PROFILO STORICO
L’Epistula ad Pisones ovvero Ars poetica ▰ Un ordinamento sistematico Orazio si avvale
del tono più affabile e discorsivo consentito dalla forma epistolare per una trattazione teorica organizzata: la prima parte (vv. 1-41) tratta della póiesis, ossia l’invenzione e l’uso degli argomenti poetici; la seconda (vv. 42-294) riguarda il póiema, cioè gli aspetti formali (struttura, stile, genere); la terza (vv. 295-476) tratteggia il poietès, ovvero l’immagine ideale del poeta.
▰ Poesia e sapienza «L’arte ha origine e nutrimento
nella sapienza», (v. 309): nel sapere si uniscono assennatezza e cultura, che a loro volta si identificano nella virtus di ascendenza stoica. Sulle orme del motto di Catone il Vecchio rem tene, verba sequentur, Orazio al v. 311 sottolinea come i verba seguano le res, e non il contrario.
▰ Ars e ingenium Rifiutata la concezione platonica della
poesia come insania, divina follia, Orazio vede nella poesia il prodotto di ingenium («talento naturale») e ars («maestria nell’elaborazione formale»): commisurata la materia alle proprie forze, tenuto a freno il furore dell’ispirazione, il talento va sostenuto con lo studio e con un accurato lavoro di rifinitura (labor limae et mora, v. 291).
▰ Unità e armonia Proporzione, equilibrio,
unitarietà sono i caratteri essenziali di un’opera poetica: lucidus ordo, «luminosa proporzione», dice il poeta al v. 41. Assimilata alla pittura, la poesia è vista come un organismo naturale, in cui ci sono omogeneità e proporzione tra le varie parti, e non un’accozzaglia di elementi eterogenei (vv. 1-9).
▰ Lo stile Il principio fondamentale è quello della
convenientia, ovvero la corrispondenza tra forma e contenuto; l’originalità del poeta sta nel proprie communia dicere (v. 128), nel significare le cose comuni con un’impronta personale. In questo senso è indicato il procedimento della callida iunctura (v. 47), «un’accorta associazione» che arricchisce di forza espressiva anche il vocabolo più convenzionale.
▰ Miscere utile dulci Questa la formula suggerita
al v. 343, che avrà grande fortuna e detterà il principio classicistico di ogni pedagogia dell’arte, considerando anche che il poeta deve prodesse e delectare insieme (vv. 333-334). Così, partendo da una nozione alessandrina di poesia come ars e doctrina, Orazio raccoglieva fino in fondo le istanze romane e augustee di una poesia di contenuti morali e di tono civile.
Le fonti FILOSOFICHE Le origini aristoteliche del concetto di “classico” Omero, i tragici, sono stati assunti nella cultura moderna a emblema di arte classica e a modelli per l’arte classicistica in quanto sono stati isolati e privilegiati certi aspetti delle loro opere; ma potevano ad altrettanto buon diritto essere assunti, e in parte sono stati assunti da altre correnti o in altri momenti della cultura moderna, a miti “romantici”, a emblema di arte primordiale-barbarica, a testimoni di istanze prerazionali o irrazionali. Anche questa arbitraria riduzione a una tipologia unitaria della grande produzione antica è attinta alla riflessione estetica antica stessa, nella quale si era già attuata una connessione tra una certa tipologia formale, affine appunto a quella poi definita “classica” (e che ha come tratti più evidenti l’armonia, l’organicità dell’opera, l’equilibrio, la misura ecc.) e un giudizio qualitativo di eccellenza, di superiorità. Vediamo nettamente affermata questa connessione da Orazio nell’Ars poetica: e dalla classicità augustea questa connessione si protenderà nel futuro verso i successivi classicismi. Orazio riprendeva questo concetto da precedenti elaborazioni greche: esse non ci sono note che in piccola parte, ma è chiaro, e ben noto, che il germe essenziale che porta agli sviluppi teorici che incontriamo in Orazio è in Aristotele. Quello stesso Aristotele che aveva dato il fondamento teoretico al principio della perfezione artistica come realizzazione
di tutte le potenzialità proprie della natura di ciascun genere letterario, aveva anche posto, sviluppando importanti premesse platoniche entro una sua originale concezione della mimesis nelle arti, una intrinseca connessione tra perfezione artistica e certi tratti tipologico-formali molto generali che egli derivava dalla analogia con quella natura di cui l’arte doveva essere imitazione. In primo luogo l’unitarietà dell’opera e la connessione organica, razionalmente riconoscibile, delle sue parti: qualità di cui è modello fondamentale l’organismo biologico naturale. Aveva dunque posto le basi teoretiche per il concetto di “classicità” sia sul piano assiologico che sul piano tipologico1, prima che iniziasse l’attività dei grammatici alessandrini, prima che una scienza della letteratura e dell’arte fortemente influenzata per secoli dal suo pensiero e dalla sua scuola, cominciasse a stilare liste e canoni di autori e a costruire una terminologia connessa a queste operazioni di selezione di qualità. (M. Citroni, I canoni di autori antichi: alle origini del concetto di classico, in Polymnia. Collana di scienze dell’antichità. Studi di filologia classica 1, Trieste 2001) 1. assiologico… tipologico: si intendono l’accezione valutativa di “classico” come eccellente e quella tipologica come armonioso, equilibrato.
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