirurgo mavgiore della cilladella di Torino nel 1783. Nel quale impiego pare abbia dorato pochi anni. Eccone ora lo stato di servizio nella carriera civile: ~el 1"775 fu professore di chirurgia nella scuola sec6ndaria d'Acqui. Nel 1780 professore di chirurgia e d'osletricia io Pavia. Nel 1791 professore a PadoTa che non lasciò più e dove poi mori di n anni nel 1816, nel quale anno era stato nominato con R. viglielto 3 mnggio membro nazionale non residente della Accademia delle scienze di Torino {Gaz:etta ptemonuse) . Oltracciò era membro dì molte altre accademie nazionali e straniere; era pensionato di S. l\1. il Re di Sardegna e Io era pure delL\.ccademia imperiale Giuseppina di Vienna. Xe suissero diffusamente il Sonino ed il Trompeo nelle
VARIETÀ
opere indicale; ne scrisse il barone Carnlti nella storia della Casa di Savoia duranle l'occupazione francese: ma chi ne suisse più diftusamente ancora fu il De-Tipaldo di Yenezia nella già accennata Biografia degli italiani ill~tstri. ecc. Nell'arLiC9lo rt!!uardante il llalacaroe. ne sono menzionati tutti i lavori pubblicati <'he sommano n 90, fra i quali il più ponderoso fu quello che ha per titolo « Delle opere d"i « medici e dei cerusici che nacql(er() o fiorirono prima d1·l «secolo XTI negli Stati della Rtale Casa tli Saroia ~- Torino. stamperia Reale, anni 1'786 e l i8!l. Nella prefazwne alla prima parte di quest'opera il :\falacarne accenna con lu~ioghiere e,;pres,-ioni ai suoi colleghi - i cerusici maggiori dt'lle n<Htre truppe, cioè delle Sarde. L'elogio Yenendo da persona cosi competente qual'era il )f alacaroe, meri l.it'fa d e.,;$ere ricordato (l). In ordine ad nr:::o10enti ·c ne possano interessare il servizio medico militare, il prof. Malacarne pubblicò due monogt·ati(' sulle terme d Ac•fui 'di cui fu iJ;rellore nel l 17:). l'nn. aveva per lilolo: (( Sllll'l~,~o dei rimedi termali d' Jcq!ti a rnntfl!t9io degli Pmio.~i. ~ Torino, 1il6 : l'altra era 1111 ~ Trattato dellP H. Terme acquui, cun due tacol~ in rame:. • Torino, 1778. (ti A l'roposito c.l~gli elogi del Malaearne, mi piaeo pure rammentare quanto scrisse il Bonlno nel !" volume dulia Dwgrafia medua pa. m01tk#, la do,·e Jmrla
della lnOueuu eser<:ltata 11&1 BerLranc.li sul mjglioralltt'nt.o dell'esercizio drlll\ dururgia td Piemonte. Scrisse cioè, che ptlma del Jl~>rtralldi la chirurfll•1·rot'l>«:iale ltt PlNIIOlllt era. COJIUII~S$<1 ai ~li cltinl.rglll mihl<lri. Il eh .., romh•nato c:oo Idi el•>gì dd »~·. equinle a 1ltre dro " pnma e dopo n B<-rtra.n<li i chirurghi militari piemontesi gode\ano buoM riputazione. Anche il Pa.roletti nt-11' o~ra c Hta t r~tratli di 1t1ranta ilt.utri lt>~a .• Torloo, tsn, scriwndo del Bertrandi, o•~n che • 'ul prirmpw dd etcolo XVIII p<Ut.i erano t cltirurgM in .Piemontt, lra1111t t cermtd magytùri ndd~tti al"fttT&zolo dei rtgqimmU •· CreJo Chi' il Pnroletti Inlende~e dire eh& pocbl erano ' chirurghr laur•-all e molti i Sl'mplic• f'ltt'nll\ti.
pfem,,,.
