PERCORSO ANTOLOGICO
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123. iudicibus selectis: i membri dei tribunali: venivano scelti dal pretore in base all’onestà dei costumi.
sit melius, causas reddet tibi; mi satis est, si traditum ab antiquis morem servare tuamque, dum custodis eges, vitam famamque tueri incolumem possum; simul ac duraverit aetas membra animumque tuum, nabis sine cortice». Sic me formabat puerum dictis et, sive iubebat ut facerem quid, «Habes auctorem, quo facias hoc» – unum ex iudicibus selectis obiciebat – sive vetabat, «An hoc inhonestum et inutile factu necne sit addubites, flagret rumore malo cum hic atque ille?» Avidos vicinum funus ut aegros exanimat mortisque metu sibi parcere cogit, sic teneros animos aliena opprobria saepe absterrent vitiis. Ex hoc ego sanus ab illis perniciem quaecumque ferunt, mediocribus et quis ignoscas vitiis teneor. Fortassis et istinc largiter abstulerit longa aetas, liber amicus, consilium proprium; neque enim, cum lectulus aut me porticus excepit, desum mihi: «Rectius hoc est; hoc faciens vivam melius; sic dulcis amicis occurram; hoc quidam non belle: numquid ego illi imprudens olim faciam simile?» Haec ego mecum
cosa va evitato, e a che cosa è meglio mirare; per me, basta se riesco a conservarti nella educazione tradizionale dei nostri vecchi, e, finché hai bisogno di una guida vigile, a mantenere diritta la tua vita e intemerato il tuo nome. Quando gli anni ti avranno irrobustito nel fisico e nel morale, ti terrai a galla con le tue forze». Con questi esempi e questi discorsi educava la mia giovinezza, e, se voleva che io mi comportassi in un dato modo: «Eccoti un modello su cui fare la tal cosa» (e qui mi citava uno dei probiviri). Se si trattava di sconsigliarmi: «E mi domandi se questo è o no sconveniente, dannoso, quando il tale e il talaltro sono sotto il fuoco della maldicenza?» Come la morte di un vicino sgomenta gli ammalati intemperanti e li riduce a una dieta, così spesso il disonore altrui distoglie dal male i caratteri non ancora formati. Così io sono immune dai vizi che rovinano l’uomo, e sono soggetto a debolezze abbastanza lievi e veniali. Forse anche da codeste mi possono liberare il passar degli anni, un amico franco, il mio stesso discernimento; perché quando mi stendo sul lettuccio o entro nel portico, non do tregua a me stesso: «Questo è più onesto: facendo la tal cosa la mia condotta sarà più lodevole; in questo modo sarò caro ai miei amici. Così ha fatto il tale; e non è stata una bella figura: o che io sarò così sventato da cascarci, prima o poi, al pari di lui?». 203 © Casa Editrice G. Principato