PERCORSO ANTOLOGICO
LETTURA e INTERPRETAZIONE Carpe diem: da una sentenza di Epicuro
Il concetto era epicureo, e Orazio poteva trovarlo espresso in una massima del Gnomologium Vaticanum (XIV), una raccolta di 81 sentenze di carattere etico riscoperta poco più di un secolo fa: «Si nasce una volta, due volte non è concesso, ed è necessario non essere più in eterno; tu, pur non essendo padrone del tuo domani, procrastini la gioia, ma la vita trascorre in questo indugio e ciascuno di noi muore senza aver mai goduto della pace».
Un linguaggio sobrio ed essenziale
Orazio condensa le sue ammonizioni in un linguaggio sobrio ed essenziale, che tocca i moduli della conversazione e del parlato. Ma le parole semplici,
Analizzare il testo 1.
Nel trasmettere a Leuconoe insegnamenti di saggezza, il poeta usa ora le forme dell’imperativo, ora del congiuntivo esortativo. Rintraccia nel testo e analizza dal punto di vista grammaticale tutte le forme in questione; cerca anche di spiegare le differenze che comporta la scelta dell’uno o dell’altro modo verbale sul piano espressivo. Illustra infine come si esprime in latino l’imperativo negativo, e se abbia una sola o più costruzioni. 2. Nella nota a spatio brevi (v. 6) sono state elencate varie possibilità di interpretazione a livello grammaticale del sintagma. Prendile in esame e fornisci una traduzione adeguata di ognuna; osserva poi se, e in quali casi, emergono diverse sfumature di significato.
Confrontare i testi
3. Si è visto che il poeta ha evocato nella lirica un paesaggio invernale. Da quali elementi del testo
quasi spoglie, vengono attratte nell’onda dolce e malinconica dei versi, irradiando una misteriosa intensità di significato.
Immagini simboliche
I pensieri sono fissati in immagini di forte carica simbolica tratte dall’esperienza comune di ogni giorno: le onde che si infrangono sugli scogli durante le tempeste invernali rappresentano la condizione della vita umana, sempre in balìa di eventi imprevedibili; il vino, che Leuconoe viene esortata a filtrare (accenno al consueto motivo simposiaco della poesia oraziana), è un segno di vitalità e di pienezza esistenziale. Come osserva il Traina, anche l’espressione conclusiva (carpe diem), divenuta quasi proverbiale, conserva in sé la concretezza di un semplice e gioioso gesto agreste, «come sfogliare una margherita o piluccare un grappolo d’uva».
lo si evince? Quale significato assume? Ricordi almeno un’altra ode di Orazio, quasi altrettanto famosa, che presenta un’analoga ambientazione stagionale? 4. Leggi i versi qui di seguito riportati, tratti da un’ode epicurea in metro alcaico dello stesso Orazio (III, 29, 29-34) dedicata a Mecenate: Prudens futuri temporis exitum / caliginosa nocte premit deus, / ridetque si mortalis ultra / fas trepidat. Quod adest memento / componere aequus; cetera fluminis / ritu feruntur [...] («Provvido un dio nasconde in una densa tenebra gli esiti del tempo futuro, e ride se i mortali si affannano oltre il lecito. Ricordati di occuparti [solo] di ciò che è presente; tutto il resto è trascinato via come da un fiume»). Individua nel brano citato i concetti e le espressioni che si richiamano e corrispondono nei due testi (anche se con diverse parole e/o immagini), eventualmente compilando un elenco su due colonne. 221
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