•
YARIEIÀ
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Anno 1781. ScAnxr G1o. BATT. da Saluzzo, nato verso il t 76 t, fu
chirurgo maggiore nei dragoni di S. M. in epoca non bene accertala, ma molto probabilmente nel 087. Ristorata la monarchia fu riammesso nella sua posizione di cbirur~o maggiore e tale lo si ritroYa nel 1814 presso il deposito di caYalleria in Torino. Alla sua morte che an-enne nel 18~5. era chirurgo maggiore nel presiàio di Torino. Essendo egli allora professore di clinica chirurgica. la Gazzetta piemontese ne fece una modesta necrologia dalla quale, come da qualche documento dell'archivio militare, ho potuto desumere le circostanze sopra ricordate.
Anno 1788. RBnBRI GIUSEPPE di Torino,
iniziò la sua carriera militare nel 1788 colla nomina a chirurgo generale del R. eser· cito, essendo già io età di 63 anni e collo stipenqio di L. l 000 annue. Era professore d'anatomia e d' isLituzioni chirurgiche dal 1751 ; chirurgo primario del Re e della Reale famiglia dal 1 76~; ostetricnnte della regina dal 1757; membro dell'Accademia delle scienze dal l i8~. La di lo i nomina a C(hirurgQ generale era quindi ampiamente legiLtimal:l. Fu il Reyneri quegli che ottenne da S. M. il Re ,.iltorio Amedeo III l'uniforme militare per sè e per i chirurghi maggiori, con quella parvenza di grado militare di cui si è discorso.
Nel l795 compilò un'as~ennata e minuta istruzione per il :;erviz•o degli spedali di guerra, per quello dei posl. arnnz:tti, per In cura dei venerei e degli scabhiosi, come pure per il servizio dei bagni termali.
.Antto /7S9. BALDI HlOVA..'i:-i'
di Vale~f!io Lomellino. nominato assi-
~tente al chirurgo generale Reyneri per RR. ·commissioni del 2i marzo 1789, con la paga di L. f.OO ann•te, fù pr»fessore d'istituzioni chirurgiche e poi d'anatomia nella uni,·ersità torinese.
1nM 1790. BtA:'ìl.UETTt GtoRGtO, nato di famiglia palmia a
. Giorgio Canavese, chirurgo maggiore nel Regio esercito dal 1790 al 1799, era chirnrgo colle~iato. Durame l' occupazione francese fu chirurgo della salute pubblica e perito nanti i trihunali.
tinno /792.
R.osst Fu."\CLSCO. nato nel l 769 a Cinzano (circondario di Torino), fu nominato nel 179~ chirurgo maggiore del reggimento pinerolo e con esso prese parte alla lunga guerra delle Alpi maritLime. En in pari tempo chirurgo personale di S. A. 1\. il Duca
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4!)1 Genevese {Carlo Felice) ed ostetrico della principessa di Carignano. madre di Carlo ..\lberLo. C:tduta la monarchia nel ~798 , cessò dal servrzro e non Jo rrprese più che nel 1831, quando S. M. il Re Carlo _Alberto lo nominò chirurgo generale d'armata, chirurgo -della sua persoua e della Reale ramiglia e"cav. dell't>J'dine mauriziano, onore questo che non era mai slatù concedulo ·prima ad alcun chirm·;.ro. Po~o tempo dopo v~nne pure insignito della Croce di cav. del merito dvile di Savoia, or~ine di nuova isliluzione •li cui più tardi fu anche con~igliern.
Nel 1832, alia creazione del Consiglio superiore militare .di sanità ne fu fatto vi~e-presidente ed in tale qualità durò nno al 18 dicembre 18~ 1. giorno della sua morte. Rifacendo ora un passo indietro. soggiuogerò che ne11799 iu nominato professore d'ostetricia e di operazioni cbiror~icbe e nel f 800 fu eletto membro dell' 1ccademia delle scienze della quale diventò più tardi vice-presidente. Dur·ante l'occupazione francese ebbe altre cariche onorifiche ed unitameote al prof. Giulio ru il pr1mo ad usare la -elettricità ed il .g~lvanìsmo a scopo curativo (Trompeo). Fu ioollre preside del Colle~io chirurgico. membro del protomedicato, scrittore, operalore audace e felice, mollo pregiato anche all'estero e talora coosultato da grandi per· .sooa~.gi fra i quali il Re Federico Guglielmo lii ~i Prus~ra (1)-
(t) Un fratello del prot. Rossi, laorealo cblrorgo nel t80! in Torino, miiJt(l
oegli e;ercdi napoleonlci e sl distinse particolarmente nelle b:1ttaglie di Lu:tun .e Ba!itzen, così da merltar.si la Crote di cavalfero della legione d'onore. Rtt.omato in patria fu no minalo chirurgo magdore e dopo motti anni ottenno la pensiooe di col, stando al Trompeo, .godeva ancora nel f857.
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La morte sua fu rimpianta e nel ~fessaggiere torinese del 2 gennaio _184.2 ne scrisse una bella necrologia il medie() G. Brofferio.
Anno li93. AG~ELU GIUSEPPE di Novara, nominato chirurgo maggiore nel reggimento provinciale di quella città nel 4793, fu tosto adibito negli (lspedali di guerra del ducato d'Aosta e vi contrasse la ma!altia per cui morì nell'nono successivo. L' Agnetri studiò chirurgia a Napoli e la esercitò con di• stinzione nello spr,dale di Santo Spirito in Roma. Fu quindi nominato professore di chirurgia in Novara nel 1788. Amò le lettere e le coltivò con successo. Secondo il Bonino la di lui morte fu una perdita per la chirurgia piemontese. ;
VASl'AP.-L~I GIO. PtETRO, nato a Riva di Chieri
nel 1739. nominato medico generale in 2• nel 1793 e poi medico generale nel 'l797, ebbe i seguenti impieghi: Professore di clinica medica nel 4787; )lembro del protomedicato nel ~ 790 ; Archiatro del re Vittorio Amedeo III nel <1793 (l) ; Jleàico primario del Duca d'Aosta nel 1795 ; » » del Duca di Monferrato nel 1797; » privato del Duca del Genevese (Carlo Felice);
(f) Il R. vigl!etto eon cui S. Y. il re Vittorio Amedeo III lo nominò suo me· dico eon L. ~ di stipendio era datato dal quartiere reale di Tenda, durante la. campagna di guerra del i/93. (GALLI, Cariche in Piemonte, vol. i>}.
1
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Fu preside del Collegio medico a cui era stato aggregato fino dal ·1767. Pubblicò molti scritti d'argomento medico fra cui è da ricordarsi un Commentario degli aforismi d'Ippocrote. Mori in Torino d'anni 80 nel 1819. BALLARJ:SI LoRENZO, di Bobbio, nominato chirurgo magprimario degli sçedali di guerra nella campagna del 4 793, quindi chirurgo ma~~iore della guardia del corpo, fu pure chirurgo di S. A. IL il Duca di Monferrato. Alla ristaurazione del 18,14 fu riammesso in servizio quale .chirurgo maggiore della Cittadella di Torino e da questo impiego cessò nel 18•16, quando fu nominato chirurgo di S. ~L il re Vittorio Emanuete l. Successivamente ebbe pure la nomina a chirurgo generale d'armata. Fu membro e poi preside del Collegio chirurgico di .;ui ancora nel ·18~4-lo si Lrora consigliere (Gazzetta piemontese). Per ordine del magistrato della riforma sopra gli studi pubblicò nel 1824 un'Istruzio11e ad uso dei flebotomi che fu molto lodata e per ID{)Iti anni servi di testo a chi si dava allo studio della flebot{)mJa e delle altre operazioni di chi · rurgia minore. Mori di 77 anni nel '1832 e fu onorato di una breve ne · crologia nella Gaz.zet ta piemontese, il giornale ufficiale di quel tempo. ~iore
Anno 1814. GlLUO Aussro, di Brozzo Canavese, che fu il primo pre· si dente del Consiglio -superiore militare di sanità (ora Ispet-
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torato}, aveva già prestato servizio, quale medico ordinario,. nello spedale di guerra d'Ivrea fino dal179"4. Nel ·1814. fu poi nominato regolarmente medico della Cittadella di TQrino; nel 18t5 ispettore generale dehli spedali militari e nel 1826, alla morte del conte Audiberti,· medicogenerale. Era medico collegiato fino dal 1796 e bene spesso occupònel Collegio le prime cariche. Nel •1823 fn insignito della Croce di cav. Mauriziano. onore qu~;:sto allora r:aris,stmo. Presidenle del Consiglio ><u periore militare di sanità crea t~ nel decembre 1832, durò in tille carica fino al 29 deeembre 4842, giorno in cui morì improvvisamente, essendo in età di 80 anni e coprendo ancora. oltre la carica suddelta, quella di preside della fac<>ltà . medica ne! l' Uni-· versi là (·1).
..
{l) 11 Gillio godeva molta riputazione come meiico rratico nell'aristocrazia torineoe. Era quindi opinione as~i c.o mune nel corpo nostro che alla di ~ui In· nuenza su persone altolocate sì dovesse particolarmente il riorganamento del senizio sanitario che cominciò coll'istituzione d'alcuni os~~&1ali divisionari nel !&l e cont.inuò cona creazione del consiglio sanitario nel l83i e coiJa co· stituzione del corpo sanitario nel {833. Queslo bo udito affermare piu volte. Credo però che sia stato potentemente SO('ondato dal collega suo cbirurgo ge-nerale. il pro f. Rossi, chirurgo rti S. Al. il re Carlo Alberto. Virillus unitù e fo fortuna +che a tale. intento si trovassero congiunte due persone di tanta autorità. Del res·to è da notarSi che quelle rìronne andavano già da qualche tempo preparandosi nella mente dei governanti e gia da alcuni anni era avvenuto un tal quale collegamento rra i chirurghi dei corpi e l'autorità tecnica ceatrale, mediante alcuni e5allli per verità di PQea. importanza a cui erano sottoposti gli aspiranti a quegli impieghi. Era pnr voce comune che al Gillio•fosse stata lasciata libertà di fissare le paghe dei vari impieghi, senza oltrepassare una data somma totale. Se ciò fu, il Gillio non si fece sieurameote la parte del leone, poichè così a se stesso, come ai componenti il Consiglio propose una paga infima rispetto a quella dei subalterni. Ciò bo voluto ricordare a suo onore.
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Il Messaggiere torinese del 3 gennaio 1843 lo onorò di una bella necrologin, ed il cav. Bonìno scrivendone fino dal '1825 nella Biografia medi~ piemonttse, disse che in esso lui « a somma tntegrità d'animo ed a singolare dottrina era congiunta la nobil.e cm·tesia degna degli antichi e più schietti tempi degli avoli nostri ». Lasciando a cui piaccia il credere che i 1empi antichi degli avi nostri fossero più schietti dei nostri, io che ebbi la fortuna di cono·cere personalmente quella veneranda persona e che anzi a lui debbo lo avere potuto intraprendere la carriera medico-militare, posso dire che nel Gillio la bontà su· peraYa ogni altra dote, cosi che era da tolti amato. Godo quindi di pot.ere qui dopo 52 anni ricordarlo con la maggiore ri,•erenza e gratitudine. '\ell'aula dell'ispettorato se ne può vedere J'~ffigie fra quelle dei presidenti.
Anno 1815.
nato nel t7n presso Chiavari, che più tardi fu medico capo della R. marina eon titolo di membro onorario del consiglio superiore militare dì sanità, apparteneva già alla marina. salvo errore, all'epoca della memorabile spedizione di Trjpoli. Jn quella circostanza fece un viaggio da Tripoli alla fron:iera dell'Egitto e ne pubblicò la relazione nel 18·19, con particolare accenno alla geolo:.;ia ed alla botanica. Quella relazione lo fece conoscere assai favore.volmente, per modo cbe molti anni dopo S. )f. il Re Cado Alberto lo avrebbe fregiato, come. lascia intendere il Trompeo, della croce del merito civile di Savoia, nom;nanDELLA CELL.>\ PAOLO,
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VAJUKTÀ
dolo io pari tempo suo medtco consulente. ~Iori poi nel 1854 {1).
Anna 1819.
~IASSARA DI PREVIDE barone Pumw, di Vigevano, chirurgo maggiore del reg~imento guardie nel 1849. chirurgo capo d'ospedale nel 1833, poi ispetlore nel consivlio supE'riore militare di sanità e negli anni 18}8 e 1849 chirnr~o rapo dell'e,ercito in cam1><4tna, fu durame le due campagne chirurgo personale di S. M. il Re Carlo Alberto. ~on mi dilungo mag;,tiormente sul conto suo perchè a pag. 3 1 de! Giornale di medicina militare per l'anno 18t>O può Je~gersene no compiuto elogio necrologico, coll'indicazione delle numerose onorificenze ond'era insignito, dettato · dall' Ol'a colonnello medico a dposo. cav. ~icola llaotelli (2).
(1) Sab!)ene per l'epoca della sua prima ammissione al ser~lzio, puster1orl' al 1833, sorta dai lim1ti di questa rivista, desl'lero tuttaVia ricordare un altro
mediCA> capo slella R. marina, il dolt. Benedetto YontoUvo n quale nel t8J' pubbheO un Manuale tlemenlart d'igiene n«vale e dt medUfM prat~a ad u,to dà ~UCJI\i rMreaJtlili della IIIOriM ~Gl'da, rorred:lto da muiLe tuole
che ìn aleuni P®tl potre!lbero ancora utilmente consultarsi anebe dai m._'!licl militari dPtr'eson:ito. Al cav. ltlontolivo cbe a me. allora addetto al consiglio di sanita~ qo~l~ medico eli battaglione di t• classe, 11$6 la cortesia d1 regalare il suo bel lavoro (che tuttora conservo} pago ora oo tributo di néOriOséenza rammen·
tandolo.
•
i!) 11 barone !llassan era persona di molta antorlta e . dt grande r~nenu
nell.1 t~ic.' d&l servizio sa01tnrlo, e i io lo ricortlo con rispetto. avendo avuto molte OC.'llSÌODÌ di OOOOsterlO assai da VicinO iJl servizio ed in privato.
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\AIUEtÀ
161
Anno 18!Uf.
In quest'anno cominciò la sua carriE~ra quale chirurgo maggiore delle guardie del corpo di S. M. l'illustre proressore RtBBRl .lLESSANDRO che poi nel •8+3, dopo la morte di Gillio, fu nominato presidente del consiglio supe6ore di sanità e nel1850, mediante il R. Decreto 30 ottobre da lui promosso, diede al corpo sanitario ed al relativo servizio nuova forma e nuova vila. Di lui suona ancora così alta la fama che non bo bisogno di dire in questa rivista qual~ posto abbia tenuto nella scienza, quali importanti cariche abbia per lunghi anni dep.nnmente sostenute. Al corpo sanitario militare lo ricordano i premi biennali da lui istituiti. Ai ()Oileghi provenienti dall'Università torinese ed a quelli che prestarono o prestano servizio nello spedale militare di Torino lo ricordano · pure la bella statua e le relati\'e epigrafi esistenti sotto i portici deii'Universita, ed ìl busto inaugarato nello spedale snddeìto in maggio t 86:i- {1 ). J1ori a Torino il 18 novembre 1861 e la d1 lui dipartita fu un lutto generale. Nella seduta pubblica dell'accademia medica di Torino dei 29 giugno 1862 ne lesse una splendida ed affettuosa commemorazione il medico divisionale cav. Pietro l\larchiandi, segrètario generale deUa stessa accademia \~ } .
(l)" V. Giorn,ale tU medicina miUtare, anno 18M, pag. 387 e segoentL c~ Commem.o mione
che ru stampata a parte e probabilmente aoclle neglr Aliti della aecademia suddetta.
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VARIETÀ
Anno 1826.
Rrccr GIORGIO, membro del cotregio medico, .fu nomi.nalo nel ·1826 medico della Cittadella di Torino e vice-ispettore generai~ degli spedali militari. Ma non erano qu.esJi i suoi pr~mi servizi. Era stato primo medìco durante là breve campagna del '18,15 in Savoia, poi medico dei RR. ,çarabinieri .e vic-e direttore degli spedali militari della guarnigione .diToriuo; carica questa che probabilmente era soltanto oMrificq:. Nel i 82'1; unitamente al prafessore- Baro\lero, aveva creato H giornale Rep&rtorio medico che egh dit·esse fino alla marte sua, avvenuta in gennaio 4830 4Gaz,;etta Piemontese). Aveva pure pubblicata-su1tifo peteccni&le dominato in Torino nel 1817 una. relazione 'é hefu onorata di una traduzione all'estero. Anno- 1827.
Norr av~o.do ·potuto appurare. la data' precisa delta loro am· messiooe pr·i~itiva a[ rervizio, rife1;isco in via tli prohabflità tiue seguenti sanitari. GRtnODO· N.- N., già r.hirurgo· maggiore al1 o gennaiu 1833, po} cbi~ùt.:go cap\) deUo speàalediYisimtario ài Cuneo nel1836~ éra da- molti anni chirurgo cQHegiaw. NeHa- Gazzetta piem.on:tese del gennai.o. 1~2,i. lo ~;i trova nominato_consigliere. del colfegit> unitamènte al BaiJerini, a Ri~er-i, ecc . Mori a, ·cuneo nel'·18i-O_, èssendll tuttora in servizio. ., ~-' quest'anno t827 i
r
NoNN:is EFPisro,. e,gli' pure gjà chirurgo•maggiore al1° gen· naio 4833-, era laureato in medicina e cb irurgia, cosa allora
VARI ETA
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assai rara, e fu profeswre in prima d'istituzioni chirurgi.;he e quindi di chirurgia operatoria d'ostetricia nella R. Università di Cagliari. Fo giubilalo da medico di reggimento dt 1~ classe nel 1853 (t}.
e
Anno 1831.
CARllAG:'\OLA dott. PAOLO, di Torino, medico degli ~pedali militari e della Cittadella di Torino nel 1831, medico capo dello spedale div:sionario della stessa città nel 1833, poi membt·o del consiglio ~uperiore militare di saniLà dal 1843 al 1853, fu medico collegiat.J nel 'l824 , professot·e di materia medica dal 1834 al 1855 e poi di medicina teorico·pratica fino all'anno ·1865 in cui morì.
Anno 1832. BoNINO GrAN GtACOllO, di Torino, nominato ne! 1832 segretario e membro del Consiglio di sanità militare allora istituito, più lardi medico ispetlore e poi medico capo dell'esercito nella campagna del 4 H48, servi pure nella disdstt'osa campagna del 4813 in Germania e si trovò presente ali& giomate di Bautzeo e di Lutzen, quale medico di una divisione francese. Aggregato al collegio medico nel 1824, membro della commissione superiore di statistica nel 1837 e del rons1gl io supe-
(t) Ulteriori ricerche mi hanno ratto conoscere che U dott. Nonn(s, già ptofessore di chirurgia nell'oniversita di Cagliari, entrò al ~rviz:io militare nel i831 col grado dt chirurgo maggiore nel battaglione d'artiglieria in Sàrdegna.
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riore di sanità civile, per i molti suoi servizi e per le sue pubblicazioni letlerarie fu insignito delle croci di cavaliere dell'Ordine Mauriziano e del merito civile di Savoia. Negli anni 1824--25 pubblicò La Biografia medica pie1Mntese, opera di colossale erudizionee di lino critflrio cbefu molto lodata e si legge tullora con piacere per le peregriu~ notizie onde è ricca. Sono 5peciale lavoro di lui i volumi III e lV delle fn{o1·nw.; ioni ' statistiche raccolte dalla commissione superiore di stalistrca per gli Stati di S. ~1. in terraferma. l quali volumi stati pubblicati Ira tl 1847 ed il 185:3 ab bl'acciano lulla la parte medica, compresa queJia militare che vi è ampiamente trattata, limitatamente al decennio 1833-1843. Un copioso lesto ne illustra le numerose e circostanziate tavole. Xel volume 35° delle memorie della H. accademia delle scienze è stampato un altro importante di lui lavoro Sulla mortalità deUe truppe di S. J1. il Re- dt Sardegna in tempu di pau, cioè nelprrioclo 1i75-li9/, çon t.avole di cmt{ronto colla mowtlitd dj Torino in tm periodo d{ trent'anni, giU$ta le osseru~ùmi' in proposito rtU:coUe dal conte Moroz:;o, membro della detta accademia. L'argome'nto ne è tuttora mollo interessante ed il modo con cui fu svolto dal Bonino nulla lascia a desiderare. Spetta quindi al Bonino il merito d'aver iniziate le pul•blicazioni statisticl1e militari, ed a lui ~i debbono le norme setondo le quali per lun~o voJgere d'arrni ~ cominciare dal • 833, si raceolsero da noi ~li elementi di statistica sanitaria militare. Molti anni or sono si riteneva nel corpo nostro che il cavaliere Bonino, quale segretario del consiglio superiore mititare di sanità, aves~e avoto grande parte nelhnompHaziooe del regol:Jmento sanitario del ' 883 il quale, dati i sistemi
765 di quei tempi, fu con~itlurato come un monumento di sapienza amminiostrativa. A lui pure sarebbesi dovuta io molta parte la prima f'armacopea militare su cui, mutatis mutmvlis, fu modellala lJUella bellissima da poco pubblic:'lt.a. Collocato a riposo nel 1852, morì poi di 66 anni nel 1858, lasciando di sè vivissimo desiderio in quanti (fra cui io scrivente) ebùero la fortuna di conoscerlo e di poterne ammit'!lre l'ingegno, il carattere e l'inesauribile bontà. 11 n. 9 clel t;iurnale di medicma milita,.e per l'anno 1858 ne stampò nna necrolo~ia dettata dal già citato cav. Marchiandi. sej!retarlo del r.onsiglio di Sanità militare. VA.BlBTÀ
Tn quello stesso anno 1832 e nelln costituzione del consiglio militare di saoit;t, ne furono nominati membri ACCHBTTI dou. . • . medico collegiato. il quale molli anni prima aveva ouenuto il titolo onorario di medico degli <:pedali militari della guarnigione, con diritto di sopraHivenza nel caso di vacanza, e ~hcHELorn Yt TTOI\IO, professore di chimica medica e farmaceutica nell'l: oiversità. memuro della accademia delle scienze e professore di metallnr~ia nella H. scuola di ..\loutiers io a\"oia: questi per la parte rhimica ( l). (l ) Per la parte chimica ern a,Jiora 1,1na necessit.'a assoluta di ricorrere agli perche ll corpo farmaceutico da cui poi si tol..ero i rei&Lh l ispettori, non ru creato che nel 1.853. Quiudi ,. cbe t.lopo il pror. Michellotti. fu nominato ilprot. La'ini (i 830} e olopo questi il professore Lorenzo Cantu (t 8Uit. a cui torcò JHÙ tardi l'onore d'essere nominato senatore d•l re;m" Jmece per i medici e per 1 chirurghi quella nuessità non esist.e\'a, a ciò slant.e. fatta eccezione per la canra dJ segrewno alla •JU&Ie nel !833 ru uoroinato ii mer1ico collegiato dou. Ferrero JXieola, nuovo aiTatto al servitio mili· tar~. i posti di membri del consiglio furono coperti oPi prlroi anni con perllOne glu pratiche del sen ltio. :\la. poi nel l8~0 ru chlaroilto nel eon$iglio il roc.lico collegiato ed archiatro di S. '1\1. il Re Carlo Alber to, U dott. Bat talia, bene~rito in~nanti dell'Unh·ersita.
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VARIETÀ
Qui ba termine il mio compito, essendomi proposto di giungere soltanto fino alla creazione del corpo sanitario militare nel 1833. Ad onorare la memoria di quei colleghi che, entrati al servizio dopo quell'epoca, emersero fra noi per meriti singolari, penseranno i posteri. r\è a loro mancherà la materia, perchè nelle nostre file i valentuomioi non son mancati mai. Ricordo che nei primi anni della 'inia carriet·a udiva spesso parlare meno vantaggiosamente degli antich i metodi del servizio sanitario militare ed anche degli anziani del corpo. Dei primi nulla poteva pensare, non conoscendoli allora. )Ja quanto ai secondi la cosa mi sembrava molto strana, poichè. avendo avuto agio di conoscerne molti, a me pareva che gran parte di essi fosse1·o persone oltre modo rispetta· bHi per meriti personali, così che ancora presentemente li r·icordo con ossequio e penso che come quel giudizio era ingiusto a loro riguardo così lo fosse pure per i predecessori di questi. Ora con queste ricerche le quali comprendono un periodo di due secoli, lascio ai miei C()Jieghi il giudicare se non abbiamo ragione di gloriarci di tanti illustri e più o meno :m li chi. nOS'lri pt·edecessoi'i, e ~e il titÒlo apposto a questo studio non sia giusto, sebbené alquanto ambizioso. Torino, gennaio l 894.. ver av<>re guarM dal croup molti aooi prima il giovinetto 1Jrincipe che più ta1'di doveva essere il p.rimo Re d'Italia. Snccessivantente furono · ancora nominali membri del consiglio i professori deli'Utliversità Schlna Michele (professore d'ismpzioni medico-chirurgiche} e Demichelis Filippo (prof. !l'anatomia). Se non che lo .stesso professore Riberi il quale ave v:~ ,·agbeggiato tale sistema come atto a dare maggior lustro al corpo sanitario, dovette poi convincersi che se nelle persone chiamate a sedere nei supremi posti è necessaria la scienza, non e menoindispensabile la cono~cenza pratiea di tutto il congegno costituente il sen·izio dei corpi e degli spe.lali. Quindi è elle quel sistema fu abbandonato e nel riordinamento del l850 fu riservata l'ammes)iODe ai gra.di superiori :~i soli membri del corpo sa~ltario.
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RIVISTA BIBLIOGHAFICA Garnllonbesohrelbnngen, vom Sta.ndpankt du Geaun4heltspftege a.ns a.ufgestellt, (descrizioni di guarnigioni sotto il punto di vista sanitario. - Pubblicate dalla sezione. sanitaria del Ministero della guerra Prussiano). - Descrizione della Guarnigione di Casse!. È questo il primo volume di una serie di importantissime pubblicazioni che la solerte direzione del servizio sanitario dell'ec;ercito prussiano si propone di dar e alla luce. Agli uffici della direzione si trovano depositate le descrizioni, dal Iatc. sanitario, di tutte le guarnigioni dello Stato, le quali sono compilate dai medici capi del servizio sanitario di ciascuna città. Ora la direzione ba tatto opra degnissima facendo si che queste descrizioni venissero tutte compilate con un piano ed un pr0gramma uniforme, di modo che la loro pubblicazione possa r.iuscire un tutto armonico e permettere unG studio comparativo delle condizioni di salubrità delle singol~ loCblil.à. Questo primo volume ci descrive la guarnigione di Cassel. Una prima parte si riferisce alla città in generai~. Dopo un eenno f:eografico e geologico, se ne descrive il clima con tutta l'ampiezza necessaria. Si passa poi alla descrizione della citta sotto il punto di vista sanitario (canalizzalione, provvista dell'acqua potabile, ospedali, macelli, cimiterr ecc.). Nella seconda parte si descrivono specialmente gli stabilimenti militari (caserme, ospedale militare, prigioni, lavanderia. ecc.). Una terza parte finalmente contiene una succinta statistica demografica e sanitaria tanto della popolazione civile quanto di quella mil1tare. Il volume è corredato di splendìde tavole, piani e disegni.
R. L.
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lllflSTA BlSLIOGllAJ'lCA
Servlolo de a&nlcl&d del -.Jerolto e11 le BepubUoa ArgentlAa, por el Dr. R. C...aRAL, Buenos Airès, 1893.
11 governo della Repubblica Argentina, oltre ad inviare ~l Congresso di Roma un degno rappresentante di quel corpo
sanitario, nella persona del disLinlissimo dottore Larrosa, volle mostrare il suo grande interessamento per il Congresso. e specialmente per la sezione di medicina miliLere, pubblicando espressamente un elegante volume, nel quale son9 riassunti i dati relativi al setvizio ed al CQrpo sanitario dell'esercito, non che una descrizione degli stabilimenti sanitari della capiwle. II da'l'e un riassunto completo di quesw lavoro ci porterebbe via troppo spazio, ma non possiamo a meno dì notare come da esso appare che l'organizzazione sanitaria di quell'esercito, benché quasi affatto nuova, è già compJeta e perfetta. Notiamo pure che è già io progetto la fondazione di una scuola di applicazione per i medici militari, ed un'altra per gli infermieri militari. Il libro contiene una descrizione completissima, corredata da piante e vedute, dello spedale militare di Bueuos Aires, grandioso edifizio a padiglioni, che regge il confronto coi più belli stabilimenti del genere. R. L.
11 Diret.tore
Dott. StxFANO REGIS colonnello medico ispettore.
ll Collaboratore per la R .• Marina
n Redattol'e
D.r TEODORlCO ROSATI
D.? RIDOLFO LJVD
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NUTINI FEDERICO, Gerente.
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